Forse... sì, o proprio no

di roxy_xyz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***



Capitolo 1
*** I ***


Avevo chiesto dei prompt, volevo scrivere una storia perfetta, che ci fosse un tocco di erotismo e di angst, volevo scrivere un capolavoro per Lights, per festeggiare il suo anniversario su Efp.
Eppure, guardavo i prompt e nulla… il foglio piangeva, finché mi sono ricordata che dovevo scrivere per Luciana, dovevo farla sorridere. E luce fu!
Mettete da parte la mia fissa per l’IC e leggete questa storia e divertitevi con me. Perché è assolutamente OOC e per una volta non voglio essere la solita roxy precisina.
Ti voglio bene lovetto…






“Forse… sì, o proprio no!”



Prompt: Forse… sì, o proprio no
Citazione: Se mi lovvi una volta, mi lovvi per sempre... sono meglio di un trilogy!


***

I



Sabato mattina e come gli ultimi sabati, mi trovavo seduta alla mia scrivania presso il Dipartimento Auror. Cosa voleva dire restare nel letto fino a tardi? Godere di quei giorni liberi per sistemare la casa?
Ormai erano due mesi e mezzo che facevo così. Casa- Lavoro-Casa e, a volte, mi concedevo il lusso di un bagno caldo per rilassarmi un po’.
Pazza direte voi. Responsabile è la mia risposta.
L’idea di andare a vivere sotto un ponte o di chiedere un prestito ai miei genitori mi ripugnava, quindi avevo chiesto al mio superiore di fare straordinari, avevo bisogno di entrate più soddisfacenti, altrimenti la mia padrona di casa non avrebbe esitato un attimo a cacciarmi via.
Da quando Luna mi aveva lasciato per andare a convivere con Ron, avevo visto il mio conto ridursi sempre di più, fino a quando non avevo deciso di prendere un paio di provvedimenti.
Niente vita sociale e soprattutto shopping, mentre mi ero proposta volontaria per ogni missione.
“Ne è sicura, Granger?” mi aveva domandato il capo.
Al cento per cento.
Avevo lavorato sodo senza sperperare i miei guadagni, ma nonostante tutto, mi ritrovavo a fissare il mio conto quasi al secco. Dovevo inventarmi qualcosa… sì, ma cosa?
Un bussare alla porta mi riscosse dai miei pensieri. Chi poteva essere a quest’ora?
“Avanti” dissi con un pizzico di curiosità.
Il viso sorridente di Harry fece capolino dalla porta, anche lui come me non poteva esimersi dal lavorare il sabato. Solo che lui lo faceva perché odiava restare in casa, mentre io… be’, per quel motivo che ormai tutti conoscono.
“Ciao, che ci fai qui?” Mi alzai per stringerlo in un abbraccio stritola ossa. Era passato troppo tempo dall’ultima volta che avevamo passato una giornata insieme e c’erano momenti in cui sentivo la necessità di averlo accanto, di portarlo con me in missione, magari in versione Harry-tascabile. Ero normale o la stanchezza stava mostrando tutti i sintomi?
“Non avevo voglia di rimanere in quella dannata casa. Che ne dici di passare una giornata con me?”
“Oh, Harry! Non posso, mi dispiace, ma devo finire di controllare questi fascicoli.” Vidi il suo sguardo rabbuiarsi all’istante. “Se potessi, lascerei ogni cosa, lo sai.”
I suoi occhi si fecero attenti, mentre mi scrutava alla ricerca di una risposta. “Cosa succede, Hermione?”
“Ho qualche problema…” Cominciai a dire, rimanendo sul vago. Avevo paura che una volta accennato ai miei problemi di denaro, il mio amico avrebbe fatto come al suo solito. Lui era ricco, grazie alla fortuna che gli avevano lasciato i genitori e negli ultimi anni aveva messo altro denaro da parte. Se gli avessi parlato sinceramente, mi avrebbe dato libero accesso alla sua camera blindata alla Gringott, mentre io volevo risolvere ogni cosa da sola.
“Di che tipo, Hermione?”
“Non ti preoccupare, sono capace di gestirlo da sola.” Bugiarda.
“Da quando hai paura di dirmi come stanno le cose?” Chiese un po’ deluso dal mio comportamento.
“È che… ti conosco.”
Avevo dimenticato quanto fosse abile nel carpire le informazioni anche senza una ammissione da parte mia, gli bastò guardare il foglio con gli appunti di tutte le mie spese per fare due più due. “Hai problemi finanziari?”
Beccata. Anziché rispondergli, gli feci un cenno affermativo, troppo vergognosa della mia situazione.
“La mia migliore amica mi tiene nascosto una cosa così importante… posso sapere il perché?”
Potevo rispondere alla sua domanda ed essere gentile? “Perché mi avresti fatto un assegno e io non voglio i tuoi soldi…”
“E allora, cosa intendi fare?” Mi domandò calmo, nonostante sapessi quanto ci fosse rimasto male.
“Beh, ho notato che ad uccidermi il conto è l’affitto. Quindi, o cerco un’altra sistemazione, magari più piccola e più economica, o cerco un coinquilino. Quando c’era Luna con me, non avevo di questi problemi.” Ed era vero, quella ragazza, oltre a essere una ventata di allegria e buon umore, mi aveva aiutato parecchio nei lunghi mesi di convivenza.
Ci eravamo conosciute meglio e divertite tanto insieme e ora che se ne era andata mi mancava. Sentivo quella casa troppo enorme per me… così vuota.
Improvvisamente gli occhi di Harry si illuminarono pericolosamente. “Ho trovato!”
“Mi hai trovato casa?” domandai curiosa.
“Ti ho trovato un coinquilino” commentò invece con un piccolo sorriso di soddisfazione.
“Chi?”
“Io!”
Oh, santa Luce!


Ci vediamo tra una settimana con uno dei capitoli che amo di più!

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Capitolo 2
*** II ***


Capitolo II a voi, solo perché oltre a essere stupenda, brillante, perfetta, sono anche magnanima e tendo a soddisfare tutte le stravaganze del mio lovetto! Goditi questo capitolo, Lights, ma il prossimo arriva tra una settimana!




“Forse… sì, o proprio no!”



