Sogni di Lollo (/viewuser.php?uid=3968)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 1 *** Capitolo Primo ***
.Sogni.
Dedico questa fanfiction alle ragazze Drunks che mi hanno fatto
venire l‘ispirazione e alla Vally, che mi sopporta sempre e
comunque.
-
Ron
si rigirò impazientemente nel letto, cercando invano di addormentarsi. Faceva
così caldo; le finestre della camera erano aperte, facendo in modo che una
leggera brezza entrasse nella stanza, ma non era sufficiente. Le lenzuola gli si
appiccicavano addosso per via del sudore, e tra l’altro non poteva neanche
togliersi il pigiama... la sfiga di avere gente in casa che andava e veniva
senza che lui lo sapesse. Sarebbe stato imbarazzante scendere in boxer in cucina
e ritrovarsi, non so, Lupin e Tonks che tubavano o cose del genere.
Alzò
il viso verso il letto di Harry. Stava dormendo beato, e non potè fare a meno di
sbuffare infastidito. Si alzò, districandosi dalle lenzuola; era inutile
rimanere lì steso cercando di addormentarsi. Guardò l’ora. 3.21.
Si
passò una mano tra i capelli, prima di uscire dalla stanza, dirigendosi verso il
bagno per darsi una rinfrescata.
Stava
per aprire la porta del bagno, quando una luce proveniente dal piano di sotto lo
distrasse; curioso, scese silenziosamente le scale, per poi ritrovarsi nel
salotto. sorrise alla vista di Hermione addormentata su divano vicino alla
finestra, con la bocca mezza aperta, i capelli scompigliati e un libro caduto ai
suoi piedi.
Si
avvicinò, indeciso se svegliarla. Il suo sorriso si allargò ancora di più nel
pensare che l’Hermione compita che conosceva dormiva ora davanti a lui in quella
maniera così poco elegante. Le mancava solo la bava alla bocca ed era un
quadretto perfetto.
Nel
pensarlo, i suoi occhi scivolarono dal suo viso concentrandosi sulle labbra,
inconsciamente. Improvvisamente sentì molto caldo, ma non per via della nottata
afosa, decisamente.
Stava
per allungare una mano e toccarle le guance, quando si riscosse, avvampando al
solo pensiero di quel che sarebbe successo se lei si fosse svegliata a causa del
suo gesto e l’avesse trovato in quella situazione. Abbassò la mano, pensando con
rimpianto a quell’ultimo mese passato ad Hogwarts, nel quale sembrava davvero...
tutto a posto, con lei.
Non
riusciva a trovare la frase adatta senza imbarazzarsi, anche solo nel pensarlo
tra sè e sè. E invece niente. La situazione era rimasta tale e quale a quella
degli altri anni, tranne che –
forse – erano più gentili del solito l’una con l’altro. Ma in fondo era anche
lui che non muoveva un dito per smuovere la situazione, no? Non faceva niente e
non aveva fatto niente per fare un passo avanti con lei. Era una situazione così
confusa... dentro il cuore si sentiva come se stessero insieme, ma nè lui nè lei
avevano detto nulla al riguardo. E non c’era stato neanche un bacio, niente,
tranne quell’abbraccio al funerale di Silente, che potesse suggerirgli qualcosa
– stavano assieme? Non stavano assieme? Che diavolo erano, loro?! Decisamente,
non amici. Almeno per lui non erano affatto amici.
E
intanto non si era mosso di un millimetro, benchè continuasse a ripetersi di
spostarsi da lì e tornarsene a letto – come se adesso più che mai sarebbe
riuscito a da addormentarsi...
Si
passò nuovamente una mano tra i capelli, sconcertato e indeciso. Alla fine fece
per girarsi, ma in un nanosecondo era ancora verso di lei, con un pensiero che
gli rimbombava in testa furiosamente – oraomaipiùfallooraomaipiù - la sua
mano si allungava e la stava accarezzando sul viso, leggero, quasi solamente
sfiorandola. Ad un movimento fulmineo delle sue palpebre, Ron si fermò, ma senza
scostare la mano, il fiato sospeso, ma lei non si svegliò. Ritirò la mano, più
confuso di prima. Una parte di lui voleva rimanere lì, accarezzarle le guance,
le palpebre, riscendere sulle sue labbra, il collo, continuare così sempre più
giù – e tutto questo lo disturbava. Sapeva che erano normali questi
pensieri verso di lei, dato che per lui Hermione era... quello che era, ma
dall’altra parte gli balenavano in mente immagini di una Hermione a undici anni,
a dodici, quando ancora non provava nulla o forse non si era accorto di provare
nulla per lei, la ragazza che aveva considerato come un’amica, una sorella, ed
entrava in confusione totale. Com’era possibile che quella stessa bambina adesso
potesse fargli battere il cuore in quel modo, fargli alzare la temperatura
corporea così repentinamente..?
