Turning page di Fiorels (/viewuser.php?uid=78393)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I was broken ***
Capitolo 2: *** for a long time ***
Capitolo 3: *** but it's over ***
Capitolo 4: *** now. ***
Capitolo 5: *** Who I've been for who you are ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** I was broken ***
TP - cap 3
Ok,
salve! Beh dire che siamo emozionate è poco XD. Siamo
decisamente sull'orlo di una crisi di panico ahahahah. Sapete quella
sensazione di ansia mista ad eccitazione che si ha quando state per
postare una nuova storia? Beh ecco, è esattamente
ciò che abbiamo noi, elevato all'ennesima potenza.
La verità è che per noi scrivere questa storia
è stata un'esperienza stupenda. Abbiamo pensato alla trama
circa un mese fa ma poi, come al solito, abbiamo finito per ridurci a
scriverla interamente durante l'arco della settimana scorsa ahah.
Credevamo che sarebbe stato difficile farlo e invece...invece
è stato meraviglioso *-*. E con meraviglioso non diciamo che
non sia stato anche stancante e faticoso, perché lo
è stato ovviamente, ma ne è decisamente valsa la
pena. Questi Rob e Kris sono diversi da quelli di 'Qui
dove batte il cuore'; sono più grandi e fanno
tanti, tanti errori. Ve lo diciamo sin da subito xD. Ma non potrete non
essere totalmente ed incondizionatamente conquistati dal loro amore.
La storia è stata scritta come regalo per il compleanno
della nostra amica Leti che infatti l'ha già letta tutta (ma
non cercate di corromperla, è incorruttibile u.u),
esattamente come l'anno scorso fu per 'Never
say never', motivo per cui cogliamo ancora una volta
l'occasione per farle un milione di auguri di BUON COMPLEANNO!! Leti ti
vogliamo bene e speriamo che tu ti sia divertita ieri durante la tua
festicciola privata con il makako (ebbene sì, ieri
è anche il compleanno del makako ahbubauhbabhau che culo eh?
u.u)
Ok, ora vi lasciamo alla storia
e...
Buona lettura *-*
Mi raccomando lasciateci una bella recensione per sapere che ne
pensate!!
Un mega bacio
Cloe&Fio
Suggerimento
musicale (da
ascoltare, preferibilmente 'on repeat' lol)
Capitolo 1
I was broken
-
- POV Kristen
- È
un’ora che ho in mano quella
collanina. È da un’ora che la sto fissando senza
muovere un muscolo. Sento solo
la mascella serrarsi ad ogni nuovo dubbio che mangia ogni mia forza di
volontà.
Non so perché continuo a fissarla e a stringerla; forse
spero ingenuamente che
possa darmi la forza di fare quello che sto per fare, o forse spero che
possa
fermarmi. Svegliarmi.
- Vorrei
stringerla e sentirla pungere
nelle mie mani. Vorrei sentire dolore per destarmi da questo incubo e
tornare a
vivere la mia vita com’era prima. Normale.
- Guardo i
particolari della stanza. La
sua chitarra in un angolo, un paio di calzini sul letto, il suo i-pod
sul
comodino.
- Non so ancora
come farò a non averlo
accanto, non so come potrò abituarmi a non vedere il suo
sorriso quando
assaggia una mia nuova ricetta e la trova buona o a non avere un suo
bacio
prima di dormire o la sua dolce carezza sulla schiena nuda, al mattino,
quando
ancora sono tra veglia e sonno.
- Solo pensarci mi
fa stare male.
- Non posso
pensarci ora, non posso
affrontare tutto contemporaneamente. La sola cosa che so è
che devo farlo. Non
so come, ma devo. Perché lo amo, così tanto da
non poterlo costringere a
vivermi accanto e soffrire. Perché soffrirà, lo
so. Più di quanto potrà
soffrire adesso.
- Vorrei tornare a
due anni fa quando,
di questo periodo, eravamo a Londra in giro tra concerti e pub quasi
malfamati,
del genere che amo tanto. E ricordo le sue mani nella mie tasche, le
mie tra i
suoi capelli, le sue braccia attorno alla mia vita mentre assecondava i
miei
movimenti lenti al ritmo di quelle canzoni che avevano segnato anche un
po’ la
nostra storia. Quante volte avevo pianto quando le intonava alla
chitarra nella
penombra delle mille camere di albergo che abbiamo vissuto insieme?
Vorrei
tornare all’anno scorso quando abbiamo passato il
Ringraziamento dai miei nonni
a Denver perché so che ama quella città.
- Quest’anno
nessuno dei due avrà nulla
di cui ringraziare, ma col tempo, forse, capirà.
- Per
l’ennesima volta mi chiedo se sto
facendo la cosa giusta, ancora una volta cerco di convincermi che non
è
necessario, che in fondo andrà tutto bene e posso essere
egoista e tenerlo
accanto a me per sempre. Poi quel briciolo di sanità mentale
che da una
settimana combatte con i miei interessi e con la paura di restare sola
mi
ricorda che lo amo.
- Rinuncio
a quello che sono stata per quello che sei.
Continuo a ripetere a me stessa convincendomi di stare facendo la cosa
giusta…
- C’è
sempre chi sta peggio di te…
cerco di farmi forza ma non aiuta. Al momento mi sento morire e non so
se ci
sia qualcosa di peggiore del sapere che il tuo cuore sta morendo.
- E qui iniziano i
dannati se.
- Se solo non
avessi accettato quella
parte…
- Se solo non
fossi andata in quel
posto…
- Se solo non mi
fossi avvicinata tanto…
- Se quella
mattina avessi detto di no…
- Se solo non
fossi caduta…
- Se…
se… se…
- Tanti se inutili
perché i se vivono nella
fantasia. La realtà è
un’altra e sebbene cerchi di evitarla da più di
una settimana so che non posso
farlo più e andare avanti peggiorerà solo le cose.
- Col tempo,
forse, imparerò a guarire e
andare avanti.
- Ma col
tempo non vale ora.
Niente vale
ora, niente ha senso ora se non la lacrima che non posso fermare
perché non
riesco a pensare di poter stare meglio in futuro mentre mi sento morire
adesso.
- Come
farò a stare senza di lui? Come
potrò farne a meno? Cosa sarò… senza
di lui?
- Stringo la
collanina e… piango. Non
riesco ad evitarlo. Ho bloccato quelle fottute lacrime per ogni fottuto
secondo
che ho passato con lui nell’ultima settimana. Ogni dannato
attimo in cui ho
dovuto negare, mentire e semplicemente dire che ero solo stanca ma che
andava
tutto bene. La verità è che negli ultimi otto
giorni mi sono chiusa in bagno
tante di quelle volte da aver perso il conto.
- Ora che sono
vicina a quello che cerco
di evitare da giorni, non riesco a bloccarle e
non riesco a nascondermi.
- Chino il viso
nelle mani e scoppio a
piangere, sempre più forte, lasciando sfogare tutto quello
che non è uscito dal
mio corpo fino ad allora, ma non è abbastanza. Non lo
sarà mai perché quando
sento la sua voce preoccupata sulla porta, ho solo voglia di morire.
