You belong with me

di jas_
(/viewuser.php?uid=121500)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***



  

Sophie si passò una mano tra i capelli voltandosi verso l’abitazione dell’amica. Non potevano essere di nuovo in ritardo. Quella volta il professore non l’avrebbe fatta loro passare con una semplice occhiataccia e qualche borbotto, sarebbero finite entrambe dal preside. La ragazza suonò il clacson energicamente sbuffando, erano ormai dieci alle otto e se Abigail non fosse uscita all’istante dalla porta sarebbero state sicuramente in ritardo.
«Arrivo, arrivo!»
Sophie si voltò di scatto verso la direzione da cui proveniva la voce, un’Abigail sconvolta con in mano giacca, borsa, chiavi di casa e un pancake in bocca attraversava la strada di corsa. Aveva i lunghi capelli castano chiaro raccolti in una coda fatta frettolosamente, alcune ciocche ribelli le contornavano il viso ovale.
«Non mi è suonata la sveglia! Chiedo umilmente perdono!» sospirò la ragazza salendo in macchina per poi dare un bacio sulla guancia dell’amica che non esitò a partire.
Abigail prese dalla borsa alcuni trucchi che appoggiò sulle gambe prima di abbassare il parasole con all’interno lo specchietto. Si rifece la coda più decentemente mentre ogni tanto lanciava un’occhiata a Sophie concentrata alla guida.
«Suvvia non fare l’offesa, non l’ho fatto apposta. Stai tranquilla che non arriveremo in ritardo anche oggi, siamo in perfetto orario, guarda, questi stanno ancora qua. E loro sono a piedi» si giustificò indicando la massa di studenti che camminava sul marciapiede che costeggiava la strada. Sophie sospirò accendendo la radio.
«La prossima volta ti lascio a piedi» la rimproverò semplicemente prima di mettersi a canticchiare il jingle che mandava sempre quella stazione alla mattina.
Abigail si mise un po’ di fondotinta, eyeliner e lucidalabbra prima di osservare Sophie. Quella mattina indossava un paio di leggins marrone scuro, una canottiera bianca e lunga con sopra una camicia a quadri blu aperta. Ovviamente ballerine e borsa abbinate. I capelli erano raccolti in una crocchia lasciata un po’ sciolta e due boccoli le contornavano il viso pallido coperto da un lieve strato di fondotinta. Non aveva idea di come facesse ad essere sempre così.. perfetta. Mai un capello fuori posto, mezzo calzino stropicciato o il trucco anche leggermente sbavato. Erano una l’opposto dell’altra. Sophie sempre nel posto giusto al momento giusto, andava bene a scuola, era educata, gentile e composta. La figlia che qualunque madre avrebbe voluto avere. Abigail tutto il contrario. Perennemente in ritardo, scorbutica, lunatica, e chi più ne ha più ne metta. Aprì il mascara e con molta cura se lo passò sulle ciglia dell’occhio sinistro, si guardò per alcuni secondi allo specchio soddisfatta. Abigail non si reputava una bella ragazza, ma neanche brutta, era.. normale. Non si distingueva dalla massa né per la sua bellezza ma nemmeno per il contrario e la cosa le andava a genio. Odiava stare al centro dell’attenzione, preferiva confondersi con gli altri e non dare dell’occhio stando sulle sue.
«Oddio guarda!»
La voce su di giri di Sophie fece tornare Abigail sul pianeta Terra, la ragazza si voltò nella direzione che l’amica stava indicando con molta foga tenendo il mascara a mezz’aria. Sospirò alzando gli occhi al cielo, prima di guardare Sophie con aria affranta che osservava Niall con sguardo sognante.
Tornò di nuovo a guardare i ragazzi, mancava Harry. Strano, pensò. Probabilmente sarebbe arrivato a scuola con una limousine, o forse faceva tardi perché doveva cacciare la sua ultima avventura da casa sua prima di potersi recare a scuola. Odiava Harry Styles, con tutta sé stessa. Era la persona più egoista, vanitosa, antipatica e viziata che avesse mai conosciuto. Anzi, che non avesse mai conosciuto. Infatti non si erano mai rivolti la parola ma vederlo camminare per i corridoi che si guardava in giro con aria di superiorità oppure gli atteggiamenti che aveva nelle poche lezioni che avevano insieme bastavano per capire che si credeva il Padre Eterno anche se, secondo Abigail, quello le aveva poco le sembianze del Padre Eterno.
Si vestiva sempre e rigorosamente di marca ma come un damerino, nonostante in quella scuola non fosse prevista la divisa lui sembrava che la indossasse. Si vestiva quasi sempre con polo, maglioncino e jeans. Abigail lo trovava semplicemente ridicolo. Era convinta che i vestiti glieli comprasse ancora la mamma. Cercava di impressionare tutte le ragazze della scuola con quel suo sorriso sghembo accompagnato da due stupide fossette, i suoi occhi trasparenti e i capelli che tutti definivano ricci ma che secondo Abigail non avevano una forma precisa. Con tutti i soldi che possedeva continuava a chiedersi cosa gli impedisse di andare dal parrucchiere. Non lo sopportava, e non l’avrebbe mai sopportato, fosse stato per lei si sarebbe dimenticata della sua esistenza ma purtroppo Sophie si era presa una cotta stratosferica per uno dei suoi migliori amici. Niall Horan. In realtà Niall era l’unico che si salvava da quel gruppo, con Liam, gli altri però Abigail li trovava dei casi persi. Zayn era decisamente bello, nessuno sano di mente avrebbe potuto affermare il contrario ma allo stesso tempo era la persona più vanitosa che avesse visto in vita sua, con Harry, s’intende. Abigail era convinta che si specchiasse anche nelle vetrine dei negozi mentre andava in giro talmente era narcisista. Louis invece era un caso perso, era fermamente convinto di essere divertente così recitava la parte del pagliaccio del gruppo anche se secondo Abigail non gli serviva molto recitare, lo trovava stupido anche senza che si dovesse sforzare a farlo. Odiava le lezioni che avevano in comune, era costretta ad ascoltare i suoi interventi inutili che facevano immancabilmente ridere tutta la classe, ma anche lì, era convinta che i suoi amici ridessero più per pietà nei confronti di quel povero ragazzo che cercava di convincersi di essere capace di fare qualcosa piuttosto che perché le sue battute fossero realmente divertenti.
Tornò a guardare la strada, ad Abigail quelli lì importavano meno di zero, era già tanto doversi sorbire Sophie parlare di Niall, non serviva incantarsi ad osservare l’intero gruppo camminare.
«Cristo frena!»
Gridò non appena si accorse del semaforo rosso. Le ruote dell’auto fischiarono sull’asfalto e tutti i ragazzi si voltarono a guardare Sophie che teneva il volante con entrambe le mani e Abigail con ancora il mascara a mezz’aria e una riga nera sulla guancia destra.
I pedoni che stavano attraversando la strada osservarono le due ragazze con la paura negli occhi prima di affrettarsi ad arrivare dall’altro lato.
«Prima o poi la tua cotta per Horan ti farà finire nei guai» affermò Abigail appoggiandosi al sedile, «anzi ci sei già. Guarda che hai combinato!» aggiunse indicando il suo viso che era diventato simile a quello di un panda.
Sophie non rispose e appena il semaforo diventò verde ripartì alla volta della scuola. Parcheggiò al solito posto e prese dalla borsa una salviettina struccante con la quale pulì Abigail.
«Scusa» mormorò poi abbassando lo sguardo, l’amica non riuscì a trattenere un sorriso, non riusciva a restare arrabbiata con Sophie per più di cinque minuti, le faceva troppa tenerezza.
«Fa niente. Ora però è meglio che andiamo che siamo già in ritardo.»
Le due corsero fuori dall’auto ed entrarono a scuola che la campanella era suonata da pochi secondi. I corridoi si stavano svuotando ma c’erano comunque ancora alcuni studenti che girovagavano per l’istituto. Abigail si fermò al suo armadietto a prendere il libro di biologia che aveva lasciato immancabilmente a scuola. Sophie invece andò direttamente in classe, lei si portava quasi sempre i libri a casa. Era la classica studente modello che studiava la lezione volta per volta e che non doveva ridursi alla “secchiata” del giorno prima di verifiche o interrogazioni. Era sempre preparata su qualunque argomento ma non era comunque la persona che alzava la mano ad ogni domanda del professore. Preferiva restare seduta in fondo alla classe a prendere appunti in silenzio senza dover essere per forza al centro dell’attenzione a differenza di altri suoi compagni che sembravano nati per sentir parlare solo di loro.
Sophie entrò in classe alcuni secondi prima del professore, Abigail poco dopo ma anche quella mattina fu baciata dalla fortuna. L’anziano signore dall’aria scorbutica la guardò male prima di aprire il registro e fare l’appello.
Si prospettava un’altra lunga e noiosa giornata da passare tra una lezione e l’altra.
 
«Va bene che questa mensa fa schifo ma così fai passare la fame pure a me» affermò Harry guardando Niall che non aveva sfiorato cibo. La situazione era più grave di quanto pensasse, Niall Horan che non mangiava era come pensare a Lady Gaga che usciva di casa come Dio l’ha fatta e non truccata e mascherata come un clown.
«Non ho fame» si giustificò il ragazzo continuando a giocherellare con gli spaghetti stracotti nel piatto e la testa sorretta dalla mano sinistra. Harry sospirò prima di pulirsi la bocca con un tovagliolo e appoggiare la schiena alla sedia.
«Non puoi andare avanti così, lo sai. Tu e Katherine vi siete lasciati da più di due mesi ormai. Hai avuto il tempo di riprenderti e di pensarci su. Ora è arrivato il tempo di reagire, Niall.»
«Ti sembra che mi sia ripreso?»
Il ragazzo alzò lo sguardo dal piatto serio, Harry si sentì trafiggere da quegli occhi blu intenso, poteva scorgere la rabbia nella sua espressione ma non sarebbe bastata un’occhiata torva a fermarlo.
«E’ proprio per questo che ti sto parlando. Se non sei riuscito a riprenderti da solo vuol dire che ti serve aiuto.»
Niall alzò un sopracciglio titubante, non riusciva a seguire il discorso dell’amico.
«Hai mai sentito l’espressione “chiodo scaccia chiodo”?» continuò Harry.
«Non credo sia l’idea giusta.»
«Secondo me sì. Basta provare.»
«Non mi va di mettermi lì a provarci con una ragazza solo per vedere se riesco a smettere di pensare a Katherine. Non mi sembra una cosa giusta da fare, non voglio prendere in giro nessuno.»
«Ma non prendi in giro nessuno, prendilo come un favore che questa ragazza ti fa. Ho anche trovato la persona giusta.»
Niall guardò i suoi amici in cerca di aiuto, quando Harry si metteva in testa qualcosa era difficile fargli fare diversamente. Purtroppo però nessuno stava ascoltando i loro discorsi, Louis e Zayn erano intenti a guardare qualche stupido video sull’iphone e a ridere a crepapelle mentre Liam stava facendo gli occhi dolci alla sua ragazza storica Danielle.
«Non ne sono convinto..»
«Prendi Sophie, Niall. Ti muore dietro da solo Dio sa quanto, esci un po’ con lei, magari ci vai anche a letto, la rendi felice come una pasqua e in più ti dimentichi di Katherine. Nessuno ha niente da perderci.»
«Come fai a sapere il suo nome?»
«Io so il nome di tutte le ragazze di questa scuola.» «Beh, in realtà solo delle più carine..» aggiunse poi rivolto più a sé stesso che all’amico. «Il punto però non è come io sappia il suo nome, ma che tu devi stare un po’ con lei, poi magari viene a piacerti sul serio, chi lo sa. Intanto però ti dimentichi di Katherine.»
«Tu ti sei fumato il cervello, non ho intenzione di coinvolgere Sophie in questo tuo piano malefico.»
«Smettila di fare il bravo ragazzo e per una volta pensa meno agli altri e un po’ più a te stesso. Come ti ho già detto, Sophie secondo me sta aspettando solo questo, anche un cieco si accorgerebbe che quando ti vede i suoi occhi diventano a forma di cuore ormai.»
Niall sospirò, le idee di Harry erano una più pessima dell’altra. Allo stesso tempo però non aveva tutti i torti, non poteva andare avanti a deprimersi ripensando a Katherine. Infondo il suo amico lo faceva per lui, nonostante il suo piano implicasse il coinvolgimento di una terza persona, l’idea di partenza era buona. Non gli andava di prendere in giro Sophie anche perché nel caso avrebbe scoperto il piano ci sarebbe rimasta molto male, ma chi diceva che doveva venire a sapere dell’accordo per forza?
«Lo faccio se tu però fai la stessa cosa con la sua amica.»
Zayn e Louis alzarono lo sguardo dal telefono e cominciarono a seguire il discorso, anche Liam fece lo stesso.
«Io non devo dimenticare nessuno» si giustificò Harry.
«Dai Styles, sei tu che gli hai proposto l’idea, non puoi tirarti indietro così» lo esortò Zayn.
«Ma tu non stavi guardando il telefono?»
Il ragazzo abbassò lo sguardo irritato.
«Io sono d’accordo con Niall, non la trovo una buona idea. Non mi sembra giusto tirare in ballo una ragazza che non c’entra niente. Potrebbe restarci seriamente male.»
Harry sospirò, ignorando completamente Liam. Da quando il mondo è mondo, non si era mai tirato indietro quando si trattava di ragazze, e quello non era di certo il giorno in cui le cose sarebbero cambiate. «Chi è la tizia?»
«Quella.»
Niall indicò non molto discretamente un punto alle spalle di Harry. Il ragazzo si girò notando una ragazza seduta alcuni tavoli più in là. In quell’istante anche lei si voltò e i loro sguardi s’incrociarono. Harry la scrutò per alcuni secondi, da lontano non pareva niente male. Si chiese subito come mai non sapesse il suo nome.
«Okay Horan, affare fatto» disse rivolgendo all’amico uno dei suoi sorrisi a trentadue denti che incantavano tutte le ragazze della scuola.
 
«Oddio Abigail lo vedi?»
La ragazza annuì distratta mentre mangiava molto rumorosamente gli ultimi spaghetti rimasti nel piatto prima di pulirsi la bocca sporca di ragù.
«No che non vedi» rispose al posto suo l’amica scocciata.
«Sophie, come faccio a vedere Niall Horan se gli sto dando le spalle?»
La ragazza sospirò notando lo sguardo spento dell’amica, ormai quella storia andava avanti da troppo tempo. Sophie non si era presa soltanto una cotta per quell’irlandese, ne era innamorata persa. Quasi ossessionata. Eppure non si erano mai parlati, si vedevano più o meno tutti i giorni a scuola ma non si erano mai scambiati una parola. Niall una volta le aveva sorriso in biblioteca – un gesto fatto più per educazione secondo Abigail – e Sophie sembrava avesse vinto alla lotteria. Ne aveva parlato per giorni. Abigail però in un certo senso invidiava l’amica, si chiedeva come facesse ad essere così presa da una persona, a sentire non solo le farfalle nello stomaco, ma uno stormo di uccelli, ogni qualvolta i loro sguardi si incrociavano. Ma soprattutto non riusciva a capire come facesse a non stancarsi, dopo tutto quel tempo, di Niall Horan. Lei era tutto il contrario, capitava che conoscesse qualcuno di interessante ogni tanto ma alla fine si scocciava facilmente. La storia più lunga che aveva avuto era durata meno di un anno.
«Oddio oddio mi sta guardando!»
La voce di due toni più alta di Sophie fece distogliere Abigail dai suoi pensieri.
La ragazza si girò istintivamente verso il loro tavolo incontrando lo sguardo di Harry che la scrutava con aria curiosa.
Che voleva quello?

***

Holaa!
Eccomi qua a rompervi di nuovo le scatole, vi sono mancata vero? *cominciano a tirare pomodori*
Allooooora, prima che mi dimentichi, ringrazio Agata (Egg___s) per avermi fatto un banner così stupendo *--*
Questo capitolo è lunghissimissimo, lo so. In realtà volevo dividerlo perché è un po' un poema ma poi siccome l'avevo pensato tutto insieme ho preferito lasciarlo così.
Questa fan-fiction secondo programma non dovrebe essere molto lunga (15 capitoli al massimo) ma spero che vi piaccia comunque! :)
Okay, sono di poche parole oggi ma non ho niente da dirvi se non di farmi sapere come vi sembra l'inizio :3
jas

P.S. C'è anche una one-shot dedicata a Sophie e Niall, i fatti descritti sono accaduti prima di quelli narrati in questa fan-fiction quindi niente spoiler :) Vi invito a passarci!



 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2 ***



  

Un silenzio tombale aleggiava nell’aria. Soltanto il rumore di lei e di Harry trafiggeva quella profonda quiete. In lontananza, proveniente dai corridoi, s’ udiva l’allegro chiacchiericcio degli studenti in pausa dalle lezioni.
«Che materia hai adesso?» chiese la ragazza allacciando il bottone dei jeans attillati che indossava.
«Credo storia, una palla» sbuffò Harry, «preferirei passare quel tempo con te, Macy» le sussurrò sensualmente nell’orecchio.
«Stacey» lo corresse la ragazza.
«Certo. Stacey.» ripeté convinto il ragazzo, «ho avuto un lapsus.»
Farsela con le ragazze più belle della scuola era un bello sport. Visto che Harry odiava educazione fisica e tutto ciò che la riguardasse aveva escogitato un metodo per mantenersi in forma. Dicevano che il sesso brucia le calorie. Questo hobby però, era anche impegnativo. Ricordarsi tutti i nomi delle ragazze che frequentava non era una cosa da niente e a volte ci si confondeva. Fino ad allora però ad Harry era sempre andata bene, gli bastava fare un sorriso caloroso a colei che era stata scambiata per un’altra e tutto tornava a posto. Non c’era persona nell’istituto che non si sciogliesse di fronte a quelle due fossette che gli spuntavano ai lati della bocca ogni qualvolta sorrideva, o meglio, quella persona Harry non l’aveva ancora incontrata.
«Io o te?» chiese alludendo a chi dovesse uscire per primo dal bagno.
«Vado io, l’ora dopo ho una verifica e devo ancora passare dall’armadietto.»
«Okay, allora ti chiamo io» la informò il ragazzo prima di posarle un lungo bacio sulle labbra. Non avrebbe mai voluto staccarsi, ci sapeva fare quella Macy. Probabilmente sarebbe stata una delle poche fortunate che sarebbero davvero state richiamate da Styles.
Harry uscì sorridente dal bagno dirigendosi senza cambiare espressione verso l’aula di storia. La campanella non era ancora suonata ma odiava stare per i corridoi quando questi erano stracolmi di studenti. Stava per entrare in classe quando vide Louis sbracciarsi a pochi metri da lui.
«Che hai da sorridere con quella faccia da ebete?» gli chiese l’amico non appena furono abbastanza vicini.
Il ragazzo posizionò per bene la tracolla sulla spalla destra prima di rispondere. «Macy» disse semplicemente.
«Vorrai dire Stacey.»
«Si beh, è uguale» lo ammonì Harry, «comunque ci sa fare ed è da tenere in considerazione.»
Louis scosse la testa in segno di disapprovazione. Harry era il suo migliore amico da sempre ma odiava il fatto che andasse con tutte le cose che avevano un buco. Non lo trovava giusto né nei confronti delle malcapitate – come le definiva lui – né nei confronti di Harry stesso. Nonostante all’apparenza non si sarebbe mai detto, Louis era un inguaribile romantico, credeva nell’amore, quello vero, e odiava il fatto che il suo migliore amico non riuscisse a capirlo.
«Dovresti darti una regolata.»
«Perché?» Harry alzò leggermente il tono di voce, quello era uno dei pochi argomenti che li faceva litigare, se così si può dire visto che riuscivano a non parlarsi per al massimo cinque minuti. «Insomma, ormai credo che tutti in questa scuola sappiano come sono fatto. Non prendo in giro nessuno Lou, ogni ragazza sa a cosa va incontro stando con me, sono riuscito ad essere fedele per al massimo due settimane. Le storie serie non fanno per me, e visto che Dio mi ha donato un bel faccino come questo – si indicò il viso fiero del suo aspetto - non sfruttarlo sarebbe come commettere un peccato.»
«Smettila di sparare cazzate che sono solo le dieci e hai già superato la dose giornaliera» lo prese in giro Louis. Ormai si conoscevano da troppo e sapeva che fare cambiare idea a Harry era molto difficile, i loro discorsi non avevano mai un vero e proprio esito però era suo dovere ricordargli ogni tanto che quello non era un comportamento corretto, anche mettendola sul ridere, e sperava che prima o poi se ne sarebbe accorto pure lui.
Il suono acuto della campanella fece cadere lì il discorso, «guarda chi arriva, ha lezione con me adesso» sussurrò Louis facendo un piccolo cenno con la testa alle spalle di Harry. Il ragazzo si girò squadrando da capo a piedi la ragazza che si avvicinava decisa a loro. «Abigail non è una facile, secondo me dovresti sospendere le tue attività extrascolastiche e concentrarti nel conquistarla.»
«Per me non esistono le ragazze facili o difficili, sono tutte mie» osservò serio Harry prima di scoppiare in una fragorosa risata, «e comunque non è niente male. Me ne ha trovata una bella il nostro Horan.»
«Te l’ho già detto Styles, è una persona impegnativa. Non ride nemmeno alle mie battute» ribatté indignato Louis.
«Quanto scommetti che sarà mia prima che tu riesca a dire “a”?»
«Facciamo una cosa» cominciò Louis mettendosi a braccia conserte, «niente altre ragazze finché non conquisti Abigail. Voglio vedere fino a quando resisti, così almeno lasci a riposo il tuo amichetto per un po’.»
Harry lo scrutò per alcuni secondi socchiudendo gli occhi, non riusciva a capire tutto quell'interesse da parte del suo amico visto che era sempre stato contrario alla sua filosofia di vita, in quel momento invece lo stava addirittura spronando a usare una ragazza. Decise di non pensarci, avrebbe semplicemente accettato la proposta senza obiezioni, e avrebbe ancora una volta dimostrato a tutti che era Harry Styles che comandava in quella scuola.
«Allora presumo che Macy dovrà aspettare un po’ prima di ricevere quella chiamata.»
«Stacey.»
«E’ uguale» lo ammonì di nuovo prima di entrare nell’aula di storia.
 
Sophie si guardava in giro tamburellando nervosamente le dita sul piccolo davanzale di marmo che sporgeva dallo sportello della segreteria della scuola. Nonostante le lezioni fossero finite da poco più di dieci minuti, i corridoi erano già deserti e regnava un silenzio quasi spettrale. La ragazza sbuffò sontuosamente, odiava aspettare. Non che avesse fretta, in realtà non aveva niente da fare quel pomeriggio. Avrebbe dovuto andare in biblioteca, doveva riconsegnare un libro che aveva perso e poi ritrovato ma non le andava di passare le ultime giornate calde chiusa in un locale buio piuttosto che fuori all’aria aperta. La sua pazienza stava raggiungendo il limite, si chiedeva cosa facessero all’interno di quegli uffici, oltre che fotocopiare i compiti in classe, per fare sempre attendere gli studenti così tanto. Che poi in fondo doveva soltanto ritirare uno stupido modulo, avrebbero potuto sospendere il loro lavoro per cinque secondi, consegnarle quel benedetto foglio e tornare a fare quello che stavano facendo.
Sophie suonò di nuovo il campanello che chiamava la segretaria allo sportello, questa volta con più energia.
«Sempre i soliti ritardatari qui, eh?»
La ragazza si voltò di scatto ritrovandosi un paio degli occhi più belli che avesse mai visto scrutarla. Arrossì improvvisamente senza un motivo preciso, la sola presenza di Niall Horan le aumentava il battito cardiaco e la faceva andare in iperventilazione.
«Già» rispose scocciata.
Ed era già un grande passo avanti, non sarebbe stata sicuramente in grado di mettere insieme una frase che comprendesse soggetto, predicato e complemento visto che la sua mente sembrava completamente annebbiata.
Niall le rivolse un sorriso gentile mentre la ragazza si spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio, evidentemente imbarazzata. Non che Niall fosse un ragazzo spavaldo e sicuro di sé come Harry, ma di certo non era nemmeno così insicuro come Sophie, che in quel momento era evidentemente a disagio. Anche i muri di quella scuola sapevano ormai della cotta che aveva per lui, ed esserne consapevole lo faceva sentire “potente” ma allo stesso tempo la cosa gli faceva piacere. Non aveva mai visto Sophie da così vicino, in realtà non si era mai preoccupato di farlo. La conosceva di vista da molto ma non gli era mai interessata, non che fosse brutta, anzi, trovandosela davanti non poteva non accorgersi di quanto fosse bella. Aveva un viso armonioso e dei lineamenti fini che le davano una certa classe. Gli occhi chiari e i capelli biondi erano il fiore all’occhiello, sembrava una bambolina, ma non di quelle fatte con lo stampino, bensì quelle di porcellana fatte a mano, degli esemplari unici.
Una donna alle loro spalle si schiarì la voce, Sophie si girò di scatto verso la segretaria che la guardava con aria scocciata, come se fosse stata lei ad aspettarla per tutto quel tempo.
Le porse il modulo da compilare senza sprecare parole prima di fare un cenno a Niall di farsi avanti. Sophie si spostò guardandosi in giro spaesata. Che doveva fare? Aspettarlo oppure andarsene facendo finta che quella “conversazione” non fosse mai esistita?
Prima che il suo cervello potesse trovare una risposta Niall era ricomparso al suo fianco, rivolgendole di nuovo uno di quei sorrisi che avrebbero fatto sciogliere anche il più freddo dei ghiacciai.
«Allora, niente biblioteca oggi?» chiese il ragazzo prendendo a camminare per i corridoi.
Sophie strabuzzò gli occhi sorpresa, per sua fortuna Niall non se ne accorse. Improvvisamente tutte le sue certezze cominciarono a vacillare, allora si era accorto della sua esistenza, e anche lui aveva notato che frequentava la biblioteca tutti i venerdì.
«Non mi va di andarci con questa bella giornata, tu invece?»
Niall ci pensò su un attimo, non aveva idea del perché lui non fosse in biblioteca. In realtà l’unica cosa che si era preoccupato di fare appena le lezioni erano finite era cercarla, ma non poteva di certo darle quella risposta.
«Io avevo intenzione di andarci, ma se nemmeno tu ci vai..»
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli sospirando prima di voltarsi a guardarla, Sophie era rimasta come incantata da lui ma non appena i loro occhi si incrociarono spostò lo sguardo altrove, colta in fallo. Il suo cuore si comportava come un martello pneumatico, sentiva che le avrebbe trafitto la gabbia toracica di lì a poco, com’era possibile che un ragazzo le facesse quell’effetto?
Strinse ancora di più a sé i libri che teneva in mano, Niall le aprì gentilmente il portone della scuola facendole un cenno cavalleresco che la intimava a passare per prima e la seguì scendendo le imponenti scale che portavano al cortile.
«La mia macchina è da quella» lo informò Sophie indicando i parcheggi più lontani, sapeva che Niall si sarebbe diretto dalla parte opposta.
«Certo..» in quel momento anche il ragazzo era imbarazzato quanto lei, «allora ci vediamo domani, credo.»
Sophie annuì incerta prima di fargli un cenno di saluto e dirigersi verso la sua macchina. Pensandoci bene il giorno successivo era sabato e non c’era scuola.
Si sentiva lo sguardo di Niall addosso, e fu un miracolo che non inciampò per terra facendo una delle solite figuracce che solitamente le capitavano. Con una calma inaudita aprì l’auto e si sedette posando le mani sul voltante, quando fu certa che non ci fosse nessuno che la potesse sentire si lasciò andare ad una specie di gridolino liberatorio misto a felicità ed entusiasmo. Strinse il volante così forte che le dita cominciarono a farle male e fece partire inavvertitamente il clacson spaventandosi da sola.
«Okay Sophie calmati» disse a sé stessa, «è solo Niall che è stato educato e ha voluto fare quattro chiacchiere da persona normale.» Sentire la sua voce pronunciare quelle parole l’aiutò ad autoconvincersi che quello che stava dicendo era vero, anche se in cuor suo l’euforia era alle stelle. Che poi, da quando in qua parlava da sola?
Quell’irlandese le dava proprio alla testa.

***

Holaa!
Oddio che brava che sono che sono già qua ad aggiornare *si applaude da sola* ma con 15 recensioni già nel primo capitolo dovevo per forza farvi un regalo :3
Non abituatevi a questa velocità supersonica, è dovuta al fatto che all'inizio delle storie sono stragasata e quindi scrivo come una macchinetta ma l'entusiasmo sparisce in fretta. Anche perché sto scrivendo il terzo capitolo e sono già in crisi D: AHAHAHAHA
Comunque non credo che saranno 15 capitoli come vi ho detto, non ho idea di come andrà avanti la storia visto che ho rivoluzionato tutto.
Ho già un'idea per i primi otto capitoli poi deciderò in base alle giornate, ma credo che sarà ben più lunga di quello che pensavo.
Essì, dovrete sopportarmi più del dovuto! hahaha
Vi scongiuro fatemi sapere che ne pensate, o con una recensione o su twitter (sono @xkeepclimbing) o venite a casa mia a trovarmi se ci tenete (?) AHAHA perché questo capitolo non mi convince molto :/
Cioè, con tutti i complimenti che ho ricevuto ora ho paura di deludervi, non voglio che i personaggi non siano all'altezza delle vostre aspettative (?) - sono complessata, lo so ç.ç
Quindi siate sinceri e ditemi che ne pensate!
Vi adoro :3
jas

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 3 ***



  

«Sophie ti prego calmati» annunciò esasperata Abigail lasciando i libri nell’armadietto e chiudendolo rumorosamente.
L’amica aveva passato tutto il weekend a raccontarle dell’incontro flash che aveva avuto con Niall e delle battute – che si potevano contare sulle dita di una mano – che si erano scambiati. Abigail non poteva negare di essere felice per lei ma allo stesso tempo era impossibile non pensare che forse si stava costruendo dei castelli di carta. Infondo Niall le aveva parlato normalmente, forse giusto per fare quattro chiacchiere mentre a Sophie sembrava che le avesse chiesto di sposarlo. Aveva cercato di dirglielo in tutte le maniere che non era niente di che ma ormai si conoscevano da anni ed Abigail sapeva che quando l’amica partiva in quarta a pensare a qualcosa era praticamente impossibile fermarla.
«Ora devo andare che ho educazione fisica, ci vediamo dopo» la salutò uscendo nel cortile del retro che divideva la palestra dal resto della scuola. Quando entrò, questa era completamente deserta ad eccezione di un ragazzo seduto da solo sugli spalti. Ad Abigail non ci volle molto riconoscerlo, aveva le braccia appoggiate alle ginocchia e la testa china. Nonostante non si vedesse in faccia, c’era solo una persona in tutta la scuola che si ritrovava un nido di uccelli al posto dei capelli.
Harry alzò la testa di scatto non appena sentì dei passi muoversi nella palestra, incontrò lo sguardo di Abigail che lo osservava con una smorfia indecifrabile e le rivolse immediatamente uno dei suoi migliori sorrisi. Questa lo ignorò e si sedette alcuni gradini sotto di lui per allacciarsi le scarpe. Harry arricciò la bocca poco convinto, molto probabilmente Louis non aveva tutti i torti sul suo conto ma come si diceva, scorza dura cuore tenero. Con uno scatto si sedette al suo fianco facendola sussultare.
«Che vuoi Styles?» chiese Abigail scontrosa tornando ad allacciarsi l’altra scarpa.
«Vedo che siamo di buon umore oggi» osservò il ragazzo con evidente sarcasmo appoggiando i gomiti ai gradini che stavano dietro di lui e prendendo a guardarsi in giro.
«Sei tu che mi causi questo stato d’animo.»
«Sai, sei la prima che me lo dice. So di ragazze a cui batte forte il cuore quando sono vicino a loro, o di ragazze a cui vengono strane voglie, ma non ho mai causato tutto questo malumore. Devo ricordarmelo. Come ti chiami?»
In realtà lo sapeva il suo nome, eccome, ma non doveva lasciarsi scappare il fatto che sapesse già molte cose sul suo conto, se Abigail avesse scoperto che si era già informato su di lei avrebbe perso punti.
Far capire alle ragazze che anche se loro non ci stanno, ce ne sono altre dieci che invece farebbero il contrario era la prima delle sue regole per conquistare.
«Dovresti saperlo visto che frequentiamo matematica insieme dal primo anno» affermò Abigail alzandosi e cominciando a correre come aveva ordinato il professore entrato pochi minuti prima. Harry sorrise soddisfatto osservandola fare il giro del campo, aveva notato un pizzico di fastidio nel suo tono, come se le scocciasse il fatto che andavano in classe insieme e lui non sapeva il suo nome. Ancora una volta aveva ragione. Louis poteva scoraggiarlo finché voleva, in realtà l’aveva descritta com’era veramente, e cioè scontrosa, però si era dimenticato che era comunque una ragazza, e le ragazze ragionavano tutte alla stessa maniera.
Decise di alzarsi solo quando la classe finì di correre, Harry odiava lo sport, ormai il professore si era rassegnato e a fine anno gli dava la sufficienza giusto perché era uno Styles, essere dei raccomandati aveva i suoi vantaggi.
«Okay ragazzi» cominciò il prof strofinandosi le mani, «oggi giochiamo a pallavolo quindi formate due squadre e cominciate.»
Dalla classe si sollevarono dei “buu” seguiti da fischi e pernacchie varie, l’uomo non ci fece caso e lasciò la palla a un ragazzo prima di tornare alla cattedra a prendere il fischietto. Harry non esitò a mettersi in squadra con Abigail, quello non era il posto esatto per fare colpo infatti le sue doti da pallavolista erano nulle – come quelle in tutti gli altri sport – ma sarebbe stato solo un inizio.
Partì in battuta, ovviamente la palla non passò la rete e tutta la squadra gli rivolse occhiatacce, Harry non ci fece caso e fermò lo sguardo su Abigail, regalandole uno splendido sorriso che però lei non ricambiò. Il gioco proseguì tranquillo, tutta la squadra cercava di impedire ad Harry di prendere la palla, piazzandosi davanti a lui ogni qualvolta questa gli veniva passata, il ragazzo infatti era impegnato a lanciare sguardi ad Abigail che gli rispondeva sbuffando o alzando gli occhi al cielo.
«Styles vedi di non sbagliare pure questa» lo intimò la ragazza quando fu di nuovo il turno di battere di Harry.
«Sei tu che mi emozioni» la istigò prima che l’arbitro fischiasse.
Non seppe nemmeno lui come, ma il pallone superò la rete. L’avversario ricevette alla perfezione passando la palla al compagno che l’alzò per schiacciare. L’attaccante inquadrò Harry prima di tirargli la palla addosso, il ragazzo era pronto a ricevere ma Abigail cercò di coprirlo andandogli addosso.
«Cazzo!» Gridò il ragazzo per terra mentre si massaggiava un occhio, Abigail lo guardava mortificata.
«Scusa» mormorò.
«Abigail, accompagna Styles in infermeria» ordinò il professore.
I due si diressero in silenzio in infermeria, che in realtà era uno stanzino di fianco agli spogliatoi con all’interno un lettino e un armadietto con disinfettante, cerotti, garze e buste di ghiaccio istantaneo.
Harry si accomodò sul lettino, sdraiandosi e portando entrambe le mani dietro alla testa e osservando Abigail con un’espressione divertita dipinta sul volto mentre il suo occhio si gonfiava sempre più e cominciava a prendere un colore violaceo.
«Dov’è la Jackinson?» borbottò la ragazza spazientita guardandosi in giro. Non aveva intenzione di passare un minuto in più con quello psicopatico. Sentì un tocco caldo sfiorarle la mano, si voltò di scatto incontrando lo sguardo di Harry. Si scostò immediatamente lanciandogli un’occhiata torva. L’espressione divertita del ragazzo sparì per alcuni secondi, ma infondo doveva aspettarsela una reazione del genere. Abigail era una dura.
«Sai, preferisco ancora te a quella vecchia» la stuzzicò Harry.
«Peccato che io non ti sfiorerei neanche sotto tortura.»
«Cambierai presto idea» affermò convinto il ragazzo.
«Zitto Styles, o ti faccio diventare viola anche l’altro occhio.»
Harry sbuffò spostando lo sguardo verso la Jackinson che aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza. Il suo sorriso spavaldo però, non era ancora scomparso dal suo viso. Rivolto ovviamente ad Abigail e non al donnone che gli stava medicando l’occhio gonfio con poca delicatezza.
«Bene.. Allora io vado» annunciò la ragazza guardando l’infermiera, «vedo che Styles è in buone mani.»
La donna fece un cenno di consenso senza distogliere lo sguardo dall’occhio gonfio di Harry. Finalmente aveva deciso di stare zitto, pensò Abigail aprendo la porta dell’infermeria.
«Ciao dolcezza.»
Come non detto. 
 