Si
stava incamminando verso le scale, quando sentì la voce di Hermione,
assonnata.
«Ron...»
Si fermò,
impietrito. Che si fosse svegliata? Si girò verso di lei lentamente, per trarre
un sospiro di sollievo vedendo che aveva ancora gli occhi chiusi, e il respiro
regolare tradiva il fatto che stava ancora
dormendo.
A quel
punto avvampò, chiedendosi che cosa stesse sognando Hermione per farle
pronunciare il suo nome durante il sonno. Abbassò lo sguardo, decisamente
imbarazzato, ma in quell’istante, ancora una volta, quell’istinto così audace,
almeno per Ron, che si era impossessato della sua mano, prima, si insinuò ancora
dentro di lui. Guardò lo spazio vuoto sul divano, desiderando ardentemente di
sdraiarcisi sopra, non fa niente se stava stretto, non fa niente se stava
scomodo, ma avrebbe avuto il suo profumo ed il suo calore vicino – era strano
che in quella sera desiderasse il calore di qualcuno,
effettivamente, eppure...
Si
avvicinò, lentamente, e si sedette piano vicino a lei, inspirando profondamente
il suo profumo. Per quella notte, solo per quella notte, sarebbe stato così,
pensò. Per quella notte avrebbe abbandonato la sua paura e la sua indecisione,
assecondando quello che avrebbe voluto fare. Per quella notte, solo per quella
notte, o forse no, pensò, nello stato confusionale che precede il sonno.
Terminato
il primo capitolo ^_- Come al solito: non ho idea di quanto sarà lunga, nè se il
rating salirà o cosa, bho XD il secondo capitolo è praticamente pronto. Forse
saranno due o tre capitoli. Anzi, probabilmente tre. Vedremo, voi intanto
commentate ^_- Ah, sì, lo so che ho una fanfiction in sospeso: mi sono un po'
incartata, ma spero di non abbandonarla... Un bacione!
Lollo
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Capitolo 2 *** Capitolo Secondo ***
.Sogni.
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Dedico questa fanfiction alle ragazze Drunks che mi hanno fatto
venire l‘ispirazione e alla Vally, che mi sopporta sempre e
comunque.
-
«Ron...
Ron...»
Si
voltò verso la voce bassa e roca che l’aveva chiamato, e vide Hermione, sdraiata
sotto le lenzuola in un grande letto. Le spalle nude erano l’unica cosa che
riusciva a vedere; il resto era coperto, e il viso era stranamente
sfocato.
«Ron, vieni... entra
nel letto...» lo chiamò ancora, facendogli segno con una mano. Fece come gli
aveva detto, rapito, e sapendo che era la cosa giusta da fare, prese a baciarle
il collo, sentendola sospirare leggermente.
«Hermione...»
Abbassò la mano verso
il petto sfiorandole il seno, incoraggiato dalla sua reazione. Lei si aggrappò
al suo collo, e sospirò più forte mentre le baciava una spalla. Preso da un
impeto sconosciuto, diresse la mano sempre più giù, sul suo ventre, ma in quel
momento Hermione balzò in piedi sul letto, completamente vestita, il viso
furioso: «Che stai facendo, eh?»
Ron
strabuzzò gli occhi, frastornato, balbettando confuso: «N-no,
niente...»
«Niente
cosa, niente cosa?» strillò ancora lei. «Ecco, sei inaffidabile! Non ti si può
dare una mano che tu ti prendi tutto il braccio, cosa credevi di fare,
eh?»
Ron era sempre più confuso,
mentre Hermione continuava a strillare il suo nome.
«Ron... Ron...» che strano,
come mai la sua voce era diventata così lontana adesso?
«Ron... Ron, che ci fai qui?»
