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Mano nella mano camminavano pel le strade di Hogsmeade guardando qua e
là qualche vetrina e mangiucchiando api frizzole e rotelle di liquirizia
appena comprate da Mielandia
Mano
nella mano camminavano pel le strade di Hogsmeade guardando qua e là
qualche vetrina e
mangiucchiando
api frizzole e rotelle di liquirizia appena comprate da Mielandia. “Ti
prego, solo un’occhiatina,
non ci
fermeremo molto” sbatté le ciglia qualche volta, sapeva che lui a
quell’espressione non riusciva a
resistere
“Lo sai che sono allergico ai libri, non puoi trascinarmi in una libreria
ogni volta che uscia…” “Dai, ti
prego!
Magari trovi qualcosa che ti interessa, tipo un libro sul Quidditch, oppure
potresti sederti e aspettarmi”
occhi
da cucciolo bisognoso d’affetto “oh, e va bene, però al
massimo dieci minuti. E comunque non vale che
tu usi
i tuoi dolci occhini per farmi cedere” lui mise un tenero broncio
“Altrimenti a cosa mi servono questi
“dolci
occhini”?!?” gli diede un casto bacio a fior di labbra e
continuarono a camminare verso una meta ben
precisa.
Il
rumore di uno schiaffo ben assestato risuonò nell’aria. “I
miei più sinceri ringraziamenti Ronald Weasley per
avermi
accompagnato in biblioteca e avermi fatto assistere a questa stupenda
scenetta”. Evidente, sulla guancia
del
ragazzo, spiccava l’impronta di una mano sempre più rossa. Dire
che Lavanda Brown, in quel momento
immobile
accanto a lui, somigliasse a una fontana sarebbe un eufemismo. Caldi lacrimoni
le rigavano le guance
senza
aver sosta, le braccia erano abbandonate lungo i fianchi e il corpo scosso da
violenti singulti. Fissava il
rosso,
più spaventato che sconvolto.
Pochi minuti prima
Lavanda Brown, fiera Grifondoro del sesto
anno, intenta ad osservare le vetrine sfavillanti del centro di
Hogsmeade fu colta alla sprovvista da un
attacco di gelosia: Ron Weasley ed Hermione Granger
chiacchieravano vicini, troppo vicini,
così vicini da tenersi per mano, dall’altro lato della strada,
mentre
varcavano la soglia del Ghirigoro. Calmati Lavanda, sono solo ottimi amici
[ottimi amici che si tengono
per
mano?!?] taci tu, vocina maligna, il mio Ron Ron non
mi farebbe mai nulla di male, figurarsi uscire
con
un’altra [ma i tuoi occhi sanno cos’hanno visto…]. Presa dal suo dibattito interiore non si accorse
che
si stava dirigendo proprio nel luogo in cui
pochi attimi prima si era apprestata a entrare la coppia.
E così si erano ritrovati in quella
situazione: Hermione, lasciato da pochi minuti Ron all’ingresso del
Ghirigoro, aveva avuto fortuna nel trovare
subito il libro che cercava e, effettuato il suo acquisto,
camminava tra gli scaffali cercando con lo
sguardo il suo ragazzo.Pietrificata, l’unica reazione che ebbe
alla vista della scena che le si
presentava: il suo ragazzo e una delle sue amiche più fidate si stavano
scambiando teneri ma appassionati baci alla
flebile luce che rischiarava l’aria polverosa degli scaffali
pieni di libri che arredavano la libreria.
Troppo impegnati per accorgersi della sua presenza, continuarono
ignari del cataclisma che di lì a
poco si sarebbe abbattuto su di loro. Solo quando la mancanza di ossigeno
li costrinse a staccarsi, Ron
avvertì un fastidioso formicolio all’altezza della nuca che ben
presto capì essere
uno sguardo furibondo che lanciava saette
inceneritrici in sua direzione. “Oh…” tipico da Ron, classica
espressione sorpresa dopo essere stato
colto con le mani nel sacco, o più precisamente con la lingua in
bocca altrui “Hai trovato ciò
che cercavi? Andiamo?” dopo la sorpresa l’indifferenza.
Senza nemmeno badare
all’indecifrabile espressione dipinta sul volto di Lavanda, si
avvicinò con passo
sostenuto a quello che sarebbe dovuto
essere il suo ragazzo.
“Non
è come sembra!” aveva esclamato Ron senza pensarci su, spinto dal
terrore. Curiosa di sentire quale fosse
il
perché il suo ragazzo, ormai ex-ragazzo, stesse provvedendo a innalzarle
un paio di stupende e ramificate
corna
sulla testa facendo la respirazione bocca a bocca a una sanissima Lavanda nel
bel mezzo di una libreria a
pochi
passi da lei, Hermione si fermò dinanzi al rosso con le mani sui fianchi
in una tipica posa Made in Molly
Weasley.
Ripensandoci,
il ragazzo capìd’aver
sparato proprio una grossa cazzata. In effetti era come sembrava,
esattamente
ed inesorabilmente come sembrava. Imbarazzato passò con lo sguardo
dall’una all’altra ragazza,
cercando
accuratamente nel suo dizionario mentale le parole adatte da utilizzare.
Hermione
fissò per qualche istante Lavanda: sembrava essere a pezzi, lo sguardo
vuoto e vacuo e le copiose
lacrime
lo confermavano; probabilmente anche lei era caduta dalle nuvole scoprendo la
doppia vita del rosso.
Tirò
fuori dalla borsa un fazzolettino e glielo porse: solo allora la bionda parve
riprendersi dal momentaneo
shock e
riuscì ad articolare un flebile “grazie” in risposta.
Ron
continuava a rimuginare su cosa avrebbe potuto salvarlo da quella situazione,
torturandosi le mani
“Aehm…Mi dispiace” le orecchie avevano assunto
una colorazione vermiglia “Non era così
che…insomma…che
doveva andare” Lavanda singhiozzò più forte e Hermione lo
guardò, scioccata “Non era
così
che doveva andare?!?”ripeté scettica “Cos’è? Il
tuo piano non è andato come avevi previsto?” aggiunse
mentre
le lacrime che fino ad allora non aveva versato premevano per uscire. A questo
repentino cambio
d’umore
Ron le si avvicinò cauto ma la riccia arretrò di un passo e
voltò la testa mentre il suo cuore
sanguinava
a quella triste verità: il tradimento. “Sentite, mi dispiace,
è successo tutto prima che me ne potessi
accorgere.