La campanella che annunciava l’inizio dell’ultima lezione non era ancora suonata, Sophie era seduta al solito banco a ripassare gli ultimi appunti di biologia. Odiava restare indietro con gli argomenti e ridursi a studiare tutto il giorno prima di un’interrogazione o di una verifica.
«Buongiorno!» la salutò sorridente Niall sedendosi accanto a lei come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Sophie lo osservò sorpresa per alcuni secondi prima di rivolgergli un sorriso caloroso, lo trovava più bello del solito quella mattina. I capelli biondi leggermente spettinati ma allo stesso tempo perfetti, quelle iridi blu intenso che facevano invidia al più bello degli oceani, alcune lentiggini sulla sua pelle chiara e il suo sorriso. La cosa che Sophie amava più di tutte.
Sentiva il cuore batterle all’impazzata, la sola vicinanza di quel ragazzo le mandava il cervello in tilt ed era una cosa che non riusciva a controllare. Odiava non avere le cose sotto controllo.
«Buongiorno anche a te» disse semplicemente prima che il professore entrasse in classe e mettesse a tacere tutti. Non aveva nemmeno sentito il suono della campanella.
La ragazza prese dall’astuccio una matita e girò la pagina su una nuova facciata. Nonostante la presenza di Niall al suo fianco la mettesse a disagio avrebbe seguito la lezione come al solito, nonostante il suo sguardo le penetrasse nell’anima. Si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio leggermente a disagio prima di scrivere sul quaderno il titolo dell’argomento che l’insegnante avrebbe spiegato quel giorno.
«Con chi pranzi?» le sussurrò Niall distraendola completamente dai suoi pensieri.
Sophie s’irrigidì inevitabilmente e si sentì avvampare. Non aveva uno specchio con sé ma era sicura che in quel momento la sua pelle fosse identica a quella di un pomodoro.
«Horan!» l’insegnate richiamò il biondo con tono duro prima che lei potesse dargli una risposta. «Ti permetti anche di chiacchierare? Non credo che l’ultimo 5 che hai preso si recupererà da solo.»
Sophie abbassò la testa imbarazzata sul foglio cominciando a prendere appunti, Niall appoggiò tranquillo la schiena alla sedia stiracchiandosi in silenzio. Le parole del professore non gli facevano alcun effetto, anche se in realtà doveva seriamente mettersi a studiare per recuperare quell’insufficienza che stonava con gli altri voti. Cominciò a guardarsi intorno annoiato, non aveva la minima intenzione di mettersi a prendere appunti, doveva trovare un modo efficace per passare il tempo. Girò leggermente la testa per osservare Sophie concentrata a seguire la lezione e prendere appunti. La mano scorreva veloce sul foglio, aveva una scrittura corsiva e ben comprensibile. L’esatto opposto della sua, quasi indecifrabile. Aveva quasi riempito una pagina mentre il quaderno di Niall era ancora vuoto. Per l’esattezza chiuso. Sbuffò rimettendo la penna nell’astuccio, certo che in quell’ora non gli sarebbe servita. Sophie alzò la testa di scatto, come se fosse stata deconcentrata da quel rumore.
Niall mimò un “che palle” con la bocca e la ragazza non poté fare a meno di soffocare una risata. Non poteva biasimarlo, quel professore era la noia in persona. In quell’istante il suono della campanella interruppe il silenzio.
«Domani compito in classe» annunciò il professore mettendo a posto i libri nella borsa. Dalla classe si alzò un brusio misto a lamentele, «e più avete da ribattere più sarà difficile. Quindi risparmiatevi i commenti e studiate.»
L’uomo uscì dalla classe con passo svelto, Niall sbuffò mettendo a posto le sue cose. Non avrebbe mai recuperato biologia.
«Questo non ha niente di meglio da fare che rovinarci il pomeriggio?»
Si lamentò Sophie uscendo dalla classe ormai già deserta.
«Probabilmente ha una vita sentimentale frustrata» buttò lì Niall sorridendo. La ragazza non poté evitare di scoppiare a ridere, non si sarebbe mai aspettata una battuta del genere da Horan. Quel ragazzo era molto di più di quello che aveva potuto appurare osservandolo a distanza.
«Sono curiosa di vedere come farai a studiare visto che hai passato l’ora a guardarti in giro.»
Sophie si sorprese di sé stessa da quell’affermazione che aveva l’accenno di un rimprovero. Non avrebbe mai pensato di uscirsene con una frase del genere con Niall.
«Che ne dici se studiassimo insieme?»
La ragazza si fermò di scatto in mezzo al corridoio completamente spiazzata da quella proposta. Un tizio dietro di lei le andò a sbattere addosso prima di borbottare qualcosa del tipo “levati di torno” ma la sua mente era rimasta indietro di alcuni secondi. Dovette darsi un pizzicotto sul braccio per capire se quello era un sogno oppure se Niall le aveva seriamente chiesto di studiare insieme.
«Insomma.. Il professore chiederà sicuramente quello che ha spiegato oggi e visto che io non ho scritto un bel niente..» si giustificò il ragazzo notando il silenzio di Sophie.
«Va bene» lo interruppe lei mostrando un sorriso a trentadue denti.
«Bene.»
Non riusciva nemmeno lui a capire il perché di quell’improvviso imbarazzo, ma tutt’ad un tratto cominciava a sentire un certo disagio.
«Allora.. Facciamo a casa mia alle tre?» propose la ragazza notando che Niall non aveva intenzione di aggiungere nient’altro.
«Okay.»
«Bene.»
«Ora devo andare» disse Niall indicando vagamente un punto alle sue spalle, come se dovesse raggiungere qualcuno. «Ci vediamo dopo allora.»
Sophie annuì cercando di trattenere la gioia che provava, ed osservò il ragazzo dirigersi verso l’atro. Non ci credeva ancora.
Niall Horan, a casa sua.

***

Hoolaa!
Sono ancora viva! ahaha
Allooora, prima di tutto volevo ringraziarvi per tutte le recensioni e poi.. SONO TRA GLI AUTORI PREFERITI DI 26 PERSONE! *muore*
Oggi sono particolarmente felice, ieri mi è arrivato Up All Night e Gotta Be You (sarò l'unica cretina ad aver comprato anche il cd del singolo ahah) e oggi? 
IL CD+DVD LIVE DI QUELLA FIGONA DELLA SWIFT!
Okay so che non ve ne frega niente, probabilmente non siete manco fan di Taylor ma io la adoro quella ragazza.
Comuuunque, passiamo alla fan fiction!
Ho notato con piacere che è piaciuta (pessima assonanza) a tutti la battuta su Harry che va con tutte le cose che hanno un buco HAHAHAHA Non ho idea da dove mi sia uscita (?)
Fatemi sapere che ne pensate anche di questo capitolo, ho riletto così alla cazzo di cane (bonjour finesse) perché stavo guardando il concerto - cosa che sto facendo anche adesso - quindi se ci sono errori ortografici o quant altro non esitate a dirmelo che metto a posto :3
Che altro dire se non GRAZIE? 
Siete stupende, davvero. Non pensavo che avreste cagato così tanto questa storia, you make me go asdfghjkl.
Okay, tra ieri e oggi ho sclerato abbastanza, direi di smetterla qui u.ù
Vi adoro 
jas.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo 4 ***



  

Louis camminava spensierato per le vie della città con una mano in tasca e l’altra occupata a reggere un frappuccino preso alcuni minuti prima da Starbucks. Era un pomeriggio caldo e tranquillo, quello. I flebili raggi del sole gli accarezzavano il viso mentre un leggero venticello gli pizzicava la pelle. Le strade erano stranamente deserte quel giorno, ad eccezione di alcuni passanti che procedevano veloci sul marciapiede senza godersi la bellezza di Londra, che andava oltre a ciò che si poteva ammirare da turista.
«Lou..»
La voce profonda di Harry lo distrasse dai suoi pensieri, il ragazzo emise un verso che assomigliava ad un “ti ascolto” mentre beveva rumorosamente un sorso della sua bibita.
«Dici che se uso il fondotinta di mia mamma questo se ne va?» chiese il riccio indicandosi l’occhio nero che risaltava particolarmente sulla sua pelle chiara, «con i soldi che spende in trucchi deve avere per forza qualcosa che funzioni» continuò serio.
Louis lo osservò per alcuni secondi senza battere ciglio prima di scoppiare a ridere, sputando il suo frappuccino addosso ad Harry, in particolare sulla sua felpa bianca di Abercrombie.
Quest’ultimo strinse i pugni e le labbra per evitare di scagliarsi addosso all’amico, piegato letteralmente dalle risate.
«Non c’è niente di divertente» lo riprese Harry guardando il danno causato, «era la mia felpa preferita» si lamentò poi ricominciando a camminare a passo lento.
«Te ne compro un’altra, non piangere» lo prese in giro Louis ancora divertito cercando di abbracciarlo. Harry lo spinse via offeso ed evitando rispondere a quella provocazione. Entrò nel primo bar che trovarono sulla strada e senza preoccuparsi di ordinare qualcosa si diresse in bagno per cercare di rimediare al danno. Bagnò leggermente la macchia senza guadagnarci nulla di buono: questa si espanse ancor di più su tutta la tasca centrale della felpa.
«Merda» borbottò il ragazzo asciugandosi le mani ed uscendo più infuriato di prima, si sarebbe cambiato una volta arrivato a casa e avrebbe dato una mancia extra alla domestica nel caso fosse riuscita a far tornare quel capo come nuovo, pensò.
«Mi devi una giornata di shopping» borbottò cupo Harry sedendosi su uno sgabello davanti al bancone.
«Come la fai tragica, è solo una felpa. Hai praticamente tutto il negozio di Abercrombie nel tuo armadio, vestito in più vestito in meno non muore nessuno.»
Il riccio lanciò un’occhiata torva all’amico prima di fare un cenno alla cameriera.
«Un cappuccino, per favore» disse semplicemente quando questa si rese disponibile.
«Harry!»
Il ragazzo si voltò di scatto verso la direzione da cui proveniva quella voce esageratamente entusiasta.
«Macy!» esclamò sorpreso.
Louis gli tirò una gomitata sul fianco borbottando qualcosa di incomprensibile mentre la ragazza rivolgeva ad entrambi un sorriso a trentadue denti. Evidentemente non si era accorta che era stata chiamata col nome sbagliato.
«Come mai da queste parti?» continuò il riccio con voce stridula e sofferente, massaggiandosi la parte colpita.
«Frequento spesso questo posto..»
«Ehilà Stacey! Il solito?»
La cameriera di prima interruppe il loro discorso e solo allora Harry si accorse di averla chiamata col nome sbagliato. Lanciò un’occhiata furtiva a Louis che sembrò leggerlo nel pensiero, infatti questo annuì divertito in risposta alla domanda che l’amico gli aveva posto silenziosamente.
Stacey finì di dire qualcosa alla ragazza che l’aveva salutata prima di tornare a rivolgersi a Harry.
«Non mi hai più chiamata.»
«Sì beh.. Ecco..» Harry si passò una mano tra i capelli imbarazzato abbassando lo sguardo.
 «Che ne dici se ci vedessimo stasera?» squittì la ragazza interrompendolo.
«Stasera non può. Insomma.. Tutti i mercoledì organizziamo un torneo di PES, è una tradizione ormai.»
Louis anticipò l’amico prima che questo potesse risponderle «e ora scusaci, ma dobbiamo andare» aggiunse trascinando Harry per un braccio fuori dal bar.
«Ma si può sapere che ti prende?» chiese il riccio leggermente alterato, non appena furono in strada.
«Stavi per accettare..» borbottò Louis prendendo a camminare sul marciapiede.
Harry lo guardò con aria interrogativa senza riuscire a seguire il suo discorso.
«Avevi detto che non avresti fatto niente fino a che non avresti conquistato Abigail, e non mi sembra tu ti stia impegnando per stare al patto.»
«Chi ti dice che avremmo fatto qualcosa?» lo sfidò Harry.
Louis sorrise guardandosi un po’ in giro prima di incontrare gli occhi verdi dell’amico che lo scrutavano stranamente seri.
«Da quando in qua tu esci con una ragazza senza farci niente?»
Harry restò immobile a fissarlo per alcuni secondi, lo sguardo ridotto a due fessure, prima di aprirsi in un sorriso divertito.
«Hai ragione» affermò poi. «Niente Abigail, niente sesso.»
«Voglio vedere quanto resisti!» esclamò Louis prima di scoppiare in una fragorosa risata.
In quell’istante gli vibrò il cellulare che teneva in tasca, lo prese con ancora un ghigno dipinto sul volto.
L’espressione però sparì nel momento esatto in cui aprì il messaggio che aveva appena ricevuto.
 
Sophie si guardò ancora una volta intorno evidentemente agitata. Era tutto apparentemente a posto, appena tornata a casa aveva pulito con perizia salotto, cucina e bagno lasciando perdere le camere. Niall non ci sarebbe mai entrato. Il suo gatto dormiva pacifico in un angolo del divano, mentre il silenzio assordante era rotto soltanto dal regolare ticchettio dell’orologio appoggiato all’armadio di fianco al televisore.
Il suono acuto del telefono fece perdere un battito a quel cuore che già somigliava a un martello pneumatico.
«Pronto?» disse titubante Sophie alzando la cornetta. Nei secondi che precedettero la risposta dall’altra parte la sua mente elaborò migliaia di ipotesi su chi potesse essere, il novanta percento di queste riguardavano Niall.
Che gli fosse passata la voglia di studiare? O forse non aveva mai voluto passare il pomeriggio con lei e quella mattina glielo aveva proposto senza rifletterci, pensò Sophie. Il suo carattere fin troppo insicuro e pessimista le faceva sempre pensare al peggio ma quello ormai costituiva parte della sua personalità. Non sarebbe mai riuscita a togliersi quel cruccio.
La voce tranquilla della madre la rassicurò.
«Ciao tesoro, volevo solo avvertirti che oggi faccio il doppio turno. Manca una mia collega così la copro io. Tornerò stanotte, ci vediamo domani e divertiti con il tuo amichetto!» esclamò la donna con un pizzico di malizia nella voce.
«Mamma..» Sophie sospirò, ci mancava solo lei che le stava col fiato sul collo, come se non fosse già agitata di suo. «Studiamo soltanto insieme..» la rassicurò.
«Certo, certo.. Anche io e tuo padre dovevamo studiare quando sei nata..»
«Mamma!» Questa volta il tono della figlia era di rimprovero, misto però al divertito.
«Stavo scherzando Soph! Ora devo andare, fai la brava. Ti voglio bene.»
«Anch’io» rispose semplicemente la ragazza prima di riattaccare.
In quell’istante il campanello suonò, Sophie si guardò un’ultima volta allo specchio appeso al muro accanto alla porta prima di aprire.
 
Niall Horan era la persona più bella che avesse mai visto sulla faccia della Terra. Non era esattamente il tipo di ragazzo che se incontri per strada ti colpisce e resti incantata ad osservarlo fino a quando non sparisce dalla tua visuale, ce n’erano milioni oggettivamente migliori di lui ma per Sophie quell’irlandese era la persona migliore che avesse mai incontrato. Lo osservava leggere attentamente i suoi appunti, la bocca socchiusa che ogni tanto si muoveva ripetendo a bassa voce alcune parole, la fronte aggrottata e i capelli spettinati come al solito.
«Non ho capito» si lamentò il ragazzo alzando la testa di scatto. Sophie avvampò, drizzando la schiena e voltando lo guardo altrove imbarazzata. Era stata scoperta in pieno, era incantata ad osservarlo e lui se n’era sicuramente accorto, pensò.
«Con la mitosi si formano due cellule diploidi mentre con la meiosi quattro aploidi? O il contrario?» continuò Niall ignorando la reazione di Sophie nonostante avesse percepito il suo imbarazzo.
La ragazza annuì sporgendosi leggermente sul tavolo per prendere il libro di biologia e cercare lo schema in cui venivano rappresentate le fasi della duplicazione cellulare. Niall sorrise leggermente osservandola, sembrava una bambina alla sua prima cotta, così assorta, insicura, pragmatica. Ma allo stesso tempo solare e divertente. La trovava stupenda, e ogni minuto che passava con lei non serviva ad altro che a rafforzare il pensiero. Si sentiva uno stupido per non essersene accorto prima, perché doveva ammetterlo, se non fosse stato per Harry avrebbe continuato ad ignorarla come aveva fatto fino ad allora.
«Eccolo qua!» esclamò sorridente Sophie indicandogli lo schema. Niall osservò per alcuni secondi le figure accompagnate da didascalie prima di chiudere il libro con un sordo tonfo. La ragazza rimase sorpresa.
«Mi sta uscendo dalle orecchie la biologia» confessò il biondo quasi come una giustificazione, in quell’istante gli brontolò lo stomaco e si portò una mano sulla pancia sorridendo imbarazzato.
«Non mangio da pranzo e questo si potrebbe definire in record.»
Sophie ridacchiò chiudendo a sua volta il quaderno, «facciamo tè e biscotti?»
Niall annuì felice mettendo via le sue cose dal tavolo, «scusa..» disse poi grattandosi la nuca con fare imbarazzato, «dov’è il bagno?»
«La prima porta qua dietro» Sophie indicò con la mano la direzione esatta prima di voltarsi verso la credenza per prendere due tazze. Mise l’acqua a bollire e si spostò in salotto notando Niall in piedi davanti al camino ad osservare alcune foto appese. La ragazza si avvicinò lentamente senza proferire parola, «quella è stata scattata quando avevo sette anni» esordì poi.
Niall si voltò di scatto sorpreso nel trovarla lì, erano dannatamente vicini, più di quanto entrambi si sarebbero aspettati. Sorrise leggermente imbarazzato senza però togliere i propri occhi da quelli sella ragazza. Sophie invece interruppe quel contatto immediatamente, timida come al solito. Si pentì amaramente di quel gesto, amava perdersi in quelle due iridi blu ma preferiva farlo quando non sentiva il respiro regolare di Niall soffiarle sulla pelle, a differenza del suo che accelerava col passare dei secondi. Il ragazzo le alzò il viso ponendo due dita sotto il suo mento, Sophie fu costretta a guardarlo quella volta.
«Sei adorabile.»
Avvampò immediatamente, notando che il viso dell’irlandese era ancora meno distante di prima. Si stava avvicinando sempre di più a lei e Sophie era come paralizzata. Il cuore le stava scoppiando nel petto e stentava ancora a crederci che Horan la stava per baciare.
 
Il rumore sordo del bollitore che fischiava ruppe l’atmosfera che si era creata.
Sophie fece immediatamente un passo indietro mentre Niall la osservava con un’espressione sorpresa ma allo stesso tempo dispiaciuta.
«E’ pronto il té» mormorò la ragazza prima di sparire in cucina, con il cuore che le batteva ancora a mille.

***

Holaa!
Non sono morta :D ahah
Scusate per il ritardo ma ho fatto una fatica boia a scrivere questo capitolo - infatti si vede perché è corto e fa letteralmente schifo ma tipo che l'ho riletto 4564275 però meglio di così.. D: 
Poi mi scocciava farvi aspettare troppo! :)
Vi ringrazio immensissimamente per le 31 seguite, le 17 preferite *--* E poi ringrazio Agata per avermi pubblicizzata :3
Fatemi sapere che ne pensate anche di questo capitolo, riusciremo ad arrivare alle 20 recensioni sfiorate per un peeelo? *-*
Okay la smetto di rompervi, ahah
Prima però, vi chiedo di passare a leggere la fan fiction di xacciopancakes che s'intitola Permanent December :3
Non ho idea di quando aggiornerò visto che devo ancora scrivere, prooooobabilmente mercoledì ma non garantisco niente e-e
Vi adoro,
jas

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo 5 ***



  

Il suono acuto della sveglia rimbombò alcune volte nella testa di Abigail. Lei la spense tirandole un colpo secco, si risistemò per bene sotto le coperte sfregando i piedi perennemente gelati l’uno contro l’altro e chiuse di nuovo gli occhi per due minuti, si sarebbe alzata subito dopo, pensò.
Un altro rumore disturbò il suo sonno, questa volta era la suoneria del telefono. Cercò a tastoni il cellulare sul comodino, si stropicciò alcune volte gli occhi prima di mettere bene a fuoco le parole che componevano l’sms che aveva ricevuto.
Oggi entro dopo a scuola, ti arrangi col passaggio? Ti voglio bene, Sophie.
«Bene, mi tocca anche andare a scuola a piedi» borbottò tra sé e sé Abigail facendo cadere di nuovo la testa sul cuscino. In quell’istante ripensò all’ora che aveva visto sul cellulare: 7.40. Questi numeri le frullarono per alcuni secondi in testa prima che li connettesse al fatto che era mostruosamente in ritardo.
Con un gesto secco buttò le coperte in fondo al letto prima di correre in bagno a lavarsi. Si preparò in tempo record e scese in cucina che erano le 7.47, prese un muffin e uscì di casa quasi correndo. Non ce l’avrebbe mai fatta ad arrivare a scuola in tempo a meno che non fosse stata dotata del teletrasporto, pensò mentre procedeva svelta sul marciapiede deserto.
Sentì una macchina avvicinarsi ma, quando si aspettava d’essere superata, questa si accostò. Abigail si voltò verso la strada senza però smettere i camminare, il finestrino oscurato si abbassò lasciando apparire un Harry Styles completo di Ray Ban e sorriso smagliante.
«Che vuoi?» chiese scortese Abigail senza fermarsi.
«Come siamo gentili.»
Harry procedeva a passo d’uomo, incurante degli sguardi sprezzanti che gli lanciavano gli altri automobilisti costretti a superarlo.
«Dai, sali in macchina» continuò poi.
«Preferirei strisciare fino a scuola che andarci con te.»
Il ragazzo sospirò, sapeva che Abigail era un osso duro ma credeva che avrebbe almeno accettato un passaggio senza troppe esitazioni. Decise allora di sfruttare l’arma che non avrebbe mai voluto usare.
«Ti ricordo che mi devi un favore» azzardò con un sorriso beffardo.
Abigail si fermò di scatto voltandosi a guardare Harry che s’indicava l’occhio ancora leggermente violaceo soffocando una risatina.
«E poi non puoi negare di essere in ritardo, se sali in macchina, arriveremo in tempo» aggiunse.
La ragazza sospirò affranta. Per sua sfortuna Harry aveva ragione, non sarebbe mai arrivata a scuola in tempo andandoci a piedi. E poi se avesse “estinto” il suo debito semplicemente accettando il suo passaggio non avrebbe più dovuto averci a che fare per il resto della sua esistenza. Il che era positivo.
«Okay» disse semplicemente prima di dirigersi verso la portiera e sedersi al posto del passeggero.
«E guida piano» lo intimò non appena Harry partì facendo fischiare le ruote sull’asfalto.
«Stai tranquilla che non ti mangio.»
Abigail alzò gli occhi al cielo prima di aprire il finestrino e lasciare che il vento le scompigliasse i capelli. Adorava farsi solleticare la pelle da quell’aria fresca.
Harry si voltò ad osservarla con discrezione, senza perdere d’occhio la strada. La trovava bellissima, un po’ lunatica ma comunque incantevole. Non l’aveva mai vista con quell’espressione serena dipinta sul volto, in quell’istante si trovava davanti l’Abigail che Harry avrebbe voluto conoscere, non quella scontrosa, ottusa e lunatica che con cui lui aveva avuto a che fare fino ad allora. Rallentò quando il semaforo all’incrocio divenne arancione.
«Potevi anche andare, visto che siamo in ritardo» gli fece notare Abigail con il suo solito tono sufficiente.
«Non eri tu che mi hai detto di guidare piano?» un sorriso strafottente accompagnato da due fossette comparì sul volto di Harry, la ragazza sbuffò tornando a guardare fuori.
Quando scattò il verde Harry svoltò a destra, direzione opposta a quella in cui si trovava la scuola.
«Dove stai andando?» chiese allarmata Abigail.
«Secondo te?»
«Non a scuola sicuramente.»
«Ecco appunto, se lo sai allora perché me lo chiedi?»
«Fottiti Styles.»
Abigail alzò il finestrino premendo fin troppo energicamente sul pulsante, come se quel gesto avrebbe aiutato  far sbollire la rabbia che cercava di reprimere in quell’istante.
«Ti amo anch’io.»
 
Mi mancava il tempo schifoso di Londra.
 
Louis era appoggiato alla finestra della classe mentre con la mente non si trovava certamente tra quelle quattro mura. Ancora non ci credeva: lei era lì. Nessun oceano che li dividesse, niente fusi orari che non gli permettevano di chiamarla a orari decenti. Lei era a pochi chilometri da lui, bisognava solo trovarla. Quando aveva aperto quel messaggio, ricevuto da un numero privato, aveva sentito la terra mancargli da sotto i piedi. Nessuna firma, nessun segno, eppure Louis era certo di sapere chi fosse. Non aveva dubbi.
Il suono sordo della campanella lo distrasse dai suoi pensieri, chiuse il libro di storia che non aveva degnato di uno sguardo e uscì dalla classe andando a mischiarsi marea di studenti che si dirigeva frettolosamente verso l’ampia entrata. Uscì dalla scuola e attraversò il cortile con passo svelto. In quell’istante gli vibrò il cellulare che teneva in tasca. Con i nervi a fior di pelle lo prese, sperava vivamente che fosse un altro sms di un numero sconosciuto, invece era soltanto Harry che lo stava chiamando.
«Che c’è?»
«Abigail vuole sapere se la prof di francese ha fissato la verifica.»
«Ma che..?»
Da quando in qua Harry e Abigail saltavano la scuola per stare insieme? O il suo migliore l’aveva drogata, o l’aveva rapita. Non fece in tempo a finire di formulare la domanda che questo lo interruppe di nuovo.
«Rispondi e basta.»
«No» disse scocciato.
«Okay grazie.»
Prima che Louis potesse dargli qualunque tipo di risposta, Harry riattaccò. Il ragazzo osservò titubante per alcuni istanti lo schermo, quando lo stava per riporre in tasca, questo vibrò nuovamente. Aveva ricevuto un messaggio, il numero era sconosciuto.
Sentì lo stomaco andargli in subbuglio, con mano tremante premette il tasto verde, l’sms si aprì.
 
Stessa spiaggia, stesso mare? Okay a Londra non c’è il mare ma volevo citare quella canzone JFacciamo stesso posto, stessa ora? Mi manchi carota.
 
Louis camminava svelto sul marciapiede bianco di quel quartiere che ormai conosceva a memoria, aveva il fiato corto e il cuore che gli batteva a mille ma non per lo sforzo fisico che stava facendo, bensì per quello che sarebbe successo di lì a pochi minuti. Gli mancava come l’aria, non c’era giorno in cui non pensasse a lei, in cui non avrebbe voluto andare a casa sua e raccontarle qualcosa di nuovo, qualche barzelletta o semplicemente qualche stupida battuta che avrebbe scatenato la sua ilarità. Invece ogni qualvolta passava davanti alla villetta bianca a pochi isolati da dove viveva lui, al posto del giardino tenuto minuziosamente e della macchina parcheggiata davanti al garage, c’era soltanto l’erba che ormai copriva anche i fiori che una volta costeggiavano il vialetto e un cartello ormai poco leggibile con scritto “vendesi” appeso malamente alla staccionata.
Louis sospirò prima di aprire lentamente il cancelletto che separava il piccolo parco dalla strada. Era il posto meno affollato e più bello di tutta Londra, secondo lui. Quei salici piangenti e quel piccolo laghetto gli suscitavano solo ricordi felici riguardanti la sua infanzia. La maggior parte di questi includeva anche una bambina fin troppo vivace per la sua età dalle trecce bionde e le guance perennemente rosse.
Si guardò in giro alcuni secondi prima di scorgere una ragazza seduta poco distante da lui, all’ombra di un albero. Louis sorrise istintivamente, non la vedeva da un anno ma l’avrebbe riconosciuta anche a distanza di miglia. I lunghi capelli biondi naturali le cadevano leggermente mossi fino al gomito, era immobile, probabilmente non si era accorta del suo arrivo. Louis mosse alcuni passi verso di lei titubante, il rumore delle foglie secche calpestate dai suoi piedi fece girare la ragazza di scatto. Lo guardò per alcuni secondi incerta, prima di aprirsi in un caloroso sorriso e correre letteralmente tra le sue braccia.
«Lou!» esclamò entusiasta saltandogli quasi in braccio.
«Luna..» sussurrò Louis ancora incredulo e procinto a perdere l’equilibrio.
Non aveva avuto dubbi sin da quando aveva ricevuto il messaggio, ma un conto era uno stupido sms e un conto era ritrovarsi la sua migliore amica in carne ed ossa avvinghiata a lui dopo un anno passato lontani l’uno dall’altro.
Il ragazzo la strinse di più a sé affondando la testa tra i suoi lunghi capelli e accarezzandole dolcemente la schiena, «mi sei mancato» disse lei appoggiando la testa sulla sua spalla, «non sai quanto.»
«Tu di più», le sorrise Louis sciogliendosi controvoglia da quella piacevole morsa, «ora però spiegami perché non hai potuto scrivermi col tuo numero di telefono piuttosto che con il privato.»
«Volevo dare al tutto un’aria più misteriosa» confessò Luna cominciando a passeggiare per il parco.
Louis alzò un sopracciglio titubante, l’amica scoppiò a ridere senza riuscire a trattenersi. Aveva sempre amato la sua risata, così spontanea e limpida, gli era impossibile trattenere un sorriso nell’udire quel meraviglioso suono.
«Okay, confesso. Ho perso il cellulare e ho cambiato numero, però ho fatto apposta a usare il privato nell’inviarti i messaggi.»
Louis scosse la testa divertito, non era cambiata di una virgola.
«Questo posto è rimasto esattamente identico a come l’ho lasciato» osservò poi Luna guardandosi in giro, come se ci avesse fatto caso solo in quell’istante.
«Nulla è cambiato dalla tua partenza.»
«Sicuro?»
Louis annuì serio.
«Nemmeno quello che mi..»
«Nemmeno quello» la interruppe capendo all’istante a che cosa si stesse riferendo.
Luna si voltò di scatto a guardarlo, smettendo di camminare.
I suoi occhi azzurri lo scrutavano indagatori cercando di trovare un’espressione, o un cenno che le facesse capire che Louis le stava mentendo, invece niente. I suoi occhi chiari erano limpidi e trasparenti come al solito.
Louis era la sincerità fatta a persona. Ed era quello il motivo per cui lo amava. 

