And so They kissed di crazyfred (/viewuser.php?uid=82886)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just Try ***
Capitolo 2: *** Te lo darei un figlio ***
Capitolo 3: *** My Joy, Your Proud ***
Capitolo 4: *** Incontro ravvicinato del terzo tipo ***
Capitolo 5: *** London Calling ***
Capitolo 6: *** Peek-a-boo ***
Capitolo 1 *** Just Try ***
Eccomi tornata ragazze con una nuova storia. Più
precisamente con una raccolta di one shot, che non avranno un
aggiornamento più o meno regolare, ma seguiranno l'andamento
della mia ispirazione.
Spero abbiate la pazienza di seguirmi e prometto che cercherò di farmi viva il più spesso possibile.
Questa prima shot non ha a che fare con le mie prime storie (Canto di
Natale e The Best Day) ma si ispira a quella che è la vita vera
dei nostri beniamini: in questo caso la loro partecipazione ai PCA
della settimana scorsa.
Buona lettura e commentate!!!!
Just Try
"Amore mi dispiace..."
"Mi dispiace un paio di palle Kris, non c'era bisogno di strusciarsi a Taylor in quella maniera e il braccio per
aiutarti a salire le scale ce l'ho pure io!!!"
"Dai
Rob!!! Non mi dire che sei geloso di Taylor...è un amico lo sai
benissimo!!! ...e poi se ti dava fastidio avresti anche potuto
dirmelo!!!"
"Sarebbe cambiato qualcosa? Avresti fatto di meno l'ochetta?"
non
rispondi e abbassi la testa...sai benissimo che ho ragione io...e sai
anche che ho risparmiato le parole, avrei potuto essere meno generoso
ed un usare ben altri sostantivi per descriverti.
"E cosa avrei dovuto fare secondo te?" mi rispondi a testa alta.
Ma
io per una volta la alzo più di te:"Ad esempio potevi evitare di
fingere che non stiamo insieme. Non ha più senso Kris...facciamo
ridere!"
"Lo sai che io non sono quel genere di persona..."
"che
genere Kris? no, sinceramente non lo so...non capisco cosa ci sia di
così sbagliato ad avere un ragazzo e ad andare con lui in giro"
"io non vendo la mia storia alle telecamere"
"qui
non stiamo parlando di fare un reality show sulle nostre vite ...santo
cielo sei proprio di coccio...si tratta di smetterla di vivere come se
fossimo dei fuggitivi!!!"
....
Mi hai chiesto di esserti vicino, perché non volevi andare
davanti a tutta quella folla da sola con Taylor. Vi volete bene, ma non
è di lui che hai bisogno, non ti aggrappi a lui se vacilli, non
sono i suoi vestiti ad essere ridotti a stracci ed indossati al mattino
mentre con un bacio gli sfiori le labbra e lo svegli per andare sul set.
No. Quelle labbra sono le mie, così come le magliette e anche quelle braccia, verso le quali corri a fine
giornata, non paga di tutte quelle volte in cui ti ho stretta sul
set, e aspiri il mio odore affondando il tuo visto sul mio collo, come
una drogata in crisi d'astinenza davanti ad una pista di coca.
Lo so che mi ami, me lo ripeti tutte le sante mattine, quando sei
troppo stanca per alzarti dal letto alle 5 o quando è il giorno
di riposo e, una volta ogni tanto, è il sole del mezzogiorno a
farci da sveglia. Me lo ripeti a sera, prima di cadere nei sogni
più profondi, dove ogni sera prego di essere a farti compagnia,
quando vuoi che la tua schiena e il mio petto si incastrino e le mie
braccia ti stringano quasi a levarti il respiro.
Me lo ripeti quando sono stanco di fuggire, stufo della vita che
facciamo; e me lo dici quando ti tratto male, come ho appena fatto.
Dovrei essere contento, finalmente questa giornata di merda sta per terminare. Iniziata male, finita se possibile peggio.
Ma non ce l'ho con te.....è che proprio mi faccio schifo da
solo. Ti ho trattata come non avevo mai fatto prima. quel che è
peggio è che lo fatto dando spettacolo di me stesso davanti ad
altre persone, sebbene abbastanza intime, su questo stramaledetto jet
che ci sta riportando in Louisiana e che a forza di sballottolare mi
sta dando la nausea. No, non avevo mai sofferto prima di mal d'aereo,
ma la verità è che il cicchetto che ho mandato giù
per calmarmi non è stato esattamente un toccanasa.
Ora sei un paio di sedili davanti a me, seduta vicino al tuo amico, e
guardi fuori dal finestrino, muta, con un polso che ti tiene la testa, l'ipod alle orecchie per estraniarti dal mondo;
sono convinto che hai anche quel faccino delizioso tutto imbronciato.
Non imbruttirlo per me; credimi Kris, non ne vale la pena, sono solo un
coglione di cui hai avuto la sfortuna di innamorarti.
E io pure ti amo, lo sai, ma mi accorgo sempre di più di
quanto non ti merito. Riesco a rovinare tutto, sempre, con la mia
coglionaggine, e ti porto con me nel baratro. Forse soffro di disturbi
della personalità o qualcosa di simile....credi che abbia
bisogno dello strizzacervelli? è una possibilità che non
escluderei amore mio. Non è possibile alternare momenti di amore
pure, alto ed incondizionato, a momenti di estrema follia, che fanno
buttare all'aria tutto quello che abbiamo costruito.
Non dovevo esserci stasera, su quel palco, con te, tanto non avrei vinto
nulla, mi era già stato annunciato, ma sapevo che invece tu
avresti vinto, e volevo esserti vicino. Cosa più importante, tu
mi hai detto: "Ti voglio con me". Ed io da brava marionetta, quale sono
tra le tue mani, ho radunato i miei quattro stracci e ti ho seguita. Tu
la mia dea, la mia diva ed io il soldatino di piombo che ti
seguirà all'infinito.
Ma poi qualcosa è andato storto, non certo come avevo previsto.
D'un tratto nella grande sala del teatro ti sei girata verso di me e a
causa della musica ad alto volumi mi hai gridato: "Mi faccio
accompagnare da lui sul palco". E mi hai sorriso. Pensi che basti un
sorriso per farmi passare la rabbia che sta montando su? Beh
sì...in effetti basta. Non so come ci riesci ma su di me hai
anche questo potere, malefica strega ammaliatrice. Ed io rimango impassibile mentre
ti vedo salire sinuosa quella gradinata. Ma vorrei essere lì con
te e allora, in un gesto del tutto involontario, scatto sulla poltrona e
mi protendo verso di te per guardarti meglio, bella come sei, per
sentirti meglio. E per piangere; sì hai capito benissimo. Quel
coglione del tuo ragazzo piange a vederti su un palco a ricevere un
premio. Mi dici sempre che dovrei darmi una calmata perché hai
paura della mia reazione quando e se vincerai un'Oscar. Certo che lo
vincerai, non ho dubbi su questo, e quel giorno sarò li seduto al
tuo fianco e, non ci saranno santi che tengano, io ti porterò su
quel palco e griderò: questa è la donna che amo e sono
orgoglioso di lei. Nell'attesa di quel giorno lascio che siano i miei
occhi a parlare per me, so che non mentirebbero mai. Come potrebbero
farlo del resto se sono stati stregati per primi.
E tu così, strega e biancaneve allo stesso tempo, continui nei tuoi
giochi da gattina innocente. Mi guardi e sorridi e sai che mi hai in
pugno.
Io ti ho dedicato uno dei miei premi, tu dici che non ce la fai, che ti
si legge in faccia se stai mentendo o nascondendo qualcosa quindi
è meglio che stai zitta. Ma nella mia testa le domande iniziano
a prendere piede più prepotenti: nascondere cosa?
è una cosa così brutta l'amore, da dover essere nascosta? Oppure
bisogna andarne fieri in un mondo che va allo sfacelo?
Io opto per la
seconda, ma tu razionale fino al midollo mi ricordi quante volte ci
hanno perseguitati per avere anche solo una foto mentre entravamo in un
taxi. Ed io vorrei ricordarti di tutte quelle volte che abbiamo fatto
l'amore in vacanza sulla nostra isola e che bello andare in giro
tenendosi per mano e fregandosene se qualcuno ci avesse visti.
Ma queste cose te le ricordi solo quando ti fanno comodo, ora ci sono le
telecamere e tu mi tratti come se fossi l'ultimo arrivato, facendo
mille passi da gambero, come quando si era in giro per l'Europa a
presentare New Moon e a me toccava fare la ruota di scorta e lasciare
che Taylor ti abbracciasse.
Allora mi prendevo la rivincita in camera da letto e potrei farlo
ancora, e lo faccio, ma sinceramente ne ho le scatole piene di andare
avanti così perché sono quasi due anni che siamo insieme
cazzo e posso contare sulle dita di una mano le occasioni cui ci siamo potuti
comportare veramente come dei fidanzati.
Sì, ho usato la parola fidanzati, hai capito bene. Ti voglio
sposare...ti sposerò. Domani, tra una settimana, dieci anni, non lo
so, ma una cosa è certa: tu sarai mia per sempre.
A meno che non deciderai che stanotte sono stato troppo coglione e non
vorrai più vedermi; lo capisco, è giusto che la pensi
così, me lo merito.
Ma è che per la prima volta un po' mi hai deluso. Non pensavo ti
costasse così tanto e pure c'eravamo quasi, perché
tornare così indietro? Cos'è che ti fa paura? Ho bisogno
di sapere...altrimenti come ti aiuto?
Mi fermo un attimo a pensare: cos'è che ti ho chiesto poi, la
luna? Ti ho chiesto di essere una di quelle coppie finte da copertina,
tutte baci e coccole davanti ai fotografi, ed estranee lontano dal
tappeto rosso? Ho troppo rispetto per te, non mi permetterei mai.
Ti ho chiesto forse di baciarmi appassionatamente prima di salire sul
palco a ritirare il premio? Non mi risulta; so che per te è una
gesto troppo privata e personale, per essere profanato in pubblico.
Volevo semplicemente toccarti, sfiorarti la mano e magari, osando un
po', intrecciare le nostre dite; tu sei mia, avrei sussurrato al mondo,
e non sarebbe stato uno scandalo per nessuno, solo una conferma del
nostro grande amore e della nostra tradizionale discrezione.
E invece cosa abbiamo dimostrato: che tu sei algida ed io sono il
cagnolino che porti al guinzaglio. che fa quello che tu ordini, a testa
bassa.
Sai le malelingue quanto staranno ricamando sopra ogni singolo
movimento. Tu dici che non te ne frega, che sai quali sono i tuoi
sentimenti: e allora perché te ne freghi tanto di non apparire
insieme a me in pubblico?
Ho capito e sostenuto le tue ragioni per tanto tempo, la tua voglia di
capire se stavamo facendo la cosa giusta, la volontà forte di
proteggere la cosa più importante che avevi: noi. E non puoi
capire quanto mi hai reso orgoglioso per questo. Ma ero convinto che il
vento stesse cambiando, che avevi deciso di far vivere alla nostra
storia un capitolo nuovo, più normale, più reale. Ed
invece non ho capito un bel niente, non ho capito te.
O forse non ho capito me stesso; scopro di avere esigenze diverse dalle
tue ogni giorno che passa, e prego che questo non ci porterà ad
avere delle fratture.
Mi hai rinfacciato di essere stupidamente geloso di Taylor, ed di non averne
motivo. Lui non ha colpe, gli voglio bene come un fratello minore, un
cuginetto con cui giocare e fare gli stupidi; ma non mi chiedere di
sorridere se lui può concedersi libertà con te, che io
non ho.
Le mani le hai, potevi sistemarti da te il vestito; i tacchi li hai
sempre portati, le scale potevi salirle da sola. Che bisogno c'era di
spalmarsi su di lui a quel modo?
Sono geloso, mi chiedi? Sì sono geloso marcio. Sì anche di Taylor.
Perché mi chiedi? Perché sei mia...e ti amo.
E non posso permettermi il lusso di perderti, perché sei il mio
sole, e se non c'è il sole non c'è vita. So benissimo che
questo non è un banale litigio, di quelli che basta chiederti un
bacio perché abbia già dimenticato tutto. Questo ti
è rimasto dentro, ti ha toccata e ferita nelle corde più
profonde
Probabilmente perché quello che avevo da dirti aveva un fondo di
verità; ma non mi interessa avere ragione...e averti lontana.
Che me ne faccio?
