Paura

di 1rebeccam
(/viewuser.php?uid=130167)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incubo ***
Capitolo 2: *** La Riunione ***
Capitolo 3: *** In Famiglia ***
Capitolo 4: *** La guerra ha inizio ***
Capitolo 5: *** La Piccola Tigrotta! ***
Capitolo 6: *** La Talpa ***
Capitolo 7: *** Possiamo solo aspettare ***
Capitolo 8: *** Intercettati... ***
Capitolo 9: *** "Ho detto una bugia!" ***
Capitolo 10: *** La Deposizione ***
Capitolo 11: *** Torniamo a Casa! ***
Capitolo 12: *** Bisogno d'amore ***
Capitolo 13: *** L'Amore vince ogni paura! ***



Capitolo 1
*** L'incubo ***




Salve, sono tornata. Sembra una minaccia vero? Beh, credetemi non è così :)
E' solo un nuovo capitolo della serie "Ben & Semir. Due mattacchioni, amici per la pelle.
Questa storia è il continuo di "Un cuore Pulito".
Spero vi piaccia!



 

P A U R A
*
L'incubo
*
1 Capitolo

  


 
 
“Facciamo piano, ci sei? Ok…ora coprimi, io vado avanti.”
Va verso i rapinatori, ma da dietro ne sbuca uno all’improvviso, gli spara proprio al centro della schiena e scappa via. Solo allora riesce ad avvicinarsi al collega. Si china su di lui con gli occhi sbarrati e le mani tremanti, è sporco di sangue. 
“Ma che ti è preso? Perché non hai reagito? Perché non mi hai protetto!?” 
Chiede meravigliato prima di smettere di respirare per sempre…


Si sveglia di soprassalto completamente sudato e con il respiro affannato, si controlla le mani, atterrito che possano essere realmente sporche di sangue, deglutisce. Si guarda attorno e si ritrova nel silenzio e nel tepore accogliente della sua camera da letto. Istintivamente volge lo sguardo alla sua sinistra, chiude gli occhi e sospira di sollievo. Grazie al cielo Rebecca è lì…e lui ha avuto solo un incubo…lo stesso orribile incubo che fa quasi ogni notte da quando è stato dimesso dall’ospedale, e come ogni volta ci mette un paio di secondi prima di riprendere fiato. Va in bagno, si lava il viso con l’acqua fresca e si guarda allo specchio. La cicatrice che ha al centro del torace, proprio sotto l’incavatura delle costole, è poco più di 4 cm, ma a lui sembra una voragine. Vede sempre la stessa faccia, ma alla sua si sovrappone subito quella di Semir che gli chiede perché non lo ha protetto…
Fa un altro profondo respiro, torna in camera e si avvicina alla culla. E’ costretto a casa per la convalescenza e passa gran parte del suo tempo libero a godersi e osservare sua figlia. Ogni movimento, ogni suono, ogni pianto, hanno un motivo preciso e lui ha imparato a riconoscerli tutti. Prova calma e serenità, come se vicino a quella creatura così piccola non possa mai più succedergli niente di terribile. Lui e la sua bambina sono nati nella stessa notte. Emma regalava il suo primo respiro alla vita e nello stesso momento, dentro una sala operatoria, lui nasceva per la seconda volta. Quando ci pensa l’emozione gli fa salire un groppo in gola. Anche dopo quell’incubo ricorrente si calma solo guardando Emma, che dorme tranquilla con il pollice in bocca.
Non c’è stato verso di farle prendere il ciuccio. La pediatra che l’ha avuta in cura all’ospedale, continua a ripetere che devono assolutamente farle togliere il vizio del dito in bocca. Ha una boccuccia così carina…le si deforma il palato, se proprio deve succhiare qualcosa abituatela al ciuccio che è fatto apposta per essere anatomico con la sua bocca… Ma ogni volta che provano a darglielo, lei fa un’espressione letteralmente schifata e poi si mette ad urlare…ormai la conosce bene…
Quando mangia non vuole assolutamente essere disturbata, niente rumore, niente carezze, niente bacini, niente coccole. In fin dei conti se mangi devi assaporare in santa pace quello che mandi giù, ma durante il bagnetto le coccole le piacciono… eccome!
Adora essere accarezzata e sbaciucchiata sul pancino e sul al collo e quando è sveglia non vuole stare da sola, non pretende di stare in braccio, né piagnucola. Le basta sapere che c’è qualcuno nella stessa stanza con lei, le basta sentire la voce della sua mamma che le tiene compagnia. Adora ascoltare la musica e il suo papà che le sussurra canzoni all’orecchio. Sta lì ferma senza muovere un muscolo, estasiata e quando lui smette, fa degli strani gorgheggi con la gola come se volesse dire... Che fai papà non continui? Per non parlare del fatto che è adorabile quando sorride mentre dorme… 
Insomma una cosa ha capito di Emma. Ha le idee chiare su ciò che vuole e anche un bel caratterino!
Mentre la guarda e pensa a queste cose la piccola si stiracchia e continuando a dormire ricomincia a ciucciarsi il pollice.
Ben sorride e non può fare a meno di sussurrare al suo piccolo orecchio.
“Ma che ne sa la dottoressasotuttoio, di quanto il tuo ditino sia più buono e confortevole di uno stupido ciuccio! Magari la prossima volta che ci rimprovera, con quella vocina stridula che si ritrova, cerchiamo di spiegarglielo, che ne dici!? Magari cambiamo pediatra…”
Torna ad essere serio. 
Perché fa continuamente quel sogno? Perché mentre il rapinatore punta la pistola alla schiena di Semir, lui rimane paralizzato senza muoversi, ad assistere all’omicidio del suo migliore amico?
Accarezza i capelli di Emma, sono castani come i suoi, ma i riflessi li ha ramati come quelli di Rebecca. Sottili e morbidi come la seta…e perennemente spettinati!
Forse sono solo stanco…nonostante abbia passato le ultime settimane a letto…sono veramente stanco!
Rebecca gli mette una mano sulla spalla, è così assorto che non si è accorto che lei lo ha chiamato e non ricevendo risposta, gli è andata vicino, con la faccia preoccupata. “Non ti senti bene?”
“No è tutto a posto, mi spiace di averti svegliata. Credevo di avere sentito Emma, ma mi sbagliavo. Dorme come un angelo!”
“E tu sei un bugiardo! Lui la guarda come smarrito. Ben, perché non vuoi dirmi che cosa non va? Perché ogni notte ti alzi e rimani qui a guardarla finchè non diventa giorno? Credi davvero che non me ne sia accorta?”
“Insomma niente segreti?”
Rebecca fa segno di no. “Non quando i segreti ti tolgono il sonno. Ben! Qual è il problema? Così mi fai solo stare in ansia?”
Le prende la mano e la trascina verso il letto. Si rimettono sotto le coperte e la stringe forte a sé, istintivamente lei sfiora con le dita la cicatrice ancora visibilmente rossa. Lui chiude gli occhi e fa una smorfia come se provasse dolore. 
“Ti fa ancora male?” Gli chiede spostando immediatamente le dita.
“No…non so come spiegarlo…è solo una sensazione!”
Lei aspetta paziente e in silenzio che continui. Ben chiude gli occhi e racconta in un soffio, sussurrando, come se avesse paura che a voce alta, quello che sta per dire possa diventare vero. 
“Un uomo punta una pistola alle spalle di Semir, io lo vedo ma non faccio niente. Resto fermo e immobile come una statua. Quello spara, solo allora mi avvicino e Semir mi chiede perché non l’ho protetto. Me lo chiede mentre muore… fa una pausa, chiude gli occhi e stringe le mascelle…E’ orribile! Sembra così reale che mi manca il respiro. Anche quando mi sveglio, riprendo aria solo dopo qualche minuto…”
“Quello che ti è successo non è stato un gioco. Hai rischiato di morire, hai lottato con tutte le tue forze per continuare a vivere. Dopo esserti svegliato dal coma è stata dura. La riabilitazione, la terapia, sei stato così impegnato a combattere e a non arrenderti che non hai avuto il tempo di metabolizzare quello che è realmente successo. Hai passato due mesi e mezzo in ospedale, sei tornato a casa solo da una decina di giorni e ora che stai per riprendere una vita più normale possibile, cominci a incassare il colpo.”
“Cavolo! Risponde Ben, sono passati tre mesi? Quella notte è successo tutto così in fretta e poi invece…tutto a rallentatore.”
“Ben, tu hai subito un trauma. Noi due abbiamo subito un trauma…e per quanto possiamo pensare che sia tutto finito, non è vero. Credo sia normale avere incubi su ciò che è accaduto…avere paura!”
“Ma io non ho paura per me! Io ho il terrore di non riuscire più a fare il mio lavoro, se davvero restassi paralizzato durante un’azione? Io devo proteggere il mio partner. Semir deve potersi fidare di me!”
“Ma lui si fida di te e questo è un dato di fatto!”
“Appunto…e io invece non lo proteggo!”
“E’ solo un incubo Ben. Ribadisce Rebecca, tu non lasceresti mai che gli capitasse qualcosa!”
“Si…prima di quella notte era così…ora non lo so più!”
“Hai solo bisogno di fare chiarezza in te stesso, di recuperare il tempo perso. Quando tornerai al lavoro sarà perché sei pronto ad agire.”
“Se… tornerò al lavoro!”
“Ci tornerai, io ne sono sicura!” risponde lei posandogli un bacio sul mento.
“Allora hai più fiducia tu in me, che io in me stesso!”
“E’ questo il punto! Non hai motivo di non fidarti di te stesso. Tu sei un poliziotto e questo non può cambiare. Forse ti farebbe bene parlarne con qualcuno!”
“Ne sto parlando con te…”
“…Con uno specialista!”
“Uno strizzacervelli vuoi dire!?”
“Io intendevo più uno psicologo!” risponde lei sorridendo.
“Ho già parlato con lo psicologo dell’ospedale, ma lui non mi conosce, non può consigliarmi senza sapere chi sono esattamente. Tu sei il mio psicologo, tu mi conosci. Basta che mi guardi negli occhi e mi leggi dentro come un libro aperto, mi fai il riassunto e mi spieghi perfino quello che non riesco a capire di me stesso!” le dice sorridendo.
“Accidenti…sono proprio brava!” Risponde lei soddisfatta.
Dalla culla arrivano dei gorgoglii…
“Tua figlia è un orologio di precisione. Quattro ore esatte, sembra un gattino. Invece di piangere miagola e poi è una mangiona, mi ricorda qualcuno.”
Mentre dice così lui sorride e la bacia sulla fronte. 
“Mia figlia ehhh!? Vado io! Si sporge sulla culla con uno dei suoi meravigliosi sorrisi. Ciao Pasticcino…è già ora della pappa? La piccola comincia a dimenarsi nel lettino. Però! TUA FIGLIA è una furbetta, ha solo tre mesi, ma ha già capito che con le moine può ottenere tutto quello che vuole, sa che la prenderò in braccio ed è impaziente…esssssiiiii…sei proprio come tutte le donne! Povero me, forse aveva ragione Semir…era meglio un maschietto!”
La da in braccio alla mamma. “Ecco Pasticcino la pappa è pronta!” e ride…
“Sai una cosa? Risponde Rebecca, fingendo il broncio, comincio a sentirmi come uno scalda vivande! A proposito non vorrai continuare a chiamarla Pasticcino?!”
“Perché no? Guardala. E’ tutta crema e panna…profuma perfino di pasticcino!”
Emma ciuccia dal seno della sua mamma e lui si sente salire le lacrime agli occhi.
“Sto diventando stupido, mi commuovo per ogni cosa!”
“Non trovo sia stupido se ti commuovi mentre guardi la tua bambina, succede anche a me!”
“No… se guardo lei, ma commuovermi davanti a due fette di pane imburrato per colazione… si!”
Rebecca ride di cuore. “Fino a un paio di giorni fa hai ingurgitato solo roba gelatinosa, è naturale che sei stato felice di mordere delle fette imburrate!”
“Non ero felice, insiste Ben, ero commosso…è diverso! Insomma non posso piangere davanti a due fette di pane burro e marmellata!”
“Io ti trovo adorabile! Ma io non conto…sono di parte!”
Ben si avvicina e la bacia. “Lo sai che ti amo?”
“L’ho sentito dire!” 
Si mettono a ridere, mentre Emma reclama il suo diritto alla privacy come volesse dire, un po’ di silenzio per favore, se non ve ne foste accorti io sto mangiando!
“Va bene Pasticcino non ti arrabbiare! Le dice Ben e abbassando di più il tono di voce continua. Quando mi sono svegliato dal coma, ricordavo perfettamente cosa mi era successo, ma non riuscivo a mettere a fuoco tutto quello che avevo vissuto nelle ore e nei giorni precedenti. Insomma esco di casa e tu hai il pancione e quando mi sveglio, Emma è tra le mie braccia. Mi sono perso delle cose, cose che mi mancano, ma che sono successe comunque. All’inizio non ci ho fatto caso, ma ora diventa pesante. Faccio dei sogni che effettivamente non sono sogni, ma pezzi di vita che ho già vissuto. Hai ragione tu, sto cercando di assestare il colpo, di rimettere insieme i tasselli di un puzzle che è stato buttato a terra e che ovviamente si è rotto!”

Qualche ora dopo Ben si sveglia al vibro del suo cellulare, strizza gli occhi e si accorge che si sono addormentati con Emma nel letto insieme a loro. Ancora assonnato guarda il display. 
“Ehi socio come mai a quest’ora? Ti manco davvero tanto?”
“Mi spiace disturbarti così presto, ma mi ha chiamato la Kruger. Vuole vederci stamattina prima possibile. Vuole sapere se te la senti di andare in ufficio, oppure preferisci che veniamo a casa da te. Dice che è importante!”
Ben risponde un po’ preoccupato. “Ma che è successo? Per fare una richiesta del genere deve essere qualcosa di grave!”
“Davvero non lo so Ben, gli risponde l’amico, non me lo ha detto. Che facciamo veniamo da te?”
“No Semir, se mi dai mezz’ora puoi passare a prendermi. Preferisco uscire, non voglio nessuno qui a casa!”
“Te la senti davvero?”
“Guarda che ormai sono guarito! Non posso correre e affannarmi e non posso ancora alzare perfettamente la spalla sinistra, ma per il resto sto bene. Ti aspetto!”
Riattacca e rimane pensieroso per la strana convocazione del suo capo.
Rebecca ha sentito la telefonata e ha notato l’aria preoccupata del marito. “Cosa c’è, perché devi andare in ufficio?”
“Non lo so, ma pare sia importante.”
Si alza e mette Emma nel suo lettino poi si avvicina a Ben. “Che può essere successo?”
“Non lo so, davvero e nemmeno Semir…beh aspettiamo di sapere di cosa si tratta prima di strapparci i capelli!” 

Carcere di Colonia, sala visite. L’avvocato Zorth si rivolge al suo assistito.
“La procura ha ricevuto la nostra ingiunzione stamattina e saranno già in fermento, anche se non vedo come questa cosa possa aiutarci per la sua difesa!
“Lei è un uomo di poca fede avvocato, in un modo o nell’altro ci sarà utile.”
“Che significa in un modo o nell’altro? Può esserci utile solo se si rifiuterà di testimoniare o se riuscirò a farlo crollare in aula.”
“Lei non è solo un uomo di poca fede, ma anche un uomo molto, molto, ma molto ingenuo!” 
Il ghigno e la risata diabolica che ne segue fa accapponare la pelle all’avvocato.
“Che ha in mente? Non vorrei che facesse qualche sciocchezza!”
“Le preoccupazioni le lasci a me avvocato, lei si occupi solo della mia difesa!”


Continua...


Angolo di Rebecca:

Allora, che ne pensate di Ben papà?
...E della piccola Emma?
Vi aspetto :)


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La Riunione ***




...Il ghigno e la risata diabolica che ne segue fa accapponare la pelle all’avvocato.
“Che ha in mente? Non vorrei che facesse qualche sciocchezza!”

“Le preoccupazioni le lasci a me avvocato, lei si occupi solo della mia difesa!” 


 

P A U R A
*
La Riunione
*
2 Capitolo

  





Ben sale in macchina molto lentamente…
“Hai ancora difficoltà a muoverti?” gli chiede Semir preoccupato.
“Ogni tanto ho delle fitte, ma è normale, almeno così dice il dottor Swarz! Davvero non sai di che si tratta?”
“Sono preoccupato anch’io, non ha voluto parlarmene per telefono.”
Arrivati al comando i colleghi circondano Ben dimostrandogli il loro affetto. Susanne gli butta le braccia al collo.
“Che bello rivederti di nuovo qui, è una gioia, ci manchi!”
“Ciao Susanne, anche voi mi mancate.”
“Il capo vi aspetta nel suo ufficio. Ci sono il governatore Niman e il procuratore Cox con lei!”
I due colleghi si guardano ancora più preoccupati e si dirigono verso la stanza del commissario.
“Permesso? Buongiorno capo, voleva vederci?”
“Si Gerkan,  entrate.  La donna si avvicina a Ben tendendogli la mano. Jager mi scusi per questa convocazione improvvisa, la prego si accomodi.”
“Non si preoccupi, è tutto a posto capo!”
Niman e Cox gli stringono la mano. “Felice di rivederla in piedi ispettore!”
“Accomodatevi.  Li invita il commissario, i signori hanno qualcosa d’importante da comunicarci!”
“E’ successo qualcosa di grave?” Chiede Semir sempre più preoccupato.
“No ispettore Gerkan, ma sicuramente una scocciatura! Lascio la parola al procuratore. Prego signor Cox.”
“Stamattina di buon’ora in procura è arrivata un’ingiunzione da parte dell’avvocato di Hoffman.”
A sentire pronunciare il nome di quell’uomo, Semir comincia a muoversi a disagio sulla sedia e guarda Ben, che invece rimane impassibile. “Che tipo di ingiunzione?”
“Fa richiesta di revisione delle imputazioni d’accusa a carico del suo assistito.”
“Non capisco che revisione? Si stupisce la Kriger, è già stato processato per direttissima. Ha avuto 20 anni per associazione a delinquere e concussione con Carlos Santiago e sarà giudicato a giorni per l’omicidio del commissario Kroff, degli altri due agenti della sua squadra e del tentato omicidio dell’ispettore Jager!”
“E’ proprio di quest’ultimo giudizio che si tratta. Risponde Cox, vogliono appellarsi al fatto che l’unico testimone dell’omicidio del commissario Kroff, non ha fatto la sua deposizione giurata davanti al giudice.”
“Ma di che diavolo sta parlando? Semir balza in piedi improvvisamente. Ehm…le chiedo scusa signore, volevo dire, che significa? Ben era in fin di vita, c’è la registrazione del suo cellulare messa agli atti. Il giudice l’ha ritenuta una deposizione a tutti gli effetti, indispensabile per il rinvio a giudizio di Hoffman!”
“La legge dice che tutte le registrazioni o le fotografie presentate alla corte come prove giuridiche, possono essere ritenute valide solo se avvalorate dalla testimonianza giurata della persona che le ha prodotte, a meno che non ci siano condizioni straordinarie che possano cambiare questa situazione. L’ispettore Jager era ferito gravemente, in coma, ed è naturale che il giudice abbia accettato la registrazione come prova giuridicamente valida per l’incriminazione di Hoffman. Però adesso questa situazione straordinaria non esiste più. Ora Jager è in via di guarigione, per la legge è un teste capace di intendere e di volere e quindi di testimoniare davanti alla corte. Perciò la registrazione, dopo l’ingiunzione arrivata al giudice, non può più essere ritenuta valida, a meno che Jager non la convalidi con la sua testimonianza. E’ la legge che lo dice e loro si stanno aggrappando a questo cavillo!”
“Sta dicendo che Ben dovrà andare in tribunale a testimoniare? Ad ascoltare quella registrazione? A rivivere tutto quello che è successo? E’ assurdo!”
“Lo so che è assurdo, ma purtroppo la legge è questa!”
“Beh… la legge è sbagliata! Sbotta Semir perla rabbia. Insomma, per fare valere la registrazione, Ben doveva morire?!”
“Gerkan la prego si calmi. Lo ammonisce la Kruger. Signor Cox, davvero non c’è un modo per evitare tutto questo? L’ispettore Jager è ancora in convalescenza e ne ha già passate tante, sarebbe un bene se potesse starsene in pace!”
“Purtroppo Hoffman ha ammesso di avere ucciso i suoi colleghi solo a Jager, e senza la registrazione il giudice sarà costretto ad accettare il ricorso, perché la legge glielo impone. Senza la deposizione giurata dell’ispettore Jager in tribunale, l’accusa di omicidio plurimo decadrà!”
Il commissario si porta le mani sui capelli.
“E’ una cosa assurda! Cosa pensa di ottenere con  questa manovra? Se Jager va a deporre sa benissimo che ripeterà esattamente quello che c’è nella registrazione.”
“Forse spera che Jager non vada a deporre, forse spera che in tribunale riusciranno a prenderlo in contropiede, a confonderlo,
dopo quello che ha passato sarebbe più che normale se fosse confuso. Ogni parola sbagliata, ogni virgola sbagliata a questo punto potrebbe volgere a loro vantaggio.”
Semir sente la rabbia continuare a crescere, avrebbe voglia di urlare.
“Lei sta dicendo che senza la deposizione di Ben, Hoffman potrebbe non essere più processato per omicidio?”
“Purtroppo si. Ha avuto 20 anni per associazione a delinquere, spaccio e tradimento. Per l’omicidio dei suoi colleghi gli darebbero l’ergastolo, non uscirebbe mai più di prigione. Ma senza l’accusa di omicidio plurimo, i 20 anni potrebbero diventare la metà per buona condotta e potrebbe avere la libertà condizionata prima dello scadere dei 10 anni.”
Semir è attonito.  “Io non riesco a crederci. Sono morti tre poliziotti, Ben è vivo per miracolo. Signor governatore lei sa che cosa abbiamo passato!”
Niman quasi si vergogna a guardarli in faccia, sa quante vite è costata quell’operazione e sa cosa ha promesso all’ispettore capo Ben Jager. Non sentirà mai più parlare di Hoffman. Questo gli ha promesso.
“Io sono mortificato, ma in questo caso ho le mani legate. C’era solo un cavillo e loro lo stanno usando. So quanto costerà questo all’ispettore Jager e so anche che ha tutto il diritto di scegliere di non andare a testimoniare, ma…”
Ben che fino a quel momento ha ascoltato in silenzio lo interrompe.
“Ho il permesso di dire la mia? In fondo è di me che state parlando…e visto che sono qui!”
Si girano tutti a guardarlo come se avessero completamente dimenticato che lui fosse presente alla discussione. Fino ad allora non è  intervenuto, tanto meno ha cambiato posizione ed espressione.
“Io non ho nessun problema ad andare in tribunale, non ho nessun problema a guardare in faccia Hoffman…e lo guarderò! Anzi, starò a fissarlo per tutto il tempo, ci potete scommettere…e non ho nessun problema nemmeno ad ascoltare la registrazione. L’ho già vissuto e sono ancora qui, come si dice, questo film l’ho già visto! E non sarò nemmeno confuso. Forse non ricordo esattamente le cose che sono successe prima di quella notte, ma quello che è successo nel garage ce l’ho impresso nella mente, chiaro e indelebile. Per quando è fissata l’udienza?”
“I termini per la presentazione dell’ingiunzione scadono questa settimana, ed essendo stata presentata in tempo, l’udienza deve avvenire entro i termini previsti, perciò si terrà sicuramente nei prossimi giorni.”
“Quindi se dopo la convocazione Jager non dovesse presentarsi, una volta scaduti i termini, l’accusa cadrebbe comunque.”
Chiede il commissario Kruger e il procuratore conferma.
“Esatto! E senza poter più far niente.”
Ben si alza lentamente. “Bene, ci faccia avere la convocazione, perché credo che dovrà testimoniare anche Semir, giusto?”
Il procuratore fa cenno di si con la testa.  “Magari ci incontriamo nel mio ufficio per definire tutto!”
“Per me non è necessario, gliel’ho detto,  ho tutto chiaro in mente. Ho fatto di tutto per mandarlo in galera, anche mentre ero in coma e se ancora non è contento, io sono pronto. Non conoscevo gli altri due agenti uccisi, ma conoscevo Kroff. Non gli darò la possibilità di sputare sul suo cadavere. Ora se non c’è altro vorrei tornare a casa, sono piuttosto stanco, non sono più abituato a stare in giro per molto tempo…non ancora.”
“Naturalmente ispettore, risponde Cox, e grazie ancora per la sua collaborazione.”
Si salutano, Niman e Cox vanno via.
“Jager, non sarà facile, per niente!” Gli dice la Kruger.
“Non ho detto che lo sarà, ho solo detto che sono pronto. Non si preoccupi commissario, sarò bravissimo e lei sarà fiera di me!”
Sfodera uno dei suoi sorrisi e anche la Kruger sorride, mostrando una strana sensibilità a cui i due amici non sono abituati.
“Sono già orgogliosa di lei Jager, e anche del suo partner! E’ vero, quando passate voi, le auto si terrorizzano perché sanno cosa le aspetta, ma oltre a questo sono davvero orgogliosa di voi!”

