Il risveglio della Regina

di Lilith of The Thirsty
(/viewuser.php?uid=127498)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Un vento gelido soffiava quella notte, impetuoso e sinistro. Era il padrone del bosco e del suo silenzio,  nessuno in quelle ore notturne osava uscire di casa, era una sera di infausti presagi che sapevano di morte. Il canto nocivo era sparso dalle violente raffiche di vento per le case e le valli e gelava le ossa nel profondo, la luna nera non gettava i suoi raggi benefici per illuminare i terreni e i sentieri poco battuti della foresta ombrosa.
Non c’era nessuno in giro nella selva selvaggia, o almeno non doveva esserci nessuno. Due figure ammantate di nero percorrevano a fatica un pendio scosceso nella notte della Morte ma non sembravano far caso al tempo odioso che si stava scatenando. Continuarono a scendere senza dire una parola perché, anche se avessero provato ad aprire bocca, il vento avrebbe portato con se tutto. Una grotta si aprì davanti a loro dopo la lunga discesa e senza timore vi entrarono, camminavano piano e circospetti dentro quell’enorme bocca rocciosa calda e asciutta. Non c’era nessuna luce e tutto era buio ma le due figure sembravano vedere benissimo anche nell’oscurità più assoluta, uno dei due si fermò e l’altro lo imitò. Davanti a loro c’era solo densa e fitta tenebra, come se tutte le ombre della terra avessero deciso di riunirsi in quel luogo.
Una delle due nere figure si abbassò di scatto e mormorò poche parole in un profondo inchino di rispetto.
La nebbia cupa davanti a lui tremò, vacillò e poi come neve al sole si dissolse lentamente e svanì senza lasciare traccia. Quando il più alto dei due individui si rialzò da terra, proseguì il suo cammino con il compagno che lo seguiva obbediente; andavano sempre più in profondità finche non lo trovarono.
All’interno della grotta c’era un castello in rovina, alcune delle mura avevano ceduto e altre erano state sgretolate a causa dell’età; una delle quattro torri era crollata per metà e tutto sembrava usurato dal tempo e corroso. Ma anche così l’aspetto del castello era austero e sepolcrale, nessuna luce era accesa e non si sentivano rumori. Le due persone si avvicinarono all’enorme portone di ferro e lo aprirono per poi essere fagocitati dentro l’enorme rudere.
Tutto era buio come al solito ma poco dopo un rumore sordo rimbombò nelle sale di quel palazzo e a poco a poco la corrente elettrica tornò a far risplendere le lampade del castello. La sala d’ingresso dove si trovavano le due figure era ampia: le pareti di pietra pulite mostravano vari quadri, drappi colorati scendevano dal soffitto per ravvivare l’ambiente. A terra un enorme tappeto di broccato rosso copriva quasi tutta la pavimentazione e lungo la stanza si trovavano varie suppellettili e statue di marmo.
Le nere figure si tolsero i mantelli lasciandoli cadere ai loro piedi, svelando i loro corpi. Il primo era un giovane alto e magro, i capelli lunghi e argentei fluttuavano alle sue spalle, occhi neri come la pece scrutavano la stanza dove si trovava senza soffermarsi troppo sui particolari. Portava una camicia antica piena di pizzi chiusa da una giacca nera abbinata ai pantaloni e alle scarpe. Torreggiava austero e senza emozioni, la sua pelle diafana risplendeva sotto la luce delle lampade. Il suo compagno era un poco più basso, portava i capelli corti e neri abbinati perfettamente ai suoi occhi che con sguardo curioso ammiravano gli oggetti intorno a lui. Aveva lineamenti dolci e morbidi a differenza del suo simile e la bocca carnosa. Portava una felpa blu scuro con dei jeans e delle scarpe da ginnastica sporche. La sua pelle bianca era uguale a quella del compagno che risplendeva e assorbiva la luce dalla stanza.
Poi il ragazzo dai capelli scuri fece un fischio di approvazione che si sparse per tutto il castello, il suo pari lo fulminò con lo sguardo e lo ammonì con voce profonda richiamandolo all’ordine.
“Jack…” tuonò con voce austera mentre il ragazzo si girava e sorrideva.
“Lo sai Damian, puzzi di antico proprio come questo palazzo vuoi che ti dia una lavatina?” scherzò sornione Jack mentre con movimenti fluidi avanzava per la stanza.
“Avrei preferito non portarti con me, se la missione fallisce giuro che questa volta ti ammazzo…” replicò freddo il primo mentre seguiva il suo simile.
“Mamma mia quanto sei petulante, ho capito! Allora sapientone,  ora che si fa? Dove si va?”
“Fai silenzio altrimenti non riesco a concentrarmi!”
“E va bene, va bene ma so che ti stancherai presto di non sentire il tono suadente della mia…”
“Jack!”
“Ok ok…”
Tutto ritornò silenzioso come prima, Damian si inginocchiò a terra e cominciò a mormorare altre parole sconosciute. In un lampo il ragazzo dai capelli argentei si alzò e corse immediatamente davanti ad una scalinata imponente, era larga tre metri circa e fatta anch’essa in marmo purissimo che luccicava sotto la luce artificiale.
Dietro di lui si trovava Jack che non appena vide la maestosa scala infranse la promessa del silenzio e sbottò “Oh, pensi che la bella addormentata sia lassù? Perché se è così non aspettarmi per cena!”
“E’ qui sotto la sento!” mormorò cupo Damian osservando il basamento della scalinata.
“Ok, ho capito questa volta ci serve un po’ di forza bruta!” disse felice Jack che si avvicinò rapidamente al punto indicato dal suo simile alzando in aria la mano.
Stava per colpire quelle pietre quando un categorico “no” bloccò il colpo a metà strada mentre Damian si avvicinava ad una testa di serpente intagliata nella colonna alla destra della scala. Si era accorto che sulla testa piatta dell’animale c’era un simbolo che raffigurava tre rose unite da un rivolo di quello che sembrava sangue. Lo schiacciò e subito dopo sotto la grande scala si aprì un passaggio segreto che permetteva ai due colleghi di scendere.
Damian si avvicinò soddisfatto a Jack che borbottò indignato “Secchione…” mentre l’altro lo superava con un sorriso ironico e bisbigliava “Esibizionista di un vampiro…”.
Si addentrarono dentro quel passaggio segreto stretto e sconosciuto, Damian guidava Jack che sempre più irrequieto faceva schioccare la mascella.
Tutto sapeva di muffa e puzzava terribilmente ma non fermò le due creature immortali che avanzarono silenziosamente e molto cautamente.
“Potrebbero esserci delle trappole?”
“Credo di sì Jack, per proteggere una vampira del suo calibro sicuramente avranno nascosto delle trappole… E’ molto strano che sia tutto tranquillo…”
“Magari hanno smesso di funzionare e si sono arrugginite!”
Un sospiro profondo echeggiò nella cava buia mentre i due compagni avanzavano e proprio allora un meccanismo scattò. Entrambi saltarono all’indietro e evitarono di pochissimo le frecce che fulmineamente si conficcavano dove prima c’erano i piedi degli ospiti indesiderati.
Jack turbato fissava le armi che lo avevano sfiorato, Damian lesse la preoccupazione del fratello e cercò di tranquillizzarlo lasciando fluire il suo potere in lui.
“Non era una trappola normale vero?”
“No, non lo era” disse il vampiro dai capelli argentei “ Credo sia stata preparata con estrema cura proprio per creature come noi, tutti i tranelli sono regolati sulle nostre debolezze e sulle nostre forze… E sono mortali…”.
I due compagni fissarono le frecce d’argento conficcate nel pavimento, una sola ferita avrebbe provocato loro una piccola infezione ma un colpo secco avrebbe dato la morte.
“Avanti proseguiamo…” disse cupo Jack mentre avanzava più a fondo nello strano castello diroccato. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