Mi hai chiamato tu, no? Tu mi hai detto di venire..., avrebbe voluto dire, ma si
sentiva la bocca impastata. Improvvisamente aprì gli occhi, e si ritrovò un
Hermione perplessa che lo stava fissando.
«Ah... era solo un sogno...»
mormorò, toccandosi la fronte. «Già...» disse Hermione, un sorriso divertito
sulle labbra. Di colpo la consapevolezza del sogno che aveva appena fatto lo
fece avvampare, e abbassò lo sguardo, ostinandosi a non guardarla.
«Mi devo essere addormentata...
Cosa fai qui?» chiese lei, apparentemente senza notare il suo imbarazzo.
«Oh! Ehm... niente, ero sceso e
ti ho travata qui che dormivi, mi sono seduto un attimo e mi devo essere
riaddormentato.» disse, velocemente, sempre senza guardarla. Si mise a sedere
sul divano, alzando gli occhi verso l’orologio sopra il caminetto; adesso erano
quasi le sei del mattino. Mormorò qualcosa sul fatto che era meglio andare a
letto, desideroso di lasciare quell’imbarazzante situazione, e si diresse verso
la scalinata, quando la voce di Hermione lo fermò.
«Cosa stavi sognando, prima?»
chiese, con voce innocente. Ron si fermò impietrito. Chiuse gli occhi, cercando
di inventare più velocemente che potè una bugia credibile.
Per quale schifosa ragione era
a corto di idee proprio adesso?
«Ehm...» mormorò, prendendo
tempo, ancora girato verso le scale.
«Hai pronunciato il mio nome.»
Ommioddio, pensò, in preda al
panico. «Ron, ma ti vuoi girare?» chiese Hermione, sconcertata. «Uhm, sto bene così, grazie.» rispose
Ron, convinto. Gli ci voleva soltanto di girarsi dalla sua parte, così non si
sarebbe potuto trattenere da dirle la verità, proprio tutta tutta, con
dichiarazione e cuoricini intorno e balbla. Il problema era che sicuramente,
conoscendosi, la sua dichiarazione sarebbe stata un insieme di frasi sconnesse e
difficilmente capibili.
Hermione stava ridacchiando,
pensando che Ron stesse scherzando. «Eddai, girati..!»
Al diavolo, pensò, girandosi.
Si fissarono un attimo negli occhi, con un silenzio pesante che aleggiava tra
loro. Hermione si sistemò un ricciolo dietro le orecchie, e Ron si ritrovò
incantato a seguire il suo gesto. Lei fissò quella sua aria inebetita, prima di
richiedere: «Allora, che stavi sognando?»
Ron s’inumidì le labbra, e
rispose: «Ma perchè t’interessa?». Il tutto faceva ancora parte del suo
ingegnosissimo piano per prendere tempo, sicuro che tra poco l’illuminazione
divina sarebbe caduta su di lui e avrebbe saputo cosa rispondere.
«Perchè hai pronunciato il mio
nome,» rispose Hermione, candida e ignara.
«No, non è vero,» rispose Ron,
negando l’evidenza.
«Sì invece!» esclamò lei,
sorpresa dalla reazione di lui. Ron tacque. «Stavi sognando me?» continuò lei,
imperterrita. Ancora una volta l’altro non aprì bocca.
«Oh, ma perchè non me lo vuoi
dire?!» esclamò lei, esasperata.
«Okay, okay sì: sognavo te!»
rispose alla fine.
«Che genere di sogno era?»
chiese più incuriosita, stringendosi un cuscino al petto. Il cuore di Ron gli si
fermò. «Uhm, non ricordo bene, ehm... c’eri tu, c’ero io... bho...» disse vago,
anche se se lo ricordava perfettamente. E fu in quel momento che,
arrischiatosi a guardare Hermione in viso, notò l’espressione che aveva.
Conosceva quello sguardo. Significava che non avrebbe lasciato cadere la
questione per nulla al mondo, che ne aveva fatto una questione di principio. Non
poteva scampare da quello sguardo, pensò terrorizzato.
«Non ti credo.» esordì lei,
convinta. Ron si finse offeso, adottando una nuova tattica. «Scusa, perchè
dovrei dirti una bugia, eh?» ma lei non cedette, anzi, lo sguardo era più
ostinato che mai. «Non ne ho idea, è quello che sto cercando di capire...»
mormorò pensosa.