***

Holaaa!
Oddio voi mi volete fare morire d'infarto: 24 recensioni? hjk7h6regfvcvby
Cioè, tipo che non ne ho mai ricevute così tante in vita mia in un solo capitolo *-* IO VI AMO.
E per premiarvi eccovi qua a postare, dopo quanto? Due giorni?
E ci ho messo ancora tanto visto che sono stata "ferma" un attimo perché ero indecisa se inserire o meno Luna nella storia (ringrazio xacciopancackes, portatrice di consigli :D (?))
Credo che questa ragazza porterà una bella ventata di allegria (?) anche se la storia resterà comunque incentrata su Abigail e Sophie, non voglio stravolgere le cose più di tanto.
Ah, e visto che mi avete chiesto dove sono andata a pescare il nome Abigail, l'ho sentito in Fifteen di Taylor Swift. Era la sua migliore amica e da quando ho sentito quella canzone mi sono innamorata del nome *--*
Okay, ora faccio una buona azione: pubblicizzo alcune fan fiction che mi piacciono tantissimo.
Le metto in ordine sparso, non di importanza u.ù

- A Bad Idea
~ Wedding
- Same Mistakes

Ce ne sono moooolte altre, ma non voglio lasciarvi qua una lista infinita, in realtà queste sono le ultime aggiornate, sono andata a prenderle tra le seguite ahaha
In ogni capitolo ne metterò tre u.ù
Okay ho finito di rompervi l'anima, mi raccomando fatemi sapere che ne pensate del nuovo personaggio!
Ah ecco, io me la immagino col volto di Amber Heard, bravissima attrice (e anche molto faiga devo dire ;D) che ho scoperto guardando Never Back Down. Avrei voluto davvero farvi qualcosa di carino con lei e Louis con photoshop ma il mio pc è fuori uso e sto usando il macbook che purtroppo non ha il programma D: Perdono çwç 
Vi adoro immensamente,
jas

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo 6 ***



  

Sophie depositò i libri nell’armadietto guardandosi intorno leggermente preoccupata. Quella mattina Abigail non si era fatta viva a scuola, era probabile che fosse stata in ritardo visto il poco preavviso che le aveva dato, ma conosceva bene l’amica e sapeva che in qualunque caso non si sarebbe assentata per un’intera giornata. Odiava recuperare le materie. Prese il cellulare dalla borsa e le inviò un messaggio chiedendole dove fosse prima di dirigersi silenziosamente verso l’aula di biologia. Nonostante la campanella non fosse ancora suonata, nell’ora successiva l’aspettava il compito in classe di biologia e preferiva ripassare piuttosto che perdere tempo per i corridoi della scuola.
Quando arrivò in classe, questa era deserta come al solito. Prese posto silenziosamente al suo abituale banco vicino alla finestra prima di perdersi ad osservare il panorama che le regalava quella postazione. L’ampia vetrata dava, infatti, sul cortile posteriore della scuola, quello che separava le aule dalla palestra. Alcuni studenti si stavano dirigendo all’interno dell’edificio rivestito di mattonelle di terra cotta mentre altri andavano nella direzione opposta, evidentemente affaticati dalla lezione di educazione fisica appena terminata. I raggi del sole filtravano a malapena attraverso lo spesso strato di nubi che copriva il cielo. Un vento insistente minacciava pioggia e vista la velocità con cui cambiava il tempo a Londra, Sophie non si sarebbe sorpresa se avesse preso l’acqua tornando a casa. Sospirò ricordandosi di non avere l’ombrello con sé, e voltandosi di nuovo verso l’aula. Il suo cuore perse un battito.
Niall Horan era appoggiato allo stipite della porta che la guardava sorridente reggendo alcuni libri. Quando i loro sguardi s’incrociarono, il ragazzo mosse alcuni passi verso di lei completamente a suo agio, come se essere lì a osservarla fosse la cosa più normale del mondo.
«Ciao!» esclamò sorridente appoggiando i libri sul banco. Il rumore riecheggiò nell’aula vuota e silenziosa.
Sophie non riusciva a capire da dove prendesse tutta quella sicurezza e disinvoltura. Come se il pomeriggio precedente non fosse successo niente, come se non si fossero quasi baciati.
«Ehi..» mormorò molto meno convinta lei, aprendo gli appunti di biologia.
«Tutto bene?» chiese Niall occupando il posto del giorno precedente.
La ragazza gli rivolse un sorriso incerto annuendo leggermente, «e tu?»
Niall sospirò passandosi una mano tra i capelli, «sì» disse poi poco convinto, «sono solo un po’ agitato per il compito in classe» confessò.
Sophie appoggiò istintivamente la mano sopra quella del ragazzo, «andrai alla grande» gli sussurrò poi rivolgendogli un sorriso rassicurante. Solo in quell’istante si rese conto del gesto che aveva appena fatto, solo allora realizzò quanto la mano di Niall fosse calda.
Il ragazzo ricambiò il sorriso, molto più preoccupato e altrettanto sorpreso da quella reazione da parte della timida e insicura Sophie.
«Speriamo» sospirò interrompendo a malavoglia quel contatto per allontanare il suo banco. Il professore era entrato.
Sophie restò ad osservarlo per alcuni secondi prima di focalizzare l’attenzione sull’insegnante che spiegava brevemente ciò in cui consisteva la verifica mentre distribuiva i fogli alla classe.
Si portò una mano sul petto sentendo il cuore batterle ancora forte, troppo forte. Prese un respiro profondo e ringraziò il professore quando le porse il compito in classe.
Per i successivi sessanta minuti non avrebbe dovuto pensare a Niall Horan, ma lo sguardo le cadde comunque sul biondino che scriveva già sul suo foglio. La fronte aggrottata e la bocca socchiusa esattamente come il giorno prima.
 
«Che cosa stiamo facendo?» chiese Abigail allarmata quando, finalmente, Harry parcheggiò la macchina.
«Tra poco arriverà un bel temporale e non vorrei trovarmi in giro senza ombrello quando questo accadrà.»
«Quindi dove andiamo?» domandò di nuovo la ragazza curiosa.
«Quante domande, Parker» l’ammonì Harry scendendo dall’auto.
Abigail lo imitò, «sei tu che mi stai praticamente tenendo in ostaggio.»
«Mi sembra che stia camminando con le tue gambe. Io non ti ho nemmeno sfiorata quindi, tecnicamente, sei libera.»
«Tecnicamente?»
«Beh, sì. Praticamente non vuoi stare lontana da me» osservò Harry mostrando un sorriso a trentadue denti.
Abigal lo scrutò per alcuni secondi cercando di reprimere il desiderio di strozzarlo che in quel momento la stava assalendo. Doveva tranquillizzarsi e trattenere i suoi istinti omicidi nei confronti di quel meraviglioso ragazzo dagli occhi trasparenti. Per quanto fosse vanitoso, egocentrico, spavaldo e viziato, qualunque persona sana di mente avrebbe definito Harry un bel ragazzo. Che poi avesse un cespuglio incolto al posto dei capelli, un gusto di vestire antiquato quanto quello di sua nonna e una lista di difetti di gran lunga superiore a quella dei pregi, beh, quello era un altro conto.
«Sì, certo» rispose distratta Abigail.
Harry si arrestò bruscamente, «visto? Lo ammetti anche te.»
«La ragione si da solo ai matti, ricordatelo» ribatté la ragazza con tono di sfida.
«Tu sei matta» mormorò Harry con un tono di voce appena udibile, mosse un passo verso la ragazza per spostarle una ciocca di capelli che le era caduta sul viso, «di me» aggiunse poi mostrando un sorriso spavaldo accompagnato dalle immancabili fossette.
Abigail deglutì visibilmente a disagio, erano vicinissimi, più di quanto non lo fossero mai stati. Poteva scorgere negli occhi verdi di Harry alcune sfumature più scure che non aveva mai notato prima e un piccolo neo all’angolo sinistro della bocca. Sentiva il suo respiro caldo solleticarle la pelle e un brivido le percorse la schiena.
Si scostò bruscamente riprendendo a camminare, non poteva sentirsi così in imbarazzo davanti a Harry-guarda-quanto-sono-figo-Styles. Lei era più intelligente e sveglia delle ochette che cadevano ai suoi piedi con un solo schiocco di dita, lei non si sarebbe fatta sottomettere da uno stupido ragazzino viziato che si faceva ancora comprare i vestiti dalla mamma.
«Hey! Dove scappi?» la richiamò il ragazzo correndo per raggiungerla.
«Il più lontano possibile da te.»
Harry la prese per un polso costringendola a voltarsi, «scusa se ti ho messa a disagio» mormorò visibilmente dispiaciuto.
«Non mi hai messa a disagio» soffiò Abigail sciogliendosi da quella presa con uno strattone e riprendendo a camminare, questa volta più lentamente.
Il ragazzo non riuscì a trattenere un sorriso, era sua, pensò osservandola con la coda dell’occhio, senza proferire parola. Sapeva esattamente come si sentiva, il suo cuore le comandava di lasciarsi andare al fascino Styles ma c’era ancora il cervello a impedirglielo. Era come se si trovasse in mezzo a una guerra e dovesse scegliere da che parte schierarsi.
Era una questione di giorni e quelle labbra sarebbero diventate sue, se non tutto il resto, pensò malizioso Harry mordendosi un labbro prima di raggiungerla e camminare al suo fianco senza proferire parola.
 
Sophie si diresse alla cattedra per consegnare il compito in classe nell’istante esatto in cui suonò la campanella. Era una consuetudine la sua, non si alzava mai dal banco prima della fine dell’ora, anche se aveva finito prima. Ricontrollava sempre tutto con molta perizia per essere certa di non aver commesso errori di distrazione che le avrebbero abbassato il voto ingiustamente. Uscì dalla classe per ultima. I corridoi erano affollati come al solito, e non fece in tempo a muovere un passo che già era stata travolta dal marasma di studenti che si dirigeva ognuno in una direzione diversa.
«Ehi!» si sentì chiamare.
Non ci fu bisogno di voltarsi, avrebbe riconosciuto quella voce squillante e quell’accento irlandese anche a chilometri di distanza. Un sorriso le apparì sul volto.
«Ciao Niall» disse cercando di restare calma, anche se il cuore le batteva già a mille.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli guardandosi in giro prima di posare i suoi occhi azzurri su quelli di Sophie.
«Volevo ringraziarti per.. ieri» aggiunse dopo un attimo di esitazione, «ho pure consegnato il compito prima! Non mi era mai successo prima, è tutto merito tuo!» esclamò poi lasciandosi travolgere dall’entusiasmo.
Il suo tono di voce era colmo di gratitudine.
«Tu come mai sei uscita solo adesso? Hai trovato difficoltà?»
Sophie scosse la testa ricominciando a camminare, «consegno sempre alla fine io. Sai, preferisco controllare.»
Niall annuì serio come se stesse riflettendo su quelle parole, «io non ci riesco. Sarà che la pazienza non è il mio forte» ammise rivolgendole un sorriso divertito.
Sophie sentì la terra mancarle sotto i piedi, possibile che un semplice gesto da parte di quel ragazzo potesse farla dimenticare di tutto ciò che la circondava?
Qualunque ansia o timore che aveva scompariva nell’istante esatto in cui si trovava con lui, Niall Horan era un toccasana.
Il suono della campanella la distrasse dai suoi pensieri, «ora devo andare, ci vediamo domani!» esclamò sorridente facendole l’occhiolino, «anche perché devo ricambiare il favore!»
Sophie non fece in tempo a rispondere che il biondo era già stato inghiottito dalla massa di gente che girovagava per la scuola, la ragazza si guardò in giro smarrita per alcuni secondi prima di dirigersi verso il suo armadietto. Prese il telefonino dalla borsa, un nuovo messaggio: Harry mi ha sostanzialmente rapita! Più passa il tempo più trovo quel ragazzo insopportabile! Ci vediamo domani J
Sophie sorrise chiudendo con un tonfo secco l’armadietto e dirigendosi con calma verso l’uscita della scuola immaginandosi la sua migliore amica che riempiva d’insulti quel povero ragazzo. I suoi pensieri però, furono subito interrotti dall’immagine che le si presentò davanti: Niall abbracciato a una meravigliosa ragazza che non aveva mai visto prima. Era felice, come non lo vedeva da tempo, e non sembrava volersi staccare.
Sentì un groppo formarsi all’altezza dello stomaco e la gola seccarsi. Avrebbe voluto gridare con tutta se stessa per cacciare fuori la rabbia che sentiva, invece era rimasta inerme sul pianerottolo a farsi sballottolare di qua e di là dagli altri ragazzi che stavano uscendo.
Stupida, ecco come si sentiva in quell’istante.
Una vera e propria stupida per aver potuto credere, anche se per un secondo, che un ragazzo meraviglioso come Niall potesse considerare una sfigata come lei che preferiva passare il sabato sera a leggersi un buon libro piuttosto che a scatenarsi in discoteca.
 
«Dobbiamo andare» esordì Harry serio alzandosi dalla sedia del bar in cui si erano rifugiati quando avevano sentito i primi goccioloni farsi spazio tra le nuvole grigie.
«Non vedi che piove? Non ho intenzione di prendere l’acqua solo perché tu devi andare a casa» ribatté Abigail mettendosi a braccia conserte.
«Okay, allora vado solo io.»
Senza fare troppi complimenti il ragazzo si alzò per dirigersi alla cassa a pagare le due cioccolate che avevano ordinato.
«Aspetta! E io come torno a casa?»
«Non è un mio problema» disse tranquillo Harry porgendo alla cameriera una piccola mancia, «io ti ho detto che dobbiamo andare, se poi tu vuoi restare qua, è una tua scelta.»
Abigail strinse i pugni per evitare di tirarli, con un colpo ben assestato, a quella faccia da schiaffi che si trovava davanti.
Valutò per bene le due opzioni. O si bagnava ma si faceva lasciare davanti a casa da Harry, o aspettava che la pioggia cessasse e tornava a casa in pullman con calma. Si avvicinò alla finestra del bar giati osservando il cielo plumbeo e l’acqua che scendeva a catinelle.
Quello si prospettava un bel temporale che non aveva idea di cessare molto presto così decise di seguire Harry fuori dal locale.
«Sappi che se mi ammalo sporgo denuncia» mormorò a denti stretti alzandosi leggermente la felpa senza cappuccio sulla testa. Solo in quell’istante si pentì di non essersi portata dietro l’ombrello quella mattina.
«Vieni a casa mia che ti faccio guarire io» sorrise malizioso di Harry, prima di cominciare a correre.
«Ehi! Aspetta!» gridò Abigail seguendolo.
Guardare dove mettere i piedi con l’acqua che ti entrava negli occhi non era una cosa da niente, se a questo poi si aggiungeva il freddo che sembrava penetrarti le ossa, l’impresa era quasi impossibile.
«Corri!» la spronò Harry rallentando leggermente il passo, «non dovrei essere io il bradipo che non sa correre? Qui mi sembra che sei tu che non mi stai dietro» aggiunse poi divertito.
«Fottiti Styles.»
«Me l’hai già detto troppe volte, cambia frase.»
Prima che Abigail potesse rispondergli per le rime, Harry le prese la mano trascinandola per le vie della città.
Il tocco caldo e morbido che sentì le fece dimenticare per un secondo dell’acqua che cadeva incessante sulla sua testa e che penetrava lentamente nella schiena. Si sorprese del gesto da parte del ragazzo, non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, gliene era grata.
Alcuni minuti dopo Harry si arrestò, e non guardando dove andava, Abigail rischiò di finirgli addosso.
Il riccio lasciò la sua mano per cercare nelle tasche le chiavi della macchina, con un gesto svelto l’aprì.
Senza proferire parola salirono entrambi, mai come allora Abigail era felice di avere un tetto sopra la sua testa. Quella era la prima e ultima volta che avrebbe fatto la maratona sotto l’acqua, aveva le mani in grembo e tremava dal freddo. L’episodio era da aggiungere ai motivi per cui odiava Harry Styles.
«La doccia per questo mese l’abbiamo fatta» esordì il ragazzo divertito distraendola da quei pensieri.
Abigail si voltò a guardarlo visibilmente irritata da quell’affermazione. Harry accese l’auto e avviò l’aria condizionata prima di accorgersi dello sguardo perquisitore che aveva puntato addosso.
«Spero tu abbia una proficua assicurazione sulla vita perché sto per ucciderti.»

***

Hoolaaa!
Scusate se sarò di poche parole ma mi sto riguardando per la milionesima volta harry potter e il principe mezzo sangue (anche se non vi interessa, sono arrivata al punto in cui ron mangia i cioccolatini col filtro d'amore ahaha) quindi sono tutta presa :3
Volevo solo ringraziarvi per le recensioni che mi avete lasciato, mi riempite davvero il cuore di gioia *-* 
Per premiarvi ho parlato molto di Sophie e Niall visto che vi erano mancati nel capitolo precedente anche se alla fine la povera Sophie ci rimane male :/
E NON VI DICO PER CHE COSA! MUAHAHAHAA!
In realtà il finale è stato inaspettato anche per me, questa cosa non faceva parte della scaletta (ringrazio agata per il consiglio, devo dire che mi ha messo in ordine le idee haha) però mi andava di metterla quindi ora devo rivedere un po' il tutto.
Okay avevo detto che non mi sarei dilungata ma come al solito mi sono contraddetta da sola haha!
Passiamo alla pubblicità và :)
Prima di tutto, (nel caso non l'abbiate già fatto ma mi pare impossibile) vi consiglio di passare a leggere queste due stupenderrime fan fiction u.ù 
Revolution e Hi, i'm PrinceCharming93, and you are?
E poooooi:

- And you appear, just like a dream to me
- Holmes Chapel
- Get me with those green eyes, baby

Ora mi dileguo seriamente, vi adoro :3
jas

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


  

«Sophie..» la chiamò Abigail, ma la ragazza sembrò non sentirla. Continuò a camminare assorta per le corsie del supermercato.
«Sophie!» questa volta il tono della ragazza si fece più deciso, la bionda, infatti, si girò di scatto sorpresa nel sentire pronunciare il suo nome. Come se in quel momento la sua mente fosse da tutt’altra parte.
«Che c’è?»
«Non è meglio se ci dividiamo? Tu vai a prendere da bere mentre io tutte le schifezze di questo mondo. Se andiamo avanti con questa velocità, stiamo qua fino a domani mattina.»
Sophie alzò le spalle assentendo flebilmente prima di dirigersi in silenzio verso il reparto delle bibite. Abigail sospirò andando nella direzione opposta.
In quel momento odiava Niall quasi quanto Harry, pensò. Che poi in realtà, c’era da vedere com’erano andate realmente le cose, conoscendo Sophie dalle elementari Abigail sapeva che era il tipo di ragazza che si faceva travolgere dai sentimenti. Anche fin troppo. E alla fine stava male anche per delle cose di poco conto, Abigail non conosceva Niall ma era convinta che fosse ben diverso dalle persone che frequentava. Non aveva la faccia da stronzo. In qualunque caso, però, non doveva abbracciare quella ragazza, in quel posto, in quell’istante. Da quando Sophie aveva assistito alla scena, era radicalmente cambiata. Lei cercava di non darlo troppo a vedere ma Abigail aveva notato che era diventata più taciturna del solito ed era sempre con la testa tra le nuvole. Per quel motivo l’aveva invitata a casa sua per il weekend, avrebbero guardato un film con qualche bell’attore hollywoodiano rannicchiate sul divano a mangiare di tutto e di più. Esattamente com’erano solite fare quando si erano appena conosciute.
La ragazza si fermò alcuni secondi davanti all’immenso scaffale colmo di tutti i tipi di caramelle possibili e immaginabili. Passò in rassegna velocemente tutti quei sacchetti colorati, dall’aria invitante, prima di soffermarsi sulle caramelle gommose, le sue preferite.
«Fossi in te prenderei le Haribo.»
Abigail sussultò sentendo quella voce calda così vicina a sé, non ci fu bisogno di voltarsi per riconoscerla. Sbuffò scocciata prima di spostarsi lentamente incrociando gli occhi verdi di Harry.
«Che fai, mi pedini?» chiese scontrosa.
Il ragazzo si lasciò andare a uno sei suoi soliti sorrisi sghembi, «ti piacerebbe..»
Abigail lo ignorò prima di voltarsi di nuovo verso lo scaffale, avrebbe tanto voluto prendere le Haribo, le sue caramelle preferite ma non l’avrebbe mai fatto davanti a Harry. Non gli avrebbe mai dato retta, a costo di passare la serata a digiuno. Optò così per un altro tipo di caramelle che non le dispiacevano affatto ma che comunque non erano all’altezza delle sue amate Haribo.
«Vedo che non badiamo alla linea..» continuò Harry squadrando dalla testa ai piedi la ragazza, con la solita espressione da strafottente dipinta sul volto.
«Vorresti insinuare che sono grassa?»
Il riccio alzò le spalle osservando attentamente il corpo di Abigail che si sentì improvvisamente in imbarazzo.
Harry arricciò le labbra portandosi una mano al meno con fare pensieroso. Doveva ammettere che si trovava davanti una gran bella ragazza, non troppo appariscente ma allo stesso tempo nemmeno trasandata. Giusta, nel complesso. Non era esageratamente magra ma nemmeno grassa, aveva le forme al posto giusto, esattamente come piaceva a lui. Si trovò un’altra volta a ringraziare Niall per la sua scelta.
«Non sei male» concluse semplicemente prima di camminare verso la fine della corsia.
«Non sono male?» ripeté indignata Abigail seguendolo.
«Come ti permetti di dare un giudizio così superficiale su una persona che nemmeno conosci? Solo perché mezza scuola ti sbava dietro e farebbe carte false per avere un appuntamento con te, non ti autorizza a trattare le persone come oggetti o a giudicare senza prima conoscere.»
Harry alzò le sopracciglia sorpreso da quella risposta, la ragazza cominciava a fare sul serio, pensò. Si lasciò scappare un sorriso divertito.
«E la smetti di sorridere? Mi dai sui nervi» aggiunse alterata.
Le labbra del ragazzo si allargarono ancora di più. Perché Abigail si arrabbiava così tanto per un suo giudizio? Probabilmente gli importava di lui più di quando volesse ammettere, non solo agli altri ma anche a se stessa.
«Non mi sembra che tu faccia diversamente. Sei sempre stata prevenuta nei miei confronti giudicandomi senza nemmeno conoscermi. Che ne sai tu di me?» chiese tranquillo Harry facendo un passo verso la ragazza.
«Io..»
Abigail abbassò la testa imbarazzata, per la prima volta non aveva la risposta immediata. Si sentì avvampare. E la cosa che le dava più fastidio era che il riccio non aveva tutti i torti, anzi. Come poteva accusarlo di essere superficiale se anche lei era la prima a dare un giudizio su tutti?
Non sapeva più che cosa pensare, da una parte ammetteva di essere nel torto ma dall’altra era convinta che i suoi pregiudizi fossero esatti. Chi non reputava Harry viziato ed egocentrico? Non bisognava per forza conoscerlo per capirlo. Allo stesso tempo però si sentiva un’ipocrita, accusava gli altri di una cosa che faceva anche lei.
Alzò lo sguardo incrociando gli occhi trasparenti del ragazzo. Nel suo sguardo non c’era rabbia o disprezzo, cosa che si sarebbe aspettata di vedere, era completamente a suo agio. Harry era sempre a suo agio.
«Vedi? Ho ragione» proclamò trionfante il ragazzo.
«Non credo proprio» borbottò corrucciata Abigail.
Non avrebbe mai ammesso davanti a lui di essere nel torto, neanche se l’avessero costretta.
«Ora per farti perdonare, stasera tu e Sophie venite a casa mia piuttosto che fare il vostro pigiama-party – abbassò lo sguardo verso il carrello pieno di schifezze – e passate la serata con me e i ragazzi» continuò Harry ignorando la risposta della ragazza.
«Io non ci vengo a casa tua.»
«Se non vuoi stare con me lo capisco, beh, in realtà no ma farò finta di farlo. Ma credo che la tua amica sarebbe più che felice di passare un po’ di tempo con Niall, non credi?»
«No» ribatté secca Abigail.
Harry aggrottò le sopracciglia perplesso da quella risposta, «l’altro giorno l’ha visto avvinghiato a una ragazza e ci è rimasta molto male. Non credo lo voglia vedere» aggiunse per fare spiegazioni alla faccia dubbiosa del ragazzo.
Il riccio restò serio per alcuni secondi riflettendo su quelle parole, «era per caso bionda, bella e alta più o meno come te?»
«Non lo so! Io non ero lì, però sì, era bionda.»
Harry scoppiò a ridere buttando la testa all’indietro, «okay credo che dobbiate venire seriamente. E dì a Sophie di stare tranquilla.»
«Mi nascondi qualcosa, Styles?»
«Non te lo dico. Se lo vuoi scoprire, vieni a casa mia alle nove stasera.»
Harry le fece l’occhiolino prima di dileguarsi, senza lasciare il tempo ad Abigail di controbattere.
La ragazza sbuffò prendendo il pacchetto di Haribo dallo scaffale e andando alla ricerca di Sophie, probabilmente quella sera ci sarebbe stato un cambio di programma.
 
Sophie camminava distratta per le corsie del supermercato alla ricerca delle bibite quando intravide una testa bionda nel reparto alcolici. Indugiò alcuni secondi, incerta se andare a salutarlo oppure fare finta di niente. Quando però decise di ignorarlo, il ragazzo alzò la testa vedendola. Subito si aprì in un sorriso prima di avvicinarsi a grandi passi.
«Ciao!» esclamò raggiante.
«Ehi..» il tono di Sophie era molto meno convinto.
«Tutto bene?» chiese Niall leggermente preoccupato.
La ragazza annuì flebilmente sforzando un sorriso, «tu?»
«Si va avanti.. E’ da un po’ che non ti vedo in giro, sicura di stare bene?» insistette.
«Sì..» mormorò Sophie cercando di essere il più decisa possibile anche se in realtà non aveva convinto nemmeno se stessa.
Sentiva un peso all’altezza dello stomaco e lo sguardo perquisitore di Niall che aveva addosso non la aiutava.
Avrebbe dovuto non indugiare e continuare dritta per la sua strada così da poter evitare quel confronto che la stava distruggendo interiormente. Avrebbe voluto essere forte e non illudersi com’era solita fare ma purtroppo le era impossibile. Doveva capire che stava correndo troppo, andando anche al di là di quella che era la realtà ma ci era cascata di nuovo. Inevitabilmente.
Uscire dalla classe al suono della campanella senza dare il tempo a nessuno di rivolgerle la parola, stare nei corridoi il meno possibile e andare a casa non appena finivano le lezioni non era servito per evitare il confronto con Niall che ora la osservava con sguardo evidentemente preoccupato.
«Allora perché è tutta la settimana che.. scappi da me?» chiese il ragazzo indugiando leggermente sulle ultime parole.
«Io non scappo da te» borbottò Sophie osservandosi le scarpe che in quel momento erano più interessanti del viso del biondo.
«Senti, sarò tutto quello che vuoi, ma non sono stupido» affermò lui perdendo leggermente la calma. «quindi, o mi dici che hai o..»
«Ti ho visto l’altro giorno con.. quella» lo interruppe con sua stessa sorpresa Sophie.
Quelle parole le erano uscite senza rendersene conto, avrebbe voluto sprofondare piuttosto che dover vedere Niall davanti a sé che non sapeva cosa fare.
La osservò curioso per alcuni istanti senza capire bene a che cosa si riferisse.
«Quando.. esattamente?» chiese poi.
«Il giorno in cui abbiamo fatto la verifica di biologia» affermò convinta la ragazza trovando il coraggio di guardarlo negli occhi.
Niall ci pensò un po’ su prima di sorridere divertito.
«Che c’è?» chiese Sophie irritata mettendosi a braccia conserte.
«Oh Evans, Evans» sospirò il ragazzo rilassandosi, «potevi dirmelo prima! Mi hai fatto preoccupare per niente..»
«Che vorresti dire?»
«Che la bionda che stavo abbracciando l’altro giorno non era la mia ragazza» affermò Niall ancora divertito.
«Non intendevo dire questo» borbottò Sophie sentendosi avvampare.
In diciassette anni di esistenza non aveva mai fatto una figuraccia peggiore di quella. Avrebbe voluto prendere e scappare, ma sentiva i piedi come inchiodati al pavimento e poi fuggire non sarebbe servito comunque a molto. Non riusciva ancora a credere che si era in poche parole dichiarata a Niall Horan confessando la sua gelosia verso una bionda di cui ignorava ancora il nome.
«Lei è Luna. Un’amica di Louis, beh, in realtà anche mia, che è tornata dagli Stati Uniti. La stavo semplicemente salutando» continuò.
Sophie aprì la bocca senza riuscire a proferire parola.
«Ah» disse semplicemente, anche se quello che uscì assomigliava di più a un verso senza senso.
«Sono felice che abbiamo chiarito, pensavo di aver combinato qualcosa» confessò Niall abbracciandola istintivamente.
Sophie restò sbigottita per alcuni secondi prima di appoggiare con riluttanza le mani sulla schiena del ragazzo. Sperava vivamente che non sentisse il suo cuore che minacciava di uscire dal petto anche perché quel giorno si era resa già abbastanza ridicola.
«Che fai stasera?» chiese poi il biondino sciogliendosi dall’abbraccio.
«Dovrei andare da Abigail» rispose Sophie con riluttanza, avrebbe preferito non avere impegni quella sera.
«Oh, perché noi andiamo da Harry se ti andava di venire..»
«Ecco, io..»
Si maledette da sola per aver confessato di avere degli impegni, avrebbe potuto tranquillamente mentire e “scaricare” Abigail, non si sarebbe certamente arrabbiata, anzi, avrebbe capito alla perfezione
«Stai tranquilla, se vi va di passare noi siamo là altrimenti ci vediamo a scuola.»
«Va bene» Sophie si lasciò andare a un sorriso rilassato mentre la sua mente viaggiava alla velocità della luce per formulare nel modo giusto la richiesta che avrebbe fatto ad Abigail. Sarebbe stata disposta a farle copiare tutte le verifiche, compiti, a darle ripetizioni ogni qualvolta ne avesse avuto bisogno pur di andare a casa Styles quella sera.
La suoneria del cellulare di Niall interruppe il silenzio che si era venuto a creare, «ora devo andare» confessò una volta letto il messaggio, «spero di vederti stasera!» aggiunse prima di sparire dietro uno scaffale.
La ragazza sospirò ancora scossa per la sua “chiacchierata” con Niall, il battito del suo cuore non si era ancora stabilizzato. Si guardò in giro alcuni secondi prima di dirigersi verso la cassa dove avrebbe sicuramente incontrato Abigail. Infatti la scorse in lontananza già in coda.
«Ehi!» esclamò sorridente quando le fu abbastanza vicina.
L’amica le rivolse un sorriso, «come mai tutto quest’improvviso buonumore?» chiese poi, rivolgendosi probabilmente allo stato in cui si trovava prima.
«Ho incontrato Niall» esclamò raggiante Sophie senza riuscire a trattenere un sorriso a trentadue denti.
«E..?»
«E mi ha invitata a casa di Harry stasera! Andiamo? Ti prego» la bionda unì le mani implorandola.
Abigail sospirò prima di annuire flebilmente, «okay. Ma sappi che lo faccio solo per te e Niall, quindi mi devi un favore visto che dovrò sopportare Styles per tutta la sera.»
Sophie non riuscì a trattenere un gridolino di gioia prima di buttare le braccia al collo di Abigail che si sbilanciò leggermente rischiando di cadere per terra.
«Ma.. Aspetta un secondo, tu non eri arrabbiata con Niall?» chiese poi.
«Tutto chiarito, la bionda era un’amica di Louis appena tornata dagli Stati Uniti.»
Abigail osservò l’amica in silenzio riflettendo sulla reazione che aveva avuto Harry quando gli aveva raccontato della scena a cui aveva assistito Sophie. Tutto tornava, come al solito la sua amica si era preoccupata per niente.

***

Hoolaa!
Eccomi qua con un nuovo capitolo, Sophie si puà mettere l'animo in pace ahah
Ringraziatemi perché non vi ho lasciate sulle spine come avrei voluto (infatti teoricamente l'identità della bionda si doveva scoprire nel prossimo capitolo) ma sono stata brava :)
Quiiindi ora come premio (?) voglio taaaante recensioni! ahah
No scherzo, uè però seriamente fatemi sapere che ne pensate u-u
Nel prossimo capitolo ci saranno MOOOLTI colpi di scena, robe che non v'immaginate neanche quindi stay tuned (?)
Ora, vi chiedo un altro favore: passate a leggere questa storia che è scritta davvero bene e poi è stupenderrima (?) e già che ci siete lasciate una recensione :3 S'intitola Same Mistakes
Okay ho finito di rompervi le scatole, ricordatevi che vi adoro <3
jas

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


«Mamma io esco!» gridò di fretta e furia Abigail scendendo le scale.
«Dove vai?»
La voce del padre la fermò quando aveva appena appoggiato la mano sulla maniglia della porta.
«A una festa» disse facendo capolino in cucina, «e prendo la macchina» aggiunse poi.
L’uomo annuì serio facendole un cenno con la mano per darle il via libera.
«Non bere!» la intimò prima che la figlia sbattesse la porta uscendo. La madre scosse la testa sconsolata, era un vizio che aveva da diciotto anni e che non si sarebbe mai tolta.
Abigail si avviò lentamente verso la casa dell’amica, lanciò un’occhiata all’orologio della macchina notando che era in netto anticipo e non voleva arrivare da Harry in perfetto orario. Sarebbe stato come avere scritto in fronte “non vedo l’ora di vederti” cosa che non era assolutamente vera. Aveva accettato l’invito soltanto per fare un favore a Sophie, era certa che non l’avrebbe mai perdonata nel caso avesse rifiutato.
Accostò davanti alla villetta dell’amica prima di mandarle un sms. Alcuni minuti dopo notò la luce dell’entrata accendersi prima di vedere la bionda uscire di casa e dirigersi a passo svelto verso l’auto.
Indossava un vestito blu scuro, simile ai tanti che aveva, un cardigan marrone e delle ballerine abbinate, esageratamente elegante rispetto alla felpa e ai jeans che indossava Abigail.
Quando salì in macchina notò una linea sottile di matita azzurra sopra gli occhi che metteva in risalto le sue bellissime iridi blu, i capelli erano stati lasciati stranamente sciolti così che i boccoli perfetti le contornassero il viso chiaro mentre un velo di lucidalabbra copriva le labbra carnose. Abigail sorrise, Sophie era impeccabile come al solito.
«Allora, sai dove abita Harry?» le chiese la bionda rompendo il silenzio.
L’amica scosse la testa inserendo la prima, «so la zona, ma sono certa che casa sua non passerà inosservata, sarà come minimo una reggia, la troveremo con facilità.»
 
