Alchemy High School.

di _Jaslene_
(/viewuser.php?uid=143451)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Presentazioni. ***
Capitolo 3: *** Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. ***
Capitolo 4: *** Ombre del passato. ***
Capitolo 5: *** Il dolore che devo sopportare. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


8:15 del mattino del 25 Settembre, Central City, Amestris.

Un ragazzo dal fisico minuto ma muscoloso, con lunghi capelli dorati raccolti in un treccia che cadeva dolcemente sulla sua schiena, e con occhi color dell'ambra, alzò lo sguardo davanti ad un grande cancello di metallo.
Dietro di esso si ereggeva un grande complesso in cemento di colore bianco, a forma quadrangolare, che posteriormente si ramificava in due edifici più piccoli, dall'aspetto rettangolare.
Titubante, avvicinò la mano alla grata e fece per aprirla.

Aveva cambiato così tante scuole in soli due anni, che ormai non teneva più il conto.
Era infastidito da tutto questo.
Sua madre era morta quando lui aveva solo otto anni, e suo padre non lo conosceva - o almeno, avrebbe voluto non conoscerlo - dato che se ne era andato quando lui era ancora piccolo, lasciandolo così da solo con la madre.
Poi, oltre ad averli abbandonati, non si era neanche presentato al funerale della moglie, per questo lui lo odiava.
Ma di certo quello non era il momento più adatto per pensare a quel bastardo.
Non avrebbe rovinato il suo primo giorno nella "Alchemy High School".
Nome davvero curioso per una scuola.

Sorpassato il cancello e saliti i pochi scalini che c'erano nel giardino dell'edificio arrivò ad una grande vetrata, posta di fianco alla porta di ingresso.
Era una bacheca piena di annunci che mostravano la piantina della scuola, e che esponevano gli orari delle lezioni.
Si soffermò su un foglio in particolare.
Lesse che la scuola iniziava alle 8:00 in punto - ed erano già le 8:20 - era in grandissimo ritardo!
Si affrettò a correre in segreteria.
La vecchia segretaria aveva un camice giallo, i capelli grigi tutti arruffati e sparsi in modo disordinato sulle spalle e sulla schiena, gli occhi stanchi e una voce un po' roca.
"Posso aiutarti, ragazzo?" Cominciò lei, atteggiando a un piccolo sorriso. "Non ti ho mai visto da queste parti, ma devi sapere che le lezioni sono iniziate più di un quarto d'ora fa!" Gli disse poi, con aria più seria.
"Sì, ehm.. Lo so." Fece lui, grattandosi la testa e facendosi sfuggire una piccola risata.
"Sono quì per sapere a quale classe sono stato assegnato."
"Il tuo nome?" Disse cortesemente, mentre estraeva da un cassetto una cartellina di un giallognolo sbiadito, stracolma di fogli.
"Edward Elric." Le sorrise.
"Ah ecco." Fece, dopo qualche minuto che aveva passato a sfogliare dei registri contenuti nella cartellina. "Tu frequenterai la classe 3°E. Ora ti ci accompagno."
Si alzò fiaccamente, e fece segno al biondino di seguirla.
Attraversarono un grande atrio.
Il pavimento era decorato da piastrelle di marmo grigio, e le pareti erano in mattone.
Era pieno di gente: insegnanti e alunni arrivati tardi, alcuni inservienti e uno strano uomo.
Era vestito con uno smoking bianco, un soprabito ed un cappello del medisimo colore.
Aveva lunghi capelli neri raccolti in una coda e piccoli occhi sottili.  
Possedeva l'espressione di una persona affidabile, ma allo stesso tempo pericolosa.
Stava, probabilmente, flirtando con un'insegnante.
Poco dopo salirono su per delle scale a chiocciola, completamente rifinite in legno, ed arrivarono al primo piano.
Percosero prima un lungo corridoio, ed arrivarono davanti al bagno dei ragazzi.
La segretaria lo sorpassò con indifferenza, mentre il biondino si bloccò.
Edward scorse dentro uno strano tipo, dalla carnagione pallida.
Aveva un corpo esile e slanciato, un viso tagliente con dei sottili occhi color ametista, e lunghi capelli scuri tendenti al verde raccolti in una fascia che si ramificavano in una buffa capigliatura a palma.
Stava tranquillo nel bagno a parlare con altri due ragazzi, appoggiato con la schiena a un lato della porta, tenendo in mano una sigaretta, assaporandola ogni tanto per poi espirare il fumo facendolo fuoriuscire dalla bocca.
Il giovane Elric si era incantato a guardarlo.
Non sapeva neanche lui il perchè, ma quel tipo aveva qualcosa che lo affascinava.
Nel mentre, il ragazzo si girò nella direzione di Edward.
Lo vide imbambolato a contemplarlo.
Prima lo squadrò con quei suoi particolari occhi d'ametista, poi cambiò radicalmente espressione sul viso.
Dopo che ebbe rigettato fuori dalla bocca l'ennesimo fumo, gli atteggiò uno dei sorriso più maliziosi e suadenti che il giovane Elric avesse mai visto e poi gli fece l'occhilino.
Un brivido gli salì su per la schiena.
Tirò un po sù il labbro inferiore, girò la testa da un lato facendo il broncio e strinse i pugni.
Poi quando vide l'altro ragazzo ridere di tutto gusto per la reazione che aveva avuto si dileguò, non accorgendosi del leggero rossore che invadeva le sue guance.
La segretaria lo aspettava più avanti, l'espressione del viso era  molto scocciata.
Edward per cinque minuti si era perso in quegli occhi viola, che gli erano sembrati, nello stesso tempo, tanto odiosi quanto meravigliosi.

-

"Quel moccioso mi stuzzica. Sapete chi è?" Chiese curioso e allo stesso tempo malizioso ai suoi due interlocutori, appoggiandosi meglio alla porta del bagno.
"Non l'ho mai visto da queste parti, Envy. Sarà uno studente nuovo." Disse uno, il più grande, prima ancora di portare una sigaretta alla bocca.
"Neh, cosa farai adesso, Envy?" Chiese il più piccolo dei tre, guardando il suo Nii-san con aria interrogativa.
Ci fu un attimo di silenzio, dopo di che l'interpellato rispose: "Io ora me torno in classe."
Gli altri due scoppiarono in una risata fragorosa.
"Non è da te dire certe cose!"

