Broken Heart

di Magic_Life
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One ***
Capitolo 2: *** Chapter Two ***
Capitolo 3: *** Chapter Three ***
Capitolo 4: *** Chapter Four ***
Capitolo 5: *** Chapter Five ***
Capitolo 6: *** Chapter Six (prima parte) ***
Capitolo 7: *** Chapter Seven (o Six second part) ***



Capitolo 1
*** Chapter One ***


Mano nella mano camminavano pel le strade di Hogsmeade guardando qua e là qualche vetrina e mangiucchiando api frizzole e rotelle di liquirizia appena comprate da Mielandia

Mano nella mano camminavano pel le strade di Hogsmeade guardando qua e là qualche vetrina e

 

mangiucchiando api frizzole e rotelle di liquirizia appena comprate da Mielandia. “Ti prego, solo un’occhiatina,

 

non ci fermeremo molto” sbatté le ciglia qualche volta, sapeva che lui a quell’espressione non riusciva a

 

resistere “Lo sai che sono allergico ai libri, non puoi trascinarmi in una libreria ogni volta che uscia…” “Dai, ti

 

prego! Magari trovi qualcosa che ti interessa, tipo un libro sul Quidditch, oppure potresti sederti e aspettarmi”

 

occhi da cucciolo bisognoso d’affetto “oh, e va bene, però al massimo dieci minuti. E comunque non vale che

 

tu usi i tuoi dolci occhini per farmi cedere” lui mise un tenero broncio “Altrimenti a cosa mi servono questi

 

“dolci occhini”?!?” gli diede un casto bacio a fior di labbra e continuarono a camminare verso una meta ben

 

precisa.

 

 

 

Il rumore di uno schiaffo ben assestato risuonò nell’aria. “I miei più sinceri ringraziamenti Ronald Weasley per

 

avermi accompagnato in biblioteca e avermi fatto assistere a questa stupenda scenetta”. Evidente, sulla guancia

 

del ragazzo, spiccava l’impronta di una mano sempre più rossa. Dire che Lavanda Brown, in quel momento

 

immobile accanto a lui, somigliasse a una fontana sarebbe un eufemismo. Caldi lacrimoni le rigavano le guance

 

senza aver sosta, le braccia erano abbandonate lungo i fianchi e il corpo scosso da violenti singulti. Fissava il

 

rosso, più spaventato che sconvolto.

 

 

 

Pochi minuti prima

 

Lavanda Brown, fiera Grifondoro del sesto anno, intenta ad osservare le vetrine sfavillanti del centro di

 

Hogsmeade fu colta alla sprovvista da un attacco di gelosia: Ron Weasley ed Hermione Granger

 

chiacchieravano vicini, troppo vicini, così vicini da tenersi per mano, dall’altro lato della strada, mentre

 

varcavano la soglia del Ghirigoro. Calmati Lavanda, sono solo ottimi amici [ottimi amici che si tengono

 

per mano?!?] taci tu, vocina maligna, il mio Ron Ron non mi farebbe mai nulla di male, figurarsi uscire

 

con un’altra [ma i tuoi occhi sanno cos’hanno visto…]. Presa dal suo dibattito interiore non si accorse che

 

si stava dirigendo proprio nel luogo in cui pochi attimi prima si era apprestata a entrare la coppia.

 

 

E così si erano ritrovati in quella situazione: Hermione, lasciato da pochi minuti Ron all’ingresso del

 

Ghirigoro, aveva avuto fortuna nel trovare subito il libro che cercava e, effettuato il suo acquisto,

 

camminava tra gli scaffali cercando con lo sguardo il suo ragazzo.  Pietrificata, l’unica reazione che ebbe

 

alla vista della scena che le si presentava: il suo ragazzo e una delle sue amiche più fidate si stavano

 

scambiando teneri ma appassionati baci alla flebile luce che rischiarava l’aria polverosa degli scaffali

 

pieni di libri che arredavano la libreria. Troppo impegnati per accorgersi della sua presenza, continuarono

 

ignari del cataclisma che di lì a poco si sarebbe abbattuto su di loro. Solo quando la mancanza di ossigeno

 

li costrinse a staccarsi, Ron avvertì un fastidioso formicolio all’altezza della nuca che ben presto capì essere

 

uno sguardo furibondo che lanciava saette inceneritrici in sua direzione. “Oh…” tipico da Ron, classica

 

espressione sorpresa dopo essere stato colto con le mani nel sacco, o più precisamente con la lingua in

 

bocca altrui “Hai trovato ciò che cercavi? Andiamo?” dopo la sorpresa l’indifferenza.

 

Senza nemmeno badare all’indecifrabile espressione dipinta sul volto di Lavanda, si avvicinò con passo

 

sostenuto a quello che sarebbe dovuto essere il suo ragazzo.

 

 

 

“Non è come sembra!” aveva esclamato Ron senza pensarci su, spinto dal terrore. Curiosa di sentire quale fosse

 

il perché il suo ragazzo, ormai ex-ragazzo, stesse provvedendo a innalzarle un paio di stupende e ramificate

 

corna sulla testa facendo la respirazione bocca a bocca a una sanissima Lavanda nel bel mezzo di una libreria a

 

pochi passi da lei, Hermione si fermò dinanzi al rosso con le mani sui fianchi in una tipica posa Made in Molly

 

Weasley.

 

Ripensandoci, il ragazzo capì  d’aver sparato proprio una grossa cazzata. In effetti era come sembrava,

 

esattamente ed inesorabilmente come sembrava. Imbarazzato passò con lo sguardo dall’una all’altra ragazza,

 

cercando accuratamente nel suo dizionario mentale le parole adatte da utilizzare.

 

Hermione fissò per qualche istante Lavanda: sembrava essere a pezzi, lo sguardo vuoto e vacuo e le copiose

 

lacrime lo confermavano; probabilmente anche lei era caduta dalle nuvole scoprendo la doppia vita del rosso.

 

Tirò fuori dalla borsa un fazzolettino e glielo porse: solo allora la bionda parve riprendersi dal momentaneo

 

shock e riuscì ad articolare un flebile “grazie” in risposta.

