You were the greatest thing, and now you're just a memory.

di cydonianrioter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You were the greatest thing. ***
Capitolo 2: *** And just to get lost, in all my selfish thoughts. ***
Capitolo 3: *** Because none of it was ever worth the risk. ***
Capitolo 4: *** Do you remember? ***
Capitolo 5: *** Everything's gonna be okay (happy bday) ***
Capitolo 6: *** This is the last second chance ***
Capitolo 7: *** Wish you were here. ***
Capitolo 8: *** Please, don't fade away. ***
Capitolo 9: *** In the mourning i'll die. ***



Capitolo 1
*** You were the greatest thing. ***


Note: In teoria questa storia l'avrei dovuta pubblicare il diciotto, ad un anno dall'abbandono dei Farro. Ma non ce la facevo ad aspettare. Sono consapevole del fatto che fa un po' schifo e che le mie ff sono tutte uguali, ma almeno non è un'altra song-fic smielata. Quindi, che dire? Nulla, buona lettura e.. le recensioni non uccidono.
Ah, e la storia rende di più se la leggere mentre scoltate 'In The Mourning'. La versione di studio uscirà il 5, per ora accontentatevi di questa: http://www.youtube.com/watch?v=fYVpArcH47Y


A Erika, perchè c'è sempre.
A Chiara, che non legge mai le mie ff ma la amo comunque.
E a Josh e Zac Farro, perchè nonostante li odi più di qualunque altra cosa al mondo mi mancano da morire.


1. You were the greatest thing.



18 dicembre 2011

Odiavo davvero quando il lato masochista di me riaffiorava in superficie. Detestavo con tutta me stessa quando il mio subconscio mi obbligava a fare cose che avrebbero di sicuro portato il mio cuore ad autoimplodere. Ma quella mattina non potevo fare a meno della mia dose quotidiana di dolore. Perché sapevo che, in un modo o nell'altro, quel dolore era causato da lui. E qualunque cosa fosse causata da lui -o anche solo dal suo ricordo- era un richiamo troppo forte per essere ignorato.
Quindi mi ritrovai a camminare avvolta in un giaccone per le strade di Franklin. La città che ci aveva visti crescere, amarci, odiarci e rimpiangerci. La nostra città. Ed era ancora nostra, un anno dopo che tutto era cambiato.
Con 'We Are Broken' sparata al massimo nelle orecchie andai a zonzo per una buona mezz'ora, senza badare veramente alle vie che imboccavo. Mi sorpresi, però, che il fato mi avesse fatto capitare proprio davanti a quella casa, quella che una volta era stata casa sua.
Il ricordo fu più veloce e furbo di me, ancora una volta.
E ancora una volta i colori sbiaditi e le parole sovrapposte, sussurrate e confuse di momenti già vissuti mi esplosero in testa, come fuochi d'artificio che proprio non t'aspetti, sbaragliando tutte le difese che avevo invano cercato di costruirmi. La forza dell'impatto fu così forte che mi costrinse ad inginocchiarmi per terra e stringermi il capo tra le mani, prima di tuffarmi di testa in quel lago di sofferenza.

Freddo, fa troppo freddo.
Le mie mani sanguinano. Ci metto un po' a capire perchè. Tutta colpa delle rose che ti ho brutalmente strappato di mano, incavolata come non lo sono mai stata in tutta la mia vita.
-Non me ne frega di San Valentino! Io ti amo tutti i giorni!-
Butto i fiori sul prato di fronte a casa tua, pentendomene due secondi dopo.

La scena cambiò. Lasciandomi appena il tempo di respirare.

-Scusa, avrei dovuto dirtelo-
-Non è colpa tua, la ami più di me-
-Questo mai-
-E allora perchè ci piace farci così male?-

Il cuore iniziò a martellare forte, sembrava che volesse uscire dal petto.
Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum. Sempre più forte.

-Deve finire- sussurro appoggiando il viso umido sul tuo petto, probabilmente inzuppandoti la camicia. Ma va bene, perchè dopo chissà quanto tempo ricambi la stretta e mi culli dolcemente, come quando la nostra unica preoccupazione era quella di scrivere belle canzoni.
-Quando?- chiedi.
-Qualche giorno dopo il concerto di Orlando- rispondo, la mia voce tremola.
-Il 18 va bene?- Diciotto. Diciotto, sento che odierò questo numero per sempre.
-Si, il 18 va bene-

E poi tutto finì come era iniziato, neanche in un battito di ciglia. Tutto ad un tratto mi ritrovai seduta per terra, con la testa tra le braccia e il vento invernale me mi sferzava la faccia e mi scompigliava i capelli rosso fuoco.
Non so per quanto tempo rimasi in quella posizione, con le ginocchia strette al petto e a dondolarmi vanti e indietro, continuando imperterrita a fissare il malandato stabile. Ovviamente le lacrime mi raggiunsero presto; avevo come l'impressione che non mi avrebbero mai lasciata sola, che sarebbero state l'unica cosa certa durante tutto il corso della mia vita.
Iniziai a canticchiare, senza riflettere troppo sul testo della canzone.

-And it takes all my strength, not to dig you up, from the ground in which you lay the biggest part of me!-

Non mi accorsi della persona che si era seduta accanto a me, sull'asfalto bagnato dalla pioggia che stava iniziando a scendere, fino a quando non iniziò a cantare al posto mio. Con quella voce che da più di un anno non sentivo, con quella voce così fottutamente perfetta.

-You were the greatest thing, and now your just a memory, to let go of!-

-Ci si rivede- gracchiai. Avrei voluto che la mia voce uscisse con un tono un po' più suadente, ma ovviamente chiedevo troppo.
-Quanto tempo- sussurrò.
-Un anno- risposi, continuando a canticchiare la melodia tra i denti, come fosse una cosa privata.
Gli lanciai un'occhiata e mi accorsi che mi fissava.
Feci finta di nulla e continuai con la canzone.
-Congratulazioni per la canzone, è bella- si complimentò, girando completamente il busto verso di me.
-Grazie, è dedicata a te- lo informai. Avevo usato un po' troppo sarcasmo, forse.
Imitai il suo movimento.
-Credi che mi dedicherai tutte le canzoni che comporrai fino alla tua morte?- chiese, giocherellando distrattamente con il piercing sul labbro inferiore. L'aveva rimesso, mi era sempre piaciuto da morire.
-Non tutte, ma almeno una ad album. E tu?-
-Cosa?- sembrava confuso, ma si capiva, era solo un trucco per sviare la domanda.
-Di cosa parleranno le tue canzoni?- domandai.
'Bugiarda, non era quello che volevi chiedergli. Volevi sapere se avrebbero parlato di te, di quello che c'è stato'
Non sapevo mentire bene nemmeno a me stessa.
Si alzò in piedi e mi tese una mano. Dopo un'attimo di esitazione la afferrai e piantai forte i piedi per terra, pronta allo spostamento d'aria.
Quando la mia pelle venne a contatto con la sua il mio cuore perse qualche battito. La presa salda mi fece tornare in mente tutte le nostre vecchie foto, tutte le giornate passate su youtube a guardare piangendo i video che ci dedicavano i fan, tutti i concerti in cui non veniva a vederci nessuno e quindi potevamo fare quello che volevamo senza paura di mostrare troppo le nostre emozioni.
Maledetti ricordi, mi stavano uccidendo.
-Ho preso in considerazione l'idea di tornare- disse a mezza voce.
-Nei Paramore?- domanda stupida. Non sarebbe mai tornato, era troppo fottutamente orgoglioso per farlo e la sua moglie/padrona non gliel'avrebbe mai permesso.
-Nella tua vita, come amico- precisò.
Giusto, solo amici.

