L'inizio della fine ...

di Jill_BSAA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** Mission number one ***
Capitolo 3: *** La villa ***
Capitolo 4: *** L'inferno è chiamato anche Raccooncity ***
Capitolo 5: *** Un caldo abbraccio ***



Capitolo 1
*** Il primo incontro ***


“Seguilo!” urlava una piccola voce dentro di me, la potevo sentire perfettamente, si stagliava nitida sopra i mille pensieri che mi intasavano la mente. Davvero, avrei voluto darle ascolto, ma i miei piedi rimasero incollati sul pavimento, come se una forza superiore mi tenesse inchiodata lì.
Chris si voltò per osservarmi, la sua espressione triste e quegli occhi così profondi mi colpirono più forte di un pugno in pieno volto. Avrei scommesso la mia stessa vita che ora, tu come me, stavi pensando le stesse cose…  Come sei cambiato dalla prima volta che ci siamo conosciuti …
 
Chris

Una ragazza dai corti capelli castani stava parlando tranquillamente con un uomo dall’aria minacciosa e un paio di occhiali da sole neri. Il ragazzo sospirò appena, era arrivato  da poco tempo e già gli era stato detto di cercare un certo Wester, Weisker, o qualcosa del genere, in realtà non era mai stato bravo a ricordare i nomi, per questo ora si  arrovellava il cervello per individuare il giusto cognome del proprio capo. Senza tante cerimonia, non era mai stato un ragazzo molto dedito al bon ton, si posizionò dietro le spalle della ragazza, e tranquillo si schiarì la voce per segnalare la sua presenza. “Si?” l’uomo alzò un sopracciglio insieme al tono della voce, osservando Chris che con un sorriso tirato gli chiese “scusate sto cercando un certo Wester, sapete dirmi dove posso trovarlo?”. Per qualche strana ragione la ragazza si voltò con un espressione contrariata, e solo ora Chris potette vederla bene in viso. La prima cosa che pensò fu che quella ragazza non poteva lavorare lì,  ma subito rimase come ipnotizzato dai suoi chiarissimi occhi color ghiaccio “ è Wesker non Wester… e comunque ce lo hai davanti …” affermò indicando con il capo il tizio ossigenato. Le sue parole ci misero qualche secondo ad arrivare al cervello che non ne voleva afferrare il senso. “oh scusate” affermò velocemente tendendo la mano a Wesker che la strinse con vigore “signore il mio nome è Chris Redfield, sono il nuovo arrivato, perdonate la mia figura inopportuna. L’uomo fece solo un cenno di assenso con il capo “Albert Wesker.” Detto questo lasciò la mano di Chris e comparì velocemente tra le persone che affollavano la centrale. “Io sono Jill … Jill Valentine” esclamò in modo più amichevole, a occhio e croce deve essere stata più giovane di lui di qualche anno.
“Benvenuto in squadra..” solo questo aggiunse lasciando il ragazzo imbambolato sul posto.

Jill

La sua concentrazione era completamente sul suo capo, lo aveva conosciuto solo da qualche giorno, ma l’aveva subito affascinata quel modo di fare così … rude. Senza farci caso scrollò appena il capo per scacciare quei pensieri inopportuni quando la voce di una persona la colse di sorpresa. Si voltò quasi irritata verso il tale che aveva parlato. Dietro di lei un ragazzo dai capelli castani, alto e magrolino che indossava la divisa della S.T.A.R.S. la fissava con un espressione ebete sul viso, forse era lui il nuovo membro. Dopo averlo ripreso, lanciò un’ultima occhiata a Wesker che si stava allontanando con il suo solito passo marziale. “Io sono Jill …” A sua volta il ragazzo si presentò.
Non ricordava chiaramente ciò che accadde dopo, all’epoca le sue attenzioni erano rivolte quasi esclusivamente al capo e non aveva tempo per socializzare. L’unica impressione che le rimase di quel ragazzo fu la sua totale sfacciataggine e mancanza di tatto. Non sarebbe stato facile lavorare con lui …