“Dannazione, la mia felpa preferita!” sbottò irato Jack mentre osservava lo strappo vicino alla pancia.
Aveva schivato per poco una pallottola d’argento benedetta, la cosa lo irritava molto perché bastava un colpo per rimanerci secco e lui aveva sempre avuto i riflessi pronti.
Damian era preoccupato, avevano evitato circa una quindicina di trappole ma la galleria non sembrava finire e come se non bastasse, l’alba era vicina e i loro riflessi cominciavano ad indebolirsi.
“Così non va, dobbiamo aumentare il ritmo o non ce la faremo…”
“Certo fratellino, vai avanti prima tu e fatti piantare una pallottola in quella testa così forse inizierai a capire quanto sia difficile questa missione, quando il tuo mitico QI sarà ridotto in poltiglia!!!”
“Jack, non è il momento di scherzare o arrabbiarsi! Qui c’è in gioco il futuro della nostra gente e anche il nostro!”
“Soprattutto il nostro direi!”
Avanzarono ancora circospetti, la serie di trabocchetti che avevano superato aveva stremato il loro fisico possente e non era una cosa da poco. Era stato tutto calcolato nella maniera più perfetta e micidiale, anche se erano creature immortali tremavano di fronte a delle semplici frecce o a delle pallottole d’argento.
Per di più se questo percorso era stato progettato da una mente folle di un essere della loro specie avevano poche speranza di uscire illesi.
“Non toccare i muri!” urlò Damian a Jack. Le pareti trasudavano acqua benedetta, il vapore nauseabondo di quel liquido penetrava nei petti inerti dei due immortali e bruciava i tessuti morti al loro interno.
Dovevano camminare piano per non cadere ma non potevano neanche esporsi troppo a quei vapori altrimenti le conseguenze non sarebbero state delle più piacevoli.
I due fratelli bloccarono il respiro ma i pori della pelle assorbivano comunque quel gas velenoso, non c’era verso di bloccare la fuoriuscita di acqua dalle pareti ma fortunatamente le sorpassarono indenni.
“Questo non era poi così difficile!” disse contento Jack prima di accasciarsi al suolo.
Damian gli fu subito accanto, gli occhi neri di suo fratello si erano spenti e i polmoni ricercavano aria che non serviva. I vapori avevano avuto la meglio su Jack che si contorceva  mentre dall’interno del suo corpo saliva una puzza di carne bruciata che intanfava il passaggio segreto.
Il vampiro dai capelli argentei si sentiva debole ma non poteva lasciare il suo unico compagno in quello stato e impiegò il suo potere per togliere il fumo benedetto dalle cellule morte del fisico del vampiro.
Jack tossì sangue ma, alla fine, il suo corpo forte resistette e si liberò del gas tossico; Damian era visibilmente sollevato mentre si prostrava al suolo per lo sforzo e aspettava che suo fratello si rialzasse. Fissò a lungo la sagoma del suo compagno distesa di fronte a lui, non voleva più proseguire se quello era il prezzo da pagare per trovare la Regina.
Era pur sempre un essere immortale ma i suoi sentimenti non erano estinti, se avesse perso suo fratello non sarebbe riuscito a sopravvivere da solo. Era sempre Jack che con la sua carica vitale lo portava fuori dal suo isolamento e gli faceva scoprire le cose nuove del loro mondo che ormai non gli interessavano più.
Era per lui che aveva affrontato tutto questo, non voleva che continuasse a vivere in un regno putrefatto e guasto; come fratello maggiore voleva regalargli serenità e nuova “vita”. Jack si alzò a fatica mentre faceva schioccare le ossa e stendeva i muscoli irrigiditi dal fumo, la guarigione accelerata delle cellule aveva fatto il suo dovere.
Entrambi si sollevarono esausti e malconci ma pronti a continuare la missione per liberale il popolo e loro stessi dalla sofferenza.
Camminarono reggendosi alle pareti scivolose del passaggio quando, all’improvviso, una porta d’acciaio lucente brillò davanti a loro; era imponente e alta almeno tre metri. Al centro risaltava lo stemma del castello: le tre rose avvolte da un rivolo di sangue.
I due fratelli erano increduli avevano raggiunto la meta, ci erano riusciti e adesso stavano per risvegliare dal sonno durato duecento anni la Regina. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Salve a tutti!! Ho notato che ci sono molte persone che leggono la mia storia ma che non commentano. Non voglio forzare nessuno contro la sua volontà ma vorrei chiedervi di lasciare alcuni commenti se non vi dispiace. Mi basta solo una parola non occorre che vi spremiate per farmi degli elogi, se non me li merito laciate stare. Mi farebbe piacere ricevere più commenti tutto qui...
Non è un biasimo per coloro che la leggono, anzi fatelo pure ma vorrei sul serio che mi esprimeste la vostra opinione mi farebbe felice! ^^ Grazie mille cmq a chi mi segue e a chi mi ha recensito... Buona lettura (e scusate per la mia nota) Lilith of The Thirsty


