The key

di Sherlock Holmes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Oversight ***
Capitolo 2: *** An umbrella, a sword and a dog ***



Capitolo 1
*** Oversight ***


POV HOLMES
Mi avvolsi la sciarpa attorno al viso e mi risistemai il cappello a tesa larga, cercando di ripararmi dal freddo pungente della notte londinese.
Le mie perlustrazioni non avevano dato i frutti sperati.
Il traghettatore di Nine Elms era scomparso nel nulla, e con lui una buona parte della refurtiva dell’ultimo colpo della banda di John Smith.
Mi sentii abbattuto.
Sbuffai, esalando una nube biancastra di fiato.
“Beh, domani andrà meglio, ne sono certo… Li acciufferò.” mi dissi“D’altronde, hanno ancora quattro casse di preziosi da caricare su una nave diretta all’estero.. E, dato che non sanno che sono sulle loro tracce, torneranno al porto, sicuramente.”
Rinfrancato da questo pensiero, accelerai il passo, per riuscire ad arrivare più in fretta a Baker Street. Al calduccio del mio studio, davanti al caminetto.
Svoltai l’angolo e vidi, quasi come in un miraggio, la luce tremolante della lanterna del 221B.
Sorrisi, felice.
Salii i pochi gradini che portavano al portoncino d’ingresso del mio appartamento.
Con un sospiro, tuffai la mano nella tasca interna del cappotto.
Aggrottai le sopracciglia, indignato.
Frugai più attentamente all’interno del taschino. Le mie dita non avvertirono nulla di metallico. Né di piccolo e seghettato.
Rivoltai completamente la tasca…
Trovai solo un foglietto spiegazzato e un fazzoletto bianco con due chiazze di sangue.
Increspai le labbra.
- Non è possibile… No…- mormorai.
Mi poggiai alla porta, passandomi una mano sul viso.
Scoppiai a ridere.
“Ho dimenticato la chiave… La chiave! Oh, è ridicolo!”pensai “Io, Sherlock Holmes, sempre attento ad ogni minimo dettaglio, ho dimenticato qualcosa di fondamentale… La chiave!”
Posai la mano sul battente, pronto a bussare.
“Un secondo…” mi dissi “Mrs. Hudson, la mia adoratananny, è da sua sorella questa settimana! E Watson è a cena con Mary!”
Il solo pensare al nome di quella donna mi dipinse sul viso una smorfia di risentimento.
Covai la speranza che il mio compagno di stanze fosse già ritornato.
Mi sporsi, così, verso est; la camera di Watson, rivolta in quella direzione, aveva tutte le lampade spente. Cosa inusuale, se Watson fosse stato in casa. Infatti, il mio socio amava leggere fino a tarda notte, con la porta socchiusa. Dalla strada, quindi, si sarebbe dovuta vedere una lama di luce riflettersi nel vetro della finestra…
Estrassi la cipolla e vi lessi l’ora: le undici e cinquantatrè.
Richiuso l’orologio da tasca con uno scatto, attraversai la strada, poggiandomi al lampione per poter vedere meglio l’incrocio.
Se i miei calcoli erano esatti, Watson sarebbe dovuto tornare tra non meno di dieci minuti, con le chiavi del nostro appartamento.
Era necessario aspettare. E tenere gli occhi puntati sull’intersezione tra High Road e Baker Street, per vederlo arrivare.
 
