Hello beautiful.

di shesfede
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo. ***
Capitolo 2: *** capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** capitolo due. ***
Capitolo 4: *** capitolo tre. ***
Capitolo 5: *** capitolo quattro. ***
Capitolo 6: *** capitolo cinque. ***
Capitolo 7: *** capitolo sei. ***
Capitolo 8: *** capitolo sette. ***
Capitolo 9: *** capitolo otto. ***
Capitolo 10: *** capitolo nove. ***
Capitolo 11: *** capitolo dieci. ***
Capitolo 12: *** capitolo undici. ***
Capitolo 13: *** capitolo dodici. ***
Capitolo 14: *** capitolo tredici. ***
Capitolo 15: *** capitolo quattordici. ***
Capitolo 16: *** capitolo quindici. ***
Capitolo 17: *** capitolo sedici. ***
Capitolo 18: *** capitolo diciassette. ***
Capitolo 19: *** capitolo diciotto. ***
Capitolo 20: *** capitolo diciannove. ***
Capitolo 21: *** capitolo venti. ***
Capitolo 22: *** capitolo ventuno. ***
Capitolo 23: *** capitolo ventidue. ***
Capitolo 24: *** epilogo. ***



Capitolo 1
*** prologo. ***






prologo.

-Ottimo lavoro Cyclones. Se continuiamo così la vittoria delle nazionali è già nelle nostre tasche. Ricordate che gli allenamenti di domani sono anticipati di un’ora.- Diedi un ulteriore occhiata alla cartelletta che tenevo in mano per accettarmi di non essermi dimenticata di niente.
-Perfetto- conclusi con un mega sorriso -è tutto, potete andare.-
La cerchia di cheerleaders davanti a me a mano a mano andò scomparendo verso gli spogliatoi, lasciandomi da sola nell’immensa palestra della scuola. Tolsi l’elastico dai capelli, lasciando libera la mia chioma color cioccolato. Passai le mani tra i lunghi e lisci capelli, in modo da sistemarli. Ero esausta e mancavano ancora quattro mesi all’inizio del campionato. Iniziai a raccogliere le mie cose, ma un dito che picchiettava insistentemente sulla mia spalla mi fece distrarre.
-Tu non vieni?- Alison, una delle mie migliori amiche, era rimasta ad aspettarmi.
-Oggi è arrivata Anne dall’ Inghilterra e papà vuole che torni immediatamente a casa- spiegai. -Dice che devono parlarmi di qualcosa di importante.-
Lei annuì, mentre alla sue spalle comparve Amanda, l’altra mia migliore amica. -Qualcosa d’importante del tipo?- mi chiese lei.
Feci spallucce, dato che non ne avevo la minima idea.
-Allora ci vediamo domani?- mi chiese di nuovo Aly, mentre sistemava i lunghi capelli color miele rifacendosi la coda di cavallo.
-Si e vi raccomando la puntualità- puntai un dito contro Mandy. Lei mi fissò, facendo gli occhi da cucciola.
-Sai benissimo che non è colpa mia ma…- -Colpa di Chase- terminammo noi altre la frase al suo posto.
-Tesoro il patto era che i ragazzi non avrebbero dovuto ostacolare gli allenamenti- le ricordai.
Lei sbuffò, facendo svolazzare il ciuffo ormai troppo lungo.
-Rilassati Ash- disse -per le nazionali di settembre sarò in piena forma. E poi anche Chase è molto impegnato in questo periodo.-
-Si lo so, il campionato di football- dissi accennando un segno di assenso col capo, dopo di che salutai, lasciando cadere il discorso e dirigendomi verso il parcheggio.
Spalancai la porta dell’ingresso secondario della palestra e fui obbligata a mettermi una mano davanti ai miei occhi marroni. Un sole prepotente splendeva alto nel cielo e sembrava non avere intenzione di tramontare. Non che la cosa mi dispiacesse. Amavo il clima di Los Angeles e il suo sole. Quella città era come il paradiso per me. Andai dritta verso la mia auto sportiva grigia, facendo ondeggiare dolcemente le balze della minigonna che faceva parte della divisa blu e gialla. Una volta in macchina gettai il borsone sul sedile del passeggero e misi in moto, schizzando verso casa. In poco tempo raggiunsi il quartiere di Bever Hills. Sorpassai una serie di villette a schiera, per poi svoltare a destra e imboccare una stradina secondaria. Guidai fino in fondo al viale che avevo intrapreso, parcheggiando di fronte ad un palazzo elegante e lussuoso. Non lasciatevi ingannare dalle apparenze. Non ero una di quelle ragazze snob e viziate con la puzza sotto il naso, ma tutt’altro. Ero capo cheerleader, popolare a scuola, di buona famiglia, etc… ma non ero mai stata come una di quelle principesse liceali che si vedono nei telefilm. Ero una coi piedi per terra, legata alla famiglia e agli amici. Mia madre era morta quando avevo appena sei anni a causa di un tumore e io ero cresciuta con un padre splendido che aveva cercato sempre di non farmi mancare niente. E c’era riuscito alla grande. Mio padre era David Jones, avvocato americano di successo. Dopo la scomparsa di mia madre, si era rinchiuso in sé stesso, rifiutando qualsiasi contatto col mondo esterno che non riguardasse la sottoscritta. È stato un viaggio di lavoro nel Regno Unito a fargli conoscere Anne, avvocato anche lei, e a farli innamorare. Tenere una relazione a distanza era difficile, ma papà e Anne facevano apparire tutto così semplice. Con lei avevo un buon rapporto, anche se erano poche le volte in cui la incontravo. Afferrai il borsone e scesi di corsa dall’auto. Salutai educatamente il portiere e chiamai l’ascensore per salire al quarto piano. Si, avevo una vista spettacolare da camera mia. Suonai un paio di volte al campanello di casa e alla fine entrai usando le mie chiavi. C’era silenzio, il che significava che ero da sola e che avevo il tempo per una doccia veloce. Fortunatamente papà e Anne non erano ancora rientrati. Mollai tutto il pacco di roba in camera mia, correndo in bagno per lavarmi. Finii giusto in tempo per il rientro a casa dei due fidanzatini.
-Buonasera- urlai facendo il mio ingresso nell’ampio salone, dove i due erano appena comparsi.
-Ash come ti sei fatta grande!- esclamò Anne non appena mi vide.
Tipico delle madri, pensai. Già, perché anche Anne era un genitore. Il suo precedente matrimonio le aveva regalo quella che lei descriveva come la gioia più grande della sua vita, Harry. Harry era solamente di un anno più grande di me e, stando a quanto mi era stato raccontato, era un ragazzo fantastico. Ogni volta che Anne parlava di lui diceva che lo avrei adorato se solo avessi avuto l’occasione di conoscerlo.
-Ciao papà- salutai mio padre, abbracciandolo forte. Lui mi strinse a sé, baciandomi i capelli ancora umidicci a causa della doccia.
-Come sono andati gli allenamenti bimba?- mi chiese, mentre si sistemava sulla sua poltrona.
Mi chiamò bimba. Quello era il soprannome che mi aveva dato quando ero ancora piccola. Io ero la sua bimba e nessuno mi avrebbe mai fatto del male secondo lui.
-Bene, ma faticosi come sempre- risposi buttandomi sul sofà bianco che si trovava alla sinistra di dove era seduto lui.
-Dave mi ha detto che a settembre andrai alle nazionali con la tua squadra, come ti senti?- mi chiese Anne, accomodandosi accanto a me.
-Non potrei essere più su di giri- risposi sorridendo.
Conversammo così un altro poco. Anne sembrava essere veramente interessata alla mia attività di cheerleader e ogni volta faceva domande sulle competizioni o mi chiedeva dei chiarimenti su qualche presa o movimento particolare. Quando i nostri stomachi iniziarono a brontolare, Anne si propose per cucinare la cena. Io l’aiutai nel piccolo delle mie possibilità, mentre mio padre si impegnò ad accendere il maxi schermo e a guardare la replica di una vecchia partita di basket. Quando annunciammo che la cena era a tavola però, si schiodò subito dal televisore. Mangiammo tranquillamente: papà parlò del suo lavoro, Anne raccontò qualche aneddoto buffo su suo figlio e io ascoltavo interessata, intervenendo di tanto in tanto con la storia del cheerleading.
-Qualcuno vuole il dolce? Ho comprato la sette veli prima di tornare a casa- annunciò fiero mio padre.
I miei occhi si trasformarono in due cuori giganti e non ci fu bisogno neanche di rispondere, perché tutti erano a conoscenza del mio amore spropositato verso la sette veli al cioccolato. L’atmosfera era molto festosa, perfetta per fare degli annunci importanti. Mio padre si schiarì la voce, come a leggermi nel pensiero.
-Vuoi che glielo dica io?- chiese Anne a mio padre.
Lui fece di no con la testa, mentre io osservavo il tutto capendo solamente che era arrivato il momento di cui mio padre mi aveva parlato.
-Vedi Ashley noi- iniziò mio padre con grande difficoltà, stringendo la mano di Anne -portiamo avanti questa relazione oltre oceano da più di un anno e crediamo sia arrivata l’ora di fare un passo avanti.-
Posai il cucchiaino che tenevo in mano, capendo che la cosa si stava facendo più seria di quanto avessi immaginato.
-Noi vogliamo sposarci- disse dopo aver preso un lungo respiro.
-O mio Dio, ma è una notizia splendida!- dissi realmente euforica. Se mio padre era felice io ero la prima ad esserlo. -Congratulazioni.- Mi alzai per andare ad abbracciare i due, ma mio padre mi bloccò. -Aspetta, c’è dell’altro- disse serio.
-Oh, scusate- tornai a sedermi composta. Feci segno a mio padre di poter continuare.
-Ecco, io ho pensato che la cosa migliore per tutti sia che noi due raggiungiamo Anne e Harry a Holmes Chapel.-
Guardai mio padre per una serie di istanti che parvero infiniti. Non poteva essere vero quanto avevo appena sentito, o io avevo capito male o lui aveva sbagliato.
-Ti prego papà dimmi che stai scherzando- dissi con lo sguardo perso nel vuoto. Mio padre fece di no con la testa, ma proprio nel momento in cui il mio mondo iniziò a crollare, mi diede una speranza.
-Non sono mai stato il tipo di padre che impone le proprie decisioni alla figlia e non ho intenzione di iniziarlo ad essere adesso. So quanto tutto questo possa essere difficile per te: hai l’impegno coi Cyclones, a settembre inizierai l’ultimo anno di liceo e sono sicura che tu voglia diplomarti nella tua scuola, con la tua classe. Non voglio costringerti a seguirmi, se questo non ti renderebbe felice. Perciò ti chiedo una cosa semplicissima: vieni con me, con noi, e passa l’estate a Holmes Chapel. Prenditi del tempo per pensare e a settembre decidi se rimanere oppure tornare. Solo non scegliere cosa fare adesso, ti prego riflettici prima.- Disse tutto d’un fiato, come se avesse paura di una mia ulteriore reazione.
Io lo ascoltai in silenzio, riflettendo su ogni singola parola da lui detta. Leggevo nel suo volto la preoccupazione di chi teme un rifiuto, una risposta negativa. Non volevo illuderlo, dargli false speranze, perciò chiarii fin da subito le cose.
-Los Angeles è casa mia, lo sai vero? Non credo che riuscirei a sentirmi a mio agio in un altro posto. Qui è tutto come lo ho sempre desiderato e poi c’è mamma. Andarmene da qui per me sarebbe come abbandonarla. Dovrebbe succedere qualcosa di davvero sconvolgente perché mi convinca ad abitare in un paesino tanto diverso e soprattutto tanto lontano da casa mia- risi leggermente, data l’assurdità della cosa.
In realtà quello era un tentativo per smorzare la tensione.
-In sostanza- ripresi –quanta roba pensi che debba portarmi? Perché tre mesi sono pur sempre tanto tempo.-
Sul volto di mio padre la tensione sparì improvvisamente. Era come se gli avessi tolto un peso dallo stomaco.
-Sono felice che tu abbia deciso di pensarci.-
Sorrisi, cercando di non rendere la cosa troppo tragica.
-Ormai dovresti conoscermi: non credere che sarà così semplice che io cambi idea. Diciamo che la sto vedendo più come una vacanza in Europa che come un trasferimento.-
L’entusiasmo di mio padre andò lentamente scemando.
-È pur sempre un inizio- intervenne Anne.
Papà parve ritrovare la fiducia, sorridendomi amorevolmente.
-Grazie per far decidere me del mio futuro- dissi allungando la mano verso di lui.
-Credo in te bimba, so che prenderai la decisione migliore- rispose stringendomi la mano.
Quella che inizialmente mi sembrava essere una cosa fuori dal mondo, adesso stava diventando una realtà. Tra una settimana sarei andata a vivere in Inghilterra e chi sa quali piani aveva in serbo il futuro per me.  



here i am:
eccomi di nuovo qua, con il prologo di una nuova ff. quest'idea mi passa per la testa già da un po' di tempo, ma solo adesso sono riuscita a tradurla in una cosa pratica lol
non c'è molto da dire dato che è solo il prologo. viene presentata la protagonista, che come potete vedere è una brava ragazza tutto sommato. e niente, questa è la situazione iniziale, una sorta di ante fatto che ci spiega come stanno le cose. presto la situazione si animerà, ve lo prometto ;)
fatemi sapere che ve ne pare attraverso le recensioni, perchè la continuazione di questa storia dipende anche da voi e dal fatto se vi piace o meno :3
detto questo, non ho altro da aggiungere se non buona lettura **
much love, fede xx

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Capitolo 2
*** capitolo uno. ***





capitolo uno.


Presi un grande respiro e camminai spedita verso il tavolo occupato dalle ragazze. Il grosso era già stato fatto d’altra parte. Avevo spiegato a loro e anche al resto della squadra la situazione riguardante la partenza giorni fa, quindi la parte che si poteva definire più complicata era andata. Ma se quel pomeriggio dovevo solo salutarle e dire loro arrivederci a settembre, allora perché mi sentivo come se quella fosse la fine di tutto?
–Eccoti qua- esclamò Aly, mentre Mandy si limitò a sorridermi.
–Come state?- chiesi mentre salutavo entrambe con un bacio sulla guancia.
–Abbastanza bene, fatta eccezione per la tua partenza- rispose sbuffando la bionda, mentre Mandy era occupata a sistemarsi il ciuffo che quel giorno era indomabile.
–Ci mancherai Ash- disse quando smise di litigarci.
–Ragazze sono solo tre mesi, vedrete che il tempo volerà e neanche vi accorgerete della mia assenza- dissi per rassicurarle.
Loro annuirono tanto per farmi contenta, perché era palese che non erano tranquille.
–Guarda chi si vede, la neo-inglesina.- Non ebbi bisogno di voltarmi per capire a chi appartenesse quella voce fastidiosa e irritante.
–Mason se il tuo amico è scappato dai pantaloni non è qui che lo troverai, ma in un bordello- dissi tranquillamente, senza neanche voltarmi.
–Siamo di cattivo umore a quanto pare. Cos’è? Ultimamente non la stai dando più a nessuno?-
-Per caso ti brucia perché non la sta più dando a te?- rispose prontamente Aly al posto mio. Le feci un segno d’assenso per quanto aveva appena detto.
Mason era il capitano della squadra di football del mio liceo, nonché mio primo ragazzo e mia prima delusione amorosa. Un consiglio ragazze: quando vi dicono che siete l’unica, non credeteci.
–Quando avete fatto le selezioni per le cheerleader vi hanno preso per la vostra scontrosità o per l’attitudine ad aprire le gambe?- chiese retorico, credendo di aver appena detto una genialata.
–Non saprei. E a te ti hanno eletto capitano perché sei quello che ce l’ha più piccolo?- risposi a tono.
Mi alzai dal tavolo, piazzandomi davanti a lui. –Sei solo un pallone gonfiato- dissi guardandolo schifata.
Sul suo viso compare un ghigno e prima che lo prendessi a botte dal nervosismo, Mandy e Aly mi trascinarono fuori di lì.
–Lo odio, lo odio, lo odio. Giuro che quando torno lo ammazzo con le mie stesse mani se lo trovo ancora vivo- urlai disperata.
Alison non si trattenne dal ridere, mentre Mandy cercò di mantenersi il più seria possibile. D’altronde almeno una delle tre doveva dare l’aspetto di essere sana mentalmente.
–Se ti può consolare dicono che gli inglesi siano più fighi e più intelligenti degli americani- la buttò lì Aly.
La guardai torvo per qualche secondo, ma poi mi sciolsi.
–Speriamo che sia vero- le risposi sorridendo.
–Però Mason non ha tutti i torti. È da tanto che non esci con un ragazzo, anche solo per divertirti un po’.-
Stavo per rispondere a Mandy, ma un colpo di clacson richiamò la nostra attenzione. Tutte e tre ci voltammo verso l’altro lato della strada, dove un fuoristrada era parcheggiato in doppia fila.
–Perfetto, anche il resto della combriccola- dissi alzando gli occhi al cielo quando alla guida riconobbi Chase, il braccio destro di Mason nella vita e nel football, nonché fidanzato di Mandy.
La ragazza gli rivolse un sorriso, facendogli segno di attendere.
–Scusa, ma ho promesso a sua madre che sarei andata a cena da loro- mi disse in imbarazzo, intuendo il mio disappunto.
Chase a differenza dell’amico era un bravo ragazzo e si era impegnato da subito con Mandy. Probabilmente se avesse frequentato altra gente mi sarebbe anche potuto andare a genio.
–Così dobbiamo salutarci adesso?- Mi rattristii subito poiché ero convinta che avessimo ancora del tempo da poter passare insieme.
–Che cosa triste, salutarsi sul marciapiede di fronte Starbucks- commentò ad alta voce Aly.
Sorrisi malinconia, perché era arrivato il momento di andare.
–Fate le brave durante la mia assenza- dissi stringendole in un mega abbraccio.
–Specialmente tu- precisai, puntando il dito contro Aly. Lei era quella più fuori di testa e, senza nessuno che la tenesse d’occhio, poteva fare le più grandi follie.
–Tranquilla Ash- disse stringendomi di nuovo.
–Ci mancherai- aggiunse Mandy.
L’ennesimo suono di clacson di Chase ci fece svegliare.
–Devo andare- disse triste Mandy.
–Okay- annuii.
–Mi date un passaggio fino a casa?- le chiese Aly.
Mandy annuì, così rimasi da sola, mentre le guardavo salire in macchina e andare via. Dalla borsa tirai fuori il mio bb per controllare l’ora. Era arrivato il momento di partire. Inghilterra, stavo arrivando!
 
Holmes Chapel
Tra il tempo passato a dormire sull’aereo e quello trascorso sul treno non so dire con precisione quanto durò il viaggio. So solo che eravamo partiti di pomeriggio e che eravamo atterrai nello stesso momento. La mia prima impressione su quel posto fu più che negativa. Era il cinque giugno e, mentre a Los Angeles il sole spaccava le pietre, qui dava l’impressione che da un momento all’altro iniziasse a piovere.
–È uno scherzo vero?- chiesi a mio padre, alzando gli occhi al cielo per guardare i nuvoloni che si muovevano lentamente sopra di noi.
–Col tempo ti ci abituerai- mi rispose, sorridendo. Io lo guardai scettica, alzando un sopracciglio.
–Dai andiamo, Anne è fuori che ci aspetta- disse incamminandosi trascinando la sua valigia.
–Ho cambiato idea. Non ho alcuna intenzione di abituarmi a questo schifo di clima- bofonchiai tra me e me, seguendolo.
Il trolley che avevo preparato per il viaggio era piuttosto pesante, anche se il resto della nostra roba era già arrivata qui con qualche giorno d’anticipo. Mio padre molto sarcasticamente aveva detto che arrivati a questo punto mi sarei potuta portare dietro anche l’intera casa. In effetti avevo portato più roba io per tre mesi, che lui per il resto della sua vita. Ancora mi faceva strano pensare che da lì a poco tempo avrei lasciato mio padre per tornare in America da sola. Rimossi quel pensiero alla velocità della luce dalla mia testa, non era ancora arrivato il momento di pensarci. Affrettai il passo per arrivare al fianco di mio padre. Non appena fummo fuori un sorriso gli si aprì in volto. Seguii il suo sguardo e vidi Anne farci i segnali di fumo affinché la notassimo tra la folla. Anche se parlare di folla era un tantino esagerato. Quel paesino era davvero minuscolo in confronto alla mia città. No aspettate, ritiro tutto. Quel paesino era minuscolo e basta. Non appena raggiungemmo la macchina, Anne salutò prima mio padre e poi me.
–Finalmente siete arrivati, Harry non vede l’ora di conoscere la sua nuova sorella- disse mentre apriva il cofano dell’auto affinché mio padre sistemasse le valigie.
Sorrisi, non sapendo bene cos’altro fare. Insomma, un perfetto sconosciuto poteva essere davvero così eccitato all’idea di avermi come sorella? Io sarei uscita pazza al posto suo. Chiariamoci, anche io ero curiosa di conoscere ‘mio fratello’, eppure ero tranquillissima. Il viaggio in auto durò una manciata di minuti per fortuna, ma riuscii comunque a cogliere qualche particolarità del paesaggio. Holmes Chapel era il tipico posto che si vede raffigurato nei libri d’inglese di scuola: gente dall’aria cordiale e gentile, alberi in ogni viale, villette in stile antico. Tutto l’opposto di LA, dove il moderno spiccava in ogni dove. Come immaginavo, Anne parcheggiò l’auto di fronte a una delle tante villette a cui avevo accennato poco fa. La facciata era in mattoni e davanti c’era un piccolo cortile con tanto di altalena.
–Immaginando che ti potesse mancare andare in spiaggia, ho fatto sistemare la piscina sul retro. Non è come l’oceano, ma meglio di niente- mi disse Anne radiante.
–Non era necessario- dissi, ma mentivo. Almeno avrei potuto fare un bagno e prendere un po’ di sole. Non volevo tornare a casa bianca come una mozzarella. Anche se ripensandoci quale sole potevo prendere, se lì era come un miraggio? Tenni questo pensiero per me dato che non mi sembrava il caso di lamentarmi da subito.
Avevo fatto un patto con mio padre e avevo intenzione di rispettarlo, nonostante tutto. Avrei aspettato l’estate prima di decidere definitivamente, anche se dentro di me non potevo trattenere quell’irrefrenabile desiderio di tornare a casa.
–Benvenuti nella vostra nuova casa- esclamò Anne aprendo la porta e mostrando l’entrata.
La casa era molto accogliente e dentro si respirava un’aria molto familiare. A differenza dell’esterno, la casa era arredata in uno stile moderno che apprezzai molto. Anne ci fece segno di lasciare le giacche nell’appendiabiti, così appesi lì la felpa che avevo portato con me.
-Fantastico, quel scansa fatiche di mio figlio non è in casa.- Mi voltai verso Anne e la vidi impegnata a leggere un post it giallo. –Scusate, dice che Louis ha avuto un imprevisto al bar e che è dovuto correre ad aiutarlo- spiegò.
La guardai con l’espressione di chi non aveva capito proprio nulla. Chi era adesso questo Louis? Avrei dovuto conoscerlo?
–Louis è il migliore amico di mio figlio, sono come fratelli. Dopo la scuola lavora nel bar dei suoi genitori e quando rimane da solo si fa dare una mano da Harry- mi spiegò lei, come se mi avesse letto nel pensiero.
Feci un segno d’assenso tanto per rassicurarla del fatto che avessi capito la situazione.
–Dove posso sistemare la mia roba?- le chiesi.
–Non glielo hai detto?- si rivolse lei a mio padre.
–Aspettavo di arrivare- le rispose scuotendo la testa. Cosa altro avrei dovuto sapere?
–Siccome non è ancora sicura la tua permanenza qui non ho ancora sistemato quella che dovrebbe essere la tua camera.-
Lei si fermò e io le feci subito segno di continuare. Un po’ titubante, riprese a parlare.
–Ecco, spero che non ti dispiaccia condividere la camera con Harry.-
Strabuzzai gli occhi. Come si dice? Ah si, dopo il danno anche la beffa.
–Dov’è la camera?- chiesi facendo finta che la cosa non mi turbasse affatto.
–Di sopra, prima porta a destra. Accanto c’è il bagno se hai bisogno di farti una doccia o di altro.-
Mi accollai la valigia e salii su per le scale, sbuffando silenziosamente di tanto in tanto.
–Prima porta a destra- dissi fra me e me. –Eccola- esclamai quando ci fui davanti.
Appoggiai la mano sulla maniglia e la aprii lentamente, come se avessi paura di cosa avrei trovato all’interno. Mi preparai psicologicamente alla vista di un porcile. Rimasi stupida dalla stanza che mi si presentò davanti. Era immacolata. In realtà mi sentii messa in soggezione da tutto quell’ordine. C’erano due letti proprio di fronte alla porta. Non sapendo quale fosse il mio buttai la valigia su quello di destra.
–Tanto valeva prenderne uno matrimoniale- commentai così il fatto che i due letti fossero praticamente attaccati l’uno all’altro.
Tirai fuori un paio di jeans puliti, una delle poche magliette a maniche lunghe che avevo portato e della biancheria pulita. Non sapendo dove poter mettere la mia roba, richiusi la valigia decidendo di aspettare di conoscere il tanto famoso Harry prima di invadere il suo territorio. Raccolsi le mie cose e feci come consigliatomi da Anne. Andai in bagno e lasciai che il getto caldo dell’acqua risanasse la mia pelle. Mi ritagliai del tempo per me, per occuparmi del mio corpo e per cercare un metodo efficace per nascondere i segni del viaggio sul mio viso. Uscii da quel bagno solamente un’ora dopo.
–Eccomi, allora che mi sono persa?- chiesi scendendo al piano di sotto.
–Sono in cucina- urlò Anne. Seguii la voce in modo da trovarla.
–Dov’è papà?- chiesi non vedendolo.
–Sta dormendo, era stanchissimo- disse mentre armeggiava tra i fornelli.
–Perché non vai a fare un giro, così tanto per iniziare a conoscere il posto?- propose.
–Sai che non è affatto una cattiva idea?- dissi senza pensarci troppo. –Torno presto, promesso- dissi scomparendo dalla cucina.
Afferrai la stessa felpa di prima che era come nuova e corsi fuori. L’aria era piuttosto fresca, così la indossai. Per fortuna i colori erano abbinati tra di loro, altrimenti sarebbe stato un pugno nell’occhio vedermi. Mi sentivo una specie di alieno. Tutti intorno a me erano smanicati e alcune ragazze erano mezze nude, mentre io sentivo freddo.
–Non hanno idea di che cosa sia il caldo da queste parti- diedi voce ai miei pensieri.
Dopo aver girato per un bel po’ a vuoto, mi rintanai in quello che doveva essere il bar della piazza. Non era molto affollato, probabilmente a causa dell’ora. Non sapendo come funzionassero le cose, mi andai a sedere al bancone. Un ragazzo dai capelli spettinati, un sorriso smagliante e due occhi più azzurri dell’oceano Pacifico venne a prendere la mia ordinazione.
–Subito in arrivo un frappé alla fragola- disse facendomi l’occhiolino.
Non ci diedi particolare importanza e inizia a giocherellare col porta tovaglioli che si trovava accanto a me. Ero a Holmes Chapel da poco più di un’ora e già la noia si era impossessata di me.
–Ecco il tuo frappè- disse una voce calda e ammaliante, assolutamente diversa da quella frizzante e giocosa dal ragazzo di prima.
Alzai lo sguardo e incrociai gli occhi più verdi e belli che avessi mai visto in vita mia.
Ciao bellezza- disse il ragazzo riccio che si trovava ancora davanti a me, sfoderando un sorriso smagliante e mostrando due fossette ai lati della bocca.
Improvvisamente sentii una vampata di calore avvolgermi e il freddo che provavo fino a pochi minuti prima scomparve. Da quando un ragazzo mi metteva così in soggezione? Ok che era di una bellezza assurda, ma diamine, io non ero quel tipo di ragazza che si faceva abbindolare così facilmente. Era anche vero però, che non mi ero mai fatta problemi a provarci con perfetti sconosciuti.
–Ciao a te- risposi afferrando il mio frappé e iniziando a sorseggiarlo.
Io e il ragazzo ci scambiammo una serie di sguardi piuttosto provocatori.
–La vuoi smettere di provarci con tutte le clienti carine?- Il ragazzo che aveva preso la mia ordinazione diede un colpetto in testa al riccio, che saltò in aria.
–Mi hai fatto male- si lamentò massaggiandosi la parte colpita.
Trattenni le risate con grande difficoltà, quei due erano davvero comici.
Il momento magico purtroppo era ormai svanito e non avevo più motivi per stare seduta su quello sgabello, così pagai il conto e mi alzai. Quando lo feci, non vidi la ragazza che si stava sedendo accanto a me e ci scontrammo.
–Merda- esclamai alla vista della mia maglia completamente ricoperta di frappé.
–Scusa, non l’ho fatto di proposito, giuro!- esclamò la mora davanti a me in preda al panico.
–Tranquilla, non è niente- la rassicurai dato che mi faceva tenerezza, anche se dentro di me stavo morendo.
–Dov’è il bagno?- chiesi al riccio dagli occhi meravigliosi.
–In fondo- disse indicando una porta alle sue spalle.
Afferrai un paio di fazzolettini e corsi in quella direzione. Era vuoto per fortuna, così mi levai le maglie che ormai erano entrambe troppo appiccicose per essere indossate. Strofinai con dell’acqua, ma servì solo a peggiorare la situazione. Maledissi mentalmente me stessa per aver deciso di prendere un frappé e non una semplice bottiglietta d’acqua.
–Ti ho portato un asciugamano- disse una voce alle mie spalle.
Alzai lo sguardo verso lo specchio e vidi il riflesso del riccio, che stava appoggiato con le spalle al muro dietro di me, con un asciugamano tra le mani.
–Grazie, ma non credo che mi servirà a molto- dissi voltandomi verso di lui, mostrando i vestiti ormai rovinati. Lui stette immobile, guardandomi.
–Non hai mai visto una ragazza in reggiseno per caso?- chiesi ridacchiando.
Scosse la testa, facendo ondeggiare i ricci perfetti, riprendendosi dallo stato di ipnosi in cui apparentemente era entrato.
–Ne ho viste tante in realtà, ma poche belle come te- disse ammiccando.
Scossi la testa in segno di disappunto. –Dai l’aria di essere più originale di così, inventati altro se proprio ci devi provare con me.-
Ignorandolo completamente, mi voltai di nuovo. Mi lavai le mani e quando mi voltai per cercare qualcosa con cui asciugarle, mi ritrovai il riccio a pochissimi centimetri da me. 
–Così credi che i miei approcci siano banali?- chiese passandosi la lingua sul labbro inferiore.
Seguii quel movimento come incantata. Riuscii ad annuire a fatica alla sua domanda.
–Quindi se ora provassi a baciarti tu ti scanseresti?- chiese ancora.
–Lo hai detto tu, non io- dissi in un tono piuttosto provocatorio.
Ed ecco venire fuori il lato di me che meno mi piaceva. Passando la maggior parte del mio tempo con Alison avevo involontariamente fatti miei alcuni suoi atteggiamenti che potremmo definire poco seri. Mentre lui avvicinava le sue labbra alle mie pensai a quanto fossero attraenti e irresistibili. Ma quella parte ancora sana di me mi fece rinvenire, obbligandomi ad allontanarmi da lui.
–Forse al tuo amico serve aiuto di là- dissi sgattaiolando via, indossando la felpa nonostante tutto.
Lui mi afferrò per il braccio, spingendomi e facendo scontrare la mia schiena contro il muro. Mi voltai alla ricerca di una via di fuga, ma lui teneva il passaggio bloccato con il suo braccio poggiato alla parete.
–Il mio amico se la sa cavare benissimo anche da solo- disse serio, ma senza far mancare un pizzico di malizia nel tono della sua voce.
Riuscivo a sentire il suo respiro sul mio viso, quasi si confondeva col mio. Cosa mi stava saltando in mente? Farmela con uno sconosciuto. Ero forse impazzita? I suoi occhi mi scrutavano da cima a fondo, si leggeva il desiderio di passione. Riflessi in essi vidi i miei, ardenti della stessa volontà. Non ebbi il tempo di pensare alle conseguenze, che me lo ritrovai praticamente attaccato. So che può sembrare squallido, ma col senno di poi gli avrei permesso prima di baciarmi senza perdere troppo tempo. Le nostre lingue si toccavano voracemente, con una passione che per me era insolita. In quel momento lo desideravo come non avevo mai desiderato nessun altro ragazzo. Con una mano teneva il mio viso, mentre con l’altra cingeva la mia vita. Era una presa salda la sua, di quella che ti fanno sentire protetta e al sicuro. Lentamente fece scivolare entrambe le mani sul mio fondoschiena, insinuandosi poco dopo sotto la mia maglia. Il contatto con la sua pelle calda mi fece rabbrividire. 
–Non so nemmeno come ti chiami- riuscii a dire in uno dei pochi momenti di lucidità, dovuti al fatto che aveva allontanato le sue labbra dalle mie per recuperare ossigeno.
–Harry- disse scendendo a baciarmi il collo, cosa che mi fece impazzire più di quanto non lo fossi già. –Tu?- aggiunse dopo, anche se era evidente che era interessato ad altro.
–Ashley- dissi mentre affondavo le mani nei suoi capelli.
Mi prese in braccio e mi strinse ancora di più a lui, mentre io attorcigliavo le gambe dietro la sua schiena. Mi portò vicino al lavello e mi fece sedere sul marmo freddo. Ogni bacio che ci scambiavano era travolgente e carico di passione. Era palese che tra di noi ci fosse una irrefrenabile attrazione fisica.
–Baci bene Ashley- disse sorridendo, tenendo le nostre labbra vicine.
Mi venne in mente una risposta davvero efficace, ma se l’avessi detto allora mi sarei data della poco di buono da sola. Così evitai di dire qualsiasi cosa, preferendo il contatto fisico ad ogni parola. Infilai due dita tra i passanti dei suoi jeans e lo avvicinai ancora di più a me. Gli sorrisi maliziosa, mentre iniziai a giocherellare con i bottoni della sua camicia. Mentre io mi divertivo così, lui frettolosamente sbottonò i miei pantaloni, per poi farli scivolare a terra insieme ai miei slip. Bottone dopo bottone, gli levai la camicia da dosso. Con i polpastrelli percorsi ogni millimetro del suo petto, mordendomi il labbro per trattenermi dal saltargli letteralmente addosso. Non ci volle molto perché tutti i nostri indumenti finissero buttati sul pavimento. Con le sue mani sfiorò il mio interno coscia e, non riuscendo più a resistergli, afferrai il suo viso tra le mani e lo baciai di nuovo con una foga pazzesca. Eravamo ancora coinvolti in quel bacio, quando entrò dentro di me. Provai una strana fitta allo stomaco in quel momento. Era una sensazione nuova per me, insolita oserei dire. Sembrava che fin’ora avessi vissuto la mia vita intera nell’attesa di quel momento, che tutto quello che avessi fatto negli ultimi anni fosse solo un modo per impegnare il tempo nell’attesa dell’incontro con quel ragazzo. Harry. Beh, probabilmente mi sbagliavo su Holmes Chapel: era tutto, tranne che un paesino monotono.
 
Mi rivestii in fretta, così come fece lui. Non ero in imbarazzo, solo dovevo affrettarmi a ritornare a casa. Era passato davvero tanto da quando ero uscita. Misi la felpa, anche se era appiccicosa. Poco importava ormai.
–Allora ci si vede in giro- dissi appoggiando la mano sulla maniglia della porta.
–Aspetta- mi fece fermare.
Si avvicinò a me e unì nuovamente le nostre labbra in uno di quei baci mozzafiato. Sentii una leggera pressione sul mio fondoschiena, ma non mi stava semplicemente toccando il culo. Mi aveva messo qualcosa in tasca.
–Adesso hai il mio numero, chiamami se ti va- disse con la sua voce sexy.
Sorrisi come un’ebete prima di uscire e lasciarlo da solo in quel bagno. L’altro ragazzo che lavorava non appena mi vide mi salutò sorridendo. Probabilmente aveva intuito cosa era successo. Ricambiai il sorriso, tirando avanti verso l’uscita. Credevo che ritornare a casa sarebbe stato piuttosto semplice, ma mi sbagliavo. Nonostante provenissi da una città enorme come LA ero stata capace di perdermi in quel paesino di provincia. La mia concentrazione era uguale a zero in quel momento. La mia mente era ancora ferma al mio incontro con Harry. Viaggio mentale più, viaggio mentale meno, impiegai la bellezza di un’ora prima di trovare la via giusta. Suonai al campanello e, mentre aspettavo che qualcuno aprisse, ne approfittai per guardarmi intorno. Come se già non lo avessi fatto abbastanza.
–Ehy tu devi essere la figlia di Dave- esclamò qualcuno alle mie spalle.
–Si, sono… Oh merda- rimasi pietrificata una volta che mi voltai.
Non poteva essere. No, non poteva essere successo veramente a me. O quella era una semplice coincidenza oppure io mi ero appena infilata in un casino troppo grande per me. Sicuramente, la seconda era la teoria giusta. 



here i am:
buonasera care lettrici, ecco a voi il primo capitolo di questa ff!
ho letto le recensioni e mi fa tanto piacere che la storia vi abbia incuriosito già dal prologo *-*
ho ritardato nel postare perchè prima ho dovuto parlare con la mia consulente personale per le fan finction, chiara. a proposito, grazie tante per l'aiuto lol <3
sono leggermente nervosa perchè non so quali saranno le vostre reazioni a questo capitolo :S 
niente, spero solamente di non aver reso troppo volgare o che so io la parte finale, tutto qui #js
*prende un respiro profondo* okay basta, devo pubblicare e smetterla di farmi seghe mentali ahah
buona lettura xx

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Capitolo 3
*** capitolo due. ***





capitolo due.


Mi voltai senza prestare particolare attenzione alla voce che mi aveva chiamato.
–Si, sono… Oh merda.-
Lo riconobbi subito, non ci fu bisogno di molto tempo. I capelli ricci spettinati, le fossette al limite delle guance, i profondi occhi verdi. Avrei potuto aggiungere alla lista il sorriso smagliante se solo non fosse sparito non appena anche lui mi ebbe riconosciuto. Stava immobile sulla soglia della porta davanti a me. Gli occhi strabuzzanti, le mani tremanti.  Era sorpreso almeno quanto me. Strofinai gli occhi più volte, chiudendogli per poi aprirli nuovamente. Niente, tutto inutile. Lui era sempre là, fisso a scrutarmi coi suoi occhi verdi. Iniziai a sudare freddo, ogni parte del mio corpo era completamente paralizzata.
–Buon Dio ti prego dimmi che non è vero- sussurrò una volta uscito dallo shock iniziale.
–Buon Dio, fai che ha ragione lui- pregai ascoltando le sue parole.
I secondi passavano lenti e interminabili. Per quanto ancora saremmo andati avanti a fissarci in silenzio? Ormai era ovvio che l’Harry che avevo conosciuto ore fa era lo stesso con cui avrei condiviso la camera per i prossimi tre mesi. Quante probabilità c’erano? Una su un milione? Beh, io avevo avuto la sfiga di essere quell’una su un milione che si era fatta il proprio fratellastro senza neppure saperlo.
–Cosa non è vero? Non vi sarete già conosciuti per caso?- Anne comparve improvvisamente alle spalle di Harry, radiosa come non mai.
Il ragazzo sussultò, non sentendola arrivare. Io sentii mancarmi letteralmente la terra da sotto i piedi.
–Mi hai fatto prendere un colpo- disse Harry cercando di prendere a respirare regolarmente dopo il semi spavento.
–Non credevo di avere un figlio così delicato- disse ridendo la donna.
Anne mi guardò per qualche secondo. Probabilmente si stava chiedendo che cosa ci facessi ancora fuori casa. Subito dopo infatti fece allontanare Harry dalla porta e mi fece segno di entrare.
–Stai bene? Sei così pallida- mi chiese accarezzandomi amorevolmente una guancia.
Dovevo aver perso il mio colorito roseo naturale non appena Harry mi si era presentato davanti. Annuii cercando di apparire il più naturale possibile. Gettai involontariamente lo sguardo su di Harry, che stava poggiato al muro e come me non aveva una bella cera.
–Perdonalo, delle volte dimentica le buone maniere- disse notando che lo stavo guardando.
Volevo rispondere, ma lei mi precedette parlando nuovamente. In realtà fu una fortuna, perché non sapevo bene cosa dirle.
–Harry anche tu se bianco in faccia. Avete per caso visto un fantasma tutti e due?- disse postando lo sguardo da me a lui.
–Sono solo stanca, sai il volo, la passeggiata…- la buttai lì pensando che fosse una scusa piuttosto valida.
–E a te invece cosa è successo?- disse prendendo il volto del figlio tra le mani per esaminarlo.
–Sto bene mamma- rispose lui bruscamente, facendola allontanare.
–I giovani d’oggi- commentò alzando le braccia al cielo. –Vi aspetto in cucina tra dieci minuti- disse rivolgendosi ad entrambi.
Rimanemmo così di nuovo da soli, e questa volta fu decisamente più imbarazzante della precedente.
–Bene- dissi per rompere il ghiaccio.
–Bene- rispose lui, mettendo le mani in tasca.
Ok, era più difficile del previsto. Quello non era decisamente né il luogo, né il momento per parlare di quanto fosse successo, quindi pensai velocemente ad una scusa per poter uscire da quella situazione. Avrei rimandato il momento a più tardi, o forse a mai più. In realtà non impazzivo all’idea di affrontare l’argomento.
–Io vado a cambiarmi la maglia, sai è- -appiccicosa, lo so- terminò al posto mio.
–Si, appiccicosa- ripetei inutilmente.
Abbozzai un sorriso e salii di corsa su per le scale. Ogni gradino che toccavo, mi rivolgevo un insulto diverso.
–Stupida, stupida, stupida. Sono solo una stupida- continuai entrando in camera.
Tolsi la felpa e subito dopo la maglietta, buttandole sul letto. Iniziai a camminare avanti e indietro per la stanza come una povera pazza, poi mi accorsi che qualcosa non era più come l’avevo lasciata. La valigia era spalancata e la roba che si trovava in cima era messa alla rinfusa.
–Ma che diavolo è successo?- chiesi a me stessa, avvicinandomi al trolley.
Mutande, reggiseni e tutto ciò che avevo portato d’intimo invece di trovarsi dove io li avevo sistemati prima della partenza, ovvero in fondo, erano gettati in bella vista, come se qualcuno, un maniaco data la tipologia degli indumenti, avesse rovistato tra le mie cose. Il mio stomaco che brontolava smise fine alle mie riflessioni, così afferrai la prima maglietta che mi capitò sotto lo sguardo e la misi senza prestare particolare attenzione. Mi sarei occupata della questione valigia più tardi. Misi la mano sulla maniglia della porta e non appena la aprii mi ritrovai Harry davanti con un braccio alzato e la mano chiusa in un pugno, come se stesse per bussare.
–Stavo venendo a chiamarti per la cena: è pronta- disse guardandomi.
Annuii, sorpassandolo e scendendo al piano di sotto. Subito dopo sentii dei passi alle mie spalle, segno che mi stava seguendo.
–Eccoci- dissi entrando in cucina, dove mio padre era già a tavola, mentre Anne stava riempiendo i piatti con la pasta che aveva preparato.
Dal profumo che si sentiva sembrava tutto davvero ottimo.
–Dove mi siedo?- chiesi osservando il tavolo. Mio padre stava seduto a capotavola e ovviamente Anne sarebbe stata accanto.
–Dove vuoi tesoro, questa è anche casa tua ormai- rispose lei.
Annuii, sebbene l’idea di definire quel posto casa mia ancora mi era ancora insolita. Mi sedetti forse in quello che poco dopo si rivelò il peggiore dei posti: davanti ad Harry. Anne servì tutti i piatti e dopo un buon appetito collettivo ognuno di noi iniziò a mangiare la propria cena silenziosamente, forse anche fin troppo.
–Allora Ash, cosa ti è parso di Holmes Chapel dove il giro di oggi?-
Per poco non mi strozzai con il maccherone che stavo ingoiando. Lo mandi del tutto giù grazie ad un sorso d’acqua e qualche colpo di tosse. Vidi Harry osservarmi attentamente e la cosa mi mise ancora più in soggezione.
–È piuttosto pittoresco come posto. Sembra uno di quei luoghi che compaiono sulle cartoline di Natale- risposi a mio padre, cercando di nascondere l’imbarazzo della domanda.
Lui mi guardò sorridendo, senza accorgersi di nulla. La mia risposta probabilmente lo aveva fatto felice. Nei suoi occhi leggevo la stessa speranza della sera in cui mi aveva detto del trasferimento. Sperava vivamente che io cambiassi idea e che mi fermassi lì con lui. Se solo avesse saputo cosa avevo combinato quando ero uscita mi avrebbe rispedito di corsa a Los Angeles. Probabilmente avrebbe ucciso Harry, ma quello non era certo il problema principale.
–Domani Harry potrebbe portare Ash a fare un giro in centro- disse Anne parlando con mio padre. –Magari potresti farle conoscere Louis e gli altri- questa volta disse al figlio.
Harry slacciò i primi bottoni della sua camicia, cercando di allargare il colletto. Non mi ero accorta che indossasse ancora gli stessi vestiti. Osservai le sue dita muoversi velocemente sulla camicia ed ebbi un flash. Le sue mani che accarezzavano il mio corpo come se lo conoscessero da tempo, le nostre lingue intrecciate in uno dei tanti baci passionali che ci eravamo scambiati, la sensazione piacevole che provai stando con lui. Scossi la testa, facendo ondeggiare involontariamente i capelli. Dovevo rimuovere quell’episodio dalla mia testa e dovevo assolutamente smettere di fare un certo tipo di pensieri su di lui ora che sapevo che era mio fratello.
–Penso che si possa fare- rispose alla domanda della madre leggermente in imbarazzo, guardandomi con la coda dell’occhio.
Forse stava pensando che a me non andasse a genio l’idea di passare del tempo insieme a lui. In effetti non aveva tutti i torti. Passare del tempo insieme significava parlare e chiacchierando saremmo arrivati al punto di toccare quell’argomento, così da dover per forza affrontarlo e chiarire. La situazione tra di noi era già abbastanza imbarazzante di suo, figuriamoci come sarebbe diventata se avessimo anche discusso al riguardo!
–Ash?- mio padre richiamò la mia attenzione, facendomi distogliere lo sguardo da Harry.
–Eh?- gli feci tornando in me.
–Che ne pensi? Ti va di andare con Harry domani?- Sentii gli occhi di tutti puntati addosso, quelli di Harry specialmente.
–Perché no? Penso che sarà divertente- dissi abbozzando un sorriso finto verso il ragazzo.
Non avrei mai e poi mai potuto dire di no, altrimenti papà e Anne avrebbero chiesto delle spiegazioni che era meglio non dare. La cena proseguì tranquillamente e per fortuna non ci furono altre conversazioni riguardanti il tempo che avrei dovuto trascorrere con il mio nuovo fratellastro d’ora in poi. A fine serata potevo dire con orgoglio di aver superato la cena a pieni voti. Non era successo nient’altro di imbarazzante e per questo potevo ritenermi soddisfatta. Harry e papà avevano parlato di sport per il resto del tempo, mentre io fui impegnata ad ascoltare i racconti di Anne sulla sua gioventù.
–Se non vi dispiace io vado a dormire, sono esausta- dissi bevendo un ultimo sorso d’acqua.
–Certo, vai pure- mi rispose Anne. Mi alzai ed andai ad abbracciarla per poi dare la buonanotte a mio padre.
–Bene- dissi non sapendo bene come comportarmi con Harry.
–Notte- continuai grattandomi la testa.
–Notte- mi rispose, rivolgendomi un sorriso a dir poco meraviglioso.
Ed ecco che tutti miei buoni propositi andarono a farsi fottere. Sentii nuovamente quella strana sensazione allo stomaco, quella che mi faceva venir voglia di saltargli addosso e baciarlo fino a prosciugare le mie forze. Ripensandoci non avevo mai avuto una grande forza di volontà. Per fortuna tornai in me prima che qualcuno potesse accorgersi della mia crisi interna. Sorrisi a tutti un’ultima volta, dopodiché mi diressi dritta in camera. Entrai e subito mi appoggiai alla porta, sospirando. Era solo attrazione fisica, non doveva essere poi così difficile reprimerla. Guardai sconfortata il casino che avevo lasciato sul letto e mi avvicinai alla valigia.
–Qualcuno l’ha toccata, ne sono certa- dissi tra me e me, ripiegando la biancheria.
–Scusa, ma ero curioso di sapere che tipo fosse mia sorella.- Gettai tutto all’aria, colta di sorpresa.
–Le entrate furtive sono una specialità della tua famiglia?- chiesi una volta ripresa.
Harry fece spallucce, venendosi a sedere sul letto accanto alla valigia.
–Carine queste- disse prendendo un paio di slip e giocandoci.
–Dammi qua razza di pervertito!- glieli strappai dalle mani. Lui scoppiò a ridere, guardandomi divertito.
–Non c’è niente da ridere- dissi dandogli una pugno leggero nello stomaco.
–Ahio- si lamentò –ma non eri stanca?- Lo guardai sorridendo fiera.
–Ho recuperato le forze- mentii facendo spallucce.
–Credevo che l’attività motoria di oggi te le avesse fatte esaurire tutte- disse maliziosamente, guardandomi in modo strano.
–Se quella è il tuo sguardo sexy ti consiglio di riguardarlo, sembri un pesce lesso- dissi cercando di non farmi abbindolare.
Non di nuovo almeno, dato che quel pomeriggio era iniziato tutto così, da un semplice e del tutto innocente gioco di sguardi. Ok, innocente forse no, però di certo non ero partita con l’intenzione di andarci a letto. Lui continuava a guardarmi, sorridendo beffardo.
–Visto che ti piace mettere le mani tra la mia roba, che ne dici di darmi una mano a sistemarla?- dissi lanciandogli una maglietta.
–Ai suoi ordini- disse ridendo, scattando in piedi al mio fianco.
Iniziammo a sistemare la mia roba nei cassetti e negli spazi dell’armadio che mi aveva liberato. Credevo che sarebbe stato impossibile stare insieme e invece si respirava un’atmosfera piacevole nella stanza.
–Pensavo che non sarei mai riuscita a parlarti normalmente dato quello che è successo, ma in realtà mi sbagliavo- diedi involontariamente voce ai miei pensieri.
–Senti a proposito di oggi…- iniziò.
Gli feci segno di continuare, cercando di limitare il contatto visivo. Ogni volta che incrociavo i suoi occhi andavo in tilt e per adesso dovevo assolutamente rimanere lucida. Avrei affrontato un problema alla volta, per adesso era meglio concentrarsi sui dialoghi.
–Ecco, io, beh si…Secondo te cosa dovremmo fare?- disse facendo un po’ di fatica.
Richiusi le ante dell’armadio e mi voltai, appoggiandovi la schiena. Feci spallucce.
–Non saprei. Fare finta che non sia successo niente e provare a comportarci come normali fratelli?- ipotizzai.
–Fratellastri- mi corresse.
–Fratellastri, certo- ripetei dandogli ragione.
–D’accordo- si limitò a dire. –Fare finta di niente e comportarsi normalmente- ripeté.
Annuii, poco convinta questa volta. Come avrei potuto fingere che non fosse successo niente, se quel nostro incontro era immagine fissa nella mia mente da quando era avvenuto? Come potevo anche solo immaginare di poter reprimere tutte le sensazioni che avevo provato con lui se ancora adesso le sentivo vive dentro di me? Come potevo comportarmi normalmente, da perfetta sorella, se anche in questo momento avevo una voglia incontenibile di avvicinarmi a lui e unire le nostre labbra in un bacio? Non potevo farlo, era ovvio. Ma non avevo certo altra scelta. Dovevo sforzarmi e dimenticare tutto.
–E questa cos’è?- Tornai in me grazie al suono attraente della sua voce.
Lo vidi tirare fuori della valigia l’ultima cosa che doveva essere rimasta all’interno: la mia divisa dei Cyclones.
–Giù me mani- gli intimai. –Questa roba è sacra- dissi prendendogli il gonnellino dalle mani.
–Una minigonna sarebbe sacra?- mi guardò alzando un sopraciglio.
–Questa caro mio- gliela mostrai per bene –non è una minigonna qualsiasi. Questa è la mia divisa da cheerleader- puntualizzai.
Lui scoppiò a ridere e poi si fermò, guardandomi serio.
–Stai scherzando, vero?- Scossi la testa.
–Credevo che lo sapessi- dissi recuperando anche il top dalla valigia. Lui mi guardò, ancora perplesso.
–Sono un’atleta, non faccio mica la zoccola- dissi sistemando la divisa in uno dei cassetti ancora semi vuoti.
–Non ho detto questo- disse seguendomi.
–No, ma lo hai pensato- risposi.
–Non sapevo sapessi leggere nel pensiero- disse incrociando le braccia.
–La tua faccia parla da sola- commentai.
–Hai qualcosa contro la mia faccia per caso?- chiese facendo il finto offeso.
–Assolutamente no- dissi richiudendo il cassetto.
–Destra o sinistra?- chiesi guardandolo. Lui mi guardò strano, non capendo.
–Il tuo letto qual è? Quello a destra o quello a sinistra?- mi spiegai meglio.
–Oh- fece lui –quello dove hai messo la valigia.-
-Ok- dissi avvicinandomi.
Richiusi per bene la valigia e la sistemai in cima all’armadio. Una volta liberato il letto, lui ci si buttò sopra a peso morto, rischiando anche di far saltare qualche molla.
–Bene, io mi cambio qua e tu in bagno o viceversa?- dissi prendendo il mio pigiama, ovvero un paio di short e una canotta bianca da uno dei cassetti che avevo appena finito di sistemare.
–Perché in bagno? Ti ho già vista nuda e tu hai già visto me, non vedo dove sia il problema- disse mettendo una mano dietro la nuca, credendo di aver detto la cosa più ovvia del mondo.
-Sbaglio o avevamo detto di fingere che non fosse successo niente tra di noi?- dissi cercando di essere il più seria possibile.
Non aspettai la sua risposta, ma uscii dalla camera dirigendomi direttamente in bagno. Spinsi la maniglia, ma la porta non si aprì. Era chiusa a chiave. L’acqua che scorreva e la voce poco intonata di mio padre che si sentiva da fuori mi fecero intuire che si stava facendo la doccia. Sbuffai, mentre ripercorrevo il corridoio per tornare in camera.
–Già fatto?- mi chiese Harry, che era già sotto le coperte.
–Secondo te se avessi già fatto sarei ancora vestita?- dissi mentre mi levavo le scarpe. Le afferrai e con un semplice gesto le lanciai ai piedi del letto.
–Il bagno è occupato, dovrò cambiarmi qua- dissi sbottonando il bottone dei jeans.
–Chiudi gli occhi e non guardare- dissi puntandogli un dito contro.
Lui rise, ma fece come gli avevo chiesto. Per sicurezza, mi voltai dall’altro lato. Lasciai cadere i jeans a terra, infilando subito dopo i pantaloncini stile tuta che usavo per dormire. Afferrai l’orlo della maglietta e la levai, sostituendola con la canotta bianca. Anche se lo avevo lasciato con gli occhi chiusi, ero certa che Harry stesse sbirciando se non guardando del tutto.
–Ok fatto- dissi una volta che fui vestita.
Mi voltai e lo vidi sorridente, con la schiena appoggiata alla tavarca del letto. Non mi ero accorta che fosse a petto nudo.  
–Trattieni gli ormoni Ash, trattienili- sussurrai a me stessa in modo che non mi sentisse, mentre mi avvicinavo all’interruttore per spegnere la luce.
Con un semplice gesto della mano, la stanza divenne buia. Vidi il volto di Harry illuminato dalla semplice luce della luna che filtrava dalla finestra. Diamine se era bello. Quella situazione mi stava facendo impazzire dopo neanche un giorno. O avrei trovato presto una soluzione, oppure mi avrebbero rinchiusa in un manicomio per infermità mentale a breve. Presi un respiro profondo e mi avvicinai ai letti. Alzai il lenzuolo e mi ci infilai dentro. Sistemai il cuscino e chiusi gli occhi, sperando di addormentarmi presto.
–Non mi dai la buonanotte- mi sussurrò all’orecchio con voce sexy.
Sorrisi, senza però aprire gli occhi. –Buonanotte Harry- dissi solamente.
Lo sentii allontanarsi, così aprii un occhio per controllare.
–Comunque puoi cambiarti sempre tu in camera, perché io dormo nudo- disse ridacchiando, lasciando scivolare il lenzuolo fino al suo bacino.
Mi stava dando le spalle, quindi ebbi quello che si potrebbe definire l’onore di ammirare la sua schiena da una distanza piuttosto ravvicinata. Non potevo vederlo in viso, ma ero sicura che sul suo volto ci fosse dipinto il sorriso di chi stava tramando qualcosa. Per fortuna che ci eravamo messi d’accordo sul fatto che dovessimo dimenticare i fatti di quel pomeriggio. Mi conoscevo fin troppo bene e sapevo che se lui avesse continuato così io non sarei riuscita a controllarmi ancora per molto.
–Qualcuno mi indichi il manicomio più vicino- dissi tra me e me, alzando gli occhi verso il soffitto.
Come il 31 dicembre si fanno i buoni propositi per l’anno che deve venire, io quella sera promisi a me stessa che in un modo nell’altro avrei smesso di pensare ad Harry in quel modo, per la mia sanità mentale e soprattutto per il bene di quella famiglia che mio padre stava costruendo insieme ad Anne. E, anche se non sapevo come, avrei fatto rigare dritto anche Harry.



here i am:
buon pomeriggio donzelle, ho l'influenza così ne ho approfittato per scrivere il nuovo capitolo lol
spero che sia venuto bene, anche perchè l'ho riletto 513145 volte ahah
spero soprattutto che vi piaccia e che non vi deluda :)
grazie per le recensioni e.. buona lettura a tutte xx

 

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Capitolo 4
*** capitolo tre. ***





capitolo tre.


