Say that you love me.

di Sirio J Dawson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il provino. ***
Capitolo 2: *** Passo o non passo? ***
Capitolo 3: *** Nuvole e lenzuola. ***
Capitolo 4: *** Le tue labbra sono la mia più grande debolezza. ***
Capitolo 5: *** E' come se un angelo venisse e mi portasse in paradiso. ***
Capitolo 6: *** All I want is you. ***
Capitolo 7: *** This thing we call love. ***
Capitolo 8: *** Can you felling love tonight? ***
Capitolo 9: *** Epilogo; Never say never. ***



Capitolo 1
*** Il provino. ***


 Ciao, sono Lucinda ho 16 anni, e vivo a Los Angeles, ho tante passioni tra cui il canto.
Frequento una scuola molto in voga in questa città.
E’ lì che ho imparato a cantare da quando avevo 6 anni.
Il mio sogno sarebbe incidere un disco con un cantante giovane…
 

 
Cancellai tutto quello che avevo scritto.
Mi sembrava davvero bimbominchioso, da come lo avevo scritto appariva un motivo di vanto, ma in realtà non era affatto così.
Io forse sono l’ultima persona in tutta l’America a potermi vantare, non sono il tipo.
 Mi alzo di mala voglia dal mio letto, mi infilo le pantofole e vado verso la porta.
 
- Luce, non puoi capire chi ci ha contattato ora.- disse mia madre eccitata.
- Chi ti ha chiamato?- parlai quasi scocciata, avevo sonno, volevo dormire.
- Lucinda, la scuola di canto mi ha detto che ti hanno scelta per un provino…-
mia madre si sciacquò le mani dopo aver panato alcune cotolette e mi fissò aspettandosi una mia reazione.
La mia espressione da assonnata divenne un sorriso quasi malefico.
- Mamma dici sul serio, perché se è così, è meraviglioso.- dissi quasi  sull’orlo del pianto urlando come un’ossessa.
- Domani niente scuola, i provini si terranno alle 10.30.- mia madre era soddisfatta di me. Mi guardava con dolcezza.
- Okkey, vado a dormire, sono le 23.30, sono molto stanca, a domani!- le baciai la fronte, e salii le scale, non vedevo l’ora!.
 

                                                 * * * * *
 

Mia madre alzò la tenda, guardai l’orologio erano le 9 meno 5 era tardissimo, io ci metto almeno un’ora per fare tutto ciò che una ragazza che si deve presentare ad un provino deve fare.

Fui pronta dopo un po’, mia madre era già pronta, con le chiavi in mano, appena mi vide spalancò la porta e ci avvicinammo alla macchina.
Ero nervosa, molto nervosa, non sapevo che giuria mi sarebbe capitata ne tanto meno se sarei stata capace di passare quella prova.
Mentre mi mangiavo le unghie dalla tensione la macchina si fermò, eravamo arrivate.
- Eccoci amore.- disse la guidatrice.
- Mamma non me la sento torniamo a casa!- volevo morire, l’ansia era troppa.
- Non se ne parla nemmeno, siamo qui, e ora entriamo da quella porta altrimenti mi senti!- sapevo che lo faceva per invogliarmi ad entrare, ma sul serio, non ce la facevo.
 
Dentro c’era un’atmosfera troppo irreale, mi stavo sentendo male, lo stomaco mi si contorceva dal nervosismo.
Aspettammo lì per una quindicina di minuti, poi chiamarono il mio nome.
Mia madre mi fece l’occhiolino, ed entrai.
Prima avevo visto ragazze che piangevano, la giuria era severa, lo sapevo me lo sentivo…
 
- Buongiorno e ben arrivata…- disse una donna magra dai capelli lunghi, evidentemente era una critica. Solo dopo la riconobbi, era la giornalista della sezione musica su un magazine per ragazze.
Poi c’era un ragazzo biondo, con gli occhi color del caramello, ecco perché piangevano le candidate prima di me, avevano visto lui: Justin Bieber.
 
* Angolo dell’autrice. *
 
Eccomi con la mia nuova FF u.u.
Questo è l’inizio, dovevo incominciare in qualche modo no?
Ebbene eccoci qua! Spero che vi piaccia, lasciate tutte le recensioni che volete, mi raccomando :3
Un Bacione!
 
Sirio Dawson.

 

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Capitolo 2
*** Passo o non passo? ***


  

Passo, o non passo?
 

 
Ero ancora più nell’ansia, ora che c’erano delle persone importanti a giudicarmi mi sentivo ancora più emozionata.
- Allora cosa ci porta questa bella ragazza?- disse il canadese con fare scherzoso.
Voleva mettermi a mio agio, lo sapevo, si capiva, era quasi scontato.
Se qualche ragazzina avrebbe pensato che quel: “ questa bella ragazza” fosse un tentativo per rimorchiare forse aveva capito male.
Mi stavano fissando, non avevo risposto alla domanda.
- Ehm, si scusatemi, canterò un pezzo di I’m alive, di Celine Dion.- le parole mi uscirono quasi le avessi imparate a memoria.
- Oh benissimo, mi piace Celine Dion, è canadese come me!- aveva un sorriso paradisiaco.
- Se vuoi iniziare, noi siamo qui. Ma prima dicci il tuo nome. – la giornalista voleva arrivare al dunque. Si vedeva che aveva accettato per qualche clausola sul contratto.
- Si, io mi chiamo Lucinda.- troppo timida ed impacciata, meno male che c’era Justin che ogni tanto mi faceva sorridere facendo qualche smorfia.
- Bene, dai incomincia e dai del tuo meglio!- disse Justin, regalandomi un sorrise a 32 denti.
- Va bene…- era venuto il mio momento incominciai.
 
When you call on me
When I hear you breathe
I get wings to fly...
I feel that I'm alive

When you look at me
I can touch the sky
I know that
I'm alive.