Mentre lo riaccompagna a casa in auto regna il silenzio. Semir lo osserva sott’occhio, sembra calmo, ma tiene le mascelle serrate, segno he la calma è solo esteriore.
“E’ davvero tutto a posto Ben? Hoffman punta sul fatto che forse ora tu sei vulnerabile!”
“Io sono vulnerabile, ma lo so io e lo sai tu, lui non lo saprà! Piuttosto vorrei parlare con te di un’altra faccenda, ci fermiamo a prendere un caffè da qualche parte?”
“Hai avuto il permesso di ricominciare con la caffeina?” Gli chiede l’amico sorridendo, per smorzare la tensione.
“Veramente no, ma puoi sempre farmi sentire il profumo e l’aroma dalla tua tazza!” sorridono e si fermano in un bar.
“Che succede Ben, c’è qualcosa che non va con la tua salute?”
“No...no davvero sto meglio…però non so se tornerò al lavoro.”
“Lo sai che non è necessario che torni allo scadere della convalescenza e che se non ti senti pronto puoi prolungarla…devi prima terminare la terapia alla spalla e…”
“No…non hai capito Semir, lo interrompe Ben, non so se tornerò mai più al lavoro. Sto pensando seriamente di dare le dimissioni!”
Semir che beve il suo caffè, sta quasi per affogarsi, lo guarda sbigottito.
“Hai ragione, credo di non avere capito…”
“Voglio lasciare, Semir!”
“Ma di che diavolo parli? Capisco che quello che è successo ti ha sconvolto la vita e che ora hai una bambina, perciò prima di buttarti vuoi pensarci due volte, però…”
Ben lo interrompe e sussurrando gli confessa. “Quasi tutte le notti tu muori tra le mie braccia, Semir!”
Lui continua a guardarlo sgomento. “Io …cosa?”
“Siamo in un vicolo, tu vai avanti e mi chiedi di coprirti. Uno dei rapinatori ti viene alle spalle, tu non te ne accorgi, ma io si. Però non faccio niente. Quello ti spara alla schiena e scappa, mi avvicino e tu mi chiedi perché…e poi smetti di respirare!”
Stringe i pugni e chiude gli occhi.
“Io sono qui, vivo! Ben non sei stato ferito mentre davi la caccia ad un uomo armato, che poteva spararti sapendo che anche tu avevi la possibilità di difenderti ad armi pari. Ti ha colpito un poliziotto, lo ha fatto a sangue freddo, guardandoti dritto negli occhi. Non è strano che tu abbia degli incubi dopo uno shock come quello che hai subito!”
“Non ho degli incubi Semir. Ho UN incubo! Sempre lo stesso. Non ti proteggo e tu muori…ed è così reale che quando mi sveglio controllo di non avere le mani sporche di sangue!”
“E solo per questo vorresti dimetterti!?”
“Solo per questo? Ma che dici?” Ben risponde arrabbiato.
“Hai ancora bisogno di riposo, forse di sfogarti con qualcuno che non sia io o tua moglie!”
“Si me lo ha detto anche lei.”
“E’ normale! Credi che lei non abbia paura? Pensi che non sia terrorizzata dal fatto che tu torni a lavoro? Ma non ti chiederebbe mai di lasciar perdere, perché sa che è il tuo lavoro e che ci tieni troppo! Durante le prossime settimane cerca di fare chiarezza…puoi sempre provare a…”
Ben lo interrompe bruscamente. “Provare? Ma provare cosa? Non faccio il contabile,  Cavolo ho sbagliato un’addizione, vabbè domani la rifaccio e rimetto tutto a posto. Sono un poliziotto! Basta un secondo Semir lo sai anche tu, un solo secondo e non puoi più tornare indietro! E non ho nessuna intenzione di provarlo sulla pelle degli altri, tanto meno sulla tua!”

“L’udienza è fissata per dopodomani alle 16.00, comunica l’avvocato Zorth a Hoffman, l’ispettore Jager ci sarà e anche Gerkan. Non mi aspettavo niente di diverso, sono due tipi tutti d’un pezzo!”
“Ma lei da che parte sta!? Difende me o loro?” Gli chiede Hoffman seccato.
“So capire il valore delle persone e mi compiaccio di quei due, però come suo avvocato la difenderò fino in fondo, colpevole o no. E se permette il nostro è solo un cavillo, perché lei quei poliziotti suoi colleghi li ha uccisi davvero, lo sa lei, lo so io e lo sa anche il giudice, ma la legge è chiara e in questo caso le da ragione. Vedrò di farlo confondere in modo che la sua deposizione sia il meno precisa possibile, è stato in coma ed è possibile che le sue idee in questo momento non siano poi così chiare!”
Mentre Zorth parla Hoffman scambia delle strane occhiate con il suo assistente Hanson, quando alla fine stanno per andarsene, Hanson fa un cenno di assenso verso Hoffman che Zorth non riesce a percepire, ma che per Hoffman è un’intera discussione. Tornato in cella il ghigno di soddisfazione che ha stampato sul viso, è così evidente che anche il suo compagno se ne accorge.
“Pare che sia andata come volevi tu?”
“La revisione dei capi d’accusa sarà dopodomani…e sta pur certo che io non sarò incriminato!”


Continua...

Angolo di Rebecca:

A volte ritornano...
chi? I cattivi, ecco chi!
E Hoffman lo è ancora più di prima!!!


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** In Famiglia ***




...Hanson fa un cenno di assenso verso Hoffman che Zorth non riesce a percepire, ma che per Hoffman è un’intera discussione.
Tornato in cella il ghigno di soddisfazione che ha stampato sul viso, è così evidente che anche il suo compagno se ne accorge.
“Pare che sia andata come volevi tu?”
“La revisione dei capi d’accusa sarà dopodomani…e sta pur certo che io non sarò incriminato!”...




 

P A U R A
*
In Famiglia
*
3 Capitolo

  



Durante il tragitto di ritorno, i due colleghi non hanno aperto bocca. Semir continua a pensare quello che gli ha detto il suo partner e riesce a capirlo. Conosce Ben e sa che non si tirerebbe mai indietro, ma sa anche che la paura è una brutta bestia. La stessa paura che ha provato lui quella notte, quando Ben aveva smesso di respirare, paura di perdere un altro amico. Non l’avrebbe sopportato. Per questo non sa che altro fare o dire per tranquillizzarlo. Arrivati davanti casa, Ben fa per scendere, ma Semir lo trattiene per il braccio.
“Ben, ti chiedo solo una cosa. Non fare niente di affrettato, davvero hai tutto il tempo che vuoi. Prenditelo e pensaci bene, si tratta del tuo lavoro, un lavoro per cui hai litigato anche con tuo padre. Hai rinunciato ad una vita dorata per questo, pensaci bene davvero, un giorno potresti pentirtene!”
“Non l’ho ancora scritta la lettera di dimissioni tranquillo, ci penserò attentamente, te lo prometto! Scendi un momento?”
“Si…voglio salutare Emma, non la vedo da un paio di giorni e non vorrei che si dimenticasse di me!”
“Ohohhh…ora comnicio a fare il gellosssoooo!”  Ben ride facendo il verso a Semir…
“Ma quanto sei simpatico!”
Rebecca va loro incontro. “Finalmente siete tornati, allora, è tutto a posto?”
“Si…e no…” Risponde Semir.
“Che risposta è si e no?”
Ben fa la faccia strana come un fantasma in un film dell’orrore e muove le dita davanti a sé, come se stesse cacciando via l’aria. “EEEniiigmaaaticaaaaaaa…!!!”
“Oh…non vi sopporto, quando fate così date veramente sui nervi. Pensate di essere spiritosi invece fate venire solo voglia di picchiarvi!”
“Beh…tieni presente che sono appena uscito dall’ospedale, cerca di calmarla Ben, abbi un po’ di pietà!”
Rebecca lo guarda ancora più arrabbiata e Ben fa la faccetta di un cagnolino bastonato, poi si fa serio e le racconta tutto quello che è stato detto nell’ufficio del capo, mentre Semir in silenzio beve l’ennesimo caffè della giornata…e non è ancora mezzogiorno!
“E’ una cosa assurda! Sussurra Rebecca indignata, potrebbe davvero essere scagionato per gli omicidi e il tuo ferimento?”
“Si, se non vado a convalidare quella registrazione, ma non succederà, perché io ci vado!”
Semir posa la tazza nel lavandino e prende Emma in braccio, le sorride e la piccola si sistema al meglio accucciandosi contro di lui, che la fissa con dolcezza.
“Io l’ho ascoltata quella registrazione, più di una volta, e credimi non è piacevole. Hartmut l’ha ripulita da rumori e fruscii per renderla più chiara possibile e ha fatto davvero un ottimo lavoro. Si sente ogni cosa, anche il calpestio dei passi dei mille piedi che c’erano in quel garage!”
“Cioè potrei restare scioccato nell’ascoltare il mio lamento mentre vengo colpito? Chiede Ben. Semir non può fare più male di quello che ho provato veramente. Non parliamone più, tanto la realtà non cambia. E poi se avrò qualche problema tu sarai seduto di fronte a me, mi farai gli occhioni dolci ed io andrò avanti come un treno.”
Sorride e Semir fa schioccare tra le sue labbra un bacio verso di lui.
“Ci sarò anch’io seduta davanti a te!” gli dice Rebecca.
“Non se ne parla nemmeno che tu vieni in aula…”
“Come pensi di impedirmelo, ammanettandomi alla culla di Emma? Io vengo e basta…e con questo il discorso è chiuso!”
Ben sta per ribattere ma lei gli piazza il dito davanti alla bocca. “Ho detto che il discorso è chiuso! Ma bada, io non ti farò gli occhioni dolci! Lo bacia. Ora basta cambiamo discorso. Stasera ho voglia di follie. Si rivolge a Semir. Tu e Andrea siete a cena da noi stasera, così festeggiamo finalmente la nascita di queste due benedette bambine, con tutto quello che è successo,  loro sono passate in secondo piano.”
“Porca miseria! Esclama Semir, rivolgendosi alla sua figlioccia che si ciuccia il dito beatamente, poppate e pannolini! Questo si che si chiama folleggiare! Allora ci vediamo più tardi piccola Jager.”
Rebecca prende Emma dalle braccia di Semir. “Povero amore mio, sarai davvero confusa. Uno ti chiama piccola Jager, un altro Pasticcino, i nonni Cucciolotta, ogni tanto senti anche il nome di Emma. Starai cominciando a chiederti chi siano tutte queste persone!”
Emma la guarda con il suo ditino in bocca e sorride come se invece tutti quei nomignoli la divertono molto…

In un bugigattolo fuori Colonia, un uomo intasca una mazzetta di banconote da cinquecento euro.
“Sono tremila, dice un ragazzo ben vestito, avrai il resto quando consegnerai quello che devi, mi raccomando non sbagliare e sii puntuale, mi servono domani!”
Il tizio non risponde, fa solo cenno di si con la testa. Butta il sigaro proprio ai piedi di Hanson, gira sui tacchi e sparisce in mezzo al fumo puzzolente che ha lasciato fumando di continuo.
In prigione è ora di cena, Hoffman prende il suo vassoio e si accomoda al tavolo di fronte al suo compagno di cella. Rompe la pagnotta a metà e trova quello che sperava…un foglietto di carta. Quando legge la sua bocca si piega nel solito ghigno malefico.

Il topo non mangerà il formaggio … perché il gatto lo azzannerà prima…

Hoffman si mette il  foglietto in bocca e lo ingoia con un sorso d’acqua.
“E’ buono l’antipasto amico?” gli chiede il compagno.
“Più che ottimo, direi freschissimo e goloso!”

La famiglia Gerkan al completo arriva a casa di Rebecca e Ben. Quando entrano, Aida si nasconde dietro le gambe del suo papà.
“Beh…che succede? Non vedevi l’ora di arrivare da Ben e adesso non lo saluti nemmeno?!”
“Ciao principessa, non vieni a darmi un bacio?”
Aida fa capolino da dietro il suo papà e lo guarda seria, si avvicina a lui tentennando.
“Ma se ti abbraccio ti faccio male?”
Ben guarda Semir poi si china vicino alla bambina. “No tesoro, perché dovresti farmi male?!”
“Non hai più la bua?”
“No, sono guarito, è tutto passato.”
“Per sempre? Non mi dici una bugia?” chiede la piccola con il broncio.
“Perché dovrei dirti una bugia?”
“Papà ripete sempre che le bugie non si dicono…però lui le dice!”
Semir sgrana gli occhi. “Ma di cosa stai parlando Aida? Quando ti avrei detto bugie?”
“Mi hai detto che zio Ben si era preso il morbillo e che per questo non potevo venire a trovarlo per tutto questo tempo, ma non è vero. Ti ho sentito mentre dicevi alla mamma che un uomo cattivo gli ha fatto male con un coltello, però a me hai detto solo bugie…e non si fa!  Muove il ditino facendo cenno di no…ha quasi le lacrime agli occhi, e ora io non vi credo. Magari tu sei ancora malato e non me lo dici…siete tutti bugiardi!”
Ben alza lo sguardo su Rebecca, Semir e Andrea. Per un attimo non sa cosa rispondere, ma Aida sembra non demordere. Deve darle una risposta, e deve anche essere convincente!
“Ascolta Aida, a volte noi grandi abbiamo paura e non riusciamo a dire quello che ci spaventa alle persone che  amiamo, proprio perché non vogliamo che soffrano. Per questo papà non ti ha detto tutta la verità, sa che mi vuoi bene e che ti saresti spaventata per me e non voleva farti piangere. Se ci pensi bene non ha detto una vera bugia, ha solo cercato di proteggerti, tutto qui.”
“E l’uomo cattivo?!”  chiede la piccola sempre con il broncio sul musetto.
Semir le mette la mano sui capelli e accarezzandola, le rispode dolcemente.
“L’uomo cattivo l’ho arrestato io e ora deve stare in punizione!”
“Giusto! Risponde la bambina. Ma davvero è passato tutto?”
“Si tesoro, e sto aspettando impaziente che mi stringi forte e mi dai uno dei tuoi fantastici baci!”
Le risponde Ben e Aida gli butta le braccia al collo.
“Sono contenta…e perdono anche te papuccio, visto che hai messo in punizione l’uomo cattivo!”
Semir fa una smorfia.  “Beh grazie tante Aida, è bello sapere che almeno mi dai il beneficio del dubbio!”
“Lì c’è Emma?” Chiede Aida facendo segno verso la carrozzina e nello stesso tempo si avvicina a guardarla. E’ bella! E’ bella come Lili, però è più piccolina! Zio Ben ora tu vuoi bene solo a Emma?”
Ben la prende in braccio e le risponde con un’altra domanda. “E tu Aida, vuoi bene solo a Lili?”
La bambina risponde immediatamente senza pensarci. “Ma noooo…io voglio bene anche a mamma e papà…e a tutti…”
“E sai perché?  Le chiede Ben e lei fa cenno di no con la testa. Perché il tuo cuoricino è pieno di stanze, può sembrare piccolo ma ci sono un numero infinito di stanze che piano piano riempi con le persone a cui vuoi bene, c’è posto per tutti. Anche il mio cuore è pieno di stanze. Ora c’è una stanza nuova per Emma, ma la tua sarà sempre lì e nessuno prenderà mai il tuo posto. Tu sarai sempre la mia principessa!”
“E lei? Non è lei la tua principessa?!”
“Emma? Lei è il mio Pasticcino!”
Aida si mette a ridere. “Pasticcino…che nome buffo! Ridiventa seria…lo abbraccia con tutte le sue forze, ti voglio bene zio Ben…come voglio bene al mio papà!”
“Ti voglio bene anch’io principessa…e questo non potrà cambiare mai!”
Sono tutti visibilmente commossi e Rebecca cerca di alleggerire la tensione.
“Ho bisogno di una mano in cucina,  pensi che tu e la mamma mi potete aiutare?”
“Si zia Bibi…vieni mamma lasciamo gli uomini da soli a chiacchierare.”
Va verso la cucina e tutti sorridono facendo un sospiro di sollievo, soprattutto Ben.
“Accidenti che discussione impegnativa, peggio che parlare con il capo. I bambini sono proprio recettivi! Però pure tu, dirle che avevo il morbillo!”
“Cosa avrei dovuto dirle che avevi uno squarcio nel cuore e che forse non saresti guarito?”
“Certo che no, ma potevi avvicinarti alla verità addolcendola un po’ o fare attenzione a non parlarne in casa. E’ normale che senta quello che dite tu e Andrea, tua figlia è una bambina, ma non è stupida!”
“La verità è che ero confuso e spaventato pure io, e mi sarebbe piaciuto che qualcuno spiegasse meglio anche a me cosa stava succedendo!”
Ben lo guarda con affetto. “Lo so socio e mi dispiace…”
“E perché? Mica è stata colpa tua. Però! Te la sei cavata bene con lei, chiaro e delicato.”
L’amico gli dà una pacca sulla spalla. “Complimenti al sottoscritto, mi compiaccio di me stesso, sono proprio bravo…”
“Ok…ok…basta, lo ferma Semir, non ti montare la testa!”

Click…click…click…Il tizio che fuma il sigaro continua a scattare foto, soprattutto alle bambine. Nella sua mente pensa che sono  davvero deliziose. Chissà perché vuole che le fotografi? Non mi dovrebbe interessare, a me interessa solo che mi paghi profumatamente, ma mi dispiacerebbe se succedesse loro qualcosa di brutto!

Tra un cambio di pannolini e una poppata, la riunione di famiglia è davvero piacevole. Aida dirige i lavori che riguardano le due bimbe più piccole. E’ deliziosa mentre gioca a fare la mamma a Lili ed Emma, e gli adulti la guardano divertiti. Sembra che tutto stia davvero tornando alla normalità, dopo tanto dolore, tanta paura, la cosa importante è quella parola…normalità! Perché è vero, la vittima in questo caso è stata Ben, ma Semir e la sua famiglia hanno provato gli stessi sentimenti. Andrea ha sofferto assieme a Rebecca perché sa cosa prova la moglie di un poliziotto in ogni momento della giornata, perfino Aida, per quel poco che è riuscita a percepire, è rimasta scombussolata, ma quella sera sono di nuovo insieme, tutti più sereni e finalmente feteggiano la vita!

La mattina seguente nello stesso magazzino, il fumatore di sigari riceve il resto del suo compenso dopo la consegna delle foto.
“Non saranno affari miei, ma spero che a quelle bambine non accada nulla!”
“Ha ragione, non sono affari suoi! Anzi si dimentichi di aver fatto queste foto, dico sul serio, se vuole avere la possibilità di spendere i suoi soldi!”
Squilla il telefono ed Hanson risponde allontanandosi. Dopo qualche minuto, l’uomo del sigaro riprende il suo discorso.
“Per soldi si puo’ fare qualunque cosa, però i bambini non si toccano, sono solo delle creature!”
“Si sbaglia, sono solo merce di scambio. Ora sparisca!”


Continua...


Angolo di Rebecca:

Hoffman continua ad essere pericoloso.
Perchè le foto alle bambine?
Perchè il giovane le ha definite merce di scambio?
E Aida? Non è un tesoro?


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La guerra ha inizio ***



“Per soldi si po’ fare qualunque cosa, però i bambini non si toccano, sono solo delle creature!”
“Si sbaglia, sono solo merce di scambio. Ora sparisca!” 


P A U R A
*
La guerra ha inizio
*
4 Capitolo

  



Il giorno dopo, di buon’ora, Semir passa a prendere un caffè a casa di Ben.
“La convocazione è per domani pomeriggio alle 4.00”
“Lo so, è arrivata anche a me e poi mi aveva già chiamato il signor Cox. Rebecca è decisa a venire.”
“E tu lasciala fare, ha bisogno di starti vicino, credo sia una cosa che serve più a lei che a te.”
“Forse hai ragione, in fondo fino ad ora è ruotato tutto intorno a me, tutti avete solo pensato a proteggermi per farmi stare tranquillo e sereno. Io le racconto i miei incubi, ma lei non mi racconta i suoi…e dovrebbe cominciare a farlo. A volte si sveglia nel cuore della notte e credendo che io non me ne accorga, mi tiene stretto come se avesse paura che possa sparire da un momento all’altro!”
“Magari affrontare direttamente quello che ti è successo le servirà a sfogarsi!”
“Terapia d’urto? Mh…si…credo possa funzionare!”
Rebecca scende in cucina con Emma. “Buon giorno Semir, ma tu non dormi mai!?” dice sorridendo.
“Lo so che è molto presto, ma volevo parlare con Ben dell’udienza di domani prima di andare in ufficio!”
“Guarda che stavo scherzando, gli risponde lei sorridendo, mi fa piacere che sei qui. Se tieni la tua figlioccia ti preparo un buon caffè…oh non farla ballare che ha appena finito di mangiare!”
Semir prende in braccio Emma. “Ciao piccola Jager, era buona la colazione? Mamma mia quanto sei cresciuta, a momenti raggiungi la lunghezza e il peso di Lili!”
“Credi che Andrea potrebbe tenerla domani, gli chiede Rebecca, non voglio portarla dai miei, dovrei dire loro della convocazione in tribunale e non vorrei farglielo sapere. Troppe domande e troppe spiegazioni, non mi va di fare discussioni con loro!”
“Ti chiamerà più tardi, ci aveva già pensato, non ci sono problemi…tranquilla.”
“Grazie…è un pensiero in meno!” risponde Rebecca sollevata.

“E’ molto probabile che il giudice voglia ascoltare anche lei dopo la deposizione di Jager, dice l’avvocato Zorth al suo cliente, secondo come andranno le cose io le consiglierò se rispondere alle domande o appellarsi al diritto di non farlo.”
“Come vuole, in fondo l’avvocato è lei e sa quale sarà la linea migliore per la mia difesa.”
Mentre lo dice guarda Hanson compiaciuto e pensa a quanto sia stupido il suo avvocato. Stupido e onesto. Questa parola gli provoca l’orticaria, come hanno potuto appioppargli una persona così. Meno male che l’assistente è infido e perfido, capace di tutto, degno di lui! Zorth continua a esporre i fatti e a informare Hoffman di cosa sarebbe successo il giorno dopo, ma lui non lo ascolta, anzi avrebbe voluto lui, dirgli cosa sarebbe successo il giorno dopo, ma è meglio non  farglielo sapere, ci sarebbe rimasto male.
Arrivati in tribunale Ben, Rebecca e Semir vengono accolti cordialmente dal procuratore Cox.
“Buon giorno ispettore Jager, ispettore Gerkan, signora Jager c’è anche lei?!” stringe la mano a tutti.
“Si signor Cox, spero non sia un problema!” risponde lei, preoccupata che voglia mandarla via.
“E’ un’udienza a porte aperte, piuttosto non vorrei fosse un problema per lei.”
“No…per me no…non si preoccupi.”
Il giudice la chiamerà tra poco. Signora, lei e l’ispettore Gerkan intanto potete accomodarvi in aula, prego vi accompagno!”
Prima di andare guardano Ben. “Andate…è tutto a posto…davvero!”
Si siede sulla panchina fuori dall’aula e respira a fondo. Un simpatico vecchietto gli si siede accanto.
“Accidenti alla vecchiaia, lavoro qui da 35 anni, porto scartoffie qua e là. Una volta facevo questi corridoi correndo, adesso sono costretto a fermarmi ogni cento metri, meno male che ci sono panchine ovunque, ma a lei non interessa naturalmente”
Ben gli sorride. “Al momento anch’io non posso correre e devo fermarmi spesso, e non posso certo definirmi decrepito!”
Il vecchietto si fa una bella risata. “Allora è conciato peggio di me!” lo saluta e riprende il suo giro.
Ben si accorge che sotto la panchina c’è una busta, probabilmente è caduta al vecchietto, si china a raccoglierla.
“Ehi, le è caduta questa. Ma dov’è finito? Meno male che ha difficoltà a correre…è già sparito!”
Mentre pensa di lasciarla all’usciere, lo sguardo gli cade sulla finestrella trasparente della busta…e in primo piano c’è il visino di Aida. Apre la busta guardandosi intorno con il cuore che comincia a battere in maniera incontrollabile. Dentro ci sono una decina di foto che ritraggono Aida, Lili ed Emma. In una addirittura ci sono tutti quanti, mentre cenano seduti a tavola. Sono state scattate due sere prima quando si sono riuniti a cena a casa sua. In mezzo alle foto un biglietto…


SONO PROPRIO BELLE…E COSI’ FRAGILI…OGGI NON SI PUO’ STARE MAI TRANQUILLI…
SAI QUANTI BAMBINI SPARISCONO NEL NULLA OGNI GIORNO?!
…E NON VENGONO MAI RITROVATI!
FAI MOLTA ATTENZIONE
SE TU E IL TUO SOCIO LE VOLETE TROVARE A CASA QUANDO TORNATE…


 