«Allora, ricapitolando,»
cominciò, «Hai fatto un sogno in cui c’ero io...»
«Hermione...» disse Ron,
allarmato. Doveva fare qualcosa, qualunque cosa, perchè sapeva che ci sarebbe
arrivata benissimo da sola.
«... e c’eri tu...»
«... per favore, non mi pare
giusto...» ormai farneticava.
«... e non mi vuoi dire cosa
succede, quindi...»
«Hermione... Hermione,
no!»
«... probabilmente era una cosa
imb -- » Hermione si interruppe immediatamente, un lampo di comprensione sul
viso. Immediatamente, quasi in contemporanea con Ron, cominciò a diventare
rossa. Lui aprì la bocca un paio di volte, senza proferire parola. «Qualunque
cosa tu stia pensando, è sbagliata!» disse, con voce acuta, alla fine.
«Non sai neanche cosa
sto pensando!»
«Io... no, però - »
«Allora è vero!» esclamò lei,
interrompendolo.
«No!»
«Sì, invece..! tu stavi
sognando... che... insomma, quel che io penso!»
Ron aprì ancora la bocca a
vuoto un paio di volte, rossissimo e incapace di fare alcun movimento. Hermione
intanto lo fissava mezza sconvolta, la bocca dischiusa. Ancora una volta i suoi
occhi scivolarono sulle sue labbra, e sentì un’altra vampata di calore.
«No!» disse, ostinato,
coprendosi gli occhi con il braccio.
«Ron... ti senti bene?»
«S...sì, tutto a posto, tutto a posto... credo solo che...
uhm, sarebbe meglio andare a letto, ecco...» balbettò, sempre con il braccio
sopra gli occhi; si girò ancora una volta e si avviò verso le scale, sbattendo
contro un tavolino sistemato lì accanto ed inciampando nel primo scalino. Era
stato uno sbaglio, decisamente uno sbaglio.
Avevo detto che il secondo capitolo era praticamente
pronto XD eccolo qui... per il terzo probabilmente lo avrete quando torno dalle
vacanze...
....
Non vi preoccupate, che sto via solo per tre giorni,
sabato torno XD (Ma chi si preoccupava? NdTutti ._.
NdLollo).
Ringrazio per le recensioni al primo capitolo: Merilyn,
Master Ellie, KarmyGranger [*_*], SiJay, emmarupert, Tabita, La Marita XD,
gigia990 [^*^]
Lollo
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Capitolo 3 *** Capitolo Terzo ***
.Sogni.
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Dedico questa fanfiction alle ragazze Drunks che mi hanno
fatto venire l‘ispirazione e alla Vally, che mi sopporta sempre e
comunque.
Ron
allungò una mano verso il pane tostato, irritato. Era stato alquanto frustrante
che Harry lo svegliasse tirandogli via il cuscino da sotto la testa, urlandogli
un: ‘Sveglia, dormiglione!’ nelle orecchie considerando che aveva dormito sì e
no due ore, le quali erano tra l’altro state anche popolate da sogni, ehm,
‘movimentati’.
Addentò una fetta di pane controvoglia, sconsolato.
«Buongiorno, Hermione» disse sua madre improvvisamente, mentre dei passi
si avvicinavano al tavolo. Ron s’irrigidì e avvampò, costringendosi a non
tradire però la sua agitazione. Ci mancava soltanto che qualcuno chiedesse cosa
avesse. Non aveva esattamente voglia di fare un resoconto dell’imbarazzante
nottata precedente.
Non
pensarci, si disse deciso. Non guardarla, pensò ancora una volta, fissando
ostinatamente il tavolo.
Non
potè però fare a meno di notare Hermione che allungava una mano per tirare in
avanti la sedia sulla quale solitamente usava sedersi alla Tana, vicino a Harry;
ma poi il suo sguardo scivolò sulla sedia accanto a quella di Ron. Lui si gelò,
mentre lei allungava la mano esitante, e si ritrovò a pensare
sieditiquisieditiquisieditiqui sempre più intensamente...
«Hermione, non ti siedi?»
Bene,
dopo questo Ginny doveva decisamente morire soffrendo.
Hermione arrossì, balbettò qualcosa e si sedette al solito posto. Ron si
voleva mangiare le mani urlando.
