Time is running out

di Backyard Bottomslash
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Behind this eyes ***
Capitolo 2: *** Starlight ***
Capitolo 3: *** Resistence ***



Capitolo 1
*** Behind this eyes ***



 

Behind This Eyes

I suoi occhi erano un po' lo specchio della sua anima. Mille volte, attraverso essi, aveva esposto al mondo le sue emozioni  e troppe volte l'avevano tradita, lasciando trasparire delle debolezze che lei stessa si imponeva di reprimere. Beh, quegli stessi occhi ora erano spenti. La loro luce si era lasciata offuscare da mille e più pensieri, andando a delineare sul volto di Quinn Fabray una quantomai anomala espressione di rassegnazione. 
Solo una era la scintilla in grado di accendere una metaforica miccia dentro di lei, riuscendo persino a variare il colore dei suoi occhi da uno speranzoso verde ad un rosso fuoco intriso di odio. No! Stavolta non si trattava della Barry, ma, ironia della sorte, questa volta la sua inaspettata rivale si rivelava essere proprio la madre della nanerottola. Non potè fare a meno di pensare che, semmai Santana avesse saputo ciò che stava accadendo, avrebbe sicuramente lasciato spazio alla sua ungente quanto inopportuna ironia e Quinn dovette ammetterlo: non avrebbe potuto darle torto. Sembrava che un'entità superiore si stesse prendendo gioco di lei, mettendole contro prima la figlia e poi la madre o forse, più probabilmente, c'era qualcosa di genetico che rendeva insopportabili quelle fastidiose creature. 
A distrarla dai suoi pensieri fu proprio il passaggio di Shelby che, automaticamente, attirò su di sè gli sguardi di quasi metà corridoio. 
Di scatto la bionda chiuse il suo armadietto, facendo sobbalzare una matricola proprio di fianco a lei, e si rese conto che la prima delle opzioni valutate pochi minuti addietro aveva improvvisamente guadagnato punti. 



Note:

Ok, devo ammetterlo: avevo intenzione di mettere le mani davanti e premettere che questa è la prima volta che scrivo una cosa del genere e bla bla bla, ma poi ho deciso che non era il caso (Ops, l'ho appena fatto!… Ovviamente era voluto). Ad ogni modo non credo sia questa gran cosa, ma poco male!

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Capitolo 2
*** Starlight ***


2. Starlight


La biologia non era decisamente il suo forte. Lo sapeva lui, lo sapevano i suoi compagni di corso e lo sapeva bene anche Shelby Corcoran. Dunque, in un certo senso, si sentiva addirittura legittimato a fissare inespressivo la nuova professoressa. La sua attenzione era calamitata da quelle curve, da quel corpo che, nonostante avesse già posseduto, ancora bramava. 

Ripensò a quella giornata della settimana precedente e, senza poterlo controllare, un sorrisino malizioso colorò il suo viso. 

Ripensando a quel giorno, però, non poté fare a meno di focalizzare davanti ai suoi occhi quanto avvenuto, poco dopo, con Quinn. Qualcosa in lei non andava ed era palese a tutti da tanto, troppo tempo, ma avevano deciso di svegliarsi da quel torpore collettivo solo quando erano rimasti accecati dall'improbabile tinta fucsia che la ragazza aveva sfoggiato il primo giorno di scuola. Quando la vide conciata in quel modo il suo primo pensiero andò alla lunga chioma dell'ex capo cheerleader, caduta vittima di un taglio netto in quel di New York. La memoria andò a qualche anno prima, quando ogni momento era quello opportuno per sentire quel profumo di vaniglia che emanavano, quando avrebbe fatto di tutto pur di guadagnarsi almeno uno di quegli splendidi sorrisi che solo lei era in grado di regalargli. 

Pian piano il sorrisino malizioso di poco prima lasciò spazio ad un'espressione decisamente più seria sul volto del ragazzo.