II



Parlammo, discutemmo e urlammo per ore. Lui voleva avere ragione e la stessa cosa valeva per me. Avete presente quanto due cervi si battono per avere una cerva? Ecco, ci prendemmo a cornate. Alla fine commisi l’errore più grande della mia vita, pronunciai un solo monosillabo che mi avrebbe condannato ad una lunga tortura psicologica: sì.
Mi spiegò quanto Grimmauld Place gli facesse un brutto effetto. Sentiva il peso di tanti morti sulle sue spalle, c’era troppo buio in quella casa e ogni singolo angolo era capace di deprimerlo. Per questo, era contento di fare straordinari, preferiva lavorare piuttosto che vivere con i suoi fantasmi.
Non poteva venderla e non voleva, era la casa di Sirius, e avrebbe preferito stare male piuttosto che farlo. Le sue spiegazioni e quegli occhioni verdi supplichevoli mi fecero tentennare e mi convinsero, perché odiavo quando Harry cominciava a fare la vittima. Avrei voluto tappargli la bocca piuttosto.
Dopo la mia risposta positiva, mi aveva abbracciata e rivolto un sorriso che avrebbe ucciso Voldemort all’istante, non l’avevo mai visto così felice e un po’ mi sentii in colpa.
Aveva cominciato a portare le prime valigie e ben presto la mia casa ne fu invasa. Altro che “porto il necessario”, quell’uomo era peggio di una femmina! E soprattutto quanti vestiti aveva?
Ogni volta che cercavo di rimproverarlo, spuntava con quel sorriso abbagliante e io rimanevo zitta. Gli bastò mezza giornata per svuotare la sua dimora e alle otto di sera aveva già ordinato la sua nuova camera, o sarebbe meglio dire la mia ex stanza degli ospiti.
Come sarebbe stato vivere con il mio migliore amico?
Non avevo mai vissuto con un uomo e già, quando mi trovavo a casa dei miei genitori, mi infuriavo perché mio padre sembrava non accorgersi di quanto faticasse mia madre a pulire.
Sopportavo a stento lui e il suo disordine, sarei riuscita a non buttare fuori Harry?
Maniaca della pulizia: ecco, una dei miei difetti, diciamo quello che mi aveva sempre creato grossi problemi con gli altri. Tutto doveva essere in perfetto ordine, ma soprattutto nel mio ordine, un po’ da psicopatica, come si vede in alcuni thriller al cinema.
“Hermione, mangiamo?” La voce di Harry mi spaventò, facendomi sobbalzare e sperai di abituarmi all’idea di averlo in casa.
“Il frigo sta piangendo, forse è meglio andare fuori o ordinare qualcosa.” Ecco cosa avevo dimenticato di fare!
“Intendevo, vieni a tavola… ho già cucinato.”
Lo guardai allucinata. Quando aveva cucinato? E soprattutto che cosa?
Facendo mente locale, mi ricordai che nel mio frigo avevo lasciato una zucchina, una cipolla e un po’ di formaggio dal colore un po’ ambiguo.
Lo seguii in cucina, mentre lui mi rivolgeva quel suo solito sorriso, e quando vidi la tavola apparecchiata, non potei trattenermi dal restare con la bocca aperta.
“Ma come hai fatto?” domandai completamente incredula.
“Mentre tu eri fuori, ho cominciato a portare le valigie… e beh, hai dei vicini davvero gentili, Hermione. La zuppa me l’ha preparata la signora del terzo piano, mentre l’arrosto… ecco, la ragazza bionda che abita di fronte.”
“Bionda? E chi sarebbe?” chiesi con un mezzo sorrisino alla vista del suo imbarazzo.
“Christine.”
“E il dolce, Harry?”
“Amanda. Quarto piano. Bruna.”
“Harry!”
“Ok, lo so, ho leggermente usato il mio fascino da dolce e triste orfanello.” Fu il suo unico commento.
“Non credo che Amanda o Christine ti vogliano adottare…”
“Dici?”
“Dico.”
Mi sedetti al tavolo, cominciando a riempire i nostri piatti, mentre con la coda dell’occhio osservavo il mio amico di sempre, diventato un piccolo playboy.
Non parlammo per l’intera durata della cena, ci osservavamo e basta.
Lui guardava me tagliare la carne e quando smetteva, io spostavo il mio sguardo sulle sue mani. Sembravamo due perfetti idioti.
“Vuoi il caffè?” Avere Harry in casa non era poi una così brutta cosa. Sembrava di avere un cameriere al proprio servizio.
“Perché no!” Ma sì, sfruttiamolo finché me lo lascia fare.
Mentre preparava il caffè, non potei fare a meno di vivisezionarlo con lo sguardo, in perfetto stile maniaca. Capii perché le mie vicine di casa ne erano entusiaste, Harry non era uno di quei ragazzoni tutto muscoli, ma con il suo fisico asciutto e soprattutto con il suo lato B, riusciva a essere intrigante. Semplice, ma dannatamente sexy. Oh mamma, stavo davvero facendo la radiografia al sedere del mio migliore amico?
“Tutto bene?”
Sperai che non mi avesse beccata, non sarei riuscita a spiegargli il motivo della mia bava.
No, Harry, stavo solo ammirando il tuo nuovo paio di jeans. Bel taglio!
Annuii con la testa e presi la tazza con il viso in fiamme. “Grazie, Harry.”
“Sei tutta rossa. Hai caldo? In effetti si muore qui dentro.”
Via la felpa, solo con la maglietta.
Qualcuno mi salvi! Quest’uomo vuole mettere a repentaglio la mia resistenza… dopo mesi e mesi di solo lavoro, i miei ormoni non capiscono più cosa è giusto e cosa non lo è.
È Harry. Harry Potter, sai quello sempre spettinato?
Brava. Inspira, espira. Sapevo che quelle lezioni di yoga sarebbero servite a qualcosa.
“Lavo i piatti!” Mi alzai di scatto e mi avviai verso il lavello, cominciando a far correre l’acqua fredda. Presi le stoviglie sporche e cominciai a darmi da fare, cercando di pensare ad altro. I calzini sporchi di papà, la tavoletta alzata, le mutande lasciate in bagno, il lago dopo la doccia. Brava, Hermione. Così!
“Aspetta che ti aiuto ad asciugarli!”
No, no, lasciamo stare. Fazzoletti ovunque, ditate nei mobili, briciole per terra…
“Dammi qua.”
Perché l’alternativa di dormire sotto il ponte, ora, mi sembrava più allettante?



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Capitolo 3
*** III ***


In occasione del compleanno del Capitano, alias Alessandro Del Piero, ecco il terzo capitolo e preparatevi a ridere. Troverete anche personaggi della saga che hanno subito alcune modifiche, ormai io e OOC camminiamo a braccetto. Mentre le descrivevo, pensavo al “circolo delle maniache” del gruppo “Cercando chi dà la roba alla Rowling”. Mi sono permessa di impersonare la “Cosa” migliorandola un po’! Un ringraziamento speciale va al mio gelsomino, a Jaybree, che ha letto questo capitolo nelle tre versioni e non si è mai lamentata.
Che dire? Buona lettura e alla prossima settimana. Spero di non aver deluso le tue aspettative, Luce.



“Forse… sì, o proprio no!”


III





Mi svegliai con il sorriso sulle labbra quella mattina, forse per via di qualche sogno. Avete presente quando non vi ricordate neanche un fotogramma, ma siete sicuri di aver fatto uno dei sogni più belli della vostra vita? Magari il mio inconscio mi aveva regalato una notte senza problemi finanziari.
Più allegra del solito, uscii dalla stanza per recarmi in bagno, la mia vescica mi stava chiedendo pietà. Come una perfetta idiota, entrai senza bussare, dopotutto non doveva esserci nessuno all’infuori di me, giusto? Hermione, Hermione, non ti ricordi chi è il tuo nuovo coinquilino?
Mi ritrovai a fissare Harry completamente nudo, mentre si pettinava di fronte allo specchio.
Harry Potter nudo.
Il mio migliore amico nudo.
Che si stava pettinando per di più! Fingiamo che io abbia notato quel particolare e non altro, perché uscii come una pazza da quella stanza, dimenticando vescica e altro.
Mi rimisi a letto sotto le lenzuola, aspettando di sentirlo uscire dal bagno. E ora, come avrei potuto guardarlo in viso dopo che… dopo quello che era successo?
Quando sentii schiudere la porta e i suoi passi allontanarsi, mi decisi a uscire dal mio rifugio.
Lentamente aprii la porta e vidi con grande sollievo che non era in giro, potevo permettermi di rilassarmi per almeno cinque minuti. Peccato che la giornata fosse composta da altre 23 ore e 55 minuti!
Feci il mio ingresso in cucina praticamente ad occhi chiusi, sentivo che era lì, vicino al lavello, ma cercai in tutti i modi di non girarmi e di non guardarlo. Non sapevo come comportarmi e preferivo evitare l’argomento piuttosto. Un po’ infantile, non è vero?
Fu lui a spezzare quella “finta” serenità. “Hermione?”
Indossava gli stessi jeans del giorno prima, quelli sagomati.
Beh, il mio sguardo si fissò lì e non aveva intenzione di risalire per guardarlo in faccia. Sembrava che ci fosse un qualche magnete o forse era normale, dopo che l’avevo ammirato anche senza quell’inutile indumento. Oh, no, sono una maniaca. Che dico? Insomma, basta, ormoni calmatevi!
“Hermione, più in alto…” Ecco, mi aveva beccata.
I suoi occhi verdi sembravano divertiti, non c’era la minima traccia di imbarazzo, anzi. Era calmo, al contrario di me non gli importava che avessi visto anche… quello. Avrei voluto avere la sua faccia tosta, come anche la mancanza di pudore.
“Non è successo nulla, però la prossima volta bussa.”
Ovvio che busso, solo che mi ero dimenticata di avere un nuovo coinquilino! Cosa crede che vada in giro a spiare gli uomini nudi nel mio tempo libero?
Gli rivolsi un sorriso a labbra strette. “Cercherò di ricordarmelo, Harry.”
Posò la tazza di caffè e uscì, tranquillo e beato, per dirigersi a lavoro o forse da Amanda, Christine o dal mio intero vicinato.
Di certo, sarebbe stata una lunga giornata.