 
Justin si dondolava al ritmo della mia voce ed ogni tanto mi sorrideva, mentre quella scorbutica della giornalista muoveva leggermente le labbra sussurrando le parole.
- Okkey, può bastare.- disse la critica aspramente.
- No, è già finita?- Justin si rattristò per un momento, poi tornò sereno.
- Credo che sia stato un azzardo portare ad un provino una canzone di Celine Dion. Sappiamo tutti che ha un timbro di voce molto ricercato, quindi credo che tu abbia osato un po’ troppo, ma nel complesso va bene.-  la critica non mi piacque particolarmente, ma mi aveva detto si, già era un grande passo avanti.
- Io credo che abbia interpretato molto bene la canzone, è molto diversa dalle altre ragazze, che hanno portato canzoni piuttosto elementari, per me va più che bene!- disse entusiasta rivolgendomi un sorriso.
- Quindi passo per lo stage?- sussurrai quelle parole, non volevo sembrare presuntuosa.
- Certo, ti seguirò io nel tuo percorso musicale!- mi fece un occhiolino, si alzò dalla sedia mi venne incontro abbracciandomi sotto gli occhi sconcertati della collega.
Mi lasciò andare e uscimmo dalla porta, salutai la giornalista con un – Arrivederci- molto timido, ora mi importava ciò che Justin mi avrebbe detto.
Mia madre mi aspettava facendo un’enigmistica, aveva gli occhiali scesi sulla punta del naso, si girò e ci vide, subito le comparve un sorriso che mi fece sorridere a mia volta.
- Quella signora è tua madre?- Justin interruppe così il silenzio che si era andato a creare.
- Si, lei è mia madre!- dissi sorridente.
Andavo molto fiera di mia madre, era una donna rispettabilissima.
- Piacere signora, io sono Justin Bieber e sarò il coach che seguirà sua figlia Lucinda nello stage.- mi fece l’occhiolino mentre protese la mano  verso la mia mamma.
- Oh, piacere Justin, io sono Karina, piacere di conoscerti!- si sorrisero a vicenda, le stava simpatico, e io ne ero più che felice.
- Bene, io devo andare, ti lascio ai tuoi allenamenti vocali con il tuo maestro, fammi sapere!- mi diede un bacio sulla fronte e si avviò verso la porta.
- Ma come già iniziamo?!- soggiunsi io, quasi scandalizzata.
- Certo, non dura all’infinito questo stage, vieni ti porto nella mia camera, o meglio, nella nostra camera, visto che siamo quasi coetanei ho pensato che potrebbe andare bene.- mi prese la mano, e solo allora mi resi conto che quel edificio dove si tenevano le audizioni era un Hotel.
 - Dai su, parlami, dimmi qualcosa, conosciamoci un po’!- disse lui con tono entusiasmante.
- Oh scusami è che sono disorientata, poi stare a stretto contatto con un ragazzo così famoso ed in vista mi mette leggermente a disagio..- non mi fece finire la frase che poggiò l’indice sulle mie labbra in segno di stare in silenzio.
- Non ti preoccupare baby, è tutto normale, ti capisco, per scioglierti un po’ che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa, qui in questo hotel cucinano piuttosto bene, ma prima ci andiamo a preparare, che ne dici?-  mi sembrava un’idea bellissima, annuii.
Ci fermammo e arrivammo alla stanza numero 24, prese le chiavi e le inserì nella toppa, spalancò la porta e mi fece entrare.
Che bell’ambiente, era stato così carino da farmi portare già le valige in camera!
Aveva pensato a tutto per farmi sentire a mio agio.
- Ehì baby, a che pensi?- mi faceva venire la pelle d’oca quando mi chiamava ‘baby’.
- A nulla, solo a quanto poco mi conosci, ma già ti prendi tante accortezze per me. – dissi sinceramente guardandomi la punta dalle scarpe.
Neanche il tempo di rialzare lo sguardo, che lui si stava apprestando a sfilarsi la maglietta.
Stavo quasi per urlare quando mi guarda divertito.
- Che c’è?- si mette a ridere come un ossesso, sfilandosi completamente la maglia.
-DIO BUONO!- mi uscì di riflesso.
- Lucinda ma che dici!- continuò a ridere. La ridarella da lui passò a me, così ridemmo insieme per circa un minuto.
- Okkey, ora basta Luce, facciamo i seri e prepariamoci.- mi sorrise nuovamente e si avviò verso il bagno.
- Senti Justin quanto ci metti a fare la doccia?- dissi timidamente.
- Poco baby non ti preoccupare!- strillò per farsi sentire, visto che aveva aperto l’acqua della doccia.
Dopo una ventina di minuti lo vedo spuntare dalla porta del bagno.
Mi verrebbe da ridire quel Dio buono, ma non volevo fare la figura della maleducata.
Cercai di addormentarmi, perché ero veramente molto stanca.
Dopo poco sentii una mano fredda toccarmi una guancia.
Era lui, sentivo i suoi occhi fissarmi.
- Luce, che ti sei addormentata?- mi disse dolcemente.
Riaprii gli occhi, e lo vidi seduto accanto a me, che mi guardava con un sorriso meraviglioso.
- Ti sei svegliata piccola.- piccola? Come PICCOLA?
O mio dio, mi prese il batticuore, sgranai gli occhi.
- Mi hai chiamata piccola?!- lo fissai negli occhi, forse troppo glacialmente.
- Hai ragione scusami, forse ti da fastidio tutta questa confidenza e…- si vedeva che mi stava chiedendo scusa, ma io lo fermai.
- Justin, il mio non era un rimprovero, nessun ragazzo mi aveva mai dato un soprannome, quindi la mia è stata una reazione di riflesso, perdonami tu di averti risposto così sgraziatamente.- non volevo mettere in tensione il nostro rapporto appena andatosi  creare.
- Davvero Piccola?- disse il canadese guardando fuori dalla finestra.
- Si, dico davvero.- gli sussurrai mentre si sdraiò su di me mettendomi le mani attorno ai fianchi per abbracciarmi.
- Fammi sentire l’infinito baby. – il suo corpo sul mio era un qualcosa di straordinario. Un bacio, due, poi niente più.
 
 

* Angolo dell’autrice *
 

 
Okkey, adesso mi frusterete a morte, avete ragione si conoscono da manco un’ora e già fanno sto bordello.
Li conoscete i colpi di fulmine? Bhè questo è uno di quelli.
Spero comunque che vi piaccia, lasciate delle recensioni. :3
Una bacio:

Sirio Dawson.

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Capitolo 3
*** Nuvole e lenzuola. ***


 Nuvole & Lenzuola.
 

 
 
Ogni singolo bacio mi faceva rabbrividire.
Si notava tanto che non ero mai stata fidanzata, eppure non mi fece nessuno domanda al riguardo.
Restammo a coccolarci  mi piaceva, tanto.
E’ vero, non ci conoscevamo da molto, direi che non erano neanche ventiquattro ore, ma infondo non stavamo facendo niente di male, erano solo timidi gesti d’affetto, niente di più.
Si notava che Justin era un ragazzo serio.
Non era uno di quelli che andavano subito al dunque.
Ogni tanto diventavo rossa, uno dei tanti miei difetti, non lo sopportavo.
Justin me lo fece notare, era stato delicato anche in questo, mi paragonò ad una fragola.
Io li per lì non capii, poi compresi.
Mi maledissi per questa mia reazione, tanto che mi riparai sotto le lenzuola.
- Dai Luce, vieni fuori.- disse lui punzecchiandomi con un dito sulla pancia.
- No Justin, non sopporto che io diventi rossa in viso, mi sento ridicola!- parlai così velocemente che fui costretta a ripetere.
Ecco un altro dei miei difetti, dico le cose così veloci che gli altri mi guardano con gli occhi da merluzzo, cosa che io detesto.
Lui sorrise dolcemente.
- Va bene Luce, se non vieni con le buone, rimangono solo le cattive…- aveva un tono di sfida.
- Justin non fare cazzate!- gli dissi in un tono che sembrava tutto tranne che severo.
- Justin il solletico NO!- cercai di supplicarlo ma non ci fu verso.
- Lo hai voluto tu!- mi fece notare dolcemente.
Dopo una decina di minuti di risate a crepapelle, e dopo essere caduti giù dal letto, Justin mi spinse a guardare le nuvole.
- Guarda che forme strane che hanno queste nuvole.- disse dandomi un bacio sul collo.
Io ne indicai una che assomigliava vagamente ad un cuore.
- Justin non ti pare che quella nuvola sia simile ad un cuore?- gli sussurrai all’orecchio ricambiando il bacio.
- Si hai ragione è gigante! E sai una cosa?- si voltò verso di me aspettandosi una risposta.
- Che cosa?- mi guardava con degli occhi così espressivi che mentre parlavo lo fissavo perennemente.
- Così è diventato il mio cuore appena ti ho vista.- questa non me l’ha aspettavo, davvero.
Mi aveva detto di tutto fino al quel momento, ma questa era stata la cosa più bella, una lacrima mi scese dal viso, lui se ne accorse e me la asciugò.
- Piccola che cosa ho detto che ti ha fatto piangere?- mi abbracciò forte, mi prese in braccio e ci sdraiammo sul letto.
- Nessuno mi aveva mai detto cose così romantiche in vita mia.- mi strinsi forte a lui, il suo profumo era una droga per me.
Mi diede un bacio, adoravo i morsi che mi dava.
Non mi faceva male assolutamente, era la delicatezza fatta persona.
- Piccola ma noi non dovevamo andare a cenare?- guardò l’orologio, erano le 21.30, eravamo n netto ritardo, il ristorante chiudeva alle 22.00.
- Io vivo di te, non ho bisogno d’altro!- non mi riesce sempre di dire ciò che penso, ma stavolta c’ero riuscita.
Justin mi guardò quasi sorpreso.
- Preferiresti rimanere qui con me e morire di fame?- mi chiese incredulo.
- Sì, stare senza di te è come stare in alto mare, solo tu mi puoi salvare- queste parole mi uscirono spontanee.
Ad un certo punto si mise a cantare:
 

I never understood you when you say
Wanted me to meet you half way
I felt like I was doing my part
You kept thinkin you were cummin up short
Its funny how things change how I feel…
 


Era dolcissimo, riconobbi il pezzo, OVERBOARD, una delle canzoni più belle che Justin abbia mai cantato.
Io continuai:
 

So crazy Its this thing we call love
And now that weve got it we just can’t give up
I’m reaching out for you
Got you out here in the water and i’m…

 
- Facciamo un patto?- disse lui accarezzandomi una guancia.
- Si dimmi…- non sapevo dove volesse arrivare, ma ero curiosa.
- Io amo te, e tu ami me. Va bene?- mi sorrise, che ragazzo romantico.
- Justin lo sai che sei sorprendente?- lo baciai, aveva le labbra così morbide che lo avrei preso a morsi, se non mi avesse presa sul tempo, mordendomi il labbro inferiore.
- E tu lo sai che sei bellissima?- tutti questi complimenti mi facevano venire i brividi, ogni volta che lo guardavo incrociavo i suoi occhi color del caramello, sono una cosa meravigliosa.
 