 

Ron continuava a rimuginare su cosa avrebbe potuto salvarlo da quella situazione, torturandosi le mani

 

Aehm…Mi dispiace” le orecchie avevano assunto una colorazione vermiglia “Non era così

 

che…insomma…che doveva andare” Lavanda singhiozzò più forte e Hermione lo guardò, scioccata “Non era

 

così che doveva andare?!?”ripeté scettica “Cos’è? Il tuo piano non è andato come avevi previsto?” aggiunse

 

mentre le lacrime che fino ad allora non aveva versato premevano per uscire. A questo repentino cambio

 

d’umore Ron le si avvicinò cauto ma la riccia arretrò di un passo e voltò la testa mentre il suo cuore

 

sanguinava a quella triste verità: il tradimento. “Sentite, mi dispiace, è successo tutto prima che me ne potessi

 

accorgere. No Herm, aspetta…fammi finire” interruppe la mora proprio un istante prima che aprisse bocca

 

“Quello stesso giorno quando  Lavanda mi aveva baciato, dopo la schiacciante vittoria contro le

 

Serpi…beh…proprio la sera di quel giorno ti ho trovata tutta sola in Sala Comune e così…quando ti ho

 

vista…così assorta nei tuoi pensieri, un non so cosa è scattato in me e sono riuscito finalmente a dirti ciò che

 

provavo da anni ormai e, senza accorgermene, in quel momento avevo rimosso l’avvenimento con Lavanda.

 

Poi, pensandoci un po’ su, sono arrivato alla conclusione che volevo bene ad entrambe e non m sarei mai

 

potuto perdonare di avervi spezzato il cuore, così ho rimandato all’infinito l’inevitabile, non accorgendomi che

 

se fosse successo questo avreste sofferto ancora di più” e abbasso lo sguardo rivolgendolo al pavimento in una

 

muta richiesta di scuse. E sulle ultime parole del rosso si sarebbe potuto sentire un rumore di cocci, il cuore di

 

Hermione ridotto in frantumi. Ricacciando indietro le lacrime e usando tutto il disprezzo che aveva in corpo,

 

sibilò “Ronald Weasley sei un verme, un invertebrato essere strisciante” e scappò via senza lasciargli il tempo

 

di controbattere.

 

 

 

Un minuto. Mezz’ora. Un’ora. Una vita. Non sapeva da quanto stava correndo né sapeva dove i piedi la stavano

 

portando, sapeva solo di provare un dolore sordo nel petto, proprio lì dove ci sarebbe dovuto essere il cuore. Si.

 

Ci sarebbe dovuto essere perché era sicura che non c’era più: o era fuggito lontano dal quel ricordo ancora così

 

fresco e tagliente o era finito in frantumi ed ora le sue briciole giacevano proprio là, oltre l’ingresso del

 

Ghirigoro, a metà tra la sezione dei romanzi rosa e lo strabiliante mondo dei libri Fantasy, in un piccolo

 

mucchietto di cenere rosa.

 

Il freddo pungente, naturale in quel periodo dell’anno, le pizzicava le guance e le coloriva di un rosso quasi

 

innaturale, vista la sua pelle lattea, e le lacrime, che sgorgavano senza sosta da quegli occhi ormai gonfi e rossi

 

che un tempo erano stati brillanti e caldi, gelavano al contatto con quell’invernale mondo esterno.

 

Poi, ad un tratto, un sasso. E rovinosamente e inesorabilmente lei perse l’equilibrio. Ad attutire quella caduta

 

uno spesso e fresco strato di neve. Il libro appena acquistato a pochi passi da lei che ora si ritrovava in

 

ginocchio con le mani a coprirsi il volto, cercando invano di asciugare quelle lacrime che non avevano nessuna

 

intenzione di fermarsi, con la bieca speranza prima o poi di riuscire ad alzarsi per recuperare almeno un briciolo

 

d’orgoglio e cercare di colmare quella sensazione di vuoto che aveva dentro.

 

“Spostati lurida mezzosangue. Stai insudiciando la mia strada!” taglienti come lame, queste poche parole

 

vennero pronunziate con voce melliflua e sprezzante. Hermione alzò lentamente i tristi occhi castani per poi

 

puntarli in quelli glaciali del rampollo di casa Malfoy. E fu un attimo: il biondo per la prima volta in vita sua

 

rimase senza parole. Come poteva Hermione Jane Granger, fiera sanguesporco Grifondoro, colei che tutto sa e

 

non si lascia intimorire da nulla, quella che al terzo anno per un paio d’insulti gli aveva mollato un bel ceffone,

 

l’unica ad “avere le palle” nel terzetto più famoso di Hogwarts, stare inginocchiata a piangere e a mostrare la

 

sua fragilità di fronte al suo più acerrimo e fedele nemico?

 

Mille pensieri e possibili reazioni vorticarono nella sua testa mentre la Grifondoro tornava a versare lacrime

 

amare nelle proprie palme.

 

 

Perché la sua sfortuna doveva accompagnarla ovunque? Prima la rottura con Ronald, ora l’incontro con

 

Malfoy. Non poteva farsi vedere in quello stato pietoso da lui, il principe delle Serpi. Cercò invano di asciugare

 

le perle salate che le rigavano le guance e le offuscavano la vista ma quelle continuarono a scendere

 

copiosamente. Poi un rumore ovattato le giunse alle orecchie e pochi attimi dopo un tocco gentile sulle spalle

 

la fece sobbalzare. Invano si guardò intorno per capire cosa fosse successo: Malfoy non era più di fronte a lei e

 

di lui restavano solo delle impronte nella neve. Poi si accorse che qualcuno le aveva posato un mantello sulle

 

spalle; finemente ricamato con preziosi fili di seta, sul davanti spiccava lo stemma delle Serpi. E stranamente,

 

senza un motivo, il suo cuore mancò un battito.

 

 

 

 

 

 

 

 

Hellooo! Da quanto non scrivevo una fanfiction...premetto che non so se continuare o meno questa storia anche perché non so nemmeno com’è venuta. Recensite e fatemi sapere se è il caso di continuarla, tutto dipenderà dai commenti.

Baci8 a tuttiii, anche a chi legge e non lascia un commentino (anche se sapete che ne sarei feliiiiice J)

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Capitolo 2
*** Chapter Two ***


Caro Draco,

Caro Draco,

E’ con profonda costernazione che mi vedo costretta a riferirti gli ultimi avvenimenti presentatisi a Malfoy Manor. Tuo padre ha preferito anteporre la sua incolumità a tutto ciò che possedeva, compresa la sua famiglia. Non posso riportare qui di seguito informazioni così preziose quanto la meta della sua fuga, nel caso la lettera venga intercettata.

Ti chiedo soltanto di prestare più attenzione del solito a chi e a cosa ti circonda.