In effetti Envy era il tipico "ragazzaccio figo" della scuola.
Non rispettava gli orari, non andava mai a lezione,
non faceva i compiti, si prendeva gioco degli altri, era stronzo ed altezzoso.
Era anche stato bocciato un volta, infatti aveva 18 anni, ma andava ancora in terza superiore.
E si sa, a molte ragazze piacciono questi "elementi" per così dire.
Solo uno, in tutta la scuola, poteva soffiargli il titolo di "Playboy".
Un ragazzo popolare quasi quanto lui: Roy Mustang.
Anche se Envy non sembrava minimamente preoccuparsene.
Le donne lo infastidivano, stava con loro solo quando non sapeva che fare e aveva voglia di divertirsi un po'.
Niente di più.

"Lo so." E scoppiando in una risata, si portò per l'ennesima volta una sigaretta alle labbra.
"Voglio proprio vedere in che classe sta, quel piccoletto."
E così dicendo, buttò quel rotolino di forma cilindrica sotto il suo piede e lo spense, avviandosi poi, con le mani in tasca, verso la sua classe.
Quell'anno si sarebbe rivelato molto interessante.


Angolo autrice:
Salve a tutti! *W*
Questa è la mia prima FanFiction, quindì siate clementi! xD
Spero che in tanti la recensiscano, dandomi anche dei consigli se c'è qualcosa che non và o che non si capisce bene!
Detto questo, grazie a chi leggerà e recensirà!
Al prossimo capitolo. ^__^

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Presentazioni. ***


Edward era completamente assorto nei suoi pensieri, nel mentre, la segretaria lo aveva accompagnato davanti alla porta della sua classe.
Fu una fortuna che durante il tragitto non fosse inciampato, considerati i vari ostali che riempivano il pavimento, tra cui una ramazza completamente dimenticata in mezzo al corridoio.
L'anziana donna gli aveva rivolto frasi del tipo "Siamo arrivati." ed anche "Questa è la tua classe." ma capendo di non essere ascoltata se ne era andata stizzita, borbottando che aveva del lavoro più importante fa fare.
Furono solo pochi secondi, o forse pochi minuti il tempo che Edward trascorse ad osservare quella porta verde in legno, intento nei suoi pensieri.
Concentrato com'era, non si accorse di un ragazzo che si stava avvicinando.
Si risvegliò dal suo parziale coma, solo quando sentì il fiato caldo di quest'ultimo sussurrargli in modo suadente all'orecchio: "Così è questa la tua classe, piccoletto?"

Si girò di scatto.
La faccia di quel tipo era familiare.
Capelli di uno strano colore verde, occhi viola...
Quello che aveva incontrato poco prima in bagno, ma che ci faceva lì?
Imbarazzato com'era, raccolse un po' di coraggio e con la voce che non voleva uscirgli dalla gola chiese: "E tu chi sei?"
"Non dirmi che ti sei già dimenticato di me, piccoletto." Disse l'altro, con la solita espressione maliziosa stampata in viso.
"Ho visto come mi guardavi."
A quel ricordo Edward arrossì, ma la sua reazione non fu dovuta solo a quello.
Quando si era girato aveva involontariamente avvicinato i loro visi, che distavano solo pochi centimetri l'uno dall'altro.
Envy, vedendo che il ragazzo si era irrigidito di colpo quando aveva notato la loro vicinanza si mise a ridere, e dalla sua faccia spuntò un sorriso a 32 denti.
Si stava divertendo un sacco a prendersi gioco di quel moccioso.
Tirò fuori la mano destra dalla tasca dei jeans appoggiandola contro il muro; spinse il biondino verso di esso, e lo intrappolò tra il suo corpo e la parete.
Edward sentiva il suo cuore battere ad una velocità supersonica.
"E comunque non hai ancora risposto alla mia domanda..." Fece, guardandolo fisso negli occhi.
Ametista nell'oro, oro nell'ametista.

Perchè mai avrebbe dovuto rispondergli?
Non sapeva nemmeno chi fosse.

Così, atteggiando un piccolo broncio, sbuffò: "Cosa te ne importa?"
L'altro, sorpreso dalle sue parole, con la mano libera gli prese il mento e lo alzò.
Anche essendo un po' più basso di Envy, in quel momento il viso di Ed era pari al suo, uno di fronte all'altro.
Sempre parlando sotto voce, e avvicinandosi ancora, più di quanto non fosse già, gli sussurrò: "Mi interessa, dato che questa è anche la mia classe, piccoletto."
Prima Edward non aveva notato quell'appellativo che gli era stato dato da Envy.
Ma quando sentì quella punta di ironia che ci aveva messo nel pronunciare quella parola, sbottò: "CHI SAREBBE QUELL'ESSERINO COSì MINUSCOLO CHE NON SI RIESCE NEANCHE AD INTRAVEDERE CON UNA LENTE DI INGRANDIMENTO, EH?!"
Envy sorrise ancora una volta.
Con quegli urli il biondino aveva attirato l'attenzione di alcuni inservienti e di qualche alunno che giravano in quel corridoio.
"Che caratterino, piccoletto!"
In quel momento il cellulare di Envy suonò, facendo rimbombare la suoneria per tutto il piano.
Con un movimento fluido schiacciò un pulsante e se lo porto all'orecchio.
Edward non riuscì a capire cosa stesse dicendo la voce dell'altra parte del telefono, tanto pacata che fosse.
"Cinque minuti e arrivo." Detto questo, Envy chiuse l'apparecchio e se lo riinfilò in tasca.

Al momento, aveva cose più importanti da fare che istigare un bel biondino, anche se l'idea gli piaceva fin troppo.

"Su, muovi quel tuo bel culo e andiamo in classe... A meno che non tu non abbia voglia di divertirti un pò.." Riprese il più grande, sarcastico come sempre.
Edward arrossì di colpo, ma vedendo l'espressione derisoria che l'altro aveva stampata sul viso, sbuffò e strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
Aveva voglia di prenderlo a pugni, ma considerando cosa aveva provocato l'eccessiva reazione avuta un momento fa, lo seguì senza fiatare.
Prima di entrare in classe il ragazzo più grande si presentò. "Ah, il mio nome è Envy."
Poco dopo spalancò la porta e Edward si ritrovò tutti gli sguardi, curiosi e sorpresi, degli alunni e del professore, addosso a lui ed a Envy.
Seduto dietro alla cattedra stava un uomo sulla trentina, aveva capelli neri e piccoli occhi verdi, portava gli occhiali e una barba leggera, che lo copriva lungo la linea della mandibola.

Il ripiano era pieno di foto di una bambina e di una donna, probabilmente la figlia e la moglie.
Si alzò di scatto.
"Envy, strano vederti a lezione. Hai finito le sigarette o forse ti è venuta voglia di studiare?"
Envy, sicuro di se e con la sua solita aria di strafottenza, disse: "Tsk. No prof Hughes, nessuno dei due. Sono solo venuto a portarle un nuovo acquisto.."
E girandosi verso Edward, sulla sua faccia si compose un grande sorriso allusivo.
"Il nuovo acquisto, come lo chiami tu, ha un nome..?"
Il professore fece segno al biondo di avvicinarsi e lui si presentò.
"Il mio nome è Edward Elric, ho 17 anni. Vengo da una cittadina di campagna chiamata Resembool.." Mentre parlava si sentiva il suo, sempre più crescente, imbarazzo.

