Anima tormentata

di LonelyWriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata comune ***
Capitolo 2: *** Fratelli opposti ***
Capitolo 3: *** Nuove esperienze ***
Capitolo 4: *** Cambio di vita ***
Capitolo 5: *** La festa ***
Capitolo 6: *** Fratelli nel sangue ***



Capitolo 1
*** Una giornata comune ***


Era Lunedí. Anna odiava il Lunedí. Non poteva sopportarlo. Doveva di nuovo svegliarsi alle sette meno un quarto per prepararsi a tornare al collegio. Maledetta istituzione rubatempo. La sveglia suonó le sette meno venti. Anna si rigiró nel letto fastidiata e prese a sbattere la mano sulla sveglia elettronica, fino a che non schiacció il pulsante di spegnimento. Si rilassó un poco, era mezza sveglia ma ancora ricordava il sogno che stava facendo. La sveglia trilló ale sette meno un quarto.
-“Non possono giá essere passati cinque minuti maledizione!”- Disse lei furiosa, metendosi a sedere e spegnendo nuevamente la sveglia.
La doppia sveglia la aiutava molto ad alzarsi, soprattutto il maledetto Lunedí. Con la prima si svegliava e con la seconda si alzava. Saltó giú dal letto e cominció a togliersi il pigiama. Sia cambió tre magliette prima di sceglierne una azzurra, un po’ scollata e senza maniche. Sopra indossó una felpa bianca con tre strisce nere sulle maniche. Si mise un paio di jeans abastanza attillati e le sue inseparabili Converse bianche e nere e uscí per andare al bagno. Passó davanti alla camera di suo fratello Marco. Ma come faceva a rifarsi il letto tutte le mattine? Nel bagno si pettinó e si truccó solo leggermente. Tornó il camera e si fece la cartella. Scese al piano di sotto diretta alla cucina. Un pentolino con latte stava scaldandosi sopra il fornello acceso. Marco scendeva sempre prima a mettere il latte a scaldare. Suo padre non si sarebbe mai sognato di farlo. E poi lui si alzava alle otto e mezza. Immerse un dito nel latte e lo sentí sufficentemente caldo. Proprio in quel momento scendeva Marco, con una paio di jeans, una maglietta bianca e una felpa negra. Vestiva cosí semplice che non si sarebbe mai fatto una ragazza. Era puntualissimo, scendeva proprio quando il latte era caldo al punto giusto. Anna roteó gli occhi, pensando a tutto ció. Spense il gas e si versó il latte in una delle due tazze giá disposte sul tavolo. Prese i cereali e li versó nel latte. Mangió rapidamente e si diresse nuovamente al bagno. Si lavó i denti e si pettinó nuovamente, poi uscí di casa. La rutina quotidiana della mattina per lei era un fastidio.
 
Marco prese le due scodelle vuote e le mise nel lavello. Erano le sette e venti. Doveva uscire altrimenti avrebbe perso il bus. Tutte le mattine doveva preparare la colazione per sua sorella, lei non l’avrebbe mai fatto, e si sarebbe anche arrabbiata se non l’avrebbe fatto lui. Aveva molta pazienza con sua sorella. Il momento della pubertá era arrivato al suo apice e gli ormoni al massimo, insieme alla morte prematura della loro madre, non gli aveva fatto bene. Li aveva lasciati da sei mesi a questa parte. Ora Marco aveva quasi 18 anni e Anna andava per i 17 in qualche setimana. Lui l’aveva presa con filosofia. Doveva succedere prima o poi. E a Marco non piaceva essere colto di sorpresa. Doveva essere tutto sempre pronto e ben organizzato. Aveva attutito la perdita di sua madre con la sua cappa di tranquillitá, armonia e ordine. Adesso che lei non c’era era lui il supporto principale. Emiliano, il loro padre era stato abbattuto dalla perdita, come sua sorella, anche se lo espressavano diversamente. Lei era una ribelle, lui un depresso. Si alzava tardi la mattina, a volte senza nemmeno fare colazione andava al lavoro triste e in casa stava solo in camera sua o arrivava tardi la notte un po’ ubriaco. Aveva perso l’istinto paterno e viveva come se non avesse figli. Questo per sua sorella era stato come perdere anche il padre. Per questo aveva pazienza, e prendeva con tranquillitá tutte le volte che lasciava le cose a metá, gli gridava addosso e si ribellava al buon senso. Prese il bus diretto alla scuola, il secondo che passava quella mattina. Il primo lo prendeva sua sorella, per stare piú tempo con gli amici.