 

                                                                                                   Con affetto,

                                                                                                         Narcissa Black

 

 

Queste poche parole scritte di fretta con grafemi minuti ed eleganti spiccavano nero su bianco su carta da lettere accartocciata e dimenticata sul letto ricoperto da preziose coperte smeraldine ricamate d’argento.

Il ricevente di tale missiva sedeva sul davanzale di una sparuta finestra con una gamba penzoloni e l’altra stretta al busto. Lo sguardo, di solito freddo e inespressivo, tradiva la sua…debolezza?!? Si, in quel momento una dolorosa frattura si stava facendo spazio sulla maschera di finzione, odio e disprezzo accuratamente plasmata sull’anima dell’arrogante Draco Malfoy; gli occhi, lucidi, minacciavano lacrime che il suo orgoglio non avrebbe mai permesso rotolassero lungo le sue guance nivee. D’un tratto un lieve ticchettio contro la vetrata lo riscosse dai suoi tormentati pensieri e, voltandosi, incrociò un paio di sporgenti occhi gialli. Con un rapido e fluido movimento scese dal parapetto e aprì la finestra cosicché il maestoso barbagianni poté planare all’interno della stanza e appollaiarsi sulla scrivania, destreggiandosi abilmente tra pergamene e boccette d’inchiostro. Ben assicurato ad una zampetta artigliata spiccava un involto scuro, fermato da un nastro rosso e oro. ”La mezzosangue”  ricordava bene quell’incontro “Come scordarlo?”  gli occhi di lei esprimevano un turbinio di emozioni contrastanti ma il dolore spiccava su tutte. “Già…così distanti….eppure…così simili”  accantono quel pensiero in un cantuccio della sua mente e tornò a prestare attenzione all’oggetto. Sciolse il fiocco e cominciò a dispiegare il mantello così da poterlo riporre nel guardaroba, ma proprio in quel momento una scia dorata sprizzò dall’indumento e si fermò a mezz’aria componendo un “Grazie” a lettere chiare e sottili. Colto di sorpresa il ragazzo arretrò di un passo finendo con l’inciampare nelle frange del prezioso tappeto che ricopriva il parquet della stanza. Seduto per terra guardò torvo la cappa ancora stretta tra le sue mani e solo allora s’accorse della presenza, nella tasca interna, di un piccolo libricino consunto: a macchiarne i fogli un infinito numero di poesie scritte a mano. Facendo scorrere le pagine sotto le dita ne scovò una segnata da una foglia di magnolia secca e screpolata dal tempo a cui corrispondevano i versi di una certa Fiore D’Aprile, o almeno questo era scritto in cima alla pagina:

Fuggire via di Fiore D'aprile

Lo sguardo mio perso nel vuoto infinito, un profondo silenzio m'allontana, ed il tutto di concreto scompare.
Non vedo nulla, la malinconia m'assale divorandomi come un lupo affamato.
Il silenzio è mio padrone,la tristezza mi ha reso schiava.
Ritorno al fuggire, fuggire via, prigioniera del vento, persa in un immenso vuoto ,negli abissi oscuri del mare.
Violentemente mi libro libera nell'aria come invisibile, nessuno riuscirà solo minimamente ad intravedere il mio volto ,racchiuso nell'io camaleonte.

 

Cosa voleva trasmettergli la mezzosangue? Forse era davvero questo ciò che il suo animo stava provando? Se davvero fosse stato così, per lui non sarebbe stata una sorpresa. In fondo era da quel loro casuale incontro ad Hogsmeade che il dolore nascosto dietro quelle spente iridi color miele gli aveva trasmesso uno stato d’animo così affine al suo. E infatti quei pochi versi dicevano di lui più di quanto qualcuno avesse mai detto…

 

 

 

Ma ciao! Visto? Sono di nuovo qua XD

Ho seguito il consiglio di quelle sante che hanno avuto il coraggio di leggere questa schifezza che altro non è che la mia storia e che hanno persino commentato. Un grazie speciale a loro, per avermi fatto decidere a imbarcarmi in quest’impresa impossibile :D ma un grazie anche a chi ha letto senza lasciarmi un commentuccio. So che vista la lunghissima attesa per questo secondo chap  la lunghezza di quest’ultimo è davvero scarsa, ma mi serviva come passaggio per delineare anche l’animo di Draco. Comunque tranquille, ho già cominciato a scrivere il terzo chap, che spero verrà più lungo ( ^-^’’)

Alla prossima. Baci baci

 

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Capitolo 3
*** Chapter Three ***


Ancora quelle gocce salate ad inumidirle le guance, lo spettro di un amore, ormai finito, a perseguitarla nei suoi sogni, o meglio, incubi

Ancora quelle gocce salate ad inumidirle le guance, lo spettro di un amore, ormai finito, a perseguitarla nei suoi sogni, o meglio, incubi. Anche se ormai una settimana la separava dalle atroci fiamme dell’inferno che aveva dovuto attraversare nello scoprire la triste e dura realtà, dal risveglio di quel sogno che avrebbe voluto fosse durato per sempre, lei non riusciva a frenare le lacrime ogni qual volta restava da sola. Certo, con gli altri era diverso: aveva confessato che le era tutto passato e che anzi la situazione di stallo creatasi tra lei e Ron nell’ultimo periodo li avrebbe comunque condotti, presto o tardi, ad una rottura. Ma dentro si sentiva morire. Con Harry era stato facile: semplice e dolce come un bambino, si era fidato ciecamente delle parole della mora; ma Ginny? Oh no, con lei non aveva funzionato. I suoi profondi occhi blu avevano la capacità di leggerle in fondo all’anima, di sondare qualunque cosa le provocasse preoccupazione. E le sere, quando non riusciva a trovar pace tra le lacrime e il dolore, lei era lì accanto, ad accarezzarle i capelli e a sussurrarle parole di conforto, come una mamma che canta una dolce nenia alla bambina che non vuole smetterla di piangere. “Herm, Harry ti stava cercando in Sala Comune, gli ho detto che saresti scesa in breve” la voce di Calì risuonò da dietro la porta della sua stanza, dove si era rintanata ancora una volta nascosta dalle tende del grande letto a baldacchino. “Si, grazie”voce, un po’ incerta “Due minuti e arrivo” rispose spiccia. “Sicura sia tutto ok?” “Si, si, va pure”. Si asciugò rapida le lacrime col dorso della mano, si diede una rinfrescata e sorridente come sempre scese le scale. Fuori la vita. Dentro la morte.