“Per aprire la porta bisogna versare un tributo di sangue, l’infedeltà non è tollerata…” spiegò debole Damian mentre leggeva la scritta sopra la porta d’acciaio.
Subito Jack prese il suo braccio per tagliarlo ma fu fermato da suo fratello, non lo aveva mai visto così provato in tutta la sua vita anche se continuava, come al solito, a mantenere il suo formale contegno di essere immortale.
“No, non tu… Almeno uno di noi due deve rimanere in forze in questo luogo, non si sa mai che cosa potrebbe succedere…” disse lugubre Damian mentre si strappava la manica destra del soprabito e con le unghie si incideva la pelle.
Poco liquido rosso uscì dalla ferita ma bastò come offerta perché i meccanismi automatici del portone cominciassero a scattare tutti insieme. Quando questo lento processo si concluse i due fratelli entrarono nella sala buia, non una sola lampada splendeva in quell’aria soffocante e maleodorante anche se i loro occhi non ne avevano bisogno, la compagnia di una luce calda e dorata li avrebbe rasserenati.
Camminarono piano, senza far rumore fino a quando uno sbuffo metallico rimbombò tra le pareti e i pochi lampadari della stanza si accesero emanando una luce giallastra.
Il locale enorme era adornato con tappeti sontuosi e arazzi splendidi che variavano il loro colore sulle tonalità dell’azzurro.
Statue di divinità antiche guardavano vacuamente i due ospiti con disprezzo, sembravano quasi vive nonostante la loro immobilità marmorea. Jack e Damian si sentivano a disagio ma non abbandonarono l’impresa e proseguirono lungo la stanza fredda, percepivano una debole forza che si sprigionava mano a mano che si avvicinavano alla porta argentata che era situata in fondo alla camera.
Una piccola apertura ovale era ubicata al centro della porta fatta di quel materiale prezioso, senza la chiave giusta i due vampiri non sarebbero riusciti a passare.
Con una smorfia di dolore Damian si sfilò dal petto una collana con agganciato un anello rotondo. Il piccolo oggetto era rifinito in argento e al suo centro riluceva una gemma preziosa: lo zaffiro blu.
Jack lo prese dalle mani del fratello e lo fece combaciare alla fessura ovale della porta che si aprì cigolando, una luce azzurra si sparse malinconica lungo le pareti della stanza mentre i due vampiri avanzavano solenni.
Quello che videro li stupì entrambi, in un silenzio tombale e nel luogo più ostile riposava la loro Regina.
Alla fine della stanza si alzava una struttura in vetro verticale a forma cilindrica, era riempita di quella che a prima vista poteva sembrare comune acqua; in realtà quello era un liquido benedetto.
La cosa che più sconvolgeva i due fratelli era la persona che vi era immersa dentro.
Capelli lunghissimi neri ondeggiavano nell’acqua, il corpo rannicchiato e coperto da un vestito rudimentale era liscio e lucente, nessuna ferita o bruciatura splendeva nella luce azzurrina.
Il viso dolce e dormiente era cullato dal movimento del fluido benedetto che non intaccava ne corrodeva la vampira che riposava al suo interno.
Fuori dal cilindro risplendevano deboli le croci cristiane, sentivano la presenza dei due ragazzi e proteggevano il corpo della Regina.
Jack e Damian si inchinarono all’istante, solo una creatura potentissima poteva resistere immersa in una tale concentrazione di acqua benedetta senza morirne bruciata per duecento anni.
Si rialzarono lentamente e si avvicinarono di più a quella teca di cristallo dove la loro Regina riposava, le croci si illuminarono di più costringendo i due vampiri ad indietreggiare. Jack trovò la soluzione, velocemente si sfilò la felpa e con quell’indumento prese ad una velocità impressionante le armi benedette depositandole lontano dalla vampira.
Damian poté allora avvicinarsi e controllare i dati inseriti nel computer che manteneva costante tutto il sistema di “ibernamento” della ragazza dormiente.
Schiacciò alcuni tasti e il grosso aggeggio meccanico riprese a lavorare mostrando sulla schermata le funzioni e le varie aree del castello, il vampiro cercò di sbloccare il meccanismo senza esito. Mancava qualcosa nell’ingranaggio per permettere alla Regina di risvegliarsi ma non capiva che cosa gli servisse, frugò nel cervello elettronico senza risultato mentre Jack nervoso lo guardava con occhi preoccupati.
Poi all’improvviso un messaggio apparve sul computer, era in una lingua cifrata ma non servì molto a Damian per riuscire a tradurlo e a leggerlo ad alta voce.
“O fedeli vampiri, compagni e salvatori di colei
Che amate da sempre, la ricerca è finita…
Gli occhi eterni si apriranno 
Se troverete il ragazzo
Che sa svelare l’inganno…
Cercate nel castello e chi lo rivelerà
Desterà la dormiente maestà” 
Damian fissò Jack, non avevano sentito la presenza di un vampiro o di un altro umano nel castello ma se il computer aveva inviato loro quel messaggio dovevano fidarsi ciecamente, se volevano riuscire a compiere quell’impresa.
“Vado io!” disse Jack a suo fratello che annuì e lo lasciò correre via da quella stanza; pregava solo che non ci fossero altri tranelli, non sarebbe riuscito a proteggerlo o a correre in suo aiuto con il suo corpo ridotto quasi a quello di un comune essere umano; aveva consumato troppa energia.
Damian esausto posò la sua mano contro la teca di vetro, osservando la magnifica ragazza che sognava tranquilla dentro il liquido infernale.
“Ti risveglieremo Regina, questa è una promessa!” disse il vampiro prima di tornare al computer per osservare i movimenti di suo fratello. 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Jack era uscito dal passaggio segreto e cercava di individuare la presenza dell’essere di cui il computer aveva rivelato l’esistenza. Non percepiva nulla intorno a lui se non i piccoli rumori del generatore di corrente e lo zampettio snervante degli insetti.
Sbuffò irritato, il suo potere era limitato per la debolezza del fisico ma poteva ancora ragionare brillantemente e contare sulla sua velocità.
Alla fine scattò fulmineo e percorse i lunghi corridoi illuminati salendo le scale velocemente, aveva capito che il ragazzo doveva trovarsi il più lontano possibile dalla vampira in modo da non percepirne la presenza. Salì nell’unica torre ancora in piedi, arrivando così al corridoio nero dell’ultimo piano: una debole energia serpeggiava lì intorno.
Jack scrutò diffidente il lungo passaggio che conduceva ad una porta di faggio antichissima, percepiva che anche lì erano stati posizionati dei tranelli.
“Ah…” sospirò contrariato “Questa è la vita!” e scattò in avanti correndo quanto più velocemente possibile gli consentissero i suoi muscoli di immortale. Come un fulmine piombò vicino alla porta di legno, digrignò i denti e si sedette, aveva preso una freccia nella gamba e un proiettile era entrato nel braccio. Con uno sforzo terribile strappò la freccia argentata dalla gamba a mani nude, non aveva tempo per prenderla con pezzi di stoffa o altro materiale. L’argento tolto sfrigolò tra le sue mani mentre la ferita rimaneva aperta e puzzava orribilmente.
La parte più difficile fu estrarre dalla carne del braccio il proiettile che rilasciava i principi attivi del metallo prezioso, bloccò la mascella e con la mano dilatò la piaga e riuscì a prenderlo.
Lo gettò lontano ansimando, l’argento faceva rimanere aperte le ferite grazie alle sue proprietà speciali e le infettava con i suoi componenti facendo aprire di più i vasi sanguigni.
Si fasciò rudimentalmente i tagli e alla fine aprì la porta davanti a lui: quello che vide lo sconvolse. Un giovane era incatenato a bracciali d’argento, croci benedette erano legate su tutto il suo corpo mentre dal petto spuntava la coda di una freccia d’argento.
Deglutì, non voleva neanche pensare a quanto dolore potesse provare quell’essere che riposava tranquillamente dentro quella gabbia infernale.
Notò un computer alla sua destra, si avvicinò lentamente continuando a fissare il suo simile. Aveva capelli rossicci, un corpo statuario e ben definito mentre il viso aveva un profilo graffiante e molto seducente.
Accese il piccolo macchinario che subito funzionò mostrando le condizioni del vampiro addormentato e la solidità della protezione. Jack vide apparire un messaggio sulla schermata, era Damian che gli diceva di non toccare nulla; di sicuro ci avrebbe pensato lui a disattivare quel dispositivo. E infatti fu così, le catene cedettero e fecero cadere a terra il corpo del vampiro mentre le croci benedette si ritirarono verso il soffitto con cigolii poco rassicuranti.
Jack fu subito vicino al suo simile che ancora riposava per via della freccia conficcata nel petto, stava per toglierla quando una voce risuonò in quella camera.
Era calda e sensuale, leggera ma allo stesso tempo malinconica e pesante nelle teste dei due esseri; era un rincorrersi di suoni brillanti e perfetti insomma, una voce da immortale.
“Michael… Aiutami, ti prego aiutami…” bisbigliò la voce femminile più e più volte portando quella preghiera e ordine alle orecchie del ragazzo.
Jack capì che a invocare il suo simile era la voce registrata della loro Regina; il vampiro cominciò a scuotersi e a muoversi convulsamente.
Stava tentando di risvegliarsi, subito il fratello di Damian estrasse la freccia dal suo corpo e un’ondata spaventosa di potere represso fuoriuscì rabbiosamente da quel corpo.
Come se nulla fosse Michael si rialzò e corse ad una velocità tremenda verso le segrete, verso dove si trovava la sua amata.
Jack faticava a stargli dietro per le ferite che aveva riportato mentre il neo risvegliato era già arrivato di fronte alla vampira.
Non parve accorgersi dei due fratelli che lo fissavano curiosi e circospetti, Michael guardava solo lei, fissava ardentemente la vampira dentro la teca che ondeggiava tranquilla.
“Sono arrivato… Aliyah… sono venuto a risvegliarti mia Regina…”. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Michael si avvicinò piano alla Regina guardandola con venerazione, la sua mano si posò velocemente sulla teca di vetro fredda che ospitava la vampira dormiente.
Subito iniziarono a propagarsi cerchi concentrici dentro il liquido benedetto, i due fratelli guardavano estasiati la scena senza muovere un dito. Il ragazzo aveva solo toccato quella sottile lastra gelida e Aliyah aveva risposto a quel richiamo. L’acqua cominciò a turbinare e a inviare forti scariche elettriche, la teca iniziò ad incrinarsi con un rumore sordo.
“Aliyah…” la chiamò ancora Michael con voce intrisa di sentimento incurante del pericolo del liquido benedetto; Jack e Damian si ripararono dietro un armadio aspettando con ansia il momento fatale.
Scricchiolii inquietanti e crepe continuavano ad aumentare, il rumore copriva tutta la stanza e  prepotentemente feriva le orecchie dei tre vampiri.
Poi accadde. Frammenti di vetro schizzarono ovunque conficcandosi nei vari oggetti della stanza o finendo a terra, seguiti dalla massa del fluido azzurro che si spandeva sul pavimento come un grosso tappeto.
Michael afferrò immediatamente il corpo di Aliyah tra le braccia e la portò a terra dentro la pozza del liquido benedetto che ribolliva orribilmente. Il ragazzo estrasse un pugnale dal suo stivale e lo usò per tagliare la massa enorme dei capelli della vampira che caddero elegantemente dentro l’acqua sciogliendosi. Ora la chioma nera della regina arrivava fino alle tenere spalle ma era sempre, meravigliosamente, attraente. Con rapidi colpi sull’addome Michael fece sputare alla ragazza il liquido corrosivo, rantoli orribili uscirono dalla sua bocca insieme alla sostanza azzurra.
I due fratelli guardavano incantati lo spettacolo, erano usciti dal loro nascondiglio e aspettavano calmi il risveglio dell’immortale.
Il loro simile si strappò la camicia già logora, scoprendo il braccio diafano che morse subito dopo. Il risucchio del sangue rimbombava nelle teste dei due compagni e l’odore fresco permeava tutta la camera, il vampiro si bloccò e sollevò il volto dal braccio.
Con sguardo ardente fissò l’ancora dormiente Regina per poi avvicinarsi a lei, lentamente e con una grazia inaudita.
Le labbra collimarono perfettamente, la potenza di quel gesto fece vibrare le poche suppellettili ancora utilizzabili e mise in ginocchio Jack e Damian come se fossero fatti di gomma.
La lingua del ragazzo dischiuse le labbra dormienti di Aliyah riversando il liquido rosso che fino ad allora aveva trattenuto, Michael si aiutò con le labbra e le fece bere il suo sangue carico di passione e tormento.
Un rivolo di quel liquido perverso rigò la guancia della principessa immortale uscendo dalla sua bocca, Michael si staccò dalle sue labbra e la pulì. Il sangue le donava come sempre.
Poi il corpo della ragazza prese a vibrare convulsamente, forti schiocchi di ossa riecheggiarono per tutto il castello mentre piccoli mugolii scuotevano le coscienze dei suoi simili.
Come un’onda d’urto la forza della Regina si risvegliò avvolgendo tutti gli esseri e gli oggetti in una perfetta corolla di tenebre.
Damian si inginocchiò immediatamente mentre Jack attonito cadde al suolo sotto l’influsso della lucente forza oscura di Aliyah.
La vampira aprì gli occhi tra le braccia di Michael, le iridi azzurro ghiaccio cominciarono a brillare per lui e si infiammarono di gratitudine.
“Ti avevo detto che sarei stato il primo… lo sarò sempre…” sussurrò piano il ragazzo all’orecchio della sua amata che sorrise dolcemente.
“Ben ritornata Aliyah, Regina di Aneres!” disse con voce forte il vampiro, scostandosi velocemente dalla sua compagna.
La ragazza dai capelli corvini si alzò, i movimenti fluidi e composti la rendevano temibile. Il vestito aderente e bagnato risaltava le forme snelle del suo corpo e, nonostante fosse simile ad uno straccio, la faceva assomigliare ad una dea.
Gli occhi azzurro ghiaccio della regina scrutarono a destra e a sinistra della stanza in punti vuoti e oscuri, le tenebre danzavano e si strusciavano selvaggiamente sul corpo della loro padrona come innocue pantere affamate.
Le iridi ghiacciate si fermarono imperiose sui due fratelli scrutandoli e penetrandoli come argento, sondarono nelle loro anime indisturbati e prepotenti.
La voce suadente di sua maestà attraversò le loro menti, aveva il profumo colorato delle rose rosse e portava dentro di se la nera sofferenza delle anime corrotte dal tempo: “Grazie a voi nobili cavalieri della tetra giustizia, ora sono sveglia… Alzatevi e preparatevi al suono scarlatto della mia battaglia! I colpevoli saranno giustiziati, i disertori puniti e l’usurpatore condannato per l’eternità!
Farò risorgere la nuova era fiammeggiante dalle ceneri dell’impero perché è giunto il momento di riprendermi ciò che mi spetta… Quest’oggi libereremo il mondo dal misticismo e dalla tirannia perché io sono ritornata e nulla potrà fermarmi!”.
 