Rimette le foto dentro la busta, continuando a guardarsi intorno, ma il corridoio è deserto. Se fa la sua deposizione, faranno del male alle sue bambine, nelle orecchie c’è solo il rimbombo del suo cuore, non sente nemmeno l’usciere che lo chiama per entrare in  aula.
“Ispettore Jager, tocca a lei, il giudice la sta aspettando.”
Si mette le foto dentro la tasca della giacca ed entra in aula, la sua faccia sembra di marmo. Si siede al suo posto e si guarda intorno. Ci sono tutti, compreso il governatore e il commissario Kruger. Si gira verso il banco degli imputati e Hoffman è là, impettito come fosse orgoglioso di quello che ha fatto e che sta continuando a fare in quel preciso momento. Ha lo stesso ghigno di quella notte, quando gli ha infilato una lama nel petto e lo sta facendo di nuovo. Quella lama è di nuovo inchiodata dentro di lui e fa ancora più male! Non gurda né Rebecca, né Semir, solo Hoffman. Lo guarda dritto negli occhi e se avesse potuto, gli avrebbe strappato la pelle di dosso…
Il procuratore Cox, comincia l’interrogatorio.
“Vuole cortesemente presentarsi alla corte?”
Ben continua a fissare Hoffman in silenzio.
“Signore, mi ha sentito? Dovrebbe darci i suoi dati anagrafici.” Ancora silenzio.
Rebecca si rivolge a Semir preoccupata. “Ma che gli prende? Perché non risponde? Poco fa era tranquillo, ma ora sembra bloccato!”
“Non lo so!”
Il giudice interviene. “Il teste è invitato a rispondere…”
Ben si volta verso il giudice e fa un cenno di assenso con la testa.
“Si…certo…mi scusi signor giudice. Mi chiamo Ben Jager e sono ispettore capo della polizia autostradale di Colonia, squadra Cobra.”
“Ispettore Jager, lei ha collaborato con la squadra antidroga qualche mese fa. Vuole spiegarci per quale motivo?”
“Io e l’ispettore Gerkan abbiamo fatto parte della squadra di protezione della signora Erika Santiago, agli ordini del commissario Harald Hoffman.”
“Ricordo alla corte che la signora Santiago era la testimone chiave al processo contro il marito Carlos Santiago. Ricordo anche, che l’ispettore Jager, è rimasto gravemente ferito durante quest’azione e si trova qui proprio per esporci come si sono svolti i fatti nella notte tra il 12 e il 13 giugno di quest’anno, in cui ha trovato la morte un altro collega, il commissario Kroff.”
Mentre il procuratore continua a esporre i fatti per ragguagliare la corte, Ben e Hoffman continuano a guardarsi dritto negli occhi. Semir non riesce a spiegarsi la strana espressione di Ben, non capisce perché non rivolge lo sguardo verso di lui. Può essere spaventato, ma la sua espressione non è di paura. Sembra più arrabbiato, come se da un momento all’altro volesse picchiare Hoffman.
“Ispettore Jager, continua Cox, vuole per favore raccontare cosa è successo la notte in cui è morto il commissario Kroff e lei è stato ferito?”
Ben continua a fissare Hoffman senza rispondere, davanti agli occhi gli passano le foto delle bambine…
“Ispettore Jager, vuole che le ripeta la domanda?”
Se avesse risposto?! C’è qualcuno appostato davanti alla casa di Semir, ne è sicuro. Le piccole sono in pericolo, ma se non avesse risposto…se avesse detto che non ricorda niente e che è solo molto confuso, il giudice non avrebbe potuto fare altro che far cadere le accuse e Hoffman non sarebbe mai più stato processato e condannato per i tre omicidi dei suoi colleghi. Non sa che fare, ha la fronte imperlata di sudore.
“Ispettore Jager, mi sente? Vuole per favore rispondere!?”
Ben si gira finalmente a guardare Semir, cerca aiuto, ma non per rispondere al procuratore e lui lo capisce.
Ben si alza, si sbottona il colletto della camicia e comincia a barcollare.
Rebecca mette la mano sul braccio di Semir. “Santo cielo, che gli succede…sta male?!”
“Ispettore non si sente bene?” chiede Cox e all’improvviso Ben cade a terra e tutti gli si avvicinano.
“Fate largo, grida Semir, lasciategli prendere aria…Ben che hai…che succede?”
“Corri a casa tua…” Sussurra Ben senza aprire gli occhi.
“Signor giudice, esordisce il procuratore, chiedo la sospensione dell’udienza. L’ispettore Jager ha bisogno di un medico!”
“L’udienza viene sospesa a data da destinare, attenderò il referto medico per decidere quando. La seduta è tolta!”
Semir si china su di lui. “Ben non ho capito, cosa  hai detto?!”
Ripete pianissimo facendo attenzione che nessun altro possa sentire. “Corri a casa tua…”
Semir sgrana gli occhi…e capisce. Si alza di botto e corre verso l’uscita. “Presto fate venire un medico…” e va via di fretta mentre Rebecca lo guarda sconcertata.
Il ghigno sul viso di Hoffmn sparisce, l’udienza è stata solo sospesa. Jager vuole perdere tempo. Fa un cenno a Hanson, che si mette la mano in tasca e preme il piccolo pulsante di un telecomando, collegato ad una centralina su un’auto che si trova proprio davanti alla casa dell’ispettore Semir Gerkan.
Ben ancora a terra non da segni di ripresa, Rebecca è terrorizzata, non riesce a capire. Per quanto la situazione fosse pesante, non avrebbe mai creduto, conoscendolo, che potesse stare così male.
Semir corre come un dannato, ha capito cosa sta succedendo e Ben non ha avuto altro modo di avvertirlo!
Arrivato a casa si guarda intorno, non nota niente di strano, ma se Ben lo ha messo in allerta con quella messa in scen, sta sicuramente per succedere qualcosa. “Andrea dove sei? Rspondi…dove sei?”
“Come mai sei già a casa? Risponde la moglie sorpresa, e perché urli così…spaventi le bambine!”
“Dove sono?”
“In cucina…ma che succede?!”
Lili ed Emma sono tranquille nei loro seggiolini. “Dov’è Aida?”
Era qui, sarà andata in giardino, mi ha chiesto se poteva andare sull’altalena. Ma vuoi dirmi cosa succede?!”
Semir si precipita fuori e fa un sospiro di sollievo, la piccola si sta dondolando.
“Aida, amore vieni da papà, rientriamo!”
La bambina scende dall’altalena, mentre un fuoristrada si ferma dietro la recinzione e due uomini scavalcano. Semir corre verso di lei senza estrarre la pistola per non rischiare di colpirla, mentre Andrea guarda la scena dalla cucina terrorizzata.
Uno dei due afferra Aida, che comincia ad urlare, punta la pistola contro Semir.
“Non muoverti o le stacco il collo, non sarà difficile…è così fragile!”
Semir si blocca di colpo. “Lasciala…è solo una bambina…per favore…dimmi che vuoi e lasciala andare.”
Mentre l’altro lo tiene sotto tiro, il primo si gira e salta sul fuoristrada portando Aida con sé. Andrea urla da dentro la casa e le piccole, che si sono spaventate per le urla scoppiano a piangere, anche l’altro uomo sale sul fuoristrada che riparte a tutto gas. Semir scavalca la recinsione e corre dietro all’auto, gli sparano addosso, ma lui continua a stargli dietro. Riesce ad aggrapparsi allo sportello rimasto aperto, mentre Aida continua a piangere disperata. Salta dentro, ma uno dei due lo colpisce al viso tramortendolo e chiude lo sportello.
“Vorrà dire che verrai con noi…così se il tuo amico non fa quello che deve, assisterai alla morte della tua bambina!”
Andrea in preda al panico chiama Ben...ma il cellulare è spento!
“Ispettore Jager, cerchi di calmarsi, ha la pressione alta e il cuore va a mille. Si rilassi e respiri profondamente” gli dice il dottore che lo sta visitando dentro una saletta privata del tribunale, alla presenza di Rebecca, del procuratore e del governatore. Niman è molto preoccupato, si sente in colpa per quello che è successo.
“Ha avuto un brutto attacco di tachicardia, cerca di tranquillizzarli il medico, ora si è calmato, ma non se ne parla di tornare in aula,  almeno per oggi. E’ troppo provato, secondo me non era ancora pronto per la testimonianza, fisicamente forse, ma psicologicamente sicuramente no.”
Il procuratore sospira. “Vedrò cosa posso fare, ma sarà difficile poter rinviare l’udienza di molto!”
“Ora usciamo. Lasciamolo riposare tranquillo per un po’. Signora Jager appena si sarà calmato lo riporti a casa e lo faccia stare più tranquillo possibile!”
Rebecca annuisce preoccupata e gli si avvicina. Rimasti soli, Ben riapre gli occhi e vedendo la paura nei suoi occhi si sente in colpa per averla spaventata con la sua messa in scena…e ancora non sa tutto! Lei gli accarezza il viso. “Come ti senti?”
“Controlla che non ci sia nessuno dietro la porta.” Le risponde Ben.
“Cosa?!”
“Fa come ti ho detto, per favore!”
Rebecca si avvicina alla porta e guarda da una fessura. “Sono dall’altra parte del corridoio. Il governatore sta ancora parlando col medico, è davvero preoccupato. Ma si può sapere che sta succedendo? Perché Semir è sparito all’improvviso? Non mi sarei mai aspettata che andasse via sapendo che stai male!”
“Io sto benissimo, le risponde lui, la tachicardia l’ho avuta davvero per la paura, ma sto bene, non sapevo che altro fare!”
“Ma di che cosa stai parlando?! Paura di cosa?”
Ben prende le foto dalla tasca e gliele mostra. “Hanno fatto in modo di farmele avere prima di entrare in aula.”
Rebecca spalanca gli occhi. “Ossignore…le bambine!”
Ben prende il cellulare “Chiamo Semir…”
Accende il telefono e vede la chiamata di Andrea, è di pochi minuti prima. La richiama e lei risponde singhiozzando.
“Li hanno portati via Ben, cosa vogliono?!”
Ben si mette seduto, sul suo viso si può leggere il terrore. “Chi!” sussurra…
“Semir…e Aida. Stavo per andare al comando con le bambine…” si attiva l’avviso di chiamata nel telefono di Ben.
“Nooo, non muoverti da casa, aspettami lì. Non fare niente e aspettami!”
Prende l’altra chiamata…
“Ispettoreeee…non hai fatto il bravo bambino poco fa. Credevi che con questo trucchetto sarebbe finita? Non torneranno a casa a meno che tu continui a stare male, non devi tornare in quell’aula, mai più, e nessuno deve saperlo. Tutti devono pensare che non sei in grado di testimoniare, che sei ancora troppo debole. Solo dopo l’udienza, e solo quando il giudice farà cadere le accuse di omicidio, li rivedrai. Pensa alla bambina…è così spaventata! Te lo ripeto, fa in modo che nessuno, soprattutto i membri della corte, possano avere sospetti…o ti rimando a casa la bambina a pezzettini!”


Continua...


Angolo di Rebecca:

Sono cominciati i guai.
Adesso Ben è da solo e non è ancora in forma.
Come risolverà tutto?
E Semir e la piccola Aida?

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La Piccola Tigrotta! ***





... Solo dopo l’udienza, e solo quando il giudice farà cadere le accuse di omicidio, li rivedrai.
Pensa alla bambina…è così spaventata!
Te lo ripeto, fa in modo che nessuno, soprattutto i membri della corte, possano avere sospetti…o ti rimando a casa la bambina a pezzettini!”...



P A U R A
*
La piccola Tigrotta!
*
5 Capitolo

  


 

Ben riattacca, Rebecca lo fissa. Legge paura e disperazione sul suo viso e aspetta in silenzio.
“Hanno rapito Aida e Semir!” Lei non si scompone, resta immobile. “Non deve saperlo nessuno, non fare trapelare niente. Ora ce ne andiamo. ”
Rebecca continua a non parlare. Cerca di darsi un contegno ma la sua espressione la tradisce, terrore puro.
Escono dalla stanza e il governatore corre verso di loro preoccupato.
“Ispettore come si sente? Io sono davvero mortificato!”
“E’ tutto a posto signore, sto meglio, ma voglio andare a casa. Mi dispiace, non so cosa mi è preso…è stato più difficile di quello che pensavo!”
“Non lo dica neanche, il giudice fisserà un’altra data e andremo avanti solo se lei se la sente! Signora Jager lei come sta?”
Ben risponde per lei. “E’ un po’ spaventata. Scusate, ma vorremmo tornare a casa. Capo sarebbe così gentile da accompagnarci?
Io non posso ancora guidare e Rebecca non credo sia in grado!” La moglie lo guarda sospresa.
“Naturalmente! Risponde la Kruger, andiamo pure.”
Lasciato il tribunale e raggiunta una buona distanza, Ben chiede alla Kruger di fermarsi mentre continua a guardarsi intorno.
“Che c’è sta ancora male?!”
“Si fermi qui capo, ho bisogno del suo aiuto, ma un aiuto poco convenzionale!”
“Di che parla, Jager?”
Ben le mostra le foto. “Hanno rapito Semir e Aida!” La guarda dritto negli occhi, e lei ricambia lo sguardo senza rispondere.
“Ho cercato di prendere tempo capo, non sapevo cosa fare, ma erano già appostati a casa di Semir e li hanno presi. Li lasceranno andare solo se rifiuterò di andare in tribunale.”
“Dobbiamo avvertire il comando e cominciare a cercarli…”
“No, la prega Ben, sono stati chiari. Non deve saperlo nessuno, per favore capo, se fossi in grado fisicamente me ne occuperei da solo, ma ho bisogno di aiuto, posso fidarmi solo di lei.”
“E che intende fare?”
“Trovarli, prima della prossima udienza, fingere che me ne starò calmo fino a quando il giudice chiuderà il caso. Ora andiamo a casa di Semir.”
Mentre si avviano, il commissario cerca di capire il piano di Ben. “Trovarli come…dove?”
“Non lo so ancora!” Risponde lui preoccupato.
Rebecca continua a stare in silenzio. Arrivati a casa di Semir, trovano Andrea con entrambe le bambine in braccio, seduta a terra accanto al divano. Con voce monotona si rivolge a Rebecca. “Emma sta bene!”
Lei le si avvicina, prende le bambine, le stringe forte e le bacia per un lungo interminabile istante. Le mette nel lettino e si siede a terra accanto ad abbracciare lAndrea e finalmente lei si lascia andare cominciando a piangere. Non si dicono nulla, ma lo sguardo di Rebecca sta a significare che Aida, Lili o Emma, sarebbe stata la stessa cosa!
“Andrea raccontami cosa è successo.” Le chiede Ben con dolcezza.
Singhiozzando dice come sono andate le cose e il commissario inizia a fare le prime congetture.
“Volevano le bambine, tutt’e tre! Solo loro. Certo un adulto li avrebbe potuti fermare!”
“So che è terribile, singhiozza ancora Andrea, ma sono sollevata che Semir sia riuscito a salire sull’auto!”
Il commissario continua a chiedere particolari ai quali Andrea risponde piangendo.
Ben guarda le piccole nel lettino, sorridono tranquille, inconsapevoli con la loro innocenza di tutto quell’orrore. A loro si sovrappone l’immagine dell’uomo che spara a Semir, mentre lui lo lascia fare. Prova di nuovo quella strana sensazione di soffocamento e di impotenza…PAURA! E’ così assorto che non sente nemmeno la Kruger che gli sta parlando.
“Che vuole fare Jager, da dove cominciamo?”
Ben si risveglia dal suo incubo ad occhi aperti, si mette la mano in tasca.  “Dalle foto!”
Si avvicina ad Andrea.  “Te li riporto a casa, dovesse essere l’ultima cosa che faccio. Non permetterò che succeda niente ad Aida, te lo prometto. Voglio che tu sia certa di questo.” Le dice sussurrando.
“Lo so che faresti qualunque cosa per Aida…e per Semir, però Ben sta attento, tu non sei ancora in forma e fare tutto da soli è pericoloso!”
“Ha ragione lei, annuisce la Kruger, dobbiamo avvertire il governatore.”
“NO! Il giudice annullerebbe la richiesta dell’avvocato Zorth, la mia testimonianza non servirebbe più e Semir e Aida sarebbero spacciati. Vorrei andare da Hoffman e fargli sputare la verità insieme ai denti, ma non servirebbe, non direbbe una parola. Dobbiamo stare al loro gioco. Devono tenerli in vita se vogliono che faccia quello che dicono. Finchè credono di avermi in pugno non gli faranno del male!”
Si avvicina al lettino, accarezza dolcemente Emma e Lili, le piccole gli sorridono scalciando. Mentre le guarda si sente assalire ancora una volta dalla paura, paura di non riuscire a salvarli, paura di bloccarsi e non riuscire ad agire. Non riesce a sopportare l’idea che possano  fare del male alla sua principessa. Chiude gli occhi e respira a fondo come se dovesse tuffarsi sott’acqua.
“Rebecca tu resta qui, non uscite per nessun motivo e state sempre insieme nella stessa stanza con le piccole. Noi andiamo a casa mia capo, le foto sono state scattate dal giardino sul retro. Cominciamo da lì!”
 
BOOOMMM…Mapporca…cos’è questo rumore…metallo?! Oppure è solo la testa che rimbomba!
Semir apre gli occhi e si porta la mano alla nuca, sente del sangue rappreso. Che mal di testa…ma che cosa è successo?
Si guarda intorno, è buio e freddo. Cerca di alzarsi ma ricade giù, è incatenato a qualcosa, da lontano gli arriva una vocina.
“Papà, papuccio, finalmente ti sei svegliato, ho tanta paura!” Singhiozzando la piccola gli mette la manina gelata sul viso.
“Santo cielo…Aida!” Di colpo torna alla realtà, li hanno rapiti.
“Non piangere amore mio va tutto bene.” Le dice abbracciandola forte.
“Quel signore è cattivo, ti ha fatto male! Ti ha legato con la catena…io ho tanta paura!”
“No piccola mia, non devi avere paura, stiamo solo facendo un gioco…come nei film.”
Aida lo guarda seria e tira su con il naso.
“Stai dicendo di nuovo le bugie papà…e non va bene, non farmi arrabbiare!”
Semir ricambia il suo sguardo con dolcezza e le sorride.
“Hai ragione, solo non voglio che tu abbia paura, però ti prometto che non lo farò più!”
“Perché ci hanno portati qui? Mi devi dire la verità…io non sono piccola!”
“Te l’ho appena promesso! Non lo so perché ci hanno portati qui, però so una cosa, Ben ci troverà e ci riporterà a casa dalla mamma. Io ne sono sicuro…e poi ci sono io con te, non devi avere paura e non devi piangere più! Pensa che sia davvero un gioco e che per vincere dobbiamo fare tutto quello che ci dirà quell’ uomo, va bene?”
“Io non voglio fare quello che dice l’uomo cattivo!” Risponde la piccola continuando a tirare su col nasino.
“Non importa tesoro, noi lo faremo comunque, promettimelo!”
Aida annuisce e lo abbraccia. “Va bene papà, te lo prometto! Anch’io sono sicura che lo zio Ben arriverà presto!”
 
Il commissario Kruger e Ben stanno perlustrando il giardino sul retro della casa, dopo aver controllato attentamente di non essere sorvegliati.
“Guardi qui Jager, impronte di scarpe.”
“Si, e qui c’è anche della cenere e cicche di sigari, è stato qui a spiarci parecchio se ha avuto il tempo di consumarne quattro.”
Li annusa e li mette in una bustina.
“Ben ascolti, questa roba deve essere analizzata. Dobbiamo per forza coinvolgere almeno Hartmut, e lui dovrà catalogare ogni cosa per poter fare le analisi, questo significa che abbiamo bisogno dei permessi e…”
Ben la interrompe. “Niente permessi e niente mandati, se trapela qualcosa e la stampa lo viene a sapere Aida e Semir sono morti. La prego capo, ho bisogno che lasci perdere le regole e le convenzioni, almeno per stavolta, per favore!”
“Non si tratta di stare alle regole. Lei si rende conto che se dovessimo fallire, potrebbero non tornare mai più a casa? Per arrivare al rapimento significa che sono bene organizzati, non sappiamo quanti sono. Se qualcosa andasse storto e avessimo bisogno di aiuto? E’ questo che mi spaventa! Lei se la sente davvero di rischiare così?”
“Capo, se Hoffman sapesse che lei è al corrente, li farebbe uccidere, figuriamoci se mettessimo in mezzo qualcuno alla procura. Vuole fare il vuoto intorno a me perché crede che sia vulnerabile e la paura mi blocchi, lasciamogli credere che sia così, ci farà recuperare tempo!”
“Hoffman è capace di tutto e lei dovrebbe saperlo, senza le spalle coperte è pericoloso. Comunque facciamo come vuole lei, da soli…e che Dio ce la mandi buona!”
 
Andrea aveva smesso di piangere, ma non riusciva a smettere di tremare.
Rebecca le porge una tazza di tè caldo. “Bevilo, ti sentirai meglio, attenta è bollente!”
“Grazie, ma devo cambiare Lili. Ne aveva bisogno già da prima, povero amore non si lamenta nemmeno, sembra capisca che è successa una cosa brutta ed è meglio non disturbare!”
“Tu bevi il tè e cerca di scaldarti, ci penso io…”
Guarda con tenerezza le piccole coricate nello stesso lettino. Emma dorme, Lili invece è sveglissima e ha il faccino serio. Forse aspetta che qualcuno si occupi del suo pannolino. La porta in bagno per lavarla, la riveste e resta a contemplarla mentre muove le gambine, come se stesse andando in bicicletta e ride contenta che qualcuno si sia occupato di le. Le accarezza i capelli, sono biondi come quelli di Aida, soffici e profumati. La prende in braccio e stringendola a sé getta a terra la corazza che si è imposta da quando è cominciato quest’incubo e inizia a singhiozzare disperata. “Mi dispiace piccola mia, mi dispiace davvero tanto… ”
Andrea le appoggia una mano sulla spalla. “Ti dispiace di cosa?”
Rebecca continua a piangere e non riesce a risponderle.
Allora Andrea la riaccompagna nel salone, rimette Lili nel lettino e l’abbraccia.
“Prima quando siete arrivati e io ho tenuto a precisare che Emma stava bene per tranquillizzarti, tu mi hai guardata in un certo modo. Tu ed io abbiamo imparato a capirci senza parlare, come fanno quei due mattacchioni che abbiamo sposato. Lo so che non è importante chi hanno rapito. Hanno portato via una delle nostre figlie…e non capisco di cosa dovresti dispiacerti!”
“Sono io che dovrei incoraggiare te e non il contrario.”
“Non sto cercando di farti coraggio, sto solo dicendo quello che penso. O non è così? Non è forse vero che Ben si farebbe ammazzare per Aida…per Lili? Farebbe qualunque cosa per loro come fossero Emma!”
Rebecca si asciuga le lacrime, continuando a stringere la mano dell’amica.
“Un paio di giorni fa, mi ha detto che quasi ogni notte sogna di assistere all’omicidio di Semir e lui non fa niente per aiutarlo. Ne è così terrorizzato che ha pensato addirittura di dimettersi. Io gli ho risposto che ha solo bisogno di rimettere insieme la nostra vita e di tornare il più possibile alla normalità, ma ho l’impressione che questa storia non finirà mai. Quel mostro è capace di tutto, non ha più niente da perdere, per questo ho paura e il problema è che anche Ben ha paura!”
“A me è sembrato perfettamente lucido, la rassicura Andrea, ma non hai visto come ha preso in mano la situazione con la Kruger? Al momento giusto il suo cervello ha ricominciato a pensare e a ragionare come un poliziotto, è così, è nel suo DNA,  proprio come in quello di Semir. Non lascerà che Hoffman faccia loro del male, io ne sono sicura, non è che lo spero, ne sono proprio sicura. Solo vorrei poter fare qualcosa di più che stare qui dentro rinchiusa ad aspettare.”
“Si. Anch’io, ma Ben ha ragione, è meglio non perdere di vista le piccole!”
 
“L’attacco di panico che ha avuto l’ispettore Jager oggi pomeriggio è stato provvidenziale, esordisce l’avvocato Zorth, un vero colpo di fortuna per lei Hoffman. Magari non sarà in grado di ritornare in aula entro i termini prescritti dalla legge, dopo di che non potrà più testimoniare!”
Hoffman ride soddisfatto.
“Devo dire che mi dispiace per quell’ uomo, sembrava così spaventato. Di cosa poi? Non avevo un coltello dentro la manica della giacca!”
Zorth è davvero infastidito. “Lei è un essere abbietto Hoffman, mi fa vergognare di doverla difendere per forza! Non è che lei ha a che fare con quello che è successo in aula?”
“Io?!  Ma come potrei? Sono qui dentro da mesi, chi crede che io sia,  Al Capone? Ride ancora…Lei è davvero simpatico, avvocato!”
 