Harry guardò l’orologio che teneva sul polso picchiettando nervosamente il piede a terra.
«Hai finito?» chiese Zayn scocciato, «stai facendo muovere anche la mia gamba.»
Il riccio lo guardò in cagnesco prima di smettere.
«Non credi che ti abbia dato buca? Insomma, a quanto hai raccontato non è che abbia proprio accettato l’invito» intervenne Louis.
«Sì ma voleva sapere chi fosse la bionda che Niall stava abbracciando, io credo che sia piuttosto curiosa, non può non venire.»
«Perché curiosa?» chiese Niall a bocca piena, le parole si capivano a malapena. «Io gliel’ho detto con Sophie che la ragazza che stavo abbracciando era Luna» aggiunse tranquillo.
Harry strabuzzò gli occhi evidentemente sorpreso da quell’affermazione. Se le cose stavano così allora era molto probabile che avesse cambiato idea.
«Un momento, era gelosa di me?» si intromise Luna divertita, indicandosi, come per essere proprio sicura che stessero parlando della persona giusta.
L’irlandese annuì, «ci ha visti abbracciarci quando eri passata a scuola per l’iscrizione.»
La bionda scoppiò a ridere buttando la testa all’indietro e battendo la mano destra sulla gamba di Louis che sedeva al suo fianco. Il viso del ragazzo però era rimasto serio, diversamente da come si sarebbero aspettati tutti, nei suoi occhi si poteva scorgere un pizzico di gelosia.
«Deve essere proprio innamorata allora» convenne Liam, che era stato in silenzio fino ad allora.
Niall abbassò lo sguardo imbarazzato, era un fatto risaputo che Sophie avesse una cotta per lui. Lo avrebbe capito chiunque, il modo in cui si irrigidiva quando gli rivolgeva la parola, il fatto che non riuscisse a reggere il suo sguardo per più di alcuni secondi, le sue guance che si coloravano troppo spesso di rosso. Nonostante questo, sentirselo dire dagli altri ad alta voce faceva ancora uno strano effetto a Niall, molto probabilmente perché anche lui aveva cominciato a sentirsi leggermente a disagio con lei, ad arrossire più spesso di quanto avrebbe dovuto e ritrovarsi a pensare a lei quando meno se lo aspettava. Sorrise senza nemmeno accorgersene.
«Woo! Qui c’è qualcuno che ricambia!» lo beffeggiò Harry alzandosi dal divano per prendere la ciotola di patatine appoggiata sul tavolino.
«Smettila!» il biondo gli tirò un cuscino addosso facendogli perdere la scodella dalle mani. Il cibo si sparpagliò su tutto il tappeto.
Harry alzò lo sguardo serio verso Niall che era rimasto immobile. Nella sala calò il silenzio rotto soltanto dal rumore di Marvin, il carlino del riccio che trotterellava felice in mezzo al cibo sparso in terra. Probabilmente quel giorno avrebbe avuto uno spuntino extra.
«Carmela!» gridò Harry dirigendosi in cucina. Pochi secondi dopo arrivò una signora minuta, dalla pelle olivastra con in mano scopa e paletta che cominciò a pulire in silenzio.
«Aspetta che ti aiuto» intervenne il riccio prendendo la paletta mentre la domestica raccoglieva le patatine. Tutti restarono ammutoliti guardando quella scena, mai avrebbero pensato che il viziato ed egocentrico Harry Styles aiutasse la domestica a fare ciò per cui era pagata. Da lui si sarebbero tutti aspettati un commento del tipo “è il suo lavoro” invece eccolo lì che si dava da fare.
 
«Credi che sia questa?» chiese riluttante Sophie cercando di vedere qualcosa oltre il maestoso cancello in ferro battuto che si innalzava davanti a loro. 
«Sul citofono c’è scritto “Styles”, quanti Styles credi che ci possano essere?»
La bionda alzò le spalle guardandosi in giro, erano praticamente immerse nel buio, se non per una luce fievole che illuminava la targhetta del campanello e il chiarore di un lampione in lontananza.
Abigail suonò titubante, alcuni secondi dopo una voce elettronica ma pur sempre chiara e riconoscibile rispose.
«Pensavo ti fossi persa» esordì Harry prima che il cancello davanti a loro si aprisse lentamente, la ragazza alzò gli occhi al cielo visibilmente seccata, «guarda che ti vedo» la schermì il ragazzo.
Abigail si voltò di scatto verso il citofono notando solo allora la telecamerina, ecco perché l’aveva riconosciuta all’istante, pensò.
«Forza, entra» aggiunse prima di riattaccare.
La ragazza avanzò lentamente nell’ampio viale, costeggiato da maestosi alberi che facevano a malapena filtrare il chiarore della luna che brillava alta nel cielo. Se non le avesse risposto Harry avrebbe seriamente pensato di essersi persa ed essere finita in mezzo al bosco.
«Dove stiamo andando, alla reggia di Versailles?» domandò Sophie ammagliata quanto l’amica.
«Non ne ho idea» rispose incantata Abigail prima di scorgere davanti a sé un edificio enorme, tinteggiato di bianco che probabilmente doveva essere casa Styles. Parcheggiò nell’ampio piazzare e si diresse alla porta, proprio quando stava per bussare questa si aprì.
«Buonasera!» disse raggiante Harry spostandosi poi dall’ingresso per fare entrare le ragazze. Abigail si guardò in giro letteralmente a bocca aperta, l’entrata di quella casa era grande quanto il suo salotto.
«Da questa parte» disse poi dirigendosi sotto un arco che portava in soggiorno.
«Abigail, Sophie» aggiunse rivolgendosi alle ragazze, «loro sono Zayn, Louis, Liam e Luna. Niall lo conoscete già» indicò rispettivamente tutti i ragazzi prima di invitarle a sedersi.
Harry sparì per alcuni minuti su per le scale, in salotto calò un silenzio a dir poco imbarazzante. Luna si guardava in giro sorridente, Abigail e Sophie le stavano già simpatiche a pelle, Niall non riusciva a levare gli occhi dalla bionda che trovava particolarmente graziosa quella sera mentre gli altri continuavano a stuzzicarsi, in particolare Liam e Louis. Zayn era intento a trafficare col telefono.
«Eccomi qua!» esclamò trionfante Harry quando tornò. Reggeva in mano una grande scatola bianca, senza scritto niente sopra. «Ho pensato che potremmo fare un gioco che adoro, però ho anche trovato un’idea per renderlo più divertente» spiegò fiero di se stesso aprendo la custodia.
«Twister!» proruppe Louis festoso battendo le mani.
Luna lo guardò con la coda dell’occhio prima di scoppiare a ridere, «passavamo le giornate a giocarci da piccoli. E io vincevo. Sempre.»
«Non è vero!» ribatté il ragazzo mettendosi a braccia conserte, «una volta ti ho battuta.»
La risata della bionda si fece ancora più forte, «ci credo! Ti ricordo che mi ero appena slogata il polso quella volta!»
«Okay ragazzi, basta. Lou, sappiamo tutti che ti muovi come un bradipo» intervenne Harry.
«Senti chi parla» borbottò il ragazzo abbassando lo sguardo seccato.
Luna gli accarezzò la guancia con fare consolatorio prima di posargli un dolce bacio sorridendo divertita.
«Riservate le smancerie per dopo, ho inventato un nuovo twister! Ogni giocatore, quando è il suo turno, deve bersi uno shottino, giusto per rendere tutti più divertente. Che ne dite?»
«Perderemo tutti subito, se ci ubriachiamo» osservò Niall.
«Ma è questo il bello!»
«Secondo me ci divertiremmo anche senza bere.»
«Io ci sto!» esclamò Zayn che, finalmente, si decise a mettere il telefono in tasca.
Harry cercò con lo sguardo sostegno nei suoi amici, Liam annuì, anche se con poca convinzione, mentre Abigail lo guardava scettica. Tutti sembravano in fibrillazione per questa nuova idea così anche lei assentì, non voleva fare la guastafeste.
«Io..» esordì Sophie, «non credo di poter giocare. Insomma..»
Ammiccò al vestito che indossava, Harry sorrise beffardo.
«Potresti fare lo..»
Prima che potesse finire la frase gli arrivò un cuscino in faccia da parte di Niall, sospirò irritato, «hai ragione» disse poi.
 
«Dicevano tanto di Louis ma mi sembra che tu sia stato il primo a perdere» osservò Sophie mentre passeggiava per l’ampio giardino di casa Styles.
«E’ stato un gesto di cavalleria, mi dispiaceva vederti lì seduta sul divano a guardarci giocare così ho fatto apposta a perdere per farti compagnia» spiegò il biondo voltandosi a guardarla.
La ragazza non riuscì a trattenere un sorriso incrociando quelle profonde iridi blu che avrebbero fatto invidia a chiunque.
«Dove mi stai portando?» chiese poi cambiando completamente argomento.
«Ora vedrai.»
Senza che Sophie potesse rispondere, Niall le afferrò la mano aumentando il passo ed entrando nuovamente in casa da una porta finestra socchiusa.
«Sei sicuro che possiamo venire qua?» domandò la ragazza leggermente preoccupata.
Niall si mise l’indice sulla bocca intimandola a fare silenzio. Camminavano in una stanza buia, in cui si potevano a malapena distinguere alcuni oggetti quali un letto e un armadio che occupava tutta la parete. Salirono due rampe di scale prima che Niall le lasciasse la mano per aprire una porta scorrevole che dava su un balcone immenso.
Sophie trattenne il respiro per alcuni istanti, completamente ammagliata da quel posto così oscuro e nascosto ma allo stesso tempo romantico. Si diresse in silenzio verso la ringhiera contemplando il paesaggio che le si prospettava davanti.
Sotto di lei si poteva osservare il giardino tenuto impeccabilmente, spostando lo sguardo verso l’orizzonte però, oltre un piccolo bosco si potevano notare le villette a schiera tipicamente inglesi e infine le luci che illuminavano Londra.
«Come mai conosci casa Styles così bene?» chiese poi Sophie rompendo il silenzio che si era venuto a creare.
«Harry è una delle prime persone con cui ho legato quando mi sono trasferito. So che non si direbbe ma è davvero simpatico e altruista, è l’unico che non ha avuto pregiudizi nei miei confronti. Mentre tutti mi prendevano in giro per il mio buffo accento, lui non ha esitato ad aiutarmi ad ambientarmi. Devo molto a lui.»
Sophie annuì in silenzio ripensando alla prima volta che aveva visto Niall in quella scuola, durante la lezione di biologia.
«Tu invece che mi dici della tua famiglia?» continuò il ragazzo.
La bionda deglutì alzando lo sguardo verso il cielo stranamente sereno prima di cominciare a parlare.
«Mio padre se n’è andato quando avevo dieci anni» iniziò con non poca fatica, «un incidente stradale. Stava tornando a casa dal lavoro, come tutte le sere, quando si è trovato un camionista completamente ubriaco che guidava contromano. Hanno avuto un frontale ed è morto sul colpo.»
Sophie abbassò la testa lasciando che una lacrima le scivolasse sulla guancia prima di cadere sulla ringhiera alla quale era appoggiata. Poteva sembrare strano da pensare ma non ne aveva mai parlato fino ad allora. Tutti sapevano della tragedia che aveva colpito la famiglia Evans. La notizia era apparsa su tutti i giornali e i pettegolezzi avevano fatto sì che si diffondesse a macchia d’olio, non c’era bisogno che la figlia del “perfetto padre di famiglia” com’era stato definito, dovesse raccontare i fatti.
«Mi dispiace» riuscì a mormorare semplicemente Niall appoggiandole una mano sulla spalle.
Sophie scosse la testa sorridendo amaramente, «non importa» riuscì a dire, anche se in realtà si sentiva morire dentro. Nemmeno la presenza del ragazzo migliore che conoscesse sulla faccia della Terra riusciva ad attenuare il dolore.
Niall le si avvicinò lentamente scostandole una ciocca di capelli che le era caduta sul viso e costringendola a guardarlo negli occhi. Vederla lì, commossa e con il labbro inferiore tremante le fece venire una morsa al cuore, odiava essere consapevole di non poter fare niente per farla stare meglio.
«Scommetto che tuo padre sarebbe fiero della meravigliosa, intelligente, bellissima, e solare ragazza che sei.»
«Solare non troppo, sto piangendo» scherzò Sophie asciugandosi a malo modo le lacrime, senza preoccuparsi del trucco sbavato, e tirando su col naso.
Niall restò ad osservarla con uno strano sorriso dipinto sul volto, quasi incantato. Quando la ragazza alzò lo sguardo incrociando il suo sentì un brivido percorrergli la schiena.
Fu un gesto quasi automatico, quello di avvicinarsi a lei per posare le proprie labbra sulle sue.
Sophie s’irrigidì e sbarrò gli occhi per la sorpresa di quel gesto ma il tocco caldo di Niall riuscì a rilassarla come mai avrebbe pensato e si lasciò andare completamente. Le sue labbra erano morbide e calde esattamente come immaginava fossero e il suo profumo la inebriava.
A suo malgrado si staccarono poco dopo, il biondo le accarezzò una guancia senza smettere di sorridere.
Sentiva i battiti del suo cuore rimbombargli nelle orecchie, non solo nel petto, ma questa sensazione le appartenne per pochi secondi, prima che le loro bocche s’incontrassero di nuovo ansiose l’una dell’altra.
 
«Harry, mi accompagni in bagno?» chiese Abigail, strascicando le parole.
Il ragazzo la osservò meravigliato chiedendosi se non fosse l’alcol che gli provocava le allucinazioni oppure era lei così ubriaca da essersi dimenticata l’odio che provava nei suoi confronti.
Annuì  ancora incerto prima di alzarsi dal divano e farle strada al piano superiore.
«Aspettami qua» lo intimò Abigail prima di chiudergli la porta in faccia.
Il ragazzo si appoggiò al muro chiudendo gli occhi per alcuni secondi, gli girava leggermente la testa ma era stato sicuramente peggio. Una cosa era certa: non era messo male quanto Abigail che aveva fatto non poca fatica anche a salire le scale. Non aveva idea di quanto avesse bevuto, notando lo stato in cui si trovava, però, non poteva fare altro che pensare che non stesse per niente bene.
La porta del bagno si aprì all’improvviso facendolo sobbalzare.
«Perché non mi hai detto che avevi una piscina?» chiese la ragazza, camminando incerta.
Harry la guardò confuso, «l’ho vista dalla finestra» si spiegò lei, «me la fai vedere?»
Il riccio annuì incerto chiedendosi se lei non avesse mai visto una piscina prima di farle strada verso il giardino.
«Wow» furono le uniche parole che uscirono dalla bocca della ragazza prima che si tirasse fuori la felpa rimanendo in canottiera.
«Che fai?» le chiese Harry preoccupato.
«Cosa ti sembra che stia facendo? Voglio fare il bagno.»
Abigail gli buttò la felpa in faccia e quando il ragazzo se la levò dal viso lei era già in reggiseno intenta ad abbassarsi la cerniera dei jeans.
Restò ad osservarla incantato fino a quando non rimase in intimo, e si buttò in piscina.
«Che fai, non vieni?» domandò poi quando riemerse dall’acqua.
Harry sorrise beffardo guardandola nuotare, «non mi va» rispose poi arricciando il naso.
«Dai!» lo pregò la ragazza avvicinandosi a bordo piscina.
Il ragazzo s’inginocchiò avvicinando il proprio volto al suo, «cosa mi dai in cambio?» le sussurrò maliziosamente nell’orecchio.
Abigail non rispose, con poca grazia prese Harry per un braccio facendolo cadere in acqua.
«Ehi!» si lamentò il riccio scuotendo la testa per spostarsi i capelli dagli occhi.
La ragazza scoppiò a ridere tenendosi la pancia con le mani.
«Per essere un ragazzo non sei molto forte» lo prese in giro poi.
«Ero sul bordo della piscina! Mi hai fatto perdere l’equilibrio!» si giustificò il ragazzo.
Abigail non lo stette a sentire e gli schizzò l’acqua in faccia prima di scappare. Harry non ci pensò due volte, cominciò a inseguirla per la piscina. La risata chiara e cristallina della ragazza riecheggiava nel giardino silenzioso. Con uno scatto il ragazzo la prese per un braccio attirandola a sé. Abigail strabuzzò gli occhi sorpresa da quel gesto, il respiro pesante per la fatica appena fatta. Alzò lo sguardo incrociando gli occhi trasparenti di Harry, divertiti quanto i suoi. La quantità di alcol che aveva ingerito le aveva annebbiato il cervello facendola diventare più disinibita di quanto avrebbe mai pensato potesse essere.
Fece scorrere le mani dal collo del ragazzo fino al primo bottone della camicia bagnata, diventata ormai trasparente. Cominciò a slacciarli pian piano, uno per uno accarezzando maliziosamente la sua pelle che nel frattempo era diventata d’oca. Quando arrivò anche all’ultimo, mise le braccia attorno al collo del ragazzo, rimasto immobile fino allora, avvicinando pericolosamente il proprio viso al suo.
In quell’istante sentì il battito del cuore accelerarle, e il respiro farsi più corto. Fremeva dalla voglia di fare quelle labbra sue ma allo stesso tempo aveva paura di quello che stava provando. Nonostante fosse ubriaca, esisteva ancora un pizzico di ragione che le diceva che Harry era il ragazzo giusto per una scappatella, certe sensazioni con lui non si dovevano provare.
Si staccò bruscamente nuotando verso il bordo per uscire.
«Aspetta! Dove scappi?» la bloccò il ragazzo.
«A casa» borbottò senza avere il coraggio di alzare lo sguardo.
«Tu non vai da nessuna parte così» la riprese Harry, «stanotte resti qua e domani mattina torni a casa.»
Abigail fece per ribattere ma il riccio appoggiò un dito sulle sue labbra, «Nessuno dei due è in grado di guidare. Quindi ti fermi qua. Niente obiezioni.»

***

Hoolaa!
VENTISETTE RECENSIONI? VOI MI VOLETE MORTA. TIPO CHE SE ARRIVAVAMO A TRENTA SCHIATTAVO SUL SERIO (?) *okay jas non pretendere troppo*
no vabbè, a parte gli scherzi. cioè, io non ho mai ricevuto così tante recensioni in un solo capitolo in vita mia. grazie. davvero. non so che altro dirvi.
non sono mai stata brava con i ringraziamenti, infatti mi sento un po' sfigata però non ho davvero parole.
you left me speechless, so speeechleeeeess *canta lady gaga*
no vabbè, sto delirando. 
l'aria natalizia+l'aria del mio compleanno (che è tra una settimana esatta, pretendo gli auguri u.ù) mi stanno facendo impazzire ahah
oggi niente pubblicità, non ho voglia di fare collegamenti ipertestuali u.ù
volevo solo ringraziare agata che mi ha fatto compagnia tutto il pomeriggio mentre studiavo economia/twittavo/scrivevo il capitolo :)
ora mi dileguo, grazie ancora asdfgtfv
dovrò farvi il regalo di natale visto che ve lo meritate ahah
aaaaah! un'ultima cosa che ormai mi dimentico!
ditemi che ne pensate di questo banner, è per una one-shot su luna e louis che ho in mente ma che devo scrivere.
su twitter mi hanno cagata in molti, come al solito (notate lo sarcasmo) quando ho chiesto un parere quindi mi rivolgo a voi fedeli lettrici (?)
siate sincere che so di non essere una cima con photoshop, non per niente il banner della fan fiction l'ho fatto fare all'agata haha

ora mi dileguo seriamente, buona serata :)
jas

p.s. domani dalle 8.00 alle 10.00 pensatemi e fate una preghierina per me che ho la verifica D:

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Abigail si stiracchiò facendo scrocchiare la schiena prima di mettere le mani sotto il cuscino e rannicchiare le gambe. Respirò profondamente aprendo gli occhi con molta calma per abituarsi alla luce che filtrava attraverso le tende bianche che coprivano la finestra. Appena si accorse che quella non era camera sua, si mise seduta sul letto guardandosi intorno spaventata. La testa le pulsava come non mai, aveva l’impressione che le stessero trapanando la testa. Aggrottò le sopracciglia cercando di scacciare il dolore ma con poco successo.
I ricordi della sera precedente erano sfuocati e vaghi, ricordava di essere andata da Harry, di avere giocato a twister alzando un po’ il gomito e poi il vuoto. C’era un blackout totale nella sua mente che durava fino a quella mattina, quando aveva aperto gli occhi. Poteva essere successo di tutto in quelle ore, le venne la pelle d’oca al solo pensiero. Non si era mai spinta così in là col bere. Solitamente si limitava ad alcuni drink, smetteva quando sentiva la testa girarle leggermente ma non aveva mai avuto dei vuoti di memoria a causa dell’alcol. Si sentiva unostraccio.
Appoggiò una mano sulla fronte massaggiandosi delicatamente la testa, non aveva mai visto quella stanza fino ad allora. Era notevolmente grande, lei stava sdraiata su un letto matrimoniale piazzato davanti a un televisore al plasma megalomane esattamente quanto tutto il resto. Un ampio armadio che invidiava occupava tutta una parete, opposta a alla quale c’era una scrivania con un portatile appoggiato sopra e una grande finestra. Solo allora si accorse di alcune foto appese di fianco ad essa, strizzò gli occhi cercando di riuscire a vedere chi fossero i soggetti ma con poco successo. Le scappò uno starnuto.
In quell’istante sentì una porta aprirsi, si voltò di scatto e notò uscire da un bagno Harry in mutande che si frizionava i capelli ancora bagnati. Il ragazzo alzò la testa di scatto incontrando gli occhi di Abigail che lo scrutavano con un’espressione sorpresa ma allo stesso tempo terrorizzata.
«Buongiorno bella addormentata» esordì lui aprendosi in un sorriso.
La ragazza aggrottò la fronte alquanto confusa prima di accorgersi di essere in intimo e alzare la coperta fino a sotto il mento imbarazzata. Harry non riuscì a trattenere una risatina.
«Non c’è niente che non abbia mai visto, tranquilla» commentò sedendosi sul bordo del letto.
Abigail aprì la bocca tentando di ribattere senza però essere in grado di pronunciare qualunque cosa. Sembrava un pesce che boccheggiava senza emettere suono.
«Ti prego non dirmi che non ti ricordi niente di ieri sera» ormai era diventato un monologo quello.
«Io..» Harry poté scorgere un lampo di paura attraversare gli occhi azzurri della ragazza.
Sapeva che non avere la situazione sotto controllo la metteva in difficoltà. Nonostante la conoscesse relativamente poco non gli ci era voluto molto tempo a capire che tipo di persona fosse.
«Non dirmi che eri vergine.»
Nell’udire quelle parole Abigail avvampò, voleva sprofondare in quel preciso istante. Non sapeva se poiché non si ricordava di aver perso la verginità oppure perché era andata a letto con quello lì. Probabilmente per entrambe le cose in egual misura.
Abbassò la testa imbarazzata, sarebbe voluta uscire da quella stanza e cominciare a correre il più lontano possibile da quella casa, o meglio, da Harry. Allo stesso tempo, però, nel profondo del suo cuore sentiva una strana sensazione, come se rimpiangesse di non ricordarsi come fosse Styles a letto. Non che fosse pratica, ma era semplice curiosità, o meglio, lei preferiva definirla così.
Il rumore della fragorosa risata del riccio la distolse dai suoi pensieri.
«Che c’è da ridere?» chiese acida.
«Tu veramente credi che io sia così disperato da andare a letto con una ragazza ubriaca che il giorno dopo non si ricorderebbe sicuramente dell’accaduto?»
Abigail alzò le spalle annuendo flebilmente, si sarebbe aspettata qualunque cosa da quello lì, pensò.
«Beh, sappi che non l’ho mai fatto e non lo farei mai. E, credimi, se avessi voluto ieri sera ti avrei fatta mia nel giro di poco.»
Se alcuni istanti prima, Abigail era preoccupata e incredula, ora la voglia di strozzare Harry con le proprie mani era quasi irreprimibile.
«Vuoi dire che ieri..» non riuscì a finire la frase, un po’ per la paura ma principalmente per la rabbia che si sentiva ribollire dentro. Strinse i pugni per evitare di scagliarli su quel viso da angioletto ancora assonnato.
Il riccio annuì divertito, «volevo solo vedere che faccia avresti fatto. E direi che ne è valsa la pena. Avresti dovuto vederti.»
«Dio» la ragazza tirò un sospiro di sollievo appoggiando la schiena alla testata del letto, «scappa nei prossimi tre secondi o non esci vivo da questa stanza.»
«Non oseresti.»                                                                                                  
«Tu dici?»
«Ho visto come ti comportavi ieri sera. Io ti piaccio» disse serio Harry, «volevi baciarmi.»
«Ero ubriaca» ribatté secca la ragazza, anche se si ritrovò ad immaginarsi la scena. Lei a pochi centimetri dalle labbra di Harry, il respiro le si accorciò al solo pensiero. Scosse la testa col tentativo di scacciare quei fastidiosi pensieri, anche se ormai non poteva ignorare ciò che era palese.
«E’ solo una scusa. Solitamente l’alcol toglie le inibizioni, ciò significa che quello che hai fatto ieri è quello che vorresti fare anche ora, soltanto che la pura e l’orgoglio ti bloccano. O sbaglio?»commentò sicuro di sé il ragazzo.
Lo odiava. Voleva saltargli addosso e farlo stare zitto. Soprattutto perché sapeva, in cuor suo, che le cose che Harry blaterava erano vere. Almeno in parte. O forse del tutto.
«Dio solo sa cos’altro avevi intenzione di fare» continuò sicuro il ragazzo, «ma fortunatamente sono un bravo giovanotto e non ti ho sfiorata. Anzi, ho impedito che guidassi verso casa ubriaca, ti ho tenuto indietro i capelli mentre vomitavi nel mio bagno e ti ho lasciata dormire nel mio letto. Ritieniti fortunata»
Abigail strabuzzò gli occhi, erano allucinazioni o le sue orecchie avevano realmente udito quelle parole?
Quella situazione era paradossale, i ruoli sembravano essersi invertiti ma non avrebbe ceduto. O almeno, non era giunto il momento.
«Allora perché sono in biancheria?» lo provocò.
«Perché ieri sera hai voluto fare il bagno in piscina» spiegò tranquillo Harry, come se non avesse niente da nascondere.
In realtà il suo racconto non faceva una piega, ecco spiegato anche l’inaspettato raffreddore che aveva. Odiava ammetterlo ma non poteva che essere grata a Harry, probabilmente, se al suo posto ci fosse stato qualche altro ragazzo non si sarebbe trovata dov’era.
«Forse ti devo delle scuse» mormorò Abigail, pronunciare quelle era paragonabile alla fatica di un parto. «E.. grazie» aggiunse titubante.
«Direi che con un bacio siamo alla pari» commentò con la sua solita spavalderia il ragazzo, interrompendo rovinosamente il momento “della verità”.
Abigail, con sua sorpresa, non riuscì a trattenere un sorriso e tirò un cuscino che si trovava a portata di mano in testa al riccio.
Forse aveva ragione, aveva sbagliato a giudicarlo soltanto “per sentito dire” prima di conoscerlo veramente. Forse non doveva fermarsi al solo aspetto esteriore.
Forse Harry Styles era molto più di quanto volesse dare a vedere.
 
«Mi fa male la testa» mormorò Luna con la testa appoggiata al cuscino.
Louis le accarezzò dolcemente i capelli per poi darle un leggero bacio. Profumavano di gelsomino, come sempre. Amava il suo odore, in realtà qualunque cosa la riguardasse lo inebriava. La sua risata scomposta, i versi che ogni tanto le scappavano senza un motivo preciso, il modo in cui si osservavano facendo gara a chi cedeva per primo oppure le poche volte che si incantavano letteralmente mentre si guardavano.
«La prossima volta impari a bere» la riprese dolcemente.
«Ho bevuto quanto te» si lamentò la bionda alzandosi leggermente, «soltanto che io non reggo niente.»
«Appunto.»
Luna gli tirò un pugno sul braccio prima di sdraiarsi di nuovo.
Si sentiva uno straccio, doveva aspettarselo che sarebbe andata a finire in quel modo. Quando si aveva a che fare con Harry, succedeva sempre qualcosa di imprevedibile.
Tutte le volte che si era cacciata nei guai, Harry c’era, esattamente come Lou.
«Cos’ha detto mia mamma?» chiese cambiando discorso.
«Niente, non si è accorta di niente. Ovviamente tutto per merito mio» affermò orgoglioso Louis.
Luna sorrise perdendosi nei suoi occhi azzurri. Per quanto si conoscessero, ogni volta restava sorpresa dalla bellezza di quel ragazzo, era una continua scoperta stare con lui.
Nell’anno che aveva trascorso a New York il suo migliore amico le era mancato più di quanto sarebbe stata in grado di ammettere. Non riusciva a immaginare la sua vita senza di lui, ormai era diventato parte di sé.
Non era mai stata una tipa sdolcinata, anzi, a volte era fin troppo scorbutica e scostante ma quei dodici mesi trascorsi lontano da casa l’avevano fatta giungere a una conclusione che sembrava un’utopia pure a lei ma che allo stesso tempo era una delle poche certezze che aveva.
«Sai, mi mancava salvarti il culo in queste situazioni» sussurrò Louis prima di stringerla tra le sue braccia.
Luna sorrise affondando il viso sul suo petto e stringendolo a sé più che poteva.
Sentì il battito del suo cuore accelerare, a differenza di quello di Louis che sembrava, a suo malgrado, essere regolare. Sospirò affranta, più passava il tempo più era certa che Louis non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti. Si conoscevano praticamente da sempre e aveva imparato a leggere tra le righe tutto ciò che il ragazzo pensava, non c’era nulla che potesse lasciarle un barlume di speranza che un giorno uno dei suoi tanti sogni si sarebbe avverato.
«Farà il tacchino oggi a pranzo tua mamma?» chiese Louis interrompendo il fiume di pensieri della ragazza.
Luna annuì, «come tutte le domeniche.»
«Noto con piacere, allora, che le vostre abitudini non sono cambiate.»
La bionda ridacchiò scuotendo la testa, «anche se lo fossero oggi ci sarebbe stato comunque il tacchino. Sai che mia mamma è innamorata di te e che ti cucina sempre il tuo piatto preferito quando ti fermi a mangiare.»
Louis scoppiò a ridere piegandosi leggermente in avanti e costringendo Luna a sciogliersi da quell’abbraccio.
«Che c’è di così divertente?» chiese lei, trattenendo comunque a stento le risate. «Fai colpo su donne di qualsiasi età, non sei contento?»
Il ragazzo scosse la testa senza essere in mettere insieme una frase da quanto rideva.
«Sinceramente preferisco la figlia» osservò quando si fu ripreso.
Luna si zittì di colpo rischiando di strozzarsi con la sua stessa saliva.
Sentì il cuore salirle in gola prima di tornare alla sua posizione e cominciare a battere come mai lo aveva sentito fare. Se non avesse avuto le costole, probabilmente, sarebbe andato a sbattere addosso al petto di Louis, pensò. Era più che sicura di avere le guance rosse, si maledisse di avere la carnagione chiara, avvampava per un nonnulla.
Louis le batté un paio di volte la mano sulla schiena cercando di farla riprendere, «non morire» la prese in giro divertito, evidentemente inconscio del motivo di quell’improvviso imbarazzo.

***

OKAY NON SONO MORTA.
sono di frettissima e ho mille cose da dirvi.
allora, prima di tutto mi scuso per l'abnorme ritardo nel postare ma tipo che nell'ultima settimana sono stata impegnatissima tra scuola, mille regali da fare (mi riduco sempre all'ultimo, l'anno prossimo comincerò a farli ad agosto) e poi tutti i pomeriggi ero in giro e non mi passava neanche per l'anticamera del cervello di scrivere :D
inooooltre, non avevo proprio voglia. cioè, non mi andava di aprire word, non so come mai, non mi è mai successo!
pooooi, quando finalmente ero presa bene nel postare non mi andava internet sul computer. tipo che ieri sera ho provato su CINQUE computer diversi ma non andava la connessione in nessuno di questo, non so perché visto che sull'iphone il wi fi funziona D:
vabbè, comunque eccomi! :)
questo capitolo fa leggermente schifo, lo so. mancano sophie e niall ma in compenso si capiscono un po' di cose tra luna e louis e poi sta abigail sembra cedere al fascino styles! AHAHAHAHA
allooora, prima che mi dimentichi vi ringrazio per le TRENTAQUATTRO recensioni, io vi adoro, sul serio.
cioè, non ne avevo mai avute così tante in un solo capitolo :')
poi hanno cominciato a scrivermi un macello di ragazze su twitter facendomi i complimenti, io mi gaso troppo per ste cose! ahah
ah ecco, visto che alcune me l'hanno chiesto, sono @xkeepclimbing se volete seguirmi! poi ditemi che seguite la storia così ricambio il follow visto che non seguo indietro tutti!
ora devo scappare che devo asciugarmi i capelli, preparare le valigie e tra mezz'ora devo uscire (non ce la farò di sicuro)
vi avverto che torno soltanto il tre gennaio quindi vi auguro buon natale e buon capodanno (non beve troppo e non collassate AHAHAHA)
vado ai caraibi a trovare jack sparrow e sono una cosa come ventiquattro ore di volo tra andata e ritorno in cui ho intenzione ANCHE di scrivere quindi appena torno aggiorno, PROMESSO! :D
credo di aver finito anche se sono sicura di avere dimenticato qualcosa hahaha
un bacione
jas

p.s. vi avverto che non ho riletto un bel niente quindi mi scuso per gli errori :)
p.p.s. (?) mi sono dimenticata di dirvi che non sto recensendo nulla ultimamente perché dall'iphone è un macello e oggi che stranamente andava internet sul pc non ho davvero avuto tempo cwc prometto che prima o poi passerò da tuttii! magari ricordatemelo però ogni tanto su twitter che io sono una smemorata ahaha! okay fine.





Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** capitolo 10 ***



  

Sophie aprì il proprio armadietto per prendere i libri della lezione successiva esitando alcuni secondi davanti allo specchio appeso all’interno dell’antina.
Si osservò attentamente sfiorandosi la fronte con l’indice, un foruncolo aleggiava trionfante e ben visibile proprio in mezzo ad essa. Nemmeno il fondotinta era bastato a coprirlo.
Sbuffò chiudendo rumorosamente l’armadietto per poi trovarsi davanti Niall Horan che la osservava sorridente senza nemmeno accorgersi delle sue imperfezioni.
«Buongiorno!» esclamò allegro prima di posarle un dolce bacio sulla guancia sinistra.
Sophie sentì le ginocchia diventarle di gelatina, nonostante avesse perso il conto di quante volte le loro labbra si erano sfiorate a casa di Harry, il biondo le faceva ancora uno strano effetto.
«Che lezione hai ora?» continuò l’irlandese non facendo caso all’imbarazzo di Sophie che lo osservava con il cuore che batteva all’impazzata.
«Matematica» mormorò la ragazza ancora scossa.
Niall fece una buffa espressione di assenso con la bocca scatenando l’ilarità di Sophie che non riuscì ad evitare di scoppiare a ridere.
«Che c’è?» chiese curioso il ragazzo, sogghignando anche lui, «odio la matematica, non è colpa mia.»
La bionda scosse la testa divertita, «tutti odiano la matematica.»
«Tranne te.»                                                                               
«Beh..»
«Dai che ti accompagno in classe» la interruppe il ragazzo prendendole la mano e cominciando a camminare per i corridoi nella scuola.
Al suo fianco Sophie perdeva tutte le insicurezze che facevano parte del suo carattere. Lo osservò con la coda dell’occhio procedere deciso tra gli altri studenti, in certe situazioni sapeva il fatto suo e la bionda adorava quella parte del suo carattere. Era come se si compensassero a vicenda.
Era perfetto, tutto di lui era perfetto. Adorava i suoi occhi blu intenso, i suoi capelli sempre un po’ spettinati, le sue strane smorfie ma in particolare il suo sorriso un po’ sghembo, proprio come quello che le stava rivolgendo in quell’istante.
Ricambiò titubante prima di concentrarsi sulla folla di studenti che sembravano andare volontariamente a sbatterle addosso. Notò in lontananza un gruppo di ragazze che parlavano fittamente tra di loro, soffermò per alcuni secondi lo sguardo in quella direzione prima che le ochette si spostassero lasciando intravedere Katherine, la ex di Niall.
In quell’istante sentì la mano del biondo stringere con più forza la sua, non ci fu nemmeno bisogno di guardarlo per capire che anche lui si era accorto della presenza della ragazza che non esitava a levar loro gli occhi di dosso.
Sophie spostò lo sguardo altrove, messa a disagio da quella situazione prima di accelerare notevolmente il passo. Sapeva che Niall non aveva preso bene la rottura con Katherine ma da quando aveva cominciato a prestarle delle attenzioni, non si era più preoccupata della cosa. Probabilmente si sbagliava siccome il biondo sembrava ancora turbato dalla presenza della sua ex nella scuola.
«Siamo arrivati» mormorò Sophie fermandosi davanti alla porta dell’aula di matematica.
Abbassò lo sguardo osservando le ballerine nere che portava quella mattina, Niall le mise due dita sotto il mento costringendola a guardarlo negli occhi.
«Ci vediamo dopo, allora» le sussurrò prima di posare dolcemente le sue labbra su quelle della ragazza.
Sentì un formicolio percorrergli la schiena quando Sophie gli morse leggermente il labbro inferiore prima di staccarsi a malavoglia da quel contatto.
«A dopo» mormorò lei prima di sgattaiolare all’interno dell’aula lasciando Niall imbambolato a guardarla scomparire dietro la porta.
Sospirò passandosi una mano tra i capelli prima di dirigersi senza troppo entusiasmo verso la propria aula.
La confusione che aveva in testa non gli permetteva di sentire una sola parola di ciò che il professore spiegava su Shakespeare, nella sua mente le uniche cose che c’erano erano Katherine e Sophie.
La prima, la sua ragazza storica.
Non si era mai immaginato la sua vita senza Katherine prima che questa lo lasciasse per il capitano della squadra di basket della scuola. Quella rottura era stata un vero e proprio trauma se non fosse stato per Sophie.
Niall sorrise inconsciamente immaginandosi il volto della ragazza.
Sophie era una vera e propria ventata di aria fresca. Con lei il tempo passava senza che nemmeno si accorgesse, anche troppo velocemente. Amava la sua sensibilità, la sua timidezza, il modo in cui arrossiva per lui ma allo stesso tempo anche la sua risata contagiosa e la sua solarità.
Anche se tutto era cominciato con una scommessa, doveva essere grato ad Harry per averlo spinto verso lei. Probabilmente se non fosse stato per lui a quell’ora, sarebbero ancora stati due estranei.
Si voltò verso la finestra, osservando il panorama, deciso che non avrebbe seguito nemmeno la fine della lezione.
Per Niall la sincerità era alla base di un rapporto, e ogni volta che stava con Sophie, che le parlava o le sfiorava la mano sentiva come una vocina dentro di sé che gli ricordava che le stava mentendo. Che quella era tutta una presa in giro, che lei era soltanto un “rimpiazzo” di Katherine, una soluzione a un suo problema.
Doveva chiarire le cose il più presto possibile, le avrebbe confessato tutto mettendo a rischio quel poco che avevano costruito insieme.
Era una mossa rischiosa, certo, ma doveva essere fatta.
Il suono acuto della campanella lo distolse dai suoi pensieri, chiuse in fretta il libro che non aveva degnato nemmeno di uno sguardo prima di alzarsi dal banco e dirigersi in fretta verso l’uscita, deciso a confessare tutto.
 
Abigail si trascinò faticosamente verso l’aula di religione in mostruoso ritardo.
I corridoi erano deserti e tutte le porte erano già chiuse ma lei non aveva comunque fretta dato che riteneva quella materia inutile.
Frequentava la lezione soltanto perché i suoi erano credenti e dato che non riuscivano a trascinarla a messa nemmeno con le cattive maniere, avevano deciso di non darle l’esonero da quella materia.
Bussò alla porta prima di entrare in classe, come al solito tutti gli sguardi dei compagni di posarono su di lei non appena varcò la soglia.
Senza farci troppo caso, Abigail si guardò intorno alla disperata ricerca di un posto libero e, a suo malgrado, l’unico disponibile era quello accanto ad Harry che non si era nemmeno accorto della sua presenza siccome aveva la testa appoggiata sul banco e gli occhi chiusi.
La ragazza gli si avvicinò silenziosamente prima di sedersi senza nemmeno prendersi la briga di svegliarlo.
«Okay ragazzi» esordì l’insegnante, «oggi ho intenzione di fare un esperimento con voi, chiamato narrazione collettiva. Vi dividerete in gruppi da tre e ognuno di voi proporrà degli argomenti sui quali parlare. Io passerò tra i banchi ascoltando le vostre opinioni.»
Non appena il professore finì di parlare, dalla classe s’innalzò un rumoroso borbottio generale seguito dal rumore dei banchi che venivano spostati con poca maniera.
Quel frastuono fece svegliare improvvisamente Harry che scattò in piedi come una molla prima di guardarsi intorno disorientato e assonnato.
«Uh, chi si vede!» esclamò poi quando si accorse della presenza di Abigail accanto a lui, «come mai qui? Sentivi la mia mancanza?»
«Taci» borbottò lei spostando il suo banco per fare spazio a Neville, il ragazzo che faceva parte del loro gruppo.
«Che bisogna fare?» chiese Harry sbadigliando e stiracchiandosi per bene.
Abigail lo ignorò continuando a scarabocchiare il suo quaderno degli appunti così il loro compagno gli spiegò brevemente ciò che aveva detto l’insegnante pochi minuti prima.
«Fico» commentò entusiasta Harry, improvvisamente risvegliatosi dal suo stato di coma.
«Io propongo vanità» lo interruppe Abigail, fulminandolo con lo sguardo.
Il riccio sorrise strafottente come al solito. «Che ne dici di orgoglio?»
Neville cominciò ad appuntarsi velocemente gli argomenti sul proprio taccuino.
«Orgoglio per che cosa?» chiese leggermente alterata la ragazza.
«Il tuo orgoglio non ti permette di renderti conto di ciò che provi per me» affermò divertito Harry stiracchiandosi nuovamente.
«Non siamo ad una seduta di stretching, Styles» lo riprese l’insegnante che in quell’istante era passato accanto al loro gruppo.
Il riccio abbassò le braccia di scatto posando il suo sguardo su Abigail la quale si sentì avvampare.
La lista di difetti da appioppare ad Harry era pressoché infinita eppure c’era un qualcosa in lui che la intrigava, e si odiava per quello.
Doveva reprimere quella sorta di sentimenti che provava per lui, al più presto, e lo avrebbe fatto a costo di sottoporsi ad una seduta voodoo. Eppure più il tempo passava, più quegli occhi trasparenti la mettevano in soggezione e quel sorriso che fino a poco tempo prima odiava, la mandava in tilt.
Si sentiva impotente, non era in grado di cambiare le cose, anche se avrebbe voluto farlo.
Abbassò lo sguardo sulle sue labbra, leggermente socchiuse e un flashback le balenò in mente.
La piscina, la sua camicia bagnata attaccata al petto, le sue labbra a pochi centimetri dalle sue e quei riccioli ribelli che gli cadevano sulla fronte coprendogli in parte lo sguardo.
Erano poche immagini, sfuocate e confuse, eppure non ci volle molto ad Abigail per mettere insieme i pezzi di quel puzzle.
«Oddio ma tu ti sei approfittato di me!» esclamò alzando il tono della voce e puntandogli un dito addosso.
Harry strabuzzò gli occhi guardandola a bocca aperta, boccheggiò alcune volte senza emettere suono prima che Abigail si alzasse dalla sedia e uscì dall’aula senza troppi complimenti.
In classe calò il silenzio e gli occhi di tutti prima puntarono la ragazza, seguendola con lo sguardo fino a che sbatté con violenza la porta, e poi si spostarono su Harry ancora sbigottito.
«Amore non corrisposto..?» buttò li Neville.
Il riccio lo fulminò con lo sguardo prima di alzarsi anche lui e uscire dall’aula.
I corridoi erano deserti, e di Abigail nemmeno l’ombra.
Harry si guardò intorno alcuni secondi prima di decidere di dirigersi verso il cortile.
Non capiva la reazione spropositata di Abigail dato che credeva di avere chiarito tutto il giorno successivo all’accaduto. Pensava avesse capito che quella sera non era successo niente eppure continuava ad esitare e a mettere in dubbio la sua sincerità.
Spinse con forza il portone ritrovandosi nel giardino davanti all’istituto.
Ad eccezione di alcuni ragazzi che probabilmente non avevano voglia di assistere alle lezioni, anche quella parte della scuola era deserta. Harry prese a camminare scoraggiato verso il retro dell’edificio, dove stanziava un ampio giardino nascosto dalle strade trafficate di Londra. Il vialetto di terra pressata giungeva fino all’entrata della palestra ma il ragazzo svoltò a destra in direzione di un grande salice piangente, probabilmente molto più vecchio di lui.
Scoraggiato dall’assenza di Abigail anche lì, si accorse solo in un secondo momento che lei era rannicchiata ai piedi dell’albero che teneva le ginocchia strette a sé con le braccia, e la testa nascosta dietro di esse.
Harry si avvicinò titubante e si sedette al suo fianco senza proferire parola. Sentì dei singhiozzi e il suo corpo era leggermente scosso ogni tanto, stava piangendo.
Il ragazzo si guardò intorno a disagio, non sapeva come comportarsi in quella situazione. Gli dispiaceva vederla così a terra, soprattutto per causa sua e non sapeva se fare finta di niente oppure consolarla superando quelle barriere che Abigail si era costruita attorno.
Decise di non preoccuparsi del carattere duro e scontroso della ragazza e le cinse le spalle con un braccio attirandola lentamente a sé. Sentendo quel tocco Abigail sussultò alzando la testa di scatto spaventata. Quando incontrò gli occhi trasparenti di Harry la sua espressione divenne sorpresa e il ragazzo poté giurare di aver visto un guizzo di felicità nel suo sguardo.
«Mi dispiace» sussurrò il ragazzo, dopo un tempo che parve a entrambi infinito.
Abigail non rispose così il riccio continuò.
«Mi dispiace per non essermi ancora guadagnato la tua fiducia. Mi dispiace che non mi credi e che soffra per questo ma io ti giuro che non è successo niente quella sera. Esistesse un modo per provartelo sarei il primo a volertelo dimostrare ma purtroppo, anche se non sono la persona più sincera e affidabile di questo mondo, devi credermi sulla parola.»
Harry continuava a guardarla negli occhi implorante, sperando che lei si fidasse di lui, almeno per una volta, almeno quando andava fatto.
Abigail sospirò volgendo lo sguardo altrove, la campanella era appena suonata e il cortile cominciava pian piano a popolarsi.
«Io non so se posso» mormorò poi, tornando a guardare Harry.
Lo vide stringere la mascella prima di annuire flebilmente.
«Purtroppo non posso costringerti a farlo, sappi che aspetterò» le disse dolcemente prima di posarle un leggero bacio sulla fronte e andarsene, confondendosi nel giro di pochi secondi nella folla.
Abigail sospirò appoggiando la testa al tronco dell’albero e chiudendo gli occhi.
Non sapeva perché gli aveva risposto così quando in realtà lo aveva già perdonato. Si fidava di lui, eccome. Anche se non lo avrebbe mai ammesso e andava contro ogni suo principio morale, Abigail si fidava di Harry più di quanto dovesse teoricamente fare. Oltre a quella spavalderia, a suo parere, ci stava anche molta sicurezza e tranquillità, e quella parte del suo carattere la trasmetteva anche alle persone che stavano con lui. Ecco, Abigail si sentiva al sicuro con lui.
Il cuore le batteva ancora all’impazzata per quel tocco, seppur breve, delle labbra di Harry sulla sua pelle. Non si sarebbe mai aspettata un gesto così dolce, senza secondi fini, da parte sua.
Si sfiorò la fronte sospirando sognante, ormai era inutile negarlo, era pazza di Styles.

***

AMATEMI.
è il 29 dicembre e io sto aggiornando quando avrei dovuto farlo il tre gennaio.
chiedo scusa per l'orribilanza (?) di questo capitolo ma l'ho scritto nel cuore della notte che non riuscivo a dormire per il fuso orario.
tipo che mi alzo tutti i giorni alle sei di mattina (ora locale) e credo che quando mi abituerò dovrò tornarmene già a parigi haha
comunque visto che ho scritto tre capitoli (ora sono in ballo col tredicesimo) e già che sono riuscita a trovare una connessione internet vi faccio il regalo di natale :)
sinceramente ci sono rimasta leggermente male per le "poche" rencensioni che ho ricevuto.
certo, ventidue sono un bel numero ma sarò sincera con voi, dopo le trentaquattro del precedente capitolo me ne aspettavo almeno trenta ahah
ma fa niente, pochi ma buoni (?)
questo capitolo è un po' di passaggio, ma dal prossimo la storia entrerà nel vivo e ci saranno moolti colpi di scena sia tra niall e sophie che tra abigail e harry che tra luna e louis però dovrete aspettare il quattro gennaio per sapere cosa succede :)
credo di avervi detto tutto quello che dovevo dire, ah, un'altra cosa, ho fatto due calcoli e i capitoli dovrebbero essere 17/18 quindi dovrete sopportarmi ancora per un po' :)
vi rifaccio gli auguri di buon anno e ringrazio le persone che si sono ricordate di me anche se non c'ero su twitter e mi hanno fatto gli auguri di natale, vi adoro <3
bon adesso vado a pranzare (non ho idea di che ore siano in italia, ho perso completamente la cognizione del tempo e so che è il 29 solo perché c'è scritto sul computer ahah)
siete meravigliose.
jas

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** capitolo 11 ***



  

La mensa straripava di gente: chi era in fila per prendere qualcosa da mangiare, chi chiacchierava allegramente già seduto al proprio tavolo e chi vagava per l’ampio salone alla ricerca di un posto libero, esattamente come Niall. Il ragazzo si guardò intorno reggendo il vassoio già riempito del menù del giorno, prima di dirigersi velocemente verso un tavolo situato nell’angolo sinistro della mensa, occupato da una biondina.
Sophie alzò gli occhi di scatto dal libro che stava leggendo notando la presenza del ragazzo di fronte a sé.

«Vedo che non ti ritagli un attimo nemmeno per mangiare in santa pace» la prese in giro Niall sedendosi di fronte a lei. La ragazza sorrise prima di piegare l’angolo della pagina alla quale era arrivata e posare il volume nella borsa accanto.
«Mi mancano solo venti pagine e non vedo l’ora di finirlo» confessò prima di sorseggiare un po’ di coca-cola dalla lattina appoggiata sul tavolo.
«E Abigail non c’è?» chiese il biondo giocherellando con il tovagliolo mentre batteva velocemente il piede sul pavimento con fare nervoso.
Sophie scosse la testa con la bocca piena, «non è ancora arrivata, credo. Ma aveva una verifica, probabilmente sta finendo» disse poi quando deglutì.
Niall annuì distratto cominciando a mangiare il pezzo di pizza che aveva sul piatto, stranamente quel giorno non aveva molta fame. Era agitato per ciò che doveva dire a Sophie, sapeva che avrebbe messo a rischio il loro rapporto ma, lungimirante qual era, non era riuscito a fare a meno di pensare a un futuro con lei.
Sapeva che era esagerata come cosa ma faceva parte del suo carattere pensare in grande. Lui era diverso da Harry, non era capace di stare con una ragazza solo per il gusto di farlo, Niall preferiva altre cose che andavano oltre la fisicità e a volte era preso in giro per questo ma a lui poco importava. C’era qualcosa che gli diceva che Sophie era quella giusta, nonostante fossero ancora all’inizio sapeva che lei era diversa dalle altre. Probabilmente era quello che si ripeteva ogni volta che era all’origine di una nuova relazione, ma quella volta se lo sentiva che era diverso. E poche volte la pancia di Niall si sbagliava, in tutti i sensi. Quell’impressione era più forte persino di quella che aveva avuto quando aveva conosciuto Katherine. Per quanto l’avesse amata e fosse stata importante per lui, già dagli inizi aveva notato dei tratti del suo carattere che poco lo convincevano, anche se alla fine la loro relazione era durata per ben quattro anni. E non rimpiangeva nulla, non avrebbe cambiato il passato neanche se avesse potuto, ma il suo presente era Sophie. Grazie a lei era riuscito a superare la brutta situazione in cui si trovava e già solo per quello era da ritenere diversa. Ogni cellula del suo corpo gli suggeriva di non farsela scappare, e Niall non lo avrebbe sicuramente fatto. Prima di cominciare a fare le cose seriamente e per bene, però, doveva togliersi quel fardello che lo assillava, pagandone le conseguenze, qualunque sarebbero state.
Aveva sempre odiato le scommesse e probabilmente avrebbe dovuto rifiutare anche quella nonostante fosse consapevole del fatto che, se non avesse accettato, probabilmente non avrebbe mai conosciuto Sophie. O meglio, non avrebbe cominciato a vederla diversamente dalla ragazza che frequentava la biblioteca con lui e che gli moriva dietro.
Sorrise ripensando a trasaliva non appena i loro occhi si incrociavano, o a come era arrossita quella volta in cui lui le aveva sorriso gentile. Nel giro di un decimo di secondo la sua pelle aveva assunto tutti i colori possibili e immaginabili.
In un certo senso era grato ad Harry, attraverso quel patto si era tolto il paraocchi che fino ad allora gli aveva impedito di vedere le cose come stavano realmente e aveva riacquisito tutta la sua sicurezza, scomparsa dopo la rottura con Katherine.
Niall era ottimista, sperava che Sophie lo capisse, ma soprattutto che gli credesse. Che si accorgesse che se confessava tutto era perché prendeva le cose sul serio. Prendeva loro sul serio, altrimenti avrebbe potuto tranquillamente fare finta di niente certo che non sarebbe sicuramente venuta a sapere niente.
I suoi amici potevano avere tutti i difetti del mondo tranne quello di essere pettegoli. Non conosceva persone più riservate quando si parlava di argomenti da tenere nascosti, sapevano tenere i segreti meglio di chiunque altro e per quel motivo Niall si fidava ciecamente di loro.
Si schiarì la voce impostando mentalmente il discorso, forse la mensa non era il luogo più adatto per parlarne però, essendo affollato, nel caso Sophie si sarebbe alzata per andarsene Niall avrebbe tranquillamente potuto fermarla date le numerose persone che bloccavano il passaggio verso l’uscita, pensò.
Il ragazzo aprì la bocca per cominciare a parlare ma Sophie lo anticipò.
«Scusa se ti abbandono ma devo passare in biblioteca a prendere un libro prima che suoni la campanella. Ci vediamo dopo, ok?»
Il biondo si limitò ad annuire scoraggiato, Sophie gli diede un leggero bacio sulla guancia prima di alzarsi dal tavolo e dirigersi verso l’uscita.
Non c’era nessuna fretta, pensò il ragazzo continuando a mangiare, forse non era il momento giusto. Avrebbe dovuto trovare un posto tranquillo in cui chiacchierare con calma e senza fretta così da poter chiarire tutto per bene onde evitare fraintendimenti.
Prese il cellulare dalla tasca e, senza esitazione, mandò un sms a Sophie invitandola a uscire con lui la sera successiva. Parlarne al ristorante, con lo stomaco pieno, gli sembrava la situazione migliore.
Avrebbe risolto la situazione una volta per tutte, così da potersi mettere il cuore in pace.

Luna si guardò intorno non appena mise piede fuori dall’aula di chimica. Era in quella scuola da cinque ore e non si era ancora persa, probabilmente era giunto il momento, pensò. Gli altri ragazzi camminavano decisi per i corridoi, che probabilmente conoscevano a memoria, cercando di non andare semplicemente a sbattere contro nessuno, non degnando di uno sguardo Luna, completamente smarrita senza Louis che gli facesse da guida.
Nonostante vivesse a Londra dalla nascita i suoi erano contro le scuole private e l’avevano costretta, anche per motivi economici, a frequentare quelle pubbliche.
Dopo la promozione di suo padre, motivo del temporaneo trasferimento in America, le cose in casa erano cambiate, e un aumento dello stipendio corrispondeva a potersi permettere la retta scolastica.
Nonostante avessero sempre frequentato scuole diverse, l’amicizia tra Luna e Louis era sempre stata più stretta che mai, ma ora che erano anche in classe insieme a volte, il loro rapporto non poteva che diventare migliore.
Luna cominciò a camminare per i corridoi, seguendo semplicemente la massa, ignara di dove stesse andando. Il suo unico scopo era di uscire a prendere una boccata d’aria dopo cinque lunghe ore trascorse in classe ma con la testa altrove.
Una voce squillante la chiamò proprio quando stava per varcare la soglia, si girò allegra già consapevole di chi fosse.
«Che fai, già scappi?» la prese in giro Louis posandole un dolce bacio sulla guancia.
Luna scosse la testa divertita sentendo le guance andarle in fiamme per quel contatto, seppur breve, delle labbra di Louis sulla sua pelle.
Era quello l’effetto che le faceva il suo migliore amico.
«Stavo andando a prendere una boccata d’aria» spiegò lei scendendo i maestosi gradini all’entrata della scuola.
«Ti capisco» borbottò il ragazzo passandosi una mano tra i capelli, facendoli sparare da tutte le parti.
«Dai che è l’ultimo anno» lo incoraggiò Luna dandogli una leggera spinta.
Louis le cinse le spalle con un braccio attirandola a sé, mentre attraversavano l’ampio cortile.
«Non sai quanto sono felice che tu sia qua!» esclamò poi entusiasta.
La bionda le rivolse un sorriso caloroso, anche se infondo, malediceva Louis per la sua ingenuità. Era consapevole del fatto che tutti si erano accorti della cotta che aveva per il suo migliore amico da.. non sapeva nemmeno lei da quanto.
Louis le era piaciuto dal primo istante in cui l’aveva visto all’asilo. Avevano subito stretto amicizia, grazie anche ai loro attaccapanni posti l’uno accanto all’altro seguendo l’ordine alfabetico. Nel corso degli anni non era cambiato di una virgola, era sempre rimasto un bambino dentro, e Luna amava quel suo lato del suo carattere così divertente e allegro in grado di strapparle un sorriso anche nei momenti più bui.
Amava anche un suo lato meno noto a tutti, amava anche il Louis sensibile e altruista che aveva scoperto col passare degli anni. Chi lo conosceva solo di vista o perché ci aveva scambiato poche parole lo poteva reputare un tipo poco serio o comunque infantile, il che era in parte vero ma c’erano tante cose che in pochi erano in grado di vedere e di apprezzare. Louis era una delle poche persone su cui Luna sapeva di poter contare sempre e comunque, c’era sempre stato per lei ed era certa che sarebbe sempre stato così.
Forse in parte apprezzava la sua ingenuità, che aveva permesso al loro rapporto di rimanere sereno e stabile per tutti quegli anni. Probabilmente se non fosse stato così, la loro amicizia sarebbe andata in fumo a causa dell’amore e per quanto i sentimenti che Luna provava per Louis fossero forti, non era sicura che valesse la pena mettere a rischio la loro amicizia. Era una cosa troppo importante per lei e nel caso le cose fossero andate male, sarebbe stato un prezzo troppo alto da pagare.
Si lasciò andare sconsolata sul giardino perfettamente curato della scuola osservando le nuvole che si muovevano velocemente nel cielo, mosse dal vento.
«C’è qualcosa che non va?» chiese a un certo punto Louis, che si era sdraiato di fianco a lei.
Luna scosse la testa senza però spostare lo sguardo verso di lui che la osservava preoccupato.
«Ti conosco da troppo per non capire che c’è qualcosa che ti turba e poi non sei capace di mentire quindi adesso mi dici che non va» la riprese il ragazzo mettendosi su un fianco e appoggiando la testa su una mano.
La osservava serio, e anche se Luna non osava voltarsi verso di lui era sicura che le fosse vicinissimo. Sentiva il suo respiro rilassato solleticarle la guancia, a differenza del suo che diventava sempre più corto con lo scorrere dei secondi. Che bugia si sarebbe inventata allora? Non poteva di certo confessargli il suo amore per lui, decise quindi di restare sul vago.
«Ti è mai capitato di dover scegliere tra due cose molto importanti per te ma che non possono esistere contemporaneamente?»
Louis aggrottò la fronte incerto, «non capisco cosa vuoi dire.»
Luna sospirò mettendosi seduta.
«Per esempio, e sottolineo che è un esempio, scegliere tra amore e amicizia. Non si può amare una persona ed esserle contemporaneamente amica, bisogna scegliere per forza, altrimenti ti distruggi.»
La ragazza restò in silenzio per alcuni secondi con lo sguardo volto verso un punto indefinito davanti a sé e rimuginando per l’ennesima volta sulla sia situazione.
«Secondo me la fai tragica, amore e amicizia possono coesistere.»
La bionda scosse la testa sorridendo amaramente prima di posare i suoi occhi azzurri su quelli altrettanto chiari di Louis, «hai mai sentito di ex che sono rimasti amici? Io solo nei film.»
Louis non rispose cercando di interpretare quel discorso. Non capiva perché Luna si poneva certi problemi, o forse cercava soltanto di non pensarci. Una parte remota del suo cervello gli suggeriva che probabilmente si stava rivolgendo alla loro situazione ma Louis non ci badava, cercava di mettere a tacere quella vocina che gli tartassava la mente da quando l’amica aveva iniziato quel discorso.
«Segui il tuo istinto» le disse poi, non sapendo cos’altro dire.
Era abbastanza confuso e non avevano più riparlato di quello che era successo al ballo così se n’era uscito con una frase “neutra” e altrettanto banale. Si sentiva un vigliacco, Luna a differenza sua aveva avuto il coraggio di riprendere il discorso e lui piuttosto che incoraggiarla, si ritirava con una risposta che alludeva a un “fai come ti pare” anche se in realtà la sua era solo paura, paura delle conseguenze. Paura di perdere una delle persone più importanti della sua vita.
La bionda sentì un formicolio all’altezza dello stomaco, non sapeva se erano le cosiddette “farfalle”, l’unica cosa di cui era certa era che in quel momento voleva baciare Louis più di qualunque avesse mai desiderato ma c’era qualcosa che la bloccava, forse la paura di essere rifiutata.
Si ricordava alla perfezione la sua ultima sera passata a Londra prima della partenza, eccome se lo faceva. Il sapore delle labbra di Louis era impresso nella sua mente, là, come un oggetto prezioso da custodire con gelosia. Ricordava ogni gesto, ogni parola alla perfezione, come se tutto fosse successo il giorno precedente. Però, di quella cosa, non ne avevano più parlato. Era come se in realtà non fosse successo niente, ciò che era accaduto al ballo era rimasto al ballo. La prima volta che si erano sentiti quella sera – all’arrivo di Luna all’aeroporto di New York – Louis l’aveva semplicemente tartassata di domande e tutto il trambusto tra trasferimento, scuola nuova e gente nuova aveva impedito loro di chiarire ciò che era successo. Quell’argomento era rimasto off-limits, archiviato nella mente di entrambi. Il problema era che Luna non sapeva più cosa pensare a riguardo, ma soprattutto, cosa ne pensasse il suo migliore amico. Era stata una cosa così, oppure in realtà anche lui provava dei sentimenti che andavano oltre l’amicizia.
Non avrebbe mai avuto una risposta se non avesse rischiato. Come le aveva suggerito lui stesso, doveva seguire l’istinto e il suo istinto in quel momento le suggeriva una cosa sola.
Senza indugiare ulteriormente avvicinò il proprio viso a quello di Louis fino a quando non sentì il suo profumo inebriante entrarle dentro.
Si osservarono per alcuni istanti entrambi sorpresi da quella situazione, prima di porre fine alle distanze.
Luna chiuse gli occhi assaporando al massimo quel momento che bramava da sempre, Louis le passò una mano tra i capelli prima di premere con più decisione le proprie labbra su quelle della ragazza approfondendo quel bacio piacevole, seppur inaspettato.


***

eccomi qua come promesso :)
allora, prima di tutto vi chiedo scusa per la miseria (?) di questo capitolo (anch'esso scritto in piena notte ahaha) ma le cose tra lous e luna prendono una svolta **
e niall non riesce a parlare ahahaha povero ciccino :3
nel prossimo (che è un poema, vi avverto) succederà un bel ambradan quindi non perdetevelo!
poi è ora che mi rimetta a scrivere che altrimenti non aggiornerò più con l'inizio della scuola che sono già piena di verifiche/interrogazioni e robe varie D:
comunque nel capitolo è citato anche un ballo in cui luna e louis si sono baciati, ho scritto una one-shot a riguardo se vi va di passare :)


queste invece sono altre due one-shot che ho scritto, la prima (come si può ben capire dal titolo) riguarda la nuova fan fiction che mi frulla in testa da un po', i fatti però sono accaduti prima del primo capitolo (?) - non so se mi sono spiegata ahaha
la seconda invece - anche questa con i personaggi della nuova long - non c'entra NIENTE con la nuova storia, ho solo preso in prestito il personaggio di savannah :)
vi adoro,
jas


 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Una leggera brezza scompigliava i lunghi capelli di Abigail mentre attraversava lentamente il cortile della scuola. Quella mattina era rimasta a crogiolarsi nel letto qualche minuto di troppo così, alla fine, aveva deciso di entrare in classe un’ora dopo saltando l’ora di chimica, l’unica lezione che aveva in comune con Harry, oltre a educazione fisica e religione. Non che lo volesse evitare, ma meno lo vedeva e meglio era. Diciamo che se lo scorgeva in lontananza che arrivava nella sua direzione, cambiava velocemente strada, ma che l’ora che aveva saltato era, guarda caso, un comune col riccio, quella era pura coincidenza. Prese il telefono dalla tasca per controllare l’ora, mancava ancora un quarto d’ora al suono della seconda campanella così si diresse verso una panchina all’ombra di un albero a ripassare gli appunti per l’ora successiva.
Abigail non era una grande studiosa, faceva il minimo indispensabile per non dover ripetere l’anno. Cercava di non avere brutti voti ma si accontentava della sufficienza nonostante i professori la spronassero da sempre dicendole che poteva fare di più. Non puntava a borse di studio e nemmeno ad andare all’università, nonostante le forti pressioni da parte dei suoi genitori il suo futuro era ancora buio, puntava prima di tutto al diploma.
Aprì con poco entusiasmo gli appunti di chimica osservando la sua calligrafia disordinata senza però leggere realmente ciò che c’era scritto. Aveva la testa tra le nuvole, come sempre nell’ultimo periodo, un po’ per l’imminente arrivo degli esami e un po’ per.. Harry. C’era in atto una sorta di conflitto interiore in lei, la ragione le diceva che Harry era soltanto un ragazzino viziato e a cui importava esclusivamente una cosa, il cuore però le suggeriva tutt’altro e non poteva ignorare di essere attratta da lui. Non poteva fare finta di niente quando in realtà la sua vicinanza la metteva a disagio e il solo pensare a lui la mandava in subbuglio.
Chiuse di scatto il quaderno con un rumore secco che riecheggiò nel silenzio che c’era e lo ripose nella borsa prendendo invece l’ipod. Chiuse gli occhi per alcuni secondi lasciandosi andare alle note leggere e alla voce stupenda di Cindy Lauper in True Colors.
Quando li riaprì vide in lontananza Harry varcare il cancello d’entrata della scuola per poi notarla immediatamente dopo. Le rivolse un cenno con la mano che doveva corrispondere a un saluto prima di dirigersi a passo svelto verso l’ingresso dell’edificio.
Abigail aggrottò le sopracciglia osservandolo sparire, sorpresa da quel gesto. Pensava che si sarebbe avvicinato e avrebbe attaccato discorso con una delle sue solite stupide affermazioni invece l’aveva trattata normalmente, come una delle tante, e la ragazza si sentiva turbata per quello.
Sbuffò cambiando canzone alla ricerca di una più adatta alla situazione ma la riproduzione casuale le fece uscire She Will Be Loved dei Maroon 5, stupenda ma completamente fuori contesto. Nonostante quello Abigail non la cambiò facendosi cullare dalla voce di Adam Levine.
Alcuni secondi dopo sentì una mano prendere il naso e sussultò mettendosi dritta con la schiena. Quando aprì gli occhi Harry se la rideva beato davanti a lei con la schiena leggermente inarcata all’indietro.
«Vai a cagare Styles» borbottò Abigail massaggiandosi il naso dolorante, «mi hai fatto male.»
Il ragazzo, che nel frattempo si era ripreso, si sedette al suo fianco osservandola divertito.
«Dai che non volevo farti male.»
La ragazza non rispose voltandosi dall’altra parte arrabbiata, se era arrivato soltanto per mutilarla poteva tranquillamente starsene lontano, pensò.
Harry le appoggiò delicatamente due dita sotto il mento costringendola a guardarlo, prima di osservare attentamente il naso che, doveva ammettere, era leggermente rosso. Forse aveva esagerato senza rendersene conto.
Senza pensarci due volte glielo baciò dolcemente sorridendo divertito dalla faccia sorpresa che Abigail aveva prima di diventare paonazza.
Era palese che fosse persa per lui, ma anche Harry doveva ammettere che lei lo attraeva in una maniera diversa dalle altre. Fosse stata una ragazza come le altre a quell’ora si sarebbe già rotto le scatole di correrle dietro e di provarci visto che non cedeva, invece non gli dava fastidio, anzi, lo faceva volentieri e divertiva anche lui.
«Cosa stai ascoltando?» le chiese poi prendendole una cuffia e portandosela all’orecchio. Nel frattempo era partita Don’t Wanna Miss  A Thing degli Aerosmith, Harry amava quella canzone, e senza esitazioni cominciò a cantare a squarciagola.
Abigail scoppiò a ridere coprendogli la bocca con una mano che il riccio gli morse prontamente.
«Ahia!» gridò la ragazza portandosela in grembo, «mi vuoi uccidere oggi?» chiese poi divertita.
Il ragazzo scosse la testa ridendo anche lui, «hai interrotto la mia esibizione, dovevo punirti» osservò, fingendosi serio.
«Devo starti lontana, o credo che perderò le mie capacità motorie.»
Harry scoppiò in una fragorosa risata buttando la testa all’indietro, Abigail lo osservava sconcertata senza tuttavia riuscire a trattenere anche lei un ghigno divertito.
«Non ne saresti capace, mi muori dietro.»
Abigail boccheggiò alcune volte incapace di proferire parola, la sfacciataggine di Harry la sorprendeva ogni giorno di più.
«Non è vero» disse poi decisa, cercando di essere il più convincente possibile.
«Tu dici?» la provocò lui.
Abigail annuì fermamente.
«Allora fermami» le sussurrò divertito Harry prima di posare le proprie labbra su quelle della ragazza.
La sentì sussultare leggermente a quel tocco, prima di rilassarsi e lasciarsi andare.
Harry sorrise leggermente accarezzandole i capelli con una mano e posarle l’altra sul fianco, era fatta, pensò, mentre insinuava la propria lingua nella bocca della ragazza, e non era nemmeno stato troppo difficile.
Certo, Abigail aveva opposto resistenza inizialmente, mostrandosi scontrosa e cocciuta ma alla fine si era rivelata esattamente come tutte le altre ragazze, bastavano un po’ di attenzioni ed era fatta.
Si staccò poi malvolentieri spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro e guardandola negli occhi.
In quel momento si sentì la campanella suonare dall’interno della scuola, Abigail scattò in piedi come una molla borbottando un “devo andare” prima di prendere la borsa appoggiata per terra e dirigersi a grandi passi all’interno dell’edificio, ancora scossa per quello che era accaduto.
Si fermò davanti al proprio armadietto per depositare i libri e solo allora si sfiorò le labbra con la mano destra. Le sembrava tutto così surreale e non aveva idea di che cosa sarebbe accaduto poi.
Era stato solo un gioco, una cosa così tanto per, oppure Harry era cambiato?
Non lo sapeva nemmeno lei, da come tutto era accaduto anche ad Abigail sembrava non valere nulla, di certo non si aspettava che da allora Harry si sarebbe comportato in maniera diversa con lei, anzi. Non era nemmeno sicura di volerlo, insomma, Styles aveva la fama dello sciupafemmine all’interno della scuola e anche se alla fine si era rivelato diverso da come veniva descritto Abigail non era sicura di voler rischiare.
Sbatté con forza l’armadietto prima di dirigersi in classe, decisa che ci avrebbe parlato alla fine delle lezioni per mettere in chiaro che quello che era successo prima in cortile non significava assolutamente nulla.
 