***
 
Un ululato squarciò la notte che andava dissolvendosi, qualcun altro di più temibile si era svegliato. Qualcuno che aveva sentito la forza della regina. Qualcuno che non era umano. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


“Aliyah, basta…” sussurrò dolcemente Michael avvicinandosi alla vampira che gli dava le spalle.
La sua amata si voltò incrociando gli occhi blu notte del suo simile, i lineamenti di entrambi si rilassarono mentre un piccolo sorriso scivolò sulle labbra della regina.
In un momento Michael le fu accanto sorreggendola, nessuno dei due fratelli si era accorto di come lei si fosse addormentata.
Il vampiro dai capelli rossi la sollevò in braccio e la osservò lungamente, quello sguardo penetrava ogni cosa facendo male.
Jack e Damian voltarono gli occhi per lasciare un po’ di intimità al loro compagno ma le emozioni scivolarono nei corpi immortali dei due fratelli, soggiogandoli e spaventandoli.
Un sentimento così puro non lo avevano mai provato prima, nei loro cento anni di vita avevano sentito e provato emozioni incontenibili ma quell’esperienza non aveva paragone.
La passione che permeava la stanza era candida e dolce come un petalo di fiore che lievemente si posa su un lago limpido e terso senza far rumore, sconvolgendo invece ciò che c’è in profondità.
All’improvviso quel flusso estatico si fermò, tutto ritornò normale e i due vampiri si sollevarono lentamente davanti al compagno assorto.
“Seguitemi…” disse veloce Michael mentre aveva già lasciato la stanza del risveglio con la sua bella tra le braccia.
Damian e Jack partirono subito e lo raggiunsero in pochi istanti in una camera gigantesca e sontuosa.
Dal soffitto scendeva un meraviglioso lampadario di diamanti e zaffiri che rischiarava dolcemente l’arredo della stanza. Le pareti erano bianche e sul pavimento era disteso un tappeto azzurro a motivi floreali, un armadio di ciliegio torreggiava nella parete a destra mentre altri mobili decoravano caldamente il gigantesco ambiente. Appoggiato alla parete più lontana dall’ingresso si trovava un sontuoso letto a baldacchino, le coperte di seta blu finemente ricamate cadevano morbide ai lati mentre le tende erano legate alle piccole colonne di legno per lasciare vedere chi era disteso sul letto.
Aliyah dormiva in quel mare blu di lenzuola, aveva i capelli neri sparsi disordinatamente sul cuscino e la bocca rosea semichiusa. Sembrava che galleggiasse in quell’enorme letto e i due fratelli si avvicinarono con timore reverenziale.
Michael seduto accanto le scostò un capello capriccioso sulla fronte candida, l’emozione d’amore inondò ancora i petti dei due vampiri.
Era un desiderio intenso, agognato e doloroso. Damian si voltò a guardare il vampiro suo simile che stava scatenando una tale forza dentro di loro.
Era impossibile non sentire il rumore sordo delle vene cave, le ossa che scricchiolavano e le labbra febbrilmente immobili; gli occhi perfetti, liquido blu d’amore, osservavano la sua amata dormiente. Quelle iridi erano l’anticamera di un’intimità più grande e assoluta, un abisso senza ombre, un cielo mortale senza luci.
Il desiderio era così intenso che per poco i due fratelli ressero a tale forza. Entrambi spasimavano per toccare quel corpo immortale, per sentire l’inesprimibile calore freddo del corpo della ragazza, per prendere possesso di quelle labbra chiare e dolci; tutto questo solo per il desiderio suscitatogli da quel misterioso ragazzo.
Poi, in un solo risucchio, quell’emozione svanì dietro l’impassibile corpo dell’immortale lasciando vuoti e sconvolti Damian e Jack.
Il loro simile fece cenno di seguirlo e loro obbedirono, scesero di corsa l’imponente scalinata e si trovarono seduti in un salotto molto accogliente.
In quella camera padroneggiavano le tinte del rosso, due enormi quadri abbellivano le pareti e la volta a crociera di marmo custodiva il tutto.
“Vi chiedo perdono” esordì Michael “Mi sono lasciato trasportare dai miei sentimenti, spero di non avervi turbato. Se così fosse mi scuso profondamente con voi. In duecento anni avevo imparato a contenermi ma mi sembra di essere tornato un bambino. Non vi ho risparmiato le mie emozioni, è stata una cosa imperdonabile! E’ che quando rivedo lei…”.
Le parole rimasero sospese, un cric sordo rimbombò nella sala mentre un sottile specchio si incrinava sotto il potere del vampiro rosso che si reggeva la testa appoggiato al camino.
“Non vi colpevolizzate!” esordì Damian “Dopo cento anni di reclusione è difficile riprendere il controllo di se stessi, io non vi biasimo. Sono il primo a dovervi porgere delle scuse per non aver saputo frenare l’energia dentro di me…”
“Io concordo con mio fratello, vi domando scusa!” disse Jack al ragazzo che ora cominciava a riprendere il controllo.
“Voi chi siete?”
“Io sono Damian Devon Seriart, primo genito di Lord e Lady Seriart fedeli alla casata della Regina Aliyah da millenni”
“Io sono suo fratello Jack Artur Seriart, secondo genito di Lord e Lady Seriart ed è un piacere poter servire la Regina!”
“Vi ringrazio per averla risvegliata, siete stati coraggiosi e molto nobili nel venire fin quaggiù… Ebbene non ve ne andrete a mani vuote… Io sono Michael Maestraal Soeren, guardiano di sua maestà la regina Aliyah Freya Astraal!”
I tre vampiri si strinsero la mano in quel luogo oscuro e dimenticato da tutti mentre fuori sorgeva finalmente l’alba.

 
 
NdA
Ciao!!! Grazie a tutti quelli che mi seguono!!! Ho visto che molti hanno inserito questa storia nelle preferite e nelle seguite e vi ringrazio!!! ^^
Soprattutto voglio citare coloro che mi hanno commentata e sostenuta! Siete mitiche! Un grazie a:
Sally ladra del vento, Moonlight_Girl, xXJessicaaaaXx e  Silvia Galassi!!!! E anche alla mia nuova arrivata aeriss fair!!!!!  Un bacio e un abbraccio forte!! Alla prossima!!! ^^ 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


“Vedo che siete stanchi, vi condurrò nelle vostre stanze…” disse Michael guardando impassibile i due nuovi arrivati.
“No! Vi prego… Se siamo venuti qui è perché la situazione è insostenibile. Vogliamo raccontarle al più presto i fatti che sono successi in questi anni sotto il governo del nuovo tiranno…” disse cupo Damian.
Era esausto come suo fratello ma il vampiro dai capelli argentei doveva assolutamente completare la missione.
“No, non ora! Dobbiamo aspettarla…” sussurrò il loro simile con dolcezza “Vi accompagno nelle vostre stanze. Li vi rifocillerete e riposerete, ormai è l’alba e siamo tutti stanchi”.
Jack annuì e Damian seguì il suo esempio. Si avviarono verso il piano superiore di quell’immenso castello silenzioso, l’atmosfera era ancora pesante sebbene le luci gettassero un po’ di vivacità in quell’ambiente.
“Questa è la vostra stanza Damian, spero si addica a voi…” esordì Michael aprendo una porta alla sua destra.
Subito il vampiro vi entrò. Era una sala molto grande, mobili antichi e oggetti antiquati circondavano l’ambiente. Un vecchio letto in mogano faceva da padrone nel locale, le coperte rosso cupo scendevano melliflue quasi a voler richiamare lo scorrere del sangue.
“Jack, questa è la vostra…” disse ancora una volta il ragazzo dai capelli rossi, portando il fratello di Damian in una stanza adiacente alla prima.
Era piccola e molto più sobria. Aveva un letto raffinato in ferro battuto, le coperte verde scuro si intonavano perfettamente con le tende del locale.
Ricevuti i ringraziamenti, Michael si avviò lungo il corridoio buio e sparì ingoiato dalle tenebre.
Damian si sedette sulla poltrona vicino al caminetto spento, quel silenzio irreale nel castello era confortante. La testa pulsava e faceva male ma il ragazzo immortale non ci badava, era contento di aver risvegliato la regina e di essere ancora “vivo”.
Un luccichio improvviso colpì i suoi occhi neri, era abbastanza fastidioso e così si alzò per andare a controllare quale oggetto della stanza lo disturbasse.
Notò che su un tavolino c’erano tre bottiglie di cristallo finissimo accompagnate da bicchieri coordinati. Contenevano un liquido rosso che le sue iridi riconobbero subito, la gola bruciò di più mentre le mani candide afferravano delicatamente una bottiglia.
La stappò, un profumo denso e violento permeò la camera risvegliando ancora di più la sua fame. Damian non aveva mai sopportato di essere diventato un mostro, di dover bere per forza il sangue di altri esseri per stare bene e continuare a vagare in quel mondo.
L’istinto vinse sulla ragione, il vampiro tracannò tutta la bottiglia. La rimise a posto mentre nausea e orrore per se stesso cominciavano ad affaticare il corpo già debole.
Si distese sul letto, stava cominciando a riprendere forza e a riscaldarsi grazie a quel pasto consumato avidamente.
Si coprì il volto con una mano perfetta, era insostenibile il peso dell’eternità.
Poi le sue orecchie captarono dei rumori nella stanza accanto alla sua. Sentii degli oggetti tintinnare, una voce che bisbigliava concitata rapidamente e poi un sordo e sonoro “crash”.
A giudicare dal rumore debole e breve e anche dalle poche vibrazioni che le sue orecchie avevano percepito, quello che era stato rotto era un bicchiere.
“Non sono stato io!” sbottò Jack a nessuno in particolare nella sua camera.
Suo fratello sorrise, non era cambiato di una virgola. Combinava sempre guai e pasticci anche dopo centoventi anni di vita. Eppure il comportamento solare e l’allegria di Jack aiutavano Damian più di quanto il suo compagno immaginasse. La vita con lui a fianco era meno cupa e seria, riusciva a trovare una motivazione per andare avanti.
Se in quella maledetta notte di venti anni fa Jack fosse morto, probabilmente lui lo avrebbe seguito.
Sottili imprecazioni accompagnarono Damian nell’oblio del sonno mentre ringraziava Jack di essere venuto al mondo.
 