“Commissario, ho bisogno che mi dica a che caso si riferiscono questi reperti per catalogarli.”
Dice Hartmut alla Kruger, ma Ben lo interrompe immediatamente.
“Niente catalogazioni e niente domande!”
“Commissario ma che cosa…”
La Kruger alza la mano per fermarlo.
“Hartmut non c’è nessun caso, lei non ha in mano né impronte, né sigari, mi sono spiegata?”
“Però vuole i risultati dei test e delle analisi di qualcosa che non ho e che non sto analizzato, ho capito bene?”
“Benissimo…” Rispondono in coro Ben e il commissario.
“Se lo dice lei capo! Le impronte sono di comuni scarponcini con para di gomma, venduti in ogni negozio di scarpe della città e oltre. Per quanto riguarda il Dna sto aspettando il risultato.”
Ben si avvicina veloce. “Quanto ci vorrà?”
“Ancora un paio d’ore…”
“Non puoi fare più presto? E’ urgente, è importante…ahhh…” si porta la mano al petto e si piega su sé stesso.
La Kruger lo sostiene per il braccio. “Che cos’ha Jager? Si sente male?”
“Una fitta alla ferita interna … ma passa subito!”
Si siede pallido, sudato e spaventato. Non riesce a pensare ad Aida nelle mani dei suoi rapitori, e Semir? Magari si sono già liberati di lui!
“Davvero Hartmut, devi fare più presto che puoi…per favore!”
“Non dipende da me, ci vuole tempo. Cercherò comunque di accelerare il tutto…ma volete dirmi di che si tratta?”
Squilla il cellulare e il numero del procuratore Cox appare sul display.
“Come si sente ispettore? Mi spiace diturbarla mentre riposa, ma il giudice ha fissato l’udienza per domani mattina alle nove.”
“Domani alle nove? Io…io non so se sarò in grado signor Cox…”
“Ascolti ispettore Jager, per oggi lei resti a riposo. Domani noi saremo tutti in aula, se non verrà io lo capirò. Però ci pensi bene, perché sarà l’ultima occasione di incriminare Hoffman anche per gli omicidi!”
Ben sussurra piano come se stesse rispondendo a se stesso. “Lo so!”
“Ho capito bene? Chiede la Kruger. Abbiamo tempo fino a domani mattina prima delle nove? Poco più di 12 ore!”
Ben annuisce e Hartmut chiede per l’ennesima volta. “Volete dirmi che succede? Tempo per cosa?”
“Hanno rapito Semir e Aida. Non vogliono che io testimoni e se domani mi presenterò all’udienza li uccideranno.”
Hartmut è scioccato. “Hanno rapito la bambina di Semir? E anche lui?!”
“Ascolta Hartmut, devi farmi avere quei risultati adesso, subito…è l’unica traccia che abbiamo!”
Hartmut si mette al computer e comincia a digitare più velocemente possibile. “Non preoccupatevi, io sono più veloce di lui!”
Intanto Ben telefona alla moglie.
“Tutto calmo?!”
“Si, è tutto fin troppo calmo. C’è un silenzio assordante, perfino le piccole stanno buone e tranquille.”
“Andrea?!”
“Continua a stringere Lili tra le braccia, da quando siete andati via non l’ha lasciata un attimo e non toglie gli occhi di dosso neppure a Emma. Ben, davvero non possiamo fare altro che stare qui? Magari possiamo aiutarvi per cercarli.”
“No Rebecca, dovete stare calme e tranquille a casa, sono sicuro che ci tengono d’occhio.”
Fa una pausa e Rebecca capisce che Ben vorrebbe dirle altro, ma tentenna. “Che altro c’è?!”
“L’udienza è per domani mattina alle nove.”
“Se non li trovi,  non dovrai andarci!”
“Naturale che non ci andrò, ma chi ci dice che poi li lasceranno andare! Devo trovarli comunque! Sente l’avviso di chiamata e fa segno ad Hartmut di registrare la telefonata, Rebecca devo riattaccare, bacia le bimbe per me. Pronto?”
“Ispettore Jager, come si sente? Invece di riposare sta cercando la piccola e il suo papà? Non dovrebbe, è ancora così provato per quello che è successo! Scommetto che domani non sarà in grado di testimoniare, giusto? Voglio farle un regalo…ascolti…”
“Zio Ben…quando vieni a prenderci?”
La vocina di Aida gli arriva alle orecchie come la lama che gli ha squarciato il petto. Cerca di rispondere con la voce calma.
“Ciao principessa, come stai?”
“Bene…però ho freddo. Qui c’è un signore veramente antipatico!”
“Lo so tesoro, ma non avere paura, io arrivo presto. Papà come sta?”
“Sta bene, ha un bernoccolo in testa. Anche lui ha detto che non devo avere paura…”
L’uomo cattivo le strappa il telefono all’improvviso.
“Che bello, i bambini sono la bocca della verità! Adesso sai che stanno bene, per ora. Tu fa il tuo dovere e torneranno a casa!”
Ben rimane un attimo in totale silenzio guardando nel vuoto, il commissario Kruger gli chiede delucidazioni, ma lui è ancora in quel vicolo con Semir morente tra le barccia, e come se non bastasse nell’incubo diventato improvvisamente realtà, sente anche la vocina tremante di paura di Aida.
“Jager si può sapere perché non risponde? Allora cosa le hanno detto?”
Alza gli occhi e la guarda come se non l’avesse mai vista, dopo un attimo ritorna in sé.
“Per il momento stanno bene capo. Hartmut la telefonata?”
“Era un telefonino usa e getta, anche se so che chiamava da una zona fuori città, non possiamo comunque rintracciarlo. Se dovessero chiamarti ancora ne useranno un altro.”
Con le mani tremanti, Ben richiama Rebecca. “Mi hanno appena chiamato, Aida e Semir stanno bene, metti il viva voce voglio che senta anche Andrea.”
“Grazie a Dio!” Sussurra Rebecca, mettendo il viva voce e Ben continua.
“Ho parlato con Aida…”
“Hai davvero parlato con lei!?” Chiede tutto d’un fiato Andrea e cominciano a scenderle le lacrime, senza che lei avesse avuto intenzione di farle arrivare.
“Si, mi ha detto che sta bene e che Semir ha un bernoccolo in testa. Era tranquilla, sta aspettando che vada a prenderli. Non gli faranno niente, troverò i tuoi tesori Andrea…tu intanto tieni d’occhio i miei, d’accordo?”
Andrea annuisce senza rispondere, come se Ben potesse vederla attraverso il telefono.
“Rebecca, le bambine come stanno?”
“Bene, te l’ho detto, sono fin troppo tranquille, sembra quasi che non vogliano dare noie. Stai attento Ben…ti amo!”
 
“Sei stato cattivo…io non avevo ancora finito di parlare con lo zio Ben…”
Aida si rivolge arrabbiata all’uomo che ha interrotto la sua telefonata.
“Ma tu guarda la piccola! E’ una tigrotta tua figlia! Dice l’uomo cattivo che risponde al nome di Moch. Ne ha di carattere! Ti darà del filo da torcere quando sarà una signorinella, sempre che ci arrivi…ahahah…”
La prende in braccio e va verso la porta di metallo, mentre Aida comincia a scalciare e gridare.
“Lasciami…mettimi giù…non voglio venire con te…lasciami voglio stare con il mio papà…”
Semir cerca di divincolarsi per afferrarlo, ma lui si allontana di fretta.
“Dove vuoi portarla? Lasciala qui con me, maledizione lasciala stare. Dove la porti?”
Si gira verso di lui mentre si trova sulla porta, fa un’altra terribile risata ed esce chiudendosi la porta alle spalle con un rumore sordo. Semir continua a sentire le urla della sua bambina che si allontanano, stringe i pugni e comincia a strattonare la catena che gli lega il polso. Naturalmente non riesce a liberarsi ma solo a sentire dolore, urla di rabbia e poi si lascia andare ad un pianto disperato.
“Per favore non farle del male…per favore…è così piccola…per favore!” 


Continua...


Angolo di Rebecca:

Aida è una tigrotta, somiglia al papà!
Ma è sempre solo una bambina e Ben è preoccupato...di più...spaventato!
Grazie della vostra attenzione e buona festa a tutte!


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La Talpa ***




...Semir continua a sentire le urla della sua bambina che si allontanano,
stringe i pugni e comincia a strattonare la catena che gli lega il polso.
Naturalmente non riesce a liberarsi ma solo a sentire dolore, urla di rabbia e poi si lascia andare ad un pianto disperato.

“Per favore non farle del male…per favore…è così piccola…per favore!”...



P A U R A
*
La Talpa
*
6 Capitolo

   




“Ho i risultati del DNA. Grida Hartmuth. Ora li inserisco nel database, speriamo che sia schedato, sennò sarà stato lavoro inutile.”
Guardano tutti e tre il monitor con il fiato sospeso, davanti ai loro occhi passano le facce di decine di uomini, assassini, ladri, maniaci. Si blocca sulla foto di un tizio bruno, occhi chiari.
“Eccolo! Hans Pauffer, 46 anni. Fotografo, è stato in prigione qualche anno fa perché faceva il guardone.”
“Il guardone? Chiede la Kruger. E come mai abbiamo il suo DNA nel database? Non è un reato per cui si fa questo test.”
Ben sta già leggendo la scheda personale.
“Pare si sia trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una coppietta appartata in un parco, è stata aggredita. Il ragazzo tramortito e la ragazza violentata. Quando è arrivata la polizia, lui stava andando via dal parco e nella macchina fotografica gli hanno trovato le foto della coppia. Li stava spiando e fotografando, perciò hanno pensato fosse lui il colpevole, le analisi del DNA lo hanno scagionato, però è finito in prigione perché aveva la casa piena di foto di altre coppiette che spiava regolarmente. Insomma un guardone vero e proprio, che però non ha mai fatto del male a nessuno, anzi nessuno si è mai accorto di essere sorvegliato. Sfortuna per lui ma fortuna per noi. Se non lo avessero fermato per quella violenza, non avremmo avuto il suo DNA.
Non ha lo sguardo cattivo, non sembra uno capace di fare del male fisicamente a qualcuno, tanto meno a dei bambini. Di solito i tipi come lui sono deboli, avrà scattato le foto per qualcun altro. Hartmuth, sappiamo dove abita adesso o se ha un lavoro?”
“Dopo che è uscito di prigione è rimasto senza lavoro. Nessuno assume un fotografo guardone, si arrabatta a fare qualche lavoretto qua e la in maniera saltuaria. Questo è l’ultimo indirizzo conosciuto.”
“Andiamo capo. Grazie Hartmut…”
 
“Polizia, sono il commissario Kruger, il mio collega l’ispettore Jager. Dovremmo parlare con il signor Pauffer, può dirci qual è il suo appartamento?”
Il commissario si rivolge al portiere di uno stabile fatiscente, con la facciata completamente scrostata e le finestre che sembrano occhi pieni di lacrime. “Chi…il fotografo? Non so dove sia adesso, di sicuro non è a casa, l’ho visto uscire un paio di ore fa. Perché lo cercate, ha sempre lo stesso vizietto!?” e strizza l’occhi verso Ben…
“Dobbiamo parlare con lui subito, se conosce il suo vizietto è probabile che conosca anche le sue abitudini. Dove potrebbe essere andato a quest’ora?”
“A cercare il modo di pagarmi l’affitto, anche se per adesso è a posto per un paio di mesi.”
“Che vuol dire?” gli chiede la Kruger.
“Ieri sera mi ha pagato gli arretrati e altri due mesi in anticipo, deve avere trovato un buon lavor, anche se non mi è sembrato particolarmente contento!”
“Allora, dove potrebbe essere?”
“Forse al parco, fanno il teatro dei burattini e fanno esibire anche i bambini. Magari è andato lì a scattare qualche foto da vendere ai genitori orgogliosi. Allora che ha combinato?!”
“Grazie per la collaborazione, risponde il commissario, buona serata.”
“Beh…non c’è niente di male nel volere sapere se uno dei miei inquilini si trova nei guai, devo pure tutelarmi!”
Ben si sta dirigendo alla macchina.
“Forse sono i suoi inquilini che dovrebbero tutelarsi, qui potrebbe crollare tutto da un momento all’altro!”
 
Andrea guarda le due neonate nella culla.
“E’ la prima volta che Aida sta lontana da me di notte, tranne quando è stata un paio di giorni da mia madre per la nascita di Lili. Meno male che Semir è con lei, almeno non si sentirà spaesata.”
“Hai sentito Ben prima, non era spaventata al telefono ed era fiduciosa che lui sarebbe andato a prenderla. Se continua ad avere questa certezza e con il suo papà vicino non avrà tanta paura! E’ una bambina coraggiosa.”
“Si…ma  sempre una bambina…e io non riesco a pensare che…”
Rebecca la interrompe.
“Quell’uomo tenta di portarci via le nostre vite da mesi, io sono stanca! Non gli permetterò di distruggere ogni cosa. NOI non glielo permetteremo. Perciò non devi pensare a niente, ci riprenderemo le nostre vite e le nostre famiglie, ma se ti arrendi e ti fai prendere dallo sconforto avrà vinto lui, lo sai che è così!”
Andrea la guarda dritta negli occhi e lei si rende conto di avere alzato la voce più del dovuto, le lacrime le rigano il viso.
“Scusami…io voglio solo che non ti lasci andare, Semir e Aida hanno bisogno del tuo coraggio…e anch’io…”
Andrea le sorride. “Non scusarti, hai ragione tu. Torneranno a casa sani e salvi...e quando Ben entrerà in quell’aula per mandare definitivamente in galera Hoffman, ci saremo anche noi, comprese le bambine. Le asciuga le lacrime con il dorso delle mani. E per quanto riguarada il coraggio, ne hai da vendere anche senza di me!”
 
“Perché mi hai portata qui? Grida Aida, io voglio stare con il mio papà!”
Ha voglia di piangere, ma mentre parla all’uomo cattivo, finge di non avere paura.
“Ti porterò dal tuo papà più tardi, ora mettiti giù e cerca di stare zitta. Ti piace la pizza?”
Lei non risponde…
“Beh…dopo te ne porto un po’. Ciao piccola.”
“Io non sono piccola e non ho paura. Il mio papà e lo zio Ben ti metteranno in punizione appena ti acchiappano, perché sei cattivo!”
Moch esce sorridendo e quando la porta si richiude la piccola comincia a singhiozzare con la faccia contro il materasso.
Rientra nella cella di Semir.
“Tua figlia è un osso duro, mi ha detto che tu e il tuo amico mi metterete in punizione!”
“E’ un modo innocente di dire che appena riusciremo a metterti le mani addosso ti strappiamo i gioiellini e te li facciamo ingoiare…”
“Huuuuu!!! Ora capisco a chi somiglia la piccola guerriera!”
 
“Siamo sulla strada giusta, dice Ben con certezza, qualcuno lo ha pagato profumatamente per fare le foto.”
“Già speriamo di trovarlo al parco!”
Scendono dall’auto e si guardano attorno. E’ pieno di gente e di bambini che corrono e urlano. Ben si sente stanco, non era ancora pronto a tornare al lavoro e il suo organismo glielo sta ricordando. Vanno verso il teatro dei burattini, con la foto in mano, controllando tutti gli adulti lì intorno…e lo vedono.
“Là commissario, sta fotografando due bambini dietro il palchetto.”
“Signor Pauffer…”
Capisce subito chi sono, si mette la macchina fotografica al collo e scappa. Loro gli vanno dietro, la Kruger corre più velocemente di Ben, che comincia ad arrancare un po’. Non avrebbe dovuto correre così, se il dottor Swarz lo avesse saputo, sarebbe andato su tutte le furie. Ma insomma ispettore ci abbiamo messo quasi due mesi per rimetterla in piedi e lei fa di tutto per tornare in ospedale?! questo gli avrebbe detto…
Il commissario Kruger riesce ad agguantare Pauffer e lo mette a terra con le mani dietro la schiena.
“Mi lasci, non ho fatto niente di male, li stavo fotografando con il permesso dei genitori. Non faccio più quelle cose…davvero.”
La Kruger lo rimette in piedi e lo scaraventa contro un albero. “Che mi dici delle foto che hai scattato ieri sera?”
Pauffer corruccia la fronte. “Ieri sera?!”
Ben è molto affannato. “Si…ieri sera hai scattato delle foto dal giardino di casa mia!”
“Casa sua? Lei è uno sbirro?”
“Chi credevi che fossi, un poco di buono come te? Lo prende per il bavero del cappotto.  Allora, chi ti ha pagato e a chi hai consegnato le foto? Lo voglio sapere subito…ADESSO!”
Pauffer fa un’espressione spaventata. “Le bambine! Ha fatto del male alle bambine? Che schifoso…me lo sentivo…”
Ben va su tutte le furie. “Sapevi cosa stava per succedere e te ne sei fregato?”
“No davvero. Non so cosa volesse fare, so solo che un tizio mi ha dato seimila euro per fare le foto. Non avevo idea che fosse la casa di un poliziotto, gli ho chiesto che intenzioni avesse e gli ho detto anche che i bambini non si toccano, ma mi ha minacciato dicendomi di dimenticarmi di quelle foto. Ma perché che gli ha fatto!?” Sembra preoccupato davvero.
“Le domande le facciamo noi, ribadisce la Kruger, sapresti descrivere il tizio per un identikit?”
“Aveva berretto e occhiali scuri e il bavero del cappotto alzato, non l’ho visto in faccia, però era ben vestito. Un po’ più basso di lei e parlava bene, non era un poveraccio. Portava una ventiquattrore di pelle nera…e che altro…ah si, la macchina. Non l’ho vista, ma aveva le chiavi in mano e il portachiavi era di una mercedes.”
Ben fa mente locale, per avvertire gli uomini appostati fuori dalla casa di Semir, che l’udienza era stata solo sospesa, il complice di Hoffman doveva per forza essere in aula.
“L’avvocato Zorth ha una mercedes. L’ho visto quando sono arrivato in tribunale. Quell’uomo era sulla cinquantina e aveva i baffi?”
“No…era rasato perfettamente ed era più sulla trentina.”
“L’assistente di Zorth! Capo, lui ha assistito a tutti gli interrogatori insieme all’avvocato, anche dentro al carcere. Potrebbe essere lui il contatto di Hoffman. Si rivolge a Pauffer. Questo è il mio numero di telefono, nel caso ti venisse in mente qualche altra cosa. Dammi anche il tuo, nel caso dovessi ancora avere bisogno di te.”
Pauffer lo guarda sconcertato. “Perché, non mi arrestate?”
“E con quale accusa? Hai detto che ora righi dritto e io voglio crederti.”
Pauffer lo trattiene per il braccio. “Cosa hanno fatto a quelle anime innocenti?”
“Hanno rapito una delle bambine e il mio collega, ma non li hanno presi perché tu hai scattato le foto, li avrebbero rapiti comunque. Te  ne puoi andare e … tieniti fuori dai guai.”
Pauffer è ancora incredulo. “Spero davvero che ritrovi sua figlia sana e salva!”
Ben lo guarda e senza precisare che non è sua figlia ad essere stata rapita. “Lo spero anch’io!”
Mentre tornano alla macchina la Kruger è pensierosa. “Perché lo ha lasciato andare?”
“E’ un povero diavolo. Non c’entra niente con questa storia, tranne che per le foto ed era preoccupato davvero per le piccole…e poi come avrebbe spiegato questo arresto, con quale motivazione?”
Sono ormai le 9.00 di sera, mancano dodici ore all’udienza…
 
L’ufficio di Zorth era deserto, ma la luce nell’ufficio principale era ancora accesa. Appena l’avvocato li vede entrare, si alza dalla sua scrivania meravigliato.
“Commissario, ispettore Jager, sono contento di vedere che sta meglio. Ma cosa fate qui.”
“Dobbiamo farle qualche domanda, avvocato.”
“A proposito di cosa? Se si tratta di Hoffmn, non posso parlare con voi. Domani c’è l’udienzae voi non potete stare qui!”
“Il suo assistente è ancora in ufficio?”
Gli chiede Ben.
“Hanson? Perché volete saperlo?”
“Lavora per lei da molto?”
“Si…tre anni ed è molto efficiente!”
“Tanto efficiente da organizzare un rapimento per conto di Hoffman?”
Zorth sbotta allarmato.
“Cosa?! Ma che sta dicendo!?”
Ben si siede accanto a lui e con molta calma gli racconta cosa è realmente successo in tribunale, delle foto, del ricatto, del suo falso malore per prendere tempo, del rapimento dell’ispettore Gerkan e di sua figlia di soli 5 anni. Guarda l’espressione di Zorth ed è sinceramente sorpreso ed incredulo.
“Una bambina! Hoffman ha fatto rapire una bambina di 5 anni. Questo posso anche crederlo, ma che si sia servito di Hanson! E’ assurdo!”
“Il contatto fuori dal carcere con i rapitori può essere soltanto lui, a meno che non sia lei, ma dalla sua espressione non lo credo. Quindi rimane solo Hanson, a Hoffman è stato negato il permesso di vedere chiunque tranne il suo avvocato e Hanson è l’unico che lo ha incontrato in questi mesi, oltre lei.”
Zorth sembra sconvolto. Sa di difendere un assassino, ma è il suo lavoro e chiunque ha diritto alla difesa, ma il rapimento di una bambina…non riesce a credere che lo avessero potuto prendere in giro così. Per questo Hoffman aveva sempre quell’aria canzonatoria. Quando richiedeva un colloquio lo faceva solo per contattare Hanson. Ben si rivolge ancora all’avvocato con calma.
“Signor Zorth, devo trovarli prima dell’udienza o Hoffman la farà franca. E’ assodato che non testimonierò per salvare la vita del mio collega e di sua figlia, ma se anche così poi non li rilasciano?”
Zorth sospira.
“E’ ancora qui, sta preparando l’interrogatorio per domani, nel caso lei si fosse presentato in aula. La sua stanza è in fondo al corridoio a destra.”
Si girano per andare da lui, ma Hanson è già nel corridoio diretto nell’ufficio del suo capo. Quando vede Ben e il commissario si finge tranquillo.
“Hanson, i signori vorrebbero parlare con te.”
“Ispettore, vedo che sta meglio, mi fa piacere. Io non dovrei parlare con lei, non è professionale, lo sa anche lei  avvocato.”
“Non ti preoccupare di questo, gli dice Zorth, vorrei che rispondessi alle loro domande.”
E’ la Kruger a porre la prima domanda. “Conosce un uomo di nome Pauffer? Fa il fotografo.”
“Pauffer?! No, mai sentito, perché mi chiedete se lo conosco?”
“Pare che il signor Pauffer ieri sera le abbia consegnato delle foto scattate a casa dell’ispettore Jager.”
“Non so di cosa parla commissario, che storia è questa?”
Ben prende la parola precedendo il commissario Kruger per improvvisare un bluff.
“Così non lo conosce! Invece il signor Pauffer la conosce, o meglio l’ha riconosciuta. Vede signor Hanson, è vero che lei ieri sera aveva il berretto, gli occhiali scuri e il bavero del cappotto sulla faccia, ma è anche vero che Pauffer è un fotografo di professione, ha occhio per le cose e le persone. L’ha vista in tv durante le interviste all’avvocato Zorth…e l’ha riconosciuta. Ha detto che le foto le ha consegnate a lei, ieri sera dentro un capannone fuori città.”
Il commissario Kruger non ha tolto lo sguardo dal viso di Hanson, che comincia a sudare e a sentirsi a disagio.
“Allora Hanson, come ha fatto Hoffman a convincerla a giocare sporco?”
“Hoffman?! Ma come si permette ispettore? Sta davvero insinuando che io lavori per Hoffman? E a proposito di cosa poi?”
Ben cambia modo di fare. “Dimmi dove li hanno portati…”
“Ma di cosa parla?”
Lo spinge contro il muro e prendendolo alla sprovvista gli mette le mani in tasca.
“Vediamo la lista chiamate del tuo cellulare cosa ci dice!”
Invece del telefonino, tira fuori un piccolo aggeggio simile ad un minuscolo telecomando, lo guarda attentamente.
E’dotato di un’antenna.
“E’ un trasmettitore! Hai usato questo per avvertire i tuoi complici che dovevano potare via le bambine?  Te lo ripeto con calma, dove sono?” Silenzio…
Ben continua a tenerlo con le spalle contro il muro, lo guarda dritto negli occhi e a denti stretti continua.
“Se succede qualcosa alla bambina e a suo padre io non ti darò tregua, non troverai un posto dove nasconderti. Io ti ammazzo Hanson, non sto scherzando!”
Il ragazzo capisce che non può più negare.
“Non ti dirò mai dove li hanno portati. Credi di essere un eroe, invece sei soltanto un pallone gonfiato. Mi vuoi ammazzare? Dovresti averne il coraggio, tanto non dirò più una parola!”
Zorth non crede alle sue orecchie. “Hanson ragazzo mio, come hai potuto? Hanno rapito una bambina! Non ti ho insegnato niente in questi anni in cui hai lavorato con me!?”
“Certo. Ho imparato che non vale la pena lavorare come uno schiavo per 4 soldi.”
Ben lo tiene solo con una mano, Hanson capisce che non riesce ancora a muovere la spalla sinistra e ne approfitta. Lo colpisce con una ginocchiata allo stomaco. Lui lascia la presa e resta a terra incapace di muoversi, il dolore è davvero forte ed Hanson se la da a gambe.
Il commissario lo aiuta ad alzarsi e corrono in garage. Hanson quasi li mette sotto con la sua auto e i due poliziotti partono subito all’inseguimento.



Continua... 


Angolo di Rebecca:

Hanson è stato scoperto, ma è sacppato.

Se non riescono a prenderlo?
Solo lui sa dove si trovano gli ostaggi!
Andrea e Rebecca cercano di farsi coraggio a vicenda...
Via spetto al prossimo, se vi va
Grazie della vostra attenzione :)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Possiamo solo aspettare ***



...Ben lo tiene solo con una mano, Hanson capisce che non riesce ancora a muovere la spalla sinistra e ne approfitta.
Lo colpisce con una ginocchiata allo stomaco. Lui lascia la presa e resta a terra incapace di muoversi, il dolore è davvero forte ed Hanson se la da a gambe.
Il commissario lo aiuta ad alzarsi e corrono in garage. Hanson quasi li mette sotto con la sua auto e i due poliziotti partono subito all’inseguimento...


