Raccontano...

di Djali
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sirius racconta il viaggio verso casa ***
Capitolo 2: *** Lily racconta l'arrivo a scuola ***
Capitolo 3: *** Bellatrix racconta lo Smistamento ***
Capitolo 4: *** James racconta la prima notte a Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Lucius racconta un inizio inconsueto ***
Capitolo 6: *** Remus racconta il duello ***
Capitolo 7: *** Peter racconta la punizione ***
Capitolo 8: *** Andromeda racconta l'appassionata versione dei Malandrini ***
Capitolo 9: *** Severus racconta la vendetta ***
Capitolo 10: *** Narcissa racconta il piano ***
Capitolo 11: *** James racconta la notte degli Animagi ***
Capitolo 12: *** Sirius racconta lo smarrimento. ***
Capitolo 13: *** Severus racconta il ritrovamento ***
Capitolo 14: *** Bellatrix racconta il Prior Incantatio ***
Capitolo 15: *** Peter racconta il dialogo rubato ***



Capitolo 1
*** Sirius racconta il viaggio verso casa ***


Rivolsi lo sguardo verso il finestrino e al paesaggio che, oltre di esso, scivolava veloce fuori dalla mia vista. Osservai gli alberi che crescevano lungo i binari, con le loro chiome rade e ingiallite fluttuare nel vento come bandiere sfilacciate. Il mio volto riflesso nel vetro pulito mi ricambiò uno sguardo impaziente. Stavo tornando a casa , pensai col cuore straripante di gioia. Certo, non era la stessa cosa che pensavano tutti gli altri studenti che stavano sull'Espresso di Hogwarts, partito poche ore prima dal binario nove e tre quarti della Stazione di King's Cross. Tutti gli altri lo avrebbero pensato solo nove mesi dopo, quando il sole dell'estate avrebbe illuminato la locomotiva rossa allontanarsi sputacchiando fumo di nuovo diretta verso Londra. Al pensiero della fine della scuola sentii una morsa stringermi la bocca dello stomaco. Non che fossi un secchione , anzi. Ma Hogwarts era l'unico posto dove ero libero. Non avevo i miei genitori con i loro dannati pregiudizi al seguito.Potevo essere quello che volevo senza che mi urlassero nelle orecchie che non condividevano chi frequentavo, come mi vestivo, come mi comportavo. Sentii la gioia più pura traboccare dalla mia anima al pensiero che solo una manciata di minuti mi separava ancora dalla vista del castello torreggiante contro la volta blu inchiostro del cielo, con le sue mille finestrelle fiammeggianti come altrettante piccole stelle. Mi scostai i lunghi capelli neri dal viso con la mano, gettando la testa all'indietro. Alle spalle del mio riflesso potevo vedere il luccichio degli occhi di James. Gli occhi di Peter non li potevo vedere: stava col viso abbassato e lo sguardo puntato sul pavimento nel suo solito atteggiamento pauroso e colpevole che non avevo mai sopportato.

-Sirius...-

Mi voltai di scatto. Nel sedile più vicino alla porta scorrevole dello scompartimento stava seduto James. Il suo viso era rivolto verso il corridoio: la bocca socchusa tremolava, e attraverso gli occhiali si vedevano gli occhi spalancati luccicare come quelli di un cerbiatto. Le guance erano rosse come se avesse corso, mentre una mano era protesa verso di me, come per richiamare la mia attenzione. Dalla sua espressione rapita e nel contempo spaventata non faticai a dedurre cos'aveva visto nel corridoio. Improvvisamente si voltò verso di me, accavallando le gambe con finta noncuranza. Un secondo dopo la porta scorrevole si spalancò, rivelando le figure di due prefetti.

Uno era Remus Lupin, il vecchio Lunastorta; sulla divisa nera impeccabile scintillava la spilla dorata del prefetto, affiancata dalla cravatta rossa e gialla, che gli scendeva dritta e composta sul petto. Dal suo colorito pallido e dalle sue occhiaie, scure e profonde, si poteva intuire facilmente che non mancavano che due giorni alla luna piena.

L'altro prefetto stava con le mani sui fianchi, i grandi occhi verdi profondi e intelligenti incastonati in un viso chiaro e senza trucco, i capelli rossi lunghi fino alle spalle sciolti e trattenuti su una tempia da un piccolo fermaglio bianco. Era lei che faceva battere il cuore di James. Il suo nome era Lily Evans.

-Ehi, bentornato!- esclamai. Remus mi rivolse un sorriso. Vidi alle sue spalle la ragazza distogliere repidamente lo sguardo dal mio viso per rivolgerlo alle nuvole grigie oltre il finestrino.

-Ciao...- mormorò James; lui, così spavaldo e coraggioso, aveva una voce tremante e degli occhi luccicanti come non l'avevo mai visto.

-Ciao- rispose al saluto la ragazza, rivolgendogli uno sguardo fugace prima di tornare alla muta contemplazione del cielo. Lessi negli occhi di James un lampo di trionfo frammisto a puro terrore. Le guance gli andarono letteralmente a fuoco, mentre le nocche sbiancavano per la forza con cui stringeva il pugno poggiato sul sedile accanto al suo.

-Ora vado, Remus. Ci vediamo più tardi con gli altri prefetti- disse Lily, con la voce dolce ma risoluta.

-Va bene, a più tardi- rispose lui accomodandosi sul sedile accanto al mio. La ragazza chiuse la porta scorrevole e si allontanò velocemente per il corridoio. James sollevò la tenda con due dita e schiacciò il viso contro il vetro per poterla osservare ancora mentre si allontanava a passo svelto per svanire pochi scompartimenti più in là.

-Ah, povero il nostro Jimmy...- sorrise Remus.

-Perché?- si informò James, abbandonando di nuovo con tristezza la tenda contro il vetro. Il rossore sparì dalle guance, cedendo il posto alla consueta carnagione lievemente ambrata.

-Perché sei proprio cotto- spiegò Remus socchiudendo gli occhi. Io risi nel vedere le guance di James tornare fiammeggianti.

-Che cosa?- urlò lui. Remus si limitò a ridere, gettando la testa all'indietro. Anch'io non potei nascondere un ampio sorriso.

-Non ti sei annoiato a fare tutto il viaggio nel vagone dei prefetti?- domandai. Quell'anno i prefetti che conoscevo eranono lui e Lily per i Grifondoro, mia cugina Bellatrix e Mocciosus per i Serpeverde, e la sorella di Bellatrix, Andromeda, per i Corvonero. Non era una gran compagnia. Mancavamo io e James per movimentare un po' il viaggio.

-Non è andata malaccio. Certo, senza di voi ammetto che era tutto troppo tranquillo- (sorrisi) -ma mi sono arrangiato. Ho fatto un po' di conversazione con la Evans- James sussultò e domandò immediatamente di cosa avessero parlato.

-Niente di speciale. E' una ragazza estremamente seria ed impegnata. Praticamente abbiamo parlato solo di scuola- James sbuffò, assumendo un'espressione delusa. Sono certo che pensava a quanto fosse inutile avere un infliltrato fra i prefetti quando le informazioni da lui fornite erano così banali. Avrei scommesso che James avrebbe voluto essere prefetto solo per poter passare un po' di tempo con Lily. -Dato che lo scompartimento suo, di Andromeda e Bellatrix é poco oltre il nostro le ho chiesto di accompagnarmi al mio, sperando di trovare una scusa con cui trattenerla, anche se alla fine mi è mancata l'ispirazione. Comunque dovresti apprezzare la mia buona volontà. Ringraziami! - ordinò rivolto verso James. Lui sbuffò prima di borbottare qualcosa che poteva benissimo essere un rignraziamento come un insulto.

Il colpo di fulmine era stato l'anno precedente. Erano i primi di maggio del nostro quinto anno quando io e James ci stavamo azzuffando in maniera furibonda con quell'arrogante di Mocciosus . Lo so, eravamo in due contro uno. Ma ci aveva davvero fatto perdere la testa: in qualità di prefetto voleva impedirci di stare andare per il castello di notte, e noi, per puro dispetto, facevamo in modo di stare in giro per i corridoi fino a tardi. Allora lui ci aveva rimproverati e minacciati e noi non eravamo più riusciti a controllarci. Avevamo scucito la sua borsa con un incantesimo e lanciato un Wingardium Leviosa sulle sue cose, che volteggiavano in aria. Mentre lui stava cercando di tirare giù libri e pergamene dal soffitto, noi ci stavamo preparando a riempirgli la faccia di tentacoli blu, quando dal nulla era comparsa lei, con i capelli rossi arruffati attorno al viso, altrettanto rosso per la collera. Gli occhi lampeggiavano minacciosi. Ci urlò di lasciarlo stare e che eravamo dei ragazzini prepotenti ed arroganti. James l'aveva guardata sbalordito per qualche secondo prima di abbassare la bacchetta. I libri di Mocciosus erano ripiombati a terra con un tonfo. Lui li aveva raccolti ed era corso via senza dire neanche una parola di ringraziamento alla ragazza che l'aveva difeso. Lei aveva continuato a guardarci con disgusto, ancora rossa come un peperone, prima di correre via nella direzione opposta. Io l'avevo guardata allontanarsi prima di ringhiare a James per quale motivo avesse obbedito a quella presuntuosa, e non sentendo risposte mi ero voltato a guardarlo. Aveva la bocca socchiusa in un'espressione incantata, con la mano che stringeva la bacchetta ancora semisollevata, gli occhi fissi nella direzione in cui lei era appena sparita correndo.

-E' nello stesso scompartimento delle mie cugine. Io non ci vado affatto d'accordo ma, se vuoi, con una scusa possiamo andare a starci anche noi- proposi. James mi rivolse uno sguardo speranzoso.

-Non ci pensare nemmeno!- mi ammonì Remus -C'è Lucius Malfoy là dentro, e l'ultima cosa che ci serve è un'altra rissa. Non voglio scene di sangue, almeno finché siamo sul treno. Silente mi ha racomandato di tenervi d'occ...-

-Oh, quante storie! Che noiosi che siete!- sbuffai fingendomi offeso -Come se fossimo completamente irresponsabili...- Gettai la testa all'indietro, scoppiando in una risata che assomigliava ad un latrato, e gli altri mi seguirono. Sapevamo perfettamente che era vero.

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Capitolo 2
*** Lily racconta l'arrivo a scuola ***


Stavo camminando per il corridoio insieme a Remus Lupin. Eravamo appena usciti dal vagone dei prefetti, diretti ai nostri scompartimenti. Bellatrix e Andromeda erano rimaste indietro a chiacchierare con gli altri prefetti delle loro case, e così Remus mi chiese se volevo fare la strada con lui fino al suo scompartimento, che era pochi metri prima del mio. Naturalmente dissi di sì. Mi stava molto simpatico Remus, per quanto lo conoscessi da poco tempo: frequentavo il quinto, e quindi era il mio primo viaggio verso Hogwarts come prefetto.

-Come prefetto vorrei anche proporre agli insegnanti di inserire della attività pomeridiane che ci permettano di conoscere meglio non solo la tecnologia dei babbani ma anche la loro psicologia, il loro modo di vivere. Insomma, io vengo da una famiglia babbana, ma alcuni studenti vengono da famiglie di purosangue e non conoscono i babbani neppure un po'. Come possiamo sperare che non siano razzisti nei nostri confronti? Li disgustiamo un po' perché ci temono. Secondo me,il modo migliore di affrontare il problema è cercare di far capire a questi studenti che i babbani e i mezzosangue non sono tanto diversi dai maghi. Tu che ne dici?- chiesi. Era dalle undici di quella mattina che non facevo che parlargli delle mie idee rivoluzionarie, ma lui non sembrava affatto stanco; sembrava, anzi, molto interessato.

-Non è affatto un'idea cattiva. Tuttavia non credo che sarebbe molto utile. Insomma, prendi qualcuno come Lucius Malfoy: non accetterebbe mai di prendere parte ad un'attività del genere. E' fermo nelle sue credenze razziste, e in lui sono ormai troppo saldamente radicate per poterle cambiare. E purtroppo non è il solo- concluse tristemente. Eravamo arrivati davanti al suo scompartimento. Sentii il cuore sobbalzare violentemente nella gola. Remus tese una mano verso la maniglia a aprì la porta.

Vidi tre persone sedute nello scompartimento, ma a due di loro non rivolsi che uno sguardo. Uno era un ragazzo che ricordavo vagamente si chiamasse Peter Minus; aveva i capelli color topo e gli occhi inespressivi rivolti al pavimento, come se si vergognasse di incontrare lo sguardo degli altri. Sentii un po' di dispiacere nel guardarlo, ma distolsi lo sguardo subito. Difronte a lui, proprio vicino alla porta, stava seduto James Potter, con i suoi ciuffi disordinati sparsi sulla fronte e gli occhiali attorno agli occhi neri e luccicanti. Notai che aveva le guance leggermente rosse, probabilmente per il caldo.

-Ehi, bentornato!- esclamò la voce del ragazzo seduto vicino al finestrino. Il cuore mi sobbalzò nel petto con ancora più potenza nel sentire quella voce forte e allo stesso tempo dolce. Sollevai lo sguardo sul ragazzo che aveva parlato: i capelli neri che superavano di poco il mento erano spettinati ai lati del viso dalla carnagione abbastanza scura; le sopraccilgia arcuate e scure davano al viso affascinante un'espressione ironica e spavalda. Vidi il lampo bianco dei suoi denti quando sorrise, e mi accorsi dolorosamente che mi stava guardando. Spostai immediatamente lo sguardo sul finestrino accanto a lui, fingendo indifferenza. Cercavo di dominarmi per non arrossire, e non so come feci a riuscirci. Il cuore mi si agitava nel petto come una farfalla impazzita.

-Ciao...- mormorò la voce più vicina di Potter. Non so se quel saluto fosse rivolto solo al suo amico o anche a me. Comunque risposi al saluto e tornai a guardare il finestrino. Non lo guardai neppure bene in faccia.

Salutai Remus e richiusi la porta scorrevole. Dentro di me, qualcosa urlava di allontarmi da quello scompartimento, da Sirius Black, i suoi denti candidi, la sua voce suadente. Percorsi velocemente i pochi metri che mi separavano dal mio scomprtimento e, una volta entrata, richiusi con violenza la porta dietro di me. Mi sentii molto imbarazzata nel notare di avere sorpreso Lucius Malfoy e Narcissa Black intenti in un atteggiamento molto tenero. Retrocessi di un passo per tornare fuori, ma, arrossendo lievemente, Narcissa mi fermò.

-Siediti, Evans. Stanno arrivando le mie sorelle, vero?- chiese, con una voce melodiosa ma distaccata, come il suono piacevole ma freddo del flauto traverso.

-Sì, si sono fermate a fare due chiacchiere nel vagone dei prefetti, ma ora arrivano sia loro che Piton-

Narcissa assunse un'aria indifferente e iniziò a verificare lo stato delle sue unghie; erano lunghe, limate e rese lucide da un velo di smalto. Lily non poteva non riconoscere che, nonostante non andasse molto d'accordo con lei, fosse una ragazza molto bella ed elegante, coi suoi lunghi capelli biondo platino e gli occhi azzurri lucenti come due laghi ghiacciati sotto le ciglia lunghissime.

Accanto a lei, Lucius sfoggiava invece un'espressione estremamente infastidita. Io lo disgustavo per via dei miei genitori babbani, lo sapevo bene. Per lui doveva essere una vera sofferenza trascorrere quei pochi minuti restanti del viaggio nel mio stesso vagone, ma sapeva che mi aveva invitato Andromeda a stare con lei, e, non potendo fare altrimenti, dovesse rassegnarsi a fingere di non vedermi. I lunghi capelli biondi incorniciavano un viso dalla pelle diafana; le sopracciglia, invece, erano scure. Davano molto carattere al suo viso e conferivano grande espressività alla bocca seria e agli occhi crudeli.

Corsi a sedermi difronte a Narcissa, accanto al finestrino. Appoggiai il viso alla mano aperta e guardai fuori, senza vedere niente. Aveva ancora davanti a me il volto di Sirius, il suo sorriso seducente che mi faceva fremere l'anima. Ricordavo perfettamente la prima volta che mi ero veramente accorta di lui. Molte volte lo avevo visto in giro e spesso mi ero intromessa nelle sue liti con Lucius o Severus, ma ero troppo intenta a vederlo come un attaccabrighe disgustoso per dargli solo un'occhiata un po' più approfondita. L'anno precedente, verso maggio, mi sembra, stavo comminando per il corridoio del terzo piano, diretta alla sala comune dei Grifondoro. Mi era attardata in sala grande a parlare con il preside, il professor Albus Silente, al riguardo della possibilità di creare un Club dei Duellanti dove avremmo potuto esercitarci con gli incantesimi di attacco e soprattutto di difesa. Ad un tratto, mentre camminavo, venni attirata da delle voci che si lanciavano minaccie ed insulti. Avevo già riconosciuto le tre persone a cui appartenevano, e mi lanciai in avanti per interrompere l'ennesima lite di Potter e Black contro Piton. Quando arrivai, le cose di Piton erano alte sopra la sua testa e lui tentava disperatamente di ricondurle giù. Ero furiosa, non solo perché quei due piccoli bastardi se la prendevano sempre con lui, ma soprattutto perché erano in due contro uno. Coi capelli arruffati per la corsa e il viso rosso di rabbia gli urlai il mio disprezzo, e gli intimai di lasciarlo stare. Mi ascoltarono e Potter lasciò cadere le cose di Severus a terra. Lui le raccolse e corse via senza dirmi una parola, come faceva sempre; non desideravo la sua gratitudine. Guardai ancora per un po' Potter, i suoi occhiali scintillanti e i capelli scompigliati. Accanto a lui vidi Sirius, e fu la prima volta che lo vidi veramente.