Non amava particolarmente raccontare agli sconosciuti di se, e tanto meno della sua vita.

Tutta la classe gli rivolse un sorriso, e lo salutò con entusiasmo.
Grazie a lui avrebbero perso un po' di tempo, durante quell'estenuante lezione di algebra.
"Io sono il tuo professore di matematica: Maes Hughes. Ho una figlia meravigliosa di nome Elycia e una moglie fantastica di nome Glacier, le amo. Sono bellissime, loro sono tut.."
Non fece in tempo a finire la frase che a qualcuno fuggi un lamento. "Oh no, adesso ricomincia...!"
Hughes si schiarì la voce e riprese a parlare. "Ti consiglio di non farti contagiare dalla pigrizia e dalla sfacciataggine di Envy.." Sentendo queste parole, il ragazzo preso in questione si lasciò scappare l'ennesimo sorriso malizioso.
Il professore continuò: "..Ma visto che oggi è il tuo primo giorno farò finta di niente, anche se sei in ritardo di quasi un'ora..."
Edward un po' imbarazzato, al cenno del professore andò a sedersi al suo posto, vicino ad una ragazza ed a un ragazzo.
Poi Hughes si rivolse ad Envy, che guardava la scena divertito, appoggiato all'anta della porta.
"E tu cosa pensi di fare?"
Il ragazzo fece spallucce e se ne andò via senza fiatare.

-

"Allora? Cosa hai combinato per tutto questo tempo? Non te lo sarai mica fatto il suo primo giorno..." Disse un ragazzo, mettendosi a ridere fragorosamente.
Aveva occhi sottilissimi, i capelli neri erano legati in una coda, con un ciuffo che ricadeva sul lato sinistro del viso.
Aveva un fisico atletico e uno strano tatuaggio sulla mano sinistra.
Era il fratello maggiore di Envy, Greed, di 19 anni.
Il più piccolo, di nome Wrath, aveva 15 anni, e somigliava molto di più a Envy.
Aveva la sua stessa carniagione pallida in contrasto con la folta chioma di capelli neri, e grandi occhi color ametista, però meno intensi di quelli del fratello.
"No, è per colpa di quel vecchiaccio di Hughes. Mi ha trattenuto in classe..." Sbuffò infastidito.
"Con quel piccoletto mi divertirò un'altra volta.." Continuò, guardando i due fratelli con un sorrisetto malizioso.

"Wrath, tu fa un po' come ti pare.. Io e Envy abbiamo impegni urgenti questa mattina.." Riprese Greed, guardando il fratello più piccolo e facendo segno che poteva andare.
Lui, che conosceva i suoi fratelli meglio di tutti, aveva già capito cosa intendevano con "impegni urgenti".
Alcune volte era andato anche lui insieme a loro, ma quel giorno doveva restarne fuori.
Li guardò, sorridendo allusivo, e poi fece per andarsene.
Envy e Greed, invece, si avviarono all'uscita della scuola, dove fuori dal cancello c'erano due ochette - come le chiamava Envy - del terzo anno.
Quando li videro arrivare cercarono di corrergli incontro, ma con i tacchi misura 11cm decisero che non fosse il caso.

File e file di ragazze correvano dietro a quei due.
Il giorno precedente era bastato domandare alle prime che avevano visto di saltare la scuola l'indomani per uscire con loro, ed avevano accettato senza pensarci due volte.

Perchè ormai si sapeva in tutta la scuola, quello che Envy e Greed
vogliono, poi ottengono.

Le loro uscite con le ragazze non comprendevano passeggiata al parco, cinema e poi un gelato.
No.
Le avrebbero portate direttamente a casa, tanto per divertirsi un po'.

-

Mentre il professore Hughes era intento a spiegare una complicata equazione di algebra, Ed pensieroso guardava fuori dalla finestra.
La sua compagna di banco si fece coraggio e si presentò.
"Ciao! Il mio nome è Winry, questo invece è Alphonse, ma tutti lo chiamano Al." Fece con gentilezza, ed entrambi gli porsero la mano.
La ragazza aveva occhi azzurri e lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta e pettinati con la frangia.
L'altro invece aveva capelli un po' più scuri e corti, e grandi occhi color mandorla.
Durante gran parte della lezione conversarono del più e del meno, insieme alla mania del professore di parlare in continuazione della figlia e della moglie, alla passione per la meccanica di Winry e concordarono tutti e tre sul fatto che odiavano la matematica.
Ad un certo punto, Alphonse, curioso, chiese a Ed: "...Come mai ti trovavi in giro con Envy? Lo conosci?"
Edward che si era completamente scordato di lui, rispose di averlo incontrato in corridoio davanti alla porta della classe, senza entrare troppo nei particolari.
Infatti rimase piuttosto vago.

-

Nello stesso momento, all'interno della scuola, si stava svolgendo una strana conversazione al telefono.
"Preside Kim..." l'uomo dall'altra parte della cornetta non riuscì a finire la frase che l'interpellato rispose, con arroganza.
"Che vuoi, mmh?" Chiese, con il suo solito tono da superiore.
"Non riusciamo.. Ehm.. Non troviamo..A dire il vero non sappiamo.."
"Puoi darti una mossa?!"
"Envy e Greed, signore. Non sappiamo dove siano..." Sussurrava appena sulla cornetta, con voce agitata.
"Cosa vuol dire che non sapete dove sono? Cercateli! Maledizione a quei due figli di put.."
"Signore, senza di loro lei sarebbe ancora in prigione, anzi probabilmente sarebbe morto.." Chiarì l'altro.
"Li voglio quì, subito!" Urlò, prima di sbattere il telefono sulla scrivania.