Sentivo l’adrenalina scorrere nelle mie vene. Ero agitata, più del solito, ma non lo davo a mostrare. Dovevo apparire tranquilla per infondere fiducia nei miei compagni di squadra. Eravamo in posizione, ognuno al suo posto. Ogni flyer guardava per qualche secondo la propria base per cercare sicurezza.
–Non farmi cadere- dissi a Logan, la mia di base.
Non giudicatemi, io adoravo quel ragazzo, ma stava per lanciarmi a metri da terra, dovevo avere la certezza che mi riprendesse al volo. Lui mi fece un cenno d’assenso e la cosa mi rassicurò in parte.
La musica partì e la palestra scoppiò in un boato. La prima parte dell’esibizione era andata alla grande. Mi avvicinai al centro, per prepararmi al lancio. I ragazzi mi afferrarono e con molta semplicità mi spinsero verso l’alto. Uno, due, tre secondi e mi ritrovai tra le braccia di Logan. Anche questa è andata, pensai. La coreografia continuò, qualche altra ragazza venne di nuovo lanciata in aria mentre noi altri ballavamo coi piedi saldi a terra. Eravamo giunti alla posa finale. Si trattava di una cosa da niente, ero piuttosto sicura di quello che stavo facendo. Logan mi alzò in aria, come si alza un trofeo. Allungai le braccia al cielo, le mani chiuse in due pugni. La musica non era ancora finita quando iniziai a sentire le ginocchia tremare. Sentivo le forze abbandonarmi lentamente, fino a quando non caddi a terra.

Mi alzai di scatto, completamente sudata e con le palpitazioni. Mi guardai intorno, spaesata e terrorizzata. Controllai che non avessi niente di rotto e, quando ne ebbi la conferma, buttai un sospiro di sollievo. Per fortuna era stato solo un incubo. Qualcuno russò e mi voltai nella direzione del rumore. Nel letto accanto al mio Harry dormiva beato, completamente estraneo al mondo. Sembrava un bambino. Era sdraiato in modo scomposto a pancia in giù, il lenzuolo a stento lo copriva. Un braccio sopra il cuscino, l’altro penzolava in quel poco spazio che c’era tra il suo letto e il mio. Aveva la bocca semi aperta e un’espressione da cucciolo.
–Ok Ash, basta fissare tuo fratello come una maniaca- ordinai a me stessa.
Mi allungai verso il comodino e a tastoni cercai il mio telefono. Guardai l’ora, che segnava le due di notte. Sbuffai, dato che era troppo presto per fare qualsiasi cosa. Guardai lo schermo del cellulare fino a quando non si spense e solo allora ebbi il colpo di genio. Non ci fu bisogno neanche di comporre il numero, tanto il suo rientrava tra le chiamate rapide. Squillò solamente una volta, poi rispose.
–Ash, finalmente ti sei fatta viva!- la voce di Aly suonò squillante come non mai.
–Scusa tesoro, ma ci sono state alcune complicazioni- dissi buttando l’occhio su Harry.
–Che tipo di complicazioni?-
Mi alzai dal letto per non disturbare troppo l’angioletto che dormiva di fianco a me e mi andai a sedere sulla panca che si trovava proprio sotto la finestra.
–Quel tipo di complicazioni che ti incasinano la vita- sospirai.
Guardai fuori e l’unica cosa che riuscii a vedere fu l’acqua limpida della piscina.
–Che ti sei fatta?- domandò credendo che avessi assunto qualche tipo di droga dato il poco senso del mio discorso.
–Chi mi sono fatta, magari- la corressi, voltandomi istintivamente verso Harry.
Lei rise tanto forte che fui costretta ad allontanare il telefono dall’orecchio.
–Vuoi abbassare il tono di voce, qui sono le due di notte!- le dissi cercando di non urlare a mia volta.
–Scusa, la smetto- ridacchiò ancora. –Però dai, neanche sei arrivata e già hai rimorchiato- riprese a ridere.
–Ti ho chiamato per cercare conforto, non per essere presa per il culo- dissi scocciata.
–Andiamo Ash, non è mica morto nessuno. Non è stato mica il primo e sicuramente non sarà neanche l’ultimo, non vedo dove sia il problema.- Diventò improvvisamente seria, lo capivo dal suo tono di voce.
–Il problema è che mi sono fatta il mio fratellastro.- Infilai la testa tra le gambe, per nascondermi.
Dall’altro lato della linea Aly rise. Le diedi il tempo necessario per sfogarsi, tanto sapevo che presto avrebbe smesso. –Aspetta- disse infatti –non stai dicendo sul serio, vero?-
Annuii, anche se sapevo che non poteva vedermi. –Si Aly, sono serissima.-
-Oh merda, ma come è successo?- mi chiese con un pizzico di curiosità.
Sospirai, iniziando a raccontare la storia di quel pomeriggio.
–Tu sei sfigata amica mia- rise. –Ma almeno ne è valsa la pena?- aggiunse con quel pizzico di malizia che nel suo tono di voce non mancava mai.
Mi morsi un labbro per il nervoso. Guardavo Harry e l’unica cosa che riuscivo a pensare era quanto desiderassi assaporare di nuovo le sue soffici labbra.
–Ash, mi ascolti o no? Ti sei pentita di esserci stata insieme oppure no?-
Senza distogliere lo sguardo da Harry, trovai le parole per rispondere a Aly. –Assolutamente no- sussurrai quasi, sorridendo senza un vero motivo.
 
Una musica dolce e una voce chiara e travolgente invasero la camera.
–Mm, voglio dormire- dissi nascondendo la testa sotto al cuscino.
La musica, seppure lieve, continuava a sentirsi. Ormai che ero sveglia, decisi di alzarmi. Aprii il primo cassetto del comò e, dopo aver frugato tra i boxer di Harry per un tempo abbastanza indeterminato, riuscii a trovare un paio dei miei calzini.
–Per fortuna che avevamo diviso gli spazi ieri sera- bofonchiai richiudendolo.
Cercai un elastico nel mio beauty per legare i capelli in una coda di cavallo alta. Non badai molto caso al mio aspetto e scesi così com’ero al piano di sotto. Procedendo verso il piano inferiore la musica diventata sempre più chiara e forte.
Isn’t she lovely? Isn’t she wonderful?- canticchiava qualcuno.
Mi appoggiai allo stipite della porta, fermandomi ad ascoltare Harry cantare.
–Però, non te la cavi male come cantante- dissi una volta che la canzone fu finita.
Harry saltò in aria, facendo cadere a terra il pacco di pasta che teneva in mano.
–Perfetto, niente pranzo oggi- disse indicando il pasticcio che aveva appena combinato.
–Pranzo? Perché che ora è?- chiesi staccandomi dalla porta.
–Quasi le due dormigliona. Mamma e Dave hanno chiamato dicendo che sono stati trattenuti a lavoro… questioni di avvocati hanno detto- mi spiegò.
Annuii, mentre mi piegavo per sistemare il disastro che in parte era anche causa mia.
–Posso guardarti il culo anche se ieri sera abbiamo fatto quella specie di patto, vero?- mi disse Harry con molta franchezza.
–Di che patto parli?- dissi rialzandomi, non capendo bene il tutto. –Aspetta! Mi stavi guardando il culo!- urlai provando a colpirlo con un pugno.
Lui fu più veloce di me e mi bloccò prima che potessi toccare la sua spalla.
–Non mi piace essere preso a pugni- disse in disaccordo con me.
–Semplice: non guardarmi il sedere e io non ti colpisco- dissi mettendo su un sorrisetto finto per smascherare il fatto che quel suo interessamento, per quanto volgare, mi facesse piacere.
–Tu non scendere in cucina mezza nuda e io non te lo guardo- rispose a tono.
–Ci siamo svegliati di buon umore oggi?- dissi sarcastica, togliendo il mio polso dalla sua presa.
Feci un passo indietro, dimenticandomi dei pericoli presenti sul pavimento e scivolando. Mi vidi direttamente a terra, quando invece due braccia forti e accoglienti mi avvolsero.
–Va bene che starmi vicino ti manda in tilt, ma non esagerare con le distrazioni- disse Harry, tra l’ironico e il serio, guardandomi con su un sorriso sghembo.
–Ci sentiamo troppo importanti Harry, in fin dei conti è stata solo una…- avrei voluto finire la frase, dire che era stata solo una scopata, ma lo avevo troppo vicino a me per poter ragione.
–Solo una?- mi incitò a finire, senza però lasciarmi andare.
Teneva il suo sguardo fisso su di me, osservava ogni mia più piccola e insignificante mossa.
–È una cosa sbagliata, noi non dovremmo…- riprovai, ma invano.
Le parole mi si bloccarono in gola a causa del contatto con le sue labbra. Avevano lo stesso sapore del pomeriggio precedente, dolce e delizioso. Ogni bacio te ne faceva sempre desiderare un altro, sempre più intenso, sempre più lungo.
–Dicevi?- mi chiese a presa per i fondelli dopo essersi staccato leggermente da me.
–Questa cosa non dovrà più ripetersi, intesi?- dissi, anche se io stessa ci credevo poco e niente.
–Intesi- disse prima di tornare a baciarmi.
Dicono che sbagliando si impara, ma allora io perché in meno di ventiquattrore stavo commettendo di nuovo lo stesso errore?
 
-Quanto ti ci vuole per pettinarti, Harry? Non dovrai per caso arricciarti i capelli con il ferro?!- urlai picchiando contro la porta del bagno.
Era un’eternità che si era rinchiuso lì dentro per prepararsi e noi saremmo dovuti uscire tra meno di mezz’ora per incontrare i suoi amici ad un bar.
–E poi dicono che sono le ragazze quelle a impiegarci tanto in bagno- sbuffai, facendo alzare il ciuffo.
Mi appoggiai al muro, aspettando che quella testa riccia sbucasse dalla porta e mi desse la possibilità di entrare. Quando finalmente questo avvenne, ringraziai il cielo.
–Era anche ora che uscissi- dissi piazzandomi dentro. –Cos’era? Una seduta importante per caso?- ironizzai.
–Potevi anche entrare, la porta non era chiusa a chiave- disse con un tono di malizia, soffermandosi sulla soglia della porta a guardarmi preparare.
–La smetti di fissarmi? Non riesco a mettermi la matita se sento il tuo sguardo addosso- chiesi nel modo più garbato possibile.
–Siamo sempre così suscettibili dopo l’attività fisica?- chiese con un sorrisetto bastardo sul volto.
Ok, si divertiva a stuzzicarmi. Ma io non avevo molta pazienza e presto lo avrebbe scoperto.
–Queste battute ti vengono in mente tra una spinta e all’altra oppure a fine lavoro?- chiesi stando al suo gioco.
Lui mi sorrise divertito, per poi fare spallucce.
–Dai sbrigati o faremo tardi- disse guardando l’orologio.
–Sono pronta- esclamai davanti a lui, mostrandomi in tutto il mio splendore.
–Bene, allora andiamo- disse mettendomi un braccio attorno alle spalle.
–Giù le mani signorino, abbiamo già combinato abbastanza guai- dissi togliendolo.
–Come vuoi- rispose ridacchiando, allontanandosi leggermente.
–Così va già meglio- dissi battendogli un colpo sul petto e uscendo dal bagno.
–Che fai, non vieni?- chiesi vedendo che era rimasto dov’era invece che venire via.
–Arrivo- disse facendomi un cenno.
–Ti aspetto sotto allora- gli dissi sorridendo, prima di iniziare a scendere.
 
–Non credevo che il bar fosse quello- dissi guardando male Harry.
–Qualcosa non va?- chiese col suo solito sorriso beffardo.
Ma come ci riusciva? Anche io ero spaccona e disinvolta, ma non a quei livelli.
–Andiamo va- dissi velocizzando il passo verso l’entrata. I
ll locale era semi deserto, ma comunque più pieno rispetto all’ultima volta che vi ero stata. Dietro al bancone c’erano due signori adulti, che identificai come i genitori di quel Louis. Harry salutò educatamente i due come se gli conoscesse bene, per poi dirigersi verso un tavolo in fondo alla sala. Mi fece cenno con la mano di andargli dietro e così feci.
–Ehy Lou- disse ad un ragazzo moro di spalle.
–Styles- esclamò questo alzandosi e saltandogli addosso, senza accorgersi della mia presenza.
I due parlarono tra di loro per un po’ e, sentendomi esclusa, buttai qualche colpo di finta tosse.
–Oh si certo- disse Harry.
Sorrisi per ringraziarlo dell’attenzione che finalmente mi stava prestando.
–Louis lei è Ashley, mia sorella- mi presentò.
–Ciao- dissi al ragazzo, che era ancora girato di spalle.
–Piacere, sono Louis- disse voltandosi.
Allungò una mano verso di me, per poi ritirarla subito e scoppiare in una sonora e genuina risata. Dovette tenersi la pancia con le mani e sedersi nuovamente per quanto forte stava ridendo.
–Credi che finirà presto di ridere così- chiesi sedendomi al tavolo anche io, piuttosto scocciata e innervosita.
Harry fece spallucce, guardando anche lui il ragazzo col mio stesso sguardo.
Forse perché si sentiva osservato, Louis smise di ridere e divenne serio.
–Harry possiamo parlare un attimo?- chiese e il riccio annuì.
Lo afferrò per un braccio e lo trascinò di poco lontano dal tavolo.
–Amico lascia che ti spieghi una cosa: se tu vai con una ragazza questa non diventa tua sorella, ma rimane una che ti sei fatto- gli disse a bassa voce, ma non poi così tanto visto che io riuscii a sentirlo.
–Io sarei qui- dissi alzando la mano, senza lasciarmi scoraggiare.
Louis si voltò guardandomi imbarazzato.
–Io, mi dispiace, non volevo che tu sentissi, è solo che Harry poteva inventarsi una palla migliore, tutto qui- si giustificò, entrando un po’ nel pallone per la figuraccia fatta.
–Louis non è uno scherzo, lei è davvero la figlia di Dave- si intromise Harry.
–Ashley Jones, piacere di conoscerti- mi presentai nuovamente, allungando la mano verso di lui, che questa volta la strinse tra lo spaventato e il preoccupato.
–Quindi tu sei la sorellastra di Harry?- chiese ancora.
–Ti serve un disegnino o cosa?- chiesi alzando gli occhi al cielo, o meglio al soffitto.
–Wow, questa si che è una storia da telefilm- esclamò divertito.
Si venne a sedere di fronte a me e mi guardò con occhi sognanti.
–E dimmi, come lo avete scoperto?- mi chiese incuriosito, come se stesse aspettando una storia da fiction.
Io guardai lui a bocca aperta e poi Harry. Non sapevo che fare, potevo parlare con lui oppure no?
–Louis lasciala in pace- tagliò corto Harry, sedendosi accanto a me.
Lo ringraziai con un sorriso. Non avevo voglia di raccontare i fatti miei a uno sconosciuto, anche se ne sapeva già buona parte. I ragazzi si scambiarono degli sguardi e intuii che presto comunque Louis avrebbe saputo tutto. –
Tesoro eccomi.. Oh, tu devi essere Ashley.- Una ragazza bassina, dai lunghi capelli biondo chiaro e un sorriso contagioso comparve alle spalle di Louis.
–Si amore, lei è la sorella di Harry- spiegò divertito lui, prima di lasciare un bacio a stampo sulle labbra della bionda.
–Ash, lei è Alex: la fidanzata di Louis- disse Harry rivolgendosi a me.
–Alex- chiamò l’attenzione della ragazza che intanto si era seduta accanto al fidanzato –non credo che ci sia bisogno di ripeterti chi è lei.-
La ragazza gli rivolse una linguaccia, per poi guardare me.
–Piacere di conoscerti- allungò la mano verso di me, che strinsi senza titubanza.
–Quando ha chiamato per organizzare l’appuntamento Harry era tutto su di giri, non vedeva l’ora di presentarti- disse senza smettere di sorridermi.
Mi voltai verso Harry con aria compiaciuta. –È vero? Non vedevi l’ora di farmi conoscere i tuoi amici?- gli chiesi.
Lui si passò una mano tra i capelli, imbarazzato. Dopo tutto quello che era successo non avrei mai immaginato di vederlo in soggezione. Stava entrando nel pallone, quando delle voci ci fecero voltare.
–Scusate il ritardo, ma Liam si stava ancora sistemando i capelli quando sono andato a prenderlo- disse un biondino dall’accento buffo.
–Perché deve sempre essere colpa mia, Niall?- lo riprese un altro ragazzo dai capelli sempre biondi, ma più scuri rispetto all’amico.
–Oh, abbiamo una novità- disse il primo osservandomi con i suoi occhi azzurro cielo. –Sono Niall- disse.
–Ashley- mi presentai da sola questa volta.
–Io sono Liam- disse l’altro ragazzo, alzando una mano in segno di saluto.
Gli sorrisi, per evitare di ripetere per l’ennesima volta il mio nome o altrimenti mi avrebbero scambiato per una stupida.
–Bene, ora che ci siamo tutti direi che possiamo ordinare qualcosa- disse Louis battendo le mani e sorridendo a tutti cordialmente.

–Non ci credo, davvero sei una cheerleader?- mi chiese Niall prima di dare un altro morso alla sua ciambella.
–Perché a tutti sembra una cosa così assurda? In America ci sono cheerleader ad ogni angolo!- esclamai poggiando il bicchiere di gelato sul tavolo.
–Qui non siamo in America- mi fece notare Liam.
Ma quelli d’altronde erano solo stupidi dettagli. Volevo spiegare ai ragazzi cosa fosse davvero il cheerleading, dato che ero più che convinta che le loro conoscenze in materia riguardassero Ashley Tisdale con la minigonna degli Hellcats, quelli del telefilm. Quando ci provai, la mia attenzione per la questione svanì improvvisamente con l’entrata nel locale di un ragazzo piazzato piuttosto bene. Aveva l’aria misteriosa e accattivante. Portava un paio di pantaloni beige col cavallo basso e una maglietta bianca con lo scollo a V molto sexy. I capelli erano pettinati alla perfezione, il ciuffo probabilmente teneva alzato grazie a chili di cera o di gel per capelli. Prestai più attenzione del dovuto a quel ragazzo e qualcuno se ne accorse.
–Non dovresti fissare a lungo la gente altrimenti finirà per accorgersene- Harry sussurrò al mio orecchio.
Dal tono di voce si intuiva che era particolarmente scocciato. –È una mia impressione oppure sei geloso?- dissi sorridendo sorniona.
–Io, ma figurati- disse diventando improvvisamente disinteressato.
Sorrisi soddisfatta, perché sapevo di aver fatto centro. Non potei fare a memo di notare che oltre ad Harry, anche gli altri ragazzi stavano guardando male lo stesso ragazzo che io avevo notato. C’era qualcosa sotto, ma al momento non mi interessava scoprilo. Più avanti forse avrei affrontato l’argomento con Harry.Al termine del pomeriggio sembravo una bambina il primo giorno d’asilo dopo che aveva fatto amicizia con i nuovi compagni. Ma in realtà era così che mi sentivo. Gli amici di Harry mi avevano accolta bene, facendomi sentire una del gruppo nonostante mi avessero appena conosciuto.
Credevo che stare a Holmes Chapel sarebbe stata una noia mortale e una scocciatura infinita, e invece quella estate si stava rivelando davvero interessante.



here i am:
sera ragazze, scusatemi tanto per il ritardo ma finalmente sono riuscita a postare!
ringrazio tutte voi per aver recensito, seguito o messo tra i preferiti la ff. non so davvero cosa dire, se non che siete tutte meravigliose *-*
questo capitolo non mi convince molto, almeno per quanto riguarda l'ultima parte :S
della prima invece sono molto fiera <3
spero che vi piaccia e che non vi deluda, buona lettura xx 

 

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Capitolo 5
*** capitolo quattro. ***





capitolo quattro.


La sveglia suonò puntale, alle otto esatte. Nonostante amassi dormire e stare a poltrire tutto il giorno non potevo permettermelo. Ero indietro con gli allenamenti e continuando a fare niente avrei perso tonicità e forma fisica, quindi dovevo per forza compensare la mancata attività fisica con almeno una corsa mattutina. Il cielo era grigio e non prometteva niente di buono, ma non potevo permettermi di cambiare i miei piani. Mi vestii cercando di fare il minor rumore possibile, dato che Harry stava dormendo beatamente.
–Beato lui- borbottai tra me e me.
Lui mugugnò qualcosa, probabilmente mi aveva sentito. D’altronde non avevo mai avuto un tono di voce basso.
–Zitto e dormi che è ancora presto- lo ammonii subito. Lui non mi diede retta e si mise lo stesso seduto sul letto.
–Dove vai a quest’ora?- mi chiese prima di sbadigliare rumorosamente.
–Ti avevo detto di dormire- lo ripresi. –Vado a correre, ci vediamo dopo.-
Mi chinai su di lui e gli lasciai un bacio sulla fronte per poi scappare via, senza neanche lasciargli il tempo di rispondere. Uscii di casa tranquillamente, cercando di ricordare la strada per il parco che Anne mi aveva indicato gentilmente la sera prima a cena. Percorsi un paio di kilometri con le mani in tasca e l’aria pensante, poi annoiata presi l’ipod che portavo sempre con me e, una volta infilate le cuffiette nelle orecchie, feci partire la musica. Mi affidai alla riproduzione casuale, che per me scelse la scatenata Hit The Lights di Selena Gomez. Lei era il mio idolo e quella canzone era pazzesca, così sulle sue note aumentai il passo, iniziando una leggera corsetta. La canzone non era ancora finita, quando vidi in lontananza l’enorme cancello di metallo che segnava l’entrata al parco. Il luogo era praticamente deserto. Oltre a me c’erano un altro paio di corridoio e un vecchietto seduto in disparte su una delle panchine. Mi venne spontaneo chiedermi cosa ci facesse un signore anziano a quell’ora in un parco. Scrollai le spalle, infondo non erano affari miei se quell’uomo voleva godere dell’aria fresca e del canto degli uccellini di prima mattina. Mentre la canzone in riproduzione cambiava, mi accostai al bordo, iniziando a correre per tutto il perimetro. Feci qualche giro, correndo per più di un paio d’ore e alterando a questo qualche esercizio di stretching. Dopo tre ore di esercizio, ero sfinita.
–Cara Ash, stai perdendo colpi- dissi a me stessa, mentre mi incamminavo verso la fontanella per bere.
Una ragazza fu più veloce di me, così mi misi da parte ad aspettare il mio turno. Levai dalla fronte i capelli appiccicaticci, decidendo infine di legarli in una coda. Per fortuna portavo sempre con me un elastico.
–È tutta tua- disse la ragazza davanti a me, alzando finalmente la testa.
Ebbi appena finito di legare i capelli, quando incrociai il suo sguardo. Rimasi ferma a fissarla per qualche secondo, per poi avere il colpo di genio.
–Tu sei la tipa del frullato!- esclamai indicandola.
La ragazza divenne rossa in faccia, raggiungendo quasi il colore dei suoi capelli. A causa del radicale cambio di colore, avevo messo più tempo del dovuto per riconoscerla, ma non avevo dubbi. Era la ragazza che mi aveva urtato quel giorno al bar di Louis, facendomi rovesciare il frappè addosso.
–Ehm, si: sono io- disse alzando la mano, in imbarazzo.
–Tranquilla, non mordo mica- dissi sorridendole, sorpassandola e chinandomi verso la fontanella per bene.
–Piacere, Ashley- mi presentai una volta che ebbi finito, cercando di metterla a suo agio.
–Selene- disse ricambiano il sorriso e stringendomi la mano.
–Bel nome- commentai sincera.
–Grazie- disse guardandomi, anzi, osservandomi. –Non sei di qua, vero?- chiese alzando un sopracciglio.
–È così evidente?- domandai preoccupata.
Quanto poteva essere brutto il mio accento per loro? Per me era fighissimo, ma da quelle parti sembrava una cosa terribile.
–Più o meno- disse ridendo. –Americana?-
Annuii, facendole segno di correre un po’ insieme.
–E cosa ci fai qui? Non sembri in vacanza- mi fece notare.
–È una lunga storia- dissi ridendo.
–Ho tempo- disse facendo spallucce.
Non sapendo bene neanche il perché, iniziai a raccontare della mia vita a quella che era una perfetta sconosciuta. Mi ispirava fiducia però e il mio intuito non aveva mai sbagliato fin’ora, quindi pensai di potermi fidare di lei. Le raccontai di Anne e mio padre, dell’imminente matrimonio e del mio successivo rientro negli States. Evitai di soffermarmi sul particolare Harry, considerandolo inopportuno e decisamente fuori luogo.
–Tocca a te- dissi sedendomi su di una panchina ormai esausta e aspettando che mi parlasse un po’ di lei.
–Non ho molto da dire. Sono nata e cresciuta in questo paesino dimenticato dal mondo- iniziò.
Risi un po’ per l’espressione schifata che aveva nel parlare della sua città, un po’ perché la capivo. Anche io avevo avuto la sensazione di essere in un posto sperduto appena scesa dal treno il giorno dell’arrivo.
–La mia famiglia è normale. Papà commerciante, mamma casalinga. Sono figlia unica, ma in realtà è come se non lo fossi.-
Ascoltati il suo racconto in silenzio, ma dopo questa frase iniziai a capirci poco, così le chiesi di spiegarsi meglio.
–Mio cugino Zayn è come un fratello per me. All’apparenza può sembrare un tipo antipatico e senza cervello, il che è anche vero, ma se lo conosci capisci che in fondo è un tipo tenero.-
Concluse il discorso di botta, voltandosi e guardandomi sorridendo in modo strano. –Sai, dovresti conoscerlo. Scommetto che andreste d’accordo- disse convinta.
Nonostante fosse poco carino, le scoppiai a ridere in faccia. –A stento conosco te- dissi asciugando una lacrima.
–E allora?- fece spallucce. –Mi sembra che anche io e te andiamo piuttosto d’accordo.-
La guardai, mentre ancora più convinta continuava a parlare. Però in fondo non aveva tutti i torti. Io avevo un carattere piuttosto aperto, che mi portava a socializzare facilmente e a diventare presto amica della gente. Selene sembrava una ragazza col carattere simile al mio. Certo, aveva un buffo colore di capelli, ma non si giudicavano di certo le persone da quello.
–Sentiamo, questo Zayn almeno è carino?- chiesi poggiano i gomiti sulle gambe.
–Oh, non immagini quanto- rispose facendomi l’occhiolino.
Adesso che mi aveva incuriosito avrei voluto sapere qualche altro particolare che però mi fu negato.
–Che ne dici di un altro giro di corsa?- disse alzandosi e evitando il discorso che era stata proprio lei ad aprire in modo alquanto insistente.
Guardai l’ora dal telefonino e scossi la testa. Non mi ero resa conto che era quasi mezzogiorno.
–Devo rientrare- le dissi realmente dispiaciuta.
–Oh, capisco- disse abbassando lo sguardo, ma rialzandolo un attimo dopo.
–Sta sera c’è una festa, ti va di venire?- mi chiese su di giri.
Esitai un attimo, ma poi mi lasciai andare. –Ovvio!- accettai fin troppo su di giri.
L’idea che in quel posto monotono ci si potesse divertire con qualche party ben organizzato mi allettava parecchio.
–Per te va bene se passo a prenderti alle nove?-
Annuii subito, dato che da sola non ci sarei mai potuta andare. Ci salutammo così, dandoci semplicemente appuntamento a più tardi. 
Rinfilai le cuffiette nelle orecchie e mi incamminai verso il cancello dal quale ero entrata con aria persa. La musica mi faceva questo strano effetto. Camminai e senza accorgermene urtai contro qualcuno.
–Mi dispiace- dissi recuperando le cuffie che intanto erano cadute.
–Guarda dove vai la prossima volta- sbuffò il ragazzo davanti a me sistemandosi la camicia.
–Ti consiglio una buona dose di zucchero la mattina- risposi con lo stesso tono di acidità.
Il moro davanti a me alzò lo sguardo solo in quel momento, incrociando per la prima volta il mio. Forse quella era la giornata degli incontri inaspettati, ma avevo appena urtato il ragazzo attraente (o come lo avrebbe definito Aly, che ispira violenza) che avevo adocchiato il giorno prima quando sono stata al bar coi ragazzi.
Erano due occhi marroni profondi e ipnotizzanti i suoi, di quelli che ti catturano subito. Sul suo volto si dipinse un sorrisetto malizioso di chi la sa lunga.
–Scusa, non volevo essere sgarbato- cambiò tono di voce, sostituendo quello presuntuoso e irritato con uno più accattivante.
Poteva anche essere Mr. Universo, ma io detestavo quando una persona si voltava male nei miei confronti perciò decisi di non dargliela vinta.
–Troppo tardi- scossi la testa divertita.
Gli diedi una pacca sulla spalla, di quelle che si danno agli amici per confortarli, e me ne andai diritta per la mia via. Qualcuno forse potrebbe pensare che io comportandomi così abbia perso l’occasione per conoscere quel tipo, ma io ero piuttosto fiduciosa e, contando che il luogo in cui ci trovavamo era piuttosto piccolo, ero convinta che in un modo o nell’altro lo avrei rincontrato.

Tornai a casa completamente indolenzita. Quando varcai la porta di casa la prima cosa che notai fu il profumo di lasagna provenire dalla cucina.
–Papà io ti amo- esclamai saltandogli addosso e abbracciandolo forte.
Mio padre non era bravo in cucina, la lasagna era l’unico piatto che sapeva preparare e beh, era uno dei suoi vanti.
–A cosa devo l’onore della tua presenza in casa? Credevo che fossi impegnato col nuovo lavoro- dissi avvicinandomi al forno per sniffare l’odorino che ne veniva.
–Questa mattina no, ma devo andarmene tra un’ora. Anne rientra prima di cena invece- disse facendomi spostare per aprire lo sportello e controllare il suo capolavoro.
–D’accordo- dissi un po’ triste.
Mi mancava passare del tempo con mio papà. Certo, a Los Angeles non è che stessimo tutto il giorno insieme, però lì era tutto diverso.
–Tesoro dovresti farti una doccia, puzzi come un barbone- mi disse scherzando.
–Grazie tante- bofonchiai facendo la finta offesa.
Mi avvicinò a sé e mi baciò la testa. –Ti voglio bene bimba- mi disse dolcemente.
–Te ne voglio anch’io papà- risposi prima di staccarmi e dirigermi verso il bagno al piano di sopra.
–Ah papà- mi bloccai a metà strada, tornando indietro.
–Si?- disse lui sbucando con la testa fuori dalla cucina.
–Questa sera sono stata invitata ad una festa, quindi non ci sarò per cena- gli riferii.
Non gli chiesi neanche il permesso, a Los Angeles non lo facevo mai perché lui diceva che ero responsabile e che si fidava di me.
–Che tipo di festa?- iniziò ad indagare.
–Una festa organizzata da alcuni ragazzi del posto- dissi dato che era tutto quello che sapevo.
Mio padre mi squadrò per qualche minuto e alla fine mi lasciò andare con un semplice –Divertiti.-
Salii le scale soddisfatta di me stessa. Entrai in camera e la trovai vuota.
–Papà, sai per caso dov’è Harry?- gli urlai.
–È uscito, ha accennato qualcosa riguardo un certo Louis mi pare- mi rispose urlando a sua volta.
Feci spallucce, cercando di convincermi che la cosa non mi interessasse. Raccolsi le mie cose e mi preparai psicologicamente per una doccia rilassante.

Qualche ora dopo ero da sola.
Papà era andato a lavoro e Harry non era ancora rientrato. Sbuffai per l’ennesima volta dopo che ebbi girato tutti i canali televisivi per la centesima volta senza trovare qualcosa di interessante da poter guardare per occupare quel pomeriggio di noia. Guardai l’ora dall’orologio a pendolo che si trovava proprio di fronte a me.
–Perfetto, ancora le quattro- dissi scocciata. –Ancora cinque ore di inferno.-
Una delle mie peggiori abitudini era mangiare per noia. Se non ero una balena era solamente grazie all’intensa attività fisica che facevo costantemente. Mi alzai dal divano sul quale altrimenti avrei passato la mia intera vita e mi diressi spedita in cucina, alla ricerca di qualche schifezza che mi avrebbe distrutto lo stomaco, ma che in quel momento era l’unica via di fuga dalla monotonia di quel posto. Frugai tra i vari stipetti, fino a quando non trovai il mio obiettivo.
–Nutella!- esclamai con gli occhi probabilmente a cuoricino.
Mi affrettai ad afferrare un cucchiaino e ad aprire il barattolo, leccando poi la prima cucchiaiata. L’atmosfera era comunque piuttosto triste, così optai per mettere un po’ di musica. Non riuscendo a trovare nulla che potesse soddisfare i miei gusti, mi rassegnai all’idea di prendere le cuffie e accendere l’i-pod.
Senza rendermene conto iniziai a ballare come una matta una canzone dopo l’altra. Scuotevo i capelli a destra e sinistra, come una vera rockstar. Se qualcuno mi avesse visto in quel momento avrebbe pensato che sarebbe stata un’ottima idea rinchiudermi in un manicomio o in un posto simile. Quando iniziò la riproduzione di una delle mie canzoni preferite diedi inizio a un vero e proprio concerto. Con il cucchiaino come microfono mi scatenai su quelle note, dando voce al mio talento canoro.
–Adesso i cantanti di casa sono due- disse, o meglio urlò affinché potessi sentire, una voce divertita alle mie spalle.
Sistemai il ciuffo che nel frattempo mi era finito davanti agli occhi e sbuffai dato che avevano interrotto il mio pomeriggio di divertimento.
–Oh, sei tornato- dissi prendendo un’altra cucchiaiata di Nutella, fingendo che non mi avesse sorpreso in quel mio momento di scatenamento.
–Pensavi che mi fossi trasferito?- Harry si avvicinò a me, prendendomi dalle mani il cucchiaino e servendosi con la mia merenda.
–Ma prego, fai pure- dissi scocciata, mentre lui continuava a leccare il cucchiaino nonostante non vi fosse rimasta più alcuna traccia di cioccolata.
–E smettila con quella lingua che tutta questa situazione sta diventando un film porno!- glielo ripresi dalle mani, incamminandomi verso il salotto per continuare a cibarmi da sola sul divano.
Lui mi raggiunse tranquillamente poco dopo.
–Che facevi?- chiese prendendo di nuovo il barattolo dalle mie mani insieme al cucchiaino.
–Non credo che questo sia l’unico della casa, prenditene uno e smettila di fregare il mio- glielo tirai via quando ancora lo aveva in bocca.
–Sbaglio o oggi siamo piuttosto acide?- chiese con una punta di sarcasmo.
–Non è colpa mia se mi avete abbandonato qui da sola per tutto il pomeriggio lasciando così che il mio lato antipatico predominasse su quello dolce- risposi facendo la finta innocente, tenendo il cucchiaino in bocca come una bambina.
–Mi dispiace, posso rimediare in qualche modo?- chiese avvicinandosi in modo provocatorio.
Lasciai cadere il cucchiaio nel barattolo, perdendo per qualche secondo il controllo su me stessa. Mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, scendendo poi ad accarezzarmi delicatamente una guancia. Schiusi leggermente le labbra, quando eravamo quasi completamente attaccati. Sentivo di stare per commettere di nuovo quell’errore, ma era più forte di me. Non riuscivo a controllare quella forza che si impossessava di me ogni volta che ero vicino ad Harry e che mi spingeva insistentemente verso di lui.
–Ragazzi sono a casa!- Harry spalancò gli occhi, esattamente come feci io.
Prima che potesse succedere qualsiasi cosa, lo allontanai da me.
Mi sedetti meglio, mentre Harry accendeva la televisione per creare un’atmosfera innocente e familiare.
–Ciao Anne- dissi fingendomi tranquilla, mentre in realtà dentro di me stavo esplodendo dall’agitazione.
–Ciao mamma- disse anche lui.
La donna ci venne a salutare, per poi lasciarci subito da soli per occuparsi della cena.
–L’abbiamo vista brutta- disse Harry asciugandosi il sudore dalla fronte.
–Già- fu tutto quello che riuscii a dire.
–Che ti prende?- mi chiese alzandosi con la schiena e sedendosi all’indiana davanti a me.
–Niente, sto bene- risposi evitando il discorso. Lui mi guardò poco convinto, ma non insistesse.
Senza dire altro, mi alzai e salii al piano di sopra.
L’essere quasi scoperti aveva fatto scattare in me un meccanismo del tutto nuovo per me, un meccanismo che a stento riuscivo a capire io stessa, ma che ero certa non avrebbe portato niente di buono.

-La cena è pronta, che fai non scendi?-
Tirai fuori la testa dall’armadio e guardai Harry sedersi ai piedi del suo letto. Scossi la testa, tornando a rovistare tra i miei vestiti.
–Perché? Non sarai mica a dieta- disse ridacchiando.
–Secondo te questo è troppo eccessivo per una festa da queste parti- dissi ignorandolo e mostrandogli uno dei miei abitini preferiti.
Lui osservò il vestito e poi squadrò me. –Dove dovresti andare vestita così?- mi chiese alzando un sopracciglio.
–Ad una festa, non hai sentito? Sei per caso sordo?- scherzai. S
otto il suo sguardo shockato iniziai a cambiarmi.
–Mi alzai la lampo per favore?- gli chiesi indicando il vestito che mi stava meglio di quanto ricordassi.
Lui annuì, finalmente sembrava essersi ripreso. Alzò attentamente la zip, fino a chiudere del tutto il vestito.
–Grazie- dissi girandomi e ritrovandomelo inevitabilmente a una distanza minima.
Abbozzai un sorriso e lo sorpassai, mentre lui continuava ad essere impassibile. Forse mi ero sbagliata, non si era ancora ripreso. Che poi da cosa si doveva mai riprendere?
–Sei sicuro di stare bene?- chiesi mentre calzavo ai piedi un paio di scarpe nere col tacco piuttosto alto.
–No sul serio, non hai intenzione di uscire così, vero?- chiese di nuovo, ignorandomi completamente.
–E poi che festa è? Chi la organizza? Perché io non ne sapevo niente? Vengo con te, è deciso- iniziò a parlare da solo, interpretando perfettamente un monologo.
–Oh, frena un poco signor gelosia. Sei forse impazzito? Non sei mio padre, non ho bisogno della tua protezione… e poi non sei stato invitato- dissi uscendo per andare in bagno piuttosto nervosa.
Non avevo bisogno di chiedere il permesso a mio papà e dovevo farlo con lui? Non esisteva.
Diedi un colpo di phon ai capelli, giusto per ravvivarli un poco. Iniziai a sistemare il trucco, quando la sua voce risuonò nuovamente alle mie spalle.
–Io non sono geloso, mi sto solo preoccupando per te- disse scocciato, appoggiandosi con le spalle alla porta semi chiusa.
–Grazie per l’interessamento, ma non serve- risposi ancora arrabbiata.
Rimisi a posto quello che avevo usato e uscii dal bagno, ignorandolo di nuovo.
–Ash aspetta- mi chiamò, ma non ci feci caso.
Entrai in camera per prendere la borsa e sistemarvi dentro il telefonino. Appena lo presi in mano vibrò. Era un messaggio di Selene, che mi diceva di essere arrivata.
–Andiamo, non volevo litigare con te- disse Harry entrando in camera.
Alzai gli occhi al cielo già stanca di quella situazione.
–Va bene, ti perdono. Ma ora lasciami stare o farò tardi- dissi sbuffando, uscendo dalla camera.
–Ferma un attimo!- iniziò a rincorrermi per le scale.
–Io vado, notte Anne- dissi alla donna che a differenza del figlio era a conoscenza dei miei piani.
–Ti ho detto di fermarti.- Harry mi prese per un braccio, obbligandomi a voltarmi.
–Dobbiamo parlare- disse con tono deciso.
–Quanto ti sarai calmato e avrai smesso di comportarti come un possessivo del cazzo allora si che parleremo- dissi facendogli mollare la presa.
Aprii la porta e uscii fuori ancora più arrabbiata di prima. Attraversai il vialetto traballante a causa dei tacchi fino a raggiungere la rossa che mi aspettava in auto.
–Buona sera splendore- mi salutò raggiunte.
–Ciao- la salutai sbuffando.
–Scusa, ma ho appena discusso con il mio…- Tentennai, non sapendo bene come definire Harry. -…fratellastro- conclusi storpiando le labbra.
–Capisco- disse lei facendo partire il motore. –Ma adesso libera la mente, abbiamo un party che ci aspetta- aggiunse solare.
Quella ragazza mi ricordava parecchio Allison e come lei era capace di migliorare il mio umore con una sola frase. La differenza era che Aly la conoscevo da una vita, mentre lei da meno di un giorno. Non ero mai stata una di quelle persone che davano particolare importanza ai dettagli e di certo non lo sarei iniziata ad essere adesso.
Così sfoderai uno dei miei sorrisi migliori, mi passai una mano tra i capelli e entusiasta esclamai:
-Che la festa abbia inizio!-



here i am:
forse mi credevate morta, ma invece sono ancora qui, viva e vegeta!
no seriamente, scusate per l'attesa. credevo che le vacanze mi avrebbero dato il tempo per scrivere tranquillamente e invece hanno solo contribuito ad aumetare la mia voglia di fare niente ahah
allora, ecco il nuovo capitolo *capitan ovvio*
ci sono alcune scene che mi piacciono particolarmente, mentre altre che non mi convincono per niente >.< spero che almeno a voi piacciano tutte uù
mmm.. che altro posso dire? 
ah si! c'è stato il primo incontro tra ash e zayn, che ve ne pare?
e un'altra cosa, che ne pensate di harry che mostra questa improvvisa.. chiamiamola gelosia dai!?
fatemi sapere cosa ve ne pare in generale e boh, niente.
grazie a tutte quante <3

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Capitolo 6
*** capitolo cinque. ***





capitolo cinque.


Selene premeva sull’acceleratore, sfrecciando come una saetta per le viuzze della città. Ogni strada che prendeva a me sembrava la stessa, dandomi addirittura l’impressione che ci fossimo perse. Lei invece guidava sicura di sé. Sapeva il fatto suo quella ragazza. Imboccò una via secondaria, dicendo che così saremmo arrivate prima. Poco dopo infatti, dal fondo della strada, si iniziò a sentire una musica che avanzando diventava sempre più forte. La rossa accostò dinanzi a una villa lussuosissima. L’organizzatore della festa doveva essere uno di quei figli di papà al quale piace ostentare il proprio benessere economico. Odiavo quei tipi, a Los Angeles era pieno di gente così.
–Pronta per il divertimento?- mi domandò Selene scendendo dall’auto.
La imitai, raggiungendola non appena fui fuori dall’auto. Un gruppo di ragazzi stata sorpassando il cancelletto d’entrata proprio in quel momento. Non avevano una bella cera, nonostante dovessero ancora iniziare a festeggiare.
–Che c’è? Non dirmi che questo è troppo per te?- mi chiese ironica indicando la villa dinanzi a noi. Feci una smorfia col viso.
–Ho visto di peggio- la rassicurai sorridendo.
La presi sotto braccio e, come due vecchie amiche, ci incamminammo verso la nostra serata.
 
Era passata più di un’ora da quando Selene mi aveva abbandonata. Il divanetto rosso su cui ero seduta da quando avevo praticamente messo piede lì dentro aveva ormai preso la forma del mio fondoschiena. Non avevo ancora controllato, ma ne ero certa. Con lo sguardo cercai tra la folla Selene, sperando anche solo di intravedere lei o il tizio piuttosto bruttino con cui l’avevo notata ballare l’ultima volta. Nulla, di lei neanche l’ombra. Guardavo la gente attorno a me e mi sentivo come un pesce fuor d’acqua. Solitamente ero io il centro delle feste, ma adesso l’unica cosa che riuscivo a fare era sentirmi fuori luogo.  
–Una bella ragazza come te non dovrebbe trascorrere la serata da sola, ma in dolce compagnia.-
Alzai lo sguardo, fino a incrociare quello dello stesso moro che quella mattina avevo investito per sbaglio.
–Magari la tua- dissi sarcasticamente.
–L’idea era quella- rispose allungandomi un drink. Gli sorrisi riconoscente, mentre afferravo il bicchiere da lui gentilmente offertomi.
–Sono Zayn- disse allungando una mano verso di me.
–Nessuno te l’ha chiesto- risposi sorseggiando il liquido rosso che mi aveva gentilmente offerto.
Con la coda dell’occhio guardai il ragazzo, che adesso aveva un nome, che si stava accomodando al mio fianco.
–Oh, ma io so che ti interessa- sussurrò al mio orecchio. Non mi ero neanche accorta che si fosse avvicinato di tanto, l’alcool probabilmente stava iniziando ad avere i suoi effetti facendomi rintontire.
–Ti conviene allontanarti se non vuoi ritrovarti il mio tacco a spillo conficcato da qualche parte- dissi accavallando le gambe in modo che potesse focalizzare il mio tacco.
–Mi piacciono le tipe aggressive- disse accompagnando la frase con un sorriso malizioso.
–Io sbavo per quel figone di Logan Lerman, ma sai com’è: non si può avere tutto dalla vita- mi divertii a prenderlo in giro. Non potevo certo negare che fosse un bel ragazzo, anche perché aveva attirato la mia attenzione sin dalla prima volta in cui lo avevo visto.
–In realtà volevo scusarmi per il mio comportamento di questa mattina, sono stato piuttosto sgarbato- disse allungando una mano sulla mia coscia.
–Credevo di averti spaventato con la storia del tacco a spillo- dissi facendogliela togliere. Quel ragazzo stava mettendo a dura prova i miei nervi. Mi piacevano le provocazioni, ma dipendeva anche da chi era a farle.
–E comunque se può bastare per farti smettere di allungare le mani, sei scusato- dissi sperando di mettere fine al suo attacco da piovra.
Bevvi l’ultima goccia rimasta nel mio bicchiere, dopodiché glielo poggiai sulla mano libera. –Grazie per il drink.- Gli feci l’occhiolino e nel momento in cui mi alzai scontrai contro qualcuno.
–Adesso siamo pari- disse Selene, ammirando la macchia che adesso regnava sul suo abito.
–Ti giuro che non volevo- cercai di scusarmi, ma non riuscendo comunque a trattenere una risata.
–Fa niente- disse mollando il bicchiere al primo tizio che le passò accanto.
–Ti dona questo colore di capelli  Sel-  la voce del moro alle mie spalle richiamò la nostra attenzione.
–Zayn!- esclamò lei buttandosi a salutarlo. –Non pensavo venissi sta sera, prima mi dai buca e poi ti fai trovare qua?- gli disse con tono di rimprovero.
–Ho cambiato i miei programmi- rispose lui.
–Aspetta un attimo- dissi mettendo le mani avanti. –Questo Don Giovanni da quattro soldi  è tuo cugino?- chiesi guardando Selene. Lei annuì orgogliosa.
–Beh, sono piuttosto delusa se devo essere sincera. Mi aspettavo un tipo meno scontato e prevedibile- dissi tornando a sedermi, guardando divertita il ragazzo che non pareva aver preso bene la mia frase.
–Almeno io sono stato educato e mi sono presentato prima di dare un giudizio- rispose con una frecciatina.
–Come avevo pensato: banale e scontato anche nelle risposte.- Lo guardai divertita, mentre Selene osservava entrambi gustandosi il battibecco. –Ma comunque non mi piace passare per quella che non sono, perciò mi presento. Sono Ashley.-
Il ragazzo guardò, anzi osservò attentamente la mia mano, prima di stringerla. –Piacere mio Ashley- disse con tono di voce seduttore, fissandomi coi suoi profondi occhi.
–Uh, qualcuno ci sta provando con la  nuova arrivata- disse divertita Selene, guardando il cugino con sguardo malizioso.
Il ragazzo stava per rispondere, quando lei stessa mi afferrò per un braccio facendomi alzare.
–Mi dispiace splendore, ma dovrai cedere al fascino ammaliatore di mio cugino un’altra volta.- Zayn la guardò sbuffando.
–Andiamo, ancora è presto- la riprese lui, cercando di trascinarmi di nuovo sul divanetto.
–Tranquillo, sono sicura che troverai qualcuna più facile di me da abbordare- dissi sfuggendo alla sua presa con aria di presa in giro.
Lui ridacchiò, per poi iniziare a guardarsi intorno. Senza aggiungere altro, Selene mi trascinò fuori di lì.
–Sai ragazza dovresti riconsiderare i tuoi standard per quanto riguarda i ragazzi. Il tipo per cui mi hai abbandonata? Terribile- dissi ripensando all’ultimo ragazzo con il quale l’avevo vista quella sera e facendo una faccia disgustata.
–Lo so, infatti non ci sono andata a letto insieme. Quel ragazzo mi porterà un sacco di voti alle elezioni studentesche del prossimo anno- mi rispose. La guardai stranita, non capendo dove volesse arrivare.
–Sono anni che mi candido alla carica di presidente e puntualmente perdo perché non conosco abbastanza gente. Ma quest’anno sarà diverso- disse convinta. -Parteciperò ad ogni vesta, ballerò anche con il presidente del club degli scacchi se sarà necessario, ma io vincerò quelle elezioni.-
Il fuoco che ardeva nei suoi occhi iniziava a spaventarmi.
–Certo, farò ogni cosa nei limiti- si preoccupò di precisare. Per fortuna, perché iniziavo a credere che avrebbe fatto chissà cosa pur di ottenere un misero voto.
–Toh, parli del diavolo…- disse incrociando le braccia al petto e alzando gli occhi al cielo.
Cercai di capire di chi stesse parlando, ma senza successo.
–Selene, che piacere incontrarti.-
-Mi piacerebbe dire lo stesso per te Horan, ma mentirei.-
Mentre io ero impegnata a guardarmi intorno, dietro di me due ragazzi avevano dato inizio al loro teatrino.
–Ashley sei proprio tu?- mi voltai, sentendomi chiamata in causa.
–Niall ciao- dissi guardando il biondino che venne subito a salutarmi.
–Tu conosci Niall Horan?- mi chiese la rossa facendomi allontanare da lui.
–La domanda corretta è: tu conosci Selene Malik?- la corresse lui.
–Certo, dovevo aspettarmelo. Sei la sorellastra di Styles d’altronde- rispose lei al mio posto.
–Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?- chiesi guardando i due ragazzi che da quando si erano visti non facevano altro che mandarsi occhiatacce.
–Lui è quello che ogni anno mi batte alle elezioni- disse la ragazza mettendo su un finto sorriso.
–E lei è quella che ogni anno perde- ci tenne a precisare lui, ricambiando il sorriso che però a differenza di quello della rossa sembrava essere sincero.
Avevo conosciuto Niall e mi era da subito sembrato un ragazzo dolce e simpatico. Non capivo come Selene potesse avercela tanto con lui.
–Harry sa che sei qui? Insieme a lei?- mi chiese il biondo risvegliandomi dai miei pensieri.
–Cosa vorresti dire? Che non sono un tipo da frequentare?- Selene rispose di nuovo al posto mio.
–Onestamente? Penso che Ashley potrebbe frequentare gente migliore- le rispose lui assumendo quell’aria da stronzetto che mai avrei immaginato potesse avere.
–Direi che è arrivato il momento di tornare a casa- dissi prendendo la mano di Selene e allontanandola da Niall prima che potesse ucciderlo.
–Ci si vede Niall- salutai velocemente il biondo e, senza aspettare una sua risposta, mi affrettai a lasciare quella casa insieme a Sel.
–Cos’era quello?- chiesi una volta che fummo in macchina.
–Niente, solo una lite tra me e il ragazzo che più odio sulla faccia della terra- rispose stringendo il volante come se volesse stritolare qualcuno. E quel qualcuno probabilmente era Niall.
–A me sembrava che ci fosse dell’altro. Siete stati a letto insieme per caso?- chiesi dando voce a una delle ipotesi che avevo fatto sul rapporto di quei due.
–Ma sei scema per caso?- disse frenando di botta, rischiando quasi di ucciderci. –Io non andrei mai a letto con Niall Horan! Neanche se fosse l’ultimo ragazzo sulla faccia della terra! Piuttosto mi faccio suora- disse cambiando marcia e ripartendo.
–Ok, ma non scaldarti così tanto altrimenti non riuscirai mai a convincermi del contrario- dissi ridacchiando.
Lei mi riservò uno sguardo minaccioso per poi tornare a concentrarsi sulla strada davanti a sé e lasciare cadere il discorso ‘Niall’.
 
Inserii le chiavi che papà mi aveva dato prima di andare a lavoro quel pomeriggio e, facendo attenzione, feci scattare la serratura. Feci qualche passo nell’entrata, ma i tacchi che indossavano picchiettavano troppo sul pavimento, così senza pensarci troppo mi tolsi le scarpe e rimasi scalza. Salii silenziosamente ogni gradino, fino ad arrivare davanti alla porta di camera mia. Sbirciai dalla serratura e vidi il buio, quindi sospirai sollevata dal fatto che Harry stesse dormendo. Non avevo voglia di affrontarlo o di discutere. Ero troppo stanca per farlo. Abbassai la maniglia, ma non appena aprii la porta la luce venne accesa. Saltai in aria, letteralmente.
–Sai che ore sono? È l’una passata, con chi sei stata tutta la sera?-
Appoggiai con la schiena contro la porta, sbuffando rumorosamente affinché mi sentisse. Sembrò comunque non accorgersene. Chiusi gli occhi, raccogliendo tutta la pazienza presente nel mio corpo, che di suo era davvero poca. Quando li riaprii, lui era di fronte a me con le braccia incrociate al petto in attesa di una mia risposa.
–Harry stai diventato pesante- dissi cercando di allontanarmi, ma lui fu più veloce, bloccandomi prima che potessi superarlo. Alzai gli occhi al cielo, facendogli roteare.
–Va bene, vuoi farmi un interrogatorio? Ok, facciamolo- dissi spingendolo via e andandomi a sedere sul bordo del letto. –Ma che sia una cosa veloce, sono stanca e voglio andare a dormire.-
Lo guardai fissa aspettando che parlasse, ma lui se ne stava in silenzio a guardare il pavimento ai nostri piedi.
–Ho detto una cosa veloce- dissi alzandomi e andandogli incontro sperando che così tornasse in sé. Vedendo che non si decideva a parlare, rinunciai.
–Ok, io ci ho provato- dissi alzando le braccia e iniziando a gesticolare e a parlare da sola.
–Mi preoccupo semplicemente per te- disse di punto in bianco, interrompendo il mio monologo. Lo guardai cercando il suo sguardo che però continuava ad essere basso.
–Apprezzo il gesto, ma non è necessario- dissi cercando di essere il meno dura possibile.
–Lo so, scusami. Non so cosa mi sia preso. Non avevo alcun diritto di comportarmi così con te.-
Il tono di voce adesso era diverso. Non era più quello di rimprovero severo, ma era dolce e preoccupato. Alzò la testa e incrociò finalmente il mio sguardo. Mi sorrise, avvicinandosi lentamente a me. Mi prese il viso con le mani e mi obbligò ad alzarlo per guardarlo negli occhi.
–Nonostante tutto, ci tengo davvero a te- aggiunse avvicinandosi al mio volto.
–Non potremmo fare finta che non sia successo niente e ricominciare da capo?- chiese giocando con una ciocca dei miei capelli.
Stavo per cedere di nuovo a lui, al suo profumo, alle sue labbra, al desiderio di sentirmi sua ancora una volta. Non so nemmeno io come, ma trovai la forza per tirarmi indietro.
–Non possiamo- dissi prendendo le sue mani e allontanandole dal mio viso.
Lui mi guardò, ma l’unica cosa che riuscii a fare fu farfugliare delle scuse e uscire dalla stanza, lasciandolo da solo. Harry mi piaceva. Mi attraeva in un modo in cui nessun altro aveva mai fatto. Ma ci avevo riflettuto e avevo preso una decisione. Non avrei rovinato la nuova vita di mio padre per un ragazzo. Non lo avrei fatto né ora né mai.
 