 

*****

 

Santana e Brittany si trovavano a pochi banchi di distanza e, nonostante non fossero un granchè interessate da ciò che le circondava, notarono immediatamente quel volto pensieroso e non passò molto tempo prima che si aprissero le scommesse:

 

"Non dite cretinate! E' impossibile che stia ascoltando la Corcoran. E non lo dico per sminuirlo o cose del genere… E' che proprio non può! Dei recenti studi sul suo cervello hanno dimostrato che il suo unico neurone si è suicidato tempo fa: non riusciva a sopportare la solitudine…"

 

L'ispanica non perdeva mai l'occasione per mettere in bella mostra la sua "stronzaggine"  e, nonostante tutto, bisognava ammettere che lo faceva con una nonchalance più unica che rara. Un'ironia, la sua, che era davvero impossibile non cogliere. Eppure c'era una persona che ci riusciva alla perfezione e che, anche per questo, Santana non poteva fare a meno di adorare. 

 

"E' vero! Io ho sentito dire che al suo funerale non c'era nessuno! Sarei andata io, ma per farlo dovevo entrare dal suo orecchio e non ho trovato la ricetta della pozione per rimpicciolirmi."

 

La reazione di tutti a quelle parole fu la solita. Prima che potesse scoppiare l'ilarità generale la mora fulminò i suoi compagni con uno sguardo e prese ad accarezzare la mano della bionda che, ignara di tutto, continuava a sorridere ed a masticare rumorosamente il suo chewing gum. 

 

*****

 

Tra un'ipotesi e l'altra l'ora di lezione scivolò via velocemente e come era solito fare Puckerman uscì dalla classe per primo, andandosi a posizionare poi a qualche armadietto poco distante dall'aula. In quel modo poteva ammirare Shelby con più calma, senza farsi notare... Senza il rischio che LEI lo notasse. Era evidente, infatti, che la Corcoran non gradisse particolarmente quelle attenzioni, soprattutto, se in presenza di altri.

In effetti il ragazzo poteva anche comprendere le sue ragioni nel non voler portare avanti quella relazione iniziata in modo clandestino: sarebbero rimasti coinvolti in un vero e proprio scandalo, probabilmente lei sarebbe stata licenziata e chissà, magari, ci sarebbero state ripercussioni anche sulla piccola Beth.

Ma allora perché? Perché si era lasciata andare tanto facilmente solo pochi giorni prima? Questa domanda gli frullava nel cervello da una settimana ormai perché, in fondo, lui non credeva minimamente alla storia del momento di debolezza.

La vide procedere proprio nella sua direzione e prima che potesse continuare per la sua strada, ignorandolo completamente, decise di accompagnarla nella sua frettolosa camminata.

 

Puck hai lezione. Dovresti essere già in classe.”

 

Shelby sembrava quasi esasperata dai continui appostamenti del ragazzo ed il suo tono di voce non nascondeva affatto quella fastidiosa sensazione.

 

Wow... Credevo che avessi dimenticato il mio nome.”

 

Se la madre di Rachel era infastidita non si poteva affatto dire che Puck fosse da meno. Provava qualcosa per quella donna, ma non gli piaceva il modo in cui lo trattava, quel tono di sufficienza che sembrava venir fuori in automatico quando si ritrovavano a parlare, quasi fosse pre impostato.

Ok, magari invaghirsi della nuova professoressa, nonché madre adottiva di sua figlia, non era stata la migliore delle sue idee, ma non meritava quel trattamento ed aveva intenzione di chiarirlo uno volta per tutte.

 

Shelby si volto verso di lui, posizionandosi proprio davanti al ragazzo in modo che non potesse proseguire oltre e, come se avesse compreso le sue intenzioni, rilasciò un sospiro che sembrava volergli dare il consenso a parlare.

 

Senti... Posso tentare di capire il tuo punto di vista, ma non mi piace questo modo di fare. Certe cose si fanno in due, ma ok! Ci vuoi mettere una pietra sopra e va bene... Solo, se continuerai ad evitarmi in questo modo la gente inizierà a credere che sia un appestato o che abbia iniziato a guardare Disney Channel... ed onestamente non saprei scegliere quale delle due sia la migliore.”

 

A quelle parole Shelby non riuscì a trattenere un piccolo sorrisino, ma prima che potesse iniziare a parlare fu interrotta dal suono della campanella. Suono che la riportò alla realtà e, di conseguenza, le fece tornare alla mente il fatto che, in quel momento, la stava attendendo un'aula piena di ragazzini svogliati.