Perchè poi gli sembrava una cosa così importante che lei si sedesse
vicino a lui non lo riusciva a capire. Insomma, quante volte si erano seduti
vicini nei sette anni in cui si conoscevano? Miliardi di volte. Miliardi
di volte in cui era sembrato un gesto insignificante. Perchè non era più così?
Non aveva mica sette anni. Era il campione di pomiciate con Lavanda Brown –
anche se, okay, in fondo ripensandoci ora era un capitolo abbastanza buio della
sua vita – e ora un gesto così semplice lo metteva in subbuglio in quella
maniera? Era totalmente confuso, confusione che aumentò nel sentir dire
Hermione:
«Non
ti si può dare una mano che tu ti prendi tutto il braccio, che credevi di fare,
eh?»
Strabuzzò gli occhi, avvampò per l’ennesima volta e si girò verso di lei
di colpo; Harry stava masticando qualcosa, mentre Hermione lo guardava male.
«Ehi,
hai finito il pane e la marmellata, io te ne avevo chiesto un
pezzetto...»
«Sì,
un pezzetto, infatti! Me l’hai mangiato tutto!» esclamò Hermione,
roteando gli occhi.
Ron
si impose di calmarsi, respirando più lentamente. Continuò a mangiare,
lentamente, cercando di concentrarsi solo sul cibo. Deglutì con più forza,
perchè la frittella che stava mangiando gli si era impiantata in gola e non ne
voleva sapere di scendere giù, e aveva preso la consistenza di una spugna. Ormai
solo lui, Hermione ed Harry erano a tavola: Ron perchè mangiava con lentezza
calcolata; Hermione perchè era scesa per ultima, e Harry per senso di
solidarietà, probabilmente.
Non
fece in tempo a completare questo pensiero che sua madre si mise a chiamare
Harry da sopra le scale.
«Arrivo subito!» rispose lui, alzandosi. Si diresse verso la porta ed
uscì dalla cucina. Ci mancò poco che Ron si strozzasse con la sua stessa
saliva.
«Ron,» cominciò Hermione, lo sguardo rivolto al pavimento.
«D-dimmi!» disse, mentre tossiva. Ci mancava solo questa. Conosceva
quella voce. Era il suo tono da ‘sistemiamo i conti in sospeso’.
«Ti
senti bene?» chiese lei, allarmata.
«Ah,
mai sentito meglio» rispose Ron, schiarendosi la voce e cercando una
possibile via di fuga.
«Uhm,
bene...» mormorò lei. Poi, proprio mentre Ron si rassegnava a rimanere lì e a
sopportare di ritrovarsi tra pochi istanti il cuore maciullato, si schiarì la
voce.
«Stavo dicendo.»
«Sì»
l’assecondo lui, funereo.
«Insomma»
«Uhm.»
«Sì,ecco.»
Ron
roteò gli occhi. Insomma, se doveva ammazzarlo che lo facesse in
fretta!
Lei
colse quel suo gesto e disse, con voce sofferente e stizzita: «Eddai, perchè mi
devi fare parlare? Sai cosa ti voglio dire!»
«Sì,
lo so» replicò lui, sussurrando.
Lei
arrossì. Si schiarì di nuovo la voce, mettendosi a posto un ricciolo dietro le
orecchie. Un silenzio cadde tra loro, e lei alzò gli occhi verso di lui, come
aspettandosi una risposta. Quando fu chiaro che lui non aveva effettivamente
idea nè di cosa fare nè di cosa dire, mormorò, incerta: «Bè, e allora, cosa
dici?»
Lui
chiuse gli occhi, disperato e rassegnato, e sospirò: «Hermione, insomma, cosa
pensavi che ti dovessi rispondere? Mi dispiace, davvero, siamo in imbarazzo
tutti e due ed è tutta colpa mia...»
Lei
aprì e richiuse gli occhi, poi spalancò la bocca e chiuse anche quella, ad
intermittenza.
«Quindi... quindi tu...» balbettò.
«Hermione, davvero, mi dispiace tantissimo... tu sei... lo so... la mia
migliore amica...» disse lui, cercando di giustificarsi. Le sembrava che la
reazione di Hermione fosse stata abbastanza chiara da non cimentarsi in una
dichiarazione, anzi. Lei lo interruppe di colpo.