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Capitolo 2
*** And just to get lost, in all my selfish thoughts. ***


Note: Lo so, il fatto che abbia aggiornato così presto è scioccante anche per me. Anyway, in questi giorni mi sono accorta che leggero ascoltando la musica è molto più figo, quindi questa canzone (http://www.youtube.com/watch?v=TchfLYaiD8Ymi sembra quella giusta per la storia (se non volete che vi si chiuda la ff schiacciate sul link col tasto destro e selezionate 'apri link in un'altra scehda'). Buona lettura. Se recensite non vi cadono le mani :D

2. And just to get lost, in all my selfish thoughts



Non l'avevo detto a nessuno. Nemmeno a Dakotah, la mia fidata migliore amica. Nemmeno a Jeremy e a Taylor, i miei fratelli. Nemmeno a Chad, il mio ragazzo/orso partito per un tour europeo di due mesi giusto il giorno prima.
Non avevo detto a nessuno di aver rincontrato la tessera mancante del puzzle, quella che un tempo era l'unica a riuscere a completarmi. Ora, per ironia della sorte, c'era qualche problema tecnico, non in lui ovviamente, in me. I bordi della mia tessera erano decisamente troppo fragili e sbriciolati, mangiucchiati da tutto il dolore e dai rimpianti, impossibili da far combaciare con qualsiasi altro pezzo.
Non sapevo perchè l'avessi fatto, forse ero troppo codarda.
Non credo che lui l'avesse detto a qualcuno, non a Jenna, almeno.
Stavo seduta sul disordinato divano rosso di casa mia a strimpellare un po' con la vecchia chitarra che Justin mi aveva regalato qualche compleanno fa, mentre Taylor cantava All I Wanted, stonando apposta sugli acuti. Quel cambio di ruoli lo divertiva parecchio.
-Taylor, devo dirti una cosa- dissi a mezza voce, smettendo di punto in bianco di suonare.
-Dimmi tutto, Hayls. Sai che io per te ci sono sempre- rispose, appoggiandomi dolcemente la mano sul ginocchio.
Forse non avrei dovuto farlo. Non volevo rovinargli la giornata, non quella in cui avrebbe dovuto festeggiare -anche se in ritardo- il suo ventiduesimo compleanno. Eppure era più forte di me, non riuscivo a tenerlo nella mia testa. Sentivo il bisogno di urlarlo al mondo, sentivo il bisogno di dire a tutti che in qualche modo mi aveva perdonata, che eravamo tornati quelli di prima. 
Prima di rispondere feci un bel respiro, ripetendo a me stessa che era la cosa più giusta da fare.
-Ho incontrato Josh, ieri- sussurai timorosa, guardandomi le scarpe.
-Tu.. cosa?- esclamò sbalordito, scattando in piedi.
Mi alzai anche io, lasciando cadere con noncuranza la chitarra sul pavimento alla quale saltò una corda, e gli presi i polsi per impedirgli di fare qualunque cosa stupida, anche se ero perfettamente consapevole del fatto che non sarebbe servito a nulla, perchè era almeno cinque volte più forte, alto e pesante di me.
-Taylor, stai tranquillo- lo rassicurai, lasciandogli andare lentamente i polsi.
-Ti ha detto qualcosa di Zac?- domandò, sedendosi di nuovo per terra.
Già, Zac. All'improvviso mi sentii un'egoista. Pensavo sempre e solo a me stessa, sempre e solo a quello che la gente pensava della rottura di me e Josh. Certo, avevo visto Taylor piangere dopo l'abbandono, ma non avevo mai veramente realizzato quanto ci stesse male. Insomma, lui e Zac erano migliori amici e il legame che li univa era qualcosa di unico. Ma solo in quel momento mi resi conto di non riuscire a immaginare quanto dolore provasse.
E in più non avevo chiesto niente a Josh.
-No, non ha detto nulla- risposi dispiaciuta.
'Bugiarda, hai paura di ammettere che non ci hai pensato' stupida, stupida, stupida coscienza.
Una lacrima solitaria gli rigò il viso, e il mio cure si strinse a tal punto da rischiare di scomparire. Senza pensarci due volte gli gettai le braccia al collo e lo strinsi forte a me, come mai avevo fatto con qualcuno prima d'ora.
-Mi dispiace così tanto, T- scoppiai a piangere, la pressione mi aveva fatta crollare, di nuovo.
-Ehy, Hayls, non piangere piccola- mormorò nel mio orecchio, ricambiando la stretta.
Non risposi e dopo qualche minuto sciolse l'abbraccio e mi guardò fisso negli occhi.
-Non è colpa tua- disse deciso.
Ma si sbagliava, era tutta colpa mia se Josh e Zac se ne erano andati. Tutta colpa mia, del mio stupido egocentrismo e della mia mania volermi sempre mettere in mezzo a tutto. Era tutta colpa mia se Taylor in quel momento riusciva a stento a trattenere le lacrime. E non potevo sentirmi più in colpa.
-Si che è colpa mia e non osare contraddirmi-
-E invece ti contraddico! E' Josh che non sa cosa significhi la parola frontwoman, Hayls. Non sa come ci si sente ad essre Hayley Williams. Nessuno sa come ci si sente!- mi rassicurò invano. Stava solamente cercando di giustificare il mio comportamento.
-E perchè voi non ve ne siete andati?- chiesi disperata. Ma la mia domanda sembrava molto più un'accusa, suonava come un caparbio: 'Siete ancora qui? Via da i piedi, posso farcela anche da sola'. Stavo per iniziare a scusarmi ma Taylor parlò prima di me.
-Perchè noi non siamo gelosi! Perchè noi ti vogliamo bene e sappiamo che non lo fai apposta a metterti al centro di tutto, sono i media che lo fanno!- escalmò.
Per la prima volta da quando avevo iniziato a cantare e suonare in quella band qualcuno mi capiva. Per la prima volta una persona che non fosse il mio ragazzo decisamente troppo comprensivo mi dava ragione, cercando di mettersi nei miei panni. Guardai Taylor piena di gratitudine e un timido sorriso iniziò a spuntarmi sul volto, sostituendo le lacrime amare; come il sole che spunta da dietro i nuvoloni dopo una giorna di pioggia.
-Posso volerti bene?- domandai retorica.
-Ti voglio bene anche io bomba, non dimenticarlo mai- e mi prese di nuovo in quell'abbraccio stritolante che tanto mi piaceva.
-Chederò di Zac- promisi una volta tanto senza incrociare le dita dietro la schiena, perchè interessava anche a me sapere di lui. Per anni era stato il fratello che non avevo mai avuto e mi mancava da morire.
Passammo tutto il pomeriggio a parlare del più e del meno, di quello che avremmo fatto a Natale, ci accordammo per fare un regalo a Jeremy e Kat e ci scoprimmo a fantasticare su quanto sarebbe stato bello se avessero avuto un bimbo. Sfortunatamente non riuscii a fare ammettere a Taylor quanto gli piacesse la mia migliore amica, ma dopotutto avevo passato una bella giornata. Non potevo lamentarmi.
Quando Taylor mi lasciò sola controllai i messaggi sul telefono che avevo lasciato silenzioso tutto il giorno. Il risultato fu un'indifferenza che mi lasciò spiazzata per le cinque chiamate senza risposta di Chad e un colpo al cuore per un messaggio di Joshua.
'Domani, solito posto e solita ora?'