La campanella era già suonata da alcuni minuti e Abigail uscì dalla classe maledicendo il professore per averla trattenuta facendole la ramanzina per il brutto voto che aveva preso in matematica. I corridoi erano già semi-deserti dato che nessuno voleva trascorrere all’interno della scuola un momento più del dovuto. Si diresse con poco entusiasmo verso il proprio armadietto per lasciare i libri prima di andarsene a casa, quel giorno Sophie avrebbe finito dopo così sarebbe stata costretta a tornare a piedi. Avrebbe parlato con Harry il giorno seguente dato che probabilmente era già uscito dalla scuola, pensò. Mentre passava davanti all’aula di musica, però, sentì delle voci provenire dall’interno e sbirciò dalla porta lasciata socchiusa per vedere chi era la causa di tutto quel baccano.
Quando si affacciò vide Harry e Niall discutere animatamente in piedi al centro della sala con Louis di fianco a loro che cercava di intervenire senza troppo successo mentre Liam e Zayn erano seduti poco più in là che assistevano allibiti alla scena, esattamente come lei.
«Harry non puoi trattare le persone come oggetti!» esclamò paonazzo in volto Niall, gesticolando come un forsennato.
«Ti prego non venire a farmi la ramanzina perché sei stato tu ad aver accettato la scommessa per primo.»
«Ragazzi credo che stiate discutendo inutilmente» cercò di intervenire Louis senza troppo successo.
Abigail non riusciva a capire il motivo della lite, e anche se non doveva farsi gli affari altrui c’era un qualcosa che la costringeva a stare lì ad ascoltare e a capire che cosa stesse succedendo.
Niall si passò una mano tra i capelli, esasperato.
«Forse hai ragione, anch’io non mi sono comportato molto bene ma a me piace Sophie, da morire. E non mi importa se tutto è iniziato per gioco, per dimenticare Katherine, ora mi interessa sul serio, ed è per questo che stasera ho intenzione di confessarle tutto.»
Harry si lasciò andare a una risata isterica mentre Abigail non riusciva a credere alle sue orecchie, quella era tutta una presa in giro. A Niall non interessava davvero Sophie, ecco spiegato tutto quell’improvviso interesse nei confronti dell’amica.
«Nessuno mette in dubbio i tuoi sentimenti» continuò il riccio, «ma nemmeno tu sei nella ragione quindi non venire a farmi la morale. Io stamattina ho baciato Abigail, e sai che cosa? Mi sentivo potente mentre lo facevo perché ho messo a tacere tutti, Lou per primo dato che diceva che non avrebbe mai ceduto.»
Abigail aveva la vista appannata dalle lacrime, si coprì la bocca trattenendo un singhiozzo prima di correre fuori dalla scuola con mille pensieri che le vorticavano in mente.
Harry si girò di scatto sentendo quel rumore, appena in tempo per vederla andarsene.
«Mi sa che ti ha sentito» osservò Zayn che era rimasto in silenzio fino allora.
«Merda» borbottò Harry prima di seguirla fuori dall’edificio.
La raggiunse alcuni minuti dopo bloccandola per il polso con i polmoni che gli stavano scoppiando nel petto.
«Lasciami!» gridò Abigail con la voce rotta dal pianto, strattonando il braccio.
«No, ascoltami.»
La ragazza scosse la testa, «mi stai facendo male! Lasciami.»
Harry mollò la presa guardandola mortificato.
«Stammi a sentire, ti prego» mormorò poi.
«Stammi a sentire tu» disse decisa Abigail tirando su col naso. «Sarai pur riuscito a vincere quella stupida scommessa, e se me l’avessi detto prima magari di avrei baciato giusto per farti vincere e darti il contentino, esattamente come si fa con i bambini. Perché tu sei un bambino, Harry, e io sono stata stupida stando a sentire le cazzate che uscivano dalla tua bocca riguardo a ciò che dicono su di te che non corrisponde a ciò che sei realmente. Il problema è che ti ho creduto realmente, sono stata proprio una cretina, perché in realtà ciò che si sente in giro è la pura verità. Sei solo un bambino viziato ed egocentrico che si diverte a prendere per il culo la gente e a giocare con i sentimenti altrui. Beh, complimenti Styles, sei riuscito a farti anche l’unica della scuola che non ti cagava di striscio – Abigail gli battè le mani in faccia sorridendo amaramente – ma sappi che se andrai avanti così anche le persone che ti vogliono veramente bene prima o poi si stancheranno di questo tuo comportamento e rimarrai solo come un cane. E per quanto ti possa odiare in questo momento, non te lo auguro proprio.»
Abigail respirò profondamente trattenendo un singhiozzo prima di girare i tacchi e incamminarsi decisa verso casa soddisfatta del discorso da Oscar che aveva appena fatto. Nonostante avesse il cuore a pezzi aveva avuto la sua piccola rivincita avendo, almeno per una volta, l’ultima parola con Harry anche se in realtà aveva ancor vinto lui dato che quella che non riusciva a smettere di piangere era lei.
Decise che non avrebbe detto nulla a Sophie, avrebbe aspettato il giorno seguente dando la possibilità a Niall di chiarirsi direttamente lui con lei, nel caso però questo non fosse successo non si sarebbe comunque fatta scrupoli a raccontare tutto all’amica. Le piaceva Niall, le era piaciuto sin dall’inizio e aveva colto la sincerità che c’era nella sua voce quando aveva detto a Harry e agli altri che Sophie gli piaceva seriamente. Sperava vivamente che l’amica lo perdonasse per lo sbaglio commesso, ed era certa che l’avrebbe fatto, anche se non subito. Sophie era troppo innamorata dell’irlandese per lasciarselo scappare così facilmente, pensò mettendo le chiavi di casa nella serratura.
 
Sophie si passò una mano sul vestito blu notte che indossava lisciando le pieghe inesistenti. Sospirò guardandosi allo specchio prima di fare una piccola giravolta su sé stessa facendo gonfiare leggermente la gonna. Prese la pochette appoggiata sul letto e scese al piano inferiore dirigendosi in cucina per scrivere un biglietto alla madre avvertendola che usciva quella sera così, nel caso fosse tornata prima di lei, non si sarebbe preoccupata dell’insolita assenza della figlia. Sapeva che il giorno successivo avrebbe dovuto spiegarle tutto per filo e per segno dell’uscita con Niall ma non le sarebbe pesato di certo. Il rapporto che c’era tra di loro era sereno e sincero, anche se non si poteva definire comunque come quello tra due amiche perché restavano madre e figlia però c’era un’armonia tra le due, invidiata da molti.
Nell’istante in cui Sophie appoggiò la penna sul tavolo suonò il campanello, così, dopo aver lasciato il biglietto ben in vista sul mobile dell’entrata, andò ad aprire.
Niall le rivolse un sorriso caloroso prima di darle un leggero bacio sulle labbra.
«Sei bellissima» le sussurrò poi guardandola negli occhi, facendola arrossire improvvisamente.
Sophie abbassò lo sguardo imbarazzata così il biondo ne approfittò per metterle sotto il naso il mazzo di rose rosse comprato alcuni minuti prima da un fiorista che aveva visto per strada.
«Oddio Niall ma sono bellissime!» esclamò lei felice buttandogli le braccia al collo per poi baciarlo appassionatamente.
Il biondo, inizialmente sorpreso dalla sua irriverenza, la prese per i fianchi avvicinandola ancora di più a sé.
«Okay ora è meglio che andiamo» osservò poi Sophie divertita staccandosi a malincuore dalle labbra di Niall.
Chiuse la porta di casa e insieme percossero il viale verso l’auto parcheggiata sul ciglio della strada.
«Dove mi porti?» chiese Sophie una volta partiti.
Niall accese la radio, abbassando il volume quasi al minimo, prima di rispondere.
«Sorpresa.»
La ragazza barbugliò qualcosa, il biondo sorrise divertito appoggiandole una mano sulla gamba.
Alcuni minuti dopo giunsero davanti a un ristorantino che Sophie non aveva mai notato prima, in quanto recondito in una stretta via adiacente alla strada principale.
«Mi hai portata in un covo di drogati?» chiese Sophie divertita scendendo dall’auto, alludendo al posto che non suscitava molta fiducia.
«Non giudicare dall’apparenza» la esortò Niall mentre apriva la porta d’ingresso.
Sophie dovette ricredersi subito, nonostante dall’esterno il ristorante non promettesse niente di buono, l’interno imboccava tutt’altro.
Il posto era accogliente, c’erano pochi tavoli disposti a debita distanza gli uni dagli altri e tutti occupati. Le luci soffuse davano al posto un’atmosfera intima e romantica e il profumino che aleggiava nell’aria fece risvegliare lo stomaco della bionda che cominciò a brontolare impercettibilmente.
«Salve signor Horan» lo salutò un anziano signore, con un accento non propriamente inglese, stringendogli la mano prima di rivolgere un sorriso caloroso a Sophie, «ti ho riservato il solito tavolo» lo avvertì poi facendo un ampio gesto con il braccio mostrandogli la direzione.
Niall prese Sophie per mano e la condusse sicuro in un’altra sala, più piccola della precedente con un piccolo terrazzo che dava su un giardinetto posto tra altri due edifici.
«Mi sono permesso di ordinare anche per te» la avvertì Niall una volta seduti, «è un ristorante italiano e ho preso le lasagne.»
Sophie annuì sorridente, «è stupendo questo posto» osservò poi guardandosi intorno meravigliata.
Niall sorrise soddisfatto versando un po’ di vino ad entrambi, «l’ho scoperto una volta in cui mi sono perso appena mi sono trasferito qua dall’Irlanda» confessò divertito.
La bionda ridacchiò bevendo un sorso di vino giusto per fare tacere lo stomaco che non la smetteva di brontolare.
Alcuni minuti dopo portarono le lasagne e i ragazzi mangiarono chiacchierando armoniosamente riguardo qualunque cosa venisse loro in mente.
Sophie aveva pian piano perso l’impaccio iniziale e un po’ per il divertimento, un po’ per il gustoso vino che non riusciva a smettere di bere, si era ritrovata ad essere più loquace di quanto lei stessa si aspettasse.
«Senti..» esordì Niall pulendosi la bocca con un tovagliolo, «volevo dirti una cosa..»
La bionda finì in un sorso il goccio di vino che le era rimasto nel bicchiere annuendo convinta.
«Aspetta» lo fermò. «Prima che tu dica qualunque cosa, anch’io volevo parlarti.»
«Va bene..» assentì Niall malfermo.
«Volevo soltanto dirti che sono felice di averti conosciuto. Insomma, non è un mistero che tu mi piaci molto e ogni volta che penso da quanto è così ancora, non ci credo che..» Sophie cominciò a gesticolare animatamente con le mani senza riuscire a trovare una parola adatta alla situazione. «..Stiamo insieme, in un certo senso, no? Per la prima volta in vita mia mi sento davvero felice, e lo so che probabilmente ti sembrerà un po’ esagerata come cosa dato che non usciamo insieme da molto ma, forse è per l’atmosfera, forse è per il troppo vino che ho bevuto ma.. mi andava di dirlo.»
Niall annuì forzando un sorriso anche se in realtà in quel momento odiava Sophie per avere aperto bocca.
Come faceva a confessarle che era iniziato tutto per una stupida scommessa dopo che lei gli aveva detto tutte quelle cose?
«Tu invece che mi volevi dire?» continuò Sophie.
Doveva sputare il rospo, ora o mai più, pensò il biondo quando aprì bocca.
«Volevo dirti le stesse cose, in sostanza» buttò lì con voce strozzata prima di prenderle la mano appoggiata sul tavolo e rivolgerle un sorriso rassicurante. «Anch’io sono felice di averti conosciuta» aggiunse, il che in realtà era vero, anche se non era quello che voleva dirle in quel momento.
La ragazza annuì con un sorriso che le illuminava il volto, guardando Niall negli occhi e perdendosi in essi ancora una volta.
«Che ne dici, dessert?» chiese lui cambiando completamente discorso.
Vigliacco.
Ecco cos’era, un vigliacco, continuava a ripetersi mentre sorseggiava il sorbetto al limone. Non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che non fosse stato in grado di dirle ciò per cui, in sostanza, l’aveva invitata a uscire quella sera. Avrebbe dovuto sputare il rospo, indipendentemente dal fatto che Sophie avesse detto quelle cose prima di lui. Si era fatto condizionare troppo dalla situazione e ora non aveva la più pallida idea di come dirglielo.
Avrebbe trovato il momento giusto, cercò di convincersi, era una cosa che andava fatta.

***

sono di frettissima che devo uscire, vi dico soltanto che io amo questo capitolo e spero piaccia anche a voi. poi non ho riletto e mi scuso per eventuali errori ahaha
uh, abbiamo raggiunto le 100 seguite ** io vi amo, davvero :3
fatemi sapere che ne pensate di abigail e harry visto che vi erano mancati nel capitolo precedente ahaha
jas

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** capitolo 13 ***



 

Stranamente quella mattina Abigail si alzò dal letto prima che il suono acuto della sveglia prorompesse in camera. Nonostante avesse le palpebre pesanti come due mattoni, non aveva chiuso occhio quella notte. Si diresse in bagno a mo’ di zombie prima di aprire l’acqua gelata e buttarsela sul viso cercando di mettere in moto il cervello. Si osservò per alcuni secondi allo specchio, il viso pallido aveva una luce spenta e gli occhi erano contornati da due profonde occhiaie. Abigail si sfiorò la pelle analizzando quel viso cadaverico per bene chiedendosi cosa ci fosse che non andava in lei dato che nessun ragazzo se la filava e i pochi che lo facevano si rivelavano dei veri e propri idioti.
Non si reputava una brutta ragazza, nemmeno bella ma la sua autostima era leggermente più alta rispetto a quella di tutte le ragazze esistenti sulla faccia della terra, non riusciva a smettere di domandarsi, però, se Harry si sarebbe veramente accorto di lei se non fosse stata per quella stupida scommessa.
Le lacrime ricominciarono a rigarle le guance, confondendosi con le goccioline d’acqua ancora sul suo volto. Sospirò profondamente prima di prendere l’asciugamano e affondarci il viso con l’intento di smorzare i singhiozzi che le causavano alcune scosse al corpo. Prese alcuni profondi respiri cercando di calmarsi prima di tornare in camera a vestirsi e scendere per la colazione.
Fortunatamente i suoi non si erano ancora alzati, Abigail ne approfittò per fare colazione velocemente e uscire di casa prima  che si svegliassero così da non dovere dare spiegazioni a nessuno per il morale che quel giorno era sotto i piedi.
Scrisse un sms a Sophie avvertendola che quella mattina sarebbe andata a scuola a piedi prima di incamminarsi sul marciapiede. Aveva bisogno di riflettere, come se la nottata passata in bianco non fosse bastata, e camminare le rilassava i nervi.
Il passo era spedito, come per scaricare la rabbia che le circolava nel corpo, con i pugni chiusi così forte che le nocche erano diventate bianche, e la mascella contratta.
«Abigail!» si sentì chiamare alcuni minuti dopo, la ragazza si voltò di scatto paonazza in volto chiedendosi chi fosse a disturbarla e cosa volesse dalla sua vita.
Al contrario di ciò che dava a vedere, lei era molto sensibile e alquanto lunatica. Se scendeva dal letto con il piede sbagliato rimaneva scorbutica e scontrosa per tutta la giornata, a meno che nel frattempo non accadesse qualcosa di bello che le faceva cambiare completamente umore.
«Zayn?» disse senza nascondere la sorpresa quando vide il moro sbracciarsi facendole segno di aspettarlo.
«Che c’è?» chiese poi quando il ragazzo le fu abbastanza vicino.
Abigail non riusciva a ricordarsi l’ultima volta in cui gli aveva parlato, semmai fosse accaduto, e non riusciva a smettere di domandarsi che volesse quello lì dalla sua vita dato che i suoi amici le avevano già creato fin troppi problemi.
Zayn alzò le spalle mantenendo le mani in tasca mentre camminava al suo fianco avendo rallentato il passo.
«Niente, volevo solo sapere come stavi.»
Abigail si voltò a guardarlo scettica, «andiamo a scuola insieme da quattro anni,minimo, e non mi hai mai rivolto la parola. Ora vuoi sapere come sto?»
La ragazza si lasciò andare ad un’esagerata risata isterica, dovuta probabilmente allo stress accumulato.
Zayn restò ad osservarla alquanto sconcertato da quella spropositata reazione.
«Scusa ma non sono nata ieri» continuò lei quando si fu ripresa.
Il moro sospirò passandosi una mano tra i capelli e sorridendo imbarazzato – gesto che avrebbe mandato in tilt qualunque ragazza tranne Abigail che in quel momento aveva la testa altrove.
«Okay, volevo sapere come andava tra te ed Harry visto quello che è successo ieri.»
«Tra me ed Harry? Niente, non va assolutamente niente. Non lo conosco nemmeno quel ragazzo sebbene pare mi abbia presa per i fondelli per tutto questo tempo. Credo che neanche quel poco che ho visto di lui sia vero e non voglio più averne a che fare, ho già perso troppo tempo con quell’imbecille.»
Zayn annuì ascoltando in silenzio la ragazza mentre osservava un punto indefinito davanti a lui.
«Hai perfettamente ragione» osservò poi, «ma credo che dovresti andare più a fondo in questa faccenda. Sai, Harry è molto meno complicato di quanto voglia dare a vedere. Ci è rimasto veramente male per quello che è successo.»
«Se sei venuto qui per cercare di farmi venire i sensi di colpa puoi tranquillamente andartene» lo interruppe brusca Abigail.
Zayn scosse la testa prima di continuare, «quello che volevo dirti è che hai perfettamente ragione. Tutto è partito con uno stupido gioco in cui tu e Sophie eravate semplicemente due vittime, se così vogliamo dire, e io ne sono testimone. Però credo che ora bisogna guardare anche il rovescio della medaglia e cioè che Niall e Harry sono realmente coinvolti da questa cosa. Niall l’ha già ammesso pubblicamente, e credo che l’abbia fatto anche con Sophie. Harry invece sai com’è fatto, non credo lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura perché è troppo orgoglioso ma tu gli piaci davvero tanto, Abigail. Lo si capisce dal modo in cui parla di te, da certi atteggiamenti protettivi che ha nei tuoi confronti e che io non ho mai visto avere con nessun’altra. E lo conosco da molto tempo Harry, fidati. Quindi credo che dovresti essere un po’ paziente con lui, e magnanima, e capire che il suo intento alla fine non era quello di usarti.»
Abigail sospirò guardando altrove, sentiva gli occhi pizzicarle e la vista le si stava già appannando di nuovo ma cacciò indietro le lacrime con forza facendo un finto sorriso. Non avrebbe pianto di nuovo, cercò di convincersi.
Le parole di Zayn le avevano creato una confusione in testa più di quanta non ne avesse già e anche se avrebbe voluto davvero credere a ciò che le aveva appena detto, le risultava alquanto difficile dati i fatti. Per quanto potesse capire la personalità contorta di Harry non riusciva a concepire che dopo ciò che aveva fatto e come l’aveva trattata lui potesse provare qualcosa per lei.
Forse si sbagliava di grosso, forse Harry era davvero così impossibile da capire ma lei non si sarebbe più sforzata nemmeno di farlo. Se ciò che diceva Zayn era davvero la verità, Harry si sarebbe dovuto svegliare e cominciare a comunicare come le persone normali e non in una maniera tutta sua.
«Scusa Zayn ma non credo di riuscire a seguirti e sinceramente questa faccenda mi ha stancata. Harry mi ha stancata» mormorò turbata Abigail prima di dirigersi a passo svelto all’interno del cortile della scuola.
Attraversò il giardino in fretta e furia senza alzare lo sguardo da terra, se non per controllare di non andare a sbattere contro qualcuno, per evitare brutti incontri, e una volta dentro l’edificio si mise a cercare Sophie che sicuramente era già arrivata.
Avrebbe capito immediatamente se Niall le aveva raccontato tutto oppure no, e se non l’aveva fatto, la faccenda sporca sarebbe toccata a lei.
La riconobbe a distanza intenta ad aprire il proprio armadietto, Abigail si ravvivò leggermente i capelli sforzando un sorriso prima di avvicinarsi a lei.
«Buongiorno!» esclamò entusiasta quando le fu alle spalle.
Sophie si girò di scatto sorridendole di rimando, «Ciao» disse con il suo solito tono di voce dolce.
«Allora, com’è andata con Niall ieri sera?»
La bionda sorrise ancor di più, per quanto fosse umanamente possibile, prima di congiungere le mani con fare entusiasta.
«Oh, benissimo. La più bella serata della mia vita.»
Abigail si finse infervorata quanto l’amica anche se dentro di sé cercava di impostare mentalmente il discorso che le avrebbe fatto di lì a poco.
«Senti, a proposito di Niall, devo dirti una cosa..» cominciò, «non credo sia stato del tutto sincero con te e da tua amica credo di doverti dire quello che so.»
Il sorriso dipinto sul volto di Sophie scomparì all’istante. «Mi stai facendo preoccupare.»
Abigail sospirò rassegnata prima di iniziare a raccontarle tutto, senza tralasciare nessun particolare.
 
I corridoi straripavano di gente, come a ogni cambio d’ora ma a Sophie s’interessava ben poco della marea di studenti che sembrava fare apposta ad andare nella direzione opposta alla sua. I suoi occhi erano ridotti a due fessure e puntavano dritti verso un ragazzo appoggiato al proprio armadietto intento a ridere e a scherzare con i suoi amici.
«Dobbiamo parlare» esordì non appena gli fu davanti, senza degnare di uno sguardo gli altri che si erano zittiti subito udendo il tono coinciso della solitamente dolce e sorridente Sophie.
Niall la osservò sconcertato, curioso di sapere il motivo di quell’eccessivo malumore.
«Okay io mi dileguo che non tira un buon vento» esordì Louis notando l’aria tesa.
«Ti seguiamo» dissero in coro Harry, Liam e Zayn prima di sgattaiolare via lasciando i due da soli.
«Ti ascolto.»
A sua stessa sorpresa, quando Abigail le aveva raccontato tutto, Sophie non aveva versato nessuna lacrima. E non lo aveva mai fatto. Anche l’amica era rimasta meravigliata da quella reazione. Si aspettava tutt’altra cosa viste le circostanze. Sophie stravedeva per Niall in tutti i sensi e pensava che scoprendo tutte quelle cose avrebbe avuto una reazione smisurata, invece si era limitata ad ascoltare in silenzio annuendo ogni tanto e alla fine del racconto aveva comunicato ad Abigail che sarebbe andata a parlargli. Il tutto con estrema calma e tranquillità, come se le cose si sarebbero risolte facilmente, come se loro due non fossero in realtà soltanto delle pedine di uno stupido gioco tra ragazzi.
«Quando pensavi di dirmi della stupida scommessa tra te e i tuoi amichetti?»
La voce ferma e sicura di Sophie ruppe il silenzio che si era venuto a creare mentre pesava le parole da dire.
Niall balbettò qualcosa di incomprensibile prima di abbassare lo sguardo a terra mortificato.
Sapeva di avere torto marcio e non avrebbe fatto nulla per cercare di discolparsi. Lo trovava semplicemente inutile viste le circostanze. Era colpevole, e doveva pagarne le conseguenze, qualunque esse sarebbero state. Aveva agito da immaturo accettando quella scommessa e nonostante sapesse che avrebbe ferito i sentimenti di altre persone non si era tirato indietro alla proposta e quello era il tornaconto.
Inoltre sarebbe dovuto aspettarsi che Abigail non avrebbe mantenuto il segreto a riguardo, e non la biasimava. Lui stesso ammetteva che se si fosse trovato nella sua stessa situazione avrebbe riferito tutto all’istante. Era così che si faceva tra amici, ci si proteggeva a vicenda.
«Sai» continuò Sophie, notando il silenzio del biondo, «ti ho sempre reputato diverso dagli altri. Più maturo, più affidabile, più tranquillo. Più a posto, in sostanza. E’ questo che mi ha colpito maggiormente di te, la tua autorevolezza e riservatezza che ti rendeva curioso ai miei occhi. Ma questa volta mi sei caduto davvero in basso, Horan. E non pensare che te la saresti cavato liscia. Perché posso pur avere il cuore che mi batte all’impazzata quando mi sei vicino, il respiro che si fa più corto, le farfalle che mi svolazzano nello stomaco e qualunque altra cosa che succede quando si è innamorati ma non sono fessa. Non sono ancora arrivata a questi punti. Ti sei rivelato esattamente come tutti gli altri e probabilmente mi sbagliavo sul tuo conto. D’altro canto però, anch’io sono stata un’ingenua a pensare che il popolare e bellissimo Horan potesse interessarsi ad una sfigata come me che preferisce a passare il sabato sera a leggere un buon libro piuttosto che a sballarsi in discoteca. Forse mi sono guardata troppi film americani in cui la miserabile di turno alla fine finisce alla corte del re. In un certo senso devo ringraziarti, sai, mi hai fatto aprire gli occhi e tornare con i piedi per terra dove non è tutto fatto di zucchero. Spero che almeno abbia vinto la scommessa con i tuoi amichetti, infondo lo scopo non era quello di farmi cadere ai tuoi piedi? Beh, ci sei riuscito Horan, eccome se l’hai fatto. Ora ti meriti un premio, vai a chiedere ai tuoi compagni d’avventura un lecca lecca e spero che mentre lo mangerai non te lo godrai nemmeno un po’ perché sarai assalito dai sensi di colpa.»
Senza lasciare il tempo a Niall di replicare, Sophie si sistemò meglio la borsa sulle spalle e lo superò trionfante con lo stesso andamento deciso di prima.
Era fiera di sé stessa, per essere riuscita a dire quello che provava senza causare litigi né quant’altro e per avercela fatta a superare la timidezza e le sue insicurezze.
Per la prima volta in vita sua aveva davvero dato voce ai suoi pensieri senza filtri né censure e trovava la cosa esilarante. Si sentiva come un peso in meno sul cuore mentre usciva a passo svelto dalla scuola.
Allo stesso tempo però, era delusa e amareggiata per il comportamento di Niall. Non se la sarebbe davvero mai aspettata una cosa del genere da parte dell’irlandese carino e gentile.
Le cose ultimamente però stavano andando fin troppo bene e doveva aspettarsela una brutta sorpresa, la felicità non era destinata a perdurare.
Salì in macchina sbattendo la portiera, gettò la borsa sul sedile accanto prima di buttare la testa all’indietro e lasciarsi andare ad un pianto liberatorio.
Accese la radio alzando il volume quasi al massimo per sovrastare il rumore dei suoi singhiozzi che avevano rotto la quiete che aleggiava all’interno della vettura. Si mise le mani nei capelli spostandoli all’indietro e fregandosene, per una volta, del fatto che avrebbe rovinato in maniera disastrosa la propria acconciatura.
In quell’istante l’ultimo dei suoi pensieri era apparire al meglio, sentiva il mondo crollarle addosso e l’ultima volta che si era sentita così era otto anni prima.

***

hoola!
eccomi qua ad aggiornare, giusto per alleggerirvi il rientro a scuola (?)
che dire? IL CAPITOLO CHE TUTTI ASPETTAVATE :D #sarcasmo
fatemi sapere che ne pensate, ci tengo davvero :)
e poi volevo ringraziare prima di tutto la mia angi che si è iscritta su twitter e su efp solo per me <3
e poi agata, alice, marta, luisa e simona perché.. boh perché mi va e mi avete tenuto compagnia mentre mi annoiavo in francia ahaha
okay mi dileguo che ho fame ed è pronto.
ci avviciniamo sempre più ai 100 preferiti, io vi amo, ve l'ho già detto? :)
jas

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** capitolo 14 ***



  

«La porta!» gridò Sam dal salotto senza scollare gli occhi dal televisore.
Come tutti i pomeriggi era spaparanzato sul divano a giocare a Assassin’s Creed 4, il nuovo gioco acquistato negli USA e che non era ancora uscito in Europa. Doveva finirlo prima che i suoi compagni di classe lo comprassero, aveva spiegato quando il padre l’aveva ripreso per stare troppo attaccato a quel video game.
«Alza le chiappe e vai a rispondere!» gli gridò di rimando Luna, dalla cucina.
«Alzale te!»
«Non vedi che sono occupata?» sbraitò la ragazza.
«Anch’io!»
Più quello scambio di battute andava avanti più il tono di voce di entrambi diventava alto.
Luna sbatté con veemenza il mestolo nel lavandino, come per scaricare in quel gesto il nervosismo accumulato in quei pochi secondi, e si diresse a grandi passi verso l’entrata.
«Potevi anche muoverlo il culo» rimproverò al fratellino quando attraversò il salotto, dandogli un piccolo scappellotto sulla nuca.
Aprì con forza la porta d’entrata, con un’espressione irritata dipinta sul volto.
«Cos’è ti hanno ammazzato il gatto?» chiese divertito Louis, notando l’aria seccata dell’amica.
Nell’udire quella voce squillante e così famigliare, la bionda rilassò i muscoli.
«No è solo quell’animale di mio fratello che mi fa alterare» borbottò spostandosi dall'ingresso per fare entrare l’amico.
Louis avanzò a grandi passi verso il salotto scompigliando i capelli al bambino che non aveva ancora cambiato posizione. C’era sempre stato un bel rapporto tra i due e Luna non sapeva come il suo amico riuscisse a sopportare quella piattola di suo fratello. L’unica motivazione valida era che fossero entrambi ragazzi e quindi in un certo senso gli ingranaggi del loro cervello giravano alla stessa maniera.
«Io vado di là che stavo preparando il tiramisù.»
Luna avvertì l’amico, che nel frattempo si era messo comodo sul divano, prima di dirigersi in cucina. Louis le venne dietro alcuni secondi dopo.
«Come mai cucini, sei nervosa?» le chiese il ragazzo, che con un gesto atletico si sedette sull’isolotto della cucina prima di assaggiare un po’ della crema che c’era in una scodella.
Luna scosse la animatamente mentre versava l’impasto sui savoiardi già disposti ordinatamente in una teglia.
Non osava alzare lo sguardo. Accidenti a lei e al fatto che fosse quasi come un libro aperto per Louis. La conosceva fin troppo bene e sapeva tutte le sue piccole “fissazioni” che aveva quando era emozionata, triste, o nervosa, come in quel caso.
Non avevano più parlato del bacio da quando era successo, in realtà non si erano più visti e Luna non sapeva cosa pensare. Era stata una sottospecie di “remake” di quello che era successo un anno prima al ballo oppure quella volta le cose erano diverse? Perché lei non sarebbe andata da nessuna parte, e nonostante avesse preso l’iniziativa, Louis non si era di certo tirato indietro quindi infondo anche lui voleva quel bacio, ma non lasciava trasparire niente dietro quella sua espressione apparentemente ingenua.
La bionda sospirò sconsolata mettendo la teglia nel frigo e appoggiandosi al piano della cucina, di fianco all’amico.
Si era stancata di quella storia, o meglio, di quella “non” storia che andava avanti da un po’. Facevano entrambi finta di niente anche se in realtà quello che era successo importava più di quanto non dessero a vedere. Se Louis non aveva il coraggio di affrontare l’argomento, l’avrebbe fatto lei per entrambi. Si era stancata di rimanere col beneficio del dubbio, visto che si stava trasformando più in un maleficio che la turbava ogni santo giorno. Avrebbe confessato a Louis i suoi sentimenti, avrebbe messo in gioco tutto, un’amicizia costruita giorno per giorno, il rapporto migliore che avesse mai avuto, quello più stabile. Prese un grande sospiro preparandosi a confessare tutto prima che cambiasse idea.
«Senti Louis» cominciò decisa, «non ho idea del perché tu sia venuto qua ma hai fatto bene perché.. ti devo parlare.»
Il ragazzo annuì serio dondolando le gambe nel vuoto, «anch’io.»
Luna annuì, «okay, però prima io altrimenti non troverei più il coraggio di dirti quello che sto per dire.»
Non ricevette alcuna risposta ma capì che l’amico la stava ascoltando e che la intimava a continuare.
«Vedi..» cominciò a torturarsi le mani osservando il pavimento chiaro e immacolato della cucina, «tu mi piaci da impazzire, Lou» disse di getto alzando lo sguardo alla ricerca di quegli occhi azzurri che tanto la mettevano in soggezione, «e non dico come amico ma.. qualcosa di più.»
Il ragazzo rimase in silenzio a guardarla serio.
Non mosse un muscolo, non un minimo cenno che potesse far capire a Luna cosa gli passava per la mente in quel momento. Nulla, il buio.
Parla, parla continuava a ripetersi mentalmente la bionda ma il suo amico sembrava essersi mummificato.
I suoi occhi azzurri sempre così vivi e sprizzanti di gioia in quel momento erano vitrei, inespressivi. E la bocca, sempre con le estremità rivolte all’insù, in quel momento era piatta. Come il mare quando non tira nemmeno un alito di vento.
Luna cominciò a sentirsi persa, e si rese conto di avere commesso lo sbaglio più grande della sua vita.
 