- “Kristen…”
- Va
via, Rob. Va via. Lasciami. Ti prego, lasciami.
- Piango
più forte; non ho idea di cosa
gli dirò né di come gli spiegherò
quelle lacrime.
- In un attimo
è ai miei piedi, in
ginocchio davanti a me, e cerca di alzarmi il viso.
- “Kristen,
che succede?”
- Non riesco a
rispondergli, non riesco
a dirgli una sola parola. Non riesco a guardarlo in faccia.
- “Amore,
ti prego, mi spaventi così?
Che diamine è successo?”
- Se solo fosse
facile rispondere a
quella domanda senza farsi del male.
- “Kristen…”
mi accarezza una guancia e
asciuga le mie lacrime. “Che è successo,
piccola?”
- È
tutto davvero troppo per me. Stringo
la sua mano sul mio viso un secondo solo prima di prendere un respiro e
scostarla
via in malo modo.
- Il mio corpo
segue i comandi del mio
cervello; recitare è il mio lavoro ed è il
momento di entrare in scena ma una
piccola parte del mio cuore spera che lui non creda a una sola parola
di quello
che sto per dire.
- “Kristen…”
- “Rob…”
- Fisso il
pavimento, stringo le labbra,
le sento quasi sanguinare. Bruciano.
- “Voglio
rompere…”
- Non posso
credere di aver appena detto
quelle parole e dalla sua espressione, che intravedo con la coda
dell’occhio,
non ci crede nemmeno lui.
- Grazie
a Dio.
- No,
non va affatto bene.
- “Cosa?”
- Chino di nuovo
il viso, faccio
scrocchiare le dita delle mani, prendo tempo per trovare un qualsiasi
modo che
mi faccia risultare seria e convincente.
- “Non…
non funziona più, Rob…”
- Spero che
l’ultima orrenda settimana
sia per lui la prova delle mie parole. So che ha notato qualcosa di
strano, so
che mi ha vista quando sono tornata a casa con gli occhi gonfi quella
sera, so
che si è reso conto che non facciamo l’amore da
allora.
- “Cosa?”
- Non riesco a
decifrare il tono della
sua voce. Non so se crede che stia scherzando o se non ha ancora
elaborato le
mie parole.
- “Mi
dispiace…” è tutto quello che mi
ritrovo a sussurrare.
- “Kristen,
scusa, fammi capire.”
- Si avvicina e mi
prende le mani
riuscendo a farmi sentire una merda più di quanto non mi
senta già.
- Stringo i pugni
ma non riesco a tirare
via le mani dalle sue; voglio godermi quel contatto finché
mi sarà possibile, finché
non gli dirò davvero qualcosa, qualsiasi cosa che lo
convincerà ad andare via
da quella casa e lasciarmi sola. Deve succedere e devo essere io a
farlo
accadere.
- “Andiamo,
Rob. Non dirmi che non ti
sei reso conto che le cose non vanno più
bene…”
- Lui mi fissa,
ignaro. “Sì che me ne
sono reso conto. Non ti fai quasi più toccare da una
settimana…”
- “Infatti.”
- “Infatti
cosa?”
- Già,
infatti cosa? Che cazzo gli dico
ora? Perché non mi sono preparata un cazzo di discorso?
Perché non ho
programmato questa cosa come faccio per ogni altra? Perché
una parte di me
spera ancora che si possa risolvere tutto?
- “Rob…
ti prego…”
- Cerco di
svincolare le mie mani dalle
sue ma lui non me lo per mette. Mi stringe i polsi, ma con delicatezza.
- “No,
Kristen. Niente Rob ti prego.
È una settimana che eviti
le mie domande, sei evasiva, sei intoccabile. Scatti per nulla e io non
ho idea
di cosa posso aver fatto per farti reagire così.”
- “Niente,
Rob. Non hai fatto niente. Tu
non fai mai niente. Sei l’uomo perfetto. Nessuno
può competere con te. Va
bene?”
- “Che
cazzo c’entra questo adesso?”
- “Questo
cosa?” affronto il suo sguardo
prendendo forza dalla rabbia che provo dentro, forzandomi di riversarla
su di
lui per aiutare me stessa.
- “Con
chi dovrei competere?”
- “Cosa?”
- “Devo
preoccuparmi di competere con
qualcuno?”
- “Ma
che stai dicendo?”
- “Di
cosa stai parlando Kristen? Di chi
stai parlando?”
- “Rob,
non sto parlando di nessuno. Di
chi dovrei parlare?”
- “Non
lo so, dimmelo tu.”
- “Non
so che dirti.”
- “Non
sei più come prima da quando sei
tornata dall’Africa… Sei diversa.”
- “L’Africa
ti cambia, Rob. Ho visto
delle cose lì che…”
- “Non
parlo di quello che hai visto. Me
l’hai raccontato. Ti ho ascoltata, ti ho capita e mi
dispiace. Parlo delle
persone…”
- “Non
ti seguo.”
- “E’
forse successo qualcosa mentre
eravate lì?”
- “Come…?”
- “Ti
sto chiedendo se è successo
qualcosa mentre giravate in Africa.”
- “No,
tu non mi stai chiedendo se è
successo qualcosa lì. Mi stai chiedendo se è
successo qualcosa tra me e James
mentre eravamo lì.”
- Lui china il
viso e per un secondo non
mi sento una merda. Per quel secondo in cui dubita di me sento quasi di
stare
facendo la cosa giusta per ragioni diverse da quelle di cui ho cercato
di
convincermi finora.
- Magari
sarebbe finita in ogni caso. Ma non
riesco a crederlo.
- “Bè,
è così?”
- “Non
posso credere che tu mi stia
davvero chiedendo una cosa del genere…” dico
disgustata.
- “Non
posso credere che tu ci metta
tanto a rispondere.”
- “Perché
è una cosa di cui non dovresti
nemmeno dubitare!”
- “E
infatti non ho avuto il minimo
dubbio fino a cinque minuti fa!”
- “Ma
per favore! Mi hai sempre dato il
tormento con la tua gelosia verso di lui!”
- “Forse
perché si fondava su qualcosa!”
- “E su
cosa esattamente? Le tue
paranoie?”
- “Sul
tempo che avete passato insieme!”
- “Per
girare un film!”
- “E i
messaggi e gli inviti a cena.”
- “E’
un amico, Rob!”
- “Gli
amici non guardano qualcuno
così!”
- “Così
come?! Ma che cazzo stai
dicendo?”
- “Kristen,
perché non rispondi
semplicemente alla domanda che ti ho fatto?”
- “CHE
DOMANDA?” urlo esasperata.
- Mi rendo conto
solo ora di quanto il
tono delle nostre voci sia completamente alterato e fuori controllo e
di come
sia spontaneo per me urlare un assurdo e surreale Sì
quando mi chiede per l’ennesima volta se è
successo qualcosa con
lui.
- Lo guardo,
esterrefatta e scioccata
più di lui per quello che mi è uscito di bocca;
deve essere proprio la mia
espressione sorpresa a spegnergli gli occhi mentre inizia a guardarmi così, come se non mi
conoscesse più.
- Ed è
la mia unica possibilità; aggrapparmi
all’unica cosa che lo farà andare via senza indugi.