«Va
bene, va bene... sei stato... chiarissimo.» disse lei, guardandosi intorno
velocemente, come se non volesse far altro che cercare un modo per
andarsene.
«Davvero?» domandò Ron, confuso dalla sua reazione. Che problema c’era
allora? Cioè, c’era di sicuro un problema, un
miliardotrecentoventisettemilaquattrocentoventisei problemi, ma per lui.
«Sì... davvero.» abbassò lo sguardo, come sgonfiata, per poi
sfrecciare fuori dalla stanza, lasciandoci un Ron tremendamente confuso
dentro.
Salve a tutti! ^_^ So che avrei dovuto aggiornare prima, ma
non avevo proprio l'ispirazione. Domani al 99.99% avrete l'ultimo capitolo
(ultimo capitolo a meno che abbia dei ripensamenti sulla storia, che
conoscendomi può darsi che voglia continuarla all'improvviso), perchè poi parto
e non volevo lasciarvi col fiato in sospeso. So cosa significa aspettare una
cavolo di fanfiction, ed è alquanto fastidioso XD Ringrazio tantissimo
tutti quelli che hanno commentato, e tutti quelli che commenteranno!
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Lollo
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Capitolo 4 *** Capitolo Quarto ***
.Sogni.
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Dedico questa fanfiction alle ragazze Drunks che mi hanno
fatto venire l‘ispirazione e alla Vally, che mi sopporta sempre e
comunque.
Ron continuava a fissare la porta, interdetto e confuso. Non
riusciva a spiegarsi quella reazione, il fatto che lei fosse scappata via così
velocemente da lui... gli sembrava di averle spiegato tutto, di averle chiesto
scusa per quello stupido sogno e tutto, rassegnato ma felice in fondo – molto,
molto, mooooooolto, in fondo – di poter salvare così la loro amicizia. E poi
Hermione reagiva così.
Si
lasciò cadere smarrito e sconsolato sulla sedia, la testa tra le mani. Pur non
capendo assolutamente niente di quella situazione, non potè far a meno di
odiarsi. Se non si fosse lasciato trasportare sarebbe stato tutto normale
adesso, come prima; invece no, aveva dovuto fare il deficiente, senza pensare
alle conseguenze. Picchiò un pugno sul tavolo, arrabbiato con se
stesso.
«Ron... che hai?» sentì la voce allarmata di Harry provenire dalla porta.
Alzò lo sguardo e lo trovò sulla soglia della cucina, che lo fissava perplesso e
preoccupato. Si impose di alzarsi e avere un’aria più tranquilla: non aveva
decisamente voglia di raccontargli quell’umiliante situazione. Sospirò
impercettibilmente. «Sì, tutto a posto, non preoccuparti» disse in quella che
sperava fosse una voce convincente. Harry si passo una mano tra i capelli,
corrugando la fronte.
«Non
vi capisco... prima trovo Hermione che piange, poi tu così... sai cosa può
esserle successo?» gli domandò, confuso. Il cuore di Ron gli si fermò nel
petto.
«Hermione piange?» chiese a sua volta, con una nota di
disperazione e di smarrimento nella voce. Harry annuì. «In giardino, nel
granaio... le ho chiesto che avesse, ma mi ha detto di andare via che voleva
stare un po’ sola... non ne sai niente, allora?»
«No... no, non ne ho proprio idea...» mormorò. Harry si strinse nelle
spalle, con l’aria di non sapere che pesci pigliare. «Bè, a questo punto
penso... non so, che sarebbe meglio lasciarla stare, ce lo dirà quando si
sentirà meglio...» ipotizzò, uscendo dalla stanza. Appena Harry varcò la soglia,
Ron sfrecciò via, verso la porta sul retro, diretto verso il granaio. Doveva
chiarire, fare qualcosa, non sapeva neanche lui cosa, ma doveva farla; non
capiva questa reazione da parte sua, davvero, ma quello che gli importava non
era capirla, ma fare in modo che tutto tornasse com’era prima – per quanto lui
desiderasse tutto il contrario, ma era sempre meglio che niente, no?
Si
fermò all’entrata, anismante per la corsa. Hermione era in un angolo,
rannicchiata con le ginocchia al petto, e il cuore gli si strinse alla sua
vista. Si avvicino lentamente, poi le si sedette accanto. Lei alzò la testa
dalle ginocchia improvvisamente, di scatto. Aveva le guance umide e gli occhi
rossi, e quando notò che era stato Ron a sedersi vicino a lei la sentì
trattenere il respiro.