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Capitolo 2
*** Mission number one ***


“Chris…”
Avanzò di un passo in direzione dell’uomo, che sorrise, la sua espressione però aveva qualcosa che ultimamente lo caratterizzava. Il dolore interiore dell’uomo era chiaro, eppure Jill non poteva fare nulla per alleviarlo, o forse, semplicemente, non voleva ammettere che fosse lei, la causa di tutte le sue sofferenze. Il senso di colpa le fece chiudere lo stomaco, al contrario, la sua mente viaggiava a briglia sciolta.


Jill


Prima missione.

Jill camminava dietro Wesker e al fianco di Chris, il passo incerto e goffo, a causa della neve che ricopriva il suolo e che si estendeva per chilometri davanti ai tre.
 Improvvisamente un rumore fece voltare di scatto Il capitano Wesker, gli occhiali neri sul naso e l’immancabile espressione di totale neutralità sul suo viso. “ Vado a controllare, non muovetevi da qui”.  La voce più fredda del ghiaccio sopra il quale camminavano, fece rabbrividire Jill. Con uno sguardo superficiale Wesker le lanciò il proprio cappotto, che lei prese al volo. In pochi secondi l’uomo sparì lasciando dietro di sé una sbigottita Jill che stringeva ancora il paltò nero.
“Ci sediamo?” chiese sbuffando Chris, interrompendo i pensieri della ragazza che scuotendo il capo annuì poco convinta.
I due si posizionarono sotto una albero scheletrico, l’uno accanto all’altra, in silenzio. Chris contemplava l’orizzonte giocherellando distrattamente con la chiusura del guanto, Jill osservava il cappotto. Senza accorgersene la ragazza alzò la stoffa dell’indumento fino al proprio naso e inalò il suo profumo, socchiudendo gli occhi.
Sorrise, la stoffa aveva un lieve sentore di gelsomino, anche il capitano aveva quell’odore? Che strano, non lo avrebbe mai pensato. Chris si accorse della scena, e strinse i denti gettandolo uno sguardo contrariato quando, lei, s’infilò il cappotto e si accoccolò in esso.
“Tsk” sussurrò voltandosi con stizza dall’altra parte.
 

Chris


La loro prima missione.
Il suo obiettivo era di non venire oscurare dal capo, ovviamente.
Per qualche ignoto motivo, quel tizio gli urtava i nervi, e anche solo la sua vista lo metteva di mal umore. Ma avrebbe dovuto convivere con la sua immagine ancora per molto tempo.
Il trio si trovava in un luogo sperduto dell’Alaska. Intorno a loro tutto era ghiaccio, fatta eccezione per qualche arbusto o qualche ciuffetto di erba ogni tanto. Un rumore, forse un orso, fu catturato dalle sue orecchie ma liquidò la questione con un’alzata di spalle, se ne sarebbe occupato il capitano, come da manuale.
Il ragazzo rimase in compagnia di Jill, avrebbe voluto trovare qualcosa da intelligente da dire ma in quel momento la sua mente era simile a quella distesa, sterile e vuota.
 “Jill?” la chiamò, vedendola assorta nella contemplazione del cappotto di Wesker. Ma nessuna risposta seguì la sua domanda.
Rimase in silenzio, con un’espressione di stizza sul viso. Non gli andava a genio quella situazione, se lui e Jill erano compagni, avrebbero dovuto parlare, almeno un pochino, invece la ragazza aveva una stupida espressione stampata sul viso e lui fissava il ghiaccio e la neve.
Presto, però, si arrese all’idea e senza aggiungere nulla si voltò dall’altra  parte.
 