- “Sono
andata a letto con lui…” dico
chinando il viso e sentendomi quasi meglio perché, in un
certo senso, il peggio
è passato. È
il futuro che mi preoccupa mentre
pronuncio le parole che mai avrei creduto
di potergli dire in nessuna circostanza.
- “Ti ho
tradito, Robert.”
- So quanta
importanza ha dire quella
esatta parola.
- ‘Tradire
nel vero senso della parola. Tradire per sesso e non per amore.
È una cosa che
non perdonerei mai.’
- E mentre
richiamo alla memoria i mille
dibattiti che abbiamo avuto sull’argomento, in passato, non
posso non trovare
ironico che sia stato lui stesso ad aprirsi la via di fuga dalla
trappola del
nostro rapporto, da cui devo liberarlo.
- Alzo lo sguardo,
il suo capo è chino.
- E tutto va
proprio come avevo
immaginato; in poco, pochissimo tempo, resto sola. Sola con le mie
lacrime, con
i miei pensieri, con i miei ricordi.
- Sola con
quell’amore che doveva essere
la nostra svolta.
- Sola senza
sapere di non esserlo
davvero.
-
-
- 7
ANNI DOPO
-
-
- Non sapevo
perché ero andata a
ripescare quella collanina dal fondo del cassetto della scrivania.
Davvero un
perfetto cliché, pensai mentre cercavo di giustificarmi in
qualche modo.
- Lo
pensi. Ogni giorno.
- Ti
manca. Ogni secondo.
- Lo
ami. Ancora.
- Dopo sette anni
ancora non ero
riuscita ad accettare la mia vita senza di lui. Abituarmi
sì, ma vivere senza
pensarlo era stato e continuava ad essere impossibile.
- Certo,
trasferirmi a Vancouver forse
non era stata una grandissima idea ma vivere a Los Angeles era
diventato insopportabile
per me e non riuscivo a considerare casa nessun altro posto se non
quello che
era stato l’inizio di tutto.
- Continuavo ad
aggrapparmi ai ricordi e
a vivere ancorata al passato. Nonostante non dovesse esserci niente a
cui
aggrapparmi, nonostante avessi realizzato che quel tanto amato destino
che
avevo sempre creduto avesse avuto un ruolo tra di noi, in
realtà non esisteva.
Non avrebbe ostacolato tutto per molto tempo, altrimenti.
- Non avrebbe
dovuto fare in modo che mi
dimenticasse così facilmente.
- Prima che
potessi evitarlo i ricordi
furono più veloci di me e si susseguirono nella mente
disconnessi, senza senso,
diacronici.
- E ripensai alle
mie lacrime, alle sue
parole affilate come lame pronte ad affondare nel cuore, alle
silenziose telefonate
a notte fonda. Solo per sentire il suo respiro e la sua voce ancora una
volta.
Solo perché non volevo lasciarlo andare.
- Ripensai ai suoi
occhi delusi, ai miei
tentativi di chiamarlo e dirgli la verità, di rimangiarmi
tutto. Falliti.
- Ripensai alle
visite, al dolore dei
miei genitori, alle bugie. Alla tristezza, alla gioia, al baratro che
mi aveva
divorato lentamente.
- E ripensai alla
sorpresa, alla
felicità, al sollievo. Alle chiamate fatte a vuoto
perché aveva cambiato numero
di cellulare, ovviamente. Finché non aveva ottenuto
finalmente un nuovo numero
da cui, tuttavia, non arrivò la risposta che speravo.
- “Si
è sistemato. Ti ha dimenticata, Kristen. Lascialo in
pace.”
- Ma non avevo
creduto a Nick, non avevo
voluto credergli… e invece avrei fatto bene a farlo ed
evitarmi il dolore di
sentire quella voce femminile al telefono.
- Quello era stata
l’ultimo contatto che
avevo cercato di avere con lui e dopo tanto tempo ero ancora con quella
catenina tra le mani cercando di accettare la vita senza lui, imparare
a
sentire la sua mancanza. Avrei già dovuto sapere a
quest’ora cosa vuol dire…
- E’
questa la vita senza te…
- Una vita vuota,
niente di lui è
rimasto se non una collanina e…
- “Mammaaaaa?”
- Mi asciugai
velocemente una lacrima
prima che mia figlia entrasse in stanza e mi vedesse piangere.
- Troppo tardi.
Haley era già piombata
accanto a me e chinava il viso per scrutare il mio.
- “Mamma,
piangi?”
- “No!
No, no. Mi è solo entrata una
cosa nell’occhio.” Le sorrisi e le carezzai i
capelli biondi e il viso pieno di
suoi lineamenti.
- Come potevo
dimenticarlo quando avevo
con me una parte di lui che non poteva essergli più simile?
- “Okay…”
disse lei incerta, carezzando
a sua volta il mio viso. “Però dobbiamo andare o
perdiamo l’aereo. Il taxi è
fuori.”
- Sospirai con
enorme evidenza. “Amore,
sei sicura di volerlo fare?” le chiesi per quella che doveva
essere la
centesima volta.
- Avevo
abbandonato la recitazione per
ovvi motivi e avevo colto l’occasione per impegnarmi nel
campo della produzione
e della sceneggiatura ma per me era stato diverso. Tutta la mia
famiglia
lavorava nel campo, starne lontana sarebbe stato impossibile.
- Okay, forse non
era completamente
diverso dal momento in cui la famiglia di Haley ero io ma avevo sempre
sperato
che lei si distaccasse da quel mondo. E invece ora mi trovavo a dover
prendere
un aereo per Los Angeles e portarla a un provino di cui si era
autonomamente
informata navigando su internet.
- Rimpiansi
maledettamente le bambole.
- Eppure sapevo
che la mia bambina era
troppo intelligente per essere sprecata. I miei genitori mi avevano
lasciato
provare, avevano permesso che prendessi al volo ogni
opportunità e non sarei
stata io a legare le ali a mia figlia.
- “Sì,
mamma. Ne abbiamo già parlato.
Non ricominciare” disse con un tono troppo adulto per i suoi
sette anni. “E poi
ancora non ho capito perché non vuoi…”
aggiunse decisamente più triste.
- “Hey”
le alzai il viso con una mano.
“Non è vero che non voglio.”
- “Davvero?
A me sembra il contrario.”
- “Io
voglio solo che tu sia felice,
okay? Se vuoi farlo, lo farai.”
- Il suo visino si
aprì in un sorriso
prima incerto poi sempre più sincero.
- “Ecco,
prendi questa.” Le misi la
collanina tra le mani.
- “Cos’è?”
- “Un
regalo che mi hanno fatto tanto
tempo fa. Ora lo regalo a te. Vedi, questa specie di otto è
il simbolo dell’infinito,
ma è anche un portafortuna.”
- Mi
ascoltò attenta e annuì decisa
ridandomi la collanina e voltandosi in modo da poterla legare al suo
piccolo
collo. Infine si girò e mi allacciò le braccia al
collo stringendo forte.
“Grazie, mamma.”
- E mi pianse il
cuore pensando a quanto
in un momento del genere avrei voluto Rob con me, a quanto lo avrei
voluto con
lei.