No Herm, aspetta…fammi finire” interruppe la mora proprio un
istante prima che aprisse bocca
“Quello
stesso giorno quandoLavanda mi
aveva baciato, dopo la schiacciante vittoria contro le
Serpi…beh…proprio
la sera di quel giorno ti ho trovata tutta sola in Sala Comune e
così…quando ti ho
vista…così
assorta nei tuoi pensieri, un non so cosa è scattato in me e sono
riuscito finalmente a dirti ciò che
provavo
da anni ormai e, senza accorgermene, in quel momento avevo rimosso
l’avvenimento con Lavanda.
Poi,
pensandoci un po’ su, sono arrivato alla conclusione che volevo bene ad
entrambe e non m sarei mai
potuto
perdonare di avervi spezzato il cuore, così ho rimandato
all’infinito l’inevitabile, non accorgendomi che
se
fosse successo questo avreste sofferto ancora di più” e abbasso lo
sguardo rivolgendolo al pavimento in una
muta
richiesta di scuse. E sulle ultime parole del rosso si sarebbe potuto sentire
un rumore di cocci, il cuore di
Hermione
ridotto in frantumi. Ricacciando indietro le lacrime e usando tutto il
disprezzo che aveva in corpo,
sibilò
“Ronald Weasley sei un verme, un invertebrato essere strisciante” e
scappò via senza lasciargli il tempo
di
controbattere.
Un
minuto. Mezz’ora. Un’ora. Una vita. Non sapeva da quanto stava
correndo né sapeva dove i piedi la stavano
portando,
sapeva solo di provare un dolore sordo nel petto, proprio lì dove ci
sarebbe dovuto essere il cuore. Si.
Ci
sarebbe dovuto essere perché era sicura che non c’era più:
o era fuggito lontano dal quel ricordo ancora così
fresco
e tagliente o era finito in frantumi ed ora le sue briciole giacevano proprio
là, oltre l’ingresso del
Ghirigoro,
a metà tra la sezione dei romanzi rosa e lo strabiliante mondo dei libri
Fantasy, in un piccolo
mucchietto
di cenere rosa.
Il
freddo pungente, naturale in quel periodo dell’anno, le pizzicava le
guance e le coloriva di un rosso quasi
innaturale,
vista la sua pelle lattea, e le lacrime, che sgorgavano senza sosta da quegli
occhi ormai gonfi e rossi
che un
tempo erano stati brillanti e caldi, gelavano al contatto con
quell’invernale mondo esterno.
Poi, ad
un tratto, un sasso. E rovinosamente e inesorabilmente lei perse
l’equilibrio. Ad attutire quella caduta
uno
spesso e fresco strato di neve. Il libro appena acquistato a pochi passi da lei
che ora si ritrovava in
ginocchio
con le mani a coprirsi il volto, cercando invano di asciugare quelle lacrime
che non avevano nessuna
intenzione
di fermarsi, con la bieca speranza prima o poi di riuscire ad alzarsi per
recuperare almeno un briciolo
d’orgoglio
e cercare di colmare quella sensazione di vuoto che aveva dentro.
“Spostati
lurida mezzosangue. Stai insudiciando la mia strada!” taglienti come
lame, queste poche parole
vennero
pronunziate con voce melliflua e sprezzante. Hermione alzò lentamente i
tristi occhi castani per poi
puntarli
in quelli glaciali del rampollo di casa Malfoy. E fu un attimo: il biondo per
la prima volta in vita sua
rimase
senza parole. Come poteva Hermione Jane Granger, fiera sanguesporco Grifondoro,
colei che tutto sa e
non si
lascia intimorire da nulla, quella che al terzo anno per un paio
d’insulti gli aveva mollato un bel ceffone,
l’unica
ad “avere le palle” nel terzetto più famoso di Hogwarts,
stare inginocchiata a piangere e a mostrare la
sua
fragilità di fronte al suo più acerrimo e fedele nemico?
Mille
pensieri e possibili reazioni vorticarono nella sua testa mentre la Grifondoro
tornava a versare lacrime
amare
nelle proprie palme.
Perché
la sua sfortuna doveva accompagnarla ovunque? Prima la rottura con Ronald, ora
l’incontro con
Malfoy.
Non poteva farsi vedere in quello stato pietoso da lui, il principe delle
Serpi. Cercò invano di asciugare
le
perle salate che le rigavano le guance e le offuscavano la vista ma quelle
continuarono a scendere
copiosamente.
Poi un rumore ovattato le giunse alle orecchie e pochi attimi dopo un tocco
gentile sulle spalle
la fece
sobbalzare. Invano si guardò intorno per capire cosa fosse successo:
Malfoy non era più di fronte a lei e
di lui
restavano solo delle impronte nella neve. Poi si accorse che qualcuno le aveva
posato un mantello sulle
spalle;
finemente ricamato con preziosi fili di seta, sul davanti spiccava lo stemma
delle Serpi. E stranamente,
senza
un motivo, il suo cuore mancò un battito.
Hellooo! Da quanto non scrivevo una fanfiction...premetto
che non so se continuare o meno questa storia anche perché non so
nemmeno com’è venuta. Recensite e fatemi sapere se è il
caso di continuarla, tutto dipenderà dai commenti.
Baci8
a tuttiii, anche a chi legge e non lascia un
commentino (anche se sapete che ne sarei feliiiiiceJ)
E’ con profonda
costernazione che mi vedo costretta a riferirti gli ultimi avvenimenti
presentatisi a Malfoy Manor. Tuo padre ha preferito
anteporre la sua incolumità a tutto ciò che possedeva, compresa la sua
famiglia. Non posso riportare qui di seguito informazioni
così preziose quanto la meta della sua fuga, nel caso la lettera venga
intercettata.
Ti chiedo soltanto
di prestare più attenzione del solito a chi e a cosa ti circonda.
Con
affetto,
Narcissa Black
Queste poche parole scritte di fretta con grafemi minuti ed
eleganti spiccavano nero su bianco su carta da lettere accartocciata e
dimenticata sul letto ricoperto da preziose coperte smeraldine ricamate
d’argento.
Il ricevente di tale missiva sedeva sul davanzale di una sparuta
finestra con una gamba penzoloni e l’altra stretta al busto. Lo sguardo, di
solito freddo e inespressivo, tradiva la sua…debolezza?!?