Aspetto che l'aereo atterri e che ti avvicini a me, che sono seduto
vicino all'uscita. Non puoi scapparmi. Aspetto che Taylor si sia
allontanato e mi piazzo davanti a te, pretendendo di portare il tuo
...il nostro... zaino. Ci fanno salire nell'auto blindata che ci
riaccompagnerà a casa e tu porti ancora avanti il tuo silenzio,
a malapena mi hai sfiorato col tuo sguardo mentre ti aiutavo col
bagaglio. Mi chedo fino a quanto andrà avanti questa
sceneggiata. Lo so, siamo entrambi orgogliosi, ma in ballo c'è
qualcosa di troppo grosso e i nostri caratteracci per una volta
dovremmo lasciarceli alle spalle...ma continui a non rivolgermi la
parola e a guardare fuori dal finestrino, con le orecchie ancora
occupate dalle cuffiette; probabilmente non stai ascoltando musica,
come al tuo solito, ed è semplicemente il tuo modo di dirmi che
non vuoi sentirmi e mi arrendo sul mio lato del sedile, aspettando un
momento più propizio per riprendere la conversazione.
mattino dopo
Ti guardo mentre dormi; è una
tentazione troppo invitante a cui non so resistere. Diventi splendida
mentre sogni ... come se non lo fossi già ... e prego che tu mi
stia sognando perché voglio davvero essere sempre con te, in te.
Sei bella mentre dormi, sì, ma quando facciamo l'amore diventi decisamente una visione.
E questa è stata la notte più bella della mia vita;
peccato che prendi la piccola, avremmo potuto avere il figlio
più bello del mondo, per l'impegno e la passione che c'abbiamo
messo. Tutti dicono che il sesso riconciliatore è una manna; ma
per noi è stato molto di più, soprattutto non è
stato sesso.
Uno scambio d'anime lo definirei piuttosto, io ero in te e tu in me, eravamo una cosa sola,
"Just try...almeno provaci" ti ho detto, e tra le lacrime mi ha
abbracciato e chiesto di perdonarti. Cento, mille volte ti perdono, ti
perdono già per tutte le volte che mi farai ancora storcere il
naso, ma tu promettimi che non andrai più via, perché se
anche eri distante una decina di passi da me, per me era già
l'inferno.
Sì, riconosco di essere possessivo, geloso, anche paranoico e
maniaco, e mi batto il petto per essere stato così rude nei tuoi
confronti. Ma ti chiedo di promettere che ci proverai a venirmi
incontro, proverai ad essere la mia ragazza davvero, e non solo nel
segreto delle nostre calde lenzuola.
Lo farai, me l'hai promesso. E io ti giuro che mai più ti dovrai vergognare di me.
Mi dispiace distrurbare ora il tuo sonno beato, ma non resisto, ho bisogno di sentire che ci sei.
Mi allungo di nuovo al tuo fianco,
ti circondo da dietro con un mio abbraccio e lascio che le tue spalle
ed il mio costato diventino come due calamite. Non so se dormi ancora,
a questo punto credo proprio di no, perché mi stai chiedendo,
con i soliti mugugni da gattina, di stringerti ancora più forte.
Mi faccio ancora più vicino, e finisco col baciare il tuo collo,
che profuma d'amore, come le tue spalle e la tua schiena; tutto di te
sa di noi e cerco di inebriarmene il più possibile, come quei
fuggitivi che si ingozzano perchè sanno che prima o poi
torneranno in carcere e lì la sbobba fa schifo.
Mi lasci fare ed io mi ritrovo in paradiso.
Tra le tue fusa distinguo due parole e non le lascio certo scappare:
"TI AMO"
Ho sperimentato un ennesimo modo di scrittura, spero non sia risultato troppo monotono.
Tutti dicono che Rob non se
la sia preso per il comportamento freddo di Kris ai People's Cho
ice
Award, che forse era persino tutto studiato a tavolino. E se invece Rob
se la fosse presa? Ecco quello che ha partorito la mia mente. Mi auguro
di riscontrare il vostro commento.
lo so che è una cosa brutta da dirsi...ma immagino che inserendo
la storia tra preferite o seguite vi sarà sicuramente più
facile seguire gli aggiornamenti.
Un grazie speciale va alla cara Iris (aka BibisGu) che ha realizzato il
bellissimo banner che vedete. E devo dire che è un genio
perché senza dirle nulla, ha indovinato i miei gusti!!!
Aspetto le vostre recensioni con impazienza.
à beintot
Federica
|
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Capitolo 2 *** Te lo darei un figlio ***
Te lo darei un figlio
Bentornate ragazze ad un
nuovo appuntamento con questa raccolta di One Shot. Visto che le
risposte alle recensioni ormai le avete quasi in tempo reale non mi
resta che esprimervi il mio ringraziamento più profondo per le
ben 10 recensioni...ed eravamo solo alla prima shot!!!! Grazie grazie
grazie!!! Non potete capire quanto sia importante per me sapere che ho
il vostro consenso.
Ringrazio anche quelle
lettrici silenziose che contribuiscono anche loro a loro modo a farmi
capire che la storia è buona...
Infine un grazie speciale
va alla mia Iris (Bibis_gU) che ha pubblicizzato questa raccolta tramite le sue
storie. Date uno sguardo anche alle sue ;-)
Ho deciso per
comodità di abolire l'angolo dell'autrice. Quindi vi darà
all'inizio di ogni shot qualche indicazione alla lettura e poi se avete
domande o dubbi sarò ben felice di rispondervi tramite messaggi
e recensioni.
Dopo Robert per par
condicio è la volta di Kristen. è un tema questo che
va molto di moda negli ultimi giorni a causa del baby boom che ha
colpito Hollywood. Ho cercato di affrontarlo come mia abitudine
cercando di cogliere la vera Kris quella che si presenta nelle
interviste o nei pochi attimi che ci permettono di leggerla. Lei
è molto difficile al contrario di Rob che è un libro
aperto. E davvero ho molta più difficoltà con lei. Quindi
è naturale che devo lavorare un po' più di fantasia e il
mio racconto questa volta sarà decisamente più breve
rispetto al precedente.
Non mi resta che augurarvi buona lettura!!!
Te lo darei un Figlio
È incredibile ritrovarsi senza niente da fare dopo tutti questi giorni in cui non siamo stati fermi un'attimo.
Tiro un bel respiro e mi lascio andare tra le coltri del nostro bel
lettone. Fa freddo a Baton Rouge, manca poco a far scendere la neve.
Mi raggomitolo un altro po' e lascio che il piumone mi rivesta
totalmente, quasi a nascondermi lasciando giusto una fessuretta per il
naso. Però non è che io abbia tutto questo gran sonno
arretrato. Certo sono stanca, ma mi manchi più tu.
Mi faccio più in là nel materasso, a destra, dove dormi
tu. C'è il vuoto e il freddo. Però il tuo profumo sul
cuscino c'è ancora. E vedrò di farmelo bastare per ora,
per i prossimi tre giorni.
Sei a Los Angeles, nella mia calda ed assolata California, sempre per lavoro. Non che mi
lamenti: per te non desidero altro; una carriera lunga e produttiva
è la speranza che ho per il tuo futuro. Perché meriti
molto di più che essere chiamato Edward Cullen in eterno.
Perché sei molto di più: io lo so e so che anche tu lo
sai, solo che a volte tendi a dimenticarlo quando la critica non
è poi così benevola.
Non ci pensare: i giornalisti fanno solo il loro lavoro. E i loro articoli sono carta
straccia, domani ne usciranno di nuovi e i vecchi saranno già dimenticati. Tu perciò pensa
a continuare il tuo lavoro come fai, perché sei bravissimo.
Cosicché un giorno potrò fregiarmi di averti "scoperto" e
con una punta di orgoglio dirò: "è anche un po' merito
mio".
Io ora scherzo ma so che tu lo pensi davvero. Forse è vero che
io quel giorno...sembra passata un'eternità... forzai leggermente la mano di Catherine perché ti
scegliesse, ma poi hai continuato a lavorare duramente e da solo. Hai
scelto il tuo percorso e lo stai portando avanti egregiamente.
E adoro vederti
orgoglioso ed entusiasta per i tuoi nuovi progetti.
Quando qualcuno nomina Water for Elephants sorridi come quando ad un
padre si chiede del proprio figlio. Lo so che è un passaggio
cruciale per la tua carriera, la tua prima grande pellicola, con una
casa di produzione dal nome altisonante e che senti il peso della
responsabilità sulle spalle.
Le hai sentite anche tu quelle voci d'altronde no? Dicono che potresti anche
vincere un Oscar l'anno prossimo. Scommettiamo che hanno ragione?
Due settimane fa su questo stesso letto abbiamo festeggiato a modo nostro un'altro dei tuoi meravigliosi traguardi.
"Cronenberg. Quel Cronenberg. Ha scelto me" ripetevi, più a te stesso che a me, ad alta voce, ancora incredulo.
Non riuscivi a realizzare che Cronenberg avesse chiamato proprio te per il
suo nuovo film e cercavi di autoconvincerti, ridimensionandoti, che fossi solo una seconda
scelta, selezionato solo perché Colin Farrell si era tirato indietro.
"Eppure ha scelto te, tra decine di attori possibili ha scelto
proprio te" ti ho incoraggiato, scuotendoti da quel torpore che ti coglie ogni
volta che gli ingranaggi nel tua testa iniziano a lavorare troppo
velocemente. E allora mi hai sorriso, come sai fare solo tu, e mi hai riempito
l'anima del tuo calore e mi hai abbracciato.
Sei contento, lo so, ma so anche
che domani questo appagamento non ti basterà e iniziarai di
nuovo con le tue congetture, e i tuoi pensieri e preoccupazioni andranno
a mille. Perché sei cervellotico e tutto matto.
Ma qualcuno ha
detto che tutti i migliori sono matti.
Vedi allora che avevo ragione
io? Sei il migliore in tutto ciò che fai non c'è dubbio.
Ok, forse è il caso di smetterla di pensarti ogni minuto, sto
diventando compulsiva e monomaniaca. Ma tu certo non mi aiuti,
inviandomi messaggi praticamenti ogni minuto. Ci manca solo che mentre
giri una scena messaggi con me. Ed il bello è che ti credo
davvero capace di farlo.
Sono le undici del
mattino qui in Louisiana. Abbiamo quasi finito le
nostre riprese, la troupe sta smontando la gran parte delle
attrezzature, e tutti stanno organizzando il nostro esodo verso il
Canada, verso quella Vancouver che già ci conosce e sa quali
segreti dovrà nascondere tra sue strade fredde e le calde suite
d'albergo, e allora ho qualche giorno libero in più.
Dovrei rimettere in ordine dal casino che hai lasciato facendo le
valigie o anche solo occuparmi di me stessa con un bel bagno o
mangiando un boccone. Ma non ne ho voglia. Perché così ti
percepisco ancora per un po': nel disordine dei cassetti o
nell'odore che mi hai lasciato addosso l'altra notte come souvenir d'amore.
Profumi di sigarette e colonia, profumi di te. Ed ora anch'io, ed è una sensazione meravigliosa.
Allora decido di alzarmi e prendere il pc. Voglio sapere che si dice di
noi. Insieme lo facciamo sempre. Ci piace sapere l'emozione che
regaliamo a chi crede in noi, a volte sfiorando i limiti della follia.
Ridiamo un po' meno quando invece parlano male ed offendono, ma noi siamo
insieme e chi se ne frega di loro.
E anche sapere se stai davvero bene come dici. Non sei più
abituato al freddo umido della tua Inghilterra e, a forza di fare lo
spavaldo, ti sei beccato una bella influenza e, anche se mi dici il
contrario, lo so che non ti è passata ancora. Hai la voce nasale
al telefono e i colpi di tosse la notte ancora ti tormentano. Lo so che
da solo fai il bimbo cattivo e capriccioso, che non prendi le tue
medicine. Sei così pieno di vita che non voglio vederti a letto,
intontito dalla febbre e dagli antibiotici.
Per questo curati e stai bene, per me.
Digito il tuo nome e su un sito qualsiasi trovo delle foto nuovissime,
di ieri pomeriggio credo. Ed è così che il mio cuore ha
preso a battere forte, come mai aveva fatto prima.
Corre all'impazzata quando ti ho vicino, certo, ma questo è
decisamente un movimento diverso.
Si tuffa, annaspa, si riprende e poi
precipita di nuovo, e sento caldo, un calore nuovo che nasce nel petto e
mi prende tutta, ma al contempo mi gela. Mi scioglie e mi fredda. Quattro fotografie e mi hai fatto
diventare come neve dopo una intensa giornata di sole.
Non so se il problema sei tu o quel ... bambino ... che tieni in braccio.
Forse entrambi.
So benissimo che
quello è Jacob e quel cuccioletto paffuto è suo
figlio, ma per un momento nella mia mente ho ben altre immagini e
sogni.
Vedo te e so che quello potrebbe essere il nostro bambino; è
biondo, come te, e quasi noto una leggera somiglianza. Probabilmente
è la prima volta che ti vede, eppure è così
sereno, tranquillo tra le tue braccia, come se ti conoscesse da sempre,
come se tu fossi davvero il suò papà.