-Senti Styles non me ne frega del fatto che a te sta sul cazzo mio cugino. Si da il caso che tua sorella sia una mia amica e che io sia qui per vederla!-
Dal piano di sotto era già qualche minuto che si sentiva urlare, ma fin’ora quella era l’unica frase che ero riuscita a captare perfettamente. La voce cristallina di Selene echeggiava per tutta la casa, arrivando fino alle mie orecchie che erano ben nascoste sotto il cuscino. Quando sentii la sua ennesima lamentela, pensai che forse sarebbe stato meglio alzarmi e andare a vedere cosa stesse succedendo. A fatica mi trascinai fuori dal letto e raggiunsi le scale.
Feci per scendere, ma mi bloccai quando sentii la voce di Harry.
–Per la sedicesima volta Selene, e giuro che le ho contate, Ashley sta dormendo. Più tardi quando sarà sveglia le dirò che sei passata. Ora se vuoi farmi il piacere di andartene da casa mia te ne sarei molto grato.-
A stento riuscii a trattenere una risata, quando vidi la faccia di Selene prendere il colore dei suoi capelli per la rabbia. Rimasi nascosta per un po’ di tempo a gustarmeli litigare. Erano davvero comici quei due. Dopo qualche sana risata e un po’ di divertimento mattutino, realizzai che era arrivata l’ora di mettere fine a quel teatrino prima che Selene staccasse la testa ad Harry… letteralmente.
–Sbaglio o qualcuno mi stava cercando?- dissi apparendo magicamente da sopra le scale.
–Finalmente ti sei svegliata, un altro poco e ti ritrovavi senza fratello- mi urlò contro la rossa.
–Buongiorno anche a te Sel- dissi spostando il braccio di Harry dalla porta e schioccando un sonoro bacio sulla guancia alla mia nuova amica.
–Ci sarei anche io- borbottò Harry alla mia destra.
–Scusa un attimo, il barboncino qui presente si sente escluso- dissi ridacchiando.
–Buongiorno fratellone- dissi scompigliandogli i capelli e enfatizzando forse troppo la parola fratellone.
Volevo cercare di essere il più naturale possibile e comportarmi come avrei dovuto fare dal primo momento in cui avevo scoperto chi realmente fosse Harry. Certo, forse scappare ieri sera non era stata una delle mie migliori idee, ma se lui non avesse chiesto niente (cosa che io speravo vivamente) forse sarei riuscita a scamparla.
–A cosa devo la visita?- chiesi tornando a prestare la mia attenzione a Selene.
–Volevo sapere se ti andava di venire a correre con me?- fece spallucce.
–Cinque minuti e sono di nuovo qui con la tuta- dissi scampando verso le scale.
–Vedete di non uccidervi durante la mia assenza- dissi fermandomi al primo gradino.
–Non ti prometto niente- rispose subito lei.
Guardai Harry facendo gli occhi da cucciolo, sperando che almeno lui non mi deludesse. –Per favore- mimami col labiale.
Lui guardò prima la rossa, poi me. –Ci proverò.-
Gli sorrisi per fargli capire che apprezzavo davvero quel gesto. –Grazie- dissi.
–Ancora qua sei! Muoviti o vado a correre con qualcun altro!- mi urlò contro Sel.
Scoppiai a ridere e inaspettatamente lo fece anche Harry. –Corro!- urlai in risposta, risalendo al piano di sopra e lasciando quei due soli.
–Spero di non trovare morti quando qui avrò finito- dissi a me stessa, mentre infilavo i pantaloni della tua preparandomi per l’allenamento. 



here i am:
inzanzitutto mi scuso per la merda di capitolo che dovrete leggere. onestamente a me non piace, fatta eccezione per qualche passaggio che invece mi convince. ma vabè, come dico sempre io questi sono solo dettagli LOL
le storie dei ragazzi stanno iniziando ad intrecciarsi e con questo capitolo scopriamo qualcosina in più sulla loro vita (mi riferisco a niall e selene se non lo avesse capito ahah).
zayn malik finalmente fa il suo ingresso.. ufficiale. si, direi che ufficiale è il termine più adatto.
quando lasciate la recensione fatemi sapere se siete pro harry o pro zayn (?) ahah così, tanto per avere un'idea LOL
ah, nel caso in cui a qualcuna di voi interessasse, su twitter sono @xshewalksaway **
buona lettura gente xx

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Capitolo 7
*** capitolo sei. ***





capitolo sei.


–Ehi cheerleader frena un po’, ho bisogno d’ossigeno.-
Mi fermai e mi voltai verso Selene che era rimasta indietro. Stava con le mani appoggiate alle ginocchia con la testa leggermente abbassata per riprendere fiato. La guardai, scuotendo la testa sorridente per poi raggiungerla mantenendo lo stesso passo da corsa.
–Siamo un po’ fiacche oggi o sbaglio?- la presi in giro. Lei alzò il volto, fulminandomi con lo sguardo.
–Non so te, ma io ieri sera sono tornata a casa distrutta- disse alzandosi del tutto col busto. Feci spallucce, non sapendo bene cosa dire.
–Litigare col tuo ragazzo ti fa consumare così tante energie?- chiesi quando mi venne il colpo di genio.
–Niall non è il mio ragazzo- precisò borbottando.
–Chi ti dice che io stavo parlando di lui?- feci la finta innocente. Lei mi riservò l’ennesima occhiataccia, per poi cambiare subito atteggiamento sorridendomi amichevolmente.
–Ti va di venire a pranzo da me oggi? Sono da sola, mamma e papà sono fuori- disse innocentemente.
–Cosa c’è sotto?- chiesi insospettita da quel suo improvviso cambiamento d’umore. Lei fece spallucce, trasformandosi in una versione tenere e dolce di sé stessa.
–D’accordo, tanto non ho niente di meglio da fare- accettai pensando che così avrei potuto evitare ancora per un po’ Harry.
–Perfetto, allora sarà meglio incamminarci altrimenti mangiamo per le quattro!- esclamò afferrandomi per un polso e trascinandomi verso l’uscita del parco.
–Fammi almeno passare da casa a cambiarmi- cercai di oppormi.
Sel fece per rispondermi, ma la nostra conservazione fu interrotta da una terza voce.
–Ciao Ashley- esclamò una bionda venendoci incontro.
Selene si fermò di scatto e così pure io. Strinsi gli occhi in due fessure per poter focalizzare la figura che era sempre più vicina a noi.
–Alex!- dissi forse con troppo entusiasmo non appena l’ebbi riconosciuta.
–E dopo l’irlandese ossigenato e il barboncino spettinato ecco arrivare la signora Tomlinson!- sussurrò Selene convinta che io non potessi sentirla, mollando la presa dal mio braccio.
–Puoi mettere da parte la tua acidità e essere gentile almeno con lei?- chiesi alla rossa, che sbuffò roteando gli occhi, ma dicendo comunque di si.
–Ehi- mi rivolsi questa volta ad Alex che finalmente ci aveva raggiunte.
Mi strinse in un abbraccio alquanto forte. Per essere una ragazza piccola era piuttosto potente. Da quel saluto sembravamo essere amiche di vecchia data, quando invece ci conoscevamo appena.
–Selene- disse cordialmente notando la ragazza alla mia destra.
–Alex- le fece un segno col capo l’altra.
L’atmosfera diventò piuttosto imbarazzante da subito, ma per fortuna la bionda smorzò la tensione.
–Sono passata da casa e Harry mi ha detto che ti avrei trovata qui- disse.
–E come mai sei passata?- la guardai perplessa.
–Volevo chiederti se pomeriggio ti andava di venire in centro con me- disse senza togliersi quel sorriso dalla faccia.
Da quel poco che avevo potuto apprendere, Alex era una ragazza radiosa e solare. Per quanto mi allettasse l’idea di gironzolare per negozi alla ricerca di qualche abito carino, mi trovai costretta a rifiutare l’invito.
–Scusa, ma ho già un impegno- risposi facendo cenno alla rossa accanto a me.
–Oh capisco.- L’espressione della bionda mutò improvvisamente in una triste e imbronciata, facendomi così tanta tenerezza.
–Però magari un’altra volta potremmo uscire tutte e tre insieme- azzardai coinvolgendo anche l’altra. Selene si voltò verso di me di scatto, incenerendomi con lo sguardo.
–Sarebbe fantastico!- esclamò Alex prima che Sel potesse contraddirmi. Fu proprio la rossa a congedare frettolosamente Alex, trascinandomi via di lì.
–Si può sapere cosa ti è saltato in mente? Ti ricordo che gli amichetti del tuo caro fratellino non possono vedermi- disse agitando le mani nervosamente.
–Come sei esagerata, vedrai che sarà divertente- dissi spegnendo la sua negatività.
La rossa incrociò le braccia al petto, guardandomi alzando un sopraciglio poco convinta delle mie parole. –Sei insopportabile quanto ti ci metti, lo sai?-
La guardai, sorridendo soddisfatta. –Proprio come te.-
Lei mi fece una linguaccia, per poi scoppiare a ridere insieme a me.
–Allora, andiamo a pranzo?- chiese.
–Fammi strada- dissi indicando la via davanti a noi.
Ridendo e scherzando, ci incamminammo verso casa della rossa.

–Benvenuta in casa Malik- disse Selene facendomi gli onori di casa.
Esternamente l’abitazione era piuttosto simile a quella dove abitavo io, ma all’interno erano due cose completamente diverse. Casa di Selene dentro rispecchiava lo stile antico che sfoggiava all’esterno. I mobili erano in arte povera, tutti di un legno piuttosto scuro. C’erano un sacco di tappeti sparsi per terra e i lampadari erano tutti in uno stile floreale. In poche parole quella sembrava la casa di mia nonna.
Selene mi fece segno di seguirla, così la raggiunsi in salotto e mi sedetti sul divano sul quale lei si era appena comodamente sdraiata.
–Allora- iniziò a parlare mentre si sistemava un cuscino dietro la schiena –Harry ti sta sempre in mezzo ai piedi come sta mattina oppure si è trattato di un caso eccezionale?-
Provai a risponderle, ma lei fu più veloce di me, precedendomi con un’altra domanda.
–Da quanto tempo sei qui? Quattro giorni ed è già così protettivo nei tuoi confronti?- Si tirò su con la schiena, sedendosi a gambe incrociate accanto a me.
–Diciamo che da subito c’è stato… c’è stato un certo feeling tra di noi- dissi pensando attentamente alle parole da dire.
Pensai che forse sarebbe stato meglio avvertirlo della mia assenza per pranzo, così presi il cellulare dalla tasca destra della tuta e gli scrissi un messaggio veloce.
–Uh, ho capito tutto, non devi dire altro.-
Alzai lo sguardo dallo schermo e mi voltai verso di lei. Guardai la sua faccia passare da investigatrice a maliziosa e subito il mio cervello si azionò per mettere fine a quei pensieri che sicuramente stava facendo.
–Ma cosa vai a pensare?! Dimentichi che è mio fratello- ci tenni a precisare. Sapevo che quel discorso non reggeva, ma essendo Selene all’oscuro di tutti i retroscena di quella storia poteva andare anche bene.
–Credimi, il modo in cui ti guarda è tutto tranne che fraterno- rispose scoppiando a ridere.
–Che intendi dire?- La guardai torvo, non capendo dove volesse arrivare, o almeno fingendo di non aver capito il senso della sua frase.
–Intendo dire che questa mattina ti ha praticamente fatto una radiografia mentre salivi le scale. Non ti ha staccato gli occhi di dosso per nemmeno un misero nanosecondo.-
Ascoltavo Selene e, mentre il mio cervello mi ordinava di smetterla di essere felice per ciò che stava dicendo, il mio cuore batteva ad un ritmo insolito.
–Credo che il feeling di cui parli si sia instaurato tra Harry e il tuo fondoschiena- continuò ridacchiando.
–La vuoi smettere?!- dissi sbuffando. Tornai al messaggio che stavo scrivendo e che ancora non avevo inviato. Una volta terminata l’operazione, rimisi il telefono a posto.
Mi passai una mano tra i capelli, scostando il ciuffo che ricadeva sul mio occhio destro.
–Come siamo suscettibili- rispose la rossa mostrando le mani in segno di resa e alzandosi dal divano.
–Non so te, ma io puzzo come un maiale che si è appena rotolato nel fango- cambiò improvvisamente discorso, odorandosi la maglia appiccicosa e sudata.
–Ho due bagni, che ne dici di farci una doccia? Scommetto che tu stai messa peggio di me!- rise guardandomi.
Una doccia era proprio quello che mi ci voleva in quel momento, così accettai senza farmelo ripetere due volte. Selene mi mostrò il bagno al piano superiore, lasciandomi dei suoi vestiti sul letto di camera sua per potermi cambiare dopo.
–Io userò quello di sotto- disse scendendo le scale di nuovo per andare a lavarsi anche lei. –Fai come se fossi a casa tua- urlò prima che mi richiudessi la porta alle spalle.
Mi tolsi i vestiti e li buttai a terra senza preoccuparmene più di tanto. Entrai nella doccia e lasciai che il getto tiepido e forte risanasse la mia pelle. Dopo un bel po’ di minuti in cui ero entrata in trans a causa della doccia, tornai in me grazie alla voce forte e chiara di Selene.
–Mi sono accorta che manca il pane, esco cinque minuti a compralo- urlò da dietro la porta affinché potessi sentirla.
–Va bene- le risposi mentre mi affrettavo a fare lo shampoo.
Dopo ancora qualche minuto, chiusi l’acqua e uscii dalla doccia. Presi l’accappatoio che era appeso alla parete e lo misi addosso per asciugarmi. Mi guardai un paio di volte allo specchio, prima di decidermi a raccogliere le mie cose e uscire da lì dentro. Andai in camera di Sel per vestirmi. Lasciai la porta aperta, tanto ero da sola in casa.
–Però, uno spogliarello gratis nel giorno del mio non compleanno. Non dovevi disturbarti.-
Stavo sciogliendo la cintura dell’accappatoio, quando quella voce mi raggiunse. Mi voltai di scatto e vidi Zayn appoggiato alla porta con un sorriso malizioso stampato sul viso.
–Cosa ci fai qui?- Il mio tono di voce era particolarmente infastidito in quel momento, ma non per via di Zayn, bensì per la sorpresa di trovarlo lì.
–Per adesso niente, però adesso che ti ho vista mi è venuta una mezza cosa in mente- si avvicinò a me, passandosi la lingua sulle labbra.
–Non crederai davvero che questi giochetti funzionino con me?- gli chiesi, incrociando le braccia al petto, ma restando ben inchiodata dov’ero.
–Tentar non nuoce- rispose con un tono di voce basso e roco che dovevo ammettere lo rendeva più sexy di quanto non lo fosse già.
Continuò ad avanzare verso di me, fermandosi quando eravamo davvero a pochi centimetri di distanza. Guardai quei suoi occhioni marroni senza sentirmi a disagio o essere imbarazzata. Non ho mai saputo se considerarlo un pregio o un difetto, ma coi ragazzi ero sempre stata un tipo spigliato, per niente timido insomma.
–Fossi in te lascerei perdere- lo stuzzicai.
–Sai, dovresti imparare a cogliere al volo le occasioni preziose come questa quando ti si presentano- disse giocherellando con il bordo dell’accappatoio.
Nella mia mente un piano diabolico iniziò ad architettarsi da solo. Sorrisi maliziosa quando l’idea fu completata. Mi avvicinai ancora di più a lui, fermandomi ad una distanza praticamente invisibile dalle sue labbra.
–Sai Zayn, dovresti cercare di aggiornare le tue tecniche di seduzione, queste sono alquanto arretrate- dissi con un filo di voce.
Sorrisi fiera, mentre mi gustavo la sua espressione sbalordita allontanandomi da lui. Avrei voluto continuare a stuzzicarlo, ma il mio telefono richiamò la mia attenzione a sé proprio in quel momento in cui mi stavo divertendo tanto. Aprii il messaggio, che non era altro che la risposta di Harry al mio. Una risposta abbastanza strana a dire il vero. Alle quattro davanti al bar di Louis, dobbiamo parlare.
–Per caso nascondi un fidanzato segreto?- Scattai in aria, sentendo la voce di Zayn e il suo respiro così vicini a me. Mi voltai e, senza dire niente, lui mi prese il telefono dalle mani.
–Vediamo un poco cosa abbiamo qui- disse impicciandosi degli affari miei.
–No, Zayn, ridammi il telefono subito!- Cercai di strapparglielo dalle mani, ma ogni volta lui lo toglieva dalla mia portata alzando il braccio. Ero alta, ma non così tanto da raggiungerlo.
Lo vidi digitare qualche tasto concentrato.
–Ecco a te, tranquilla non ho visto niente- disse restituendomelo.
Feci una visita completa al cellulare per cercare di capire cosa ci avesse fatto.
–Sotto la voce ‘il più figo del mondo’ trovi il mio numero… usalo se cambi idea- disse come se mi avesse appena letto nel pensiero.
Scoppiai in una sonora risata, non riuscendo a credere che si fosse davvero memorizzato in quel modo.
–Sbaglio o qualcuno qui è troppo convinto di sé?- lo guardai alzando un sopracciglio.
Lui alzò le spalle e senza dire niente tornò vicino a me. Mi lasciò un bacio nell’angolo della bocca e se ne andò senza neanche rispondermi. Nonostante fossi ancora perplessa per il comportamento di Zayn, riuscii a distaccarmi da quella situazione e a rispondere al messaggio di Harry. Quando ebbi fatto, appoggiai il cellulare sul comodino e mi buttai sul letto della rossa fissando il soffitto e iniziando a farmi infinite seghe mentali sul perché Harry volesse parlarmi. Anche se in realtà, la risposta era abbastanza ovvia.

Dopo che Sel rientrò in casa, gli raccontai della visita inaspettata del cugino. Inutile dire che rise di me, o meglio di noi, per tutto il tempo. Pranzammo con dei surgelati appena tolti dal freezer e con una vaschetta maxi di gelato al cioccolato che la rossa aveva comperato quando era uscita, ritardando così il rientro a casa. Dopo un primo pomeriggio di chiacchiere tra ragazze, dissi a Selene di avere un impegno, così me ne andai.
Non pensai nemmeno di passare da casa a cambiarmi visto che gli shorts e il top che mi aveva prestato mi stavano bene. Nonostante le difficoltà iniziali, riuscii a trovare la strada per il bar anche partendo da casa di Sel. Quel giorno il sole era più vivo rispetto al solito e stranamente faceva abbastanza caldo. Quando arrivai a destinazione per prima cosa controllai l’ora. Ero abbastanza in anticipo, così non sapendo bene che fare nell’attesa iniziai a camminare in tondo per occupare il tempo. Imboccai la stradina adiacente al bar partendo alla scoperta di un nuovo luogo oppure di un vicolo cieco. Dipendeva dalla fortuna che il destino mi stava riservando in quel momento. Prima che potessi svoltare l’angolo però delle voci mi raggiunsero.
–Sei sparito da giorni, si può sapere dove ti sei cacciato?-
Ho sempre saputo che farsi i fatti degli altri non è il massimo della correttezza, ma da incurabile curiosa che ero non potei fare a meno di sbirciare. Quieta e in silenzio, allungai il collo oltre il muro che segnava l’angolo. Una ragazzina bionda, molto simile ad una papera, apparentemente stava parlando da sola. Probabilmente non riuscivo a vedere il suo interlocutore a causa della mia posizione nascosta.
–Ho avuto da fare Tiffany, quante volte te lo devo ripetere?- rispose una voce maschile scocciata ed infastidita. Curioso quante cose si potessero capire di una persona dal suo tono di voce.
Quando sentii parlare quel ragazzo ebbi una strana sensazione. Avevo avvertito qualcosa di tremendamente familiare nella sua voce, solo che dato il mio scarso, o per meglio dire inesistente, senso dell’intuizione non riuscii a decifrare quella sensazione. Uno degli aspetti che preferivo del mio carattere era quello che non mi perdevo facilmente d’animo, così mi feci avanti per riuscire a capire a chi appartenesse quella voce.
–Ok, ma non ti arrabbiare con me. Mi sei solo mancato, tutto qui.-
Mi sporsi leggermente per riuscire a vedere meglio. La biondina, che stando a quanto avevo sentito si doveva chiamare Tiffany, si stava avvicinando con passo da gatta morta a… a Harry.
Strofinai gli occhi non una, non due e nemmeno tre volte. In realtà non so nemmeno io quante volte ripetei quel gesto. Non volevo credere a cosa i miei occhi stavano vedendo in quel momento. La tizia si avvinghiò a lui, che invece stava appoggiato al muro immobile senza avere alcun tipo di reazione. Nella mia mente uno strano pensiero si fece spazio. Per favore respingila, per favore respingila continuava a frullare nella mia testa, anche se io stessa non ne capivo il motivo. Io e Harry non stavamo insieme, eravamo fratelli, io non dovevo reagire in quel modo. Tutto quello che stavo provando era estremamente sbagliato.
Nonostante avessi paura dell’evolversi di quella situazione, rimasi nascosta a guardare. Lei continuava a strusciare il suo corpo su quello di Harry, infischiandosene di tutto il resto. Guardai le mani di Harry spostarsi da lungo i suoi fianchi a cingere quelli di lei. Deglutii rumorosamente, agitata e impaurita. Per favore respingila, per favore respingila quella vocina tornò a parlare dentro di me. Poi si trattò di un attimo. La bionda si fiondò sulle labbra di Harry che, nonostante qualche minuto iniziale di titubanza, alla fine non si tirò indietro e ricambiò il bacio.
Dentro mi sentii andare completamente a pezzi. Era una sensazione strana, che neanche io sapevo spiegare. Mi sentivo usata, ingannata, tradita… delusa. Avrei voluto correre da loro, prendere per le extension quella bionda finta e farla allontanare il più possibile da Harry. Eppure non lo feci. Controllai il mio istinto perché in realtà sapevo di non aver alcun diritto per fare quello per cui ero intenzionata. Io stessa fui sorpresa per l’autocontrollo che dimostrai in quella occasione. Non ero mai stata il tipo razionale che fa sempre la cosa giusta io. Solitamente era Mandy che mi spingeva a seguire la retta via e quando lei non c’era nessuno poteva controllarmi. Ma adesso tutto era così diverso. Nonostante stessi affrontando quella situazione da sola, riuscivo a sentirla accanto a me mentre faceva le veci di mio grillo parlante. Era strano come le mie migliori amiche fossero così lontane da me eppure allo stesso tempo io riuscissi a sentirle al mio fianco come sempre.
Buttai un’ultima occhiata ai due e con dispiacere notai che non era cambiato niente. Erano ancora uno attaccato all’altro, noncuranti del mondo intorno al loro. Ordinai a me stessa di mettere fine a quella tortura e, con quelle poche forze che mi rimanevano, girai i tacchi e scappai il più lontano possibile da quel luogo. Nella fuga, avvertii qualcosa di strano accadere in me. Sentivo un dolore allucinante al petto, mentre gli occhi non la smettevano di pizzicarmi violentemente.
Piangere per Harry era l’ultima cosa che volevo fare, così, senza pensarci su due volte, presi il cellulare e feci una delle cose più stupide che potesse mai venirmi in mente. Chiamare
 Zayn.




here i am:
se mi credevate morte sappiate che sono ancora viva LOL
chiedo scusa a tutte per l'infinita attesa, ma spero che ne sia falsa la pena. a me questo capitolo tutto sommato convince abbastanza, perciò direi di si. 
non ho tanto da dire, se non scusarmi ancora e sperare che vi piaccia.
sto pensando ai volti da dare ai personaggi e sono ad un buon punto, fatta eccezione per qualcuno. quindi che ne dite di farmi sapere quali volti famosi associate voi ai personaggi? (: 
sono curiosa di conoscere il vostro parere!
poi vabè, ovviamente fatemi sapere se siete prozayn o proharry ;)
ultima cosa: se non siete iscritti su efp, ma leggete la storia su twitter sono @xshewalksaway 
buona lettura xx

 

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Capitolo 8
*** capitolo sette. ***





capitolo sette.


Picchiettavo il piede sull’asfalto con fare nervoso. Era un quarto d’ora che avevo chiuso quella maledetta chiamata e ancora di Zayn neanche l’ombra. Aveva detto che sarebbe arrivato in fretta, eppure così non sembrava.
Il cellulare nella mia tasca continuare a vibrare. Forse avrei dovuto spegnerlo, ma il pensiero di Harry che mi cercava in un certo senso mi faceva stare ancora bene. Appena lessi il suo nome sul display del telefono però l’immagine di lui e quella ragazza mi si ripresentò nella mente e un senso di vuoto si impossessò di me. Un rombo di moto bastò comunque per farmi distrarre da quella tortura psicologica.
–Buonasera bella signorina.- Alzai lo sguardo, riconoscendo in quella voce quella di Zayn.
–Era ora, iniziavo a credere che ti fossi perso- gli feci un finto sorriso.
–Scusa, sono stato impegnato a farmi bello per te.- Con molta agilità scese dalla moto nera tirata a lucido che guidava e alzò il sellino dal quale tirò fuori un casco.
–Dovrei sentirmi lusingata?- dissi cercando di non far cadere uno di quei silenzi imbarazzanti che tutti odiano.
–Punti di vista- fece spallucce, allungandomi il casco appena preso e appoggiandosi alla moto nell’attesa che io lo indossassi.
–Allora, pronta a fare le peggiori follie con me?- mi chiese divertito.
–Cosa ti fa pensare che io voglia fare follie con te?- chiesi temporeggiando. Alzò le spalle, storcendo le labbra.
–Non so, forse la chiamata disperata di qualche minuto fa- rispose beffardo. Lo guardai ammutolita. Sapevo che stavo sbagliando, sapevo che quella chiamata non avrebbe portato a niente di buono.
–Io non sono disperata- dissi riacquistate le parole.
–Andiamo, ti si legge in faccia il desiderio di evadere dal mondo- continuò con la sua solita sfacciataggine.
–Sai una cosa? Posso evadere da questo mondo anche da sola- girai i tacchi irritata, lasciando cadere il casco a terra infischiandomene delle sue eventuali reazioni.
–Aspetta- mi richiamò subito dopo. Non mi girai, ma continuai dritta.
–Ash aspetta- riprovò.
–Mi dispiace- urlò infine.
Mi fermai come se mi avessero appena dato un ordine. Mi voltai leggermente e vidi Zayn venire verso di me.
–Non volevo essere scortese, cercavo solo di farti distrarre. Credo di non essere bravo in questo tipo di cose, le mie specialità sono altre- continuò.
–Ad esempio?- chiesi. Gli andai incontro, mettendo da parte l’acidità e il mal umore.
–Vieni con me e lo scoprirai da sola.- Sorrise maliziosamente, allungandomi per la seconda volta il casco.
–Andiamo allora- dissi convinta, afferrando nuovamente il casco. Lo misi in testa e lottai contro il laccetto per chiuderlo correttamente. Zayn mi guardava divertito, probabilmente ero buffa in quel momento.
–Lascia, faccio io- disse allontanando le mie mani per occuparsene lui stesso.
Non opposi resistenza, né mi preoccupai della vicinanza tra i nostri visi. Non mi feci molti problemi ad ammettere che Zayn mi attraeva fisicamente. E avrei scommesso qualsiasi cosa sulla reciprocità della cosa. Me ne accorgevo dal modo in cui mi fissava ogni volta che eravamo insieme, come in quel momento ad esempio. Non distoglieva i suoi occhi dai miei e sembrava volesse ipnotizzarmi. Solitamente quando una persona mi piaceva davvero distoglievo sempre lo sguardo in quel genere di situazioni. Ma il fatto che con Zayn quel pensiero non mi balenasse mai per la testa significava che con lui avrei potuto divertirmi come volevo dato che mai ci sarebbe stato alcun coinvolgimento sentimentale.
–Ecco fatto- disse interrompendo il mio momento di riflessione.
–Grazie- dissi educatamente. –
Dai andiamo- disse indicando con un cenno dal capo la moto parcheggiata alle sue spalle.
Montò in sella e la prima cosa che fece fu specchiarsi e aggiustarmi il ciuffo con la mano. Risi divertita dalla sua vanità. Lui mi guardò non capendo, ma io mi limitai a scuotere la testa ancora sorridente.
–E tu super figo il casco non lo metti?- dissi ironicamente, mettendomi dietro di lui.
–I veri duri non mettono il casco- disse facendo un’espressione da finto cattivo.
–Sai Zayn, secondo me sei molto più dolce di quel che dai a vedere.-
Essendo che mi stava dando le spalle, non riuscì a vedere la sua reazione e la cosa mi dispiacque molto perché sapevo di aver ragione. Selene in primis aveva confermato quella mia opinione d’altronde.
La mia gamba vibrò di nuovo, ma questa volta presi il cellulare per controllare chi fosse. Come mi aspettavo si trattava ancora di Harry.
–Forse dovresti spegnerlo- disse Zayn accorgendosene.
Fissai dubbiosa il nome di Harry brillare nel mezzo dello schermo, non sapendo cosa fare. Sospirai infine, rifiutando la chiamata e spegnendo il cellulare. Guardai Zayn, mentre lo posavo nuovamente in tasca.
–Stringiti a me- disse lui fermo e deciso e così io feci.
Mi strinsi a lui, aspettando che mettesse in moto e mi portasse lontano da tutti i miei pensieri. Non sapevo dove aveva intenzione di portami e tantomeno mi interessava. Allora l’unica cosa che desideravo era dimenticare Harry e quanto avevo visto quello stesso pomeriggio.
 
–Guidi come un pazzo, ti rendi conto che hai rischiato di farci uccidere almeno cinque volte?- rimproverai Zayn, mentre scendevo dalla moto.
Lui mi guardò con un’espressione alquanto strana e io non riuscii a fare a meno di ridere. In fondo non ero così sconvolta come stavo facendo apparire.
–Sto scherzando- dissi infine guardandomi intorno per capire dove mi avesse portato.
–Lo avevo capito- si difese scendendo anche lui dalla moto e raggiungendomi.
–Si come no- risi di nuovo, allungandogli il casco in modo che lo posasse.
–Dove siamo?- gli chiesi, non riconoscendo nessun particolare che potesse tornarmi utile.
Durante il viaggio avevo sempre tenuto gli occhi chiusi, imponendomi di non guardare per nessun motivo i cartelli stradali che incontravamo lungo il percorso. Per una volta volevo provare la sensazione dell’ignoto, se così si poteva definire.
–Non molto lontano da Holmes Chapel- rispose mettendosi al mio fianco, allungando un braccio attorno alle mie spalle. Mi voltai verso di lui. Per l’ennesima volta in una sola giornata avevo il suo viso a pochissimi centimetri dal mio.
–Mi hai portato via da quel paesino sperduto?- gli chiesi con occhi sognanti.
Lui annuì soddisfatto, intuendo di avermi fatto un enorme piacere. Gli buttai le braccia al collo, saltando come una bambina che aveva appena ricevuto l’ultimo modello di Barbie o qualche giocattolo del genere.
–Non pensavo che ti facesse così schifo quel posto- disse ridendo, approfittando dell’occasione per stringermi in quello che doveva essere un abbraccio.
Mi staccai da lui allontanandomi e iniziando a guardarmi seriamente intorno. Dove ci trovavamo era completamente diverso da Holmes Chapel. Quella città ancora senza nome era una sorta di piccola Los Angeles. Lo stile moderno e nuovo era lo stesso di casa mia. Le insegne dei negozi erano luminose e sembravano fare a gara per decidere quale fosse la più luminosa. La gente passava davanti alle vetrine dei negozi con grandi buste tra le mani, sorseggiando bicchieroni di caffè. Si, quel posto mi ricordava esattamente la mia Los Angeles. E il sole che quel giorno aveva deciso di farci visita sembrava voler contribuire all’impresa di ricreare quell’atmosfera californiana che mi mancava così tanto.
–Non fraintendere, Holmes Chapel è carina, ma io sono abituata a tutt’altro- risposi dopo qualche attimo di silenzio in cui mi ero dimenticata di Zayn.
Mi guardai ancora una volta intorno, adocchiando questa volta una serie di negozi in cui sarei voluta entrare. –Ti dispiace se faccio un salto lì?- chiesi indicandone uno.
–Puoi fare tutto quello che vuoi, siamo qui per farti distrarre o mi sbaglio?- disse sorridendomi.
–È esattamente quello che volevo sentirti dire- ricambiai il sorriso, prendendolo istintivamente per mano e trascinandolo verso quella che era la mia prima meta. Non avevo un soldo con me, speravo che il solo guardare sarebbe bastato a tenere lontano il pensiero di Harry dalla mia mente.

–Allora, questo come mi sta?-
Uscii dal camerino e, fingendomi una modella in passerella, improvvisai una sorta di sfilata per Zayn. Feci una giravolta e mi fermai davanti all’enorme specchio del camerino per vedere come il vestitino che stavo provando mi stesse. Fissai il mio riflesso per qualche secondo, storcendo le labbra.
–Secondo te è troppo corto?- chiesi voltandomi verso Zayn, smuovendo la gonna che mi copriva giusta il sedere.
–Forse dovrei prendere la taglia più grande- dissi tra me e me.
–No!- sbottò lui, che finalmente si era deciso a parlare. Mi voltai verso di lui e scoppiai a ridere. –Che c’è? Ti sta bene, tutto qui- disse alzando le mani, giustificandosi.
–Mi starebbe lo stesso bene se fosse più lungo?- lo guardai male alzando un sopracciglio.
Lui mi guardò per qualche minuto in silenzio, poi si alzò iniziando a girarmi intorno e scrutandomi come se mi stesse facendo una radiografia.
–Hai ragione, mi piace perché è corto- disse arrendendosi infine alla realtà dei fatti. Si mise dietro di me, appoggiandomi le mani sui fianchi e strofinando (in)volontariamente il suo naso dietro il mio orecchio. Sentivo il suo respiro caldo adagiarsi lentamente sulla mia pelle nuda e quella sensazione mi fece venire i brividi. Il ragazzo, dovevo ammettere, sapeva farci piuttosto bene con le tattiche di seduzione.
–Sei uno dei ragazzi più maniaci che abbia mai conosciuto, ma apprezzo la tua sincerità- dissi prendendogli le mani e staccandole dal mio corpo, riuscendo dunque a resistergli per l’ennesima volta.
Uscimmo da quel negozio esattamente come dagli altri, ovvero a mani vuote. Era divertente mettere a soqquadro tutto e poi andare via senza comprare niente sotto lo sguardo omicida delle commesse che a quel punto si vedevano costrette a sistemare tutto.
–Allora, ti stai divertendo?- mi chiese allungando un braccio lungo lo schienale della panchina sulla quale eravamo seduti.
–Tantissimo, non so davvero come ringraziarti- risposi sorridendo per poi tornare a sorseggiare il frappè che mi aveva gentilmente offerto.
–Lo faccio volentieri, mi piace aiutare le ragazze quando sono in difficoltà- rispose serio.
–Cosa sei? Una sorta di super eroe?- gli chiesi quasi a presa in giro.
–Una specie- rispose cambiando posizione, appoggiando i gomiti sulle gambe e sporgendosi con la schiena in avanti.
Con la coda dell’occhio lo vidi prendere il cellulare dalla tasca dei pantaloni. –Credo che dovremmo tornare a casa- disse e si poteva notare una certa malinconia nel suo tono di voce.
–Dobbiamo proprio?- gli chiesi mordendo la cannuccia. Era un vizio che avevo da sempre quello di mordere le cose, che si trattasse di una cannuccia o del tappo di una penna. Ormai lo facevo quasi per abitudine quando me ne ritrovavo uno tra le mani.
–Si a meno che tu non voglia fare una fuga d’amore col sottoscritto- disse ridendo. Si alzò e mi tese una mano per aiutarmi a fare lo stesso.
–Non credo che la parola amore faccia al caso nostro- risposi ridendo una volta in piedi precedendolo verso la moto.
 
–Eccoci qua- disse Zayn fermandosi di fronte ad una casa che non avevo mai visto prima.
–Non mi hai portato a casa tua, vero?- dissi mentre lo imitavo scendere dalla moto.
–Non avevi detto di non voler tornare?- incalzò lui. Boccheggiai un poco, non sapendo cosa rispondere dato che aveva ragione. Quando ebbi trovato qualcosa di sensato da dire, il suo telefono suonò.
–Scusa un attimo- disse prima di allontanarsi per rispondere. La chiamata durò poco e appena ebbe chiuso tornò da me.
–Era Selene, dice che il tuo caro fratellino è andata a trovarla chiedendo di te preoccupato- disse riassumendo la chiamata appena avuta con la cugina.
Alzai gli occhi al cielo, per poi rivolgerli verso terra. Non sapevo cosa dire, come comportarmi. D’altronde non potevo credere di scappare a vita da Harry. Forse avevo sbagliato a staccare il telefono, forse avevo sbagliato tutto in questa storia (sempre se di storia si poteva parlare).
–C’è qualcosa che dovrei sapere? Qualcosa tra te e Harry?- Zayn riprese a parlare. Alzai lo sguardo sbigottita e sorpresa.
–Ok, non te la prendere con me, ma oggi ho mentito quando ho detto di non aver visto niente nel tuo telefono- iniziò a dire. Lo continuai a guardare, facendogli un segno con la mano per farlo proseguire. –Ho letto che avevi un appuntamento con Harry oggi, un appuntamento al quale sei mancata visto che hai chiamato me- finì di dire.
Mi passai una mano tra i capelli, camminando avanti e indietro nervosa. Cosa potevo inventarmi adesso? –Non c’è nulla tra me e Harry- dissi nervosa, cercando di sembrare sincera.
–Sul serio? Beh, non si direbbe- controbatté incrociando le braccia al petto e guardandomi in uno strano modo.
–Ma chi ti credi di essere tu per venire da me e parlare dei miei sentimenti?- dissi con tono fermo e deciso.
–Allora dimostrami che mi sbaglio- mi sfidò, sciogliendo le braccia e avvicinandosi a me. Mi appoggiò le mani sui fianchi come quel pomeriggio al negozio, attirandomi a sé.
–Vuoi una dimostrazione? Ecco la tua dimostrazione!-
E senza rendermene conto mi ritrovai a baciare appassionatamente le sue labbra, desiderosa di spingermi ben oltre.
 
Due corpi intrecciati, due respiri affannati, labbra che si cercavano desiderose. Forse avrei dovuto dire due anime che si univano, ma sia io che Zayn sapevamo benissimo che non era stato così. Eravamo coinvolti, ma non al punto tale da parlare di qualcosa di reale. Sapevo che quello che era successo durante quella notte si sarebbe potuto ripetere, ma ero consapevole anche del fatto che mai e poi mai la cosa si sarebbe potuta evolvere. Non sarebbero mai potuti nascere dei sentimenti da quello che si prospettava essere un semplice passatempo per entrambi.
–Sei sicura di non volere restare da me?- mi chiese Zayn baciandomi il collo quando ormai eravamo davanti casa mia.
–Zayn, devo andare- dissi però chiudendo gli occhi e piegando il collo per facilitarlo.
–Non sembra che tu lo voglia davvero- sussurrò al mio orecchio. Mi allontanai da lui quel poco necessario per guardarlo negli occhi.
–Buona notte- sussurrai a filo dalle sue labbra per poi lasciargli un leggero bacio sulle labbra.
Mi girai per andarmene, ma lui mi trattenne per un braccio attirandomi a sé e baciandomi più appassionatamente. –Questo è un bacio della buona notte- disse sorridendo fiero una volta staccatosi da me.
–Ci vediamo- dissi infine, ricambiando quel sorriso.
Attraversai la strada e aprii il cancelletto per entrare nel vialetto di casa. Lo percorsi lentamente, rallentando così il mio rientro. Non avevo le chiavi per aprire, ma per fortuna mi ricordai che mio padre mi aveva detto sere dietro di aver nascosto un mazzo sotto il tappeto per ogni evenienza. Mi chinai e alzai un angolo, trovando le chiavi dove esattamente mi aspettavo che fossero. Feci scattare la serratura cercando di fare il minor rumore possibile. Appoggiai il mazzo sul mobile d’entrata e in quel momento l’occhio mi cadde sull’orologio. Erano le undici passate, mio padre si sarebbe infuriato con me sicuramente. Dovevo pensare ad una scusa credibile, altrimenti questa volta non me l’avrebbe fatta passare liscia.
Mi trascinai a fatica fino al piano di sopra. Le luci erano tutte spente e per mia fortuna questo significava che stavano tutti dormendo. Forse cantai vittoria troppo presto, perché non appena piegai la maniglia della porta di camera mia, la luce di questa si aprì mostrando un Harry infuriato davanti a me.
–Si può sapere dove cazzo sei stata? È tutto il giorno che ti cerco!- mi diede subito contro, senza darmi neanche il tempo di chiudere la porta.
–Vuoi fare silenzio? Rischi di svegliare papà e Anne- evitai il discorso, cercando di raggiungere il mio letto.
–So cosa stai cercando di fare, vuoi evitare di parlare con me ma non puoi scappare in eterno Ash- mi bloccò, inchiodandomi col suo sguardo penetrante. Pochi secondi riuscii a sopportarlo, dopodiché mi trovai costretta ad abbassare il viso per evitare i suoi occhi. Non ci riuscivo, era più forte di me. Aveva appena centrato il mio punto debole e mi sentivo improvvisamente debole e indifesa. Non sapevo cosa dire, né cosa fare. Lui, irritato dal mio silenzio, mi obbligò a rialzare la testa e a guardarlo negli occhi. Non appena incrociai quei pozzi verdi le gambe iniziarono a tremarmi. Sentivo uno strano calore salire lungo il mio corpo e il cuore battere all’impazzata. Ma cosa diamine mi stava succedendo?
–Louis ti ha visto andare via con Zayn Malik questo pomeriggio- disse interrompendo il silenzio che si era creato. Nei suoi occhi leggevo il disappunto e la delusione. Nella sua voce percepii una sorta di disgusto quando ebbe pronunciato il nome di Zayn.
Fu allora che le immagini di quel pomeriggio, quelle stesse che Zayn era riuscito a farmi dimenticare, mi tornarono in mente.
–Scusa, ma ho preferito passare il mio tempo con qualcun altro visto che tu eri occupato a infilare la tua lingua nella bocca di Tiffany- dissi sputando fuori tutto il veleno che stavo tenendo dentro.
Lui mi guardò sbigottito e io approfittati di quel suo momento di distrazione per allontanarmi. Gli diedi le spalle nell’esatto momento in cui sentii gli occhi gonfiarsi e le lacrime essere vicine.
–T..tu c..come fai a ss..saperlo?- balbettò alle mie spalle. Tirai su col naso, cercando di ricompormi. Mi voltai nuovamente verso di lui, incrociando le braccia al petto.
–Vi ho visti insieme- risposi semplicemente.
–Ash io posso spiegarti tutto, giuro non è come sembra- disse mettendo le mani avanti, avvicinandosi a me.
–Non serva che tu mi dia alcuna spiegazione- lo bloccai.
–No, ma tu non capisci io…-
–Tu niente Harry. Non è successo niente ok?- urlai in preda all’esasperazione.
–Perché continui a fingere che non te ne importi niente? Che ti piaccia o no tra noi c’è qualcosa e questo qualcosa né tu né io possiamo controllarlo- mi urlò contro a sua volta. Nei suoi occhi vedevo una luce nuova, diversa da quella di sempre. Forse era rabbia, o forse ancora gelosia. Fatto sta che quello che aveva appena detto mi aveva colpito come un pugno ricevuto in piena faccia. Aveva ragione, fottutamente ragione, ma io non volevo ammetterlo.
–Smettila ok! Smettila di dire queste cose, non voglio sentire più niente riguardo a questa storia- continuai urlando. –Noi non possiamo, né ora, né mai. Io e te siamo fratelli, no…-
Le parole che fino a poco fa uscivano dalla mia bocca da sole, mi si bloccarono improvvisamente in gola. Le labbra morbide di Harry poggiavano sulle mie, le sue mani tenevano il mio viso fermo, impedendomi di muovermi.
Inizialmente ricambiai quel bacio, poi quando Harry provò ad avere accesso alla mia bocca mi resi realmente conto di cosa stessi facendo e ordinai a me stessa di mettere fine a quel momento. Mi staccai così bruscamente che io per prima fui sorpresa di quella mia reazione. Harry mi guardò per qualche secondo, poi tornò a buttarsi su di me, riprendendo il mio viso tra le sue mani e riprovando a baciarmi. Questa volta però la mia reazione fu immediata. Lo scansai subito, non limitandomi a rifiutare il bacio, ma spingendomi fino al punto di colpirlo con uno schiaffo.
Fissai Harry sbattendo ripetutamente le palpebre, non riuscendo a credere a quanto avevo appena fatto. Lui continuava a massaggiarsi la guancia leggermente arrossata, guardandomi triste, ma non più arrabbiato.
–Mi dispiace- fu l’ultima cosa che riuscii a farfugliare, mentre frettolosamente raccoglievo le mie cose e uscivo da quella stanza, lasciando Harry da solo.

 




here i am:
ecco qua il capitolo sette! mi scuso per l'attesa, ma sappiate che i tempi saranno sempre questi çç putroppo se riesco a scrivere è solo durante il fine settimana D:
questo capitolo piacere poco a quelle proharry, visto che tranne il finale è concentrato interamente su ash e zayn ahah scusate proharry (?)
però, nonostante questo, vi devo confessare che la parte che preferisco è proprio la fine uù e voi, quale scena avete preferito? 
e soprattutto, per chi tifate? ahah zayn o harry? su su, fatemi sapere le vostre opinioni uù
come promesso nel capitolo precedente, vi presento i personaggi della storia :) per alcuni ho avuto fin da subito le idee chiare, mentre per altri ho dovuto lavorarci sopra :/
alex - aly - ashley - mandy - selene
devo fare solo un piccolo riguardante mandy. lei ha gli occhi azzurri, anche se rachel in realtà li ha marroni :3
in realtà gli appunti sono due, visto che vorrei fare un ringraziamento speciale a michs che mi ha ispirato il personaggio di alex :) ti voglio bene mia dems ♥
allora, che ne pensate? siete deluse oppure no da questi volti? ditemi cosa ne pensate per favore çwwç
okay la smetto di rompere, vi dico solo che se volete dirmi qualcosa su twitter sono @xshewalksaway quindi per qualsiasi cosa sapete dove trovarmi :)
buona lettura xx

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Capitolo 9
*** capitolo otto. ***





capitolo otto.


Abbottonavo la camicetta sotto gli occhi accusatori di Harry. Era passata una settimana da quella sera e le cose tra di noi erano soltanto peggiorate. Parlavamo di rado e quando succedeva litigavamo di brutto. Per nostra fortuna i nostri genitori erano quasi sempre fuori casa, impegnati tra il lavoro e i preparativi per il matrimonio, per tanto erano poche le volte in cui dovevamo fingere di andare d’accordo e stare nella stessa stanza.Come in quel momento, dove io mi stavo preparando per la mia serata e lui stava fingendo di controllare la sua casella e-mail.
–Domani mattina mamma e Dave sono a casa, abbi la decenza di farti trovare nel tuo letto prima che loro si sveglino.- La voce di Harry ruppe il silenzio che regnava fino a pochi istanti prima. Lo ignorai completamente, prestando più attenzione a mettere il mascara sulle ciglia che alla sua voce. Lo sentii sbuffare rumorosamente, ma continuai a fingermi disinteressata.
–La minigonna è così corta per facilitare il lavoro a Malik- continuò, facendomi perdere completamente la pazienza.
–Sai, l’ho comprata nello stesso negozio in cui si fornisce la tua amichetta Tiffany, magari lei saprà delucidarti meglio sull’argomento- risposi continuando a truccarmi.
Quando ebbi finito mi voltai verso di lui, sorridendo beffarda. Stava sdraiato sul suo letto, con lo sguardo apparentemente puntato sullo schermo del computer. Non rispose, non si messe, non fece nulla. Stesse inerme, subendo il mio schiaffo morale. Il telefono sul mio comodino vibrò e spedita corsi a leggere il messaggio. Selene era arrivata e mi stava aspettando parcheggiata fuori. Raccolsi in fretta le mie cose, raggiungendo in silenzio la porta. Quando fui con un piede fuori, mi bloccai.
–Sta tranquillo, non ho intenzione di combinare casini, ci tengo alla felicità dei nostri genitori.- Lo guardai fredda, glaciale, distante, ma non appena lui alzò la testa, incrociando per la prima volta dopo tanto tempo i miei occhi, sentii la terra mancarmi da sotto i piedi. Sussultai quando avvertii quella sensazione. Non ci ero abituata e non volevo farlo. Gli occhi di Harry erano capaci di mandarmi in fumo il cervello con una semplicità unica, impossibile da contrastare.
–Pure io- disse serio, inchiodandomi ancora di più con lo sguardo.
Incapace di sostenerlo ancora, abbassai la testa e sgattaiolai fuori casa in silenzio.


Nonostante mi fossi limitata ad un paio di drink la sera precedente sembravo reduce da una sbornia incredibile. La testa pulsava forte e faceva un male atroce, non permettendomi dunque di dormire.
Mi lamentai facendo dei versi incomprensibili per tanto tempo, stropicciando continuamente gli occhi senza però riuscire ad ottenere il risultato sperato. Per quanto mi sforzassi, continuavo a vedere tutto tremendamente appannato. Provai a stiracchiarmi, ma quel che ottenni fu solo un dolore allucinante. Sentivo le ossa del corpo tutte doloranti, come se qualcuno me le avesse rotte, quando invece ero stata solo ad una festa. Raccolsi quelle poche forze che avevo per tirarmi su e sedermi sul letto con la schiena poggiata alla tavarca. Il martelletto nella mia testa continuava a battere incessantemente. Mi portai due dita sulle tempie, massaggiandole lentamente per far allentare il dolore. Nel frattempo cercavo di rivivere i ricordi di quella sera.
Selene era passata a prendermi e come al suo solito mi aveva trascinato in un locale da quattro soldi che lei riteneva la fine del mondo. Mi stavo scatenando insieme a lei sulla pista da ballo, quando due mani con una presa salda mi strinsero i fianchi attirandomi a sé. Riconobbi subito il suo respiro caldo sulla mia pelle che mi fece rabbrividire. Le notti con Zayn erano diventate un’abitudine dopo la prima volta. Era impossibile per noi stare nella stessa stanza senza avere il minimo contatto fisico, che poi esplodeva in ben altro. Zayn in quella settimana si era rivelato essere la mia medicina contro tutti i malori. Quando litigavo con Harry, quando mi sentivo senza forze, quando volevo prendermi una pausa andavo da lui e tutto il resto spariva. Si esatto, Zayn era diventato il mio rimedio contro Harry.
A proposito di Harry, mi voltai verso il suo letto sperando in cuor mio di vederlo dormire al mio fianco. Invece, come da copione, non c’era. Ogni mattina puntava la sveglia esattamente un’ora prima della mia, in modo che potesse uscire di casa senza imbattersi nella sottoscritta. Inizialmente questa cosa faceva comodo anche a me, ma adesso sentivo come una mancanza. Anche se lo nascondevo bene vi erano dei momenti in cui mi fermavo a pensare ai primi giorni trascorsi lì, a quei giorni dove tutto anche se confusionario aveva un non so che di piacevole e… E niente, non c’era molto da dire. Con Harry stavo bene e adesso mi mancava terribilmente non vederlo più girarmi intorno. Mi sforzai per non pensare più quel genere di cose. Quel che era fatto ormai era fatto e non vi era più modo per tornare indietro. Riacquistate un po’ di forze, poggiai i piedi a terra e feci il primo tentativo per alzarmi. Fui costretta a sedermi subito, ancora troppo poco debole per uno sforzo del genere. Che poi neanche stessi scalando una montagna. Mi presi la testa tra le mani, tenendola ferma perché sembrava girare veramente.
–Se ti riduci così per qualche drink non oso immaginarti dopo una sbornia.- Sollevai la testa ancora frastornata, ma comunque abbastanza lucida per riconoscere quella voce.
–Che ci fai qui?- domandai acida nonostante i pensieri di prima. Ero fin troppo orgogliosa, non avrei mai ammesso quello che sentivo veramente. No, non gli avrei mai fatto capire che stavo male e soprattutto non avrei mai ammesso ad alta voce che il motivo del mio malessere era proprio lui.
–Malik ti fa stancare parecchio a quanto pare- disse ridacchiando, appoggiandosi al muro di fronte a me.
–Non hai risposto alla mia domanda- gli feci notare, scostando una ciocca di capelli da davanti gli occhi. Lui alzò un sopracciglio, evitando comunque di rispondere.
–Mamma mi ha mandato a chiamarti, il pranzo è quasi pronto- si decise infine a dire.
Lo guardai annuendo distratta, provando nuovamente ad alzarmi. Barcollando arrivai l’armadio dal quale tirai fuori un paio di pantaloncini e una maglietta a caso. Con la coda dell’occhio intravidi Harry spostarsi e buttarsi a peso morto sul suo letto. Sospirai stanca, trascinandomi a fatica in bagno. Purtroppo avevo poco tempo a disposizione, così invece di una doccia rigenerante mi dovetti accontentare di quattro schizzi d’acqua buttati in faccia. Osservai il mio viso attentamente allo specchio, avevo davvero una pessima cera. Dopo essermi vestita, afferrai il beautycase, sperando che un po’ di trucco bastasse per non farmi sembrare uno zombie. A fine lavoro fortunatamente non sembravo più una morta. Sistemai tutto, per poi scendere in cucina dove mio padre ed Harry erano già seduti a tavola.
–Buongiorno- dissi con la voce ancora leggermente impastata dal sonno.
–Giorno cara- mi salutò radiosa Anne.
Mi avvicinai a mio padre e gli schioccai un rumoroso bacio sulla guancia. –Ciao bimba- disse sorridendomi. Ricambiai il sorriso, mettendomi a sedere.
–Verso le quattro Alex passerà di qui e poi andremo insieme per cercare il vestito- disse Anne rivolgendosi a me dopo aver servito i piatti colmi di pasta.
–Come scusa?- domandai non capendo.
–Come? Harry non te l’ha detto?- disse guardandomi stupita. Scossi la testa, non avendo la minima idea di cosa stesse parlando.
–Harry Edward Styles si può sapere cosa ti passa ultimamente per la testa?!- urlò contro di lui.
–Scusa mamma, deve essermi passato per la mente- tentò di giustificarsi. Anne alzò gli occhi al cielo, rassegnata all’idea di avere un figlio stupido probabilmente.
–Credevo che Harry ti avesse detto che oggi avevo intenzione di andare a comprare l’abito per il matrimonio.-
Poggiai la forchetta nel piatto, intuendo quello che mi stava per chiedere. –Se vuoi che ti accompagni non ci sono problemi- la precedetti, sorridendo.
 