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Capitolo 3
*** Because none of it was ever worth the risk. ***


Note: Ok, boh, cioè non lo so. Questo capitolo l'ho scritto davvero malissimo, così male che quando finirete di leggerlo vi sanguineranno gli occhi, ma non posso farci niente. E' venuto così. Mmmm, se avete anche solo la minima idea di come potrebbe andare avanti sta cosa, VI PREGO, ditemelo in una recensione perchè la mia ispirazione è andata allegramente a pascolar con Heidi.
Ai lof iu. Olga.

http://www.youtube.com/watch?v=quH9hRxGFsI

3. Because none of it was ever worth the risk

Solito posto e solita ora?
Doveva essere pazzo, completamente ed assurdamente fuori di testa. Non poteva intendere sul serio il luogo e l'orario ai quali stavo pensando senza sosta da più o meno ventiquattro interminabili ore.
Panchina del parco di Franklin a mezzanotte. Era quello il nostro punto di incontro segreto quando eravamo solamente due ingenui e brufolosi adolescenti che se ne fregavano del resto dell'universo. Rischioso, certo. Non ero mai stata più di tanto vittima dei paparazzi spietati, ma non potevo avere l'assoluta certezza che non fossero appostati proprio dietro l'angolo, pronti a scattarmi foto imbarazzante.
Un'eterna indecisa, ecco cos'ero.
Fare la cosa più folle del mondo oppure continuare a vivere la mia monotona vita, interrotta da tour mondiali e lanci di nuovi dischi? Così su due piedi la risposta da dare mi sembrava più che ovvia, come scegliere tra caramelle e cavolfiori. Però, in fondo, l'avevo anche scritto in una canzone 'perchè non vale la pena rischiare per tutto questo, ma tu sei l'unica eccezione'.
Quindi alle undici e mezza finii di allacciare strette le mie Vans arancione carota, determinata come non mai a fare la cosa più stupida del mondo intero. Dopo essermi lentamente tirata in piedi restai per cinque minuti buoni con la mano appoggiata sul pomello della porta a rimuginare sulla mia complicata esistenza da rockstar e quando finalmente decisi che ero pronta ad aprire il ronzio nasale del campanello riecheggiò per l'intera casa, facendomi sobbalzare.
Spalancai la porta.
-Hayls dove stai andando?- domandò confuso Jeremy, restando come pietrificato.
-Potrei farti la stessa domanda-
-Io sono venuto a trovarti- si giustificò, probabilmente non riuscendo ancora a capire dove diamine stessi andando alle undici e mezza passate di una sera gelida di dicembre. Certo, avrei anche potuto dirgli che avevo freddo e mi ero imbacuccata in quel modo per stare in casa, ma a quel punto avrei dovuto lasciarlo entrare, e bidonare Josh era fuori discussione.
-Taylor ha detto che hai parlato con colui-che-non-deve-essere-nominato-
Jerm non aveva mai nutrito troppa simpatia per Joshua, anche se l'aveva sempre considerato un amico. Ma dopo che mi aveva brutalmente spezzato il cuore e abbandonato la band trascinando con se suo fratello faticava addirittura a pronunciare il suo nome.
-Oh, emh... si- balbettai imbarazzata, giocherellando distrattamente con i ponpon attaccati ai cordini del cappello di lana blu e bianco.
-Dove stai andando?- domandò di nuovo.
-A comprare il latte- la prima cosa che mi venne in mente.
-Non ti piace il latte-
-Ha iniziato a piacermi, da qualche sett..-
-Ho i miei dubbi- mi interruppe brusco -e poi non credo che il lattaio sia aperto a mezzanotte-
-E' già mezzanotte?- esclamai, salendo di qualche ottava con la voce. Non avevo più benzina nella macchina e il parco era troppo lontano per poter solo pensare di raggiungerlo correndo.
-Mancano dieci minuti, perchè?-
-Devi assolutamente darmi uno strappo- lo implorai, cercando di tirare fuori la migliore espressione da cucciolo abbandonato che possedevo.
-Okay, ma perchè dobbiamo...-
-Ti spiego durante il viaggio-

*

-Tu vorresti dirmi che stai andando ad incontrare Josh e che vorresti ci venissi anche io?- sbraitò, suonando il clacson per sfogare la rabbia evitando di picchiarmi.
-Jer, calma. Te l'ho chiesto solo per avere qualcuno a cui voglio bene vicino. E poi anche tu avresti bisogno di chiarire con lui-
Parcheggiò la macchina perfettamente all'interno delle linee bianche.
-Ok, forse hai ragione- ammise aprendo di scatto la portiera.
Prima di scendere controllai l'ora sul display illuminato di azzurro. Mezzanotte in punto.Di norma Cenerentola a quell'ora sarebbe salita sulla carrozza e sarebbe fuggita via dal principe. Io invece stavo scendendo e gli stavo andando in contro, con al mio fianco il mio migliore amico in veste di fata.
Scesi dall'auto e chiusi la portiera, fiondandomi senza esitare dietro Jeremy che aveva già accelerato il passo. Mentre attraversavamo il parco mi prese la mano e la strinse forte, senza dire nulla, lo sapevamo entrambi benissimo: le parole erano fonte di malintesi.
-Non sono sicura di volerlo fare- sussurrai dopo essermi lasciata svogliatamente cadere sulla panchina.
Quello era decisamente uno dei momenti in cui avrei voluto di fianco a me molte più persone. Avrei voluto abbracciare Dakotah e sentirmi dire 'E' tutto a posto bomba. Se va male puoi sempre fermarti da me per la maratona di Star Wars mentre ci strafoghiamo di gelato'. Avrei tanto voluto stringere forte anche la mano di Taylor, oltre che a quella di Jeremy. Avrei dato tutto per vedere davanti a me mia madre e mio padre che si abbracciavano teneramente con mia sorella che li guardava sorridenti, proprio come quando ero piccola. Ma ovviamente chiedevo troppo.
Jer si sedette di fianco a me, senza mollare la stretta.
-Nemmeno io- confessò.
Dopo quindici minuti iniziai ad avere come la sensazione di avere una percezione diversa di 'solito posto e solita ora' da quella di Josh. Cominciai a battere i piedi per terra, impaziente e un po' delusa. Infine, dopo altri dieci minuti che aspettavamo, mi stufai e mi alzai in piedi ma Jer mi tirò a sedere e mi indicò un punto in lontananza.
Lì per lì non vidi niente, solo l'oscurità e un po' di nebbia che stava iniziando a crearsi all'altezza delle mie ginocchia. Cercai di socchiudere gli occhi per scorgere qualcosa e le sagome di qualcuno che si avvicinava iniziarono a diventare più nitide, man mano che avanzavano verso il punto in cui eravamo seduti i contorni dei loro corpi cominciarono a sembrare più precisi e delineati. I loro volti mi sembravano familiari. Un uomo e una donna.
A meno trenta metri mi resi conto che morire sciolta nell'acido seduta stante sarebbe stato millemila volte meglio che vedere quella scena.
Jenna Farro strinse allegramente la mano di suo marito, facendo oscillare le loro braccia avanti e indietro, nemmeno fossero stati bambinetti che escono da scuola. Joshua le schioccò un tenero bacio sulla guancia e le sussurrò qualcosa nell'orecchio.
Venti metri.
-Bastardo- mormorò Jeremy.
Jenna guardò verso di noi. Era abbastanza lontana per poterlo affermare con certezza, ma riuscii a vedere un ghigno malefico spuntarle sul volto mezzo nascosto da una sciarpa bianca.
Dieci metri.
-Troia- sussurrai. La mia voce si spezzò a metà parola e delle stupidissime lacrime si fecero strada sulle mie guance. E' brutto rendersi conto di amare quando vorresti solamente il contrario.
Ormai erano davanti a noi.
I miei occhi velati dalle lacrime incontrarono quelli di Josh. L'espressione stampata sul suo volto era illeggibile, come sempre dopotutto. Era sempre stato di un'indifferenza incredibile, quasi frustrante. Mi faceva sempre sentire una stupida idiota, quando io urlavo a pieni polmoni 'Hey Josh!' e lui faceva il suo solito assolo senza degnare il mondo della minima attenzione.
E la cosa peggiore era che lui era li, indifferente, mentre io morivo dentro.