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Capitolo 2
*** Fratelli opposti ***


Anna arrivó a scuola camminando disinvolta. Nel patio del collegio c’era un cerchio di ragazzi e ragazze che parlottavano e ridevano. Si uní a loro salutando i suoi compagni di classe. Buttó il suo zaino al suolo, vicino a quello degli altri.
-“Come va ragazzi?”-
-“Tutto bene Anna. Oh non é che per caso c’hai i compiti di italiano?”- Le chiese Davide.
-“No cazzo mi sono dimenticata. Ma sicuro Alberto ce li ha li chiediamo a lui, tanto italiano é alla terza ora, e quel tonto di mate non si accorgerá di nulla.”-
-“Hai ragione. Aspettiamo quel secchione e poi chiediamo a lui.”-
Davide era uno dei suoi migliori amici. Le piaceva abbastanza, l’attraeva perché era un duro. Si trovava bene con alcuni dei suoi compagni di classe. Le piaceva ogni tanto saltare la scuola con loro. Specialmente quando c’era qualche stupida verifica.
-“Hey guarda! Arriva lo sfigato di tuo fratello! Hahah!”- Disse uno dei suoi amici.
-“Ah! Lascialo perdere, é un caso perso quello.”- Rispose lei annoiata.
Suonó la campana.
-“Dai andiamo dentro che c’abbiamo mate, la vecchia controlla sempre i ritardi.”- Disse Anna.
 
Marco entró in classe salutando i suoi compagni. Era ben visto dai suoi coetanei, era un ragazzo tranquillo e simpatico, che aiutava sempre quando qualcuno non capiva. I professori lo vedevano un po’ trasandato e poco curato, ma non avevano nulla da dire né sulla condotta né sui voti. Marco aveva i capelli castano chiaro, un po’ lunghi, che gli coprivano le orecchie. Aveva un volto rotondo e senza spigoli, e aveva gli occhi castano scuro. Aveva un buon fisico, non muscoloso ma ben formato e in salute. Vestiva quasi sempre con un paio di jeans e una maglietta bianca, con une felpa scura e scarpe da ginnastica, preferibilmente nere. Aveva l’aspetto di un ragazzo sfaticato e pelandrone, tanto pigro da non pensare a uno stile nell’abbigliameto, ma era tutto il contrario. Aveva preso i caratteri fisici da suo padre ma come carattere era tutto sua madre: preciso, operoso e paziente.
Posó lo zaino ai piedi del banco e si mise a chiacchierare con i suoi amici. Gli piaceva parlare di film. Giusto ieri ne aveva visto nuo spettacolare, e i suoi compagni erano sempre interessati a conoscere un buon film da vedersi la sera. Entró l’insegnante di inglese e tutti si sedettero ai loro posti.
 