Alle 18 ero così stanca che avrei tanto voluto buttarmi sul divano e guardare uno di quei film romantici che fanno piangere e mangiare qualche schifezza. La presenza di Harry in quella casa, anzi in casa mia, era però un forte deterrente, così decisi di rimandare la mia serata per uscire fuori con le ragazze. Avevo voglia di bere tanta birra e parlare con qualcuno che non fosse Harry, al diavolo i risparmi!
Le chiamai tutte, implorandole di uscire e di vederci al nostro solito pub, e quando accennai al mio nuovo problema/coinquilino, nessuno di loro rifiutò di vederci, anzi furono più che contente.
Luna, Ginny e Pansy mi aspettavano con un diabolico sorriso sulle labbra. Forse, pensai, non era stata un’ottima idea parlare e confidarmi con loro.
“Hermione…” Iniziò a dire Ginny prima di essere interrotta da Luna.
“Vogliamo sapere ogni cosa. Ripeto, ogni! Cerca di non tralasciare nulla, sai quanto io ami le descrizioni e le sfumature, sono quelle il succo della storia.”
Le mie amiche erano anche più maniache di me.
Con molta calma, chiamai il cameriere e ordinai una pinta di birra, sotto gli sguardi allucinati delle mie amiche, anche perché non erano abituate a vedermi bere.
“Harry è il mio nuovo coinquilino.”
“Oh, ha preso il mio posto?” Luna fu l’unica a commentare, mentre le altre si limitarono a fissarmi con gli occhi sgranati.
“Chi dorme con te?” mi chiese la piccola di casa Weasley che non nascondeva il suo interesse quasi morboso per i fatti altrui e soprattutto per la mia vita privata.
“Non dorme nel mio letto, ma in quello di Luna… cioè nella camera degli ospiti!” Possibile che mi dovessi impappinare a causa loro?
“E perché?” chiesero in coro.
“Come perché? È il mio migliore amico e non può dormire con me…”
Ginny sollevò la mano per interrompermi. “Volevamo dire, perché dorme nella stanza degli ospiti. Lui ha una casa!”
“Io avevo bisogno di soldi e lui odia Grimmauld Place, quindi mi sono ritrovata ad accettare la sua proposta assurda. E oggi…” Oh no, come potevo confidare loro cosa avevo visto?
“Oggi?” Ancora il coretto. Avrei voluto picchiarle, se non avessi avuto bisogno dei loro consigli.
“L’ho visto nudo.”
Silenzio.
Proprio silenzio, neanche una mosca volava.
Cominciai a bere la birra come se fossi disidratata, dimenticando che quella non era acqua e che, molto probabilmente, mi sarei sentita male.
“Harry… nudo. Non è una brutta cosa, anzi. Ha sempre avuto un bel fisico, perché sei sconvolta, Hermione?” Ginny aveva parlato tranquillamente, ignorando le gomitate di Pansy che odiava sentir parlare degli ex in sua presenza, non bisognava mai oltrepassare la linea rossa che, in questo caso, si chiamava “uomini”.
“Potresti smetterla? Non mi piace che tu parli di lui… in quel modo!”
“Oh, ma smettila, Pansy! Sono stata con lui per tre anni e non guardavamo le stelle la sera…”
Vederle litigare per un uomo era qualcosa di insolito, anche perché essendo gay l’uomo era un essere inutile, una razza che poteva anche estinguersi e che a loro non avrebbe mai importato.
“Senti, stiamo insieme e non hai nessun motivo per essere gelosa, ok? Non posso mentire su di lui, è stato importante per me e, soprattutto, è stato l’unico che non mi ha urlato in faccia, quando gli ho confessato la mia storia con te. Quindi, puoi sbuffare quanto ti pare, ma non negherò che Harry sia un bell’uomo e che nudo sia anche meglio…”
Fucsia. Il colore della faccia di Pansy assunse questa strana tonalità e anche il mio purtroppo. Dopo le parole di Ginny, l’immagine che mi si era presentata stamattina mi apparve nuovamente. Bella nitida. E cavolo, aveva ragione, Harry stava bene vestito e non!
“… e che a letto sia davvero bravo! E poi, senti chi parla… tu andavi dietro a Draco!”
Nero. Ora la Serpeverde era veramente arrabbiata, mentre io finii con un colpo secco la mia birra. “Un’altra, per favore” chiesi al cameriere con la voce impastata dall’alcool.
“Hermione, perché ho sentito parlare le altre e non te? Ti trovi bene con lui?”
Alzai gli occhi al cielo, ringraziando tutti i santi per avermi concesso una donna meravigliosa come Luna e le strinsi la mano in segno di gratitudine. I suoi occhi sembravano scrutarmi sin dentro l’anima, come se fosse alla ricerca di un mio qualche turbamento. Avevamo vissuto insieme per così tanto tempo che, ormai, aveva imparato a conoscere i miei sbalzi di umore. Sempre al mio fianco, aveva sopportato ogni genere di piagnisteo, perché più di una volta ero stata presa dalla malinconia o dal mio sentirmi sempre e comunque inadeguata, e in quei giorni sarei stata capace di mollare persino il mio lavoro.
Luna, invece, mi guardava e con due semplici parole era capace di illuminare la mia giornata. Era il mio personale gelsomino, semplice e il cui profumo non potevo farne a meno.
“Mi trovo bene, è strano convivere con Harry, però è ordinato… e poi, è sempre felice ultimamente. A lavoro aveva sempre il muso lungo, ora invece, è sempre con quel sorriso. Mi piace vederlo così contento.”
Altro silenzio e sempre alla ricerca della mosca.
Perché mi fissavano come se fossi una pazza da ricoverare al San Mungo?
“I tuoi occhi luccicano quando parli di lui.” Ginny mi stava fissando con un sorrisino, come se fosse a conoscenza di un segreto. “E sì, sei proprio cotta.”
“Perché non capite le parole migliore amico? Siete insopportabili, dovete per forza trovare qualcosa che non c’è!” Avevo alzato la voce e la colpa non era solo della birra. Non riuscivo a capire perché mi dovessero mettere in coppia proprio con Harry. Erano le mie amiche e sapevano benissimo quanto fossi incapace nelle relazioni con l’altro sesso, diciamo pure che gli uomini li spaventavo. Quindi, come avrei potuto provarci con il mio amico di sempre, rischiando di perderlo, solo per soddisfare i miei ormoni? No, assolutamente no.
“Stiamo solo dicendo che sareste perfetti. Vi conoscete e vi sopportate da anni e poi Harry è Harry, cavolo!”
Guardai Ginny completamente stranita non capendo cosa volesse dire. “Eh?”
“Harry è quel tipo di uomo, ormai in via di estinzione: dolce, premuroso, virile e quasi empatico.
Quelli come lui sono tutti gay e in questo tavolo, tu sei l’unica che può provarci e che lui adora. Lo sai vero che stravede per te? Quando stavamo insieme ti nominava ogni tre secondi… ora che ci penso, la cosa mi irritava parecchio. Ho sempre pensato che fosse innamorato di te, Hermione” concluse la rossa con un tono triste.
“Vi guardate come se ci foste solo tu e lui in quella stanza.” Aveva commentato Luna con il suo solito modo di fare disarmante.
Davvero mi rivolgeva uno sguardo particolare, diverso dalle altre?


Dopo aver terminato la seconda pinta, le ragazze convennero nel volermi accompagnare di corsa a casa. Non riuscivo neanche a stare con gli occhi aperti e avevo cominciato a blaterare come una stupida. Ovviamente l’argomento dei miei discorsi era solo uno: Harry.
Mi lasciarono sul divano, vestita e sbronza come mai mi era successo. L’alcool aveva avuto un ottimo effetto: mi addormentai subito quella notte e non pensai a nulla.
Fu solo verso la prima mattinata che le birre ebbero un effetto indesiderato e dovetti alzarmi in fretta per dirigermi in bagno. La vescica sembrava volesse esplodere e sarei stata capace di farla in soggiorno se non mi alzavo subito.
Non bussai e non feci caso all’altra presenza umana. Mi sedetti sul water e la feci, mentre sorridevo beata per la sensazione di benessere.
“Direi che è meglio tornare dopo.” Aprii gli occhi di scatto e mi trovai Harry in pigiama, cioè in boxer con uno spazzolino in bocca, mentre mi fissava divertito.
“E tu che ci fai qui?” Hermione Granger vince il Premio Oscar per la domanda più stupida del secolo!
“Mi stavo preparando per la missione, ma fai con comodo. Mi lavo in cucina!”
“Alle 4?”
“Alle 4, mica li scelgo io gli orari!” E uscì tranquillo e beato con lo spazzolino e un asciugamano in mano, mentre io, sempre seduta sul water, mi chiedevo se qualcuno stesse complottando contro di me e contro la mia sanità mentale. Possibile che non riuscissi ad andare in bagno senza incontrare Harry?




Ginny/Pansy? Per qualsiasi lamentela, chiedete a Herm735, perché è stata lei a mettermi la pulce nell'orecchio e devo dire che la sua idea è straordinaria. Grazie mille e a presto!

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Capitolo 4
*** IV ***




“Forse… sì, o proprio no!”