Angolo autrice:
Saalve! (:
Scusate se ho postato il capitolo così tardi, ma ho avuto davvero tanto da fare. >.<
Ringrazio chi ha recensito, e chi ha aggiunto la fic tra le seguite e tra le ricordate. Thank's! ^_^
Come sempre sono graditi commenti.
Al prossimo capitolo! :3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. ***


Finite le cinque estenuanti ore di lezione di quel giorno, Edward sotto consiglio di Al, si decise ad alloggiare, per il resto dell'anno scolastico, in uno dei dormitori della scuola.
Stavano scendendo le scale per recarsi in segreteria, quando furono accolti da una voce fin troppo familiare.
"Neh, Alphonse.. Non sei ancora riuscito a combinare niente con quella Winry?" Disse sfacciatamente con un ghigno stampato in faccia.
"Envy.." Il tono di voce di Al si era fatto gelido e distaccato, e data la sua espressione del viso, Edward comprese che doveva essere piuttosto irritato.
"Ti conviene sbrigarti sai, pare che Greed l'abbia già addocchiata.."
"Voi dovete solo azzardarvi a toccarla che io..!" Alphonse si era messo ad inveire contro Envy che se ne stava tranquillo a sghignazzare, aggevolato alla parete.
"Che farai? Lo andrai a dire ai professori? Al preside? Tsk." Il ragazzo sembrava molto sicuro di sè e anche molto divertito.
Amava troppo prendersi gioco degli altri.
Vedeno Al in difficoltà, Edward, che era stato in silenzio fino a quel momento, decise che era meglio intervenire.
Fece per parlare e dirgliene quattro, quando - finalmente - Envy si accorse della sua presenza.
".. Che fai piccoletto," Fece poi riferendosi a Edward. "mi segui?" Terminata la frase scoppiò in una rumorosa risata.
Piccoletto. Quante volte in un giorno lo aveva chiamato piccoletto?!
"CHI E' CHE DA QUANDO ERA UN POPPANTE NON E' CRESCIUTO NEMMENO DI UN CENTIMETRO, EHHH?!"
Adesso Envy lo aveva proprio stancato.
Si preparò a tirargli un pugno ben assestato in piena faccia, quando la mano di Alphonse gli cinse il polso e lo bloccò.
"Non ne vale la pena, Ed.." Detto questo lo trascinò giù dalle scale, e lo portò direttamente in amministrazione.
Si voltò di spalle, e prima di girare l'angolo scorse il sorriso a 32 denti e l'espressione divertita di Envy.

Voleva chiedergli il perchè di quel gesto, doveva sapere perchè gli aveva impedito di mollare un bel pugno in faccia a quello.

Arrivati a destinazione gli accolse l'ennesima segretaria annoiata, scorbutica e vecchia.
Con un po' di pazienza le spiegarono la situazione.
Fu una sorpresa, ed una gioia per entrambi quando scoprirono che avrebbero condiviso lo stesso dormitorio.
Alphonse, entusiasta, trascinò Ed fuori dalla scuola verso un edificio che si ereggeva di fianco. Grande quasi quanto l'istituo, ospitava i dormitori.

-

Prima di incontrare Alphonse ed il piccoletto, Envy era stato chiamato urgentemente nell'ufficio del preside.
Di malavoglia, aveva dovuto interrompere quello che stava facendo insieme a Kelly - o forse era Sharon? - a casa sua.
Arrivato all'ultimo piano, girò a destra e percorse tutto il corridoio, per poi ritrovarsi davanti ad un'ampia porta in legno.
Oltre quella soglia si trovava una piccola stanza con una grande scrivania sulla destra.
Una scrivania dietro la quale avrebbe dovuto trovare l'assistente personale del preside, che però mancava.
Al di là di quest'ultima, un altra porta, che portava direttamente nell'ufficio del dirigente scolastico.
Spalancata anche quella, si ritrovò con un ghigno malizioso stampato in faccia.
Zolf J. Kimbly seduto sulla sua poltrona di pelle scarlatta, dietro la sua scrivania, stava pomiciando con quella che avrebbe dovuto essere la sua assistente.
Quando si accorse di avere visite si limitò a un "Non si usa più bussare, Envy?" Detto ciò si separò dalla donna, completamente rossa in viso per la vergogna.
Questa poi, ad un suo cenno, sgattaiolò fuori dall'ufficio chiudendo la porta.
"Mph. Non pensavo stessi ancora lavorando a quest'ora.." Disse di rimando Envy. Beffardo, come sempre.
Kimbly si scharì la voce, avrebbe voluto replicare, ma sapeva che così facendo sarebbero andati per le lunghe ed anche arrivati alle mani, come era già successo.
"Ti ho chiamato circa 2 ore fà, ormai ti davo per disperso."
"Tzè."
".. Si può sapere invece che fine ha fatto tuo fratello?"
"Sta a casa a sbattersi due fighe, se solo lei non mi avesse chiamato quì, io-"
"Modera il linguaggio, Envy." Disse il più grande, seriamente scocciato. "Tu e Greed non potete importunare ogni ragazzina di questo istituto. Molte sono figlie di uomini di alto grado sociale, e se vi denunciassero potreste finire in grossi guai.."
"Ha finito con la paternale?! Se non le scoccia troppo vorrei sapere perchè mi trovo quì, invece che in felice compagnia nel mio letto.."
Così, Kimbly, si limitò a parlargli della ragione per qui lo aveva chiamato.
"Alcuni docenti mi hanno riferito che nè tu nè tuo fratello avete partecipato alle lezioni di oggi." Continuò poi. "L'anno scorso sono riuscito a non farti bocciare per la seconda volta, ma se quest'anno mancherai a più di 60 lezioni sarò costretto a farlo."
"Tsk, vedrò cosa posso fare." Disse, con noncuranza.

Non che a Envy interessasse quello che i professori pensassero, ma non gli andava di trascorrere altri anni in quella scuola.
Bocciato per ancora due volte e si sarebbe ritrovato in classe con Wrath.
Tzè.

"Tralasciando.. Tu e Greed sapete cosa dovete fare questa sera, vero?" Il suo tono si fece più serio.
"Non dovete lasciare nulla che-"
"Conduca a noi." Lo interrupe Envy. "Lo so, lo so. L'abbiamo fatto altre volte." Ghignò prima di lasciare l'ufficio e sbattere la porta alle sue spalle.

-

Appena entrati furono accolti da schiamazzi e urla di ogni tipo, cosa abbastanza normale dato che lì alloggiavano 3/4 degli studenti della Alchemy High School.
La sala di ingresso era piena di ragazzi, alcuni chiaccheravano, altri mangiavano qualcosa o leggevano fumetti.
Erano comodamente seduti sui quattro divanetti color porpora posti all'interno della stanza.
Il pavimento era in legno, c'erano scaffali vari colmi di giochi di società, carte, libri ed altro.
Su un mobile era collocata una televisione di cui gli studenti potevano usufruire liberamente, e al centro della stanza si trovava un grande tavolo.
Più in fondo delle scale che portavano ai dormitori, a sinistra c'erano quelli delle ragazze e a destra quelli dei ragazzi.
Alphonse, tutto eccitato, trascinò Ed fino al quarto piano, alla stanza n. 82, quella che avrebbero condiviso.