Si, in quel momento una dolorosa frattura si stava facendo spazio sulla
maschera di finzione, odio e disprezzo accuratamente plasmata
sull’anima dell’arrogante Draco Malfoy; gli occhi, lucidi, minacciavano lacrime
che il suo orgoglio non avrebbe mai permesso rotolassero lungo le sue guance
nivee. D’un tratto un lieve ticchettio contro la vetrata lo
riscosse dai suoi tormentati pensieri e, voltandosi, incrociò un paio di
sporgenti occhi gialli. Con un rapido e fluido movimento scese dal parapetto e
aprì la finestra cosicché il maestoso barbagianni poté planare all’interno
della stanza e appollaiarsi sulla scrivania, destreggiandosi abilmente tra
pergamene e boccette d’inchiostro. Ben assicurato ad una zampetta artigliata
spiccava un involto scuro, fermato da un nastro rosso e oro. ”La mezzosangue”ricordava bene quell’incontro “Come scordarlo?” gli occhi di lei esprimevano un turbinio di
emozioni contrastanti ma il dolore spiccava su tutte. “Già…così distanti….eppure…così simili”accantono
quel pensiero in un cantuccio della sua mente e tornò a prestare attenzione
all’oggetto. Sciolse il fiocco e cominciò a dispiegare il mantello così da
poterlo riporre nel guardaroba, ma proprio in quel momento una scia dorata
sprizzò dall’indumento e si fermò a mezz’aria componendo un “Grazie” a lettere
chiare e sottili. Colto di sorpresa il ragazzo arretrò di un passo finendo con
l’inciampare nelle frange del prezioso tappeto che ricopriva il parquet della
stanza. Seduto per terra guardò torvo la cappa ancora stretta tra le sue mani e
solo allora s’accorse della presenza, nella tasca interna, di un piccolo
libricino consunto: a macchiarne i fogli un infinito numero di poesie scritte a
mano. Facendo scorrere le pagine sotto le dita ne scovò una segnata da una
foglia di magnolia secca e screpolata dal tempo a cui corrispondevano i versi
di una certa Fiore D’Aprile,o almeno questo era scritto in cima alla
pagina:
Fuggire via di Fiore D'aprile
Lo sguardo mio perso nel vuoto infinito, un profondo silenzio
m'allontana, ed il tutto di concreto scompare.
Non vedo nulla, la malinconia m'assale divorandomi
come un lupo affamato.
Il silenzio è mio padrone,la tristezza mi ha reso
schiava.
Ritorno al fuggire, fuggire via, prigioniera del vento, persa in un immenso
vuoto ,negli abissi oscuri del mare.
Violentemente mi libro libera nell'aria come invisibile, nessuno riuscirà solo
minimamente ad intravedere il mio volto ,racchiuso
nell'io camaleonte.
Cosa voleva trasmettergli la
mezzosangue? Forse era davvero questo ciò che il suo animo stava provando? Se davvero fosse stato così, per lui non sarebbe stata una
sorpresa. In fondo era da quel loro casuale incontro ad
Hogsmeade che il dolore nascosto dietro quelle spente iridi color miele gli
aveva trasmesso uno stato d’animo così affine al suo. E
infatti quei pochi versi dicevano di lui più di quanto qualcuno avesse
mai detto…
Ma ciao! Visto? Sono di nuovo qua XD
Ho
seguito il consiglio di quelle sante che hanno avuto il coraggio di leggere
questa schifezza che altro non è che la mia storia e
che hanno persino commentato. Un grazie speciale a loro, per avermi fatto
decidere a imbarcarmi in quest’impresa impossibile :D
ma un grazie anche a chi ha letto senza lasciarmi un commentuccio.
So che vista la lunghissima attesa per questo secondo chapla lunghezza di
quest’ultimo è davvero scarsa, ma mi serviva come passaggio per delineare anche
l’animo di Draco. Comunque tranquille, ho già cominciato
a scrivere il terzo chap, che spero verrà più lungo (
^-^’’)
Ancora quelle gocce salate ad inumidirle le guance, lo spettro di un
amore, ormai finito, a perseguitarla nei suoi sogni, o meglio, incubi
Ancora quelle gocce salate
ad inumidirle le guance, lo spettro di un amore, ormai finito, a perseguitarla
nei suoi sogni, o meglio, incubi. Anche se ormai una settimana la separava
dalle atroci fiamme dell’inferno che aveva dovuto attraversare nello scoprire
la triste e dura realtà, dal risveglio di quel sogno che avrebbe
voluto fosse durato per sempre, lei non riusciva a frenare le lacrime
ogni qual volta restava da sola. Certo, con gli altri era diverso: aveva
confessato che le era tutto passato e che anzi la situazione di stallo creatasi
tra lei e Ron nell’ultimo periodo li avrebbe comunque
condotti, presto o tardi, ad una rottura. Ma dentro si
sentiva morire. Con Harry era stato facile: semplice e dolce come un bambino,
si era fidato ciecamente delle parole della mora; ma Ginny? Oh no, con lei non
aveva funzionato. I suoi profondi occhi blu avevano la capacità di leggerle in
fondo all’anima, di sondare qualunque cosa le provocasse
preoccupazione. E le sere, quando non riusciva a trovar pace tra le lacrime e
il dolore, lei era lì accanto, ad accarezzarle i capelli e a sussurrarle parole
di conforto, come una mamma che canta una dolce nenia
alla bambina che non vuole smetterla di piangere. “Herm, Harry ti stava
cercando in Sala Comune, gli ho detto che saresti
scesa in breve” la voce di Calì risuonò da dietro la porta della sua stanza,
dove si era rintanata ancora una volta nascosta dalle tende del grande letto a
baldacchino. “Si, grazie”voce, un po’ incerta “Due minuti e arrivo” rispose
spiccia. “Sicura sia tutto ok?” “Si, si, va pure”. Si asciugò rapida le lacrime
col dorso della mano, si diede una rinfrescata e sorridente come sempre scese
le scale. Fuori la vita. Dentro la morte.