IV





Non vidi Harry per circa due giorni. Non ci stavamo evitando, eravamo entrambi pieni di impegni e, solo la mattina avevamo occasione di parlare in tranquillità.
A lavoro, correvamo e a casa… beh, ci stavamo veramente poco e quelle rare volte ci scambiavamo dei monosillabi. Non accennò mai all’incidente, anzi agli incidenti in bagno, e io, in compenso, fui più attenta e non rifeci lo stesso errore.
Il venerdì sera arrivò tanto desiderato anche perché non ero mai stata così stanca e avevo deciso di passare la serata sul divano. Al diavolo tutto, volevo solo rilassarmi con una pizza e un bel film e se Harry avesse osato dire qualcosa in contrario, sarei stata capace di Schiantarlo senza dargli la possibilità di redimersi.
Quando arrivò non fece neppure caso alla mia presenza. Si recò in fretta in camera e ne uscì una decina di minuti dopo, pronto per la serata, mentre io mi chiedevo dove trovasse tutte quelle energie. Nei biscotti che avevo comprato al supermercato il giorno prima?
“Dove vai?” Gli chiesi, squadrandolo dall’alto in basso con uno sguardo di approvazione.
“In un pub con un’amica.”
Sembrava quasi che volesse scappare, sfuggire al mio piccolo interrogatorio, mentre io avrei voluto tempestarlo di domande. Amica, quale amica? Non gli bastavo io? O forse, era solo un eufemismo per dire “fidanzata”?
Spensi la televisione innervosita. “La conosco?”
“Ehm… si è fatto tardi, devo proprio andare. Non rimanere alzata per me!”
Era la mia impressione o il mio migliore amico aveva appena evitato di rispondere a una semplice domanda e aveva preferito dileguarsi?
Bene. Se voleva comportarsi come una persona immatura, avrei fatto lo stesso.
Mi diressi verso la mia personale videoteca e presi tanti, troppi film, ma la mia intenzione era di aspettare Harry e di vedere la sua amica, non mi importava di fare le ore piccole, solo di soddisfare la mia curiosità.
Afferrai il telecomando in modo brusco, mentre avviavo la visione del primo film.
Sarebbe stata una lunga serata.


Era passata da poco la mezzanotte quando “Sua Signoria” fece ritorno e io ero arrivata alla visione del secondo film. Il primo era finito con la morte tragica dei protagonisti che scoprivano di amarsi dopo i loro rispettivi matrimoni. Per fortuna, il secondo sembrava promettere meno lacrime e più sport tra le lenzuola, anche perché avevo finito le scorte di fazzolettini e di lacrime.
Harry arrivò proprio mentre i personaggi del film, due anime solitarie e che avevano passato la loro vita a cercarsi, appagavano la loro sete di estasi carnale… insomma avete capito!
“Hermione stai dormendo?”
Credi che possa addormentarmi quando il film si fa interessante? Mi girai con un sorriso biricchino, mentre i miei occhi si soffermavano sulla figura femminile alla porta: Cho Chang.
Ecco, fra tutte le ragazze con cui poteva uscire, perché aveva scelto quella che mi stava più antipatica?
La sua amichetta ha tradito l’ES, non ricordi Harry? Non mi importava se all’epoca fosse poco più che una ragazzina, le amicizie vanno scelte bene e lei, invece, frequentava un’idiota!
“Cho, che piacere rivederti!” Faccia di bronzo, faccia di bronzo.
“Harry non mi aveva detto che ti avrei trovata qui a casa sua.” La sua espressione tradiva una certa incredulità e io ne gioii.
Sbattei le ciglia con fare innocente prima di replicare. “Non ti aveva accennato che conviviamo? E per la cronaca, questa è casa mia.”
Sapevo che “convivere” non era la parola esatta, sarebbe stato meglio dire “dividere casa”, ma in quel momento non mi misi a scegliere le parole e il mio lessico con cura, ero gelosa. Gelosa del fatto che lui avesse scelto Cho per quella sera, anziché invitare me.
Che poi, cosa aveva di tanto speciale la ragazza? Capelli neri, bassa, occhi piccoli. Voleva paragonarli con i miei bei occhi castani e la mia massa scomposta e disordinata di riccioli?
Notai che portava un piccolo fiore all’altezza dell’orecchio, e una vocina nella mia testa mi suggerì che forse era stato un dono di Harry.
“E quello?” dissi, indicando la margherita.
“Non le sta bene? L’ha preso da un’aiuola,” intervenne il mio amico, come a volerla proteggere.
Da un’aiuola? Non potei reprimere una faccia disgustata. “E se un cane ci aveva fatto la pipì? Hai controllato che non ci fossero insetti? Io ho il terrore che uno scelga di avventurarsi nella mia chioma! Potrei ritrovarlo dopo mesi con prole a seguito.”
Forse esagerai un pochino, ma quando si tolse di scatto il fiore per gettarlo per terra, non potei ridere apertamente.
“Hermione…” Gli occhi verdi mi squadrarono con freddezza come per rimproverarmi. Furono peggio di una secchiata gelida, perché mai prima di allora mi aveva guardato in quel modo.
“Sarà meglio che io vada.”
Sì, vai via! Ero rimasta alzata per cosa? Per guadagnarmi occhiati ostili da parte del mio migliore amico che ora mi considerava solo una bambina capricciosa.
“Ti chiamo domani, Cho” disse, abbracciandola affettuosamente, mentre con una mano le aveva sistemato i capelli in disordine, nello stesso punto in cui prima c’era il fiore. Una scena che mi provocò una fitta allo stomaco.
Quando la piccola orientale uscì di scena, finsi di ignorare il suo sguardo truce e raccolsi quella maledetta margherita.
“Perché sei stata così sgarbata?” Il suo tono era basso, deluso.
“Non mi ha mai fatto simpatia a scuola!” Ok, era una scusa un po’ debole.
“Hermione, siamo cresciuti da allora… siamo cambiati! Io non sono più quel bambino con gli occhiali rotti e i vestiti enormi di mio cugino Dudley e tu non sei più quella piccola So-Tutto-Io…”
Alzai una mano al culmine dell’esasperazione. “È passata tanta acqua sotto i ponti, ma io non sono cambiata di una virgola e… lei non mi piace. Stop.”
“Stop? Frequenti Pansy e di lei non ti lamenti.”
Ma Pansy non vorrebbe infilarsi nel tuo letto!
“Lei è diversa…”
“Perché?”
Perché, bella domanda!
“Perché, Hermione?” Chiese ancora, pronunciando il mio nome in maniera sensuale o almeno fu quello che pensai dopo la visione di troppi film romantici.
“Non lo so.” Non era vero, avevo cominciato a capire, però ero troppo codarda dal volerlo ammettere a me stessa e non l’avrei mai ammesso a lui. Mai.
“Oh sì, prendimi ora. Ti prego, voglio essere tua.”
“E lo sarai, piccola.”
“Uh… oh!”

“Non lo so.” Ripetei ancora come un’idiota, mentre lui continuava ad avvicinarsi a me.
“Sì… sì… di più.”
“Ti amo, piccola”
“Ti amo anche io.”

Non saprei dire se fu il film e quelle battute a spezzare l’incantesimo o forse la consapevolezza di commettere qualcosa che avrebbe potuto mettere a repentaglio la nostra amicizia. Io ero Hermione e lui Harry, eravamo troppo amici per pensare di finire a letto insieme, e io non volevo essere solo una delle tante.
Volevo essere l’unica.


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Capitolo 5
*** V ***




“Forse… sì, o proprio no!”