Anna si stava guardando allo specchio piccolino che si portava sempre dietro per vedere se i suoi lunghi capelli neri erano ancora pettinati bene. Anna aveva gli occhi verdi, piuttosto scuri ed era alta quasi come suo fratello, attorno al metro e settanta. Aveva un bel fisico giá formato e attraente, magra al punto giusto, e senza bisogno di diete, perché lei aveva il metabolismo veloce, diceva il dottore. Si aggiustó un poco la frangia prima di essere ripresa dall’insegnante.
-“Segui la lezione Gaudio!”- Odiava essere chiamata per cognome.
 Ritiró lo specchio e si finse interessata. Ricevette una pallina di carta sul banco. Davide, ad un paio di banchi di distanza le faceva segno di aprirla.
“oggi ci vediamo del parco alle quattro, con Benny e Mirko, ci divertiamo” Diceva il foglietto. Anna fece un segno affermativo al compagno e cominció a copiare svogliatamente gli esercizi che dava la professoressa.
All’uscita da scuola, all’una, Anna tornó a casa per mangiare e prepararsi a uscire nuovamente. Per il ritorno lei e suo fratello prendevano lo stesso bus, peró non si sedevano mai vicini. Lei era sempre in fondo e lui nel mezzo. Arrivati a casa Anna si diresse in camera, buttó lo zaino a un lato e accese la Tv. Cominció a spogliarsi per cambiarsi. Dalla cucina veniva un aroma di frittata. Scese in cucina in biancheria per vedere cosa avrebbero mangiato. Marco aveva sbattuto due uova per la frittata e ora stava impanando un paio di bistecche. A un lato c’era il sacchetto del riso e un pentolino con acqua.
-“Per me niente riso, non mi va oggi.”- Disse avvicinandosi alla cucina.
-“Va bene.”- Fece spalluccie il fratello.

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Capitolo 3
*** Nuove esperienze ***


Dopo aver mangiato Anna si preparó a uscire, lasciando il fratello alle faccende di casa. Si diresse a piedi verso il parco, che distava solo duecento metri da casa sua. Davide e Mirko erano giá lí, sedevano sulla panchina, Davide messaggiava al cellulare e l`altro fumava una sigaretta. Benny doveva ancora arrivare. Forse i suoi lo trattenevano, come sempre. Arrivó cinque minuti dopo in bicicletta.
-“Finalmente, sei tu quello con il divertimento in tasca.”- Disse Mirko.
Benny gli lanció un occhiata fulminante e si sedette accanto a lui, prendendo dalla tasca del gilet una busta trasparente contenente delle foglie triturate, e un pacchettino con cartine per sigarette. Dall’altra tasca tiró fuori un pacchetto azzurrognolo contenente tabacco e un sacchetto di filtri.
-“Ecco il divertimento che aspettavate!”- Disse sorridendo. Cominció a sminuzzare il tabacco e a metterlo nella cartina, poi ci aggiunse l’erba dell’altra bustina, aggiunse il filtro al fondo e cominció a girarla tra le dita. Infine leccó la parte superiore e il risultato fu una sigaretta un po’ gonfia nel centro e leggermente piú corta.
-“Bhe, non sono una maestro ma me la cavo!”- Disse Benny.
-“É una canna quella?”- Chiese Anna.
-“Sí e so che non fumi ma dovresti provare sta roba. É diverso. Ti piacerá vedrai”- Le disse Davide.
-“Sí e poi dicono che fa meno male.”- La incoraggió Mirko.
Gli altri avevano giá acceso la sigaretta e se la stavano passando. Ridevano fra loro. Anna si sentiva un po’ esclusa. Un’altra volta si sentiva lasciata sola, come da sua madre.
-“Massí fammi provare, che puó succedere.”-
-“Esatto, poi se non ti piace pazienza, non fumi piú”- Le disse Davide passandole la canna.
Prese in mano il corto oggetto, che sulla punta stava bruciando, rendendo la carta gialla e emettendo un fumo azzurrognolo e giallo. Portó alla bocca la parte con il filtro, imitando i suoi amici, era bagnato dalla saliva degli altri. Tiró un respiro profondo. Il fumo le riempí i polmoni, raschiandole la gola. Tossí un poco e le lacrimarono gli occhi. Si sentiva strana. Incoraggiata dagli amici tiró una seconda boccata. Giá faceva meno male. Anzi sentiva una sensazione piacevole nello stomaco. Si sentiva rilassata. Dopo alcuni minuti le si era annebbiata la vista e vedeva un po’ a rallentatore. Rideva a qualsiasi gesto dei suoi compagni. Le sembrava di volare.
                                                                                                               