 

UN MINUTO DI SILENZIO PER LA CARA VECCHIA GRAFICA DI EFP.

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Capitolo 4
*** Do you remember? ***


Questa è la canzone che vi consiglio per il capitolo: http://www.youtube.com/watch?v=LU850eU-d44
Ci vediamo in fondo.


4. Do you remember?


Jeremy fermò l'auto davanti all'appartamento con mattoni in vista della mia migliore amica. Durante il breve tragitto c'era stato un silenzio di tomba, tanto che gli sbuffi d'aria calda che uscivano dall'impianto di riscaldamento sembravano uragani.
-Io devo tornare da Kat, si starà chiedendo dove sono- disse rompendo il silenzio.
-Già. Salutamela- risposi e aprii la portiera.
-Hey, Hayls... tutto a posto?- chiese preoccupato.
-Certo Jeremy, mi sono appena resa conto che amo ancora un uomo sposato che mi ha fatto palesemente capire che non ne vuole sapere di rientrare nella mia vita. Ingannandomi, per di più. Come potrei essere più felice?-
Sarcasmo pesante.
Ovviamente non era pensabile dire una cosa del genere e fare un'uscita fiera e convinta. Sempre loro, le lacrime, mi tradirono, bagnandomi il viso. Era la terza volta in due giorni che scoppiavo a piangere. Stavo battendo ogni record.
-Vieni qui- allargò le braccia e mi ci adagiai dentro. Jer, in quel momento, era forse l'unica persona che potessi definire "il mio porto sicuro".
-Questa è la cosa che mi piace di te- mormorò -riesci ad essere sarcastica in ogni momento, anche quando ti va tutto di merda-
Ridacchiai.
-Questo è quello che mi piace di te. Riesci a farmi ridere anche quando hai a casa una moglie furiosa che ti picchierà-
-Oh andiamo, Kat non è così gelosa-
-Ti invidio-
-Nemmeno Chad lo è- ribattè.
Chad, Chad. Sospirai, in preda al senso di colpa. Negli ultimi tre giorni non avevo quasi mai pensato a lui, tranne quando mi ricordai che avevo dimenticato la mia amata maglia dei Ramones in casa sua e quando mi tratteneva al telefono per quelle che potevano essere tranquillamente definite intere ere geologiche. Eppure un tempo mi risciva così facile amarlo. Una volta, quando cercavo disperatamente di dimenticare Josh (la mia scheina fu percorsa da un brivido, solo a pensare a quel nome), era così naturale e spontaneo essere la sua ragazza. Solo qualche anno prima mi sentivo la persona più frotunata del mondo: con un ragazzo che mi amava, fama, buona musica e amici che mi volevano bene per quello che ero.
-Meglio non toccare questo tasto- suggerì saggiamente. Lui si che mi capiva sempre. Forse avrei dovuto dare un'altra chance a Jer, come quando eravamo adolescenti, ma per lui non provavo quel tipo d'affetto.
-Ora vado- dissi mentre mi districavo dal nodo complesso che le due braccia avevano formato intorno a me
-Ciao Hayls, salutami Dakotah e Taylor... ooops, questo non dovevo dirlo-
Si mise due mani sulla bocca.
Taylor? Perchè non avrebbe dovuto dirmelo? Vedevo Taylor praticamente tutti i giorni ed ero quasi sicura che avesse una mezza storia con la mia migliore amica, perchè avrei...oh.
-Momento, momento, momento, momento.. quale Taylor?- domandai.
Mi schioccò un bacio sulla guancia e senza pensarci due volte mi spinse fuori dall'auto. Mentre rimetteva in moto alzai il dito medio e lo appiccicai sul finestrino. Scoppiò a ridere e se ne andò.

*

-Swift!- esclamai.
-Williamsssssss!- strillò, saltandomi praticamente addosso.
Le misi le mani sulle spalle e la allontanai per osservarla meglio, come una nonna fiera della sua nipotina al primo saggio di danza.
Taylor Swift mi sorrise, sfoderando la schiera di denti perfetti bianchissimi. I capelli biondi le ricadevano sulle spalle in una morbida cascata riccia, scatenando in me e nella mia coda disordinata e rossastra una marea di invidia. I suoi occhi azzurri brillavano di gioia e sembrava sprizzare allegria da tutti i pori.Passammo ore ed ore sedute sul divano in pelle di Dak a parlare. Raccontai loro di quello che avevo appena vissuto, di come mi sentivo di merda e di quanto mi mancasse un ragazzo che probabilmente mi detestava.
-Posso scrivere un'altra canzone.. se vuoi- propose Taylor, mettendomi un attorno alle spalle.
Ridacchiai, ricordavo benissimo la faccia di Josh quando aveva sentito 'Speak Now'. Di sicuro si aspettava tutto, ma non quello. Perchè sapeva perfettamente che quella canzone diceva la pura verità.*
-Hey, che cantante sarei se non sapessi scrivere quello che sento?-
-Oh beh.. semplicemente una cantante che...- iniziò Dak, tornando in salotto con una vaschetta di gelato ai mirtilli. Ma fu interrotta dalla suoneria del mio telefono in equilibrio precario sopra ad una pila di riviste.
-Parappaparappapara!-
Era la suoneria di Josh. Cazzo.
Acchiappai il telefono prima che finisse sfracellato sul pavimento e mi fiondai in bagno, dove chiusi la porta a chiave e premetti (indecisa come non mai) il tasto verde.
-Pronto? Hayley?-
-No, Angelina Jolie-
Di solito tendevo ad essere un'insensibile sarcastica quando le persone cominciavano a darmi seriamente sui nervi. Ma in quel momento mi comportavo in quel modo solo perchè ero spaventata a morte, forse.
Fece finta di non aver sentito e continuò a blaterare.
-Volevo solo chiederti scusa. Non dovevo farlo, sono stato un'idiota. Ti ho solo fatta soffrire e non puoi immaginare quanto mi senta in colpa..-
-Credi che tutto questo sia un fottuto gioco, Josh?- lo interruppi.
-Cosa..?-
-Credi che la mia vita sia una cosa con cui poter giocare?-
-Io.. no. No. Tu non puoi immaginare quanto io tenga a te-
Scoppiai a ridere. Una risata tesa, non sincera.
-Bella questa-
-Hayls, non sto scherzando-
La frustrazione e la rabbia accumulate in quell'anno senza di lui si concentrarono tutte al centro del mio stomaco e dopo aver ticchettato con ritmo regolare per qualche minuto erano pronte per scoppiare, proprio come una bomba a mano.
-Si, vedo-
Tic toc. Tic toc.
Aveva capito che non sarei stata a sentirlo se avesse continuato a parlare a vanvera, quindi iniziò a parlare di cose concrete. Di situazioni passate. Di sensazioni che avevo (avevamo) realmente provato.
-Ti ricordi di quella volta...-
-Non provarci, Josh Farro-
Silenzio. Riuscivo a sentire il suo respiro dall'altro capo della cornetta.
Tic Toc. Tic Toc.
-Non provarci perchè semplicemente mi rocrdo tutto, ogni singola cosa-
Kaboom.
-Mi ricordo di ogni singolo 'Hey Josh'*. Mi ricordo ogni 'Low'* e tu che ridevi come un dannato durante Crushcrushcrush-
Ormai ero in lacrime. Di nuovo.
-Mi ricordo quando al tuo matrimonio Taylor ha suonato 'Speak Now' e tu la guardavi stranito, ma sapevi che aveva ragione, perchè desideravi che fossi io. Mi ricordo tutte le carezze, tutti i baci rubati e gli abbracci interrotti bruscamente da qualcuno che entrava nella stanza-
Presi fiato.
-Mi ricordo tutte quelle volte che abbiamo riso fino a stare male, mi ricordo della prima volta che ti ho visto, mi ricordo ogni singolo live in cui tu mi guardavi e io mi chiedevo 'a cosa starà pensando?'..-
-Pensavo che eri fantastica-
-STRONZATE! Se fossi stata davvero fantastica tu ora non saresti sposato con lei ma saresti qui con me, la band non sarebbe andata a rotoli e saremmo tutti molto più contenti!-
Mi alzai di scatto, scagliai il cellulare nel lavandino e aprii il rubinetto, sperando con tutta me stessa di averlo rotto una volta per tutte.