Il posto era piccolo ma accogliente, c'erano due letti e due comidini vicino ad essi.
Sulla sinistra il bagno, e sulla destra una finestra.
Di fianco alla porta un armadio e un tavolo.
"Non è una suite, però.."
"Tranquillo Al, mi bastava ci fosse un letto per dormire." Ed sorrise.

Era felice di essere finito in camera con Al. E ringraziava mentalmente una qualsiasi divinità per non essere capitato in stanza con quel tale di nome Envy.

Sfinito, si buttò sul suo letto, e dopo poco si addormentò.

Si svegliò solo due ore dopo.
"Ahh.. Che dormita." Mugugnò con la voce impastata dal sonno, mentre si strofinava gli occhi.
"Al, ci sei?" Non ricevetta alcuna risposta, così pensò che fosse andato a farsi un giro.
Si alzò, a malavoglia, e decise di dare un occhiata all'edificio.
Aprì piano la porta e sbirciò fuori.
Silenzio.
Guardò l'orologio che aveva al polso. Le 15.45. A quell'ora dovevano essere tutti fuori.
Si incamminò verso le scale e salì al piano successivo.
Percorse il corridoio fino ad arrivare davanti alla stanza n. 114.
Si arrestò davanti alla porta quando sentì dei rumori.
Riusciva a scorgere solo delle voci pacate, così - del tutto involontariamente - posò il suo orecchio contro la porta.
Questa d'un tratto si aprì, e Edward non fece in tempo a spostarsi che ruzzolò a terra.
Vide uscire un ragazzo dai corti capelli corvini e sottili pozzi neri.
Indossava una camicia bianca che aveva i primi tre bottoni slacciati, da cui si poteva intravedere il fisico allenato, e dei pantaloni neri piuttosto aderenti che lasciavano poco spazio all'immaginazione.
Alzò un sopraccioglio, con aria interrogativa.
"Ragazzino, potresti dirmi chi sei e cosa cavolo fai quì, di grazia?"

Angolo autrice:
Scusate ragazzi, non uccidetemi. T.T
Sono in super ritardo, lo so. Ma con la scuola non ho mai tempo per aggiornare la fic.
Dovrete aspettare ancora un po' per il terzo capitolo perchè la mia musa ispiratrice se n'è andata a quel paese. x'D
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto! :)

Come sempre sono gradite critiche e commenti.
Alla prossima, _Jaslene_

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ombre del passato. ***


Envy era ritornato a casa sua tre ore dopo l'incontro con Kimbly.
Delle urla e dei gemiti che si sentivano dalla stanza del fratello quando se ne era andato un'ora prima, neanche l'ombra.
Entrò piano nella stanza di Greed e lo trovò sdraiato sul letto.
Le braccia e le gambe mollemente abbandonate sui fianchi, in una posizione rilassata.
Le palpebre erano socchiuse, finchè il più piccolo non si poggiò sul materasso.
Il maggiore fissava Envy che, sghignazzando, si sedeva a cavalcioni sul suo bacino.
"Dov'eri?" Chiese, mentre l'altro di abbassava su di lui.
"Mph. Kimbly ci cercava.." Soffiò sulle sue labbra, prima di unirle con quelle del fratello in un bacio casto, appena accennato.
Greed, conosciuto per la sua avarizia senza limiti, non contento di quel lieve contatto, mise una mano dietro la testa di Envy per attirarlo a sè e approfondire il bacio.
Cominciò leccandogli le labbra, per poi mordergliele chiedendo l'accesso.
Accesso che prontamente
non gli fu negato.
La sua lingua andò a incontrare la gemella, poi per andare ad esplorare la cavità orale del fratello. Successivamente ci fu un divorarsi di labbra, in quello che diventò ben presto un bacio umido e passionale.
Envy soddisfatto, e conscio del fatto che avevano del lavoro da sbrigare, interruppe il bacio, ricevendo in risposta un mugolio di disaccordo da parte di Greed.
Guardò l'ora. Erano le 16.30.
Ghignò. Aveva ancora tempo. Così si ri-impossessò delle labbra del maggiore.

-

Alphonse aveva lasciato la camera quando aveva visto che Edward si era addormentato.
Era uscito dal dormitorio e si era recato nel giardino posteriore della scuola, dove erano allestiti dei tavoli, utilizzati dai ragazzi durante l'ora di pranzo.
Lì ad aspettarlo c'erano Winry ed i suoi amici.
"Al!" Urlò la bionda facendo segno con la mano di sedersi accanto a lei.
"Dove hai lasciato Edward?" disse, porgendo il pranzo ad Alphonse.
"Grazie. Sta dormendo.." rispose questo, mentre addentava il suo panino.
Winry lo prese da parte, e lo guardò seria.
"Pensi sia prudente lasciarlo da solo? Non sa nulla della storia di Envy e potrebbe combinare guai, e magar-"
"Envy non c'è. L'ho visto uscire cinque minuti fa con Lauren, la figlia del vicepreside."
"Sono comunque convinta che dovresti parlare con Ed, soprattutto di quello."
"Lo farò appena si sarà svegliato." Disse con tono rassicurante e con un sorriso.
Passarono il resto del tempo a parlare, scherzare e ridere con i loro compagni.

Dopo circa un'oretta si separarono.
Winry e Alphonse si recarono al terzo piano per i corsi pomeridiani.
La prima era iscritta al corso di meccanica, mentre il secondo ad un corso di disegno tecnico.
Si salutarono con un sorriso e si avviarono alle loro classi.

Dato che era lunedì, il corso di disegno tecnico durava solo un'ora, così Al potè dirigersi da Edward, per controllare che andasse tutto bene.
Quando non lo trovò in stanza si allarmò, e si mise a cercarlo in tutti i piani.
Arrivato al quinto, finalmente lo vide.