P A U R A
*
Possiamo solo Aspettare
*
7 Capitolo

    


Guidando all’impazzata, il commissario nota che Ben sta ancora piegato in due sul sedile e gli chiede se sta bene.
“No…per niente…fa un male cane…”
Prende una curva ad alta velocità e l’auto traballa.
“Ehi capo, lo sa che guida peggio di Semir?”
Lei lo guarda e sorride.
“Devo prenderlo come un complimento?! Non devo perderlo…è l’unico che può dirci dove sono…giusto?”
Hanson imbocca l’autostrada correndo e sbandando. Sono le nove e mezza di sera e la strada è trafficata, il commissario gli sta dietro e ad ogni scossone dell’auto, Ben sussulta per il dolore. La ferita interna è ormai cicatrizzata, ma il medico si è raccomandato di restare a riposo ancora per un altro mese…e ora capisce il perché!
Zigzagando tra le auto che si trova davanti, Hanson sfreccia a tutta velocità seguito a ruota da Kim Kruger che non lo molla, fa un paio di chilometri sulla corsia di emergenza, poi rientra e continua per la sua strada. Arriva ad un blocco per lavori in corso, si viaggia su una corsia ed è in trappola! Fa un testa coda e prende la corsia al contrario, con la Kruger sempre dietro.
“Quello è completamente matto, sta andando contromano!”
Esclama il commissario.
“Forse non se ne è accorta, ma anche lei sta andando contromano, capo!”
“Che c’entra…io lo sto inseguendo!”
“Ahhhh beh…allora è tutto a posto! E’ davvero sicura di non essere andata alla stessa scuola guida di Semir!?...AHIAHHH!!!”
“Invece di fare lo spiritoso, perché non si tiene stretto in modo da non sussultare troppo?”
“Non faccio lo spiritoso, sto parlando sul serio. Dovrei avere almeno sei mani per tenermi stretto e non ballare sul sedile, vorrei non dovere finire di nuovo in terapia intensiva!”
Le auto gli vengono incontro attivando gli abbaglianti e suonando il clacson, alcune si fermano in mezzo alla carreggiata e comincia un tamponamento a catena.
“Credo che a questo punto dovremo per forza chiamare i colleghi.”
“Purtroppo si…ci penso io…Cobra 11 a comando, tamponamento a catena sulla A 52 direzione Dusseldorf, occorrono ambulanze e rinforzi. Una berlina grigio metallizzata targata EE2455, sta combinando un putiferio andando contromano.”
Un furgone gli taglia la strada e Hanson è costretto a sterzare, finisce contro il guardaraille e vola giù per circa un centinaio di metri.
“Oddio…nooo…”
Urla Ben. Fanno appena in tempo a fermarsi, che l’auto su cui si trova Hanson prende fuoco durante la caduta e prima di impattare al suolo salta in aria.
Ben e il commissario si precipitano giù per la scarpata. E’ così tanta la paura di non riuscire a liberare Aida e Semir che non sente più nemmeno il dolore al petto, si avvicina all’auto il più possibile.
“Jager si fermi…non vede che è tutto un rogo?”
“Dobbiamo tirarlo fuori, maledizione è l’unico che sa dove sono.”
Ma il commissario lo trattiene per il braccio a forza.
“Jager…non c’è più niente che possiamo fare ormai…non lo vede?”
Ben si lascia cadere seduto per terra, si piega su se stesso e si porta le mani sulla testa.
Restano immobili a guardare le fiamme alzarsi al cielo come lingue ululanti, in lontananza si sentono le sirene. I vigili del fuoco scendono giù per la scarpata e cominciano a spegnere il fuoco, arrivano anche Otto e Dieter.
“Capo…Ben…ma che è successo? Cosa fate voi qui, come mai siete insieme?!”
La Kruger prende i suoi uomini da parte e li mette al corrente.
“E’ una cosa che deve restare più riservata possibile. Questo tizio correva in autostrada, forse era ubriaco e ha combinato un macello. Siccome è tutto bruciato passerà qualche giorno prima di poterne scoprire l’identità. Questa sarà la versione ufficiale, è tutto chiaro? I due annuiscono. Voglio che andiate a perquisire la casa di Hanson e quando avrete finito, appostatevi in incognito davanti alla casa di Gerkan e tenetela d’occhio. Un’altra cosa. Dite ad Hartmut di ritardare il più possibile il controllo dell’auto, per la stampa e per il procuratore ci vorranno giorni per capire di chi è il cadavere.”
I due colleghi rispondono con un cenno di assenso del capo, preoccupati per quello che la Kruger ha appena detto e guardando l’auto si rendono conto che, se non lo sapessero già, ci sarebbero voluti davvero dei giorni per capire chi ci fosse alla guida. Era già tutto carbonizzato…
Il commissario si avvicina a Ben che non ha più mosso un muscolo, gli squilla il telefono ma sembra non sentirlo.
“Ben risponda, potrebbero essere loro, lui la guarda come se non capisse la lingua in cui parla, le squilla il cellulare.”
Ben lo tira fuori dalla tasca e rimane a fissarlo.
“E’ mia moglie, cosa le dico adesso?”
“Beh…deve rispondere, o si preoccuperanno ancora di più!”
“Pronto Rebecca!?...”
“Non ti sei più fatto sentire, è tardi, siamo preoccupate. Stai bene?! Aspetta ti metto in viva voce.”
Ben risponde con voce monotona.
“Si sto bene, abbiamo scoperto chi ha commissionato le foto. Era l’assistente dell’avvocato Zorth…”
“Era?...che significa ERA?”
“E’ morto…la sua auto è saltata in aria poco fa.”
“Ed era l’unico a sapere dove li hanno nascosti…o sbaglio?”
Sussurra lei e l’assenza di risposta all’altro capo del telefono la fa rabbrividire. Andrea rompe il silenzio.
“E’ stato un incidente? Insomma è una cosa grossa?”
“Se vuoi sapere se tra un po’ sarà di dominio pubblico…si…ma faremo in modo di ritardare il riconoscimento del cadavere.”
“Che avete in mene di fare adesso?!”
“La sua morte non cambia niente, abbiamo altre tracce da controllare. Ti ho promesso che li riporto a casa…e lo farò!”
Riattacca con il cuore a pezzi, sia per il dolore vero e proprio che continua ad attanagliarlo, sia per la mezza bugia che ha appena detto ad Andrea.
“Non credevo di riuscire a mentirle così!”
“Ma non le ha mentito, risponde la Kruger, stiamo facendo di tutto per trovarli.”
“Si, ma le ho mentito dicendo che la morte di Hanson non cambia niente, perché non è così. Non abbiamo altro in mano.”
 
Intanto dentro lo scantinato Semir è preoccupatissimo per la sua bambina.
“Dov’è Aida, cosa le avete fatto? Te lo sto chiedendo per favore, è solo una bambina, ti diverte davvero tanto farle paura?”
“Beh…pare che tua figlia non abbia nessuna paura, è una dura come suo padre…”
“Dov’è!?”
“Non preoccuparti, se mi ordineranno di ucciderla la riporterò qui così tu potrai assistere, oppure preferisci morire prima di lei in modo che non ti si spezzi il cuore.”
Ride di gusto e Semir è così stanco e dolorante che non ha la forza di ribattere, ma sa che prima o poi gli metterà le mani addosso e allora lo farà ridere ancora più forte!”
 
“Pronto…avvocato Zorth, sono il commissario Kruger. Hanson è morto…senza poterci dire niente…”
Zorth resta in silenzio. E’ ancora incredulo della mala fede del suo assistente.
“Signor Zorth, lo so che è sconvolto e che è quasi notte, ma abbiamo bisogno della sua collaborazione. Vorremmo visionare l’ufficio di Hanson, naturalmente senza mandato e senza farlo sapere a nessuno…e dovremmo farlo subito, non abbiamo più molto tempo.”
“Va bene. Vi aspetto in ufficio, sarò lì tra una decina di minuti!”
 
Andrea ha ripreso a tremare, non riesce a tenere ferme le mani, anche se ci prova tenendole strette l’una intrecciata all’altra. Ormai è quasi l’una di notte e Lili ed Emma sono stranamente irrequiete…
“Sono chiuse qui dentro da ore, e poi credo sentano la nostra paura!”
“Si…lo credo anch’io. Le risponde Rebecca. E’ la prima volta che Emma piagnucola, di solito si addormenta nel lettino senza necessità di essere cullata.”
“Anche Lili…lei è più tranquilla di quanto non fosse Aida da piccola. Ricordo che ci metteva delle ore per addormentarsi. Ci sfiniva per quanto piangeva certe notti... Che altre tracce possono avere se quell’uomo è morto?”
“Ben non testimonierà se Aida e Semir non saranno a casa…”
“Lo so…e questo mi spaventa ancora di più. Tra meno di dieci anni potremmo essere in qualunque posto della città e trovarci Hoffman davanti, libero come l’aria. Sarebbe terribile!”
“A questo penseremo quando sarà il momento. Ora cerchiamo di calmare le piccole, preparo un po’ di camomilla, magari le calma e magari calma anche noi. Ne abbiamo bisogno…”
 
Nell’ufficio di Hanson non riescono a trovare niente di utile, tranne gli incartamenti legali dei casi di cui si stava occupando.
“E’ una perdita di tempo capo. Non troveremo niente, non era uno stupido! E sono sicuro che anche Otto e Dieter non troveranno niente a casa sua, MALEDIZIONE!”
Con un gesto di stizza getta tutti gli incartamenti a terra. E’ stanco, non riesce più a pensare lucidamente, si mette le mani in tasca e va verso il corridoio. A un tratto si ferma e guarda l’oggetto che si ritrova tra le mani.
“Ma che idiota…il telecomando…capo torniamo al laboratorio…”
Prima di uscire il commissario Kruger si rivolge all’avvocato.
“Signor Zorth, mi raccomando. Nessuno deve sapere della morte di Hanson, domattina lei si presenti in tribunale e non faccia trapelare nulla, soprattutto con Hoffman, se le chiedesse dov’è, gli dica che lo ha mandato a sbrigare una pratica importante per l’udienza.”
Zorth sospira e annuisce. “Non si preoccupi commissario, sarò una tomba!”

Arrivati al laboratorio Hartmut controlla il piccolo telecomando.
“E’ un trasmettitore, significa che da qualche parte c’è un apparecchio che riceve il suo segnale.”
“Questo l’avevo capito pure io, perciò te l’ho portato. Puoi localizzare il ricevitore? Dovrebbe essere nell’auto dei rapitori.”
“Certo che si può localizzare…prima o poi!”
“Quantifica prima o poi!”
“E’ un trasmettitore a onde radio, posso captare le onde che riceve e circoscrivere la zona, ma ci vorrà un po’di tempo!”
Ben alza gli occhi al cielo cercando di mantenere la calma.
“Ti rendi conto che hai appena ripetuto la stessa cosa di prima con altre parole, però non hai risposto alla mia domanda! Quanto tempo Hartmut!”
“Non lo so, non dipende da me, dipende dalla lunghezza delle onde radio, dalla capacità di ricezione, dalla lontananza. Ci vorrà parecchio tempo, sempre che il ricevitore non sia spento! E comunque se mi metti fretta la situazione non cambia!”
“Sono le quattro del mattino, tra meno di cinque ore devo essere in tribunale. Io non faccio la mia deposizione, Hoffman la fa franca per gli omicidi e magari non li liberano. A quel punto sarà troppo tardi, Hartmut sono disperato, non posso pensare ad Aida nelle mani di quella gente…io non riesco…ahhhh…”
Si piega in due per il dolore, il commissario lo aiuta a sedersi.
“Jager si calmi…cerchi di fare dei respiri profondi. Non è ancora guarito completamente, dovrebbe stare a riposo, se dovesse stare male non farebbe che peggiorare le cose. Si stenda qui sul divano, deve rilassarsi, tanto non possiamo fare altro che aspettare.”
Mentre lo aiuta a distendersi lui si piega di nuovo per il dolore, così il commissario gli solleva la maglietta. Un enorme livido fa bella mostra, proprio sotto la cicatrice dove Hanson gli ha dato la ginocchiata, ed è molto probabile che lo stesso ematoma si sia formato all’interno vicino alla ferita, per questo il dolore comincia ad aumentare.
“Dovrebbe vederla il medico, forse è meglio andare al pronto soccorso!”
“E’ solo un livido, ho bisogno di distendermi…tutto qui…”
“Già…tutto qui! Peccato che fino a qualche settimana fa aveva uno squarcio vicino al cuore!” E' seriamente preoccupata.
Si distende e fa dei respiri profondi per rilassare i muscoli dell’addome.
“Scusami per prima Hartmut, lo so che stai facendo quello puoi, che è notte fonda e che sei stanco anche tu…mi dispiace!”
Hartmut era già al lavoro. “Non scusarti, hai ragione. Dobbiamo trovarli prima, posso sempre provare ad essere più veloce del computer, non sarebbe la prima volta che lo batto, ma sono sicuro che non ti interessa sapere come ci riuscirò!”
 
Finalmente Emma e Lili si sono addormentate e anche Andrea alla fine stanca com’è ha preso sonno…
Rebecca invece non riesce a rilassarsi. Pensa ad Aida e il cuore le si stringe…ha paura per Ben perché non è ancora del tutto guarito. Guarda fuori dalla finestra come se si aspettasse che qualcuno potesse fare loro del male da un momento all’altro, teme per le bambine, nonostante sa che sul furgone scuro parcheggiato di fronte alla casa, ci sono Otto e Dieter. Lili ricomincia a piagnucolare e lei la prende subito tra le braccia.
“No tesoro…non piangere, sta buona, è tutto a posto. Lasciamo che mamma riposi ancora un po’!”
Continua a parlarle con dolcezza, le fa le coccole e la culla. La piccola la guarda con i suoi occhioni color nocciola e le sorride. Non ha nessuna intenzione di tornare a dormire, anche Rebecca le sorride e le accarezza il nasino con il dito.
“Ma quanto sei bella, lo sai che somigli tanto alla tua sorellina? Sembri la sua copia in piccolo. Ben non permetterà che succeda loro qualcosa di male, lo sai anche tu non è vero?”
Lili continua a sorriderle e a muovere le labbra come se volesse risponderle e Rebecca non riesce a ricacciare indietro le lacrime…
“Andrà tutto bene amore mio, andrà tutto bene, fra qualche ora sarà tutto finito!”
Lili si accuccia contro la sua spalla. Rebecca la stringe a sé, le dà il ciuccio e la piccola se lo tiene stretto con la manina come se si aspettasse che qualcuno potesse portarglielo via. Resta a cullarla ancora per un po’ e quando finalmente crolla, la adagia sul lettone vicino alla sua mamma. Va alla culla e mentre le lacrime le rigano ancora il viso, prende Emma delicatamente per non svegliarla, la mette accanto a Lili e si corica anche lei, senza però riuscire a prendere sonno…
 
“Tra un paio d’ore il tuo amico dovrà presentarsi in tribunale…magari è ora di mandargli un souvenir per ricordargli cosa è meglio fare…ho pensato che potrei fargli recapitare un pezzettino di tua figlia ahahah…”
Il complice gli avvicina Aida e lui prende il coltello…Semir cerca di liberarsi e urla.
“Sei un bastardo, come puoi avere il coraggio di farle del male, come riesci a dormire la notte!”
Tiene ferma la manina della bambina. “Solo un ditino…quello più piccolo…ahahahah…”
Alza il coltello…Aida urla terrorizzata…anche Semir urla… “Nooooooo!”

“NOOOOOO…”
Ben spalanca gli occhi e si ritrova improvvisamente seduto, deve avere urlato davvero forte perché Hartmut e il commissario si sono precipitati con l’aria spaventata a cercare di calamrlo..
“Era un incubo!?” Non lo sta affermando, lo sta chiedendo e Hartmut gli risponde preoccupato.
“Si…e da come hai reagito doveva essere terribile! Respira e riprendi fiato!”
“Che ore sono?”
Chiede Ben.
“Le 6.20. Non ho ancora trovato il contatto, mi spiace, però sto monitorando tutta la città…e anche i dintorni…”
“Ho dormito davvero così tanto!?”
“Beh…più che dormito si è lamentato e agitato per quasi due ore, dovrebbe stendersi ancora un po’.”
“Per sognare di nuovo che un tizio vuole tagliare un dito ad Aida per farmelo recapitare a domicilio?!”
“Ossantocielo! Sussurra Hartmut. E’ questo che stavi sognando?! E’ orribile!”
“Devo trovarli…maledetto Hoffman…devo trovarli!”

Continua...


Angolo di Rebecca:

Hanson è morto e le speranze di trovare Semir e Aida sono poche,
in più Ben sta male, non è in forma ed è attanagliato dalla paura.

Grazie a tutte e al prossimo, se vi và!


 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Intercettati... ***




...“Devo trovarli…maledetto Hoffman…devo trovarli!”...



P A U R A
*
Intercettati...
*
8 Capitolo

 



“Sono ore che cerco di mettermi in contatto con quel damerino, dice Moch a Sly. Ha il cellulare staccato e non capisco il perché!”
“Evita di essere contattato ora che si avvicina l’ora X, si tutela, non è un idiota! La piccola, l’hai controllata?”
“Si, fino a poco fa dormiva. Non affezionartici troppo, lo sai che non possiamo rimandarli a casa. Una cosa era rapire le bambine, ma lo sbirro ci può inchiodare, ormai conosce le nostre facce!”
“Mi dispiace per la bambina, in fin dei conti è piccola, che problemi ci può causare?! Potremmo uccidere solo lui!”
“Non farti venire stupidi sensi di colpa Sly, non voglio finire in galera. Quella mocciosa è pericolosa come suo padre! Pittosto che mi dici di casa Gerkan?”
“Un paio dei nostri passano di tanto in tanto lì davanti, è tutto tranquillo. Le donne sono rintanate in casa da quando li abbiamo rapiti, però ci sono solo loro con le neonate, Jager non si è visto!”
“Certo lui ci sta cercando, povero illuso! Hoffman lo aveva previsto che non si sarebbe arreso, è convinto di poterli liberare, tutto da solo…ahahah!”
 
Ben guarda il monitor del computer e si stupisce della velocità con cui Hartmut digita sulla tastiera per monitorare in lungo e in largo e per tutta la città le onde radio. Gli squilla il cellulare.
“Ispettore…sono Pauffer…si ricorda?!”
“Come potrei dimenticarti, cosa c’è?”
“Volevo sapere se li ha trovati, è riuscito a prendere quel tizio, l’assistente dell’avvocato?”
 “No…Hanson è morto senza rivelarmi niente e non so più dove cercarli!”
“L’ho chiamata anche per un altro motivo. Mi sono ricordato che quando ho consegnato le foto a Hanson, ha ricevuto una telefonata. Si è allontanato per non farmi sentire la discussione e non ha fatto nemmeno nomi, però drizzando le orecchie gli ho sentito dire qualcosa come "... si proprio così, è sotto sequestro..." ma non so se può essere importante!”
“Sotto sequestro…ha detto proprio così? Potrebbe riferirsi al posto scelto per portarci le bambine una volta rapite, può essere davvero molto importante!”
“Spero sia così ispettore, pensa che possa aiutarla in qualche altro modo?”
“Credo di no…grazie ancora Pauffer, davvero!”
“Potrebbe essere ovunque, dice la Kruger, dovremmo chiedere a Zorth, lui si occupa di parecchie cause, se davvero è un locale messo sotto sequestro dal tribunale, potrebbe darci qualche traccia.”
“Aspetti un momento capo, riflette Ben, Hanson era pagato da Hoffman e Hoffman era pagato da Santiago. Dopo l’arresto tutte le sue proprietà sono state poste sotto sequestro giudiziario e Hoffman le conosce tutte, può aver detto ad Hanson quale poteva usare.”
“Già…e sono al sicuro perché chi li disturberebbe mai in un edificio dove nessuno può entrare!”
“Hartmut possiamo avere la lista delle proprietà di Carlos Santiago?”
Chiede Ben e lui con la sua solita aria da svanito, risponde con una delle sue solite risposte irritanti.
“Con un mandato si…certo! La Kruger e Ben lo guardano esasperati. Ohhh…e va bene, vedrò di entrare nel database giudiziario, se mi arrestano come hacker spero almeno che sarete pronti a difendermi!”
Ben sorride e gli dà una pacca sulla spalla.
“Faremo molto di più, ti porteremo quei dolcetti che ti piacciono tanto in galera!”
“Ah…ah…che ridere!”
 
“Voglio vedere Aida. Sbotta Semir. Dove l’avete portata?”
“Non preoccuparti, ha pianto un po’ ma poi si è addormentata, ora è tranquilla.”
“Portala qui, lasciala qui con me, che ti costa?!”
“Falla finita. Appena il giudice avrà chiuso l’udienza la potrai riabbracciare.”
“Lo so che non ci lascerete liberi, non sono stupido. Ha solo 5 anni, non ha ancora la capacità di descrivere le persone, non è pericolosa per voi. Lasciatela libera, sono io quello pericoloso, lei non vi può nuocere…è solo una bambina!”
“Non preoccuparti, te l’ho promesso. Sparerò prima a te, sono generoso, non trovi?”
Semir stringe le mascelle.
Avrò modo di metterti le mani addosso prima o poi. Ben fa presto, lo so che ci stai cercando ne sono sicuro, ti conosco e so che non ti bloccherai per la paura, perchè la paura di non rivedere Aida è più forte. Solo fa presto ti prego, fallo per la nostra principessa!
 

Il commissario e Ben stanno studiando la lista che Hartmut ha ottenuto, diciamo così sotto banco.
“Sono circa una trentina, non possiamo visionarle tutte, sono già le 7.30. Anche se chiamassimo tutte le squadre a questo punto sarebbe troppo tardi.”
Hartmut fa un grido e tutt’e due si girano verso di lui sussultando.
“L’ho agganciato, è in un raggio di 200 metri quadri in questa zona. ” mostra la cartina sul monitor…
“Confrontiamo la cartina con la lista. Capo guardi qui, è una vecchia fabbrica tessile in disuso, è proprio in quella zona. Nascondiglio perfetto, andiamo!”
“Come andiamo? Esordisce il commissario. Non sappiamo quanti uomini ci sono, saranno armati fino ai denti, abbiamo per forza bisogno di aiuto stavolta.”
“Commissario, gli uomini di Hoffman potrebbero essere appostati a casa di Semir. Rebecca, Andrea e le piccole potrebbero essere ancora in pericolo, potrebbero fare qualunque pazzia anche all’ultimo momento. In fin dei conti il piano era rapire tre bambine piccole, non credo ci siano tante sentinelle e nemmeno tante armi! Sbrighiamoci!”
“Agli ordini capo, come vuole lei!” Ben la guarda senza capire la battuta, lei sorride e si avviano alla macchina e Ben chiama Otto.
“Forse sappiamo dove sono, voi non muovetevi da lì e occhi aperti.”
“Ma non vi serve aiuto? Non è meglio che veniamo anche noi?”
“No Otto, restate lì. Ormai manca pochissimo tempo, se gli uomini di Hoffman dovessero avere qualche dubbio sulla riuscita del loro piano potrebbero tentare il tutto per tutto con il resto della famiglia.”
 
Arrivati a destinazione si trovano davanti un casermone di mattoni rossi in una zona industriale deserta. Le pareti sono per la maggior parte piene di buchi e le finestre quasi tutte senza vetri. Una scala esterna di ferro arrugginito percorre la parete della fiancata per tutta la lunghezza in diagonale.
“Siamo nel posto giusto capo, questo è il fuori strada di cui ci ha parlato Andrea.”
“E’ un palazzo enorme! Da dove cominciamo!?”
“Beh…cominciamo con l’entrare e poi vediamo!”
“Oh, bene, non siamo soltanto in due, abbiamo anche un piano preciso, siamo organizzati…perfetto!”
“Sa capo che lei è più spassosa di Semir?! Comunque secondo me sono all’ultimo piano, guardi le finestre, sono le uniche che hanno dei pannelli sui vetri rotti, sono le uniche ad essere coperte e riparate!”
Entrati cominciano a perlustrare lo stabile armi alla mano.
I primi due piani sono degli enormi stanzoni dove probabilmente in passato c’erano i macchinari tessili.
Dal terzo al quarto piano ci sono i vecchi uffici e gli archivi, tutte le stanze senza porte. Il quinto ed ultimo piano era forse adibito a magazzino. Ci sono delle enormi stanze, anche queste senza porte.
Dall’altra parte del lungo corridoio un paio di stanze invece sono chiuse da una grossa porta di metallo con la scritta PERICOLO, probabilmente sono le stanze adibite alla caldaia e ai contatti elettrici.
“Dividiamoci, una stanza per uno. Lei vada in quella in fondo al corridoio!”
“Jager faccia attenzione, si ricordi che non riesce ancora ad essere completamente libero nei movimenti, si metta la trasmittente all’orecchio!”
 
Moch e Sly sono nella stanza caldaia, ormai fuori uso da tempo, dove è tenuto prigioniero Semir, quando sentono dei rumori ai piani inferiori.
“Moch, c’è qualcuno…”
Semir sta per gridare ma Sly lo colpisce con il calcio della pistola e gli mette del nastro isolante sulla bocca.
“Cerca di stare calmo. Moch va dalla bambina e vedi di farla stare zitta! Oh…chiama gli altri, che vadano a casa di questo idiota.”
 
Alle 8.30 in punto l’avvocato Zorth entra in aula con Hoffman e si accomoda sul banco degli imputati per definire il da farsi.
“Dov’è il suo pupillo?”
“Sta sbrigando una pratica relativa all’udienza, sa mi sono premunito nel caso l’ispettore Jager decida di presentarsi!”
“Ma che bravo legale che ho!”
“Lei non mi piace Hoffman, ma ha ragione, sono un bravo avvocato e ho l’obbligo di difenderla, ma sappia che non ne vado fiero!”
L’aula comincia a riempirsi, arrivano anche il signor Cox e il governatoreNiman.
“Ha sentito Jager?”
“Non signor governatore. Ho provato a chiamarlo parecchie volte, ma ha il cellulare staccato. La cosa strana è che non sono riuscito a contattare nemmeno il commissario Kruger né al cellulare, né in ufficio. Sarebbe un peccato se non venisse!”
“Si, è vero…ma lo capirei!”
Alle 8.45 arriva il giudice.
“Procuratore, signor Zorth volete avvicinarvi per favore?”
I due avvocati si avvicinano al banco.
“Signor Cox notizie sulla salute dell’ispettore Jager?”
“Stamattina non ho avuto modo di sentirlo e non è ancora arrivato vostro onore.”
“Sono quasi le 9.00 signor Cox, si rende conto?”
“Le chiedo solo un altro po’ di tempo signor giudice.”
“Se non ci fosse la scadenza di mezzo avrei rinviato quest’udienza di giorni, anche di settimane se necessario, ma non posso. Oggi è l’ultimo giorno. Si rivolge a Zorth. Avvocato?”
“Io non ho nulla in contrario signor giudice, certo non troppo tempo però!”
“Signor Cox questa corte concede ancora 30 minuti, poi darò inizio all’udienza!”
“Certo signor giudice…grazie!”
“Perché non ha obiettato? Chiede Hoffman stizzito al suo avvocato. L’udienza è per le 9.00.”
“C’è sempre un po’ di ritardo, una specie di quarto d’ora accademico, non c’è nulla di male e se mi fossi rifiutato il giudice avrebbe potuto indisporsi, si è preoccupato parecchio ieri per Jager!”
Hoffman sorride, di nuovo quel ghigno soddisfatto che provoca la nausea a Zorth.
 