“Hey,
ma vuoi rallentare?!?” la voce di Harry le arrivò chiara
e forte alle orecchie ma l’ombra di un possibile ritardo sulla sua tabella di
marcia quotidiana incombeva cupa e immensa sulla sua testa. “Abbiamo
più di tre minuti di ritardo per l’incontro con madama Pince, non so
come tu faccia a startene così tranquillo. Affretta il passo, su!” esclamò, sull’orlo di una crisi di nervi, la riccioluta Gryffindor mentre ribelli ciocche di capelli le scivolavano
davanti agli occhi comportando una notevole perdita di tempo e concentrazione
per essere ricollocate dietro un orecchio. “Herm non abbiamo mica un
appuntamento, devi solo ritirare un libro!” affermò il bel moretto col fiato
corto per la marcia forzata. Hermione si fermò di botto rischiando di far
incespicare Harry nei suoi stessi passi per l’improvvisa fermata. “non abbiamo un appuntamento dici? Sono le tre e tre quarti”
disse sventolando davanti agli occhi del bambino sopravvissuto il polso
fasciato da un orologio con cinturino di pelle “e io avevo chiesto alla
bibliotecaria di tenermi da parte quel libro per le tre e quaranta, ora in cui
sarei dovuta essere da lei come pattuito, ma visto che
mister so-giocare-a-quidditch-ma-corro-alla-velocità-di-una-lumaca
ha deciso di venire con me per essere aiutato in Incantesimi ora le possibilità
sono due: o acceleri e non proferisci parola finché non avrò accomodato queste
faccende o ti mando a far compagnia ai pesci del Lago” disse risoluta la
ragazza e si stampò un sorriso di puro compiacimento vedendo il moro deglutire
a fatica. “Bene, direi che possiamo riprendere”
accennò, recuperando il passo spedito di pochi attimi prima senza voltarsi.
Proprio quando mancavano pochi passi per varcare la soglia della biblioteca, la
ragazza, tutta presa dal suo ritardo, non s’accorse che qualcuno aveva di colpo
svoltato l’angolo finendo per intralciarle la strada e, quando fece per
fermarsi, era ormai troppo tardi. I libri che aveva tra le braccia erano sparsi
qua e là e tutti i suoi appunti volteggiavano per il corridoio simulando la
danza delle foglie autunnali. Pronta per esibirsi in una delle sue famosissime
sfuriate, alzò lo sguardo fiero mentre si massaggiava
le parti doloranti: ghiaccio. Occhi che da poco aveva imparato a riconoscere,
quelle stesse iridi che la lambivano con la loro freddezza ma che sapevano
comunicarle una muta richiesta d’aiuto, di libertà da quel mondo che ormai
andava stretto a entrambi. “La mia ancora di
salvezza…” ebbene sì, quello era stato il suo faro nelle buie notti di dolore
che aveva vissuto. Se avesse sentito un esclamazione
del genere pochi giorni addietro sarebbe scoppiata in una fragorosa risata, ma, in quel momento,
anche se improbabile, quella era la verità. E non perché Draco Malfoy le avesse
mai dato motivo di credere che loro avessero qualcosa in comune o provassero
qualcosa, ma semplicemente perché quel nevoso pomeriggio di inizio
dicembre lui aveva aperto una piccola breccia nel suo cuore, non amore o roba
simile, solo speranza. E lei ci si era aggrappata con
tutte le sue forze, senza pensare alle possibili conseguenze.
Il solito ghigno strafottente comparve sul volto del principe delle
Serpi “Buongiorno mezzosangue” esclamò rialzandosi e spolverandosi lo scuro
pantalone della divisa “immagino la gioia tu stia provando ora, dopo essermi
caduta tra le braccia…”aggiunse facendo sfoggio della sua tipica smorfia
compiaciuta. “salve a te Malfoy…se il buongiorno si vede dal mattino, oggi deve
essere proprio la mia giornata sfortunata” ribatté a tono la saccente
Grifondoro rialzandosi a sua volta e fissandolo bieco. “Il piacere è tutto mio”
rispose il biondo che dopo una breve occhiata la sorpassò, continuando per la
sua strada. “Maledetto Malfuretto…la prossima volta
lo stendo a suon di pug…” ma il povero Harry perse le parole mentre il suo sguardo
andava a scontrarsi con le fiamme che divampavano dalle iridi scure di Hermione
“Mi pare che tra noi ci fosse un patto” accennò la riccia mentre riprendeva la
sua corsa contro il tempo, facendo capire al moro che ben presto avrebbe fatto
amicizia con gli Avvincini del lago.
Scivolò con la
schiena lungo la porta chiusa alle sue spalle, un piccolo libricino stretto tra
le dita affusolate. Mirtilla Malcontenta le ronzava
attorno cercando di estrapolare qualche succoso scoop dalla vita privata di
Hermione Granger. Certo, il bagno delle ragazze al secondo
piano era il luogo migliore per starsene da soli coi propri pensieri, l’unico
piccolo impiccio era, appunto, il fantasma della petulante Mirtilla. “Credevo
di aver sentito la Habbott avere una conversazione piuttosto
piccante con Smith…giù…al campo di Quidditch…” fece vaga la grifoncina
guardandosi le unghie “Smith e la Habbott?”
chiese con la sua vocina stridula e con finta indifferenza lo spettro “oh
guarda…come s’è fatto tardi…devo incontrare Nick-quasi-senza-testa
al piano di sotto….alla prossima Hermione” disse,
defilandosi, la Malcontenta.
E finalmente calò il silenzio.
Dopo
l’incidente con Malfoy, mentre raccoglieva i libri che le erano caduti, si era
accorta della presenza del suo quadernetto di poesie
tra gli appunti di Trasfigurazione e il libro di Ruf
ma aveva preferito metterlo da parte senza far notare nulla a Harry, per
evitare eventuali domande a cui sicuramente non avrebbe voluto o saputo
rispondere.
Ora continuava
a rigirarselo tra le mani, indecisa sul da farsi…poi, risoluta, optò per una sbirciatina. La pagina indicata dalla foglia
che usava come segnalibro riportava una nuova poesia, scritta con una
calligrafia impeccabile. “Malfoy…”
EdgarAllan Poe
– La stella della sera L'estate
era al suo meriggio, e la notte al suo
colmo; e ogni stella, nella sua propria orbita, brillava pallida, pur
nella luce della luna, che più
lucente e più fredda, dominava tra gli
schiavi pianeti, nei cieli signora
assoluta - e, col suo raggio,
sulle onde. Per un poco io fissai il suo freddo sorriso; oh, troppo freddo - troppo
freddo per me! Passò, come un sudario,
una nuvola lanugiosa, e io allora mi volsi a te orgogliosa stella della
sera, alla tua remota fiamma,
più caro avendo il tuo
raggio; giacchè più mi allieta l'orgogliosa parte che in cielo svolgi a
notte, e di più io ammiro il tuo fuoco distante che non quella fredda,
consueta luce.