-

"Ragazzino, potresti dirmi chi sei e cosa cavolo fai quì, di grazia?"
Edward lo guardò male, che voleva quello?
Come sempre, stava per rispondere a tono, quando un Alphonse alquanto affaticato corse verso di lui.
"EDWARD! Anf... finalmente, ti.. anf.. ho trovato!"
"Alphonse.." Disse sorridendo e grattandosi la testa, come per scusarsi.
"Non sapevo dove fossi! Un attimo.. anf.. prima ti lascio in camera, e poi un attimo dopo.. anf.. scompari.."
"Volevo fare un giro.. Ehehe.."
Il ragazzo corvino squadrò per bene quei due. Dovevano fermarsi proprio davanti alla sua stanza per parlare?!
"Senti fagiolino, te lo ripeto, potresti dirmi chi se-"
Ecco, ci risiamo.
Fagiolino.
Piccoletto.
"CHI HAI CHIAMATO FAGIOLINO?! RAZZA DI VECCHIETTO!!!"
Vecchio? Come osava chiamarlo vecchio! Semmai era più grande, ma non vecchio!
"Vecchio?! Forse volevi dire bello e giovane! Fagiolino," calcò bene il soprannome "io sono Roy Mustang! Il più richiesto tra la popolazione femminile!" Disse, con aria di chi la sa lunga, e sfoggiando un sorriso a 32 denti.
"Tsè. No no, sei vecchio." Rispose il più piccolo, con tono canzonatorio.
"Piccolo ragazzino impertinente io- auch!" Non riuscì a finire una frase che gli arrivò uno scappellotto dietro la testa da una ragazza bionda.
"Tu cosa, Roy?"
"Io? Uh, niente Riza! Ahahah!" Rise nervosamente.
La bionda lo squadrò, poi si rivolse ai due ragazzi.
"Piacere, Riza Hawkeye" disse, porgendo loro la mano.
"Alphonse."
"Edward." Si presentarono.
Riza riportò la sua attenzione sul corvino.
"Abbiamo una ricerca da fare, Roy." Disse poi indicando tre mucchi di scartoffie poggiati a terra davanti alla parete.
Roy impallidì, ed Edward ghignò.
Il giovane Elric sarebbe rimasto volentieri a vedere il vecchio lavorare, magari seduto su una comoda poltrona a rinfacciargli il fatto che lui non avesse niente da fare, ma un'occhiataccia di Riza lo destò dal suo intento.

E mentre Roy si preparava ad un pomeriggio di ricerca e studio, Ed e Al se ne tornarono nella loro camera.

-

Erano le otto di sera.
Envy, i suoi fratelli e loro padre erano riuniti a tavola e stavano consumando la cena.
C'erano Gluttony, un ragazzo basso, grasso e calvo; Lust, una donna bella e provocante dal fisico perfetto; Pride, all'apparenza un tenero e allegro bambino, che in realtà è abizioso e spietato; Sloth, bella, terribile ed annoiata; ed infine Envy, Wrath e Greed.

Sia fisicamente che caratterialmente erano tutti differenti.
Un qualunque osservatore avrebbe potuto giurare che non fossero fratelli, e infatti, per certi versi non lo erano.
Il padre era lo stesso, ma le madri erano diverse per tutti, o quasi.
Solo Envy e Wrath erano figli della stessa donna, e perciò si definivano fratelli con la lettera maiuscola.

Si chiamava Dante, aveva lunghi capelli marroni fino alle spalle e una frangia che le ricadeva sul viso, e due grandi occhi color dell'ametista, proprio come i suoi due figli.
Per quello che potevano ricordare, loro madre era generosa, gentile e paziente.
Era bella, e bella voleva rimanere, tutta la vita.
Sparì sette anni prima, quando Envy aveva ancora 11 anni.
A quell'epoca il più piccolo aveva solo 8 anni, e quando avvenne il fatto per parecchio tempo non riuscì a capacitarsi dell'accaduto, e tentò in tutti i modi di rimuovere quei ricordi troppo dolorosi.
Envy quel giorno invece se lo ricorda bene, troppo bene.

Stavano facendo un giro nelle strade di Amestris.
Dante teneva per mano Wrath e con l'altra le tante borse contenenti gli acquisti della giornata, mentre Envy camminava appena più indietro.
"Mamma mamma! Sono stato bravo oggi?"
"Sì tesoro, sei stato bravissimo." Rispose la donna, sorridendo dolcemente al più piccolo.
"Allora me lo compri il gelato, vero?" Fece, quardando la sua mamma con degli occhi da cucciolo che avrebbero intenerito chiunque.
Sospirò, gli aveva già comprato un sacco di cose - tendeva spesso a viziare i suoi due figli - ma si dovette arrendere all'idea di comprare il tanto voluto gelato.
Come si poteva restistere a quel bambino?

Dopo una decina di minuti buoni, arrivarono ad una gelateria del centro.
Un uomo, intanto, osservava i tre da dietro un vicolo.
Dante se ne accorse quasi subito, e riconoscendo il volto familiare di quest'ultimo diede i soldi a Wrath e intimò al più grande di accompagnare suo fratello, mentre lei andava a parlare con una persona.
Quando si fu assicurata che i figli fossero entrati, si affrettò a raggiungere l'uomo.
Era alto, ben piazzato, capelli corvini che stavano diventando grigi per via dell'età e un abito piuttosto informale.
"Cosa diavolo vuoi ancora, Richard? Tutti i soldi che ti dovevo te li ho già restituiti, perciò vedi di sparire e-" Tentò di finire, ma venne interrotta.
"Uscire dal giro non è così facile come la fai tu, Dante." Disse l'uomo con voce roca.
"Quanto vuoi?"
"Oh, ma che hai capito? Non voglio soldi da te." Fece, sghignazzando.
"E allora cosa vuoi?" Domandò Dante, con evidente preoccupazione nella voce.
"Te."
"E se non volessi tornare?!"
"..Ho visto che hai due bei figli. Non vorresti che succedesse loro qualcosa di male, vero?"
Dante rimase spiazzata. In viso le si poteva leggere un'autentica espressione di puro terrore.
All'uomo scappò un risolino. "Ecco, appunto.."
Poi spostò lo sguardo al di là della spalla della donna. I figli di Dante erano usciti dal negozio.
"Vedo che adesso hai da fare." Ghignò. "Ti aspetto stasera. Sai dove, e sai anche cosa accadrà se non ti vedrò arrivare, vero?"
Lei fece un lieve cenno con la testa, e poi, si girò e andò verso i suoi figli. Il respiro ancora irregolare, e gli occhi lucidi.
Envy notando l'espressione della madre si premurò di guardare l'uomo con la quale prima stava parlando. Una brivido lungo la schiena, e una strana sensazione, prima che egli scomparisse ghignando dietro al vicolo.

******** 1 ora dopo ********

Dante, dopo essere tornati a casa, aveva mandato Wrath a farsi un bagno, mentre Envy era salito in camera sua.
Lei invece era andata a recuperare una vecchia valigia, nella quale stava mettendo vestiti, effetti personali e quantaltro.
Aprì poi un cassetto del comidino di camera sua e prese tutti i soldi che trovò.
Lasciò la valigia all'ingresso, e poi andò a salutare i figli.
Disse loro che stava uscendo. Scoccò un tenero bacio sulla fronte di Wrath, e uno su quella di Envy. Sapeva che a lui dava fastidio, perchè si riteneva troppo grande per i baci. Ma quella sarebbe stata l'ultima volta che vedeva i suoi figli, perciò si assicurò di salutarli per bene.
Non disse a nessuno dove andava. Non voleva che nessuno, un giorno, decidesse di cercarla. Decise di non farsi neanche accompagnare dal maggiordomo, cosicchè neanche lui avesse idea di dove stesse andando.
Da quella sera di 7 anni fà, Wrath e Envy non rividero mai più Dante.