Marco finí di lavare i piatti e tolse alcuni libri e un paio di quaderni dalla cartella, li posó sul tavolo e prese a fare i compiti. La porta si aprí ed entró suo padre. Gettó le chiavi sul tavolino dell’entrata e si diresse in camera sua, con l’aria di un bambino punito. Marco era abituato alla scena. Succedeva tutti i giorni. Terminó i compiti, preparó la cartella per il giorno dopo e si sdraió sul divano a vedere la televisione. In un intervallo pubblicitario gli cadde l’occhio sull’orologio e si accorse che erano giá le sette e sua sorella ancora non tornava. Sperava non fosse andata a un bar a bere con quegli idioti dei suoi amici. Erano ragazzi stupidi che spendevano troppi neuroni a divertirsi, in modo poco sano. Certo, anche lui andava a feste e beveva un po’ ma si sapeva regolare, e non beveva sempre. Mezz’ora dopo Anna rientró in casa, e senza nemmeno chiudere la porta si diresse in camera sua, alla velocitá massima di un bradipo. Probablimente aveva bevuto troppo, pensó il fratello. Anna andó in bagno. Aveva voglia di vomitare. Si sentiva poco bene e aveva gli occhi tutti rossi e delle occhiaie visibilmente viola. Si massaggió con forza la testa e si sdraió su letto. Che strano era un po’ duro. Era nella camera del fratello. Svogliatamente si rialzó e cercó camera sua. Si spoglió quasi completamente e si sdraió sopra le coperte. Voleva solo dormire un po’. Marco spense la tele, revisó il suo profilo Facebook nel suo laptop e decise di andare a vedere come stava la sorella. Passó in camera sua e la vide sdraiata a bocca aperta sulle coperte, in biancheria e con le scarpe. Si acciglió e roteó gli occhi, le tolse le scarpe e la coprí.

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Capitolo 4
*** Cambio di vita ***


Erano passati due giorni da quando Anna era stata al parco con i suoi amici. Quel giorno si sentiva strana. Era nervosa e sentiva come una fame continua. Si era svegliata stranamente senza sonno e si era alzata prima del solito. Durante l’intervallo raccontó la molestia ai suoi amici.
-“Capita anche a me, non ti preoccupare, é lo stress. Tieni, fuma una sigaretta, vedrai, ti passa subito.”- Le disse Davide.
Anna prese con confidenza la Marlboro offertale e se la fece accendere. Il fumo non le dava tanto fastidio stavolta. Si sentí sciogliere le braccia e rilassarsi i nervi. Stava meglio. Solo quella piccola sigaretta, un po’ di carta e foglie secche la rilassava e le toglieva lo stress del giorno. E anche i suoi amici fumavano. Suo padre le aveva sempre detto che era una brutta cosa ma davvero ora non capiva perché.
-“Grazie, va meglio.”- Disse lei strizzandogli l’occhio.
Marco quel giorno non era andato a scuola. Aveva un mal di testa terribile e la pastiglia che aveva preso la mattina era solo servita a diminuire un po’ il dolore. Cosí era rimasto in casa e aveva preparato colazione per suo padre, che altrimenti avrebbe mangiato un pezzo di pane con burro o un po’ di biscotti. Ormai era deperito, perdendo quasi quindici kili, e le sue occhiaie viola non sparivano mai. Marco stava ammazzando il tempo cercando di leggere un libro, anche se il mal di testa lo costringeva a fare pause frequenti. Erano quasi le due e Anna sarebbe arrivata presto per mangiare qualcosa. Scese in cucina, ma davvero non aveva voglia di cucinare. Aprí il frigo e vide che c’era sufficente per fare un pranzo. Lo chiuse e si sedette sulla poltrona del salotto con uno yogurt bevibile in mano. Si rilassó un poco muovendo il collo lentamente. La porta si aprí. Ora l’avrebbe sbattuta come al solito e sarebbe volata da lui a chiedere il pranzo. La porta si chiuse dolcemente. Come una nota stonata suonó nel suo cervello. Forse era suo padre che tornava prima del solito. No. Anna. Sorrideva e lo vide con una faccia poco in salute, fece spalluccie e prese da mangiare dal frigo.
-“Dovresti prenderti un’altra pastiglia.”- Si sentí dire da lei mentre saliva le scale. Lui rimase un poco a bocca aperta. Era esplosa la scuola? Oggi sua sorella era di buon umore. Sorrise e prese un’altra pastiglia.
Anna buttó in terra lo zaino e si sdraió sul letto. Era andata bene oggi, si sentiva diversa, piú grande. Accese la TV. Il notiziario stava annunciando una frana nei pressi di una cittá lí vicina. Spense annoiata il televisore e si mise a pensare. L’avevano invitata a una super festa quel venerdí. Peró ci veniva anche Marco e non voleva che la richiamasse perché faceva questo e quello. Avrebbe dovuto fare attenzione. Uscí dalla camera diretta al bagno per farsi una doccia, ma ci trovó suo fratello che si faceva la barba. Peró non se la rasó tutta come al solito. Lasció il contorno della bocca e il pizzo. Stava bene con quel taglio, pensó lei. Ma perché si preoccupava per il suo aspetto? Era la prima volta che lo vedeva farlo. Prese anche le forbici e si taglió un po’ i capelli, poi li pettinó e si osservó. Anna rimaneva stupefatta dai suoi gesti mentre si spogliava per entrare nel box doccia.
-“Che c’é?”- Disse lui accorgendosi che lo fissava.
-“Oh niente. Solo... hai finalmente deciso di sembrare umano?”- Disse Anna buttando nella cesta della roba da lavare maglietta e pantaloni.
-“Spiritosa. Ehm.. che te ne pare? Meglio?”- Le sorrise lui girandosi.
-“Si.. un poco, ma non sperare in un miracolo, adesso fuori che voglio la mia intimitá”- Gli rispose spintonandolo fuori.
Marco rimase un poco sulla porta, se sua sorella diceva che stava meglio doveva essere vero. Si diresse fischettando alla camera, pensando nella festa di venerdí. Doveva comprarsi dei vestiti migliori, si disse guardando la sua maglietta bianca e i jeans.