V





Quel sabato non mi alzai per andare a lavorare. Ero ancora scossa per quello che non era successo con Harry, mentre l’immagine di me che umiliava Cho mi si riproponeva sempre davanti agli occhi. Perché ero stata così infantile? Sprofondai la faccia sul cuscino, dando sfogo alla mia rabbia con un piccolo urletto. Un bussare alla porta mi riportò bruscamente alla realtà.
“Hermione, sei sveglia?”
Panico totale: fingere di star dormendo o rispondergli? La mia mente malata optò per la prima opzione, anche perché ero troppo terrorizzata per affrontare l’argomento a quell’ora del mattino.
Incurante che io non avessi dato alcun segnale di vita, lo sentii schiudere la porta ed entrare, mentre come una bambina, chiudevo gli occhi e cercavo di rilassarmi.
Perché solo nei film, i personaggi riuscivano anche a sembrare morti, mentre l’assassino sterminava tutti? Sentii un peso sul letto come se si fosse steso accanto a me, ma mi obbligai a rimanere con gli occhi chiusi.
A un certo punto, sembrava quasi che non ci fosse più nessuno nella stanza, io ormai ero di un tenero color blu cinereo e non sapevo cosa stesse facendo Harry. Era lì, sentivo ancora il peso sul letto, ma era pericolosamente tranquillo.
“Hermione? Mi mostri i tuoi begli occhioni e la finisci di interpretare la Bella Addormentata?”
Cavolo, mi aveva beccato!
“Quindi se adesso ti bacio, ti svegli?” continuò a provocarmi.
Di scatto aprii gli occhi e vidi i suoi sornioni che si prendevano beffa della mia ingenuità.
“Non dormivi?”
“Finiscila, Harry, lo sai benissimo che fingevo. Piuttosto che vuoi?”
Sapevo di essere sgarbata, ma entrando in quel modo nella mia stanza aveva appena violato una delle regole più importanti. Mai svegliare Hermione Jean Granger mentre faceva un pisolino.
“Quando dormi, anzi quando fingi di dormire, sei stupenda. Ma credo di preferirti quando sei arrabbiata, amo vedere le tue gote diventare rosse…”
“Harry, arriva al punto, potrei non avere la pazienza necessaria per evitare di ucciderti!”
“Signorina Granger, vuole unirsi a me per una colazione fuori?” disse, accompagnando le sue parole con un occhiolino.
Finsi di pensarci un po’ solo per vedere la sua espressione buffa, quel broncio che metteva su quando fingeva di essere triste. Adoravo vedere quel musetto corrucciato.
“Ci sto! Dammi solo un po’ di tempo… sono un disastro.”
“Ma che dici? Anche con i capelli sottosopra, i vestiti strappati e il trucco sbavato, faresti sempre la tua bella figura” replicò con la faccia tosta più seria che avessi visto.
“Certo come no!”
“Ti assicuro che con i vestiti strappati staresti benissimo, giuro!”
Eccolo là, lui e il suo solito modo di scherzare, anche se da come mi stava guardando sembrava parlasse sul serio.
“Fuori! 10 minuti e sono pronta per te…”
“Io anche ora…”
“Harry!”
“Hermione?”
In preda all’esasperazione, decisi di spingerlo verso la porta, sembrava l’unico modo per fargli capire che doveva lasciarmi sola. Dopotutto, non era mai stato una persona perspicace!
Uscimmo di casa a braccetto. Il cattivo umore mi era passato mentre mi preparavo, scegliendo con cura gli indumenti che avrei indossato. Il sole fuori dalla finestra mi aveva trasmesso un po’ di energia positiva e mi promisi mentalmente di godere di quella giornata con Harry.
Non trascorrevo intere giornate con lui dai tempi della ricerca agli Horcrux e il fatto che, rispetto a quella volta, fossi lavata e profumata, serviva molto alla mia autostima.
Harry era l’unico che mi avesse visto anche in quei giorni in cui ero veramente orribile e mai mi aveva rivolto una parola sgradevole o mi aveva preso in giro.
“Hai freddo?” Avevo visto con la coda dell’occhio i suoi tremolii e il suo abbigliamento leggero, non adatto alle temperature invernali.
“Vuoi per caso, questa?” dissi, mostrandogli la sua sciarpa che avevo preso all’ingresso prima di uscire.
“Ma quando…?” Sembrava quasi incredulo di fronte al mio gesto. Ero stata per troppo tempo a preoccuparmi di lui e di Ron da non riuscire a smettere di essere una mamma chioccia per loro.
“Grazie” rispose, prima di darmi un bacio sulla guancia che mi lasciò calda per alcuni secondi. Che cosa mi stava succedendo?
“Mi hai preso anche i guanti?”
Oh mamma, quanto potevano essere odiosi gli uomini! Una fa loro un piacere e questi non si accontentano mai e chiedono sempre di più.
“Ho solo i miei! Ma possibile che devo pensarci sempre io a te?”
Mi tolsi un guanto e gli feci segno di metterlo nella sua mano sinistra, come me, mentre intrecciavo la mia mano sinistra alla sua. “Queste le scaldiamo così.”
Diede una leggera strizzata come consenso e un secondo bacio per ringraziarmi, mentre una vocina dentro di me cominciava a dirmi che doveva smetterla di comportarsi come un playboy con me, non ne aveva bisogno. Non doveva baciarmi o rivolgere un particolare sguardo, perché per lui avrei fatto qualsiasi cosa. Sempre.
Arrivammo in caffetteria e ci dirigemmo verso un tavolino in fondo e Harry cominciò a leggere il menù e a scorrere con il dito i vari tipi di caffè. Potevo vedere i suoi occhi confusi, incredulo di fronte a tanti generi di caffè e in effetti, lo avevo portato lì proprio per quella vasta scelta e per le torte. Solo in quel locale, riuscivano a soddisfare la mia voglia di variare e soprattutto la mia passione per i dolci.
“Vado a prendere i dolci, tu decidi con calma” dissi, alzandomi dal mio posto e dirigendomi verso il mio paradiso terrestre. Alla fine, tornai dopo un paio di minuti con le torte più belle che avessi mai visto e vidi Harry rivolgermi uno sguardo di puro piacere.
“Oh mamma, queste sì che si chiamano torte!”
“Siete pronti per l’ordinazione?” ci chiese una cameriera.
“Cappuccino.”
“Cioè dopo che hai studiato a memoria quel menù, hai scelto un cappuccino?” chiesi un tantino incredula.
“È l’unico che conosco! Tu che prendi?” mi chiese.
“Caffè macchiato alla vaniglia! Li ho provati tutti, mancava giusto questo.”
La cameriera ci rivolse un sorriso e si allontanò per andare a prendere le nostre bevande calde, mentre io venivo sottoposta allo sguardo di Harry. “Come fai ad averli provati tutti? Meno male che ti lamenti delle finanze…”
“Oh, taci! Non morirò per un caffè preso fuori, privarmi di questo piccolo momento vorrebbe dire togliermi ogni piacere.” Non esageravo, perché a volte uscire fuori e non pensare ai problemi che mi affliggevano era l’unico rimedio possibile, e solo in quella caffetteria potevo godermi tranquillamente qualcosa che amavo tanto. Con il freddo fuori, rifugiarsi lì era una necessità, un capriccio che era entrato a far parte della mia routine quotidiana e a cui non avrei mai rinunciato.
“Qual è la mia torta?” chiese indicando le due enormi fette che avevo portato.
“Entrambe, le mangiamo insieme… ti va? Una è bianca, l’altra al cioccolato!” Gli porsi la forchetta, mentre con la mia mi accingevo ad assaggiare quella al cioccolato.
Non potei trattenere un piccolo gemito di piacere.
“Buona?” chiese con un mezzo sorrisino.
“Più che buona, è…”
“Orgasmica” commentò asciutto, mentre con nonchalance mangiava la metà dell’altra torta.
“Questa è particolare, che torta è?”
“Mandorle con glassa al limone” dissi allungando la mia forchetta verso la sua fetta.
“Mandorle?”
“Deliziosa, Harry! Mmmh, che hai?” Il mio migliore amico sembrava aver visto un fantasma.
“Sono allergico alle mandorle.”
Capii la sua apprensione, ma trovai la sua reazione un tantino esagerata. Insomma, non ero allergica a nulla, ma non credo che mangiare qualche pezzettino di mandorle possa nuocere tanto alla salute, soprattutto non dopo che hai visto la morte da vicino.
“Facciamo cambio?” Gli porsi la mia fetta di torta al cioccolato sperando di averlo convinto.
Si alzò di scatto e, prendendo il portafogli, lasciò una banconota sufficiente sul nostro tavolino.
“Dov’è la farmacia più vicina?” mi chiese, distruggendo ogni mia speranza di finire di mangiare.
Con uno sbuffo, presi la mia giacca e gli feci cenno di seguirmi. “Vieni, non è lontana. Sono solo 10 minuti a piedi.”