Continua...


Angolo di Rebecca:

Mi sono divertita a fare lavorare Ben con il commissario Kruger,
si è dimostrata in gamba e soprattutto una simpaticona!
Adesso sono entrati nel nascondiglio dove sono tenuti prigionieri Semir e la piccola tigre.
Come andranno le cose?
Sly è pronto ad uccidere Semir!!!
Grazie a tutte, al prossimo capitolo se vi và :)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** "Ho detto una bugia!" ***




...“Se non ci fosse la scadenza di mezzo avrei rinviato quest’udienza di giorni,
anche di settimane se necessario, ma non posso. Oggi è l’ultimo giorno.
Signor Cox questa corte concede ancora 30 minuti, poi darò inizio all’udienza!”...





 

P A U R A
*
"Ho detto una Bugia!"
*
9 Capitolo

 


 



Kim Kruger forza il lucchetto che chiude la porta di una stanza piena di tubi e fili, una cabina elettrica. E’ una stanza enorme e completamente buia, visto che le finestre sono coperte da pannelli scuri, ma in fondo nota la luce di una piccola lampada, si avvicina piano con la pistola in pugno.  Aida è coricata su un materasso lercio e per un attimo le si ferma il cuore, perché non riesce a capire se respira o no. La guarda più da vicino, fa un sospiro. La piccola sta solo dormendo, vicino al materasso c’è una vecchia culla. E’ evidente che il piano iniziale era rapire anche le neonate. Si avvicina ad Aida, la tocca dolcemente e lei, mentre apre gli occhi sussurra quasi automaticamente… “Mamma…mammina!”
Il commissario le fa segno col dito di non parlare a voce alta.
“Sai chi sono? Mi riconosci?”
Aida si stropiccia gli occhi, sorride e sussurra. “Siiii…sei il capo!”
La Kruger ricambia il sorriso. “Si, sono il capo…stai bene?”
“Sto bene…c’è anche lo zio Ben?”
“Si, sta cercando il tuo papà. Sai dirmi quante persone vi hanno fatto la guardia?”
“Ci sono due uomini cattivi.” Riproduce il numero 2 con le dita della sua manina.
“Brava…ora vieni con me, ma non facciamo rumore.”
Il commissario contatta Ben alla trasmittente.
“Ho trovato Aida…sta bene!”
“Grazie a Dio! Io sto per entrare.”
Semir riprende conoscenza e Sly gli punta addosso la pistola.
“Anche se il tuo amico fosse qui, ormai è tardi. Non ti salverà, è arrivato il momento di dirci addio.”
Carica l’arma e Semir continua a guardarlo dritto negli occhi…
BBBAAAMMM!!! Una spranga di ferro si abbatte sulla sua testa e lui finisce a terra tramortito.
Semir sgrana gli occhi per la sorpresa e la paura, soprattutto perché si trova davanti un tizio mai visto!
Quello si avvicina e gli toglie il bavaglio. “Accidenti…l’ho atterrato davvero!”
“Ma tu chi diavolo sei?”
“Sono il fotografo, Hans Pauffer, piacere di conoscerla!”
Semir lo guarda sempre più sconcertato. “Il fotografo?! Quale fotografo?”
“Quello che ha scattato le foto a casa di  Jager!”
Semir lo afferra per il collo con la mano libera e lo atterra.
“Brutto schifoso, tu hai fotografato le bambine? Sei d’accordo con loro!”
Ben entra con la pistola spianata e resta un attimo interdetto quando vede Semir stringere Pauffer alla gola, si avvicina.
“Lascialo Semir, così lo soffochi!”
“E’ il fotografo!”
“Lo so chi è, lascialo porca miseria, lo stai uccidendo. Lascialo!”
Semir lascia la presa guardando il collega come fosse un extra terrestre, mentre Ben aiuta Pauffer ad alzarsi. “Tutto a posto?!”
Pauffer annuisce tenendosi la gola con la mano.
Si avvicina a Sly e lo ammanetta. “Cavolo che bernoccolo! Sei stato tu? Complimenti! Ma che ci fai qui?”
“E’ un po’ che vi sto dietro, mi sono detto che potevo esservi di aiuto, visto che non avevate i rinforzi con voi.”
Ben gli sorride e Semir si innervosisce.
“Che dici mi liberi? Poi mi spieghi come mai voi due siete pappa e ciccia!”
Ben cerca nelle tasche di Sly e trova la chiave, apre il lucchetto della catena e lo libera.
“Aida…l’hanno portata via qualche ora fa. Dice preoccupato Semir. Deve essere su questo stesso piano, la sentivo piangere.”
“Tranquillo, sta bene. La Kruger l’ha già trovata!”
Semir sospira.
“Grazie al cielo! Oh…non credevo che lo avrei mai detto, ma lo sai che ti voglio un mondo di bene?” Abbraccia il collega, quasi stritolandolo.
“Si…si…lascia perdere, che l’amico Pauffer qui potrebbe pensare male!”
“L’amico?! Ma che…”
“Beh…per ora sappi solo che ci possiamo fidare di lui, poi ti spiego!”
“Poi quando? Forse non ti è chiaro che lui è il fotografo!”
Sbotta ancora Semir sempre più confuso e arrabbiato.
“Si…e fa anche delle belle foto, vogliamo restare sull’argomento ancora per molto o vediamo di sbrigarci visto che è tardi!?
Quante sentinelle ci sono Semir?”
“Sono solo due, almeno qui ce ne sono stati solo due. Fa segno verso Sly. Fuori gioco lui, rimane solo il simpaticone di Moch.”
Semir guarda verso la porta e vede il commissario con Aida in braccio, ma la gioia sul suo viso svanisce immediatamente. Dietro di loro Moch le tiene sotto tiro.
“Gettate le armi o le uccido.”
Ben punta la pistola contro di lui.
“Lo sai che ormai è finita!”
“Io me ne vado via da qui, con la bambina.”
Strappa Aida dalle braccia del commissario, ma lei lo colpisce con una ginocchiata e lui molla la presa scappando dalla finestra.
Semir gli corre subito dietro.
“Capo resti con Aida e tenga d’occhio anche l’amico fotografooo!”
Scendono di corsa dalla scala esterna al palazzo, Moch corre come un dannato e Semir dietro di lui sembra avere recuperato tutte le forze. Ben invece resta indietro. Ha ancora l’affanno. Corrono a perdifiato e ad un certo punto si ritrovano in un vicolo con a lato una serie di garage.
“Deve essere dentro uno di quei box.” Grida Semir e senza pensarci due volte si dirige da quella parte “Coprimi!”  dice a Ben e va avanti…
“Semir, aspetta!”
Ben si guarda attorno, è impietrito, la testa comincia a fare degli strani giri.
Santo cielo…l’incubo…sono dentro al mio incubo! E’ lo stesso vicolo…e Semir…
Ha la bocca così secca che non riesce nemmeno a deglutire!
Semir sta controllando i box uno per uno. Ben lo guarda con gli occhi sbarrati e l’incubo va avanti esattamente come tutte le volte che lo ha sognato. Moch esce alle sue spalle e Semir non se ne accorge. Gli punta la pistola alla schiena.
Lui osserva dal fondo del vicolo senza riuscire a muoversi.
Ossignore Semir!!!
La testa continua a girare…lo sparo gli rimbomba nelle orecchie e Semir cade giù.
Respira profondamente e scuote la testa. Guarda ancora verso il fondo del vicolo, la scena è solo nel suo cervello.
Ok Ben, sta calmo, è solo un incubo…non è reale…
Ma una vocina dentro le sue orecchie gli dice che diventerà reale se non fa subito qualcosa.
Moch carica la pistola.
“…SEMIR!!!” Sente lo sparo…
Semir si gira di colpo e vede Moch a terra con un foro alla spalla sinistra. Lo disarma e guarda verso Ben che è rimasto fermo al suo posto con la pistola ancora puntata, senza rendersi conto che lo sparo proveniva dalla sua pistola.
L’incubo è finalmente arrivato alla fine e il suo migliore amico, il suo collega  respira ancora…
Semir solleva Moch, lo sbatte contro il muro e comincia a colpirlo allo stomaco.
Un pugno…“Così tu volevi uccidere Aida…Bravo!”
Un altro pugno… “Che fai non ridi più adesso?”
Un altro pugno… “Perchè non ti fai ancora 4 risate?!”
Ben si avvicina e gli mette davanti alla faccia un paio di manette. “Semir!”
“Sese…ho capito può bastare! Volevo solo sfogarmi un po’! Sai il simpaticone aveva intenzione di fare del male a mia figlia.”
Lo ammanetta e lo lascia cadere a terra. Guarda Ben, gli occhi fissi su Moch, la pistola in mano lasciata andare lungo il fianco. Sembra  davvero sfinito! Gli mette la mano sulla spalla.
“Non mi sei sembrato esattamente bloccato, statico, marmorizzato, fisso, impaurito, incapace di agire…”
Ben lo blocca.
“OK, ok, ho capito. Sono ancora capace di fare il poliziotto, magari non mi dimetto!”
“Papà…papuccio…” Aida gli corre incontro e gli salta addosso, Semir la stringe fortissimo. “Amore mio…vita mia!”
“Zio Ben…” e salta addoso anche a lui che l’abbraccia forte.
“Non mi stringere così forte, sennò mi stritoli. Lo sapevo che stavi arrivando!”
“Scusami Principessa, sono solo contento che sei tra le mie braccia!”
“Ho detto di non stringere, zio Ben, ma puoi ancora abbracciarmi.”
Guarda Moch seduto a terra tutto dolorante e con le manette ai polsi.
“Te lo avevo detto che ti avrebbero messo in punizione, non dovresti essere così cattivo!”
Semir bacia la sua piccola.
“Ahhh…la mia eroina!”
Aida si rivolge alla Kruger.
“Ehi capo, sono stati bravi il mio papà e lo zio Ben?!”
“Bravissimi!” e scoppiano tutti a ridere…
Aida mette il braccio attorno al collo di Ben e si avvicina al suo orecchio.
“Devo dirti una cosa zio Ben. Ho detto una bugia! Non è vero che non ho avuto paura, un pochino ce l’ho avuta!”
Ben la guarda e si avvicina a sua volta all’orecchio della bambina.
“Vuoi sapere un segreto? Anch’io ho avuto paura…e anche tanta!”
Mette l’altro braccio attorno al collo del suo papà e abbraccia insieme i suoi due eroi!
“Jager, sono le 8.55…”
Li interrompe la Kruger.
“Capo porti Aida a casa. Che dici socio, facciamo ancora in tempo a togliere Hoffman dalla circolazione?”
Semir è già in auto.
“Che stai aspettando che ti portino l’aperitivo? Sali!” 


Continua...


Angolo di Rebecca:

Li hanno trovati :)))
E sono sani e salvi, l'incubo è finito bene e Aida è l'eroina della storia.
Perciò si suppone che il prossimo capotolo, sarà l'ultimo?
NNNNaaaaaahhhh!!!
Non è ancora finita!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La Deposizione ***




...“Jager, sono le 8.55…”
Li interrompe la Kruger.
“Capo porti Aida a casa. Che dici socio, facciamo ancora in tempo a togliere Hoffman dalla circolazione?”
Semir è già in auto.
“Che stai aspettando che ti portino l’aperitivo? Sali!”...

 


P A U R A
*
La Deposizione
*
10 Capitolo

 


  


Andrea porta una tazza fumante a Rebecca, non hanno notizie da ore!
“Perché non ha più telefonato? Perché ha il cellulare spento? Non so chi chiamare anche la Kruger è irraggiungibile!”
“Ti stanno cedendo i nervi, cerca di calmarla Andrea, dovresti riposare un po’, non hai chiuso occhio neanche per un momento e si vede!”
“Non ci sono riuscita, chiudevo gli occhi, ma le palpebre tornavano su da sole e se bevo un altro caffè credo che non dormirò per le prossime due settimane!”
Andrea le porge la tazza sorridendo.
“Non è caffè, è una tisana. Dovrebbe avere il potere di rilassare, ma se non facesse effetto perlomeno è calda e addolcisce il palato.”
Finalmente sorride anche Rebecca, mentre Emma e Lili nel lettino gorgogliano come se avessero in corso una discussione importante tra loro.”
Il suono del campanello le fa sussultare, guardano entrambe la porta come se potesse spalancarsi e inghiottirle all’improvviso!
“Chi può essere!?” Sussurra Rebecca.
“Fa uno squillo al cellulare di Otto, io vado a vedere!”
Andrea guarda dallo spioncino, a prima vista sembra il postino. Cerca di non fare rumore, se è davvero il postino penserà che in casa non c’è nessuno e se ne andrà!
Rebecca ha allertato Otto e si è accucciata vicino alla culla controllando le piccole.
Il postino suona ancora il campanello mentre un’auto si ferma sul retro, ne esce un uomo con la pistola in pugno ma Otto e Dieter pronti e all’erta, scendono a sorpresa dal furgone e lo bloccano nel più assoluto silenzio, gli mettono le manette e si dirigono verso l’entrata principale della casa.
L’uomo alla porta la spalanca con un calcio. Andrea scappa verso la camera da letto, ma prima di arrivarci lui l’afferra per i capelli e la scaraventa a terra.
“Dove credi di andare sgualdrinella? Ora tu ed io ci divertiamo, anzi ora andiamo a cercare l’altra mammina così ci divertiamo tutti insieme…”
La solleva a forza tenendole il braccio contro la schiena.
“Allora…dov’è la tua amichetta?”
“Dietro di te brutto idiota! Rebecca gli scaraventa una lampada sulla testa e comincia a prenderlo a calci. Sono proprio stufa di questa storia…e di tutti voi!”
Afferra Andrea per la mano. “Presto, andiamo in camera dalle bambine.”
Entrati in casa, Otto si china sull’uomo con la testa spaccata e sorridendo si toglie il cappello.
“Ehhh! Mio caro, mai sottovalutare una donna, soprattutto una donna arrabbiata, per di più una mamma arrabbiata!”
Dieter apre la porta della camera da letto. Di fronte vede Rebecca accanto alla culla mentre Andrea dietro la porta è pronta a rompere un’altra lampada. Alza le braccia in segno di difesa.
“Calma…calma…è tutto a posto…l’altro è già in manette sul furgone.”
Andrea mette giù l’arma improvvisata e sospira. “Grazie al cielo!”
“State bene?”
Rispondono di si ed escono dalla stanza con le piccole in braccio.
Otto tasta il collo dell’intruso e alza lo sguardo sulle ragazze. “Chi è stato?!”
Rebecca risponde terrorizzata. “Io…E’ vivo!? Oh per favore dimmi che non l’ho ucciso!”
Otto l’abbraccia e sorride. “E’ vivo non preoccuparti cara…però dorme che è un piacere!”
“Se si sono spinti ad agire forse Ben ha scoperto qualcosa che li ha fatti sentire minacciati?”
“Non sappiamo niente, Ben non ci ha più chiamato.”
Qualcuno spalanca la porta rimasta aperta dopo l’aggressione e si mettonno tutti in allerta, ma la vocina che sentono subito dopo li fa sussultare. “Mamma…mammina…dove sei…mamma!”
“Santo cielo è Aida!”
Andrea corre all’ingresso e la piccola le butta le braccia al collo stringendo anche Lili. “Mammina…Lili…sono tornata!”
“Tesoro mio…amore di mamma. Le prende il visino tra le mani, stai bene tesoro? Dimmi che stai bene!”
“Sisssi sto benissimo…però ho tanta fame!”
“Davvero, hai fame? Amore mio, adesso mamma ti prepara una buona colazione!”
“Zia Bibi, Emma siete qui anche voi?!” Le corre incontro e l’abbraccia e Rebecca la stringe forte.
“Certo che siamo qui tesoro, ti stavamo aspettando!”
Andrea si accorge che assieme alla bambina è entrata anche la Kruger.
“Commissario,  Semir e Ben? Stanno bene?”
La Kruger non ha il tempo di rispondere che Aida la precede.
“Sapete, papà e zio Ben hanno messo in punizione quei due uomini cattivi, sono stati fantastici! Prende la Kruger per le mani, ohhh…anche il capo è stata fantastica!”
Comincia a correre per tutta la casa, sembra elettrizzata e per niente impaurita, mentre i grandi la guardano felici e meravigliati dalla gioia e dalla vitalità che sprizza da tutti i pori dopo la brutta avventura.
La Kruger risponde comunque che Jager e Gerkan stanno bene e guardando l’uomo a terra malconcio e ammanettato si rivolge ai suoi uomini.
“Bravi ragazzi, ottimo lavoro!”
Otto alza le mani in segno resa facendo cenno verso Rebecca. “Oh…non guardi noi capo, è stata occhi belli!”
La Kruger sorride per niente meravigliata e prende il telefono per chiamare Ben. “Chiamo i ragazzi, così li tranquillizzo.”
“Si capo, mi dica…” Risponde Ben.
“Aveva ragione lei, due uomini hanno tentato di aggredire le ragazze, ma è tutto a posto, ora sono in manette!”
“Meno male che Otto e Dieter sono rimasti li!”
“Veramente sua moglie ne ha steso uno, fracassandogli una lampada sulla testa. Dorme ancora! A che punto siete?”
“Nei pressi del tribunale, ma sono già le 9.20!”
Ben riattacca e resta pensieroso con una strana espressione che mette in allarme Semir. “Che succede?”
“Niente, è tutto a posto. Rebecca ha steso uno degli scagnozzi di Hoffman!”
“Davvero? Risponde gongolando Semir. L’ho sempre detto io. Mai portare una donna all’esasperazione!”
“Dici?! Forse devo cominciare a preoccuparmi, devo stare attento a non farla arrabbiare! A proposito, pare che ti debba comprare una lampada!”
“Uhhh…non dirmi che ha usato quell’obbrobbrio che ci ha regalato non so quale parente di Andrea e che io ho sempre odiato! Dice sorridendo Semir. Beh…se non riusciamo a fare in tempo in tribunale, possiamo sempre lasciare Hoffman nelle sue mani! Guarda nello specchietto retrovisore Moch e Sly, invece voi due vi lascio nelle mani di mia moglie, vedrete quando le dirò che cosa avevate intenzione di fare alla sua piccolina!”
 
La Kruger invece, sta rassicurando le ragazze. “Stanno per arrivare in tribunale.”
“In tribunale?!” Andrea guarda Rebecca e si capiscono al volo.
“Commissario ci può accompagnare da loro?”
“Naturalmente…ma le piccole?!”
“Vengono con noi. Quando Hoffman verrà rinviato a giudizio voglio che ci siano anche loro!”
“Ma signora Gerkan…” Cerca di obiettare la Kruger, ma Rebecca la interrompe.
“Vogliamo che ci sia tutta la famiglia quando perderà quello stupido sorriso dalla faccia e capirà che passerà il resto della vita in galera!”
Aida, che ha capito che vogliono uscire, protesta. “Mamma…e la mia colazione?”
“Amore vogliamo raggiungere papà, ti puoi accontentare dei tuoi biscotti preferiti?!”
Aida ci pensa su un attimo. “Mmmhhh…ok va bene…andiamo da papà!”
Prendono le piccole e un pacco di biscotti per Aida e salgono in macchina!
 