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Capitolo 5
*** La festa ***


Anna rientró da scuola alle due, come al solito. Peró in casa non c’era nessuno. Suo fratello non c’era. Sul tavolo della cucina c’era un foglietto sopra un cartone di pizza. Diceva: “Sono uscito per fare compere, la pizza é per te, dovrebbe essere ancora calda. Marco.”. Uscito a comperare che? Prese la pizza e la portó  in salotto, si sedette a vedere un po’ di tele e a mangiare la sua quattro stagioni. Circa un’ora dopo rientró Marco. Portava una camicia nera con bordi interni viola scuro, un paio di jeans alla moda e una felpa nera e dorata di una buona marca. Portava un paio di scarpe dal collo alto, bianche con bordi neri e rossi. Era ben pettinato e stava davvero bene. Anna lo squadró stupita dalla poltrona.
-“Accidenti che eleganza! Dove vai vestito cosí?”-
-“É per la festa di stasera, Anna, ho deciso avere un aspetto migliore.”- Le rispose lui parandosi davanti a lei con fare da modello.
-“Bhe diciamo che ora per lo meno non sembri un vagabondo...”- Rise la sorella.
Marco si ritiró in camera sua lasciando Anna pensierosa. Da quando suo fratello si preoccupava per il suo aspetto? Ci doveva essere di mezzo una ragazza di sicuro. Ma chi aveva fatto perdere la testa a Marco?
 