La
tua presa è ferma, sicura, ormai sei diventato bravo con i
bambini, ci sai davvero fare. E poi li hai sempre amati e lo vedo nei
tuoi occhi quanto ne desideri uno tutto tuo. Da coccolare, da crescere,
insegnargli cos'è il mondo e quante cose straordinarie contiene,
esattamente come stai facendo in quegli scatti, indicando a quella
piccola creatura quel grande elefante.
Lo so che che quello
è Jacob, vestito di tutto punto, pantaloni in tweed e
gilet, dal capello un po' retrò, eppure so
che quei gesti sono i tuoi e soprattutto che dentro quegli occhi e quel
sorriso ci sei tu davvero. A me di certo non li nascondi.
E allora penso a
quante volte in quegli stessi occhi ho letto quella voglia
malcelata che hai di diventare padre, ogni volta che qualche nostra
amicizia esibisce un pancione o scorrazza qua e là tra
passeggini
e poppate.
So che ti piacerebbe vivere tutto questo e oggi, non l'avrei mai detto, scopro che piacerebbe anche a me.
Ma per ogni cosa nella vita c'è un tempo appropriato. Il tempo del
gioco, il tempo del divertimento, quello dell'impegno ed infine quello
delle responsibilità. Ho sempre pensato che fosse troppo presto
per buttarsi nell'ultimo. Ora ci sarebbe bisogno di piantare le basi
per un solido avvenire, per avere le spalle coperte se volessi mai avventarmi nel mondo dei grandi seriamente.
Eppure se certe condizioni sussistono, se la base portante è
stata fondata, non esiste impedimento affinché la costruzione si
edifichi.
E a volte sento che le basi ci sono. Oggi è una di quelle volte.
Mi dico che l'amore
basta, il resto verrà da sé. Che non siamo come i nostri
coetanei e il passo potremmo anche farlo.
Eppure, siamo realitsti. Le nostre carriere, il nostro futuro dipendono
tutte dal tempo che gli dedichiamo.
A volte siamo troppo presi dai
nostri lavori che non troviamo il tempo per noi stessi, per dedicarci
l'un l'altro e Dio solo sa quanto rimpiangeremo questi giorni sul
set, gli unici che ci permettono di stare sempre insieme.
Dunque non voglio vedermi costretta a decidere da che parte stare,
scegliere tra la famiglia ed il lavoro. Perché al momento non
sono lucida abbastanza da poterlo fare. Qualsiasi cosa scegliessi non
sarebbe sana né per me né per colui a cui dedicherei il
mio sacrificio. Saremmo in troppi a soffrire. Avrei rimpianti e non
è possibile rimpiangere nulla a vent'anni.
Eppure te lo darei un figlio...
Te lo darei un figlio
per sentirti parte di me per nove mesi
Te lo darei un figlio
per sentirlo crescere dentro di me
Te lo darei un figlio
per vivere con lui e per lui il resto dei miei giorni
Te lo darei un figlio
per vederti fare lo stupido anche davanti a quel miracolo chiamato vita
Te lo darei un figlio
per accarezzare il ventre caldo e pieno
Te lo darei un figlio
per stringerti la mano tra i dolori del parto
Te lo darei un figlio
per lasciarti baciare la mia fronte madida di sudore
Te lo darei un figlio
per guardarti negli occhi mentre lo vedi per la prima volta
Te lo darei un figlio
per vedere le tue lacrime quando lo prenderai in braccio
Te lo darei un figlio
per emozionarti quando ti renderai conto che sei davvero un padre
Te lo darei un figlio
per stare a guardarti di nascosto mentre fai il pagliaccio per farlo ridere
Te lo darei un figlio
per lasciare a te il compito di cullarlo la notte
Te lo darei un figlio
per farlo dormire in mezzo a noi quando ha dei brutti sogni
Te lo darei un figlio
per dargli una mano nei suoi primi passi
Te lo darei un figlio
per metterlo sulle tue spalle e fargli vedere il mondo da lassù quando le cose saranno troppo più grandi di lui
Te lo darei un figlio
per stringerlo a te quando avrà paura
Te lo darei un figlio
per insegnargli l'alfabeto e i numeri e le note
Te lo darei un figlio
per insegnargli cosa sono i sogni e l'amore
Te lo darei un figlio
per vederci diventare vecchi
Te lo darei un figlio
per sapere che in qualche modo...continueremo ad esserci...insieme
Te lo darei un figlio
PERCHE' TI AMO
à bientot
Federica
|
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Capitolo 3 *** My Joy, Your Proud ***
Oscar
Eccomi qui con una
nuova shot sui nostri amatissimi Rob e Kris. Per chi aveva letto dei
miei spoiler sulla pagina di facebook (e con questo vi ricordo che
c'è una pag facebook di riferimento qui )
sappiate che quello che leggerete ora non ha niente a che fare
con quello che avevo pubblicato. Quella shot è rimandata a
quando avrò ispirazione sufficiente. Per il momento
accontentatevi di questa. è breve lo so, ma è il massimo
che la mia mente, troppo affollata di idee, al momento è
riuscita a partorire.
Avviso che non c'è
nessuna collocazione precisa del tempo, potrebbe essere l'anno
prossimo, fra 10 anni, questa è una cosa che sa solo il destino.
L'ho immaginata qualche giorno fa quando la cara Bibis Gu (Iris) mi ha
fatto vedere un bellissimo video Robsten che qui vi propongo http://www.youtube.com/watch?v=VU6DoYXHe1g
Rircodo inoltre che ho aggiornato cn un extra la mia FF The best Day. Se voleste leggerlo, questo è il link.
Non mi resta che
raccomandarvi di essere generosi con i commenti e anche con le
critiche, se esse sono fatte in maniera costruttiva.
BUONA LETTURA!!!
My Joy, Your Proud
Odio le serate come questa.
Gente senza faccia che legge il tuo nome su
un foglio in cui sei schedato peggio che in prigione pronta a dirti
dove devi andare, cosa devi fare, come ti devi muovere. E' snervante
sentire i fotografi a destra e a manca che ti chiamano e non ne hanno
mai abbastanza, neanche dopo 10 minuti che sei in posa sorridente.
Sorridente...diciamo pure che si viene colti da una paresi facciale,
che rischia di diventare permanente se non lasci riposare il muscoli
del viso; ma bisogna stare attenti, perché i paparazzi sono
pronti come degli sciacalli a beccarti nel momento in cui lasci che una
smorfia dai mille significati (noia, dolore per i tacchi) si stampi sul tuo volto e a sbatterti
in prima pagina con l'appellativo di musona.
Quella è la mia
condanna: Kristen non sorride mai. Ah davvero? E quella che sorride
nelle foto chi è, una controfigura?
Odio queste serate
perché la gente è falsa; sorride, ma in realtà non
vede l'ora che tu compia un passo falso e possa prendere il tuo posto.
Quanti sul tappeto che percorrerò mi sorrideranno, mi faranno i
complimenti e, una volta passata, mi sputeranno dietro sottolineando
tutti i miei diffetti? Vi do un indizio: è più facile
contare chi non lo farà.
Di una sola persona
sono certa, ad esempio, come sono sicura di essere viva. Perché,
del resto, è anche per lui che io vivo.
Robert è con me
oggi, anche oggi, come del resto fa, più o meno silenziosamente,
da quando, nel 2008, gli ho dato il permesso (assolutamente inconscio)
di entrare nella mia vita. Si è fatto posto senza grande rumore,
senza far scandalo o mettere nessuno a disagio. O forse quel posto
c'era sempre stato, ritagliato dal destino e dalle nostre anime prima
che i nostri corpi si incontrassero e capissero quanto fossero vitali
l'uno per l'altro. Timidamente, anche oggi, è qui a sostenermi,
ad essere la mia luce per quanto non faccia altro che ripetermi: "sei tu
il mio Sole".
E il ghiaccio che mi
fa da armatura contro il mondo si scioglie, diventando acqua calda,
pronta ad andare in ebollizione da un momento all'altro.
Lo amo e lui mi ama; lo sappiamo
noi, lo sanno tutti, ma a molti non sta bene. Non mi interessa, siamo
noi a doverlo vivere e nessun'altro deve permettersi di mettere bocca
nella mia vita privata. Le minacce lo preoccupano, io cerco di riderci
su, non bisogna far vincere chi fa la voce grossa e pretende di avere
diritti su di noi.
Non ho mai chiesto a nessuno di venire a vedere i
miei film, di comprare i DVD o i giornali con le interviste. Non l'ho
chiesto io di essere famosa, tanto famosa. Io ho bisogno di recitare,
di esprimere le mie emozioni ed il mio ego attraverso la recitazione,
sfidare me stessa a diventare qualcun'altro. Se poi rimane diventa un
successo planetario, a me non interessa più di tanto. Ma il
lavoro deve restare fuori dalla porta di casa mia.
Ed è proprio
per questo che vorrei che serate come questa non esistessero,
perché invece del loro significato originario, servono solo ad
enfatizzare il lato mondano, a dar da mangiare a paparazzi e
giornalisti di cronaca rosa. Già le sento le loro domande: "come
va la vita privata?" "e l'amore?" "di chi è il vestito?" "e
queste bellissime scarpe?". Ma a nessuno interessa sapere del mio
lavoro? Del resto è per quello che sono qui, o no?
Ancora non potevo
crederci, mi sentivo realizzata già quando mi invitarono agli
Oscar per presentare una clip, questo era decisamente troppo.
Eravamo arrivati, Rob
mi strinse forte la mano e poi uscì incontro a quella folla
urlante, che non ci riusciva proprio a non andare nel delirio
più totale di fronte a lui; ma come dargli torto. Quando l'avevo
visto uscire dal bagno nel suo smoking nero, solo una mezz'ora prima,
ebbi qualche problema a non trasformarmi in una fan dodicenne impazzita
e dovetti ricordarmi l'empasse che mi impediva di saltargli addosso.
Tutto poi si svolse
come da copione. Messi su i nostri migliori sorrisi, intrecciate le
mani, iniziammo quella passerella patinata come fossimo una coppia di
divi della Hollywood vecchio stampo, tutti sorrisi e pose ammiccanti ai
fotografi. Ci avrebbero dato lo scettro di coppia della serata, avremmo
battuto team inossidabili come i Brangelina, ma dentro intanto
ribollivo dalla voglia di salutare tutti gli obiettivi con un bel dito
medio o dire una parolaccia a qualche microfono; così, giusto
per stemperare la tensione.
Rob era lì solo per me e, da
inguaribile cavaliere qual era, lasciava che tutte le telecamere si
curassero di me. "è la tua serata, goditela tutta" mi disse
sarcastico. Avrei voluto rigraziarlo con una bella gomitata nel fianco,
ma ne convenni che forse non era il caso di rovinare quello smoking
finissimo e, quindi, scartando l'ipotesi francesismi di fronte alle
telecamere, mi ridussi a fare quello che più mi piaceva e al
contempo mi riusciva meglio: avvinghiarmi a lui. Appena mi fu possibile
mi strinsi, mi arpionai alla sua schiena, e mi lasciai sprofondare
nell'incavo suo collo, avvicinando i maniera il più possibile
sensuale e provocante le mie labbra al suo orecchio; percepii
immediatamente i brividi invaderlo ed il suo respiro farsi concitato
mentre soffiavo delicatamente sulla sua giugulare.
"Questa me la paghi"
gli sussurrai, sogghignando. "Pensavo volessi dichiarami il tuo amore"
trovava sempre il modo di ribattere. "Nnnn" protestai, recitando la
parte della sostenuta "è una cosa così
scontata...dovresti già saperlo" "Non mi stancherò mai di
sentirtelo dire" non voleva che l'avessi vinta. "E comunque"
continuò "IO ti amo".
Adesso i brividi erano venuti a me, e le gambe iniziarono a cedere; non solo la sua voce
roca, calda e sensuale aveva pronunciato le parole che il mio cuore
voleva sentirsi dire, ma le aveva accompagnate con uno di quegli
sguardi che portano il cartello, a lettere cubitali, troviamo un posto
nascosto perché ho bisogno di te ORA. Cercai allora di
ricordarmi il motivo per cui eravamo lì e tentai di ricompormi
al meglio che potevo.
Nella folla, tra le
tante facce amiche/nemiche, ne scovai un'altra, finalmente, del tutto
familiare. Mi trascinai appresso Robert, come si fa con i bambini
capricciosi e, nonostante il nostro entourage ci intimasse di tornare a
posare di fronte ai fotografi, mi abbandonai all'abbraccio rassicurante
dell'uomo che mi stava di fronte. Mio padre. L'altro amore della mia
vita. Una volta l'anno trasformato in pinguino per lavoro; morivo dal
ridere a vederlo costretto in quel vestito troppo elegante per un tipo
come lui, ma il lavoro veniva prima d'ogni cosa e, fin da bambina, mi
aveva sempre insegnato che, per lavoro, si fa solo ciò che si
deve, al di là del proprio volere. Altrimenti si torna a casa.