Era rimasto in silenzio per tutto il tragitto e ora che ci trovavamo in fila in farmacia sembrava anche più di cattivo umore. Come potevo sapere che fosse allergico alle mandorle? Insomma, non era colpa mia!
“Uff…” Commentò nei confronti della commessa un po’ troppo lenta.
Fu solo allora che mi accorsi di un piccolo particolare: il suo labbro inferiore era diventato enorme e alla sua vista scoppiai a ridere, suscitando la sua perplessità.
“Perché ridi?”
“Il tuo… ecco, hai delle labbra da baciare.” Non riuscii a trattenere oltre la mia risata che attirò anche l’attenzione delle persone di fronte a noi.
“Che intendi?”
Decisi di porgli direttamente lo specchietto in modo che lui stesso potesse vedere a cosa mi riferissi e, quando vidi la sua espressione sconvolta, risi anche più forte e apertamente. Era uno spettacolo vedere la faccia di Harry in quel momento.
“Sto per morire” disse in tono melodrammatico.
Anziché rispondergli, presi in mano il mio telefono per comporre un breve messaggio.
“Io sto per morire e tu scrivi un messaggio?” chiese sorpreso dal mio digitare, considerandomi insensibile alle sue sofferenze.
“Devo dire alle ragazze che Voldemort avrebbe potuto ucciderti con una spolveratina di mandorle” risposi tranquilla, ignorando il vittimismo del mio migliore amico. Possibile che avesse affrontato dei draghi, i Mangiamorte, il Male in persona e si lagnasse, ora, come una femminuccia?
“Non ti credevo una donna così crudele!”
Lo guardai con gli occhi che brillavano per l’allegria. “Non esagerare,” mi avvicinai a lui, sfiorando quel labbro gonfio, “vedrai che con la medicina passerà tutto. La bua passerà da sola.”
“Hermione, prima che io muoia posso chiederti una cosa?”
“Cosa?” sbottai irritata.
“Mi dai un bacino sulla bua?” Sbatté le ciglia come a volermi dimostrare quanto fosse un bravo bambino e io come una stupida assecondai la sua richiesta. Perché era un gioco, no?
Mi alzai sulle punte dei piedi per sfiorare le sue labbra in un bacio. Fu breve e innocuo, o almeno fu quello che credemmo io e Harry all’inizio, ma quando ci guardammo negli occhi, sentimmo qualcosa che non avremmo mai creduto di sentire. Qualcosa che avevamo sempre nascosto.
Desiderio.

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Capitolo 6
*** VI ***


Penultimo capitolo di questa minilong che ci ha accompagnato per tutto Novembre. So che vi piace e vorreste leggerne di altri, ma devo dedicarmi ad alcuni contest e a quelle del Birthday-A di Dicembre, quindi non temete: non scomparirò.
Capitolo con rating ARANCIONE, come ho messo tra negli avvertimenti della storia. Lettore avvisato!
Questa storia è stata scritta per Lights, ma devo ringraziare la dolce Jaybree perché mi è stata sempre vicina, anche quando c’èra qualcuno che rompeva, ahahah, diciamo che mi ha tirato su di morale quando ho avuto la tentazione di chiudere Word. Grazie, non stancherò mai di dirtelo. Ti lovvo sempre e per sempre.
Lights leggi bene questo capitolo, leggi tra le righe. Ti voglio bene, mio bel lovetto.
Infine, voglio ringraziare tutti coloro che hanno commentato questa storia: Kia85, Viki_chan, Apple90, Betelgeuse17, Black_Yumi, merygreis, kla87, I Love_Malfoy, kiki2604, Sabri89, elygil91, sophie_85, Blankette_Girl, SyriaWeasley e tutti coloro che hanno inserito questa storia tra le preferite, seguite o ricordate. Grazie mille di cuore.
Ultimo capitolo questa domenica…




“Forse… sì, o proprio no!”