Chris restituì lo sguardo della donna e il suo sorriso scomparve.
“Sto bene Jill … Davvero …”

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Capitolo 3
*** La villa ***


Una sola lacrima, triste e solitaria, solcò il viso di Jill. Tutto questo l’aveva causato lei grazie alla sua incapacità patologica di intrattenere relazioni con altri tipi di esseri umani. L’unica cosa che sapeva fare era uccidere zombie o creature mutate dai virus, ma i sentimenti per lei erano misteriosi e oscuri … come quella volta …
 

Jill
 
L’atmosfera che si respirava nell’aria era lugubre, sapeva di morte.
Villa Spencer aveva qualcosa di strano. Questo Jill l’aveva capito fin da subito, ma ora, girando per i corridoi semi bui, avvertiva una strana sensazione alla bocca dello stomaco, probabilmente provocata dall’ansia di non sapere ciò che si celava nell’oscurità.
I suoi passi ticchettavano, sulle assi di legno del pavimento, l’unico rumore udibile, e questo era un buon segno. Prendendo un grande respiro, la ragazza si fermò davanti ad una porta chiusa. Con mano tremante abbassò la maniglia e diede una leggera spinta alla porta per farla aprire con un sinistro cigolio.
Ciò che apparve davanti agli occhi di Jill, erano quattro zombie a braccia protese in avanti, le bocche fameliche e putride, lo sguardo vitreo. Brandelli di carne grigiastra erano sul punto di staccarsi dal volto e cadere sui vestiti laceri e macchiati di sangue.
Jill rimase a bocca aperta e solo dopo qualche istante di shock iniziale, alzò la pistola e mirò alla testa di uno di quei mostri, che con un urlo cadde a terra, morto una seconda volta. Però, l’errore di aver aspettato alcuni secondi prima di sparare le fu fatale, indietreggiò per evitare di essere toccata dal non morto.
Qualcosa però la fece inciampare e cadde a terra, la pistola scivolò lontano, impossibile da prendere.
L’agente S.T.A.R.S.  fece un lungo respiro e chiuse gli occhi pregando di subire una morte indolore, ma aveva visto come quegli esseri uccidevano. Strappavano via dal corpo della vittima pezzi di carne trasformandoli in cibo. Era pronta ad accettare la sua sorte quando l’eco di alcuni spari le fece riaprire gli occhi.
Chris era in piedi davanti a lei e aveva la Beretta ancora puntata davanti a lui.

“Chris..” mormorò spiazzata, le aveva salvato la vita.

“Stai bene? Ti hanno morsa? Ti fa male qualcosa?”

Jill sorrise alle domande frettolose ed enunciate con tono preoccupato del compagno cui rispose scuotendo il capo.

“Grazie, se tu non fossi arrivato a quest’ora anch’io stare facendo gli agguati dietro le porte!”
Detto, questo rivolse un lieve sorriso a Chris eppure i suoi occhi erano colmi di gratitudine.

Questa fu la prima volta che vide Chris come un salvatore.

 
 

Chris
 
Villa Spencer aveva riservato all’alpha team non poche sorprese.
Gli esseri non morti infestavano la casa, come erbaccia in un campo, e Chris era pronto a tutto, la pistola puntata davanti ai propri occhi e i sensi all’erta.
Si trovava in un’area della casa che a quanto pare non era stata visitata da molto tempo, a giudicare dallo spesso strato di polvere che copriva la moquette lisa.
Senza troppi indugi, svoltò l’angolo e si ritrovò in un corridoio, deserto, ma uno strano eco proveniva dal fondo delle scale. Rantoli? Non avrebbe saputo dirlo con chiarezza, ma con maggiore nitidezza riconobbe il rumore sordo di uno sparo. Senza abbassare l’arma corse in fondo al corridoio e poi giù dalle scale.
Jill era a terra, ed era alla mercé di alcuni zombi. Corse con tutta la velocità di cui era capace e si frappose tra la ragazza e i mostri, abbattendoli con una velocità sorprendente per uno come lui.
Sospirò, leggermente sollevato quando vide anche l’ultimo del piccolo gruppetto cadere a terra come un sacco, e si rivolse alla ragazza “Tutto bene?”.