–Sono sfinita, non mi sento più le gambe.- Buttai fuori un enorme sospiro, mentre mi lasciavo cadere a peso morto sul divanetto fuori il camerino dell’ennesimo negozio.
–Questo è l’ultimo, o il vestito lo trova qua oppure lo può ordinare su ebay- affermò Alex, buttandosi al mio fianco.
–Sai- iniziai il discorso appoggiando le braccia alle ginocchia –non credevo che Anne fosse un tipo dai gusti tanto difficili.- Io e la bionda ci scambiammo uno sguardo d’intesa, per poi scoppiare a ridere contemporaneamente.
–Mi è mancato non vederti in giro, si può sapere che fine hai fatto?- mi chiese di punto in bianco. Feci spallucce, iniziando a guardarmi intorno indifferente.
–Ho avuto da fare- mi mantenni vaga.
–Da fare o da farti?- Mi voltai di scatto, guardandola con un’espressione indescrivibile.
–Come scusa?- domandai retorica.
–Sai, qui è piuttosto piccolo e le voci girano…- lasciò la frase in sospeso. Sospirai di nuovo, passandomi una mano tra i capelli nervosamente.
–Ti prego, non farmi la morale anche tu- la implorai, lasciando cadere il muro che avevo alzato. Ero stanca di fare la ragazza festaiola e stronza, ero stanca di interpretare un ruolo che non era proprio mio. Volevo tornare ad essere la Ash di sempre, quella socievole, ma anche fragile che sente il bisogno continuo di confidarsi con qualcuno.
–Non era mia intenzione, credimi- disse appoggiandomi una mano sulla spalla in segno di conforto. Le rivolsi un leggero sorriso, non sapendo bene come comportarmi. Avevo parlato poche volte con Alex, ma quelle erano bastate per fidarmi di lei. Era una brava ragazza e mi sentivo a mio agio ogni volta che eravamo insieme.
–Sai, il fatto che ora frequenti Zayn-
-Io non frequento Zayn- la bloccai al principio della frase, non lasciandole modo di andare avanti. Io e Zayn non ci stavamo frequentando. Il nostro era un rapporto strano, ma comunque ben lontano da una frequentazione o addirittura da un fidanzamento.
–Ok, come vuoi tu- sventolò le mani per poi riprendere il discorso.
–Il fatto che ora te la fai con Zayn- riprovò e questa volta aspettò un mio segno di assenso prima di proseguire.
–Bene, questo non vuol dire che tu non possa essere amica mia o dei ragazzi- arrivò finalmente al succo del discorso.
–Harry non sembra dello stesso parere- le feci notare, sorridendo amaramente.
–Beh, non mi interessa cosa pensi o no il tuo fratellastro.- Si alzò in piedi, piazzandosi davanti a me con le mani poggiate sui fianchi.
–Sabato stiamo organizzando una festa a casa di Liam e vorremmo che tu venissi… insieme a Zayn e Selene.- La guardai sbarrando gli occhi. Quando il mio cervello arrivò alla conclusione che quello probabilmente era uno scherzo, le scoppiai a ridere in faccia.
–Sono seria Ash, ne abbiamo parlato e ci siamo resi conto che nessuno di noi ha un motivo reale per odiare i Malik.- Fece una brava pausa, come a cercare l’ispirazione per il suo discorso.
–Certo, Niall non vede di buon occhio Selene, ma quella è un’altra storia- disse facendo una faccia buffa, lasciando intendere che c’era qualcosa sotto.
–Abbiamo due possibilità- tornò seria –cogliere l’occasione e chiarire questo conflitto basato sul nulla una volta per tutte oppure lasciare scorrere come sempre e farti sprecare quella che potrebbe essere l’estate migliore della tua vita. La scelta spetta solo a te.- Mi tese la mano, aspettando una mia reazione che però tardava ad arrivare.
Mi morsi il labbro, pensierosa. Quello che mi aveva appena detto Alex era vero e in un certo senso ero d’accordo con lei. Ma cosa ne avrebbero pensato Zayn e Selene? Non potevo certo prendere decisioni del genere al posto loro. D’altronde lei aveva detto bene, per me si trattava di un’estate soltanto mentre per loro quello rappresentava molto di più. Ma perché dovevo essere proprio io il loro punto di unione? Dentro di me partì un conflitto tra il cuore che mi diceva di provare e la mente che invece mi intimava di starne fuori. Pensandoci bene però io ormai ne ero totalmente dentro, quindi tirarmi dietro proprio allora non avrebbe avuto senso. Alex parve vedere il mio cedimento interiore, dato che tese ancora di più la mano sorridendo. La guardai un altro paio di minuti, per poi arrendermi e allungare a mia volta il braccio fino a stringere la sua mano.
–Sapevo che mi avresti dato ragione- urlò felice, tirandomi a sé e abbracciandomi saltellante.
–Spero solo di non pentirmene- pensai ad alta voce.
–Tranquilla, non succederà- rispose.
–E poi chi può dirlo, magari Zayn Malik è pure un tipo simpatico- aggiunse divertita.
–Già, chi può dirlo…- le feci eco, lasciando cadere il discorso quando notai che finalmente Anne era venuta fuori dal camerino.
Le commesse la guardavano con aria sognante, così come feci anch’io.
–Ragazze, che ne dite?- chiese mostrando a me e Alex l’abito color avorio.
–Sei incantevole- le dissi sinceramente.
–Sono d’accordo- aggiunse la bionda mentre con sguardo perso ammirava il vestito.
–Bene, allora credo che abbiamo trovato l’abito- concluse Anne, tornando in camerino e lasciandomi nuovamente da sola con Alex, ma questa volta immersa tra le nuvole.
 
–Siamo a casa- urlò Anne quando ebbe spalancato la porta.
Mentre lei si dirigeva in salotto da mio padre io mi incamminai verso camera mia sperando di non trovare Harry. Per una volta qualcuno lassù in cielo parve ascoltarmi, infatti trovai la stanza vuota. Levate le scarpe e buttate in un angolo insieme alla borsa, mi lasciai cadere lentamente sul materasso morbido. Ero sfinita, un bradipo in confronto a me era più attivo. Il cellulare nella mia tasca vibrò due volte e mi affrettai a prenderlo per leggere il messaggio. Sta sera da me? Zayn xx.
Rigirai il telefono tra le mani, pensando a cosa rispondere. Prima o poi avrei dovuto raccontare a Zayn e a Selene quello che Alex mi aveva detto, girarci intorno sarebbe stato inutile. Anche se quella sera non mi andava di farlo, così risposi al messaggio declinando l’invito ad un’altra sera. Troppo stanca persino per alzarmi e prendere il portatile che si trovava sulla scrivania, mi collegai su internet dal telefono stesso. Girai per i vari social network a cui ero iscritta alla ricerca di notizie sulla vita californiana che avevo appena abbandonato. Vidi i soliti post idioti di Alison su Facebook, le foto caricate da Mandy e tanto altro. Sorrisi nostalgica, pensando a quanto mi mancassero quelle due.
Senza riflettere composi il numero di Mandy, che però risultava spento. Allora passai a quello di Aly, ma il massimo che ottenni fu la segreteria telefonica. Guardai l’ora e solo in quel momento mi venne in mente quel particolare chiamato fuso orario. Non mi persi d’animo comunque e ricomposi il numero della bionda. Attesi il segnale acustico, pensando a qualcosa da dire nel messaggio che le avrei lasciato.
–Ehy Aly! Sono io, Ash. Ho provato a cercare sia te che Mandy, ma il telefono non ha dato risposta. Niente, volevo solo dirvi che mi mancate tanto e che non vedo l’ora di rivedervi, un bacio.- Schiacciai il pulsante rosso, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. Faceva abbastanza pena come messaggio, ma era stato il massimo che mi era passato per la mente.
–Se l’America ti manca così tanto forse dovresti tornarci.- Alzai la testa, notando Harry che stava frugando nell’armadio. Aveva l’asciugamano avvolto alla fine e i ricci grondanti d’acqua, segno che si era appena fatto una doccia.
Quelle parole mi colpirono dritte al petto. Forse erano arrivate al cuore, ma preferivo pensare che si fossero fermate prima. Davvero pensava quello? Davvero voleva che me ne andassi subito?
–Sul serio vuoi che me ne vada?- dissi senza neanche rendermene conto. Le parole erano uscite da sole, mi era stato impossibile trattenerle.
Lui si irrigidì, fermandosi dal cercare la roba nell’armadio ma senza comunque voltarsi verso di me.
–Ho solo detto che se senti la mancanza di casa tua dovresti tornarci- rispose con voce fredda e distaccata.
Non volevo tornare a Los Angeles, non allora. Il pensiero non mi era nemmeno passato per la mente. Volevo trascorrere la mia estate lì, rispettare il piano deciso con mio padre e vedere cosa sarebbe successo. Ma se Harry la pensava davvero così le cose allora cambiavano.
Non risposi, non ne avevo la forza. Raccolsi velocemente le scarpe da dove le avevo buttate e, afferrato un giacchetto a caso, uscii dalla camera sbattendo la porta alle mie spalle.
 
L’aria era diventate fredda e pungeva sul mio viso. Forse era stata una cattiva idea quella di uscire, ma purtroppo era stata l’unica che mi era passata per la mente. Non avevo voglia di litigare con Harry anche quella sera, così l’unica cosa che pensai di fare fu visitare la mia medicina personale. Suonai al campanello, convinta che nessuno oltre che Zayn mi sarebbe venuto ad aprire. Dopo qualche minuto passato fuori a congelare, il ragazzo si decise ad aprirmi la porta.
–Ash? Che ci fai qui?- chiese curioso.
–Lasciami entrare e te lo spiego- dissi spingendolo via e entrando dentro al calduccio.
–Non è necessario, possiamo anche saltare quella parte se per te è troppo stressante parlarmene- disse cingendomi dalla vita e iniziando a baciarmi il collo. Zayn sapeva come farmi rilassare e staccare la spina era proprio quello di cui avevo bisogno in quel momento.
–Va meglio adesso?- mi chiese mentre mi accarezzava la schiena nuda. Annuii distrattamente, mentre ero intenta a giocherellare con un lembo del lenzuolo.
–Si può sapere cosa ti passa per la mente ultimamente?- disse rizzandosi con la schiena. Mi voltai a guardarlo sorpresa.
–Sia chiaro, non mi interessano i fatti tuoi solo che mi da fastidio che una persona pensi ad altro mentre sta venendo a letto con me- precisò dopo la mia occhiata. Ridacchiai divertita, tirandomi il lenzuolo in modo da coprirmi interamente.
–Oggi sono uscita con Alex- iniziai dal nulla quel discorso.
–Alex chi?- Lo guardai, alzando poi gli occhi al cielo.
–Alex la fidanzata di Louis Tomlinson, quante Alex pensi che possa conoscere qui?- chiesi retorica. Fece spallucce, facendomi segno di continuare.
–Ecco, per farla breve io tu e tua cugina siamo stati invitati ad una festa organizzata a casa di Liam- dissi semplicemente, cercando di farla apparire come la cosa più normale del mondo.
–Mi dispiace, ho un impegno.-
-Ma se non ti ho nemmeno detto quando è!- gli diedi uno schiaffo sul petto.
–Merda, hai ragione- disse divertito. Lo continuai a guardare seria, sperando che quel mio atteggiamento lo spingesse ad accettare.
–Ti prego, dimmi che non me lo stai chiedendo veramente.- Annuii, sfoderando uno dei miei sorrisi migliori.
–Alex mi ha garantito che i ragazzi sono ben disposti nei tuoi confronti e in quelli di Sel e che ci tengono a conoscervi- aggiunsi, sperando di apparire più convincenti.
–Non lo so Ash, non sono mai andato a genio alla combriccola del tuo fratellastro, non vedo come ora le cose possano cambiare.- Annuii, capendo che quella richiesta era del tutto folle.
–Hai ragione, fai finta che io non ti abbia detto niente- dissi alzandomi dal letto e iniziando a raccogliere le mie cose sparse per il pavimento della camera.
–Ehy, aspetta! Non ho detto di no, ci stavo solo pensando su- mi tirò per un braccio verso il letto.
–Quindi verrai alla festa con me?- domandai diretta sorridendo.
–Se mi dai un bacio forse si- disse sorridendo malizioso.
Lasciai cadere nuovamente a terra gli abiti che avevo appena raccolto, fiondandomi sulle labbra di Zayn e baciandolo con passione.
–Adesso sei obbligato a venire, lo sai vero?- dissi staccandomi dalle sue labbra.
Lui mi guardò, sorridendo a fior di labbra. –Lo so- disse soltanto, per poi tornare a concentrarsi sulle mie labbra.
Forse stavo sbagliando tutto, forse mi sarei dovuta fermare prima che fosse troppo tardi. Ma ormai avevo dato il via a quel gioco di seduzione e, per quanto mi sforzassi, la via d’uscita si faceva sempre più lontana.

 




here i am:
scusate il mega ritardo, ma solo oggi sono riuscita a finire il capitolo çwç
onestamente non l'ho riletto, sono troppo stanca e mi scuso per gli eventuali errori. volevo aspettare e postarlo domani, ma non ce la facevo a non farvelo leggere, ve lo meritate dopo tutta la pazienza che state dimostrando nei miei confronti çwç
sono di poche parole 'sta sera, perciò compensate voi questa mia mancanza lasciando tante belle recensioni (?) xx
p.s. michs, spero che questo capitolo ti piaccia visto che c'è alex ♥ :D

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Capitolo 10
*** capitolo nove. ***





capitolo nove.


Ashley
Mi soffermai più del solito davanti allo specchio. Quella sera ci sarebbero stati tutti e io volevo essere impeccabile. Con le mani lisciai il vestito, che forse era fin troppo provocante per l’occasione. La scollatura posteriore lasciava scoperta l’intera schiena, fermandosi giusto prima di scoprire il mio lato b. L’abitino nero fasciava perfettamente il mio corpo, mettendo in risalto tutto ciò che era possibile mettere in evidenza.
–Questa sera prevedo tante vittime.- Mi voltai di scatto, sorridendo nel vedere Zayn fermo sulla soglia della porta.
–Spero solo che troverai del tempo per me- continuò, sorridendo più maliziosamente.
Mi avvicinai lentamente a lui. Il ticchettio dei tacchi echeggiava nel silenzio della stanza. Gli gettai le braccia al collo, fermandomi a un soffio dalle sue labbra. Mi cinse subito la vita e un calore improvviso mi invase il corpo.
–Tranquillo, troverò sempre del tempo per te- sussurrai con voce seducente. Il suo profumo di tabacco e cioccolato mi invase i polmoni, facendomi dimenticare per un attimo di tutto. Ci scambiammo un bacio veloce, ma allo stesso tempo travolgente.
–Se dovete fare una scopata pre-party siete pregati di non farla in bagno, io ho urgente bisogno di fare pipì!- Mi staccai contro voglia da Zayn, sorridendo a fior di labbra.
–A tua cugina serve il bagno- dissi trattenendo una risata.
–Che ne dici? Facciamo i bravi per una volta?- mi chiese sorridendo divertito, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Annuii e lui automaticamente staccò le mani dai miei fianchi.
Tornai per qualche secondo davanti allo specchio per darmi una sistemata ai capelli, fin troppo flosci per i miei gusti. Cercai di gonfiarli leggermente, ottenendo scarsi risultati. Nel frattempo Zayn aveva aperto la porta e Selene era entrata nella stanza sbuffando.
–Miss Fructis capelli perfetti porta il tuo culo fuori di qui- disse spingendomi via. Scoppiai in una fragorosa risata, lasciandomi accompagnare fuori dal bagno dove Zayn mi stava aspettando.

Alex
La musica era al livello giusto, tutti gli ospiti avevano un drink in mano e nessuno si era ancora sentito male. La festa era partita alla grande e Liam fino ad ora si era rivelato un ottimo padrone di casa, cercando di far sentire tutti gli ospiti a proprio agio.
Stavo cercando il mio ragazzo con lo sguardo tra la folla davanti a me quando sentii due braccia calde avvolgermi.
–Sei bellissima sta sera amore mio- mi sussurrò dolcemente all’orecchio. Sorrisi, voltandomi lentamente verso di lui e poggiandogli un tenero bacio sulle labbra.
–Mmm, cocco- disse alludendo al sapore del mio burro cacao. –Il mio preferito- continuò mordendomi il labbro inferiore.
Quella era una cosa che mi faceva impazzire ogni volta. Ma cosa stavo dicendo? Tutto di Louis mi faceva impazzire.
–Queste bretelle sono davvero sexy- dissi tirandogliene una con fare provocatorio.
–Farti impazzire è il mio obbiettivo per questa sera- disse facendo la voce seducente.
La sua voce aveva un suono ipnotizzante per me. Ascoltarlo per me significava entrare in un mondo parallelo dove eravamo solamente noi. Come in quel momento, quando tutti gli altri invitati erano improvvisamente spariti ed ero come da sola con Louis. Mi accarezzò dolcemente una guancia, lasciando cadere il momento provocatorio di poco fa. Alzai il visto e fu in quel momento che mi persi nel suo sguardo. Sarei potuta annegare in quel profondo mare blu. Nonostante fosse passato quasi un anno ancora non mi sembrava vero. Ogni volta che mi baciava sembrava la prima volta. Il brivido che mi attraversava la schiena quando sfiorava la mia pelle con le sue mani calde non era mutato nel tempo. I battiti del mio cuore si fermavano per poi aumentare a dismisura ancora oggi, nonostante ormai mi sarei dovuta abituare alla sua presenza al mio fianco.
–A che pensi?- mi chiese notando che ero sovrappensiero. Scossi la testa, sorridendo come un’ebete.
–A niente- risposi quasi vergognandomi di quei pensieri.
–Andiamo Alex, puoi dirmelo- mi riprese, spingendomi con lo sguardo a parlare.
–Stavo pensando al fatto che ti amo e che sono fortunata ad averti tutto per me- sputai tutto fuori, cercando di nascondere il viso dietro i capelli per l’imbarazzo.
–Mi piace quando arrossisci- disse spostandomi i capelli e lasciandoli cadere lungo le mie spalle.
–E ti amo pure io- aggiunse prima di unire nuovamente le nostre labbra in un dolce, ma desiderato bacio.

Selene
Party Rock Anthem fu la canzone dalla quale fummo accolti al nostro ingresso in casa Payne. Non ero entusiasta dall’idea di trovarmi lì quella sera, ma Ash aveva insistito così tanto che mi era stato impossibile tirarmi indietro, soprattutto quando in mezzo si era messo anche Zayn. Quei due insieme erano impossibili da gestire.
Camminavo al fianco della mora, che era stretta a mio cugino grazie alla presa che lui esercitava sulla sua vita. Se non lo avessi conosciuto avrei scommesso sul fatto che avesse paura di perdere Ashley. Ma era impossibile dato che stavamo parlando di Zayn Malik. Seguii i due farsi spazio nella folla fino a quando Ash non ci fece segno di aspettare seduti su di un divanetto.
–Allora, carina la casa- provai ad iniziare un discorso. Zayn annuii distratto, troppo impegnato a guardarsi intorno. O meglio, troppo impegnato a guardare i culi delle ragazze presenti.
–E io che pensavo che Ash potesse farti mettere la testa a posto- dissi tra me e me, ridendo. Quel minimo bastò per ottenere la sua attenzione. Zayn mi guardò, scuotendo la testa.
–Ci vuole ben altro per farmi mettere la testa a posto, dovresti saperlo cuginetta- disse sorridendo. –E poi Ash ha altro per la testa- aggiunse sospirando.
–Che vuoi dire?- chiesi guardandolo interrogativa. Lui mi fece un segno con la mano, intendo che dovevo lasciar perdere il discorso.
Rassegnata mi lasciai cadere sul divanetto, accavallando le gambe e attirando inconsciamente l’attenzione di qualche ragazzo. Fulminai con lo sguardo chiunque, mentre mio cugino rideva divertito da quella situazione.
–Che ti ridi idiota? Non sono mica come quelle troiette con cui te la fai tu!- lo ripresi, colpendogli il braccio.
–Ahi!- si lamentò lui, massaggiandosi la parte dolorante.
–Sei una femminuccia, ti ho appena sfiorato- dissi ridendo come una matta. Lui fece per rispondere, ma qualcuno decise al posto nostro di mettere fine a quel discorso.
–Selene, Zayn, che piacere vedervi qui.- Avrei riconosciuto quel fastidiosissimo accento irlandese in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo.
–Niall- gli sorrisi falsamente –mi dispiace non poter dire lo stesso.- Lui abbozzò un sorriso divertito.
–A dire il vero no, non mi dispiace affatto- continuai, cercando di usare il tono di voce più acido possibile.
–Selene smettila e cerca di essere gentile almeno per una volta- mi richiamò Zayn, come se fosse mio padre. Si alzò dando una aggiustata al colletto della camicia bianca che indossava per la serata.
–Non ti nego che mi fa un po’ strano, ma sono felice anche io di essere qui- disse tendendo la mano al biondo. I ragazzi erano strani, pensai in quel momento.
–A essere sinceri è stata Ashley a mandarmi da voi, ma mi piace il tuo atteggiamento, credo che seguirò il tuo esempio amico- disse stringendo la mano che mio cugino teneva ancora tesa.
Alzai gli occhi al cielo, per poi rotearli seccata. Nel farlo notai in un angolo della sala Matt, il capitano della squadra di pallanuoto. Il mio obiettivo per quella sera sarebbe stato accaparrarmi i voti del team per le prossime elezioni. Mi alzai di scatto, sistemandomi il vestito e i capelli ai quali avrei dovuto dare presto una sistemata dato che la ricrescita castana iniziava a fare contrasto col rosso della tinta. 
–Visto che andate così d’amore e d’accordo vi lascio da soli- dissi poggiando una mano sulla spalla di Zayn.
–Vedi di non socializzare troppo con questo qui- gli bisbigliai all’orecchio.
–Ti ho sentita, gentile come sempre- disse il biondo. Gli sorrisi falsamente un’ultima volta per poi dileguarmi in mezzo alla folla.

Ashley
La musica procedeva ad un ritmo forte e coinvolgente. Ormai la festa era entrata nel vivo e la casa stracolma di persone ne era la prova. La maggior parte degli invitati era buttata in quella che per l’occasione era stata adibita a pista da ballo, altri erano buttati a terra o sui divani a peso morto, già troppo ubriachi persino per stare in piedi. C’era anche chi a quel caos aveva preferito la calma apparente che regnava attorno alla piscina esterna di casa Payne.
Tutti si stavano divertendo. Tutti tranne me, che da quando avevo visto Harry entrare mano nella mano con l’oca Tiffany mi ero rintanata in un angolo della stanza a guardarmi intorno stanca e annoiata. Sospirai, mandando giù l’ultimo sorso del mio drink alla fragola per poi iniziare a girare il bicchiere nervosamente tra le mani. Tra tutte quelle teste bionde e more ne cercavo una rossa che potesse farmi tornare il buon umore con qualche battuta squallida, ma di Selene neanche l’ombra. Chissà dove si era cacciata quella pazza scatenata, magari stava ancora pensando ad un modo per battere Niall a quelle elezioni a cui tanto teneva. Attorno al barman che era stato sicuramente assunto per l’occasione vidi Liam e Zayn parlare amichevolmente. Un pensiero felice mi passò per la mente, il primo da quando ero lì. A quanto pare un passo avanti era stato fatto e Alex aveva ragione quando diceva che un’amicizia tra Zayn e i ragazzi era possibile.
–Finalmente vedo un sorriso sul tuo viso.- Saltai in aria, rischiando di far cadere il bicchiere con ci stavo giocando a terra. Quella voce. Mi sarei aspettata di tutto, ma non di sentire la sua voce.
Mi presi un attimo per riprendermi dallo shock emotivo che stavo attraversando.
–Che vuoi Harry?- dissi, voltandomi acida verso di lui. Fece spallucce, poggiandosi al muro e mettendosi le mani in tasca.
–Parlare- disse fermo e deciso. Lo guardai perplessa, per poi scoppiare a ridere.
–Vai da Tiffany, è meglio, credimi- dissi mollando il drink su di un tavolino lì vicino. Mi girai per andarmene, ma la sua presa salda sul mio polso mi fece bloccare.
–Lasciami andare- gli ringhiai contro istintivamente.
–Per favore, ascoltami- disse dolcemente, allentando la presa. Quelle parole sembravano essere quasi una supplica e mi convinsero a lasciarmi andare.
Annuii debolmente, seguendolo al piano di sopra quando accennò ad andare in un posto più tranquillo e riservato.
–Questa è la camera di Liam- disse aprendo una delle tante porte bianche che si trovavano nel lungo corridoio nel quale eravamo arrivati. Con la mano mi invitò ad entrare e così feci.
La stanza era immersa nel buio, illuminata solo dalla chiara luce della luna che filtrava dalla finestra. C’era un’atmosfera strana in quella camera… quasi surreale. Feci qualche passo, girando a vuoto pur di non fermarmi vicino ad Harry. Condividevamo la camera ogni notte senza rivolgerci la parola, quindi quella situazione non avrebbe dovuto tubarmi. Invece mi sentivo agitata e tesa. Le mani iniziarono a sudarmi e le ginocchia a tremare. Mi voltai e vidi Harry poggiato con le spalle sulla porta. Teneva lo sguardo fisso sul pavimento, come se stesse cercando lì le parole da dovermi dire. Non ero l’unica a percepire la tensione nell’aria.
–Mi manchi- disse improvvisamente. –E sono stanco di questa situazione che si è creata tra di noi.- Sospirò pesantemente, passandosi una mano tra i capelli.
In quel momento entrai in uno stato di paralisi totale. Non riuscivo a muovermi, a parlare, a reagire. Se non avessi sentito il battito del mio cuore mentre impazziva avrei sospettato persino di essere morta.
–Ti prego fa qualcosa, anche picchiarmi, ma ti prego.. falla- disse di fronte al mio silenzio. Deglutii pesantemente. Sentii le gambe cedere e di riflesso mi andai a sedere sul bordo del letto di Liam.
Per la prima volta un ragazzo era riuscito a spiazzarmi, a lasciarmi senza parole.
–Non so che fare, davvero non lo so- dissi in un sussurro, portandomi subito dopo una mano sul viso per coprirlo.
Subito dopo sentii qualcosa di caldo stringermi la mano che avevo lasciato poggiata sulla coperta. Mi voltai lentamente e Harry non perse tempo, accarezzandomi il viso. Eravamo ad un soffio l’uno dall’altro.
–Non chiudermi fuori dalla tua vita, ti prego- disse solamente.
Sentivo il suo respiro caldo posarsi sul mio viso. Era una bella sensazione. Sentii i brividi percorrermi la schiena e il cuore pulsare ancora di più. Ero stanca di lottare contro i miei sentimenti. Ero stanca di respingere ciò che provavo realmente. Volevo lasciarmi andare e correre il rischio per vivere quella che forse sarebbe potuta essere la cosa migliore della mia vita. Alzai gli occhi, incrociando finalmente il suo sguardo. Le iridi dei suoi occhi brillavano di un verde smeraldo acceso. Harry si avvicinò ancora di più, fino a far scontrare i nostri nasi. In un attimo lui annullò quella insignificante distanza che c’era tra i nostri visi, impossessandosi prepotentemente delle mie labbra per assaporarle in pieno.
Una voragine si aprì nel mio stomaco e iniziò a risucchiare tutti i sentimenti tristi e negativi che si trovavano dentro di me. Improvvisamente mi sentivo di nuovo bene. Harry mi spinse sul letto senza però mai staccarsi dalle mie labbra. Io d’altro canto non le mollavo mai. Non avevo bisogno neanche di respirare perché in quel momento sentivo che lui era il mio ossigeno.
Ci staccammo solo un attimo, nel quale ci guardammo negli occhi, sorridendo. Dopo ci dimenticammo di tutto, lasciandoci trasportare e coinvolgere solamente dai nostri sentimenti.

Selene
Finsi di ridere all’ennesima pessima battuta di Matt, cercando così di comprarmi il suo voto. Gli atleti erano tutti dei facili bersagli, bastava assecondarli leggermente e loro puff, come per magia erano tutti ai tuoi piedi. Dopo un’ora abbondante passata a ocheggiare però ne avevo fin sopra i capelli di quella massa di nuotatori tutti muscoli e niente cervello, così per evitare l’ennesima allungata di mani da parte di Matt mi alzai con la scusa che i troppi drink assunti nel corso della serata avevano iniziato a fare il loro effetto. In parole più semplici dissi di dover andare a fare la pipì. Poco elegante come sparata, ma comunque efficace. E poi chiunque la fa, inutile fingersi scandalizzati quando qualcuno lo dice ad alta voce.
Non conoscendo la casa andai a tentativi, cercando la toilet al piano di sopra. Lungo le scale fui costretta a prestare attenzione al fine di evitare qualche povero sfigato alcolizzato che sbavava buttato sui gradini come un barbone della metro.
–Che schifo!- dissi scavalcando l’ultimo di una lunga serie. Mi ricomposi dopo quella che soprannominai ‘la scalata degli sbronzi’ aggiustandomi il vestito che si era leggermente alzato e i capelli, che sicuramente erano in una condizione pietosa.
A passo deciso iniziai a percorrere il lungo corridoio che si apriva davanti a me. Nonostante i miei buoni propositi di non cacciarmi nei guai almeno per quella sera, la mia curiosità mi spinse ad avvicinarmi ad una porta in particolare. Dati i rumori sospetti che provenivano dall’interno quello sicuramente non doveva trattarsi del bagno.
–Usate le precauzioni, mi raccomando!- non mi trattenni dall’urlare da dietro la porta. Come una povera pazza, scoppiai a ridere da sola della mia stessa battuta che, detto tra noi, era abbastanza fuori luogo. Ma ero fatta così, non potevo farci niente.
Mi dimenticai di quei due che avevo sorpreso a fare porcherie non appena ebbi trovato il bagno.
A furia di parlarne e di fingere lo stimolo di farla era diventato reale. Dopo l’operazione mi sciacquai le mani come mamma mi aveva insegnato da piccola, ma invece di uscire subito dopo mi soffermai qualche istante a guardare il mio viso riflesso nello specchio.
–Però, ti sei fatta una figa assurda Selene- mi complimentai da sola.
–Già, sono d’accordo.- Sussultai, buttando un urlo per lo spavento.
–Ehy tranquilla bimba, sono solo io.-
–Santo cielo Matt, fallo un’altra volta e giuro che ti ammazzo con le mie stesse mani!- lo minacciai.
Aspettate un momento.
–Matt! Che diamine ci fai qui?!- urlai quando mi fui ripresa dallo spavento e ebbi realizzato il tutto.
–Oh andiamo, come se ti servisse un disegnino per capirlo- disse abbassando il tono di voce e assumendo un ghigno sul viso. Iniziò ad avvicinarmi lentamente verso di me, mettendo le mani avanti e cercando il mio corpo.
–Ma che fai? Lasciami stare- dissi quando ormai era completamente attaccato al mio corpo.
–Shh, fai la brava- continuò lui, stringendomi per la vita e iniziando a baciarmi il collo. Sentivo i brividi percorrermi la schiena per il terrore.
–Matt, non toccarmi, ti ho detto di lasciarmi!- urlai cercando di divincolarmi dalla sua presa. Purtroppo era tutto inutile. Lui era più forte di me e mi spingeva contro il lavello con forza per impedirmi di muovermi o anche solo provare a scappare.
Per la prima volta in vita mia ero impotente e avevo davvero paura. Chiusi gli occhi, ormai rassegnata che neanche se avessi urlato con tutto il fiato che avevo dentro sarei potuta uscire da quella situazione.
Poi si trattò di un attimo. Improvvisamente mi sentii libera. Niente più mani che mi stringevano, niente più odore di alcol che mi invadeva le narici. Anche se ancora spaventata trovai la forza di aprire gli occhi per vedere cosa fosse successo.
Matt era stato a terra in posizione fetale. Con le mani si copriva il naso e mi parve di intravedere del sangue scendere. Alzai lo sguardo fino a incrociare una figura a me tremendamente familiare.
Niall Horan stava in piedi davanti a me col pugno destro ancora chiuso.
–Stai bene?- mi chiese dolcemente quando si accorse che lo stavo guardando. Per la prima volta aveva evitato di usare quel tono di voce stronzo e arrogante di cui avevo l’esclusiva. Era preoccupato per me. Strano a dirsi, ma lo era veramente.
Aprii la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Spostai ripetutamente lo sguardo da Matt che stava ancora steso a terra a Niall, che aspettava una mia risposta. Come sempre mi lasciai guidare dall’istinto e, senza pensare alle conseguenze di quel mio gesto, mi avvicinai al biondo, facendomi cadere tra le sue braccia.
I singhiozzi partirono in automatico e le lacrime iniziarono a solcare il mio viso.
–Tranquilla, è tutto apposto ora- disse premurosamente. –Ci sono io con te- continuò, accarezzandomi i capelli.
Mi strinsi ancora di più a lui per paura e perché sentivo il bisogno di essere protetta da qualcuno.
–Vieni, andiamo via da qui- disse allontanandosi da me, il giusto per potermi guardarmi negli occhi. Mi passò le sue calde mani sul viso, asciugandomi le guance bagnate a causa del pianto.
Annuii debolmente, prima di lasciarmi stringere la mano e farmi strascinare lontano da quello schifo.
–Aspetta- dissi di punto in bianco quando ormai eravamo fuori. La mia voce era sottile e debole, molto diversa dal solito. Lui mi guardò perplesso, ma mi lasciò andare.
Tornai indietro e mi fermai davanti a Matt che, strano a dirsi, era ancora come lo avevamo lasciato.
–Che vuoi fare Selene?- sentii la voce spaventata di Niall alle mie spalle. Tirai su col naso, richiamando tutte le lacrime che sentivo pronte a scendere.
Caricai inconsciamente un calcio che indirizzai dritto verso le parti basse di quel verme.
–Sei un viscido- ringhiai mentre lui si contorceva dal dolore.
Mi strinsi nelle spalle, tornando da Niall che mi aspettava con la sua giacca tra le mani.
–Metti questa, almeno non sentirai freddo- disse appoggiandomela sulle spalle.
Non dissi niente, ma gli rivolsi un sorriso che lasciava intendere che gli ero riconoscente. Lui lo ricambiò e sentii qualcosa di strano muoversi dentro al mio stomaco.
Non ci prestai attenzione, troppo preoccupata a lasciarmi stringere dalle sue accoglienti e calde braccia ancora una volta.
 



here i am:
è da tantissimo che non posto e vi chiedo terribilmente scusa. ma putroppo la scuola mi impegna tantissimo e il mese di marzo che è appena iniziato è il più pesante di tutti quindi non so dirvi quando riuscirò a postare di nuovo D:
vado un po' di fretta, quindi non vi dirò molto.
vi faccio solo una piccola annotazione. come vedete il capitolo questa volta non è narrato da ashley, ma al suo punto di vista si aggiugono quelli di alex  e selene.
non so dirvi se questa cosa si ripeterà in futuro dato che non prevedo niente, ma fatemi sapere comunque che ne pensate.
 grazie a tutte quante xx

Se vi va passate da questa fanfiction. E' di una mia amica e mi farebbe piacere se le lasciaste qualche recensione :D

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Capitolo 11
*** capitolo dieci. ***





capitolo dieci.


Ashley
Un bacio. Due baci. Tre, quattro e ancora e ancora e ancora. Non avevamo fatto altro per tutta la notte dopo che eravamo rientrati dalla festa di Liam. Ormai le sue labbra erano diventate come una droga per me. Non riuscivo a stargli lontano un secondo che subito necessitavo di lui.
–Un altro ancora- protestò Harry quando provai ad alzarmi.
–Non sei stanco?- gli chiesi ridacchiando.
–Di te? Mai- rispose. Sul suo volto, come sul mio, comparve un sorriso tra il malizioso e il divertito.
–Sei irrecuperabile, lo sai?- domandai retoricamente, tornando a stendermi su di lui. Sentivo il suo respiro caldo posarsi sul mio viso e i suoi occhi scrutarmi intensamente.
–Zitta e baciami.- Poi in un dolce, ma allo stesso tempo passionale e intenso gesto unì nuovamente le nostre labbra.
Ogni bacio, non lo negavo, era come il primo. Ogni volta che le sue mani accarezzavano il mio corpo, il suo respiro si poggiava sul mio viso, i suoi occhi cercavano i miei… ogni volta mi sentivo in paradiso.
–Che ore sono?- gli chiesi nascondendo il viso tra il suo collo e la spalla.
–Quasi le otto- rispose dopo aver controllato la sveglia che stava sul comodino.
–Sono ancora in casa?- allusi ai nostri genitori. Lui tese le orecchie come un cane, prestando attenzione ai rumori che provenivano fuori dalla camera.
–Direi di si, si sentono dei passi- constatò dopo un poco.
–Ti immagini se in questo momento entrasse tuo padre e ci vedesse così?- disse improvvisamente.
Mi irrigidii al solo pensiero. Lo guardai, non riuscendo a capire cosa provasse in quel momento. Nel suo tono di voce c’era la preoccupazione, ma anche una sorta di eccitazione. Lui parve capire la mia preoccupazione e, per rassicurarmi, iniziò ad accarezzarmi lentamente la schiena.
Posai lo sguardo sulla porta, ricordandomi che in realtà era chiusa a chiave proprio per evitare ciò che Harry aveva appena immaginato. Ma in realtà, cosa sarebbe successo se mio padre fosse entrato per davvero? Come avrebbe reagito nel vedere la sua bambina e il figlio della sua futura moglie abbracciati semi nudi nello stesso letto? Scossi la testa, imponendomi di non pensare a certe cose.
Avevo fatto una scelta consapevole delle conseguenze che avrebbe comportato. Certo, i rischi erano numerosi e la posta in gioco era altissima, ma ero sicura che i sentimenti che provavo per Harry ne valessero la pena.
–Adesso voglio solamente stare con te. Al resto ci penseremo più avanti- dissi decisa. Lui annuì, sorridendo e mostrandomi quelle meravigliose fossette che gli decoravano il viso.
–Adesso esistiamo solamente noi- aggiunse, salendo ad accarezzarmi il viso. Sorrisi istintivamente al suono delle sue parole.
–Noi- ripetei debolmente. –Suona piuttosto bene noi- aggiunsi e lui, in risposta, poggiò le sue morbide labbra sulle mie, baciandomi dolcemente.

Selene
Un debole sole filtrava dalle fessure della finestra, rompendomi già di prima mattina. Proprio quel giorno doveva far bel tempo? Ditemi voi se quella non era sfiga.
Mi allungai sul letto, cercando di sciogliere tutti i muscoli. Le immagini della notte precedente ancora non mi avevano abbandonato e in tanti flash disconnessi mi tornavano alla mente. Uno però più di tutti.
Non ero riuscita a togliermi dalla testa il volto di Niall, la preoccupazione nei suoi occhi e la dolcezza nei suoi modi quando mi tirò fuori da quell’inferno. Era tutto così assurdo che ancora stentavo a crederci. Io e Niall non eravamo mai andati d’accordo. Non che ci fosse mai stato un motivo particolare, semplicemente non ci sopportavamo. Eppure lui era lì quella sera in mia difesa, in aiuto di quella che potremmo definire una sua nemica.
Un sorriso ebete mi spuntò sul viso da solo quando alla mente riaffiorò il ricordo di lui che mi stringeva tra le sue braccia e mi diceva di stare tranquilla perché adesso era con me. Mi sorpresi di quella reazione e di quei pensieri. Cosa mi stava succedendo? No, quella non era la Selene che conoscevo. Quella doveva essere una copia perfetta portata sulla Terra dagli alieni dopo uno scambio di corpi. Si, decisamente era andata in quel modo. Io non potevo pensare positivamente di Niall Horan, né in questa vita, né in un’altra.
–Tesoro, sei sveglia?- Alzai leggermente il busto per vedere chi fosse. Non mi ero neanche accorta che mia madre era entrata in camera mia.
–Buongiorno- mugugnai con la voce secca.
–So che è ancora presto, ma sotto c’è qualcuno per te- disse iniziando a mettere le cose apposto di sua iniziativa personale. Odiavo quando lo faceva, io stavo bene nel mio disordine, ma per quanto glielo ripetessi lei si ostinava a non darmi ascolto. Ma d’altra parte era mia mamma, era nel suo dna comportarsi così.
–Chi è venuto a disturbarmi?- dissi alzandomi di controvoglia e dirigendomi verso l’armadio. Presi il primo paio di pantaloncini che mi capitò sotto mano, non preoccupandomi nemmeno di cambiarmi la maglietta. Sarei scesa con quella che usavo per dormire, chiunque avessi incontrato non si sarebbe di certo scandalizzato per quel particolare piccolo ed insignificante.
–Almeno posso sapere chi è questo rompi palle?- dissi scocciata mentre uscivo dalla camera e scendevo le scale diretta al piano di sotto. Superai l’entrata, andando per non so quale motivo in cucina.
–Il rompi palle sarei io- disse una voce alle mie spalle.
Mi bloccai di scatto, non potendo credere a quanto avessi appena sentito. –Niall?- chiesi voltandomi titubante e sorpresa.
Beh, ripensandoci avrei potuto indossare qualcosa di diverso dal pigiama…

Alison
Holmes Chapel. Tradotto nella mia lingua, Narnia. Quel posto era spoglio, monotono, devastante, straziante, triste e chi più ne ha più ne metta. Era una briciola di pane paragonata alla mia amata e soleggiata Los Angeles.
D’altronde Dave mi aveva avvertito quando mi aveva contattato per organizzare il tutto. Aveva detto, e cito testuali parole: Holmes Chapel è un posto tranquillo, niente a che vedere con lo stile di vita californiano. Magari, se avessi ascoltato le sue parole, a quest’ora sarei stata a prendere il sole a Malibù invece che a fare quell’improvvisata ad Ashley.
–Però- commentò Mandy –è…pittoresco.- La guardai scettica una volta ripresami dai miei pensieri.
–Se per pittoresco intendi sperduto, arretrato, monotono allora ti do ragione- le risposi acidamente, rendendo pubblico, se così si può dire, il mio pensiero.
Lei rise, aprendo il cancelletto della casa che avevamo di fronte. Quella ragazza delle volte mi spaventava. Riusciva a trovare sempre il buono in ogni cosa e, peggio ancora, era sempre positiva. Non che io fossi Miss Depressione sia chiaro, ma delle volte proprio non riuscivo a capire perché secondo lei tutto a questo mondo fosse buono, bello e soprattutto puro.
–Sicura che sia questa?- le chiesi seguendola lungo il vialetto.
–Lo scopriremo subito- rispose, sorridendomi solare.
Arrivammo fino alla porta d’ingresso, poi lei si chinò a terra e controllò sotto il tappeto, come da istruzioni ricevute. –Ecco le chiavi- disse mostrandomi il mazzo vittoriosa.
–Ok, la casa è questa- dichiarai strappandogliele dalle mani. Dopo un paio di tentativi falliti riuscii ad inserire nella serratura la chiave giusta.
Entrammo nella casa come se fossimo di famiglia, peccato che non trovammo Ashley ad accoglierci a differenza di quanto ci aspettassimo.
–E ora che si fa?- dissi guardandomi intorno, cercando di capire dall’arredamento della casa che tipi fossero la sua nuova matrigna e soprattutto il suo nuovo fratellastro. Anne in realtà potevo dire di conoscerla, dato che in America l’avevo incrociata più di una volta a casa Jones. Ma questo Harry? Chi era veramente? E soprattutto cosa era successo tra lui e la mia migliore amica dopo quella scopata… Scusate l’indelicatezza, volevo dire dopo quella volta.
–Non lo so, esploriamo?- disse rispondendomi, facendo spallucce. Annuii, mollando il trolley vicino alla porta e partendo in quarta verso il piano di sopra.
–Dici che magari la sorprendiamo in atteggiamenti poco consoni con un ragazzo?- ridacchiai tornando ai miei pensieri e voltandomi verso Mandy mentre salivo le scale.
–Sei sempre la solita Aly- mi richiamò lei, scuotendo la testa. Io risi spontaneamente, tornando a guardare davanti a me.
–Però- disse facendomi arrestare nuovamente –magari prima di entrare in camera sua busserei. Sai, suo padre ha detto che la condivide con quel Henry, Gary o come accidenti si chiama!- Scoppiò a ridere da sola e l’unica cosa che riuscii a fare fu battermi un cinque sulla fronte. Eravamo completamente folli, ma questa era la nostra caratteristica e non potevamo farci niente.
Arrivate in cima alle scale dovemmo scegliere quale fila di porte spalancare per prima, se la destra o la sinistra. Per fortuna (o sfortuna, dipende dai punti di vista) non ci fu bisogno di decidere da sole, perché delle risate si sentirono da una stanza in particolare.
–Apro io oppure tu?- chiesi accostandomi ad essa.
–Sbaglio o eravamo d’accordo sul bussare prima di agire?!- domandò alzando un sopraciglio lei.
Con la mano le feci intendere che ormai quel discorso era passato. Erano noti a tutti i miei improvvisi cambiamenti d’umore, quello non avrebbe di sicuro sconvolto gli equilibri.
–Al mio tre- dissi facendole segno di avvicinarsi a me.
–Uno- iniziai a contare.
–Due- proseguì lei.
–Tre!- urlammo insieme, spingendo la maniglia verso il basso.

Mandy
–Che palle!- sbottò Alison, poggiandosi contro la parete a braccia conserte. –Speravo di poterti scattare qualche foto compromettente da usare come ricatto e invece nulla. Sono molto delusa da te Ashley Jones.-
Mi affiancai a lei, aspettando la reazione da psicopatica di Ash alla nostra vista che ovviamente non tardò ad arrivare.
–Tu, lei, Alison, Amanda. Cosa ci fate qui?!- urlò, facendo spostare il riccio che era sopra di lei e alzandosi dal letto di corsa. Spalancò le braccia in modo da poter stringere entrambe in un grande abbraccio quando ci ebbe davanti.
–Sorpresa- dissi sventolando le mani come una cretina.
–Quando siete arrivate? E perché non ne sapevo niente?- continuò a fare una serie di domande a raffica alla quale ovviamente non ci diede il tempo di rispondere.
–Rallenta o rischi di perdere un polmone- le disse scherzosa Aly, scompigliandole i capelli.
–Sono così felice di vedervi.- Ash non perse tempo e ci strinse nuovamente a sé.
–Anche tu ci sei mancata- le dissi ricambiando l’abbraccio.
–Però, mica male il fratellino- disse Alison ammiccando. L’appena citato finse un colpo di tosse per richiamare l’attenzione a sé.
–Oh giusto, scusami.- Ash si staccò dall’abbraccio, avvicinandosi a quello che senza ombra di dubbio era il figlio di Anne.
–Harry loro sono Alison e Mandy, le mie migliori amiche- disse indicandoci.
–Ragazze lui è Harry, il mio…- Senza rendersene conto, si era infilata in una brutta situazione da sola. Iniziò a balbettare, a passarsi la mano tra i capelli nervosamente e a guardarsi intorno in cerca di una risposta.
–Finalmente conosciamo il tanto famoso Harry- le lanciai così una ciambella di salvataggio. Lei mi guardò riconoscente.
–Oh beh, famoso non lo so, ma certamente sono Harry- rispose allungando una mano verso di me.
–Se volevi essere spiritoso sappi che come battuta era pessima- lo richiamò subito la bionda. –E comunque puoi chiamarmi Aly- provò a sembrare più simpatica subito tipo.
Harry sembrò non curarsi di quanto Alison gli aveva appena detto e infatti le strinse la mano tranquillamente.
–Ora che vi siete conosciuti posso sapere cosa ci fate qui?- chiese Ash incuriosita dalla nostra presenza.
–Che ne dici di parlarne davanti a una bella granita?- Guardai Alison, annuendo alla sua brillante idea.
–Possiamo andare da Louis- propose il riccio.
–Non ho idea di chi sia questo Louis, ma se sa fare i dolci per me è ok- gli rispose. Ash scoppiò a ridere, stringendo Harry per il braccio, probabilmente senza neanche rendersene conto.
–Andiamo che è meglio- disse infine, trascinandoci tutti fuori di casa.

Alex
–Ecco a lei signore- sorrisi cordialmente all’anziano, poggiando sul tavolo il bicchiere colmo di the freddo. Tornai al bancone che Louis stava pulendo, sedendomi su uno degli sgabelli.
–Ricordarmi ancora perché mi sono offerta per aiutarti- sbuffai, buttando la testa all’indietro e scostandomi i capelli dalla fronte umida.
–Perché mi ami follemente e non ti andava di lasciarmi marcire qui dentro da solo- rispose convinto, sorridendomi. Il suo sorriso si ingrandì quando il campanellino della porta d’entrata suonò, segno che qualcuno di suo gradimento era appena arrivato.
Mi voltai in quella direzione e vidi Liam entrare in compagnia di Zayn. Sorrisi anch’io, pensando a quanto fossero cambiate le cose dopo l’arrivo di Ashley. Prima di allora chi avrebbe mai detto che Zayn Malik sarebbe entrato nel nostro gruppo? Nessuno di certo.
–Ehi ragazzi- disse Liam dandomi un bacio sulla guancia per poi fare uno strano saluto con le mani insieme a Louis. Zayn mi sorrise impacciato, alzando leggermente la mano per salutare entrambi. Comportamento bizzarro per uno come lui.
–Posso offrirvi qualcosa?- chiese educatamente Lou. Dopo che Liam prese la sua aranciata, ne portò comunque una a Zayn, convinto che avesse rifiutato solo per vergogna. Infatti, a dimostrazione di ciò, Zayn bevve in un sorso tutta la sua spremuta. Dopo qualche minuto di titubanza iniziammo tranquillamente a parlare del più e del meno.
Mentre stavo discutendo animatamente con Liam sul fatto che il gelato al cocco fosse nettamente migliore di quello al caramello, il campanellino suonò, attirando nuovamente la nostra attenzione.
Harry ed Ashley erano appena arrivati, con a seguito due ragazze mai viste prima.
–Guarda un po’ chi si rivede- esclamò Louis appoggiandosi coi gomiti sul bancone. –Ieri sera siete spariti improvvisamente- ammiccò verso i due. Sicuramente stava alludendo a qualcosa, ma cosa?
I diretti interessati si guardarono complici, poi Ash arrossì visibilmente. Per cercare di toglierla dall’imbarazzo, la bionda dietro di lei (che sembrava saperne almeno quanto Louis) finse un colpo di tosse.
–Oh si certo- rinsavì la mora. –Ragazzi lasciate che vi presenti Alison- indicò la bionda –e Mandy- indicò l’altra ragazza. –Le mie migliori amiche appena arrivate da Los Angeles- disse infine, sorridente come non mai.
–Piacere di conoscervi, potete chiamarmi Aly.- La ragazza usò il plurale, rivolgendosi a tutti quanti, anche se era evidente il suo immediato interesse per quell’allocco di Liam che, invece di lanciarsi e fare qualcosa di concreto, stava fermo con un’espressione da baccalà sul volto.
–Idiota fa qualcosa- gli ringhiò contro Zayn che, a differenza sua, si lanciò subito, facendo un elegante baciamano a Mandy. Le guance della ragazza si arrossarono istantaneamente, non appena lui ebbe detto –Zayn Malik, a tua completa disposizione.-
Alzai un sopraciglio di fronte a quella scesa e alla reazione, anzi, alla non reazione, di Ash. Forse mi ero persa qualche passaggio, ma ero convinta che in un certo senso loro due stessero insieme. La cosa che destava più sospetti però era l’esplicito scambio di sguardi languidi che lei si scambiava con Harry.
–Louis- bisbigliai.
–Louis- dissi leggermente più forte, il minimo per non farmi sentire.
–Che succede Alex?- mi chiese dolcemente, avvicinandosi a me.
–Quei due- guardai Harry e Ashley. –Non mi convincono, sono strani.. molto strani.- Alzai lo sguardo verso di lui e lo vidi ridacchiare, mentre divertito si gustava il quadretto davanti a noi.
–L’amore sembra essere nell’aria- commentò, per poi lasciarmi un dolce bacio sulle labbra.




here i am:
vi chiedo veramente scusa per il ritardo, ma tra la scuola e altre faccende personali non ho davvero il tempo per scrivere cwc
spero di rimediare con queste vacanze di pasqua, ma non vi prometto niente D:
cosa dire riguardo al capitolo? non lo so neanche io sinceramente. penso che ci sia veramente poco da chiarire.
mandy e aly che all'inizio potevano sembrare due personaggi secondari adesso sono entrate a far parte attivamente della storia.
la narrazione anche qui è affidata a più personaggi, nello specifico a tutte le ragazze. come vi ho già detto decido quello che scrivere al momento, quindi questa può essere una cosa associata a questa occasione, così come potrebbe ricapitare più avanti. non ne ho idea onestamente.
non dico altro perchè so che alcune di voi (la mia michs ahah) non vedono l'ora di leggere LOL
spero che vi piaccia e niente, buona lettura :)
p.s. se si va, passate pure a leggere questa mia one shot  e quest'altra che invece ha scritto una mia amica per il mio compleanno, ma siccome si ostina a dire che sia brutta vorrei che voi la smentiste u.ù xx

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Capitolo 12
*** capitolo undici. ***





capitolo undici.


Da giorni quella casa aveva iniziato a starmi stretta e necessitavo di una via di fuga. Per fortuna avevo un’amica come Alison, che ebbe presto la brillante idea di spingerci tutti a fare una mini vacanza di qualche settimana al mare, il più lontano possibile da Holmes Chapel.
–Avete caricato tutti i bagagli?- chiese mio padre e, solo dopo che ebbe ricevuto l’ok da tutti, consegnò le chiavi della sua auto ad Harry.
–Riportamela anche solo con un graffio e sei morto- gli disse serio. Mi gustai quella scena appoggiata allo sportello del passeggero, sorridendo. Probabilmente Harry stava passando uno dei momenti peggiori della sua vita, ma per me era esilarante vederlo intimorito da mio padre.
–Tranquillo Dave, è in buone mani- tentò di rassicurarlo. Si voltò verso di me e mi sorrise calorosamente, il che mi fece venire il dubbio sul fatto che stesse parlando dell’auto o della sottoscritta.
Ricambiai il sorriso, per poi essere riportata alla realtà da una delle solite battutine squallide di Alison.
–Direi che siamo pronti per partire allora- dissi prendendo in mano la situazione, che altrimenti sarebbe andata avanti troppo per le lunghe.
Salutammo velocemente tutti, prima di metterci in marcia.
 
Hello beautiful, how’s it going? I hear it’s wonderful in California- canticchiavo a bassa voce, per non svegliare Selene che, appoggiata al petto di Niall, dormiva come un angioletto. Il biondo, d’altro canto, la stava imitando alla perfezione.
–Per curiosità, ma questi due stanno insieme?- domandò dal nulla Mandy, che fin’ora era stata in silenzio ad osservare ogni minima mossa mia o di Harry.
–Onestamente? Me lo chiedo dal primo momento in cui li ho visti insieme- le risposi, buttando l’occhio verso dietro. Harry scoppiò a ridere, fingendo addirittura di avere le lacrime agli occhi.
–Cosa c’è di così divertente, fratellino?- gli domandai usando un pizzico di acidità in quel soprannome, che sapevo che lui detestava. Lui mi riservò un’occhiata cattiva, per poi riprendere a guardare la strada.
–Niall e Selene si fanno la guerra da anni, non credo che sia possibile che nasca qualcosa tra di loro- commentò. Feci per rispondergli, ma Mandy mi precedette.
–Perché scusa, tu avevi previsto di farti la tua sorellastra?- Guardai Harry sbiancare davanti a quella domanda e irrigidirsi.
Ridacchiai, poggiandogli una mano sulla gamba. Lui si voltò nuovamente verso di me, questa volta sorridendomi. Sapevo quanto lo infastidisse sentire parlare di noi come fratello e sorella, d’altronde io ero la prima ad usare la cosa contro di lui.
In quel preciso istante, l’auto di Louis ci sorpassò, lasciando intravedere dai finestrini un’Alison completamente impegnata a provarci con Liam.
–Povero ragazzo, lo consumerà durante queste vacanze- dissi ridendo. Harry annuì, appoggiandomi almeno in quello.
–Lo sai come è fatta Alison, quando vede qualcosa che vuole fa di tutto per ottenerla.- Guardai Mandy, pensando a quanto fosse vero quello che aveva appena detto. Alison era una tipa tosta, che non si fermava davanti a niente e a nessuno quando si trattava di dover conquistare il suo obiettivo. E se lei aveva adocchiato Liam, state certi che prima o poi lui avrebbe ceduto al fascino della bionda.