Il padre non si premurò di cercarla più di tanto.
Per lui era solo una delle tante donne che in quegli anni si era portato a casa. Fattò stà che però lo aveva lasciato con due figli, che si aggiungevano agli altri cinque.
Pazienza, avrebbe assunto una tata che si occupasse di loro. Non aveva problemi di soldi.

La scomparsa della madre, invece, fu gravosa per i due fratelli.
Dopo soli tre anni Envy entrò nel giro della droga e dei soldi.
Lo fece per cercare quel misterioso uomo che aveva visto con sua madre il giorno della sua scomparsa, ma non solo.
Iniziò a frequentare gentaglia, a bere, a fumare, a drogarsi e a portarsi a casa parecchie ragazze di strada, anche più alla volta.
Poi, il suo fratellastro, Greed non lo aiutava di certo. 
C'era anche lui nel giro, e spesso era lui che portava il fratellino in certi locali.

Quando poi, un giorno, Envy trovò quell'uomo, gli chiese della madre, ma lui non parlò.
Così lo uccise. 
Si sentì finalmente libero, e nessun senso di colpa lo afflisse.
Aveva visto quel corpo cadere a terra senza vita, dopo che gli aveva sparato, e nessuna paura o preoccupazione aveva invaso la sua espressione.
Solo era scoppiato in una risata nervosa, ed aveva ghignato, proprio come aveva fatto quell'uomo davanti a lui anni prima.
Inutile dire che al processo il padre di Envy , essendo un uomo ricco e pieno di risorse, aveva corrotto tutta la guria, che proclamò il figlio innocente.

Envy provò, invano, a cercare la madre. Ma nulla. Nessuno sapeva niente.
E, dopo due anni di ricerche, si arrese.

Ed è per questo, che tutt'ora, Envy frequenta quel dannato giro.

Ed è per questo, che tutt'ora, Wrath cerca ancora il calore di una madre.

  
Angolo autrice:

Buondì! Finalmente ho pubblicato questo capitolo!
Chiedo scusa -ancora una volta- visto che sono in un ritardo colossale, ma il mio computer aveva dei problemi e non sono riuscita a pubblicare prima.
Passiamo al capitolo:
cominciamo dal fatto che ne vado particolarmente fiera, mi è piaciuto molto scriverlo. >3<
La EnvyxGreed all'inizio era da un po' che la volevo mettere, e finalmente svelo un po' del passato di Envy! Eheh. ^_^
Ringrazio chi recensisce, e chi semplicemente legge.
Alla prossima!
Recensite in tanti, mi raccomando!
_Jaslene_


 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il dolore che devo sopportare. ***


Roy si passò una mano sulla faccia. Era distrutto.
Aveva passato tutto il pomeriggio insieme a Riza, che lo aveva costretto a fare quella benedetta ricerca di chimica.
Si buttò svogliatamente sul letto e avvicinò le mani al comodino.
Ne tirò fuori un pacchetto di Malboro rosse, prese una sigaretta e se la portò alla bocca, sospirando.
Se lo avesse visto Riza! Nei dormitori era vietato fumare, e se la ragazza lo avesse beccato gli avrebbe fatto sicuramente la predica. E non ne aveva proprio voglia.
Il vibrare del suo IPhone appioggiato sul cuscino lo distolse dai suoi pensieri.
"Chi è?" chiese stancamente.
"Roy, non ti sarai dimenticato del nost-"
Sbuffò. "Certo che no, Envy.", prese una boccata di fumo. "Tra mezz'ora sono lì." continuò.
"Tsk." fu la risposta dell'altro, prima di riagganciare.
Mustang si alzò e camminò verso l'armadio, lo aprì e ne tirò fuori una felpa blu -decisamente troppo grande per lui- e se la infilò.
Spense la sigaretta, non ancora finita, in un portacenere che poi ripose sotto il letto.
Uscì dalla stanza chiudendo la porta a chiave, scese le scale e superò l'ingresso del dormitorio.
Arrivato in strada si guardò intorno, tirò sù il cappuccio, e si diresse da Envy.

-


"Embè, che ti ha detto?" Greed guardava con aria interrogativa il fratello.
"Arriverà tra poco." Rispose, impugnando con noncuranza una Beretta e rivolgendo un sorriso sadico al più grande, che ghignò di rimando.
"Possiamo davvero fidarci di quello lì?"
"Sì," Envy si buttò sul divano di fronte a Greed, accendendosi una Wiston. "Anche Mustang non và molto d'accordo con Hakuro, vogliamo tutti la stessa cosa.." la passò al fratello. "...vederlo morto." terminò.

Giorni fà, King Bradley, sindaco di Central City e amico stretto di loro padre, aveva offerto loro un lavoretto in cambio di una bella somma di denaro, e i due fratelli avevano accettato senza pensarci due volte.
Greed era semplicemente troppo avaro per rinunciare a tutti quei soldi, mentre Envy... bè anche a lui piacevano i quattrini, ma lo faceva soprattutto perchè adorava vedere le persone soffrire.
Il lavoretto in questione era quello di eliminare uno degli uomini più ricchi del paese che voleva sottrarre la carica di sindaco a Bradley: Hakuro.
Questo tizio era stato anche la causa della morte dei genitori di Roy Mustang, così Envy aveva deciso di mettere in mezzo anche lui, meglio tre teste di due, no?!

Dopo circa 20 minuti il campanello suonò e la domestica andò ad aprire, facendo entrare Roy ed accompagnandolo nella camera di Envy.
Bussò lievemente ed entrarono quando udirono un "Avanti." provenire da dentro la stanza.
Il minore dei fratelli rivolse loro un ghigno, mentre Greed si limitò a guardarli soltanto, indifferente.
Mustang non gli andava molto a genio, però serviva loro per far fuori Hakuro, quindi -volutamente o no- doveva accettare la sua presenza.

Hakuro: i due fratelli non lo avevano mai visto di persona, ma soltanto in fotografia, sapevano bene o male come era fatto, solo questo.
Non aveva dimora fissa, dato che viaggiava di città in città per affari.
Quella sera però sarebbe rimasto a Central City per concludere un affare con un noto trafficante, se non questo, quale momento migliore per farlo fuori?
E poi se questo trafficante passava le notti, inconsapevolmente, con quella che era la domestica di Envy?