- Lui avrebbe
saputo affrontare tutto
meglio di me, tutto.
- “Andiamo,
su” dissi infine prendendole
la mano per poi uscire di casa.
- Il tassista ci
venne incontro sul
piccolo vialetto che conduceva all’entrata della modesta
casetta che avevo
comprato anni fa e prese le nostre valigie.
- Entrammo in taxi
e Haley strinse la
mia mano e poggiò il capo sul mio braccio.
- “Sei
nervosa?” le sussurrai lasciandole
un bacio tra i capelli profumati.
- Lei scosse il
capo. “No, se ci sei tu,
no.”
- “Bene.”
Sorrisi. “All’aeroporto,
grazie.”
-
- Da quanto tempo
non mettevo piede
all’aeroporto di Los Angeles? Non lo ricordavo nemmeno
più. Uno dei motivi,
quello fondamentale in realtà, per cui avevo deciso di
lasciare LA erano i
ricordi. E per quanto assurdo fosse, anche quel posto ne era stracolmo.
Quanti
aerei presi nel cuore della notte per volare a Londra o a New York,
quanti
abbracci e baci consumati nella gioia di rivedersi dopo settimane,
quanti
tentativi di evadere dal mondo per restare soli.
- Stare in quel
posto mi faceva male più
di quanto avessi immaginato e non potevo nemmeno pensare a quello che
mi
aspettava fuori.
- Nemmeno vedere
mia madre riuscì a
calmarmi totalmente. Haley le corse incontro e si fiondò tra
le sue braccia
felice di riabbracciare la nonna, nonostante ci fossimo viste pochi
giorni
prima in occasione del Ringraziamento. Ma immaginai che era diverso.
Doveva
esserlo, stare lì, no?
- Svolgevo il mio
lavoro quasi sempre da
casa, scrivevo molto e avevo volutamente tagliato ogni ponte con Los
Angeles.
Non sapevo se Haley sapesse cosa aveva davvero voluto dire per me
tornare in
quella città ma non potevo lasciare che mi sconfiggesse
ancora prima di aver messo
piede fuori dall’aeroporto. Dovevo farlo, per mia figlia.
- Salutai mia
madre con un abbraccio e
lei accennò un tacito ‘tutto
bene?’
con lo sguardo.
- Annuii prendendo
per mano Haley che
saltellava impaziente.
- Uscimmo
dall’aeroporto ed entrammo in
macchina come persone normali. Di quello potevo dire di essere
estremamente
sollevata.
- Dal momento in
cui avevo lasciato Rob
e mi ero ritirata dalla recitazione per vivere nell’ombra
dello schermo tutto
era scemato attorno a noi.
- Non avevo
più ricevuto minacce di
morte, non accettavo lavori, non uscivo molto, non avevo più
occasione di fare
niente e ciò aveva contribuito a far calare tutta
l’attenzione nei miei
confronti. Non potevo dire esattamente lo stesso di Rob. Se i media mi
avevano
lasciato in pace quasi subito, a lui avevano dato la caccia anche a
Londra dove
era tornato pochi giorni dopo la mia confessione. Era spesso
fotografato per
strada o mentre entrava in casa, e dopo un paio di mesi non era
più solo ma
ripreso con ragazze diverse; ogni ragazza, ogni foto, era una pugnalata
al
cuore così che avevo smesso di interessarmi. Evitavo ogni
tipo di giornale o
notiziario. Dovevo davvero voltare pagina e dovevo farlo soprattutto
per
portare a termine la gravidanza.
- Che sciocca ero
stata a credere di
poter tornare da lui da un giorno all’altro. Avevo immaginato
che avrebbe
potuto perdonarmi, che avrebbe capito, che mi avrebbe detto che quelle
ragazze
non significavano nulla per lui perché sapevo che era
così. Non potevano
significare nulla.
- Ma era troppo
tardi. Le ragazze erano
sparite e avevano lasciato spazio a una ragazza sola.
- Ero al settimo
mese di gravidanza
quando avevo scoperto che Nick aveva ragione. Era davvero andato
avanti, aveva
davvero trovato un’altra ragazza e io non ero nessuno per
tornare nella sua
vita e dirgli che aspettavo un figlio da lui senza nemmeno sapere se mi
avrebbe
creduta o no.
- “Kristen,
smettila.”
- La voce di mia
madre mi ridestò dai
miei pensieri.
- “Co…
cosa?”
- Mi
lanciò un’occhiata veloce per poi
tornare a fissare la strada. “Smettila di pensare a quello
che sono sicura tu
stia pensando.”
- “Non
so di che parli.”
- “Vallo
a dire a qualcuno che non sia
tua madre…”
- Abbassai il viso
e presi un respiro.
“Io… non…”
- “Hai
fatto una scelta, Kristen. E noi
l’abbiamo rispettata.”
- “Lo
so. Non sono pentita della scelta
che ho fatto. Ho sempre apprezzato il vostro appoggio ma…
Tornare qui fa uno
strano effetto…”
- “Più
dello stare a Vancouver?”
- Nessuno riusciva
davvero a capire come
avevo potuto lasciare una città piena di ricordi per vivere
in una che ne era
altrettanto piena; non riuscivo nemmeno a spiegarlo bene a parole.
- Annuii
distrattamente e mi voltai
dietro per avere sostegno dalla parlantina di Haley ma lei era china
sul suo
copione. Chiudeva gli occhi e ripeteva sottovoce.
- “Tesoro,
basta ora. Abbiamo provato le
battute migliaia di volte, le sai a memoria.”
- “Sì
ma se poi vado lì e le dimentico?”
- “Allora
improvvisa. Impara ad
improvvisare se vuoi davvero recitare.”
- “E
come si improvvisa?”
- Risposi senza
nemmeno pensare. “Ti
lasci andare a quello che senti in quel momento. Anche se dici cose che
non
sono nel copione, non fa nulla. Basta che le senti
davvero…”
- “Mmm…
sarà. Tu hai mai improvvisato
mami?”
- “Certo.
Tante volte.”
- “Anche
ai provini?”
- E fu come un
flash in piena notte. Il
ricordo di quel giorno mi piombò davanti come se fosse ieri.
Il momento in cui
avevo visto entrare quel ragazzo dai capelli assurdi, lo sguardo chino,
la voce
dolce e intimorita. Avevamo bevuto una coca-cola, eravamo rimasti soli,
avevamo
parlato un po’. Avevamo letto le battute, ci eravamo guardati
negli occhi ed
improvvisare il resto era venuto spontaneo. E per quanto assurdo fosse,
in quel
momento esatto avevo capito di avere incontrato il mio primo vero
amore.
L’amore della mia vita, o almeno della vita parallela in cui
a volte mi
rifugiavo tanto per farmi del male con i ricordi più dolci;
di quelli che fanno
piangere tanta è la malinconia che genera dalla loro
dolcezza.
- “Una
volta sola, a un provino” risposi
con un mezzo sorriso sul viso. Mi ripromisi di affrontare quella
giornata con
un sorriso, qualunque cosa avrei incontrato per strada.
- Così,
con un sorriso, entrai al
Charlie Hotel, ma stavolta era molto più amaro.