* Speak Now – Taylor Swift http://www.rnbjunk.com/testo-traduzione-speak-now-taylor-swift-510/
* Hey Josh http://www.youtube.com/watch?v=M2OpyulKlhE
* Low http://www.youtube.com/watch?v=-ZFUrvVs0aE&feature=related

 

Note: Yep, mi è venuta inspiegabilmente l'ispirazione e, per tutti i figli illegittimi di Shannon Leto, ho colto al volo l'occasione e ho aggiornato prima che potevo.
Lo so che questa fanfiction è parecchio mielosa e piena di abbracci (seriamente, faccio abbracciare le eprsone ogni due secondi. Hayls è diventata un'abbracciodipendente), perdonatemi.
Che volevo dire? Ah, si. In questa ff dipingo Jenna come la stronza e ostacloatrice di relazioni di turno ma sappiate che io NON DO A LEI NESSUNA COLPA. Non che mi stia simpatica ma non vedo nemmeno il motivo di odiarla come certa gente. Tanto per darvi un'idea di come la penso vi metto qua sottouna domanda di una Parawhore e la sua risposta:

Domanda: "Cosa ne pensi di Hayley Willaims?"
Jenna: "E' sempre stata gentile con me e penso che abbia un grande talento. Siamo molto diverse e ovviamente non ci frequentiamo più... ma spero solo il meglio per i Paramore"
Pace, amore e tanti pan di stelle.

 

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Capitolo 5
*** Everything's gonna be okay (happy bday) ***


Note: Questo capitolo è proprio inutile. Nel senso.. è qualcosa da mettere in mezzo a due avvenimenti importanti. Quindi se vi fa cagare vi comprendo, fa cagare anche me. E poi essendo una songfic su ignorance.. http://www.youtube.com/watch?v=OH9A6tn_P6g&ob=av2e

5. Everything's gonna be okay (happy bday)

Provare le canzoni del nuovo album anche durante giorno del mio ventitresimo compleanno era stata una mia pensata.
Certo, l'idea di stare tutto il giorno comodamente spaparanzata sul divano a festeggiare guardando vecchi episodi di Dexter era alquanto allettante. Ma non sarei riuscita a stare in quella casa per più di una manciata di minuti senza esssere assediata dai ricordi di compleanni passati.
E poi cantare mi faceva sentire bene. Completa. Come se del mondo intero non me ne importasse nulla.
-Hey! Che ne dite di provare anche qualche vecchia canzone?- se ne uscì fuori Justin dopo essersi scolato tutto d'un fiato una lattina di Red Bull.
-Senti, primo amore di Katy Perry, sono stanco- sbuffò Taylor.
-Ancora con questa storia della Perry?-
-Che c'è? E' vero!-
-Justin ha ragione- dissi per interrompere il battibecco fraterno -dovremmo provare anche qualche canzone vecchie, altrimenti va a finire che ce le dimentichiamo-
Scusa banale, si capiva benissimo che non volevo tornare a cas. Jer se ne accorse e mi lanciò un'occhiataccia.
-Hayls, sei sicura? E' pur sempre il tuo compleanno. Non vuoi riposarti?- chiese Taylor.
Hmm, premuroso da parte sua.
-Sono sicurissima, Tay- lo rassicurai tirando fuori da chissà dove un sorriso enorme. Per fortuna nessuno notò che stavo cercando disperatamente di farlo sembrare vero.
-Ok, che ne dite di Ignorance?- propose Jon.Si alzò un coro di approvazioni e Jason incominciò a battere le bacchette tra di loro, tenendo il tempo.
-Uno, due.. Uno, due, tre, quattro!-
L'intro partì come un cannone che esplode. Le note secche e decise scritte tanto tempo prima rimbalzavano senza pietà da una parte all'altra della stanza, cercando di colpirmi. Le schivai facendo headbanging e battendo i piedi a tempo di musica.
Intrecciai le dita al cavo arancione carota del microfono e chiusi gli occhi, godendomi la melodia.

Se fossi una cattiva persona non ti piacerei,
Beh, suppongo che me ne andrò per la mia strada.
E' un cerchio, un ciclo meschino. Non riesco più ad eccitarti.
Dov'è il tuo martelletto? La tua giuria? Qual'è la mia offesa questa volta?
Non sei un giudice ma se devi giudicarmi, condannami ad un'altra vita.

Jason smise di suonare e questo innescò una reazione a catena anche da parte degli altri.
Non volava una mosca. Il silenzio era talmente pesante che sembrava stesse cercando di opprimermi, di schiacciarmi al sulo una volta per tutte. Nessuno osava muoversi e sapevo perfettamente perchè, ma continuai imperterrita a cantare la mia canzone preferita, anche senza una base musicale.

Non voglio ascoltare le tue canzoni tristi, non voglio sentire il tuo dolore
Quando giuri che è tutta colpa mia.
Perchè sai che non siamo uguali. Non siamo uguali. Non siamo uguali.
Si, amici che si sono messi nei guai insieme.
Abbiamo scritto i nostri nomi nel sangue.
Ma non credo che tu possa accettare che il cambiamento è buono. E' buono, è buono.

Prima di chiunque altro notai Josh Farro che mi guardava sbalordito, indeciso se entrare o meno in quella che una volta era stata la sua minuscola sala prove.
Zac faceva lo stesso. I suoi occhi erano velati dalle lacrime e gli tremavano le mani. Lanciai un'occhiata a Taylor e mi si spezzò il cuore in due vedendo che dava le spalle al suo ex migliore amico. Quello non sarebbe dovuto accadere.

Beh, mi tratti come un'altra estranea
Piacere di averti conosciuto signore, penso che me ne andrò.
Sarà meglio che me ne vada per la mia strada.
L'ignoranza è la tua nuova migliore amica.

Smisi di cantare, l'ultima cosa che volevo era far piangere Zac. Davvero, tutti ma non lui.
-Qual buon vento fratelli Farro!- esclamai andandogli incontro saltellando.
-Volevamo farti gli auguri- sussurò Zac.
-Grazie mille- risposi.
Da quando usavo quel tono così formale con lui? Da quando non gli saltavo in spalla ogni volta che mi capitava a tiro? Da quando non passavamo il mio compleanno insieme, mentre lo sfottevo perchè era più piccolo di me? Da quant'era che non lo vedevo? Una anno e poco più? Dal concerto di Orlando, giusto.
Il mio migliore amico era improvvisamente diventato un.. estraneo.
-Mi dispiace così tanto- singhiozzò.
Mi abbracciò, uno di quei suoi stritolanti abbracci particamente infiniti. Mi mancava così tanto. Potevo percepire le sue lacrime che mi inzuppavano la maglietta e mi sentii maledettamente in colpa.
-Scusa Zac, è tutta colpa mia- sussurrai. Il suono della mia voce risuonava ovattato, attutito dalla sua spalla.
-Non è vero..-
-Si che è vero. Scusa-
-Ma per cosa?-
Sciolsi l'abbraccio e lo guardai negli occhi, per fargli capire che non stavo mentendo.
-Per non averti dato un'altra chance, per non averti nemmeno chiesto eprchè volevi andartene e dando per scontato che fosse per lo stesso motivo per il quale se ne andava Josh...-
Presi fiato ma prima di poter ricominciare a parlare Josh mi interruppe.
-Tu non sai perchè me ne sono andato- sibilò.
-Oh, Joshua. Come sei carino quando fai il finto tonto-
Sapevamo tutti fin troppo bene perchè Josh avesse lasciato i Paramore. In quella dichiarazione d'uscita c'era qalcosa di, beh... implicito. In poche parole, tutte quelle infamie e accuse vere solo per meta contro di me erano un modo molto complesso per dire le semplici parole: “Non sopporto più di stare in una band con la mia ex”.
-Noi dobbiamo parlare- disse.
-Ok, dimmi- ero pronta a tutto.
-Non qui, in privato-
Annuii e mi avviai verso la porta, seguendolo nel cortile adiacente alla sala prove. Prima di uscire mi voltai e lanciai un'occhiata a Tay, che mi guardava terrorizzato. Mimai un 'andrà tutto bene' in sua direzione e mi fiondai nel freddo inverno del Tennessee.