Erano le otto, la festa iniziava da poco, alla grande casa di Alberto ragazze e ragazzi affluivano lentamente. Alberto era un ragazzo abbastanza per bene, figlio di un impresario che si era trasferito in quella piccola cittá per vivere in un atmosfera piú rilassata. Era il compleanno del giovane, e come sempre, dava una festa nella sua mansione.
Anna era giá dentro, e sedeva in un grande divano con i suoi amici, bevendo un po’ di birra e aspettando che la festa cominciasse davvero. Stavano arrivando quelli della classe di suo fratello, ma di Marco nessuna traccia. Un ragazzo alto e magro salí sopra il piccolo palco con la console da Dj e attiró l’attenzione di tutti spegnendo le luci e attivando tutte le luci colorate e i flash che erano state montate nella casa. Era giá arrivata abbastanza gente cosí che fece gli auguri al festeggiato e mise un po’ di musica. Presto la festa prese forma e l’ambiente era da discoteca. Anna stava ballando con un ragazzo quando vide entrare suo fratello ben vestito come era arrivato a casa quel pomeriggio. Era quasi irriconoscibile. Si avvicinó ai suoi compagni salutandoli e cominció a parlare con una ragazza snella e mora e sia llontanó con lei. Anna non riuscí a identificarla, anche perché Davide si mise davanti a lei e le propose di ballare con lui. Anna abbandonó l’altro giovane con un sorriso e cambió di coppia. Ad un certo punto della festa Davide le se avvicinó all’orecchio.
-“Benny ha portato un po’ da fumare, vuoi?”-
Anna annuí e lo seguí. Salirono fino al tetto, dove c’era una piccola terrazza con un tavolino. In un angolo una coppia si stava baciando. Il gruppo si sedette al tavolino e cominciarono a far girare il fumo. Presto Anna si sentí portare in alto, volando. Dopo alcuni minuti Davide le se avvicinó e le disse qulcosa che lei non comprese, peró la portó dentro, el corridoio prima delle scale. Le accarezzava i capelli e le si avvicinó. Anna lo guardava, vedendo un po’ confuso e non sapeva resistere, un po’ perché le piaceva, un po’ perché si sentiva felice e leggera. Davide la bació un po’ goffamente, impacciato dalla sua mente annebbiata. Lei sorrise e lo prese per mano tirandolo.
-“Andiamo a ballare!!”- Disse euforica.
La notte era giá inoltrata e il Dj aveva messo musica romantica, perché le coppie che giá si erano formate potessero mettersi a proprio agio. Marco ballava un lento con la mora con cui l’aveva visto allontanarsi sua sorella. Era riuscito a fare effetto su di lei e stava ballando da quando era arrivato. Uscirono un po’ barcollando a prende una boccata d’aria fresca. Uscendo Marco notó che Anna aveva giá bevuto troppo. Non ci fece caso, seguendo la figura sinuosa davanti a lui.

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Capitolo 6
*** Fratelli nel sangue ***


La mattina successiva, Anna si svegliò sul divano di casa sua. Le doleva la testa. Aveva bevuto un po’ troppo. Si alzò massaggiandosi la nuca. Camminò verso il frigo, dal quale ne estrasse la bottiglia del latte. Una breve occhiata all’orologio rivelò che mezzogiorno appena passava. Saliò le scale diretta in camera sua. Suo fratello ancora dormiva, spaparanzato pancia abbasso sul letto. Non ricordava molto di come era tornata a casa. Alitò sulla mano per odorare. Fumi alcolici le penetrarono la narice. Almeno non aveva vomitato. Si lavò i denti e si pettinò un poco, mentre a sprazzi ricordava suo fratello reggerla per camminare verso casa. Si sdraiò sul suo letto pensierosa, accese la tele e prese a bere il latte dalla bottiglia. La notte passata era stata una bella festa, Davide l’aveva baciata e avevano ballato tutta la notte fino a che non fermarono la musica. Ancora ricordava il suo calore, mentre i loro corpi sudati si scatenavano nelle intermittenti luci colorate della casa. Una figura assonnata apparve alla sua porta.
-“Tutto bene?”- Le chiese Marco.
-“Sì ho solo un leggero mal di testa.”- Rispose lei rilassata.
-“Mh, anch’io però almeno ieri potevo camminare.”- Le disse facendogli l’occhiolino e allontanandosi verso le scale.
Anna roteò gli occhi ma sorrise.