Rose Thomas era una semplica ragazza che, cercando un lavoro, era capitata nella casa di Envy e Greed a fare la domestica.
Era un buon impiego dopotutto, se si toglievano le provocazioni continue di Envy e i modi un po' troppo bruschi con cui delle volte Greed se la portava a letto.
Ma non ci pensava, le servivano quei soldi: ad Ametris in quel periodo c'era poco lavoro e sua madre malata necessitava di medicine molto costose.
Era la 14 domestica che cambiavano quell'anno, le tredici prima di lei erano tornate a casa piangendo in meno di due settimane, mentre lei era da quasi un mese e mezzo che lavorava lì e i due fratelli non erano intenzionati a farla tornare a casa com'era loro solito.
Rose era convinta di ciò, fino ad una sera che Envy le chiese di donare il suo corpo ad un vecchio, brutto, sconosciuto...che per di più era un delinquente!
Anche per quello, a suo malgrado, dovette accettare.

Mentre ripensava a tutto ciò, Greed la chiamò distogliendola dai suoi pensieri. "Dove si trova?"
"M-motel Prince, stanza 73.." rispose intimorita, con la voce rotta dall'imbarazzo e dalla paura.
Temeva quei ragazzi, e quello che avrebbero potuto fare.
"Che razza di idiota, Hakuro..." sbuffò Envy, scuotendo il capo.
Aveva
, scelto  un posto poco frequentato e poco conosciuto, ma in periferia: ciò voleva dire niente telecamere e niente sicurezza, sarebbe stato un gioco da ragazzi entrare.
Mustang si munì di pistola e tutti e tre uscirono di casa.
Envy gli si avvicinò e gli domandò "Hughes?"
Roy gli rivolse uno sguardo colmo di tristezza e frustazione, per poi tornare a guardare per terra "A casa con Glacier e Elycia.. non ci disturberà."
In risposta ricevette una leggera pacca sulla spalla, e un sorriso -non il solito ghigno- appena accennato da parte del più piccolo.
Salirono poi in macchina e si avviarono verso il posto prestabilito.
Durante il viaggio, tristi ricordi ricomparsero prepotentemente nella mente di Mustang.

Un freddo mattino di Dicembre; i corpi di due giovani amanti erano avvingiati nudi, sotto le coperte, beandosi del reciproco calore.
"Dovremmo andare.." enunciò il più grande, interrompendo il bacio passionale che stava scambiando con l'altro.
"Mhh.." un mugugno di dissenso arrivò alle sue orecchie, prima che quella bocca famelica trasportasse la sua in un nuovo bacio.
Mise una mano dietro la sua nuca e strinse forte quei capelli corvini che tanto gli piacevano, cercando di approfondire ancora di più quel contatto.
"Mae...maes..." gemette il suo nome con voce roca e spezzata dal desiderio, questo lo eccitò ancora di più.
Ghignò, portandosi sopra al ragazzo e, interrotto il bacio, si fermò ad ammirare il corpo sotto di lui.
I capelli erano disordinati sul cuscino, le labbra socchiuse, gli occhi languidi, il respiro irregolare, la pelle madida di sudore..
"Roy, così mi provochi..." Mustang sorrise e alzandosi quanto bastava, catturò per l'ennesima volta le labbra del più grande.

Andarono avanti per cinque buoni minuti a coccolarsi, baciarsi e rigirarsi in quel letto sfatto e bagnato.
Continuarono ancora e ancora, finchè occhi verdi non lanciarono uno sguardo alla sveglia posta sul comodino di fianco al letto e decisero che era ora di smettarla. Per quel momento.
"Roy.." lo guardò dritto negli occhi, serio "Sono le 7.40, tra un quarto d'ora entrambi dovremmo essere a scuola.." Scese dal letto, lasciando l'altro libero di alzarsi.
Raccolse tutti gli indumenti che erano stati lanciati e dimenticati a terra la notte prima, ed iniziò a rivestirsi.
"Chissà cosa direbbero se sapessero che vado a letto con un mio alunno.." disse, scherzosamente Maes.
"Io mi preoccuperei di più per quello che direbbe la tua fidanzata.." rise scioccamente, si accorse solo quando vide l'espressione gelida di Hughes, di aver detto qualcosa di troppo.
"Mi dispiace.." sussurrò Roy, abbassando lo sguardo.
"Non metterla in mezzo Roy, sai che non mi piace tradirla.."
"E io? Cosa dovrei dire io?" scattò in piedi, furioso "Ogni volta mi lasci da solo per andare da lei, io non dovrei sentirmi tradito?!" Calde lacrime incominciarono a rigargli il viso.
Maes si risvegliò come da un sogno, e si avvicinò piano, abbracciando a stringendo a sè quel corpo nudo.
Gli stampò un bacio sulle labbra, prima di guardarlo sorridendo tristemente e arruffandogli i capelli "Mi dispiace.."


Arrivarono al motel in poco tempo, e in altrettanto poco tempo entrarono dalla porta sul retro.
Era praticamente deserto data l'ora, tranne una tipa al bancone e una coppia che chiedeva una stanza.
Cercando di non farsi vedere, salirono fino al terzo piano e avvistarono la stanza 73, grazie anche a due omoni grandi e grossi piazzati davanti.
Greed si premurò di distrarli mentre Envy e Roy entravano nella stanza.
Hakuro, ed un tizio che Envy conosceva fin troppo bene, Franck Archer, stavano seduti attorno ad un tavolo, per nulla sorpresi di vederli.
Una guardia del corpo puntò contro di loro una pistola, ed Envy fece lo stesso.
Hakuro intanto rideva di gusto, mentre i due lo guardavano: chi infastidito, chi con un sopracciglio alzato.
"Cosa pensate di fare voi due?" domandò, sicuro, per niente intimorito.
"Tsè, come se tu non lo sapessi." rispose Envy, divertito dalla situazione. Se si fosse visto da fuori avrebbe sicuramente riso.
"Envy, giusto? E tu devi essere R-"
"Sai benissimo chi sono, stronzo!" urlò Mustang, stizzito.
"Ah, il piccolo Roy.. Come stanno mamma e papà?" Ghignò all'espressione furiosa dell'altro.
Poi si girò a guardare Envy. "E tu Envy? Dimmi, Dante come se la passa?"
Dante?! Come faceva a sapere... Come... Aspetta!
"Tu..." Non riusciva a finire la frase, le parole gli morirono in gola.
"Sì, so dov'è tua madre."

Angolo autrice:

Woooooooooooow! *W* Salvee!
Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo, penso che sia venuto anche abbastanza bene. (?) Ma questo spetta a voi dirlo. XD

Allora, ultimamente sono fissata con le Maes/Roy, non so perchè O_O Quindì ho deciso di inserire questo pairing nella fic ^_^
Vabbè, detto questo, ringrazio chi legge e chi recensisce!

Vado a studiare diritto T.T
Auf Wiedersehen!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=801114