- Perché
ero stata così masochista da
aver prenotato proprio lì dovevo ancora capirlo. Ovviamente
mia madre si era
offerta di ospitarmi ma onestamente io ed Haley avevamo i nostri ritmi
e forse,
in fondo, volevo davvero tornare in quel posto.
- Se bisogna farsi
del male tanto vale
farlo con stile.
- Lanciai
un’occhiata al vialetto che
portava al giardino sul retro, ai divanetti alla reception,
all’ascensore in
cui eravamo rimasti bloccati una volta.
- E, prendendo
alla sprovvista me
stessa, sorrisi. Ci ripensavo con un sorriso e non potei esserne
più felice.
Anche quando entrammo nella suite pensavo che il cuore mi sarebbe
piombato in
corpo ma invece non fu così. Provai piuttosto malinconia
soprattutto perché era
molto cambiata rispetto alle sere che avevamo passato lì.
Quello che era
rimasto immutato era il terrazzo. Il nostro terrazzo, quello da cui
avevamo
guardato le stelle prima di separarci per un mese intero.
- ‘Staremo
sempre sotto lo stesso cielo. E quando sentirai la mia mancanza, guarda
la luna
e la guarderò anche io.’
- I ricordi di una
vita possono davvero
distruggere se non si ha nulla a cui aggrapparsi; ringraziai di avere
Haley che
con la sua allegria riusciva a tirarmi su, anche solo guardandola.
- Era esattamente
come suo padre:
intelligente, spigliata, divertente… e quanto parlava!
- Difatti quando
rientrai stava parlando
con il fattorino che aveva salito le nostre valigie.
- “Ma il
servizio in camera vale anche
per la colazione? Ho sempre voluto fare colazione a letto in uno di
questi
hotel di super lusso.”
- Mi avvicinai e
abbozzai un sorriso
sconcertato mentre le massaggiavo le spalle. “Domani avrai la
tua colazione,
tranquilla.” Sorrisi al ragazzo, congedandolo.
- “Davvero?
Ma non è che costa troppo?
Non voglio farti spendere troppo, mami.”
- Dimenticavo che,
al contrario di ogni
bambino normale, aveva questo acuto senso del risparmio e spesso dovevo
davvero
essere io a convincerla che potevo comprarle qualcosa che costava
molto, cosa
che, comunque, non accadeva spesso visto che, essendo stata educata da
me,
aveva amato da subito jeans, converse e magliette semplici.
- Ne ero
particolarmente fiera, in
effetti.
- “Non
preoccuparti, tesoro” la
rassicurai e lei riprese a saltellare per la stanza.
- “Possiamo
provare le battute ancora
una volta? Ti preeeego? Possiamo? Possiamoooo?”
- “Amore,
non credo che…”
- “Ho
paura di dimenticarle, mami. Devo
ricordarle alla perfezione!”
- Alzai gli occhi
al cielo perché, dio,
era esattamente come me. Per sempre insicura delle proprie
capacità e senza
alcuna giustificazione visto che sapeva le sue battute a memoria ed era
decisamente portata.
- Avevo subito
trovato alquanto curiosa
la trama del film che parlava, essenzialmente, di come un padre debba
prendersi
cura della figlia, accettarla e amarla dopo la morte della madre di
questa. Non
avevo potuto fare a meno di chiedermi se Haley vi si fosse imbattuta
per caso o
se avesse esplicitamente cercato cose del genere e non osavo chiederlo.
- Quando poi avevo
scoperto che la
regista era Catherine avevo trovato la cosa ancora più
curiosa e infine mi ero
lasciata abbandonare al pensiero che fosse un segno del destino che mi
spingeva
a dare a mia figlia quella possibilità. Glielo dovevo
infondo.
- Dopo aver
ripetuto la battute per
l’ennesima volta scendemmo in sala pranzo e mia madre non
mancò di farmi le
solite domande.
- “Allora,
novità?”
- Ma sapevo bene
che per lei novità
nascondeva in realtà la frase ‘Hai
conosciuto qualcuno?’
- “Mamma,
sono passati dieci giorni
dall’ultima volta che me l’hai chiesto.”
- “E
allora? Succedono tante cose in
dieci giorni.”
- “Non a
me. Ho lavorato molto…”
- “Che
mi dici di Stephan?”
- Quasi mi affogai
con l’acqua che stavo
bevendo. “Chi?”
- “Stephan.
Quel bell’uomo con cui ti
vedevi…”
- “…
due anni fa.” Terminai per lei per
poi sospirare, stanca. “Mamma, non ho bisogno di un
uomo…”
- Lei storse il
naso ma non poté davvero
controbattere oltre visto che era stato chiaro a tutti come fossi
lontana
dall’essere veramente felice con Stephan. Onestamente avevo
accettato di uscire
con lui proprio per non averli più nelle orecchie. E lui
era… perfetto.
Gentile, premuroso, piaceva ad Haley e, a dirla tutta, avevo davvero
bisogno di
fare del sesso. Non importava a chi pensassi mentre lo facevo. Avevo
bisogno di
stare bene e sentirmi amata, da qualcuno, da chiunque. In qualunque
modo.
- Così,
come ogni frivola storia che si
rispetti, è finita poco dopo il primo anno di vita, per la
mia incapacità di
dire ti amo.
- “E’
tutto inutile con te, Kristen. C’è ancora solo lui
per te, ci sarà sempre solo
lui per te.”
- Aveva chiesto il
trasferimento e non
lo avevo più visto da allora.
- Karma
2 - Kristen 0.
- Non
c’è due senza tre mi trovai a
pensare mentre mia madre ancora blaterava su non so quale tizio che
forse
avrebbe potuto piacermi. Onestamente trovavo i suoi tentativi di
accoppiarmi
con qualcuno decisamente invadenti ma sapevo che lo faceva solo per non
vedermi
da sola.
- Più
sostenevo di non aver bisogno di
un uomo più lei sosteneva il contrario.
- Le era proprio
difficile accettare il
concetto e diverse volte avevo pensato che in realtà lei
sapesse meglio di me
che per me non ci sarebbe mai stato un altro.
- Mai.
- Finalmente, al
dolce, lasciò cadere
l’argomento e si lasciò coinvolgere da Haley nel
racconto della trama del film finché
non giunse l’ora di andare.
- Il provino era
alle tre e, se
conoscevo Catherine, immaginavo che non ne saremmo usciti prima delle
sei
minimo.
- Mia madre ci
lasciò all’inizio di Hollywood
Boulevard, sarebbe stato una bel tratto di strada da fare a piedi fino
agli
studi ma era ancora presto e pensai che una camminata avrebbe fatto
bene a Haley,
ma soprattutto a me visto che, per qualche motivo, iniziavo ad
innervosirmi
sempre di più. Da una parte non vedevo l’ora di
lasciare quel posto, dall’altra
facevo di tutto per tornare in quei luoghi che potenzialmente mi
avrebbero
fatto stare male, molto male.
- Cercai di
rilassarmi mentre camminavo
con mia figlia mano nella mano e mi godevo la tranquillità
delle due e mezza
del pomeriggio, cosa alquanto insolita considerando che stavamo
camminando lungo
la Walk of Fame ma completamente rilassante, almeno finché
non ci trovammo
davanti il Grauman’s Chinese Theatre.