Ci alzammo dal letto e ci vestimmo, ci guardavamo costantemente, come se i nostri occhi fossero due calamite.
- Piccola dove sono le chiavi?- sorridendo mi fece notare che avevo uno stivaletto slacciato.
Mi chinai e me lo allacciai.
- Sei perfetta ora!- disse entusiasta.
Aprimmo la porta e ci avviammo per il corridoio.
Mi prese la mano, ed entrammo nel ristorante.
C’era un scuola in gita, un sacco si ragazze, ci guardano, le loro facce da stupite diventano eccitate ed emozionate.
Io non so che fare, stringo ancora più forte la mano di Justin.
- Non ti preoccupare baby, ci penso io, un autografo una foto ed è tutto sistemato.- quello che disse riuscì a tranquillizzarmi solo parzialmente, perché molte ragazze mi stavano fissando.
I pettegolezzi.
Si stavano chiedendo chi era quella fortunata che stava mano nella mano con il loro idolo, forse stavano discutendo sulla mia bellezza, come mi ero vestita ed altre stupidate simili.
Justin mi guardava, tutte le fan gli chiesero chi fossi.
- E’ la mia nuova fidanzata.- disse con semplicità.
Io arrossii all’istante. Avevo gli occhi di una ventina di beliebers addosso.
- Non guardatela troppo, che sennò me la consumate.- mi regalò di nuovo un altro meraviglioso sorriso.
- Ma tu non stavi con la Gomez?- a parlare era stata una voce che proveniva dal fondo.
Si notò lontano un miglio che Justin aveva fatto finta di non sentire.
Fatto sta che il suo sorriso scomparve, e continuò a guardare bieco colei che gli aveva fatto questa domanda inopportuna.
Evidentemente era un’haters, era chiaro, solo chi lo odiava non sapeva che si erano lasciati, o meglio, lo sapeva ma voleva farlo stare male.
Io intanto mi ero avvicinata, e cinsi il suo braccio.
Lui mi guardò con tenerezza, come se volesse andarsene subito da li.
- Andiamo piccola.- mi prese la mano e ci avviammo verso il tavolo.
Delle professoresse richiamarono l’attenzione delle alunne in piedi e le rifecero sedere, in modo tale che ci saremmo potuti godere la serata tranquillamente.
- Cosa prendi?- gli chiesi guardando il menù.
- Una pizza margherita, tu?- gli era tornato il sorriso. Avevo paura che quella ragazzina lo avrebbe rattristato per tutta la serata, fortunatamente ciò non accadde.
. Penso che prenderò una pizza ai quattro formaggi!- mi piaceva quella tipologia di pizza, era la pizza più gustosa che io abbia mai mangiato.
- Mai assaggiata, però promette bene!- si alzò dal tavolo, io lo guardai mentre mi si avvicinava.
- Che ho che non va?- gli dissi perplessa.
- Aspetta un secondo…- mi prese il mento e mi baciò davanti a tutte le sue fan, che lanciarono un urlo di quelli che neanche agli stadi si sentono.
- Oddio l’ha baciata hai visto c’è! Devo chiamare subito la mia best!!- bimbo minchia all’assalto.
Ecco le fan che non sopportavo, quelle infantili.
- Justin ma sei impazzito, guarda che hai scatenato!- gli dissi stupefatta.
- Baby stai tranquilla, c’è sempre un motivo in ciò che faccio.- mi stava ancora reggendo il mento, mi era così vicino che sentivo il suo respiro sul mio viso.
- Sai i tuoi occhi sono la cosa più bella che io abbia mai visto.- stavolta la timidezza davvero si era andata a farsi fottere.
Lui mi stava per dire qualcosa quando una fan ci raggiunse.
- Justin cosa provi quando sei con la tua ragazza?- disse lei scribacchiando su un foglietto la domanda.
- Quando ho la mia ragazza con me non sento nessun dolore, nessuna paura non ho alcuna preoccupazione…- le sorrise e si congedò, scrivendo sul foglietto la romantica risposta del suo idolo.
 

 

* Angolo dell’autrice. *
 
Ma buonasera! :3
Eccomi qua con il terzo capitolo.
Spero vi piaccia, è stata un’odissea scrivere questo capitolo, ma alla fine ci sono riuscita!
Un bacio:
Sirio Dawson.

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Capitolo 4
*** Le tue labbra sono la mia più grande debolezza. ***


 Le tue labbra sono la mia più grande debolezza.
 