POV WATSON
Scesi dal letto, posando il romanzo di Edgar Allan Poe sulle coperte.
Mi stiracchiai, toccandomi i capelli leggermente scompigliati con una mano. Afferrai la veste da camera, infilandomela, poi, con una leggera difficoltà dovuta alla stanchezza.
Aprii la porta della mia stanza, richiudendola immediatamente.
Scesi, scalzo, i diciassette scalini che mi separavano dal primo piano.
Desideravo così tanto un bicchiere d’acqua…
La luce dei lampioni riluceva sul vetro della finestra, creando un piacevole gioco di riflessi, nell’appartamento scuro.
Per abitudine, gettai uno sguardo in strada.
Continuai a camminare sul pianerottolo.
Poi, capii che ciò che avevo visto non era quello che mi aspettavo di vedere.
Tornai, quindi, indietro.
Facendo attenzione a non farmi scorgere, osservai più attentamente Baker Street…
C’era una persona, accanto al lampione proprio di fronte al portone del 221B…
Un uomo che non mi aspettavo di vedere in una via di Londra, solitamente, a quell’ora, deserta.
Era completamente avvolto nel suo pastrano lacero e nella sua sciarpa. Il cappello era inclinato, il che non mi permetteva di vedere neanche i suoi occhi.
“Perché quell’uomo si trova proprio davanti al mio appartamento?” mi chiesi. “Anzi, nostro appartamento… Mio e di Holmes…” mi corressi, con una punta d’asprezza.
La risposta mi giunse alla mente, fin troppo chiaramente.
“E’ il nostroappartamento… Quell’uomo attende l’arrivo di Holmes!” pensai “Può essere un criminale… Un assassino intenzionato ad ucciderlo! Altrimenti, perché appostarsi proprio qui?! Oppure…”
Piegai il colletto della mia veste da camera. “Oppure può essere uno dei suoi informatori… O ancora, quell’uomo può non aver niente a che fare con Holmes, e trovarsi lì per caso…”
Mossi un passo nell’oscurità, verso la mia camera da letto.
“Comunque, lui non mi ha coinvolto in questo caso; quindi, sono affari che non mi riguardano minimamente.”
Soddisfatto da questo pensiero, salii al piano superiore.
Giunto nella mia stanza, mi richiusi la porta alle spalle, cercando di non curarmi più dell’uomo poggiato al lampione di Baker Street.

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Capitolo 2
*** An umbrella, a sword and a dog ***


POV HOLMES
I dodici rintocchi del Big Ben mi fecero perdere le speranze.
Watson non sarebbe ritornato per la mezzanotte. Quindi, era facilmente intuibile che si sarebbe fermato da Mary…
Sbuffai nuovamente, iniziando a camminare avanti e indietro per riscaldarmi.
“Non posso star qui a morire di freddo…” mi dissi “Mah, affitterò una camera in qualche albergo di seconda categoria…”mi convinsi poi.
Il portamonete che estrassi dai calzari conteneva, però, solo un penny, che cadde sull’asfalto, tintinnando.
- Il destino è infausto con me, questa sera….- mormorai, tra me e me, chinandomi per raccogliere quell’unica monetina che costituiva tutte le mie finanze a portata di mano.
Sorrisi, rimettendola al suo posto.
“Niente albergo, quindi.”
Increspai le labbra.
“La soluzione è una sola…” pensai, estraendo il piccolo astuccio marrone che conteneva i miei attrezzi da scassinatore.
 
POV WATSON
Ripresi in mano la raccolta di racconti di Poe, sedendomi, questa volta, in poltrona.
Abbassai il lume, girando la capotta dalla parte opposta delle pagine del libro.
Lessi una riga…
I miei pensieri vagarono altrove, verso la strada buia…
La rilessi…
Verso Holmes, che, forse, stava per incappare in un assassino, appostato proprio di fronte al 221B…
Chiusi il libretto con un piccolo tonfo.
 
Non ero affatto tranquillo.
Dovevo tenere d’occhio quella persona in strada  che, istintivamente, mi pareva sospetta.
Quindi, mi alzai, allacciandomi di nuovo la vestaglia.
Scesi i gradini, fino a raggiungere la finestra…
Fissai Baker Street, e…
Non vidi nessuno.
Tirai un sospiro di sollievo.
“Quell’uomo se n’è andato…” mi persuasi “Le mie preoccupazioni erano infondate! Ho vissuto così tante avventure pericolose al fianco di Holmes che ormai non riesco più a distinguere il rischio da…”
I miei pensieri s’interruppero.
Sentii, infatti, un leggero rumore al pian terreno.
Fu uno stridore molto lieve, ma che sembrò rimbombare nel silenzio dell’appartamento.
Seguii quel rumore, che mi portò di fonte all’entrata.
“Qualcuno sta scassinando la porta! E scommetto che quel qualcuno è l’uomo che, fino a poco fa, era accanto al lampione…”
Afferrai uno dei due ombrelli nel vaso accanto all’ingresso, pronto a colpire...
 