 

Io... Devo andare.”

 

Si limitò a dire e così continuò dritta per la sua strada mentre un Puck più che mai deluso la guardava allontanarsi. Pian piano prese vita sul suo volto un'espressione a dir poco contrariata che, consequenzialmente, lo portò a scuotere la testa.

I corridoi erano ormai quasi deserti, fatta eccezione per quei pochi che avevano deciso che quell'ora non l'avrebbero dedicata a seguire la lezione di uno qualsiasi dei professori del McKinley.

Mentre guardava ancora nella direzione verso la quale si era allontanata la Corcoran vide una figura a lui molto familiare. L'espressione di Puck divenne di colpo più preoccupata quando si accorse di Quinn che, a testa bassa, apriva la porta del bagno delle ragazze.

Aveva l'ipod tra le orecchie quindi rinunciò a chiamarla già in partenza. Poco dopo però la bionda alzò il viso... Era più che evidente il fatto che poco prima fosse stato segnato da alcune lacrime e senza fare una piega lo salutò con un sorriso. Un saluto che Puck ricambiò facendo altrettanto, ma il ragazzo non impiegò molto tempo per accorgersi che quel sorriso non aveva nulla a che vedere con quelli che era solita regalargli tempo addietro. Era spento, stanco, privo di una qualsiasi emozione... Semplicemente non era il sorriso di Quinn.

 

*****

 

Trascorse anche quell'ore seguendo una lezione che però non stava ascoltando veramente. I pensieri erano altrove e Quinn se ne accorgeva, lo sapeva, ma non aveva voglia di dissuaderli.

Uscì dall'aula prima ancora che la lezione finisse e infilò nuovamente le cuffie del suo iPod tra le orecchie, impostando la stessa canzone che stava ascoltando dall'inizio della giornata: Resistance dei Muse. No, non era decisamente il suo genere, ma i ragazzi l'avevano cantata durante le prove del Glee Club la settimana precedente e da allora non se l'era più tolta dalla testa.

I corridoi iniziarono a riempirsi nuovamente con una lentezza quasi spasmodica seppur inesorabile. Camminava in completa solitudine, prendendosi qualche spallata di tanto in tanto. Aveva trovato in quella canzone come un rifugio, qualcosa che la allontanasse dal caos che c'era tra i corridoi del McKinley come tra le strade di Lima. Ed ignara di quanto stesse accadendo oltre quelle cuffie continuava a camminare come in una scena al rallentatore.

Quando, però, girò l'angolo si trovò dinanzi ad una scena che non avrebbe mai neanche immaginato di vivere: un uomo alto e dalla stazza prorompente era piazzato al centro del corridoio. Aveva in dosso la classica giacca della squadra Football, ma non era quella dei Titans, e tra le mani una pistola che puntava nella direzione opposta a quella di Quinn.

La ragazza si fermò di colpo, impaurita e shockata. Non riuscì a pensare a nulla per almeno cinque secondi: il tempo necessario a realizzare che sarebbe dovuta scappare da dove era arrivata. Prima che potesse portare a termine il suo piano mentale venne, però, bloccata da uno sguardo pieno di terrore proprio come il suo, ma a lei troppo caro perchè potesse scappar via come se nulla fosse.

Puck era dall'altra parte del corridoio in preda al timore proprio come tutti gli altri eppure il suo sguardo sembrava le stesse implorando di correre via, di mettersi in salvo!







Note: 
Ho ovviamente preso spunto da una celebre puntata di One Three Hill, però penso di essermi discostata abbastanza da quelle scene con le mie descrizioni.
Se così non fosse, liberi di prendermi a pomodori.
Baci.

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Capitolo 3
*** Resistence ***


3. Resistence


Una pacca sulla spalla lo colse di sorpresa, immediatamente seguita da un sorriso inebetito. Quell'espressione era tipica di una sola persona: Finn Hudson. Inutile dire che alle azioni del ragazzo seguì un vero e proprio fiume di parole. 
Non ricordava che il quarterback fosse così logorroico. In effetti l'aveva sempre considerato un tipo piuttosto silenzioso, uno che si faceva i fatti suoi, uno che non dava poi molto fastidio e, forse, anche per questo i due erano riusciti a diventare così amici.
Eppure mai come quella mattina la voce di Finn gli era parsa tanto fastidiosa, non aveva mai pronunciato tante parole tutte insieme. Cosa diavolo gli aveva combinato la Berry?