Avevamo deciso di andare a dormire, il giorno dopo dovevamo provare, quindi la decisione più saggia fu presa.
Decidemmo comunque di fare un giro per la piscina, di notte era uno spettacolo fantastico.
- Guarda quante stelle!- gli dissi guardando verso il cielo.
- E’ davvero bello qui.- mi cinse i fianchi con le braccia e mi diede un bacio.
Ci dondolammo per un po’ come se stessimo ballando, io gli guardavo i piedi.
Aveva sempre quelle bellissime “Supera” viola.
- Perché guardi in giù, io sono qui.- mi prese il mento in modo tale che potessi guardarlo negli occhi.
Era così infinitamente romantico, io e lui, gli uni negli occhi dell’altro.
- Scusami è che…- era una situazione imbarazzante, e direi, anche abbastanza equivoca.
- Ti piacciono le mie scarpe?- lui era più alto di me, io ero un metro e cinquantacinque, come nella norma, diciamo che di solito le ragazze sono più basse dei ragazzi.
- No è che… mi vergogno…- avevo parlato così piano che la mia voce risultò un sussurro.
- Ti vergogni?.- ripeté chiedendomi conferma.
- Tanto.- abbassai lo sguardo, non riuscivo a sostenere  i suoi occhi nei miei.
- Guarda che non stiamo facendo nulla di male, ci stiamo solo amando come è giusto che facciano due fidanzati non trovi?- stavolta alzai lo sguardo verso di lui, avevo gli occhi lucidi.
- Si è che…io ecco…- stavo piangendo, il perché non lo sapevo neanche io.
- Perché piangi?- mi strinse forte, le mie mani erano strette alla sua camicia nera che gli stava maledettamente d’incanto.
- Sono una stupida, devi fare sempre tutto tu, altrimenti io non sono in grado neanche di dirti che ti amo!- le lacrime scesero inesorabili dalle mie guance bagnando il pullover a V che Justin metteva sopra la camicia.
- Lo hai appena detto baby. – lo guardai e lui guardò me. 
- Devo riconoscere che anche io non ti ho detto una cosa…- mi sorrise dolcemente, quel sorriso lo potevo vedere anche a lume di candela.
- Le tue labbra sono la mia più grande debolezza.- mi scostò i capelli dal viso e mi baciò.
Fu un bacio diverso dagli altri, uno di quei baci che non vanno nell’archivio dei ricordi molto presto.
In quel momento c’eravamo solo io e lui, tutto il resto faceva da sfondo.
Le sue mani che stringevano i miei fianchi, i nostri corpi uniti in un unico abbraccio.
Il suono dei nostri baci era quasi un sussurro, una magia che solo l’amore può creare.
Ci guardammo negli occhi, come due persone che si rincontrano dopo qualche tempo, forse lui di baci ne sapeva più di me, ma ciò che era appena accaduto aveva sorpreso entrambi.
Il mio cuore era un’onda del mare in tempesta, aveva un ritmo così forte che ci mise un po’ a calmarsi.
- Tutto bene baby?- mi diede un bacio sul naso e mi sorrise dolcemente.
- Si tutto bene.- ero semplicemente troppo emozionata per dire altro.
Si sentirono dei passi e delle voci eccitate.
Ci guardammo entrambi per decidere cosa fare.
- Justin sicuramente sono le tue fan.- gli strinsi la mano, non volevo essere ancora sotto i riflettori, non ora, ne dopo.
- Andiamo in camera, lì sicuramente non ci troveranno.- mi diede un ultimo bacio e incominciammo ad avviarci verso la nostra stanza a grandi falcate.
Justin chiese all’addetto alla reception di non dire assolutamente la nostra stanza a nessuna persona, proprio per stare tranquilli almeno nei nostri appartamenti.
L’uomo che era di turno glielo promise, e noi ci avviammo verso la nostra stanza al primo piano.
- C’è l’abbiamo fatta!- ero esausta, sentivo le gambe cedermi, dopo essermi messa il pigiama mi buttai sul letto come se fossi un fantoccio.
- Aspettami che vengo anche io!- Justin strillò così tanto che quello della porta affianco ci bussò dal muro accompagnando la bussata con un’imprecazione.
- Indelicato!- fece una smorfia e si poggiò accanto a me, prendendomi tra le braccia.
- Uffa ma è possibile che si è volatilizzato?- una voce scocciata si sentì per il corridoio.
- Ma avete visto quella che stava con lui?- soggiunse un’altra voce, quasi schifata.
- Si, c’è, mo Justin si fidanza con le racchie? Oddio come è caduto in basso c’è!!- bimbo minchia, ecco come si potevano definire, altro che beliebers!
- Ma le bimbe di dieci anni a quest’ora non dovrebbero essere già a letto?- sbuffai, incredula, non era possibile, io alla loro età ero già nel letto dalle otto!
- Che ci puoi fare baby, tutta colpa dei genitori.- così Justin giustificò la mia domanda.
- Mi fanno rodere, come si permettono di chiamarmi racchia!- ero molto nervosa, mi dava fastidio la gente che sparava cazzate a vanvera.
- Neanche mi conoscono, ora vado lì e le do fuo…- non feci in tempo a finire la frase che Justin mi fece cenno di stare in silenzio, si sdraiò sopra di me, baciandomi il collo.
- Vediamo adesso come vai a picchiare le bimbe di dieci anni. – mi sorrise malizioso, sedendosi sul mio ventre.
- Io odio le critiche.- lo presi a piccoli pugni sul petto, lui mi prese le braccia e mi immobilizzò completamente.
- Justin vaffancucciolo!- lui si mise a ridere, mentre io mantenevo la faccia offesa.
- Ci stiamo scaldando un po’ troppo, ora ci penso io a raffreddare gli animi.- inarcai un sopracciglio, lo guardai molto male.
- Che cosa vuoi fare?!- ero abbastanza scandalizzata, non che avessi paura, ma diciamo che era abbastanza equivoca come cosa.
- Mica ti stupro baby.- si mise a ridere, ed io con lui.
- Lo so che non mi faresti del male.- liberai un braccio dalla sua presa, e gli accarezzai una guancia.
Mi prese la maglietta del pigiama e la arrotolò delicatamente fin sotto al mio seno.
- Justin menomale che non volevi far nulla!- lui mi guardò e io lo guardai.
- Baby, fammi finire, se non sai come voglio evitare la morte di quelle ragazzine, lasciami fare e vedrai.- sorrise ancora una volta, i miei occhi erano pieni di lui.
Mi diede un morso proprio sotto l’ombelico all’attaccatura dei miei pantaloni.
In quel momento avrei voluto gridare come un’ossessa ma mi dovetti contenere.
- Ma che cazzo ti salta in mente, ma sei scemo?!- ero furiosa, mi aveva fatto dannatamente male.
- Volevo solo testare la tua resistenza.- disse lui ridendo.
- Sei comoda sai?- mi accarezzo la parte in cui mi aveva morsicato.
- Bhè grazie!- dissi sarcastica.
Justin inclinò la testa verso sinistra guardandomi con infinita dolcezza.
- Perché mi guardi così?- ero curiosa, non riuscivo a capire che cosa gli era saltato in mente.
- No niente baby, non ti preoccupare.- si tolse da sopra la mi pancia e si sdraiò, invitandomi a sedersi su di lui.
- No peso, ti faccio male.- guardai la mia maglietta del pigiama, e la sistemai per bene, poi vidi Justin che mi protese la mano.
- Dai baby vieni qui, la notte è lunga, da solo è abbastanza deprimente, poi fa freddo e ho voglia delle tue coccole.- io lo guardai imbarazzata con un sorriso da ebete, presi la sua mano e mi sedetti delicatamente sopra la sua pancia.
- Adesso va molto meglio.- disse accarezzandomi una guancia. Mi distesi appoggiando la testa sul suo petto e ci coccolammo sotto i piumoni e, tra un bacio ed una carezza ci addormentammo, non curandoci del domani , perché quel domani era un altro giorno.
 

* Angolo dell’autrice *
 

 

Eccomi :3
Sono finalmente riuscita a finire questo capitolo, anche se tra la scuola e mia madre che scassa la minchia è stato molto faticoso.
Un ringraziamento speciale alla mia amica Chiara che mi ha aiutato nello sviluppo della storia dandomi dei nuovi spunti, eliminando delle idee abbastanza eccessive per i personaggi.
Spero di ricevere delle recensioni, visto che ci sono le visualizzazioni!
Quindi vi pregherei di recensire i capitoli che leggete!
Un bacione:
 
Sirio Dawson.

 

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Capitolo 5
*** E' come se un angelo venisse e mi portasse in paradiso. ***


 E’ come se un angelo venisse e mi portasse in paradiso.
 

Mi svegliai da sola, ma sentivo ancora il suo profumo sulla mia pelle.
Richiusi gli occhi cercando nella mia mente il suo ricordo, che mi faceva rabbrividire ogni singolo istante.
I miei pensieri venero interrotti dal rumore di una chiave nella serratura e in sottofondo delle ruote che scorrevano sul pavimento.
- Buongiorno piccola.- mi accarezzò una guancia, mi girai verso di lui ed apri gli occhi.
Era già vestito di tutto punto, aveva un sorriso maledettamente incantevole.
- Mettiti seduta che ti ho portato la colazione.- poco lontano dal letto un carrellino, con una tazza di latte fumante, due cornetti al cioccolato, e dei biscotti da the.
- Tu sei un folle!- sorrisi, era meraviglioso, lui, la colazione, la camera, tutto.
Lo abbracciai, aveva addosso quel profumo che mi faceva impazzire.
- Ti stai dimenticando di una cosa o sbaglio?- lo guardai interrogativa, lui mi guardava battendo un piede sul tappeto.
Voleva un bacio.
- Non ci arrivi o ti vergogni, opzione A o opzione B?- alzò le dita per illustrarmi la sua domanda.
- Ehm..opzione B. – eccomi di nuovo allo stesso punto di sempre. Mi guardai  le mani che si contorcevano dall’imbarazzo e dalla vergogna.
Ogni benedetta volta andava a finire così, c’era sempre qualcosa che mi frenava, non volevo piangere, davanti a lui mai più.
- Piccola vieni qua che ti devo dire una cosa. – mi accostai a lui, spostando il mio sguardo potevo vedere il latte che ancora fumava.
Posso dire di non aver capito niente in quel momento, credo di essere tra le sue braccia.
Siamo ad un soffio di distanza l’uno dall’altro, ci guardiamo negli occhi come se stessimo cercando le parole giuste.
- Baby tu non devi avere timore di nulla.- le sue labbra toccano le mie, sa di caffè, è semplicemente inebriante.
- Io non ho timore di nulla.- volevo abbassare lo sguardo, ma lui mi costrinse a guardarlo.
- Se non hai paura di niente baciami ora. – il cuore prese a battermi forte.
 
Mi stava costringendo?
No, mi stava solo facendo combattere le mie paure.
 