Lezione molto semplice per la sopravvivenza nel mondo dei grandi made
in Stewart.
Nonostante, cosa straordinaria per la California, il cielo
fosse velato da spesse nubi, il mio adorabile papaStew inforcava i suoi
occhiali dallo stile un po' country.
Se qualcuno l'avesse visto per la
prima volta, probabilmente si sarebbe fatto un'idea diversa di lui,
soprattutto data la capigliatura leggermente stravagante, ma mio padre
era tutto, fuorché un alcolista o un centauro da Harley
Davidson; non era in grado di guidare neanche una di quelle moto dei
film italiani degli anni '50, e di birre se ne concedeva al massimo una
alla sera, mentre segue lo sport in tv.
Ma io sapevo bene il
perché di quegli occhiali, lo conoscevo ormai troppo bene per
non saperlo: voleva nascondere gli occhi arrossati e ancora lucidi. Non
era un piagnucolone, ma per me qualche lacrima l'aveva sempre in serbo.
Ridendo lo abbracciai
e lo strinsi, per quanto possibile, a me. "Non cambierai mai
papà!!!" gli dissi. Lui mi osservò, in silenzio per un
attimo e mi disse: "Sei bellissima tesoro mio!"
Generalmente non mi
sarei fidata di lui, di Robert, i loro giudizi erano troppo di parte;
ma quella sera non volevo sentire altro, non volevo avere
preoccupazione per la mia testa. Mi ero preparata fin troppo
scrupolosamente, scegliendo l'abito appena saputo che avrei partecipato
all'evento, facendo seduto di trucco e parrucco per essere perfetta e
calzando tutte le sera le scarpe per averle al massimo della
comodità. Non è da me, è vero, in altre
circostanze non l'avrei fatto, ma vorrei vedere voi al posto mio.
Ci accompagnarono ai
nostri posti e, nonostante il training autogeno che avevo scoperto ed
imparato ad usare, non ci fu modo di rilassarmi per tutta la durata
dello show finché non arrivò il momento tanto aspettato e
tanto, tanto temuto.
La consegna del premio alla miglior attrice protagonista.
Vennero presentate le
candidature e, ancora una volta, non riuscii a spiegarmi come il mio
nome potesse essere finito insieme a quello di attrici come quelle,
donne che con il loro immenso talento e le loro strabilianti carriere
avevano fatto la storia del cinema ed erano colonne portanti di
ciò che in fondo tutti noi eravamo. Mentre passavano sullo
schermo le immagini delle nostre performance pensai a quante e quali
attrici avevano vinto quel pieno ed io, mi sentivo nulla in confronto a
loro.
No, non poteva e non doveva essere la mia serata e nemmeno volevo che lo
fosse. Era troppo presto; troppo giovane, mi dissi. C'è chi
ha alle spalle una carriera decennale e io non lo posso scavalare.
Il
mio ruolo per quella sera, anche quello era scritto: sentire il nome della vincitrice,
sorridere ... ma nascondere una leggera delusione ... ed applaudire a
chi stava ritirando il premio.
Finite le nomination,
ecco iniziare la suspance per il responso. Sentii il cuore pompare
decisamente più forte del normale, ed il respiro iniziare a
venir meno. Stai calma Kris, mi ripetevo, che ti agiti a fare? Tanto lo
sai che non tocca a te.
Rob dal suo canto mi stava affianco, anche
troppo. Avrei voluto che non intrecciasse la mia mano con la sua, che non la
portasse a contatto con le sue labbra e non iniziasse a giocarci
così indecentemente. Non era facile rimanere concentrata. I miei
ormoni non avrebbero retto tanto a lungo.
"Sei pronta?" mi chiese, sussurrando. Non c'era bisogno di essere pronti, non doveva accadere nulla.
"And the Oscar goes to ... KRISTEN STEWART"
No, non era possibile,
non poteva essere vero! Non è così che funziona! Si viene
nominati, ma non si vince a primo colpo. Posso ... posso rifiutare? Non
lo voglio, no! è ... è un onore troppo grande per
meritarlo!
Mi sentii avvolgere da una pioggia di applausi e tante
braccia che correvano ad abbracciarmi. Era tutto così
confuso e vago attorno a me. Sentivo mio marito urlare la sua gioia,
incontenibile, mentre mi abbracciava in vita e mi baciava dolcemente
sulla guancia. Sentivo i miei compagni di cast ed il regista che mi
incitavano, ed il resto del teatro che reclamava la vincitrice sul
palco. Ma io, io ero su un'altro pianeta, persa in un sogno qualsiasi.
Mi alzai, senza che
fosse il cervello a dirmi dove andare e mi lasciai guidare da Robert.
Prima però, in uno sprazzo di lucidità, mi avventai sulle
sue labbra, avvolgendo le mie braccia alle sue spalle. Per una volta,
una volta sola in tutta la mia vita, non avevo interesse a nascondere
la mia affettività. Mi avviai verso il palco e senza di lui non
ce l'avrei fatta a salire le scale, nello stato in cui ero. Al momento
di lasciarmi andare si congedò con un baciamano da manuale di
galateo e incantandomi con uno sguardo da far impallidire Leo Di Caprio
per la sua performance in Titanic. Dentro quegli occhi, più
azzurri del cielo, più cristallini dell'acqua del mare, tutta la
gioia per questo
mio traguardo e l'orgoglio che gli dava potermi sentire sua.
La folla davanti a me
era troppo grande ed ora mi toccava parlare, dire qualcosa e cercare di
non essere né banale, né stupida. Cosa ancora più
importante, nel mio caso, era riuscire a tenere in mano la
statuetta, la mia statuetta, senza farla cadere e frantumarla. Non c'avrei fatto una bella
figura agli occhi di tutto il mondo.
"O mio Dio...wow!"
kristen ... per piacere ... sai che puoi fare meglio "è ... è
una sensazione meravigliosa essere qui a stringere questa statuetta tra
le mani. Molti di voi già sanno cosa si prova ed ... ed ora
posso dire di saperlo anch'io". Risero un po' tutti e lanciai uno
sguardo verso Robert, ricordando quando era toccato a lui, per Water
for Elephants. I pronostici quella volta non sbagliarono ... e quella
notte fu un delirio. Quella fu la prima volta che ero con lui per
davvero. Pensai a quante cose erano cambiate, pur rimanendo sempre le
stesse.
In fondo, non c'era un
tempo perfetto per essere degni di ricevere un tale onore, come del
resto non basta una vita intera per essere degli attori perfetti.
Probabilmente è, come tutto nella vita, qualcosa che capita e da
cui siamo travolti, ed è inevitabile.
"Vorrei ... vorrei
dedicare questo premio a tante di quelle persone ... ma domani potrei
essere ancora qui e non aver finito. Perciò, per non annoiarvi,
credo che lo dedicherò a chi ha creduto in me ma ... ma soprattutto
a chi non ha creduto in me, perché è proprio per quelle
persone, che sono tante, che ho cercato dentro di me la forza di andare avanti nel mio lavoro e dare il meglio. Infine
... dedico questo premio alle persone più importanti della mia
vita ... Robert, ti amo! ... e a questo scriccioletto" e per un attimo
mi si strozza la parola tentando di trattenere le lacrime, accarezzando
il mio bel pancione "che è il miglior premio che la vita mi
abbia donato".
à bientot
|
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Capitolo 4 *** Incontro ravvicinato del terzo tipo ***
Incontro ravvicinato del Terzo Tipo
Da quando Robert ha iniziato a girare Water for Elephants non abbiamo
molto tempo per stare insieme anzi, non ne abbiamo per niente. I suoi
turni di riprese sono infiniti e la sera quando torna in albergo
è talmente stanco che non mi va di andarlo a disturbare e il
più delle volte devo interrompere la telefonata perché
potrebbe addormentarsi da un momento all'altro all'apparecchio. Anzi,
ora che ci penso una volta è successo: mentre lasciava che
parlassi io, come al mio solito, raccontandogli, logorroica come solo
io so essere, delle mie inutili giornate senza fare niente, si
addormentò con l'apparecchio acceso, mentre io ero convinta che
stesse solo ascoltandomi pazientemente. Fu poi Tom, il suo Tom, che
aveva ospitato nella sua suite neanche fosse il suo amante, a prendere il
tel e a darmi la buonanotte, finissimo: "Ehi! Ma cosa gli hai detto a
sto poraccio...è crollato sul letto cinque minuti dopo che ti ha
risposto!"...ed era mezz'ora che parlavo senza tregua.
Così, non potendo andare tutti i giorni sul set, a causa dei
maledetti paparazzi che lo assediano, ho molto più tempo da
dedicare a ciò che amo di più: leggere e cucinare.
Non passo così tanto tempo con la mia famiglia da quando
avrò avuto tipo 16 anni ed i film che giravo erano molti di meno
e meno impegnativi. Non che disprezzi la fama ed il successo che
Twilight mi ha portato, solo preferirei che la vita scorresse meno
velocemente e fosse un tantino più facile.
Anche la mia relazione con Rob: i giornalisti ci definiscono spocchiosi
e con la puzza sotto il naso, ci ripetono in continuazione che la loro persecuzione
è solo il prezzo da pagare per la fama ricevuta. Ma io non
voglio quel genere di fama, non l'ho mai cercata. Ho sempre e solo
desiderato poter recitare, e poter condividere ciò che
più amo, i miei progetti, con il pubblico. La vita privata non
c'entra in tutto questo. Cosa credono: che io mi diverta a scappare da
loro, a nascondermi come una ladra ogni volta che vorrei baciare il mio
ragazzo? Mi piacerebbe poter gridare al mondo la mia felicità,
vivere il nostro rapporto come tutte le mie amiche fanno con i
loro ragazzi; ma la verità è che noi non siamo come loro,
non veniamo trattati come persone normali. E non si fermeranno, no.
Sono come sciacalli, come sanguisughe: più ne hanno e più
ne bramano.
Come oggi, ad esempio; è il compleanno di papà, ed io e mamma
abbiamo organizzato una festicciola con i parenti più stretti ed
i suoi amici. Sarà una cenetta informale, all'aperto in
giardino, tanto qui in California è perennemente caldo e
assolato, la pioggia è un evento raro tanto quanto a Forks lo
è il sole. Probabilmente Rob per venire qui dovrà fare i
suoi soliti giri stile James Bond, cambiare auto in qualche vicolo
nascosto ed isolato, lontano da occhi indiscreti e salire su un'altra
con i vetri oscurati, per arrivare fin qui indisturbato. Ormai per noi
questi sono diventati giochi da ragazzi, ma vi pare vita questa?
Rientrata insieme a mia madre dal centro commerciale, dove abbiamo
fatto spese, per fortuna nel più completo anonimato, trovo mio
padre immerso in un'intensa e allegra conversazione con un ospite.
Qualche collega o amico certamente sarà venuto a fargli visita!
Eppure conosco quella voce, mi suona familiare, seppur lontana nella
memoria; giovane, squillante, a tratti leggermente nasale.
Entro in salotto e mi ritrovo bloccata all'ingresso, shockata per aver finalmente compreso chi sia.
Micheal, chi altri?
A pensarci bene non avrei dovuto impiegare così tanto tempo nel
riconoscerlo, d'altronde lui e papà sono rimasti in ottimi
rapporti, nonostante la nostra rottura. Probabilmente mio padre
all'inizio sperava che mi ravvedessi, che Rob fosse solo una sbandata,
ma dopo oltre un anno anche lui si era affezionato a quel ragazzo di
Londra, l'artista, come amava chiamarlo scherzosamente. Non c'era certo
la sintonia che lui e Michael avevano tra loro, ma meglio di niente...
Rimango impalata a fissarlo, senza parole, ma riprendendomi cerco
immediatamente una scusa per defilarmi. "Sc-scusate, devo aiutare mamma
sistemare la spesa in cucina"
"Ehi Kris!" dice lui prima che possa allontanarmi "perché non rimani qui con noi, facciamo due chiacchiere ..."
Due chiacchiere dice? E di cosa dovremmo parlare? Proprio non lo capisco.
è una persona a cui ho voluto bene, pensavo di amarlo, un
tempo, ma appartiene al passato e non ho più niente da
condividere con lui.
D'improvviso sento un bisogno impellente di chiamare Rob: non è
geloso, o almeno non dà a vederlo, ma il tasto Mike gli crea
sempre grossi problemi di nervosismo, e se lo avverto prima
che lo sappia da qualcun altro, forse posso evitare reazioni eccessive
e inutili.
"Dai Kris!" si avvicina me mio padre, portandomi per un attimo in disparte.