"Allora ti passo a prendere dopo gli allenamenti?"

Il tono di Finn era ovviamente inteso come alla ricerca di una conferma. 
Conferma che arrivò poco dopo, nonostante Puck non avesse ascoltato pressoché nulla del lungo discorso del ragazzo.

Non si fermava spesso a riflettere su ciò che gli passava per la testa, anche perchè la maggior parte delle volte neanche aveva qualcosa a cui pensare, ma in quel momento, in quei giorni, proprio non riusciva a fermare il suo cervello che perseverava nel compiere attività ad esso piuttosto sconosciute. L'aver visto Quinn in quello stato, poi, era stata davvero la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Proprio non riusciva a togliersi dalla testa quella scena.

Fu proprio in quell'esatto momento che avvenne tutto: un numero indefinito di persone arrivò, urlando, dall'ala opposta della struttura, riversandosi in quei corridoi in preda al terrore.

Puck non riusciva a comprenderne il motivo, almeno fino a quando non focalizzò la sua attenzione su una figura a lui del tutto sconosciuta e a ciò che stringeva nella mano destra. Non potè evitare di fare uno scatto indietro mentre Finn gli si aggrappò saldamente alla manica della felpa dei Titans,

Intorno a loro la situazione degenerava con una velocità sempre più prepotente: c'era chi si riversava indistintamente nelle aule più vicine e chi, più fortunato, riusciva a guadagnarsi la via d'uscita. Un  numero immemore di spallate e spintoni lo colpirono quasi a volergli intimare di iniziare a correre via proprio come tutti loro. Ma lui rimaneva immobile con gli occhi sbarrati che, però, al contrario di poco prima, non erano più rivolti a quel pazzo che si era piazzato al centro esatto del corridoio. Il suo sguardo era fisso in un punto alle spalle di quel ragazzo, verso Quinn che, ignara di tutto, continuava a camminare. Avrebbe voluto urlarle qualcosa, qualsiasi cosa, ma poi si ricordò delle cuffie e realizzò che se non si era resa conto di quel caos non avrebbe potuto certo sentire la sua voce.

Fortunatamente la ragazza alzò lo sguardo, rimanendo, in un primo momento, alquanto spiazzata da quella baraonda dalla quale si era estraniata fino a quell'istante. Immediatamente dopo focalizzò la scena e Puck potè notare distintamente il terrore nei suoi occhi quando lo vide dalla parte opposta del corridoio.

Per quale dannato motivo rimaneva lì impalata? Doveva scappare via! Darsela a gambe!
E lui non si sarebbe spostato di un centimetro fino a quando non l'avrebbe vista mettersi al riparo.

Un attimo dopo, però, si trovò travolto dalla stazza di Finn verso il corridoio adiacente ed in un istante perse di vista la ragazza per la quale realizzò che sarebbe stato disposto a rischiare davvero un bel po'.



 

Is your secret safe tonight?
And are we out of sight?
Or will our world come tumbling down?



 

Corsero per almeno 10 minuti: il tempo necessario ad allontanarsi il più possibile da quell'arma e rifugiarsi in un'aula. Non erano soli, c'erano molti altri ragazzi, spaventati come o più di loro, tra i quali figurava anche Rachel. Appena si avvide della presenza di Finn la ragazza gli si gettò al collo in lacrime, in preda all'agitazione ed, allo stesso tempo, al sollievo di vederlo lì con lei.

Puck andò a scorrere velocemente i volti delle persone presenti in quella stanza, senza soffermarsi particolarmente su quello di Shelby. Si accorse, però, che all'appello mancava proprio il viso che gli interessava e senza pensarci due volte si avvicinò alla porta nel tentativo di uscire. Ovviamente prima ancora che potesse sfiorare la maniglia Finn gli afferrò il braccio:

"Che diavolo ti passa per la testa?"  Chiese il ragazzo.

In effetti non lo sapeva neanche lui con precisione, ma in quel momento ciò che più gli stava a cuore era la salute della madre naturale di sua figlia.