Le sorrise e le tese la mano per aiutarla a rialzarsi. Era una delle poche volte che la guardava dritta negli occhi, e il cuore parve cedere un colpo. Quello sguardo così intenso ma dolce allo stesso tempo, lo fecero meravigliare. Continuò a sorridere con un’espressione rasserenante e si pose al suo fianco.

 

Chris ricordava chiaramente quel giorno. Da quel momento, infatti, aveva deciso che sarebbe stato lui a proteggere Jill a costo di rischiare la propria vita.
Perché la sua vita non valeva nulla, ma quella di Jill, per lui era tutto.

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 Note dell'autrice XD
1- scusate se qualche evento non combacia o non combacerà, con quelli dei giochi, ma devo inventare per mettere qualcosa di innovativo u.u
2- mi dispiace non scivere anche i ricordi di Wesker ma, questa è una Jill x Chris, Wesker era poco opportuno anche se mi piange il cuore a non inserirlo! ç_ç

... E vorrei ringraziare le lettrici dei miei racconti ... Sono felicissima che appreziate le mie storie! <3 Kiss  
Jill_ 


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Capitolo 4
*** L'inferno è chiamato anche Raccooncity ***


Quante volte Chris l’aveva salvata? Quante volte non gli aveva detto nemmeno grazie? Quante volte i silenzi tra loro hanno parlato più di mille parole?
 

Jill


Jill correva come non aveva mai corso in tutta la sua vita.

Raccoon city era diventata un inferno sulla terra, e ora quegli inferi stavano cercando di trascinare nelle profondità dei loro abissi anche lei.

Alle sue spalle un’orda di zombi putridi le stavano alle calcagna, nonostante i loro movimenti apparissero goffi e scoordinati.
Jill si fermò di scatto, nascondendosi dietro un alto muro per riprendere fiato, non avrebbe mai pensato che quei cosi fossero tanto veloci, eppure riuscivano a starle dietro, probabilmente grazie anche alla loro superiorità numerica.  Cento contro uno, bella partita.
Con un gesto veloce la ragazza sfoderò la pistola d’ordinanza dalla fondina guardandosi intorno, con l’arma in pugno si sentiva più sicura, anche se non salva.
Prese una lunga boccata d’aria socchiudendo gli occhi e con un estremo slancio di coraggio si decise ad uscire allo scoperto, convinta a lasciare la città prima che fosse stato troppo tardi.
Staccandosi dalla parete uscì dal vicolo dove si era infilata ed osservò il panorama desolato e distrutto, ma le sue orecchie riuscirono troppo presto a captare rantoli e ringhi che si avvicinavano.
Puntò la pistola dritta davanti a se e sparò pochi colpi, non aveva preso abbastanza munizioni e si maledisse per questo. I tiri andarono a segno colpendo gli zombi dritti in mezzo agli occhi. I bossoli ricaddero  a terra con suoni metallici rimbombando nella notte e poi … silenzio.
Qualcosa però le graffiò la spalla e giratasi di scatto, assestò un poderoso calcio verso il nemico che cadde a terra con un tonfo e si ritrovò la Beretta puntata in bocca. Jill sparò senza esitazione e qualche secondo dopo si ritrovò sporca di sangue.
Non si riservò il tempo per pensare, corse subito via verso i confini della città.
La sorte però sembrò non essere favorevole, almeno in questo caso. Un’orda di zombie l’aveva raggiunta e claudicava verso di lei. Non poteva osservarli, un solo sguardo le faceva venire la nausea. Ma doveva  resistere, in fin dei conti non desiderava morire così giovane.
Sparò i primi colpi, uccidendo senza troppi complimenti gli zombie che avanzavano nelle prima file, ma ben presto si accorse che arrivavano anche dai lati, sebbene non potesse dire quanti fossero a causa della mancata illuminazione, fornita solo da qualche fuoco creato grazie al combustibile delle macchine e da qualche lampione che ad intermittenza si  accendeva e spegneva.
Inizialmente sparò, di nuovo, nel vuoto sperando che il proprio angelo custode l’aiutasse a direzionare i colpi, ma ben presto sbatte la schiena contro qualcosa di duro, probabilmente un muro. Socchiuse per un attimo gli occhi voltandosi a destra e a sinistra mentre il panico, burlandosi di lei, s’impossessava del proprio corpo e del proprio cuore rendendole difficile muoversi o pianificare qualsiasi fuga. Le uniche cose che le venivano in mente erano brandelli di ricordi e l’immagine vivida di una bara di ciliegio con la sua foto sopra.
Abbassò l’arma rassegnata quando qualcosa le afferrò il polso e la trascinò via.