"Papà sai benissimo che io..." gli sussuro, intenzionata a
mettere le cose in chiaro prima che possa farsi false speranze. Ma
possibile che ci credesse ancora?
"Sì lo so che non torni indietro, che ti credi..." mi dice più
disincantato che rassegnato, con mia somma gioia "solo avrei voluto che non vi foste
lasciati in quel modo brusco. Parlaci, chiarite...fallo per il tuo
vecchio"
In parte ha ragione. Non si può mettere la parola fine su una
storia durata 4 anni in una maniera così barbara. Io non
lo amo più, probabilmente nemmeno l'ho mai amato, confondendo il
grande affetto e la profonda amicizia
che provavo per lui con l'amore, senza sapere quanto potesse essere grande
quello vero, quello con la A maiuscola; ma del resto, come si
può sapere cos'è l'amore vero a 14 anni? D'altro canto
lui era
arrabbiato con me perché gli avevo mentito, e quel che è
peggio che lo avevo tradito più di una volta, anche solo con il
pensiero, e tanto basta per tradire, davvero; e urlarsi parole
d'odio non era un atteggiamento da persone che pretendono di
considerarsi mature. Così accetto, anche se con molta
fatica, e conduco Michael in giardino, sotto la veranda del retro, al
riparo dal
sole e dagli sguardi curiosi e pettegoli. Dio solo sa il finimondo che si
potrebbe scatenare se si venisse a sapere che Michael Angarano, ex
ragazzo di Kristen Stewart, è stato avvvistato a casa della sua
ex, mentre conversa amabilmente con lei e suo padre. Già vedo
i titoli dei
giornali. Non mi hanno mai interessata, perché solo io
conosco la verità, ma odio le bugie e le cattiverie che
vengono scritte sul conto mio e delle persone a me care.
"Allora" dico, un po' stizzita "che vuoi Mike?"
"Come stai?" mi chiede. Nella sua voce non c'è alcuna
inflessione, sembra davvero che voglia solo sapere come mi vanno le
cose.
"Bene" rispondo, altrettando disinteressata.
"Sono contento" afferma. Eppure è serio, quasi triste. Non era
mai stato una persona espensiva, tutt'altro. Per un sorriso bisognava
sempre pregarlo e credo che di risate vere gliene abbia viste fare
davvero poco, da poter potare il conto con le dita di una mano; eppure
non l'avevo mai visto così giù. Non capisco se fosse
semplicemente un periodo no, oppure se la mia presenza lo metta di
cattivo umore. Ma che vuole? Voglio dire, è casa mia, e doveva
aspettarsi di trovarmi qui quando è venuto.
"E il lavoro, come va?" chiede ancora, mantendendosi distaccato e formale.
"è uscito Eclipse la scorsa settimana ..." dico e mi sento
rispondere a lui con un tono che non avevo mai usato prima, stizzito,
quasi offesa per il fatto che avevo dovuto precisare una simile
ovvietà. Siamo stati insieme per quasi quattro anni, ci siamo
lasciati lentemente, ma senza farci poi granché male e il
rancore che viene fuori con la mia voce, è una sorpresa anche
per me.
"Lo so ... " ammette, accendendosi una sigaretta. Mi sa che me ne
accendo una anche io; nel frattempo lui continua "Lo so ... ho visto
che sta andando molto bene, ma era facile da prevedere. Con tutte
quelle ragazzine urlanti che vi aspettavano alla premiere..."
Non che il suo tono fosse sprezzante, ma mi dava fastidio che il
successo della saga fosse un argomento di conversazione scontato e
banale. Certo, abbiamo fan affazionati per il mondo, ma questo non ci
facilita il compito. Perché al cinema ci vanno una volta, ma
farli tornare in sala, o farli parlare bene della pellicola è
ogni volta più difficile.
"Sì, sta andando bene" confermai "ma non è solo merito
dei fan. Per quanto possa sembrare strano è un buon prodotto"
Vado sempre in bestia quando il mio lavoro viene denigrato, soprattutto
perché so io il sudore che c'ho messo per farlo e con quanta
dedizione c'hanno messo tutti, dagli altri ragazzi del cast, agli
uomini della troupe, al freddo e al gelo del primissimo inverno di
Vancouver, in mezzo alla pioggia e alla neve.
E ancor di più vado in bestia se viene tirato fuori l'argomento
fan-girl: è vero, l'occhio vuole la sua parte e Taylor e Rob
fanno il loro dovere per accontentarle ... povero il mio amore che odia
dover apparire sexy e non capisce che è una sua dote naturale
quella!!! Twilight è una bella storia d'amore, oltre che il
festival dell'addominale scolpito, eppure a sentire in giro è
solo quello che viene visto ... che nervi!!!
"Ho visto le tue foto della premiere" confessa "eri bellissima!"
Feci spallucce. Odio i complimenti, da qualunque pulpito, mi fanno
sentire a disagio. Tanto più se vengono dalla persona sbagliata,
la stessa persona che quando stavamo insieme non notava la differenza
nemmeno se mi fossi vestita con un abito catarinfrangente o con un
travestimento bizzarto. Non sono il tipo di ragazza che va alla ricerca
dei complimenti, tutt'altro; ma una giusta dose, al momento opportuno,
oppure uno sguardo un po' più attento ed ammicante ... non li
disdegno. Ma ora è tardi per recuperare, avrebbe dovuto pensarci
prima.
"Grazie" rispondo, mantendomi anch'io sul formale.
"Ah .. mi ha detto tuo padre che stai per partire per un progetto nuovo ..."
"Sì" risposi "partiamo a metà luglio e staremo in giro
per l'America del nord per tutta l'estate. On the Road è il nome
del film. Non vedo l'ora davvero!!!" Su questo sono onesta al cento per
cento. Era un progetto che andava avanti da troppo tempo, un sogno che
si sta realizzando, e per farlo avrei dato via qualsiasi cosa. Gliene
avevo parlato diverse volte anzi, ricordo di avergli fatto una testa
tanta di quel libro e di quello script meraviglioso che nessuno
voleva produrre. Fingeva il mal di testa ogni volta che riprendevo
l'argomento ed io dovevo smettere di parlarne. Con Rob invece era
sempre un'altra storia: quando mi avevano comunicato che avevo avuto la
parte era stato più felice di me, ed in questo caso ce ne voleva
davvero tanto per essere più felici di me, ed aveva organizzato
i suoi progetti per l'estate in funzione del mio girovagare per gli
Stati Uniti ed il Canada, per poter stare con me. Non aveva mai avuto
così tante attenzioni per me, lui. Vengo a trovarti se ho tempo,
ripeteva sempre. E alla fine non lo vedevo mai. L'unico set in cui si
è fatto vedere spesso è stato Twilight ... ma col senno
di poi le sue ragioni erano state più che evidenti.
"Davvero? Wow!!!" Mike entusiasta? E questa dove salta fuori? "è
da tanto che andava avanti questo progetto, sono contento che alla fine
tu ce l'abbia fatta, te lo meriti. E che parte fai?"
"Sono Marylou, la prima moglie di Dean Moriarty" "Che cosa? Nooo.... povera la mia Kris!!!" La tua Kris proprio no!!! Non ti allargare Michael!!!
Vorrei tanto urlargli queste cose in faccia, ma per mio padre che ci
tiene tanto a che stabilisca con lui un rapporto quanto meno civile e
pacifico, così preferisco implodere piuttosto che maledirlo ad
alta voce. E poi cosa aveva Marylou che non andava? Ok, non è
esattamente un'anima candida, ma sai che pizza recitare la parte di una
verginella innocente e pura ...
"Aaaaah" se ne esce, come se avesse capito ora il mistero della vita "ecco perché ti sei fatta bionda!!!" cioè, te ne sei accorto solo ora? Complimenti Mike! Ah, poveri noi! Beh, almeno si è ricordato del progetto e non ha dovuto fingere....
"E tu?" mi sforzo ad entrare in conversazione con lui, anche
perché odio essere al centro dell'attenzione "stiamo parlando
solo di me!!! Ma dimmi di te piuttosto... come va il lavoro?"
"Oh beh... sto
girando un film ora" eppure non sembra soddisfatto o coinvolto, come se
si sentisse in obbligo "si chiama Ceremony, con Uma Thurman. Lo
presentiamo al Sundance Festival a Gennaio":
"Sono contenta per te Michael! Deve essere un buon progetto, dico sul
serio" lo incoraggio, vedendolo poco convinto di fronte al mio sorriso
e al mio entusiasmo "e poi Uma dev'essere un'attrice straordinaria con
cui lavorare. è una persona molto solare .. l'ho conosciuta
l'Aprile scorso a .... Budapest"
"Già" mi rispode lui, rassegnato "sul set di Bel Amì ... me l'ha detto"
Cazzo!!! L'unico argomento che non volevo affrontare ... e mi ci soono
buttata dentro con tutte le scarpe. Non mi va di parlare di Rob
con lui; non per vergogna, ma per pudore. Evidentemente a lui fa ancora
male e, per quanto il suo comportamento, il suo costante ronzarmi
intorno non mi vada a genio, gli ho voluto bene e non potrei sopportare
di saperlo ancora sofferente, per me, che non ne valgo la pena.
"E comunque" continua lui, evidentemente e per fortuna intenzionato a
cambiare argomento "non saranno progetti multimilionari come i tuoi ed
io non sarò una star internazionale, ma con quello che mi danno
ci si vive più che bene e ho la mia cerchia di fan"
"Oh questo non lo metto in dubbio Mike!"
Avevo
sempre avuto l'impressione, quando si parlava di lavoro con lui, cosa
che accadeva sempre più di raro negli ultimi tempi della nostra
relazione, che volesse sviare l'argomento, come se si sentisse
inopportuno ed inadeguato. Forse per invidia nei miei confronti, forse
perché si sentiva inferiore a me. Eppure non avevo mai smesso di
fargli capire che invece era assolutamente il contrario e di
supportarlo quando ce n'era bisogno. Certo non era famosissimo ed ultra
pagato, ma non era questo a farlo un attore meno capace. Ed il suo
parlare in questo modo conferma ancora la mia teoria, la sensazione di
sudditanza nascosta a fatica che aveva iniziato ad avere nei miei
confronti quando si capì che Twilight sarebbe diventato qualcosa
di grosso.
Si intoppa per un momento, probabilmente incerto se
proseguire con un'altra domanda. Immagino quale possa essere, ma gli
lascio il tempo per trovare il coraggio di pormela lui stesso. Inutile
nasconderlo: è qui per questo; ed anche io sono seduta di fianco
a lui per toglierci ogni sassolino dalle scarpe per sempre, e poi non
vederci mai più.
"E con ... lui? con lui come va?" appunto. Gira e rigira, sempre lì va a parare.
Era un
argomento difficile da affrontare. Lo era stato quando la nostra
relazione era scivolata via e dovemmo renderci conto che non c'era
più un noi, nonostante continuassimo a lottare per andare avanti
insieme. Lo era stato quando c'aveva ripensato, ma io ormai ero
così lontana da lui che non mi avrebbe ripreso nemmeno da
lì a cent'anni. E lo è ora, con lui che bussa di nuovo
alla mia porta ed io che non ho il cuore libero ... e forse non l'avevo
mai avuto, perennemente in attesa che Rob venisse a riempire i miei
giorni ed i miei sogni.
"Cosa vuoi che ti dica Michael? Cosa vuoi sentirti dire?" rispondo con
un'altra domanda, severa, perché solo con la freddezza ed il
distacco posso scendere in battaglia e difendere il mio amore. Ma da
parte sua c'è silenzio, conscio probabilmente del fatto che la
risposta per cui prega non potrà arrivare.
"Stiamo insieme Michael, ed insieme stiamo bene. Ad Aprile abbiamo
festeggiato il nostro primo anniversario e se non fosse stato per i
fotografi che ci braccano in continuazione eravamo anche andati a
vivere insieme per un periodo ..."
"Quindi è una cosa seria..." constata, deluso. Cosa si
aspettava, venendo qui, ancora devo capirlo. Forse sperava di venire e
scoprire che io e Rob stavamo insieme davvero per pubblicità,
come dicono i nostri detrattori? Che non siamo mai stati insieme
davvero e che la mia era stata solo una sbandata? Come si fa a prendere
una sbandata per uno come Rob?...di lui ci si può solo
innamorare.
"Non è MAI
stata una storicizia Mike ... non ci sono mai andata a letto
perché era un bel ragazzo o perché è l'idolo del
momento. Vorrei che non fosse bello e non fosse famoso .... forse per
noi le cose sarebbero più facili" ammetto, con una punta di
amarezza e dispiacere.
"Forse staresti ancora con me" mi dice, avvicinandosi più del
dovuto "se solo ci ripensassi Kris ... non avresti le noie che hai con
lui e non dovremmo nasconderci come fai con lui. Con me potresti essere
felice..."