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Capitolo 6
*** This is the last second chance ***


Note: Occhei, sesto capitolo. Non siate troppo spietati con le critiche. Ho solo tredici anni e tanta voglia di scrivere meglio, non devo pubblicare un libro. Ah, e cagatemi l'immagine che ho messo sotto sopra tumblr per trovarla. Buona lettura :)
http://www.youtube.com/watch?v=iDy2wCQYSrU&ob=av3e


6.This is the last second chance




Le mie scarpe scricchiolavano sulla ghiaia del vialetto che portava fuori dal capannone che ci ostinavamo a chiamare sala prove. Eravamo un band famosa, ma quel posto (anche se puzzava in una maniera assurda di cavolfiori e deodorante) conteneva troppi ricordi e troppe cazzate fatte insieme per poter anche solo pensare di sostituirlo.
Josh si bloccò e si voltò a guardarmi.
-Io, beh.. emh, non so bene da dove cominciare- iniziò, torturando il piercing.
Una canzone decisamente troppo familiare riecheggiava nell'aria, proveniente da una casa con le finestre spalancate nelle vicinanze, probabilmente. Le note davano l'impressione di essere l'unica cosa a non apparire congelata. Quando la identificai come Liberation Frequency dei Refused un sorriso spuntò spontaneo sul mio viso da troppi giorni tetro ed infelice.
-We want the airwaves back- canticchiai, tenendo il tempo coi piedi.
-Hayley, già sono in difficoltà, se ti metti anche a cantare non mi aiuti- sbottò evidentememnte irritato.
-Beh, dimmi- lo esortai.
-Il 18, quando ti ho detto che volevo ritornare nella tua vita.. mentivo-
-E quella telefonata?- domandai, mordendomi il labbro per non scoppiare a piagere.
-Ero confuso, non avrei dovuto chiamarti-
Quindi era confuso anche riguardo a tutti i vari 'io ci tengo a te' e 'sei fantastica' di quella sera? Evitai di chiederglielo, non volevo farmi ancora più male. Anche se dubitavo che sarei potuta stare emotivamente peggio di come stavo in quel momento.
Si può essere masochisti, ma fino ad un certo punto.
-Anche io sono confusa- ammisi.
-Riguardo a cosa?-
Riguardo a cosa? Ma davvero non ci arrivava?
-Cambi umore ogni tre secondi Josh!- sbraitai -Prima dici che vuoi tornare ad essere mio amico e mi proponi di incontrarci. In seguito mi sbatti in faccia tutta la felicità e l'amore della tua vita, come se non sapessi già che senza di me stai meglio. Poi mi chiami e mi dici che ti dispiace e che ci tieni a me! E ora sei qui per dirmi che mentivi-.
Presi fiato.
-Beh, si-
Bastardo.
Avrei voluto fargli provare nel giro di un minuto tutto quello che avevo dovuto sopporatare io in ventitre anni (la rottura dei miei genitori, l'abbandono di lui e suo fratello, il suo matrimonio, le intere giornate passate a piangere tra un concerto e l'altro senza poter contare su nessuno) e vedere se sopravviveva.
-Vorresti dirmi che il rapporto più bello che io abbia avuto in tutta la mia vita era una fottutissima menzogna?- la mia voce si ruppe a metà frase ma non lasciai cadere nemmeno una lacrima, non davanti a lui.
E poi, in quel lasso di tempo in cui ero stata a pezzi e mi ero pianta addosso come una bambina invece di alzarmi e lottare per quello in cui credevo, ero diventata visibilmente più forte. Le ferite bruciavano sempre allo stesso modo (se non di più) ma a quel punto ero abbastanza determinata da poter sopportare il dolore.
-Non ho mai detto questo-
-Si che l'hai detto-
-Io ti ho amata Hayley- disse, scandendo ogni parola come se stesse parlando con una ritardata mentale.
Chiusi gli occhi e tentai con tutta la tenacia che possedevo di sconfiggere ed annientare quella parte del mio cuore che voleva urlare "Beh, questo non cambia le cose. Perchè io ti amo ancora". La pigiai in una scatola e gettai via, da qualche parte nel mio petto, non mi interessava dove.
-Anche io ti ho amato- bisbigliai e non sarei potuta essere più sincera -è solo che tu mi odi e mi sento così.. così.. stupida-
-Io non ti odio- pronunciò quella frase sorridendo, uno di quei sorrisi che da troppo tempo non vedevo. Il sorriso di una persona su cui sai di poter contare, il sorriso che di solito riservava per le occasioni speciali. Il sorriso di quello che una volta era il mio migliore amico.
-E allora perchè non possiamo semplicemente essere amici come prima?-
A quel punto l'unica cosa che volevo erano delle dannate risposte. Niente perdono, niente sogni che si avverano o balle varie. Solamente risposte.
-Non lo so..-
Si sedette sul muretto sotto il cedro che avevamo piantato quando eravamo adolescenti. Mi sembrava rimasto sempre uguale e se non fosse stato per le foglie verdi e rigogliose che spuntavano senza mai tardare ad ogni primavera avrei pensato che fosse morto già da tempo.
Ma forse eravamo noi ad essere cresciuti.
Josh si prese la testa fra le mani e si strofinò forte i palmi sugli occhi, come un bambino che vuole svegliarsi dopo aver fatto un incubo.
-Come sarebbe a dire che non lo sai?-
Dire che non ci capivo niente sarebbe stato l'eufemismo del secolo.
-E' che non possiamo, bomba- sentenziò.
Quella frase mi puzzava tanto della sua adorabile moglie/suocera e poi da quando aveva ripreso a chiamarmi in quel modo? Non lo sapeva che era un soprannome riservato solo ed esclusivamente agli amici?
-Jenna?-
-Jenna- sospirò -vedi, io la amo così tanto..-
-Ti prego, evita-
Mi ignorò. Il solito menefreghista.
-La amo più della mia stessa vita! E lo sento; Gesù ha in serbo qualcosa di buono per noi-
Pregai il buon Dio che la smettesse di blaterare cose inutili sul suo eterno e gioioso amore il prima possibile. Intanto chiusi gli occhi e mi concentrai sul rumore del vento, cercando di cogliere solo le parti essenziali del discorso di Josh.
-Jenna non vuole che io ti veda perchè dice che tu ci proveresti con me. Però io so he non lo faresti mai e voglio tornare adessere tuo amico e magari anche nella band un giorno. Non so che fare-
Ridacchiai.
-Ciao Josh. Richiamami quando non sarai più schiavo di tua moglie-

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Capitolo 7
*** Wish you were here. ***


Note: Stavolta ci ho messo davvero poco ad aggiornare e se non fosse stato per il bacio Delena della 3x10 di The Vampire Diaries che mi ha lasciato a bocca aperta per due ore buone avrei anche aggiornato prima. Comunque sono particolarmente fiera di questo capitolo, quindi non smontate tutti i miei sogni e film mentali, grazie mille u__u
http://www.youtube.com/watch?v=QCQTr8ZYdhg

7. Wish you were here.




Misi in moto l'auto e l'autoradio si accese automaticamente.