I pensieri che mi invasero la testa non mi fecero capire niente, prevalse però il mi primo pensiero:
Mi stava costringendo.
Scostai le coperte che mi coprivano, mi infilai le pantofole, e in preda al pianto gli urlai contro, dicendogli che era solo un cretino.
- Lucinda ma stai bene? – era scandalizzato.
- NO NON STO BENE, SEI PATETICO; IO NON HO PAURA DÌ …- mi bloccai, sapevo che stavo esagerando, ma odio le costrizioni.
Mi lascia cadere vicino all’armadio stretta nelle ginocchia.
Singhiozzavo, avevo paura, paura di perderlo e di non ritrovarlo.
Come una bambina piange per essersi fatta scivolare di mano il palloncino appena comprato, consapevole che il vento non glielo riporterà indietro così mi era chiaro una semplice cosa:
dovevo legare bene il palloncino al mio polso, altrimenti basta poco per farlo volare via.
Richiusi gli occhi, mi bruciavano, stava andando tutto bene, come al solito rovino sempre tutto!
- Baby sei bellissima quando ti arrabbi. –  me lo ritrovo davanti agli occhi, accovacciato che mi sorride dolcemente.
- Io.. non volevo scusami.- mi prese la mano e mi fece alzare.
Mi girai, il solo tempo di capire che avevo le spalle all’armadio, poi solo il nostro amore.
Le sue labbra contro le mie, che si unirono in un unico bacio, il mio viso stretto delicatamente tra le sue mani.
L’aria sapeva di cioccolata e di latte, i suoi baci erano un qualcosa di fantastico.
- Justin baci come un dio lo sai? – gli diedi un bacio, mi abbracciò così forte da farmi mancare il respiro.
- E tu sai che io senza di te non posso stare? – mi strinse ancora più forte, si tolse con la punta del piede le scarpe, il suo abbraccio si sciolse e mi fece cadere sul letto.
- Baby, ti piacerebbe incominciare oggi pomeriggio le prove? – accostò le scarpe al comodino, e mi diede un morso sul collo.
- Si.. per me.. va bene…- ero agitata non stavo nella pelle, molte mie amiche erano invaghite di lui, ma io che dovevo solo fare uno stage, ora mi ritrovavo di nuovo sotto le lenzuola, lasciando che i nostri corpi si attraggano per trovare la completezza.
- Chiudi gli occhi un secondo. – serrai i miei occhi, non volevo vedere nulla, mi volevo godere la sorpresa.
- Okkey ora  mettiti seduta al bordo del letto. – mi appoggiavo alle sue mani, chiudendo gli occhi ancora di più.
- Ora guardami. – se ne stava lì inginocchiato con una scatolina di velluto blu, ero al settimo cielo.
- Ma quello è un anello? – ero emozionata, Justin Bieber mi stava regalando un anello.
- Si qual’ è il problema? – mi sorrise, gli porsi la mano, e mi infilò al dito il suo dono.
Lo abbracciai, era stato romanticissimo.
- Ora sei ufficialmente la mia ragazza! – mi fece l’occhiolino, io non ci riuscivo a credere.
- Tu sei matto, ma ti sarò costato un sacco di soldi, io non me lo merito, ci conosciamo da pochissimo e… -
- Baby frena un secondino, ricordi quello che ti ho detto l’altra volta a cena? Bene tienilo sempre presente. – mi alzai dal letto e fuggii in bagno, poggiai l’anello nella scatola che misi sopra la mensola del bagno.
Dopo poco usci vestita di tutto punto,  feci colazione e ci dirigemmo verso la sala delle prove.
 

* * * 
 

- Bene baby, ora fammi sentire qualche canzone che conosci dai! – era contento, io non smettevo di guardarmi l’anello, era fantastico.
- Okkey…- non sapevo che cantare, magari una canzone romantica da dedicargli, Because you loved me, di Celine Dion era perfetta.
 

For all those times you stood by me
For all the truth that you made me see
For all the joy you brought to my life
For all the wrong that you made right
For every dream you made come true
For all the love I found in you
I'll be forever thankful baby
You're the one who held me up
Never let me fall.

 

- Ma sei fantastica! – Justin aveva un sorriso bellissimo.
- Non esagerare non è vero. – non mi piacciono troppi complimenti.
- C’è tu sei apposto, non c’è bisogno che io ti dica più nulla, apparte una cosa, non respirare troppo forte altrimenti il fiato ti finisce prima e i toni alti non ti riescono. -  mi accarezzò la testa e mi fece alzare.
- Ora canto io dai, vediamo come te la cavi con le mie canzoni. – mi fece l’occhiolino,  sorrise e mi spinse al centro della sala.
- Never let you go va bene? – domandai nell’incertezza.
- D’accordo, never let you go sia!.- mise la base musicale ed incominciò a cantare il ritornello.
 

It's like an angel came by,
and took me to heaven
cuz when i stare in your eyes
it couldn't be better…
 
so take my hand
lets just dance
watch my feet
follow me
don't be scared
girl im here
if you didn't know
this is love.

 
Prima mi prese la mano, mi invitò a ballare, guardai i suoi piedi muoversi a tempo di musica ed io lo seguii, mi disse di non avere paura perché lui era lì con me, mi baciò e ci lasciammo trasportare dalla musica che cullava i nostri baci.
 
 

* Angolo dell’autrice *
 
Eccomi qua con un  nuovo capitolo! :3
Prima di dire le solite cose,  vorrei ringraziare la mia amica Rosaria, che ho conosciuto due anni fa in vacanza.
Mi è stata vicina, ed è stata la prima fan di questa storia, mi ha suggerito l’inizio di questo capitolo, e mi ha accompagnato per tutta la mia FF fino ad adesso.
Grazie per tutte le cose belle che mi hai detto, ( anche se ribadisco, non sono vere u.u. )
Grazie perché sei stata l’unica a perdere un po’ del tuo tempo per leggere questa storiella da quattro soldi.
Grazie di cuore;
 
Sirio Dawson.

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Capitolo 6
*** All I want is you. ***


 All I want is you.
 

Si fece sera, e con il sole se ne andò un altro giorno.
Sperai che i giornali di gossip, le riviste giovanili, non ci scoprissero mai, ma ciò è impossibile, i paparazzi sono ovunque.
Mi sento male solo al pensiero che i miei possano vedere me e Justin che ci baciamo in una foto, senza che io glielo abbia detto, che figlia ingrata che sono, loro mi hanno sempre detto tutto, mentre io non gli ho mai detto nulla.
- Baby che ti succede? – mi accorsi che Justin mi stava parato davanti agli occhi, che mi sventolava la mano davanti per vedere se ero attenta.
- No niente, sto pensando ai gossip, e come ci rimarrebbero i miei genitori alla notizia che io e te stiamo insieme.- ero confusa, non volevo farla sembrare una cosa tragica, ma lo era, sfortunatamente.
- Hai ragione, ancora non lo sa la tua famiglia. – si mise a sedere vicino a me sul divano che stava al centro della hall dell’albergo.
Ci abbracciamo, lui mi accarezzò la testa, dandomi dei piccoli baci sul collo.
- Justin, io… ho paura. – lo strinsi ancora più forte, non volevo perderlo, mi preoccupavo non tanto per mia madre, ma per mio padre, lui era il vero problema.
Se lo avrebbe scoperto Justin sarebbe rovinato, ed io potevo dire addio allo stage.
- Piccola, finche ci sarò io tu non devi avere paura, ti proteggerò io qualsiasi cosa accada. – ci guardammo negli occhi, era fantastico, ci riuscivamo a capire anche con dei semplici sguardi.
- Ti amo. –  lo avevo detto, senza timore, senza paura, stavolta c’ero riuscita.
- Anche io baby. – ci sdraiammo sul divano e ci baciammo a lungo, pensai che forse lui era d’accordo con me sul tenere privata questa cosa, ma non così tanto da non dirla ai nostri genitori.
- Justin ma tua madre lo sa? – gli accarezzai dolcemente la testa, mi piacevano da morire i suoi capelli.
- Ovvio che no. – sorrise.
I conti tornarono, le nostre famiglie erano alla scuro di tutto.
- Ma ora che facciamo, non possiamo tacere per sempre.- ero preoccupata, agitata e altri mille stati d’animo messi insieme.
- Mi scusi lei è il signor Justin Drew Bieber? – un bodyguard in giacca e cravatta con tanto di occhiali scuri aveva interrotto la nostra discussione.
- Si sono io perché? – Justin si alzò dal divano, sfilando le sue mani da sotto la mia maglietta, mi diede un bacio sulla fronte e mi sussurrò un ti amo all’orecchio, poi si allontanò con il bodyguard.
Io rimasi lì a guardare i due che si allontanavano.
Mi misi a pensare di chi era la guardia del corpo, se forse a causa mia Justin si fosse messo nei guai, mi sentii quasi in colpa. Decisi di andare al bar a prendere un bicchiere d’acqua, mi avrebbe fatto bene sicuramente.
Camminai lungo il corridoio pieno di porte numerate, girai a destra ed arrivai al bar, ma mi bloccai mettendomi una mano davanti alla bocca.
Sentii le lacrime bagnarmi le guance, non ci credevo non poteva essere.
Quella era Selena Gomez, e stava baciando Justin.
Lei mi guardò e baciò con più foga il mio primo amore.
Lui cercò di dimenarsi, ma senza ottenere risultati, il bodyguard lo stava trattenendo lì.
- LUCINDA! – sentii la sua voce come un’eco nella mia testa, mi misi a correre per il corridoio singhiozzando chiesi all’addetto alla reception le chiavi della camera.
- Eccole signorina. – mi guardò con comprensione, quasi riuscisse a capire cosa era successo.
Arrivai in camera e sbarrai la porta.
Mi buttai sul letto in cerca del suo profumo, delle sue braccia che mi circondavano i fianchi con fare protettivo, come se non volesse farmi fuggire via, avrei voluto farlo anche io, stringerlo a me e chiedergli se mi avrebbe mai lasciata.
Lui per me è stato l’unico,
io per lui ero una delle tante.
 