Le sue parole mi fanno capire che può bastare così
l'essere buoni, più o meno, e che necessita di capire chiaro e
tondo come stanno le cose e cosa provo per Robert. Faccio per alzarmi e
mettere fine alla vicinanza troppo marcata che aveva posto tra noi.
Così sto in piedi davanti a lui, che mi guarda dall'alto in
basso e non capisce il mio corportamento. Oppure probabilmente sa cosa
sta per accadere e prega che il colpo venga inferto veloce e meno
dolorosamente possibile.
"Ma io sono felice Michael! Felice come non lo sono mai stata in vita
mia! Io lo amo!!! E lui ama me! E questo non c'è paparazzo o fan
impazzito che potrà cambiarlo. Non hai idea della dimensione del
mio amore per lui ..." ... e nemmeno io sono in grado di spiegarlo.
Potrebbe spostare le montagne. Non ho nemmeno alcun interesse ad andare
in giro con lui mano nella mano, né a mostrarlo a tutto il mondo
come fosse un trofeo. Non sento il bisogno di baciarlo ogni minuto, o
comportarmi come un'adolescente alla prima cotta. Stiamo bene insieme e
tanto ci basta, perché so che quando ho bisogno di lui ... lui
c'è e mi basta farmi avvolgere dalle sue braccia e lasciarmi
inebriare del suo odore per sentirmi fortunata, forte, felice.
Queste non sono cose che si possono spiegare, ma so che lui le ha
capite, perché la mia voce si è infervorata ed il mio
pensiero si è spinto fino ad i miei occhi, impregnandoli di
lacrime che non voglio far uscire. Calo i Rayban sul volto e sorrido.
So che deve dargli fastidio, ma almeno ora non tornerà più da me.
Lo vedo avvicinarsi; non lo facevo così stoico, così mi
scanso. Ma lui, con un piccolo movimento di destrezza mi prende e mi
abbraccia. Il suo è un abbraccio fraterno, non c'è
malizia, né secondi fini.
"Buona fortuna, Kris, per tutto" mi dice, e così sono tranquilla
nel ricambiare quell'abbraccio al quale mi stavo sottraendo "e
dì a Robert che è un uomo fortunato".
"Lo so già!" una voce maschile afferma sorridente alle mie
spalle. Non avevo idea di quanto fosse arrivato, né da quanto
tempo fosse lì ad ascoltarci. Michael si allontana da me per
avvicinarsi a Robert, per andare via. Io sorrido ad entrambi,
ringraziandoli per aver capito.
Micheal si allontana e Robert nel frattempo si avvicina verso di me.
Involontariamente, la mia vita si è riproposta davanti a me in
pochi passi. Il passato si allonta ed il presente è qui, e sta
posando le sue labbra sulle mie. "Ti amo" sussurro al mio presente.
Chiudo gli occhi e lascio che il presente diventi una cosa sola
con il futuro.
NOTE FINALI
Mi
cospargo il capo di cenere, mi batto il petto ed imploro pietà
per l'immenso ritardo. Purtroppo al momento sono a corto di ispirazione
sul fonte Robsten e non riesco a scrivere come vorrei. Avevo tre shot
in cantiere, ma solo questa ha visto la luce finora, e tra l'altro con
pessimi risultati. Se voi dite che sia il caso, la cestino pure....
Aspetto i vostri, spero, numerosi commenti, ma come al solito sappiate che anche le critiche sono ben accette.
à bientot
Federica
|
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Capitolo 5 *** London Calling ***
London Calling
London Calling
"Dov'è? Dov'è?" sentii urlare da due arpie
furenti, le cui voci provenivano dal vialetto d'ingresso della modesta
eppur graziosa villetta.
Quella domanda, naturalmente, si riferiva a me.
Dov'ero? A Londra, in una via di cui non ricordavo mai il nome di
Barnes, per l'esattezza. A voler essere ancora più precisi,
ero comodamente seduta sul divano bianco del salotto di mia suocera, a
bere té e mangiare biscotti insieme a lei e al mio adorato
"papà" Richard.
Neanche il tempo di sentire la porta chiudersi alle loro spalle che le
mie pazze cognate si erano già fiondate nel soggiorno, a ...
salutarmi o minacciarmi? Questo era il dilemma.
"Tu ...!!!" puntò, greve, il dito contro di me Lizzie.
Mi preoccupava quella donna: un giorno o l?altro avrebbe dato di matto.
Già soffriva di shopping compulsivo, se continuava a
sclerare così appresso a me e suo fratello come se fossimo i
suoi idoli adolescenziali - quando lei l'adolescenza l'aveva lasciata
da un pezzo - sarebbe finita dritta in un manicomio, oppure in un letto
del reparto di Unità Coronariche.
"Elizabeth, un po' di té cara?" cercò di
stemperare gli animi sua madre. Il suo motto era "be english, be gentleman",
ma doveva essere difficile applicare questa regola alla minore delle
sue figlie che, celato da un vestiario impeccabile e una cura maniacale
per l'estetica, nascondeva nel profondo un animo da scaricatrice di
porto. Diciamo che se fosse cresciuta a casa mia, io sarei sembrata
un'alunna del Sacro Cuore a suo confronto.
Scherzi a parte, sapevamo tutti che la loro era una sceneggiata ... e
dire che gli riusciva piuttosto bene ... ma ogni volta ci mettevano
tanta veemenza da lasciarci col dubbio se per caso non fossero serie e
ce l'avessero, sempre guardacaso, con me.
"Ti pare mai possibile che la sorella del tuo ragazzo debba sapere del
tuo arrivo da Twitter?" mi rimproverò Lizzie.
"Si
può sapere in che razza di mondo vivi?" fece eco Victoria
alle minacciose imprecazioni di Lizzie "che c'è? Ti sei
così acclimatata a vivere con Bear e quel maiale di mio
fratello che non conosci più le buone maniere?"
"Quando avevi intenzione di dircelo che saresti venuta a Londra?!"
urlarono in coro, come due assatanate.
Effettivamente non è che l'avessi detto a molte persone;
diciamo il minimo indispensabile: i miei, i genitori di Rob, Ruth e ...
e basta.
"Non pensavo ci fosse bisogno di affiggere dei manifesti per prendere
un aereo?!" mi difesi, altrettanto, fintamente, sconvolta.
E poi credevo che lo sapessero, davvero; insomma, da quando avevo messo
in programma quel viaggio, Rob non aveva fatto altro che parlarne, con
chiunque gli fosse capitato sotto mano: suo padre, sua madre, Dean, il
povero Tom che con Sienna in Austria aveva ben altro a cui pensare ...
Quindi, a pensarci bene, avevo dato una sorta di comunicato ufficiale,
lasciando che Rob ne parlasse a ruota libera e loro non erano tipe a
cui poter lasciare nascosto qualcosa; mi sembrava così
strano che non l'avessero saputo!!!
Una donna come Clare non era proprio tipo da dimenticarlo, soprattutto
a giudicare dai vassoi pieni di leccornie che c'erano sul tavolino che
avevo di fronte. Era una di quelle a cui non sfuggiva nulla; non un
compleanno, non un pagamento, neanche la ricorrenza più
assurda che potesse esserci, come l'anniversario del provino di Rob per
Twilight. Segnava con grande metodo e rigore, tutto ciò che
poteva esserle utile o che riteneva indispensabile ricordare, in una
piccola agendina, e di anno in anno la aggiornava, tirandola fuori al
momento opportuno. Rob diceva che era come il Libro Nero del Comunismo,
niente poteva sfuggire al suo controllo.
Allora la guardai
e, coprendosi la bocca con le mani, lessi sul suo labbiale al
verità. Le sorrisi e ressi il gioco che aveva architettato;
con fare timido e innocente, chiedendomi e sperando che l'avrebbero
bevuta, mi rivolsi alle mie due quasi-sorelle maggiori: "e poi ...
volevo farvi una sorpresa!!!"
Fu
così che i loro volti passarono dal rosso/quasi nero della
rabbia, ad una tonalità più confacente a delle
ragazze per bene ed in buona salute come loro.
"Awwwwwwwwwwwwwww!!!"
fecero in coro e corsero ad abbracciarmi.
Più
le conoscevo e più mi convincevo che il mio gatto, Jella,
sarebbe stato la loro anima gemella se non fosse stato una palla di
pelo: ruffiane, possessive ed anche un po' egocentriche, ma pronte ad
elargire coccole a tutto spiano se riesci a conquistarle.
Si
sedettero al mio fianco, mentre Parker, il West Highland Terrier di
Lizzie, veniva a strusciarsi alle mie gambe. Lo presi e me lo misi
sulle ginocchia, piccolo com'era; era bello giocare con lui, un
batuffolo tutto bianco e giocherellone: "Cucciolo!!! Che
c'è? Senti l'odore del tuo cuginetto?"
Non
vedevo Bear, né Rob da una settimana e mezza e, pur non
dandolo a vedere, mi mancavano da morire. Erano la mia famiglia, per
quanto sgangerata e fondamentalmente zingara; solo con loro mi sentivo
davvero a casa, dovunque fossimo.
Ed essere
lì, a Londra, senza il pezzo più importante del
puzzle, faceva ancora più male. Anche se ero a mio agio ...
cosa ci facevo a casa dei suoi genitori senza di lui?
"Tesoro
... tesoro!" mi richiamò all'attenzionne Richard, poggiando
delicatamente la mano sul mio ginocchio: non mi ero nemmeno accorta che
Parker si era allontanato da me e rintanato sotto lo sgabello del
pianoforte, vicino al grande finestrone che dava sul giardino sul
davanti. Era sempre attento mio suocero, amorevole e premuroso nei miei
confronti, ed a me veniva naturale ricambiare il suo affetto. Aveva due
figlie femmine, ma diceva che non gli dispiaceva affatto averne una
terza in giro per casa, ma solo se fossi stata io. Era un adulatore
nato, ed era dunque difficile non indovinare da dove venisse il fascino
e la galanteria di suo figlio.
"Sì?!
Dimmi Richard ..." mi riscossi dal mio stato di trance.
"Va tutto
bene tesoro? Ti senti male per caso?"
"No, no
sto bene ... grazie" mi sbrigai a chiarire "sono solo un po' stanca. Ho
pur sempre viaggiato per dodici ore!!!"
"Mangia
qualcosa Kristen cara" mi suggerì mia suocera, altrettanto
premurosa "sei così sciupata!!!"
"Mamma!"
intervenne Lizzie "non starle così addosso!!! Deve
riguardarsi ora ..."
"Perché
dovrei riguardarmi, scusa?" le chiesi, interdetta, non capendo di cosa
diavolo stesse parlando.
"Devi far
nascere mio nipote ... è una grossa
responsabilità!"
La
guardai attentamente e la sua espressione era imperturbabile; non
riuscii, per l'ennesima volta se ci facesse o ci fosse. Ma una cosa era
certa: prima o poi l'avrei proposta per qualche film, perch era
un'attrice straordinaria.
"Lizzie"
le dissi, cercando di rimanere seria e composta il più
possibile "il trailer di Breaking Dawn esce la prossima settimana. Io
aspetterei fino ad allora per delirare, non credi?" Doveva essere
confortata per il suo ormai inarrestabile declino psichiatrico e
così feci, con delle leggere pacche sulla spalla. Era sempre
stata una ragazza da riviste di gossip e atteggiamenti da fan incallita
all'ultimo stadio, con ogni sua passione, ma la botta finale con noi le
deve essere arrivata con Water for Elephants, quando nessuno si
aspettava di vedere Robert in versione papà. Devo essere
sincera, quella volta c'ho fatto un pensierino anch'io, mentre la
lacrimuccia scendeva. Con l'unica differenza, però, che a me
è passata e a lei no.
"Comunque
la mamma ha ragione Kris" si intromise Victoria "sei così
magra ... e diafana ... cos'è? Quello sciagurato di mio
fratello non ci pensa mai a portarti fuori a cena?"
"Nooo ...
ma come ci pensi Vicky?!" ironizzò Lizzie "non hanno nemmeno
il tempo di chiamare il servizio in camera questi due. Hanno preso un
cane, ma loro sono sempre di più dei conigli!!!"
Io ... io
qualche giorno l'avrei ammazzata! Non ci sarebbe arrivata al giorno in
cui avrebbe potuto chiamarmi cognata ufficialmente, non avrei permesso
che se lo ricordasse; no no, l'avrei fatta fuori prima...
"Ma come
ti viene in mente di dire una cosa del genere!!!" le parole mi uscirono
incontrastate dalla bocca, mentre lei se la rideva e tirava fuori la
lingua. Se era un suo modo per farmela pagare per non averla avvisata
del mio arrivo, beh non lo trovavo affatto divertente. Dio! Avrei
voluto sotterrarmi dalla vergogna ... davanti ai miei suoceri!!!