Un
accenno di sorriso si fece spazio sulle sue labbra mentre
man mano scorreva i versi di quella poesia…ammirazione?! Strano sentimento da
parte di colui che da anni ormai disprezzava la sua
stirpe. Richiuse piano il quaderno, ora il sorriso era ben visibile.
“Speranza…” sempre quel bagliore che le indicava la strada d’uscita da
quell’oscurità. Un piccolo pezzo di pergamena scivolò dalle ultime pagine;
recava scritto data e ora. Forse un appuntamento.
Stanza delle Necessità, 23.30
Buongiorno!!!!! (^_^)
Per farmi perdonare il ritardo del 2° chapter
e la brevità dei capitoli, ve ne posto un altro fresco fresco, scritto praticamente stanotte :D
Poi sono super felice di vedere che qualcuno legge la mia storiuncola e commenta anche (grazie mille a Wonderful, Malfoy_lover, stregha_85
e gemellina (^____^) ) …uhm…che altro?? Ah si, continuate a lasciarmi qualche commentuccio
perché mi fanno sempre piacere J
P.S.
Credo che gli aggiornamenti avverranno nei week-end dato che
quest’anno abbiamo la settimana corta a scuola così potrò dilettarmi nello scrivere
I suoi passi risuonavano più forti che mai, era solo, come lo era sempre
stato
Buonanotte a tutti
miei cari lettori…ed eccomi di nuovo qua col 4° chapter…so che è brevissimo e davvero mi mette tristezza
vedere un chapter così breve e mettendomi in
ginocchio vi chiedo perdono, ma l’ho scritto dopo aver finito filosofia e l’ho
postato immediatamente perché incominciavano a venirmi i sensi di colpa per
avervi interrotto il terzo capitolo sul più bello. Quuuuindi
ecco a voi questo capitolo fresco fresco.
Come al solito i commenti sono ben graditi e ne
approfitto per ringraziare con tutto il cuore chi commenta e mi sprona a
continuare questa storia. Buona lettura. J
I suoi passi risuonavano
più forti che mai, era solo, come lo era sempre stato. Durarono a lungo quei metri
che lo separavano dalla sua meta, il tempo passa molto più lentamente quando si
vuole che passi velocemente. Con la sua
consueta flemma arrivo al settimo piano, fermandosi a
metà del corridoio dinanzi a una nuda parete di roccia. Quasi febbricitante d’impazienza,
cominciò a camminare su e giù pronunciando parole sconnesse.
“Granger……io……appuntamento…” sembrava un povero matto pronto per la camicia di
forza. Eppure, a vederlo così, nessuno avrebbe mai riconosciuto in quel figuro
losco e un po’ fuori di testa l’affascinante persona
di Draco Malfoy. A un occhio estraneo sarebbe potuto
sembrare un individuo dalla doppia personalità…un po’ come il dottor Jekyll e il suo Mr. Hyde; ma
forse in questo caso entrambe le indoli si potevano definire parti dell’oscuro.
Finalmente
una porta di legno, finemente intagliata, dal pomello d’ottone apparve dinanzi
ai suoi occhi. Mentre un impercettibile brivido gli
percorse la spina dorsale strinse le dita attorno alla maniglia e ruotò in
senso orario: la serratura scattò e con un macabro cigolio la porta si aprì. La
stanza era in penombra, rischiarata soltanto dalla fioca luce di qualche
candela sorretta da bugie in argento lucido; in un angolo spiccava un tavolino
a cui erano accostate due poltroncine di morbido velluto. Riluttante avanzò un
passo oltre la soglia della stanza, turbato da quel senso d’inquietudine che
quest’ultima gli trasmetteva.
In un tonfo sordo la porta si richiuse sbattendo
alle sue spalle. Nella stanza
calò una semioscurità densa di silenzio interrotto solo dal regolare respiro
del biondo. Improvvisamente un braccio si avventò sul suo collo con la rapidità
d’un falco, bloccandolo da dietro. Il respiro divenne
più affannoso e irregolare. “Buonasera Granger” disse però mantenendo un tono di voce freddo e controllato. “Come l’hai capitò?” esclamò
la ragazza sorpresa dall’essere stata scoperta. “Hai il respiro pesante, mi
sono accorto di te non appena s’è aperta la por….” “Ma smettila, e non dire stupidaggini.” disse
secca la mora, lasciando basito per l’ennesima volta il ragazzo. Draco Malfoy
zittito per la seconda volta in meno di un paio di settimane dalla stessa
persona, per di più mezzosangue…il mondo forse girava al contrario?!Eppure la cosa non l’aveva
infastidito, anzi, al momento era concentrato a fissare i riflessi ambrati che
la tremolante luce delle candele creava sui morbidi boccoli della Grifondoro.
“Ehm…ecco…”disse poi risvegliandosi dalla momentanea trance
e ricordandosi il motivo per cui era lì. “ecco…come dire……...grazie”
aggiunse poi sussurrando e rivolgendo lo sguardo alle travi del parquet,
accorgendosi di quanto il pavimento fosse attraente in
quel momento. “non credo d’aver capito” disse Hermione che non era riuscita a
captare l’ultima parola di Draco. “Uff…grazie” ripeté
con un tono quantomeno scocciato, ma non arrabbiato, mentre il suo viso
assumeva l’espressione di un bimbo che non vuole fare ciò che la mamma gli
impone. “E di cosa?” rispose semplicemente la mora
regalandogli un sorriso dolcissimo che lo colpì dritto al cuore. “Ora so di non
essere da solo” dichiarò mentre le sue candide guance
s’imporporavano appena. Hermione non poteva quantificare quanta tenerezza gli facesse in quel momento il suo nemico di sempre. D’impeto lo
abbraccio.
Oh
mamma…cosa stava succedendo??La Granger che lo
abbracciava? Indubbiamente ora poteva affermare che quel giorno il mondo girava
al contrario. Rimase immobile e rigido come un ciocco di legno per 2 minuti
buoni. Poi, riprendendosi, le poggiò le mani sulle spalle e s’avvicinò un poco.
Subito le sue narici si riempirono d’un inebriante fragranza
che sapeva di pesca e vaniglia.
Perché
piangeva ora? Forse lui aveva fatto qualcosa di sbagliato? La allontanò un po’
da se prendendole gentilmente il viso tra le mani e fissandola nei profondi
occhi color del miele al sole. Due grossi lacrimoni le solcavano le guance ma
su quelle labbra piene e morbide il sorriso non se n’era andato “Lacrime di
gioia”.