La camicia bianca era sbottonata fino al petto ed era fuori dai pantaloni; la cravatta, priva di nodo, lasciava pendere due strisce di stoffa rossa e gialla ai lati del collo. Le maniche erano rimboccate fino ai gomiti, rivelando due avambracci lisci e muscolosi. I capelli neri sfioravano il collo sottile dove pulsava una vena, e le labbra, fresche e morbide, erano schiuse a rivelare un ringhio minaccioso ma non privo di fascino. Assecondai il desiderio improvviso di darmi alla fuga, ma continuavo a rivedere sempre davanti a me la sua immagine.

Fui riscossa dai miei pensieri dal rumore della porta scorrevole che si apriva. Entrarono Andromeda, con la sua folta chioma nera costellata di fermaglietti luccicanti, e Bellatrix, coi capelli castani raccolti in una coda selvaggia, le palpebre truccate pesantemente e la divisa sostituita da un abbigliamento molto più trasgressivo, che lasciava nudo l'addome piatto e muscoloso e le gambe fino a mezza coscia. Dietro di loro entrò Severus Piton, coi lunghi, unti capelli neri e il naso adunco come il becco di un'aquila. Come sempre, mi rivolse uno sguardo indecifrabile prima di sedersi accanto a Lucius, mentre Andromeda si accomodava vicino a me. Non potemmo scambiare che poche parole che il fischio e la brusca frenata dell'Espresso ci comunicarono che eravamo giunti a destinazione.

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Capitolo 3
*** Bellatrix racconta lo Smistamento ***


Subito dopo essere scesi dal treno, mia sorella Narcissa, Piton, Lucius ed io salimmo su una carrozza, mentre quella pecora nera di Andromeda e la sua amica spostata andavano in cerca di un altro veicolo. Sarebbe stato il colmo dover affrontare anche quei restanti pochi minuti insieme a loro... come se il viaggio in treno non fosse già stato abbastanza lungo e penoso. Affiancata da Piton, col suo naso adunco, i capelli neri e unti e il cipiglio davvero antipatico, lanciavo sguardi obliqui a Narcissa, piena d'invidia. Fin da quando lo avevamo conosciuto avevamo entrambe dimostrato un grande interesse per Lucius, ma alla fine era stata la biondina ad aggiudicarselo. Volevo molto bene a mia sorella, ma fu un affronto che non le ho mai perdonato completamente. Andromeda, invece, lo riteneva una persona rivoltante, col suo ghigno crudele e i suoi occhi grigi. Per me era terribilmente affascinante, e sentivo la gelosia che mi dilaniava il cuore mentre, difronte a me, bisbigliava parole dolci nell'orecchio di mia sorella. Avrei pagato qualunque prezzo per poter essere al suo posto.

Guardai fuori dal finestrino, stanca di rodermi l'anima, e osservai le altre carrozze scivolare verso il castello di Hogwarts, trainate dai loro cavalli invisibili. Poco lontano, attorniato da montagnole oscure e minacciose, sorgeva maestoso e imponente il castello, con le torri svettanti e luminose che si riflettevano nel lago sottostante. La voce melliflua di Narcissa ruppe il silenzio e le mie meditazioni.

-Trovo indecente che siate stati costretti a trascorrere un intero viaggio nel vagone dei prefetti con quella... quella Evans e quegli altri due schifosi mezzosangue di Tassorosso. Almeno io e Lucius abbiamo dovuto sopportare quella specie di insulto alla comunità magica solo per pochi minuti. Dannata Andromeda, se non fosse stato per lei non avremmo dovuto condividere lo scompartimento con la Evans neppure un momento. Non mi ha fatto piacere per niente- concluse con un'espressione lievemente disgustata.

-Andromeda è stata sempre strana- risposi con voce severa -E' una vergogna per la famiglia che frequenti gentaglia come quei babbani. Non mi sorprende che non sia finita a Serpeverde, non ha abbastanza orgoglio, non tiene all'onore della famiglia...- lasciai il discorso inconcluso, mentre una vena iniziava a pulsarmi dolorosamente sulla tempia. Mi era sufficiente pensare per un momento a quella scellerata e alle sue manie babbanofile perché mi innervosissi terribilmente. Trovavo insopportabile anche lei, come quell'altro dannato di nostro cugino Sirius.

-Non si direbbe che è cresciuta in una famiglia sana e devota come la vostra. Se fossi stato nel vostro povero padre... che delusione una figlia come quella!- aggiunse Lucius con la sua voce tagliente e melodiosa al tempo stesso. Sentii un tremito attraversarmi la schiena. Piton rimase in silenzio. Sapevamo tutti che era un mezzosangue, ma si era subito mostrato favorevole alla magia oscura, e così lo avevamo accolto relativamente bene, anche se spesso non potevamo impedirci di essere un po' razzisti anche con lui. Poteva anche essere il mago oscuro più potente del mondo, ma il suo sangue restava sempre sporco.

Il castello si avvicinava, sovrastando il lago sulla cui riva iniziavano ad accalcarsi i ragazzini del primo anno attorno alle barche per la consueta traversata. Le carrozze si fermarono sferragliando e noi ci diregemmo verso il grande portone in legno di quercia a piedi. Fummo accolti dalla vicepreside, la professoressa McGranitt. Una donna severa e puntigliosa che, con Silente, un uomo sarcastico e con strane tendenze a favore di mezzosangue, ibridi a simili indegne creature, era la professoressa che odiavo più di ogni altro. Non prestai ascolto ad una parola del suo discorso di benvenuto, e non appena ci lasciò attraversare la sala d'ingresso corsi a sedermi al tavolo di Serpeverde, accaparrandomi uno dei posti più ambiti, centrale, lontano sia dal tavolo dei professori che dalla postazione vicino all'ingresso da dove Argus Gazza, il custode, era solito sorvegliarci perché non esagerassimo con gli schiamazzi. Non avevo mai sopportato nemmeno lui, con le sue guance tremolanti e il suo caratteraccio da vecchio zitello, nonostante fosse abbastanza giovane e lavorasse ad Hogwarts da quattro anni appena. Accanto a me vennero a sedersi Piton e alcuni compagni che avevano viaggiato su altre carrozze. Narcissa si era seduta accanto a Lucius, che era proprio difronte a me. Sapevo che sarebbe stata un'ardua impresa riuscire a reggere tutto lo smistamento e tutto il banchetto di inizio anno con la consapevolezza di avere i suoi occhi grigi e spietati puntati a intermittenza sulla mia faccia. Sentii l'irrefrenabile impulso di arrossire, ma ero troppo brava a recitare per lasciarmi dominare da atteggiamenti traditori di questo genere.

La Sala Grande si riempì degli studenti anziani con un grande brusio. All'altro capo della sala, al tavolo dei Grifondoro, vidi sedersi quel maledettissimo bullo di mio cugino, i suoi tre amici e, pochi posti più in là, quell'insopportabile, sporca saputella della Evans. Al tavolo successivo, quello dei Corvonero, vidi avvicinarsi Andromeda, con quell'aria pacifica e tenera da pecora, e la vidi chiacchierare con l'altro prefetto di Corvonero del suo anno, un mezzosangue. Sentii un moto di odio e disgusto verso di lei nascermi nel petto. Giuro che desiderai di mollarle un ceffone su quel brutto muso, ma anche se la avessi avuta vicina non avrei potuto: i nostri genitori non sopportavano che ci alzassimo le mani fra di noi, anche se spesso era nostra madre a frenare certe esclamazioni rivoluzionarie di Andromeda riguardo babbani e mezzibabbani con un sonoro schiaffo in piena faccia. Al pensiero sorrisi appena.

Presto entrarono i ragazzini del primo anno, e, uno per uno, furono chiamati dalla McGranitt a calcarsi il cappello parlante fin sul naso per essere divisi fra le quattro case. Come tutti i Serpeverde, accolsi con grida ed applausi entusiasti tutti i nuovi studenti che venivano asseganti alla mia casa, e fischiando e urlando commenti offensivi ogni volta che, invece, veniva eletto un Corvonero, un Tassorosso o, peggio che mai, un Grifondoro. Odiavo i Grifondoro, come odiavo tutti quei nanerottoli. Li vedevo tremare spaventati mentre si sedevano sullo sgabello a tre piedi davanti al tavolo degli insegnanti, e li vedevo assumere espressioni sollevate anche se ancora impaurite quando prendevano posto ai tavoli. Tutti marmocchi pronti per essere maltrattati , pensai con un ghigno malefico. Adoravo fare la bulla con gli studenti più piccoli delle altre case. Sfogavo su di loro la mia frustrazione e il mio odio verso il mondo. Erano troppo piccoli per difendersi o per accusarmi, e godevo terribilmente immaginando le loro faccette spaventate mentre li obbligavo a cedermi le poltrone migliori della biblioteca o il passo nelle file davanti al bagno, o a promettere di non rivelare mai a nessuno di avermi vista mentre bruciacchiavo gli arazzi, se non volevano che riversassi su di loro gli anatemi più spaventosi. E la cosa più divertente era la loro sorpresa nel constatare che era un'autentica bulla una delle ragazze più carine del sesto anno, e per giunta una dei pochi che aveva la spilla verde e argento appuntata sul petto, e che quindi, al pari di pochi altri, godeva di potere e autorità, e poteva infliggere punizioni ingiuste a suo piacimento. Sorrisi ancora più malignamente.

Ogni tanto sentivo la voce di Lucius al di sopra della folla, e allora la terribile consapevolezza di averlo così vicino mi faceva battere fortissimo il cuore, e non potevo impedirmi di lanciare, sia pur di sfuggita, uno sguardo ammirato alle sue mani, così forti e belle, o al petto e alle braccia muscolosi, senza osare guardare più in alto per tema di un ennesimo moto d'invidia nei confronti di Narcissa, invidia che mi era sempre più difficile nascondere.

Terminato lo smistamento, abbe inizio il banchetto di inizio anno, e i lunghi tavoli si imbandirono magicamente di vivande succulente. Benché odiassi Hogwarts, i suoi professori e quei servili elfi domestici, non potevo negare che la cucina fosse eccellente. Divorai avidamente abbondanti porzioni di primi, secondi e dolci, gustando ogni pietanza di quel pasto pantagruelico. Ora che ci pensavo, per tutto il viaggio non avevo mangiato niente. Prima che potessi accorgermene si era fatto tardi, ed era ormai ora di andare a dormire. Silente ci tediò con un ulteriore discorso, o almeno tediò quei pochi folli che lo stavano ascoltando, fra i quali certo non comparivo io, al termine del quale ognuno si diresse al suo dormitorio. Io e Piton iniziammo a raggruppare i nuovi entrati, che dovevamo scortare per i corridoi. Narcissa mi disse con un sorriso che mi aspettava in dormitorio, e io sorrisi di rimando. Osservai lei svanire oltre la porta della sala grande che si svuotava rumorosamente, e, immediatamente dopo, vidi uscire Lucius. Avanzava col suo passo felpato ed elengante, e io contemplai per un ultimo istante il suo corpo, flessuoso e forte come quello di una pantera, prima che sparisse definitivamente fra la folla che si accalcava alla porta.

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Capitolo 4
*** James racconta la prima notte a Hogwarts ***


Non prestai troppa attenzione né agli svariati discorsi della McGranitt e di Silente né allo smistamento. Nonostante il mio consueto appetito, o per meglio dire la mia consueta ingordigia, non fui troppo entusiasta neppure del banchetto. Naturalmente era tutto buonissimo... però non avevo affatto voglia di mangiare. Qualcosa mi toglieva l'appetito e mi stringeva il cuore con dita roventi: era la consapevolezza che poco più in là stava seduta Lily Evans.

Scambiai parole e risate con i compagni ritrovati dopo le vacanze estive, ma non mi abbandonava nemmeno per un secondo la sgradevole sensazione di avere i visceri contorti e confusi fra loro dentro di me. Prima che potessi accorgermene tutto finì e la sala grande si svuotò con un gran rumore. Salutai Remus, che come prefetto doveva accompagnare i nuovi fino ai dormitori, e mi incamminai nel corridoio con Sirius e Peter, guardando il licantropo con una certa invidia, nel notare che Lily gli si era avvicinata e aveva scambiato con lui qualche parola e un sorriso. Anche lei è un prefetto , ricordai a me stesso dolorosamente.

In genere, la prima notte a Hogwarts non si dormiva mai molto: si trascorreva invece a chiacchierare e scherzare coi compagni di dormitorio, a indire piccole festicciole clandestine e a scambiarsi commenti e racconti sull'estate appena trascorsa. Io, Sirius e i nostri compagni attendemmo l'arrivo di Remus, di Lily e degli altri prefetti di Grifondoro nella sala comune, schiamazzando e ridendo forte. Fui felicissimo di ritrovare tutti i miei compagni. L'euforia del momento mi distrò un po' da Lily, e mi accorsi, sorprendentemente, di stare morendo di fame. Rivelai questa mia preoccupazione a Sirius che rise forte.

-Mi ero preparato a questa evenienza, avevi mangiato troppo poco a cena!- esclamò con un sorriso che rivelò i denti perfetti con un lampo bianco. Lo vidi introdurre le mani nelle ampie tasche della tunica ed estrarle piene di mele glassate avvolte in fazzoletti di carta, zuccotti di zucca, pagnotte fragranti, cialde dolci e bastoncini di zucchero. Alla vista di quella meraviglia lanciai un'esclamazione deliziata.

-Li ho rubati a cena- spiegò con un sorriso malandrino. Posò tutto il cibo sul tavolo vicino al camino scoppiettante, invitando i presenti a servirsi. QUalcuno prese una cialda o un bastoncino di zucchero. Sirius afferrò una mela e vi affondò i denti, staccandone rumorosamente un grosso boccone. Peter estrasse dalla tunica una piccola borraccia, colma di succo di zucca.

-Ti sei dato da fare anche tu, eh?- risi io. Peter sorrise, lusingato da quella dimostrazione che aveva fatto un buon lavoro. Presi dalle sue mani la borraccia e buttai giù un lungo sorso di succo di zucca freddo: sentii la gola ghiacciarsi.

Fra le risa generali il dipinto della signora grassa si scostò da un lato, liberando l'accesso ai prefetti e ai nuovi arrivati. Lily aveva un sorriso soddisfatto: sentirsi responsabile per gli alunni più giovani doveva farla sentire appagata. Vedendo il suo sorriso mi sentii di condividere il suo entusiasmo, e sentii un sorriso ancora più ampio allargarmisi sul viso.

Remus indicò ai piccoli la scala a chiocciola che conduceva al loro dormitorio e gli disse di andare a dormire subito perché domani sarebbe stata una giornata faticosa. Tutti obbedirono, ma risultava evidente dalle loro espressioni un po' contrariate che si domandavano perché dovessero andare a dormire subito mentre i più grandi stavano alzati a ridere e schiamazzare. Ma erano troppo piccoli per contraddirlo ad alta voce. Sentii Lily augurare la buonanotte alle ragazzine, e la sua voce suonò dolce e premurosa come se fosse la mamma di tutte quelle bambine; mi sentii riempire di tenerezza.

-Non mi avete aspettato, vedo!- esclamò Remus afferrando una pagnotta e divorandone una metà intera con un solo boccone. Prese posto nella poltrona accanto alla mia e si unì alle risate e alle chiacchiere generali. Poche poltrone più in là, Lily sedeva con alcune compagne e scerzava con loro. Intimamente sperai che venisse a prendere una mela o un bastoncino di zucchero, ma non lo fece. Continuammo a divertirci, e diventammo così rumorosi che presto arrivò il professor Silente, abbigliato con una vestaglia viola a stelle dorate, e ci ricordò che era quasi l'una e che avremmo dovuto andare a dormire.

-Ma è la prima notte, professore!- contestò Sirius -Non potrebbe permetterci di stare alzati ancora un pochino?- Nell'incapacità di decifrare il suo sguardo azzurro, raccolse tutta l'audacia che poteva e gli bisbigliò, con un sorriso furbetto: -E in cambio di un bastoncino di zucchero ci lascia in piedi ancora un'oretta?- Silente lo scrutò con un'espressione indecifrabile per qualche secondo. Avevo paura che decidesse di punirlo, ma sobbalzai quando scoppiò in una risata divertita. La maggior parte dei presenti trasalì insieme a me, tranne Sirius, che sembrava fermamente convinto che la reazione sarebbe stata questa.

-D'accordo, Black, per un bastoncino di zucchero e per uno zuccotto di zucca posso concedervi un'altra ora, ma dopo dovete andare subito a dormire- disse, acquistata un'aria seria che rendeva il tutto ancora più comico -E mi raccomando, non alzate troppo la voce: se dovesse malauguratamente convincersi che il mio intervento non ha sortito gli effetti desiderati, potrebbe venire a richiamarvi il capo della vostra casa in persona, e potrebbe non apprezzare nè i bastoncini e nè gli zuccotti. E credo che neppure un pugno di api frizzole potrebbe salvarvi, la McGranitt è troppo incorruttibile-

Con l'aria soddisfatta di chi ha appena fatto rispettare il regolamento scolastico, uscì dal buco del ritratto, con due bastoncini in bocca e una cialda e uno zuccotto in mano. Il quadro si richiuse alle sue spalle e la festicciola riprese, più rumorosa di prima. Sembrava che fossimo stati resi ancora più euforici dall'arrivo di Silente. Andammo avanti così per un'altra ora, trascorsa la quale decidemmo che era il caso, effettivamente, di andare a dormire. Mi voltai per dare un ultimo sguardo a Lily prima di salire nel dormitorio, ma mi accorsi che era sparita: probabilmente era già andata a dormire. Un po' deluso seguii Sirius su per le scale a chiocciola, e trovai, ai piedi di uno dei letti che occupavano la stanza, il mio baule e tutte le mie altre cose. Senza smettere di parlare con i miei amici, mi spogliai ed indossai il pigiama. Mi era stato regalato l'hanno precedente dagli altri tre Malandrini, che avevano deciso di prendermi un po' in giro: infatti era a campo azzurro e pieno di piccoli cervi che indossavano sciarpe rosa e zompettavano di qua e di là. Nonostante fosse veramente ridicolo, teneva proprio caldo e lo indossavo con piacere.