“Chris…” sussurrò sbalordita alla schiena del ragazzo che la stava trascinando verso la salvezza….
 

Chris
 

Chris non aveva mai visto nulla di simile.

Ovunque si voltasse il caos e la distruzione inghiottivano la città come un buco nero, a stento riconosceva i profili di qualche edificio.

Sospirò cercando di scrollare dalla mente quei pensieri, per cui ora non aveva tempo. Degli spari in lontananza attirarono la sua attenzione “Allora c’è qualcuno ancora vivo! “ Esclamò tuffandosi nella direzione da dove provenivano urla e spari.
Si arrestò a qualche metro di distanza controllando la situazione e badando a essere più cauto possibile. Qualcuno stava per essere attaccato da un’orda di zombie, e con uno sguardo distinse chiaramente Jill in procinto di arrendersi alla sorte. Estrasse il coltello e con uno slancio si lanciò verso l’orda colpendo alle spalle quegli esseri ripugnanti, solamente per aprirsi un varco e arrivare alla ragazza senza sprecare munizioni. Qualche minuto dopo afferrò il polso di Jill trascinandola via, nella direzione da cui era arrivato, e la fece salire al sicuro sopra a un terrazzo.
“Mi spieghi cosa diavolo stavi facendo?” le urlò con il fiatone, le mani poggiate sulle ginocchia per riprendere fiato, d’altro canto la ragazza sembrava più scossa di lui.

“Io …” cominciò, ma non fece in tempo a finire la frase perché si ritrovò tra le braccia del compagno.

“Poteva succederti qualcosa di brutto, ed io non avrei potuto sopportarlo” le sussurro all’orecchio, affondando il capo sulla sua spalla che sapeva di sangue rappreso.

“Mi dispiace …” disse di rimando, stringendo le braccia attorno al petto di Chris.

Per un po’ di tempo rimasero così immobili, estraniandosi da tutto il resto. Per un attimo la paura e il dolore erano stati cancellati.

“Vieni adesso andiamo” affermò poco dopo il ragazzo sciogliendo l’abbraccio e prendendola per mano per guidarla al sicuro.

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Capitolo 5
*** Un caldo abbraccio ***


Davvero Chris, quando potrò mai essere stretta nuovamente tra le tue braccia come un tempo?