"Vado a cercare Quinn."  Rispose senza pensarci due volte.

"Non se ne parla neanche."  Sentenziò questa volta Shelby.  "Non sappiamo neanche se quel tizio è solo o se ce ne sono altri."

"Shelby ha ragione! Potresti rischiare grosso."  Questa volta fu Rachel ad intervenire. Non poteva certo lasciarsi sfuggire un'occasione per parlare.

"E poi probabilmente ha già trovato un buon posto dove nascondersi."

"Ma per favore Finn! L'hai vista anche tu: era immobilizzata."

E così dicendo si sporse nuovamente verso l'uscita, iniziando ad aprirla con cautela, ma, ancora una volta, venne prontamente interrotto da una mano. Non ci volle molto per comprendere che fosse di Shelby.

"Non prendere decisioni affrettate."

"Non ho bisogno di pensarci. Non ho intenzione di lasciarla sola lì fuori… L'ho già fatto troppe volte."




 

Will they find our hiding place?
Is this our last embrace?
Or will the walls start caving in?




 

Fu una questione di attimi e così lo vide sparire dietro una marmaglia di persone. 
Lei rimase immobile ancora per un po', troppo spaesata e spaventata anche solo per muovere un dito. Aveva assistito inerme mentre il ragazzo con la pistola si girava lentamente: i suoi occhi erano iniettati di sangue, eppure sembrava che stesse soffrendo particolarmente.
Di rimando Quinn, con uno scatto, si schiacciò contro il muro, lasciandosi coprire dagli armadietti ed, al momento più opportuno, corse via.

Passò diversi minuti a camminare tra quei corridoi che le sembravano sempre di più un labirinto. Con circospezione si assicurava che non ci fosse nessuno e mentre ripensava all'espressione di Puck la tensione aumentava inesorabilmente. 

Di colpo avvertì qualcuno che l'afferrava da dietro, andando a coprirle la bocca con una mano per evitare che urlasse!

Quinn spalancò gli occhi ed, in preda al terrore, prese a dimenarsi, tentando di svincolarsi da quella presa. 
Solo dopo alcuni istanti si rese conto che quella stretta era, in realtà, più simile ad un abbraccio. Si voltò di colpo trovandosi dinanzi ad un viso familiare e, comprendendo che non era il caso di urlare, riuscì a sussurrare solo poche parola:

"…Puck! Grazie a Dio!"

Fu un istante.
Probabilmente nessuno dei due se ne accorse sul serio. Eppure, dopo quelle parole, Quinn non potè fare a meno di gettarglisi al collo e poggiare prepotentemente le sue labbra su quelle del ragazzo come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.



 

 

(It could be wrong, could be wrong)
But it should’ve been right
(It could be wrong, could be wrong)
Let our hearts ignite
(It could be wrong, could be wrong)
Are we digging a hole?
(It could be wrong, could be wrong)
This is outta control

(It could be wrong, could be wrong)
It could never last
(It could be wrong, could be wrong)
Must erase it fast
(It could be wrong, could be wrong)
But it could’ve been right
(It could be wrong, could be…)



 

Era come se il tempo intorno a loro si fosse improvvisamente fermato.
Quel baciò durò solo pochi istanti, eppure ad entrambi parve un'eternità, anche se ben diversa dal concetto che si è soliti affibbiarle: un'eternità incerta, mai noiosa, sempre nuova. 
Come un'onda le cui frequenze variano in continuazione così si muovevano le loro labbra, fremendo, cercandosi le une con le altre nello spasmodico desiderio di incontrarsi ancora… Almeno un'altra volta.


 

 

Love is our resitance
They keep us apart and they won’t stop breaking us down
And hold me, our lips must always be sealed



 

Si separarono solo quando la loro attenzione venne attirata da un brusio alle spalle di Quinn: alcuni agenti delle forze armate erano riusciti ad entrare nell'istituto.
Con dei gesti fecero comprendere loro che il ragazzo si trovava proprio nel corridoio perpendicolare a quello e, dunque, senza indugio i due corsero verso l'uscita ancora mano nella mano.



 

Take us away from here
Protect us from further harm
Resistance!

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