-Hai chiacchierato con Lily mentre venivate qui?- domandai a Remus sedendomi sul letto con le gambe incrociate. Dalle mie spalle giunse uno sbuffo: mi voltai e vidi Sirius che stava per infilarsi la parte superiore del pigiama ed era ancora a torso nudo. I muscoli del torace luccicavano alla luce delle candele.

-Sei davvero ossessionato!- esclamò con aria annoiata. Lo ignorai e mi voltai verso Remus, che invece aveva già addosso il suo pigiama pieno di buffi lupacchiotti sorridenti; inutile dirlo: glielo avevamo regalato io, Sirius e Peter.

-Abbiamo scambiato qualche parola, ma niente di speciale. Ha detto che era stanca e che sarebbe andata a dormire presto-

-Sì, questo l'ho visto- risposi con un tono un po' deluso -E poi?- -E poi ha detto che il discorso di Silente è stato uno dei più bei discorsi di benvenuto che avesse sentito da quando è a Hogwarts-

Arrossii lievemente: io non avevo sentito neppure una sillaba. Parlammo ancora per qualche minuto prima di coricarci. Mi addormentai con l'immagine del viso chiaro e sorridente di Lily che sembrava stampato all'interno delle mie palpebre chiuse. Feci sogni confusi, nei quali compariva sempre, in un modo o nell'altro. Mi svegliai l'indomani con l'impellente desiderio di vederla presto.

Entrando in sala grande per la colazione la incrociai mentre stava uscendo. Le mormorai un saluto al quale non rispose: probabilmente non mi aveva neppure sentito. Non sapevo cosa pensare di me stesso: non mi era mai accaduta una cosa simile. Io, spavaldo e sicuro di me, quando volevo fare colpo su una ragazza in genere mi comportavo galantemente con lei, facevo battute divertenti, cercavo di impressionarla con il mio talento sportivo. Quando vedevo Lily mi si paralizzava il cervello, e non potevo fare altro che balbettare confuso. Non esistevano più che lei e il battere furibondo del mio cuore.

Iniziai a preoccuparmi seriamente per la mia salute.

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Capitolo 5
*** Lucius racconta un inizio inconsueto ***


Dopo colazione iniziò il primo giorno di scuola, e ammetto che come inizio non mi sembrava troppo entusiasmante: due ore consecutive di Trasfigurazione, con quella professoressa insopportabile della McGranitt. Forse solo il professor Silente mi stava più antipatico di lei. In ogni caso, entrai in classe insieme a Severus, e andammo insieme a sederci verso gli ultimi posti. Dopo un po' fummo raggiunti da Narcissa e Bellatrix che si erano attardate; a truccarsi, penso. Si sedettero al banco davanti al mio, come al solito. Narcissa mi rivolse un sorriso smagliante e diede un battito delle lunghe ciglia nere in mia direzione, e io sentii il cuore sobbalzarmi nel petto. Certo, eravamo già fidanzati, ma ero innamoratissimo di lei. E poi, credo che fosse la raggazza più bella del sesto anno. Forse solo Bellatrix la poteva eguagliare, ma la sua bellezza era molto diversa. Narcissa era raffinata, elegante, attenta ai particolari, affettuosa... Sua sorella era una specie di cavallo selvaggio. Aveva quella coda scura sulla nuca che era così diversa dai morbidi boccoli biondi di Narcissa... E si vestiva come nessun altra ragazza a scuola avrebbe mai osato, con i professori in giro. Erano così diverse, ma entrambe le loro bellezze erano per me irresistibili, come pure i loro caratteri. Da quando ci eravamo conosciuti era stato evidente il nostro interesse reciproco, e al mio quinto anno fu per me una scelta difficilissima quella fra le due sorelle Black...

Bellatrix sollevò le palpebre pesanti e truccate di rosso fuoco entrando, e il suo sguardo mi colpì dritto al petto come una freccia. Mi faceva quasi lo stesso effetto di quello di Narcissa. Voltai gli occhi verso il libro di Trasfigurazione che avevo sul banco. Ogni volta che incontravo lo sguardo di Bellatrix mi trovavo involontariamente... o forse volontariamente... a ripensare a quella scelta. Non volevo farlo.

-Signorina Black!- strillò la McGranitt e, in seguito a uno sguardo interrogativo di Narcissa, aggiunse: -Non tu, tua sorella! Bellatrix, sei pregata, almeno durante la mia ora, di indossare abiti un po' più consoni ad un ambiente scolastico, e vale dire di almeno una taglia più grandi. Ora non c'è tempo di andare a cambiarti, basta che indossi il mantello. Se stai vestita così, oltre a essere fonte di distrazione per i nostri maschietti- e qui fulminò buona parte della componente maschile della classe con un'occhiataccia- potresti anche beccarti un malanno. E sappi che da domani non transigerò sull'abbigliamento- concluse.

Bellatrix l'aveva osservata con un'espressione di sfida per tutto il tempo. Alla fine si era alzata e aveva indossato il mantello, con gesti estremamente lenti e l'aria di chi stia facendo un favore a qualcuno molto malvolentieri. Poi tornò a sedersi, suscitando qualche verso dispiaciuto da parte di qualche compagno di classe. Mi vergognai di me stesso nel sentire un moto di gelosia nel sentirli.

-Bene, innanzitutto di nuovo benvenuti a Hogwarts per questo nuovo anno scolastico. Oggi non spiegherò nulla di particolare ma faremo un ripasso degli ultimi argomenti dell'anno scorso e, in generale, degli incantesimi non verbali. Credo che inizie...- un fragore improvviso la interruppe. Si voltò con sguardo furente verso la porta, da dove erano appena entrati, con un fracasso infernale, i quattro purosangue più odiosamente indegni di tutta Hogwarts.

Tutti e quattro erano rossi in viso per la corsa e, piegati in due, tenevano le mani poggiate sulle ginocchia, nell'evidente tentativo di riprendere fiato. La McGranitt li osservò con aria disgustata.

-Oh, ben arrivati, ragazzi. Finalmente, anche voi avete deciso di degnarci della vostra illustre presenza-

-Ci perdoni, professoressa- disse subito Lupin -E' colpa mia. Stavamo per arrivare quando mi sono accorto di aver dimenticato il libro di Trasfigurazione in Sala Comune, e siamo andati a recuperarlo. Abbiamo fatto il più veloce possibile- gli altri tre cercarono di dare più veridicità a tale affermazione accentuando teatralmente il loro fiatone.

-Lupin, mi meraviglio di te! Come prefetto mi aspettavo che riuscissi a ricondurre i tuoi amici sulla retta via, ma a quanto pare abbiamo sopravvalutato la tua imparzialità- rispose lei asciutta, prima di aggiungere, in tono stizzito: -E la prossima volta che uno di voi lascia in giro qualcosa, credo che possa andare a recuperarlo senza la scorta. O avete un bisogno troppo forte di muovervi in branco?-

Potrei giurare di aver visto Potter, Black e Minus rivolgere dei sorrisi indecifrabili a Lupin alla parola branco , ma non ho idea di quale abbia potuto essere la causa. -Ci scusi, non si ripeterà- disse Lupin mentre tutti e quattro prendevano posto agli ultimi banchi, proprio alla mia destra.

-Potter... Ehi, Potter!- bisbigliai non appena la McGranitt ebbe ripreso a parlare. A quanto pare non mi sentirono. Strappai un angolo dal mio foglio di pergamena, lo appallottolai e colpii Potter in pieno viso. Allora parvero accorgersi di me e mi guardarono con aria spavalda. Alla mia sinistra, Severus ci ignorò, cercando di non lasciarsi distrarre dalle parole della professoressa.

-Che c'è, Malfoy?- sussurrò Potter con un sorriso irritante.

-Come mai avete fatto tardi? Beh, è evidente che vi siete persi. Ma non temete, è normale che trovandovi di nuovo in un posto grande come questo castello dopo aver passato le vacanze in quei buchi che chiamate case vi sentiate un po' disorientati...-

Vidi Potter accigliarsi. Black si dondolò sulla sedia per essere più vicino a me.

-Dì, Malfoy, non temi di morire se parli tanto? Potresti morderti la lingua!- disse Black di rimando. Io mi sporsi a mia volta verso di loro e mi rivolsi a Potter.

-Ehi, Jimmy , ti fai difendere da Black? Cos'è, non ce l'hai la lingua? Oppure Lupin ti ha ricondotto sulla retta via a tal punto che non riesci più a dire nulla di sgarbato?-

Intravidi alle mie spalle Severus premersi le mani sulle tempie con crescente nervosismo. Davanti a me, potevo vedere i visi dei Malandrini avvampare di rabbia. Tutto questo mi divertiva terribilmente.

-Dì pure tutto quello che vuoi, finché siamo in classe con la McGranitt. E appena uscito di qui corri a nasconderti, da bravo- soffiò James. Io scoprii i denti in un ringhio minaccioso.

-Mi stai dando del vigliacco, Potter?-

Lo vidi fare cadere apposta la penna sul pavimento, per avere la scusa di alzarsi. Si avvicinò a me e, mentre si chinava per raccogliere la penna, accostò il viso al mio orecchio.

-Proprio così- mormorò.

Tornò a sedersi e la mia rabbia aumentò più che mai quando vidi le loro espressioni compiaciute.

-Prefessoressa- chiamai alzandomi in piedi -Potrei uscire un secondo?- La McGranitt mi osservò per un attimo. Temetti che mi dicesse di tornare a sedermi, ma, invece, mi disse che potevo uscire, a patto che stessi fuori solo per poco. Lanciai uno sguardo di sfida a Potter varcando la soglia, e da come lo ricambiò credetti che avesse colto l'invito.

Attesi qualche minuto furoi dalla porta, fino a quando, secondo il nostro tacito accordo, Potter mi seguì all'esterno.

-Come mai ci hai messo tanto? Paura?- gli chiesi beffardo.

-Ti piacerebbe, vero? No, in effetti ho dovuto insistere un po'. Voleva che aspettassi il tuo ritorno, e così ho dovuto inventare un piccolo stratagemma. Allora? Adesso o più tardi?- aggiunse sorridendo. -Come vuoi tu. Scommetto che ti farebbe piacere che fosse più tardi, vero? Per avere il tempo di fare testamento, non si sa mai...-

Inarcò un sopracciglio. Poi si incamminò lungo il corridoio deserto, e io lo seguii in silenzio. Ero eccitato dall'idea che di lì a poco avremmo duellato. Le liti con loro erano il mio principale svago e divertimento a scuola. Avanzammo per diversi metri e poi salimmo una rampa di scale. Infine Potter si fermò davanti a una porta e vi accostò l'orecchio. Appurato che nell'aula non vi era nessuno, aprì lentamente la porta. Poi si voltò verso di me con un'espressione beffarda e, con un profondissimo inchino, agitò una mano invitandomi a entrare per primo. Lui mi seguii all'interno dell'aula vuota, chiudendo la porta dietro di sè.

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Capitolo 6
*** Remus racconta il duello ***


Erano trascorsi già diversi minuti da quando Malfoy era uscito. James si era alzato e aveva chiesto alla professoressa McGranitt il permesso di uscire, ma lei aveva fiutato qualcosa che non andava e gli aveva risposto di pazientare fino al ritorno di Malfoy, e poi avrebbe potuto uscire. Lui si era lasciato cadere di nuovo sulla sedia, sbuffando.

-Che cosa hai intenzione di combinare? Il primo giorno non ti sembra presto per metterti nei pasticci?- gli sussurrai.

-No che non lo è. Anzi, è un ottimo inizio per un anno scolastico- rispose Sirius sorridendo eccitato. James teneva il pugno chiuso attorno alla penna con forza. Doveva trovare un modo per uscire.

-Merita una lezione- biascicò.

-Aspettiamo che torni. Piu tardi, quando saremo liberi e i professori non baderanno a noi, potrai dargli tutte le lezioni che vuoi. Adesso non è proprio il caso- suggerii. Sirius mi rivolse uno sguardo interrogativo e un po' stupito.

-Ma dimmi, Remus, come fai a sopportare che ci umilii così senza desiderare di vendicarti subito?- mi chiese.

-James si deve vendicare, assolutamente sì!- sussurrò Peter, dopo aver sentito l'opinione di Sirius.

-Non è così indispensabile. In effetti è stato James a dargli del vigliacco e non certo il contrario- risposi, cercando di sembrare deciso. Sirius spalancò gli occhi.

-Ha detto che le nostre case sono dei buchi e che James non sa difendersi. E lo ha fatto durante una lezione e sotto il naso di un insegnante. Chiamarlo vigliacco è il minimo- Sirius qui si rivolse a James -Dài, Jimmy! Adesso trova il modo di uscire e gonfiagli un occhio anche da parte mia!-

-No, no e no! Non è il momento! Più tardi potremo...-

-Ma insomma, che cos'avete di così importante da dirvi, là dietro?- Sobbalzammo alla voce della McGranitt. Si avvicinò a grandi passi al nostro banco e ci piantò gli occhi in faccia uno per uno.

-Dovete finirla. Cos'è, la mia lezione non v'interessa?- sbraitò con le mani sui fianchi. Sospirai. Aprii la bocca per chiedere scusa, ma non ne ebbi il tempo: Sirius parlò più velocemente di me.

-Professoressa, dovete scusarci, ma James sta male!- esclamò. Tutti e tre ci voltammo di scatto verso di lui con aria sorpesa, che mascherammo non appena la professoressa si fu voltata verso di noi. Ormai la frittata era fatta, e James sembrò intenzionato a fare le cose per bene. Così si appoggiò la fronte sulla mano ostentando un'espressione sofferente. La donna lo guardò dubbiosa e poi si voltò verso di me per chiedere conferma, rinsaldaldo in me la già radicata convinzione che io fossi l'unico dei quattro di cui si fidasse davvero. Purtroppo non potevo che mentire, questa volta.

-E' vero. Gli gira la testa e credo che stia per vomitare. Guardi com'è pallido!- dissi indicando il suo viso con la mano. In effetti era del suo colorito più normale. Eppure, il fatto che un suo alunno potesse vomitare davanti ai suoi occhi da un momento all'altro sembrò convincere la professoressa, che con aria leggermente spaventata distolse lo sguardo da lui e tornò a guardare me, dandomi il permesso di farlo uscire come se fossi il suo tutore. In effetti, pensai che per i professori non ero solo l'unico che poteva tenerli a freno: ero anche la loro balia. Purtroppo per loro, entrambe le cose non rispecchiavano la realtà.

-D'accordo. Può uscire un momento. Ma tu torna presto, e se incontri Malfoy nel bagno o per il corridoio digli di darsi una mossa-

James raggiunse l'uscita imitando con estrema abilità la camminata vacillante e zoppicante di un moribondo, per poi voltarsi e farci l'occhiolino non appena la McGranitt gli ebbe dato le spalle. Io sorrisi incorraggiante e così fece anche Peter, mentre Sirius sollevò il pollice e strizzò l'occhio a sua volta. La porta si richiuse e seguirono alcuni minuti del più assoluto silenzio, interrotto solo a tratti dal grattare delle penne sulla pergamena e del gesso sulla lavagna, dato che la professoressa aveva iniziato a rappresentare un complesso schema sopra di essa. Naturalmente faceva muovere il gesso sulla superficie nera solo agitando la bacchetta, mentre girava fra i banchi per controllare che tutti prendessero appunti. Ad un certo punto si incantò a fissare la porta con aria preoccupata e subito dopo me. Forse stava riflettendo sulla possibilità che potevo averle mentito, tradendo la sua fiducia. Ma più ottimisticamente ero tentato di credere che volesse mandarmi a controllare perché tardassero così tanto. Sirius fingeva di prendere appunti con un sorriso estatico. Era troppo eccitato dall'idea del duello che poteva stare impazzando qualche aula sopra di noi in quel momento per prestare la benché minima attenzione a quello che stava scritto alla lavagna.

-Se quei due non tornano subito dovrò mandare qualcuno a cercarli- disse infine la McGranitt, confermando le mie idee ottimiste e tranquillizzandomi un po'. Non fece però in tempo ad aggiungere altro che un fragore assordante esplose al piano di sopra. Qualcosa di molto pesante era caduto sul pavimento, facendo sobbalzare noi e, probabilmente, tutti gli altri studenti e insegnanti che si trovavano in quell'ala del castello. Alcune ragazze strillarono spavantate, mentre intravidi Bellatrix alzarsi in piedi e sguainare la bacchetta con espressione cupa ma affatto impaurita. Come se i due ragazzi usciti da poco avessero potuto essere l'unica causa di baccano e danni esistente al mondo, la McGranitt si voltò verso il soffitto e, evidentemente cercando di farsi sentire attraverso di esso fece una cosa a cui non ricorreva che di rado. Con tutta l'aria presente nei suoi polmoni urlò: -MALFOOOOY! POOOOTER!- . Prima che qualcuno potesse solo respirare, Sirius sfoderò la bacchetta e si lanciò oltre la porta veloce come una saetta.

-BLAAAAACK!- urlò ancora la professoressa, fiammeggiante d'ira. Deglutii, sapendo che presto mi sarei pentito di quello che stavo per fare. Corsi anch'io verso la porta e feci appena in tempo a intravedere lo sguardo scioccato della donna prima di sparire fuori dall'aula. Sirius era molto atletico ed estremamente veloce. Faticai un po' per raggiungerlo, ma salii le scale al suo fianco. Mi aspettavo di sentire la McGranitt urlare anche il mio nome, ma non lo fece: a quanto pare il mio comportamento l'aveva lasciata pietrificata dallo stupore. Fui di nuovo superato da Sirius, che mi precedette lungo il corridoio del piano di sopra. Purtroppo andavo abbastanza velocemente da non riuscire a fermarmi quando sentii le sue scarpe fischiare per la brusca frenata, e andai a sbattergli addosso. Barcollammo per un secondo e poi mi sporsi oltre di lui per vedere cosa lo aveva fatto fermare così all'improvviso. Rimasi a bocca spalancata e ci mancò poco che restassi anch'io pietrificato dallo stupore.