Il ragazzo dai capelli rossi passeggiava verso l’unica stanza dove non voleva andare. Vi entrò comunque e si sedette sul bordo del letto blu.
Con la sua mano percorse i dolci lineamenti della sua vampira, il dolore saettò nel suo cuore immobile e si sedette selvaggiamente dominandolo.
Quello che stava per compiere era orribile ma doveva farlo. Era un ordine datogli tempo fa da qualcuno più potente di lui e anche di lei.
Si alzò e corse vicino ad un piccolo tavolino di ciliegio, aprì il cassetto ed estrasse un cofanetto in puro oro.
Ritornò subito vicino ad Aliyah che riposava beata, gli occhi stanchi di Michael si attardarono di nuovo lungo il profilo e le curve sinuose della sua amata.
Deglutì a fatica, il suono sordo risuonò tra le pareti infastidendo il lampadario di zaffiri blu.
Aprì il cofanetto ed estrasse metodicamente il contenuto. Tra le sue mani era adagiata una siringa con un ago d’argento. L’arma lo infastidiva tremendamente ma doveva assolutamente compiere quell’impresa disumana e atroce per la regina.
Tastò la pelle soda e candida del polso della ragazza, era fresca ma ancora marmorea. L’acqua benedetta doveva averla indurita scorrendo nelle cellule morte della cute.
Velocemente provò a conficcare la siringa nel polso ma non funzionò. L’ago d’argento si ruppe e fu sbalzato via violentemente, andandosi a conficcare pochi metri più in là nell’armadio di ciliegio.
Sospirò, c’era da immaginarselo che non ci sarebbe riuscito dopo duecento anni.
Un sudore freddo si impossessò del corpo del ragazzo, terribili fremiti pervasero le sue membra mentre sollevava una boccetta d’argento liquido dal contenitore d’oro.
Sentì in lontananza un rumore di cristallo frantumato ma nemmeno questo lo distrasse da quel compito crudele.  
Se doveva morire lo avrebbe fatto senza nessun rimpianto, di sicuro non aveva più una ragione per esistere dopo aver compiuto quell’operazione.
Nonostante il suo corpo si rifiutasse, la mente non vacillò e in pochi secondi svuotò la fialetta d’argento. Scagliò lontano il contenitore di vetro vuoto e immediatamente avvicinò le sue labbra al polso di lei.
La morse. I suoi canini affondarono nella pelle morbida e profumata senza difficoltà, raggiungendo la vena. Immediatamente rilasciò la sostanza bruciante nel corpo di Aliyah, il contrasto tra la dolcezza del suo sangue e quella del fluido viscoso gli dava alla testa.
Con sforzo immane riversò l’ultima goccia il fluido argentato nelle vene di lei e si staccò, prima di poter bere un solo sorso di quel miscuglio letale.
Era stanco, la bocca in fiamme lo torturava così come la gola. I muscoli erano bloccati e gli occhi opachi, era solo dannatamente e maledettamente debole. Non era ancora arrivata la sua ora.
Se avesse potuto piangere lo avrebbe fatto ma non ne aveva la forza.
“Aliyah, perdonami…” sussurrò prima di crollare sopra il corpo della vampira. Ancora una volta non aveva saputo proteggerla. Ancora una volta le aveva fatto del male.

 
 
NdA
Ciao a tutti sono tornata!!!! Ecco il nuovo capitolo!!! ^^ Lo so le cose sono ancora molto oscure ma se aspetterete avrete i vostri chiarimenti!!! ^^
Ringrazio chi legge senza commentare e soprattutto le mie fan:
Sally ladra del vento, Moonlight_Girl, xXJessicaaaaXx e  Silvia Galassi, aeriss fair e blackmiranda!!!!!  Ma soprattutto l’ultimo arrivato Ulisse85!!!!! ^^
Grazie siete mitici tutti quanti!!! Alla prossima!!! ^^ 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


“L’avviso io!” sbottò una voce squillante di ragazzino in un castello.
“Ma l’ho sentito prima io!” ribatté un’altra vocina simile alla prima. Il primo dei due ragazzi ringhiò forte al secondo. I denti vibrarono mentre gli occhi grigi fissavano il gemello con superiorità.
“Ooooh, che paura!” lo canzonò l’altro, puntando fermamente le iridi dorate contro il fratello.
“Se stai cercando la guerra Devon, l’avrai!” sbraitò il fanciullo fremendo di rabbia.
“E tu provaci Cameron!” gridò il gemello di rimando, mettendosi in posizione d’attacco.
La tensione nell’aria era palpabile, un potere immenso scivolò dai corpi dei due compagni permeando il povero passaggio del palazzo.
Una porta si aprì di scatto rimbombando nel corridoio buio.
“Devon! Cameron!” li richiamò una voce femminile con autorità e potenza.
“M-madre!” esclamarono i due gemelli in coro, inchinandosi davanti alla donna che avanzava furente.
Era molto alta, la pelle bronzea riluceva sotto i pallidi raggi solari che stavano brillando sopra la grande foresta. I capelli lunghi e biondi le cingevano i fianchi evidenziando le forme morbide e prosperose del suo corpo.
Gli occhi color malva squadravano con severità i due ragazzi che tacevano impauriti.
Non videro il sorriso benevolo che attraversava le labbra fresche della donna, non riusciva a rimanere arrabbiata a lungo con quelle due pesti.
“Cosa vi ho detto riguardo al mio nome?”
“Vogliate scusarci nostra signoria! Non volevamo mancarle di rispetto!” proferirono in coro Devon e Cameron.
Maya sospirò, quei due cuccioli li aveva salvati dall’ultimo attacco dei vampiri avvenuto quindici anni fa. I loro genitori erano morti per difendere il loro regno e lei si era sentita in dovere di crescerli ed educarli secondo il costume dei suoi simili.
Ormai era diventata la loro madre adottiva ma non poteva considerarli come suoi figli, anche loro le dovevano il rispetto come gli altri membri del branco. Niente favoritismi, questa era la legge. Ognuno era pari all’altro ma Maya era consapevole che quelle due pesti le avevano stregato il cuore.
“Si è svegliato!” gridarono insieme i due fratelli eccitati.
“Che cosa?” domandò meravigliata la donna dai capelli dorati, interrompendo i suoi nostalgici pensieri.
“Stavamo facendo la guardia quando…”
“…lo abbiamo sentito! Ha ululato nella notte rinchiuso nella sua prigione!”
“L’hanno avvertito tutti! Ha scosso la terra!”
“N-non può essere…” balbettò confusa Maya, fissando i due cuccioli con occhi preoccupati.
“Invece è vero… Il re si è risvegliato!” dissero piano Devon e Cameron stupiti dal comportamento della loro mamma.
 
“Sbrigatevi!” ordinò Maya mentre il sole cominciava a levarsi in cielo pigramente.
Sei uomini spingevano l’enorme blocco di pietra incastonato davanti alla bocca della caverna. La donna era febbricitante, la testa le scoppiava mentre sentiva un cupo rantolio provenire da dentro la grotta.
“Mamma, stai bene?” chiese timoroso Cameron, fissando la donna che respirava a fatica.
“Tranquillo tesoro, sto bene…” sussurrò piano mentre accarezzava i capelli neri del ragazzo.
Devon guardava stregato i sei uomini che, dopo lunghi tentativi, erano riusciti a sollevare quell’enorme masso dall’entrata.
Maya avanzò dentro l’enorme caverna, seguita dai due gemelli temerari.
L’ambiente era asciutto e pulito anche dopo duecento anni, tutto era come se lo ricordava.
La spelonca aveva pareti levigate e sottili, pitture rupestri e altre più recenti si alternavano fino a confondersi in geroglifici impronunciabili.
Seguì il profumo marcato di menta e legno, i muscoli tesi e gli zigomi contratti testimoniavano la sua ansia.
Devon e Cameron tremavano vicino a lei mentre una fitta nebbia si impossessava del pavimento, strisciando flessuosamente.
Densa come miele ma bianca come il latte, la foschia dilagava in quell’ambiente irreale.
Maya si mosse a fatica, teneva per mano i due ragazzini che avanzavano cauti, erano intimoriti da tanto potere.
Nella caverna il silenzio era insopportabile, neanche un suono vibrava tra quelle pareti ancora dormienti.
“Esibizionista!” urlò la donna alle tenebre di fronte a lei.
Una risata dolce e calda si sparse in quel luogo tetro mentre la nebbia si diradava lentamente.
I due gemelli, stretti alla loro mamma, si guardarono stupiti. Maya ridacchiò di cuore e camminò tranquillamente in avanti.
La coltre scura si assottigliò e lasciò spazio alla luce fioca di alcune piccole candele.
“Quanto tempo, Rey…” commentò sarcastica Maya fissando l’uomo che le stava davanti.
Era alto, i capelli castani rilucevano vivacemente nel poco bagliore della stanza mentre gli occhi color malva si fermavano su di lei.
“Sei cresciuta sorellina…” affermò Rey studiando i due fratelli che si nascondevano dietro Maya.
“E tu non sei cambiato affatto! Ti sembra questo il modo di salutarmi dopo duecento anni, Rey West Wind?”
“Maya Est Wind, se continui a trattare così gli uomini non troverai mai uno sposo adatto!” scherzò suo fratello scendendo dall’altare dove aveva riposato.
Una lunga e profonda cicatrice partiva dalla spalla destra e terminava sul fianco sinistro. Era bianca e riluceva in maniera inquietante sul corpo inflessibile di Rey.
“Copriti, maiale!” urlò Maya lanciandogli il suo mantello.
“Ti sbagli sorellina, sono un licantropo!” ribatté lui sorridendo bonariamente.
“E’ la stessa cosa!” rispose a tono, voltandosi e camminando per uscire dalla caverna.
Non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui ma era felice. Suo fratello si era svegliato e avrebbe ripreso il posto che gli spettava da secoli. Solo una cosa la turbava profondamente.
Se lui si era svegliato allora anche Lei era viva. 