 

Hey, ma vuoi rallentare?!?” la voce di Harry le arrivò chiara e forte alle orecchie ma l’ombra di un possibile ritardo sulla sua tabella di marcia quotidiana incombeva cupa e immensa sulla sua testa. “Abbiamo più di tre minuti di ritardo per l’incontro con madama Pince, non so come tu faccia a startene così tranquillo. Affretta il passo, su!” esclamò, sull’orlo di una crisi di nervi, la riccioluta Gryffindor mentre ribelli ciocche di capelli le scivolavano davanti agli occhi comportando una notevole perdita di tempo e concentrazione per essere ricollocate dietro un orecchio. “Herm non abbiamo mica un appuntamento, devi solo ritirare un libro!” affermò il bel moretto col fiato corto per la marcia forzata. Hermione si fermò di botto rischiando di far incespicare Harry nei suoi stessi passi per l’improvvisa fermata. “non abbiamo un appuntamento dici? Sono le tre e tre quarti” disse sventolando davanti agli occhi del bambino sopravvissuto il polso fasciato da un orologio con cinturino di pelle “e io avevo chiesto alla bibliotecaria di tenermi da parte quel libro per le tre e quaranta, ora in cui sarei dovuta essere da lei come pattuito, ma visto che mister so-giocare-a-quidditch-ma-corro-alla-velocità-di-una-lumaca ha deciso di venire con me per essere aiutato in Incantesimi ora le possibilità sono due: o acceleri e non proferisci parola finché non avrò accomodato queste faccende o ti mando a far compagnia ai pesci del Lago” disse risoluta la ragazza e si stampò un sorriso di puro compiacimento vedendo il moro deglutire a fatica. “Bene, direi che possiamo riprendere” accennò, recuperando il passo spedito di pochi attimi prima senza voltarsi. Proprio quando mancavano pochi passi per varcare la soglia della biblioteca, la ragazza, tutta presa dal suo ritardo, non s’accorse che qualcuno aveva di colpo svoltato l’angolo finendo per intralciarle la strada e, quando fece per fermarsi, era ormai troppo tardi. I libri che aveva tra le braccia erano sparsi qua e là e tutti i suoi appunti volteggiavano per il corridoio simulando la danza delle foglie autunnali. Pronta per esibirsi in una delle sue famosissime sfuriate, alzò lo sguardo fiero mentre si massaggiava le parti doloranti: ghiaccio. Occhi che da poco aveva imparato a riconoscere, quelle stesse iridi che la lambivano con la loro freddezza ma che sapevano comunicarle una muta richiesta d’aiuto, di libertà da quel mondo che ormai andava stretto a entrambi. “La mia ancora di salvezza…” ebbene sì, quello era stato il suo faro nelle buie notti di dolore che aveva vissuto. Se avesse sentito un esclamazione del genere pochi giorni addietro sarebbe scoppiata in una fragorosa risata, ma, in quel momento, anche se improbabile, quella era la verità. E non perché Draco Malfoy le avesse mai dato motivo di credere che loro avessero qualcosa in comune o provassero qualcosa, ma semplicemente perché quel nevoso pomeriggio di inizio dicembre lui aveva aperto una piccola breccia nel suo cuore, non amore o roba simile, solo speranza. E lei ci si era aggrappata con tutte le sue forze, senza pensare alle possibili conseguenze.

Il solito ghigno strafottente comparve sul volto del principe delle Serpi “Buongiorno mezzosangue” esclamò rialzandosi e spolverandosi lo scuro pantalone della divisa “immagino la gioia tu stia provando ora, dopo essermi caduta tra le braccia…”aggiunse facendo sfoggio della sua tipica smorfia compiaciuta. “salve a te Malfoy…se il buongiorno si vede dal mattino, oggi deve essere proprio la mia giornata sfortunata” ribatté a tono la saccente Grifondoro rialzandosi a sua volta e fissandolo bieco. “Il piacere è tutto mio” rispose il biondo che dopo una breve occhiata la sorpassò, continuando per la sua strada. “Maledetto Malfuretto…la prossima volta lo stendo a suon di pug…” ma il povero Harry perse le parole mentre il suo sguardo andava a scontrarsi con le fiamme che divampavano dalle iridi scure di Hermione “Mi pare che tra noi ci fosse un patto” accennò la riccia mentre riprendeva la sua corsa contro il tempo, facendo capire al moro che ben presto avrebbe fatto amicizia con gli Avvincini del lago.

 

Scivolò con la schiena lungo la porta chiusa alle sue spalle, un piccolo libricino stretto tra le dita affusolate. Mirtilla Malcontenta le ronzava attorno cercando di estrapolare qualche succoso scoop dalla vita privata di Hermione Granger. Certo, il bagno delle ragazze al secondo piano era il luogo migliore per starsene da soli coi propri pensieri, l’unico piccolo impiccio era, appunto, il fantasma della petulante Mirtilla. “Credevo di aver sentito la Habbott avere una conversazione piuttosto piccante con Smith…giù…al campo di Quidditch…” fece vaga la grifoncina guardandosi le unghie “Smith e la Habbott?” chiese con la sua vocina stridula e con finta indifferenza lo spettro “oh guarda…come s’è fatto tardi…devo incontrare Nick-quasi-senza-testa al piano di sotto….alla prossima Hermione” disse, defilandosi, la Malcontenta.

E finalmente calò il silenzio.

Dopo l’incidente con Malfoy, mentre raccoglieva i libri che le erano caduti, si era accorta della presenza del suo quadernetto di poesie tra gli appunti di Trasfigurazione e il libro di Ruf ma aveva preferito metterlo da parte senza far notare nulla a Harry, per evitare eventuali domande a cui sicuramente non avrebbe voluto o saputo rispondere.

Ora continuava a rigirarselo tra le mani, indecisa sul da farsi…poi, risoluta, optò per una sbirciatina. La pagina indicata dalla foglia che usava come segnalibro riportava una nuova poesia, scritta con una calligrafia impeccabile. “Malfoy…”

 

Edgar Allan Poe – La stella della sera
L'estate era al suo meriggio,
e la notte al suo colmo;
e ogni stella, nella sua propria orbita,
brillava pallida, pur nella luce
della luna, che più lucente e più fredda,
dominava tra gli schiavi pianeti,
nei cieli signora assoluta -
e, col suo raggio, sulle onde.
Per un poco io fissai
il suo freddo sorriso;
oh, troppo freddo - troppo freddo per me!
Passò, come un sudario,
una nuvola lanugiosa,
e io allora mi volsi a te
orgogliosa stella della sera,
alla tua remota fiamma,
più caro avendo il tuo raggio;
giacchè più mi allieta
l'orgogliosa parte
che in cielo svolgi a notte,
e di più io ammiro
il tuo fuoco distante
che non quella fredda, consueta luce.