La porta di un'aula era stata completamente scardinata e giaceva al suolo, lontana diversi metri dalla parete dalla quale era stata violentamente sbalzata via. Poco oltre, in un turbinio spaventoso di scintille rosse e gialle, James e Malfoy si rincorrevano e si fermavano per prendere la mira, si nascondevano per ripararsi dietro armature e statue e poi uscivano dai loro nascondigli con guizzi felini. Anche alcune delle armature che fino a poco prima ornavano il corridoio erano a terra: una mancava di qualche pezzo che era schizzato chissà dove, mentre pressoché tutto ciò che restava di un'altra era un ammasso informe di latta scura. Paralizzato dall'orrore, guardavo i due combattenti saettare nel corridoio come due scoiattoli, schivando per un pelo quasi tutte le maledizioni. Ricevetti uno strappo sul collo quando Sirius, capendo che non ero in condizione di accorgermi del fiotto di scintille azzurre che stavano per colpirmi in pieno petto, mi tirò verso di sè con uno strattone per farmelo schivare. Poi si lanciò anche lui nella battaglia, agitando furiosamente la bacchetta ovunque vedesse un lampo color platino. Non potei evitare di lanciarmi anch'io nella mischia, e benché il mio iniziale obbiettivo fosse stato fermare quella rissa indegna, mi ritrovai quasi senza accorgermene a scagliare maledizioni contro Malfoy, che, con abilità, schivava gli attacchi di tutti e tre, con poche eccezioni. Ad un tratto vidi un fiotto di scintille rosse colpire sul viso James, che cadde all'indietro con un'estesa ferita sanguinante che gli ricopriva metà faccia. Con un ruggito Sirius si lanciò contro Malfoy, che sentii urlare di dolore quando Sirius lo colpii di striscio ad un braccio con la stessa maledizione, strappando parte della stoffa della manica, ora ridotta in brandelli sanguinolenti. Scorsi di sfuggita delle persone salire le scale e fermarsi intorno a noi, ma non diedi loro importanza e continuai nel mio tentativo di colpire Malfoy. Improvvisamente, altre due persone si lanciarono nella mischia: erano Bellatrix Black e Severus Piton, evidentemente decisi ad aiutare Lucius. Ci trovammo così a fronteggiare un nemico ciascuno.

-Petrificu totalus!- sentii ad un tratto una voce maschile ben conosciuta urlare dietro di noi. Prima che ce ne potessimo capacitare, tutti e sei cademmo sul pavimento, rigidi come statue e nell'impossibilità di muoverci. Col più sommo orrore vidi in faccia chi aveva lanciato la maledizione su di noi ed ebbi conferma alle mie paure. Era stato Silente.

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Capitolo 7
*** Peter racconta la punizione ***


A memoria d'uomo, nessun anno scolastico era mai iniziato in modo così singolare, a Hogwarts. Io ero rimasto in classe con gli altri compagni del sesto anno anche quando i miei amici erano corsi fuori per andare ad aiutare James, che al piano di sopra doveva starsela vedendo davvero brutta, a giudicare dal fracasso delle armature e delle statue che si rompevano che ci raggiungeva. La McGranitt era rimasta come pietrificata quando Remus era corso fuori. Ci mise qualche secondo a riscuotersi, e quando infine ci riuscì disse a Narcissa Black, l'alunna che le era più vicina, di correre a chiamare il preside. Lei parve estremamente sollevata di poter scappare, perché sembrava stare morendo di paura. Poi la professoressa corse fuori alla ricerca della fonte del rumore, e fu immediatamente seguita da Bellatrix Black e da Severus Piton, entrambi con la bacchetta sguainata e un'espressione cupa. Decisi che era il momento di raggiungere i miei amici e uscii anch'io col resto della classe. Alcuni corsero come me dietro alla professoressa, e pochi altri, soprattutto ragazze che non facevano che strillare terrorizzate, fuggirono nella direzione opposta. Non nego che ebbi un po' di paura: di certo erano James e Malfoy che stavano combattendo, e ora li avevano raggiunti anche Remus e Sirius. Personalmente, l'istinto mi diceva di seguire coloro che erano fuggiti: sapevo fin troppo bene quanto i miei amici potessero diventare pericolosi quando perdevano il controllo, soprattutto durante una lite.

Salii una rampa di scale e, giunto che fui in cima, mi fermai a riprendere fiato. Quando sollevai la testa vidi la professoressa e i miei compagni disposti in semicerchio, spaventatissimi, attorno ai duellanti.

Sirius stava affrontando praticamente da solo Malfoy, che tentava di colpirlo e contemporaneamente di schivare i suoi colpi furibondi: notai con orrore che il braccio libero grondava sangue poco più su del gomito. Sirius lo attaccava con una furia spaventosa, ignorando una piccola ferita che si era procurato sul mento e che sanguinava appena. Aveva i denti scoperti in un ringhio e lanciava ruggiti agghiaccianti mentre saltava di qua e di là. Vidi in lui, più evidente che mai, il pericolosissimo Felpato, e rimasi immobilizzato dalla paura. Poco oltre stava James, che barcollava pericolosamente mentre tentava di lanciare delle maledizioni su Malfoy. La sua mano libera era premuta sulla metà sinistra del viso: attraverso le dita socchiuse si vedeva chiaramente scorrere del sangue. Ad un tratto, Bellatrix e Piton, che erano vicini a me, si tuffarono nella mischia e iniziarono a fronteggiare, rispettivamente, Remus e James. Tutti e tre i miei amici avevano ora un avversario, e lo fronteggiavano con la bacchetta tratta e un'espressione rabbiosa.

Tutti noi che stavamo attorno trattenevamo il fiato, quando ci voltammo nell'udire dei passi salire rapidi le scale: era Silente, il preside, e pochi metri dietro di lui avanzava Narcissa, pallida e tremante.

Tutti osservammo il professore, temendo ciò che avrebbe potuto fare. Sollevò la bacchetta che stringeva già nel pugno e pronuncio con voce limpida un incantesimo pietrificante. Come se ciò che stavamo vedendo fosse stato un filmato messo improvvisamente in pausa, tutti i sei combattenti si congelarono nei loro movimenti e caddero a terra, rigidi come statue scolpite nelle pose più strane. Silente si voltò verso la McGranitt.

-Minerva, aiutami a condurre questi giovanotti e questa signorina nel mio ufficio, per favore. Attenderemo lì che l'incantesimo finisca. Potrei scioglierlo subito, ma credo che qualche minuto di immobilità li aiuterà a calmarsi, prima di intraprendere con me una conversazione civile. Per favore, Narcissa, mi spiace abusare della tua disponibilità, ma potresti andare a chiamare il capo della vostra casa, il professor Lumacorno?- disse in tono pacato e lievemente dispiaciuto alla seconda sorella Black. Lei annuì nervosamente e lanciò solo di sfuggita un'occhiata al corpo immobile di Lucius prima di correre di nuovo giù per le scale. Silente e la McGranitt agitarono lievemente le bacchetta e i corpi dei sei ragazzi si sollevarono da terra leggeri come piume e seguirono i due insegnanti nell'ufficio del preside. Io e alcuni curiosi tentammo di seguirli, ma Silente ci disse di tornare tutti nelle nostre Sale Comuni, e tutti obbedimmo, seppure malvolentieri.

Trascorsi oltre un'ora nella Sala Comune dei Grifondoro, in attesa che i miei amici tornassero, ma intanto ebbi modo di riflettere. Ora loro tre sarebbe parsi a tutti come degli eroi, come sempre. Avevano sfidato i tre Serpeverde più temibili del sesto anno, mentre io ero rimasto a guardare. Deglutii, soppesando le possibilità che avevo di essere apostrofato come un vigliacco anche questa volta. Naturalmente Sirius mi avrebbe sbranato vivo, e anche James non avrebbe potuto evitarsi di rimproverarmi perché non ero corso in loro aiuto. Non avevano mai capito che mi sentivo veramente inutile, e neppure che i loro continui rimproveri e le dimostrazioni di quanto fossero più forti e più coraggiosi di me mi ferivano terribilmente. La verità è che sapevo di non essere in grado di affrontare qualcuno in un duello, ed era per questo che evitavo di prendervi parte. Avrei fatto la figura del pasticcione, dell'incapace, e probabilmente sarei stato sconfitto e deriso. Era meglio che ne restassi fuori.

Il buco del ritratto si rivelò improvvisamente, lasciando che i tre ragazzi entrassero nella Sala Comune, prima di richiudersi dietro di loro. Sirius si precipitò verso di me prima che potessi anche solo guardare in faccia gli altri due, mi afferrò per il colletto e mi sollevò dalla poltrona di quei pochi centimetri sufficienti perché i nostri visi si sfiorassero.

- DOVE ACCIDENTI ERI, EH? - mi ringhiò, pallido per la rabbia. Remus si avvicinò di corsa e gli assestò una pacca sul braccio, intimandogli di lasciarmi andare. Lui mi lasciò cadere di nuovo sulla poltrona e si voltò di scatto con aria disgustata e furibonda. Prese posto in una poltrona poco distante, e anche gli altri due si sedettero.

-Peter, ma si può sapere perché non sei intervenuto?- mi chiese James. Anche lui aveva un'espressione contrariata, ma la sua voce era molto più calma. Notai che la ferita sulla sua faccia era completamente sparita.

-Io...- biascicai. Mi sentii le guance avvampare di vergogna -Io... credevo che poteste farcela da soli. E infatti non avete avuto grossi problemi, no?-

-Questo è vero, naturalmente- bofonchiò Sirius dalla sua poltrona -ma avremmo apprezzato un po' di partecipazione in più da parte tua, per una volta-

-Ritenevo che il primo giorno fosse veramente troppo presto per farsi mettere in castigo, perfino per noi- mi giustificai.

-E' quello che ha detto anche Silente- mi rispose Remus. Sembrava un po' deluso, ma aveva un'aria vagamente divertita -E sai cosa gli ha risposto Sirius?-

-Che era ora che battessimo anche questo record- completò Sirius, sfoggiando un'espressione compiaciuta. Gli altri sorrisero, notando quanto fosse orgoglioso di sè, e mi parve che anche gli altri, in fondo, fossero abbastanza soddisfatti del loro operato.

-Vi hanno messo in punizione, allora?- chiesi.

-Puoi giurarci!- esclamò James, offeso -Certo che lo hanno fatto, o non ne sarebbe neppure valsa la pena!- Scossi la testa, incapace di capirlo.

-Io e James dovremo lucidare tutte le coppe che ci sono nella Sala dei Trofei, e finché non le avremo finite tutte dovremo recarci lì tutte le sere dopo cena, da domani in poi. A Malfoy, Piton e Bellatrix, invece, Lumacorno ha imposto di riordinare tutti i suoi vecchi archivi, credo, e anche quello è un gran lavoraccio- disse Sirius con l'espressione di chi stesse enumerando i suoi meriti.

-E Remus?- chiesi.

-Oh, dato che il mio piccolo problema peloso mi terrà occupato per tutta questa settimana, a partire proprio da domani, Silente ha ritenuto opportuno rimandare la mia punizione alla settimana prossima. A proposito, non sapendo che in genere venite a trovarmi come Animagi non ha rimandato la loro, e io stasera devo andare nella Stamberga Strillante- disse Remus. -Mi dispiace che starai da solo tutte le sere. Ma non temere, verremo di certo a trovarti durante la notte con il mio mantello- disse James -E mentre noi non ci siamo può sempre venire Peter con te-

Io ero sempre stato terrorizzato dall'idea di trovarmi da solo con un lupo mannaro, nonostante fosse uno dei miei migliori amici. -Mi dispiace, ma se voi sarete occupati toccherà a me fare i vostri compiti, no? Dunque sarò occupatissimo anche io. Domani devo copiarvi tutti gli appunti che la McGranitt ha scritto alla lavagna prima della vostra lite, e di sicuro domani sera saremo pieni dei compiti delle altre materie- dissi io, cercando qualche scusa convincente.

-Ah, già- mormorò Sirius dispiaciuto.

Restammo lì a chiacchierare ancora un po' prima di recarci in Sala Grande, dove la scuola iniziava a radunarsi per il pranzo.

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Capitolo 8
*** Andromeda racconta l'appassionata versione dei Malandrini ***


Quando io, Lily e i nostri compagni del quinto anno entrammo nella Sala Grande per il pranzo di ritorno dalle serre trovammo il resto della scuola immerso in mormorii più fitti e più eccitati del solito. Guardai Lily, chiedendole cosa potesse essere successo, ma lei alzò le spalle, con un'espressione interrogativa almeno quanto doveva esserlo la mia.

-Ma cosa è successo?- chiese lei preoccupata a una ragazzina del primo o del secondo anno che correva di qua e di là eccitatissima. Lei si voltò a guardarla con gli occhi spalancati, come se fosse un alieno.

-Ma come!- esclamò scioccata: -Possibile che non hai sentito tutto il fracasso di stamattina?

-No, eravamo alle serre e non l'ho sentito- rispose lei, che iniziava ad innervosirsi -Allora, me lo dici cos'è successo o...-

-C'è stata una lite, al quarto piano. Ma una lite di quelle grosse, dicono che erano in sei, tre Grifondoro e tre Serpeverde, e che hanno...

-CHI?!- strillai. Ero certa di conoscere già la risposta.

-Mah, non li conosco. So che una è quella ragazza- disse indicando chi era appena entrato. Come volevasi dimostrare, la ragazza indicata era mia sorella Bellatrix. Avanzava sfoggiando il sorriso compiaciuto di chi stia ricevendo le lodi del suo buon lavoro mentre tutti le chiedevano di raccontare i dettagli, eppure aveva l'aria di chi stesse mascherando la propria rabbia.

-Grazie, ho capito tutto- dissi alla piccola. Mi lanciai attraverso la Sala, seguita da Lily, in direzione di Bella. Fra loro due non scorreva buon sangue, viste le origini babbane della mia migliore amica. Ma in fin dei conti, Bella faticava a sopportare me, figuriamoci i miei amici mezzosangue.

-Bella! Ehi, Bella!- la chiamai a gran voce. Lei si voltò verso di me e mi rivolse il tipico sguardo che riservava solo a me. Qualcosa che assomigliava terribilmente a: "dannazione, guardate chi sono costretta a frequentare". Mi feriva da pazzi vedere quell'espressione sul viso di mia sorella.

-Stai bene? Cos'è successo? Anche Sirius...-

-Sì, anche il tuo caro cugino. E sappi che se quello stupido vecchio di Silente non fosse intervenuto lo avrei conciato per le feste- terminò con aria estremamente fiera di sè. Poi mi sfilò davanti con il petto in fuori e andò a sedersi al tavolo dei Serpeverde, dove continuò ad essere assillata da alunni giovani e meno giovani. Notai che si sedette accanto a Lucius, Narcissa e Severus. Non mi ero accorta che fossero già lì. Anche attorno a loro si era raccolto un piccolo sciame di ragazzi vocianti. Sentii altre voci entusiaste provenire dal tavolo dei Grifondoro e capii che anche mio cugino e i suoi amici dovevano essere arrivati.

-Andiamo, chiediamo a Sirius come sono andate le cose- esclamai rivolta a Lily. La vidi pietrificarsi e arrossire lievemente nel sentire la mia proposta. Sapevo che odiava Sirius, James Potter e Peter Minus perché li considerava dei bulli, a differenza di Remus Lupin, che era prefetto come noi e conoscevamo abbastanza bene per reputarlo un bravo ragazzo. Eppure la reazione di Lily mi parve eccessiva.

-Dài, muoviti!- la esortai iniziando a correre verso di loro. Giungemmo accanto al tavolo proprio mentre i quattro si sedevano. Neppure loro sembravano troppo dispiaciuti. Mi feci largo tra la folla riuscendo infine a sedermi accanto a mio cugino, che mi sorrise radioso.

-Ciao, cugina! Prendi esempio da questo fior di cugino che ti ritrovi e concia per le feste ogni Serpeverde che incroci il tuo cammino!- mi escalmò gioioso. Io gli rivolsi uno sguardo dubbioso. Notai con la coda dell'occhio la chioma fiammeggiante di Lily passare oltre una fila di teste. Non sembrava troppo interessata ad avvicinarsi. Presi mentalmente nota di rimproverarla per la testardaggine con cui si ostinava a disprezzare Sirius e i suoi amici.

-Sì, bravissimo. Cerca però di non ammazzarmi una sorella- Lui mi rivolse uno sguardo fra l'offeso e il furibondo -E poi, potresti dirmi com'è andata, una volta per tutte?-

-E' andata bene- si intromise James Potter, un ragazzo occhialuto ma carino, anche se un po' arrogante, che si era seduto sul bordo del tavolo. Quando si era accorto di me aveva per un attimo smesso di decantare le proprie eroiche gesta al pubblico festante che circondava il tavolo, abbastanza a voce alta perché lo sentisse anche chi era all'altro capo della Sala.

-Peccato che Silente ci abbia interrotti sul più bello. Ah, e ci ha anche messi in punizione- continuò, sempre più sorridente. Notai che mi guardava come se mi mancasse qualcosa e si aspettasse di vedermela spuntare da dietro la schiena da un momento all'altro. Intuì quello che stavo pensando, arrossì lievemente e tornò alla platea vociante che esigeva altri dettagli.

-Non voglio ascoltare i suoi poemi- dissi a Sirius lanciando un'occhiata di traverso a James -Dimmi solo cos'è successo-

Lui mi raccontò in poche parole di come fosse iniziato il litigio fra James e Lucius e di come alla fine si fossero trovati tutti coinvolti, volendo intendere, con "tutti", i suoi amici, gli amici di Lucius, una decina di armature e di statue ora ammaccate e decapitate. Una volta terminato il suo racconto mi sporsi sul tavolo richiamando l'attenzione di Remus, che sedeva proprio di fronte a noi e stava in silenzio, insieme all'altro ragazzo, Peter, ad ascoltare James, sorridendo per le sue esagerazioni.

-Remus, davvero hai contribuito a scardinare una porta?- chiesi con gli occhi sbarrati per l'incredulità.