Harry bussò titubante alla porta di casa Payne guardandosi intorno incerto.
Più si avvicinava a poter parlare con Liam più diventava insicuro non sapendo nemmeno lui esattamente di che cosa aveva bisogno. Doveva sfogarsi, gli serviva un bravo ascoltatore e consigliere e la sua mente gli aveva subito suggerito Liam, ormai storicamente legato a Danielle.
Per Harry era sempre stato un mistero come quella graziosa ragazza dalla pelle ambrata si fosse innamorata di Liam e come i due riuscissero ad essere così legati anche dopo tutto quel tempo. Harry era convinto che lui non ci sarebbe mai riuscito, si annoiava facilmente, lui. Era già un record che non avesse ancora mandato a quel paese Abigail che oltre a resistere al suo fascino, si era arrabbiata con lui. Quella ragazza era diversa dalle altre, doveva ammetterlo. Era una tipa tosta che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno e ad Harry quell’aspetto del suo carattere gli piaceva particolarmente. Senza tralasciare però la sua bellezza, la sua simpatia, allegria e la sua risata buffa che faceva sorridere di rimando anche lui.
Tutta questa serie di pensieri frullava senza fine nella mente di Harry fino a quando la porta bianca di fronte a sé si aprì.
«Harry, che bello vederti!» esclamò tutta sorridente la signora Payne guardando attentamente il riccio, che le rispose sorridendo educatamente.
«Da quanto tempo non ti vedo? Troppo. Vieni dentro» aggiunse poi spostandosi dall’entrata così da fare entrare il ragazzo.
Harry adorava la madre di Liam, sempre così solare, allegra, gentile ed educata, proprio come il figlio. I compleanni di Liam quando erano piccoli erano i più divertenti ed Harry ricordava di invidiare lo stretto legame che c’era nella sua famiglia, a differenza della sua.
Charlie, essendo casalinga, era stata sempre presente nella vita dei figli, Harry ricordava come si alzava in piedi fiera di suo figlio per applaudire alla fine delle recite mentre lui si ritrovava a passare in rassegna i volti di tutti i dei presenti con la speranza di trovare quelli dei suoi suoi genitori. Questo suo desiderio però non si era mai avverato.
Salì le scale due alla volta con grandi passi prima di giungere davanti alla stanza di Liam. La porta era chiusa.
Bussò alcune volte attendendo la risposta dell’amico che non tardò ad arrivare.
«Harry!» esclamò Liam quando lo vide entrare. Nel suo tono traspariva abbondantemente la sorpresa.
«Come mai qua?» chiese poi mettendosi seduto sul letto.
Harry tolse la giacca appoggiandola su una sedia lì vicino prima di rispondere.
«Da quando in qua non posso venire a trovare uno dei miei migliori amici?» domandò sedendosi accanto a lui.
Liam lo osservò per alcuni istanti socchiudendo le palpebre, «sputa il rospo Styles.»
Il riccio sospirò passandosi una mano nei capelli e, per una volta, non pensando se si fosse spettinato o meno con quel gesto. Aveva altro per la testa.
«Ecco, avevo bisogno di parlare con qualcuno e tu sei il primo che mi è venuto in mente.»
«Affari di cuore?» chiese subito l’amico, anche se era certo che il motivo fosse quello.
«Ma.. Come fai a saperlo?»
Harry era evidentemente sorpreso dall’intuizione dell’amico, era davvero così prevedibile? si chiese.
«Solitamente se devi parlare – Liam pronunciò l’ultima parola racchiudendola in delle virgolette fatte con un gesto delle mani – ti rivolgi a Louis, invece se hai problemi con le ragazze vieni da me perché mi reputi un mago nel mestiere data la mia duratura relazione con Danielle, o sbaglio?»
«Dimmi Payne, ti senti Sherlock Holmes in questo momento?» chiese Harry divertito.
«Abbastanza, date le mie ottime doti intuitive» ammise il castano, «ora però dimmi cosa c’è che non va con Abigail che sono curioso.»
Harry sospirò smettendo di domandarsi come facesse Liam a sapere già tutto, buttandosi sul letto dell’amico.
«Le cose che dirò qui non usciranno da questa stanza, promettimelo.»
Liam mimò una cerniera che si chiudeva sulle sue labbra prima di sorridere sornione come un bambino alla vigilia di Natale. Nonostante non ne avesse fatto parola con nessuno, se non con Danielle, lui aveva sempre pensato che per Harry Abigail fosse più di quanto desse a vedere ed era certo che anche il suo amico stesso se n’era accorto solo che questa cosa lo turbava e aveva bisogno di parlarne.
«Ecco..» cominciò Harry torturandosi le mani con fare nervoso, «mi sento un po’ in colpa per quello che è successo.»
«Un po’?» lo riprese Liam.
«Un po’ tanto, diciamo. Insomma, guarda Niall, è un vero e proprio straccio e mi dispiace vederlo così giù di corda. E’ tutta colpa mia, non sarei dovuto uscirmene con quella proposta.»
Liam non riuscì a trattenere una risata, certo che era proprio cocciuto quel ragazzo, pensò.
«Cos’hai da ridere? Sono serio» lo ammonì Harry irritato.
«Ed è solo per questo che sei qui?» cercò di incalzarlo, Liam, ignorando l’amico, «non devi dirmi anche qualcosa riguardo Abigail?»
Harry per poco non si strozzò con la propria saliva e cominciò a tossire rumorosamente, quel ragazzo lo sorprendeva ogni giorno di più, pensò.
«Dai Harry, lo so che ti piace. Ora devi solo dirlo ad alta voce» continuò Liam con un sorriso da chi sa di aver fatto centro.
«Dirti che cosa? Abigail non mi piace, devi metterti il cuore in pace! Certo, è bella, divertente, simpatica e devo ammettere che mi attira, ma quale ragazza non mi attira, Payne?»
«Danielle» rispose sicuro Liam.
«Lo dici tu.»
L’espressione del castano cambiò completamente, fulminò con lo sguardo Harry che sogghignava divertito.
«Stavo scherzando, dai!»
«Ti conviene» borbottò Liam mettendosi a braccia conserte, «altrimenti vado io a parlarci con Abigail.»
«Ma non mi piace!» cantilenò esasperato Harry allargando le braccia con fare teatrale, «non metterti strane idee in testa.»
«Allora perché nelle ultime settimane non hai fatto altro che parlare di lei?»
«Dovevo vincere la scommessa» ribatté secco Harry.
«E che mi dici del modo in cui la guardavi? Non ti ho visto farlo con nessun’altra» insistette Liam.
«Faceva tutto parte del gioco.»
«Anche quando eri sicuro che lei non ti vedesse? Forza Styles, te la mangi con gli occhi ormai, solo che non riesci ad ammetterlo a te stesso, figuriamoci agli altri.»
Harry sospirò esasperato dall’insistenza dell’amico anche se sapeva che infondo aveva ragione.
Anche lui reputava Abigail diversa, non aveva ancora capito lui come esattamente, ma sapeva che lo incuriosiva più delle altre. Forse Liam gli aveva posto la risposta su un piatto d’argento solo che lui si rifiutava ancora di accettarla. Non riusciva a credere nemmeno lui che il donnaiolo Harry Styles si fosse innamorato, non lo riteneva possibile. Lui prendeva in giro chi s’invaghiva eccessivamente di qualcuno, a lui piaceva divertirsi giorno per giorno senza dover pensare al futuro, non era adatto a un rapporto duraturo. Allo stesso tempo però, quando Liam gli aveva sputato in faccia ciò che pensava pure lui si era accorto che non suonava così tanto male alle sue orecchie. O almeno non quanto avrebbe pensato.
Riflettendoci bene, se al posto di Abigail ci fosse stata un’altra ragazza ubriaca a casa sua che lo voleva baciare non si sarebbe tirato indietro, anzi, sarebbe andato più a fondo. Eppure nonostante le mani di Abigail che gli accarezzavano il petto con fare provocante l’avessero tentato molto, non aveva ceduto.
Harry sbuffò coprendosi il volto con le mani, si sentiva uno stupido per non esserci arrivato prima.
Aveva davvero avuto bisogno dell’aiuto di Liam?
«Vedo del fumo uscire dalla tua testa, smetti di pensare o ti s’inceneriscono i capelli» la voce divertita dell’amico che lo prendeva in giro lo fece tornare alla realtà.
«Sono nella merda, Payne.»
«Perché?»
«Ho combinato un bel casino.»
Liam si lasciò andare a una fragorosa risata, «e perché? Perché Niall sta male?»
Harry gli rivolse gentilmente il dito medio senza nemmeno guardarlo, «Abigail mi odia» borbottò poi.
«Come? Non ho sentito, togliti le mani dalla faccia che non capisco niente.»
«Abigail mi odia e io non voglio che mi odi!» esclamò Harry riprendendo a gesticolare.
«Non ti odia.»
Liam non riusciva a smettere di sorridere, quello che usciva dalla bocca di Harry era assurdo. Tutta la situazione di per sé era assurda, mai avrebbe pensato che si sarebbe ritrovato a fare da cupido proprio a Harry.
«No?» chiese sarcastico il riccio.
«Non ti odia. In questo momento è arrabbiata con te ma non ti odia. Devi dirle ciò che provi per lei e darle la certezza che stai facendo sul serio questa volta. Devi riacquistare la sua fiducia.»
«Chiamala una cosa da poco» bofonchiò Harry guardandosi in giro, quelle non erano cose da lui.


***

bbuonasera!
chi non muore si rivede eh! ahaha
no dai, era programmato di aggiornare oggi perché mancano soltanto tre capitoli alla fine della fan fiction e voglio concluderla bene dato che è la più successful (mi viene la parola in inglese e non in italiano, sono messa male ahaha)
allora, che dire? luna e louis chiariscono le cose e vi avverto già che il prossimo capitolo che sarà dedicato a loro sarà l'ultimo quindi dovrete aspettare un po' per sapere come stanno le cose :D
e finalmente - dopo zayn - sbuca anche liam!
ovviamente non hanno un grande ruolo nella storia ma non mi andava di lasciarli fuori quindi anche loro hanno avuto il loro momento di gloria (?)
so che il capitolo non è lunghissimissimo ma serve, perché ora le cose cominciano a muoversi (? - sto sparando fuori ahaha) e non ho idea di quando posterò il prossimo perché teoricamente l'ho già scritto ma praticamente fa un po' cagare e poi ho cambiato un po' di idee e devo riscriverlo quindi dipende dalla voglia che ho :D
e poooi:
LA STORIA E' TRA I PREFERITI DI CENTO PERSONE, io vi adoro, sul serio.
quando ho cominciato a scrivere questa storia non avrei mai pensato di arrivare così in là e soprattutto non credevo che potesse piacere a così tante persone mentre le recensioni e i tweet che mi scrivete mi fanno capire che la realtà è completamente diversa. grazie mille.
oooraaa, visto che siete così tanto gentili e affettuosi vi chiedo di passare a leggere questa fan fiction scritta da brookie v - hummingbird heartbeat in cui ci sono anch'io ahaha
ma a parte questo, lei scrive davvero bene e merita.
fateci un salto :)
okay la smetto di rompervi, alla settimana prossima ;)
jas

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** capitolo 15 ***



  

Abigail buttò con poca grazia il libro di chimica nell’armadietto, odiava quella materia con tutta se stessa e odiava ancora di più il fatto che dovesse avere in classe anche Harry, durante quella lezione.
Erano passati alcuni giorni dall’amara scoperta e Abigail l’aveva evitato per tutto quel tempo. Non voleva parlargli, non voleva sentire quella voce così calda e sensuale che faceva sprigionare le farfalle nel suo stomaco, non voleva sapere cos’avesse da dirgli anche perché non c’era niente che potesse fare per rimettere a posto le cose.
«Abigail.»
Proprio quando stava per andarsene sentì quella voce chiamarla, sicura e ferma, con lo stesso tono di qualcuno che non vuole essere ignorato.
La ragazza strinse i pugni e respirò profondamente prima di voltarsi verso Harry e rivolgergli un sorriso falso e alquanto forzato.
«Styles» affermò sicura a mo’ di saluto.
«Ti ho chiamata anche prima ma sei uscita dalla classe senza fermarti, volevo parlarti.»
Abigail si sistemò meglio la borsa sulla spalla guardandosi intorno seccata, nonostante sentisse il cuore scoppiarle nel petto non doveva lasciare trasparire ciò che provava realmente.
Se da una parte avrebbe voluto prendere Harry a sberle, dall’altra non poteva negare che quel ragazzo la faceva impazzire, in tutti i sensi. E sebbene non riuscisse a definire il rapporto che avevano avuto, doveva ammettere che le mancava vederlo trotterellare contento per i corridoi sorridendole allegramente, oppure sentire le sue stupide battute e le frecciatine che non esitava mai a lanciarle.
Le mancava il suo Harry.
Soprattutto dopo che aveva assaporato le sue labbra.
Era come trovare il paradiso ma essere costretta a restare con i comuni mortali. Una vera e propria tortura.
Aveva il suo profumo bene impresso nella mente, la sua solita espressione sicura di se mentre non staccava gli occhi dai suoi e si avvicinava per baciarla. Tutto era perfettamente nitido come se fosse successo pochi minuti prima. E Abigail avrebbe davvero voluto rivivere quel momento ma non poteva, non dopo che Harry l’aveva tradita così. Si era preso gioco di lei dimostrandole quanto non gli importasse. Era sorpresa dalla falsità e determinazione di quel ragazzo e pensare che aveva fatto tutto per una stupida scommessa la faceva soffrire ma allo stesso tempo ribollire di rabbia per non essersene accorta.
Le sarebbero dovuti sorgere dei dubbi, si vedevano dall’asilo e tutt’a un tratto aveva cominciato a ronzarle attorno come un moscone, guarda caso, proprio quando Niall faceva lo stesso con Sophie.
«Ti ascolto» borbottò poi Abigail quando si distolse dalle sue riflessioni, dato che il ragazzo sembrava non voler cominciare a parlare.
«Volevo scusarmi, mi dispiace davvero per quello che è successo, Ab.»
«Ab?» lo interruppe la ragazza lasciandosi andare a una risata isterica, «da quando siamo passati ai soprannomi, Styles?»
Il ragazzo si grattò la nuca imbarazzato, si era preparato un discorso con Liam e lei lo aveva interrotto bruscamente non dandogli la possibilità di spiegare.
«Okay, Abigail – continuò scocciato marcando il suo nome – come vuoi tu.»
Seguirono istanti di silenzio in cui la ragazza batteva nervosamente il piede in terra aspettando di sentire le scuse poco credibili che sarebbero uscite dalla bocca di Harry mentre lui si scervellava cercando di mettere insieme una frase di senso compiuto. Non era mai stato bravo con le parole.
«Sono uno stronzo, lo so. E non vado fiero di ciò che ho fatto, però voglio che le cose tornino a posto. Odio vederti per i corridoi e non poterti salutare perché tu volgi lo sguardo altrove non appena mi noti, non riesco ad avvicinarmi a te perché scappi se faccio un passo nella tua direzione. Voglio che le cose tornino come prima.»
«Prima quando? Quando tu mi prendevi per il culo facendo finta che ti interessassi veramente e io mi perdevo nei tuoi occhi come una rimbambita?»
«Tu mi interessi veramente.»
«Dovevi pensarci prima» ribatté secca Abigail, guardandolo rendendosi conto solo dopo di quello che Harry aveva detto ma in quel momento era troppo arrabbiata per essere in grado di pensarci su davvero.
Il ragazzo sospirò passandosi una mano tra i capelli, «non possiamo cambiare il passato, okay? Ho sbagliato, lo so. E mi sento una merda per questo. Ma io sto cercando di rimediare ai danni che ti ho fatto perché mi dispiace per quello che è successo, mi dispiace per tutto! Però tu non vuoi nemmeno starmi a sentire allora dimmi cosa cazzo devo fare!» sbottò Harry cominciando a gesticolare animatamente.
Abigail trasalì per l’inaspettata reazione del riccio che la osservava serio, aspettando una risposta.
«Ti sto ascoltando» disse seria cercando di reprimere l’istinto di urlargli dietro a sua volta.
«No!» sbottò Harry, facendo voltare verso di loro alcuni ragazzi che erano lì vicino a loro, «Tu non stai ascoltando, stai facendo finta di farlo! Te ne stai lì in piedi a braccia conserte ad aspettare soltanto che io me ne stia zitto ma non funziona con me quest’atteggiamento così distante perché ho notato la voce tremante che avevi l’altro giorno, il tuo sguardo spento e come ti torturavi le mani. Lo fai sempre quando sei nervosa, e solitamente non ci s’innervosisce per le cose che non interessano.»
Prima che potesse davvero rendersi conto di quello che faceva, Abigail colpì con forza la guancia del ragazzo con uno schiaffo che riecheggiò nel corridoio gremito.
Quegli occhi verdi come smeraldi sempre vivaci e allegri in quel momento le sembravano spenti e la osservavano severi ma allo stesso tempo dispiaciuti, incuranti delle persone che parlavano sommessamente alla vista di quel gesto.
Abigail sentì il labbro inferiore tremarle e le lacrime che minacciavano imponenti di uscire, per quanto potesse odiare Harry, in quel momento odiava altrettanto se stessa.
Odiava la violenza, qualunque tipo di violenza e non era certamente da lei reagire in quella maniera ma rendersi conto di quanto Harry sapesse di lei l’aveva messa a disagio. Non pensava che si fosse accorto di quei piccoli particolari, quelle piccole manie che aveva quando era nervosa. Era rimasta spiazzata da quanto Harry sapesse in realtà di lei – più di quanto si sarebbe mai aspettata – e quello schiaffo, si accorse, era stato un modo per “punire” Harry sulla sua insolenza. Come se non avesse il diritto di sapere tutte quelle cose di Abigail dopo che si era preso gioco di lei anche se in realtà, dopo la resistenza iniziale che aveva opposto la ragazza, si era lasciata andare a quei sentimenti troppo forti da reprimere.
Borbottò qualcosa scusandosi prima di allontanarsi da Harry che si toccava con una mano la guancia dolorante ancora sbigottito da quell’inaspettata reazione.
Non si sarebbe mai dimenticata quelle due iridi quasi trasparenti che la guardavano deluse, pensò mentre attraversava a grandi passi il cortile della scuola diretta da Sophie.
Era l’unica persona che voleva vedere in quel momento, l’unica che l’avrebbe capita veramente senza bisogno di troppe parole.
Si sentiva ancora peggio di prima, al dispiacere per tutto quello che era accaduto si aggiungeva il senso di colpa per quello che aveva fatto.
Nonostante il male che Harry le aveva procurato, sapeva che non si meritava quello schiaffo, arrivato così inaspettatamente.
Certo, se si trovavano in quel casino, era tutta colpa sua e delle idee che gli balenavano in mente. E che i suoi amici ascoltavano.
Se non avesse proposto quella scommessa, probabilmente avrebbero continuato a ignorarsi come avevano sempre fatto e Abigail non si sarebbe innamorata di un ragazzo che dimostrava cerebralmente tre anni ma nonostante quello si portava a letto 365 ragazze l’anno.
Arrestò per un secondo la valanga di pensieri che le affollavano la mente e si soffermò soltanto su una parola.
Innamorata.
Si era davvero innamorata di Harry?
Scosse la testa parlottando tra sé e sé mentre camminava silenziosamente sul marciapiede, lei non lo amava, era impossibile. Non ci si poteva innamorare in così poco tempo, era infatuata, certo, ma innamorata era una parola grossa. Probabilmente erano i sensi di colpa per quello che aveva fatto, pensò.
Cercò di distrarre la mente guardandosi intorno, soffiava un leggero venticello che preannunciava l’arrivo di un bel temporale. Abigail non fece in tempo di alzare gli occhi al cielo che una goccia d’acqua gelata la colpì in piena fronte, senza pensarci troppo cominciò a correre verso casa di Sophie. Poteva cominciare a piovere a dirotto da un momento all’altro ed essere malata era l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quell’istante.
 
«Harry se lo meritava il ceffone, hai fatto bene a darglielo» fu il commento di Sophie quando Abigail finì di raccontarle ciò che era accaduto poco prima a scuola.
La castana non riuscì a fare a meno di sorridere, i ruoli in quel momento sembravano invertiti.
Solitamente era lei che doveva asciugare le lacrime di Sophie quando qualcuno la trattava male o la faceva soffrire, era lei che cercava di strapparle un sorriso in tutti i modi mentre in quel momento le parti erano completamente opposte.
Abigail era seduta a gambe incrociate sul letto dell’amica, con la schiena appoggiata alla testata morbida mentre Sophie stava sulla sedia della scrivania con i piedi appoggiati su di essa e un pacchetto di caramelle in mano.
Aveva ascoltato il racconto dell’amica senza interromperla, limitandosi a masticare come un ruminante quelle caramelle gommose e ad annuire ogni tanto, quando Abigail non riusciva a trovare le parole, per farle capire che la stava seguendo.
Nonostante fossero completamente diverse tra di loro, si erano trovate sin da subito e sembrava che l’una compensasse l’altra.
La timidezza di Sophie era controbilanciata dalla sicurezza di Abigail, l’impulsività di quest’ultima dalla saggezza dell’altra e così via.
«Mi sento in colpa» mormorò Abigail dopo alcuni secondi di religioso silenzio, «so che non ho fatto la cosa giusta e nonostante Harry sia comunque nel torto ho la sensazione che non avrei dovuto farlo comunque.»
«Certo che non avresti dovuto» la riprese Sophie, «però ormai è fatto e non bisogna piangerci su ma bensì guardare avanti.»
Abigail annuì continuando a giocherellare con la coda di un pupazzo che aveva trovato lì, quando alzò gli occhi incontrando quelli blu dell’amica notò un ghigno insolito dipinto sul suo volto.
«Che hai da ridere?» chiese leggermente irritata.
Sophie scosse la testa divertita, «niente, solo che sembravo io quella che era partita per la tangenziale, invece guardati. La dura e implacabile Abigail Parker che piange per un ragazzo mentre la timida e insicura Sophie Evans che la consola. Non ti sembra un po’ strano?»
Abigail alzò le spalle annuendo, «abbastanza. Ma le cose sono diverse, tu infondo sai che Niall è una vittima quasi quanto te, le cose torneranno a posto molto presto.»
«Non credo proprio» Sophie mangiò un’altra caramella, «anche lui ha il dono della parola e poteva tranquillamente rifiutare la proposta di quell’altro cretino quindi io non lo discolperei così facilmente.»
«Sì ma lui ha detto chiaramente che gli dispiace e che prova davvero qualcosa per te.»
«Anche Harry l’ha fatto» la interruppe Sophie.           
Abigail assentì con una smorfia strana del viso.
«Non fare la finta tonta, me l’hai detto tu prima e anche se non fosse così lo si è capito comunque. Poi almeno Harry a provato a parlarti, Niall sembra un fantasma.»
«Oh Sophie Sophie» sospirò Abigail, «i ruoli stanno tornando quelli di prima» ridacchiò. «Niall è un fantasma perché sta veramente male per te, fossi in te correrei a perdonarlo ce ne sono pochi di ragazzi come lui, non puoi fartelo scappare.»
«Non puoi arrivare tu a dirmi di perdonarlo quando sei la prima che non vuole farlo con Styles! E’ un controsenso!»
«Cosa, vuoi fare anche te una gara a chi perdona per primo?» buttò lì Abigail con fare scherzoso.
Sophie fermò la mano con l’ennesima caramella a mezz’aria osservando l’amica scetticamente ma Abigail conosceva bene quello sguardo.
«Non ci sto cara, tu vai a perdonare Niall. Styles deve fare molto di più, mi dispiace per lui ma non è così che vanno le cose.»
«Tu però devi scusarti per lo schiaffo» le fece notare Sophie.
«Farò tutto insieme.»
La bionda sospirò appoggiando finalmente il pacchetto di caramelle ormai quasi finito «ti dico solo di non aspettare troppo perché Styles secondo me si stanca facilmente e non vorrei che ci rimanessi male per la seconda volta.»
Abigail non rispose ma continuò a giocherellare con quel pupazzo che stava subendo le sue torture da una buon’ora ormai. Le parole dell’amica, però, persistevano nella sua mente. Era immersa nei suoi pensieri così tanto che non si accorse quando Sophie uscì dalla stanza.
Avrebbe realmente rischiato di perdere Harry? Per quanto continuasse a fare la dura, a rispondergli male, a dimostrarsi seccata e irritata dalla sua presenza Abigail non poteva negare a se stessa cosa provava veramente quando lo vedeva. Anche dopo tutto quello che le aveva fatto.
Sapeva che nel profondo lei lo aveva già perdonato, molto prima di quanto credesse. Avrebbe voluto andare da lui e dirgli che era tutto a posto, che l’aveva scusato ma la paura di una nuova delusione era forte.
Era terrorizzata dal fatto che potesse ricevere una batosta del genere un’altra volta, nonostante volesse fidarsi di Harry non poteva dimenticarsi di ciò che aveva fatto e per quanto il suo cuore battesse forte quando c’era lui, non era abbastanza a coprire quella vocina persistente che continuava ricordarle ciò che aveva fatto e soprattutto che la faccenda sarebbe potuta ripetersi.
La fama di Harry nella scuola non era delle migliori, e per quanto lui avesse cercato di dimostrarle che la gente si sbagliava, alla fine si era dimostrato esattamente come gli altri lo descrivevano.
Superficiale, strafottente e inaffidabile.
Allo stesso tempo però Abigail non poteva dimenticarsi dell’Harry che non si era approfittato di lei quando era ubriaca fradicia, di come l’avesse seguita per spiegarle che aveva frainteso tutto e di quanto si fosse divertita quando non erano andati a scuola ma bensì in giro.
Nonostante tutto quello che le aveva fatto, nella mente di Abigail i momenti belli superavano alla grande quelli per cui era stata male per lui. E quello era principalmente il motivo per cui si sentiva di averlo già perdonato da un pezzo. L’orgoglio però era un ostacolo che non era mai stato facile da superare per lei, era il motivo essenziale per cui aveva resistito così tanto ad Harry dimostrandosi scorbutica e disinteressata, quando in realtà era più che attratta da lui. Era lo stesso comportamento che stava avendo in quel momento, essenzialmente, solo in un contesto diverso.
E la paura più grande di Abigail era che Harry si sarebbe stancato presto di chiederle scusa e non avrebbe perseverato così tanto come aveva fatto prima e perderlo era l’ultima cosa che voleva in quel momento.
Cercò di cacciare via quei pensieri che ormai le tartassavano la mente da giorni e solo allora si accorse di essere da sola nella stanza di Sophie.
La sedia su cui era seduta poco prima era vuota, si guardò intorno leggermente spaesata ma dell’amica nemmeno l’ombra. Notò che la porta era socchiusa, probabilmente era scesa in cucina senza che se ne accorgesse, pensò Abigail alzandosi pigramente dal letto e uscendo dalla camera.
Doveva assolutamente chiederle consiglio, anche se sapeva già la risposta a tutti i suoi quesiti.

***

eccomi qua :)
questo è uno dei capitoli che preferisco - non per come è scritto dato che ultimamente mi faccio ribrezzo da sola, ma per quello che accade - lo schiaffo di abigail a harry lo programmavo da tipo prima di postare il primo capitolo ahaha
probabilmente sarà pieno di errori dato che non ho riletto ma non ho proprio voglia di farlo ora però ho postato lo stesso dato che alcune di voi me l'hanno chiesto su twitter :)
chiedo scusa anche per la mancanza di niall e sophie in questo capitolo (è da due capitoli che non ci sono, lo so) e so che mi avete chiesto di loro nelle recensioni ma per esigenze di copione (?) questa scena doveva succedere prima di parlarvi di loro, però vi avverto già che il prossimo capitolo sarà completamente su di loro :)
vi chiedo come sempre di farmi sapere che ne pensate, recensendo se siete iscritte su efp oppure twittandomi (sono @xkeepclimbing
credo di avere concluso, posterò il prossimo capitolo (che è il penultimo ç.ç) entro il fine settimana ma vi avverto già da ora che dovrei postare il prologo della nuova fan fiction già domani o dopo.
vi dico soltanto che riguarderà tutti e cinque i one direction :)
ah, e se volete che vi avverta quando la posto basta che mi fate sapere uù
vi abbandono che ho già scritto troppo,
vi adoro
jas

e poi vi ricordo ancora una volta di passare a leggere questa stupenda fan fiction dell'alice uù hummingbird heartbeat e vi avverto anche che ci sono io in questa storia quindi è un motivo in più per passare ahah

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** capitolo 16 ***



  