 

Un accenno di sorriso si fece spazio sulle sue labbra mentre man mano scorreva i versi di quella poesia…ammirazione?! Strano sentimento da parte di colui che da anni ormai disprezzava la sua stirpe. Richiuse piano il quaderno, ora il sorriso era ben visibile. “Speranza…” sempre quel bagliore che le indicava la strada d’uscita da quell’oscurità. Un piccolo pezzo di pergamena scivolò dalle ultime pagine; recava scritto data e ora. Forse un appuntamento.

 

Stanza delle Necessità, 23.30

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buongiorno!!!!! (^_^)

Per farmi perdonare il ritardo del 2° chapter e la brevità dei capitoli, ve ne posto un altro fresco fresco, scritto praticamente stanotte  :D

Poi sono super felice di vedere che qualcuno legge la mia storiuncola e commenta anche (grazie mille a Wonderful, Malfoy_lover, stregha_85 e gemellina (^____^) ) …uhm…che altro?? Ah si, continuate a lasciarmi qualche commentuccio perché mi fanno sempre piacere J

 

P.S.

Credo che gli aggiornamenti avverranno nei week-end dato che quest’anno abbiamo la settimana corta a scuola così potrò dilettarmi nello scrivere

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Capitolo 4
*** Chapter Four ***


I suoi passi risuonavano più forti che mai, era solo, come lo era sempre stato

Buonanotte a tutti miei cari lettori…ed eccomi di nuovo qua col 4° chapter…so che è brevissimo e davvero mi mette tristezza vedere un chapter così breve e mettendomi in ginocchio vi chiedo perdono, ma l’ho scritto dopo aver finito filosofia e l’ho postato immediatamente perché incominciavano a venirmi i sensi di colpa per avervi interrotto il terzo capitolo sul più bello. Quuuuindi ecco a voi questo capitolo fresco fresco. Come al solito i commenti sono ben graditi e ne approfitto per ringraziare con tutto il cuore chi commenta e mi sprona a continuare questa storia. Buona lettura. J

 

 

 

 

 

I suoi passi risuonavano più forti che mai, era solo, come lo era sempre stato. Durarono a lungo quei metri che lo separavano dalla sua meta, il tempo passa molto più lentamente quando si vuole che passi velocemente. Con la sua consueta flemma arrivo al settimo piano, fermandosi a metà del corridoio dinanzi a una nuda parete di roccia. Quasi febbricitante d’impazienza, cominciò a camminare su e giù pronunciando parole sconnesse. “Granger……io……appuntamento…” sembrava un povero matto pronto per la camicia di forza. Eppure, a vederlo così, nessuno avrebbe mai riconosciuto in quel figuro losco e un po’ fuori di testa l’affascinante persona di Draco Malfoy. A un occhio estraneo sarebbe potuto sembrare un individuo dalla doppia personalità…un po’ come il dottor Jekyll e il suo Mr. Hyde; ma forse in questo caso entrambe le indoli si potevano definire parti dell’oscuro.

Finalmente una porta di legno, finemente intagliata, dal pomello d’ottone apparve dinanzi ai suoi occhi. Mentre un impercettibile brivido gli percorse la spina dorsale strinse le dita attorno alla maniglia e ruotò in senso orario: la serratura scattò e con un macabro cigolio la porta si aprì. La stanza era in penombra, rischiarata soltanto dalla fioca luce di qualche candela sorretta da bugie in argento lucido; in un angolo spiccava un tavolino a cui erano accostate due poltroncine di morbido velluto. Riluttante avanzò un passo oltre la soglia della stanza, turbato da quel senso d’inquietudine che quest’ultima gli trasmetteva.

In un tonfo sordo la porta si richiuse sbattendo alle sue spalle. Nella stanza calò una semioscurità densa di silenzio interrotto solo dal regolare respiro del biondo. Improvvisamente un braccio si avventò sul suo collo con la rapidità d’un falco, bloccandolo da dietro. Il respiro divenne più affannoso e irregolare. “Buonasera Granger” disse però mantenendo un tono di voce freddo e controllato. “Come l’hai capitò?” esclamò la ragazza sorpresa dall’essere stata scoperta. “Hai il respiro pesante, mi sono accorto di te non appena s’è aperta la por….Ma smettila, e non dire stupidaggini.” disse secca la mora, lasciando basito per l’ennesima volta il ragazzo. Draco Malfoy zittito per la seconda volta in meno di un paio di settimane dalla stessa persona, per di più mezzosangue…il mondo forse girava al contrario?! Eppure la cosa non l’aveva infastidito, anzi, al momento era concentrato a fissare i riflessi ambrati che la tremolante luce delle candele creava sui morbidi boccoli della Grifondoro. “Ehm…ecco…”disse poi risvegliandosi dalla momentanea trance e ricordandosi il motivo per cui era lì. “ecco…come dire……...grazie” aggiunse poi sussurrando e rivolgendo lo sguardo alle travi del parquet, accorgendosi di quanto il pavimento fosse attraente in quel momento. “non credo d’aver capito” disse Hermione che non era riuscita a captare l’ultima parola di Draco. “Uff…grazie” ripeté con un tono quantomeno scocciato, ma non arrabbiato, mentre il suo viso assumeva l’espressione di un bimbo che non vuole fare ciò che la mamma gli impone. “E di cosa?” rispose semplicemente la mora regalandogli un sorriso dolcissimo che lo colpì dritto al cuore. “Ora so di non essere da solo” dichiarò mentre le sue candide guance s’imporporavano appena. Hermione non poteva quantificare quanta tenerezza gli facesse in quel momento il suo nemico di sempre. D’impeto lo abbraccio.

 

Oh mamma…cosa stava succedendo?? La Granger che lo abbracciava? Indubbiamente ora poteva affermare che quel giorno il mondo girava al contrario. Rimase immobile e rigido come un ciocco di legno per 2 minuti buoni. Poi, riprendendosi, le poggiò le mani sulle spalle e s’avvicinò un poco. Subito le sue narici si riempirono d’un inebriante fragranza che sapeva di pesca e vaniglia.