-Oh no!- rispose lui offeso -Quando sono arrivato io era già a terra. Io ho solo fatto volare un elmo oltre le rampe di scale. Ah, è ho staccato il braccio di una Strega Zoppa di marmo. Ora, oltre a essere zoppa è anche monca. Ehi, non è vero! Sono stato io a colpire Piton sulla gamba!- si rivolse improvvisamente a James, che aveva appena finito di descrivere con quale mira eccezionale avesse centrato in pieno il ginocchio di Severus. Lui agitò una mano, come per dire che era lo stesso, e continuò la sua emozionante narrazione. Mi voltai di nuovo verso Sirius, ma ormai si era anche lui lanciato in un racconto ricco di mimica e di gestualità, e sembrava così fiero di sè mentre imitava Lucius che barcollava e poi si gettava a terra strillando come un disperato che non me la sentii di interromperlo. Scivolai di nuovo fra gli studenti, questa volta intenzionata ad allontanarmi. Non appena riuscii nella mia impresa cercai con lo sguardo Lily, e, quando i miei occhi furono catturati dal fiammeggiare dei suoi capelli, mi diressi verso di lei, che si era seduta al tavolo dei Grifondoro, lontana diversi metri dai Malandrini e dai loro spettatori, con la schiena rivolta al tavolo. Sembrava imbronciata e pensierosa, ma vidi che aveva le guance un po' rosse. Era talmente immersa nei suoi pensieri che si accorse di me solo quando mi sedetti accanto a lei, facendola sobbalzare.

-Lily! Ma mi vuoi spiegare perché ce l'hai con Sirius e i suoi amici?- le chiesi con tono autoritario.

-Io non ce l'ho nè con lui nè coi suoi amici. Forse non te ne sei accorta, ma vado davvero molto d'accordo con Remus. E gli altri...- lanciò un'occhiata a James e Sirius. Ora erano entrambi in piedi sulla panca ed erano intenti nella goffa imitazione di quello che doveva essere uno scontro corpo a corpo. Attorno alcune ragazzine strillavano e ridacchiavano, mentre alcuni ragazzi li aizzavano -Gli altri sono dei dementi- completò arrossendo appena. Non potei darle torto.

-C'è un fondo di verità in quel che dici- mi voltai con aria compassionevole verso i due, che ora erano coricati sul pavimento in quella che doveva essere l'imitazione di Lucius e Severus che si contorcevano dal dolore. Avevo sempre reputato mio cugino e i suoi amici un branco caratterizzato dalla instabilità mentale, però li avevo sempre trovati simpatici. Ma ora mi sentivo solo lievemente imbarazzata mentre una dozzina di ragazze ridacchiavano attorno a mio cugino che, coricato sul pavimento, si agitava come se fosse pieno di formiche rosse.

-Ragazzi, cos'è questa confusione? Ogni casa al proprio tavolo, è ora di pranzo- trillò all'improvviso la professoressa McGranitt, di ritono dall'ufficio del preside, con il quale probabilmente aveva discusso fino ad allora sul perché avesse dato ai litiganti della mattina una punizione così leggera.

-Vado al tavolo del Corvonero, ci vediamo dopo- dissi a Lily. Lei mi rispose con un cenno affermativo, sollevò le gambe e roteò sulla panca, in modo da essere rivolta verso il tavolo. La vidi guardare con un'espressione indecifrabile mio cugino e James mentre si rialzavano e si inchinavano ripetutamente agli applausi di quelli più giovani, che sembravano aver creduto a ogni parola che avevano detto e sembravno pieni di ammirazione. Voltai le spalle a quella vista, che era abbastanza sconvolgente, e corsi diretta al mio tavolo, sul quale iniziavano a luccicare vassoi colmi di prelibatezze. Avevo una fame da lupi.

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Capitolo 9
*** Severus racconta la vendetta ***


Le lezioni del pomeriggio di quel primo giorno di scuola iniziato in modo così straordinario, preseguirono per il meglio. Il professor Lumacorno ci sistemò nell'aula di pozioni in modo che Bellatrix, Lucius ed io fossimo seduti il più lontano possibile da Potter e dai suoi amici, e così non avemmo modo di scambiarci neppure una parola, con grande gioia di tutti, soprattutto dei professori e di Narcissa, che quella mattina si era spaventata moltissimo per Lucius e per sua sorella. Un paio di volte passò Silente per controllare che tutto filasse liscio, e lo fece anche nell'ora seguente a quella di Pozioni, che fu di Incantesimi. La cena fu estremamente tranquilla, anche se qualcuno continuava a tediarci con richieste e domande.

-Se vuoi sapere com'andata davvero, l'importante è che stai alla larga da quello sballato di mio cugino, dice solo sciocchezze- ringhiò Bellatrix a un ragazzino del primo anno che fuggì spaventato. Poi si voltò verso di me e strillò, inviperita ma con una punta di ironia: -Ma guardalo come si atteggia! Sta di nuovo facendo la rievocazione storica di quando sono inciampata. Però non dice che l'ho fatto solo perché ho investito il suo Potterino che era sdraiato sul pavimento con la faccia ridotta a brandelli-

Continuai a mangiare il timballo di carne che avevo nel piatto senza rispondere. Umiliare Potter, quelle poche volte che mi riusciva, mi piaceva terribilmente. Eppure la rissa di quella mattina non mi aveva messo particolarmente di buon umore. Finimmo di cenare e scendemmo nella Sala Comune di Serpeverde, che stava nascosta nei sotterranei. Appena entrato mi lasciai sprofondare in un soffice divano di pelle verde e chiusi gli occhi, esausto. Gli altri si sedettero nel divano accanto al mio, e sentii la voce di Lucius risuonare tagliente nella sala semibuia.

-Dannazione a Silente! Se non fosse venuto a dare fastidio, sono certo che a quest'ora di quegli sbruffoni resterebbe poco o niente- Sorrisi appena nel sentire che Lucius dava dello sbruffone a qualcuno.

-Mio cugino è un idiota- intervenne Narcissa, quasi in tono di scusa.

-Mi dispiace sparlare di un tuo parente, Cissy, ma hai proprio ragione- rispose Lucius -Anzi, da come si comporta non si direbbe neppure che è tuo cugino-

Aprii gli occhi e vidi che Narcissa esibiva un'espressione lusingata. Era seduta accanto a Lucius e teneva la testa appoggiata dolcemente contro la sua spalla muscolosa. Dopo quest'ultima frase pronunciata da lui, i due si scambiarono un rapidissimo bacio sulle labbra, anche se Lucius non amava abbandonarsi a queste manifestazioni d'affetto quando c'eravamo noi nei paraggi. Spostai lo sguardo su Bellatrix per non imbarazzarli, e posso scommettere di avere visto un lampo rosso balenarle negli occhi. Aggrottai le sopracciglia, cercando di capire, ma quando lei intercettò il mio sguardo arrossì violentemente e mi fulminò con un'occhiataccia. Rinunciai a comprendere quella ragazza e rivolsi di nuovo lo sguardo verso Lucius, che era immobile, ancora con la testa biondo platino della ragazza appoggiata alla spalla.

-Spero solo che la punizione di quei presuntuosi sia umiliante almeno quanto la nostra- ringhiò ad un tratto, con la voce roca per la rabbia repressa.

-Su questo credo di poterti rassicurare- risposi con un sorriso malevolo. Anch'io ne ero estremamente lieto -Mi pare che la loro punizione consista nel lucidare tutte le coppe e gli scudi della Sala dei Trofei. Ci vorrà una vita, sono centinaia-

-Anche i documenti degli archivi che noi dobbiamo riordinare sono centinaia, se non di più- soffiò come un gatto Bellatrix voltandosi improvvisamente di nuovo verso di noi dopo aver fissato per qualche istante un punto imprecisato del soffitto. La sua pelle era tornata del solito colorito abbronzato e il suo sguardo era più gelido che mai.

-Dovreste ritenervi fortunati- disse Narcissa, muovendo un po' la testa per stare più comoda -Sinceramente, visti tutti i danni che avete fatto, compresa la faccia di Potter, temevo che vi punissero più duramente- Il nome Potter sembrò colpire Lucius come uno schiaffo in pieno viso. Schizzò in piedi, facendo sobbalzare Narcissa, e prese a camminare avanti e indietro, con la fronte aggrottata sopra gli occhi ridotti a fessure color ghiaccio.

-Dannato Potter! Non gli perdonerò mai l'umiliazione di oggi!- esclamò avvelenato.

-Credevo che per te una punizione in più non fosse meno di un premio alla tua irrispettosità di queste regole inutili- confessai a bassa voce. In genere, infatti, sia lui che Bellatrix erano abbastanza felici di trasgredire le regole, azione che ritenevano giusta, quasi nobile. Anche Potter e Black erano dello stesso avviso.

-Sì, ma non posso trascorrere tutte le sere da domani in poi a riordinare dei vecchi fascicoli per niente. Se almeno avessi apportato dei danni seri a quei miserabili ne sarebbe valsa la pena. Ma solo per un taglietto alla faccia, che fra l'altro Madama Chips ha guarito completamente in un baleno,...-

-Hai ragione. Ma cosa possiamo farci?- chiese Bellatrix, spostandosi più avanti sul sedile di pelle verde. Lucius, che in quel momento ci dava le spalle, si voltò verso di noi, e ammetto che trasalii notando quanta perfidia fosse capace di concentrare in un solo ghigno.

-Possiamo vendicarci- disse semplicemente. Al sentire la sua voce sentii i peli sul collo rizzarsi: la sua furia, nascosta sotto un'atteggiamento calmo era ancora più terribile che se avesso urlato e ringhiato. Mi fece quasi paura.

-Ma Lucius!- esclamò Narcissa. Era diventata improvvisamente pallida -Vi siete già messi abbastanza in pericolo per questa storia. Oggi ho avuto paura per te! Mio cugino è un avversario veramente temibile, e anche se quel Potter non può eguagliarlo, neppure lui scherza. Ho veramente temuto che potessero ferirti...-

-Lo hanno fatto- disse Lucius, facendo un lieve cenno con la testa in direzione del suo braccio. Non aveva avuto il tempo di cambiarsi, e benché la ferita fosse completamente rimarginata, la camicia in quel punto era ancora strappata e intrisa di sangue.

-Lucius dice bene- esclamò Bellatrix, come non riuscendo a trattanersi -Non abbiamo paura di qualche ferita. Guarisce in un baleno. La vera posta è il nostro onore. Che ne sarebbe della nostra reputazione se si sapesse in giro che ci siamo sottomessi a Silente e alla McGranitt per una semplice lite? Quello che ci serve è la vendetta!- Narcissa si voltò verso di lei con gli occhi lucenti stranamente grandi.

-Sono d'accordo- ammisi a bassa voce. Immaginare una possibile vendetta mi aveva messo leggermente più di buon umore. Forse era davvero quello che ci serviva.

-Bene. Ora non ci resta che pianificare il modo in cui agiremo- conlcuse Lucius tornando a sedersi, visibilmente soddisfatto.

-Ma...- tentò di dire Narcissa. Lucius le rivolse uno sguardo severo. In genere era un po' freddo, ma non avrebbe mai trattato male Narcissa in nessun modo. Doveva essere veramente infuriato per rivlgerle un'occhiataccia del genere. Lei lo capì e si limitò ad annuire, cercando di nascondere la preoccupazione che le traspariva sul volto diafano.

-Non sarà difficile- disse Bellatrix. Quando si trattava di qualcosa di cattivo era estremamente ricca di ottime idee -Basterà decidere come li vogliamo colpire, cosa vogliamo che per loro sia doloroso. Al resto ci penso io- esclamò, battendosi la mano aperta sul petto con orgoglio. LUcius la guardò con un sorriso compiaciuto. Forse mi sbagliai, ma mi parve di nuovo di intravedere una strana espressione sul viso della ragazza... trionfo? Una specie di gioia selvaggia le aveva illuminato il sorriso.

-Benissimo, tu sarai la nostra mente malvagia, allora... Ma confido anche in un tuo aiuto più pratico, mi serve la tua mira e il tuo talento- fece Lucius, come se stessimo parlando di lavoro e lui fosse il nostro coordinatore.

-Puoi contarci. Basta che mi lasciate mio cugino. Sarà un piacere per me essere quella che lo stenderà per bene una volta per tutte-

-Ora non esageriamo- dissi io sorridendo. Ma gli altri sembravano troppo presi dai loro sogni di vendetta e di gloria per accorgersi del mio commento. Narcissa continuava ad avere un'aria un po' spaventata, ma si sporse più in avanti sul sedile anche lei, pronta a prestare il suo aiuto quando servisse. Sapevo che per lei Lucius era la cosa più importante di tutte, e che per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa. Anche infrangere tutte le regole di questo mondo, anche fare qualcosa di terribilmente cattivo. Sentii una punta di gelosia. Per me mai nessuno si sarebbe sognato di provare lo stesso sentimento. Tantomeno lei... Lei, con i suoi capelli fiammeggianti ma con gli occhi verdi e limpidi... Lei che correva sempre in mia difesa, quando Potter mi aggrediva. Come se l'essermi innamorato di una mezzosangue non fosse già abbastanza umiliante. Non potevo sopportare quando interveniva a difendermi, come se fossi un ragazzino incapace di farlo da solo. Eppure era stato in una di quelle occasioni che mi accorsi di quanto Lily Evans fosse importante per me. Era stato l'anno precedente, verso maggio. Stavo litigando con Potter e Black, e loro lanciarono un Wingardium Leviosa sulle mie cose. Stavo cercando di riprenderle, sperando che intanto non mi attaccassero, quando arrivò lei di corsa, con i capelli arruffati, le guance quasi dello stesso colore... E io ero corso via, umiliato, spaventato da quella sensazione sconosciuta che avevo improvvisamente provato per quella ragazzina che avevo sempre disprezzato...

-Severus, ci sei? Cos'è questo sguardo vacuo?- esclamò ad un tratto Lucius, riscuotendomi dalle mie meditazioni. Il cuore mi battè piuttosto forte, ora, vedendo che Narcissa aveva afferato una mano di Lucius e la teneva stretta fra le sue.

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Capitolo 10
*** Narcissa racconta il piano ***


PICCOLA PREMESSA: Vi imploro perdono per non avere aggiornato per tutto questo tempo, ma non ho avuto il computer. E a Chase e a Lizzyluna un enorme grazie e un bacione ^^

Andammo a dormire abbastanza tardi, quella sera. Lucius, Severus, Bellatrix ed io rimanemmo alzati fino a mezzanotte passata, impegnati com'eravamo a pianificare la nostra vendetta. Lucius era furibondo all'inizio, ma, mentre Bellatrix tirava fuori un'idea malvagia dopo l'altra, parve rallegrarsi. Mi sorprese scoprire quante cattiverie mia sorella fosse capace di pensare tutte in una sola sera. Inizialmente io non volevo neppure sentire parlare di questa vendetta : ero terrorizzata, ma non per me. Non ero abile nel duellare, ma di certo non mi sarebbero toccati ruoli pericolosi. Io temevo per Severus, e soprattutto per mia sorella e per il mio ragazzo. La lite con Potter, mio cugino Sirius e quel prefetto da due soldi mi aveva riempita di paura. Io avevo cieca fiducia nell'abilità di Bella e di Lucius, ma non potevo non avere paura per loro. Cercai di oppormi quando lui propose di vendicarci, quella sera, ma quando lo feci lui mi fulminò con un'occhiata. Provai la spiacevole sensazione di avere qualcosa di estremamente grosso e viscido che mi si agitava nello stomaco. Non potevo sopportare che Lucius temesse che non volessi aiutarlo, per paura o perché ero dalla parte di Sirius, cosa che, fra l'altro, non era affatto vera. Io amavo, e amo tuttora, Lucius con tutta la mia anima. All'epoca eravamo fidanzati solo da qualche mese, ma io sentivo per lui un sentimento così profondo che avrei fatto semplicemente tutto per lui. Certo, sapevo farmi rispettare, quando volevo. Ma questa volta Lucius aveva bisogno anche del mio aiuto, e io non potevo negarglielo per nessuna ragione, neppure se temevo che fosse pericoloso per lui e per mia sorella.

Prima di andare a dormire, Lucius era talmente euforico per quel piano semplice e insieme tremendamente geniale che avevamo architettato che mi baciò senza badare minimamente a chi stava intorno, cosa che faceva di rado. Lo fece con tanto trasporto che mi sentii le viscere rivoltarsi in una piacevole, consueta sensazione. Con difficoltà, lo lasciai nella Sala Comune con Severus e mi diressi, insieme a Bella, al dormitorio femminile, dove le nostre compagne erano già tutte profondamente addormentate. Una volta entrate indossammo le nostre vestaglie, che erano perfettamente identiche eccetto che per il colore: la mia era color pervinca, mentre quella di Bella era scarlatta. Con un piccolo nodo allo stomaco pensai che anche Andromeda ne possedeva una uguale, ma che era di una sfumatura molto scura di viola. Io avevo sempre voluto bene ad Andromeda, ma lei aveva tradito la nostra famiglia, sempre. Aveva tradito il nostro sangue orgogliosamente puro, lo aveva fatto semplicemente coi suoi pensieri, con i suoi desideri di fraternizzare con i mezzosangue. Senza dubbio le volevo più bene di quanto gliene volessero Bella e i nostri genitori insieme. Ma neppure io potevo condividere le sue idee completametne folli, indegne di un Black...

-Cissy, mi sembri strana. Hai ancora paura per il piano?- mi chiese ad un tratto la voce di Bellatrix. Mi voltai a guardarla mentre si allacciava la vestaglia attorno alla vita sottilissima. I capelli scuri erano sciolti sul velluto scarlatto, e le lunghe ciglia rendevano lucente il suo sguardo. Pensai che fosse di una bellezza talmente selvaggia, talmente arrogante che avrebbe incantato persino il diavolo. E credo che, se mai avesse davvero conosciuto personalmente il diavolo, avrebbe scoperto di avere con lui una tale affinità caratteriale da andarvi perfettamente d'accordo.