L’atmosfera in casa era triste quel sabato. I due fratelli solo sedevano facendo attivitá ben poco produttive per riposare gli organi che la notte precedente avevano tanto sofferto. Non vedevano il padre da venerdì mattina.
Improvvisamente quest’ultimo entrò dalla porta, mentre Anna stava scendendo le scale per mangiare qualcosa.
-“Ciao ragazzi! Com’è andata la festa? Vado in camera che sono stanco, non fate casino.”- Li salutò con un leggero sorriso.
Anna e Marco si fissarono a bocca aperta. Non sentivano la voce del padre da circa tre settimane, e da molto non lo vedevano sorridere. Rimasero imbambolati mentre Emiliano si dirigeva alla sua stanza. In quanto la porta si chiuse dietro di lui Anna scese veloce le scale diretta al fratello.
-“Si è fumato qualcosa? Deve essere passato alle droghe.”- Commentò stupefatta.
-“Io invece credo solo che finalmente abbia avuto una bella giornata, e se ne sia reso conto.”- Ribattè Marco.
Anna si sedette vicino a lui a vedere un film che Marco aveva comprato il giorno prima. Una brezza di speranza e felicitá aleggiava nell’aria.
Quella sera i due fratelli uscirono insime, come molto raramente succedeva. Andarano ad una pizzeria in centro. Entrati al locale il profumo del caratteristico alimento gli riempì i polmoni. Marco ordinò una diavola e Anna una qattro stagioni, con birra per i due. Si sedettero ad una tavolo per due. Colsero l’occasione per confrontarsi. Da tanto tempo non parlavano come veri fratelli, da troppo non tenevano una vera conversazione.
-“Come va la scuola?”- Cominciò lui generico. -“E i compagni tuoi? Come sono?”-
-“Mah, la scuola più o meno a dire il vero.”- Si sospese per un attimo poi decise di parlare apertamente. -“Tu sai che non studio molto. Però realmente vado solo male in italiano e storia. In matematica non ho problemi. Pensavo di scegliere geometra come specializzazione, il prossimo anno.”-
Il collegio dei due era grande e comprendeva diverse specializzazioni, che entravano in studio dopo i primi tre anni. Marco giá seguiva biologia e scienze naturali.
-“Pensavo che volessi fare sociologia e psicologia. Se non studi è normale che tu vada male in certe materie. Sei una ragazza intelligente, quindi immagino che non dovresti avere problemi con le materie scientifiche. Però per storia se non studi, non sai, e questo non si applica a solo questa materia. Ricorda inoltre che più avanti diventerá necessario studiare in tutte le materie, non ti risulterá facile come adesso matematica.”- Si accigliò lui.
Anna abbassò la testa. Era vero se ci pensava.
-“Non sono più sicura per sociologia. Mi piace, però non so se potrò abituarmi a studiare. Con geometria sará più facile e magari anche senza seguire architettura all’universitá mi trovo qualcosa da fare”- Scrollò le spalle.
Marco agitò la testa negativamente, mentre arrivavano le pizze.
-“Devi scegliere quello che ti piace, che ti appassiona. Nella vita non è tutto facile. Non puoi scegliere sempre la strada in discesa, perche alla fine toccherai il fondo. Devi faticare e andare in salita se vuoi raggiungere la vetta. E se ti piace quello che fai, sará più facile impegnarsi, vedrai. Beh dai, buon appetito.”-
Anna rimase pensierosa, tagliando la pizza. Il discorso del fratello aveva risvegliato in lei le buone idee del passato, che da sempre considerava stupide ed inutili. Psicologia la attraeva molto come materia. Inoltre prometteva una carriera più piacevole per lei. La fine dell’anno no era lontana. Forse suo fratello aveva ragione. Non sarebbe stato facile, ma ci avrebbe provato. Continuarono a conversare. Pagarono il conto e uscirono parlottando del più e del meno, dei giorni passati.
-“Uff, fa freddo.”- Disse lei.
Marco la circondò tra le sue braccia, per offrirle un po’ di calore.
Tornarono a casa, avvolti in un mantello di risvegliato sentimento fraterno.

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