Perché piangeva ora? Forse lui aveva fatto qualcosa di sbagliato? La allontanò un po’ da se prendendole gentilmente il viso tra le mani e fissandola nei profondi occhi color del miele al sole. Due grossi lacrimoni le solcavano le guance ma su quelle labbra piene e morbide il sorriso non se n’era andato “Lacrime di gioia”.

 

Senza rompere il filo invisibile che incatenava i loro occhi, la mora cautamente s’avvicinò di una spanna al volto del biondo temendo che lui potesse respingerla, le loro labbra quasi a contatto. E fu proprio lui ad annullare i sospiri che li separavano, suggellando qull’attimo con un dolce ma voluttuoso bacio mentre la grifondoro gli buttò le braccia al collo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Chapter Five ***


Due: i litri di caffé che aveva buttato giù da quella mattina

Due: i litri di caffé che aveva buttato giù da quella mattina. Due: le farfalle che giocavano a rincorrersi appena oltre la portata della sua mano. Due: gli occhi scuri che ogni notte abitavano i suoi sogni nell’ultimo periodo. Due. Si, erano due anche le settimane trascorse da quel fottutissimo giorno in cui aveva potuto lambire quelle labbra così morbide, piene e dolci. Le SUE  labbra.

Eppure, da allora, non c’era stato nulla. Neanche un insulto, ognuno troppo preso dal proprio conflitto interiore. “Bene e Male”  Quale delle due parti poteva assumere quel gesto? Troppo importante per essere accantonato ma impossibile da gestire. Ma era convinto di non essere stato l’unico; era convinto che anche LEI  aveva sentito quel soffio dannato percorrergli l’anima.  “Un’anima dannata”

 Infatti lei era il suo peccato capitale per cui avrebbe potuto vendersi l’anima.

Come aveva fatto a ritrovarsi in quel pasticcio? Da quando la Granger creava questo scompiglio nel suo cervello?

Non era più in grado di ragionare razionalmente, su questo non c’era dubbio…ma…possibile che solo un semplice bacio gli avesse demolito tutta una vita di sicurezze sui sentimenti e sulle reazioni, che ormai conosceva bene, del gentil sesso? Lui che di ragazze ne aveva avute a grappoli, il latin lover di Hogwarts, un vero e proprio sex simbol che ne aveva fatte di cotte e di crude che, per un casto bacio con una Grifondoro, si complicava la vita, già poco semplice, e veniva ossessionato dal silenzio che aleggiava tra loro?!

“Amore…?!  Era restio a pensarlo ma perché mentire a se stesso e, soprattutto, a quale scopo?

Non aveva alcun senso.

Forse, senza che lui s’accorgesse di nulla, quella strana ragazza era entrata in punta di piedi nel suo cuore, con nessuna pretesa, solo per donargli un sorriso radioso che non chiedeva nulla in cambio. Proprio a lui a cui avevano insegnato a non dar nulla per nulla, a non accettare niente se non gli veniva chiesto altro in cambio. Semplicemente un sorriso.

E quel sorriso l’aveva colpito e affondato.

 

Jacques Prévert – Pericoloso e tenero il volto dell’amore

Pericoloso e tenero

il volto dell'amore

m'è apparso la sera

d'un lunghissimo giorno

Forse era un arciere

con l'arco

 o un musicante

 con l'arpa

Non so più

 Non so niente

 La sola cosa che so

è che mi ha ferita

forse con una freccia

 forse con una canzone

La sola cosa che so

è che mi ha ferita

ferita al cuore

ferita per la vita

E brucia come brucia 

la ferita dell'amore.

 

Completò l’ultimo verso graffiando con la punta della piuma contro la carta ruvida dell’ingiallita pagina di un quadernetto, poi, con un gesto aggraziato, aggiunse a piè pagina le sue iniziali.

 

D. M.

Richiuse il libricino, attento a inserire la profumata foglia di magnolia alla giusta pagina.

 

Una soffice nuvola rubò al cielo un sottile raggio di luna. L’alba ormai era vicina ma di dormire lui non ne voleva proprio sapere. Ormai era uno strazio chiudere gli occhi e abbandonarsi a Morfeo. L’illusoria sensazione di poterla avere, poterla fare sua e poi accorgersi che era tutto un sogno. Ma si poteva essere più sfigati? Altro che san Potter! Almeno Draco aveva un buon motivo per lamentarsi.

Si alzò deciso a tornare in Sala Comune, spolverandosi il morbido pantalone di velluto scuro e riponendo nella tasca interna del mantello in piccolo e consunto libro che racchiudeva il loro amore. Amore?! Se così si poteva chiamare…e soprattutto se lei contraccambiava.

A passo lento e cadenzato si diresse verso una piccola radura, laddove era nascosto da occhi indiscreti un passaggio segreto che conduceva direttamente ai sotterranei, senza il rischio di farsi sgamare da Gazza.

 

 

Era sicura che fosse lui a passeggiare nel chiarore che precede l’alba. Il suo cuore mancò un battito. Quella chioma bionda e quel portamento elegante. Dire che stravedesse per Draco dal giorno in cui si erano incontrati nella stanza delle necessità era dir poco. Ma la sua timidezza…quella si che faceva male alla sua salute. Voleva corrergli incontro enunciandogli tutti i sintomi che la pervadevano ogni qual volta era in sua compagnia. Al diavolo quella sua testa pensante. Temeva sempre che lui potesse respingerla negando tutto ciò che era successo quel pomeriggio.

Così, senza accorgersene, piano piano si era allontanata del tutto dal Serpeverde, evitando anche gli aspri insulti che da sempre avevano caratterizzato i loro incontri. Non più una parola. Da più di due settimane. Ma lei continuava a sperarci. Hermione Jane Granger era una romanticona e continuava ad aspettare una mossa dal suo ribattezzato principe azzurro: Draco.

In fondo non c’era nulla di male nell’ammettere che Draco le piacesse un pochino. Ok, un po’ più di un pochino. E ancora più in fondo non c’era nulla di male a confessare che sperava che presto il suo quadernetto le sarebbe tornato indietro con qualcosa in più scritto tra quelle pagine. Tutto sommato non chiedeva poi molto. E poi come si dice in certi casi?

 

“La speranza è l’ultima a morire”

 

 

Ma hello miei cari lettori! Chissà perché sto prendendo il vizio di aggiornare la sera tardi….mah…

Comuuunque vi chiedo umilmente perdono per il ritardo del postaggio ma la scuola mi sta davvero stressando (e siamo appena alle prime 2 settimane).