Senza
rompere il filo invisibile che incatenava i loro
occhi, la mora cautamente s’avvicinò di una spanna al volto del biondo temendo
che lui potesse respingerla, le loro labbra quasi a contatto. E fu proprio lui ad annullare i sospiri che li separavano,
suggellando qull’attimo con un dolce ma voluttuoso
bacio mentre la grifondoro gli buttò le braccia al collo.
Due: i litri di caffé che aveva buttato giù da quella mattina
Due:
i litri di caffé che aveva buttato giù da quella mattina. Due: le farfalle che giocavano a rincorrersi appena oltre la
portata della sua mano. Due: gli occhi scuri che ogni
notte abitavano i suoi sogni nell’ultimo periodo. Due. Si, erano due
anche le settimane trascorse da quel fottutissimo
giorno in cui aveva potuto lambire quelle labbra così morbide, piene e dolci.
Le SUElabbra.
Eppure,
da allora, non c’era stato nulla. Neanche un insulto, ognuno troppo preso dal
proprio conflitto interiore. “Bene e Male”Quale delle due parti
poteva assumere quel gesto? Troppo importante per essere
accantonato ma impossibile da gestire. Ma era convinto di non essere stato
l’unico; era convinto che anche LEIaveva sentito
quel soffio dannato percorrergli l’anima.“Un’anima
dannata”
Infatti lei era il
suo peccato capitale per cui avrebbe potuto vendersi l’anima.
Come aveva fatto a
ritrovarsi in quel pasticcio? Da quando la Granger creava questo scompiglio nel suo
cervello?
Non era più in grado di
ragionare razionalmente, su questo non c’era dubbio…ma…possibile che solo un
semplice bacio gli avesse demolito tutta una vita di sicurezze sui sentimenti e
sulle reazioni, che ormai conosceva bene, del gentil sesso? Lui che di ragazze ne aveva avute a grappoli, il latin lover di Hogwarts, un
vero e proprio sex simbol che ne aveva fatte di cotte
e di crude che, per un casto bacio con una Grifondoro, si complicava la vita,
già poco semplice, e veniva ossessionato dal silenzio che aleggiava tra loro?!
“Amore…?!”Era restio a pensarlo ma
perché mentire a se stesso e, soprattutto, a quale scopo?
Non aveva alcun senso.
Forse, senza che lui
s’accorgesse di nulla, quella strana ragazza era entrata in punta di piedi nel
suo cuore, con nessuna pretesa, solo per donargli un sorriso radioso che non
chiedeva nulla in cambio. Proprio a lui a cui avevano insegnato a non dar nulla
per nulla, a non accettare niente se non gli veniva
chiesto altro in cambio. Semplicemente un sorriso.
E
quel sorriso l’aveva colpito e affondato.
JacquesPrévert – Pericoloso e tenero il volto dell’amore
Pericoloso e
tenero
il volto dell'amore
m'è apparso la sera
d'un lunghissimo giorno
Forse era un
arciere
con l'arco
o un musicante
con l'arpa
Non so più
Non so
niente
La sola cosa che so
è che mi ha ferita
forse con una freccia
forse con una canzone
La
sola cosa che so
è che mi ha ferita
ferita al cuore
ferita per la vita
E brucia come brucia
la ferita dell'amore.
Completò
l’ultimo verso graffiando con la punta della piuma contro la carta ruvida
dell’ingiallita pagina di un quadernetto, poi, con un gesto aggraziato,
aggiunse a piè pagina le sue iniziali.
D.
M.
Richiuse il libricino,
attento a inserire la profumata foglia di magnolia
alla giusta pagina.
Una soffice nuvola rubò al
cielo un sottile raggio di luna. L’alba ormai era vicina ma
di dormire lui non ne voleva proprio sapere. Ormai era uno strazio chiudere gli
occhi e abbandonarsi a Morfeo. L’illusoria sensazione di poterla
avere, poterla fare sua e poi accorgersi che era tutto un sogno. Ma si
poteva essere più sfigati? Altro che san Potter!
Almeno Draco aveva un buon motivo per lamentarsi.
Si alzò deciso a tornare
in Sala Comune, spolverandosi il morbido pantalone di velluto
scuro e riponendo nella tasca interna del mantello in piccolo e consunto
libro che racchiudeva il loro amore. Amore?! Se così si poteva chiamare…e soprattutto se lei
contraccambiava.
A passo lento e cadenzato
si diresse verso una piccola radura, laddove era nascosto da occhi indiscreti
un passaggio segreto che conduceva direttamente ai sotterranei, senza il
rischio di farsi sgamare da Gazza.
Era sicura che fosse lui a
passeggiare nel chiarore che precede l’alba. Il suo cuore mancò un battito. Quella
chioma bionda e quel portamento elegante. Dire che stravedesse per Draco dal giorno in cui si erano
incontrati nella stanza delle necessità era dir poco. Ma la
sua timidezza…quella si che faceva male alla sua salute. Voleva
corrergli incontro enunciandogli tutti i sintomi che la pervadevano ogni qual
volta era in sua compagnia. Al diavolo quella sua testa pensante. Temeva sempre
che lui potesse respingerla negando tutto ciò che era successo quel pomeriggio.
Così, senza accorgersene,
piano piano si era allontanata del tutto dal
Serpeverde, evitando anche gli aspri insulti che da sempre avevano
caratterizzato i loro incontri. Non più una parola. Da più di due settimane. Ma lei continuava a sperarci. Hermione Jane
Granger era una romanticona e continuava ad aspettare
una mossa dal suo ribattezzato principe azzurro: Draco.
In fondo non c’era nulla
di male nell’ammettere che Draco le piacesse un pochino. Ok, un po’ più di un
pochino. E ancora più in fondo non c’era nulla di male
a confessare che sperava che presto il suo quadernetto le sarebbe tornato
indietro con qualcosa in più scritto tra quelle pagine. Tutto
sommato non chiedeva poi molto. E poi come si
dice in certi casi?
“La speranza è l’ultima a
morire”
Mahello
miei cari lettori! Chissà perché sto prendendo il vizio di aggiornare la sera
tardi….mah…
Comuuunque vi chiedo umilmente
perdono per il ritardo del postaggio ma la scuola mi sta davvero stressando (e siamo appena alle
prime 2 settimane).