 Jill


Erano giorni che Jill cercava di rimpadronirsi della propria abitazione ma con scarsi risultati, i topi erano creature infime e soprattutto invasive.
Nemmeno lei sapeva perché si era ritrovata davanti alla porta dell’appartamento di Chris Redfield. L’era venuto spontaneo pensare a lui, d’altronde ultimamente pensava solo a lui.
Rimase titubante per qualche secondo, il freddo intanto le intorpidiva le mani e le imporporava le gote. Alla fine si decise a bussare, ma non ottenne risposta. Senza arrendersi riprovò una seconda volta e all’interno dei passi frettolosi riecheggiavano veloci sul pavimento di legno. Chris aprì la porta e fissò la ragazza perplesso per qualche istante.
“Jill” esclamò sorpreso
“Entra”. Jill non se lo fece ripetere ed entrò nel salone accogliente, anche se un po’ spoglio, a un angolo il fuoco nel camino emanava un allegro scoppiettio e un sentore di pino invadeva la stanza .
“Accomodati” affermò Chris impacciato, indicando il divano di pelle beige.
“Allora cosa posso fare per te?” Sorrise cordiale e Jill pensò fosse il più bel sorriso che abbia mai visto, quel sorriso sapeva di famiglia … di casa, di lui.
“Mi dispiace essermi rivolta a te, ma sei la prima persona che mi sia venuta in mente”. La stessa si meravigliò della facilità e della franchezza con cui aveva pronunciato quella frase. Dopotutto sapeva che Chris non le avrebbe mai e poi mai sbattuto la porta in faccia, ma c’era di più … dentro la propria mente cominciava a farsi spazio un desiderio che la spaventava ma allo stesso tempo che la stuzzicava.  Se da una parte voleva essere in compagnia di Chris, dall’altra non le bastava, voleva anche la sua attenzione, il suo affetto, un contatto fisico … il suo amore. Deglutì a questo pensiero, non era quello né il momento né il luogo più adatto per certe cose ma non poteva nemmeno continuare a far finta di nulla, tutto le parlava di lui, ormai era diventato il suo centro di gravità, il suo mondo e mai e poi mai si sarebbe voluta sottrarre a quell’alchimia che in qualche modo li legava.
“Scusami se sono piombata qui senza nemmeno avvisare, ma quelli della disinfestazione …"
” Stai qui quanto vuoi!”. Tra loro due era sempre così, non avevano bisogno  di completare le frasi, si capivano a vicenda, a volte anche senza parole.
“Grazie, sei un amico” la sua voce fu per qualche attimo esitante, mentalmente si maledisse per aver scelto quel termine perché, non voleva che per lei fosse un semplice amico, avrebbe voluto gridarglielo in faccia, ma non lo fece, anzi sprofondò ancora di più nel divano. “ Di nulla, anzi ti vado a preparare il letto!”. Il moro fece per andarsene ma l’altra lo bloccò tenendolo per il polso. I due si osservarono per qualche istante, poi lei trovò il coraggio di parlare.
“Posso …” cominciò cercando di porre la frase in modo che non risultasse troppo strana e fuori luogo ma il battito del proprio cuore rendeva difficile pensare anzi l'opprimeva.
“Mi chiedevo se … potrei dormire con te …”
“Con me?” le fece eco. Jill annuì appena.
“Va bene”
“Grazie io …” tuttavia un eco di passi zittì l’agente. Claire in poco tempo entrò nel campo visivo dei due giovani, i capelli raccolti in una coda e un vecchio pigiama con gli orsetti rosa rendevano la figura poco seria e quel quadretto molto comico.
“Oh” esclamò sottovoce alla vista di Jill che lasciò automaticamente il polso dell’altro.
“Ciao Jill” la salutò allegramente lanciandole uno sguardo eloquente per poi scomparire verso la cucina.
“Ciao Claire” rispose in rimando, essendole grata per non aver fatto commenti imbarazzanti su quella situazione.

 