Come al solito il chap non è lungo, ma ormai è diventata una mia caratteristica scrivere chap nn troppo lunghi., povere le mie lettrici a cui do sempre così poco da leggere. Scusatemiiii

Vabbè, stasera che ho 1 po’ più d tempo passo a ringraziare a uno a uno le persone così gentili che mi hanno lasciato 1 commento:

nightyrock: sulla coppia non ti do anticipazioni, vedrai in seguito (cm sn cattiva xD) cmq sn contenta che appaghi il tuo bisogno d romanticismo J

Wonderful: ormai tu 6 un’assidua commentatrice e ti ringrazio davvero per sopportare questo strazio d storia e commentarlo. Grazie grazie grazie

Hermione 09: anche a te grazie x il commento e sn contenta che ti piaccia questa storia

Gemellina: anche tu ormai assidua commentatrice, mi fa piacere che continui a leggere la storia e che nn t annoi J

 

Di nuovo grazie anche a chi legge e non commenta.

BaciuozziMagic Life-

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Capitolo 6
*** Chapter Six (prima parte) ***


La malinconica musica di un carillon si propagava mesta nell’aria profumata di rose; consumandosi lentamente, un incensino diffondeva le morbide note di un profumo nella soffusa luce della camera

La malinconica musica di un carillon si propagava mesta nell’aria profumata di rose; consumandosi lentamente, un incensino diffondeva le morbide note di un profumo nella soffusa luce della camera. Una ragazza stava compostamente seduta davanti alla sua specchiera mentre con delicati colpi di spazzola cercava di domare la sua chioma riccioluta. Uno strano luccichio si era impossessato dei suoi occhi e lo sguardo assorto lasciava intravedere che la sua mente macchinava qualcosa.

Afferrò un fermaglio a forma di farfalla e lo applicò tra i capelli, a fermarle delle ciocche ribelli che altrimenti le sarebbero ricadute sugli occhi.

Si alzò lisciandosi le pieghe della gonna della divisa e, per completare il tutto, si passò un filo di lucido sulle labbra poi, chiudendo la scatola in cui una ballerina vestita in tutù rosa ruotava su se stessa e mettendo quindi fine alla musica che ormai saturava l’aria della stanza, afferrò il suo quadernetto di poesie e uscì di corsa dalla stanza. Sperava soltanto di non trovare intoppi.

Ma qualcuno da lassù doveva volerle male perché i suoi desideri non vennero realizzati. Ginny, infatti, la attendeva alla fine della rampa di scale che conduceva al dormitorio femminile, la stessa che lei si apprestava a scendere.

Hey Herm, dove vai tutta in tiro?” curiosa come sempre, la rossa non aveva potuto far a meno di esprimerle ciò che pensava. “In tiro? Ma che dici, è la solita divisa scolastica…cosa vai a pensare? E comunque sto andando in biblioteca a cercare qualcosa sull’artiglio del diavolo” disse d’un fiato la riccia stringendo al petto il quaderno. “Sarà…comunque non è mica il terzo grado questo, rilassati. So che se ci fosse qualcosa o qualcuno di cui tu abbia voglia di parlare verresti subito da me” assentì ammiccando la piccola di casa Weasley sorpassandola e entrando nella sua stanza.

Hermione non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo e, dopo essersi guardata attorno, sgattaiolò il più presto possibile fuori dalla sua sala comune prima che qualche altro curioso la bloccasse di nuovo.

Doveva assolutamente parlargli. Ma parlargli di cosa poi? Aveva provato e riprovato a prepararsi un discorso ma alla fine aveva preferito immaginarsi una di quelle scene da film, dove i due protagonisti, il cui amore è stato ostacolato da tutto e tutti, alla fine si ritrovano correndo uno verso l’altra e si incontrano a metà strada suggellando il momento con un magnifico bacio…oddio…tutto questo era davvero patetico! Ma cosa le veniva in mente? L’algido principe delle Serpi fare una cosa del genere con una Mezzosangue babbanofila? Forse le si era sciolto il cervello a sentire tutte le ciarle delle sue compagne di stanza.

Piuttosto, ora che ci faceva caso, non sapeva dove la stavano portando i suoi piedi. Si fermò nel bel mezzo del corridoio e si rese conto di trovarsi a pochi passi dal bagno delle ragazze del terzo piano. Si appoggiò alla parete e scivolò fino a sedersi a terra.

Neanche lei sapeva bene cosa fare, aveva solo una gran confusione in testa e una strana gioia nel cuore. Che storia bizzarra per una mente razionale come la sua, lei che non si era mai fatta sopraffare dalle emozioni. E questo solo per Draco, colui che l’aveva umiliata e derisa per anni.

Un rumore di passi lontani irruppe nelle sue riflessioni costringendola a tornare coi piedi per terra. Indefinita e sfocata appariva la figura che si stava avvicinando e di certo la tremolante luce delle fiaccole che illuminavano il corridoio non aiutava. Poi, quando fu a poco più di qualche metro di distanza lo vide, lo stemma Serpeverde brillò sotto il riverbero della luce. I serici capelli gli sfioravano la fronte ricadendo scompostamente, la pelle nivea gli donava un che di angelico e le palpebre, quasi completamente abbassate, celavano alla vista due pozze d’argento profonde e magnetiche. Con la vana speranza di non essere notata e di riuscire a sfuggire a quell’incontro nascondendosi nella penombra che la circondava, cercò a tentoni un qualche appiglio, anche solo una pietra un po’ più sporgente delle altre,  per rialzarsi. Fu vana la speranza di salvezza poiché proprio in quell’istante Draco Malfoy sollevò lo sguardo e incontrò la morbida figura di Hermione Granger. Lì per lì rimase spiazzato, con una strana, anzi sorpresa, espressione in volto che, nel giro di una manciata di secondi, venne tramutata in una maschera di indifferenza. Poi, ripreso il suo autocontrollo, la Serpe cercò di dissimulare il mancato battito del suo cuore alla vista dell’inaspettata presenza. “Ciao…” sussurrò quasi impercettibilmente la mora cercando di assumere una, quantomeno, postura decorosa. In risposta ottenne solo un lieve cenno del capo. Un silenzio imbarazzante rendeva irrespirabile l’aria tra i due. “Oh, beh…è tardissimo, gli altri si preoccuperanno…devo proprio scappare” cosa  alquanto strana visto che l’orologio a pendolo stava suonando le otto e che era uscita da meno di dieci minuti dal dormitorio. Così dicendo la riccia si avviò nella direzione opposta a quella da cui proveniva il biondo. Piccolo inconveniente: nel superarlo, e qui la sfortuna c’aveva davvero messo lo zampino, il prezioso quaderno di cuoio le scivolò dalle braccia e finì ai piedi del Serpeverde. Le loro mani si sfiorarono nell’istante in cui, senza farci caso, si erano entrambi protesi per raccogliere l’oggetto. Ma lui, senza farsi sviare dall’accaduto, fu più veloce a recuperare il taccuino e, con il suo solito fare, lo porse senza convenevoli alla bruna che, mormorando parole di ringraziamento, accettò voltandosi subito dopo per tornare sulla sua strana.