NdA
Ciao a tutti!!! Allora l'ho posato molto velocemente quindi perdonatemi gli errori e segnalatemeli!!! Cmq questo capitolo ha ripreso un piccolo episodio lasciato in sospeso in un vecchio capitolo!! Avete capito di quale si tratta vero? XD XD
Bene, passiamo ai ringraziamenti!!!^^ Grazie a chi legge senza recensire ma soprattutto un grazie alla mia 
onee-chan (aeriss fair), blackmiranda e Ulisse85!!!!!!! ^^ Siete M-I-T-I-C-I!!!!!^^
!!Alla prossima!!!! XD XD
Baci

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


“E siediti composto!” sbottò Maya fissando suo fratello con severità.
“Si mamma!” rise lui mentre imitava la postura della sorella.
“Uff, sei sempre il solito bambino!” disse lei, alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa.
Rey sorrise soddisfatto, punzecchiare la sorella era la cosa che più lo divertiva al mondo. Le era mancata veramente in questi anni di prigionia e rivederla ora era rassicurante.
Solo adesso si era accorto di quanto fosse maturata e di come il suo corpo da ragazzina si fosse tramutato in uno splendido fisico asciutto e ferino.
Maya guardò Rey dolcemente. Era contenta che il sonno, nel quale era caduto, non lo avesse cambiato.
Il corpo slanciato e bronzeo era massiccio come un tempo. Pantaloni di pelle avvolgevano le gambe di suo fratello, sormontati da una camicia strappata e aderente.
Capiva perché molte donne si erano infatuate di lui, aveva un fascino molto particolare.
“Sarebbe meglio se riunissimo il gran consiglio degli anziani…” disse la donna mentre il suo compagno si alzava dal trono.
“Non mi va…” sussurrò lui abbracciando la sorella.
Maya si irrigidì, dopo duecento anni le sembrava ancora tutto così assurdo e innaturale ma doveva crederci. Finalmente il re era ritornato.
“Grazie” esordì Rey “Grazie di cuore per aver guidato i licantropi in mia assenza, per averli difesi e curati nei momenti di bisogno. Mi sei rimasta fedele sempre e non so proprio come ricambiare sorella mia… Però…”
“NO!” urlò la donna scostandosi velocemente dall’uomo “Non pensarci neanche, so che cosa hai in mente! Non lo farò!”
“Ti prego Maya…”
“Non governerò ancora al tuo posto, non se tu farai quello che penso!”
“Devo vederla…”
“Perché? Perché continui ad insistere così? Ti stai facendo solo del male! Perché non vuoi capire!”
Calde lacrime si insinuarono nelle iridi color malva della donna, sentiva la sofferenza del fratello bruciarle la pelle e marchiarle le ossa.
Sapeva che Rey non avrebbe mai smesso di cercarla, l’amore per quella ragazza era troppo forte. Ecco perché lei non voleva innamorarsi di nessuno, sentiva quale sofferenza reggeva sulle spalle il fratello e come la scaricasse con violenza in tutti gli oggetti della sala.
L’amore racchiude in se più amarezza che dolcezza.
“Nemmeno la cicatrice che porti sul petto riesce a frenarti?” chiese timidamente la sorella, fissando quel taglio bianco.
“Mi fa pensare sempre di più a lei…” bisbigliò dolcemente il re toccandosi il petto.
“Ti prego Rey non chiedermelo, non un’altra volta non lo sopporterei!” disse ferma Maya mentre si concentrava sul fratello.
“Lo sai che lei verrà da te, vero?”
“Lo so, il punto è quando verrà? Quando potrò riabbracciare quel corpo freddo e pallido? Non riesco a resistere senza vederla… Voglio Aliyah…”
La donna bionda voltò il capo. Dopo tutti quegli anni amava ancora quella creatura immortale. Sentire il nome di quella vampira le faceva venire la nausea, era stata lei che aveva fatto addormentare suo fratello proprio sotto i suoi occhi.
 
“Rey, sai già quello che sto per fare…” sussurrò debolmente la voce della vampira.
Il licantropo annuì e si inchinò profondamente, accettava il suo destino senza rimpianti.
“FRATELLO TI PREGO!” urlava terrorizzata una ragazzina dai capelli biondi mentre braccia più forti la bloccavano.
Rey si alzò con eleganza, voltò il capo un’ultima volta per salutarla e per dirle che le voleva bene.
Un bagliore.
Una mano gelida divise il petto perfetto del re senza esitazione o almeno così sembrava.
Con un ultimo sorriso Rey crollò a terra mentre Aliyah si chinava per sorreggerlo.
Urli strazianti squarciarono l’aria infernale, Maya si dimenava convulsamente contro i tre licantropi che la trattenevano.
Le lacrime le offuscavano la vista mentre il dolore per la perdita cominciava a uscire dalle sue membra come un fiume in piena, spandendosi ovunque.
E poi, come il vento, quella figura di donna sparì.
Le quattro braccia possenti si staccarono dal corpo bollente di rabbia di Maya che corse ad abbracciare il fratello.
“Rey!” urlò disperata la sorella mentre stringeva il corpo ferito del re.
“Non piangere Maya… Altrimenti diventi brutta!” sussurrò piano il ragazzo ridacchiando.
“Stupido!”
“Ti prego sorellina, proteggi tutti! Salvali nelle epoche che verranno e sii forte. Io ritornerò vedrai, non ti lascerò vivere senza le mie frecciatine non preoccuparti… Ah, un’ultima cosa…”
“D-dimmi…”
“Se qualcuno osa avvicinarti senza il mio permesso… giuro che lo ammazzo…”
“Va bene Rey…” piagnucolò la ragazzina di quindici anni, guardando il fratello che chiudeva gli occhi.
“ Sei una brava bambina Maya… brava…” bisbigliò piano il re dei licantropi prima di chiudere gli occhi e lasciarsi cullare in un riposo eterno.
“Ti aspetterò fratello mio… ti aspetterò…” gemette Maya mentre abbracciava per l’ultima volta il corpo infuocato del licantropo.
 
“Chiama il consiglio!” disse Rey, interrompendo così i ricordi della sorella.
“C-che cosa?”
Un alone straordinario di potenza e forza si librò dal corpo perfetto del re dei lupi. I lampadari tintinnarono e alcune sedie si spostarono.
“ Riunisci il consiglio degli anziani! Dichiareremo guerra ai vampiri!” tuonò potente Rey alla sorella che lo guardava sconvolta.
 
“Aliyah ti rivedrò… aspettami…”

 
NdA
Ecco il nuovo capitolo!!! Se ci sono errori segnalatemelo perché l’ho posato senza neanche controllare per la fretta!!!! Ringrazio i miei tenaci sostenitori che mi sopportano nonostante l’oscurità della trama!!! Vi voglio bene!!!! ^^
Baci alla prossima!!!! E finalmente chiarirò presente e passato della mia FF!!!!^^ Baci!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Michael era seduto accanto all’enorme letto blu della Regina. I suoi pensieri vagavano verso giorni lontani e felici mentre prendeva una siringa d’argento e la puntava verso il suo stesso braccio. I suoi sensi non percepivano movimenti nelle camere dei due fratelli, poteva agire indisturbato.
L’ago si conficcò sotto la sua pelle senza fare male, guardò il liquido denso e argenteo che brillava nel piccolo contenitore e premette lo stantuffo.
Uno spasmo di dolore si sparse per tutto il suo corpo mentre quella sostanza velenosa circolava nel suo fisico, sapeva che non lo avrebbe distrutto ma faceva male.
Estrasse la siringa e la scagliò lontano, trattene i fremiti che scuotevano le sue cellule morte per rivolgersi verso la sua compagna.
Il suo dolore non era nemmeno paragonabile a quello che stava passando lei mentre dormiva, il suo viso era calmo e dolce. I lineamenti sembravano soffici e candidi mentre le labbra erano distese in un leggero sorriso.
Il vampiro fece combaciare la sua fronte con quella di Aliyah, il suo respiro spezzato e sofferente si mescolò con la calma e la tranquillità di lei.
Michael la guardò teneramente e prendendo la forza dal suo corpo riuscì a calmare i violenti spasimi che lo stavano sconvolgendo.
Aveva rispettato l’ordine che aveva impartito il re ma a che prezzo? Doveva riportarla di nuovo da quel licantropo, avrebbe sofferto ancora e lo sapeva. Non poteva fare nulla per lei.
“Svegliati…” sussurrò piano il vampiro alla sua amata.
Le palpebre candide della ragazza si aprirono e gli occhi color del ghiaccio fissarono quelli blu oltremare di Michael.
Un sorriso naturale si delineò sul volto dell’immortale mentre Aliyah stringeva la stoffa della camicia del suo simile.
“Hai sete?” chiese il ragazzo abbracciando la regina e facendola aderire al suo petto.
“E tu?” domandò lei mentre si alzava dal letto e si liberava dalla stretta del compagno.
Nessuno dei due rispose, Aliyah si avvicinò all’armadio e lo aprì.
Scelse un paio di jeans e una maglia a girocollo blu scuro che indossò immediatamente mentre Michael si girava per lasciarle un po’ di intimità.
Poi il vampiro sentì la sua compagna cadere sul pavimento in ginocchio, in un attimo le fu accanto.
“Aliyah?”
“S-si è risvegliato anche lui vero?”
Il tono dolorante e ferito della voce di lei perforava la pelle di Michael, era straziante vederla ridotta in quello stato per colpa di quel dannato licantropo.
“Sì… Anche Rey si è risvegliato…” sospirò l’essere immortale mentre stringeva dolcemente la ragazza che tremava.
“Dobbiamo andare al suo castello, non possiamo perdere altro tempo…”
“Sei sicura di farcela? Non hai ancora bevuto nulla…”
“Nemmeno tu!”
Michael sorrise, era ostinata come sempre.
Aliyah si avvicinò al suo compagno e ispirò a fondo il profumo che emanavano i suoi vestiti. Doveva rimanere calma, rivedere ancora quel lupo le faceva male ma se voleva riprendersi il suo regno aveva bisogno di lui.
“ Sveglia i nostri due ospiti, dobbiamo metterci in marcia!” disse la regina mentre si staccava dal ragazzo e camminava verso le scale.
“Si comincia…” concluse fissando il buio di fronte a lei.
 