Sophie si maledette per essersi precipitata fuori di casa così in fretta e furia da essersi dimenticata l’ombrello.
Alzò gli occhi al cielo notando le nuvole scure che minacciavano pioggia e pregò che non cominciasse a scrosciare proprio in quel momento. Accelerò notevolmente il passo mentre attraversava un piccolo parco che stava dietro alla chiesa accorciando di molto la strada che portava a casa di Niall. Non sapeva nemmeno lei cosa stava facendo ma le parole di Abigail l’avevano fatta riflettere e, sapendo che quella convinzione sarebbe scomparsa nel giro di poco tempo, decise di andare subito a chiarire le cose. In realtà tutta quella decisione cominciava già a venir meno ma ormai era a più di metà strada e non aveva intenzione di tornare indietro rischiando di beccarsi un acquazzone.
Salutò con un cenno della mano il reverendo che stava uscendo in quell’istante dalla chiesa prima di attraversare la strada con passo svelto.
Svoltò l’angolo trovandosi sulla via in cui abitava Niall, una serie di villette a schiera tutte identiche era disposta su entrambi i lati della strada e Sophie accelerò ancora di più il passo quando sentì delle piccole gocce caderle sulla testa.
Nel giro di pochi secondi quella pioggerella leggera a malapena percepibile si trasformò in un vero e proprio temporale e Sophie cominciò a correre tentando invano di coprirsi la testa con la borsa.
Quando arrivò in fondo alla via era ormai fradicia e suonò il campanello di casa Horan senza esitazioni onde evitare di restare ancora un po’ sotto l’acqua.
Alcuni secondi dopo la porta si aprì e Sophie si ritrovò davanti una donna sulla cinquantina con gli stessi occhi blu intenso di Niall.
«Salve» sorrise imbarazzata cercando di non pensare al freddo che aveva in quel momento, «c’è Niall?» chiese.
La donna la osservò per alcuni istanti prima di assentire con la testa, «è uscito prima, credo sia andato da Harry ma non dovrebbe tardare. Vuoi provare ad aspettarlo?»
Sophie ci rifletté su per alcuni secondi.
La madre di Niall sembrava una donna cordiale e rimanere ad aspettare in casa al calduccio sembrava un’idea migliore rispetto a quella di tornarsene a casa riaffrontando per la seconda volta il diluvio universale – anche se più bagnata di così non poteva diventare.
«Volentieri» acconsentì infine Sophie.
La donna le sorrise cordialmente facendole strada verso il salotto.
Casa Horan era esattamente come Sophie se l’aspettava, piccola, accogliente e piena di effetti personali: fotografie, souvenir di vacanze e soprammobili certamente non scelti da un arredatore d’interni.
Si sedette sul piccolo divano che occupava il centro del soggiorno mentre la madre scomparsa su per le scale per andarle a prendere dei vestiti asciutti. Nonostante si trovasse a casa del suo pseudo-ragazzo con la sua pseudo- suocera Sophie era tutt’altro che in ansia, si sentiva a proprio agio. Tutto in quell’ambiente aveva un qualcosa di famigliare che le rendeva impossibile sentirsi fuori luogo.
A riscuoterla dai suoi pensieri fu la voce della madre di Niall.
«Tieni ho preso dei vestiti asciutti ma purtroppo quelli di Niall sono gli unici che ho trovato. Spero ti vadano bene.»
Sophie si alzò dal divano sorridendole educatamente, «grazie mille.»
«Oh, e il bagno è lì» aggiunse poi la donna indicando una porta vicino alle scale, «puoi tranquillamente farti la doccia se vuoi, ti ho messo degli asciugamani puliti vicino al lavandino.»
La bionda prese in mano i vestiti prima di dirigersi nella direzione indicatole.
Non appena si chiuse la porta alle spalle si liberò di quei vestiti fradici e si fiondò nella doccia, stava congelando e l’unico modo per scaldarsi era rimanere sotto il getto dell’acqua bollente per un po’.
Chiuse gli occhi spostandosi indietro i capelli dal viso e solo allora si rese conto che doveva pensare a cosa dire a Niall. Era uscita di casa così in fretta che oltre che essersi dimenticata l’ombrello non aveva meditato su cosa gli avrebbe detto.
Era stata presa così tanto dalla carica che le avevano dato le parole di Abigail che si era precipitata sotto l’acqua verso casa Horan senza rendersi davvero conto di cosa stava facendo. Solo allora, che aveva un attimo di quiete, si rese conto nella situazione in cui si trovava. Ma non voleva riflettere su cosa dirgli, le parole le sarebbero uscite dal cuore, pensò, poi lei non doveva chiedere scusa per niente, era lei che doveva perdonare Niall e non ci sarebbe voluto un discorso troppo laborioso, si convinse.
Chiuse il getto dell’acqua e prese un asciugamano asciugandosi per bene prima di indossare i vestiti di Niall.
Restò ad osservarsi per alcuni secondi allo specchio, aveva un leggero alone nero sotto gli occhi lasciato dal trucco che le era colato e i capelli ricci le cadevano disordinati sulle spalle. Li ravvivò leggermente prima di prendere un grosso sospiro e uscire dal bagno. Mosse alcuni passi titubante verso la cucina, in casa aleggiava il silenzio più totale e Sophie non aveva idea di dove andare o cosa fare.
In quel momento la porta d’entrata si aprì e Niall entrò di tutta fretta buttando l’ombrello in un angolo. Solo quando alzò lo sguardo si accorse di Sophie in piedi in mezzo al corridoio che lo guardava sorpresa.
Il ragazzo sussultò nel vederla, era l’ultima persona che si sarebbe aspettato di trovare a casa sua, bagnata come un pulcino e.. con i suoi vesiti.
Niall non riuscì a trattenere una risatina quando si accorse di com’era conciata, ma non riusciva comunque a non trovarla bellissima.
«Che c’è da ridere?» gli chiese Sophie.
Niall scosse la testa divertito, «ti donano i miei vestiti» ammise poi.
La bionda arricciò le labbra facendogli una smorfia e lui di rimando le fece l’occhiolino.
Il cuore di Sophie cominciò a battere velocemente, troppo. Certo, si era abituata a Niall e aveva imparato a non balbettare ogni qualvolta gli rivolgesse la parola ma ogni tanto perdeva il controllo. Quel ragazzo era troppo per lei e non voleva perderlo. Le ritornarono in mente le parole di Abigail e il motivo per cui era lì.
Il silenzio che si era venuto a creare stava diventando imbarazzante e Sophie non aveva idea di cosa fare, se cominciare a parlare oppure..
Niall si schiarì la voce in quel momento facendola sussultare.
«Come mai sei qua?» le chiese poi avvicinandosi a lei.
Sophie abbassò subito lo sguardo cominciando ad osservare il pavimento che in quel momento trovava molto più interessante che pensare alla vicinanza di Niall.
Era nel più completo imbarazzo e il suo cuore era troppo concentrato a batterle contro il petto per riuscire a trovare delle parole adatte da dire.
«Senti..» riuscì a cominciare. Si passò una mano tra i capelli trovando finalmente il coraggio di alzare lo sguardo incontrando quei due pozzi azzurri che la scrutavano curiosi e molto più vicini di quanto si sarebbe aspettata.
Sophie sospirò cercando di trovare le parole adatte ma che in quel momento sembravano mancarle. Cosa doveva dirgli esattamente? “Ti perdono”? Le sembrava patetico, e inoltre le ricordava il reverendo quando la confessava che la assolveva da tutti i suoi peccati e lei non voleva certo dare quell’impressione. Era in preda al totale sconforto e ogni secondo di silenzio che passava serviva soltanto a renderla più ridicola, pensò.
Nella sua mente balenavano così tanti pensieri, provava così tante sensazioni che in quel momento che non riusciva a concentrarsi su una cosa sola e questo la mandava nella confusione più totale.
Lei, che era sempre stata brava con le parole e che non faceva mai fatica ad esprimersi quando era con Niall perdeva questa sua capacità e diventava peggio di un analfabeta balbuziente.
Sbuffò contro se stessa dimenticandosi per un secondo della presenza di Niall che attendeva paziente cosa dovesse dirgli anche se ormai credeva anche lei che avesse intuito. Quel ragazzo era molto più spigliato di quanto volesse dare a vedere mentre lei si sentiva una vera e propria deficiente. Se Niall non avesse più voluto avere niente a che fare con lei l’avrebbe biasimato dato che non riusciva ancora a chiedersi come un ragazzo bello e simpatico come lui fosse andato a scegliersi una come lei.
Certo, ora una risposta più o meno ce l’aveva. Era stato spinto da Harry e da quella stupida scommessa ma anche lei si era accorta che l’interesse che aveva Niall nei suoi confronti esulava completamente da quello. Si era accorta anche lei di come  era diventato taciturno e mogio dopo che avevano litigato, vedeva che non era più il solito divertente Niall e anche lei non era disposta a mandare tutto all’aria perché lui aveva sbagliato. In fondo – anche se era brutto da pensare – sapeva anche lei che doveva ringraziare Harry se Niall si era accorto di lei. Era consapevole del fatto che se non ci fosse stata alcuna scommessa l’irlandese non l’avrebbe neanche notata con la coda dell’occhio.
Grazie a quel patto, invece, lei era finita sotto i riflettori e Niall aveva potuto appurare che persona fosse, aveva avuto la possibilità di conoscerla e di provare un certo interesse verso di lei.
Quei pensieri dettero una carica di adrenalina a Sophie che le fece sparire tutte le inibizioni e le paure. Non c’erano bisogno di parole, pensò prima di prendere il viso di Niall tra le mani e baciarlo con passione, come non aveva mai fatto.
Il ragazzo esitò per alcuni secondi – più per la sorpresa che perché non volesse quel bacio – prima di lasciarsi andare a quel momento che aveva bramato troppo, secondo i suoi gusti.
Prese Sophie per i fianchi avvicinandola ancora di più a sé mentre lei gli cinse il collo con le braccia.
Quando finalmente le loro labbra si staccarono e si guardarono negli occhi, sul viso della bionda si dipinse un sorriso, uno di quelli che Niall aspettava da tanto tempo. Non riuscì a fare a meno di sorriderle di rimando.
«Noto con piacere che mi hai perdonato» aggiunse poi, con un pizzico di ironia nella voce.
Sophie gli tirò un piccolo schiaffo sul braccio senza tuttavia riuscire a trattenere una piccola risata.
«Sappi che è la prima e ultima volta» lo avvertì poi puntandogli un dito contro.
Niall annuì facendosi improvvisamente serio, «non sai quanto mi sia dispiaciuto Sophie, mi sono sentito un vero e proprio stronzo e non avrei mai dovuto dare ascolto a Harry ma in quel momento mi sentivo uno schifo e quello mi sembrava l’unico modo per..»
Niall non riuscì a finire la frase che le labbra di Sophie erano di nuovo sulle sue, «non c’è bisogno che tu mi dica niente» gli sussurrò poi, con il viso così vicino al suo che i loro nasi si sfioravano e il suo respiro le solleticava la pelle, «ormai quel che è fatto è fatto e poi se vogliamo essere obiettivi se tu non avessi accettato quella scommessa chissà se a quest’ora ci saremmo già rivolti la parola.»
Niall annuì rendendosi conto di quanto quelle parole fossero vere prima che sul suo viso spuntasse di nuovo il sorriso, quanto poteva amare quella ragazza?
Si era già reso conto da tempo che Sophie per lui non era soltanto una distrazione, o infatuazione, lui l’amava.
La prese di nuovo tra le sue braccia baciandola con più trasporto, come per recuperare il tempo perso in quei giorni in cui non si erano parlati. Quando incontrò di nuovo lo sguardo di Sophie capì immediatamente cosa c’era scritto nei suoi occhi, ed era quello che voleva anche lui.
La prese per mano conducendola al piano superiore oltre una porta bianca leggermente socchiusa. Sophie non ebbe il tempo di guardarsi intorno, dato che osservare la stanza in cui si trovava era l’ultimo dei suoi pensieri in quel momento inoltre le tende scure erano tirate e permettevano a poca luce di filtrare. Niall le si avvicinò di nuovo prendendola per i fianchi prima di baciarla con più foga e facendola indietreggiare fino a quando non arrivò al letto.
Si sdraiò senza scollare i propri occhi da quelli del biondo che nel frattempo era sopra di lei.
«Ma.. tua mamma?» riuscì a sussurrare Sophie, col poco autocontrollo che le era rimasto. Niall inclinò leggermente il viso di lato, osservandola per alcuni istanti, «non preoccuparti di lei» disse semplicemente, riprendendo a baciarla, questa volta con più delicatezza.
Le sue mani cominciarono a scendere fino a quando non trovarono l’orlo della maglietta. Il ragazzo cominciò ad accarezzarle la pancia e Sophie si sentì morire. Il cuore le batteva all’impazzata, aveva paura che Niall lo potesse sentire talmente era forte, mentre il respiro si faceva sempre più corto.
Nonostante quello, però, era certa di ciò che stava facendo. Nessuno le stava mettendo fretta, lei voleva davvero fare l’amore con Niall.

***

ed eccoli qua finalmente i nostri niall e sophie! :DD
vi erano mancati eh? :)
purtroppo questo è il penultimo capitolo della fan fiction e non so quando posterò l'ultimo perché 1 - devo ancora scriverlo 2 - non voglio che questa storia finisca cwc
poooooi ho appena postato il prologo della nuova fan fiction che s'intitola Ours e sarei felice se ci faceste un salto!
poooooii, volevo pubblicizzare due nuove fan fiction che ho scoperto un paio di giorni fa e che mi piacciono davvero molto:

- every breath you take
 - undecided.

poooooii (è il terzo poi della serata e-e) volevo ringraziarvi infinitamente per le 125 preferite e per tutte le recensioni che mi lasciate, grazie davvero :)
fatemi sapere che ne pensate anche di questo capitolo ovviamente!
jas

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


  
 

Abigail fu la prima ad uscire dalla classe al suono della campanella, non vedeva l’ora di mangiare dato che il suo stomaco brontolava da un’ora buona ma il motivo principale era un altro: cominciava a starle stretta quella classe.
Durante tutta la lezione aveva sentito un paio di occhi verdi addosso, aveva cercato di non farci caso, seguendo le parole del professore piuttosto che pensare a Harry ma ovviamente era stato tutto inutile.
Ogni qual volta non guardava un punto che fosse la lavagna o il suo quaderno degli appunti, scorgeva con la coda dell’occhio il riccio – seduto sulla sua stessa fila, alcuni banchi più in là – osservarla insistentemente chiudendo a malapena gli occhi ogni tanto.
Era una sensazione pesante da sopportare per sessanta minuti e ciò aveva cambiato completamente l’umore ad Abigail facendola diventare scorbutica e maleducata, tanto che quando era uscita dalla classe aveva spinto un ragazzo senza nemmeno scusarsi.
Buttò con poca maniera i libri nell’armadietto chiudendolo con altrettanta violenza.
Cominciò a camminare con passo svelto per i corridoi gremiti di gente, stringendo con così tanta forza la spallina dello zaino che le nocche le erano diventate bianche.
Sentiva che era sull’orlo di un crollo nervoso, non solo Harry si era preso gioco di lei, ma era anche passato dal chiederle umilmente perdono al cercare di farla impazzire. Ogni volta che s’incrociavano, Abigail aveva la sensazione che il ragazzo volesse mangiarsela con gli occhi dal tanto la guardava intensamente.
E la cosa che odiava di più era che oltre che mandarla fuori dai gangheri, quella situazione le faceva ancora battere il cuore all’impazzata. Era inutile negarlo, era ancora attratta da Harry ma cercava di resistergli convinta che fosse soltanto una cotta passeggera che sarebbe passata nel giro di poco.
Il frastuono che investì Abigail quando aprì la porta della mensa la fece distrare dai suoi pensieri.
Si mise in fila per prendere da mangiare prima di guardarsi intorno alla ricerca di Sophie.
La scorse dopo alcuni secondi, in un tavolo vicino alla finestra intenta a scambiarsi effusioni con Niall, sorrise automaticamente felice per l’amica.
Quei due erano perfetti insieme, non riusciva a capire come avessero fatto a non accorgersene prima – o meglio, come Niall avesse fatto a non accorgersi – ma l’importante, in fondo, era che da allora erano diventati inseparabili.
Abigail prese un pezzo di pizza prima di dirigersi verso loro. Non voleva interrompere nulla ma non aveva nemmeno intenzione di pranzare da sola e poi avevano tutta la vita davanti per sbaciucchiarsi, pensò con un pizzico di gelosia.
Nella sua mente si fece spazio, immediatamente, il viso di Harry a pochi centimetri dal suo, scosse la testa con veemenza con l’intento di scacciare quei pensieri che le balzavano improvvisamente in mente senza che potesse farci qualcosa.
«Tutto bene?» le chiese Niall, che si era accorto del suo turbamento.
Abigail annuì distratta prima di sedersi di fianco a Sophie e addentare un pezzo di pizza.
«Tu stai male» borbottò Sophie giocherellando con la sua insalata che non aveva ancora sfiorato. Lei sapeva il motivo del malumore di Abigail, e non si lasciava sfuggire nemmeno un’occasione per ribadire il suo pensiero, e cioè che doveva perdonae, esattamente come lei aveva fatto con Niall.
Abigail fulminò l’amica con lo sguardo mentre masticava, «cosa vorresti insinuare?» chiese poi, con la bocca piena.
«Che dovresti andare da Harry» ribatté secca la bionda.
Abigail per poco non si strozzò con quello che stava mangiando, cominciò a tossire rumorosamente coprendosi la bocca con una mano mentre Sophie le dava dei leggeri colpetti sulla schiena preoccupata.
Non capiva tutta questa sorpresa da parte dell’amica siccome sapeva bene cosa pensava a riguardo della faccenda “Harry”, poiché era ormai diventato un argomento all’ordine del giorno.
«Vuoi farmi morire?» la ammonì Abigail con voce strozzata, quando si riprese.
Aveva gli occhi lucidi ed era ancora leggermente paonazza in volto, questo le dava un’aria ancora più intimidatoria. Niall, probabilmente però, non la pensava allo stesso modo se ridacchiava divertito dalla scena.
«Parli del diavolo..» mormorò poi, quando vide un ammasso di capelli ricci muoversi nella loro direzione.
Nessuna delle due ragazze fece caso alle parole del biondo, infatti, quando videro Harry appoggiarsi al loro tavolo, dai loro sguardi trapelava pura sorpresa.
«Buongiorno!» esclamò il riccio entusiasta, rivolgendo un particolare sorriso ad Abigail che faceva finta di niente.
Niall continuava a ridersela divertito, mentre Sophie lo guardava leggermente sconcertata non riuscendo a capire cos’avesse in mente.
Conosceva fin troppo bene Abigail e aveva il brutto presentimento che qualunque cosa avesse fatto Harry, non sarebbe servita a far tornare le cose a posto.
Abigail era una combattente, non si lasciava mettere i piedi in testa facilmente ed era tutt’altro che perseverante. Nonostante Sophie sapesse che provava qualcosa per Harry, era altrettanto certa che bisognava darle tempo. Doveva sbollire prima di essere pronta a perdonare.
Nonostante ciò, però, poneva fiducia in Harry e notava determinazione e coraggio nel suo sguardo, aveva la netta sensazione che non sarebbe uscito dalla mensa senza aver prima ottenuto ciò che voleva, peccato che facesse così da alcuni giorni ormai, e non era ancora riuscito a portare a termine la sua missione.
«Io ho ancora fame» bofonchiò Niall massaggiandosi la pancia, «vieni con me?» chiese poi a Sophie, facendole un lieve cenno con la testa.
La bionda comprese immediatamente l’idea dell’irlandese così si alzò prontamente dalla sedia trotterellando allegramente dietro a lui e lasciando, così, Harry e Abigail da soli.
«Che vuoi?» chiese subito scontrosa quest’ultima.
Il riccio si sedette con calma di fronte a lei, prendendo il posto lasciato libero da Niall, prima di rispondere.
«Lo sai cosa voglio, Ab..»
«Beh, dovresti anche sapere che non sono intenzionata a perdonarti quindi potevi risparmiarti lo sforzo.»
Harry sospirò appoggiando la schiena alla sedia. Si passò una mano tra i capelli riflettendo con calma sul da farsi.
Aveva perso il conto di quante volte aveva cercato di parlarle seriamente, ma tutte le volte finiva per perdere la pazienza e litigare ancora di più. Sapeva che se fosse successa la stessa cosa con qualunque altra ragazza, a quell’ora l’avrebbe già mandata a quel paese invece con Abigail era diverso. Non riusciva nemmeno lontanamente a immaginare di dover perderla e non aveva intenzione di arrendersi, nonostante lei sembrasse più dura della roccia.
Avrebbe continuato a cercare di scusarsi finché non avrebbe più avuto voce, oppure, finché lei non avrebbe ceduto, per disperazione o altro.
«Ma non lo capisci proprio?» le chiese Harry, con una nota di dolcezza nella voce che Abigail non aveva mai sentito prima. Solitamente quando lei rispondeva male, anche lui, a sua volta, perdeva la pazienza e finivano per litigare alzando spropositatamente il volume della voce, invece quella volta Harry sembrava persino più tranquillo di prima.
Il ragazzo le prese dolcemente la mano e Abigail non riuscì ad impedirgli di farlo, era troppo scossa e sorpresa dall’assurdità di quella situazione per dover pensare ad essere stronza.
«Io ti amo, Abigail» le sussurrò delicatamente Harry, così piano che lei fece fatica a sentire, in mezzo a tutto quel rumore.
Gli schiamazzi che si udivano in mensa avevano in parte sovrastato la voce del ragazzo ma lei era sicura di ciò che aveva sentito. Trattenne il respiro per alcuni istanti incapace di pensare, reagire, fare qualunque cosa.
Era come impalata davanti a quel paio di occhi verdi che la guardavano ansiosa in cerca di una risposta.
«Non.. non ho sentito bene» riuscì a borbottare, dopo una manciata di secondi.
Harry la osservò spiazzato da quella risposta prima di scoppiare in una fragorosa risata, Abigail invece era seria. Sentiva il cuore batterle all’impazzata ed era certa che le sarebbe scoppiato nel petto da un momento all’altro, però, nonostante fosse sicura di aver capito bene, allo stesso tempo voleva avere la conferma di quello che aveva sentito.
E poi, sentire Harry Styles dirle che la amava non era cosa da tutti i giorni, ammise.
«Ti amo!» ripeté allegro, alzando notevolmente il tono della voce, come se stesse dicendo la cosa più ovvia e normale del mondo.
Alcuni ragazzi vicino a loro si voltarono lanciando occhiate non proprio benevole mentre Abigail cercava di guardare altrove, imbarazzata. Il chiasso che c’era nella mensa cessò immediatamente, sembrava che tutti stessero assistendo a quella scena.
«Okay ho capito» borbottò la ragazza impacciata.
Non si sarebbe mai aspettata una dichiarazione così aperta da parte di Harry, però, doveva ammettere, che nonostante avesse voluto ucciderlo per avere tutti gli occhi puntati addosso a lei, il cuore le batteva all’impazzata. Sentiva che il viso le era andato in fiamme – probabilmente era rossa dall’imbarazzo – allo stesso tempo, però, era felice come lo era stata poche volte in vita sua. Sentiva le farfalle svolazzarle nello stomaco, nonostante non avesse mai pensato che esistesse quella sensazione da sempre descritta nei film e nei libri, e non poté fare a meno sorridere al meraviglioso ragazzo che la osservava.
Non appena incontrò gli occhi verdi di Harry si sentì al sicuro, tutto l’imbarazzo che aveva provato nell’essere al centro dell’attenzione era sparito.
C’erano solo loro due, forse era ora di mettere da parte l’orgoglio e lasciare parlare il cuore.
 
Luna uscì dalla classe sbattendo energicamente la porta prima di incamminarsi per i corridoi semi-deserti.
Odiava arte con tutta se stessa, in particolare il professore, che non faceva altro che farle domande riguardo la data di nascita di questo o quel pittore, scultore o chi più ne ha più ne metta; giusto per umiliarla davanti a tutta la classe.
Si diresse a grandi passi verso il bagno, senza badare ai pochi studenti che la guardavano preoccupati, troppo concentrata a insultare mentalmente l’insegnante, dopo averlo fatto ad alta voce.
Aprì il getto dell’acqua fredda prima di bagnarsi il viso, alzò lo sguardo verso lo specchio osservando il suo riflesso, cosa che faceva spesso negli ultimi giorni.
I lunghi capelli biondi erano come al solito leggermente arruffati e le guance lievemente rosse, cosa che le accadeva quando era furiosa. Come in quel momento.
Sbuffò guardandosi intorno, tutte le porte dei gabinetti erano aperte, segno che era da sola nella toilette e che poteva fare ciò che voleva.
Per un istante le balenò l’idea di distruggere tutto, giusto per dare sfogo alla rabbia che le ribolliva dentro.
Si asciugò il viso prima di uscire dal bagno e dirigersi verso il cortile per fumarsi una sigaretta.
Luna odiava il fumo, e chi fumava in generale, la trovava come una sorta di suicidio, a lungo termine, però. Non che chiunque fumasse fosse destinato a morire di tumore ai polmoni ma non giovava alla salute di certo. Invecchiava la pelle, ingialliva i denti e le unghie e rovinava la voce.
Mentre accendeva la sigaretta, però, quelle brutte conseguenze erano gli ultimi dei suoi problemi.
Inalò avidamente il fumo prima di espirarlo creando una nuvoletta grigia davanti a sé mentre nella sua mente vorticavano migliaia di pensieri riguardo  scuola, famiglia, ma in particolare Louis.
Non l’aveva più visto né sentito da quando gli aveva confessato i suoi sentimenti, era sparito nel nulla.
Inizialmente Luna aveva sperato di ricevere una sua chiamata, o di trovarlo di nuovo davanti alla porta di casa sua, invece niente. Aveva cercato di convincersi che gli servisse tempo per metabolizzare la notizia, quando in realtà era proprio sparito nel nulla.
Lei non aveva più osato chiamarlo, si era umiliata già una volta rivelandogli i suoi sentimenti e non aveva intenzione di rendersi del tutto ridicola standogli addosso come una stalker. L’avrebbe aspettato, cercava di convincersi, anche se ogni minuto che passava senza sapere sue notizie non faceva altro che affievolire quella speranza in cui tanto credeva.
Si sentiva una vera e propria stupida per aver “seguito il suo cuore” come dicevano i romanzi di Nicholas Sparks che sua madre divorava. Si era fatta coinvolgere talmente tanto da quelle scemenze che aveva finito per confondere la sua vita con quella di un film quando in realtà non c’era nessun rospo che si trasformava in un principe se veniva baciato. Da lei se baciavi un rospo sentivi del viscido sulle labbra e sputavi per terra schifata da ciò che avevi fatto
Fece un altro tiro dalla sigaretta, trattenendo questa volta di più il fumo in gola.
Doveva reagire, pensò, dov’era finita la dura e razionale Luna qual era?
«E’ partita per la tangenziale» si disse da sola la ragazza, convinta di essere l’unica là fuori.
«Qualcuno mi ha detto che un uomo dell’età di trentacinque anni, che fuma venticinque o più sigarette al giorno, ha un rischio del tredici percento di morire di cancro ai polmoni prima dei settantacinque anni.»
Luna sussultò, facendo cadere inavvertitamente la sigaretta per terra.
«Ci manca solo che bruci la scuola» osservò il ragazzo divertito, sedendosi di fianco a lei.
La bionda si abbassò a raccogliere la cicca, spegnendola sul muretto su cui si era messa.
Solo allora ebbe il coraggio di alzare lo sguardo e incontrare quello di Louis.
Sentì un nodo formarsi all’altezza della gola e il battito del suo cuore accelerare, senza poter fare niente. Odiava non avere il controllo della situazione.
«Io non fumo venticinque sigarette al giorno» riuscì a borbottare con tono duro.
Louis sorrise, scuotendo leggermente la testa con fare divertito, prima di tornare a incatenarla con lo sguardo.
Luna si sentì mancare, e pensò seriamente di rischiare di cadere all’indietro se non avesse fatto appello al poco autocontrollo che le era rimasto.
«Smettila di fare la dura» la riprese Louis, senza però, usare alcun tono duro nella voce, «perché non sei così» aggiunse poi.
La ragazza strinse fortemente i pugni per evitare di scagliarli addosso a quel bel visino pallido che si ritrovava davanti, era passata dal desiderare Louis all’odiarlo nel giro di pochi minuti.
Come osava sparire nel nulla per giorni dopo che lei si era dichiarata e tornare come se non fosse successo niente. Anzi, come poteva tornare da lei con quell’atteggiamento così spavaldo?
Probabilmente se l’umore di Luna non fosse stato così pessimo, si sarebbe messa a ridere a quella battuta prima di rispondergli prontamente ma quella non era proprio giornata, pensò.
Non doveva permettersi di atteggiarsi in quel modo, non con lei.
«Cosa sei venuto qua a fare?» lo rimproverò, ignorando la tentazione di rivolgergli parole non troppo educate.
Louis alzò le sopracciglia evidentemente sorpreso da quella domanda così diretta, «beh..» cominciò insicuro.
Luna lo incalzò con lo sguardo a continuare, ma il ragazzo fece silenzio.
«Quale strana ragione ti ha portato a spuntare così dal nulla, come se non fosse successo niente quando invece è successo.. tutto?» continuò Luna, alzando leggermente il tono della voce.
Era paonazza in volto, se lo sentiva, aveva caldo nonostante un leggero e fresco venticello la faceva rabbrividire fino ad alcuni minuti prima.
«Dovevo riflettere» ribatté Louis sulla difensiva.
«Riflettere su che cosa? Hai avuto un anno Louis per riflettere. Un anno!» continuò spazientita Luna, che ormai stava gridando.
Il ragazzo sussultò, quando si accorse di quanto fosse arrabbiata lei.
«Ascoltami un secondo!» la interruppe con fare prepotente.
Luna si fermò, sorpresa dalla decisione con cui Louis l’aveva zittita. Non l’aveva mai visto così arrabbiato, nemmeno quando le sue sorelle lo facevano impazzire nascondendogli i videogiochi.
«Mi hai sorpreso con quell’affermazione, okay?» continuò, addolcito. «Non pensavo che ti dichiarassi così.. apertamente. E avevo bisogno di tempo per riflettere, insomma, non appena mi hai detto quelle cose ho subito pensato a cosa accadrebbe se un giorno dovessimo lasciarci.»
Luna fece per aprire bocca ma Louis la zittì immediatamente con un gesto della mano, «fammi finire» protestò.
«Non credo di essermi mai fatto così tanti problemi come in questi ultimi giorni e se sono qui è perché volevo dirti cosa penso.»
La bionda deglutì trattenendo per alcuni secondi il respiro. Si sentiva come sul ciglio di un burrone e Louis era l’unico che la potesse salvare pronunciando soltanto due semplici parole.
«Io credo che..»
«Louis!»
Entrambi i ragazzi si voltarono di scatto verso il ragazzo che lo aveva chiamato. Zayn notando lo sguardo infuocato con cui lo guardavano entrambi alzò le mani in segno di resa.
«Vengo in pace» cercò di difendersi, «volevo solo vedere che fine avevi fatto, ti aspettavamo tutti in mensa non sai cos’ha fatto Harry» continuò rivolto all’amico, letteralmente su di giri.
«Zayn..» borbottò Louis, contrariato dalla sua presenza.
«Insomma, si è messo a gridare nella mensa e tutti si sono girati a..»
«Zayn!» ripeté il ragazzo, questa volta a denti stretti.
«Ho interrotto qualcosa?»
«Vattene» borbottò Louis con fare intimidatorio.
Zayn fece ballare alcune volte lo sguardo dall’amico che tratteneva l’istinto di strozzarlo a Luna, che lo osservava infastidita pure lei, prima di andarsene a gambe levate, esattamente com’era arrivato.
«Cosa stavi dicendo?» lo incalzò Luna, una volta che Zayn se ne fu andato.
«Ecco.. Io..» cominciò a borbottare Louis, osservandosi le unghie già completamente mangiate.
«Voglio stare con te» affermò poi deciso, alzando finalmente lo sguardo.
Luna lo scrutò per alcuni secondi, incapace di muovere un muscolo, e di respirare, quasi. Se il cuore le batteva ancora era soltanto perché lo faceva senza che lei glielo comandasse.
Quando riuscì veramente a rendersi conto di cosa le sue orecchie avevano udito, buttò le braccia al collo di Louis stringendolo a sé come mai aveva fatto prima.
Nel giro di pochi secondi tutte le angosce che aveva provato erano sparite, Lou l’aveva salvata dal burrone.
 
«Credo che il mondo stia proprio per finire» commentò con fare solenne Niall, osservando la scena che gli si presentava davanti agli occhi.
Da una parte Luna e Louis che sembravano appena usciti da una pubblicità di dolciumi per quanto si mangiavano con lo sguardo, dall’altra, invece, Abigail e Harry che scherzavano e ridevano come Niall non aveva mai visto loro fare.
«Cosa vorresti insinuare?» lo ammonì il riccio, stringendo di più a sé Abigail che rideva divertita dalla scena.
«Sì infatti, cosa vorresti insinuare?» s’intromise Louis, sorridendogli beffardo.
L’irlandese si strinse nelle spalle sentendosi preso di mira, Sophie gli strinse ancora di più la mano che gli stava tenendo, facendogli capire che era dalla sua parte.
«Niente, sembra soltanto il finale di uno di quei film scadenti che escono a Natale, dove tutti vivono felici e contenti» ribatté il biondo sulla difensiva.
«Felici e contenti non proprio» osservò Abigail lanciando un’occhiata di fuoco a Harry che faceva finta di niente, «visto che qualcuno ha appena insinuato che mangio come un esercito.»
«Qualcosa contro chi mangia tanto, Styles?» lo riprese Luna, esilarata dalla situazione e dalla faccia che fece il riccio, sentendosi preso di mira.
«Sì infatti, poi se Abigail mangia come un esercito io come mangio?» intervenne Niall, sollevato del fatto che le critiche si fossero spostate verso un altro membro del gruppo.
«Tu mangi come un esercito di maiali» ribatté pronto Harry, prima di scoppiare in una fragorosa risata.
Niall aprì la bocca in cerca di qualcosa da dire senza, però, riuscire a ribattere.
«Hai firmato la tua condanna a morte, Styles» intervenne Luna, con fare provocatorio.
Prima che qualcun altro potesse agire, Harry si liberò dalla presa di Abigail cominciando a darsela a gambe, attraversando a tutta velocità il cortile della scuola ormai deserto.
Niall prese a rincorrerlo seguito subito dopo da tutto il gruppo che gridava e gesticolava intimando il riccio di fermarsi anche se ormai era giunto all’imponente cancello dell’entrata della scuola.
«Vi prego fermatevi!» ansimò Louis, arrestandosi immediatamente prima di portarsi una mano alla milza dolorante. «Il mio corpo non è in grado di sopportare tutto questo sforzo.»
«Oh Tomlinson Tomlinson» lo chiamò Luna, «hai il fisico che è peggio di quello di un ottantenne.»
«Ha parlato la maratoneta.»
La bionda gli tirò un pugno sul bicipite facendo gemere Louis, già allo stremo delle sue forze.
«Datti all’ippica!» lo prese in giro Niall, alcuni metri avanti a lui.
Sophie non riuscì a trattenere una risata, voltandosi verso l’irlandese che le sorrise di rimando.
«Che dici, tu corri di più di quello scansafatiche lì?» le chiese divertito.
Sophie annuì sicura, come se la risposta a quella domanda fosse ovvia.
«Ne ero sicuro» osservò Niall, prima di annullare le distanze tra di loro.

***
 
non ci credo ancora che sia finita cwc
penso che chi scriva delle fan fiction mi possa capire, nonostante mentre scrivo non veda l’ora di arrivare all’ultimo capitolo, quando devo postarlo è sempre un trauma.
questo capitolo poi, è stato un parto, anzi peggio. del tipo che non avevo idea di cosa scrivere, come fare, e ringrazio immensamente luna e fale per l’aiuto :)
i ringraziamenti però preferisco farli in risposta alle recensioni, non sto qua a nominarvi una per una perché impazzirei – e sono già sclerata di mio – quiiindi quando mi lascerete una recensione (perché lo farete uù) vi risponderò con calma :D
qui però voglio fare dei ringraziamenti generali, soprattutto alle 141 persone che hanno messo la storia tra le seguite, le 134 che l’hanno messa tra le preferite, le 27 che hanno messo la mia storia tra quelle da ricordare e le 51, HO DETTO CINQUANTUNO *O* persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti. quando ho visto ste cifre ormai cadevo dalla sedia. HAHAHA
ho le lacrime agli occhi, vi giuro, voi non sapete quanto mi riempiano il cuore di gioia questi numeri, le meravigliose recensioni che mi lasciate e i tweet che mi scrivete.
sembrerà tanto una frase fatta ma sono sincera se vi dico che siete una fonte d’ispirazione per me, molte volte quando non avevo idea di come andare avanti pensavo a tutte le persone che mi chiedevano quando aggiornavo eccetera e mi impegnavo al massimo per portare a termine il capitolo, quindi, sarò anche ripetitiva ma.. grazie :D
ovviamente fatemi sapere che ne pensate anche di questo ultimo capitolo, siate sinceri che non mi offendo e non abbiate problemi a dirmi se preferivate un altro tipo di finale o che cosa.
ringrazio adele (sì, la cantante) per avermi fatto da colonna sonora in quest’ultimo capitolo, mi sto seriamente innamorando di quella donna tanto che ho intenzione di scrivere una fan fiction su lei e zayn ma per ora è solo un progetto campato per aria e-e
ringrazio i one direction, visto che se non esistessero loro io non sarei qua ad intasarvi il fandom, e poi ringrazio louis per la battuta che ha fatto nel dietro le quinte di one thing:
"this is the most physical excercise one direction have done in the past year and we're very very tired ".
mi ha ispirata per la scena finale, lo ammetto uù
non è un progetto campato per aria, invece, la nuova fan fiction di cui ho postato il prologo un po’ di giorni fa, mi farebbe piacere se passaste, s’intitola ours :D (cliccate sul banner sotto).
credo di aver finito, non posso fare altro che ripetervi per l’ennesima volta GRAZIE, davvero. siete stupende :)
jas

 
 


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=878064