- Avevo deciso di
camminare proprio
perché, masochisticamente, volevo passare davanti quel
posto, volevo camminarci
sopra ancora una volta, dopo tanto tempo, ma non avevo immaginato
l’effetto che
potesse avere su di me.
- Ero immobile, a
fissare la grande
struttura cinese davanti i miei occhi mentre i ricordi vi scivolavano
in mezzo.
-
- “Cadrò,
sicuramente.”
- “Non
cadrai.”
- “Ti
dico che cadrò, Rob. Cado sempre in queste occasioni. E poi
questi cazzo di
tacchi…”
- “Non
metterli allora.”
- “Sai
che non posso non metterli. Fosse per me…”
- “Pensa
che tra cinque minuti sarai in un paio di vans nuove di
zecca.”
- “Non
vedo l’ora” mormorai nervosa facendo scrocchiare le
ossa. Lui prese le mie mani
tra le sue e le strinse.
- “Andrà
tutto bene…” sussurrò lasciandomi un
bacio tra i capelli e io chiusi gli occhi
abbandonandomi alle sue braccia, nella snervante attesa che chiamassero
i
nostri nomi.
- “D’accordo
ma… se cado tu prendimi, okay?”
- Strinse
le braccia attorno alla mia vita.
- “Certo
che ti prendo. Io ti prendo sempre.”
-
- “Mamma
ci sei anche tu qui!”
- Non mi ero
nemmeno resa conto che
Haley aveva lasciato la mia mano e si era avventurata tra le pietre
incastrate
nel pavimento. Come avesse fatto a scovarmi tra le centinaia di
impronte, poi,
era ancora un mistero.
- La raggiunsi,
titubante e quasi
impaurita, e quando fui accanto a lei guardai a terra e provai una
dolorosa
fitta al cuore quando le vidi. Le nostre firme, le nostre mani, i
nostri piedi.
Le nostre impronte che gravitavano le une verso le altre.
- ‘Da
oggi starai ufficialmente accanto a me per sempre. È scritto
nella pietra. Cosa
c’è di più indelebile?’
- Notizie
indesiderate, bugie, amore.
- Un mix letale
per mantenere intatta
una relazione.
- E pensare che
allora credevo davvero
che sarebbe stato per sempre.
- “Chi
sono questi accanto a te?”
- “Andiamo
Haley.”
- Le presi la mano
e, senza risponderle,
continuammo dritto davanti a noi, camminando sulle duemila stelle che
tracciavano tutta la Hollywood Boulevard fino a Vine Street.
- “Mamma,
mi compri un pacchetto di
gomme forti? Sai, per l’alito…”
- Non riuscii a
reprimere un sorriso
mentre scuotevo il capo e attraversavamo per raggiungere il chiosco che
Haley
aveva indicato, dall’altra parte della strada.
- Pagai le gomme e
proprio quando
stavamo per camminare di nuovo Haley mi bloccò.
- “Guarda,
mamma!” disse afferrando un
giornale appeso ai lati del chioschetto. “Questo non
è quello che ha fatto quei
film con te?”
- Notai di
sfuggita una foto di Rob in
prima pagina e annuii distratta ma presto il mio sguardo fu attratto
dall’enorme scritta che, stampata sulla sua faccia, diceva: PRESTO SPOSATI.
- Strappai la
rivista dalle mani di mia
figlia e osservai ogni minimo particolare di quella copertina. Una foto
di un
suo primo piano, non sapevo dire se recente o meno, occupava la maggior
parte
dello spazio ma il resto era costernato da piccoli riquadri di lui in
compagnia
di una ragazza bionda. La stessa ragazza che mi era capitato di vedere
quelle
poche volte in cui non ero riuscita ad evitare il gossip su di lui, la
stessa
che aveva sostituito tutte le altre che entravano in casa sua, la
stessa che mi
aveva risposto al telefono sette anni prima.
- Sette anni.
Sette anni insieme.
- Io e lui nemmeno
ci eravamo arrivati a
sette anni.
- Mi sentii
sprofondare mentre sfogliavo
il giornale e leggevo una frase qua e là.
- “…pare
che lui si sia proposto nella romantica città di Parigi
mentre…”
- “…le
nozze si terranno a Londra nella Chiesa di…”
- “…la
luna di miele prevede un romantico viaggio a…”
- Ogni frase era
un colpo al cuore, ogni
piccolo dettaglio di quel matrimonio mi faceva salire la nausea. Dettagli, su una cosa così
pura che non
andrebbe condivisa con il mondo intero.
- ‘Quando
ci sposeremo io e te, voglio che siamo solo noi e gli amici
più intimi
ovviamente. Voglio solo che stiamo tutti insieme. Voglio solo te.
Voglio
lasciare il mondo fuori.’
- E ora quella
stessa persona che voleva
lasciare il mondo fuori lo stava lasciando entrare come se nulla fosse.
Se io
potevo solo aver dato l’impressione di essere cambiata, lui
era cambiato
davvero e sentii una grande rabbia crescere dentro di me.
- Per quello che
c’era stato tra noi, per
come era finita, per come stava andando avanti così, senza
di me, mentre io non
riuscivo nemmeno a fare l’amore con qualcuno senza pensare a
lui.
- “Scusi,
non può leggere il giornale
senza comprarlo…” la voce annoiata del giornalaio
richiamò la mia attenzione e,
prima che potessi fermarmi, gli avevo messo in mano un dollaro e
cinquanta.
- “Perché
l’hai comprato, mamma?”
- “Cosa?”
- “Il
giornale. Tu non compri mai quelle
riviste. Dici sempre che dicono un sacco di bugie.”
- “E
infatti è così. Ma ogni tanto fa
bene leggere queste cose per rendersi conto di quello che si inventa la
gente.”
- “Però
è vero che si sposa, no?”
- “Sì.
Penso proprio di sì.”
- “Capisco.”
Rispose camminando
lentamente. “Allora, come mai vi siete lasciati?”
- “Chi?”
- “Tu e
quel ragazzo. Stavate insieme,
no?”
- Mi bloccai sul
posto e Haley si voltò
a guardarmi.
- “E tu
come fai a saperlo?”
- “L’ho
visto su internet. Ci sono un
sacco di foto di voi due insieme, mano nella mano e che vi
baciate.”
- “Oh…”
sussurrai perdendo fiato per
diversi secondi. “Devo proprio sequestrarti
quell’i-pad uno di questi giorni.
Non devi metterti a vedere queste cose, tesoro.”
- “Sì,
sì, okay. D’accordo. Ma perché vi
siete lasciati allora?”
- “Perché
non andavamo più tanto
d’accordo.”
- Era il massimo
che potevo dirle e,
avendole detto la stessa cosa quando mi aveva posto la stessa domanda
riguardo
a suo padre, non potei fare a meno di chiedermi se Haley sapesse
più di quanto
mi lasciasse intendere.
- “E
quanto tempo siete stati insieme?”
- Vaga,
Kristen. Resta vaga. Ed era assurdo
visto che, presto o tardi, avrebbe voluto davvero sapere chi era suo
padre.