Per il corridoio sentii una voce, non una delle tante, la sua voce.
 

That should be me
Holding your hand.
That should be me
Making your laugh.
That should be me.
This is so sad.
That should be me
Feeling your kiss.
That should be me
Buying you gift.
This is so wrong.
I can’t go on.
Do you believe.
That should be me.

 

Era Justin, stava piangendo, lo sentivo da come cantava.
Aprii la porta e lo vidi con la testa fra le mani, seduto su uno scalino.
- Non te ne andare, non te ne andare mai…- sentii la sua voce che ormai era un sussurro.
- Luce, amore mio…- aveva gli occhi rossi dal pianto, non aveva più voce, talmente che aveva gridato al cielo quella canzone.
- Justin…- gli corsi incontro e lo baciai, gli asciugai le lacrime, quanto aveva pianto, mi stringeva così forte che sentivo ancora i suoi singhiozzi.
- Dovrei essere io quello che ti dovrebbe asciugare le lacrime, mi sento uno stupido credimi. – mi regalò un timido sorriso, mi prese la mano e andammo verso la nostra stanza.
- Ma che ci faceva la Gomez qui? – lo guardai sorridendogli.
- Non lo so, prima di arrivare al bar, il bodyguard mi aveva detto che c’era una persona che voleva parlarmi, appena poi siamo arrivati l’ho vista, mi ha guardato e mi ha sorriso. – tirò un sospiro e si massaggiò le tempie.
- Poi non so come le è passato per la testa, mi ha baciato, il resto lo sai già.- chiuse la porta, si tolse maglie e pantaloni e si buttò con stanchezza sul letto.
- Sei esausto, si vede. – mi accostai a lui accarezzandogli i capelli.
- Baby, i capelli no, ti prego.-
Sapevo che lui amava fin troppo essere coccolato di quella maniera.
- E se io per caso continuassi? – volevo davvero rimediare al mio errore, lo avevo fatto soffrire e non poco.
- Bhè, sai, non son quanto ti convenga far scomparire il tuo caro e dolce Justin Bieber, e far comparire il passionale e voglioso Drew Bieber.- mi prese per i fianchi e mi poggiò sopra di lui.
- Justin, contieniti. – gli diedi un bacio sulla punta del naso.
- Hai scelto tu, comunque chiederò a Drew se potrà, ma visto e considerato che Justin e Drew sono la stessa persona, penso che non sia possibile. – fece spallucce e incominciammo a darci dei morsi sul collo.
La notte passo così tra un bacio e una carezza.
Credevo di averlo perso, ed invece eccolo qui, proprio sopra di me, che mi tiene stretta tra le sue braccia.
Giocai un po’ con le sue labbra, poi gli sussurrai all’orecchio nel mio miglior inglese:
- All I want is you. –
 

* Angolo Dell’autrice *
 
Rieccomi con il mio nuovo capitolo!
Porca paletta che fatica :/
Comunque, vorrei sapere perché ci sono le visualizzazioni, ma non le recensioni?
Che vi costa recensire un capitolo che vi è piaciuto?
Ho trovato molta difficoltà a scrivere questo capitolo, visto che ci sono state molte interruzioni, sul campo dell’amicizia.
Leggete e recensite in tante!

Un bacio:
Sirio Dawson.

 

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Capitolo 7
*** This thing we call love. ***


 This thing we call love.
 

Quando ami una persona, speri che anche per l’altra sia così.
Ero certa che Justin mi amava, ed io ero più che sicura di amarlo.
Erano appena le due di notte.
Mi ero svegliata perché avevo visto fuori una specie di lampo giallo.
Il cielo era sereno, non c’era aria di pioggia, era molto improbabile che fosse stato un fulmine.
Faceva freddo quella sera, ma decisi ugualmente di uscire fuori al balcone della nostra stanza.
Poggiai delicatamente le braccia di Justin sotto le coperte, gli diedi un bacio su quelle labbra che io adoravo.
Stavo per scendere dal letto, quando una mano mi afferra il polso.
- Dove vai piccola? – lo avevo svegliato. Dannazione, faccio tutto troppo rumorosamente.
- Justin ti ho svegliato scusami… - che carino che era, con i capelli scompigliati, gli occhi semi chiusi dal sonno e i box calati.
- No, tanto mi capita qualche volta di svegliarmi di notte, ora dimmi dove ti stavi avventurando. – si avvicinò a me, e mi diede un morso sul fianco.
- Ahia! – oltre ad essere coccolone Justin morde anche, favoloso.
- Ho visto un lampo giallo e volevo vedere che cos’era. – mi toccai la parte morsicata, leggermente visibile sulla mia pelle quasi bianca.
- Volevi fare come Rambo? – si mise a ridere, io lo guardai con fare schizzinoso.
- Non sei simpatico, fai ridere sto cazzo. – gli diedi un buffetto sulla guancia sorridendo.
- Ti manca solo la benda rossa legata attorno alla testa, il coltello fra i denti e sei perfetta! – continuò a ridere, facendomi una linguaccia.
Risi sarcasticamente, senza voglia, le battute che faceva era squallide.
- Dai ridi che sei più bella. – si mise seduto e mi diede un bacio.
- Ma non mi fanno ridere le battute che fai! – risi, e lo abbracciai e ci risistemammo sotto il piumone.
- Baby dimmi una cosa, sei sicura di aver visto veramente una specie di flash? – mi guardò serio.
- Si,non me lo sono sognata. – poggiai la mia fronte contro il suo mento, godendomi il suo profumo.
- Bene qualcuno ci ha fotografato. – sospirò scuotendo la testa.
- Justin non può essere, se veramente è come dici tu, sono fottuta! – lo strinsi forte a me, cercando una qualsiasi cosa che potesse assomigliare ad un flash, ma nella mia mente riuscivo ad abbinarlo solo a delle macchine fotografiche.
- Siamo fottuti. – soggiunse lui, accarezzandomi i capelli.
Lo abbracciai più forte.
Lui si strinse a me, ed io mi strinsi a lui.
Cercavamo una specie di conforto, dandoci calore a vicenda.
 

Baby I hear melodies,
when your heart beat,
Baby he says to me:
Fa la la,
Fa la la.

 

Sentii Justin cantare, poi mi addormentai.
 