Odiavo quella canzone.
Odiavo il ritornello che mi entrava in testa e mi impediva di fare qualsiasi cosa che non fosse cantarla a squarciagola.
Odiavo quelle parole decisamente troppo vere. Così vere che facevano male.
Odiavo il pubblico che strillava le stesse parole di David Gilmour nelle versioni live.
Odiavo quei geniacci dei Pink Floyd per averla composta.
La cosa che detestavo più di tutte però, era che in mezzo a quel lago di odio ci fosse una parte di me che diceva "E' stupenda, lo sai anche tu. E' solo che ti ricorda lui".

So, so you think you can tell heaven from hell? Blue skys from pain?
Can you tell a green field from a cold steel rail? A smile from a veil?
Do you think you can tell?

Era più di una settimana che non ricevevo più sue notizie e sinceramente non mi aspettavo nemmeno che arrivassero. Ormai mi ero rassegnata a vivere la mia vita in maniera differente a come avevo sempre sperato: senza Josh Farro.
Avevo ripreso a vedere Zac e ogni volta che aprivo la porta di casa mia e me lo ritrovavo davanti sorridente quasi scoppiavo a piangere dalla felicità, tanto mi faceva piacere vedere il mio amico di vecchia data. Chi ha detto che per voler bene a qualcuno quel qualcuno deve essere per forza di cose nella tua stessa rock band?
Sentivo Chad molto più spesso di quanto avessi mai fatto in vita mia e la maggior parte delle volte ero io a comporre il suo numero e tenerlo attaccato alla cornetta fino a quando non si addormentava, sfinito dalle chiacchierate. Gli ero grata per tutto quello che faceva per me, era davvero un ragazzo d'oro.

And did they get you trade your heroes for ghosts?
Hot ashes for trees? Hot air for a cool breeze?

Perchè la radio non si limitava a mandare le solite cagate commerciali tipo Justin Bieber, Rihanna e Rebbeca Black? Ma era più che logico, una buona volta che la ascoltavo io trasmetteva la canzone malinconica più bella di sempre.
Ripetei a me stessa che potevo farcela, che ero forte a sufficienza e che avrei cambiato stazione appena una lacrima mi avrebbe tradito, smentendomi.
Josh mi mancava, certo. Mi mancava più di quanto non mi fosse mancato nell'anno in cui ci eravamo persi di vista per motivi più che ovvi. Mi mancava sentire il suono della sua voce mentre cantava le nostre canzoni, mi mancava il suo raro sorriso, mi mancava svegliarmi e vederlo sdraiato di fianco a me, nel letto sfatto. Mi mancava persino stare male per lui.

Cold comfort for change? And did you exchange
a walk on part in the war for a lead role in a cage?

Era brutto -e decisamente doloroso- rendermi conto di amare un uomo che non avrei mai potuto avere indietro. Faceva male sapere che un'altra donna riusciva a renderlo più felice di quanto io avessi mai fatto.
A volte mi sorprendevo a pensare a tutte le cose stupide e le cazzate colossali che avevamo fatto insieme, tra una registrazione e l'altra. Con lo sguardo perso nel vuoto e le ginocchia rigorosamente strette al petto mi chiedevo se ogni tanto anche lui lo facesse o se si sentisse in colpa per il modo ingiusto in cui mi aveva trattata.
'Chissà che starà facendo ora' era il mio pensiero ricorrente.
In quel momento, chiusa nell'abitacolo gelato di un'auto mentre giravo a zonzo per la periferia di Nashville, desideravo più di qualunque altra cosa al mondo che lui fosse lì con me. E che magari mi mettesse un braccio sulle spalle, in modo da poter sentire il suo profumo e il calore del suo corpo.

How I wish, how I wish you were here.
We're just two lost souls swimming in a fish bowl.
Year after year. Running over the same old ground.
What have we found?

Era in momenti come quello che pensavo seriamente di farla finita una volta per tutte e suicidarmi. Ferma in coda davanti ad un semaforo rosso feci un elenco rapido dei possibili modi per ammazzarmi seduta stante. Ero sempre stata una ragazza molto -anzi, troppo- fantasiosa, ma ne trovai solamente due o tre.
Un fiocco di neve si appoggio sullo specchietto retrovisore, impedendomi la visuale. Sbuffai.
Schiacciai seccata il pulsante e il finestrino si abbassò, lasciando che l'aria gelida mi investisse. Mi affrettai a pulire la stupida superficie riflettente e quando finalmente riuscii a vedere qualcosa il mio cuore perse un colpo. Dietro di me c'era un inconfondibile auto nera che aveva evidentemente bisogno di una nuova mano di vernice. L'uomo al volante alzò gli occhi dal telefono e incrociò i miei.
Uno stridio simile a una macchina che frena squarciò il silenzio. Prima lo spostamento d'aria, poi il tonfo e infine il dolore lancinante.
L'ultima cosa che vidi, prima di perdere conoscenza, fu lo sguardo terrorizzato di Joshua Neil Farro nello specchietto retrovisore.

The same old fears.
Wish you were here.

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Capitolo 8
*** Please, don't fade away. ***


Note: Vi giuro, non ho mai scritto nulla di più triste. 
http://www.youtube.com/watch?v=CuserAGAxtM

8. Please, don't fade away.


JOSH'S POV.

Stringevo forte la sua mano nella mia, nella vana speranza che quello stupido gesto potesse servire a qualcosa.
Il suo volto era pallido, senza espressione. La labbra leggermente schiuse erano mezze coperte dai tubi che le entravano nel naso.Gli occhi chiusi erano quasi del tutto nascosti dalle fasciature appena cambiate che le avvolgevano la testa.
Il tempo era scandito dal 'bip' regolare dalla macchina dietro di me.
Forse, oltre a gli infermieri, ero l'unica persona sveglia in tutto l'ospedale. Quello non era orario di visite, ma con me avevano fatto un'eccezione, probabilmente impietositi dalle lacrime che mi rigavano il volto mentre li avevo implorati di lasciarmi passare lì la notte. Riuscivo a sentire le tracce che avevano lasciato, come solchi troppo profondi per essere cancellati.
-Non sappiamo se ce la farà. Al momento è molto instabile. E' in coma- aveva detto il dottore solo poche ore prima. Crudele, spietato.
Ancora non riuscivo a farmi entrare in testa quella parola.
Coma.
L'immagine di Taylor e Zac abbracciati in quella camera dalle pareti spoglie era ancora viva nella mia mente, ero sicuro che me la sarei ricordato per il resto della mia vita, se avessi continuato a vivere. Era proprio vero, ti accorgi di tenere a qualcuno solamente quando rischi di perderlo per sempre.
Chissà se poteva sentirmi. Chissà cosa succedeva in quel momento nella sua testa. Chissà qual'era l'ultima cosa che aveva pensato prima che quel maledetto tir appallottolasse la sua macchina contro il muro, schiacciandola. Chissà se l'avrei mai più vista sorridere.
Mi mancava il suo sorriso, più di ogni altra cosa al mondo.
Mi lasciai scappare una lacrima. Silenziosa e solitaria si fece spazio sulla mia guancia, poi percorse il profilo del mento e infine cadde sul pavimento, emettendo un flebile 'plic'. Presto quella lacrima si tramutò in un pianto vero e proprio, con tanto di singhiozzi e gemiti.
Il dolore mi stava uccidendo.
A chi avrei pensato ascoltando canzoni tristi, se lei non si fosse risvegliata? A chi avrei rivolto il mio pensiero prima di addormentarmi? Chi sarebbe stata la mia musa ispiratrice? Quale sarebbe stato l'unico motivo per cui alzarmi alla mattina? Chi mi avrebbe dato tutta la speranza, la fiducia e la fede di cui avevo bisogno per continuare a vivere? Chi avrei amato?
Gemetti più forte, era una cosa straziante, non avrei retto ancora per molto.
Probabilmente Jenna in corridoio mi sentì, perchè si affaccio alla porta e quando vide che per poco non crollavo a terra venne lentamente verso di me. Mi appoggiò una mano sulla spalla, ma il contatto non mi donò il sollievo e la sicurezza che mi aspettavo. Sul suo volto non c'era nemmeno un'ombra di dispiacere o di dolore. Solo indifferenza nuda e cruda.
-Amore, non sei obbligato a stare male per lei, dopotutto ti ha trattato male-mi sussurrò nell'orecchio.
Mi ci volle tutto l'autocontrollo in mio possesso per non perdere la calma.
-Io sto male per lei quanto voglio, Jenna. E' la mia migliore amica da quando avevo tredici anni e il pensiero che potrei perderla.. mi distrugge- risposi con un filo di voce.
-La ami ancora, vero?-
Non risposi. Chi tace acconsente.
-Cazzo Josh, allora perchè mi hai sposato?- urlò. Uscì dalla camera e sbattè la porta con una violenza inaudita. In circostanze normali sarei rimasto stupefatto, ma in quel momento ero troppo scosso per poter provare qualsiasi emozione che non fosse angoscia.
Strinsi più forte la mano sana di Hayley e un'altra ondata di rimpianto mi travolse. Avevo sprecato l'ultima occasione che mi aveva dato. L'ultima occasione per sfogarsi, chiarire, parlare e non avrei potuto sentirmi più in colpa. Non le avevo chiesto se provava ancora qualcosa per me, non le avevo chiesto cosa ne pensava dell'abbandono mio e di Zac, non le avevo chiesto troppe cose per poter solo pensare di fare un elenco.
Se il suo cuore avesse cessato di battere allora anche il mio l'avrebbe fatto.
-Scusa, scusa per tutto. Sei la miglior cosa che mi sia capitata in tutta la mia vita. Ti amo, Hayley-