Già
ogni volta che pensavo alla premiere di Breaking Dawn mi partiva una
sincope, pensando al fatto che tutti i nostri familiari -
nonché milioni fan - ci avrebbero visti in atteggiamenti,
per così dire intimi, e le risatine e le allusioni si
sarebbero sprecate. Ci mancava solo lei con queste frecciatine
pseudo-comiche!!!
Non che
si fosse discostata molto dalla realtà, ma avrei evitato con
tutto il cuore di sbandierare ai quattro venti la mia, più
che appagante, vita sessuale, in particolar modo ai miei suoceri.
"Farò
finta di non avere sentito ..." si rivolse mia suocera, truce, verso
quella figlia degenere. Mi sono sempre chiesta a chi potesse
assomigliare Lizzie, con quel carattere tutto matto.
"Comunque
Kristen" riprese, rivolgendosi a me "dovresti davvero mangiare di
più. Sei così magra ... e pallida!!! è
tutto ok?"
"Ma
sì Clare, tranquilla!!!" risposi, per fugare una volta per
tutte i dubbi sulla mia salute. "Non sono incinta" sottolineai,
guardando di sottecchi Lizzie "le mie analisi sono perfette e se non ho
una bella cera è solo per via del volo praticamente eterno.
Ah ... ed ora lasciatemi assaggiare una di queste cupcake che sembrano
proprio deliziose!!!"
Così
facendo procurai enorme sollievo nei genitori di Rob, che si calmarono
e rassicurarno; oltre alla soddisfazione di Clare nel vedere apprezzato
il suo magnifico lavoro di pasticceria. E misi anche a tacere quella
peste di Lizzie.
"Ho fatto
anche gli scones" aggiunse Clare, mentre versava il secondo giro
té nella mia tazza "peccato Rob non sia qui, gli piacciono
così tanto ..."
Non mi
accorsi, se non dopo una attenta analisi visiva da parte della
controparte positiva di Lizzie, Victoria, di star sospirando,
esattamente come aveva fatto sua madre nel nominare suo fratello. Mi
guardava come se avesse visto un fantasma, come se non potesse credere
che anche io potevo comportarmi come le altre ragazze innamorate che ci
sono nel mondo. Era impossibile non comportarsi altrimenti. Mi mancava:
era un dato di fatto.
"E
così hai preso il tuo primo té con Mrs.
Pattinson" rise Rob, sornione, e nonostante non potessi vederlo, dal
suono metallico che arrivava dal telefono si distingueva una punta di
acido umorismo "non ci prendere l'abitudine, o prenderai 20 kg in 5
giorni!!!"
"A dir la
verità penso che sia il suo obiettivo" confessai,
sinceramente preoccupata e perplessa "mi ha invitata per fare colazione
a casa vostra, domani mattina. Una
vera ..."
"... vera
colazione inglese"
continuò lui, facendo il verso a sua madre "già."
Ora le
sue corde erano cambiate, si sentiva in ogni fibra il fastidio, il
dolore quasi, che provava a parlare di quell'argomento.
"Che
c'è?" gli chiesi, ma era una domanda retorica; sapevo
benissimo cos'è che non andava.
"Mi
manchi ..." "e'...?" lo incalzai, cercando di strappargli le parole
che, forse per non ferirmi, non voleva far venire fuori. "... e vorrei
essere a Londra con te in questo momento. Voglio tornare a Londra,
Kris!"
Mi
sforzai di non piangere alle parole del mio bambinone capriccioso ed
avrei voluto strinferlo a me più forte che potevo. Ma era a
centinaia di miglia di distanza e non c'era molto che potessi fare
tramite un cellulare.
"Lo so
..." fui sincera con lui "ma guarda il lato positivo: da agosto fino ad
ottobre saremo qui, insieme. Lo sa benissimo che è per
questo che sono qui."
Anche se
io sarei stata impegnata nelle riprese, seppur stanca a sera l'avrei
visto sorridente, nel suo mondo, insieme ai suoi amici. E qualche
sacrificio in più l'avrei fatto ben volentieri pur di vedero
felice, come del resto lui ne faceva per me, sempre.
"Non vedo
l'ora" confessò, e non potevo che essere entusiasta di
questo.
"Come va
sul set?" chiesi, per distoglierlo dalla malinconia. "è dura
... David è un regista davvero esigente! Ma questo
è un bene ... è stimolante. Avrei così
tante cose da raccontarti, ma è tardi per te e devi andare a
dormire"
"Rob sono
solo le 10 meno 20!!! Posso stare sveglia ancora per un po'
... perciò dimmi pure!" lo incoraggiai, adoravo sentirlo
parlare dei suoi progetti; era sempre così attento al minimo
particolare che lo incuriosiva, si divertiva a conoscere a fondo ogni
persona con lui lavorava, definendola fino alla più
insignificante mania. Ed era sempre estasiato da ogni cosa ci fosse di
nuovo per lui; anzi, era come un bambino a Natale: ogni luce, ogni
dettaglio della produzione lo affascinava e entusiasmava, ogni volta
con un'emozione sempre più nuova e grande. Era anche questo
che amavo di lui.
"Non se
ne parla" mi rimproverò "hai fatto un viaggio da L.A. a
Londra di 12 ore. Scommetto che non ti reggi in piedi"
"infatti
sono stesa sul letto" precisai, senza pensare che così mi
ero tirara la zappa sopra i piedi da sola. Touché. Robert 1,
Kristen 0 per autorete della Stewart.
"Appunto.
Vai a dormire amore, ne riparliamo quando ci rivedremo ... tanto sono
solo pochi giorni."
Faceva il
galletto, fingeva di essere forte, ma sapevo che la distanza faceva
sentire i suoi effetti negativi su di lui quanto su di me.
"Sempre
che ci resterà tempo per parlare ..." aggiunse. Adorava
provocarmi anche nei momenti meno opportuni. Ma aveva ragione, ero
stanca, e non avevo la forza per stare dietro alle sue malizie.
"Non vedo
l'ora" mi lascia sfuggire, lasciando che racchiudesse in se un mondo di
significati.
"Non vedo
l'ora ...." ripetè lui "I love you baby"
"I love
you too, dude".
NOTE FINALI
Eccomi di
ritorno nel
magico mondo dei Robsten dopo una bella vacanza. Più che una
vacanza è stata un'astinenza forzata, dettata dalla mancanza
di
ispirazione.
Per colpa
o per fortuna, tutte le mie forze si sono convogliate su una nuova
storia, che mi farebbe piacere leggese
When you crash in the clouds
Spero che
questa mia
lunga assenza non abbia mutato i vostri sentimenti di
fedeltà e
affetto nei miei confronti, perchè i miei per voi non sono
cambiati.
Vi lascio
e vi do appuntamento alla prossima shot, speriamo presto
à
bientot
Federica
|
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Capitolo 6 *** Peek-a-boo ***
peek-a-boo
Salve
a tutti!!! Prima di lasciarvi alla lettura di questa nuova shot ho
bisogno di fare alcune precisazioni. I nomi scelti per due personaggi
di questa storia fanno riferimento alla mia precedente Fan Fiction
Robsten, "The Best Day",
quindi c'è un piccolo contenuto spoiler in questa shot. Questo
non significa che non possa essere letta...anzi. Magari, può
servirvi per decidere di leggere il mio precedente lavoro :P
vabbè...al di là di tutto, ora vi lascio e
BUONA LETTURA E COMMENTATE NUMEROSI!!!!
Peek-a-boo
Non ce la faccio più!
Non.ce.la.faccio.più.
I giorni assomigliano sempre di più l'uno all'altro, uguali,
identici, spiccicati, sputati. Ieri è stato come oggi e sono
ben
sicura che domani non sposterà di una virgola.
ore 6.30
sveglia al canto del pupo
Pupo per la cronaca è Tommy. L'uccellino della
casa.
L'amore dei nonni l'orgoglio del suo papà, l'ometto delle
sue
zie, il campione degli zii. Per era solo il pupo: 6 mesi, 65 cm, 7 kg
di tarallini e occhi azzurri. Capelli: non ancora ervenuti.
Non ce l'ho con lui, sia ben chiaro. E' mio figlio la gioia della mia
vita, ho sofferto per partorirlo e quando ho tirato fuori quei 3 chili
di salute invece di piangere ho riso come una matta per la gioia. Il
punto è che si sta dimostrando in maniera troppo precoce un
certo cameratismo con suo padre cosa che non mi va particolarmente a
genio. Con lui se la spassa a vedere le partite dell'Arsenal e a me
lascia l'incombenza del lavoro sporco tra rigurgiti e pannolini.
ore 6.45
dopo aver calmato il pupo ed aver contemporaneamente
imprecato
al ricordo di quella notte meravigliosa e terribile in cui a mio marito
non funzionò il freno a mano, puntualmente mi inebrio della
fragranza di pascoli di montagna proveniente dal pannolino notturno del
pupo. E per pascoli di montagna non intendo erba fresca o fiori di
campo. Intendo i cumuli di letame usati per concimare.
ore 6..50
poppata del pupo
Sei mesi dopo il parto e posso ancora dire di avere il
latte
naturale. Il che è un guadagno tutto economico visto il
prezzo
del latte in polvere. E poi questo seno, taglia II come il numero delle
gravidanze che ci sono volute per ottenere queste coppe tutte nuove e
tutte rigorosamente naturali, non era mai stato così bello
prima
d'ora. Mio marito ringrazia.
ore 7.05
primo tentativo di sveglia del coniuge dopo aver rimesso il pupo nel
lettino. FALLITO
ore 7.20
secondo tentativo di sveglia del coniuge. FALLIMENTO REITERATO.
Preparazione colazione della piccola.
La piccola è primogenita, di solo un anno
maggiore di suo
fratello Tommy. Catherine è solo il secondo nome,
eppure
tutti in famiglia lo avevano preso più seriamente rispetto
al
nome che io e Robert (ok...l'ho scelto io, ma l'altro è made
by
RPattz) avevamo scelto per lei, Jewell. Katy, per la famiglia
americana, Kitty per la famiglia inglese. Per Robert è solo
Jew.
Per me Catherine solo quando mi tocca
rimproverarla; altrimenti è semplicemente la piccola: solo
di un
anno maggiore di suo fratello Thomas, la forza dell'abitudine mi ha
fatto conservare il nomigliolo.
ore 7.45
Sveglia piccola e relativa sua colazione. Inizio preparazione colazione
coniuge.
Coniuge è un fusto di 1,87 m per 78kg di peso,
padre di
famiglia e con una carriera avviata. Per quanto le sue doti
intellettuali e recitative siano piuttosto invidiate dal genere
maschile, che non si pretenda da lui alcunché di manuale:
non
riesce a mettere due uova nel tegamino senza far scoppiare un incendio.
E siccome alla mia vita ci tengo, meglio evitare
ore 8.00
terzo tentativo di sveglia del coniuge. MISSIONE COMPIUTA
Quel morto vivente che risponde al nome di Robert Thomas
Pattinson raggiunge la cucina in stato catatonico e stomaco
brontolante. Più che un uomo civile del XXI secolo, ha tutta
l'aria di essere un cavernicolo e non mi stupirei di sentire dalla sua
bocca uscire la frase "Wilma dammi la clava".
E così ha avvio, ogni mattina, il concerto di urla che
penetra e
fischia come ultrasuoni nelle mie orecchie. Ero convinta che certe onde
sonore non fossero udibile ad orecchio umano, né che fossero
prodotte dalle corde vocali. Questo prima che nascessero i miei figli.
La cosa che più mi manda in bestia è il fatto che
il loro
padre non smuove un ceppo per loro ... ed è lui che
puntualmente
si becca il meglio.
A me le urla, i piagnistei, le liti ... a lui le risate. Tipico.
Ma non mi lamento, ho avuto anche io i miei momenti di gloria: come
quando la prima parola della piccola fu mamma (poco importa che secondo
Robert avesse già detto Bobby); ed ora sto allenando anche
il
pupo, durante i nostri tete a tete al fasciatoio.
ore 8.50
coniuge lascia il tetto il tetto coniugale per portare a spasso il cane
lasciando moglie alle pulizie di casa e prole di fronte alla tv
Sperare che questo li calmi sarebbe come credere a Babbo
Natale, una follia.
Il pediatra di raccomanda di lasciar scoprire al pupo le posate delle
sue pappine per affinarne il tatto e non fargli avere paura. Vorrei
vederlo proprio al mio posto, con quel tintinnio infernale sul piano
del seggiolone, oltretutto stando in costante traiettoria di tiro.