***
 
Il sole calava mollemente dietro le montagne del regno di Rajia, la gente era in fermento. Ogni angolo della città era stato addobbato per la festa in onore di Rey.
Maya si trovava seduta nel cortile a fissare i due gemelli che si stavano allenando, erano molto bravi ma non era tranquilla.
Vederli alzare le mani anche solo per gioco le lasciava un’inquietudine dentro il corpo che non sapeva spiegare.
“Cameron, Devon venite qui!” esclamò la giovane donna mentre uno dei due gemelli finiva a terra.
Subito i due giovani licantropi si avvicinarono alla loro mamma adottiva ridendo per la buffa caduta di prima.
“Bene Cameron, hai migliorato molto lo stile della lotta ma cerca di curare anche la precisione del colpo. E’ fondamentale sapere bene dove ferire il nemico. Devon, vieni qui…” disse Maya al ragazzo con i capelli color dell’oro.
Il fanciullo avanzò e la sorella di Rey cominciò a pulirgli il sangue che scendeva dal braccio.
“Mamma, brucia!” esclamò Devon stringendo i denti. In pochi secondi la ferita si richiuse come al solito, il loro potere di guarigione era impressionante.
“Tesoro, devi capire che non puoi continuare a contare solo sulla tua forza colpendo alla cieca… Devi azionare quella testolina e cercare di individuare i punti deboli dell’avversario altrimenti sarai sempre il primo a cadere… Ok?”
“Sì, ho capito!” rispose sorridendo il gemello.
“Bene, ora andate a cambiarvi che tra poco festeggeremo il re!” li sollecitò Maya e i due ragazzi corsero via velocemente.
“Ti vogliono molto bene, lo sai?” disse una voce calda alle sue spalle.
“Già…”
“Pensi di lasciarli venire in guerra?”
“Questo mai Rey!” esclamò Maya indignata.
Suo fratello indossava un abito da cerimonia splendido, una camicia bianca fasciava il suo petto perfetto mentre pantaloni aderenti e neri si confondevano con gli stivali dello stesso colore.
Un mantello scendeva finemente dalle sue spalle verso terra, ricami d’oro e d’argento si mescolavano con la stoffa rossa.
I capelli castani corti erano ribelli mentre gli occhi color malva fissavano la sorella con un ombra nera poco piacevole.
“Rey?” lo chiamò timorosa la donna “Qualcosa non va?”
“Hai preparato le stanze che ti ho chiesto?” domandò freddo, emanando un’aura spaventosa.
“Sì, certo…”
“Bene… Ora vai a prepararti, i nostri ospiti arriveranno questa sera…” disse mentre si girava e a grandi passi entrava dentro il palazzo.
Le stava nascondendo qualcosa, Maya lo percepiva ma non osava provare a chiedere altro visto il temperamento del fratello.
“Non riesce ancora ad aprirsi vero?” domandò una voce maschile alle sue spalle.
“Grey!” esclamò sorpresa la donna.
“In realtà non riesce a dirlo a nessuno…”
“A cosa ti riferisci?”
“Tu sai che tuo fratello ama quella sudicia sanguisuga ma ciò che non puoi sapere è che è stato proprio lui a perderla…”.
Maya fissò il migliore amico di Rey con aria interrogativa, il licantropo si avvicinò alla donna circospetto.
I capelli neri gli arrivavano fino alle spalle mentre gli occhi rossi la fissavano timorosamente.
“Molto tempo fa, fu proprio Rey a spingere quella vampira tra le braccia del suo rivale: Michael Maestraal Soeren. Fu una mossa che non perdonò mai a se stesso e giurò che la prossima volta che avrebbe visto quel vampiro lo avrebbe ucciso, ma…”
“Ma?”
“Se lo farà l’equilibrio potrebbe rompersi e Aliyah lo distruggerebbe con le sue mani… La sorte della terra è connessa alle loro vite. Già duecento anni fa era stato scritto il loro destino, questa notte arriveranno i vampiri e i fuochi di guerra cominceranno ad accendersi. E’ arrivato il turno di attaccare…” concluse misteriosamente Grey, lasciando Maya stupita, senza aggiungere altro.
Nella sala del trono Rey fissava il cielo notturno che avanzava sul suo regno, sentiva le cellule del suo corpo che vibravano. Sarebbero arrivati tutti quella notte, non c’erano dubbi.
“Prenditi tutto il tempo che vuoi Aliyah… Tanto sai che ti avrò…” sussurrò minacciosamente il re dei licantropi mentre il vetro della finestra andava in mille pezzi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


La festa era finita da circa un’ora e mezza, tutto il suo regno era andato a dormire. Rey era seduto sul trono e fissava la porta della sala come se volesse divorarla.
Sua sorella aveva accompagnato quei due gemelli a letto, lui avrebbe accolto da solo i suoi ospiti.
Il vento entrò dalla finestra rotta trasportando il profumo sensuale e corrosivo della morte, lei doveva essere appena arrivata in città e tra poco avrebbe varcato la soglia del palazzo.
L’odore della morte dava fastidio ai licantropi ma Rey ormai si era abituato, quello era il profumo della creatura che più amava al mondo e non avrebbe mai smesso di inebriarsi di quell’aroma.
Un sorriso perverso si delineò sul volto di Rey, finalmente la sua preda era arrivata.
Le porte si spalancarono con forza inaudita mentre una figura coperta da un mantello avanzava impassibile.
Dietro di lei apparvero altre tre persone ma a Rey non importava, la prima figura si sfilò velocemente il mantello nero e lo gettò a terra.
Il licantropo riuscì a controllare la sua reazione anche se i suoi occhi e la sua pelle scottante lo tradivano, come sempre la morte era bellissima.
I jeans e la maglia blu scuro le fasciavano la pelle diafana facendo trasparire aggressività e femminilità, i capelli neri ricadevano sinuosi oltre le spalle mentre i due meravigliosi occhi azzurri brillavano nella notte.
Il gelo di lei si fuse con il caldo di Rey. I loro poteri tremavano nella stanza, si cercavano e si ferivano a vicenda in una danza sensuale e carnale.
“Che accoglienza calorosa!” sussurrò in tono di sfida la regina, fermandosi al centro della sala.
“La prossima volta vedrò di stendere anche il tappeto rosso Aliyah…” rispose sarcastico il licantropo alzandosi dal trono.
“Non mi sembra un vestito adatto ad accogliere il risveglio di un re, mi aspettavo qualcosa di più elegante…”
“Ma davvero? E io che pensavo di andare ad un funerale, devo essermi sbagliata…”
“Non sei cambiata affatto in questi anni Aliyah… Sei sempre la solita…”
“Lieta di sentirtelo dire. Anche tu non sei cambiato, il senso dell’umorismo permane a quanto vedo…” rispose a tono la regina, fissandolo glacialmente.
Rey osservò i due nuovi arrivati, non aveva mai visto quei vampiri prima d’ora ma era chiaro che erano i fratelli della profezia.
Gli occhi color malva li scrutarono a lungo mentre si inchinavano davanti a lui, doveva trovare il modo di ringraziarli per aver svegliato Aliyah ma non era quello il momento.
Poi sentì un profumo familiare e doloroso, era quasi insopportabile ma non cedette.
Rey si voltò e trovò Aliyah adagiata comodamente su Michael. La schiena di lei premeva contro il petto di lui, il licantropo poteva sentire lo strofinio dei loro vestiti e i loro odori che si mescolavano.
Un’ondata di nausea lo colpì allo stomaco, vederli insieme era insopportabile anche per un re come lui.
“Rey…”lo salutò freddo il vampiro che un tempo era stato il suo migliore amico.
“Michael” ricambiò l’uomo lupo fissando i due esseri che si stringevano davanti a lui.
“Sarete stanchi, seguitemi! Vi ho preparato delle stanze per la notte…”
“Da quando in qua ti preoccupi per dei vampiri Rey? Noi siamo creature della notte, non ci serve riposare…”
“Il gran consiglio si riunirà domani mattina, quindi non avete altre alternative se non volete che tutto il regno si metta sulle vostre tracce!”
Nessuno parlò. Jack e Damian percepivano la tensione e la rabbia nei corpi dei due esseri, non era normale il loro comportamento ma non fecero domande.
Camminarono lungo i corridoi bui rischiarati a stento da piccole candele, molte di queste si spegnevano in soffi fulminei causati dall’ira e dal nervosismo generati dai tre corpi degli immortali.
Damian e Jack furono i primi ad essere sistemati, le loro stanze erano nella torre sud del castello l’una di fronte all’altra.
Rey avanzò a grandi passi per arrivare in fondo al corridoio e indicare la camera dove avrebbe dormito la regina.
“Per quanto riguarda te, seguimi…” disse con astio a Michael.
Non sentendo il rumore di passi, si girò subito.
Aliyah era fra le braccia del suo compagno e lo stringeva forte, il licantropo chiuse gli occhi febbricitante.
“Lui dorme con me… E’ meglio per noi vampiri restare tutti uniti piuttosto che rimanere separati… Non sei d’accordo Rey?” chiese in maniera quasi infantile la regina all’uomo che le stava di fronte.
“Faccia come vuole sua maestà… Domani mattina alle dieci si riunirà il consiglio… Confido nella sua partecipazione e sulla sua puntualità…” bisbigliò velocemente Rey prima di andarsene.
Michael aprì la porta e fece entrare la sua simile, la stanza era grande e accogliente.
Forse non era finemente decorata ma non si poteva dire che i mobili pregiati di mogano non rispecchiassero il padrone.
“Aliyah sei sicura che sia meglio dormire nella stessa stanza? La tua posizione in questo regno…”
“Non m’importa!” sbottò indignata la vampira, abbracciando il suo compagno.
“Una reputazione può sbriciolarsi come sabbia in qualsiasi momento, basta un soffio di vento e ciò che hai costruito in millenni viene disperso nel nulla. Questo profumo che sento mi accarezza ogni muscolo e nervo portandomi a temerlo, domani Rey mi avrà con se.
L’aroma della via è piacevole, quello della morte pacifico. Se una volta riuscivo a vedere un’unione in questi due essenze oggi non ci riesco più.
Eppure per la libertà del mio popolo sono pronta a sacrificarmi. Devo spodestare il tiranno che sta governando al mio posto ma per farlo ho bisogno della collaborazione dei licantropi. Riuscirai a sopportare il fatto che io debba restare sempre vicino a Rey?”
“Sì, perché so che il tuo cuore batte solamente per me anche se ‘appartiene’ a lui…” sussurrò teneramente Michael.
La regina non lo corresse, sorrise a quell’affermazione e poi si incupì.
“Allora posso chiederti un favore Michael?”
“Certo, qualsiasi cosa…”
“Non darmi più l’argento, ti prego…”
Silenzio. Il suo compagno sapeva che non le si poteva nascondere niente, annuì senza parlare.
Il cuore di Aliyah avrebbe ripreso a battere e tutti l’avrebbero sentito, così avrebbero capito che quel muscolo pulsava solamente per lui e nessun altro.
Il corpo femminile della regina fu sollevato delicatamente dalle braccia forti del suo pari che la fece distendere sul letto bianco.
Lei abbracciò il corpo freddo di lui attraverso i vestiti, non voleva più essere ferita dalla vita. Preferiva amare la morte e annullarsi con essa anche se i rimpianti erano dolorosi da trattenere.
Non è facile vivere dopo morti.
Non era facile vivere dopo che il tuo cuore è stato assassinato.
“Veglierò sempre su di te, riposati Aliyah…” sussurrò con voce melodiosa il suo compagno.
Il dolore era forte ma entrambi si fusero con la notte perché la verità del giorno sarebbe presto arrivata. 