VI





Per due settimane ignorammo la cosa, non era successo nulla, no? Succedeva tutti i giorni di baciare il proprio migliore amico e di provare qualcosa di diverso da una pura e semplice amicizia.
Ogni sabato, una ragazza si alzava e si buttava tra le braccia di un amico, ma la domenica si tornava come prima, e così anche il lunedì e gli altri giorni della settimana.
Ci comportammo veramente bene, discutevamo tranquillamente, cenavamo sempre insieme per poi guardare un film sul divano.
Io e Harry insieme seduti vicini. Eppure così lontani.
Sembrava ci fosse una voragine tra di noi, qualcosa che mi spaventava terribilmente. Non mi era mai successo di provare imbarazzo o timidezza nei suoi confronti, anche perché ci conoscevamo da troppo tempo. Invece, passavamo le serate come due… estranei.
Nessuno dei due però aveva cercato di indagare e capirne i motivi, avevamo paura di rompere quel finto equilibrio.
Un giorno lo vidi fissarsi allo specchio per controllare l’abbigliamento. Non conoscevo questo suo aspetto del carattere e la cosa mi infastidii. Io ero cambiata e, il fatto che anche lui lo fosse, mi gettò nel panico perché Harry era una delle poche certezze.
“Dove vai?” gli chiesi con una punta di curiosità.
“Esco.” Niente di più, solo un commento breve e coinciso. Mise un po’ di gel sulla mano passandola tra i capelli e sorrise alla sua immagine riflessa.
Harry era sempre stato vanitoso?
“Con chi?” domandai ancora.
Mi guardò per la prima volta in quella giornata prima di replicare. “Nessuno in particolare, magari incontro qualcuna di interessante.”
Era sempre stato così playboy?
“Qualcuna?”
“Non sono gay, Hermione, quindi, sì.”
Le mie gote divennero rosso fuoco. “Lo so… era così per dire.”
“Vuoi venire con me? Magari incontri qualcuno che ti piace.”
Andare o rimanere in casa, crogiolandosi nell’attesa col timore di vederlo rientrare con una ragazza?
“Mi dai 10 minuti?” Non avevo voglia di rimanere tra quelle mura, preferivo uscire con lui per vedere i suoi cambiamenti. Per conoscere il nuovo Harry.
“Certo, fai pure.”
Andai in fretta verso la mia camera e fui presa dalla solita indecisione per gli indumenti da indossare. Sexy o casual? Hermione vecchia o nuova?
Con la coda dell’occhio vidi un vestitino di lana che avevo comprato molto tempo prima, ma che non avevo mai indossato. Rosso e troppo scollato. Perfetto per la nuova Hermione.
Legai i capelli in una crocchia, lasciando liberi alcuni riccioli ai lati del viso e mi spruzzai qualche goccia di profumo. Né trucco né altro.
Harry era seduto sul divano e sembrava ascoltare il telegiornale alla televisione. Sembrava, perché non avevo mai visto uno sguardo così assente. Uno sguardo che si accese quando sentì i miei passi.
“Pronta?”
Feci un cenno timido, quasi titubante, perché desideravo qualche commento da parte sua. Nulla di esagerato o di forzato, ma anche un semplice “Ti dona il rosso”, invece mi aveva squadrato senza dire alcunché, lasciandomi delusa e scontenta.
Come dovevo vestirmi per attirare la sua attenzione?
Il posto in cui mi portò non era tanto lontano da casa, avevamo camminato solo per una decina di minuti prima di varcare l’ingresso. Ed eravamo stati in completo silenzio.
Non capivo come Harry potesse sperare di incontrare qualcuno in un posto del genere. Era buio e non vedevo bene le facce delle persone.
“Vieni, sediamoci lì.” Mi prese per mano, guidandomi verso un tavolino per due.
“Ma non è meglio al bancone? Così, se c’è qualche ragazza carina puoi provarci?”
Si era fermato di botto per guardarmi con gli occhi sgranati. Era sorpreso, non mi aveva mai sentito parlargli a quel modo.
“Tranquilla, Hermione. Non morirò se per una volta non ci provo con qualcuno. Vorrà dire che lo farò con te…”
“Allora puoi stare fresco, Harry. Meglio cambiare sponda.”
Per la prima volta dopo quel bacio, ci guardammo e scoppiamo a ridere. E capii che mi mancava ridere con lui. Mi mancava il vecchio Harry.
“Che prendi?” Si alzò dal tavolo con l’intenzione di andare a prendere da bere per entrambi.
“Birra?”
Storse il naso e io risi per l’espressione buffa. “Capito, sceglierò io qualcosa per te.”
“Harry, no… meglio andare sul sicuro.” Anche se non dovevamo tornare in macchina, temevo di provare qualcosa di nuovo non sapendo come avrei reagito e cosa avrei potuto dire sotto l’effetto di alcol. Meglio evitare altre brutte figure.
“Fidati di me, Hermione” commentò, prima di allontanarsi, lasciandomi sola.
Non smisi di guardarlo neanche per un secondo. Avevo seguito il suo avanzare verso il bancone e visto le occhiate delle ragazze presenti. Lo guardavano con desiderio, mentre lui sembrava non accorgersi di nulla. Quando una di esse gli aveva rivolto la parola, lo vidi sorridere e risponderle in maniera disinvolta. La vecchia Hermione stava urlando, scalciando. La nuova Hermione sentì qualcosa spezzarsi, si sentì invadere da una profonda malinconia.
Alcuni giorni prima avevo parlato con una mia cara amica Babbana, mi aveva chiamato per invitarmi al suo matrimonio e mi ero congratulata con lei. Ero stata felice veramente per quella inaspettata notizia, prima di cadere in depressione una volta messa giù la cornetta.
Avevo un coinquilino, non un fidanzato.
Ero sola.
Di certo non mi trovavo in una situazione sentimentale da fare invidia alle mie amiche.
Piena di vergogna mi alzai dal tavolino e presi la mia giacca con l’intenzione di tornare a casa da sola. Non avrei condannato Harry a rimanere in compagnia di una vecchia amica di scuola. Perché io ero solo quello, niente di più.
Le mie dita si erano strette intorno alla maniglia della porta, quando la voce di Harry fermò la mia fuga. “Dove stai andando?”
“Ti lascio solo. È carina.”
Anziché rispondermi o magari salutarmi, mi prese per mano guidandomi nuovamente verso il tavolino di prima. “Puoi rimanere seduta tre secondi? Dammi il tempo di recuperare i drink che ho dovuto mollare per raggiungerti…”
“Harry, davvero, non ce n’è bisogno. Se vuoi continuare a parlare con lei...” avevo detto con una vocina flebile.
“Io sono uscito con te, non con lei.” Con uno sbuffo irritato si era allontanato, ma lo vidi girarsi più di una volta temendo una mia fuga, come quella di prima.
Mi mise il cocktail davanti e levò il suo per brindare. “A noi due.”
Non risposi neanche, decidendo di assaggiare quello che Harry aveva scelto per me.
Era dolce, forte, secco e mi bruciò la gola. Strizzai gli occhi e ne bevvi un altro po’, mentre Harry mi guardava con uno strano sorriso.
“Buono, vero?”
“È delizioso!” Mi leccai le labbra come una bambina golosa.
“Ora mi dici perché sei triste?” Mi aveva preso la mano, accarezzandomi il dorso con il pollice. Cercava di rassicurarmi in modo da sentirmi libera di parlare con lui.
“Non è nulla… niente di importante, sta già passando grazie al tuo buonissimo cocktail.”
“Bugiarda. Lo vedo dai tuoi occhi, vuoi solo sfuggire perché credi io me ne dimentichi.”
Il vecchio Harry mi stava fissando con quegli occhi verdi. Diamine, li avrei visti anche con quella luce così fioca talmente brillavano. Parlami, mi supplicavano.
“Mi sento giù, non ho concluso nulla da quando sono uscita da Hogwarts.”
“Scusa? Ma se hai un ottimo lavoro al Ministero!”
“Non parlo di lavoro…” Oh mamma, come potevo parlare di un argomento così delicato con lui?
“Spiegati meglio, per favore.”
Sembrava non capire veramente di cosa stessi parlando, eppure la soluzione sembrava così ovvia. Se il lavoro non è il problema, cosa poteva mai rendermi così irrequieta?
“Di problemi d’amore.” Fu in pratica un sussurro e sperai con tutta me stessa che non avesse sentito. Non era poi così difficile da credere, ci trovavamo in un pub e la musica era alta.
“In che senso?”
Abitavo con un genio di uomo. In completo imbarazzo, decisi di spiegare per bene a cosa mi riferissi. “Parlo della mia situazione amorosa o per meglio dire della mia incapacità nel trovare un uomo. O meglio a tenermelo. Sono così brutta, Harry?”
Prese il cocktail e lo terminò con un colpo secco, mentre mi rivolgeva uno sguardo arrabbiato.
Che avevo detto di male?
“Sei stupida, non brutta.”
Sbattei le ciglia più di una volta in preda all’incredulità. Il mio migliore amico mi aveva dato della stupida…
“Grazie. Grazie tanto, Harry.”
“Sei tremendamente stupida se pensi anche solo per scherzo che tu sia brutta. Cioè, ma sei seria?” aveva commentato in modo brusco.
“Certo che lo sono. E sono anche stupida, a quanto pare…”
“Hermione, tu sei bella!” Lo aveva urlato per fermare la mia valanga di autocommiserazione e all’udire quelle parole, molte teste si erano girate verso di noi.
“Sssh, non urlare!” gli avevo supplicato, in modo da non attirare altre occhiate curiose.
“E invece sì, se devo farti capire come stanno le cose! Ogni parte di te, ogni tuo pregio, ogni tuo aspetto del carattere… e persino ogni tuo difetto è bello. Perché tu sei bella, Hermione.”
Sentivo tremare le mie labbra per la commozione. Nessuno mi aveva parlato in quel modo e non potei trattenere la voglia che avevo di abbracciarlo.
Feci il giro del tavolo e mi abbassai verso di lui, sedendomi sulle sue gambe. “Grazie.”
La sua mano calda era appoggiata sulla mia schiena e uno strano formicolio mi percorse. Ero così vicina a Harry che potevo vedere ogni singolo dettaglio del suo viso. Qualcuno o qualcosa mi stava spingendo verso di lui e, ci misi qualche istante a capire che era la sua mano. Mi trovai a pochi millimetri dalle sue labbra e sentivo il suo fiato su di me. Caldo. Dolce.
“Andiamo a casa?” mi chiese con quel tono rauco e basso.
Mi alzai di scatto e cominciai a vestirmi in fretta, mentre lui seguiva il mio esempio. Scappammo dal pub e con passi veloci ci dirigemmo verso casa. Sempre più frenetici e desiderosi.
La mano di Harry tremava, ma non era freddo quello che stava sentendo.
Aprì la porta di casa e mi tirò dentro con un gesto brusco, quasi violento, e mi fissò.
Non fece altro, solo quello e io per la prima volta mi sentii bella, come mi aveva visto lui. Come mi vedeva Harry.
Mi tolsi il cappotto e lo feci scivolare verso il pavimento in completo silenzio. Le parole non servivano in quel momento, ci bastava essere noi. Non c’era nessun vecchio o nuovo Harry, c’erano solo un uomo e una donna che si desideravano da anni e che avevano sempre represso i loro sentimenti.
Prima la Guerra. Poi i nostri rispettivi fidanzati e alla fine, quando non c’era stato più alcun ostacolo tra di noi, avevamo dimenticato di provare. Tentare di stare insieme, non come amici, ma anche e soprattutto come amanti.
Le nostre labbra e i nostri denti si scontrarono in un bacio rude, frettoloso, ma che avevamo sognato da tanto tempo. C’era un’urgenza e una fretta in Harry che mi accesero di desiderio, rendendomi sempre più calda.
Ancora con la giacca addosso, armeggiò con il vestitino di lana e alla fine dovette interrompere il bacio per farmi capire che aveva bisogno di aiuto.
“Hermione…” Un semplice sussurro, ma in quel momento mi sentii le gambe di burro.
Presi i lembi del vestito e lo sollevai, togliendo finalmente quell’inutile indumento, gettandolo sul divano. Mi avvicinai con le dita tremanti e accarezzai il suo torace. Era duro, forte e desiderai sentirlo a contatto con la mia pelle.
Harry sembrò capirmi perché armeggiò con i vestiti e si tolse giacca e maglione in tempo record per poi spingermi nuovamente verso di lui. Eravamo in piedi al centro del salotto, io con calze e biancheria intima, lui solo con i jeans.
Non pensai alle mutande viola o al reggiseno orribile che indossavo. Mi sentivo bella. Perché era Harry a farmi sentire tale.
Mi afferrò nuovamente e mi strinse a sé, catturando le mie labbra in un lungo bacio. Stuzzicò le mie labbra con la lingua, morse il mio labbro inferiore e gemette forte. Le sue mani non si staccarono mai dal mio corpo, seguirono ogni linea di esso. Le gambe, il sedere, il mio seno.
“Voglio fare l’amore con te, Harry.” Con le mani mi ero allontanata di poco, costringendolo a rispondermi. Non volevo un’avventura di sesso e neanche essere una delle tante.
“E io voglio te, Hermione.”
Mi prese in braccio, troppo smanioso e stanco di aspettare. Aprì la porta della sua stanza e mi depose delicatamente sul suo letto. Le lenzuola erano fredde e mi sfuggii un piccolo brivido. Volevo Harry su di me, volevo sentire il suo calore.
Un calore che non tardò ad arrivare.
Di quella notte non potei dimenticare nulla.
Le sue mani che fecero scivolare le spalline del mio reggiseno, la sua bocca che si chiuse sui miei capezzoli e né la sua frenesia nel prendermi.
Non fu delicato e romantico come avevo sognato. Avevamo aspettato troppo tempo e nessuno dei due aveva intenzione di procedere con calma, come forse bisognava fare. Volevamo solo fare l’amore.
Quando mi penetrò, mi scappò un piccolo gemito di soddisfazione. Sentivo Harry e non mi importava nulla del piacere che avrei potuto provare, volevo solo sentirlo dentro di me. Una sensazione che mi riempiva, mi completava e io, ingorda, la volevo tutta per me e subito.
Bastarono poche spinte per darci quel piacere a cui tanto agognavano e urlai il suo nome e la mia soddisfazione.
“Sei bella.” E mi sentii tale per la prima volta in tutta la mia vita. Lì, tra le sue braccia.