*  *  *
 

Il mattino dopo, vidi Justin ancora accanto a me.
Venni svegliata da una frenetica bussata alla porta.
- Chi  è ora? – disse assonnato il canadese.
- LUCINDA APRI IMMEDIATAMENTE! – una voce maschile si sparse per il corridoio.
- Justin è mio padre! – ero nel panico, non sapevo che fare.
Intanto la porta sbatté contro il muro.
Apparve così la figura ansimante e furiosa di mio padre, con una rivista in mano.
- Oh, ma guarda, ho beccato i piccioncini sul fatto. – eravamo ancora nel letto, io in reggiseno e mutandine, e Justin in box.
- Papà, io posso spiegare, ecco… - avevo paura, mio padre lo odiavo.
Si era separato da mia madre quando aveva saputo che era rimasta incinta.
Ora vuole solo fare il padre protettivo, stranamente, quando avevo sette anni tornò  vivere con noi, ma no l’ho mai considerato come un padre.
- Cosa mi vuoi spiegare, più chiaro di così. Io e tua madre ti mandiamo a realizzare il tuo sogno, e tu che fai, vai a letto con il primo che capita? Magnifico, ottima idea Lucinda, veramente. Ho deciso, fai le valigie che oggi stesso ti mando al college. – cazzo, il college no! Volevo continuare lo stage, mi vuole far allontanare da Justin, ma io senza di lui non posso vivere.
- Non lo faresti mai! – gli urlai contro.
- Invece si, muoviti ti aspetto qui fuori, e tu ragazzino, se scovo che ha fatto qualcosa di male a mia figlia, te la vedi con me. – guardò Justin con disprezzo quasi lo volesse vedere morto.
Mio padre uscì sbattendo la porta, incominciai a piangere, non volevo andarmene.
Justin mi abbracciò e anche se non lo diede a vedere, sentii tramite il suo petto che singhiozzava.
- Ti prego non te ne andare, io…senza di te sono perduto, il tuo mondo è anche il mio, se te ne vai dove troverò quella pace interiore ce tu inconsapevolmente mi doni? – mi prese il volto tra le mani e mi baciò.
- Questo è il nostro ultimo bacio? – non so dove trovai la forza di dire queste parole.
- No baby, sarà uno dei tanti. – sorrise debolmente, mi si accostò e mi prese la mano.
- Finché avrai quest’anello al dito, ricordati che tu sei legata a me, mi appartieni, farò il possibile per venire a trovarti, perché tu sai meglio di me ciò che voglio. – mi sfiorò le labbra con un dito, dandomi un morso.
 
Uscii dalla porta con la valigia al seguito.
Tutti guardavano me e Justin sfilare per i corridoi.
Mio padre mi aspettava alla macchina, con le braccia conserte sbuffando.
- Finalmente, ti sei fatta attendere, sali in macchina sgualdrina. – mio padre mi strappò i bagagli da mano e si avviò verso l’automobile.
Incominciai a camminare, quando vidi Justin tenermi ancora la mano.
- Devo andare lo sai. – mi morsi un labbro, non volevo andarmene.
- Tu lo sai che io verrò con te vero? –  guardandomi attorno vidi la sua macchina e i bagagli pronti per essere messi nel bagagliaio.
- Tu sei scemo…- rimasi totalmente allibita, era davvero un pazzo.
Ci baciammo per l’ultima volta, dopodiché salii in macchina, guardando la sua figura chiudere lo sportello dell’auto mentre chiusi gli occhi cercando il suo profumo tra le mie mani.
 

* Angolo dell’autrice. *
 

Buonasera Beliebers! :3

Allora, nuovo capitolo, nuovo personaggio ( scassapalle u.u XD ), ci mancava ;)
Spero che qualcuna di voi abbia la voglia di leggere e recensire la mia storia ç^ç

 

Un bacione: Sirio Dawson.
 

 
  .
  

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Capitolo 8
*** Can you felling love tonight? ***


 Can you felling love tonight?
 

 
- Sei una puttana! – mi gridò mio padre dandomi uno schiaffo sulla guancia.
Non avevo neanche il coraggio e la forza di rispondergli, non ce la facevo, non mi potevo opporre ne reagire.
Non eravamo neppure tornati a casa che mi incominciò a picchiare.
Aveva usato sempre questo metodo, fin da quando era tornato a vivere con me e mia madre.
Prendevo un brutto voto a scuola, e mi menava, uguale per tutte le altre cose, e questa non era da meno.
Pensai al sorriso di Justin, alle sue carezze, alle sue parole e ai suoi baci.
Chiudevo gli occhi e piangevo, piangevo perché volevo tornare da lui, la mia era una voglia senza freno, nascondevo le dita sotto la felpa per nascondere l’anello datomi da Justin, non volevo che si rompesse, e ne tanto meno che mio padre lo vedesse.
Era una piccola fedina in argento con scritto: Justin And Lucinda, I love you.
La scritta era in corsivo, tutta attaccata, mia piaceva da impazzire.
Mi accasciai all’angolo del corridoio, mi arrivò un calcio in piena pancia.
Incomincia a tossire, mi sentivo morire.
Mi coprii la faccia con le mani, per evitare che mi arrivassero dei calci in faccia.
- JUSTIN! – urlai con tutta la forza che avevo in petto.
Mia madre che assisteva allo spettacolo, si coprì il volto con una mano, come faceva sempre.
Quel bastardo di mio padre voleva sapere che cosa avevamo fatto io e Justin quella notte in cui lui ci scoprì.
Come risposta lui aveva solo il mio silenzio e lo sapeva.
 

* * *
 

 
Quando mi risvegliai avevo un labbro spaccato, vari lividi su braccia e gambe ed un graffio che partiva dal sopracciglio destro e finiva all’angolo della bocca.
Nessuno si era preoccupato di venirmi a disinfettare le ferite, a chiedermi come stavo eccetera, mi avevano poggiato rozzamente sul mio letto e se ne erano andati.
Per casa non c’era nessuno, meglio così.
Trovai solo un bigliettino che diceva:
 
Lucinda, scusa l’atteggiamento di tuo padre, ma è uscito fuori di senno.
Siamo partiti per lavoro, ti avevo mandato un messaggio ricordi?
Staremo via per qualche mese, ci hanno trasferito in Svizzera.
Ti voglio bene tesoro:
Mamma.
 
Mi morsicai un labbro.
Mia madre ci teneva a me, lo sapevo, non si poteva opporre neanche lei alla furia di mio padre.
Andai di sopra e presi il telefono.
Eccolo il messaggio, trovai tutti i chiarimenti.
Ora rimaneva solo una cosa da fare, chiamare Justin.
Cercai nella rubrica, stavo per chiamare quando bussarono alla porta.
Chiusi la chiamata e andai ad aprire abbastanza scocciata.
- Buonasera baby. – era lì, con un mazzo di fiori in mano ed un sorriso che mi scioglieva il cuore.
- JUSTIN! – lo abbracciai, facendogli cadere il mazzo di fiori dalle mani.
Mi misi a piangere, lui rimase sbigottito a vedermi in quelle condizioni.
- Lucinda ma che ti hanno fatto? – mi prese dolcemente il mento  mi guardò negli occhi.
- Mio padre mi ha picchiata. – inarcò un sopracciglio come se avessi parlato arabo.
- Tuo padre ha fatto cosa? – urlò quasi.
- Si hai capito bene, mi ha messo le mani addosso. – lo feci entrare,  ma non ebbi il tempo di rendermi conto di dove fossi che inciampai sullo scalino dell’ingresso.
Sbattei violentemente il gomito, lanciando un urlo.
- LUCINDA! – Justin sbatté la porta e mi raggiunse.
- Porca troia! – strinsi i denti, avevo la sensazione che si rompessero.
- Vieni qui, ti porto io di sopra. – Justin mi prese in braccio e salimmo le scale.
Arrivammo in camera dove mi poggiò molto aggraziatamente sul letto.
- Primo step completato, ora ti disinfetto. – mi sorrise e andò a cercare le medicazioni giuste per me.
Mi rilassai un pochino, c’era lui vicino a me, mi avrebbe curata ed accudita.
- Eccoci qua, ora devi stare ferma. – tirò fuori la lingua da un lato, come se si stesse concentrando.
Era davvero puccioso, un vero cucciolo.
Dopo una quarto d’ora ebbe finito di medicarmi.
- Grazie. – gli sorrisi e lo guardai, stava finendo di riordinare le bende.
- Di niente piccola mia. – mi diede un bacio sulle labbra, stavolta senza mordermi.
- Vedi di guarire presto che non resisto alla tentazione di morsicarti. – si mise a ridere, ed io con lui.
-  Contaci. – gli feci l’occhiolino, e sorrisi.
- Perché tuo padre è così crudele con te? – andò a posare la cassettina del pronto soccorso girandosi verso di me chiudendo lo sportello dell’armadietto.
- Semplicemente perché si crede questo gran uomo che non è. – mi toccai un livido sulla coscia, ma non feci in tempo a sfiorarmi la pelle che Justin mi scostò la mano con dolcezza.
- Non toccarti, ci penso io. – mi diede un bacio sulla fronte e mi aiutò a farmi sdraiare.
- Grazie Bibo. – non so come mi uscì quel ‘ Bibo’, ma era carino, lui accennò un sorriso.
- Fammi un po’ di spazio che sono stanco anche io. – si tolse le ‘Supra’ viola e argento, facendomi cadere tra le sue braccia.
- Ti faccio male? – mi guardò con amore, poi si mise sotto i piumoni coprendosi anche la testa, lo stesso feci anch’io.
- Non vedo! – mi misi a ridere, lui mi abbracciò forte, i lividi non mi facevano più male, le labbra sembravano cicatrizzate e quel graffio che mi tagliava la faccia non bruciava più.
Poggiai la testa sul cuscino, mi misi di profilo, in modo tale da guardarlo negli occhi.
- Sei la ragazza più bella che io abbia mai visto. – lo guardai interrogativa.
- Mettiti un paio di occhiali JB!- gli morsicai un labbro.
- Non approfittarne,  io ci vedo benissimo. – rise, dandomi un bacio sulla guancia.
Restammo così per un’ora buona, quel ragazzo sapeva farti dimenticare tutte le pene di questo mondo.
- Justin, ora mi spieghi come hai fatto. -  con un dito gli toccai le labbra, lui mi guardò interdetto.
- Come ho fatto a fare cosa? – sembrò scendere dalle nuvole.
- Ad innamorarti di una sfigata come me. – non ero per nulla modesta, anzi, mi sminuivo molto.
- Sai, a me piacciono le sfigate. – mi baciò lievemente giocando con il mio naso.
Fare naso e naso per me era come fare le coccole ad un gatto.
Il suo respiro era una specie di droga, molto più forte di qualsiasi altra, l’avevo solo io, e nessuno mi avrebbe saputo togliere quel vizio.
Non so cosa provai quella notte, ma credo che avessi scoperto cos’è l’amore.
 