Zorth cerca di darsi un contegno, ma è davvero preoccupato. Il fatto che non arrivasse nessuno stava a significare che Jager non era riuscito a liberare gli ostaggi. Lo avrebbe gridato al giudice, se solo avesse potuto, ma deve stare zitto. Se le cose fossero andate male, Hoffman avrebbe vinto. Ripensa ad Hanson, a come ha buttato via una buona carriera e la sua vita e si sente assalire dalla rabbia! La voce del giudice lo risveglia dai suoi pensieri.
“Mi dispiace signor Cox, il tempo che le ho concesso è scaduto. Devo cominciare.”
Il procuratore Cox abbassa il capo come sconfitto e il giudice continua.
“Dichiaro aperta la seduta. Questa corte è riunita per decidere se rinviare a giudizio l’imputato Harald Hoffman per gli omicidi degli agenti Kuper e Granger, del commissario Kroff e del tentato omicidio dell’ispettore capo Ben Jager. Procuratore Cox chiami pure il suo testimone.”
“La procura chiama alla sbarra l’ispettore capo Ben Jager.”
L’usciere ripete la chiamata altre 2 volte, la corte è in attesa. Sono tutti girati verso la porta tranne Hoffman. Sa il fatto suo ed è  soddisfatto, anche se non gli piace che Hanson non sia ancora arrivato, se avesse avuto bisogno di lui e del suo piccolo trasmettitore?
“Signor Cox, allora il testimone?”
Chiede ancora il giudice e il procuratore china ancora il capo, come un cane bastonato.
“Purtroppo credo che non si presenterà signor giudice, vorrei però ricordare alla corte che il signor Hoffman ha ammesso gli omicidi in presenza dell’ispettore Jager e che è stato tutto registrato e che quest’udienza è solo un pretesto per sfuggire alla giustizia!”
“Non ci provi signor Cox, sa benissimo che quella registrazione non ha più valore giuridico, non senza la convalida del suo testimone. Signor Hoffman si alzi in piedi…”
Hoffman si alza lentamente con l’aria soddisfatta, si sistema la giacca e la cravatta come se stesse per andare ad un ricevimento e si mette sull’attenti impettito, anche Zorth si alza, ma al contrario di Hoffman sembra essersi rimpicciolito improvvisamente.
“Purtroppo la legge mi impedisce di usare la registrazione che può dimostrare la sua colpevolezza come prova giuridicamente valida, inizia a dire il giudice, quest’udienza si basava sulla testimonianza dell’ispettore Jager, solo da quella avrei dovuto ammettere o no le accuse di plurimo omicidio a suo carico. Purtroppo, non essendoci stata nessuna testimonianza mi vedo costretto, mio malgrado e questo tengo a precisarlo, ad accogliere la richiesta dell’avvocato Zorth, perciò questa corte dichiara nulla la registrazione che la incrimina e lascia cadere le accuse di…”
“Solo un momento signor giudice…aspetti…”
Tutti guardano verso la porta.
Ben entra in aula, abiti sporchi, giubbotto strappato e parecchio affannato, si ferma sulla porta e alza la mano.
“Chiedo scusa per il ritardo signor giudice…”
“Ispettore Jager, ma cosa…cosa le è successo!?”
Si guarda addosso e si rende conto di com’è conciato.
“Chiedo scusa anche per il mio abbigliamento, non ho avuto tempo di cambiarmi! Ho il permesso di avvicinarmi al banco signore?”
“Naturalmente…prego!”
Vedendo che Zorth non interviene, Hoffman prende la parola. “Ma che farsa è signor giudice? L’udienza è finita, non si può  presentare a quest’ora…”
Il giudice lo zittisce. “Signor Hoffman non ho ancora chiuso l’udienza e sono io che decido se e quando è finita!”
Solo in quel momento Hoffman si volta a guardarlo, il suo colorito passa improvvisamente da un rosso porpora ad un bianco strofinaccio e comincia a guardarsi intorno nervoso. Mentre si avvicina al banco Ben gli si ferma davanti e gli sussurra qualcosa  all’orecchio.
“Stai cercando Hanson? Mi dispiace, è morto. Però il suo trasmettitore ce l’ho io, vuoi che te lo presti?”
Hoffman sta di nuovo cambiando colore. Zorth guarda preoccupato Ben che gli fa un piccolo cenno con la testa…e Zorth ricomincia a respirare, la bambina e suo padre sono salvi!
“Si accomodi ispettore Jager, è davvero molto in ritardo, ma le darò la possibilità di fare la sua deposizione, visto quello che è successo ieri. Anche se a guardarla non si direbbe che oggi lei stia meglio!”
“Sto bene signor giudice e la ringrazio per la sua disponibilità!”
“Le ricordo che è ancora sotto giuramento, proseguiamo. Signor Cox a lei il teste…”
“Signor giudice, lo interrompe Ben, con il suo permesso prima della deposizione avrei qualche altra cosa da dire e da fare vedere a lei e alla corte.”
Il giudice lo guarda strano, ma acconsente. Ben tira fuori dalla tasca del giubotto la busta con le foto.
“Vorrei che guardasse il contenuto di questa busta signore.”
“Ha a che fare con quest’udienza?”
“Ha a che fare con quello che è successo ieri prima del mio malore.”
Il giudice tira fuori le foto e guarda Ben. “Ammetto che sono davvero delle bellissime bambine, ma non capisco che attinenza possano avere queste foto con l’udienza in corso! Spero abbia una buona spiegazione e soprattutto spero che non stia perdendo tempo e non ci stia predendo in giro ispettore, perché potrei cominciare a perdere la pazienza!”
Ben guarda Hoffman che continua a cambiare colore e non è più impettito come prima.  Anzi ora è lui che sembra rimpicciolirsi di minuto in minuto!
“Due di quelle bambine sono le figlie dell’ispettore capo Semir Gerkan e l’altra è la mia bambina di pochi mesi. Le foto mi sono state recapitate ieri pomeriggio qui fuori dall’aula prima dell’udienza, se guarda più attentamente c’è anche un biglietto.”
Il giudice lo legge e annuisce guardando Hoffman. “Continui ispettore…”
“Il messaggio era chiaro. Se avessi testimoniato sarebbe successo qualcosa alle bambine. Mi è preso il panico, non sapevo che fare, per questo ho finto un malore, anche se per la paura il cuore per poco non mi scoppiava davvero, ed è per questo che il mio collega è andato via. Solo che i complici di Hoffman erano già a casa di Gerkan e quando lui è arrivato l’hanno portato via assieme alla figlia più grande, anche se il piano prevedeva di rapire solo le bambine, tutt’e tre, anche le neonate…”
Hoffman si alza in piedi. “Ma di cosa parla? Sta vaneggiando, signor Zorth perché non interviene?”
Il giudice si spazientisce. “Si sieda Hoffman o la faccio cacciare dall’aula! Ispettore come mai non ha avvertito la procura di questo presunto rapimento?”
“Perché li avrebbero uccisi. Hoffman è capace di tutto ed io ne so qualcosa, non potevo rischiare. Così ho indagato per conto mio…”
Niman e Cox sono sbalorditi, ascoltano con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
“E li ha trovati? Sono salvi?”
“Non sarei qui signor giudice. Se permette vorrei fare entrare il mio collega. Abbiamo una sorpresa per il signor Hoffman!”
L’usciere fa entrare Semir in aula tenendo per le braccia due loschi individui ammanettati e conciati piuttosto male, li fa sedere nel banco dietro ad Hoffman.
“Signor giudice questi sono i due uomini che hanno tenuto prigionieri me e mia figlia.”
“La sua bambina sta bene ispettore Gerkan?”
Semir sorride. “Si signore, grazie, sta bene!”
“Che prove avete che dietro questa storia c’è Hoffman?”
“Indagando ho scoperto che Hoffman si è servito di un uomo che faceva da contatto tra il carcere e l’esterno, si avvicina al giudice e a voce bassa continua, e poi quei due angioletti lì in fondo sono pronti a vuotare il sacco, se gli promette che li manderà in un carcere diverso da quello dove abiterà Hoffman per il resto della sua vita!
Il giudice annuisce sorridendo. “E chi è questo contatto?”
“Ralph Hanson, l’assistente dell’avvocato Zorth!”
“E il signor Zorth ne è al corrente?”
“Solo da stanotte. Quando  sono arrivato ad Hanson, l’avvocato Zorth mi è stato davvero di grande aiuto.”
“Signor Zorth, si rende conto che potrebbe avere delle conseguenze per questo?”
Zorth si alza in piedi. “So che non è stato professionale verso il mio cliente, ma c’era di mezzo la vita di una bambina. Non potevo rifiutarmi di aiutarlo, sono disposto ad accettare qualunque punizione!”
“Dov’è Hanson adesso?”
Zorth china la testa. “E’ morto…mentre scappava la sua auto è caduta in un dirupo ed è saltata in aria!”
Si siede come abbattuto da un pugno allo stomaco!
Hoffman sussurra tra i denti. “Quell’idiota…si è fatto ammazzare!”
In assoluto silenzio entrano in aula il commissario Kruger seguita da due donne e tre bambine. Ben non pensa neanche per un istante che è seduto sul banco dei testimoni. Si alza e con Semir va immediatamente ad abbracciarle tutte insieme. Rebecca lo bacia e abbraccia Semir, mentre Andrea gli prende il viso tra le mani.
“Grazie…grazie…io non so che altro dire…grazie per avermi ridato la vita!”
Aida scappa all’abbraccio e si avvicina a Moch e Sly.
“Mammina sono loro gli uomini cattivi, guarda, papà e lo zio Ben li hanno legati!”
Ben si avvicina alla piccola e la prende in braccio. “Mi scusi signor giudice, ma mi sembrava di non vederle da un’eternità!”
Aida si avvicina all’orecchio di Ben. “Chi è quel signore?” Chiede sottovoce, ma il giudice la sente ugualmente e sorridendo le risponde con un’altra domanda. “E tu chi sei?”
“Io sono Aida Gerkan e tu invece chi sei?”
Ma è Ben che le risponde.
“Questo signore deciderà quale punizione dare ai cattivi, è un giudice sai?”
“Davvero? Beh, giudice dagli una punizione molto grande, perché sono stati davvero cattivi. Hanno legato il mio papà con una catena e gli hanno fatto un bernoccolo in testa!”
“Principessa ora va sederti vicino alla mamma.” Le dice Ben docemente.
“Va bene…ciao giudice…mi raccomando…”
Il giudice sorride. “Cercherò di non deluderti Aida!”
Hofman si alza in piedi. “Che bella riunione di famiglia! Ma è un’udienza o siamo a teatro?!”
“Si metta seduto signor Hoffman…subito!”
Ma lui toglie la pistola dalla fondina della guardia giurata che lo tiene d’occhio e la punta contro il giudice.
La Kruger spinge Andrea e Rebecca dietro i sedili. “Mettetevi giù e non muovetevi per nessun motivo, tenete le piccole al sicuro!”
Estrae la pistola e la punta contro Hoffman, così pure le altre guardie.
“Commissario la metta giù…e anche voi, perché prima che riusciate a prendermi ucciderò un bel po’ di gente!”
Punta la pistola verso Semir. “Tu ora vieni con me, usciamo insieme. Sai Jager voglio divertirmi ancora, il tuo amico potrebbe essere la mia prossima vittima.”
Si para Semir davanti ed esce nel corridoio, le guardie e la Kruger continuano a tenerlo sotto tiro, mentre lui li minaccia premendo la pistola contro la tempia di Semir.
“Mettetele giù o lo faccio fuori, sai che lo faccio Jager, ormai un omicidio in più non fa differenza. Commissario butti le sue manette a terra qui davanti a noi.”
La Kruger fa come gli dice e Hoffman fa abbassare Semir per prenderle. “Ammanettati al mio braccio.”
Si dirige verso le scale. “Non passerò la mia vita in prigione, non per colpa tua. Quella notte avrei dovuto sincerarmi che fossi morto, ho fatto questo unico grande errore. Voglio una macchina qui davanti o lo ammazzo…”
Andrea si porta le mani al pretto. “Ossignore! Un’altra volta…ma cos’è la storia infinita!”
Hoffman scende la scalinata all’indietro, tenendo sempre la pistola puntata alla testa di Semir, seguito dalle guardie giurate e da Ben e la Kruger in prima fila! Sale in macchina e sparisce… 



Continua...


Angolo di Rebecca:

Ebbene si, continua...non è ancora finita...per niente!
Hoffman è scappato ed ha portato via con sè il nostro Semir...

Approfitto dell'occasione, visto che nn so se riuscirò ancora ad aggiornare in questi giorni,
per augurare a Chiara e Sophie un sereno e tranquillo natale,
auguri e ringraziamenti estesi ovviamente a tuttui coloro che leggonono comunque e in silenzio.

Grazie e Buon Natale a tutti
...Anche se per i nostri amici è un brutto momento :(

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Torniamo a Casa! ***


...Si para Semir davanti ed esce nel corridoio, le guardie e la Kruger continuano a tenerlo sotto tiro,
mentre lui li minaccia premendo la pistola contro la tempia di Semir.
“Mettetele giù o lo faccio fuori, sai che lo faccio Jager, ormai un omicidio in più non fa differenza."... 





P A U R A 
*
Torniamo a casa!
*
11 Capitolo




Il commissario Kruger e Ben salgono sulla prima auto disponibile.
“A tutte le unità ci stiamo immettendo nella Mayer Strasse. Hoffman è armato e pericoloso, ricordatevi che l’ispettore Gerkan è ammanettato a lui, perciò non aprite il fuoco per nessun motivo!” Ordina il commissario per radio.
Comincia una corsa sfrenata per le vie della città, scansano auto e pedoni. Hoffman sembra impazzito, va addosso a tutto quello che si trova davanti, la Kruger non lo molla e come nell’inseguimento di Hanson, Ben fa fatica a stare fermo sul sedile.
“Si…comincio davvero a pensare che mi vogliate morto! La Kruger lo guarda strano. Venite sicuramente dalla stessa scuola!”
Il commissario capisce che parla di di lei e Semir e sempre con gli occhi incollati alla strada risponde sorridendo.
“Davvero?! Allora si è divertito, anche se sono riuscita a non distruggere l’auto!”
Ad un bivio Hoffman passa con il rosso e tre auto si scontrano, un furgoncino si ribalta e perde dei boccioni di olio, che si spargono per la strada. La Kruger sbanda ma riesce a passare, mentre le tre pattuglie di rinforzo fanno parecchi testacoda e sono costrette a fermarsi.
Semir si tiene stretto con la mano libera e gli occhi sbarrati.
“Hoffman, credi davvero di poterla fare franca? Ti prenderanno comunque!”
“Forse, ma tu sarai morto!”
Passa dritto come un treno ad un posto di blocco portandosi dietro le auto che fanno da barriera, un tir in fase di sorpasso, gli si para davanti ed è costretto a sterzare, finendo contro un palo. Hoffmann scende di corsa trascinando con sé Semir, che cerca di bloccarlo a terra ma non ci riesce.
Un paio di auto finiscono contro il tir rimasto di traverso nella carreggiata, nemmeno la Kruger riesce ad evitarlo e gli va addosso.
Ben scende di corsa. “Capo controlli che non ci siano feriti…io gli vado dietro!”
Hoffman si dirige correndo verso la campagna, Semir lo strattona e cadono rovinosamente, ma lui riesce a mettergli ancora il braccio attorno al collo e si ritrova faccia a faccia con Ben…
“Allora Jager…che faccio…gli sparo? Gli tiro il collo? Oppure sparo prima a te così non ti disperi!”
Semir lo guarda preoccupato, Ben sembra davvero stanco e affannato. Con la mano sinistra si tiene il torace e con l’altra impugna la pistola, ma non la punta e trema!
“Ti vedo sofferente Jager, lo squarcio nel petto ti fa male? O il dolore lo senti solo nei tuoi incubi!? Sai, ho deciso che lo ammazzerò solo per farti dispetto, oh...sì non ti dimenticherai mai più di me!”
Ben non gli risponde, non lo guarda neanche…
“Vedi Gerkan…il tuo amico non ha neanche il coraggio di guardarmi in faccia, non ha il coraggio di guardare mentre ti spappolo il cervello! Inginocchiati lentamente e metti a terra la pistola.”
Ordina a Ben, che solleva le mani davanti a lui. “Non ucciderlo…ti prego…per favore…”
“Ahahahaha…per favore! Hai sentito Gerkan? Mi sta pregando, il grande poliziotto, quello che doveva mandarmi in galera e buttare via la chiave!”
Ben guarda Semir dritto negli occhi mentre si abbassa lentamente per mettersi in ginocchio e posare la pistola a terra, Hoffman ha un’espressione trionfante…e Semir capisce…
Si abbassa di colpo strattonando Hoffman, Ben si alza improvvisamente e punta la pistola. Anche Hoffman punta l’arma alla tempia del suo ostaggio, ma Ben è più veloce. Lo colpisce alla spalla e cade all’indietro portandosi addosso Semir e Ben si precipita a disarmarlo.
“Semir è tutto a posto!? Silenzio. Semir…rispondi…accidenti dì qualcosa…è tutto a posto?”
“Eeehhh!!! Per poco non mi spappola il cervello…ma se ci tieni che ti dica che è tutto a posto…ok…è tutto a posto!”
Si lamenta Semir e Ben sbuffa. “Dai piantala di fare la vittima, avevi capito benissimo quello che stavo per fare, era l’unico modo. Lo sai anche tu che non ti avrebbe lasciato andare, ormai questo cretino era completamente fuori controllo!”
Hoffman è dolorante. “Hai sbagliato Jager, avresti dovuto sparare più a sinistra e uccidermi.”
Ben libera Semir dalle manette e tiene fermo Hoffman. “Ti meriti l’isolamento, COMMISSARIO, per tutto il male che hai fatto. Io sono contro la pena di morte, è troppo semplice, chiudi gli occhi ed è tutto finito. Invece devi rodere, devi pensare ogni giorno al tuo amico Kroff, a me…e a quello che ti ho portato via…la libertà!”
Arriva la Kruger con i colleghi. “Jager…tutto a posto?”
Ben lo tira su a forza. “Si capo. E’ tutto vostro!”
Lo lascia a due agenti e assieme a Semir si avvicina alla Kruger.
Ma Hoffman non si dà per vinto, nonostante la ferita sanguinante, strattona uno dei due agenti e disarma l’altro puntando la pistola contro Ben. Succede tutto in un paio di secondi. Sentono il rumore dell’arma che viene caricata, Ben e Semir si girano nello stesso momento con le pistole spianate e sparano insieme colpendolo in pieno. Hoffman lascia la pistola, cade prima in ginocchio, poi con la faccia a terra. Restano per un attimo paralizzati a guardarlo, poi Ben gli si inginocchia accanto mentre Semir resta in piedi dietro di lui. Hoffman rantola, un rivolo di sangue viene fuori dalla bocca. Ben lo gira sulla schiena e lui lo afferra con la mano insanguinata per la maglietta.
“Sei stato una spina nel fianco da quella notte…s…sei un bast…bastardo…”
Ben abbassa la testa e gli chiude gli occhi, rimasti sbarrati a guardarlo anche dopo l’ultimo respiro. Semir scuote la testa.
“Qualcuno ha detto pentiti e entrerai nel regno dei cieli, sembra che lui quel giorno fosse disattento! Era veramente marcio, marcio fino al midollo. Nemmeno in punto di morte ha avuto vergogna di quello che ha fatto!”
Ben è ancora in ginocchio accanto a lui, Semir gli mette la mano sulla spalla.
“E’ finita Ben! Andiamo, non merita un altro attimo della nostra attenzione.”
“Chiamate il medico legale e la scientifica, ordina la Kruger agli altri agenti, Jager come si sente?”
Ben continua a tenere gli occhi sul cadavere di Hoffman, in un solo istante rivive gli ultimi tre mesi. Quell’uomo si è macchiato di crimini orrendi, per non parlare del fatto che ha tradito i colleghi con cui lavorava da anni, lo ha quasi ucciso, ha tentato di uccidere Semir…e soprattutto ha fatto rapire Aida. Pensando alla sua principessa nelle mani di quei balordi gli è passato per la mente che avrebbe voluto vederlo morto…e ora che è lì davanti a lui con la faccia nella polvere, non riesce a provare nessun tipo di sentimento.
“E’ strano, dovrei sentirmi meglio, invece non provo niente…completamente niente…vuoto totale!”
“Jager lei è solo stanco. Abbiamo passato ore intense e terribili. Sarà meglio tornare in tribunale a dare la notizia al giudice e vedere di mettere la parola fine a questa storia.”
La macchina di sevizio accartocciata assieme ad altre auto sotto al tir, finalmente strappa a Ben un sorriso.
“Commissario, è riuscita a distruggerla. Brava è stata promossa!”
“Grazie Jager, ora posso ritenermi una della squadra?”
Ben le tende la mano. “Lo è sempre stata capo. Grazie, senza di lei non ce l’avrei fatta. So che è stata dura non stare alle regole…grazie davvero!”
Kim Kruger gli stringe la mano. “Se ripeterà in giro quello che sto per dirle, la mando a dirigere il traffico. Togliendo la preoccupazione per la vita di Gerkan e  Aida, mi sono divertita come una matta!”
 
In tribunale sono tutti in attesa di notizie per la sorte dell’ispettore Gerkan, il governatore cerca di dare coraggio alle mogli dei due poliziotti. Aida non sembra traumatizzata da quello che le è successo, anzi, tiene banco chiacchierando con il giudice a cui sta raccontando tutto nei minimi particolari, gesticolando con le manine seduta sopra al bancone della corte. Andrea la guarda di continuo, non riesce a toglierle gli occhi di dosso.
“Credo che il trauma sia solo nostro, lei non sembra spaventata.”
Il governatore Niman sorride. “E’ una bambina deliziosa, degna figlia dell’ispettore Gerkan, anche se non so perché, ma nel modo che ha di gesticolare mentre parla mi ricorda Jager!” Ridono tutti insieme e Rebecca gli si avvicina.
“Signor governatore, non potrebbe provare a richiamare il commissario Kruger, per avere qualche notizia?”
Aida guarda verso la porta. “Giudice fammi scendere…è tornato il mio papà!”
A quelle parole si girano tutti verso l'entrata. Aida corre verso Semir e si aggrappa alla sua gamba, anche Andrea e Rebecca gli corrono incontro con le piccole in braccio e si stringono tutti insieme così forte che per poco non le soffocano. Rebecca si accorge della macchia di sangue sulla maglietta di Ben, lo guarda spaventata e lui risponde serio alla sua domanda silenziosa. “Tranquilla, non è sangue mio, è finita Raggio di Sole…è finita!”
“Davvero!?”
“Si…davvero, risponde Semir, e per sempre…è morto!”
Dopo un attimo di silenzio Rebecca sussurra. “Dovrei provare sollievo, ma mi sento come se mi fosse stato tolto comunque qualcosa!”
Andrea le prende la mano. “Grazie al cielo non abbiamo perso nessuno e niente di importante, bacia suo marito e Aida, Ben hai davvero un aspetto orribile, dovresti andare a riposare.”
“Si, mi fa male dappertutto!” Si ricordano improvvisamente di non essere soli. Niman, Cox, il giudice e l’avvocato Zorth li stanno guardando teneramente. Ben si avvicina a loro. “Signor Zorth, grazie dal più profondo del cuore!”
“Felice che si sia risolto tutto bene ispettore, sono orgoglioso di aver avuto l’opportunità di conoscerla ed esserle stato di aiuto, perché nonostante la morte di Hanson, lei e il suo collega mi avete comunque ridato fiducia nel mio lavoro.”
Il governatore Niman gli mette una mano sulla spalla. “Il signor Zorth ha ragione. Purtroppo la stampa farà in modo che la gente ricordi solo un poliziotto corrotto, che come tanti  toglie fiducia nelle autorità, invece di ricordare quelli che sono morti e che hanno rischiato di morire per amore della verità e della giustizia. Grazie anche da parte mia!”
Semir è commosso. “Abbiamo fatto solo il nostro dovere signore.”
Niman gli sorride. “Se vuole metterla così ispettore Gerkan, non sarò certo io a dire il contrario. Sarà meglio andare, voi sarete stremati...” Stringono loro la mano e si dirigono verso l’uscita.
“Il governatore ha ragione, dice Andrea, anche le piccole sono stanche, Aida è affamata e Rebecca non chiude occhio da ore.”
Ben la guarda serio. “Davvero hai dato una lampada in testa a uno degli uomini di Hoffman?”
Rebecca annuisce. “Ora dobbiamo comprarne una nuova!”
Andrea si stringe al marito. “Oh, non è necessario, mi hai fatto un favore. Quella lampada era orribile, la tenevo lì solo perché era un regalo di una zia di Semir, ma non mi è mai piaciuta!”
“Aspetta un momento, la blocca Semir, non te l’aveva regalata qualcuno della tua famiglia?!”
Andrea lo guarda seria. “Vuoi dire che ci siamo tenuti quella cosa orribile in casa per anni per non dispiacerci a vicenda e la odiavamo tutti e due?”
Ben sorride. “Ma tu guarda…che teneri che siete! Dai torniamocene a casa.”
Si avviano verso la scalinata, ma Aida incrocia le braccia al petto e resta ferma sul posto. “Ma che fate?! Papà hai sbagliato! Stai portando via Emma!”
Semir guarda la bimba che tra le sue braccia, nella confusione dell’abbraccio hanno acchiappato la prima neonata disponibile.
Opporca! Hai ragione…Ben questa è tua, gliela porge e prende Lili, e questa è mia. Scusa amore di papà…mi sono confuso!”
Scoppiano a ridere e finalmente con tutto il cuore.
Mentre scendono le scale Semir da una gomitata a Ben. “Ehi c’è il tuo amico, aspetto ancora una spiegazione!”
Pauffer si avvicina a loro timidamente. “Ispettore, volevo essere certo che fosse finita bene!”
“E’ finita bene…anche grazie a te Hans, hai davvero rischiato tanto per fare la cosa giusta!”
“Ispettore, lei è stato l’unico da quando sono uscito di prigione, che mi ha guardato negli occhi e mi ha parlato senza pensare che fossi spazzatura! Io ho fatto degli errori ma ho pagato e ora rigo dritto, ma per il mondo sarò sempre feccia. Tranne per lei…e poi c’erano di mezzo le bambine…e loro non si toccano…MAI!”
Guarda le piccole con tenerezza, stringe la mano a tutti, fa un inchino e sparisce, ma senza la solita nuvola di fumo…
“Chi è quell’uomo?”
Chiede Rebecca e Semir fa una smorfia. “Il fotografo…”
“Vuoi dire il fotografo che ha fotografato le piccole? E perché non l’avete arrestato?”
“Boooh! Tuo marito fa il misterioso!”
“Sappiate solo che è un buon diavolo, risponde Ben, in passato ha sbagliato, ma adora i bambini e mi ha aiutato a rintracciare te e Aida…e poi sbaglio o ti ha salvato la vita? Credimi non c’è nient’altro da dire!”
 
Arrivati a casa Semir si dirige nella camera delle piccole. “Ahhh…finalmente! Mi sembra passato un secolo da quando ho messo piede qui a casa l’ultima volta!”
Mette Lili nella culla, Aida si siede sul divano e prende in mano il suo orsetto, Andrea guarda l’altalena in giardino.
“Rebecca ha ragione, ci è stato comunque tolto qualcosa, la certezza di essere al sicuro almeno a casa propria!”
Semir si avvicina e l’abbraccia in silenzio.
Aida sentendo dal salone le parole della mamma, si alza e va in camera da letto, guarda la sua sorellina che dalla culla le sorride, scavalca la sponda del lettino, si corica accanto a lei e la circonda con il braccio. “Non ti preoccupare Lili, a te ci penso io, ti proteggo io!”
Lili la guarda continuando a sorridere e le risponde con un nnghheee e Aida le dà il suo orsetto.
“Già, hai ragione, dobbiamo pensare noi a mamma e papà, sono tanto stanchi!”
Andrea si stacca dall’abbraccio di Semir e si guarda attorno. “Ma dov’è Aida?”
Entrano in camera e la trovano abbracciata a Lili. Si sono addormentate stringendo con la manina lo stesso orsetto.
Andrea le accarezza sulla guancia. “Continuavo ad immaginarmi senza di voi…non riuscivo a pensare cosa ne sarebbe stato di me senza…io non…”
Semir l’abbraccia ancora. “Siamo qui amore. Aida è qui e sta bene, guardala. Dorme tranquilla, si sente al sicuro!”
Andrea sorride tra le lacrime. “Si, con i suoi due eroi si sente al sicuro, hai visto con quanto orgoglio mi ha mostrato come avete legato i cattivi?”
Semir la trascina verso il letto. “Andiamo a riposare anche noi, sono veramente esausto!” Si coricano e si mettono vicini e stretti.
“Non lasciarmi mai…Semir!”… e lui la stringe ancora più forte…
 
Rebecca si sta rinfrescando il viso. Ben la guarda preoccupato. Si muove come un automa e non dice una parola.
“Come ti senti?”
“Sto bene. Ho solo un gran peso dentro e non  riesco a capire perché. Tu piuttosto, dovresti farti visitare dal dottor Swarz, quel livido sotto la cicatrice potrebbe essere pericoloso.”
Emma dalla culla comincia a piangere in modo strano.
“Chissà perché urla così? Non l’ha mai fatto!” chiede Ben e nel frattempo squilla il telefono…


Continua...


Angolo di Rebecca:

Ciao, sono tornata ed ecco che salvo di nuovo Semir...
Ma Emma perchè urla così forte?
Bohhh!
Grazie e al prossimo :)

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Bisogno d'amore ***






P A U R A 
*
Bisogno d'amore
*
12 Capitolo





Rebecca si sta rinfrescando il viso. Ben la guarda preoccupato. Si muove come un automa e non dice una parola.
“Come ti senti?”
“Sto bene. Ho solo un gran peso dentro e non  riesco a capire perché. Tu piuttosto, dovresti farti visitare dal dottor Swarz, quel livido sotto la cicatrice potrebbe essere pericoloso.”
Emma dalla culla comincia a piangere in modo strano.
“Chissà perché urla così? Non l’ha mai fatto!” chiede Ben e nel frattempo squilla il telefono…

Entrano in camera e Rebecca grida terrorizzata. Ben si mette davanti a lei. Un uomo armato tiene Emma in braccio. La tiene così stretta che la piccola grida disperata!
 
Quando sente il vibro del telefono, Semir avrebbe giurato che fossero passate delle ore, invece erano passati solo una ventina di minuti. La stanchezza ha sorpreso lui e Andrea, facendoli addormentare di botto senza neanche accorgersene. Fa un’espressione preoccupata quando vede il numero della Kruger. “Pronto…capo…che succede?!”
“Ho provato a chiamare Jager, ma non risponde. Sto andando a casa sua.”
“Perché?!” Chiede Semir ancora più accigliato.
“Mi ha telefonato Hartmut, ha finalmente controllato la macchina e…non c’era nessun cadavere!”
“Quale macchina? Che cadavere?”
“La macchina con cui è fuggito Hanson.”
Semir chiude gli occhi e sospira. “L’assistente di Zorth? E’ vivo? Crede che voglia portare a termine il lavoro?!”
“E’ probabile! Sto mandando una pattuglia a casa sua Gerkan, ma credo che andrà da Jager. Avverto anche l’avvocato Zorth.”
“Sto uscendo capo, ci vediamo a casa di Ben.”
Andrea ha ascoltato tutto in silenzio e con gli occhi sgranati. “Che succede ancora?!”
Semir è già sulle scale.
“Niente…spero! Resta con le bambine, sta arrivando una pattuglia di guardia, tranquilla!”
 