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Capitolo 7
*** VII ***


Eccoci all’ultimo capitolo. Ebbene, non mi ha entusiasmato molto (troppo miele) perché intendevo finire con quello precedente, ma mi sono ricordata che non avevo ancora usato la citazione: “Se mi lovvi una volta, mi lovvi per sempre... sono meglio di un trilogy!” e quindi mi sono dovuta inventare qualcosa. Però, il capitolo VI sarà sempre il mio preferito. Questo vi strapperà qualche sorriso… spero. Ci vediamo a Dicembre e grazie a voi per avermi seguito fin qui. Un bacione e buona lettura,



“Forse… sì, o proprio no!”


VII





“Allora, che ne dice? È abbastanza grande per lei e la sua fidanzata e, inoltre c’è un bellissimo terrazzo.”
L’uomo aveva cominciato a guardare il soggiorno e annuito con la testa.
Era il quinto in quella settimana ed ero un po’ stanca di vedere questi uomini per poi sentirmi dire che, forse, la casa non sarebbe stata perfetta per la loro fidanzata. Avevo abitato lì per due anni insieme a Luna e questi non la consideravano alla loro altezza.
“Non saprei…”
“Senta, io devo vedere un’altra persona oggi, se non ne è convinto e vuole aspettare la sua donna perché non si ritiene in grado di fare una scelta da solo, fa nulla” dissi con finta nonchalance, sapendo quanto fosse grande l’ego degli uomini.
“No, va bene. La prendo!”
Battei le mani euforica. Finalmente ero riuscita a trovare qualcuno che volesse affittare la casa, in modo da avere la coscienza pulita nei confronti della mia ex padrona di casa. Quando le avevo accennato le mie intenzioni, mi aveva rivolto uno sguardo triste per poi cominciare a parlarmi di quanto fosse difficile per una donna della sua età andare avanti con una misera pensione e trovare nuovi affittuari.
Aveva toccato le corde giuste, perché le promisi di iniziare la ricerca io stessa e poi di lasciare la casa. Non vedevo l’ora di traslocare nella mia nuova dimora.
Era piccola, ma veramente gradevole, o almeno fu quello che pensai la prima volta che la vidi.
Rispecchiava perfettamente la mia idea di casa ideale. Ero rimasta incantata dal giardinetto, c’erano fiori ovunque e sembrava un piccolo Paradiso Terrestre. Le ragazze mi avevano preso in giro per giorni per questa mia fissa, ma le avevo ignorate perché non potevano capire.
Quella casa era luminosa, colorata, era lei. Era casa mia.
Presi la cornetta telefonica e chiamai il mio ex coinquilino. Rispose dopo un paio di squilli con una voce mezza addormentata.
“Harry, dormivi?” chiesi, anche se sapevo già la risposta.
“Hermione, sono tornato due ore fa dalla missione!”
Lo immaginai sotto le coperte con i capelli tutti spettinati e gli occhiali storti sul naso.
“Oh, scusa, volevo venire da te per festeggiare. Ho trovato chi affitterà casa!”
Non sentii alcuna risposta dall’altra parte e pensai che si fosse nuovamente addormentato. “Harry?”
Un crac mi prese alla sprovvista e mi girai per trovarmi di fronte a un Harry in tenuta “bell’addormentato” che mi sorrideva.
“Ma che…”
Non mi lasciò nemmeno finire la frase. Con un sorrisetto diabolico, si avvicinò e cominciò a sbottonarmi la camicetta. “Direi che bisogna festeggiare.”


Si era addormentato tra le mie braccia con la testa appoggiata al mio petto. I suoi capelli mi facevano il solletico, però preferivo non muovermi e rimanere in quella posizione. Mi piaceva sentire il suo peso su di me, mi dava una sensazione di benessere che non avrei mai creduto di provare.
Avevo sempre pensato che sarebbe stato il lavoro a darmi più soddisfazioni, insomma amavo sentire gli elogi da parte dei miei superiori e colleghi, fino al giorno in cui avevo capito di amare Harry.
Lui era il mio migliore amico e lo sarebbe stato sempre. Erano passati tre mesi dal nostro primo bacio, eppure quando parlavo di lui mi veniva di definirlo in quel modo, non come amante o fidanzato.
Con le dita sfiorai le sue labbra e i contorni del suo viso. Amavo guardarlo dormire o magari avevano ragione le mie amiche quando affermavano che io amavo Harry e basta. Poteva essere sporco o puzzolente e io avrei continuato a rivolgergli quello stesso sguardo.
Lo sentii muoversi, il suo naso freddo sfiorò il mio seno regalandomi un lungo brivido.
Quei mesi erano passati troppo velocemente, mentre io avrei voluto goderli piano, tranquillamente.
Avrei voluto passare più tempo in cucina con lui.
Avrei voluto dipingere queste mura con lui.
Avrei voluto creare un mio giardino con lui.
Avevo paura che una volta lasciata questa casa, tutto sarebbe finito. Come nelle fiabe quando scocca la mezzanotte, io sarei ritornata a essere la sua confidente e Harry avrebbe regalato sorrisi ad altre donne e non a me.
Sarei stata capace di legarlo a letto pur di tenerlo con me, di non lasciarlo andare.
Ero in preda alle mie mille paure quando sentii le sue labbra sul mio seno. Anche mezzo addormentato e stanco morto, non avrebbe mai rinunciato a fare l’amore con me.
Conoscendo i suoi eccessi e la sua voglia di buttarsi nei casi più pericolosi per sentire l’adrenalina a mille, mi sarebbe toccata una vita di inferno. Sempre lì, seduta al divano ad aspettare il suo ritorno a casa. Ma di una cosa ero sicura al cento per cento, anche con una gamba sola o mezzo dissanguato, non avrebbe mai rinunciato a quello.
Anche ora con gli occhi chiusi, cercava il contatto con il mio corpo, come se il posto naturale per la sua bocca fosse lì: sui miei capezzoli.
“Harry…”
Alzò la testa di scatto e mi guardò con un sorrisetto diabolico. Altro che docile e umile ragazzo, il Cappello Parlante aveva avuto ragione nel volerlo Smistare nella Casa dei Serpeverde.
“Sono esausta.” Era vero. Non sapevo come facesse a trovare tutte quelle energie.
“Sono la tua Pozione Ricostituente, Hermione” commentò, facendomi ridere.
Invertii le posizioni per ritrovarmi su di lui, in modo da averlo alla mia mercé per baciarlo. Con la lingua esplorai la sua bocca, riempiendola, amandola, mentre le sue mani esperte scivolavano lungo la mia coscia. Lo sentii alzare la sottoveste e trovare un incastro perfetto per le sue dita, mentre il mio battito subiva una violenta accelerazione.
Quando il bacio finì, sentii Harry sospirare, continuando quella dolce esplorazione.
Potevo vedere la sua passione e la sua urgenza nei suoi occhi incupiti e fu allora che decisi di alzare bandiera bianca.
Non mi importava nulla.
Prendimi, Harry.
Prendimi tutta la vita.
E non smettere mai di baciarmi.
“Ti amo, Hermione” mi sussurrò.
Fu un momento, un battito di ciglia. Lo vidi sorridere e rivolgermi uno sguardo che non sapevo neanche come definire. Uno di quelli che ogni ragazza sogna di vedere sul viso del proprio uomo.
“Ti amo veramente” continuò a ripetere come un disco rotto.
Mi misi a cavalcioni su di lui, lasciando che mi penetrasse lentamente. Con le dita tremanti gli accarezzai il viso e sorrisi come una stupida, in preda all’estasi e all’euforia del momento.
“Lo so, Harry. Sei mi ami una volta, mi ami per sempre. Sono meglio di un trilogy.”
Accarezzai il torace duro e cominciai a muovermi lentamente, seguendo il mio ritmo. Lo vidi serrare la mascella e afferrare con passione i miei glutei.
“Cos’è un trilogy?” chiese ansante.
Guardai stranita un Harry sorridente e mi portai una mano tra i capelli, completamente sconvolta dalla sua capacità di conversare anche in quei momenti.
I suoi occhi brillavano di una luce che non avevo mai visto prima. Ed era tutta per me.
“Dopo ti mostro. È in un posto vicino alla farmacia” risposi, trattenendo una risata.


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