NdA
Eccomi qui come promesso!!! Vi ho messo dei dubbi vero? Per esempio come può il cuore di Aliyah battere se è una vampira? E come può essersi accorta dell'argento?
Ebbene nel prossimo capitolo ci sarà una rivelazione!^^
Grazie a chi legge senza commentare ma soprattutto ai miei fan che non mi lasciano mai da sola!!!!^^

Ulisse85
blackmiranda
aeriss fair = tranquilla nel prossimo ci sarà Jack e non è uno scherzo!!!^^ Tvb
Grazie mille!!!!^

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Michael continuava a girare intorno alle poltrone mentre Jack e Damian lo osservavano preoccupati.
Le tende erano tirate e il sole non poteva entrare nella loro sala ma l’energia del loro simile non si quietava, sembrava un fiume in piena che stava per straripare, nonostante fosse pieno giorno e le loro capacità si fossero indebolite.
“Ehm…” vocalizzò Jack fermando la camminata furente e impetuosa di Michael “Vorrei chiedere una cosa se posso azzardarmi…”
“Cosa vuoi sapere Jack?” domandò statuario Michael mentre si sedeva sul divano scarlatto.
“Ecco, c’è qualcosa di strano tra voi tre… Intendo la nostra Regina, tu e il re dei licantropi. Non so come spiegarmi ma le vostre energie sono… simili. Sembrano una il completamento dell’altra e vorrei dei chiarimenti!”
“Jack porta rispetto!” esclamò sottovoce Damian gelando il fratello con un solo sguardo.
“No Damian, ha ragione!” rispose serio il vampiro “Se volete combattere al nostro fianco dovete sapere tutta la storia dal principio. Almeno con voi voglio essere sincero…”.
Gli occhi di Jack brillarono di curiosità mentre Damian si conteneva in una gelida posa di distacco aspettando il racconto del loro simile.
“Il nostro territorio è diviso in tre regni: Rajia governato dai licantropi, Aneres dominato dai vampiri e infine Eden, gestito dagli umani.
Come ben sapete licantropi, vampiri e umani convivono insieme aiutandosi gli uni con gli altri da lunghissimo tempo e la nostra tradizione vuole che ogni duecento anni si scelga un umano che governi il nostro regno, secondo l’antico trattato di pace.
In quel periodo però vampiri e licantropi erano impegnati in una guerra sanguinosa e senza esclusione di colpi per la loro supremazia.
Fu così che per stabilire la pace furono scelti due fratelli gemelli umani: Geriel e Renial.
Il primo fu trasformato in un licantropo e divenne il re di quel popolo mentre Renial fu trasformato in vampiro prendendo il posto del vecchio sovrano.
Finalmente la pace iniziò tra i regni e tutti ne furono entusiasti. A Geriel dopo soli due anni di reggenza nacque un figlio maschio Rey mentre suo fratello Renial si disperava perché non poteva avere figli. Geriel comprendeva il suo dolore e così i due fratelli cominciarono a studiare vari modi per permettere al re dei vampiri di avere una discendenza.
Renial infatti voleva un figlio suo o che, almeno, avesse il suo sangue nelle vene. Era un operazione impossibile ma alla fine gli scienziati trovarono la soluzione.
Dovevano fondere insieme cellule di vampiro con quelle di un licantropo per ottenere il feto tanto sperato e agognato dal nostro precedente sovrano.
Furono fatti esperimenti su esperimenti ma come sempre, le cellule vampiriche e il sangue di licantropo finivano per autodistruggersi a causa della loro natura diversa e incompatibile.
Successivamente Geriel propose al fratello di utilizzare bambini umani per la sperimentazione invece di inutili cellule uovo che non si sviluppavano mai. Dopo varie resistenze da parte di Renial, il progetto continuò con bambini umani orfani.
Inutile dire che morivano tra atroci sofferenze e senza che nessuno lo sapesse, sembrava che non ci fosse alcun modo di riuscire a far sviluppare questa nuova razza.
Un giorno mentre i due fratelli si incontrarono per discutere sugli esperimenti falliti trovarono la soluzione grazie a Rey.
Nella cultura dei licantropi è fondamentale che il primo genito scelga una femmina con la quale avrà una discendenza pura e perfetta e questo patto viene sugellato dalla sua stessa trasformazione.
All’età di quattro anni Rey si era innamorato di Aliyah, una bambina orfana che viveva al confine con il loro regno.
Renial prese con sé la bambina e finalmente l’esperimento riuscì. L’affetto nutrito per quella piccola era sincero sia da parte del re dei vampiri sia da parte di Rey e così, prelevando gli opportuni campioni dai soggetti, furono immessi nel corpo di Aliyah.
Il sangue del licantropo si condensò nel cuore e in altri organi vitali mentre le cellule di suo padre occuparono tutto il resto.
Dopo tre giorni di incubazione la nuova creatura era nata in segretezza dentro le viscere di una caverna. Penso che vi starete domandando cosa c’entri io in tutta questa storia, ebbene io ero il nutrimento di quella bambina.
Geriel e Renial avevano una sorella di nome Sariel che si sposò con un umano e dalla loro unione nacqui io. Essendo parenti, fui portato subito a corte dove conobbi mio cugino.
Giocai insieme a lui fino all’età di quattro anni e poi fui spedito in quel castello senza sapere nulla. Aliyah aveva tre anni quando fu trasformata e naturalmente si poteva nutrire di cibo umano ma la cosa non la soddisfava. La sua natura vampirica voleva del sangue ma non proveniente da un umano qualsiasi: lei voleva il sangue di Rey.
Naturalmente suo padre non poteva farle bere del sangue di un licantropo così mi prese con sé affinché sfamassi sua figlia data la mia parentela con Rey.
La cosa funzionò, il mio sangue riusciva a placarla e così rimasi con lei sempre. Aliyah non è una comune vampira quindi non mi trasformai dopo i canonici tre morsi ma continuai a nutrirla perché quello era il mio compito.
Nonostante fosse piccola capiva il mio sacrificio e il mio sforzo e cercava di contenersi nel bere il mio sangue. Fu solo all’età di diciannove anni che venni trasformato in un vampiro da suo padre per tenerla sotto controllo e farle da guardia del corpo visto i fermenti che cominciavano ad esserci all’interno del regno.
A quanto pare il suo più fidato consigliere aveva scoperto tutto e stava fomentando una rivolta contro lo stesso Renial.
Il nostro re non fece mai trovare il luogo in cui era nascosta sua figlia e quando fu consapevole della gravità della rivolta rinchiuse me e Aliyah in un luogo sicuro, sperando che un giorno o l’altro qualcuno venisse a risvegliare sua figlia.
Il giorno tanto atteso è arrivato e grazie a voi finalmente riusciremmo a riprenderci ciò che è nostro di diritto perciò tutto quello che posso fare è ringraziarvi per tutto quello che avete fatto e che farete per noi…”.
“Una cosa non mi è chiara Michael…”
“Dimmi pure Jack...” rispose calmo il vampiro dai capelli rossi.
“Ma se il padre di Aliyah voleva solo un figlio non gli bastava prendere un bambino e morderlo? Avrebbe ottenuto i suoi stessi poteri no?”
Damian girò gli occhi al cielo mentre Michael sorrideva bonariamente e rispondeva a quella domanda.
“Vedi anche se lo avesse fatto il bambino non sarebbe cresciuto ma sarebbe rimasto in quel piccolo corpo per sempre; certo poteva prendere una persona adulta ma a quanto pare il padre di Aliyah non era un uomo incline a queste azioni…”
In quell’istante Michael scattò in piedi e rimase immobile al centro della stanza mentre Damian e Jack lo osservavano preoccupati.
“Credo che sia arrivato il momento di prepararsi a combattere…” sussurrò tetro Michael mentre usciva dalla sala del castello per raggiungere la sua regina che lo stava chiamando.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=704536