E la piccola, viziata come solo una sorella maggiore ha
l'abilitò di essere, inizia a reclamare le attenzioni di una
madre che, purtroppo, non è solo moglie e genitrice, ma
anche
casalinga e attrice. Così accendo il lettore mp3, premo play
alla registrazione di me che leggo il copione e provo a ripassare la
parte con due bambini in braccio e una 3a e 4a mano, stile
divinità indiane, che spuntano dal nulla ad occuparsi del
resto.
ore 9.00
preparazione bambini
Spenta la tv si sale al piano di sopra per lavare e
vestire i
bambini. Di solito, specialmente quando il loro padre è al
lavoro, non c'è mai il tempo di fare le passeggiate di
mattina,
ma bisogna essere pronti ad ogni evenienza, in primis a crisi di pianto
da claustrofobia che mi impongono di mollare tutto e portarli all'aria
aperta per calmarli. Già che ci sono preparo anche me stessa
per
un'altra giornata di fuoco, iniziata già con le migliori -
peggiori - premesse.
Qua e là sul pavimento del corridoio della zona notte sono
sparsi, non slo i giocattoli di Jewell e Thomas, ma anche quelli del
cane, che ormai a detta di tutto è romai il nostro terzo
figlio.
Per quanto mi riguarda, potrebbe essere considerato anche come il
quarto dal momento che Robert non è tanto più
maturo dei
suoi figli e del suo cane.
Avevo sempre storto il naso alla sua scelta di prendere un cane
così grande, per tenerlo in una camera d'albergo per la
maggior
parte del tempo e farlo gironzolare per il mondo tra treni e aerei, ma
quando mi torna in mente la sua storia mi si stringe il cuore, ogni
volta.
L'abbiamo salvato e curato e, anche se non è un cane
oggettivamente bello, sa farsi voler bene da tutti.
Il vero problema è che avere un cane, con la vita che
facciamo,
diventa sempre più impegnativo; a volte anche troppo.
Aggiungici i due cuccioli di uomo che abbiamo sfornato ... beh
è
la fine.
Bear non è un cane geloso, né invadente o
sporcaccione e
rumoroso, tantomeno aggressivo con i bambini, ma per lui sono
necessarie a volte molte più attenzioni di quante non ne
necessitino Piccola e Pupo.
Almeno, questo devo riconosceglielo, è coniuge ad accollarsi
l'onere di portarlo a fare i bisogni o dal veterinario.
Non che io non voglia farlo, anzi sarebbe un modo per staccare un po'
la spina, ma questo solo se fossi sicura di lasciare casa
senza
che esploda.
Inoltre, purtroppo, a quanto pare persino il nostro animale domestico
pare affetto dalla Pattinsonite, patologia che causa dipendenza
compulsiva dal
padrone di casa. Nella fattispecie, il quadrupede dimostra un
attaccamento senza pari. Non si muove se lui non si muove, non dorme se
non lo accompagna alla sua cuccia, non mangia se non è lui a
dargli la ciotola.
Fin da cucciolo aveva dimostrato di essere intimorito e pauroso di
tutto, ma ultimamente è diventata una cosa maniacale. Ma per
quanto
possa fare la severa e la sostenuta con lui non posso negare di volere
anche a lui un bene dell'anima. Era con noi nei momenti più
importanti ,nelle gioie ma anche quando si è
trattato di
versare qualche lacrima. Pur non dando fastidio, pur stando
lì
ad un angoletto della stanza, accucciato e dormiente, oppure seduto ai
nostri piedi con quel suo adorabile muso scrutatore e con quei grandi
occhioni neri pieni di gratidudine per averlo preso con noi, ci ricorda
tutti i santi giorni che siamo una famgilia e vale sempre la pena di
fare uno sforzo.
E così vado avanti tutto il giorno, tra pappine poppate e
pannolini, tra rigurgiti e piagnistei, tra guaiti di cane
e blaterare di coniuge.
Finché a sera mi ritrovo sola, esattamente come il giorno
prima
- e come so già che sarà anche domani.
In cucina
con le mani, in ammollo nell'acqua, perché da brava donna di
casa
ho imparato che si fa prima a lavarli i piatti che ad
accumularli nel
lavastoviglie, e vengono anche meglio.
Sono da sola, la tavola sparecchiata, la televisione che trasmette i
soliti programmi di informazione economica e politica, le solite
chiacchiere buttate al vento perché non servono a cambiare
le
cose del mondo e non ho nemmeno la forza di
cambiare canale.
Sono le 9.30 di sera e la mia schiena inizia ad implorare
pietà.
Lo sento nelle vertebre lombari che si accartocciano su sé
stesse, lo sento nelle vertebre cervicali che mi impongono di piegare a
destra
e a sinistra il collo ogni due secondi. E le gambe iniziano a stare in
equilibrio precario ed io sto in piedi per miracolo.
Finito l'ultimo supplizio giornaliero, con il canovaccio umido tento di
asciugarmi le mani e mi porto a sedere - davvero ormai cammino per
inerzia - su una delle sedie della cucina.
Faccio un po' di zapping annoiato, distrattamente, ma niente mi
soddisfa. Spengo la Tv e prendo un libro da una delle mensole in sala,
ma mi
rendo conto che basta leggere due parole per farmi chiudere gli occhi.
Beati i tempi in cui potevo permettermi il lusso di leggere un libro
ogni due/tre giorni.
E rimango lì, seduta ed immobile, tipo una bambola rotta
sopra
una mensola impolverata, in grado solo di respirare. Mi guardo attorno
nel salotto buono, incolume dal trambusto quotidiano solo
perché
offlimits ai bambini e al cane, mentre la casa è tutta in
silenzio.
Il cane dorme già in cortile.
Coniuge, piccola e pupo sono già al piano di spora. Il cane
dorme già in cortile. Almeno a
sera Coniuge ha pietà di me e si occupa lui dei
bambini.
Questa parte della giornata è così assurda,
penso tra me e
me: non ho fatto altro che scorrazzare per tuto il giorno, rimbalzando
qua e là come una pallina da ping pong ,e quando finalmente
avrei la possibilità di godermi un po' di tempo per me ...
il
cervello segnala low battery. Che merda!
Così mi arrendo e decido di consegnarmi al mio letto e ad un
buon sonno e mentre salgo le scale le risate di mio marito e del nostro
secondogenito arrivano alle mie orecchie. Eppure invece di incavolarmi
perché quel cialtrone di Robert non lo ha ancora
messo a al
letto e sta in camera mia - dove tanto per ribadire il concetto io
vorrei dormire - in faccia mi si stampa un sorriso da ebete, come se
stessi ascoltando la musica di un incantatore di serprenti.
Prima però passo a dare uno sguardo alla piccola, che invece
già dorme.
Nella cameretta tutta bianca, nel lettino che inizia pian piano a
starle
stretto nonostante non abbia ancora 24 mesi, dorme
beatamente. La
lampada che le lasciamo accesa vicino è una sicurezza per
lei, ma
anche una manna per noi che possiamo starla a guardare mentre dorme. È bellissima
e dolcissima, tutti mi dicono che assomiglia a me ogni giorno che
passa, ma sono felice che il colore degli occhi e dei capelli lo abbia
preso da suo padre. Me la prenderei in braccio e mangerei di baci ma
non bisogna disturbare gli angeli nel loro riposo.
Do' la buona notte
al nostro coniglietto rosa ai riccioli d'oro e a quella bocca rossa e
carnosa, un po' aperta come la mia. Do' la buonanotte a quegli occhi
sempre più azzurri, ormai chiusi, e lascio un bacio cauto a
quei
pugnetti che ha quando dorme, fin dai primissimi giorni, che sbucano
dalle sbarre del lettino.
Accendo il walkie talkie sul comodino accanto a lei e vado via
socchiudendo la porta della sua stanza.
Nella mia camera da letto invece le luci sono ancora accese e le risate
non accennano ad attenuarsi. Senza volerlo, mi ritrovo ferma
sull'uscio della porta a guardare padre e figlio che giocano.
Non c'era film da Oscar che potesse reggere il confronto, né
spettacolo a cui volessi partecipare che avrebbe potuto competere mai
con quello che ho davanti ai miei occhi.
Il pupo ... Thomas, il mio piccolo, paffuto, adorabile Tommy era sul
letto, ormai perfettamente in grado di star seduto, con le gambette
cicciotte leggermente divaricate e i tarallini di cicia che
rifrullano fuori dal suo pigiamino. Batte le mani e i piedini paffuti
sul lettone di mamma e papà e accompagna le tue feste con i
gridolini di gioia che solo un bambino di quell'età sa
rendere
speciali e magici con niente.
E poi c'era Robert, il padre perfetto, al di là di tutto
quello
che possa dire di lui durante il giorno, quando divento la tipica
casalinga americana disperata. Perché in questi anni non ho
mai
dovuto alzarmi di notte per correre dai bambini, perché
quando
io sono game over lui è sempre pronto a darmi il cambio. Ed
anche quando è tutto apposto, quando io sono in cucina a
preparare da mangiare e i bimbi sono in silenzio sui seggioloni e lui
è in sala al pianoforte o alla chitarra, vedo sempre il suo
sguardo posarsi su di noi ed assicurarsi che sia tutto davvero ok.
Robert, il padre ed il marito perfetto, era nascosto sotto le lenzuola,
perché era il gioco che più faceva divertire
piccolo. Mi
intrufolo anch'io nel loro gioco, sedendomi ai piedi del letto e
prendendo Tommy sulle mie gambe.
Me lo sbaciucchio un po'...adoro il sapore di latte della sua pelle.
Con il bavaglino gli pulisco la bavetta...con i primi due denti che
stanno spuntando ne fa più del solito.
"Tommy, where's daddy?" gli chiedo. Ridendo e mostrandomi gli incisivi
inferiori, tende le braccine proprio dove si era nascosto il suo
papà. "Tommy io non lo vedo, dov'è
papà?"
E
poi, di punto in bianco, eccolo spuntare: "peeeeeeek a booooooooo!!!!"
E di nuovo le risate di Tommy si spandono per tutta casa, con un
potente effetto benefico e distensivo per i miei nervi.
Basta sentire quella risata, basta sapere la bimba nel suo letto, mi
basta vedere il sorriso di mio marito per sentirmi realizzata come
donna, al di là di tutto quello che può passare
nella mia
mente durante il giorno, a sera non mi pento di nulla e rifarei tutto
d'accapo.
Alzandomi afferro il pupo, posando una serie di baci e
pernacchie sul suo pancino: un altra cosa che lo fa impazzire
è
il solletico; ed io impazzisco con lui.
"Forza" dico cantilenando, prendendolo in braccio "è ora
della nannaaaa!!!"
"Lascialo a me" interviene Robert "Tu preparati, lo metto io a dormire"
Come farei senza di lui...
ore 22.30
sono nel mio letto, dopo una giornata lunga e faticosa. A
conti
fatti è stata uguale a quella di ieri e so per certo che
domani
non cambierà nulla. Le urla, i pianti, i pannolini, e pappe.
Mio
marito in poltrona ed io che blatero perché muova quel
culo.
Forse si romperà la lavatrice, oppure sarà il
turno della
caldaia. I bambini potrebbero svegliarsi con la febbre, oppure il cane
potrebbe aver bisogno del veterinario.
Tutto ormai parte di una normale amministrazione della nostra casa,
sempre più simile ad una s.p.a. che ad una famiglia.
Ma poi il coniuge si mette a letto insieme a te, i bambini sono a nanna
e sai già che prima di addormentarti hai a malapena 5 minuti
di
autonomia, prima che il cervello stacchi la spina. In quei
cinque minuti dovresti di te come donna, come moglie. E allora inizi a
capire come funziona la vecchia storia del mal di testa di cui parlano
nei film, e ringrazi il cielo che tuo marito non è neanche
lontanamente tanto egoista da pensare solo a sé stesso.
E la giornata finisce con dolce bacio, la testa poggiata sulla sua
spalla, mentre ti accarezza i capelli, e un ti amo sonnacchiante.
NOTE
FINALI
Ok...sì lo so..è tanto che non scrivo qui. Forse
vi siete anche scordate di me.
sinceramente spero di no.
Che dire...io adoro pensare ai Robsten nel futuro. E così
ecco un piccolo ritratto un po' manieristico. Spero vi piaccia.
L'ispirazione mi è venuta guardando questa gif del Roberto proveniente dal
BTS di Breaking Dawn ^____^ adorabile.
Infatti il titolo della shot "Peek-a-boo" è proprio il nome
inglese del gioco che anche da noi si fa con i bimbi "bubu- settete"
Prima di lasciarvi, oltre a ringraziarvi e a ricordarvi dell'altra mia FF in corso, ci terrei a
sponsorizzare 3 pagine FB.
La mia, che già conoscete crazyfred (efp) , artartica della bravissima grafica
Kuroi Namida (Iris) ed And so they kissed di Athena, che
prende il nome proprio da questa raccolta.
Non finirò mai di ringraziarla per la citazione.
grazie mille ancora a tutte e
à bientot
Federica
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