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Capitolo 9
*** In the mourning i'll die. ***


http://www.youtube.com/watch?v=g9hjw4YwXcM&feature=related

9. In the mourning i'll die.



Qualcuno mi strinse la mano.
Il primo e spontaneo impulso fu quello di guardare l'autore del gesto e chiedergli perchè l'avesse fatto. Ma dov'erano i miei occhi?
Cos'era successo? L'unica cosa che riuscivo a ricordare erano uno stridio infernale per le mie orecchie, un dolore lancinante, sangue (tanto sangue) e poi il riflesso confuso di due occhi. Due normalissimi occhi marroni, stupendi nella loro semplicità.
Josh.
Dov'era Josh? Cercai di parlare, di chiedere a chiunque mi tenesse per mano dov'ero e se ero ancora viva, ma le parole si rifiutavano di uscire dalla mia bocca nonostante mi sforzassi come una dannata. Ci riprovai, tentai di muovere la mano o di fare qualsiasi altro movimento. Tutto inutile.
Era decisamente frustrante.
Dopo un paio di minuti di silenzio iniziai ad annoiarmi, quindi decisi di esaminare con i sensi che mi rimanevano il posto in cui mi trovavo.
Alla mia destra il tempo era scandito da un fastidioso ed acuto rumore di sottofondo. Bip, bip, bip.
A sinistra sentivo qualcuno che respirava affannosamente, quasi a fatica. Chissà chi era.
La mia schiena, così come il resto del mio corpo, era appoggiata su una superficie morbida, confortevole. Mi facevano male le ossa e sentivo qualcosa entrarmi nel naso.
Il mio cervello ci mise poco a trarre le conclusioni. Ero in ospedale e se non riuscivo né a muovermi né a svegliarmi dovevo essere conciata molto male.
-Hayley- sussurrò la persona alla mia sinistra. Era una voce così familiare, troppo familiare.
-Scusa- continuò. Non ci volle tanto a capire che era Josh.
Era solo? Dov'erano Jeremy, Taylor e Dakotah? Le mie sorelle?
-Sono stato un'idiota. Non ti meritavi tutto quel dolore-
Aveva ragione, non me lo meritavo. Eppure, in quel momento, non riuscivo ad essere arrabbiata con lui. Forse perchè ero consapevole che non l'avrei più guardato negli occhi, forse perchè la sua pelle a contatto con la mia era la sensazione più piacevole del mondo o magari perchè semplicemente lo amavo troppo ma ero incapace di serbare rancore nei suoi confronti.
Era straziante non poter ricambiare quella stretta.
Era come se mi stessero lacerando il cuore.
-Vorrei farti sorridere di nuovo solo per vedere i tuoi occhi illuminarsi, lo sai? Vorrei poter stare con te e vorrei poterti amare, ma non posso e mi sento morire-
Tutto ad un tratto la metafora del 'cuore spezzato' sembrava essere diventata reale. Come se qualcuno gliel'avesse mai chiesto.
Josh, riesci a sentirmi? Ti prego, ascoltami.
Avrei voluto piangere, sfogarmi, pestare i pugi contro il muro con tutta forza che ancora mi restava ma ero costretta a stare immobile. Non mi ero mai sentita peggio.
Volevo.. volevo solo vederlo per l'ultima volta e dirgli quello che provavo una volta per tutte. Solo lui, del resto del mondo me ne importava poco. Ma forse chiedevo troppo.
Josh!
-No, voglio restare- disse Josh in risposta a qualcuno che probabilmente non avevo sentito parlare.
-Si, fino alla fine- la sua voce si stava facendo più fioca, riuscivo a distinguerla dai rumori di sottofondo con meno precisione di come facevo fino a pochi minuti prima.
Fino alla fine? Voleva dire che..
No! No, no, no! Josh! Ho una vita da vivere con lui! Non può finire proprio ora!
Le gambe e le braccia iniziarono a farmi male. Mi sentivo esausta ed indolenzita.
Cosa sarebbe accaduto se fossi morta? Sarei diventata come Kurt Cobain e Jane Austen? Un'artista diventata famosa solo perchè è morta. Ma ne dubitavo, molto probabilmente sarei finità nel dimenticatoio. Che avrebbero pensato i miei fan?
-Mi mancherai, Hayley- ormai non era nient'altro che un'alito di vento.
Sentivo l'oscurità e le tenebre schiacciarmi sotto il loro peso. Cercai di resistergli, non avrei resistito per molto.
-Sarai l'eroina della prossima generazione- disse una voce nuova, non mi preoccupai di abbinargli un nome o un volto.
Ogni secondo che passava una goccia di forza mi abbandonava. Ormai che senso aveva continuare a sforzarsi? Sarei morta comunque, il momento esatto contava poco.
E di punto in bianco smisi di combattere.
Un muro mi crollò addosso, mozzandomi il respiro.
Tutti i momenti più importanti della mia vita mi passarono davanti come un lungo ed elaborato film compresso in pochi secondi. Faceva male rendersi conto che il volto di Josh era in ogni singolo fotogramma.
Scusa, Josh. Ti amo.
In fondo cosa c'era di eroico nel morire? Era vivere la vera sfida.

Note: Toh, finito. E' venuta fuori la catastrofista che c'è in me. Cioè, l'ho fatta morire. LOL.
Ah, grazie. Grazie a chi mi ha recensito ogni capitolo, grazie a chiunque abbia solo aperto questa fanfiction e grazie soprattutto ai paramore. Per adesso mi prendo un po' una pausa. Probabilmente me ne uscirò fuori dal nulla con nuove songfic quando le nuove song usciranno.
Pace e (par)amore a tutti.
Buonciao.

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