Come al solito il chap
non è lungo, ma ormai è diventata una mia caratteristica scrivere chapnn troppo lunghi., povere le
mie lettrici a cui do sempre così poco da leggere. Scusatemiiii
Vabbè, stasera che ho 1 po’ più
d tempo passo a ringraziare a uno a uno le persone
così gentili che mi hanno lasciato 1 commento:
nightyrock:
sulla coppia non ti do anticipazioni, vedrai in seguito (cm sn
cattiva xD) cmqsn contenta che appaghi il tuo bisogno d romanticismo J
Wonderful: ormai tu 6 un’assidua
commentatrice e ti ringrazio davvero per sopportare
questo strazio d storia e commentarlo. Grazie graziegrazie
Hermione 09: anche a te grazie x il commento e sn contenta che ti piaccia questa
storia
Gemellina: anche tu ormai assidua commentatrice, mi fa piacere
che continui a leggere la storia e che nn t annoi J
La malinconica musica di un carillon si propagava mesta nell’aria
profumata di rose; consumandosi lentamente, un incensino diffondeva le morbide
note di un profumo nella soffusa luce della camera
La
malinconica musica di un carillon si propagava mesta nell’aria profumata di
rose; consumandosi lentamente, un incensino diffondeva le morbide note di un
profumo nella soffusa luce della camera. Una ragazza stava compostamente seduta
davanti alla sua specchiera mentre con delicati colpi
di spazzola cercava di domare la sua chioma riccioluta. Uno strano luccichio si
era impossessato dei suoi occhi e lo sguardo assorto lasciava
intravedere che la sua mente macchinava qualcosa.
Afferrò
un fermaglio a forma di farfalla e lo applicò tra i capelli, a fermarle delle
ciocche ribelli che altrimenti le sarebbero ricadute sugli occhi.
Si
alzò lisciandosi le pieghe della gonna della divisa e, per completare il tutto,
si passò un filo di lucido sulle labbra poi, chiudendo la scatola in cui una
ballerina vestita in tutù rosa ruotava su se stessa e
mettendo quindi fine alla musica che ormai saturava l’aria della stanza,
afferrò il suo quadernetto di poesie e uscì di corsa dalla stanza. Sperava
soltanto di non trovare intoppi.
Ma
qualcuno da lassù doveva volerle male perché i suoi desideri non vennero realizzati. Ginny,
infatti, la attendeva alla fine della rampa di scale che conduceva al
dormitorio femminile, la stessa che lei si apprestava a scendere.
“HeyHerm, dove vai tutta in tiro?”
curiosa come sempre, la rossa non aveva potuto far a meno di esprimerle ciò che
pensava. “In tiro? Ma che dici, è la solita divisa scolastica…cosa vai a pensare? E comunque sto
andando in biblioteca a cercare qualcosa sull’artiglio del diavolo” disse d’un
fiato la riccia stringendo al petto il quaderno. “Sarà…comunque
non è mica il terzo grado questo, rilassati. So che se ci fosse
qualcosa o qualcuno di cui tu abbia voglia di parlare verresti subito da me”
assentì ammiccando la piccola di casa Weasley
sorpassandola e entrando nella sua stanza.
Hermione
non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo e, dopo essersi guardata
attorno, sgattaiolò il più presto possibile fuori dalla
sua sala comune prima che qualche altro curioso la bloccasse di nuovo.
Doveva
assolutamente parlargli. Ma parlargli di cosa poi?
Aveva provato e riprovato a prepararsi un discorso ma alla fine aveva preferito
immaginarsi una di quelle scene da film, dove i due protagonisti, il cui amore
è stato ostacolato da tutto e tutti, alla fine si ritrovano correndo uno verso
l’altra e si incontrano a metà strada suggellando il
momento con un magnifico bacio…oddio…tutto questo era davvero patetico! Ma cosa le veniva in mente? L’algido principe delle Serpi
fare una cosa del genere con una Mezzosangue babbanofila?
Forse le si era sciolto il cervello a sentire tutte le
ciarle delle sue compagne di stanza.
Piuttosto,
ora che ci faceva caso, non sapeva dove la stavano
portando i suoi piedi. Si fermò nel bel mezzo del corridoio e si rese conto di
trovarsi a pochi passi dal bagno delle ragazze del terzo piano. Si appoggiò
alla parete e scivolò fino a sedersi a terra.
Neanche
lei sapeva bene cosa fare, aveva solo una gran confusione in testa e una strana
gioia nel cuore. Che storia bizzarra per una mente razionale
come la sua, lei che non si era mai fatta sopraffare dalle emozioni. E
questo solo per Draco, colui che
l’aveva umiliata e derisa per anni.
Un
rumore di passi lontani irruppe nelle sue riflessioni costringendola a tornare coi piedi per terra. Indefinita e sfocata appariva la figura
che si stava avvicinando e di certo la tremolante luce delle fiaccole che
illuminavano il corridoio non aiutava. Poi, quando fu a poco più di qualche
metro di distanza lo vide, lo stemma Serpeverde brillò sotto il riverbero della luce. I serici
capelli gli sfioravano la fronte ricadendo scompostamente, la pelle nivea gli
donava un che di angelico e le palpebre, quasi
completamente abbassate, celavano alla vista due pozze d’argento profonde e
magnetiche. Con la vana speranza di non essere notata e di riuscire a sfuggire
a quell’incontro nascondendosi nella penombra che la
circondava, cercò a tentoni un qualche appiglio, anche solo una pietra un po’
più sporgente delle altre,per rialzarsi. Fu vana la speranza di salvezza
poiché proprio in quell’istante DracoMalfoy sollevò lo sguardo e
incontrò la morbida figura di HermioneGranger. Lì per lì rimase spiazzato, con una strana, anzi
sorpresa, espressione in volto che, nel giro di una manciata
di secondi, venne tramutata in una maschera di indifferenza. Poi, ripreso il
suo autocontrollo, la Serpe
cercò di dissimulare il mancato battito del suo cuore alla vista
dell’inaspettata presenza. “Ciao…” sussurrò quasi impercettibilmente la mora
cercando di assumere una, quantomeno, postura decorosa. In
risposta ottenne solo un lieve cenno del capo. Un silenzio imbarazzante rendeva
irrespirabile l’aria tra i due. “Oh, beh…è tardissimo, gli altri si
preoccuperanno…devo proprio scappare” cosaalquanto strana visto che l’orologio a
pendolo stava suonando le otto e che era uscita da meno di dieci minuti dal
dormitorio. Così dicendo la riccia si avviò nella direzione opposta a quella da
cui proveniva il biondo. Piccolo inconveniente: nel superarlo, e qui la
sfortuna c’aveva davvero messo lo zampino, il prezioso
quaderno di cuoio le scivolò dalle braccia e finì ai piedi del Serpeverde. Le loro mani si sfiorarono nell’istante in cui,
senza farci caso, si erano entrambi protesi per
raccogliere l’oggetto. Ma lui, senza farsi sviare
dall’accaduto, fu più veloce a recuperare il taccuino e, con il suo solito
fare, lo porse senza convenevoli alla bruna che, mormorando parole di
ringraziamento, accettò voltandosi subito dopo per tornare sulla sua strana.