- “Qualche
anno…”
- “Mamma,
posso farti una domanda?”
ribatté subito dopo e in quel momento trattenni il respiro
pensando che avesse
capito tutto.
- “Certo.”
Cercai di restare calma e la
osservai mentre stringeva e sfregava tra le dita la collanina ormai sua.
- “Questa
te l’ha regalata il mio papà?”
- Strinsi gli
occhi cercando di capire
quello che le passava per quella testolina, ma fu inutile.
“Sì, me l’ha
regalata lui.”
- Lei
annuì ancora e sperai vivamente
che non mi chiedesse di nuovo il nome di suo padre. Me lo aveva chiesto
una
sola volta, circa tre o quattro anni prima e le avevo risposto, con
titubanza,
che si chiamava Thomas. Questo, ovviamente, prima di scoprire che mia
figlia
cercava su Google notizie su me e i miei passati fidanzati.
- Se avesse
scoperto che quello era il
secondo nome di Robert non ci avrebbe messo nulla a collegare le cose.
- Ma,
d’altronde, non sarebbe stata poi
una grande tragedia. Le probabilità che incontrasse Robert
in un futuro
prossimo erano alquanto remote. Avrei dovuto iniziare a preoccuparmi
quando
sarebbe stata grande abbastanza da prendere un aereo e volare magari a
Londra
per presentarsi alla casa di un presunto padre, per lo più
sposato, che non
sapeva della sua esistenza e la cui colpa, secondo le mie parole, era
solo
quella di vivere molto lontano.
- Era tutto un
gran casino. Prima o poi
avrei dovuto raccontarle la verità, tutta la
verità. Tutta quella verità che
non avevo raccontato nemmeno a lui.
- Prima o poi
l’avrei fatto; prima o
poi, forse prima di morire, avrei dovuto prendere il telefono e
raccontarla
anche a lui.
- Per il momento
ringraziai solo di
essere arrivate davanti gli studi così da non darle tempo di
esplorare la
faccenda.
- Haley sembrava
abbastanza calma ma
vedevo dagli occhi lucidi che era eccitata solo all’idea di
stare per sostenere
un provino. Entrammo e mi strinse forte la mano. Ricambiai e lei
ricambiò
ancora. Era un po’ un nostro strano modo di comunicare; far
capire all’altra
che siamo lì.
- Mi sentii quasi
disorientata
camminando tra i diversi set e non sapendo dove andare. Infine
chiedemmo
informazioni e fummo indirizzate verso un corridoio da cui si
intravedeva una
fila medio-lunga di bambine tutte pressoché con le stesse
caratteristiche e
tutte estremamente agitate.
- “Lei
è…?”
- Una ragazza,
probabilmente assistente
di Catherine o addetta al casting, mi apparve accanto in un secondo.
- “Kristen
Stewart” risposi
scioccamente.
- “Mmm…
Abbiamo una Haley Stewart in
lista…” mugugnò controllando un paio di
volte.
- “Sì,
sì. Sono io! Kristen Stewart è
mia mamma!”
- Perfetto, mia
figlia presentava me.
- “Perfetto,
piccola. Aspettate qui
finché non chiamano.”
- “Okay”
rispose mia figlia
tranquillissima mentre io, per qualche motivo, avevo bisogno di un
bicchiere
d’acqua e avevo anche un gran voglia di rivedere Catherine.
- Ritorno alle
origini in pieno stile.
- “Amore,
la mamma va a cercare la
regista un attimo. Va bene se aspetti qui?”
- Haley si
guardò intorno e notò che
molti dei bambini non erano esattamente attaccati ai genitori per cui,
immaginai, si fece coraggio.
- “Sì,
okay. Aspetto qui ma torna
subito.”
- “Sicuro.”
- Le baciai una
guancia e andai in cerca
di Catherine.
- Chiesi
informazioni di nuovo e mi
dissero che era in riunione ma potevo aspettarla fuori.
- E
così feci. Mi sedetti sulla panca di
legno e aspettai sperando che non ci mettesse molto. Lanciai
un’occhiata alla
borsa che, per essere pronta ad ogni evenienza, ero costretta a portare
con me
da quando avevo una figlia, e intravidi la rivista galeotta.
- Ero quasi
riuscita a rimuoverla dalla
mia mente fino a quel momento. Ancora non riuscivo a credere che si
stava
davvero per sposare. Era come se la notizia non mi riguardasse, e in
effetti
avrebbe dovuto essere così ma per quanto cercassi di
convincermi che potevano
essere solo stronzate sapevo che tali dettagli non potevano essere
inventati; e
c’era un solo modo per scoprire quanto di tutto quello fosse
vero.
- Afferrai la
rivista ma restò
impigliata nel manico della borsa che cadde rovesciando per terra il
contenuto.
Raccolsi il portafogli, l’agenda, l’i-pod, il
cellulare, le chiavi e lasciai la
rivista a terra, in attesa di essere raccolta e, finalmente, letta.
- Ma qualcuno mi
aveva preceduta. Una
mano mi tendeva la rivista e, alzando il capo, feci scattare i capelli
all’indietro rivelando il mio viso mentre iniziavo a
mormorare un grazie che mi
morì in gola appena lo
vidi.
- Robert.
- Era proprio
lì, davanti i miei occhi.
Le nostre espressioni erano uno lo specchio dell’altra,
esattamente come tanti
anni fa.
- Non era cambiato
di una virgola. Si
portava semplicemente più grande ma gli anni che avevamo
passato senza vederci
erano nascosti dal sottile strato di barba che avevo sempre adorato su
di lui,
i capelli arruffati e sconvolti quasi come la prima volta in cui lo
avevo
visto, la bocca perfetta e gli occhi…
- Quegli occhi
stupendi mi fissavano
sorpresi, sconvolti. Pieni di qualsiasi sentimento possibile.
- Non sapevo da quanto tempo
eravamo
immobili in quella posizione; non riuscivo ancora a realizzare che
fosse
davvero a un passo da me e che le nostre dita quasi si sfioravano.
Iniziai
quasi a pensare di stare sognando quando vidi le sue labbra muoversi,
impercettibilmente. E la sua voce, immutata dagli anni,
pronunciò di nuovo il
mio nome.
La
FF è composta da cinque capitoli. L'aggiornamento
sarà ogni cinque giorni per cui coprirà,
più o meno, tutto il mese di Dicembre.
'Ogni
battito del mio cuore' verrà postata domani, dopo
di che con quella torniamo a Gennaio.
(Non ci uccidete e abbiate pietà visto che è
Natale anche per noi e vi lasciamo questa da godervi u.u).
Salvo imprevisti, aggiorneremo comunque le nostre FF singole ;)
Se vi va potete trovarci alla nostra pagina
Facebook, insieme a un gruppo infinito di sclerate come noi
u.u Non esitate ad aggiungerci :) Ci fa sempre piacere conoscere i
nostri lettori per chiarire dubbi, spoilerare o anche solo per parlare.