Al nostro arrivo al mare trovammo ad accoglierci un caldo e giallo sole insieme a una casetta che dava direttamente sulla spiaggia. Ci catapultammo all’interno non appena Harry fece scattare la serratura, correndo per trovare la stanza più bella o quella più grande. Dopo qualche minuto di fuoco, riuscimmo ad organizzare le stanze. Louis e Alex ovviamente occuparono la camera matrimoniale (e solo Dio sa cosa avrebbero fatto lì dentro); Alison e Mandy furono insieme, a malincuore della prima che avrebbe di certo gradito come compagno di stanza Liam; il biondo fu invece messo in camera di Zayn, che sotto questo punto di vista era affine ad Aly, dato che avrebbe di gran lunga preferito Mandy (per la quale era palese che si fosse preso una sbandata) come ‘coinquilina’; rimanevano ancora due camera matrimoniali, della quale una toccò a me e a Sel, mentre l’altra andò ad Harry e Niall.
–Spiegami ancora una volta perché non dormiamo insieme- si lamentò Harry, strofinando il suo naso contro il mio collo mentre eravamo da soli in cucina.
–Perché fatta eccezione per Aly, Mandy e Louis gli altri non sanno di noi- dissi piegando il collo, per facilitargli in un certo senso il lavoro.
–Se il problema è questo basta dirglielo!- gridò quando ebbe il colpo di genio.
–E lo dici tu a Selene che deve condividere il letto con Niall?- mi voltai per guardarlo scettica.
–Beh, sbaglio o sei stata tu a dire che tra quei due c’è del tenero.- Lo guardai, indugiando sul da farsi.
–Non lo so, non mi sembra il caso- dissi avvicinandomi a lui, buttandogli le braccia attorno al collo.
–Magari durante la notte posso venire a farti visita- propose, facendo combaciare le nostre fronti.
–Vuoi farlo con Selene in camera? Fai schifo- mi allontanai disgustata, riprendendo a sistemare i piatti e le posate che ci eravamo portati da casa.
–Andiamo, lo sai che scherzo- disse cingendomi la vita da dietro.
–Mi viene difficile crederlo dato gli sviluppi della nostra storia- lo ripresi, sorridendogli maliziosa.
–A proposito di questo- iniziò serio. Poggiai il piatto che avevo in mano e lo guardai preoccupata.
–Qualcosa non va?- gli chiesi spaventata. Lui scosse forte la testa. Lo guardai confusa, incitandolo a parlare.
–Volevo solo chiarire cosa significasse per te quel noi di cui parliamo tanto. Si insomma, stiamo insieme?- mi chiese diretto, senza troppi giri di parole.
Quella domanda mi spiazzò. Non ero mai stata insieme ad un ragazzo per più di qualche settimana. Le storie serie, l’amore in generale non faceva per me.
–Io… credo di si- dissi, anche se a causa di quel credo suonò abbastanza insicuro. –Insomma, sono passati 16 giorni dalla festa di Liam e siamo ancora qua. Si, stiamo insieme- dissi, più sicura questa volta. Lui mi guardò e sorrise compiaciuto. Si avvicinò nuovamente a me, prendendomi il volto tra le mani e baciandomi dolcemente.
–Conti pure i giorni, quanto sei tenera- disse a un soffio da me.
–Io non conto i giorni- protestai, dopo aver blaterato alcune parole senza senso.
–Sono passati 16 giorni dalla festa di Liam- mi fece il verso.
–Io non parlo così- mi staccai dalla sua presa, fingendomi offesa. Misi su il broncio, poggiandomi al tavolo.
Lui senza aspettare altro, mi prese in braccio e mi fece sedere di sopra. Mi baciò di nuovo, questa volta con molta più passione.
–Mmm..- mugugnai quando si staccò. –Sei perdonato- dissi per poi baciarlo di mia iniziativa.
–Scusate il disturbo, fate come se non ci fossi.- Ci staccammo di colpo, quando notammo Alex rovistare negli stipi.
–Io e Lou stiamo andando a fare la spesa, vi serve qualcosa?- chiese sorridendoci. La guardai imbarazzata, abbassando lo sguardo verso la punta delle scarpe.
–Stiamo a posto così, grazie bionda- le rispose Harry. Lei assentì, uscendo dalla cucina e lasciandoci nuovamente da soli.
Quando fui certa che se ne fu andata, tornai ad alzare lo sguardo. Incrociai subito gli occhi di Harry e, in quello stesso istante, scoppiammo a ridere insieme come due completi idioti.
 
La casa era stata totalmente sistemata e dopo pranzo eravamo finalmente potuti scendere in spiaggia.
–L’ultimo che si butta sta sera lava i piatti!- urlò improvvisamente Louis, mentre eravamo tutti impegnati a prenderci il sole. Scattammo in piedi come dei soldatini, correndo il più veloce possibile verso il mare azzurro cristallino che si apriva davanti ai nostri occhi.
Louis, ovviamente, era già in acqua, impregnato a mandare sott’acqua la sua bionda. Harry arrivò poco dopo di loro, seguito da me che praticamente gli saltai sulle spalle una volta entrata in acqua. Subito dopo ci raggiunsero Aly e Mandy, che stupirono tutti per la loro velocità. Dopo Zayn e Niall, l’ultimo ad arrivare fu Liam che, ormai rassegnato, camminava lento e tranquillo.
–Oh andiamo Payne, sii più attivo, sembri un bradipo- lo incitò Alison, iniziando a schizzarlo con l’acqua.
–Ah, se la metti così…- Sul volto di Liam si dipinse un sorriso bastardo, forse quella era anche la prima volta. Corse verso la ragazza, prendendola a modo di sacco di patate e portandosela così a spasso. Alison rideva tranquilla, perché infondo era proprio quello che sperava di ottenere con le sue provocazioni.
–Quei due finiranno a letto insieme- dissi, avvicinandomi ad Alex mentre i nostri uomini erano impegnati a fare gli stupidi tra di loro.
–E non credo che saranno i soli- mi rispose, indicandomi Zayn e Mandy. Osservai i due ridere e scherzare come due bambini con aria sospetta.
–Mandy è una ragazza seria. Ed è fidanzata. Non credo che cederà a Zayn- chiarii alla bionda.
–Chi può dirlo? Nella vita nulla è certo. Chissà che il destino non abbi in serbo qualcosa di speciale per loro…-
La guardai, soffermandomi a riflettere su quelle sue parole. Magari aveva ragione e Zayn era quello giusto per Amanda. O magari si sarebbe rivelata l’ennesima delusione.
–Non vedo l’ora di scoprirlo- pensai ad alta voce.
 
–Non ci credo che è già passata una giornata- dissi esausta mentre mi buttavo sul letto. Harry mi seguì a ruota, sdraiandosi accanto a me.
–Spero che tu non sia troppo stanca- iniziò, baciandomi lentamente il collo.
–Harry- lo chiamai, tentando di fargli cambiare idea.
–Si?- mi chiese lui, prendendosi gioco di me.
–Selene sarà qui a momenti- gli ricordai.
–È ora di cena, staranno tutti a tavola- mi fece presente, scendendo sempre più giù coi baci.
–Ci staranno aspettando allora- dissi, senza però opporgli alcuna resistenza. In fondo, piaceva anche a me quello che stava facendo.
–Harry quando avrai tolto la lingua dalla bocca di Ash gradiremmo che scendeste a mangiare- disse Zayn, con i suoi soliti tatto ed eleganza. Harry staccò le sue labbra dal mio petto, sbuffando.
–Arriviamo- brontolò. –E comunque non le stavo infilando la lingua in bocca- ci tenne a precisare. Zayn lo guardò, scuotendo la testa divertito.
Gli colpii un braccio, per fargli capire quanto fosse idiota certe volte. –Ahio, mi hai fatto male- si lamentò, massaggiandosi la parte colpita.
–Era necessaria quella precisazione?- gli chiesi infastidita. –
Meglio chiarire le cose con Malik, non si sa mai- rispose alzando le spalle.
–Idiota- gli dissi affettuosamente, prima di trascinarlo in cucina dove gli altri, come avevo immaginato, erano già seduti attorno al tavolo.
–Allora, che c’è di buono per cena?- esclamai entrando, ancora mano nella mano con Harry.
–Pizza- disse Niall, entrando proprio in quel momento seguito da Louis e Liam, che in mano tenevano numerosi cartoni.
–Beh Payne, questa volta ti è andata bene, non dovrai lavare molto- commentò Selene, sistemando a tavola solo i bicchieri necessari, mentre Mandy le dava una mano con le bibite.
Cenammo tranquillamente, tra una risata e un’altra, parlando del più e del meno. Zayn più di tutti ci tenne a sentire dei racconti sulla nostra vita in America. A dire il vero era interessato solo a quelle raccontate da Mandy. Nei suoi occhi, mentre l’ascoltava parlare, vedevo qualcosa di diverso. Una specie di luce, ma forse era solo frutto della mia immaginazione.
Lasciai perdere quei pensieri quando sentii la mano di Harry accarezzarmi indiscreto la coscia. Era una mia impressione o gli ormoni di quel ragazzo quel giorno erano più andati del solito? Gli buttai un’occhiataccia, pregandolo con lo sguardo di farla finita. Qualche secondo dopo riportò la sua mano sulla tavola, fingendo totale indifferenza. Mi guardò, ammiccando. In quel momento avrei voluto tanto saltargli addosso… si, ma per strozzarlo.
–Bene, credo che sia arrivata l’ora per noi di andare in camera- proclamò Louis, prendendo per mano la sua bella e sparendo poco dopo.
–Però, hanno così tanta fretta di accoppiarsi- commentò Selene, masticando un pezzo di liquirizia.
–Ho voglia di vedere un film, chi mi fa compagnia?- chiese poi.
–Vengo io- si propose subito Niall. Ci voltammo tutti di scatto per guardarlo increduli. Lui evitò di rispondere, salvato anche da Mandy che decise che si sarebbe unita a loro. Zayn ne approfittò, aggiungendosi all’allegra comitiva.
–Aly che fai, ti aggreghi a noi?- le domandò la stessa Amanda. La bionda scosse la testa, indicando Liam.
–Credo che aiuterò Payne a lavare i piatti- aggiunse dopo. Liam la guardò, per poi sorridere.
–Siamo sicuri che laverete i piatti soltanto?- chiese provocatorio Harry, passandomi un braccio attorno alle spalle.
–Idiota- disse Alison, colpendolo con uno schiaffo dietro la testa.
–Ehy vacci piano, solo io posso fargli del male!- lo difesi, prendendolo tra le mie braccia. Lei alzò gli occhi al cielo, per poi scoppiare a ridere.
–A voi è inutile chiedere cosa farete questa sera…- mi disse piano vicino all’orecchio, in modo che potessi sentirla solo io.
–Beh, ho imparato da te- le risposi scherzosa, mantenendo lo stesso tono di voce.
 
–Finalmente un po’ di pace- esclamò Harry, mentre mi richiudevo la porta alle spalle.
–Scommetto che non vedevi l’ora, vero?- gli domandai, appoggiandomi ad essa. Lo afferrai per il colletto della polo e lo attirai a me, facendo combaciare i nostri corpi.
–Tu non sembri pensarla diversamente però- rispose, poggiando un braccio contro la porta.
–Ti ucciderei per tutte le provocazioni che mi fai quando siamo in pubblico- gli dissi seria.
–Ammetti che ti piacciono- provocò ancora. Scossi la testa sicura.
–Non mi piacciono- dissi convinta. –Mi fanno impazzire- gli sussurrai all’orecchio.
Lo intravidi sorridere e la cosa provocò in me brividi inspiegabili. Voltai il viso verso di lui, che non perse occasione per baciarmi con foga. Affondai le mie mani tra i suoi ricci, mentre lui mi cingeva con le sue la vita.
Era un continuo cercarsi il nostro. Avevamo bisogno del contatto fisico forse più di quanto necessitassimo dell’ossigeno per vivere.
Velocemente si insinuò sotto la mia maglietta, alzandola fino a levarmela completamente. La lasciò cadere a terra, proprio ai nostri piedi dove, subito dopo, finì anche la sua.
Mi sollevò leggermente, in modo che potessi incrociare le braccia attorno al suo bacino e lui potesse portarmi in braccio fino al letto, dove mi fece sedere. Scesi lentamente, fino a far aderire completamente la mia schiena col materasso. Lui si sdraiò insieme a me, facendo combaciare perfettamente i nostri corpi.
Continuammo a scambiarci una marea di baci poco casti, mentre con le mani esploravamo l’uno il corpo dell’altro. Dopo un po’ di attesa, fui liberata dai miei pantaloncini che, per quanto fossero corti, in quel momento sembravano essere la cosa più ingombrante del mondo. I pantaloni di Harry ben presto fecero la loro stessa fine. Ci sistemammo meglio sul letto, lasciandoci andare ad un po’ di lussuria.
–Tu non hai idea dell’effetto che mi fa Harry Styles- gli dissi con voce bassa e calma, staccandomi leggermente dalle sue labbra.
–Beh, spero che sia qualcosa di positivo- rispose, abbassandomi le bretelle del reggiseno e baciandomi le spalle.
Con le mani gli percorsi l’intera schiena, partendo dalle larghe spalle fino ad arrivare al fondoschiena. Mentre lui si divertiva ancora a giocare col reggiseno, io gli sfilai i boxer. Prendendomi come esempio, finalmente si decise a togliermi quell’indumento, seguendo poi con i miei slip. Durante un bacio, l’ennesimo, i nostri corpi si unirono, diventando un unico elemento.
Era in quel momento che riuscivo a sentirmi veramente bene. Quando stavo con Harry era come se mi trovassi all’apice della felicità. Ogni cosa, fatta con lui, pareva più bella, più magica, più reale. E quella strana sensazione che sentivo alla bocca dello stomaco ogni volta che mi baciava, o che semplicemente mi sfiorava con le sue mani, mi faceva tremare tutta, mi mandava in subbuglio la mente e in tilt il cuore. Era qualcosa di strano da spiegare, ma stare con Harry mi faceva sentire viva. Era tutto così assurdo tra di noi, dal modo in cui ci eravamo conosciuto al modo in cui ci eravamo messi insieme. Eravamo due persone simili, eppure per certi aspetti completamente diverse. Ma di una cosa ero più che certa: i nostri cuori battevano all’unisono. 




here i am:
eccomi qua, decisamente in anticipo rispetto al solito.. siete rimaste sorprese, vero? LOL
anche se non è specificato, penso che si capisca che il capitolo è raccontato interamente da ashley..ritorno alle origini, yeaaah (?) lool
personalmente non mi piace tanto, fatta eccezione della parte finale che amo particolarmente *-*
btw, lascio a voi i commenti :)
grazie alle 65 persone che hanno messo la storia tra i preferiti, alle 69 che la seguono e a tutte quelle che invece preferiscono leggere in silenzio :3

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Capitolo 13
*** capitolo dodici. ***





capitolo dodici.


Selene
Il film era finito da una decina di minuti, ma io ero ancora bloccata fuori dalla mia camera. Si insomma, dovevo immaginare che quei due ninfomani non avrebbero perso occasione per farlo, però mi faceva schifo il solo pensiero che quello sarebbe dovuto essere il mio letto per la prossima settimana.
–Qualcosa non va?- Alzai lo sguardo e vidi Niall in piedi accanto a me. Indicai la porta davanti alla quale ero seduta e lui annuì, intuendo forse a causa dei rumori molesti che provenivano dall’interno quello che stava succedendo.
–Beh- iniziò –se hai bisogno di un letto dove dormire sappi che il mio compagno di stanza è impegnato per questa notte.- Lo guardai torva, per poi scoppiare a ridere data la serietà della sua espressione.
–Cercavo di essere gentile, scusa tanto eh!- sbottò, allontanandosi frettolosamente.
–Niall aspetta- lo chiamai. Mi alzai, iniziando a rincorrerlo per il corridoio. –Mi dispiace, non volevo essere sgarbata- gli urlai dietro. Lui si fermò, aspettando che lo raggiungessi.
–Senti è che devo ancora abituarmi a questa…faccenda che c’è tra di noi- spiegai gesticolando. Ero sincera, ancora non capivo come io e Niall fossimo passati dal detestarci all’andare d’accordo. O meglio, dal tentare di andare d’accordo. Ne avevamo parlato quella mattina, durante la nostra passeggiata al parco. Avremmo fatto una tregua, se così si poteva chiamare.
Il sorriso che comparve sul suo volto in quel momento mi rincuorò. In un certo senso mi faceva sentire meno in colpa per averlo trattato male.
–Allora, dormi con me oppure torni a sederti lì aspettando che Harry e Ash finiscano?- mi domandò, indicando la porta poco distante da noi. La guardai anch’io, sperando di vedere quella testa di cespuglio di Styles uscire da un momento all’altro. Sospirai rassegnata, quando quella rimase chiusa.
–Ad una condizione- gli puntai il dito contro. –Ognuno si mantiene nella propria metà, intesi?-
–Intesi- annuì, dandomi l’impressione di essere felice come una Pasqua.


–Ecco fatto- esclamai radiosa, quando ebbi finito di tracciare il confine del materasso tra la mia parte e quella di Niall. Lo marcai più di una volta con la mano, per accertarmi che anche il più miope degli uomini lo potesse notare.
–Fatto cosa?- Rischiai di cadere dal letto, quando Niall rientrò improvvisamente in camera dal bagno. Mi voltai per guardalo, indossava i pantaloni di una tuta e stava a petto nudo. Mi morsi il labbro pensierosa, soffermandomi forse troppo a guardarlo.
–Vacci piano rossa, o finirai per consumarmi- disse, lanciandosi letteralmente sul letto e distruggendo il mio lavoro.
–Ehi, avevo segnato il limite io!- lo spinsi verso la sua metà. Lui mi guardò perplesso, mentre ridisegnavo quella linea immaginaria.
–Patti chiari, amicizia lunga Horan: fatti trovare nella mia metà e sei un uomo morto, intesi? Intesi.- Parlai da sola, tanto sarebbe stato inutile attendere una sua risposta.
Tirai su il lenzuolo e mi coprii fino alla vita, lasciando la parte superiore del mio corpo scoperta. Chiusi gli occhi, cercando di focalizzare nella mia mente immagini che mi facessero prendere un bel sonno. Ci stavo riuscendo, quando la voce di Niall mi fece riaprire gli occhi.
I’ve been feeling everything, from hate to love, from love to lust, from lust to truth, I guess that’s how I know you- cantava a bassa voce Kiss Me di Ed Sheeran, una delle mie canzoni preferite senza neanche farlo apposta.
Sorrisi involontariamente, ma appena me ne resi conto mi obbligai a smetterla. Insomma si, Niall aveva una bella voce, questo glielo dovevo. Era dolce e rilassante e dava i brividi e ti incantava e… E forse la cosa migliore che potessi fare in quel momento era addormentarmi, dato che stavo iniziando a dare i numeri. Ma più ci provavo, più restavo sveglia.
Quella voce mi aveva completamente mandato il mio cervello a farsi fottere.


Mandy
Quando mi svegliavo presto l’unica cosa capace di farmi distrarre era una corsa. Quella mattina il mio risveglio era stato piuttosto strano, dato che mi ero ritrovata nella camera di Liam e Zayn, da sola. Ricordavo poco e niente della sera precedente, se non il fatto di essermi addormentata a neanche metà film.
Rientrai in casa, cercando di essere il più silenziosa possibile. Erano ancora le nove del mattino ed ero certa che nessuno eccetto me fosse sveglio. Andai dritta in cucina, continuando ad ascoltare la play-list delle canzoni che avremmo portato alle nazionali quell’anno. Il grande evento si faceva sempre più vicino e io avevo l’adrenalina alle stelle.
–Però, questa vacanza si sta rivelando davvero eccitante!- Saltai in aria non essendomi accorta di Aly nella stanza.
–Che ci fai sveglia a quest’ora? Credevo che non ricevessi mai prima di mezzogiorno- le dissi, prendendo una tazza del caffè che probabilmente era stata lei a preparare.
–Liam si muove troppo durante il sonno- rispose alzando le spalle.
–Aspetta- mi andai a sedere accanto a lei –questo vuol dire che tu e Liam…- lasciai la frase in sospeso, tanto lei mi avrebbe capito comunque.
–Siamo stati a letto insieme? Si- Bevve dalla sua tazza e poi mi sorride vittoriosa. La guardai, scuotendo la testa in disaccordo.
–Aly sai che ti voglio bene come una sorella, ma devi smetterla di trattare i ragazzi come se fossero dei burattini- le feci la romanzina, l’ennesima. Lei, come da copione, alzò gli occhi al cielo sbuffando.
–Quando la smetterai di farmi da mamma, Amanda?- disse acida, alzandosi per buttare la sua tazza nel lavandino.
–Liam mi sembra un ragazzo per bene, se proprio vuoi continuare così sii almeno chiara con lui.- Le dicevo quelle cose consapevole del fatto che comunque non mi avrebbe dato retta.
–Senti, io vivo a Los Angeles, mentre lui in un paesino inculato in Inghilterra: non credo che abbia bisogno di un biglietto per capire che si è trattata solo di una scopata!- sbottò, alzando il tono della voce.
Un colpo di tosse forzato mi fece evitare di rispondere. Mi voltai verso la porta, dove Zayn si grattava la testa ancora assonnato. –Scusate, non volevo interrompervi- disse, portandosi la mano davanti alla bocca per coprire uno sbadiglio.
–Tranquillo, tanto avevamo finito.- Alison mi guardò coi suoi occhi di ghiaccio, per poi sparire verso le stanze.
–Mi dispiace davvero, non era mia intenzione- si avvicinò il moro. Gli feci segno con la mano di lasciar perdere, tanto quella per me era solita routine.
–Vuoi del caffè?- gli domandai per cambiare argomento, alzandomi e andando verso la macchinetta.
–Si, grazie- disse sedendosi. Presi una delle tante tazze che si trovavano sul ripiano e la riempii di caffè fumante.
–Ecco a te- gliela porsi e lui mi sorrise cordiale.
–Allora, dormito bene?- chiese dopo averne bevuto un poco.
–Credo di si.. a proposito, come ci sono arrivata in camera tua?- gli chiesi curiosa. Lui scrollò le spalle e mi guardò divertito.
–Ti sei addormentata sul divano e beh, ti ho portata di sopra in braccio.- Bevve un altro sorso di caffè e poi riprese a parlare nuovamente.
–Volevo portarti in camera tua, solo che era occupata così ho preferito lasciarti dormire nella mia.- Allontanò la sua tazza e si sporse verso di me.
–Ti sei sentita da sola per caso?- mi chiese malizioso. Gli sorrisi imbarazzata, coprendomi il viso coi capelli.
–Grazie, è stato un pensiero carino- dissi lievemente.
–Non hai risposto alla mia domanda- mi provocò. Mi guardai intorno, alla ricerca di una via di fuga, ma tutto sembrava venirmi contro in quel momento.
–Io, ecco...no, sono stata bene così- farfugliai.
Lui si rassegnò, indietreggiando e tornandosi a sedere composto. Subito dopo però parve ripensarci, infatti si alzò e venne dietro me. Mi scostò i capelli, facendoli scendere da un unico lato. Si avvicinò al mio orecchio e con voce calda e bassa sussurrò: –La prossima volta sappi che sono disponibile per farti compagnia.-
Sentii le guance andare a fuoco e mi venne la pelle d’oca. Poco dopo lui se ne andò, lasciandomi da sola come una povera stupida.
Un problema enorme come una casa si prospettava all’orizzonte per la sottoscritta.
 


Alison
Tornai in camera infuriata. Ero stanca di essere trattata come la bambina di turno, ero stanca delle prediche di Mandy, ero stanca di tutto. Per una volta, una sola ed insignificante volta, volevo essere libera di comportarmi come volevo, senza essere costantemente giudicata e criticata.
Era sempre così, ogni volta: Amanda era la saggia e l’intelligente, Ashley era quella amichevole e spensierata, mentre io ero semplicemente la troia di turno. Ok, forse il più delle volte ero io a cercarmela, ma la gente si sarebbe pure potuta occupare dei fatti suoi invece di pensare a chi portassi sotto le lenzuola.
Sbattei la porta e, senza volerlo, svegliai Liam. Mi guardò frastornato poi, probabilmente dopo aver realizzato dove e con chi si trovasse, mi sorrise dolcemente.
–Ehi- disse voltandosi verso di me.
–Ehi- gli feci eco, sedendomi ai piedi del letto. Calò un silenzio imbarazzante, tipico di quando mi ritrovavo il mattino seguente con le mie ‘vittime’. Per questo quasi sempre scappavo prima che queste si svegliassero, per evitare discorsi spiacevoli e stretti.
–Questa notte- iniziò a parlare improvvisamente. Mi coprii il volto con le mani per prepararmi ad una di quelle conversazioni. –È stato bello- disse soltanto.
Mi voltai a guardarlo, pensando a qualcosa da dirgli per non ferire i suoi sentimenti. In fondo, anche se mi comportavo da stronza, non volevo far male alle persone.
–Senti Liam io- iniziai, ma mi dovetti fermare subito. Le sue labbra erano di nuovo incollate alle mie. Erano soffici e dolci, molto più di quello che mi ricordassi. La sera appena trascorsa forse ero così presa dal cercare altro che non mi ero neanche accorta di quanto potesse essere bello quel contatto.
–Dicevi?- mi domandò dopo esseri allontanato di poco dal mio viso.
–Io…non lo ricordo- balbettai.
Per la prima volta in diciassette anni un ragazzo mi aveva lasciato senza parole. Però, questo era un traguardo da Guinness World Record!
 


Ashley
Il telefono vibrava sul comodino, ma io cercavo di ignorarlo. Non avevo la minima intenzione né la voglia di parlare con qualcuno, in quel momento volevo solo dormire. Dopo l’ennesimo squillò però fui costretta a controllare chi fosse. Tre chiamate perse dalla coach Benson, meraviglioso. Sbuffai, trascinandomi fuori dalle lenzuola con in mano il cellulare.
Afferrai la maglietta di Harry, che giaceva dove l’avevamo lasciata la notte appena trascorsa, e la indossai tanto per non girare nuda per la stanza.
Mi voltai a guardare Harry che dormiva come un bimbo: aveva la bocca semi aperta e un’espressione da innocente stampata sul volto. Mi avvicinai a lui e gli lasciai un leggero bacio a stampo. Mi leccai le labbra per assaporare in pieno quel sapore che mi faceva impazzire così tanto.
Tornai dritta con la schiena e abbandonai quel mondo dei sogni per la realtà. Richiamai subito la coach, per vedere cose le servisse per cercarmi con tanta urgenza.
–Jones finalmente posso sentirti!- esclamò dall’altro lato della cornetta.
–Buongiorno anche a lei- le risposi sarcastica.
–Arriviamo al sodo Jones, tu e le altre mi servite per metà agosto qui- disse con voce autoritaria.
–Mrs Benson sa benissimo che in quel periodo si sposa mio padre io non credo di poter essere in America in tempo- le dissi, non preoccupandomi della reazione isterica che avrebbe avuto in seguito.
–Pensavo che saresti tornata per il campionato- disse calma invece. Iniziai a fare su e giù per la stanza, torturandomi il ciuffo dei capelli.
–E così sarà, si fidi coach. Non abbandonerei mai la squadra, soprattutto in vista di un evento così importante- tentai di rassicurarla. Avevo preso un impegno con loro e non avevo intenzione di tirarmi indietro. Anche se nell’ultimo mese erano cambiate così tante cose. C’era in ballo il patto fatto con mio padre prima di partire, le nazionali e… Harry. Adesso c’era anche lui di fondamentale nella mia vita.
–Jones ci servi, senza di te non abbiamo speranze di vincere e tu lo sai benissimo! Un team senza il suo capitano non rende al massimo- insistette. Me la immaginavo in quel momento seduta dietro la sua scrivania nella sua divisa da cheerleader che, nonostante i quarant’anni, portava ancora bene.
–Coach le ho detto che a settembre sarò lì a gareggiare, più di questo non posso fare- mi rassegnai all’ultimo.
–È necessario allenarsi prima.-
–Lo abbiamo fatto per mesi, sono pronta non serve che rientri prima dell’evento!-
Ormai quella conversazione era diventato un botta e risposta di quel genere: lei insisteva affinché rientrassi prima in modo da allenarmi insieme agli altri, mentre io cercavo di convincerla che sarei potuta tornare anche all’ultimo momento.
–Ashley- disse sospirando. Quando mi chiamava per nome non era un buon segno. –Ti sono sempre stata vicino e ti ho sempre assecondato in tutto, ma questa volta proprio non posso.-
Un groppo in gola mi salì e mi ritrovai a trattenere il respiro per qualche secondo.
–Se non torni sarò costretta a non farti gareggiare.-
 


Selene
Una leggera brezza mi accarezzava il viso, mentre ero abbracciata a qualcosa di soffice che presumevo fosse il cuscino. Mi stiracchiai lentamente, per poi tornare nella posizione fetale in cui ero prima.
–Buongiorno rossa!- Aprii prima un occhio e poi l’altro. Mi ci volle un poco per abituarmi alla luce del giorno, ma presto riuscii a focalizzare il volto di Niall sorridermi ad una distanza troppo ravvicinata. Abbassai lo sguardo verso il suo petto, per poi realizzare che quello che stavo abbracciando non era affatto un cuscino.
–Niall Horan mi sembrava di essere stata abbastanza chiara! Sbaglio o dovevi rimanere nella tua metà di letto!?- urlai come un’isterica, alzandomi e iniziando a camminare a passo svelto per la camera.
–Hai fatto tutto tu, io sono rimasto nella mia metà- si giustificò. Mi fermai di fronte al letto e lo guardai ed effettivamente non aveva tutti i torti. Fatto stava che non gli avrei mai dato ragione così, seppure in torto, continuai a riempirlo di insulti col solo obiettivo di pararmi il culo. Cosa diamine mi era saltato in mente? Dormire abbracciata a lui? Neanche nel più brutto degli incubi avevo mai immaginato niente di simile.
–Ehi Sel calmati, non abbiamo mica fatto sesso, abbiamo solo dormito vicini- disse tranquillamente, alzandosi e venendomi vicino.
–Ci mancava! Solo nei tuoi sogni poteva mai succedere qualcosa di simile!- gli puntai il dito contro, colpendolo numerose volte fino a quando lui non si stancò e mi bloccò per i polsi.
–Ne sei sicura rossa? Perché non mi sembra che ti sia dispiaciuta poi così tanto la mia compagnia questa notte- disse sorridendo beffardo, proprio come era abituato fare con me.
–Se ne sono sicura? Tu mi stai chiedendo se ne sono sicura? Certo che ne sono sicura! Non so cosa tu stia insinuando ma io non provo alcun tipo di sentimenti nei tuoi confronti, fatta eccezione per l’odio! Oh si, di odio ne provo tanto per te!- mi esibii così in uno dei miei tipici attacchi da logorroica.
–Odio la tua strafottenza e soprattutto odio il modo in cui la mascheri con quel visino dolce e innocente. Odio i tuoi occhi tremendamente blu che riesco a farmi rincretinire ogni volta che li incrocio. Odio la leggerezza con cui affronti qualsiasi tipo di situazione, odio il fatto che la tua voce mi culli dolcemente, odio al sicurezza che provo quando mi sei vicino e odio il fatto di sentirmi tremendamente bene tra le tue braccia.- Feci una pausa, fermandomi per prendere dei respiri.
Avevo parlato così veloce che ad un tratto avevo anche perso il filo del discorso. Avevo tirato fuori cose che non stavano né in cielo, né in terra. Cose che nemmeno io credevo di pensare. Fatto era che l’avevo combinata grossa.
Niall stava davanti a me fermo e muto. Mi fissava con quei suoi occhi da bambino, mentre teneva ancora ferme le mie mani tra le sue.
Non so cosa mi passò di preciso per la mente in quel momento, ma in uno scatto presi la decisione di baciarlo. Unii le mie labbra alle sue e quella che provai fu la sensazione più bella del mondo.
Quando lui provò ad approfondire quel bacio però, mi staccai bruscamente.
–Ma si può sapere cosa hai al posto del cervello, Niall?!- gli diedi contro, dandogli anche uno schiaffo.
Se prima pensava che avessi qualche rotella fuori posto, adesso gli avevo confermato di necessitare di un ricovero in un manicomio. Lo piantai lì, scappando fuori da quella camera.
Mi richiusi la porta alle spalle e mi ci appoggiai per tentare di calmarmi.
Mi toccai le labbra con le dita della mano e un sorriso mi scappò. Infondo, quello non era stato proprio un incubo…




here i am:
allora belle ragazze, che ne pensate del capitolo?
siamo tornate alla narrazione diversa, spero che non vi dispiaccia :/ purtroppo questo particolare dipende dai miei momenti d'ispirazione e non posso farci niente lol
più che su ash e harry, qua si vede quello che succede alle altre 'coppie'.
a proposito, chi sono i vostri preferiti? mi piacerebbe saperlo :3
e il banner che ho fatto e inserito in alto? 
scusate, ma sono stanchissima perciò vi lascio alle vostre recensioni, notte xx
p.s. se mi lasciate il vostro nick twitter, vi posso avvisare direttamente quando aggiorno (cosa che non so quando avverrà ora lol)

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Capitolo 14
*** capitolo tredici. ***





capitolo tredici.


Ashley
Quella mattina era diversa dalle altre. In casa c’era tensione e tutti la percepivamo.
Nonostante fosse già passata una settimana da quando avevo ricevuto la chiamata della coach ne sentivo ancora il peso addosso. Non ne avevo parlato con nessuno, fatta eccezione per Aly e Mandy che, nonostante gli sforzi, non mi erano state d’aiuto. Alison continuava a ripetermi che tornare, anche per qualche settimana, mi avrebbe fatto solo del bene, mentre Amanda insisteva sul parlarne con mio padre e soprattutto con Harry prima di prendere qualsiasi decisione.
Già, parlare con Harry. Facile a dirsi, difficile a farsi. Ogni volta che eravamo da soli tentavo di dirglielo, ma le parole mi si bloccavano sempre in gola quando lo vedevo sorridermi. Non volevo fargli del male, non volevo che pensasse che me ne volessi andare. Anche perché non sapevo neanche io cosa volessi fare realmente. Ero arrivata in Inghilterra con l’idea che in meno di tre mesi sarei rientrata a casa, ma erano cambiate così tante cose che non sapevo più riconoscere quale fosse realmente casa mia. Insieme a Harry stavo bene, per la prima volta mi sentivo realmente amata da un ragazzo e non volevo rinunciare a tutto quello per nessuna ragione al mondo. Dall’altra parte però c’era la squadra, la mia ragione di vita fino all’inizio di quell’estate. Appena arrivata al liceo, la prima cosa che feci fu iscrivermi alle audizioni per cheerleader. Quella disciplina era il sogno di mia madre e io sentii di voler realizzare il suo sogno, per questo volli entrare in squadra a tutti i costi. Col tempo però quella passione era entrata a far parte di me, aveva iniziato a scorrermi nelle vene, come se fossimo un’unica cosa. Non riuscivo a immaginarmi senza la divisa dei Cyclones per nessuna ragione al mondo.
Alison in quel periodo sembrava essere più tesa di me. Mi aveva confessato che più provava a stare lontano da Liam, più sentiva la necessita di averlo per sé. Alison che necessitava di un ragazzo era una cosa nuova per me da vedere, eppure mi sembrava essere una cosa meravigliosa. Speravo davvero che un giorno avrebbe messo la testa apposto e trovato un ragazzo per bene. Forse Liam, nonostante tutto, era davvero quel ragazzo.
Mandy ultimamente era più paranoica del solito. Continuava a dire di non provare niente per Zayn, nemmeno la minima attrazione fisica, eppure era evidente il modo in cui se lo mangiava con gli occhi quando erano nella stessa stanza.
Selene invece sembrava essere schizzata completamente di testa. Passava le sue giornate ad evitare Niall, scappando ogni qual volta che lui provava a rimanere da solo con lei.
L’unica che era col cuore in pace era Alex. D’altronde, come poteva non esserlo quando stava con un ragazzo come Louis che l’amava profondamente e che aveva fatto di lei il centro del suo mondo?
Il telefono vibrò sul comodino, facendomi spaventare. Quella vibrazione era più forte di qualsiasi suoneria. Andai a prenderlo, ma non appena lessi il nome della coach sul display mi pentii di averlo fatto. Comunque, ero obbligata a rispondere.
–Coach- dissi rassegnata.
–Hai deciso cosa fare Ashley?- mi chiese con voce quasi materna. Eravamo arrivate alla resa dei conti. Mi aveva dato una settimana di tempo per pensarci e questa era trascorsa. Adesso, in quel momento, dovevo decidere cosa fare del mio futuro: potevo decidere di tornare a Los Angeles e portare a termine quello che avevo iniziato, oppure potevo rimanere con la mia famiglia e i miei nuovi amici in Inghilterra. Si dice che in questo genere di decisioni bisogni sempre ascoltare il proprio cuore. In quei giorni non avevo fatto altro che questo, ma per quanto volessi rimanere e scegliere Harry, la risposta che avevo ricevuto era stata del tutto differente.
–Sarò lì tra due settimane- dissi infine. Non volli neanche sentire i festeggiamenti che la coach fece dall’altro capo della linea e richiusi subito dopo la chiamata. Mi lasciai cadere sul letto, restando ferma a guardare il soffitto.
Perché, nonostante avessi seguito il mio cuore, adesso mi sentivo così vuota e persa?

Mandy
Seduta sulla sabbia, mi rilassavo a sentire il rumore delle onde del mare. Sulle spiagge di Los Angeles era difficile trovare la pace e la tranquillità che invece regnavano sovrane in quel posto. A tratti sentivo la nostalgia di casa, ma era un pensiero che svaniva subito. D’altronde, ancora due settimane e sarei tornata a Los Angeles, lasciandomi quella avventura estiva alle spalle.
Le note di una dolce Last Kiss di Taylor Swift, la mia artista preferita, invasero l’aria, facendomi capire che il mio telefono stava suonando. Lo tolsi dalla tasca posteriore dei pantaloncini per guardare chi fosse. Lessi il nome di Chase e fui obbligata quindi ad interrompere il mio momento di rilassamento per parlare con lui.
–Ehi- dissi, cercando di nascondere il fatto che fossi scocciata.
–Sei sparita, sono giorni che non ti fai sentire!- mi diede subito contro. Sbuffai, buttando la testa indietro. Sapevo che aveva ragione, ma odiavo quando aveva quei modi presuntuosi e primitivi con me.
–Mi dispiace, sono stata distratta- gli dissi, sperando che quel poco gli potesse bastare.
–Si certo, fammi indovinare: eri troppo presa ad allentarti con le tue amichette, vero?- disse acido, facendomi ancora di più innervosire.
–Si chiamano Ashley e Alison e comunque si può sapere cosa ti prende? Non mi sembra il caso di girarti in questo modo per una stupidaggine del genere!- sbottai anch’io adesso. Chase era sempre stato un bravo ragazzo, ma delle volte la sua ossessiva gelosia (alimentata dalle stupidaggini che gli suggeriva quell’idiota del suo migliore amico, Mason) lo rendeva insopportabile.
–Bene, quindi il fatto di non sentire il tuo ragazzo per te è una stupidaggine?- Mi portai una mano sulla fronte, per poi scendere e coprirmi il viso sconsolata. Ero stanca di tutta quella situazione, ne avevo fin sopra i capelli.
–Preferivo non sentirti per un’altra settimana piuttosto che avere questa discussione inutile e fuori luogo!- ci tenni a precisare.
–D’accordo, allora divertiti a passare un’altra settimana senza di me- disse secco, prima di chiudere la chiamata. Lanciai il telefono al mio fianco, coi nervi a fior di pelle. Odiavo litigare in generale, figuriamoci con le persone a cui ero legata. Ma delle volte era davvero necessario farlo.
Mi stesi sulla sabbia, lasciando che il leggero vento che tirava mi accarezzasse la pelle.
–Sai, dicono che l’odio faccia venire le rughe.- Mi alzai di scatto, voltandomi a destra e sinistra per vedere chi fosse stato a parlare.
–Sono qui- disse ancora e la figura di Zayn si sedette al mio fianco. –Scusa, non volevo origliare la tua conversazione, ma ero qui fuori e una ragazza che urla è difficile da non notare- disse sorridendomi.
–Sbaglio o quello di origliare le conversazioni altrui per te è un vizio?- la misi sul ridere, riferendomi all’altro giorno quando stavo parlando con Alison. Lui fece spallucce, per poi mettersi a ridere senza un motivo vero e proprio.
–Qualsiasi cosa sia successa, sappi che lui è un coglione- tornò serio improvvisamente, guardandomi intensamente coi suoi occhi scuri e profondi. Mi sentii a disagio e non riuscii a reggere quegli occhi per più di qualche secondo.
Sentivo lo sguardo di Zayn ancora addosso e, aggiunto al nervoso che avevo a causa di Chase, fu inevitabile per me di voltarmi male nei suoi confronti. –La smetti di fissarmi? Mi metti ansia- gli dissi acida.
–Mi dispiace. È che mi viene impossibile non guardarti per quanto sei bella- disse dolcemente, spiazzandomi e lasciandomi senza parole.
Aprii la bocca, boccheggiando senza dire nulla. Al posto delle parole, usciva solamente aria. Lui tornò a sorridere, probabilmente soddisfatto di quella mia reazione. Come se il tempo si fosse fermato e poi avesse ripreso a scorrere, mi ritrovai Zayn ad un soffio dal mio viso senza che neanche me ne accorgessi. Mi posò una mano sulla guancia, scendendo poi col pollice a tracciare il contorno delle mia labbra. Il suo tocco sulla mia pelle era qualcosa di nuovo, qualcosa di irresistibile e di tremendamente piacevole. Schiusi le labbra, incastrando i miei occhi coi suoi. Poggiò delicatamente le sue labbra sopra le mie e io non mi tirai indietro. Anzi, fui proprio io quella che prese la decisione di intensificare il bacio. Le sue labbra avevano un sapore nuovo, un sapore paradisiaco oserei dire.
–Mandy, dove diamine ti sei cacciata?- Spalancai gli occhi e spinsi Zayn lontano da me, quando sentii Alison chiamarmi. Mi rialzai da terra e ripulii frettolosamente le gambe dalla sabbia mentre mi allontanavo.
–Mandy aspetta, parliamone almeno!- mi chiamò Zayn, ma io lo ignorai, affettandomi a raggiungere Aly e maledicendomi mentalmente per quello che era appena successo.

Alison
Finalmente ero riuscita a trovare Mandy, anche se sembrava essere appena stata sgamata in qualcosa di losco quando arrivò da me. Questa però era solo una mia supposizione, dato che lei si ostinava a dire che tutto andava bene.
–Ash io ti adoro, ma se non ti decidi a parlare mi verranno i capelli bianchi- dissi alla mora, che camminava avanti e indietro per la camera davanti agli occhi miei e di Mandy.
–Ho detto alla coach Benson che rientro in America per gli allenamenti con la squadra- disse fermandosi improvvisamente. Un enorme sorriso mi si aprì in viso. Saltai in aria, entusiasta di quella notizia.
–Tesoro ma è stupendo, questo vuol dire che torni con noi a casa!- urlai, correndo ad abbracciarla.
–Non proprio- disse, facendomi staccare.
–Che vuol dire?- le domandai, guardandola alzando un sopracciglio.
–Che rientreremo con una settimana di differenza, tutto qui.- Tornai a respirare, spaventata da quella notizia che alla fine si era rilevata del tutto innocua.
–Tuo padre che ne pensa?- le chiese Mandy, che sembrava meno entusiasta di me.
–Ho intenzione di parlargliene appena torniamo ad Holmes Chapel- disse, cercando di tranquillizzare Amanda, che era ancora tesa.
–E Harry?- incalzò la domanda. Ashley sospirò, affiancandosi alla finestra per guardare probabilmente i ragazzi che stavano facendo qualche cosa stupida in giardino.
–Ancora non lo sa- disse, con voce smorzata.
–Ashley ma sei pazza? Quando hai intenzione di dirglielo, quando sarà troppo tardi?- Mandy si alzò dal letto, infuriata, come se qualcuno le avesse ucciso il gatto o qualcosa di simile.
–Stai calma, non sta partendo mica per la guerra! Non è necessario che abbia il permesso di Harry- le dissi io, con molta tranquillità. Lei mi guardò, diventando ancora di più furiosa.
–Ma come ragioni Alison? Harry è il suo ragazzo, deve saperlo! Non può decidere una cosa del genere da sola!- mi rispose lei a tono.
Mi venne da ridere e lo feci. Non sopportavo il fatto che una ragazza dovesse avere il permesso del proprio fidanzato anche per andare in bagno, era una cosa che proprio non concepivo. Per questo mi tenevo lontano dalle storie d’amore, per preservare la mia indispensabile libertà.
–Ma fammi il piacere, Ash è in grado di decidere perfettamente da sola. Non è vero, Ashley?-
–La volete smettere tutte e due?!- urlò contro di noi, voltandosi di scatto nella nostra direzione. Era difficile che lei si arrabbiasse con una delle due, eppure questa volta sembrava che l’avessimo davvero combinata grossa.
–Non c’è bisogno che tu mi dica che lo devo dire a Harry, lo so benissimo da sola!- gridò contro Mandy, che indietreggiò annuendo.
–E tu, smettila una volta per tutte di comportarmi come se non te ne fregasse di nessuno! Quando la smetterai di pensare sempre e solo a te stessa, eh?!- questa volta diede contro di me.
Colpita e affondata avrei detto se stessimo giocando una partita di battaglia navale. Quello era il mio punto debole, lei lo sapeva benissimo, e mi aveva appena pugnalato contro. Ma non aveva tutti i torti, anzi mi aveva semplicemente servito in faccia la pure verità. Ero egoista, mi preoccupavo sempre e solo di me stessa e mettevo sempre in secondo piano le volontà degli altri.
–Mi dispiace Ash, hai ragione- sussurrai, cercando di tenere indietro le lacrime. Lei mi guardò triste, per poi buttarsi ad abbracciarmi.
–Scusa tu, ho sbagliato io- disse stringendosi a me. Ci staccammo e guardammo Mandy, facendole segno di venire da noi. Si buttò tra le nostre braccia, stringendoci in quello che era diventato un abbraccio a tre.
Eravamo migliore amiche da sempre. Completamente diverse, eppure combinate alla perfezione. Non avrei mai potuto immaginare la mia vita senza una delle due.

Selene
Dalla vetrata del salone, guardavo, nascosta dietro la tenda, i ragazzi impegnati a fare una battaglia con le pistole d’acqua.
–Delle volte si comportano come dei ragazzini.- Mi voltai e vidi Alex fare la stessa mia cosa.
–Solo delle volte?- le chiesi, guardandola scettica. Lei ci pensò un po’ su e poi scoppiò a ridere.
–Okay, sempre si comportano come dei ragazzini- disse e io scoppiai a ridere insieme a lei.
–Da quanto tempo state insieme tu e Louis?- le domandai per curiosità. Lasciai cadere la tenda e mi andai a sedere sul divano, dove poco dopo lei mi raggiunse.
–Poco più di un anno- mi rispose, rivolgendo lo sguardo verso l’esterno anche se la tenda in realtà copriva tutto.
–Wow- dissi sorpresa. Sapevo che stavano insieme da tanto tempo, ma un anno era davvero qualcosa di importante per dei ragazzi della nostra età. Insomma, non era una cosa che si vedeva tutti i giorni, ecco.
–Già, è tanto lo so. Ma quando ami una persona neanche te ne accorgi del tempo che passate insieme- continuò. La guardai e era inevitabile notare la luce che splendeva nei suoi occhi quando parlava di Louis.
–Siete davvero carini insieme- le dissi e lei mi ringraziò imbarazzata. Non era da me fare la sentimentale in quel modo, ma ultimamente il mio cuore si era aperto e diciamo che ero diventata più dolce rispetto al normale.
–Sai, Niall è davvero un bravo ragazzo- disse tranquillamente. Mi irrigidii e la guardai sorpresa, non riuscendo a trovare il collegamento con il discorso ‘amori felici’ di cui stavamo parlando.
–Perché mi stai dicendo una cosa del genere?- le chiesi, leggermente infastidita da quella sua affermazione. Se mi aveva detto una cosa del genere significava soltanto una cosa, ovvero che lei era al corrente di quello che era successo tra me e l’irlandese con la bocca troppo larga incapace di tenersi una cosa del genere per sé.
–Oh andiamo, si vede lontano un miglio che lui è perso per te!- mi disse, mettendosi a ridere da sola. La guardai incredula, non sapendo effettivamente cosa fare. Pensavo che sapesse del bacio, e invece mi aveva sorpreso dicendomi che forse Niall provava qualcosa per me.
–Tu..tu come fai a saperlo?- le domandai, curiosa.
–Allora interessa anche a te!- esclamò trionfante.
–Cosa? Certo che no- urlai, alzandomi. Lei mi guardò, facendomi riflettere sulla mia reazione eccessivamente interessata ed esagerata.
–Voglio dire- mi calmai, tornando seduta –sono semplicemente curiosa, tutto qui.- Lei mi guardò con un sopracciglio alzato, per niente convinta da quella mia risposta.
–Facciamo finta che io ti creda- ipotizzò, guardandomi ancora con quell’espressione alla non ci credo neanche per sogno. –La cosa sarebbe ricambiata?-
Quella ragazza aveva l’innata capacità di lasciarmi senza parole e di farmi sembrava una cretina patentata. –Io…non lo so- ammisi infine, buttando la testa indietro contro lo schienale del divano.
–Lo vuoi un consiglio, Sel?- mi chiese dolcemente. La guardai e annuii, desiderosa di fare mente locale e togliermi quella confusione dalla testa.
–Smettila di vederla come una cosa negativa, l’amore non è brutto come appare a te. Dagli una possibilità, vedrai che non te ne pentirai.-
Si alzò e, senza dire nient’altro, ma sorridendo solamente, se ne andò, lasciandomi da sola con molte più paranoie di quante non ne avessi prima.




here i am:
allora belle ragazze, che ve ne è parso del capitolo? ormai ho preso l'abitudine di far 'parlare' più personaggi ed è difficile che la perda ahah
non per qualcosa, ma così la storia mi sembra più interessante.. o no? voi cosa ne pensate :3
non so bene cosa dirvi su questo capitolo, tranne il fatto che l'ho finito di scrivere ora e che non l'ho riletto, quindi mi scuso se doveste trovare degli errori di battitura o delle ripetizioni uwu
btw hope u like it ;)
grazie a tutte, fede xx
p.s. ve lo avevo detto anche l'altra volta, ma fa niente lo ripeto: se volete essere aggiornate quando posto basta che mi lasciate qui il vostri nick twitter :)

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Capitolo 15
*** capitolo quattordici. ***




 

capitolo quattordici.


Harry
Il buongiorno aveva un sapore totalmente nuovo da quando c’era lei al mio fianco. Stava dormendo, con la testa poggiata al mio petto, stretta a me, che non avevo la minima intenzione di lasciarla andare via. Ashley era stato l’uragano della mia vita che, senza volerlo, aveva sconvolto la mia intera esistenza.
–Non dovresti guardarmi mentre dormo- mi rimproverò, stiracchiandosi. Le sorrisi dolcemente, chinandomi verso il suo viso per lasciarle un dolce bacio sulle labbra.
–Buongiorno amore mio- le sussurrai.
–Giorno anche a te- ricambiò, baciandomi questa volta con più trasporto.
–Che ore sono?- mugugnò, alzandosi dal letto e indossando una delle mie magliette a caso.
–Quasi mezzogiorno- le risposi, dopo aver controllato.
–Come mezzogiorno? Ma è tardissimo accidenti!- Iniziò a fare su e giù nella stanza, afferrando dei pantaloni a caso e tentando di infilarseli.
–Ehy, che succede?- Provai a prenderla per un braccio, ma lei mi sfuggì. Era troppo agitata, cercava di vestirti ad una velocità da record e soprattutto non mi ascoltava più. In realtà si comportava in quel modo così sospetto già da un paio di giorni, ma per non apparire asfissiante ai suoi occhi non le avevo ancora chiesto niente.
–Merda, devo chiamare subito la coach- disse a bassa voce, forse credendo che non la sentissi, non appena ebbe guardato il cellulare.
–Ash si può sapere che ti prende? Se hai qualche problema a me puoi dirlo, lo sai.- Le strinsi la vita da dietro, poggiando la testa sulla sua spalla. Lei si voltò di scatto, rischiando anche di darmi una testata.
–Va tutto bene Harry, stai tranquillo- tentò di rassicurarmi, guardandomi con i suoi grandi occhi color cioccolato. –Nulla di preoccupante- aggiunse prima di stamparmi un veloce bacio e poi afferrare la borsa e uscire dalla stanza.
–Aspetta! Dove vai adesso?- le urlai dietro, seguendola fuori. Stava già scendendo le scale, quando si voltò per rispondermi.
–Devo sbrigare una commissione urgente, ne parliamo dopo promesso!- disse frettolosamente, per poi sparire alla velocità della luce al piano inferiore.
La guardai andare via grattandomi la testa confuso. Non capivo quel suo comportamento di adesso, così diverso rispetto a quello della Ashley che avevo conosciuto tempo prima. Evitava sempre le mie domande, rimandando la conversazione ad un ‘dopo’ che però non arrivava mai. Rientrai in camera, chiudendomi la porta alle spalle sospirando pesantemente. In quel momento avevo mille dubbi per la mente, ma l’unica persona che avrebbe potuto schiarirmi le idee si rifiutava di parlarmi.
Era come trovarsi in un vicolo cieco dove non c’è via d’uscita.

Zayn
Quando la andai a cercare lei era in spiaggia, come ogni mattina, impegnata a fare quei suoi soliti esercizi da cheerleader. Indossava un paio di pantaloncini attillati che, messi insieme alla posizione piuttosto fraintendibile in cui era piegata, disegnavano un paesaggio piuttosto allettante di fronte agli occhi del sottoscritto. La guardai per un’altra frazione di secondo, prima di decidermi ad andare da lei per parlarne. Nonostante avesse impegnato tutta se stessa, non avrebbe potuto evitarmi ancora a lungo.
–Mandy- la chiamai, dopo essermi schiarito la voce. Lei si alzò di scatto, scurendosi in viso non appena mi vide.
–Zayn- disse seria, anche se mi parve di scorgere un tremolio nella sua voce.
–Ti va di parlare?- le domandai dolcemente, sperando in quel modo di prenderla per il verso giusto. Lei mi guardò severa, per poi sospirare e annuire.
Ci sedemmo sulla spiaggia, restando a guardare il mare davanti a noi per parecchio tempo prima di parlare.
–È stato un errore Zayn: quel bacio non ci sarebbe mai dovuto essere stato- disse, spostando il suo sguardo triste su di me. I suoi grandi occhi blu, proprio come il mare che si apriva davanti a noi, mi guardavano e facevano trasparire tutto tranne la convinzione con cui avrebbe dovuto dire quella frase.
–Sai anche tu che non è vero- le dissi scuotendo la testa. –Io ti piaccio, non puoi negarlo.- Indirizzai i miei occhi nei suoi e lei, forse perché non riuscii a reggere quella situazione, si voltò immediatamente, rivolgendo la sua attenzione ai granelli di sabbia piuttosto che a me.
–Ti sbagli, io amo il mio ragazzo- disse con voce bassa, quasi inudibile.
–Ma provi qualcosa anche per me- insistetti, cercando disperatamente la sua mano. Intrecciai le mie dita tra le sue e lei, stranamente, non mi respinse.
Non capivo neanche io cosa mi stesse succedendo, ma quella ragazza aveva un potere speciale su di me. Era riuscita a tirar fuori sentimenti che credevo di non poter provare standomi semplicemente vicino come amica. Era speciale e anche un cieco avrebbe visto la luce che abbagliava per la sua bellezza. Tante volte avevo sentito parlare dell’amore, ma non credevo di poter cascare anch’io nella sua trappola.
–Mi dispiace Zayn- disse infine, sfilando la sua mano dalla mia e alzandosi per andarsene. In un lampo la convinzione di aver fatto breccia nel suo cuore svanì, così come era venuta.
Lei mi piaceva davvero ed ero convinto che quei sentimenti fossero ricambiati. Lo avevo percepito durante quel bacio, che di sicuro non l’aveva lasciata indifferente. Lo si capiva dagli atteggiamenti nervosi che aveva quando le giravo intorno. Le piacevo e negarlo non l’avrebbe condotta da nessuna parte, se non da me.

Niall
Quella mattina ero piuttosto irritato. Mi ero alzato dal lato sbagliato del letto e per qualche strano motivo avevo il desiderio ardente di divorare un pacco di patatine. Ero sceso in cucina convinto di trovarne uno e invece dovetti tornare in camera mia con la delusione di aver scoperto che l’ultimo era stato fatto fuori da Louis.
Appoggiai la mano sulla maniglia della porta, ma questa era già aperta. Pensai subito a Zayn, ma era impossibile che fosse lui dato che lo avevo appena visto in spiaggia mentre parlava con Mandy. Con un colpo leggero allora spinsi la porta, fino a quando la figura della mia rossa preferita non mi si presentò davanti.
–Credevo che mi stessi evitando- dissi con tono compiaciuto, incrociando le braccia al petto e poggiandomi alla porta appena richiusa alle mie spalle. Lei non mi disse niente, ma invece si mosse verso di me.
–Secondo te cos’è l’amore?- mi chiese, lasciandomi spiazzato. Non sapendo che dire, la guardai boccheggiando.
–Esatto, nemmeno io lo so- interpretò quel mio silenzio, sorridendo amaramente. –Sai l’altro giorno ho parlato con Alex e mi ha detto delle cose interessanti.- Continuò a camminare, fino ad arrivare proprio davanti a me. Si fermò ad una distanza di sicurezza, restando a guardarmi con le mani in tasca.
–E cosa ti avrebbe detto?- le domandai, staccandomi dalla porta.
–Beh, per cominciare mi ha detto che io ti piaccio- affermò divertita, guardandomi con una strana luce negli occhi.
–E tu le hai creduto?- Forse si aspettava una reazione diversa, come me del resto, che non pensavo di reagire con quella calma. Era bastato poco per varcare la soglia tra odio e amore con Selene. Era passata da essere il mio peggior incubo a diventare il migliore dei miei sogni. C’era qualcosa in lei che mi attraeva: forse la sua pazzia, oppure la sua indole da maschiaccio. Fatto sta che in quei giorni avevo realizzato di provare qualcosa di veramente forte nei suoi confronti, qualcosa che non riuscivo a controllare.
Non mi rispose, ma continuò a guardami con insistenza. Forse aspettava che fossi io a fare la prima mossa, o forse stava solo pensando ad un modo per scappare nuovamente da me. Istintivamente l’afferrai per un braccio e l’attirai a me, facendo scontrare i nostri petti.
–Tutto questo è assurdo. Tu, io… non possiamo piacerci per davvero- sussurrò, specchiandosi nei miei occhi. Le scostai una ciocca di capelli che ribelle le sfuggiva dalla coda di cavallo e le sorrisi dolcemente.
–Sai cos’è l’amore Selene?- le chiesi retoricamente. –È un sentimento che non segue regole, che va oltre l’immaginabile- dissi ad un soffio dalle sue labbra. Lei mi sorrise, poggiando la sua mano sopra la mia e alzandosi sulle punte venendo verso il mio viso.
Senza più indugiare sul da farsi, mi chinai verso di lei quel poco che bastava per unire le nostre labbra nel nostro secondo bacio.