Ben guarda terrorizzato la sua bambina, che urla tra le braccia del ragazzo.
“Hanson!? Cosa…”
“Sorpresa ispettore! Sono uscito dall’auto prima che saltasse in aria, ma voi eravate così occupati a tenere tutto nascosto, che non ve ne siete accorti!”
Stringe Emma con un braccio e mentre parla, punta la pistola verso Ben disegnando dei piccoli cerchi volanti davantia lui.
“Avanti piccolina non piangere, non è successo niente … ancora!”
Rebecca si stringe al braccio del marito. “Chi è quest’uomo? Che vuole da noi Ben…la bambina…”
“Resta dietro di me Rebecca e non muoverti. Hanson, mettila giù!”
Ma il ragazzo continua a stringere la piccola.
“Lo avevo ritrovato, non si era mai interessato a me, non lo vedevo da anni. Ci siamo incontrati per caso dopo che il signor Zorth è stato assegnato alla sua difesa, avevo la possibilità di aiutarlo, di farmi apprezzare, così ha cominciato a volermi bene. Mi ha voluto bene finalmente! E tu lo hai ucciso!”
Ben è visibilmente confuso. “Ma di chi parli?!”
“Hoffman…Harald Hoffman era mio padre…e tu…me lo hai portato via…di nuovo!”
“Hoffman era tuo padre?!”
“Si…se ne è andato quando ero piccolo e non mi aveva più cercato…ma ora ci eravamo ritrovati…era finalmente fiero di me…tu me lo hai portato via…e io ti porterò via lei…”
Punta la pistola su Emma e Rebecca si lascia sfuggire un urlo. “Nooo…Emma no…la mia bambina…”
Ben continua a tenerla dietro di sé e cerca di prendere tempo e calmare Hanson.
“Era fiero di te? Perché? Perché lo hai aiutato a rapire una bambina? Perché lo hai aiutato a raggirare la legge?”
“Sta zitto…DEVI STARE ZITTO! E’ così piccola…pensa se mi dovesse improvvisamente scivolare dalle braccia…povera piccina…”
“Hanson, tu ce l’hai con me, tu vuoi me. Guardami, devi solo mirare e sparare!”
“No…tu devi vivere…come me. Io senza mio padre e tu senza tua figlia…occhio per occhio…”
Ben solleva un braccio verso di lui, senza però avvicinarsi e tenendo sempre Rebecca al sicuro dietro di sé.
“Hanson, per favore, rimettila nel lettino. Guardala, non capisce neanche il pericolo, vedi non piange più! Si fida di te. Mettila giù, farò tutto quello che vuoi…per favore!”
Hanson non accenna a calmarsi. “No…tu devi soffrire!”
Ben si lascia sopraffare dalla rabbia e gli urla contro.
“Ho già sofferto maledizione! Mi ha quasi ucciso, ho rischiato di non conoscere mia figlia. Hoffman era un uomo orribile. Lo è stato anche con te, ti ha soltanto usato. Quando gli ho detto che eri morto non ha battuto ciglio, non gliene importava niente, aveva solo bisogno di qualcuno che lo aiutasse nel suo piano e tu eri disponibile…e vulnerabile…”
“Sta zitto…chiudi quella maledetta bocca!”
Ma Ben continua imperterrito. “Un padre che ama, non userebbe mai il figlio per i suoi sporchi traffici, sarebbe terrorizzato di saperlo in pericolo, come sono terrorizzato adesso io per mia figlia!”
Hanson lo guarda con gli occhi sbarrati, continua a stringere Emma e a puntare la pistola contro di lui.
“Avevi la stessa espressione di paura nell’ufficio di Zorth, quando cercavi la figlia del tuo collega, perché? Che te ne importava di rischiare la vita. Non era tua figlia!”
“Credi davvero che fosse importante di chi fosse figlia? E’ comunque una bambina! Una bambina in pericolo. Oggi qualcuno mi ha detto che i bambini non si toccano…mai!”
Hanson ha gli occhi pieni di lacrime.
“Tu eri terrorizzato per una bambina che non è tua…e lui…lui non è mai riuscito a volermi bene…e non so nemmeno il perché…mi rifiutava e basta! Mi sono fatto rovinare per un po’ d’amore…amore che non mi ha mai dato…neanche ora!”
“Hanson, rimettila nella culla per favore, sono disposto a fare tutto quello che vuoi, solo non farle del male. Ti supplico!”
Hanson guarda la piccola che, dopo essersi calmata, ha ripreso a ciucciarsi il pollice.
“Forse hai ragione tu…mio padre era marcio…ed io gli ho permesso di farmi ancora del male! Ti meriti di essere amata piccola. Tutti i bambini dovrebbero essere amati…sempre e comunque!”
Punta la pistola e si rivolge a Rebecca.  “Tu…avvicinati…vieni qui…”
Ben la trattiene. “No! Lasciale stare ti prego, qualunque cosa tu voglia vengo io con te.”
Hanson urla ancora più forte. “No…lei…Ho detto vieni qui…” Emma ricomincia a piangere spaventata dalle grida.
Rebecca lo fissa con una strana tranquillità e e si rivolge a Ben.
“Lasciami andare…per favore. Non mi farà del male… ne sono sicura.”
Ben continua a trattenerla per il braccio, la guarda terrorizzato e lei accenna appena un sorriso. “Lasciami passare…”
Si avvicina piano, Hanson allunga il braccio con il quale tiene la piccola. “Tieni…prendila. Avanti prendila…”
Rebecca gli strappa Emma dalle braccia e se la stringe al petto, Ben fa per muoversi ma lui lo blocca ancora con la pistola.
“Non abbandonarla mai…hai capito…non la lasciare mai…promettilo!”
Ben risponde con un’espressione sconcertata. “Lo sai che non lo farei mai!”
Si gira di colpo correndo verso la finestra e si butta di sotto rompendo il vetro.
 “Noooo! Hanson non farlo…” Ben si precipita verso di lui  e con la mano destra lo agguanta per il braccio.
“Misericordia nooo…santo cielo…solleva l’altro braccio Hanson…così non ce la faccio!”
Ma Hanson non lo aiuta, anzi diventa sempre più pesante.
“Lasciami Jager…sono marcio come lui…l’ho capito solo ora. Lasciami morire prima che faccia veramente del male a qualcuno…”
“No! Non ci penso proprio. Accidenti alza l’altro braccio…non riesco a tenerti con una mano sola…aggrappati…”
Dalla finestra Ben vede arrivare i colleghi. Semir si precipita in casa e sale su in camera.
“Semir aiutami…fa presto…non lo tengo più!”
Il collega si sporge e gli tende la mano. “Avanti aggrappati, che aspetti?”
Hanson continua a piangere disperato. “Non merito di vivere…volevo fare del male ad una bambina!”
“Ma non lo hai fatto. Gli grida Ben, tu non sei come lui. Non permettergli di rovinarti anche dalla tomba, non ne vale la pena, non se lo merita!”
Hanson lo guarda con le lacrime agli occhi. “Lo credi davvero?”
“Non ti terrei così stretto se non lo credessi davvero!”
Semir riesce a sporgersi di più e lo afferra. Lo tirano su e cadono seduti a terra, ansimanti.
“Ok…ora vuoi spiegarmi che succede? Chiede Semir, mentre cerca di riprendere fiato. Perché è venuto a suicidarsi nella tua camera da letto? E perché noi lo abbiamo salvato?”
La Kruger entra nella camera insieme a Zorth che gli corre incontro e lo abbraccia affettuosamente.
“Hanson, ragazzo mio, sei vivo…che gioia!”
Hanson continua a piangere disperato. “Dovevate lasciarmi morire…sono un poco di buono…come mio padre...”
Semir guarda Ben. “Suo padre!? Ma di chi parla?”
“Hoffman. Era suo padre, per questo lo ha aiutato, si è servito di lui.”
L’avvocato Zort continua ad abbracciarlo. “Hanson tu non sei un poco di buono. Grazie al cielo non hai fatto male a nessuno, hai fatto un grosso errore ma nulla di irreparabile. Se l’ispettore Jager è stato capace di salvarti la vita e perdonarti, tu puoi perdonare te stesso e darti un’altra possibilità…e se me lo permetterai io ti starò vicino.”
“Avvocato io l’ho tradita…”
“Hai tradito soltanto te stesso. Se è affetto che cerchi da una vita, sappi che in me lo hai trovato!”
Lo abbraccia ancora come farebbe un padre, la Kruger si avvicina e lo ammanetta, mentre si dirigono verso l’uscita Hanson si rivolge  ancora a Ben.  “Hai fatto una promessa!”
Rivolge lo sguardo su Emma e Ben fa lo stesso. “Morirei per lei!”
Si abbassa accanto a Rebecca, che si è seduta a terra accucciata contro il muro senza riuscire a muoversi, trema ancora e stringe Emma che continua a piagnucolare, la tiene stretta senza dire una parola.
Semir si china vicino a loro. “State bene? Non ha fatto del male alla piccola?! Per favore Ben rispondi, Emma sta bene?”
“Stiamo bene Semir…ma come avete fatto a sapere che era qui!”
La Kruger nel frattempo è rientrata e spiega come sono andate le cose.
“Hartmut ha controllato la macchina e non c’era nessun cadavere. Non ho ancora capito una cosa, perché è venuto qui con l’intento di vendicarsi e poi invece ha tentato il suicidio?!”
Ben risponde senza togliere lo sguardo da sua moglie e sua figlia.
“Era sempre stato rifiutato come figlio, credeva di doversi pagare l’amore del padre compiacendolo, ma si è reso improvvisamente conto di essere stato usato e non ha retto. Sono riuscito ad prenderlo per un pelo.  Fa una pausa e accarezza Emma. Quell’uomo era un mostro, ha fatto un mucchio di vittime, ha ucciso anche lui dentro l’anima.”


Continua...


Angolo di Rebecca:

Forse è finita! Forse finalmente è davvero finita!!!
...E forse è finita anche la storia, il prossimo sarà l'ultimo capitolo.
Perciò vi aspetto all'epilogo, se ne avete voglia, intanto grazie :D

Ho pensato di farvi conoscere Emma e Lili :>


Emma   Image and video hosting by TinyPic Lili Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** L'Amore vince ogni paura! ***




Hanson si rivolge  ancora a Ben.  “Hai fatto una promessa!”
Rivolge lo sguardo su Emma e Ben fa lo stesso. “Morirei per lei!” 



P A U R A 
*
L'amore può vincere ogni paura!
*
13 Capitolo




Quando i colleghi vanno finalmente via è sera inoltrata. La Kruger si sincera ancora una volta che stiano tutti bene.
“Jager è davvero sicuro che non avete bisogno di un dottore?”
“No capo, stiamo bene, almeno fisicamente!”
“Bene allora vado anch’io, è stata davvero una lunga giornata. Gerkan lei viene con me?”
Semir è titubante, teme che l’amico possa ancora avere bisogno di lui.
“Vi posso lasciare? Insomma se vuoi posso restare ancora un po’! Ho appena finito di parlare con Andrea, è preoccupata per voi!”
Ben gli mette una mano sulla spalla.
“Grazie Semir, non serve. Va a casa, torna dalla tua famiglia, le hai lasciate sole già abbastanza.”
Semir bacia Emma e le accarezza i capelli. “D’accordo…sogni d’oro piccola Jager. Cercate di riposare anche voi, stavolta dovrebbe essere finita davvero!”

Si ritrovano finalmente soli e in silenzio. Ben guarda sua moglie, la fa alzare dall’angolino in cui si è accucciata e le prende la piccola dalle braccia.
“Penso io a Emma, cerca di rilassarti. Ti ci vorrebbe un bagno caldo, così magari smetti di tremare!”
Lei gli lascia prendere la bambina ma non risponde.
Era stanco, gli faceva male il petto, ma più di ogni altra cosa gli faceva male vedere la sua Rebecca inerme, incapace di parlare o gridare, lo guardava come se avesse davanti uno sconosciuto. Le prende il viso tra le mani.
“A volte credo di non riuscire ad esprimere realmente quello che provo per te, quello che sei veramente per me. Vorrei che potessi vederti con i miei occhi per riuscire a capire fino a che punto tu sia la vita per me. Tu e Semir siete stati la mia roccia e io mi ci sono aggrappato per non cadere, ma anche le rocce si possono sgretolare. Per tutto quello che è successo in queste settimane e fino a poco fa,  avresti tutto il diritto di andartene e starmi il più lontana possibile. Lo leggo nei tuoi occhi che vorresti scappare via, per colpa mia per poco non abbiamo perso Emma, questo tuo silenzio è peggio che se mi urlassi contro. Se tu volessi farla finita con me, se volessi portare Emma lontana da me io lo capirei, ma ne morirei…” Queste ultime tre parole le pronuncia in un sussurro…
Lei gli mette una mano sul viso,  avrebbe voluto dirgli che sapeva quanto lui l’amasse e quanto avesse sofferto in quelle ultime ore. Invece lo guarda con quei suoi occhioni meravigliosamente verdi e l’unica cosa che riesce a rispondere è una frase qualunque.
“Hai ragione, ho davvero bisogno di un bagno caldo…” ed esce dalla camera.
In quel momento Ben si sente trafiggere ancora. Gli occhi di Rebecca hanno perso improvvisamente lo splendore. Ha resistito per tre lunghi mesi, ma in sole 24 ore ha perso la gioia. Si sente sconfitto! Hoffman è riuscito nel suo intento, l’ha distrutto nella cosa più importante, la sua famiglia…
Emma si è finalmente calmata, la mette nel lettino e le si siede vicino, si appoggia sulla sponda della culla e con la mano l’accarezza delicatamente per tutto il visino. Lei ne è felice, sgambetta e ride. Improvvisamente Ben si sente fragile e vulnerabile come la bambina che sta guardando e finalmente trova la forza di sfogare con le lacrime la paura che ha provato in quelle ultime ore, per Aida, per Semir…e per ultimo il terrore che potessero portarle via sua figlia. Senza Emma, senza Rebecca ne è sicuro, non potrebbe vivere. Si asciuga gli occhi e sorride sfiorandole il nasino.
“Sei la mia vita, lo sai? Tu e la tua mamma siete tutta la mia vita!”
Mentre prepara il bagno Rebecca sente la voce di Ben, immagina che sta per fare una delle sue discussioni importanti con la figlia e si avvicina per ascoltare meglio. Le piace sentirlo parlare a Emma.
“Sai, quando ti immaginavo, ho fatto un errore madornale. Gli occhi non dovevo disegnarteli come quelli di mamma, era meglio farteli venire come i miei. Rebecca corruga la fronte. Non perché non siano belli, al contrario. Sono troppo belli…e pericolosi. Fra una quindicina di anni mi darai il tormento, perché io lo so cosa fanno questi occhi quando ti ci perdi dentro. Rebecca sorride, ricordando il loro primo incontro, fatto solo di sguardi... I miei invece sono meno pericolosi, anzi sai che ti dico? Ho sbagliato tutto, avrei dovuto immaginare un maschietto, mi avrebbe dato meno palpitazioni.”
Emma lo ascolta attentamente ciucciandosi il pollice, come se capisse che il suo papà le sta dicendo una cosa davvero importante e dolcissima.
Rebecca si allontana dalla porta e lascia che Ben prosegua la sua discussione con Emma in privato, entra nella la vasca, si lascia coccolare dall’acqua calda e si guarda le mani. Tremano ancora! Ripensa anche lei alle ultime settimane. Rivede Ben in un letto del reparto di terapia intensiva. Ha rischiato di perderlo! Le è impossibile riuscire a pensare di non sentirgli dire mai più " ciao Raggio di Sole", di non essere più abbracciata da lui, baciata da lui o anche soltanto guardata da lui. Risente il pianto di paura della sua Emma tra le braccia di quel ragazzo, che meno di un’ora prima ha tentato di farle del male e si rende conto improvvisamente che sta singhiozzando. Le lacrime cariche di paura e di dolore, scivolavano nell’acqua come per liberarla finalmente da quel peso enorme che sente dentro. Si mette le mani ancora tremanti sul viso e resta così per un tempo interminabile.
Quando finalmente rientra in camera, Ben e la sua bambina stanno dormendo. Emma nel suo lettino, mentre tiene stretto con la manina il dito del suo papà e lui con la testa appoggiata alla sbarra del lettino. Resta a guardarli e cerca di ricacciare indietro le lacrime. Tutta la sua vita è lì davanti a lei. Avrebbe fatto qualunque cosa per loro. Ben sarebbe tornato al lavoro e tutto sarebbe stato come prima…ansia…paura…ogni giorno! Ma non gli avrebbe mai chiesto di lasciare perdere, la sua vita era quella e lei lo aveva accettato perché lo ama. Poco prima un uomo le ha puntato la pistola addosso e lei gli è andata incontro senza esitare. Era disposta a morire per Emma e per suo marito, solo e semplicemente perché li ama!
Si avvicina e gli accarezza i capelli, lui apre gli occhi e l’abbraccia appoggiandole la testa sul cuore.
“Sono esausto, mi fa male dappertutto…” Senza alzare lo sguardo le sussurra. “Non sopporto di vederti piangere…”
Lei continua ad accarezzargli i capelli…e finalmente ricomincia a parlargli.
“Un poliziotto ti ha quasi ucciso e l’unica cosa che fai da quando è successo è chiedere scusa, come se la colpa di tutto fosse tua. Ben sei tu che dovresti vederti come ti vedo io, tu dovresti vederti con i miei occhi, per capire quanto certe volte puoi essere così disarmante. Tutto quello che fai o dici è rivolto a qualcun altro, a me, a Emma, a Semir, a tutti quelli che ti sono stati vicino. Continui a pensare che devi qualcosa a ognuno di noi, non riesci a capacitarti del fatto che chi ti è stato vicino giorno e notte in quella stanza all’ospedale, lo ha fatto perché ti vuole bene, perché tu avresti fatto la stessa cosa per ognuno di loro. Perfino Aida non ha mai dubitato di te. I bambini reagiscono a pelle, ogni suo abbraccio, ogni suo sorriso rivolti a te, sono perché te li meriti…”
Ben solleva la testa e la guarda con le lacrime agli occhi.
“Ci sono cose che distruggerebbero chiunque, prima quando Emma era in pericolo, tu saresti voluta scappare!”
“E tu no? Tu non eri terrorizzato? Quando eri in coma la cosa che mi spaventava di più, era che un giorno non sarei riuscita a spiegare a Emma quanto tu l’abbia amata ancora prima che venisse al mondo. Credi davvero che la priverei di tutto questo? Hai tanto di quell’amore nel cuore Ben, che tutto il resto non conta. Io non potrei mai andarmene solo perché ho paura, io ti amo! Possiamo avere paura di tutto, ma non che l’amore non sia la cosa più importante. Hanson si è lasciato distruggere per una incontenibile fame di amore e noi siamo fortunati perché ne abbiamo da vendere. Gli prende il viso tra le mani... e non riesco a capire come possa avere pensato che io volessi andarmene lontano da te.”
Mentre parla le guance riprendono colore e gli occhi brillano come il giorno in cui guardandola all’improvviso, si è perso all’interno di quel verde limpido e intenso. In quel momento riesce perfino ad immaginarla mentre fracassa una lampada sulla testa di un balordo. Lei continua a parlare, dopo tanto silenzio le parole le vengono fuori come un fiume in piena.
“Se avessi lasciato morire quel ragazzo, mi sarei chiesta chi è l’uomo che dice di essere mio marito. Ma lo hai tirato su, hai provato rabbia per il suo dolore.
Questo è l’uomo che ho sposato!
Forse sei ancora convinto che siano meglio le dimissioni, ma se ci pensi bene sei già tornato al lavoro. Oggi hai agito esattamente per quello che sei, un poliziotto! Credo che non ci sia nient’altro da dire, tranne che sono esausta anch’io e voglio mettermi comoda a letto, abbracciata al mio uomo prima che Emma reclami il suo pasto notturno.”
Ben le risponde stupito. “Abbracciata al tuo uomo?!”
“Si…al mio uomo, a mio marito, al mio migliore amico, al padre di mia figlia, a te che sei tutte queste cose insieme e anche di più e non te ne accorgi nemmeno!”
Si coricano e si tengono stretti in silenzio per parecchi minuti. Ben è orgoglioso della donna che stringe tra le braccia. A guardarla sembra fragile e impaurita, ma l’amore le da la forza e il coraggio che ha dimostrato in quei tre mesi fino a quella sera. Lo stesso amore che ha dato a lui la forza di lottare per continuare a vivere.
“Hai ragione tu, non credo che mi dimetterò. Credo che quando sarò di nuovo in forma tornerò al lavoro, voglio riprendermi la mia vita…la nostra vita.”
“Non avevo dubbi. Risponde lei accarezzandogli il viso. Basta con gli incubi e basta con i fantasmi. Facciamola finita, da stanotte si torna a vivere.”
“Il mio Raggio di sole. Cosa farei senza di te?!”
“Saresti perso! Sorride e lo abbraccia più forte. E io sarei persa senza di te! Comunque non è vero che i tuoi occhi non sono pericolosi…dipende da chi li guarda!”
Ben fa una delle sue faccette strane perché non riesce a capire, ma poi ci arriva. “Che fai, origli dietro le porte adesso?”
Lei ride arricciando il naso. “Si…e non provo nessuna vergogna!”
Ben le fa il solletico. “Non dovresti ascoltare di nascosto i segreti che ho con mia figlia.”
“Tua figlia ehhh!?”
Lui comincia ad accarezzarla e baciarla…
Rebecca sorride. “Non eri stanco morto!”
“Non so…comincio ad avere una ricarica di energia! Evidentemente sei un’ottima fonte!”
Le slaccia lentamente la camicia da notte, la guarda intensamente e lei ricambia lo sguardo con la stessa intensità e gli occhi lucidi…
“Ma come fai?” Le sussurra Ben accarezzandola.
“A fare cosa?!”
“Ad arrossire ancora quando ti guardo. Come la prima volta…”
“Forse perché quando mi guardi così, mi fai sentire come se lo facessi per la prima volta! Lo bacia. Promettimi che il tuo sguardo non cambierà mai,  perché se un giorno dovessi smettere di guardarmi così, allora si che me ne andrei lontano da te. Non dobbiamo mai dare niente per scontato!”
“Lo sai che ti amo?!” Chiede lui sempre sussurrando e lei risponde con lo stesso sussurro.“L’ho sentito dire!” sorridono…
“Questa è l’unica cosa scontata nella nostra vita Rebecca, questo sarà sempre come la prima volta.”
Si baciano appassionatamente…
Ben da un’occhiata veloce ad Emma. “Non guardare Pasticcino, questo programma è solo per adulti!”
Ma la piccola dorme tranquilla. Mancano ancora un paio di ore buone prima che reclami la mamma tutta per sé…e chissà, magari dopo la giornata stressante che ha avuto, potrebbe perfino decidere che dormire, per quella sera, sarebbe stato meglio che distogliere mamma e papà dal loro programma da bollino rosso!
Si abbracciano e si baciano per un tempo indefinito, dopo tanto tempo si ritrovano finalmente l’uno dentro l’altra, provando la stessa emozione e la stessa sincronia perfetta della prima volta. Continuano a tenersi stretti e a guardarsi negli occhi, in quel momento sono di nuovo vivi. Le cose terribili successe negli ultimi tre mesi sono sparite. E’ rimasta soltanto Emma, la cosa più bella del mondo. Le ultime 24 ore sono solo un lontano ricordo. Esistono solo loro due. Non ci sono nemmeno le pareti che li separano dal resto del mondo. All’improvviso sono in spiaggia, sotto le stelle, sotto una famosa barca a due piazze che in una notte stellata li ha visti abbracciati nello stesso modo, per dare la vita al frutto del loro amore. I sospiri sono silenziosi, per non svegliare Emma e quei gemiti soffocati si rivelano  ancora più eccitanti. Quando finalmente si calmano Ben stringe Rebecca su di sé, ancora pelle contro pelle, continuando a perdersi in quegli occhi verde smeraldo. Lei gli appoggia il viso sul torace e sfiora la cicatrice.  “Non ti fa più male…vero?”
“No…non più. Però sono stremato, in fondo sono ancora in convalescenza, questi due giorni sono stati estenuanti…e poi sono passati tre mesi da quando abbiamo fatto follie l’ultima volta…mi hai distrutto!”
“Tre mesi, dodici giorni…e qualche ora…e se vuoi ti faccio anche la conta dei minuti e dei secondi.”
Solleva la testa verso di lui e si baciano ancora.
“Addirittura i secondi! Esclama Ben. E vuoi rifarti di questo tempo tutto in una notte?”
“Per tutte le notti…notte dopo notte…una dopo l’altra…”
Continuano a baciarsi e ad accarezzarsi e si lasciano andare stanchi, felici e appagati. Si addormentano così, uno dentro l’abbraccio dell’altra, una cosa sola. Niente incubi. I fantasmi sono spariti, uccisi da quell’amore, da quella passione, che li avrebbe tenuti abbracciati così per il resto della vita!

*FINE*


Angolo di Rebecca:

Stavolta è davvero finita!
E' finito l'incubo per i nostri eroi ed è finita questa storia che per Ben è stata davvero stressante e deleteria...
(Ok, lo è stata anche per me che l'ho inventata :)
Mi resta solo ringraziare le mie due assidue lettrici Chiara e Sophie, 
sempre pronte a parole dolcissime e bei complimenti.
GRAZIE!
Per il momento con Ben e semir mi fermo qui
con una specie di "e vissero felici e contenti!
sono impegnata con l'altro mio mito (Castle)
se vi va potete trovarmi nell'altro fandom.
Grazie di cuore anche a chi ha solo letto
A presto...io ci sarò a leggere le vostre prossime storie :))

 
Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=880100