<<Aspetta>> senza voltarsi a guardarla, Malfoy
la richiamò indietro. “Ti fa così male la mia presenza?” poche parole
pungenti. La disarmante semplicità con cui aveva posto quella domanda le bruciava il cuore. “N-no…io
non volevo…essere così…scostante…” replicò Hermioneirresoluta mentre si torturava una ciocca di capelli. “…e solo che, a volte, mi capita…” e ora? Si era incartata da
sola. Non poteva mica dirgli che, spaventata da quello
che si sarebbe potuto creare tra loro, inconsciamente lo aveva allontanato.
Caaaaarissime
e amatissime lettrici, da quanto non aggiornavo? Mamma mia,
come sono riprovevole
La colpa è tutta della scuola che m’ha portato via un sacco di tempo…menomale che presto
arriveranno le agognate vacanze di Natale e forse potrò andare un po’ avanti
con la stesura della ficcy…
Nel frattempo vi posto la prima parte di
questo chap. Anche se questa
parte è brevissima ho deciso di postarla per farvi presente che sono ancora
viva, sebbene il mio comportamento vergognoso non mi abbia fatto aggiornare x
molto.
Purtroppo vista l’ora (00.10) non riesco a ringraziarvi ad 1 ad 1 x i magnifici commenti
lasciati ma sappiate che sono sempre molto apprezzati da questa povera scarabocchiatrice di fogli :D
Capitolo 7 *** Chapter Seven (o Six second part) ***
Inspirò profondamente, imponendo al proprio cuore di calmarsi e al
sangue nelle sue vene di smettere di affluire verso le sue guance
Inspirò profondamente, imponendo al proprio cuore di calmarsi
e al sangue nelle sue vene di smettere di affluire verso le sue guance. Pregando
che lo stesso GodricGrifondoro
le infondesse un po’ di coraggio, si inumidì le labbra,
quasi sul punto di iniziare un discorso.
Inaspettatamente sollevò lo sguardo puntandolo fieramente
negli occhi di lui, in quelle pozze d’argento fuso che
per lei avevano assunto ormai un fascino magnetico.
E perle salate le sgorgarono dagli
occhi. Senza motivo.
Era la seconda volta che si mostrava debole di fronte a lui.
Queste non son più
lacrime, che fuore
stillo dagli occhi con sì larga vena.
Non suppliron le lacrime al dolore:
finir, ch'a mezzo era il dolore a pena.
Dal fuoco spinto ora il vitale umore
fugge per quella via ch'agli occhi mena;
ed è quel che si versa, e trarrà insieme
e 'l dolore e la vita all'ore estreme.
Questi ch'indizio fan del mio tormento, sospir non sono, né i sospir
sono tali.
Quelli hantriegua talora;
io mai non sento
che 'l petto mio men la sua
pena esali.
Amor che m'arde il cor, fa questo vento,
mentre dibatte intorno al fuoco l'ali.
Amor, con che miracolo lo fai,
che 'n fuoco il tenghi, e nol
consumi mai?
Ma queste parole ne valevano la pena. Solo
così era riuscita a far capire ciò che provava, ciò che ogni notte la
tormentava.
Lui restò immobile.
Forse stupito da quel passo dell’Ariosto
pronunciato con tale trasporto ed emozione. O forse
solo colpito per aver appurato che HermioneGranger provava davvero qualcosa per lui.
Il crepitio delle fiaccole risuonava sinistro per tutto il
corridoio, unico rumore ad infrangere quella fitta cappa di silenzio.
I secondi scorrevano via insieme alle sue speranze di
ricevere una risposta, un sussurro, un solo cenno a quel tentativo di aprirgli
il suo cuore.
Poi, proprio quando era sul punto di
voltargli le spalle, lasciandosi indietro quell’umiliazione
appena subita, lui parlò. Con voce calma e profonda. Prendendosi tutto il tempo del mondo.
“Amor,
c'ha nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che,
come vedi, ancor non m'abbandona.”
E subito l’umiliazione
non fu più tale. Le lacrime smisero di solcarle le guancee
la bocca le si schiuse involontariamente in un’espressione
di sorpresa.
Attimi di silenzio, respiri carichi di parole
non dette.
Una frazione di secondo a separarli.
E con un tocco lieve lui
le catturò una lacrima solitaria che si era incantata tra le sue ciglia e,
quasi temendo di infrangerla in tanti minuscoli frammenti, la attirò a se
imprigionandola tra le sue braccia.
Era così confortante quell’abbraccio!
Ricambiò, lasciandosi finalmente andare ad un sospiro liberatorio,
e un sorriso dolce le increspò le labbra.
Si strofinò contro il suo maglione: aveva un
buon odore. Fresco e zuccherino al tempo stesso.
“ Ed ora?” soffiò lui
in un sussurro. Ma lei non voleva pensare a cosa sarebbe successo di lì a un minuto, o ad un ora, o a tutta la vita. Voleva vivere
appieno quel momento, farlo suo e imprimerlo a fuoco nella mente.
Poi ispirando ancora il suo odore rispose “Se
sarai con me…qualunque cosa farai o dovunque vorrai andare…sarò con te”
La costrinse a sollevare il volto e le depositò
un delicato bacio sulle labbra.
“La prendo per una promessa” le sussurrò ancora
a fior di labbra.
E….continua! xD
no, in realtà dopo tanti secoli che non postavo delle amiche mi hanno
praticamente minacciata di continuarla…però ora non so se andare avanti o al
massimo scrivere 1 epilogo…voi che dite? Questa volta mi sono anche mantenuta
su citazioni abbastanza classiche (l’Ariosto e Dante....
mamma mia).
Ringrazio infinitamente chi ancora mi segue…le mie friends pazze che leggono le porcherie che scrivo echi si ritroverà a
leggere questa roba x puro caso.