Louis
Una delle mie idee migliori si era appena fatta spazio nella mia testa ed ero intenzionato a farla fruttare il prima possibile. Urlando qua e là per la casa, avevo fatto scendere giù tutti i ragazzi che, chi più chi meno, sembravano essere con la testa tra le nuvole.
C’era Ashley che torturava con le mani il suo cellulare, controllandolo ogni due minuti; Harry, accanto a lei, cercava di capire cosa le stesse accadendo, inutilmente aggiungerei, data la sua faccia perplessa. Selene e Niall, pur essendo seduti uno all’opposto dell’altro, non facevano altro che scambiarsi occhiate languide e dolci: che ci fosse sotto qualcosa? Zayn stava appoggiando di fianco alla finestra, guardando un poco fuori e un poco Mandy, che però cercava di evitare palesemente il suo sguardo. Poi c’erano Alison e Liam: chi riusciva a capirli era davvero bravo! Lei lo spogliava costantemente con gli occhi, mentre lui era diventato il suo schiavetto per quanto si era rincretinito a causa sua, eppure non si decidevano a dire se stavano insieme oppure no. L’unico raggio di sole nella stanza era lei, la mia anima gemella. Alex stava seduta a terra, ai piedi del divano con le gambe incrociate, e mi guardava curiosa.
–Allora? Questa notizia, Tommo?- Alzai lo sguardo, voltandomi verso di Zayn.
–Si giusto- mi schiarii la voce. –Domani sera daremo una festa- annunciai solenne. I ragazzi strabuzzarono gli occhi, iniziando a dire ognuno la sua. Alla fine però riuscii ad avere un si da parte di tutti.
Come erano arrivati in salone, sparirono tutti un attimo dopo il mio annuncio, lasciandomi così solo con la mia bella bionda.
–Sai, credevo in qualcosa di più originale- disse con la sua voce allegra e spensierata. Mi andai a sedere accanto a lei, iniziando a giocare coi suoi capelli.
–In che senso originale?- le domandai, inclinando la testa per poterla guardare meglio. Lei fece spallucce, mentre pensava a cosa rispondere.
–Una festa è un evento abbastanza comune infondo. Non sei così innovativo come fai credere, Lou.- La guardai, sorridendo. Era bellissima, non riuscivo a pensare ad altro.
Sentendo il mio sguardo addosso, si girò verso di me. –Perché mi guardi in quel modo?- mi domandò, sporgendosi verso di me. –
In che modo?- le chiesi, non capendo.
–In quel modo che mi fa venire voglia di saltarti addosso- disse spontaneamente, con una naturalezza che solo lei possedeva.
Le sorrisi malizioso, avvicinandomi quel poco che bastava per unire le nostre labbra. La baciai con passione, cosa che sapevo lei apprezzasse parecchio.
Quando ci staccammo bastò un semplice scambio di sguardi per intendere l’uno le intenzioni dell’altro. In fondo avevano anche noi diritto a qualche momento d’intimità ogni tanto…

Liam
L’avevo seguita in giardino non appena Louis aveva fatto il suo grande annuncio. Una festa era roba da tutti i giorni, ma era sempre un’occasione e, come tutte, non andava di certo sprecata. Era seduta ai piedi dell’unico albero presente, con la schiena appoggiata al tronco e la testa alzata verso il cielo.
–Non pensavo fossi il tipo che va in giardino per riflettere sulla vita- le dissi scherzando, attirando la sua attenzione. Lei abbassò il viso, guardandomi con occhi divertiti.
–Infatti sono qui per prendere il sole- ironizzò, invitandomi con un gesto della mano a sedermi al suo fianco.
–Come mai sei venuto da me?- mi domandò, guardandomi curiosa.
–Deve esserci per forza un motivo?- le risposi con questa domanda.
Lei ci pensò su, per poi annuire. –Di solito c’è sempre.-
La guardai, scuotendo la testa convinto del contrario. –Non so che ragazzi tu abbia frequentato in passato, ma io sono completamente diverso da loro.-
Un silenzio imbarazzante calò all’improvviso, segno che forse avevo detto ancora una volta la cosa sbagliata. –Liam senti ne abbiamo già parlato- mi guardò triste.
–Le relazioni a distanza non portano a niente di buono, lo so Alison, lo hai già detto- la precedetti nel discorso, convinto che tanto avrebbe ripetuto quelle parole. –Però intanto siamo qui, quindi che ne dici di goderci il presente?- le dissi, sorprendendola.
Non mi erano mai piaciute le ragazze come lei, io ero sempre stato alla ricerca della storia d’amore perfetta, di quelle dove i protagonisti si promettono amore eterno e vivono felici e contenti per sempre. I ragazzi mi avevano sempre preso in giro per questi miei pensieri da adolescente innamorato, ma io ci credevo fermamente. Ed ero convinto che anche Aly, nonostante l’apparenza che dava, si ritrovasse in ciò.
–E in che modo intendi godertelo questo presente, Payne?- mi domandò, guardandomi coi suoi profondi occhi verde-azzurro.
–Così- sussurrai, avvicinandomi a lei e baciandola senza aspettare altro.
–Però, mica male questo presente- scherzò, staccandosi leggermente dalle mie labbra.
Io le sorrisi soltanto, prima di baciarla nuovamente.




here i am:
sono qua, ma mi scuso immensamente per l'orrore di questo capitolo cwc
no davvero, è forse il capitolo più brutto che io abbia mai scritto, ma davvero non avevo idee e boh, per quanto l'abbia riguardato non ne è venuto niente di buono fuori.
e mi dispiace dirlo, ma penso che d'ora in avanti i capitoli faranno tutti pena D:
btw, spero che a voi piaccia almeno un pochetto c:

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Capitolo 16
*** capitolo quindici. ***




 

capitolo quindici.


Alex
–Ti prego, ricordarmi perché ti ho appoggiato in quest’idiozia della festa.- Appoggiata alla parete di un muro del salotto guardavo il casino che andava aumentando mano a mano davanti ai miei occhi.
–Perché mi ami e perché sai pure tu che è stata un’ottima idea- rispose Louis, sorridendomi convinto di quanto avesse appena detto. Mi battei uno schiaffo sulla fronte, sconsolata. Non aveva tutti i torti, l’idea della festa era carina e soprattutto ci avrebbe fatto conoscere gente nuova (anche se la nostra vacanza stava per finire), però il solo pensiero di dover rimettere la casa in ordine il giorno dopo mi distruggeva.
–Dove sono gli altri?- gli domandai, avendo perso di vista tutti quanti, tranne lui.
–Non ne ho la minima idea- rispose, alzando le spalle. –Ti va di ballare?- cambiò subito dopo argomento.
–No- risposi secca. –Io non mi so muovere mentre tu sei imbarazzante- aggiunsi, ripensando all’ultima volta che si era buttato in pista. Un episodio da dimenticare, assolutamente.
–Andiamo Alex, un ballo soltanto- piagnucolò, afferrando la mia mano e provando a trascinarmi verso il centro della stanza, dove un mucchio di gente stava appiccicata l’uno all’altra strusciandosi. Mi penetrò l’anima coi suoi occhi celesti e allora non riuscii più a resistere e mi trovai costretta ad accettare la sua richiesta.
–Un ballo soltanto Tommo, sei avvertito!- chiarii subito, puntandogli anche un dito contro.
–Tutto quello che vuoi, mio amore- disse dolcemente, attirandomi a sé e chinandosi verso di me per baciarmi con passione. Quando si staccò mi leccai le labbra, gesto che ormai facevo per abitudine ogni volta dopo un nostro bacio.
E mentre le note dell’ultima hit del momento invadevano l’aria, io mi lasciai andare tra le sue braccia in quello che assomigliava a tutto, tranne che ad un ballo.

Selene
–Niall James Horan, vuoi dirmi dove accidenti mi stai portando?- Anche se avevo una benda davanti agli occhi, capivo che non eravamo più in casa, visto che la musica che prima sembrava esplodere dalle casse adesso era soltanto un lieve sottofondo.
–Abbi pazienza, siamo quasi arrivati- continuava a ripetermi, senza mai lasciare la mia mano e guidandomi verso chissà che posto.
Ancora non avevo realizzato bene il tutto e a stento riuscivo a credere che io e Niall.. Si, beh, insomma.. Che noi stessimo insieme, ecco. In realtà non ne avevamo ancora parlato, quindi non sapevo se considerarlo a tutti gli effetti il mio ragazzo oppure come qualcuno con cui stavo semplicemente. Era strano tra di noi, era come se non ci fosse mai bisogno di parlare, anche se in realtà prima o poi avremmo dovuto farlo, altrimenti io avrei continuato a non capirci una mazza di tutto quello che mi stava succedendo. Avevo sempre visto Niall come un nemico, come una minaccia, come qualcuno troppo diverso da me per far parte della mia vita. Eppure adesso sembrava essere l’unico capace di comprendermi veramente e di rendermi felice.
–Perché sorridi?- mi chiese. Mi portai una mano davanti alla bocca per coprirmi, istintivamente.
–Nulla, stavo pensando ad una cosa- la tolsi, cercando di mantenere un’espressione seria. Lui si fermò e mollò la mia mano per afferrarmi il viso.
–Mi piace da impazzire il tuo sorriso- sussurrò a un soffio dalle mie labbra, mentre dolcemente mi baciava. Nel mentre, mi tolse la benda.
Mi guardai intorno e mi accorsi che non ci eravamo allontanati poi così tanto, dato che ci trovavamo semplicemente sulla spiaggia. La luna piena splendeva alta nel cielo, riflettendosi in quello specchio che era il mare. Era piatto e calmo quella sera, come se stesse provando la mia stessa serenità.
Niall mi fece segno verso uno scoglio lì vicino, dove mi aiutò a salire. Ci sedemmo lì sopra, uno accanto all’altro, rimanendo in silenzio. Nonostante quello c’era armonia tra di noi.
–Perché mi hai portato qui?- gli domandai, poggiando la testa sulla sua spalla di mia iniziativa personale. Lui mi circondò le spalle con un braccio, stringendomi ancora di più a sé. Quando lo faceva mi sentivo protetta e al sicuro, come se lui fosse il mio angolo di salvezza.
–Volevo stare da solo con te- rispose, continuando a fissare lo spettacolo naturale che si apriva davanti ai nostri occhi.
–Chi lo avrebbe mai detto, io e te… insieme- pensai ad alta voce, maledicendomi di quello che avevo detto un attimo dopo. Lui si voltò verso di me, guardandomi divertito.
–Quindi stiamo insieme?- mi chiese, spostandomi una ciocca che era sfuggita dalla coda di cavallo.
–Dovresti essere tu a dirmelo, di solito non è il ragazzo a fare certe proposte?- lo provocai. Lui mi guardò per qualche secondo dritta negli occhi, poi scoppiò a ridere come solo lui sapeva fare.
Lo guardai stranita e anche piuttosto dispiaciuta. Forse avevo detto qualcosa di sbagliato o forse mi ero soltanto illusa e lui non voleva stare con me realmente.
–Forse è meglio se torniamo indietro- dissi acida, staccandomi da lui bruscamente e alzandomi per andarmene.
–Sel, aspetta- mi fermò, questa volta la sua voce era seria. –Non volevo, scusa- disse abbassando il capo. –Ma devi capire che tutto questo è assurdo anche per me.-
Lo guardai, indugiando sul da farsi. Non volevo soffrire, anche se forse ormai ero troppo coinvolta in quella storia per sperare di non stare male nel caso in cui qualcosa fosse andata storta.
–Selene Malik- iniziò solennemente, inginocchiandosi ai miei piedi. –Vuoi essere la mia ragazza?- allungò la mano verso di me, in attesa di una mia risposta.
Strabuzzai gli occhi, non credendoci. Un altro sorriso si aprì sul mio viso senza che io lo volessi. Mi sarebbe piaciuto temporeggiare, tenerlo sulle spine per almeno qualche minuto, ma non ci riuscivo: il mio cuore esplodeva dalla gioia e dalla voglia di dirgli di sì.
–Assolutamente sì- risposi infine, stringendo la sua mano e tirando su. Lui mi strattonò a sé, stringendomi in un abraccio e baciandomi con trasporto.
Avevo sempre pensato che il principe azzurro, quello delle favole, non esistesse, che fosse solo frutto dell’immaginazione di qualcuno così folle da sperare in un ragazzo del genere. Eppure Niall era riuscito a farmi ricredere e a darmi una nuova speranza: l’amore esisteva veramente.

Alison
Stanca e sfinita, dopo l’ennesimo ballo con un tizio incontrato per caso in pista, mi accasciai sulla prima sedia libera che trovai in cucina.
–Questa festa fa schifo- dissi a Mandy, bevendo da un bicchiere che trovai a caso davanti a me. Ero completamente ubriaca, eppure ancora riuscivo a reggermi in piedi.
–Strano, credevo che ti stessi divertendo- rispose, punzecchiandomi. –Con quanti sconosciuti hai flirtato fin’ora? Cinque, sei?- continuò, con quel suo atteggiamento da madre premurosa.
–Sette- la corressi –ed erano uno peggio dell’altro.- Bevvi ancora un sorso, prima di finire quel drink colorato che in precedenza era stato di chissà chi.
–Dov’è Liam?- mi chiese, guardandomi con sguardo accusatorio.
–Qui da qualche parte.- Mi sforzai per fare mente locale e mi parve di ricordare di aver abbandonato Liam quando il primo ragazzo mi aveva invitato a ballare.
–Non credi che dovresti cercarlo?- continuò lei, guardandosi intorno. Evitai il discorso, alzando gli occhi al cielo.
–Che mi dici di te e Zayn? Sbaglio o c’è un certo feeling tra di voi- insinui con tono e sguardo maliziosi, sperando così di evitare argomento.
–Nulla, assolutamente nulla- rispose agitata, passandosi una mano nervosamente tra i capelli. Sorridi soddisfatta perché avevo appena centrato l’obiettivo.
–Come sei noiosa Amanda- mi lamentai per le poche informazioni ricevuto, alzandomi per allontanarmi da lei.
–Dove stai andando, Aly?- mi richiamò. Sbuffai, voltandomi verso di lei per rispondere.
–A cercare quel cazzone di Payne, sbaglio o è questo quello che volevi?- Lei mi sorrise, acconsentendo almeno quella volta ad una mia decisione.
Girai l’intero piano inferiore, guardando pure in giardino, senza scorgere alcun segno di Liam. Allora salii nella zona notte, controllando una ad una le camere. Dopo aver sorpreso due tizi farlo nella camera di Niall e Harry, o meglio, in quella che adesso era diventata di Niall e Selene, arrivai nell’ultima stanza da controllare. La porta era leggermente socchiusa, così la aprii lentamente.
Vidi Liam, seduto a terra, con la testa appoggiata al suo letto e le cuffie infilata nelle orecchie. Teneva gli occhi chiusi e la musica talmente alta che si mischiava a quella proveniente dal piano di sotto.
–Liam- lo chiamai. –Liam- dissi di nuovo, avvicinandomi a lui. –Liam- gli urlai in un orecchio, togliendoli una cuffia. Lui saltò in aria, spaventato e sorpreso di vedermi lì.
–Cosa vuoi Alison?- mi chiese brusco, allontanandosi da me.
–Oh, scusa tanto se mi sono chiesta dove ti fossi cacciato- gli risposi a tono, incrociando le braccia al petto.
–Beh, scusa tanto se mi ero stancato di vederti amoreggiare col primo che ti capitava sotto mano- continuò lui, guardandomi con sguardo tra il deluso e l’arrabbiato.
–Spero che tu non stia parlando seriamente, perché altrimenti sarebbe il colmo- sbuffai, sedendomi sul suo letto, per poi rialzarmi un attimo dopo perché troppo nervosa.
–E se invece fossi serio? E se invece ne avessi le scatole piene di fingere di non provare niente per te? E se avessi capito che mi sto innamorando di te, cosa dovrei fare Alison?- Mi fermai di fronte a lui, guardandolo immobile. No, no e ancora no. Non poteva essere successo veramente, gli avevo pregato di non innamorarsi di me perché non sarebbe mai potuto nascere niente di buono.
–Liam, non può funzionare, lo sai- gli dissi, questa volta con un tono di voce più tranquillo, anche se dispiaciuto.
–Questo lo dici tu, ma se non ci proviamo non lo sapremo mai.- Si avvicinò a me, stringendo le mie mani nelle sue. –Dammi una possibilità Aly, prova a stare con me e vedrai che non te ne pentirai.-
Lo guardai, mordendomi il labbro pensierosa. Liam era un bravo ragazzo e aveva ragione Mandy quando mi diceva che usarlo in quel modo non era giusto, né per me né per lui. Questa volta era diverso però, lui mi faceva stare bene, riusciva ad avere un effetto su di me che mai nessun ragazzo era riuscito ad avere. In tanti mi avevano definito una principessa in passato, ma ironia della sorte, Liam era l’unico che, nonostante non me lo avesse mai detto, mi faceva sentire come tale.
Ma proprio perché tenevo tanto a lui non potevo permettere che si affezionasse troppo a me, magari arrivando fino al punto di amarmi. Che lo volessimo oppure no io in una settimana sarei tornata a casa mia che, per nostra sfortuna, si trovava in un continente diverso. Non volevo che soffrisse per la mia lontananza, non avrei retto quel peso nel cuore.
Presi allora quella che fu forse la decisione più difficile della mia vita, che fin’ora era sempre stata spensierata e senza regole.
–Mi dispiace Liam- mollai la presa dalle sue mani –è meglio per noi lasciarci così.- Lo lasciai lì, immobile davanti a me, mentre mi catapultavo fuori con gli occhi lucidi.
Corsi lungo il corridoio, fino ad arrivare al bagno. Mi chiusi dentro, mi sedetti a terra e, col viso nascosto tra le ginocchia, mi lasciai andare ad un pianto incontenibile.
Assurdo ma vero, per la prima volta stavo piangendo per amore.

Mandy
Quello era davvero il colmo. Alison, la ragazza anti sentimenti per eccellenza, era venuta a parlare a me di feeling e cose varie. Ma cosa credeva di saperne lei, eh? Pensava davvero di aver capito cosa ci fosse realmente tra me e Zayn? A stento riuscivo a capire io cosa provassi quando lui mi stava vicino, figuriamoci lei che stava all’amore come l’estate ai maglioni di lana.
Rigirai il mio drink nelle mani, cercando di scovare in quella folle di ubriaconi sconosciuti che avevo fatto entrare in casa qualche volto familiare. Purtroppo per me tutti erano spariti: Niall aveva trascinato Selene fuori casa, Alison era sparita per cercare Liam, Louis era attaccato come una cozza alle labbra di Alex, mentre Ashley e Harry non si vedevano da un po’.
–Ti senti sola per caso?- Una voce, la sua voce, mi sussurrò all’orecchio, facendomi sussultare e anche rabbrividire.
–Oh, sei tu- esclamai con un tono piatto, cercando di essere il più naturale e sciolta possibile. Cosa che mi veniva difficile dato che ero tesa come una corda di violino.
–Andiamo Mandy, per quanto tempo ancora pensi di mandare avanti questa farsa?- Sbuffò, poggiandosi al muro alle nostre spalle. Lo guardai, scrollando le spalle.
–Manca poco alla mia partenza, credo di riuscire a resistere ancora una settimana.- Gli sorrisi in modo falso, per poi girarmi e andarmene.
Lui però mi trattenne, afferrandomi per il polso e attirandomi a lui. I nostri visi erano ad un soffio ed il mio cuore iniziò a battere ad una velocità indecifrabile. Perché? Perché Zayn mi faceva quell’effetto? Riusciva a mandarmi in tilt il cervello con un solo sguardo, il suo profumo mi faceva entrare in estati e le sue labbra… Dio, le sue labbra erano una tentazione continua.
–È così che vuoi lasciarmi? Vuoi davvero ricordarmi come qualcosa di negativo quando sai benissimo che non è così?- Mi morsi un labbro, riflettendo sulle sue parole.
Quando mi accarezzò una guancia, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, il mio cervello smise di funzionare. Lo desideravo ardentemente, anche per quella notte soltanto.
Poggiai le mie labbra sulle sue con foga, stupendo dapprima lui, ma anche me stessa per l’audacia osata. Mi avvinghiai al suo corpo, facendo in modo che mi stringesse a lui. Era come trovarsi in un tornado di emozioni: la mia testa diceva una cosa, mentre il mio cuore ne voleva un’altra.
Si staccò leggermente da me e poggiò la sua fronte contro la mia. Il mio battito andava sempre più accelerando e la mia mente era sempre più incasinata. Poi mi sorrise, come solo lui sapeva fare.
E fu allora che capii cosa realmente volessi: io volevo lui, in quel momento e forse anche dopo.

Ashley
Alta, bionda, ben piazzata e stava flirtando spudoratamente con il mio ragazzo davanti ai miei occhi. E lui, come se nulla fosse, sembrava anche starci, lusingato dalle attenzioni e dalle moine di quella gatta morta. Quando però quella finta Barbie provò ad allungare mani, lui la scansò immediatamente, finendosi con l’allontanarsi da lei.
Si incamminò verso di me, che intanto sorridevo vittoriosa. Ogni volta che una ragazza si avvicinava a Harry il suo passato da Casanova faceva accendere in me una sorta di campanellino d’allarme che, non sapevo come, lui riusciva sempre a spegnere in tempo.
–Sei arrabbiata con me?- mi chiese dolcemente, piazzandosi davanti a me e coprendomi così la visuale su quella scimmia in calore che poco fa ci stava provando con lui.
–Perché dovrei?- gli risposi, cercando di fare finta di nulla.
–Andiamo Ash, so che ti ha dato fastidio vedermi insieme a quella.- Cercò il mio sguardo e quando lo ebbe trovato non riuscii più a resistere.
–Ok è vero, ma non è colpa mia se mi da fastidio quando qualcuna ti gira intorno- piagnucolai, sperando di fargli in un certo senso tenerezza. Lui mi sorrise, stringendomi per la vita e attirandomi a sé.
–Sei adorabile- disse, baciandomi dolcemente la punta del naso. Arrossii leggermente, nascondendo il viso dietro la sua spalla.
–Da quando ti imbarazzi così per un complimento?- ridacchiò, abbracciandomi.
–Io non mi imbarazzo- protestai. Mi allontanai da lui e lo fissavi per qualche secondo, prima di cedere.
–Ok, quando sei tu a farmi i complimenti mi capita di imbarazzarmi- ammisi, facendolo così contento.
–Sei meravigliosa, lo sai?- continuò, cercando di ottenere lo stesso risultato di prima. Io scossi la testa, questa volta reagendo in maniera completamente diversa.
–Non funziona sempre Styles, mi dispiace- sorrisi vittoriosa, mentre lo stereo dava spazio a Hit The Lights, una delle mie canzoni preferite in assoluto.
–Ti prego balliamo, amo questa canzone- urlai, afferrandogli la mano e trascinandolo in mezzo alla stanza contro la sua volontà.
–Devo proprio?- si lamentò, iniziando comunque a muoversi mentre io stringevo le braccia dietro al suo collo.
Hit the lights, let the music move you, lose yourself tonight- gli canticchiai ad un orecchio, facendolo così ridere.
Seguii il suono così bello della sua risata che, accostato alle note di quella canzone, creava una melodia perfetta per le mie orecchie.




here i am:
eccomi qua e no, non sono morta se era questo che credevate lol
mi dispiace da matti per come sta andando a rilento questa ff, ma il tempo che ho a disposizione è davvero poco e la voglia di scrivere è sempre meno cwc
forse per questo questi ultimi capitoli fanno veramente pena D: vi chiedo scusa per questo..
spero che vi sia piaciuto il capitolo e no, non vi faccio promesse su quando aggionerò di nuovo :/
grazie a tutte x

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Capitolo 17
*** capitolo sedici. ***




 

capitolo sedici.


Selene
Quel viaggio si era rivelato molto più eccitante e piacevole di quanto avessi potuto immaginare. Forse per questo fare le valigie per il ritorno a casa mi rendeva particolarmente triste. Si insomma, avevo il terrore che tutto quello che fosse successo in quelle settimane al mare rimasse un evento a sé. Avevo paura che una volta rientrata Alex avrebbe smesso di essere mia amica, che Harry e gli altri ragazzi avrebbero ripreso la loro vita, escludendo me e Zayn e soprattutto avevo paura che Niall venisse da me dicendomi che tutto quello era stato solo uno scherzo e che lui non era mai stato veramente interessato a me. Sospirai pensierosa, chiudendo la valigia dopo aver sistemato le ultime cose.
–A che pensi?- sussultai, sentendo la voce di Niall alle mie spalle.
–A niente- mentii, prendendo la valigia per metterla a terra.
–Lascia, faccio io- mi precedette, facendolo al mio posto. La sistemò davanti alla porta e poi tornò verso di me. Prese il mio viso tra le sue mani e puntò i suoi intesi occhi azzurri nei miei.
–Selene dimmi cosa non va- disse serio, ma dolce allo stesso tempo. Sospirai di nuovo, togliendo le sue mani e andandomi a sedere sul letto che in quell’ultimo periodo avevamo condiviso.
–Ho paura, Niall- confessai, guardandomi intorno. Tutto in quella stanza sembrava essere un ricordo lontano: ogni momento, ogni bacio, ogni sguardo scambiato sembrava svanire.
–Di cosa?- mi chiese, guardandomi non capendo.
–Che tutto questo finisca- sussurrai, abbassando lo sguardo verso la punta delle mie scarpe. Lo sentii sospirare, il che non prometteva niente di buono a mio avviso. Lo sentii muoversi verso di me, infatti poco dopo lo vidi piegato sulle ginocchia che teneva strette le mie mani nelle sue.
–Guardami negli occhi e ascoltami attentamente rossa- mi ordinò, mettendomi un dito sotto al mento in modo da potermi alzare il viso. Non me lo feci ripetere più di una volta, così gli prestai tutta la mia attenzione. –Tu sei la ragazza più acida, stronza, rompi coglioni e combina guai che io abbia mai conosciuto in vita mia- iniziò e infatti avevo ragione, tutto quello che disse non era affatto una cosa positiva. –Ma sei anche la più insicura, la più fragile e, quando vuoi, anche la più dolce dell’intero pianeta- continuò, avvicinando la sua testa alla mia in modo da far coincidere le nostre fronti. –Perciò ti chiedo scusa se d’ora in avanti mi ritroverai sempre in mezzo ai piedi, ma non ho la minima intenzione di lasciarti andare- terminò, regalandomi uno dei suoi sorrisi più belli.
Sorrisi anch’io, istintivamente, come se il mio sorriso fosse collegato in qualche modo col suo. –È una promessa?- gli domandai insicura, proprio come lui mi aveva descritto.
–È una promessa- rispose, per poi annullare quella breve distanza tra i nostri visi.
Mi baciò dapprima dolcemente, poi con sempre più passione. Mi trascinò con lui in un mondo parallelo, un mondo dove noi due eravamo gli unici abitanti.
Stare con Niall mi rendeva felice e adesso avevo la conferma che tutto questo non sarebbe finito.
 
Mandy
Camminavo avanti indietro per la camera come una trottola, non riuscivo a stare ferma. Troppe cose erano successe durante quel viaggio, troppe cose andavano rimosse dalla mente. O forse no… Mi morsi un labbro pensierosa, mentre finivo di raccogliere le ultime cose dall’armadio. Ripensai a quella notte e a quanto mi sentii bene tra le braccia di Zayn. Eravamo stati insieme, ci eravamo abbandonati l’uno all’altro e avevamo lasciato che la lussuria e la passione ci rendessero peccatori. Sbagliando si impara, dice il proverbio, eppure nei giorni a seguire avevo ripetuto quello stesso errore più di una volta. Ogni momento, ogni istante in cui eravamo soli, per noi era buono per cogliere l’occasione al volo e scambiarci anche un solo bacio. Sapevo di stare sbagliando, sapevo che quella sorta di relazione segreta era da folli, ma non riuscivo a smettere. Lo desideravo e, ogni volta che mi era vicino, la voglia di assaporare le sue labbra (e non solo) arrivava alle stelle.
–Mandy, mi stai ascoltando?- trasalii quando realizzai che Alison mi stava chiamando.
–Scusa, dicevi?- le domandai, cercando di nascondere il sorriso che mi spuntava in viso ogni volta che pensavo ai momenti insieme a Zayn.
–Ti ho chiesto se hai visto la mia maglietta fuxia, quella extralarge con scritto ‘every generation needs a revolution’- ripeté, continuando a mettere a soqquadro la stanza.
–Quella che ogni tanto usi per dormire? Non ne ho idea- le risposi, facendo così accrescere la sua esasperazione. Guardò in ogni angolo della stanza, in ogni cassetto e perfino sotto al letto, senza però trovarla. Alla fine, quando parve avere il colpo di genio, uscì dalla camera di corsa, diretta chissà dove. Non mi preoccupai più di tanto, ormai ero abituata ai suoi scatti.
Ripresi a fare la mia valigia, noncurante del fatto che nella sua fuga Aly aveva lasciato la porta aperta.
–Noto con piacere che continui ad aver bisogno di compagnia- una voce calda e suadente parlò dietro di me.
–Magari la tua, vero Zayn?- dissi sarcastica, mollando la maglietta che tenevo in mano sul letto e voltandomi a guardarlo. Mi poggiai alla tavarca del letto, restando ferma immobile ad aspettare la sua prossima mossa. Si guardò alle spalle attentamente, per poi entrare e richiudere la porta alle sue spalle. Si avvicinò velocemente  a me, catapultandosi sulle mie labbra e baciandomi con foga. Non opposi resistenza, tanto sarebbe stato inutile. Passai le mia mani tra i suoi capelli, scompigliandoli anche se sapevo che dopo avrebbe passato infiniti minuti per risistemarli alla perfezione.
–Era da questa mattina a colazione che desideravo farlo- sussurrò, dopo essersi allontanato leggermente.
–E allora perché hai aspettato così tanto? Sono quasi le dieci- sussurrai, buttando un’occhiata veloce al suo orologio. Ridacchiò, per poi tornare a concentrarsi sulle mie labbra. Questa volta fui io a staccarmi.
–Che ti prende?- mi domandò, corrucciando la fronte.
–Alison sarà qui a momenti- gli spiegai, leccandomi però le labbra giusto per assaporare di nuovo il suo gusto. Era una cosa che mi piaceva fare, ormai era come un’abitudine.
–Ricevuto- rispose senza obiettare.
Mi diede un ultimo veloce bacio a stampo per poi andarsene così come era venuto.
 
Alison
Solo un secondo dopo che ebbi bussato alla porta di camera sua realizzai la grande cazzata che avevo appena fatto. Cosa mi era saltato in mente? Andare in camera di Liam e chiedergli di restituirmi la maglietta che una sera avevo lasciato sotto il suo cuscino dopo che avevamo scopato allegramente? Scossi la testa, maledicendomi ad alta voce da sola per la mia infinità stupidità. Girai i tacchi per andarmene, ma la sua voce alle mie spalle mi fece bloccare.
–Alison?- domandò, quasi spaventato. Non ci parlavamo da quella sera e doveva essere piuttosto strano per lui trovarmi lì.
–Liam- dissi, quasi spaventata. –Io..ecco..si vedi il fatto è che…- iniziai a blaterare una marea di stupidaggini, grattandomi la testa sempre più confusa.
–Stavi per caso cercando questa?- mi domandò, allungando proprio la mia maglietta.
–Si- risposi sbalordita. –Grazie- mugugnai, afferrandola.
–Non c’è di che- rispose, diventando improvvisamente freddo e duro come la pietra. Senza aggiungere altro, o aspettare che io me ne andassi, richiuse la porta, sbattendomela letteralmente in faccia.
Rimasi ferma, fissando il muro davanti a me incredula. Ogni secondo che passava mi faceva sentire sempre più uno schifo. Con che faccia mi ero presentata a lui, per lo più per una stupidaggine del genere? La verità è che forse non avevo il benché minimo tatto… o forse avevo soltanto voglia di parlargli.
In camera mia era stato come un flash: un attimo prima non trovavo la maglietta e l’attimo dopo stavo pensando ad una delle sere passate con Liam. Avevo iniziato a rivivere i suoi baci, il modo sexy in cui sussurrava il mio nome, la delicatezza con cui trattava il mio corpo ogni volta, il tocco delle sue mani grandi e morbide sulla mia pelle, il modo in cui mi sorrideva felice prima di ogni bacio, la dolcezza con cui faceva ogni cosa… Stavo cercando una maglietta e mi ero ritrovata a pensare a Liam e a quanto fossi stata cattiva con lui.
Non si meritava tutto quello che gli avevo fatto. Il modo in cui avevo messo fine a quella storia, la brutalità delle mie parole non avevano scuse. Avevo sbagliato e adesso non sapevo come accidenti comportarmi.
Una parte di me voleva tirare pugni contro quella porta fino a quando non si sarebbe deciso ad aprirmi nuovamente. Un’altra parte mi spingeva a tornare in camera mia e a lasciarmi alle spalle quelle due settimane al mare. Alla fine presi quella che era la decisione più responsabile: tornai in camera mia a finire di fare la valigia. Sarei rientrata a Holmes Chapel insieme a loro e poi avrei fatto ritorno a Los Angeles e alla mia vita squilibrata e folle.
Il lato positivo? Liam si sarebbe dimenticato di me e non avrebbe più sofferto a causa mia. Sarebbe stato felice e forse, con un po’ di fortuna, col tempo avrei ricominciato ad esserlo anche io.
 
Alex
Louis suonò il clacson ancora una volta, tanto per mettere fretta ai ritardatari che ancora si trovavano in casa. Questa volta ci eravamo divisi in modo diverso: in macchina con Louis saremmo andati io, Selene, Niall e Liam, mentre con Harry ci sarebbero stati Ash, Mandy, Zayn e Alison. A quanto pareva negli ultimi giorni le situazioni si erano leggermente ribaltate e gli animi non erano più pacifici e sereni come appena arrivati. O meglio, gli unici a sembrare in crisi erano Payne e la sua bella bionda, che lo aveva scaricato in una maniera davvero pessima stando ai racconti di lui. Anche se quella non era una faccenda che mi riguardava personalmente, appena rientrati avrei fatto il quarto grado a Liam, giusto per avere qualche notizia in più rispetto al suo ormai monotono ‘non ho voglia di parlarne’.
–Oh, finalmente- esclamò Louis, lasciandosi andare contro lo schienale del sedile quando Harry e Ash uscirono fuori di casa, seguiti da Liam e Alison.
–Però, deve essere piuttosto imbarazzante- mormorò Selene, alludendo sicuramente agli ultimi due. La guardai annuendo, mentre Louis era sceso dall’auto per sgridare Harry.
–Dovevamo essere in viaggio un quarto d’ora fa!- urlò, poggiandosi contro lo sportello dell’auto del riccio.
–Ci dispiace Louis, abbiamo avuto un contrattempo- rispose Ash, mentre aiutata da Harry caricava la sua valigia in auto.
Mi affacciai al finestrino, per poter conversare anch’io. –Spero che abbiate preso le dovute precauzioni- scherzai, alludendo su quel contrattempo che aveva appena menzionato.
–Tranquilla Alex, lo facciamo sempre- rispose pronto Harry, per poi andare a baciare con trasporto la sua mora.
–Piano riccio che la consumi così- lo riprese Zayn, appena arrivato insieme a Mandy.
–Bene, visto che ci siamo tutti possiamo anche partire- esclamò felice Louis.
Tornò in macchina e, una volta che anche gli altri furono sistemati, partimmo in direzione Holmes Chapel.
 
Ashley
Eravamo arrivati dopo l’ora di cena a casa. Il viaggio aveva distrutto tutti quanti, per questo dopo che Aly e Mandy erano andate a dormire mi ero ritagliata del tempo per fare una doccia rilassante. Distesi ogni muscolo del mio corpo, cercando di mandare via lo stress accumulato in quei giorni. Perché se era vero che avevamo avuto tanto divertimento, dall’altro lato erano successe tante di quelle cose che ancora non avevo realizzato di tutto: Mandy era passata dall’evitare Zayn a lanciargli sguardi ambigui, Alison era passata dal letto di Liam a stare a metri di distanza da lui, Selene da che sembrava detestare Niall a che se ne era follemente innamorata, e poi c’ero io, che avevo accettato di rientrare temporaneamente in America senza dire niente a nessuno.
Più passavano i giorni più il senso di colpa mi divorava. Probabilmente avevo fatto la cazzata più grande di tutta la mia vita accettando senza prima consultare qualcuno, ma d’altra parte che altra scelta avevo? Se avessi detto di no la coach Benson mi avrebbe tagliato le gambe, per così dire: non avrei più capitanato la squadra, avrei perso le nazionali e tutto quello per cui mi sono sempre allenata sarebbe andato perso.
Forse avevo sbagliato i modi, ma la decisione che avevo preso era sicuramente l’unica da poter prendere anche solo in considerazione.
Spensi il phon, lasciando i capelli sciolti. Mi sciacquai ancora una volta la faccia e uscii dal bagno.
Entrai in camera e come prima cosa richiusi a chiave la porta alle mie spalle. Appoggiai contro le spalle, soffermandomi a vedere Harry. Era seduto sul suo letto, con la testa chinata, attento mentre leggeva qualcosa.
–Cosa leggi?- gli domandai, buttandomi accanto a lui e strappandogli dalle mani quel pezzo di carta. Mi sedetti al suo fianco, mentre quel pezzo di carta prendeva forma davanti ai miei occhi.
–Quando avevi intenzione di dirmelo? Quando saresti stata già in viaggio?- mi domandò brusco, alzandosi e allontanandosi immediatamente da me. Rimasi a bocca aperta a fissare il biglietto aereo Londra - Los Angeles che lui aveva trovato nonostante io lo avessi nascosto appena arrivata a casa qualche ora prima.
–Potresti almeno dire qualcosa, sai?- disse sarcastico, passandosi una mano nervoso tra i capelli.
–Non è come sembra, Harry- mi uscii solamente.
–Non è come sembra?- domandò. –Non è come sembra?- ripeté ancora una volta, a voce più alta però. Rise in modo nervoso, girandosi e dandomi le spalle. –Mi prendi per il culo o cosa?- si voltò di nuovo, parlandomi in modo veramente aggressivo.
–Si tratta di un paio di settimane, poi sarò di nuovo qui- gli dissi piano, sperando in quel modo di far abbassare anche a lui il tono di voce. –Te lo avrei detto in questi giorni, giuro.- Provai a stringergli le mani, ma lui mi scansò non appena accennai a farlo.
–Harry ti prego, guardami negli occhi- tentai nuovamente, provando a voltare il suo viso fermo di me in modo che incontrasse i miei occhi, ma tutto era inutile. Si ostinava a darmi le spalle, a evitare ogni tipo di contatto. Probabilmente in quel momento gli facevo così schifo che anche respirare la mia stessa aria gli dava la nausea.
–Pensavo che credessi nella nostra storia, ma a quanto pare mi sbagliavo- sussurrò, per poi dirigersi verso la porta. Fece scattare la serratura, ma lo fermai.
–Certo che ci credo Harry!- gli diedi contro. –Ma mettiti un attimo nei miei panni! Non sapevo cosa fare, come l’avresti presa se te lo avessi detto!-
Scosse la testa, facendo qualche passo indietro. –Credevi che ti avrei impedito di andare? Davvero pensavi che ti avrei ostacolato?- mi domandò, puntando finalmente i suoi occhi nei miei. Questa volta però era diverso. Questa volta i suoi occhi mi stavano accusando.
Lui interpretò il mio silenzio come un si e, presa la giacca, uscì da quella stanza senza dire mezza parola in più.
Rimasi ferma immobile a fissare il pavimento sotto i miei piedi per qualche istante, poi rinsavii. Uscii dalla camera di scatto, correndo verso le scale.
–Harry aspetta!- urlai. –Harry!- lo chiamai, ma arrivai giusto in tempo per vederlo uscire di casa di fretta sbattendo la porta.
–Tesoro che succede?- mi voltai e vidi Anne e mio padre guardarmi con volti interrogativi. Iniziai a guardarmi intorno spaesata e in cerca di una via di fuga. Sentivo i loro occhi puntati addosso e temetti che avessero capito tutto quanto.
–Io…- iniziai a balbettare, pensando ad una scusa plausibile per coprire Harry. –Louis ha appena chiamato- mentii. –Ha detto che gli si è bloccata la macchina mentre tornava da casa di Alex, così Harry lo sta raggiungendo per riaccompagnarlo a casa.- Loro due annuirono, per fortuna mi avevano creduto. Mi diedero nuovamente la buonanotte, per poi andare in camera loro.
Io feci lo stesso, buttandomi a letto e nascondendomi sotto il lenzuolo.
Mi voltai verso quello di Harry, chiedendomi se quella notte sarebbe rientrato oppure no.
Chiusi gli occhi, cercando di pensare solo alla migliore delle due ipotesi. 




here i am:
salve gente, mi scuso per l'infinita attesa cwc ma oltre la scuola si è messa di mezzo anche l'ispirazione che è venuta a mancare :/
non ho riletto, quindi mi scuso per eventuali ripetizioni o errori di battiture o robe varie cwc
il capitolo non mi fa impazzire, fatta eccezione per la parte finale di ash che invece di piace un pochetto dai :3
questa mattina ho fatto due conti e la storia dovrebbe finire tra sei/sette capitoli più o meno..spero di riuscirci presto c:
lascio a voi altri commenti.. ah, e grazie per continuare a seguire la storia nonostante io posti così tardi cwc siete splendide! x
p.s. se volete essere aggiornate ogni volta in cui resuscito e scrivo lasciatemi il vostro nick twitter! lo dico sempre, ma nessuno mai lo fa (?) ahah

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Capitolo 18
*** capitolo diciassette. ***




 

capitolo diciassette.


Ashley
Avete presente quella sensazione di vuoto che si prova dentro quando perdiamo qualcuno a cui teniamo tanto? Ecco, io in quel periodo mi sentivo proprio così: vuota, distrutta, in mille pezzi. Harry non mi rivolgeva più la parola, a stento mi guardava. Davanti ai nostri genitori cercavamo di fingere, ma eravamo dei pessimi attori perché era chiaro come l’acqua che qualcosa non andasse tra di noi. Fissavo il soffitto bianco sopra la mia testa che, in quel momento, sembrava essere la cosa più eccitante del mondo.
–A che ora hai detto che è il treno domani?- domandai poi ad Alison, che era impegnata a preparare gli ultimi bagagli. Già, il grande giorno era arrivato: domani lei e Mandy sarebbero rientrate negli USA. E tra solo una settimana io le avrei raggiunte. Quando eravamo solo all’inizio dell’estate se qualcuno mi avesse detto che sarei potuta tornare a Los Angeles sarei saltata di gioia, mentre adesso tutto mi sembrava così sbagliato.
–Alle dieci mi pare- mi rispose la bionda, con lo stesso mio entusiasmo. Sapevo che neanche lei stava benissimo, però era anche l’unica con cui avrei potuto parlarne e adesso sentivo il bisogno di sfogarmi con la mia migliore amica.
–Secondo te sto sbagliando? Si insomma, secondo te è sbagliato che io abbia scelto i campionati piuttosto che rimanere?- le chiesi, voltandomi per guardarla. Lasciò cadere il top che teneva in mano dentro alla valigia e si venne a sedere accanto a me. A differenza mia si mise a pancia in giù, nascondendo la testa nel materasso morbido.
–Sono anni che ti alleni per questo momento, meriti di viverlo senza preoccupazioni o sensi di colpa- rispose, dopo averci pensato un poco. –I campionati nazionali sono la massima aspirazione per una cheerleader, non puoi rinunciarci- disse ancora, usando il tono di voce che riservava alla squadra quando era nei periodi di sotto tono per motivarla.
Le sorrisi, ringraziandola per il suo supporto. Sapevo che Aly era stata fin da subito a favore di quella mia decisione, ma il fatto che me lo ricordasse ogni tanto mi faceva sentire meno in colpa. Insomma, sapere che qualcuno appoggiava quella mia idea mi faceva credere che forse non era poi così tanto sbagliata.
–E tu invece cosa mi racconti?- Raccolsi le mani in grembo, preparandomi a sentire la sua storia. Anche se non lo dava a vedere sapevo che anche lei aveva il bisogno di parlare, chiunque ne avrebbe sentito la necessità al posto suo.
–Cosa dovrei raccontarti?- finse indifferenza, voltandosi anche lei a pancia in su.
–Non lo so, un certo Liam Payne ti dice qualcosa?- voltai la testa verso di lei, alzando un sopracciglio. Sbuffò, arrendendosi davanti all’evidenza.
–Sono stata una stronza con lui, ok?- sbottò, sollevandosi con la schiena e piegandosi leggermente in avanti. Strinse una ciocca di capelli tra le dita e iniziò ad annodarla per scaricare il nervosismo.
–Era anche ora che tu lo ammettessi- dissi, anche se forse non era la situazione giusta.
–Il fatto è che io non sono un tipo da…relazioni- continuò, abbassando i toni. Mi guardò e io annuii, conoscendola bene. –Per paura di soffrire l’ho respinto, però soltanto ora mi sono resa conto che in questo modo ci stiamo male entrambi.-
Mi alzai con la schiena e mi misi nella sua stessa posizione. Le feci posare la testa sulla mia spalla e l’abbracciai forte per farle sapere che io ero accanto a lei in quel momento.
–L’amore fa schifo- pronunciai la sentenza finale.
–Credi di essere innamorata di Harry?- mi domandò, alzando la testa sorpresa.
La guardai, anch’io perplessa. –Non lo so- ammisi infine. –E tu di Liam?- le domandai di rimando.
–Non lo so- disse sospirando. –Hai ragione, l’amore fa schifo.-
 
Harry
Ero buttato sul bancone del bar di Louis come un cinquantenne alcolizzato sul crollo di una crisi di nervi, con l’unica differenza che io ero un aitante diciottenne sobrio e con tutti i neuroni al loro posto. O almeno ancora per poco. Questa storia di Ash e delle sua partenza mi stava letteralmente facendo impazzire. Se potevo capire il motivo per cui volesse partire non riuscivo proprio a concepire il perché non me ne avesse voluto parlare. Davvero aveva paura che l’avrei costretta a rimanere? Che l’avrei spinta a lasciar perdere il suo sogno? Anche se inizialmente avevo interpretato il suo silenzio come un assenso dopo che mi ero calmato avevo capito che probabilmente era dovuto ad altri motivi, magari il nervosismo o la paura di dire la cosa sbagliata. Avevo avuto una reazione esagerata, e forse stavo sbagliando a non parlarle più, ma era più forte di me. Per quanto ripetessi a me stesso di fare qualcosa il mio corpo stava fermo, subendo gli eventi.
–Amico lo sai che apprezzo quando vieni a trovarmi al bar, ma potresti evitare di farlo quando io non lavoro?- Alzai la testa, vedendo Louis sedersi accanto a me e fare un cenno di saluto al padre che stava servendo un tavolo sulla destra.
–Scusa, ma non sapevo dove andare.- Avevo la voce impastata, come se mi stessi appena svegliando dopo una dormita lunga una notte intera.
–Non hai una bella cera, ancora problemi con Ash?- annuii, mentre lui si allungava oltre il bancone per prendere due bicchieri e una bottiglia d’acqua appoggiata lì sopra.
–Tieni, bevi- mi disse, allungandomi uno dei due. Bevvi tutto d’un sorso quell’acqua gelata, che però non mi fece nessun effetto. Anzi, mi sentivo anche peggio di prima.
–Le hai parlato?- continuò a domandarmi. Questa volta feci segno di no, evitando sempre di aprire bocca. Non mi andava di parlare dell’argomento Ashley, anche se sapevo che era inevitabile, soprattutto con uno come Louis.
–I tuoi amati amici gatti ti hanno mangiato la lingua oppure hai perso le palle per parlarne?-
–Non sei divertente- gli risposi, riacquistando magicamente il dono della parola. Lui mi guardò sorridendo. Delle volte mi domandavo che cosa avesse da sorridere sempre.
–Cerco solo di riportare il mio migliore amico alla vita- si difese, alzando le mani in segno di resa.
–Non so cosa fare Louis: una parte di me vorrebbe lasciarla andare per sempre perché così sarebbe tutto più semplice, mentre l’altra parte vorrebbe tenerla stretta a sé tutto il tempo- ammisi infine, stringendomi la testa tra le mani come un povero disperato.
–Ti sembra banale se ti dico di seguire il tuo cuore?- Rialzai la testa solo per guardarlo male.
–Grazie per avermi appena dato il consiglio più banale del mondo- dissi sarcasticamente.
–Hai il mio numero, chiamami quando hai bisogno!- mi prese in giro. Gli diedi uno spintone tanto forte che rischiò di cadere dallo sgabello sul quale era seduto.
–Sul serio Harry- mi disse dopo essersi ricomposto, assumendo un tono e un’espressione del viso che non erano da lui –non posso dirti io cosa fare, devi essere tu a decidere.-
Mi appoggiò una mano sulla spalla, cercando così di confortarmi. –Grazie Lou- dissi soltanto, per poi alzarmi e avviarmi verso l’uscita.
–Ehi, dove stai andando?- mi richiamò, giustamente.
–A schiarirmi le idee, ci sentiamo- lo salutai frettolosamente.
Uscii dal bar e una fresca arietta mi investì in pieno viso. Il tempo cupo quel giorno era in perfetta armonia col mio stato d’animo triste e buio. Mi strinsi nelle spalle, mentre mi allontanavo per fare una passeggiata che magari sarebbe servita sul serio per fare chiarezza tra i miei mille e più pensieri.
 
Selene
–Ecco i pop corn- urlai, buttandomi a peso morto sul divano con la ciotola in mano. Ne presi una manciata e la infilai in bocca ancora prima che il film iniziasse.
–Niall ti ha contagiato con la sua fame?- Alzai lo sguardo e fulminai mio cugino che, in quel momento, stava inserendo il dvd che avremmo visto quel pomeriggio.
–Era da tanto che non passavamo del tempo insieme- gli dissi, lasciando stare la sua battuta infelice sul mio biondo.
–Sono cambiate così tante cose ultimamente che ancora faccio fatica a realizzare tutto- disse, sedendosi al mio fianco. Spostai il suo braccio e mi accoccolai a lui, poggiando la testa sul suo petto come facevo quando eravamo due bambini.
–Chi lo avrebbe mai detto che la mia cuginetta sarebbe diventata la fidanzata di Niall Horan?- disse, strofinandomi un braccio sui capelli.
–Questa è la battuta dell’anno? No, perché l’ho già sentita un miliardo di volte!- risposi acida, facendogli rimettere il braccio a posto dopo averglielo schiaffeggiato.
–Per caso l’irlandese ha qualcosa che non funziona come dovrebbe? Sai, eri meno acida quando non avevi il ragazzo- continuò a prendersi gioco di me.
–Per la cronaca la vita sessuale di me e Niall procede a gonfie vele- gli risposi a tono, senza lasciarmi intimidire.
–Che schifo, non voglio saperle certe cose!- gridò, allontanandomi da lui e iniziando a fare una serie di facce buffe e nauseate allo stesso tempo.
–Sei stato tu a iniziare- scoppiai a ridere per la sua reazione esagerata. –Davvero pensavi che fossi ancora vergine?-
–Certo che no, ma mi fa senso sapere che lo fai con qualcuna- rispose serio, rimettendosi seduto per bene. –Anche se sei cresciuta rimani comunque la mia cuginetta, non voglio che tu mi racconti sul serio certi particolari della tua vita.-
Lo guardai intenerendomi per l’imbarazzo che improvvisamente provava con me nel parlare di certe cose. –Sarai sempre uno degli uomini più importanti della mia vita, lo sai vero?- gli dissi, abbracciandolo forte.
–Uno dei più importanti?- mi chiese, stringendomi a lui. –Credevo di essere il più importante!- disse, scoppiando a ridere senza neanche aspettare la mia risposta.
–Accontentati di questo!- gli battei un colpo sul petto, per poi lasciare che la situazione si calmasse. Rimanemmo qualche minuto in silenzio, cercando di capire qualcosa del film che intanto era iniziato senza che noi prestassimo la minima intenzione.
–Come sta Mandy?- gli domandai di punto in bianco.
Lui finse dei colpi di tosse, preso alla sprovvista. –Perché lo domandi a me? Non sono Ash.-
–Oh andiamo, come se tutti noi non avessi capito cosa fate sotto le coperte insieme!- gli risposi, ammiccando con lo sguardo.
–Sei tremenda, lo sai?- evitò così di rispondermi.
–E tu stai cambiando discorso in un modo pessimo, se posso commentare- ribattei.
–Cosa dovrei dirti? Si, facciamo sesso?-
–Beh, io a differenza tua non mi scandalizzo se vengo a sapere che vai con una ragazza.-
Lui si voltò a guardarmi, però questa volta non c’erano segni di scherzo o gioco nel suo sguardo. Era serio, come se volesse parlarmi di qualcosa ma non lo facesse per paura.
–Andiamo Zayn, a me puoi dire tutto, lo sai- lo spronai ad aprirsi con me.
Lui prese un grande respiro, prima di lasciarsi andare. –Il fatto è che lei mi piace davvero, però…- si fermò.
–Però?- lo spinsi ad andare avanti. Non poteva fermarmi proprio sul più bello.
–Lei ha un ragazzo a Los Angeles e domani torna da lui. Non credo che questa storia sia destinata a durare. A dire il vero non so neanche se sia una storia la nostra- disse sconsolato, scuotendo la testa.
–Dovresti parlarne con lei- gli consigliai, pensando a cosa fosse la cosa più giusta da fare.
–Dici?- mi domandò, cercando un’ulteriore conferma.
–Assolutamente si- risposi. –Anzi, sai cosa dovresti fare? Andare da lei adesso!-
–Adesso?- mi domandò, fingendo di non capire.
–Si, adesso. Su muoviti! Hai una ragazza alla quale dichiararti.- Mi alzai dal divano prendendolo per mano e trascinandolo verso la porta.
–Aspetta e il film?- mi domandò quando ormai era fuori.
–Abbiamo tutta la vita per guardare film insieme, Mandy domani parte. Muoviti, corri!- gli urlai, spingendolo fuori e chiudendogli la porta in faccia in modo che non ci ripensasse.
–Speriamo che tutto vada bene- pregai, tornando a buttarmi sul mio divano e a mangiare pop corn. Magari quel film che stavamo vedendo alla fine si sarebbe rivelato interessante.
 