POV HOLMES
Fissai la finestra: sarebbe stato poco utile arrampicarsi fin lassù per scardinarla o romperla…
Tanto valeva optare per la porta.
Mi misi in ginocchio, quindi, sui freddi gradini di pietra dell’uscio…
Armeggiai con quegli arnesi nel nottolino della serratura.
E tutto questo a causa di una mia dimenticanza!
Tutto per colpa di una chiave.
Sorrisi, al pensiero.
Stavo scassinando la porta di casa mia!
Era una cosa assurda!
Feci ruotare di centoottanta gradi la levetta metallica… Al che, con un tlac, la porta s’aprì.
 
POV WATSON
Il portoncino d’ingresso era stato aperto da mani esperte…
L’intruso ci aveva messo pochi secondi per manomettere il chiavistello!
Ero nascosto dietro la porta spalancata dall’esterno, con l’ombrello in alto, tra le mani.
Aspettavo solo che quell’uomo entrasse.
Sentii un suono metallico.
“Deve aver riposto gli attrezzi che ha usato per forzare la serratura…”
L’adrenalina iniziò a scorrermi nelle vene…
L’intruso fece un passo avanti.
“E’ proprio l’uomo del lampione!”realizzai, vedendo il suo vestiario.
Afferrò la porta, accostandola…
In quel momento, mi avventai su di lui, colpendolo alla nuca con l’ombrello.
Il suo cappello scuro cadde a terra.
Mi allungai a prendere il mio bastone dalla parte opposta dell’ingresso, da cui estrassi la spada…
L’uomo mi bloccò il polso.
 
POV HOLMES
- Watson… E’ impazzito?!- gli chiesi, con la lama d’acciaio a due pollici dalla mia gola.
Il mio compagno di stanze assunse un’espressione stupita e sconcertata.
- Holmes! Lei…- iniziò – Lei… Perché ha scassinato la serratura?-
Tenendogli sempre fermo il polso, puntai il mio sguardo sul soffitto.
- Non mi dica che… Oh, no! Non posso crederci! Ha dimenticato la chiave, Holmes?- mi domandò, tra il compiaciuto e l’irriverente.
- Beh…- cominciai, cupo.
- Holmes, poteva semplicemente bussare, sa?-
Strinsi il polso del mio socio con più forza.
- Mrs. Hudson è fuori città e lei doveva essere a cena con Mary… Ho pensato che fosse inutile bussare!-
- Sono tornato tre quarti d’ora fa, Holmes…-
- Lei legge sempre, la sera! Non ho visto la lama di luce a terra dalla sua stanza, quindi ho ipotizzato che lei non ci fosse!-
- Stasera ho chiuso la porta, Holmes…-
- L’avevo capito non appena mi ha aggredito, Watson.-
- Sa che le dico…?- sussurrò gelido il mio socio. – Lei pensa troppo!-
Fissai la spada e l’ombrello a terra.
- E lei troppo poco.- ribattei.
Lo vidi abbassare l’arma.
Gladstone, il cucciolo di bulldog, forse attirato dal chiasso, ci aveva raggiunto.
– E’ troppo impulsivo, Watson…-
- Impulsivo… Io?-
Mi stiracchiai, annuendo.
Gladstone abbaiò.
- Visto? Lo pensa anche il cane…-
Watson storse le labbra:- L’impulsivo è lei. D’altronde, è lei che è uscito di casa senza la chiave… A proposito, si ricorda dove l’ha messa?
Inarcai le sopracciglia.
Avvertii un lieve sgranocchio.
Puntai il mio sguardo sul bulldog.
- Non penserà che… Oh,Gladstone! Non ingoiarla!- esclamò Watson, inginocchiandosi e aprendo le fauci del cane.
- Temo sia troppo tardi…- dissi.
Iniziai a salire i gradini.
- La recupererà lei, Watson.- dichiarai.- D’altronde, è il suo cane…-
Il mio compagno di stanze mi fissò, furioso:- Ma la chiave é la sua! E poi, Gladstone e il nostro cane!
Feci un gesto eloquente con la mano:- Punti di vista.
Watson guardò, con un tocco di disperazione, il bulldog.
Sorrisi, pensando che sarebbe stato inutile riottenere quella chiave… D’altronde, il nottolino scassinato era da cambiare… E, quindi, anche le chiavi.
“Lei pensa troppo…” citai “Beh, gli dimostrerò così che lui pensa troppo poco…”
Con una risata sottile, mi chiusi la porta della mia camera alle spalle.

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