<<Aspetta>> senza voltarsi a guardarla, Malfoy la richiamò indietro. “Ti fa così male la mia presenza?” poche parole pungenti. La disarmante semplicità con cui aveva posto quella domanda le bruciava il cuore. “N-no…io non volevo…essere così…scostante…” replicò Hermione irresoluta mentre si torturava una ciocca di capelli. “…e solo che, a volte, mi capita…” e ora? Si era incartata da sola. Non poteva mica dirgli che, spaventata da quello che si sarebbe potuto creare tra loro, inconsciamente lo aveva allontanato.

 

 

 

Caaaaarissime e amatissime lettrici, da quanto non aggiornavo? Mamma mia, come sono riprovevole  

La colpa è tutta della scuola che m’ha portato via un sacco di tempo…menomale che presto arriveranno le agognate vacanze di Natale e forse potrò andare un po’ avanti con la stesura della ficcy

Nel frattempo vi posto la prima parte di questo chap. Anche se questa parte è brevissima ho deciso di postarla per farvi presente che sono ancora viva, sebbene il mio comportamento vergognoso non mi abbia fatto aggiornare x molto.

Purtroppo vista l’ora (00.10) non riesco a ringraziarvi ad 1 ad 1 x i magnifici commenti lasciati ma sappiate che sono sempre molto apprezzati da questa povera scarabocchiatrice di fogli :D

Spero vi piaccia anche questo capitolo.

BacciottiMagic Life-

 

 

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Capitolo 7
*** Chapter Seven (o Six second part) ***


Inspirò profondamente, imponendo al proprio cuore di calmarsi e al sangue nelle sue vene di smettere di affluire verso le sue guance

Inspirò profondamente, imponendo al proprio cuore di calmarsi e al sangue nelle sue vene di smettere di affluire verso le sue guance. Pregando che lo stesso Godric Grifondoro le infondesse un po’ di coraggio, si inumidì le labbra, quasi sul punto di iniziare un discorso.

Inaspettatamente sollevò lo sguardo puntandolo fieramente negli occhi di lui, in quelle pozze d’argento fuso che per lei avevano assunto ormai un fascino magnetico.

E perle salate le sgorgarono dagli occhi. Senza motivo.

Era la seconda volta che si mostrava debole di fronte a lui.

Queste non son più lacrime, che fuore
stillo dagli occhi con sì larga vena
.
Non suppliron le lacrime al dolore:
finir, ch'a mezzo era il dolore a pena.
Dal fuoco spinto ora il vitale umore
fugge per quella via ch'agli occhi mena;
ed è quel che si versa, e trarrà insieme
e 'l dolore e la vita all'ore estreme.


Questi ch'indizio fan del mio tormento,
sospir non sono, né i sospir sono tali.
Quelli han triegua talora; io mai non sento
che 'l petto mio men la sua pena esali.
Amor che m'arde il cor, fa questo vento,
mentre dibatte intorno al fuoco l'ali.
Amor, con che miracolo lo fai,
che 'n fuoco il tenghi, e nol consumi mai?

Ma queste parole ne valevano la pena. Solo così era riuscita a far capire ciò che provava, ciò che ogni notte la tormentava.

Lui restò immobile.

Forse stupito da quel passo dell’Ariosto pronunciato con tale trasporto ed emozione. O forse solo colpito per aver appurato che Hermione Granger provava davvero qualcosa per lui.

Il crepitio delle fiaccole risuonava sinistro per tutto il corridoio, unico rumore ad infrangere quella fitta cappa di silenzio.

I secondi scorrevano via insieme alle sue speranze di ricevere una risposta, un sussurro, un solo cenno a quel tentativo di aprirgli il suo cuore.

Poi, proprio quando era sul punto di voltargli le spalle, lasciandosi indietro quell’umiliazione appena subita, lui parlò. Con voce calma e profonda. Prendendosi tutto il tempo del mondo.

 

“Amor, c'ha nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte, che,
come vedi, ancor non m'abbandona.”

 

E subito l’umiliazione non fu più tale. Le lacrime smisero di solcarle le guancee la bocca le si schiuse involontariamente in un’espressione di sorpresa.

Attimi di silenzio, respiri carichi di parole non dette.

Una frazione di secondo a separarli.

E con un tocco lieve lui le catturò una lacrima solitaria che si era incantata tra le sue ciglia e, quasi temendo di infrangerla in tanti minuscoli frammenti, la attirò a se imprigionandola tra le sue braccia.

Era così confortante quell’abbraccio! Ricambiò, lasciandosi finalmente andare ad un sospiro liberatorio, e un sorriso dolce le increspò le labbra.

Si strofinò contro il suo maglione: aveva un buon odore. Fresco e zuccherino al tempo stesso.

Ed ora?” soffiò lui in un sussurro. Ma lei non voleva pensare a cosa sarebbe successo di lì a un minuto, o ad un ora, o a tutta la vita. Voleva vivere appieno quel momento, farlo suo e imprimerlo a fuoco nella mente.

Poi ispirando ancora il suo odore rispose “Se sarai con me…qualunque cosa farai o dovunque vorrai andare…sarò con te”

La costrinse a sollevare il volto e le depositò un delicato bacio sulle labbra.

“La prendo per una promessa” le sussurrò ancora a fior di labbra.

 

 

 

 

 

E….continua! xD no, in realtà dopo tanti secoli che non postavo delle amiche mi hanno praticamente minacciata di continuarla…però ora non so se andare avanti o al massimo scrivere 1 epilogo…voi che dite? Questa volta mi sono anche mantenuta su citazioni abbastanza classiche (l’Ariosto e Dante.... mamma mia).

 

Ringrazio infinitamente chi ancora mi segue…le mie friends pazze che leggono le porcherie che scrivo e  chi si ritroverà a leggere questa roba x puro caso.

Baci a tutti J

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