Zayn
Senza neanche rendermene conto ero arrivato davanti alla porta di casa Styles e avevo suonato il campanello. Sei un idiota Zayn, vai via finchè sei ancora in tempo continuavo a ripetermi nella testa, eppure non accennavo neanche a spostarmi da lì. Tra tutte le ragazzi che avevo a disposizione dovevo per forza innamorarmi dell’unica che viveva in un altro continente? Aspetta un attimo, ho detto di essermi innamorato? No, assolutamente no. Devo essermi sbagliato. Il mio cervello deve aver confuso le parole a causa dell’agitazione e tirato in ballo quella proibita che inizia per ‘a’ e che sta a indicare un sentimento che io non provavo certo per Mandy.
Ma poi me la ritrovai davanti, dopo che ebbe aperto lei la porta di casa. Aveva i capelli legati in un’alta coda di cavallo, con qualche ciocca lasciata libera forse a causa della fretta con cui erano  stati pettinati. Indossava un vestitino a fiori chiaro che mai le avevo visto addosso. Le dava un’aria da ragazzina che me la faceva soltanto desiderare di più. Stava in silenzio, sorridente. Mi guardava coi suoi grandi occhioni blu in attesa di qualche mia mossa. Si, perché ero rimasto per tutto il tempo in silenzio ad ammirare la sua bellezza.
–Ehi- fu tutto quello che riuscii a dire, dopo essermi spettinato e poi ripettinato i capelli.
–Ciao- rispose. –Che ci fai qui?- mi face segno di entrare. Le feci di no con la testa, invitandola ad uscire. Si richiuse la porta alle spalle e mi raggiunse sul portico.
–Zayn va tutto bene? Stai male per caso?- mi domandò premurosa. Mi prese il viso tra le mani e iniziò ad esaminarlo come se fosse un medico in cerca di qualche malattia.
–No, sto benissimo- la tranquillizzai, prendendo la sua mano e baciandola. –Avevo soltanto voglia di vederti.- Lei arrossì visibilmente, abbassando leggermente il viso per poi rialzarlo verso di me.
–Beh, sono felice che tu sia qui.- Si alzò sulle punte e si avvicinò al mio viso. Allora la precedetti, baciandola dolcemente a fior di labbra.
–Non voglio dirti addio Zayn- sussurrò al mio orecchio, stringendo le braccia attorno al mio collo facendosi così abbracciare.
–Non devi farlo- le dissi spontaneamente. La allontanai da me per guardarla ancora una volta negli occhi. Le spostai una di quelle ciocche ribelli dietro l’orecchio e le baciai la punta del naso. –Non dobbiamo dirci per forza addio. Insomma, abbiamo Internet e i cellulari e tante altre cose super tecnologiche- mi zittì con un bacio.
Forse quella fu la cosa migliore che potesse fare, perché non avevo davvero voglia di pensare al domani. Il futuro mi spaventata e lo avrei continuato ad evitare fino a quando sarebbe stato possibile.




here i am:
il capitolo fa pena, lo so. vi prego di scusarmi, ma sono sono riuscita a scrivere di meglio cwc abbiate pietà di me se ci riuscite.
è cortissimo e mi dispiace un botto, spero solo che non vi abbia deluso D: in realtà tutti gli ultimi capitoli sono brevi rispetto ai primi :/
onestamente non so che dirvi perciò vi ricordo solo che se volete essere aggiornate basta che mi lasciate i nick twitter sulle recensioni e boh, credo di aver finito qui.
ah, se vi fa mi farebbe davvero piacere se passaste a leggere e magari lasciaste anche una recensione alla mia ultima one shot su harry we found love :)
grazie di cuore a tutte x

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Capitolo 19
*** capitolo diciotto. ***




 

capitolo diciotto.


Ashley
Giugno e Luglio erano passati con una rapidità incredibile, neanche mi ero resa conto di trovarmi in Inghilterra già da due mesi. Sarà che in tutto quel tempo avevo trovato come tenere occupata la mente. Per un attimo mi sembrò di rivivere la stessa scena di inizio Giungo in quel bar frequentato di LA, quando io dovetti salutare Mandy e Aly prima della partenza. In quella stazione ferroviaria però, si respirava un’aria del tutto diversa, più pesante e cupa. Era vero che le due stavano per partire, ma era anche vero che a breve io le avrei raggiunte, anche se per un breve periodo. Questo avrebbe dovuto alleggerire la tensione, ma invece sembrava il contrario. Nello sguardo di Alison leggevo il dispiacere per l’assenza di Liam, mentre in quello di Mandy vedevo la tristezza di doversi separare da Zayn. Non lo avrebbe mai detto apertamente, ma teneva davvero tanto a quel ragazzo. In quel momento però il caso più grave era Alison, che seduta su di una sedia si piangeva addosso.
–Ehy bionda- esclamai, sedendomi al suo fianco.
–Ehy- rispose lei, con un tono di voce piatto e incolore.
–Vedrai che sarà qui a momenti- tentai di rincuorarla, anche se sapevo quanto fosse inutile.
–Per dirmi cosa? Che sono una stronza che gli ha spezzato il cuore?- domandò retorica, guardandomi da dietro le lenti dei suoi occhiali da sole. –No Ash, lui non verrà ed è meglio così, credimi- aggiunse dopo la mia non risposta. Mi dispiaceva vederla in quelle condizioni, stavo male io insieme a lei. Credevo che dopo la nostra chiacchierata dell’altro pomeriggio Alison avesse fatto un passo avanti nel cammino dei suoi sentimenti, ma forse, stando a quanto pareva, mi sbagliavo di grosso.
La voce metallica che annunciava l’arrivo del treno in stazione parlò sulle nostre teste, annunciando che era arrivato il momento per loro di partire. Le ragazze salutarono calorosamente gli altri, promettendo loro che si sarebbero sentiti tramite Internet e robe varie ogni qual volta che se ne sarebbe presentata l’occasione. Selene e Alex sembravano davvero dispiaciute, in quelle settimane trascorse insieme alla casa a mare si erano particolarmente affezionate ad Aly e Mandy. Nonostante non lo conoscessi da poi così tanto tempo, non mi era mai parso di vedere Zayn così triste. Sembrava essere l’ombra di Mandy in quanto la seguiva in ogni suo minimo spostamento, senza perderla mai di vista. Louis e Niall erano quelli meno tesi, forse perché erano sempre sereni e tranquilli di natura.
–Mi raccomando, fai la brava Jones- mi sussurrò Mandy ad un orecchio quando venne ad abbracciarmi.
–Stai tranquilla- la rassicurai, sorridendo perché era la stessa cosa che avevo chiesto loro di fare quando ero stata io a partire.
–Ci vediamo tra una settimana, non dimenticare la minigonna- disse scherzosa Aly, dandomi una pacca amichevole sul sedere.
–Non lo farò- le promisi, stringendo forte anche lei in un abbraccio.
Le accompagnammo fino allo sportello del treno, il quale le avrebbe condotte a Londra dove successivamente avrebbero preso un aereo diretto per tornare a casa. Si sporsero dal finestrino per i saluti finali quando il treno fu messo in funzione, per poi sparire lontano da noi.
–E così sono andate via- disse Selene, stringendosi al suo Niall.
–Già, via- le fece eco Zayn, sospirando. Vidi i due cugini parlottare tra di loro, mentre Louis faceva segno ad Alex di seguirli verso l’uscita. La bionda fece come dal fidanzato richiesto, lasciandomi da sola con lui.
Fui io a rompere il silenzio tra di noi, perché tanto sapevo già di cosa volesse parlarmi. –Se vuoi chiedermi se ho fatto pace con Harry la risposta è no- dissi acida, andandomi a sedere nuovamente.
–Questo lo sapevo già- rispose convinto, sedendosi al mio fianco. Prevedibile, sicuramente aveva parlato con lui prima di venire da me.
–E allora cos’è che vuoi?- gli chiesi, piuttosto nervosa. Iniziai a giocare con l’elastico per capelli che portavo al polso per stemperare la tensione.
–Sapere perché non vi decidete a parlare- disse non più con quella sua voce vivace e alta, ma con una bassa e triste. Lo guardai, facendo spallucce.
–Lou, è lui ad evitarmi- gli feci presente. –Non sono di certo io quella che scappa ogni volta che rimaniamo da soli in casa.- Mi passai una mano tra i capelli, sospirando pesantemente. Quella situazione era diventata davvero insopportabile, non avrei retto ancora per molto.
–Ash lui soffre per questo- mi fece sapere, prendendomi per mano.
–Sul serio?- gli domandai sarcastica, togliendo la mano dalla sua presa. –Perché non si direbbe- aggiunsi con una nota di disappunto.
–Senti, so che sono fatti vostri e che non devo intromettermi, ma non riesco più a vedere il mio migliore amico ridotto ad un relitto umano!- sbottò, alzando leggermente il tono della voce urlando contro la sottoscritta.
Mi alzai di scatto, additandolo e iniziando a dire, o meglio a gridare, quanto fosse scorretto e scomodo quello che mi aveva appena detto. Cosa pensava? Che forse io non stavo male? Che forse per me Harry non significava niente? Che sarei partita senza portare ferite nel mio cuore? Beh, se pensava questo allora Louis non aveva capito niente di me.
Quando Alex, qualche minuto dopo, ci venne a chiamare dicendoci che Niall aveva iniziato a lamentarsi e che voleva a tutti i costi tornare a casa per mangiare, benedii il cielo. Finalmente avrei potuto abbandonare quella conversazione scomoda che mi aveva fatto alquanto innervosire, nonostante sapessi che l’intento di Louis non era di certo quello.
Tornai a casa stanca e triste, perché adesso ero davvero sola. Inizialmente amavo quando papà e Anne stavano così tanto fuori per lavoro perché questo significava avere più tempo per Harry, ma adesso che lui si trovava chissà dove lontano da me non lo sopportavo.
Quando il campanello di casa suonò mi trascinai fuori dallo stato di decomposizione in cui ero entrata velocemente e mi tirai su, andando ad aprire alla porta.
 
Liam
Infantile, debole e stupido Liam! Questo era diventato il mio motto ufficiale nell’ultima ora. Sapevo che Alison sarebbe partita quel pomeriggio, avevo avuto tutto il tempo necessario per pensarci, forse anche fin troppo, e lo avevo sprecato. A dire il vero avevo sprecato la mia occasione per riconquistarla. Le sue parole su quanto fosse sbagliato stare insieme e su quanto lei non fosse pronta per una relazione continuavano a vagarmi per la testa, riempiendo il vuoto che lei aveva lasciato. Se avevo rimorsi? Assolutamente no, andavo fiero di tutto quello che avevo fatto insieme a lei. Rimpianti? Uno in particolare: l’averla lasciata andare senza prima aver lottato per lei. Ma se è vero che dai propri errori si impara, beh… io ero pronto ad imparare.
Suonai il campanello di casa Styles ancora una volta, prima che un’ Ashley dall’aria distrutta mi si presentasse davanti.
–Però, non hai una bella cera- le dissi, sforzando un sorriso. Lei mi guardò male, cercando di stirare con le mani i vestiti stropicciati che aveva indosso.
–Sono tornata da poco dalla stazione, Mandy e Alison-
–Sono partite- terminai la frase al posto suo, che mi guardò annuendo. Forse ero stato un tantino brusco, ma non volevo che qualcuno mi ripetesse cose che sapevo già fin troppo bene.
–Allora se lo sapevi perché non sei venuto alla stazione?- Come una lama tagliente, quella domanda arrivò. Non mi aspettavo che Ash mi dicesse una cosa del genere, però lo aveva fatto, spiazzandomi.
–Sono qui apposta per rimediare- le dissi diretto e lei, stranamente da quanto mi aspettassi, non parve stupita da quella mia risposta.
–Arrivati a questo punto non so proprio cosa tu possa fare, ma ti ascolto…- Aprì del tutto la porta per farmi entrare in casa e mi fece segno di andare in salotto. Ero stato tante di quelle volte a casa di Harry che probabilmente la conoscevo meglio di lei, eppure mi sentivo a disagio date le circostanze.
–Allora? Qual è il tuo piano?- mi chiese, buttandosi a peso morto sul divano, accanto a me. Strofinai le mani sui pantaloni per asciugarle dal sudore, mi morsi l’interno della guancia e, dopo un’altra serie di tic nervosi ai quali diedi sfogo, mi decisi a parlare.
–Voglio venire con te a Los Angeles- sputai tutto fuori, aspettando di vedere la sua reazione. Mi ero preparato a qualsiasi cosa: ad un suo netto rifiuto, ad un suo sbattermi fuori di casa a calci nel sedere, al fatto che mi scoppiasse a ridere in faccia dandomi del folle. A tutto, ma non a quello.
–Ok- disse semplicemente, sorridendomi.
–Ok?- ripetei, troppo sorpreso per poterci credere.
–Che c’è? Hai cambiato idea in così poco tempo?- mi domandò, anche se sapeva benissimo che non era così.
–Cosa? No, no, assolutamente no- le risposi, entrando in panico. –Sono soltanto sorpreso, credevo di doverti scongiurare per convincerti a portarmi con te- le confessai, imbarazzato. Stavo facendo la figura dell’idiota, ma ormai ci avevo fatto l’abitudine.
–Sono un tipo facile da convincere- mi rispose, guardandomi divertita.
–Grazie Ashley, davvero.- In un gesto spontaneo l’abbracciai. Era la prima volta, non eravamo mai stati così intimi e amici. Lei in un primo momento si irrigidii, poi però ricambiò l’abbraccio.
–Sia chiara una cosa però- disse staccandomi. –Lo faccio per Alison, non per te- mi puntò un dito contro. –Sono stanca di vederla lottare contro i suoi stessi sentimenti, si distrugge da sola così- continuò, assumendo un’aria scoraggiata e triste, buttando giù così la maschera di quella dura e cattiva.
–Tranquilla, le farò cambiare idea- la rassicurai, cercando di convincere anche me in quel modo.
In realtà ero spaventato come non mai. Non avevo certezze, ma soltanto la speranza di riuscire a riconquistarla. Sempre se avesse accettato di parlarmi una volta arrivato. Già, ero soltanto ai piedi della montagna.
 
Harry
Come ogni pomeriggio ero stato fuori tutto il tempo, gironzolando per le vie della città senza una meta precisa. Avevo fatto una sosta al parco, ero entrato in qualche negozio senza però comprare niente e infine ero andato a trovare Louis per sentire i suoi soliti commenti sul fatto che dovessi darmi una svegliata e reagire. La faceva facile lui, svegliarsi e reagire. Ma come potevo farlo se ogni volta che avevo Ashley davanti l’unica cosa a cui pensavo era che non si era fidata di me? La verità era che ero un fifone che aveva paura di affrontare la realtà. Cosa mi sarebbe costato parlarle? Nulla, ma invece che affrontarla continuavo ad evitarla sperando che tutto quel casino si risolvesse da solo. La cosa peggiore era che davanti ai nostri genitori dovevamo fingere che tutto andasse alla meraviglia e che eravamo davvero la famiglia felice che loro desideravano.
Tornai a casa dopo l’orario di cena, fingendo così di aver mangiato fuori. Mia madre e Dave erano seduti in salotto a guardare la televisione. Dai loro sorrisi si capiva che erano davvero felici e che non si meritavano tutto quello che stavamo facendo alle loro spalle.
–Tesoro, sei a casa.- Mia madre mi notò fermo sulla soglia della porta e mi salutò. –Come è andata da Louis?- mi domandò, guardandomi sorridente.
–Bene, come sempre- le mentii –sono esausto, mi infilo subito a letto, buonanotte- dissi frettolosamente, congedandomi.
Salii le scale a fatica, quasi mi trascinavo per la poca voglia che avevo di rientrare. Ma non potevo vagabondare in giro per Holmes Chapel per l’intera notte, allora si che qualcuno si sarebbe insospettivo davvero. Trovai la porta di camera mia socchiusa, la luce si intravedeva dal corridoio. Perfetto, Ash era ancora alzata. Presi un respiro profondo e spinsi la porta per aprirla.
Era vicino al suo letto, impegnata a piegare i suoi vestiti e a riporli nella valigia. Quando mi sentii entrare alzò istintivamente la testa, per poi riabbassarla meccanicamente un istante dopo. Non si era presa neanche il tempo per guardarmi, fece come se non esistessi, ignorandomi come del resto il avevo fatto con lei negli ultimi giorni.
Come durante il suo primo giorno in quella casa mi andai a sedere accanto alla sua valigia.
–Allora domani parti- dissi con voce bassa, quasi inudibile. Lei però mi sentì e alzò nuovamente la testa verso di me, questa volta incrociando il mio sguardo e mantenendolo.
–Credevo che non mi parlassi- commentò acida, abbozzando un sorriso forzato.
–Lo credevo anch’io- le confessai, sorridendole veramente. Lei mi guardò annuendo, senza neanche commentare il mio gesto. Non le sorridevo da tempo e lei forse neanche se ne era accorta.
–Potresti anche forzarti di non odiarmi- le dissi, forse con troppa cattiveria nella voce.
–Fai sul serio Harry?- sbottò, urlandomi contro. –Non mi rivolgi la parola da non so quanto tempo e adesso sarei io il problema?- mi domandò con lo stesso tono di voce, solo leggermente più basso.
La guardai e mi sentii male dentro. Chiunque avrebbe colto la tristezza nei suoi occhi. –Mi dispiace, hai ragione- ammisi, cercando di ripristinare una sorta di equilibrio tra di noi.
Lei non fece nient’altro se non continuare a riempire la valigia con le sue cose.
–Non mi dispiace solo per quello, mi dispiace per tutto- quelle parole uscirono dalla mia bocca da sole, quasi di corsa perché spaventate che io le fermassi. Catturai finalmente la sua attenzione, facendola smettere di armeggiare con quella valigia. Si fermò davanti a me a braccia incrociate, facendomi segno di andare avanti col discorso perché adesso mi stava ascoltando seriamene.
–Mi dispiace per come ti ho trattato, avrei dovuto capirti invece che allontanarti da me. Sono stato uno stupido ad evitarti per tutto questo tempo e solo adesso me ne sto rendendo conto- ammisi a lei, ma anche a me stesso. –Potrai mai perdonarmi?- le domandai infine, sperando che quel discorso, seppur misero, le bastasse.
–Si- bisbigliò così piano che quasi non la sentii. Ma la vera risposta fu però il suo sorriso, che non vedevo apparire sul suo volto da così tanto tempo che ormai sembrava soltanto un ricordo lontano.
–Sono così felice che tu abbia deciso di rimanere- esultai, alzandomi per stringerla tra le mie braccia.
–Aspetta, hai frainteso Harry- mi fermò, mettendo le mani avanti.
–Ma come?- le domandai, alzando un sopracciglio. –Io credevo che tu…si insomma, che tu…-
–Che io avessi deciso di rinunciare al sogno di una vita così all’improvviso?- terminò la frase per me. Annuii, anche se detto così suonava molto egoista come cosa. –Mi dispiace, ma io sono più convinta che mai di tornare a Los Angeles e affrontare al meglio questi campionati- mi rispose, tornando a quel suo tono di voce freddo e distaccato.
–Quindi presumo che fino ad allora non ci sarà spazio per altro nella tua vita, incluso me- dissi sconsolato. Ormai era chiaro come l’acqua che Ashley, almeno per il momento, preferisse la sua minigonna a strisce che me.
–Mi dispiace, ma adesso è questo il mio obiettivo- disse infine, chiudendo la valigia e portandola ai piedi del letto.
–D’accordo, messaggio ricevuto- fu l’ultima cosa che dissi, prima di lasciare quella stanza sbattendo la porta.
 
Selene
–Sei sicura che siamo da soli?- Inclinai la testa verso sinistra, liberando il mio collo per i baci di Niall.
–Sicura al 100% I miei genitori sono fuori con degli amici e non torneranno prima di mezzanotte- gli risposi, chiudendo gli occhi per quanto stavo bene in quel momento. Ero da sola in casa con Niall, non poteva esserci un paradiso migliore per me. Stanca di tutti quei giri, mi affrettai per arrivare al succo della questione. Mi voltai e lo spinsi indietro, facendolo cadere sul divano. Mi sedetti sulle sue gambe e lo iniziai a baciare con foga.
–Vacci piano rossa, così mi consumi- mi disse, sorridendo beffardo.
–Sta zitto Horan- lo sgridai, zittendolo con un altro bacio. Mi fece stendere sotto di lui, sorridendo in quel bacio che sembrava non avere più una fine. Con le mani iniziai a giocherellare con l’orlo della sua maglietta, stuzzicandolo un poco prima di fare la mia mossa.
–Prima o poi la toglierai, vero?- mi chiese, mordendomi il labbro.
–Mmm, non saprei…potrei continuare così a vita- gli risposi, quando invece stavo facendo proprio quanto da lui richiesto. Lanciai la maglietta alle mie spalle, facendola cadere in un punto indefinito della stanza.
–Mi farai impazzire un giorno- gli sussurrai all’orecchio con voce lenta e bassa.
–Credevo che fossi già pazza di me- rispose allo stesso modo, con voce sexy. Lo baciai ancora, ma mentre mi stava per sbottonare i jeans qualcuno entrò nella stanza.
–Scusate l’interruzione, tuo padre ha dimenticato il portafogli a casa.- Strabuzzai gli occhi, spingendo Niall lontano da me, anche se già si era sollevato col busto da solo.
–Mamma!- urlai sorpresa di trovarmela là.
–Non sapevo che avresti avuto ospiti questa sera- disse, ammiccando verso Niall che intanto si guardava disperato intorno alla ricerca della sua maglietta. –Per caso ti serve questa?- lo chiamò mia madre, lanciandogliela addosso.
–Si, grazie- balbettò, forse più in imbarazzo di prima.
–D’accordo ragazzi, fate i bravi- si congedò, salutandoci come se niente fosse successo e uscendo dalla porta così come era arrivata.
–Non sono mai stato in imbarazzo nella mia vita come in questo momento- disse, continuando a fissare il punto in cui prima si trovava mia madre.
–Di che ti lamenti? Era mia madre, non la tua- gli risposi, pensando intanto a quale discorso mi avrebbe fatto una volta rimaste da sole.
–Che ne dici se guardiamo un film?- gli proposi, troppo sotto shock per poter andare avanti.
–Ci sto- accettò, rivestendosi. Gli diedi un leggero bacio a stampo, per poi andare ad accendere la tv.
Non sarebbe stata la serata da me progettata, ma comunque sarei stata insieme a Niall. E questo mi bastava.




here i am:
mi dispiace non poter più dare la colpa alla scuola per i miei ritardi, ma davvero non ho più ispirazione per questa storia e.e
anche se già so come e in quanti capitoli farla finire, non ho proprio voglia di scrivere D: e penso che questo si veda da quanto sono brutti i capitolo e.e
boh, ditemi voi qualcosa.. grazie a tutti x

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Capitolo 20
*** capitolo diciannove. ***




 

capitolo diciannove.


Ashley
Erano mesi che un sole così caldo non mi riscaldava la pelle. Tornare a Los Angeles era come uscire da una spa per me. Mi sentivo rigenerata, di nuovo al massimo delle forze. Come se fino a quel momento fossi stata in letargo e solo adesso ne stessi uscendo fuori.
–Ash, Mandy muovetevi, dobbiamo iniziare!- urlò Alison dalla palestra, parecchio spazientita.
–Arriviamo- risposi io, finendo di allacciarmi le scarpe. Mi alzai in piedi con un balzo, facendo qualche saltello sul posto per sciogliere i muscoli.
–Mandy?- la chiamai per vedere se anche lei era pronta.
–Mm?- si girò verso di me, mettendo a posto il cellulare con il quale stava armeggiando. –Eccomi, sono pronta- si mise in piedi, al mio fianco.
–Zayn?- domandai, già sicura delle risposta.
–Non fa altro che chiamarmi e quando non lo fa manda messaggi- rispose annuendo. Un sorriso che raccontava parecchie cose si stampò sul suo viso.
–Ti manca?- le domandai, dimenticandomi della fretta che avevamo e che così facendo avrei fatto infuriare Alison. –Mentirei se ti dicessi di no- ammise, scrollando le spalle.
–Vedrai che le cose si aggiusteranno presto- la rassicurai, mettendole una mano sulla spalla.
–Amanda! Ashley!- tuonò i nostri nomi Alison. –Portate il vostro culo in palestra, ora!- ci ordinò. Scoppiammo a ridere, ma ubbidimmo.
Mandy mi precedette, raggiungendo Aly al centro della palestra. Le vidi parlottare tra di loro a bassa voce, mentre me ne stavo ben nascosta aspettando il segnale. Si, perché la coach aveva preteso che il mio rientro fosse una sorpresa per l’intera squadra. –Bene ragazzi, un attimo di attenzione- urlò la coach, facendo poi segno ad Aly di continuare.
–Come tutti sapete il nostro capitano si è dovuto assentare per un paio di mesi per motivi personali.- La squadra annuì, facendo partire anche qualche lamento di disapprovazione. –Bene, è arrivato il momento per i Cyclones di tornare all’attacco- dichiarò fiera. –Perciò ragazzi fate un grande urlo, perché la nostra Ashley Jones ha ritrovato la sua minigonna ed è qui con noi!-
Quello era il mio momento, dovevo uscire allo scoperto. –Che si dice cheerleaders?- domandai divertita, per poi fare una serie di acrobazie per arrivare al centro della palestra. I ragazzi saltarono, impazzirono dalla gioia. La Benson mi aveva detto di essere l’anello fondamentale in quella squadra, ma non pensavo facesse sul serio. Ero davvero indispensabile per quei ragazzi, loro avevo davvero bisogno di me per vincere.
–Ascoltatemi bene, da questo momento ognuno di noi deve dare il massimo e concentrarsi a pieno sugli allenamenti- dissi, dopo aver ripreso un po’ di fiato. –Vi voglio carichi e pronti a vincere queste nazionali, intesi?- spronai la squadra, che mi rispose di si con un urlo.
–Bene, adesso diamoci dentro!- urlò questa volta la coach Benson. Annuimmo tutti, distribuendoci lungo tutta la palestra già pronti per lo stretching. –Ah, Jones!- mi richiamò la donna. –Quasi dimenticavo: bentornata capitano!- Mi sorrise per poi soffiare nel suo fidato fischietto per rimetterci tutti in riga.
–Grazie coach- le dissi, ricambiano il sorriso. Adesso, in quella palestra, con quell’uniforme avevo ritrovato me stessa.
Mi chiamo Ashley Jones recitai nella mia testa. Ho diciassette anni e vivo in una delle città più belle del mondo, Los Angeles continuai. Da quando sono piccola mi alleno per diventare una cheerleader, passione che ho ereditato da mia madre. Sono ad un passo dai campionati nazionali e non ho alcune intenzione di perdere.
Ero intenzionata a raggiungere quel traguardo a qualsiasi costo. Sarebbe stata dura, avrei dovuto staccare il cervello per un po’ di tempo e non pensare ad altro, ma con la giusta dose di impegno ci sarei riuscita. Mangiare sano, dormire regolarmente e arrivare puntale agli allenamenti da quel momento in poi sarebbero state le mie uniche preoccupazioni. Niente più Inghilterra, niente più Harry, niente più papà o Anne. Soltanto io e la mia futura vittoria.
 
Alison
Una doccia rigenerante è l’unica cosa capace di risollevarmi da un duro allenamento. Dopo essermi asciugata ogni centimetro di pelle, legai i capelli in un’alta coda di cavallo e mi rivestii. Ripiegai la divisa e la posai nel borsone, prendendolo in spalla e raggiungendo le altre in palestra.
–Sono pronta- dissi rivolta ad Ash e Mandy, che stavano parlottando tra di loro in un angolo. Quando Ash si voltò, sorridendo in modo furbo, capii che qualcosa non andava. Insieme a Mandy si spostò di lato, mostrando al figura di un ragazzo alle loro spalle.
–Non posso crederci- bisbigliai tra me e me. –Liam?- domandai troppo incredula per crederci.
–Ciao Aly- mi salutò, sorridendomi calorosamente. All’improvviso niente sembrava avere più senso. Cosa ci faceva Liam a Los Angeles? E soprattutto, era lì per me?
–Liam, cosa ci fai qui?- gli domandai, facendo scivolare il borsone dalla mia spalla. Ashley e Mandy si scambiarono uno sguardo complice, mentre la prima di loro due mi fece intendere che se ne stavano per andare. Quando varcarono la porta della palestra rimasi da sola con Liam.
–Allora, non hai risposto alla mia domanda ancora- gli dissi, usando un tono leggermente accusatorio che forse avrei potuto evitare.
–Il giorno della partenza non sono venuto a salutarti, perciò ho pensato che sarebbe stato carino rimediare- mi disse, indicando gli spalti ai nostri lati. Annuii, seguendolo e sedendomi accanto a lui sulla prima gradinata.
–Così sei venuto in un altro continente soltanto per salutarmi?- gli dissi, sorridendogli per la prima volta dopo tanto tempo.
–Beh, più o meno- rispose, scoppiando a ridere. Rimasi incantata mentre ascoltavo il suono cristallino della sua risata echeggiare nella palestra ormai vuota. Mi soffermai a contemplare i lineamenti del suo volto, così bello e così perfetto.
–Allora- si schiarì la voce, tornando serio. –Questo è il tuo mondo- disse, guardandosi intorno.
–Benvenuto nella palestra in cui passo la metà del mio tempo- gli risposi, allargando le braccia mostrandogli quello che lui aveva definito il mio mondo. Lui rise di nuovo, questa volta in modo più contenuto, e io feci lo stesso insieme a lui. Mi era mancata la sua compagnia. Mi era mancato avere al mio fianco qualcuno così dolce, premuroso e affettuoso come Liam.
–Sono felice che tu sia qui- mi lasciai scappare. Mi morsi un labbro per quanto sbagliata fosse stata quella frase. Non avevo il diritto di dire una cosa del genere dopo che lo avevo respinto nel peggiore dei modi. Lui però non sembrava ricordare dato il modo in cui mi scostò i capelli di lato e mi accarezzò la guancia.
–Pensavo che non ci sarei mai riuscito- ammise, abbassando leggermente la testa.
–Liam- lo chiamai, facendolo voltare nuovamente verso di me. –Mi dispiace- gli dissi e fu come liberarmi di un enorme peso di dosso. Anche se evitavo di darlo a vedere ero stata davvero male per il modo in cui mi ero comportata con lui. Forse era troppo tardi, ma dovevo comunque fargli sapere che allontanarlo da me non era stata di certo un’impresa per me facile.
–Dispiace anche a me- disse, puntando i suoi occhi nocciola nei miei. Arricciai il naso, non capendo.
–Di cosa?- gli chiesi, sperando in una risposa che mi permettesse di capire perché lui, l’incarnazione del principe azzurro, si stesse scusando con me.
–Per non averti impedito di partire- rispose subito, per poi bloccare una qualsiasi mia reazione con un bacio. Non mi staccai da lui, ma rimasi immobile mentre lui mi stringeva a sé. Sorrisi istintivamente durante quel momento, lasciandomi finalmente andare. Approfondii il bacio al posto suo, finendo col mordergli il labbro inferiore.
–Sei una stronza- mi fece notare, massaggiandosi la parte che forse avevo morso un po’ troppo.
–Prometto di cambiare- gli promisi, baciandogli quel punto teneramente.
–Non è necessario, mi sono innamorato di te così come sei- mi disse, accarezzandomi il viso. Sorrisi ancora, non potendo credere a quanto avessi appena sentito.
–Anch’io- gli dissi. –Anch’io mi sono innamorata di te- urlai quasi. –E non mi importa più se viviamo in due continenti diversi, troveremo un modo per andare avanti!-
Lui rise, prendendomi in braccio e baciandomi ancora e ancora e ancora. Ero felice, fine della storia.
 
Mandy
–Sicura di non voler un passaggio fino a casa?- Guardai Ash, scuotendo nuovamente la testa.
–Chase sarà qui a momenti- la informai, guardandomi intorno alla ricerca del mio fidanzato che in realtà doveva trovarsi già lì. Doveva parlare con il suo mister, perciò era sicuramente già a scuola.
–Se lo dici tu- disse lei, alzando gli occhi al cielo. Mi salutò con un cenno della mano per poi dirigersi alla sua auto. Non appena sparì dalla mia visuale, Chase arrivò alle mie spalle.
–Ciao- mi disse nel tono più freddo che avesse mai avuto.
–Ciao anche a te- gli risposi, usando più o meno lo stesso tono.
–Scusa il ritardo- disse, sorpassandomi e incamminandosi verso l’auto.
–Fa niente- risposi, guardandolo allontanarsi senza capire niente. Da quando ero tornata avevamo passato insieme poco tempo, eppure non mi sembrava che qualcosa stesse andando male. Certo, io spesso e volentieri ero assente con la testa, eppure non mi aveva mai fatto notare questa cosa.
–Tutto bene Chase?- gli domandai una volta in macchina. Lui fece spallucce, mettendo in moto.
–Andiamo, si vede chiaramente che qualcosa ti infastidisce!- lo spronai a parlare. Detestavo quando la gente mentiva sull’ovvio, era una delle cose che non sopportavo proprio.
–Vuoi davvero sapere cosa non va?- mi domandò, guardandomi con la coda dell’occhio. La sua faccia non prometteva niente di buono, ma comunque non cambiai idea.
–Assolutamente si- dissi.
–D’accordo- e con un gesto brusco frenò e portò la macchina fuori dalla strada.
–Ma sei forse pazzo?- gli urlai contro, cercando di riprendermi dallo spavento appena avuto.
–Ti sei dimenticata di dirmi qualcosa riguardo al tuo recente viaggio in Inghilterra? Qualcosa di importante?- Puntò il suo sguardo su di me e fui costretta a guardare fuori dal finestrino per parecchi istanti prima di calmarmi.
–Non capisco cosa vuoi dire- mentii, cercando di non fargli arrivare il mio disagio in quel momento.
–Prima, quando eri negli spogliatoi, sono passato a trovarti per dirti che avrei fatto un po’ tardi e ho sentito te e Ashley parlare di un certo Zayn- disse, marcando il suo nome affinché mi arrivasse forte e chiaro. Deglutii rumorosamente, facendo veramente fatica anche solo a pensare a cosa dire.
–E?- fu l’unico suono che riuscii a dire.
–Cazzo Mandy ti ho fatto una semplice domanda!- gridò, picchiando forte il volante. Poi si lasciò andare contro il sedile, buttando un respiro.
–È un amico del fratellastro di Ash, tutto qui- risposi, cercando di farlo calmare perché in quel momento mi stava davvero facendo paura.
–Nient’altro?- mi domandò, rivolgendo nuovamente lo sguardo a me.
–Nient’altro- lo assecondai, anche se sapevo che non mi avrebbe creduto. Lui, con mia grande sorpresa, annuì, assumendo anche un’espressione meno tesa e più dolce.
–Mi dispiace, ho esagerato- si scusò, prendendomi per mano. Io gli sorrisi, non sapendo bene cos’altro fare. Gli avevo mentito, ero nel panico più totale e non sapevo cosa fare. Dire la verità? E perché? Lui avrebbe sofferto e io non avrei ottenuto niente. Meglio mentire, per il bene di entrambi.
–Non importa- lo rassicurai, abbozzando un sorriso che finto era dir poco. Chase abbassò il capo, annuendo minimamente. Poi ingranò nuovamente la marcia e ripartì.
Nonostante il viaggio praticamente durò una decina di minuti parve un’eternità. Casa mia non era mai sembrata essere così lontana. L’aria era elettrizzata e non vi era certo una bella atmosfera. Chase guardò per tutto il tragitto la strada, senza mai poggiare lo sguardo su di me. Mentre lui teneva dritto lo sguardo davanti a sé, io perdevo il mio nel paesaggio composto da una schiera di palazzi che si vedeva oltre il finestrino.
Arrivati davanti a casa mia mi lasciò scendere salutandomi soltanto con un frettoloso ‘ciao’ al quale io non opposi alcuna protesta. Nessuno di noi era dell’umore giusto per effusioni o coccole.
Entrai nel lussuoso palazzo e chiamai l’ascensore che, per mia fortuna, non tardò ad arrivare. Non appena le porte davanti a me si chiusero il mio telefono vibrò. Lo presi e lessi il messaggio.
–Mi manchi, Zayn- lessi ad alta voce. Sospirai, lasciandomi andare con le spalle contro la parete di quella gabbia metallica. E adesso?
 
Harry
Alla mia età dovresti sentirti il padrone del mondo, uscire con gli amici e fare le cazzate più assurde. Dovresti vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo e non sprecare mai alcuna occasione. Eppure basta così poco per smontare tutta quell’euforia, quella adrenalina che sembra scorrerti costantemente nelle vene.
A inizio estate ero soltanto un ragazzino in cerca di divertimento. Adesso ero ancora un ragazzino, ma innamorato.
Quando la vidi per la prima volta, seduta sullo sgabello del bancone mentre aspettava la sua ordinazione, mi colpì subito. Aveva un’aria diversa dalle solite ragazze di Holmes Chapel. Nei suoi occhi leggevo l’intraprendenza e la spontaneità che avevo visto in poche. Nel suo sorriso vedevo la gioia di una ragazza pronta a non arrendersi mai. Lo avevamo fatto in quello che si può definire il luogo più squallido per una cosa del genere, eppure in qualche modo era stato speciale. O almeno mi aveva spinto a lasciarle il mio numero, cosa che non ero solito fare.
Poi, quando la porta di casa si è aperta, un macigno ci è crollato addosso. Lei era lì, seduta di fronte a me, mentre gustavamo una cena insieme ai nostri genitori che a breve si sarebbero sposati. Dire che il destino era stato bastardo con noi era sminuire la cosa.
Eppure, nonostante i tentativi di respingerci, avevamo trovato un nostro equilibrio, un modo per vivere la nostra storia… d’amore. Non ne avevo mai parlato con lei, ma da quando non c’era più lo avevo finalmente capito. Mi ero innamorata di lei, di ogni suo difetto e di ogni suo sorriso. Era diventata il mio ossigeno e adesso che era lontano da me a stento riuscivo a respirare.
Qualcuno bussò alla porta della mia stanza, facendomi ritornare coi piedi per terra.
–Avanti- urlai a chiunque si fosse trovato fuori dalla porta. Feci finta di armeggiare col telefonino in modo da non farmi trovare con le mani in mano.
–Disturbo?- Alzai lo sguardo e vidi Dave trafficare tra i cassetti dove erano rimaste le poche cose di Ash. L’armadio semivuoto e il letto integro mettevano una tale tristezza soltanto a guardarli.
–Assolutamente no- risposi, tirandomi su con la schiena. –Cerchi qualcosa?- gli domandai vedendolo con la testa dentro all’armadio questa volta.
–Ash ha chiamato esasperata perché ha assolutamente bisogno di un paio di calzini che è convinta di aver dimenticato qui- disse, alzando gli occhi al cielo per la stupidità della cosa. Chi scomodava il proprio padre oltre oceano per un paio di insignificanti calzini? Solo lei ovviamente.
–Forse ho capito- mi lasciai sfuggire, alzandomi e andando ad aprire il cassetto del suo comodino. Presi quel paio di calzini bianchi di cui una volta mi aveva raccontato. –Sono quelli che aveva indosso durante la sua prima gara- spiegai a Dave, che mi guardava come se fossi un pazzo.
–Ora capisco perché tanta impazienza- rispose ridacchiando, prendendo i calzini dalle sue mani. –A quanto pare sembri sapere più cose tu di me- aggiunse, marcando il sorriso.
–Già, a quanto pare- gli risposi biascicando, tornandomi a sedere sul letto.
–Posso farti una domanda Harry?- Deglutii rumorosamente, cercando di allargarmi inutilmente il colletto della maglia che indossavo.
–Certo.- Dave si sedette al bordo del letto di Ash, rigirandosi quei calzini tra le mani.
–Tu e Ash vi siete avvicinati molto in questo ultimo periodo e penso che avere un appoggio qui l’abbia aiutata ad inserirsi e a prendere bene il trasferimento- incominciò, ottenendo da parte mia un semplice cenno col capo. –Sembrava così felice, eppure quando è partita il suo sguardo era così… spento- sospirò sconsolato. –Non riesco a capire cosa abbia potuto influire così tanto sul suo umore.- Alzò lo sguardo verso di me e allora mi sentii in trappola. –Tu ne sai qualcosa?-
Mi passai una mano tra i capelli nervoso. Era come ritrovarsi in un vicolo cieco. Avrei potuto mentire, dire che non ne sapevo niente e lavarmene le mani. Era la cosa giusta da fare, eppure, di fronte alla preoccupazione di un padre, l’unica cosa che mi veniva in mente era dire la verità. Presi un respiro profondo e mi decisi a parlare. –In verità.. si- dissi con voce quasi inudibile.
Dave mi guardò con sguardo preoccupato, facendomi segno di continuare a parlare. –Ecco Dave, c’è una cosa che devi sapere- continuai, senza ancora dire nulla di concreto. Ero in tempo per tornare indietro, fare retromarcia ed evitare il cumulo di guai che presto mi avrebbe investito… ma non volevo. Volevo togliermi quel peso sullo stomaco, volevo poter dire apertamente di amare quell’uragano di felicità che era Ashley. Lei mi avrebbe detestato per aver confessato tutto a suo padre senza di lei, ma ormai poco importava visto che già mi odiava.
–Cosa Harry? Cosa?- mi domandò di fronte al mio silenzio. Presi un lungo respiro finale che mi preparò al peggio.
–Io e Ashley siamo stati insieme.- Il tempo, il mondo, parvero fermarsi per una quantità di tempo indeterminabile. Dave stava in silenzio davanti a me mentre mi fissava con gli occhi sbarrati e lo sguardo incredulo. Mi aspettavo di ricevere uno schiaffo, delle urla o qualsiasi altra cosa, ma invece niente arrivò. Aspettai in silenzio, perché soltanto allora mi resi conto delle conseguenze che la mia impulsività avrebbe provocato.
–Tu e mia figlia… Tu e tua sorella… Ashley…- iniziò a dire, ricollegando i pezzi del puzzle. –Come è successo?- mi chiese con voce ferma e decisa.
–Ancora prima che ci conoscessimo, non sapevamo neanche di essere fratellastri- risposi, marcando col tono di voce l’ultima parola.
–Da quanto tempo va avanti?- continuò l’interrogatorio.
–Dall’inizio dell’estate.- Ormai quella conversazione era diventata un interrogatorio. Dave faceva le domande, alle quali io rispondevo cercando la maniera più delicata per farlo.
La cosa che mi risultava difficile era sentirmi in colpa. Rivivevo la nostra storia mentre la raccontavo e non riuscivo a provare rimpianti. Avevo fatto ciò che mi sentivo di fare e niente avrebbe potuto farmi pentire dei sentimenti provati.
Dave si lasciò ad andare ad un sospiro, scuotendo la testa. Sembrava tutto, tranne che arrabbiato e non sapevo se interpretarlo come un buon segno oppure no.
–Dovevo capirlo, sai?- mi disse infine. Allora quello confuso fui io. –Il modo in cui ti guardava, il sorriso che aveva stampato in faccia ogni volta che eravate insieme… Sono suo padre, avrei dovuto capirlo- si spiegò. Mi sentii in imbarazzo di fronte a quelle parole.
–Ti prego di non dire niente ad Ashley, lei non sa che te l’ho detto- lo implorai.
–Chi altro lo sa?- Ci pensai su un attimo, poi risposi.
–Soltanto i nostri amici.- Annuì, grattandosi il mento con le dita.
–Dovrei prenderti a testate contro il muro- disse, facendomi rabbrividire –ma non lo farò per tua fortuna.- Buttai un sospiro di sollievo, l’ennesimo. –Per tua fortuna sono un padre moderno- aggiunse, con quello che sembrava essere un pizzico di ironia.
–Ora però dovrai raccontarlo ad Anne- disse, alzandosi e mettendosi davanti alla porta. –Poi vedremo come andrà a finire.-
Annuii, alzandomi a mia volta e seguendolo verso il piano di sotto. Certo che però delle volte valeva davvero la pena rischiare….




here i am:
questo capitolo è stato peggio di un parto e non so davvero come scusarmi! non aggiorno da una vita e se vi siete stancate di aspettarmi vi capisco anche :/
il bello è che mancano giusto quattro capitoli alla fine della storia, ma non ho proprio la voglia e l'ispiarzione per scriverli e.e
ho dovuto accellerare un pochino le cose per stringere i tempi, per questo la reazione del padre è stata così 'calma' lol irreale lo so, ma si capiranno un po' più di cose quando ne parlerà con ash..
spero che vi sia piaciuto e niente.. grazie a tutte! xx

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Capitolo 21
*** capitolo venti. ***




 

capitolo venti.


Scesa dal treno fui investita da un soffio di vento che mi fece rabbrividire leggermente. Avevo messo piede ad Holmes Chapel da neanche un secondo e già la città mi aveva dato il suo benvenuto, ricordandomi che ormai il caldo e intenso sole californiano era soltanto un dolce ricordo.
Mi guardai intorno, leggermente spaesata. D’accordo che avevo detto a mio padre che non era necessario che qualcuno venisse a prendermi, però pensavo che qualcuno si sarebbe comunque presentato. Triste e rassegnata mi incamminai da sola verso l’uscita della stazione.
-Dove vai musona?- Mi fermai di scatto quando sentii quella voce. Sollevai gli occhiali da sole sulla testa e iniziai a guardarmi a destra e sinistra per trovarlo. Non lo vidi da nessuna parte, ma la sua risata riuscivo a sentirla bene.
-Dietro di te- disse e io mi voltai. Stava poggiando ad una colonna, la sigaretta spenta tra le mani e la sua solita aria da bello e impossibile.
-Zayn!- urlai, mollando la valigia e correndogli incontro. Si staccò leggermente dal muro, aprendo le braccia verso di me. Gli buttai le braccia al collo, stringendolo forte a me.
-Ehi vacci piano o finirai per uccidermi- scherzò, ricambiando la presa.
-Scusa, è che mi sei mancato tanto!- dissi, tornando in me. -Mi siete mancati tutti!-
-Però hai pensato che ti avessimo lasciato qui da sola, ammettilo!- mi intimidì, puntandomi un dito contro al petto.
-Può darsi che io l’abbia pensato- mi mantenni vaga, riavvicinandomi alla valigia che Zayn successivamente insistette per portare lui.
-Come mai sei venuto solo tu?- gli domandai, riappoggiando gli occhiali sul naso e seguendolo verso l’esterno.
-Ti dispiace?- domandò a sua volta, facendo il finto offeso.
-Certo che no!- gli risposi prontamente, aspettandomi una sua simile reazione. -Chiedevo soltanto- continuai, facendo spallucce.
-Selene sarebbe voluta venire, ma Niall l’ha trascinata a fare qualche picnic romantico- mi raccontò. Mi persi nel pensiero di Niall e Selene che facevano i romanticoni sdraiati su un qualsiasi prato verde, sorridendo come un’ebete.
-Sono davvero felice per loro, sono una coppia così bella- commentai, cercando di far sparire quel sorriso da inguaribile romantica che non era mai stato mio, fino ad allora almeno.
-E degli altri? Che mi dici di loro?- gli domandai, mentre camminavo fianco a lui nel parcheggio per raggiungere l’auto di suo padre.
-Louis è al bar a lavorare come un somaro e Alex credo sia con lui- rispose ed io risi per l’appellativo che aveva usato nei confronti di Tomlinson. -Liam da quando è rientrato, qualche giorno fa, non fa altro che sorridere e parlare di quanto sia bella la vita- continuò, simulando un’espressione di vomito in viso.
-Comprendilo, nessuno si sarebbe aspettato che Aly cedesse così facilmente- ridacchiai.
-Come puoi vedere stiamo tutti bene- disse infine, facendomi salire in auto. -Beh, non proprio tutti- si lasciò però scappare dopo. Sospirai, capendo a chi si riferisse.
-Non ho sue notizie da quando sono partita- gli raccontai la verità. -Come sta?-
Scosse la testa, senza però darmi una vera risposta. -Ultimamente lo si è visto poco in giro, trascinarlo fuori è diventata un’impresa persino per Louis.- Annuii, immaginandomelo rinchiuso nella nostra camera con la testa sprofondata nel cuscino mentre fissava il soffitto, cosa che faceva spesso anche quando stavamo insieme.
-Credo che tu gli sia mancata- aggiunse, sorridendo nella mia direzione.
Ricambiai il sorriso, senza rispondere. Non sapevo che dire. Era mancato anche a me in un modo o nell’altro. Avevo cercato di limitare il pensiero di lui, eppure non ci ero riuscita molto bene. Durante gli allentamenti si che era facile, in quei momenti le urla della coach Benson avrebbero coperto qualsiasi pensiero. Ma quando mi trovavo da sola a casa mia, mentre mi facevo una doccia fredda per riprendermi, beh… Allora non era affatto facile non pensare ai suoi ricci indefiniti, alle sue fossette da bambino, al suo sorriso abbagliante, ai suoi occhi meravigliosi, alle sue mani grandi, alla sua presa salda, alla sua voce calda, la sua bocca rosea e vellutata… Esatto, anche in quel momento, con la testa poggiata al finestrino e lo sguardo perso nel paesaggio stavo pensando a lui. Era una tortura. Più mi sforzavo di trovare una ragione per allontanarlo più ne emergevano per tenerlo stretto a me.
-Sai Ash- Zayn richiamò la mia attenzione. Spostai la testa dal finestrino, voltandomi verso di lui. -C’è qualcosa che dovresti sapere- disse serio, guardandomi con la coda dell’occhio. Gli feci segno di continuare, ma lui stesse in silenzio.
-Zayn?- lo chiamai. -Hai intenzione di dirmi qualcosa oppure resterai in silenzio ancora un poco?- gli domandai acida e senza più un briciolo di pazienza.
-Ecco, non dovrei essere io a dirtelo però- fu tutto ciò che disse.
-Fai sul serio?- gli domandai, voltandomi con tutto il corpo verso di lui. -Ormai che hai parlato devi raccontarmi qualsiasi cosa sia!- gli diedi contro, per poi tornare seduta adeguatamente. Un incidente era l’ultima cosa che ci serviva in quel momento.
-Non ti piacerà quello che sto per dirti- disse, passandosi una mano sul viso preoccupato. In quel momento mi stava iniziando a fare paura.
-Oh andiamo!- tentai di smorzare la tensione. -Che sarà mai successo di così grave?- Lo guardai, attendendo la sua risposta.
-Harry ha raccontato tutto- disse serio.
-Tutto cosa?- gli domandai, non riuscendo a capire. -Andiamo Zayn, si più chiaro!-
-Tuo padre ed Anne adesso sanno della vostra storia.-
 
-Papà? PAPÀ?- urlai con tutto il fiato che avevo in gola. Dovevo trovarlo, dovevo parlargli. Non avrei potuto fare nient’altro se prima non lo avessi incontrato.
-Papà?- lo chiamai ancora, ma purtroppo non si trovava in casa. Diedi un calcio alla valigia, nervosa e arrabbiata. Avevo costretto Zayn a superare ogni limite di velocità stabilito non appena ero venuta a sapere di ciò che era successo tra Harry e mio padre. Come aveva potuto farmi una cosa del genere? Con quale coraggio aveva spifferato tutto ciò che avevamo tenuto segreto senza prima parlarne con me? Ma anche se avesse deciso di parlarmene, io lo avrei ascoltato? Sbuffai, tirando un altro calcio alla valigia e facendola cadere a terra con un sonoro tonfo. Mi sedetti al suo fianco, spalle al muro. Chiusi gli occhi e ispirai and espirai più volte per tranquillizzarmi. No, non funzionava affatto.
-Sei tornata.- Non feci niente, non mi mossi di un millimetro. Rimasi così com’ero, gli occhi chiusi e la testa piegata all’indietro. Lui era l’ultima persona che volessi vedere o con cui volessi parlare in quel momento perciò avrebbe fatto meglio a tornare in camera e a rinchiudersi lì dentro fino a quando non mi sarebbe passata. Sempre SE mi sarebbe passata.  
-Ho capito, non vuoi parlare con me- disse, ridendo sarcasticamente. Sentii il rumore dei suoi passi portarlo nuovamente verso il piano di sopra.
-Come hai potuto farlo?- Le parole mi uscirono di bocca da sole quando capii che stava andando via. Non volevo avere più nulla a che fare con lui, ma una spiegazione almeno me la doveva. Dopotutto eravamo stati insieme per mesi, me lo doveva dopo il casino che aveva fatto.
-Cosa?- mi chiese, facendo finta di niente. Si fermò a metà delle scale con le braccia incrociate e lo sguardo puntato su di me. In quel momento scoppiai a ridere, tenendomi forte la pancia perché avrei rischiato di stare male per quanto era forte.
-Fai sul serio?- gli chiesi, notando la sua espressione seria. Lui annuì, facendomi arrabbiare ancora di più. Mi alzai in piedi con uno scatto, correndo verso di lui e fermandomi ad un gradino più in alto rispetto a lui, almeno così saremmo stati alla stessa altezza.
-Come hai potuto dire a mio padre di noi? Come hai potuto rovinare ogni cosa?- sputai fuori quelle parole con tutto l’odio e il rancore che portavo dentro. Mi aveva ferito, ormai non vi era più una via d’uscita per i nostri sentimenti.
-Ma allora non capisci? L’ho fatto perché ti amo- rispose con un tono di voce estremamente dolce e mieloso.
-Davvero Harry?- gli domandai sarcastica. -Tu non hai idea di che cosa sia l’amore- dissi tagliente, colpendolo dritto al cuore. Abbassò il viso, scrutando attentamente il pavimento sotto di noi.
-Se davvero mi avessi amato mi avresti aspettato- continuai, mantenendomi fredda e distaccata. -Non avresti spiattellato tutto così, come se il mio parere non contasse nulla!- alzai decisamente il tono di voce.
-Tu non c’eri, cosa altro avrei dovuto fare?- mi urlò contro allo stesso modo.
-Qualsiasi cosa, ma non questa!- Un groppo mi salì in gola, ma feci in modo di rispedirlo giù. Sentii gli occhi gonfiarsi e, dato lo sguardo che Harry aveva verso di me, probabilmente erano anche lucidi. Perfetto, mettermi a piangere sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
-Mi dispiace- sussurrò, quasi in modo inudibile. Quasi, perché io lo sentii comunque. Qualcosa di caldo mi avvolse la mano, ma istintivamente la ritirai immediatamente.
-Dispiace anche a me, Harry- dissi debolmente, senza riuscire a guardarlo più neanche negli occhi. -Ma ormai è troppo tardi- biascicai, tornando giù e scappando letteralmente da quella casa, prima di scoppiare in lacrime davanti al ragazzo che mi aveva distrutto il cuore.
 