Nessuno dei due disse nulla per qualche minuto, fremi in quella
posizione, finchè Hermione non mormorò, la voce roca: «Che cosa
vuoi?»
Lui
abbassò lo sguardo. «Hermione, mi dispiace, davvero... insomma, non... non è
mica che posso controllare quello che sogno» disse, consapevole del fatto che
ripeteva quelle parole da un’ora, arrossendo. Le tirò su col naso. «Sì, lo so.
Non dovrei prendermela così, non voglio metterti in difficoltà.» abbassò lo
sguardo.
«Ora
è tutta colpa mia, se non potrò averti neanche come amico...» disse, la voce
improvvisamente intrisa di pianto.
«Ma
che dici, io voglio essere ancora tuo amico...» disse, sollevato da
quella frase. Allora lei voleva essere di nuovo amica sua! Ma si fermò in mezzo
alla frase, improvvisamente conscio del ‘neanche’ che lei aveva
pronunciato.
«Ora è tutta colpa mia, se non potrò averti neanche come
amico...»
Neanche come amico? Si voltò verso di lei, frastornato, in
cerca di capire la frase.
«Sì,
lo so,» stava dicendo lei con voce bassa e rabbiosa, in risposta a quello che
Ron aveva detto prima.
«Ehi,
aspetta,» disse lui, deciso a capire bene, «Cosa significa,
‘neanche’?»
Lei
lo guardò come se fosse pazzo. «Cosa?»
Lui
prese un respiro, cercando di frenare la sua irruenza. «Hai detto che per colpa
tua ora non potrai avermi ‘neanche’ come amico... perchè quel
neanche?»
Lei
adesso lo stava guardando come se fosse decisamente impazzito; poi assunse di
nuovo quello sguardo sofferente.
«Ronald Weasley, ma mi odi o cosa?»
Ron
strabuzzo gli occhi. Lui che la odiava era una cosa paradossale. «Ma sei
pazza?!» disse, a voce alta. Hermione continuava però ad avere
quell’espressione.
«Hermione, senti, non ho davvero capito... ma soprattutto non
capisco questa tua reazione,» lei a quella frase aprì la bocca come sconvolta ed
umiliata, ma lui non se ne rese conto
«Voglio dire, era solo un sogno, e -- »
«Lo
so, lo so, maledizione! Scusa se mi sono in un qualche modo illusa! Dovevo
capirlo che tanto per te era solo una... una... cosa fisica, ecco» concluse lei
interrompendolo con voce acuta, tirandosi in piedi. Lui la fissò.
«Cosa?» sussurrò. Hermione lo fissò, emise un gemito frustrato e battè un
piede per terra, esasperata. «Perchè, perchè, perchè continui a volermi far
soffrire? Cosa ti ho fatto? Lasciami in pace e basta, okay?» e si girò, per
andarsene. Ma Ron non aveva nessunissima intenzione di lasciarla andare adesso;
balzò in piedi e le afferrò un braccio.
Lei
si divincolò. «Lasciami andare!» gli ordinò, di nuovo in lacrime.
«Aspetta, aspetta! Cosa mi stavi dicendo prima?» era caduto in una specie
di trance, un filo di speranza di nuovo in lui. Lei lo fissò, stavolta
perplessa, ma ancora diffidente. Lui scosse la testa.
«Io... io credo di non aver... afferrato, ecco.» arrossì.
Lei
spalancò gli occhi. «Io... stavo dicendoti... che tu, insomma... mi piaci,
brutto deficiente!» disse infine, rossa in faccia.
Ron
sentì improvvisamente caldissimo, e le lasciò andare il braccio.
«Ah. Ah.
No, no... allora no.... non avevo capito, no...» fu solo capace di
dire.
Suo
malgrado, Hermione, roteò gli occhi, incredula. «E... allora?» chiese poi,
timidamente.
«Allora dico... dico che sì.» mormorò, impacciato.
«Sì
significa...» iniziò lei, questa volta decisa a non fare confusione.