-Pensavo a Meda- risposi a bassa voce, sfilandomi la divisa nera e verde e gli abiti che indossavo sotto di essa. Lei si scostò i capelli setosi dal viso con un gesto irato del capo, emettendo un sibilo serpentino.

-Ti prego, non me la nominare. La giornata stava prendendo appena adesso una piega piacevole- disse con voce glaciale. Mi infilai la vestaglia color pervinca e me ne fissai la cintura sui fianchi con un piccolo fiocco.

-E' nostra sorella. Lo so anch'io che è indegna del nostro nome, ma un po' di bene...- tentai io, ma fui interrotta bruscamente.

-Ti ho detto di non parlare di lei!- ruggì Bella. Qualche letto più in là, una ragazza si agitò nel sonno. Bella parve accorgersi di aver alzato troppo la voce, così si voltò verso il suo baldacchino verde e ne scostò le tende con scatti furiosi. Decisi che era meglio cambiare argomento.

-Credi che il piano funzionerà?- le domandai scostando anche le mie tende e infidandomi sotto le lenzuola.

-Che domande!- scattò lei, seminascosta dalle coperte verdi e argentate -L'ho ideato quasi tutto io. Peccato solo che dovremo aspettare un mese intero. Ma sarà importante che alla fine tutti e quattro diamo il meglio di noi, o saremo scoperti. Tu non hai più paura, vero?- Vidi i suoi occhi scuri indugiare su di me con l'aria di chi fosse pronto a saltarmi addosso per sbranarmi se avessi dato la risposta sbagliata. Io rimasi in silenzio per un po'.

-Un po'- risposi infine, sinceramente -Cioè, io non ho paura per me : sono preoccupata per voi. Voglio dire, tu, Lucius e Severus siete già stati puniti una volta perché avete litigato con Sirius, Potter e Lupin. Se vi beccano a farlo di nuovo finirete in guai grossi. Potrebbero perfino arrivare a espellervi, senza contare che potreste restare feriti...-

-Correremo il rischio- rispose lei freddamente -'Notte-

-'Notte- risposi infine tirandomi le coperte fin sotto il mento.

Il mattino dopo facemmo colazione e ci recammo nella classe di Incantesimi, e, nell'ora seguente, nella serra. Tutto fu molto tranquillo, ma notai che mancava Lupin, chissà per quale ragione. Pranzammo e poi ci godemmo due intere ore buca, che ci lasciavano libero l'intero pomeriggio. Ne approfittai per fare i compiti, in Sala Comune, insieme a Bella, Severus e Lucius: quella sera loro non ne avrebbero avuto il tempo, poiché avrebbero dovuto andare nell'ufficio di Lumacorno a riordinare i suoi vecchi fascicoli. Severus sembrava particolarmente impegnato a scorrere il libro di pozioni, sul quale aveva scarabocchiato, immancabilmente a ogni pagina, strani incantesimi e formule.

-Per domani non abbiamo pozioni. Ti sei già messo all'opera per...- gli chiesi, lasciando in sospeso la domanda: molti dei tavoli che ci circondavano erano pieni di studenti.

-Sì, ho cominciato a mettere da parte gli ingredienti. Però ce n'è qualcuno veramente raro. In questa scuola, credo che solo Lumacorno può possederne un po'- ammise lui, preoccupato.

-Nessun problema- rispose Lucius con voce risoluta -Lo prenderemo di nascosto stasera. E così, anche la punizione sarà un nostro vantaggio-

-Sentite, ho notato una cosa. Lupin era assente oggi a lezione- mormorò Severus, con l'aria di un cospiratore -Non è la prima volta che si assenta durante le lezioni senza essere in infermeria...- ma fu interrotto da Bellatrix.

-Personalmente, non me ne importa un accidente di dove quel tipo passa le giornate. E in ogni caso, come fai a sapere che non è in infermeria?-

-Lo so di certo, anche se non sono andato a controllare. Il fatto è che l'anno scorso faceva numerose assenze ingiustificate, durante le quali non era nè in infermeria nè in nessun altro luogo conosciuto del castello. Io credo che possa stare tramando qualcosa-

-Dal primo anno?- chiesi io scettica -Ma vorrai scherzare? Non sta tramando niente di niente. E comunque, sei tu che sostieni che le sue assenze siano ingiustificate. Credi che Silente gli lascerebbe saltare così tante lezioni se non fosse per un motivo molto valido?-

Sembrò un po' deluso mentre riprese a scorrere con l'indice alcuni scarabocchi sul bordo di una pagina completamente ricoperta di scritte disordinate.

-Comunque, ci servirà la pelle di Girilacco- riprese seccamente, come se lo avessimo offeso.

-La troveremo- rispose Lucius, ancor più seccamente. Severus parve considerare questo come un avviso che la conversazione era chiusa, e così rimase nel più assoluto silenzio fino all'ora di cena, quando risalimmo tutti verso la Sala Grande. Quando terminammo di mangiare, salutai con un bacio sulla guancia Lucius (che arrossì abbondantemente, dato che eravamo nel pieno della Sala Grande, e non solo al cospetto degli altri Serpeverde come nella Sala Comune) e augurai buona fortuna a lui e agli altri due. Li vidi seguire Lumacorno fuori dalla sala, e, al tavolo più lontano dal nostro, vidi Potter e mio cugino alzarsi e dirigersi nella Sala d'Ingresso e svoltare su per la scala che conduceva alla Sala dei Trofei. Tornai in Sala Comune da sola e lì iniziai a fare i compiti per il giorno seguente. Nella tranquillità della Sala Comune, seduta al tavolo accanto al fuoco, le ore che mi separavano da mia sorella e dagli altri due scivolarono lente e silenziose. Avevo ancora il sonno arretrato della notte precedente, e sentivo il terribile impulso di lasciarmi cadere addormentata con la testa sul libro aperto di Incantesimi, quando, a mezzanotte meno venti, il passaggio segreto si aprì, e Bellatrix, Lucius e Severus entrarono nella Sala Comune, stanchi e impolverati. Lucius sorrise raggiante nel mostrarmi un barattolino di vetro contenente quella sembrava proprio pelle tritata di Girilacco.

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Capitolo 11
*** James racconta la notte degli Animagi ***


Era quasi mezzanotte quando io e Sirius tornammo nella Sala Comune. La trovammo perfettamente vuota, eccetto che per Peter: sembrava essersi assopito su una poltrona mentre ci aspettava, e sentendo aprirsi il buco del ritratto si riscosse violentemente dal suo stato di dormiveglia. Sirius si sedette accanto al fuoco e sbuffò sonoramente mentre io prendevo posto difronte a lui.

-Ehi, quanto ci avete messo! Avete finito già tutti i trofei?- ci chiese Peter.

-No, naturalmente- risposi seccato -Ne abbiamo puliti solo qualche decina, ancora. Dannazione, ognuno ha sopra almeno un dito di polvere. Credo che non li abbiano spolverati per anni e abbiano fatto accumulare lo sporco per un'occasione come questa. Spero solo che gli archivi di Lumacorno abbiano morso le dita di quei tre...- e qui descrissi Lucius e i suoi due amici con un termine che strappò un sorriso a Sirius.

-Non avrei saputo descriverli meglio- mi sorrise con un lampo dei denti bianchi.

-Vi ho copiato gli schemi di Trasfigurazione, ma dovrete dare una lettura a Incantesimi prima di domattina- ci annunciò Peter compiaciuto di sè stesso.

-Grazie, Codaliscia. Allora possiamo andare subito. Vado a prendere il mantello e la mappa- risposi schizzando in piedi e lanciandomi in corsa verso il dormitorio dei maschi.

Eravamo tutti e tre stanchissimi, eppure fui felice di notare che Peter non fece storie, mentre Sirius sembrava felicissimo di fare una passeggiatina notturna. Tornai dopo qualche secondo con il mantello dell'invisibilità e un vecchio foglio di pergamena ingiallito stretti in mano.

- Giuro solennemente di non avere buone intenzioni - bisbigliai sfiorando la superficie della pergamena con la punta della bacchetta. Immediatamente, mille fili di inchiostro scuro sgorgarono dal punto in cui avevo colpito il foglio e fiorirono su tutta la pergamena. Le lettere dei nostri soprannomi fiorirono in alto, fra ghirigori di inchiostro nero. Minuscoli puntini si muovevano sul foglio, e ognuno era accompagnato da un piccolo cartello che indicava il suo nome. Sirius e Peter mi si avvicinarono e diedero uno sguardo alla Mappa del Malandrino, che era stata compilata da noi l'anno prima, per appurare che oltre il ritratto vi fosse via libera. Poi Sirius mi sfilò il mantello dalle mani e lo lanciò sopra le nostre teste perché ci coprisse bene. Fu come sempre un'impresa trovare il modo di muoverci che non tradisse gli orli svolazzanti dei nostri mantelli o le punte delle nostre scarpe, ma alla fine riuscimmo ad avvicinarci al buco del ritratto. Era chiaramente inutile attendere che qualcuno entrasse attraverso di esso per sgattaiolare alle sue spalle, e così dovemmo noi stessi spingere il ritratto della Signora Grassa e oltrepassarlo. Per fortuna lei era troppo assonnata per accorgersene, e così ci allontammo dal nostro dormitorio senza troppi problemi. Muovendoci con cautela per non svegliare i maghi addormentati appesi alle pareti avanzammo nei corridoi e giù per le scale. Io non staccavo gli occhi per un secondo dalla mappa, benché non ci fossero reali problemi fin quando avessimo indossato in mantello. A metà di un corridoio superammo un Gazza che, completamente ignaro della nostra presenza, era intento giocherellare con aria malignamente soddisfatta con un freezby zannuto che doveva avere appena sequestrato. Arrivammo nella Sala d'Ingresso e ci accostammo al massiccio portone di quercia.

Sirius afferrò il grosso battente a forma d'anello con le mani e lo sollevo perché non sbattacchiasse. Poi mi guardò in attesa del via libera. Contrallai veloce sulla mappa che nessuno fosse in avvicinamento e poi feci un cenno affermativo con la testa. Sirius tirò verso di sè il battente molto lentamente, un po' per il peso non indifferente della porta e un po' per impedire che scricchiolasse. Quando lo spazio fu sufficiente perché potessimo passare lasciò andare il battente, sempre stando attento a non fare rumore. Uno dopo l'altro oltrepassammo il portone per poi richiuderlo alle nostre spalle. Una ventata della brezza fredda della notte ci scompigliò i capelli. Sirius sorrise, felice per quell'attimo di libertà. I capelli neri gli ondeggiarono davanti al viso abbronzato. Non mi diede neppure il tempo di raccogliere il mantello e ripiegarlo: il bellissimo ragazzo svanì in un secondo mentre un grosso cane nero, simile a un orso, si lanciava in una corsa folle lungo i campi in discesa. Conservai il mantello in tasca mentre anche Peter si trasformava: un topo grigio con una lunga coda pelata mi scivolò fra i piedi e si lanciò nel buio, nella scia di Felpato. Sorrisi e mi trasformai anch'io. Non era una sensazione dolorosa, solo estremamente strana. Sentii un robusto paio di corna crescermi sulla testa mentre il viso mi si allungava e assottigliava. La mia schiena si piegò e le gambe e le braccia divennero sottili e armate di zoccoli più duri di una pietra. La luce della luna piena illuminò il mio mantello marrone mentre mi lanciavo dietro i miei compagni, verso il Paltano Picchiatore.

Arrivai alla base dell'albero che agitava furiosamente i rami proprio mentre Codaliscia scivolava fra le radici e premeva un punto particolarmente nodoso del tronco. I rami smisero improvvisamente di agitarsi e si paralizzarono a mezz'aria. Con un lampo nero, Felpato si lanciò in un'apertura fra le radici e svanì alla vista. Codaliscia scomparve dietro di lui e infine lo feci io, stando attento a non scivolare sulla pietra con i miei zoccoli lisci e lucenti.

Il percorso sotterraneo fu lungo e tortuoso. Ad un tratto, dopo diversi minuti, fummo raggiunti da un guaito straziante. Vidi Felpato voltarsi verso di me con sguardo allarmato e poi lanciarsi, ancora più velocemente, nella direzione dalla quale esso ci era giunto. Ben presto sbucammo in quella che sembrava una casa decadente, polverosa, con tavole incrociate e inchiodate sulle finestre e un dito di polvere sul pavimento, coperto, qua e là, di grosse zampate fangose. Immediatamente, ognuno di noi si lanciò in una direzione diversa, alla ricerca di Lunastorta. Io iniziai a salire le scale, e avevo appena iniziato e esplorare il piano superiore quando Felpato abbaiò al piano di sotto, segnalando che l'aveva trovato. Raggiunsi i miei amici, e alla vista del povero Remus orribilmente e crudelmente trasformato non potei non provare un consueto sentimento di pena nei suoi confronti. Un grosso lupo spelacchiato era accoccolato sul pavimento di quella che un tempo doveva essere stata una cucina. Il suo pelo argentato brillava di sangue in un punto dove evidentemente si era morso, incapace di trattenere il suo desiderio di fare del male. Dai suoi denti lunghi e arcuati scendeva qualche goccia di sangue, e i suoi occhi gialli, prima immensamente tristi, si illuminarono di una gioia del tutto umana quando ci vide comparire attorno a lui. Felpato gli si lanciò incontro abbaiando festoso, e la sua coda nera si intrecciò scodinzolando con quella di Lunastorta. Poi il lupo si avvicinò a me e io lo spinsi un po' con il muso in un gesto affettuoso. Codaliscia, invece, si ritrasse con un saltello spaventato quando il lupo gli avvicinò il muso per salutare anche lui.

In una notte di luna piena, il nostro amico Remus avrebbe ucciso senza pensarci due volte qualunque essere umano gli fosse capitato a tiro, compresi noi. Silente aveva fatto costruire quel passaggio segreto apposta per lui l'anno che Remus aveva iniziato a frequentare Hogwarts, e da allora trascorreva una settimana al mese prigioniero della Stamberga Strillante, solitario, disperato. Ci teneva nascosto il suo spaventoso segreto per timore che lo abbandonassimo. Ma al nostro quinto anno eravamo riusciti a scoprire cosa lo affliggeva e avevamo fatto di tutto per diventare Animagi, potendo così stare con lui senza correre rischi. E Remus non si era sentito mai più solo, neppure quando la luna lo imprigionava in quella pelliccia argentata e troppo stretta per lui.

Uscimmo dalla Stamberga e la luna ci bagnò della sua luce spietata. Vidi Lunastorta rabbrividire spaventato, ma Felpato gli si avvicinò e gli diede una dolce testata sul muso. Il lupo allora si gettò in corsa verso le vie di Hogsmeade e noi tre lo seguimmo gioiosamente. Superammo la stazione deserta e ci addentrammo nei campi umidi di rugiada. Stanchi dopo la lunga corsa ci lasciammo cadere sull'erba e ci rotolammo sopra il tappeto soffice e fresco delle foglie verdi. Tutto attorno a noi riflettava luce argentata e i nostri cuori traboccavano di quella libertà strana e dolcissima dei fuggitivi.

A malincuore abbandonammo di nuovo Lunastorta alla sua solitudine per tornare al castello, quando a est iniziava a intravedersi un bagliore rosato.

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Capitolo 12
*** Sirius racconta lo smarrimento. ***


Quello della mattina seguente, con la voce della McGranitt che mi sfondava i timpani furiosa, fu uno dei risvegli più traumatici della mia vita. Sollevai appena la testa dal libro di Trasfigurazione dove ero caduto addormentato e fissai la professoressa che mi squadrava con aria furibonda e cercai di mettere bene a fuoco le parole che diceva.

-Sono indignata! Tu, Black, che sei sempre stato uno degli allievi più brillanti del tuo corso, addormentarti durante la mia lezione! So che non hai mai tenuto in grande considerazione le regole, ma non credi che dormire in classe sia forse un po' eccessivo?-

Scossi la testa per svegliarmi bene, e mi accorsi che gli occhi di tutti erano puntati su di me. Dal loro banco, Malfoy i suoi amici svitati ridacchiavano. Accanto a me, Peter aveva un'aria terrorizzata, mentre James aveva un'espressione depressa e assonnata, e avevo la vaga sensazione che se la McGranitt non si fosse messa a gridare dopo avermi visto si sarebbe accorta che anche lui stava quasi dormendo.

-Mi dispiace, ho...- tentai di dire. Ma fui immediatamente interrotto.

-Professoressa, siamo tornati in Sala Comune molto tardi, dopo la punizione, e poi ci siamo messi a fare i compiti che non avevamo potuto fare. Abbiamo studiato Trasfigurazione quasi fino alle tre, professoressa- disse James deciso. Lei lo squadrò con l'aria severa di sempre, ma ad un tratto il suo sguardo parve raddolcirsi. Come per impedire che ci accorgessimo di una sua debolezza, subito ci voltò le spalle e si diresse alla cattedra.

-Naturalmente ero sicura che tu e Black non avreste dormito pur di fare i vostri compiti. Sono molto felice che abbiate studiato la mia materia, nonostante foste molto stanchi dopo diverse ore di punizione. Eppure- si voltò di scatto, e il suo sguardo era tornato tagliente -se non aveste provocato una rissa il primo giorno di scuola, di certo non sareste stati in punizione, e, cosa ancora più ovvia, avreste potuto fare i compiti ad un orario decente, senza trascorrere la nottata in piedi e poi dormire in classe-

Si sedette alla cattedra e riprese a parlare del modo di traformare una ruota in una forma di formaggio. Mi sforzai di tenere gli occhi aperti, e, quando stavo per crollare di nuovo, mi salvò il suono della campanella. Lasciai che James mi trascinasse fuori dall'aula e giù per le scale fino alla Sala Grande, dove urtai dolorosamente la fronte contro il tavolo quando caddi in avanti dal sonno.

-Oh, insomma, Felpato!- mi rimproverò scherzosamente James fra uno sbadiglio e l'altro. Alzai lo sguardo sui due Malandrini che stavano vicini a me, e vidi che sia James che Peter avevano delle spaventose occhiaie viola. Mi sforzai di non pensare a quelle che dovevo avere io.