Chris



Chris aprì la porta in fretta e il suo cuore ebbe un sussulto quando comparse davanti ai suoi occhi l’agente Valentine. Vederla lì, le guance arrossate, tutta coperta lo inondò di una tenerezza quasi infantile, di quelle che si provano quando scarti i pacchi sotto l’albero a Natale, non sapendo cosa contengano.
“Entra” la intimò non riuscendo a smettere di sorridere, si sentiva felice allora perché nasconderlo? Quando lei lo informò della propria situazione, provò un moto di gratitudine verso quegli animalacci a quattro zampe. Finalmente sarebbero potuti rimanere un po’ da soli ma questo pensiero cadde subito quando Claire, entrò in scena, con tutto il contegno che una sorella con un pigiama rosa può avere, tuttavia le fu davvero grado per non essersi immischiata nei suoi affari.
Senza badare più alla sorella prese per mano Jill, il suo arto era freddo e la pelle screpolata e ruvida. La accompagnò fino alla sua camera senza dire una parola, in realtà avrebbe voluto buttarla sul letto con violenza e godere con lei, di lei, ma il suo temperamento, forse troppo gentile, glielo avrebbe vietato, tuttavia non poteva continuare a ignorare ancora a lungo quella sensazione di calore e di voglia che emanava ogni singola cellula del suo corpo.
“Hai bisogno di qualcosa?” domandò cercando, in questo modo, di allontanare dalla mente quei pensieri sconvenienti e rompendo il silenzio che si era creato tra loro. Jill fece cenno di no con il capo e velocemente si tolse il cappotto e la sciarpa, infine anche i vestiti rimanendo in canottiera e mutandine. Chris la osservò di sfuggita, non voleva sembrare un guardone, tuttavia preferì andare a cambiarsi poiché quella situazione e soprattutto la vista della pelle scoperta e candida della ragazza perfetta sopra i muscoli definiti, aveva acceso qualcosa in lui, una fiamma sottile che lambiva tutto il suo corpo e che lo attraeva irrimediabilmente verso di lei. Un senso d’irrequietezza e di frenesia lo colsero di sorpresa, ma doveva controllarsi … doveva, per forza, controllarsi. Chris fece un profondo respiro cercando di calmarsi, dopotutto era un militare e gli è stato insegnato a rimanere calmo in qualsiasi situazione, in questo caso, però c’era qualcosa di più, la voleva, voleva il contatto con quel corpo delicato ma forte, voleva la sua anima, voleva tutto di lei, anche il suo amore. Dopo aver parzialmente vinto la sua battaglia interiore, Chris decise finalmente di cambiarsi sfoggiando un paio di pantaloni neri e il torso nudo che mostrava un accenno di muscoli sul torace ben formato.
I due s’infilarono nel letto sprofondando nuovamente in un silenzio tombale.
“Non voglio essere un peso per te” esordì, alla fine, Jill che si era voltata sul fianco per guardarlo negli occhi.
“Non lo sei” affermò con tono dolce, protettivo a questo punto non gli importava più di quello che lei avrebbe pensato e fece crollare quel muro di autocontrollo che aveva eretto. Posò delicatamente la mano sopra la guancia di lei senza far morire quel lieve sorriso che gli era affiorato sulle labbra, il contatto con la sua pelle gli provocava una scarica di energia nel corpo simile a una corrente elettrica, si avvicinò al suo viso, poteva sentire sulle labbra il suo respiro leggermente affannato, il calore di quel soffio vitale che lo riempiva infondendogli una gioia nuova e mille emozioni che gli vorticavano nel cuore come un ciclone inarrestabile. Socchiuse gli occhi e la baciò. Fu dura poi cercare di non andare oltre ma il suo buon senso, come sempre, seppe fermarsi. Non parlarono più, Chris si limitò ad abbracciarla sorprendendosi di come entrasse alla perfezione tra le sue braccia, aggrappata stretta al suo torace, sorrise felice e sprofondo in un sonno quieto. 

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*L'angolino dell'autrice*

Ciao a tutte! Se siete arrivate a leggere fino in fondo avete avuto coraggio!XD
Si, lo ammetto, il capitolo è lunghino e mi scuso per questo e anche per il tempo che ho impiegato per elaborarlo! XD (<---donna impegnata XDXD) Ci tenevo a precisare solo una piccola cosuccia, allora in questo capitolo ho cercato di evitare di inserire troppi monologhi interiori e le descrizioni dei sentimenti dei protagonisti, perchè vorrei cercare di ottenere un crescendo di emozioni ovvero con ogni capitolo, l'amore sbocciato tra i due crescerà e verrà descritto in maniera più approfondita, fino ad arrivare al culmine! In più questo capitolo mi serviva per staccare un attimo da quelli precedenti che, forse, sono stati un pò troppo pesantucci, per questo ho inserito più narrazione!
Coooooomunque, ringrazio che segue la storia di questi due personaggi che, personalmente adoro!
Alla prossima
Kiss

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