* Angolo dell’autrice. *
 

 
Buonasera Beliebers! <3
Questo è stato un capitolo abbastanza movimentato, non solo per la povera Lucinda, ma anche per il nostro Justin che si è trovato davanti la sua fidanzata conciata in quel modo.
Comunque, spero tanto che qualcuna di voi recensisca visto che come ogni santa volta ci sono le visualizzazioni ma non le recensioni. Ora voglio dire, che vi costa mandarmi un messaggio con scritto quello che pensate della mia FF?
Io ho l’abitudine di lasciare sempre una recensione, anche per un semplice fatto di educazione verso l’autrice, che perde del tempo per mandare avanti la sua storia.
Concludo facendovi gli auguri di Buon Natale e felice anno nuovo!
Un bacione:

Sirio Dawson.
 

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Capitolo 9
*** Epilogo; Never say never. ***


 Epilogo.
 

Never say Never.
 

 
Credi nell’amore, perché solo chi ti ama veramente ti può salvare dall’oblio.
Credi in chi ti dice ‘ti amo’ perché chi ci tiene veramente, quelle due parole sono sincere.
 
- Justin, io non penso che ce la farò. – Kenny guidava, io ero seduta vicina a Justin, ai sedili posteriori.
- Si, piacerai ai miei! – sorrise e mi diede un bacio.
- Ehì voi due, ci sono anche io, quindi evitate che sono geloso del Bieber. – Kenny scoppiò a ridere e noi con lui.
Arrivammo a casa di Justin verso l’ora di pranzo, non credevo che dopo due anni insieme mi avrebbe portata dalla sua famiglia.
La madre mi aveva vista solo in foto, mentre il padre già mi conosceva.
- Eccoci qui, piccioncini buona fortuna! – salutammo il bodyguard e ci avviammo verso la porta di casa.
- Sei pronta? – Justin mi guardò orgogliosamente, io abbassai lo sguardo sussurrando un sì.
Suonammo al campanello, si sentì dall’interno una voce indaffarata che correva.
- Ciao mamma. – davanti a noi c’era la figura di una donna giovane, alta e con una bel sorriso, proprio come quello del figlio.
- Oh, Justin! – si abbracciarono, io mi misi in disparte, non volevo rovinare quel bel momento.
Pattie ci fece entrare, Justin mi presentò io mi limitai a sorridere, ero abbastanza in imbarazzo.
Salimmo le scale e davanti a me comparve una piccola stanzetta con un letto con federe e lenzuola viola, degli scudetti attaccati alle pareti della sua squadra di basket preferita, alcune foto in una bacheca di sughero, ed una scrivania con tre cassettini.
- Ma è bellissima. – era piccola, ma lì c’era tutto il suo mondo.
- Davvero ti piace, non la trovi un po’ piccola? – mi strinse a se, e ci dondolammo un poco.
- Credo che non sia importante la grandezza, se ci stai bene nella tua stanza, allora non è necessario che sia grandissima. – sorrisi e gli morsi il labbro, lui ricambiò il sorriso, quasi lo stesse facendo apposta.
- Tu lo sai che così mi provochi vero? – mi strinse forte i fianchi portandomi verso di lui.
- Drew? – inclinai un po’ la testa con espressione curiosa.
- Mi dica baby. – rise quasi maleficamente, ma era dolce allo stesso tempo.
Ci sdraiammo sul letto, su quel piccolo letto, dove per starci comodo dovevi piegare le ginocchia, dove magari aveva pianto, preso a cuscinate i suoi amici, accantonato i peluches perché erano da femminucce, ecco, lui aveva deciso di portarmi su quel letto che per lui era una cosa familiare, mentre per me, era un comune materasso con sopra delle lenzuola e un piumone viola.
Visto e considerato che le decisioni non si contestano, non ci trovai nulla di male a stare con lui in quella stanzetta così piccola e piena zeppa di cose, che a mio parere era una cosa affascinante, c’era lui, con il suo sorriso, c’erano le sue mani che mi proteggevano da qualsiasi inconveniente, c’erano i suoi baci che mi facevano stare bene, quando hai tutto questo, sentiti libera perché non tutti hanno la fortuna di avere una persona con queste caratteristiche vicino a se.
C’è sempre una speranza, anche quando la vita sembra averti abbandonato, non lasciare che i tuoi sogni vengano chiusi a chiave in un cassetto, o qualcuno te li porti via.
Potrai essere anche l’unica persona che crede in quel sogno, ma finché tutte le luci non si spegneranno, quel sogno aspetta di essere realizzato, c’è un tempo bene definito, basta solo avere la giusta pazienza e vedrai che il destino premierà la tua lunga attesa.
La mia storia con te risale a ben due anni fa, dove ci siamo conosciuti per un’audizione, ci siamo innamorati, hai affrontato mio padre, ed ora eccoci qui, aspettando d diventare più maturi, consapevoli che per noi c’è una strada già tracciata, ma da spianare.
Sappiamo anche che se qualcuno prova a metterci i bastoni fra le ruote riusciamo trovare il modo per continuare a far girare la ruota e arrivare a destinazione.
Con il nostro sorriso abbiamo risposto a critiche e bugie, certo hanno fatto il loro effetto, ma positivamente, perché grazie ad esse il nostro amore si è rafforzato, rendendolo indistruttibile.
Grazie a te ho imparato a credere nel NEVER SAY NEVER.
Quello in cui tutte le tue fan credono, ed è giusto che sia così, perché in fondo se non hai niente per cui andare avanti, per cui combattere, puoi anche far a meno di vivere.
Io credo in te, e sono certa che tu credi in me.
Ti ho amato, ti amo e ti amerò per sempre.
Per ora è una promessa, ma chi lo ha detto che in futuro non possa trasformarsi in una solida realtà?
 

* Angolo dell’autrice.*

 

Ma ciao Beliebers :3
Questo è il capitolo conclusivo della mia FF, spero vi sia piaciuto, sia questa capitolo che la fan Fiction in generale.
Grazie a tutte le ragazze che hanno recensito e che mi hanno fatto i complimenti.
Ringrazio infinitamente, per tutte coloro che hanno letto, anche se non recensito.
Mi fa piacere che almeno qualcuno legga.
Visto e considerato che questa FF è stato scritta la notte della vigilia, ora vado a dormire non vorrei che Babbo Natale mi vedesse.
Grazie a tutte!
Merry Christmas.
 
Sirio Dawson.

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