Strano da pensare, ma non ero mai stata all’ufficio di papà ad Holmes Chapel. Quello a Los Angeles era ormai come una sorta di seconda casa per me, conoscevo tutti lì dentro, a partire dalla segretaria ai soci più stretti di papà. In Inghilterra però sapevo soltanto dove si trovasse, niente di più, niente di meno.
Spinsi la porta d’entrata e mi ritrovai in una stanzetta piccola e piuttosto buia. Una donna sulla quarantina alzò lo sguardo dalla pila di fogli che stava leggendo per soffermarsi su di me.
-Posso esserle d’aiuto?- mi domandò, squadrandomi dalla testa ai piedi e domandandosi sicuramente cosa ci facesse una ragazzina come me in uno studio di avvocati. Sorrisi amaramente perché una cosa così ad LA non mi sarebbe mai successa.
-Sto cercando David Jones- le dissi, guardandomi intorno disinteressata.
-Lei è?- insistette ancora con le domande.
-Sua figlia, Ashley Jones- risposi, roteando gli occhi.
-Aspetti qui- mi disse soltanto, per poi sparire dietro un’enorme porta in legno massiccio, di quelle che si producevano una volta. Sbuffai, rassegnandomi all’idea di dover essere trattata come un tizio qualunque che si presentava in quel posto. Mi sedetti su di una vecchia poltrona, aspettando che la donna tornasse a chiamarmi.
-Suo padre la sta aspettando, seconda porta a destra- mi informò, indicando un corridoio alle sue spalle.
-La ringrazio- risposi, sorridendo falsamente.
Seguii il percorso da lei indicatomi, intraprendendo quel corridoio sul quale si affacciavano quattro porte. Lessi i nomi dei vari avvocati, tra cui quello di Anne, fino a trovare l’ufficio dio mio padre. Poggiai la mano sulla maniglia, prendendo un respiro profondo. Con la mano libera bussai con tocco leggerlo, aspettando che mi fosse concesso entrare. Quando sentii dire ‘avanti’ mi feci forza e spinsi la porta.
Mio padre stava seduto dietro alla sua scrivania, mentre consultava alcune carte. Quell’ufficio sembrava così piccolo e insignificante in confronto al precedente in America. E pensare che mio padre aveva rinunciato alla sua posizione di prestigio soltanto per amore. Era da ammirare, per questo e per tante altre cose.
-Ciao papà- dissi timidamente, fermandomi in piedi a qualche passo dalla scrivania.
-Tesoro, come stai?- mi chiese, mollando ogni carta per venirmi ad abbracciare. Quando mi strinse forte tra le sue braccia mi sentii nuovamente come a casa.
-Mi sei mancato tanto- dissi, invece di rispondere, e ricambiando la stretta.
-Ok, adesso però lasciamo o finirai per consumarmi!- disse ridendo, allontanandosi leggermente da me.
-Hai ragione, scusa- dissi timidamente, mollando la presa. Mi diede un buffetto sulla guancia, per poi farmi segno di sedere su una delle poltrone sistemate di fronte alla sua scrivania mentre lui si sedeva in quella accanto.
-Allora? Come è andata in palestra?- mi domandò subito, entusiasmato sempre almeno quanto me per i miei allentamenti.
-Bene, credo- risposi titubante per la prima volta ad una domanda del genere. Non mi era mai successo di sentirmi insicura in quel campo, era una sensazione nuova. Ma forse la cosa che mi turbava maggiormente era la spensieratezza e la leggerezza con cui mio padre mi parlava. Come se non sapesse niente, come se avesse accettato tutta quella storia. Assurdo, pensai.
-Qualcosa non va?- mi chiese, stringendomi la mano, e notando probabilmente una certa perplessità nel mio sguardo.
-È che… pensavo fossi arrabbiato con me.- Lui mi guardò, sorridendomi dolcemente.
-Bimba, non potrei mai essere arrabbiato con te- disse, accarezzandomi una guancia.
-Ma papà- protestai, continuando a non capire. Mi alzai, camminando avanti e indietro nella stanza per il nervosismo. -Come puoi essere così con me dopo quello che Harry ti ha detto?-
Richiamò la mia attenzione, facendomi segno di tornare a sedermi. -Ascoltami bene- mi disse, prendendo le mie mani nelle sue. -So che può sembrare difficile da capire, ma né io né Anne siamo arrabbiati con voi. Certo, non è una cosa da tutti i giorni quella che vi è successo, ma innamorarsi non è mai una colpa, ricordalo sempre piccola mia.- Mi sorrise e, in quel momento, i miei occhi si riempirono ancora una volta di lacrime.
-Mi dispiace, non volevo deluderti- gli dissi, scoppiando a piangere tra le sue braccia.
-Non lo hai fatto Ashley e mai lo farai, sono fiero di te a prescindere da tutto questo- mi accarezzò i capelli come quando ero piccola e correvo da lui per cercare conforto. -Ho sempre rispettato le tue decisioni e sono pronto a farlo anche adesso.- Tirai su col naso e mi asciugai il viso dalle lacrime, rimettendomi a sedere composta. Lo guardai seria, annuendo.
-Allora papà preparati a sentire la mia decisione- dissi, tirando su col naso. Lui mi fece segno di andare avanti, non aspettando altro che sapere cosa avessi da dirgli.
-Ricordi a inizio estate? Quando mi chiedesti di prendermi del tempo per decidere se venire con te qui oppure rimanere a casa?- Lui annuì, capendo di cosa stessi parlando.
-Bene, ho deciso: dopo il matrimonio tornerò definitivamente a Los Angeles.-

 

here i am:
è passato quasi un mese dall'ultima volta che ho postato, faccio schifo lo so, me ne rendo conto da sola e per questo ritardo vi chiedo immensamente scusa e.e
la cosa che mi da più fastidio è che mancano due capitoli più l'epilogo alla fine, eppure non riesco proprio a scrivere e.e
il capitolo mi piace di più rispetto ai precedenti, anche se è uscito leggermente più corto!
ah, anche se non è specificato penso che si sia capito che è narrato da ash, proprio come i bei vecchi tempi quando la storia è iniziata cwc
ringrazio tutte voi che state ancora leggendo e niente, spero che non mi abbiate ancora abbandonata cwc
io sono intenzionata a finirla prima di settembre, anche perchè poi parto e se ne riparla ad ottobre perciò.. ci proverò con tutta me stessa, ve lo prometto! 
grazie mille, fede x

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Capitolo 22
*** capitolo ventuno. ***




 

capitolo ventuno.


Mandy
Uscii di fretta dal bagno, correndo a piedi nudi e gocciolante per casa. Poco importavano le urla di mia madre: ero in ritardo, Chase sarebbe arrivato a minuti e io non volevo farlo aspettare. Liberai i capelli dall’asciugamano scuotendolo e ravvivandoli con le mani mentre entravo in camera mia.
-Merda, merda, merda- imprecai -sono in ritardo!- Buttai l’asciugamano sul letto, ficcando immediatamente la testa nell’armadio per cercare cosa mettere per l’appuntamento.
-Rallenta, o finirai per perdere un polmone!- Trasalii, voltandomi di scatto e notando soltanto allora Chase seduto sul mio letto.
-Cosa ci fai già qui?- gli domandai, stringendomi il più possibile nell’accappatoio. Era il mio ragazzo, ma in certe circostanze mi vergognavo ancora a mostrargli il mio corpo.
-Sono leggermente in anticipo, scusa- disse, alzandosi e venendo verso di me. Mi afferrò per i fianchi, attirandomi a lui facendo scontrare i nostri petti. -Ciao fidanzata- sussurrò sulle mie labbra, prima di stamparmi un bacio.
-Ciao- mugugnai, poggiando le mani sul suo petto per allontanarlo leggermente. Da quando ero tornata niente era più come prima. Per quanto mi sforzassi per far funzionare le cose tra di noi c’era qualcosa, un pensiero fisso e sempre presente nella mia testa, che mi ostacolava: Zayn.
Non facevo altro che pensare a lui, ai momenti trascorsi insieme quella settimana al mare, alle sue mani che accarezzavano in mio corpo, alle sue labbra che baciavano la mia pelle. Era un vero tormento, quasi una tortura. Lo desideravo con tutta me stessa e, anche se sapevo che tutto quello era sbagliato, non vi era istante (che io fossi da sola o con Chase) che non lo volessi accanto a me.
-Tutto bene, Mandy?- Tornai in me, mossa dalla voce di Chase. Annuii distrattamente, mentre gli facevo sciogliere la presa e tornavo a cercare dei vestiti nell’armadio.
-Mi vesto e sono da te- farfugliai, mentre frettolosamente tornavo in bagno.
 
La spiaggia era sempre stato uno dei miei posti preferiti, per svariati motivi. Ci venivo sempre da piccola insieme ai miei genitori e con mio padre passavamo i pomeriggi a rincorrerci buttandoci delle volte anche a terra, sporcandoci i vestiti di sabbia e facendo impazzire mia madre. La mattina, quando dovevo correre, venivo sempre qua. Il più delle volte trascinavo con me anche Aly e Ash, in modo da avere della compagnia e qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere. Correre sulla sabbia non è il massimo, dovevo ammetterlo, ma mi faceva stare davvero bene. Venivo qua anche quando ero giù di morale e avevo semplicemente voglia di rilassarmi. Portavo con me una coperta, il mio ipod e una scatola di biscotti e passavo così ore a guardare l’orizzonte e ad ascoltare il rumore delle one dell’oceano infrangersi sulla costa. Era la sensazione più bella del mondo.
-A che pensi?- mi domandò Chase, stringendo il suo braccio attorno alle mie spalle.
-Nulla di interessante- risposi, lasciando così cadere il discorso.
Camminammo seguendo la riva dell’oceano per qualche altro metro, schivando i palloni con cui la gente giocava in spiaggia e gli schizzi d’acqua che venivano fatti dai bambini in acqua.
-Scusa- mi chiese sorridente un bimbo, dopo avermi urtato con secchiello e paletta.
-Tranquillo, fa niente- gli risposi, scompigliandogli giocosamente i capelli.
-Bambini- commentò Chase -insopportabili.-
-Sono carini invece- protestai, guardandolo male. Lui scrollò le spalle, facendo cadere nel silenzio anche quell’altro discorso. Sospirai, tornando a guardare i miei piedi lasciare orme sulla sabbia bagnata. Ormai era impossibile fare qualsiasi tipo di discorso con lui, la nostra storia era diventata la cosa più triste e monotona del mondo. Se avessi dovuto descriverla con un colore questo sarebbe stato il grigio: vuoto, spento, insignificante. Un colore che passa inosservato, un colore che non dà segni di vita.
-Ti va di prendere qualcosa da bere?- Alzai la testa, vedendo proprio davanti ai miei occhi il bar della spiaggia.
-Preferirei un gelato- gli dissi, seguendolo verso uno dei tavolini liberi.
Prima di sedermi presi il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloncini e lo poggiai sul tavolo in modo da non stare seduta scomoda.
-Cosa vi posso portare?- arrivò la cameriera, sbarazzina e sprizzante di gioia come sempre.
-Ciao Gwen- la salutò Chase, dato che ormai, essendo noi abituali in quel posto, la conoscevamo. –Un caffè ghiacciato e un gelato alla vaniglia, grazie- ordinò quello di sempre.
-In arrivo tra un secondo- rispose, segnando su un pezzo di carta le nostre ordinazioni.
Due ragazzi con in mando delle bacinelle piene d’acqua stavano intanto venendo nella nostra direzione. Uno di loro urtò il tavolino libero accanto al nostro, finendo col svuotare la bacinella addosso a me, che così mi ritrovai bagnata dalla testa ai piedi. Il ragazzo in questione scoppiò a ridere, dandosela via a gambe levata seguito immediatamente dall’amico.
-Se lo prendo lo gonfio a botte- minacciò subito Chase, alzandosi per andare a vedere dove l’interessato fosse andato a finire.
-Lascia stare, non importa- lo fermai, facendolo sedere nuovamente. -Vado un secondo in bagno a cercare di asciugarmi- mi alzai e lo lasciai da solo al tavolo.
Per il bagno per fortuna non vi era una fila kilometrica come al solito, così ne trovai uno libero in una manciata di minuti. Mi rinchiusi dentro, sciacquandomi il viso e lavandomi le mani anche se di acqua addosso ne avevo già abbastanza. Avevo soltanto voglia di rinfrescarmi la pelle e non solo, anche le idee. In fondo quell’incidente mi aveva dato il modo per allontanarmi da Chase per qualche minuto, in un certo senso dovevo un favore a quel tizio che mi aveva bagnata.
Mi guardai allo specchio per un attimo e la Mandy che vidi riflessa non la riconoscevo più. Si, esteticamente ero sempre la stessa, ma dentro di me sentivo una persona completamente nuova. L’Inghilterra mi aveva cambiato, Zayn mi aveva cambiato entrandomi dentro come nessuno aveva mai fatto.
Scossi la testa, strappando qualche pezzo di carta per asciugarmi le mani e poi tamponare la maglia. La macchia d’acqua era quasi sparita del tutto, merito del caldo soffocante e dei gradi che c’erano in una città come LA sicuramente.
Sconfortata e rassegnata a trascorrere il resto del pomeriggio in compagnia di qualcuno con cui ormai non riuscivo più a condividere nulla, tornai da Chase al nostro tavolo.
-Eccomi, non c’era tanta fila per fortuna- finsi un sorriso, spostando la sedia e sedendomi nuovamente di fronte a lui. Lo guardai, ma non vidi più il ragazzo sereno che avevo lasciato.
-Chase?- lo chiamai. -Qualcosa non va?- chiesi, notando i pugni stretti attorno a quello che… a quello che sembrava essere il mio telefono. Posai lo sguardo sul tavolino ed effettivamente non si trovava più dove l’aveva lasciato.
-Un amico del fratellastro di Ash, eh?- disse, con un sorriso amaro in viso. -Da quando i conoscenti mandano messaggi del genere, spiegamelo Mandy- urlò, lanciandomi lungo il tavolo il cellulare.
Con mani tremanti lo presi tra le mani e lessi il messaggi che probabilmente era da parte di Zayn. Mi manchi, sto impazzendo senza di te. Deglutii rumorosamente, rimettendo il telefono in tasca.
-Chase posso spiegarti- tentai di dire, ma lui mi bloccò, battendo un pugno sul tavolino.
-Cosa Mandy? Che sono un cornuto e che tu mi hai mentito?- continuò ad urlami contro, al che non resistetti più e mi alzai in piedi.
-D’accordo, vuoi la verità? Sono stata con un altro e mi sono sentita meglio di quando sto insieme a te!- gli urlai a mia volta, attirando l’attenzione di tutti i presenti. -E sai qual è la parte migliore? Che non me ne pento affatto!-
-Non stai dicendo sul serio, non puoi dire sul serio! Noi stiamo insieme, tu sei la MIA ragazza!- continuò, dandomi uno strattone al braccio. -Una puttana, ecco cosa sei, una puttana- mi insultò, non preoccupandosi della gente che ci guardava. Istintivamente alzai il braccio, caricando uno schiaffo che avrebbe colpito la sua guancia così forte da arrossarla col segno delle mie dita.
-Se non ti fosse chiaro, tra noi è finita- gli sputai quelle parole addosso, lasciandolo da solo e allontanandomi con passo svelto da quel posto.
Improvvisamente mi sentivo libera e leggera. Non male e distrutta come magari qualcuno si aspettasse che io mi sentivo, tutto il contrario piuttosto. Ero felice, finalmente mi ero lasciata andare e avevo dato ascolto ai miei sentimenti. Forse avevo sbagliato, forse no, fatto sta che adesso stavo bene con me stessa.
 
Alison
-Ti prego, dimmi che non lo hai fatto davvero!- Mi sedetti sul mio letto, proprio di fronte a Mandy. Le allungai un cucchiaino, in modo che potesse mangiare il gelato dalla vaschetta insieme a me.
-Dici che ho fatto male?- mi domandò, interpretando male le mie parole.
-Ovviamente no! Soltanto volevo esserci- la rassicurai, mandando giù una cucchiaiata di affogato all’amarena. -Sai che spasso? Avrei potuto fare un filmato e umiliare quella scimmia a vita- aggiunsi, scoppiando a ridere e facendo fare la stessa cosa a lei. Non avevo mai sopportato Chase, così come non avevo mai sopportato il suo amichetto Mason. Ammetto che i primi tempi lui sembrasse essere una persona migliore, ma quella facciata da bravo ragazzo era soltanto una montatura che alla fine era venuta a galla.
-La prossima volta cercherò di avvisarti in qualche modo- disse, prendendo anche lei una cucchiaiata di gelato. -E adesso? Si insomma, cosa dovrei fare adesso?- mi domandò subito dopo.
Scrollai le spalle, pensando a qualcosa da dire quando il mio telefono suonò. Guardai chi mi stesse chiamando e quando lessi il nome di Liam sul display un enorme sorriso mi si aprì in viso.
-È Liam?- mi domandò lei, senza che io le dicessi niente. Annuii soltanto, continuando a fissare il display senza sapere se rispondere o no. Mi dispiaceva parlare col mio ragazzo davanti a lei quando aveva appena chiuso una storia. -Rispondi pure- mi disse, leggendomi nel pensiero. -Se non lo fai penserà che ce l’hai con lui, sai quanto è paranoico Liam- aggiunse ridendo. Le lasciai la vaschetta di gelato tra le mani, affrettandomi a premere il tasto verde e a correre fuori dalla camera, per parlare in corridoio.
-Ehi ciao- dissi, cercando di non urlare troppo per l’entusiasmo.
-Come stai, piccolina?- mi domandò lui dall’altro lato della cornetta. Il segnale non era il migliore e ricevevo la sua voce a tratti, ma quel poco mi bastava per essere felice.
-Nella fase da psicologa- risposi, sbirciando dentro camera mia dalla fessura che avevo lasciato poggiando semplicemente la porta e non chiudendola. -Mandy ha mollato Chase, ma non dire niente a Zayn per adesso, non so ancora cosa voglia fare- aggiunsi, guardandola spazzolare via l’intero contenuto della vaschetta.
-Sul serio? Questa si che è una notizia!- mi rispose, gridando per l’entusiasmo con il quale avevo contagiato anche lui.
-Novità lì? Ash e Harry che combinano?- gli chiesi finendo col sedermi a terra e fissare un quadro appeso al muro di fronte a me.
-Fanno Ash e Harry, ovvero gli idioti- rispose, con un pizzico di ironia. -Si ostinano a non parlarsi da quando… beh, si hai capito da quando…- lasciò la frase incompleta. Sospirai, pensando a tutti i casini che erano successi durante quelle due settimane in cui lei era tornata qua.
-Quanto manca al matrimonio? Una settimana?- gli domandai, pensando da quanto tempo ormai quella storia stesse andando avanti.
-O giù di lì- rispose, non ricordandoselo con precisione neanche lui. -Spero che prima di allora parlino, altrimenti sarà un vero disastro. Immaginati i testimoni che invece che spargere amore si scambiano sguardi glaciali.-
-Aspetta- lo bloccai. -Testimoni? Da quando fanno i testimoni?- mi alzai in piedi, iniziando a camminare avanti e indietro.
-Da un paio di giorni a quanto pare- rispose dopo averci pensato un poco. -Figurati, lo siamo venuti a sapere da Anne, neanche da loro.-
-Quindi non solo non parlano più tra di loro, adesso non parlano e basta- arrivai alla conclusione da sola, sospirando rumorosamente. Poi mi venne il colpo di genio che probabilmente (o forse no, non era poi così tanto sicuro) avrebbe salvato la situazione. E non solo la loro, ma avrebbe fatto del bene a tutti.
-Liam devo andare, ho bisogno urgente di parlare con Mandy. Ci sentiamo più tardi, ti amo- riaggancia frettolosamente, correndo nuovamente in camera mia.
-Mandy vai a casa e prepara le valigie- esclamai spalancando la porta della stanza. Lei mi guardò con sguardo spaesato, ancora col cucchiaino in bocca. -Torniamo ad Holmes Chapel, baby- urlai, ancora più esaltata, saltando sul letto e obbligandola a fare lo stesso.
C’erano tante cose da organizzare e programmare, ma non avevo mai ricevuto un no come risposta e quella non sarebbe di certo stata la prima volta! Con la scusa del matrimonio saremmo tornate in Inghilterra, io avrei rivisto Liam, Mandy avrebbe riabbracciato il suo bel moro e con una grande dose di fortuna saremmo riusciti a far riconciliare anche il riccio e la nostra mora. Tutto sarebbe andato finalmente a finire bene.
 
Ashley
-Che ne dici tesoro? Come mi sta?- Alzai la testa dalla rivista che avevo trovato e stavo leggendo a caso e vidi mio padre venire fuori dal camerino con addosso il suo vestito da sposo.
-Wow papà, sei un vero schianto- dissi con una nota ironica, anche se in realtà lo pensavo davvero.
-Non dovrebbero essere necessarie altre modifiche, per me lo può portare a casa anche oggi stesso- lo informò il sarto, che dopo un cenno d’assenso ci lasciò da soli.
-Dici davvero? A me sembra di essere un pinguino- mi rispose, aggiustandosi la giacca di fronte all’enorme specchio che c’era nella stanza dove ci trovavamo.
-Papà, sono tua figlia!- mi finsi offesa. -Cosa ti fa credere che ti mentirei su una cosa del genere?- continuai con la mia farsa, affiancandomi a lui e stringendogli la mano. -Sei il padre migliore del mondo, questo ti basta?- dissi, dopo aver ricevuto una sua occhiataccia.
-E tu la figlia più ruffiana, ma sei comunque la mia bimba- rispose, dandomi un bacio sulla testa come quando ero piccola.
-Ti voglio bene anch’io- gli feci la linguaccia, tornando a sedermi sul divanetto di pelle bianca dove ero spaparanzata prima del suo arrivo.
-Allora? Emozionata?- mi chiese, continuando a torturarsi quella giacca, sbottonandola prima, abbottonandola dopo.
-Ehm, non dovrei essere io a chiedertelo?- gli domandi, con una nota di ironia nella voce.
-Beh, questo è un grande passo anche per te, non soltanto per me- mi rispose, rassegnandosi e togliendosi la giacca. La poggiò su di una sedia, per poi venirsi a sedere al mio fianco.
-Sei tu che si sposi papà, non io- sorrisi, poggiandomi con la schiena contro il divano.
-Sai Ash, se per caso hai cambiato idea sei ancora in tempo per…-
-Non ho cambiato idea papà, voglio ancora tornare a Los Angeles- lo bloccai, prima che potesse dire altro. Mi alzai, passandomi una mano nervosa tra i capelli.
-Bimba senti, non mi sono mai messo in mezzo alle tue decisioni, ma sappi che se lo fai perché hai paura di rovinare le cose tra me e Anne non ci sono problemi, perché qualsiasi cosa tu e Harry decidiate di fare per noi andrà bene.-
-Papà- lo chiamai, piegandomi sulle ginocchia davanti a lui -qualsiasi cosa ci fosse tra me e Harry ormai non esiste più.-
Lui mi guardò, boccheggiando alla ricerca di qualcosa da dire. -E no, non lo faccio per te o Anne, lo faccio per me. Ho bisogno di riprendere in mano la mia vita e di concentrarmi su quello che conta davvero.-
-Il campionato- disse lui al mio posto, pizzicandomi leggermente la guancia.
-Esatto, il campionato- gli feci eco, tornando in piedi. Mi soffermai davanti lo specchio, a guardare quella che non ero io, ma una ragazza distrutta dai sentimenti e dall’amore. La vecchia Ash, quella che stava per tornare a galla, avrebbe rimesso a posto ogni singola cosa, ne ero certa.
-Sei anche sicura di non voler dire a nessuno della partenza? Se non a Harry, ai tuoi amici almeno. Penso che quella ragazzetta coi capelli rossi e anche il tipo dal ciuffo strano ci rimarranno male.- Sorrisi, notando come mio padre non era cambiato affatto. Era sempre stato una frana coi nomi e lo era ancora.
-Saluterò Selene e Zayn al momento giusto se sarà davvero necessario, così come gli altri. Ma ne dubito che ce ne sarà bisogno. Se non mi vedranno partire non ne soffriranno- risposi, pensando a quanto vigliacca fossi a voler fare quella cosa. In realtà non avevo paura di far soffrire loro, ma di soffrire io nel dovergli dire addio per sempre.
-Come vuoi, io sono comunque dalla tua parte, non dimenticarlo.-
Mi voltai e gli sorrisi, correndo poi tra le sue braccia per farmi stringere forte. -Grazie papà, prometto di non deluderti- gli sussurrai in quell’abbraccio.
-Non lo farai bimba, non lo farai mai.-

 

here i am:
buongiorno ciurma (?) spero di non avervi stancato con i miei ritardi, ma questo capitolo secondo me ne è valsa davvero la pena!
si esatto, è il lungo dopo una lunga serie di capitoli penosi che mi piace e che mi soddisfa per davvero.. beh, meglio tardi che mai, no? lol
la parte di mandy è quella che prende più spazio perchè bisognava risolvere in un certo senso la questione 'zayn', mentre quella di aly è una specie di passaggio e quella di ash serve a capire quali siano le sue intenzioni definitive.
spero che vi sia piaciuto e che non vi siate stancate, anche perchè ormai rimangono soltanto un capitolo da scrivere e l'epilogo, perciò vi chiedo in ginocchio di darmi ancora una piccola possibilità (a me e alla storia si intende) cwc
grazie a tutte, un bacio x

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Capitolo 23
*** capitolo ventidue. ***




 

capitolo ventidue.


Alison
-Grazie ancora Sel per averci permesso di cambiarci a casa tua.- Alzai lo sguardo verso Ash e annuì, facendo capire alla rossa che la stessa cosa valesse per me.
-Figurati Ash, è il minimo che potessi fare per te- rispose lei, sorridendo anche a me e Mandy. -Voi fate pure con calma, io vado a controllare mio padre, non vorrei facesse troppa pressione al tuo- disse ridendo, per poi lasciare il vecchi trio da sole.
-Aly mi aiuti con la lampo?- mi domandò Mandy, mettendosi davanti a me.
-Certo- le risposi, aiutandola a chiudere il vestito. -Hai già parlato con Zayn?- le domandai, anche se sapevo la risposta. Eravamo arrivate soltanto il giorno prima, era praticamente impossibile che lo avesse fatto. D’altronde neanche io avevo visto ancora Liam a causa degli ultimi preparativi per le nozze.
-Ancora no- rispose, sospirando rumorosamente. -Grazie- mimò poi con le labbra, allontanandosi per indossare le scarpe.
Mi avvicinai allo specchio per finire di arricciare i capelli. Qualche boccolo mi sarebbe stato bene. Intonai qualche canzoncina per occupare il tempo. Poi, riflessa nello specchio vidi qualcosa che mi fece preoccupare.
-Ash va tutto bene? Praticamente non parli da quando siamo arrivate ieri pomeriggio- le dissi, poggiando il ferro su un mobiletto lì vicino e andandomi a sedere sul letto di Selene accanto a lei, che stava ancora in tuta nonostante l’ora.
-Come hai detto, scusa?- mi chiese, troppo sovrappensiero per riuscire a seguire il mio discorso.
-Ti conosco troppo bene Ashley e so per certo che qualcosa non va- le dissi, puntandole un dito contro. -Dovresti essere esaltata e invece sembri una casalinga disperata, che ti prende?- insistetti, sapendo che ci stava nascondendo qualcosa.
La mora guardò prima me e poi Mandy, per poi sospirare lentamente e lasciarsi cadere indietro sul letto. Affondò la testa nel morbido cuscino, rimanendo in silenzio a fissare il soffitto.
-Magari è solo agitata, io lo sarei al suo posto. Fare da testimone al matrimonio del proprio padre è una grande responsabilità- tentò di giustificarla Mandy, sperando così di farmi mollare. Ma no, io ero decisa a scoprire cosa non andasse in lei.
-Si tratta di Harry vero? Stai ancora male per quello che ha fatto?- tentai di aiutarla facendole delle domande. Se non voleva parlare magari si sarebbe potuta limitare a dei si o a dei no. Scosse la testa, quasi impercettibilmente.
-Si tratta del campionato? Sei tesa per questo?- azzardai la seconda ipotesi, anche se ero più convinta della precedente. Lei sospirò ancora, per poi scuotere la testa.
-Allora cosa Ashley? Ti prego, parla con noi. Questo silenzio mi sta uccidendo- la implorai, stringendole una mano.
-Basta Alison, lasciala in pace- mi richiamò Mandy. -Parlerà quando se la sentirà.- Roteai gli occhi, sbuffando. Magari lei era paziente, ma io no e non mi sarei arresa di fronte al silenzio di Ashley.
-Siamo le tue migliori amiche Ash, a noi puoi dire tutto lo sai- provai un’ultima volta, ma dopo il suo ulteriore rifiuto alla parola mi arresi. -D’accordo, fa come vuoi- le dissi, alzandomi dal letto e tornando ad arricciarmi i capelli.
Un gelido silenzio calò nella stanza, pietrificandomi quasi. Non era da noi quell’atteggiamento. In un modo o nell’altro noi ci dicevamo sempre tutto e non ci stavo ad essere tagliata fuori quella volta. Però Mandy aveva anche ragione, Ashley aveva sempre avuto i suoi tempi e io dovevo rispettarli, che mi piacesse oppure no.
-Torno a Los Angeles subito dopo la cerimonia con il vostro stesso volo- parlò poi improvvisamente.
Mi voltai di scatto verso di lei, rischiando di bruciarmi col ferro. Lo spensi, poggiandolo attentamente sulla prima superficie disponibile. Assieme a Mandy mi avvicinai a lei, sedendomi al suo fianco.
-Che vuol dire?- le domandò subito Mandy, fissandola coi suoi grandi occhi blu.
-Vuol dire esattamente quello che ho detto- disse, iniziando a gesticolare nervosamente. -Sono stanca di stare qui, sono stanca di dover combattere contro i miei sentimenti. Non voglio più respingere ciò che provo, ma non voglio neanche dover lottare ogni giorno contro qualcuno che dice di amarmi ma allo stesso tempo agisce alle mie spalle. Ho bisogno di ritrovare me stessa, quella Ashley che non si arrendeva mai di fronte a niente o nessuno, la Ashley determinata e disposta sempre e soltanto a vincere. Ho bisogno di sentirmi nuovamente al massimo delle forze, ho bisogno di sentirmi in cima al mondo.-
In quel momento sentii come se un peso mi fosse stato tolto dallo stomaco e immaginai che quella fosse proprio la sensazione che stesse provando lei dopo quel discorso. La capivo perfettamente e l’avrei appoggiata al cento per cento in quella sua decisione.
-Ma quando lo hai deciso? E gli altri lo sanno?- continuò a porle domande Mandy, sicuramente meno d’accordo di me su quella scelta.
Ash scosse la testa, facendo di no. -Lo sa soltanto mio padre. Gli ho chiesto di tenere il segreto con tutti, persino con Anne. Non voglio saluti o addii, nulla del genere. Voglio tornare a casa e potarmi dietro un bel ricordo di questo posto, non voglio che l’ultima immagine sia un gruppo di persone in lacrime- spiegò brevemente.
-Quindi neanche Harry lo sa?- Ashley la fulminò con lo sguardo, buttandosi nuovamente indietro con la schiena.
-Presumo che questo sia un no- si rispose da sola Mandy, per poi grattarsi confusa la testa.
-Io ti appoggio, conta su di me per qualsiasi cosa- le dissi, porgendole una mano. Ash mi sorrise, stringendola forte.
-Grazie- mimò con le labbra, per poi abbracciarmi.
Spontaneamente posammo entrambe lo sguardo su di Mandy, aspettando una sua decisione. -Io penso che tu stia sbagliando a scappare così- disse, facendo rattristare Ash. -Ma sono tua amica e sarò sempre e comunque insieme a te- aggiunse, allungando anche lei una mano verso di noi.
-Grazie ragazze- disse Ash stringendo entrambe tra le sue braccia. -Grazie di tutto.-
Rimanemmo in quella posizione per una manciata di minuti, fino a quando io non sciolsi l’abbraccio. -D’accordo, adesso però preparati- dissi ad Ash, lanciandole il suo vestito. -È il tuo ultimo giorno ad Holmes Chapel, non vorrai andartene senza aver lasciato tutti senza fiato?-
 
Mandy
Entrai in chiesa e mi persi ad ammirare i bellissimi addobbi floreali. Non si trattava dei soliti colori smorti e senza vita, ma di una vera e propria esplosione di energia. Felicità, quei colori trasmettevano felicità.
Gli invitati vi erano quasi tutti, anche se non erano in tanti. Una semplice cerimonia fatta di pochi intimi aveva detto Anne, e così era.
In piedi, vicino all’altare, vidi il signor Jones parlare con Ashley. Lei mi guardò e io le feci un segno d’intesa, per poi tornare a guardarmi intorno. Aly stava seduta in prima fila, stretta all’ormai suo ufficiale fidanzato Liam. Accanto a loro Niall e Selene facevano i perfetti innamorati, perfettamente in sintonia col contesto. Alex si guardava intorno esattamente come me, forse pensando a come si stesse preparando Louis durante gli ultimi minuti. Era stato incaricato di portare Anne all’altare, non una cosa da poco. Inizialmente avrebbe dovuto farlo Harry, ma dato il ruolo da testimone avevano pensato a Louis come un perfetto sostituto dato il rapporto familiare che aveva con Anne. Una cosa davvero dolce a mio parere. All’appello dunque mancava soltanto Zayn.
Lo cercai in ogni angolo della chiesa, ma di lui nessun segno di vita. Magari non sarebbe venuto? Impossibile, aveva confermato la sua presenza ad Ash qualche giorno prima. Ma allora perché non era ancora lì?
Stanca di aspettare pensai di uscire fuori qualche minuto per prendere una boccata d’aria. Non ero la sola, altri invitati avevano avuto la mia stessa idea, tra cui lui. Stava poggiato al tronco di un albero, intento rigirarsi tra le mani la sigaretta accesa. Inspirò un po’ di fumo per poi buttarlo fuori. In quel momento alzò lo sguardo nella mia direzione e mi vide. Incrociai così per la prima volta il suo sguardo, sentendo un calore salirmi su per il corpo per poi arrivare al culmine e mostrarsi nel sorriso raggiante che gli rivolsi.
-Ehi- disse vedendomi avvicinare a lui.
-Ciao Zayn- risposi al saluto, mentre lui spegneva la sigaretta a terra e si puliva le mani.
-Sei… bellissima- disse, indicando il mio abito.
-Grazie, anche tu stai bene- risposi, abbassando il viso imbarazzata.
-Senti io- dicemmo all’unisono, scoppiando così a ridere come due bambini.
-Prima tu- gli feci segno di parlare, mentre mi appoggiavo accanto a lui contro il tronco.
-Mi dispiace non aver risposto alle tue chiamate ieri, ma avevo bisogno di pensare- disse, giocando a calpestare qualche filo d’erba.
-Tranquillo, non importa- gli dissi. -Lo immaginavo- mi voltai verso di lui, sfiorandogli la mano. -Ho lasciato Chase, sai?- gli dissi poi, di punto in bianco senza nessun discorso di preparazione. Dritta e coincisa.
-Lo so, Liam me lo ha detto. Per questo avevo bisogno di pensare- rispose, intrecciando le sua dita tra le mie.
-E lo hai fatto?- gli domandai, mordendomi il labbro pensierosa.
-Si- disse convinto, staccandosi dall’albero e fermandosi davanti a me. Mi cinse i fianchi e mi attirò a sé. Poggiai le mani sul suo petto, sentendo il suo respiro sulla mia pelle.
-E allora?- gli domandai, continuando a torturami il labbro inferiore.
-Sai, in America ci sono dei college davvero interessanti e i miei sarebbero disposti a lasciarmene frequentare uno il prossimo anno, dopo il diploma.- Mi persi nei suoi occhi brillanti, mentre un sorriso enorme mi si apriva in faccia, facendomi quasi scoppiare dalla felicità.
-Dici sul serio?- gli domandai, buttandogli le braccia al collo.
-Liam ha già trovato qualche alternativa valida per entrambi- rispose, annuendo felice.
Senza pensarci due volte fiondai le mie labbra sulle sue, baciandolo appassionatamente sotto gli occhi degli altri invitati.
-Vacci piano, voglio arrivare intero negli Stati Uniti- mi disse in chiave ironica, accarezzandomi una guancia per poi darmi un altro bacio, questa volta più dolce.
-Ti amo Mandy- mi sussurrò ad un orecchio, facendomi rabbrividire non soltanto a causa della sua voce bassa e roca, ma anche per le parole.
-T-ti am-mo anc-ch’io- balbettai, emozionata e incredula.
Un colpo di clacson ci fece trasalire. Voltammo gli occhi in quella direzione e vidimo l’auto della sposa arrivare di fronte alla chiesa.
-Sarà meglio entrare- disse Zayn, prendendomi per mano e trascinandomi all’interno prima che Anne facesse il suo meraviglioso ingresso.
Sotto gli occhi dei nostri amici ci andammo a sedere accanto a loro, aspettando in silenzio la marcia nuziale e l’inizio della cerimonia.
Alzai lo sguardo e sorpresi Zayn a guardarmi. Mi baciò teneramente il naso, per stringermi ancora più forte la mano. Forse quella relazione sarebbe stata impossibile o assurda, ma io ci credevo e per la prima volta in vita mia ero intenzionata a rischiare, a giocarmi il tutto per tutto per i miei sentimenti.
 
Selene
Il matrimonio era stato fantastico. Una cerimonia intima, ma da favola. La signora Styles, da oggi Jones, era meravigliosa nel suo abito da sposa e tutti erano così felici che anche io, pur non essendo una romanticona, mi emozionai allo scambio degli anelli. Però, nonostante tutta quella felicità, c’era qualcosa che mi turbava.
Non volevo origliare, lo giuro. Avevo lasciato le ragazze da sole in camera, ma poi mi ero ricordata di dover prendere la borsa e allora ero tornata indietro, ma mai e poi mai avrei potuto immaginare di sentire ciò che le mie orecchie avevano ascoltato.
Ashley stava per tornare in America e nessuno di noi ne sapeva niente. Né io, né Harry, né nessun altro. Cosa dovevo fare? Parlare con qualcuno? Tentare di convincerla a restare? Sarebbe stato tutto inutile, a meno che… A meno che non lo avessi detto a lui.
Nonostante tutti i loro trascorsi sapevo che quel cespuglio scompigliato di Styles potesse essere l’unico a convincerla a restare, l’unico capace di farle cambiare idea. Ma dovevo fare in fretta, altrimenti sarebbe stato troppo tardi.
-Amore, stai bene? Non hai toccato cibo- mi fece notare Niall, allungando l’occhio sul mio piatto di non so cosa.
-Scusa biondo, devo fare una cosa urgente.- Gli stampai un bacio sulle labbra e mi alzai in direzione del tavolo dove Ashley e Harry erano seduti con altri parenti venuti da chissà dove. Di Ash però neanche l’ombra. Forse era davvero troppo tardi. Afferrai Harry per un braccio e, senza dirgli niente, lo trascinai lontano, dietro una colonna del ristorante.
-Ma sei impazzita per caso?- mi urlò contro, massaggiandosi il braccio.
-Sta zitto e ascoltami cespuglio, abbiamo poco tempo- gli dissi, pregando di averne di più.
-Che succede Selene? Mi stai spaventando- disse, prendendomi finalmente seriamente.
-Si tratta di Ashley- dissi, ottenendo la sua totale attenzione. -Ha intenzione di tornare a Los Angeles- gli spiegai, cercando di essere breve e coincisa. -Adesso- aggiunsi dopo aver dimenticato quel piccolo particolare.
-Adesso? Che vuol dire adesso?- mi domandò, voltandosi verso la sala forse per cercarla.
-Adesso, ora, in questo momento. Vuoi un disegnino per caso?- sbottai, impazientita dalla sua sconfinata stupidità. -Prenderà il volo con Aly e Mandy, nessuno ha detto niente però. Loro due hanno salutato tutti come se niente fosse prima di andare a cambiarsi. Neanche Liam o Zayn lo sanno.-
Harry scattò sull’attenti, correndo verso il tavolo dove erano tutti seduti. -Dove sono Alison e Mandy?- domandò col fiato corto.
-Sono andate via, hanno detto che sono dispiaciute per non averti salutato ma si era fatto tardi- disse Liam, con voce malinconia.
-No Payne tu non hai capito un cazzo, Ashley è andata via con loro!- urlò, portandosi le mani tra i capelli e tirandoseli forte, quasi a staccarli.
-Cosa? Dici sul serio?- domandò Louis, sbarrando gli occhi.
-Le ho sentite parlare questa mattina, voleva partire di nascosto da tutti noi- spiegai la situazione, mentre guardavo gli altri cercare di calmare Harry.
-Amico cosa aspetti? Prendi le chiavi della macchina, abbiamo un treno da fermare!- Niall prese la sua giacca e, insieme agli altri, trascinò Harry fuori dal locale.
-Ce la faranno?- mi domandò Alex, arricciandosi una ciocca di capelli biondi tra le dita.
-Lo spero, lo spero tanto.-
 
Ashley
Il treno diretto per Londra è in partenza dal binario 4.Sospirai, afferrando le mie cose e alzandomi per andare a prendere il treno che mi avrebbe portato a Londra, da dove avrei successivamente preso un aereo per tornare negli States.
-Che fate, non venite?- Mi voltai in direzione di Alison e Mandy, ancora sedute.
-Arriviamo- biascicò Aly, facendo segno a Mandy di alzarsi anche lei.
-Ragazze, so che non è facile ma vedrete che col tempo migliorerà- tentai di rassicurarle, perché potevo immaginare quanto male stessero per dover lasciare lì Liam e Zayn.
-Se lo dici tu- commentò Mandy, abbozzando un sorriso e prendendo la sua borsa.
-Dai, andiamo- fece infine Alison, spingendo tutte e due verso il treno.
Prendemmo posto nella prima cuccetta che trovammo libera. Sistemammo le nostre cose e ci sedemmo comode aspettando la partenza che sarebbe stata a minuti.
-Hai preso tutto?- mi chiese Aly, curiosando tra le valigie che avevo con me.
-Penso di sì, e poi anche se ho dimenticato qualcosa mio padre penserà a spedirmela- le risposi, poggiando la testa contro il vetro e guardando il movimento della stazione.
Gente che andava, gente che veniva. Addii e riavvicinamenti si intrecciavano vicino a quei binari. Potevi vedere la gioia di chi riabbracciava una persona cara e, a qualche metro di distanza, la tristezza di chi doveva salutare qualcuno.
-Le partenze fanno schifo- commentò Mandy, leggendomi nella mente.
-Adesso non pensiamoci, un lungo viaggio ci aspetta- dissi, mettendo fine a qualsiasi discorso che potesse esserci e lasciando spazio al silenzio.
Imitai le mie amiche e presi l’ipod, facendo partire la riproduzione casuale e abbandonandomi alla musica fino all’atterraggio all’aeroporto di Los Angeles.
 
Harry
Non era vero, tutto ciò che Selene aveva detto non poteva essere vero. Lei non stava partendo, non mi stava lasciando così sul serio. Non senza prima aver chiarito e sistemato le cose tra di noi. L’indifferenza, il fingere di non provare più nulla per lei era stato tutto inutile. Io la amavo e questa cosa non mi sarebbe mai passata.
-Puoi andare più veloce?- chiesi a Louis, scalciando per l’impazienza.
-Sto già superando ogni limite previsto, non mettermi pressione Harry- mi rispose, pigiando comunque l’acceleratore.
-Ragazzi, siamo arrivati- ci fece notare Niall, indicando la curva che precedeva la stazione. Louis girò, entrando nel parcheggio. Senza neanche farlo parcheggiare sfrecciai giù dalla macchina, iniziando a correre verso l’ingresso.
Urtai un’infinità di gente, feci cadere badagli e ricevetti tantissimi insulti per come mi stavo comportando. Ma non mi importava di niente, avevo soltanto una fottuta voglia di fermare quel treno in partenza, far scendere la mia Ashley e prometterle amore eterno.
Guardai i tabelloni all’ingresso dove stavano segnati gli orari dei treni, ma non riuscii a trovare quello per Londra.
-Dannazione- dissi, stringendo i denti. Mi avviai di corsa verso la biglietteria, sorpassando anche quelle poche persone che stavano facendo la fila.
-Il treno per Londra a che ora parte?- domandai, spingendo via il signore che stava parlando col bigliettaio.
-Ehi ragazzo, te l’hanno insegnata l’educazione?- mi urlò contro questo, afferrandomi per il colletto della camicia per spingermi dietro.
-La prego, è davvero urgente- lo supplicai di darmi qualche secondo. -Il treno per Londra quando parte?- domandai ancora, col poco fiato che mi rimaneva nei polmoni.
-Mi dispiace ragazzo, ma quel treno è partito dieci minuti fa.- Ebbi la risposta e fui subito spinto dietro dai passeggeri infuriati. Non ebbi neanche il tempo di assimilare ciò che mi era appena stato detto.
Mi passai una mano sul viso, andandomi a sedere sulla prima sedia libera che trovai. Era andata, lei era andata via per sempre.
-Harry, allora? Dov’è il treno?- chiese Zayn, seguito dagli altri in corsa. Si guardarono intorno, cercandolo quasi con la mia stessa disperazione.
-Non c’è, non c’è nessun treno- dissi, alzando il viso ormai con gli occhi gonfi. -Siamo arrivati troppo tardi, è già andata via.-
 

here i am:
che dire? non vi ho fatto aspettare poi così tanto per quest'ultimo capitolo, no?
so che ormai siete in poche a leggere ancora, ma io la storia la concludo comunque eh!
ah, a proposito. questo è l'ultimo capitolo, il prossimo sarà l'epilogo :)
cosa vi aspettate? fatemi sapere le vostre opinioni :)
io spero davvero di riuscire a scriverlo nel giro di questa settimana, anche perchè poi molto probabilmente non ci sarò e mancherò per circa un mese e.e
vi lascio con un banner di una ff scritta  quattro mani con una mia amica, spero che passarete a leggerla visto che è già stata scritta tutta e quindi non ci saranno ritardi con gli aggiornamenti LOL



 

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Capitolo 24
*** epilogo. ***




 

epilogo.


Adrenalina, tensione, eccitazione, coraggio, paura: questi e tanti altri sono i fattori che entrano in gioco quando sei a un passo dal realizzare il tuo sogno.
Il giorno tanto atteso era finalmente arrivato. I Cyclones stavano per esibirsi al campionato nazionale di cheerleading e avrebbero vinto, ne ero certa. Mi ero informata sulla concorrenza e, nonostante qualche altro avversario fosse veramente valido, ero certa che noi avremmo sconfitto chiunque. Ci allenavamo per quell’evento da anni ed eravamo pronti più che mai.
Attorno a me ognuno si preparava a quel momento a modo proprio: c’era chi continuava col riscaldamento, chi pregava, chi ascoltava musica e chi invece camminava avanti e indietro pur di non stare fermo. Poi c’ero io che, seduta a terra in un angolo, espiravo ed inspiravo profondamente cercando di focalizzare davanti a me l’obiettivo: la vittoria.
Avevo rinunciato a tante cose per arrivare libera e senza pensieri all’esibizione, non avrei lasciato che niente e nessuno mi ostacolasse a questo punto. Avrei vinto per soddisfazione personale, per la gioia della mia squadra, per non deludere mio padre e soprattutto per rendere fiera di me mia madre. Istintivamente alzai gli occhi verso l’alto e, anche se incontrai il bianco soffitto e non uno splendido cielo azzurro, sapevo che lei da lassù mi stava guardando e proteggendo, come un angelo custode veglia sul proprio protetto.
-Ti voglio bene mamma- sussurrai, lanciando un piccolo bacio verso quella direzione.
-Sei qui, ti abbiamo cercato ovunque!- Abbassai lo sguardo che cadde su due minigonne uguali alle mie.
-Beh, allora mi avete trovato- dissi, sorridendo alle mie due migliori amiche. Mandy mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi da terra, mentre Alison si rifaceva la coda per la millesima volta.
-Finirai per staccarti tutti i capelli facendo così- la riproverai, schiaffeggiandole una mano per farla smettere. -Una cheerleader pelata non è mai uno bello spettacolo.- Lei sbuffò, iniziando a rigirarsi la punta della coda tra le dita.
-Non cambierà mai, ad ogni esibizione dovrà sempre fare così- la prese in giro Mandy, spintonandola leggermente.
-Qualcuno ha forse bisogno di una distrazione?- Alison si voltò di scatto, così come Mandy. Io mi misi in mezzo a loro per vedere se era davvero chi noi pensassimo.
-Liam?- domandò la bionda, tra lo spaesato e il sorpreso. Lui le sorrise, allargando le braccia pronto a prenderla al volo. Aly si catapultò da lui, saltando dalla gioia.
-Posso avere anche io un abbraccio?- Mandy staccò sull’attenti quando vide Zayn comparire dietro le spalle di Payne.
-O santo cielo- urlò dalla gioia, correndo da lui.
-Forse anche il capitano ha bisogno di un abbraccio?- Sorrisi, vedendo comparire a loro volta Niall, Selene, Alex e Louis. C’erano tutti, o quasi.
-Cosa ci fate qui?- chiesi, non riuscendo a trattenere la gioia nel mio tono di voce. Strinsi tutti quanti uno alla volta, chiedendomi come avessero fatto a venire.
-Liam non faceva altro che parlare di Alison, Zayn si lamentava di quanto Mandy gli mancasse e così abbiamo deciso di venire- rispose Niall, sorridendo calorosamente mentre metteva un braccio attorno alle spalle di Selene.
-Ci siete proprio tutti- esclamò Aly, realizzando dopo ciò che aveva detto. ‘Mi dispiace’ mi mimò con le labbra perché fosse aveva notato il mio radicale cambio di umore. Già, perché per quanto non mi pentissi di quello che avevo fatto Harry mi mancava terribilmente. Me ne ero resa conto un poco alla volta, col passare dei giorni. Quando a casa mi svegliavo e mi voltato trovavo il vuoto anziché il suo letto e non si limitava a ciò. Il vuoto lo sentivo dentro di me. Ma ormai era troppo tardi, era impossibile tornare indietro e ricominciare da capo.
-Mi dispiace tanto Ash.- Mi voltai, guardando la mano di Alex poggiata sulla mia spalla.
-Non capisco di cosa tu stia parlando- le mentii, portandomi una mano dietro al collo, spostando la coda di cavallo da un lato.
-Andiamo, non fingere con me. Quando siamo arrivati la delusione di non vederlo ti si è letta in faccia- mi rimproverò con fare materno, spingendomi di nuovo nell’angolo per poter parlare lontano da tutti.
-Come sta?- le domandai allora, buttando giù la maschera.
-Come sempre- mi rispose, sospirando. -Non gli abbiamo chiesto di venire, ma ha preferito rimanere a casa. Ha detto che così sarebbe stato meno male.- Annuii, affiancandomi al tendone che separava il dietro dal tappeto delle esibizioni. Persi lo sguardo tra la folla davanti a me che guardava con ammirazione il gruppo che si stava esibendo in quel momento.
-Sono felice che voi siate venuti. Pensavo che non avreste più voluto parlarmi dopo la mia fuga da Holmes Chapel.- Mi voltai verso la bionda, abbozzando un sorriso che Alex ricambiò senza alcun indugio.
-Vieni qui cheerleader- mi chiamò a sé, stringendomi in un abbraccio. Mi erano mancati i miei amici, mi erano mancati da morire.
-Cyclones in circolo, tocca a noi!- La coach Benson fischiò così forte da rischiare di frantumare i timpani a tutti i presenti.
-Devo andare- dissi, sciogliendo l’abbraccio e avvicinandomi alla mia squadra.
-Ehi ragazze!- un coro richiamò me, Alison e Mandy. Ci voltammo, mentre gli altri si stringevano davanti a noi. -In bocca al lupo!-
-Crepi- sussurrammo tutte e tre, stringendoci le mani a vicenda e preparandoci ad affrontare l’evento più importante della nostra vita.
-Jones, due parole?- la coach mi spronò a parlare. Annuii, schiarendomi la voce per poi prendere posto al centro del cerchio, con la mia squadra attorno.
-Da anni aspettiamo questo momento. Abbiamo sudato, lavorato, dato l’anima per vincere questa competizione e così sarà. Sta sera noi usciremo da questa palestra vincitori, perché è ciò che siamo. Credo in me stessa, ma soprattutto credo in voi e nella nostra squadra. Perciò Cyclones usciamo là fuori e mostriamo a tutti di che stoffa siamo fatti.- Allungai il pugno, aspettando che gli altri si aggiungessero a me in quella sorta di rito pre-gara. Alison, Amanda e poi tutti gli altri si avvicinarono a me, unendo le loro mani.
-Uno- sussurrai.
-Due- mi rispose Aly.
-Tre- concluse Mandy.
-Cyclones!- urlarono gli altri insieme a noi.
E mentre la musica della coreografia partiva, facendo esaltare gli spettatori, il mio cuore ne pulsava una tutta sua. -Adesso o mai più, Ashley- ripetei a me stessa, dandomi la spinta per afferrare il mio sogno.
 
-Sicura di non voler venire al party?- Guardai Alison, scuotendo la testa quasi impercettibilmente.
-Ho bisogno di riposarmi, sono esausta, magari vi raggiungo dopo.-
Così me ne ero andata via. Avevo lasciato l’edificio dove si erano tenute le gare, ero salita sulla mia auto e corsa verso casa.
Avevamo vinto, ci eravamo classificati primi, tutto era finalmente finito. Il sogno si era realizzato, ma non era così bello come credevo. Avevo sempre immaginato di alzare il trofeo col viso sorridente, gli occhi lucidi per la gioia e il cuore a mille per l’emozione, ma invece non era stato così. Subito dopo mi ero sentita vuota, persa, stanca. Come se avessi sbagliato tutto e la mia vera vittoria sarebbe dovuta essere un’altra.
Non fraintendetemi, avevo raggiunto un traguardo importante, per il quale avevo lottato tanto e per questo ero fiera di me, ma sentivo che qualcosa non andasse.
Per la prima volta pensai di aver preso la decisione sbagliata. Avevo rinunciato a tutto per quel titolo nazionale, ma purtroppo soltanto adesso che lo avevo ottenuto ero riuscita a capire quale fosse la mia vera esigenza.
Mi rigirai il telefono tra le mani ancora una volta prima di decidere a chiamarlo. Squillò una, due, tre volte, fino a quando non si attivò la suoneria telefonica. Ma cosa credevo? Che lui sarebbe stato pronto ad ascoltarmi quando io lo avevo respinto senza neanche dargli il tempo di spiegarsi? Sospirai, mentre il segnale acustico suonava. Arrivati a quel punto valeva la pena rischiare, no?
-Ciao Harry, sono io… Ash- iniziai, con voce tremante e titubante. -Ecco, io volevo soltanto sapere come stavi, tutto qui.- Deglutii, rimanendo a corto di saliva. -Quando senti questo messaggio richiamami, ciao.- Riagganciai, lasciandomi andare ad un sospiro profondo.
Misi il borsone in spalla e scesi dall’auto. Il cielo era ormai scuro e si riusciva a intravedere qualche stella nonostante le forti luci della città. Cercai le chiavi in uno dei taschini, perdendo tempo fuori dal portone di casa. In quel momento il mio telefono suonò. Lo presi pensando di vedere il nome di Aly o Mandy sullo schermo, quando invece si trattava del suo.
Risposi, ma non mi diede il tempo di dire nulla. -Hai idea di quanto io sia stato male per te? Di quanto io abbia sofferto nei giorni in cui non hai voluto rivolgermi parola? Non c’è stato un secondo in cui io non abbia sentito la tua mancanza, in cui il respiro non mi sia mancato a causa tua.- Fece una pausa, nella quale non riuscii a dire niente. Ero come pietrificata, non riuscivo a fare nulla se non singhiozzare. -Pensavo di essere importante per te, pensavo che la nostra storia lo fosse, ma magari mi sbagliavo…-
-No!- urlai, bloccandolo. -No- ripetei più piano. -Mi dispiace per quello che è successo, ho sbagliato e me ne rendo conto soltanto ora.- Feci scivolare il borsone dalla mia spalla, lasciandolo cadere a terra. -Ho commesso tanti errori in vita mia Harry, ma se c’è una cosa di cui non mi pento è essermi innamorata di te- trovai il coraggio di ammettere. -Se solo ci fosse un modo per tornare indietro io sarei disposta a fare qualsiasi cosa per rimettere a posto le cose tra di noi.-
-Beh, magari esiste… Voltati.- Boccheggiai per qualche secondo, per poi fare come da lui dettomi. Lentamente mi girai, dando le spalle al portone di casa e guardando la strada davanti a me. Poi, dopo una serie di tentativi, lo vidi poggiato ad un muretto poco distante da me. All’apparenza poteva essere un ragazzo come tanti, ma non era affatto così. Era lui, era il mio Harry.
-Quando Louis mi ha detto che sarebbero venuti a trovarti ho pensato lasciala perdere Harry, dimenticala- continuò a parlare, scollandosi dal muretto e incamminandosi verso di me.
-E poi cosa è successo?- gli chiesi con voce tremante, muovendomi a piccoli passi verso di lui.
-Ho capito che era tutto inutile. Neanche un miracolo riuscirebbe a farmi dimenticare di te.- Eravamo così vicini che adesso riuscivo anche a vedere il sorriso comparire sul suo viso. -Ashley Jones sei la ragazza più complicata, lunatica, confusa e strana che io abbia mai conosciuto in vita mia- continuò a parlare alla cornetta. Poi mise giù, quando si trovava ad un metro da me. -Ma sei stata anche l’unica capace di farmi innamorare e questo non posso ignorarlo.-
Misi giù il telefono a mia volta, annullando quell’ormai misera distanza tra di noi avvicinandomi a lui. -Potrai mai perdonarmi?- gli domandai, cercando la sua mano.
-L’ho già fatto- rispose immediatamente, intrecciando le sue dita con le mie. Mi attirò a sé, baciandomi come non faceva da troppo tempo. Un uragano di emozioni mi travolse in quel momento, facendomi sentire viva come mai ero stata.
-Ciao bellezza- mi disse con voce bassa e roca ad un soffio dalle mie labbra.
-Ciao a te- gli risposi, sorridendo per ribaciarlo un istante dopo.
Quella notte, sotto le stelle di un cielo chiaro e sereno, non solo avevo ritrovato l’amore della mia vita, ma avevo anche conquistato la mia vittoria più grande, l’unica per cui valesse veramente la pena rischiare qualcosa.




here i am:
so che avevo promesso di postare l'epilogo in tempi più brevi, ma non ci sono proprio riuscita.
in realtà la prima parte l'avevo scritta settimane fa, solo che poi sono successe delle cose che mi hanno portato lontano dal pc (o almeno lontano da word).
non starò qui ad annoiarvi con le mie crisi amorose, tranquille. non ve lo meritate cwc
mettere fine ad una storia non è mai una bella cosa, ma questa volta sono davvero felice di farlo. questa ff mi ha dato tanto da fare e non mi piace neanche molto come è uscita, però spero che almeno voi abbiate apprezzato i miei sforzi C:
ogni volta che termino qualcosa mi viene detto 'non smettere di scrivere'. state tranquille, non è mia intenzione farlo (;
ho già un'idea in mente e, anche se ci vorrà un bel po' di tempo prima che io posti qualcosa, sappiate che non sparirò dal circolo di efp uù
intanto, se avete voglia di una storia leggere sotto vi lascio il banner dell'ultima cosa che ho pubblicato. mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate :)
grazie per il supporto, love u
fede x



 

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