«Significa... significa che sì... che mi piaci anche tu, ecco» concluse
alla fine, arrossendo ancora di più. Alzò gli occhi sul suo viso, e si accorse
sussultando che non l’aveva mai trovata così bella; gli occhi arrossati
luminosi, un grande sorriso sul viso, i capelli scompigliati... improvvisamente
fu conscio di cosa significava il fatto che si piacevano a vicenda, e non potè
frenarsi.
Esitante, si abbassò verso di lei, ed Hermione si sporse verso l’alto; le
loro labbra si sfiorarono appena un attimo, poi si scostarono velocemente,
ancora increduli di quel che era loro successo. Si fissarono un attimo, prima
che la scena si ripetesse: lui si sporse verso di lei, lei verso di lui, gli
occhi chiusi, le bocche unite, e questa volta dopo qualche istante Ron dischiuse
quasi involontariamente le labbra, la sua lingua che lambiva piano la bocca di
Hermione; lei dopo un po’ la dischiuse a sua volta per approfondire il bacio.
Ron non potè fare a meno di pensare al sogno della sera prima, e dirsi che in
ogni modo quello era decisamente meglio.
Lentamente cominciò ad accarezzarle la schiena da sopra la maglietta, ma
poco dopo le sua mani scivolarono esitanti sotto di essa, incerte; la sentì
trattenere il respiro, per poi stringersi di più a lui, infilandogli le mani nei
capelli. Ron, acquistato un po’ di coraggio, stava per spostare le mani sul
davanti, quando lei si staccò improvvisamente, rossa in volto. Lui la guardò,
affascinato ed allarmato.
«Cosa
c’è? Ho fatto qualcosa di male?» chiese, ansioso. Lei scosse la testa.
«No,
no... anzi,» disse, e abbassò gli occhi sorridendo. «Però, pensavo... cosa
credevi che ti stessi dicendo, prima, allora?»
Ron
avvampò. «Uhm, bè» cominciò sfregandosi il mento imbarazzato, «Io... credevo che
ti riferissi all’altra sera... che ti fossi... offesa, per il sogno.» disse,
infine.
«Oh!»
disse lei sorpresa. «Io... no... no, per niente, a dirla tutta» confessò, e le
sue guance si imporporarono. Stettero abbracciati così per qualche attimo, prima
che lei tornasse a sollevare la testa, per ricominciare quello che avevano
interrotto. Ma questa volta fu a lui che venne in mente una cosa.
«Aspetta,» disse, «Ho sentito, mentre eri addormentata... che anche tu
hai pronunciato il mio nome.» la guardò interrogativo. «Cosa sognavi?»
incalzò.
Lei aprì la bocca ad intermittenza. «Ah, no... niente di che... non
me lo ricordo più...» balbettò. Ron sorrise furbescamente.
«Eh,
no, non vale! Io te l’ho detto ieri sera, stavo morendo di vergogna ma l’ho
fatto!» disse, incrociando le braccia.
«Ti
giuro, non ricordo...» cominciò Hermione, sulla difensiva. Lui la guardò
accigliato, ma dentro di sè gioiva. «Signorina Granger, stava facendo brutti
pensieri sul sottoscritto?»
Lei
lo fissò incredula «Ehi, ehi, da quando sei così audace, tu?» Ron sorrise
compiaciuto. Si sentiva di affrontare il mondo in quel momento.
«E
comunque... no, non erano brutti, decisamente no.» concluse Hermione,
arrossendo.
Lui
le puntò un dito accusatore addosso. «Ma che imbrogliona! Tu che mi avevi fatto
tutta quella scena per il mio sogno, quando anche tu...»
«Oh,
sta zitto e baciami» disse lei, scocciata. Aveva appena posato le labbra sulle
sue quando lui la spinse via dolcemente. «No, non cercare di sviare il
discorso...»
Lei
alzò gli occhi al cielo, esasperata. «Va bene, va bene. Mi dispiace, scusami.
Soddisfatto?»
Lui
la guardò per un attimo, pensoso. «Sì,» decise, «Ma non abbastanza» aggiunse
poi, attirandola a sè nuovamente.
Fine.
Che dire, eccoci qui col capitolo finale ancora
una volta! Spero che vi sia piaciuto leggerlo almeno quanto è piaciuto a me
scriverlo ^_^ Ringrazio moltissimo tutti quelli che hanno commentato e
commenteranno. Buone vacanze a tutti! ^_________^
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