-Avete un aspetto spaventoso. Jimmy, scommetto che se la Evans ti vedesse adesso scapperebbe a gamb...

-Chi, scusa?- fece una voce femminile dietro di me. Jimmy per lo spavento si rovesciò addosso il bicchiere colmo di succo di zucca, Peter squittì terrorizzato e io sobbalzai sulla panca. Ci voltammo con gli occhi spalancati, e non nego di aver provato un intensissimo desiderio di mandare mia cugina Andromeda al diavolo quando mi accorsi che era solo lei.

-Dannazione, Meda! Non puoi avvisare, quando arrivi?- sbottai nervosamente. Accanto a me, James si affannava a cercare la bacchetta nella borsa per asciugare tutto il succo di zucca sparso sul tavolo e sulla panca.

-Credevo ti facesse piacere vedermi- sorrise lei sedendosi accanto a me.

-Mi fa piacere, ma... ecco... manda un segno quando stai per arrivare- conclusi, incerto sulla serietà o meno di quel che dicevo. Lo spavento improvviso mi aveva riscosso per un attimo, ma ora sentivo le palpebre tornare a farsi pesanti. James continuava a cercare la bacchetta con aria imbarazzata.

-Allora, ti serve qualcosa?- chiesi. Lei inarcò un sopracciglio, fingendo un'espressione offesa.

-Santo cielo, che cugino materialista! E se volessi solo stare un po' con te e chiederti se va tutto bene?-

-Cosa dovrebbe andare poco bene?-

-Non lo so. Ma mi sembra carino dirti che Cissy e Bella mi sembrano un po' indaffarate. Temo che stiano covando qualcosa. Guarda- e mi indicò il tavolo di Serpeverde con un dito -Sia loro che Malfoy e Piton non sono ancora arrivati. E anche stamattina sono arrivati un po' in ritardo-

-Naturalmente covano vendetta. Ma non ci fanno paura- risposi io, mezzo addormentato. Capivo solo per metà quello che lei diceva, e ancor meno quello che dicevo io stesso. Vidi una piccola fiamma avvicinarsi lentamente al tavolo e strizzai gli occhi per metterla a fuoco. Accanto a me, James schizzò in piedi.

-Sirius, io non trovo... io...- si paralizzò a metà della sua frase. Anche lui si era accorto di Lily Evans. Lo vidi diventare rosso come una fragola quando lei si fermò accanto a noi.

-Andromeda, ti consiglio di andare al tuo tavolo. Fra un secondo si mangia- disse. Per qualche frazione di secondo, il suo sguardo incrociò il mio. Poi lei si volse a guardare un punto alle mie spalle e la vidi assumera un'espressione interrogativa. Mi voltai anch'io e mi immobilizzai per lo stupore. Stava guardando James. Lui si era alzato in piedi, ma non mi ero accorto che lui si era buttato il succo di zucca sui pantaloni, che ora erano completamente inzuppati dalla vita in giù. Lo vidi diventare più rosso che mai. Un'espressione di panico gli saettò dietro gli occhiali.

-Qualche problema?- chiese Lily innocentemente. James sembrava pietrificato dalla vergogna. Lei lo guardò ancora per un secondo. Poi estrasse la bacchetta e mormorò un incantesimo. Gli indumenti di James tornarono asciutti, ma lui parve non accorgersene nemmeno.

-Allora vado- disse Andromeda, che aveva assistito alla scena in silenzioso divertimento, alzandosi. Si allontanò verso il suo tavolo, mentre Lily si sedeva al nostro, solo molto lontana da noi, senza dire una parola. Tornai a guardare James. La sua pella rossissima stava assumendo un tono stranamente verdognolo.

-Tutto ok, Ramoso?- chiesi allora. Sapevo che non era così, ma non sapevo cos'altro dire. Lui si voltò a guardarmi con gli occhi spalancati che sporgevano dalle orbite. Rimase immobile per qualche secondo e poi si lasciò cadere sulla panca con un tonfo.

-Su con la vita, James. In fin dei conti lei ti ha parlato, no? Finalmente ti ha rivolto la parola senza chiamarti nè arrogante nè presuntuoso. Non sei contento?- chiesi con un sorrisetto. James sembrava sconvolto. Non ebbe la forza di rispondere, ma si limitò a fissare il suo piatto vuoto. Sul tavolo, i vassoi si riempirono di prelibatezze e ognuno si servì porzioni abbondanti di tutto. Alla vista di tanto cibo squisito mi sentii immediatamente di nuovo svegliassimo. Mi dispiaceva per quello che era successo a James. Era stata la cosa più imbarazzante che gli fosse successa in cinque anni a Hogwarts, ne ero certo. Perfino più imbarazzante di quando, due anni prima, durante una partita di Quidditch contro Tassorosso si era schiantato contro il palo di una delle porte perché si era distratto per rispondere a tono a Malfoy che lo derideva dalle tribune. Dopo quella volta fu lo zimbello di tutti per un mese e più, e l'unica cosa che lo salvò dalla damnatio memoriae fu la schiacciante vittoria contro Serpeverde della partita successiva. Per quanto James fosse orgoglioso e un tantino vanitoso, sapevo che avrebbe preferito perdere dieci partite contro i Serpeverde piuttosto di quell'umiliazione con Lily. Eppure non aveva potuto scegliere.

-Beh, cosa stavi dicendo?- gli chiesi per cercare di distrarlo dopo qualche minuto di totale mutismo -Cos'è che non trovi?-

Si piegò in due tossendo come un disperato per evitare di strozzarsi con il boccone di timballo di carne che gli era andato di storto. Gli diedi qualche colpetto sulla schiena, mentre attiravamo molti sguardi curiosi. Alla fine sollevò di nuovo il viso verso di me. Dalla sua espressione mi accorsi che come distrazione dai suoi problemi sarebbe stato meglio se avessi scelto un'altro argomento.

-Me ne ero dimenticato. Io... credo di aver perso...- lo vidi deglutire con aria affranta -Io credo di aver perso la bacchetta-

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Capitolo 13
*** Severus racconta il ritrovamento ***


Quella mattina scendemmo a colazione lievemente in ritardo. Io, Lucius, Narcissa e Bellatrix trascorrevamo molto tempo in un vecchio ripostiglio dimenticato nascosto nei sotterranei, e spesso vi facevamo una scappatella fra una lezione e l'altra oppure la mattina prima di salire in Sala Grande. Era lì che si trovava il calderone nel quale preparavo, giorno dopo giorno, la Pozione Polisucco. Il piano, che era principalmente una creazione di Ballatrix, era semplice ma geniale. Le sue uniche pecche erano la lunga attesa e il rischio che qualcuno trovasse il calderone. Se fosse successo, di sicuro saremmo stati espulsi, perché, per il semplice fatto di avere intrapreso la preparazione di quella pozione in una scuola trasgrediva già una buona decine di leggi del Ministero, senza parlare delle regole scolastiche.

Dopo colazione ci sorbimmo una lunga e noiosa lezione di Erbologia, che fu seguita da un'ora ancora, infinitamente più noiosa, di Trasfigurazione. La McGranitt ci tediò lungamente sulla descrizione particolareggiata degli effetti collaterali lievemente... letali che poteva sviluppare la ruota di un calesse se trasformata in una forma di formaggio da qualcuno non troppo competente. Mi sforzavo di prestare attenzione a quello che diceva la professoressa, ma ero certo che ben presto non sarei più riuscito a sentire e ricordare i vari sintomi di intossicazione alimentare provocati dalla suddetta ruota-formaggiosa-di-scarsa-qualità, i più lievi dei quali erano numerose, purulente pustole viola e una carnagione lievemente bluastra. Ad un tratto, però, mi stupii nel sentire un sicero moto di gratitudine verso Black e Potter quando la McGranitt interruppe le sue noiose prediche per ringhiargli contro con gli occhi incandescenti. Tutta la classe rise alle spalle dei due sventurati mentre la donna li accusava di essersi addormentati durante la sua lezione. Non avevo prestato loro attenzione, prima della ramanzina della MCGranitt, ma sembrava effettivamente che fossero due morti di sonno. Potter aveva due occhiaie viola spaventose, e sembravano più profonde di quelle di Black solo per via della sua pelle lievemente più chiara. Avevano lo sguardo vacuo e appannato e, ora che ci riflettevo, erano stati fin troppo silenziosi fino ad allora. Avevo attribuito la cosa solo al fatto che i due erano seduti esattamente due file di banchi dietro quello mio e di Lucius e tre dietro quello di Bellatrix e Narcissa, ma era evidente che invece fosse proprio il loro stato di pietosa sonnolenza a renderli così tranquilli.

-Naturalmente ero sicura che tu e Black non avreste dormito pur di fare i vostri compiti. Sono molto felice che abbiate studiato la mia materia, nonostante foste molto stanchi dopo diverse ore di punizione- disse infine la professoressa in tono tagliente -Eppure, se non aveste provocato una rissa il primo giorno di scuola, di certo non sareste stati in punizione, e, cosa ancora più ovvia, avreste potuto fare i compiti ad un orario decente, senza trascorrere la nottata in piedi e poi dormire in classe- Tornò al suo posto dietro la cattedra e tutti noi risprofondammo nella noia. Sentii ora una notevole quantità di odio dilagarmi nel petto. Non si erano solo beccati una giusta punizione il primo giorno di scuola, ma ora si erano perfino addormentati in classe, e, nonostante tutto, lei non li aveva puniti e non avea tolto neppure un punto alla loro casa. Il mondo era davvero ingiusto. Improvvisamente mi sentii entusiasta quanto Lucius del piano che si stava compiendo.

Finalmente, pochi minuti dopo, il suono della campanella ci liberò dallo sconsolante odore di formaggio ammuffito che si era propagato per la classe appena dopo la dimostrazione. Black, Potter e quel fantasma silenzioso di Minus uscirono dalla classe per primi, come se non stessero aspettando che quello per potersi finalmente svegliare. Il cuore mi balzò in gola quando vidi una sottile striscia bianca scivolare via dalla tasca di Potter proprio mentre varcava la soglia. Deglutii e mi chinai per vedere attraverso le gambe dei compagni che mi stavano davanti. Non potevo credere a un tale colpo di fortuna.

-Hai perso qualcosa?- mi chiese la voce glaciale di Lucius, facendomi sobbalzare.

-No, niente-

-E allora muoviti, è quasi ora di pranzo e dobbiamo correre se vogliamo fare una scappatella tu-sai-dove senza attirare attenzione. Stiamo già facendo troppi ritardi, qualcuno potrebbe accorgersene...-

-Ma che sciocchezze- risposi io riponendo il libro di Trasfigurazione nella borsa -Stai diventando paranoico. Chi vuoi che se ne accorga?-

Lui mi fulminò con uno sguardo, come se, avendolo contraddetto, avessi compiuto un crimine orrendo. -Noi andiamo, tu muoviti- continuò con tono ancora più glciale prima di scivolare fuori dalla stanza a passi pesanti. Narcissa lo seguì immediatamente, mentre Bellatrix mi rivolse uno sguardo omicida prima di fare altrettanto. La professoressa mi disse di affrettarmi prima di uscire col resto della classe, ma io cercai di riporre le mie cose più lentamente possibile. Quando fui rimasto solo in classe, mi avvicinai alla porta dove quel piccolo tesoro era caduto, sperando fortemente che nessuno l'avesse accidentalmente calpestato mentre usciva o l'avesse portato via. Invece la bacchetta di Potter era ancora abbandonata sul pavimento di pietra. La raccolsi e la soppesai fra le mani. Sentii un'espressione selvaggia stamparsi sul mio viso mentre la nascondevo sotto il mantello e iniziavo a immaginare il modo migliore di sfruttare quella irripetibile occasione. Mi precipitai nel ripostiglio dei sotterranei e vidi che gli altri tre erano già li. Attesero che li assicurassi che tutto procedeva per il meglio dopo aver dato una rimestata alla pozione, dopodiché uscimmo tutti insieme e ci precipitammo in Sala Grande, dove, putroppo, il pranzo era già iniziato. Molti dei nostri compagni iniziarono a chiederci dove fossimo stati, ma bastò uno sguardo minaccioso di Lucius perché tutti perdessero istantaneamente e d'incanto il loro interesse per le nostre attività. Lanciai uno sguardo nervoso al tavolo dei Grifondoro e cercai fra le teste degli alunni quella di Potter, chiedendomi se si fosse già accorto di avere smarrito la bacchetta. La risposta mi giunse quando, dopo aver pranzato molto velocemente, lui, Black e Minus corsero fuori dalla Sala Grande. Di certo intendevano cercare la bacchetta smarrita. Noi, invece, pranzammo con calma: dopo il pranzo avevamo una delle rare ore buca del nostro orario e, essendo i primi giorni di scuola, non avevamo ancora molti compiti. Dopo essermi servito un'abbondante porzione di dolce al miele, proposi a Lucius e alle ragazze di fare un giretto in cortile. Un'idea niente male mi stava solleticando la mente.

-Ma stai scherzando?- mi chiese Bellatrix con aria esterrefatta -Dobbiamo approfittarne per cercare le mosche Crisopa, invece, dato che ci serviranno 21 giorni per farle stufare-

-Abbiamo ancora otto giorni per cercarle. Invece, se andiamo in cortile, potremo mettere a punto gli ultimi dettagli senza essere circondati da ascolatori indesiderati- Quest'ultima affermazione suscitò l'effetto desiderato. Dopo che ebbero finito la loro parte di dolce, ci dirigemmo fuori dalla sala. Ci sedemmo sulla riva del lago e li Bellatrix si lanciò in un'appassionata descrizione del modo in cui si sarebbero svolte le cose, di lì a un mese. Era una bella giornata di inizio autunno, e l'aria era tiepida e dolce. Presto motli altri alunni del settimo anno si riversarono fuori. Attesi pazientemente che passassero i minuti. Ero certo che, dopo non aver trovato nulla nell'aula di Trafigurazione o lungo i corridoi, sarebbero andati a cercare la bacchetta nelle serre dove erano stati poche ore prima, e per farlo avrebbero dovuto passare necessariamente di là. Ad un tratto, le teste dei Malandrini sbucarono dal portone di quercia e si diressero di corsa verso le serre. I loro visi erano pallidi e tesi. Aspettai che furono spariti all'interno di una serra prima di alzarmi in piedi e rivolgermi a Bellatrix.

-Scusami, Bella. Pur di danneggiare Potter saresti disposta a tutto, vero?- le chiesi con un sorriso furbetto.

-Ma che domande!- mi rispose lei secca, scocciata per essere stata interrotta nel pieno del suo racconto. Io mi alzai in piedi e sguainai la bacchetta di Potter contro di lei. La vidi impallidire, e, accanto a lei, Lucius irrigidì la mascella mentre Narcissa si portava le mani alla bocca. Non capivano cosa avessi intenzione di fare.

-Allora non te la prenderai troppo. Ah, ricordati solo di fare molto chiasso, intesi?- dissi tranquillamente. La vidi afferrare a sua volta la bacchetta, e Lucius fece altrettanto, alzandosi di scatto. Ma prima che potessero pronunciare una sola sillaba, io lanciai la mia maledizione.

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Capitolo 14
*** Bellatrix racconta il Prior Incantatio ***


(Premetto che questo capitolo lo dedico a Lizzyluna perché senza di lei non saprei cosa fare!)

Istintivamente, estrassi la bacchetta. Non riuscivo a immaginare cosa avesse intenzione di fare, e per questo non gli fu difficile cogliermi alla sprovvista.

- Levicorpus! - gridò con voce decisa. Prima che potessi pensare a cosa stava accadendo, sentii una fune invisibile stringersi attorno alla mia caviglia e sollevarmi da terra per molti metri. Lanciai involontariamente un urlo spaventato, mentre la bacchetta mi scivolava via dalle mani. Vidi un bagliore di scintille rosse, e fui raggiunta dall'urlo di dolore Severus. Cercai di guardare cosa accadeva sotto di me, ma feci appena in tempo a intravedere Lucius che lanciava un secondo incantesimo contro Severus, che era stato colpito dal primo a una gamba ed ora zoppicava vistosamente, perdendo molto sangue. Piton gridò qualcosa a Lucius con aria aggressiva e poi lanciò la bacchetta lontano, in direzione delle serre, sguainandone un'altra. Attorno a noi iniziarono a radunarsi gli altri studenti che si trovavano nel cortile, mentre tre ragazzi si precipitavano fuori dalle serre. Strinsi gli occhi per metterli a fuoco, e notai che si trattava di Potter, Minus e quella bestia di mio cugino. Nel sentirmi addosso gli occhi di tutti sentii il mio viso avvampare di vergogna e di rabbia.

-Hai sentito, vallo a chiamare!- sentii Lucius urlare a Narcissa. Lei mi lanciò uno sguardo spaventato prima di correre verso il castello. Potter e gli altri si avvicinarono di corsa. Ma perché Lucius aveva rinunciato ad aggredire quel traditore schifoso? Chi doveva chiamare Narcissa?

-Lucius, tirami giù!- urlai fuori di me mentre Potter, che ormai era poco distante da noi, si paralizzava in mezzo al campo. Fissava la bacchetta che era stata scagliata da Severus e che era seminascosta nell'erba. Lucius mi lanciò uno sguardo eloquente e si poggiò l'indice sulle labbra. Cosa diamine stava succedendo?

-Ma è la mia bacchetta!- Sentii Potter urlare stupito mentre si chinava a raccogliere il bastoncino di legno chiaro. All'istante, due fiotti di luce sgorgarono dalle bacchette di Lucius e di Severus e sfiorarono di poco Potter. Ebbi la sensazione che i due avessero sbagliato mira volontariamente. Potter si rotolò sull'erba per schivare un terzo fiotto di scintille lanciando un incantesimo a sua volta. Sirius si lanciò contro Lucius con un'aria estremamente feroce, mentre Minus si allontanava tremante. Dal portone di quercia iniziavano a uscire di corsa numerosi studenti e insegnati capeggiati da Silente e Narcissa. La vista mi si offuscò mentre il sangue mi scendeva alla testa. Mi pulsavano le tempie. Il lampo argenteo della sua barba indicò che Silente si stava facendo strada fra gli alunni.

- Fermatevi! - intimò con la voce più adirata che gli avessi mai sentito. All'istante, i quattro combattenti si immobilizzarono e si voltarono verso di lui.

-Cosa è successo?- chiese il Preside. Il tono della sua voce si era notevolmente abbassato, ma il suo sguardo azzurro era grave, quasi feroce.

-Ecco cosa!- esclamò Severus indicandomi. Non capii quello che intendeva dire. Silente alzò la testa come se mi vedesse per la prima volta. Mormorò un incantesimo e la fune invisibile che mi sorreggerva si spezzò silenziosamente, facendomi precipitare sul terreno. Ero a poco più di un metro quando Silente, con un altro incantesimo, rallentò la mia caduta. Caddi in ginocchio ma mi rialzai immediatamente. Il mio viso era rovente per la vergogna e per essere stata fino ad allora a testa all'ingiù. Silente mi piantò gli occhi in faccia.

-Chi è stato a fartelo?- mi chiese. Io mi voltai involontariamente verso Severus, ma vidi alle sue spalle Lucius roteare gli occhi in direzione di Potter, che assiteva alla scena attonito e con un'aria confusa.

-Potter- dissi infine. Il professore mi guardò con un'espressione imperscrutabile.

-COSA?- urlarono in risposta l'accusato e mio cugino.

-Professore, non è vero!- gridò il ragazzo occhialuto con aria improvvisamente allarmata.

-E chi altri?- gli ringhiò contro Lucius con gli occhi stretti. Poi si voltò verso Silente: -Professore, noi siamo venuti in cortile per fare una passeggiata. Sono usciti anche loro e quando ci hanno visto... guardi cos'ha fatto Black!- esclamò con aria appassionata indicando la gamba di Severus, che annuì con enfasi. Mio cugino Sirius tese i muscoli e fece un passo in avanti, digrignando i denti candidi.

-Non è vero- soffiò -Preside, non deve credere...-

-E se non eravate qui, perché avete abbandonato la Sala Grande così presto?- chiese allora Severus.

-Perché avevo perso la bacchetta!- strillò Potter, sempre più spaventato.

-E quella tu come la chiami?- dissi con voce pacata io, che avevo capito tutto. Gli occhi dei presenti si puntarono contro la bacchetta che il ragazzo stringeva nel pugno. Silente la guardò con un'aria straordinariamente grave. Poi tese la mano verso Potter.

-C'è un solo modo per sapere cos'è successo. Minerva, avvicinati- intimò l'uomo prendendo in mano la bacchetta di James. La McGranitt si fece largo fra la folla, seguita da Lumacorno. Lei aveva lo chignon particolarmente scompigliato e il viso paonazzo. Silente agitò la bacchetta in aria.

- Prior Incantatio - mormorò. Dalla punta della bacchetta si levò un sottilissimo filo di fumo argentato. Avevo sentito parlare di quell'incantesimo. Il filo di fumo si allungò e ripiegò più volte su sè stesso assumendo la forma di un getto di scintille, l'incantesimo che Potter aveva cercato di lanciare a Lucius per difendersi, lo stesso con cui Lucius aveva ferito Severus. Il filo tornò ad agitarsi, assumendo un'altra forma. Inizialmente non capii che cosa fosse, ma poi me ne accorsi: assomigliava alla sagoma spettrale di un'impiccato, ma in realtà era una minuscola personcina di fumo grigio sospesa in aria per una caviglia. Il Levicorpus . La figura svanì in uno sbuffo di fumo. Alzai gli occhi sul professore e lo vidi talmente serio che, anche se mi vergogno ad ammetterlo, provai paura. James divenne pallido come uno straccio. La McGranitt sembrava sul punto di scoppiare a piangere.

-Professore...- balbettò il ragazzo occhialuto. Lui gli tese di nuovo la bacchetta.

-Mi dispiace, James. Ma è stata la tua bacchetta a fare questo- disse Silente molto lentamente.

-Professore, no, davvero...- tentò Sirius mentre James, ad un tratto ammutolito, sembrava incapace di riscuotersi dallo shock.

-Mi dispiace- ripetè l'uomo -Ma tutte le prove sono contro di voi. E a meno che qualcuno non possa testimoniare in vostro favore...- Silente rivolse uno sguardo alla platea silenziosa che lo circondava. Nessuno disse nulla. Presi dall'emozione non avevano fatto caso a chi avesse lanciato l'incantesimo. Neppure Minus parlò. Teneva lo sguardo puntato a terra e si torceva la cravatta con aria afflitta. Sorrisi nel pensare che taceva per la paura.

-In questo caso credo che voi vi troviate dalla parte del torto. Io credo che non era vostra intenzione fare del male,- disse velocemente per non essere interrotto da Sirius che aveva aperto la bocca -ma purtroppo non spetta a me giudicare. Minerva, pensaci tu, mentre io accompagno questo giovanotto in infermeria- concluse con aria dispiaciuta prendendo Severus sottobraccio per farlo camminare senza sforzare la gamba ferita. Alcuni studenti e Lumacorno li seguirono mentre gli occhi di chi restava si puntarono sulla McGranitt. Non l'avevo mai vista così sconvolta.

-Io... professoressa, giuro che...- la voce di Potter tremava appena. Fu interrotto dalla McGranitt. La sua voce era un soffio minaccioso.

-Non ho parole, ragazzi. Questa volta avete veramente esagerato. Toglierò cinquanta punti a Grifondoro. Cinquanta punti per ciascuno di voi. UN ALTRO PASSO FALSO, FATE SOLO UN ALTRO PASSO FALSO!- urlò improvvisamente puntando un dito ossuto cotnro i due ragazzi che si trattennero a stento dall'indietreggiare. -E... VI GIURO... CHE NON RIMETTERETE MAI PIU'... PIEDE... A HOGWARTS!- scandì lentamente. La rabbia trapelava da ogni suo gesto, perfino dall'alzarsi e abbassarsi frenetico del suo petto mentre respirava. Sirius e Potter parvero abbastanza spaventati da tacere. Lei si voltò e si diresse a scatti furiosi verso il castello. La folla si diradò molto velocemente, mentre i due Grifondoro restavano paralizzati in mezzo al campo. Provai una gioia selvaggia nel vederli sconvolti e delusi. Narcissa corse ad abbracciarmi ma io la alllontanai con una spinta. Minus si avvicinò ai suoi amici con passo tremante. Sirius gli rivolse un'occhiata di puro odio prima di ringhiare contro Lucius: -QUESTA CE LA PAGHERAI, SCHIFOSO VERME!-

-Ah sì?- chiese lui con un sorriso. Si avvicinò a Sirius tanto che i loro nasi per poco non si sfiorarono. -E perché non adesso? Vendicati, Blackuccio!- bisbigliò. Potter si voltò verso di noi. Nei suoi occhi, come in quelli di Sirius, brillava il bagliore pericoloso della rabbia repressa.

-Fate voi un altro passo falso- disse lentamente -E neppure voi metterete più piede ad Hogwarts. Ma non perché sarete espulsi... semplicemente perché non ce li avrete più, i piedi-

-Oh, Potter è pericoloso!- esclamò Lucius fingendo un'aria spaventata. I tre ragazzi si lanciarono sguardi infuocati. Poi i due Grifondoro si voltarono e si diressero verso il castello, mentre Minus arrancava nella loro scia. Lucius li guardò allontanarsi raggiante per poi voltarsi verso me e Narcissa.

-Un genio. Semplicemente un genio. Dovrei trattarlo un po' meglio- disse sorridendo, chiaramente riferendosi a Severus.

-Insomma- risposi secca io, scostandomi una ciocca scura dal viso. Era stato terribilmente imbarazzante, ma non potevo negare che Severus avesse avuto un'idea davvero straordinaria. Adesso, se il piano fosse andato a segno, sarebbe stato il colpo di grazia, l'espulsione di quei maledetti era bella e pronta. Ma ora si sarebbero aspettati qualcosa, sarebbero stati in guardia, e noi avremmo trovato molte più difficoltà. Non potevamo permetterci errori.

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Capitolo 15
*** Peter racconta il dialogo rubato ***


Seguii Sirius e James in silenzio. Loro non si voltarono verso di me mentre ci dirigevamo al castello; non lo fecero quando passammo davanti alle clessidre con i punti delle case, e con quella di Grifondoro tristemente quasi vuota, e neppure mentre salivamo le scale diretti al dormitorio. Il cuore mi batteva all'impazzata. Un'altra volta avevo lasciato che la mia paura vincesse. Non avevo aiutato i miei compagni e neppure avevo testimoniato in loro favore quando ero l'unico che avrebbe potuto farlo. E loro ne avrebbero avuto veramente bisogno. Alzai lo sguardo su Sirius e James: camminavano con passi secchi e pesanti, i pugni serrati e i muscoli contratti per la rabbia. Li seguii silenziosamente fino al buco del ritratto e attraverso di esso. Ma non appena esso si fu richiuso alle mie spalle accadde qualcosa, tutto molto rapidamente: Sirius emise un ringhio che mi fece alzare i capellis ulla nuca e si lanciò contro di me con i pugni serrati. Sentii la mia stessa voce squittire mentre, terrorizzato, fuggivo dallo spaventoso Felpato e mi rifugiavo accanto al camino.

-Sirius, tu non...-

-CODALISCIA, PERCHE' LO HAI FATTO DI NUOVO?- mi fronteggiò con la mascella contratta, i muscoli che si flettevano sotto la camicia semisbottonata, gli occhi che lanciavano fiamme. I suoi denti mi parvero ad un tratto molto più aguzzi del normale.

-Sirius, credevo... da soli potevate benissimo...-

-MI FAI SCHIFO, PETER!- mi interruppe con voce spezzata. Improvvisamente sentii gli occhi bruciare.

-Felpato, ora stai...- tentò di dire James. I suoi occhi tradivano la stessa rabbia di Sirius, eppure riusciva a controllarsi. Cosa di cui Sirius non era mai stato capace. Ignorò James e continuò a rivolgersi a me.

-Peter, ti rendi conto di quello che hai fatto? Bastava una tua parola e quei bastardi avrebbero avuto quello che si meritavano!-

-Senti, Sirius...- tentai di dire un'altra volta. Di nuovo si lanciò contro di me con aria minacciosa, e io indietreggiai fino al centro della stanza. Rivolsi gli occhi tutt'intorno, alla disperata ricerca di una via di fuga. Possibile che a parte noi la Sala Comune fosse completamente deserta?

-Ascoltami, ti prego, Felpato... Io... io ho pensato che non avevate bisogno di me, voi siete così forti...-

-Ah, è per questo?- gridò Sirius fuori di sè -Non è mica perché sei uno schifoso vigliacco, vero?!- Mi si avvicinò di qualche passo, facendomi retrocedere fino a che mi trovai con le spalle premute contro il muro. Il mio cuore batteva all'impazzata e i miei occhi continuavano a saettare di qua e di là. Ti prego , pensai senza sapere bene a chi mi stavo rivolgendo, fa che arrivi qualcuno. Sirius, ti prego, lasciami in pace, smettila... . -Sirius, tu hai ragione, ma abbassa...- tentò James. Sirius lo ignorò e continuò a fissarmi in silenzio per qualche secondo. Io tirai un profondo respiro prima di sussurrare l'unica frase coerente che mi venne in mente, e cioè che mi dispiaceva. Ma prima che potessi farlo, con un guizzo fulmineo, Sirius si avventò contro di me con il pugno serrato. Contemporaneamente James si buttò su di lui, cercando di trattenerlo per il mantello, ma non ce ne fu bisogno. Il pugno di Sirius era a poco più di un centimetro dalla mia faccia, quando mi trasformai. Sentii la mia colonna vertebrale allungarsi per formare una lunga coda pelata, e nello stesso modo mi si appuntirono le ossa del viso. Mi crebbero dei lunghi, sottili baffi, mentre tutto il mio corpo si rimpiccioliva. Tutto durò poche frazioni di secondo, dopodiché mi lanciai in una corsa disperata verso la scala del dormitorio. Sentii le urla confuse di Sirius e di James seguirmi su per le scale mentre il primo cercava in tutti i modi di calpestarmi. Balzai di lato per sfuggirgli quando si buttò a terra accanto a me per prendermi in mano. Entrai nel dormitorio dei ragazzi e mi nascosi sotto un letto. Il mio cuore faceva tanto rumore da sembrarmi perfino più forte delle urla furibonde di Sirius. Una sua mano si infilò sotto il letto dove mi ero rintanato e mi trascinò fuori sollevandomi per la coda. Mi dimenai, tantando di fuggire. Ma Sirius mi sollevò davanti al suo viso in modo da guardarmi negli occhi.

-Torna immediatametne normale, Peter, IMMEDIATAMENTE!- mi ruggì contro. Ad un tratto, più gradito di quanto non avessi mai creduto, mi raggiunse un suono scricchiolante... qualcuno aveva aperto il buco del ritratto !

-Ehi, cosa sono questi strilli?- sentii una ragazzina domandare dalla Sala Comune. Non avrei avuto un'altra possibilità di scappare. Mi contorsi per riuscire a mordere un dito di Sirius. Lui gridò e mi scagliò contro il muro, mentre il profondo taglio che gli avevo inferto iniziava a perdere sangue. Corsi giù dalle scale, attraversai la Sala Comune, sgattaiolai fra i piadi della ragazzina e oltre il buco del ritratto, che immediatamente si richiuse. Il cuore mi martellava dolorosamente nel petto per la paura. Sentii i miei piccoli occhietti di topo inumidirsi di lacrime roventi... Perché non ero come Sirius? Lui era così forte, così coraggioso, così spavaldo... Perché non riuscivo ad assomigliargli nemmeno un po'?

La mia fuga proseguii fino alla Sala d'Ingresso senza che me ne rendessi conto. Attraversai il portone socchiuso e discesi le scale di marmo accompagnado i miei passi con i movimenti guizzanti della coda pelata. Scivolai fra l'erba, per me altissima, finché giunsi sulla riva del lago, è lì, al riparo fra le radici di un salice, mi accoccolai tutto tremante, nascondendo il musetto bagnato di lacrime fra le zampe. Rimasi lì per poco tempo, quando delle voci mi destarono dolorosamente dalle mie riflessioni. Il mio sguardo saettò attraversò i mastodontici fili d'erba facendomi intravedere le due ragazze che si erano avvicinate. Ci misi un po' per riconoscerle, ma quando lo feci, il mio piccolo cuore diede un battito così forte da farmi male.

-Avanti, tanto ormai l'ho capito...- disse la minore delle cugine di Sirius, sedendosi poco lontana dal mio nascondiglio. La ragazza che le si sedette accanto aveva i capelli rossi agitati dalla brezza e lo sguardo preoccupato. Mi appiattii sul terreno, come per attutire il rumore del mio piccolo cuore che batteva con un ritmo folle.

-Meda, per favore, se fosse una cosa importante te l'avrei detto...-

-Dài, Lily, adesso devi dirmi chi è questo misterioso cavaliere. So di sicuro che c'è, sei troppo distratta e silenziosa. Avanti, chi è?-

-Andromeda, ti ho detto che...-

-Ho capito!- esclamò ad un tratto Andromeda, dandosi uno schiaffetto sulla fronte: -Ecco perché non vuoi frequentare il gruppo di mio cugino, come ho fatto a non capirlo prima?!-

Sentii ad un tratto lo stomaco farsi pesante come un macigno, soprattutto quando vidi Lily spalancare gli occhi e diventare rossa come una fragola. No, non poteva essere...

-Ti sei presa una cotta per Remus, eh?- chiese la più giovane delle Black strizzando l'occhio.

-No, ma cos'hai capito!...- rispose Lily con aria indignata -Lui è mio amico, non mi sognerei mai di...-

-Allora chi è? Mio cugino lo escluderei, lo odi troppo... Restano solo Potter e... come si chiama l'altro?-

Il mio cuore si agitava in modo incontrollabile e dava colpi furibondi contro le costole.

-Intendi Minus?- chiese allora Lily. Tesi le mie orecchie da roditore, piccole e poco allenate, il più possibile. Aveva pronunciato il mio nome... Non poteva essere vero...

-Lily, ora tu mi dici chiaramente chi... AAAAAARGH!!- L'urlo di terrore di Andromeda mi trapanò il cervello. Mi spinsi più in profondità nel mio nascondiglio.

-Che ti prende, Meda, sei pazza?- chiese LIly con aria spaventata, rizzandosi in piedi. Spalancai gli occhi per vedere cos'era successo, e vidi con orrore la ragazza dai capelli scuri puntare un dito tremante nella mia direzione.

-Lì... lì una cosa bianca si è mossa...-

-Una cosa... cosa ?- chiese Lily avanzando verso di me e chinandosi.

-Credo che sia un topo...- balbettò Andromeda. Lily tese una mano mentre io, paralizzato dalla paura, pregavo il cielo perché lei non mi vedesse. Ma lei scostò l'erba con le dita e mi rivolse un ampio sorriso. Non lo aveva mai fatto, prima, e sentii il cuore improvvisamente leggero.

-Hai ragione, Meda: è un tenerissimo topolino. Non c'è niente di cui aver paura... Ehi, piccolino...- sussurrò Lily avvicinandomi una mano, come se volesse sollevarmi. Prima che potessi pensare, l'istinto di topo che avevo sviluppato fece scattare le mie zampette come delle molle. Un altro strillo di Andromeda seguì la mia corsa zigzagante attraverso i prati. Dovevo credere a quello che avevo sentito? No, Lily non poteva essersi innamorata di me... ma del resto lei odiava James proprio quanto odiava Sirius, non poteva trattarsi di nessuno di loro, e Remus lo aveva escluso fin dall'inizio...

Sentii il mio piccolo cuore di topo piroettare, pieno di gioia selvaggia, nel petto.

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