Fateci sapere che ne pensate visto che stiamo tremando come due foglie
dall'emozione *____*
Un bacio enorme! ♥
Cloe&Fio
Ah, Cloe... Aspetto la tua recensione u.u Bahahahahaha
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** for a long time ***
TP - cap 3
Girls,
dire che le vostre 63 (!!) recensioni al primo capitolo sono state
inaspettate e sconvolgenti è assolutamente riduttivo. Non
pensavamo che la storia potesse avere una simile partenza col botto
e...beh, vi ringraziamo dal profondo dei nostri cuoricini *-----*
Purtroppo non possiamo rispondere a molte delle domande che avete posto
o vi daremmo degli spoiler troppo evidenti ahahah u__u. Spesso siamo
volutamente un pò criptiche perchè ogni cosa deve
essere rivelata al momento giusto ;)
Una cosa però ci tenevamo a precisarla. Quando Kris lascia
Rob non sa di essere incinta, quindi quello non è il motivo.
(Il vero motivo è una di quelle cose che scoprirete a
momento debito u.u). E poi, come detto, quando cerca di riavvicinarsi a
Rob e dirgli della gravidanza vede che lui è sereno e felice
con un'altra e quindi.., quindi rinuncia. Atteggiamento criticabile ma
cercate di capire Kris, soprattutto perchè aveva i suoi
buoni motivi u.u ve lo garantiamo :)...(sempre tutto scoperto a tempo
debito u.u)
Detto questo.... vi lasciamo al capitolo 2, sperando che la storia
continui ad intrigarvi. Pronte per un salto nella mente di Rob?? ;)
Ci si risente fra cinque giorni,
Cloe&Fio
PS: Anche qui abbiamo un piccolo suggerimento
musicale
Capitolo 2
for a long time
-
- POV Robert
- “Kristen..”
- E per quelli che
dovevano essere i successivi 30 secondi non ebbi la forza di dire
altro. Trenta
secondi, trenta minuti, trent’anni..
- A quel punto non
capivo più neppure la differenza. Era come se il tempo si
fosse cristallizzato
ruotando intorno al viso della donna che mi stava davanti e lo scorrere
avesse
perso ogni tipo di logica o senso.
- Il viso di una
donna
che un tempo avrei detto di conoscere bene, forse più di me
stesso.
- Teneva i capelli
sciolti sulle spalle, lunghi e lisci come li aveva sempre portati e
sembrava..sembrava sempre la stessa. Anche se erano passati..
- Sette anni.
- Sette anni?
- Erano davvero
passati
sette anni da quando l’avevo vista l’ultima volta
faccia a faccia?
- Il primo,
impulsivo,
irrazionale istinto fu quello di sorriderle. Era l’istinto
che la ricollegava a
tutti i bei ricordi, ai momenti felici, ai baci, alle pause sul set, al
suo
profumo, al mio cuore che batteva per lei.
- Inutile dire che
quell’istinto si spense nell’istante in cui i miei
occhi si spostarono nei
suoi. Spalancati, impauriti della mia reazione, verdi e freddi. Gli
stessi
occhi con cui lo aveva massacrato, il mio cuore.
- “E tu
che ci fai qui?”
- Le parole mi
uscirono
naturali, così come naturale fu il fare un piccolo ma rapido
passo indietro e
lasciare cadere la rivista nel palmo della sua mano aperta. Non
l’avrei
sfiorata. No, non avevo alcuna intenzione di farlo.
- Nonostante
facesse
male i miei occhi non riuscivano a smettere di fissarla e di catturare
ogni
singolo gesto o reazione. Si passò la lingua veloce sulle
labbra, le guance le
si tinsero di rosa, le palpebre sbatterono decine di volte, il respiro
divenne
affrettato..
- E io non
smettevo di
fissarla.
- Perché
non smettevo di
fissarla?
- E
perché lei non
smetteva di fare altrettanto?
- Perché
il mio cervello
continuava a registrare i suoi piccoli, impercettibili movimenti come
se non
fosse passato neppure un giorno dall’ultima volta che ne era
stato a contatto?
- Qualcuno rise
con
forza poco distante e mi aggrappai a quel suono per sfuggire a
qualunque cosa
fosse quello strano momento. Distolsi lo sguardo, e mi fece male. Ma
non tanto
quanto me ne aveva fatto vedere lei.
- “Io..”
aggrottò le
sopraciglia. Sembrava quasi che le parole le mancassero totalmente. Si
guardò
nervosamente attorno e mi parve un animale in gabbia.
- Completamente
terrorizzata.
- E non era poi
così
assurdo che si comportasse a quel modo. Negli ultimi anni era
completamente
scomparsa. Insomma, lavorava e, nell’ambiente
cinematografico, era molto
conosciuta ma viveva a Vancouver e raramente partecipava ad eventi
mondani. Ciò
che sapevo era che passava la maggior parte del tempo a scrivere e..con
sua
figlia.
- Deglutii,
cercando di
schiarire la mente.
- Lei aveva la sua
vita,
io avevo la mia vita e il passato era esattamente quello. Passato.
- “Voglio
dire è..”
- E’
bello rivederti?
- Dopo quello che
era
successo non sembrava affatto la frase più appropriata da
dire e neppure la più
sincera.
- “Sì
è..” anche lei
trascinò la frase e capii che, se non fossi intervenuto io,
saremmo rimasti lì
tutto il santo giorno.
- “Lavori
alla
produzione del film?”
- Mentre dicevo
quelle
parole sentii le viscere contorcersi. Non avrei mai accettato neppure
di
presentarmi a quel provino se avessi saputo che lei..
- D’altra
parte, però,
il pensiero di lavorare ancora con Kris non mi fece scattare
quell’angoscia che
mi ero immaginato avrei provato. Il che era assurdo.
- Avrei dovuto
mettermi
a correre il più lontano possibile da lì. Anzi,
avrei dovuto scattare non
appena i miei occhi si erano posati nei suoi e, invece, ero ancora
lì come un
grande idiota..
- “No”
abbozzò un
piccolo sorriso che non sembrava affatto sincero “In
realtà non so se sai che
ho una figlia..e..lei, insomma non è che sia eccitata dalla
cosa ma si è appassionata
alla recitazione e quando l’ho detto a Catherine, lei..una
cosa tira l’altra
e..uhm.. Nemmeno io sapevo che tu fossi coinvolto o..”
- “Sì,
beh..uhm..Catherine
ha detto che ero perfetto e ha insistito per mesi,
così..”
- Se quello era un
qualche tentativo della nostra vecchia ‘amica’ di
farci tornare a lavorare
insieme, io..
- “Se lo
avessi
saputo..”
- Cosa?
- Non si sarebbe
presentata?
- Il ricordo di
ciò che
era stato fra noi, dell’umiliazione, del dolore era ancora
troppo vivido?
- Sì..
- Per me, almeno,
lo era
di certo.
- “Beh
io..devo
sai..vado a rivedere la scena che dobbiamo..”
- “Certo,
certo” annuì
veloce “Ci vediamo allora”
- Scappò
via così veloce
che non ebbi il tempo di salutarla. Non che la mia mente avesse la
capacità
residua di farlo o..
- Sentii
l’impellente
necessità di rimanere da solo anche solo per un paio di
minuti. Infilai il
copione in tasca e più velocemente possibile mi misi a
correre verso il bagno.
Era vuoto e non persi tempo ad infilarmi in uno dei cubicoli.
- Cercai di
respirare e
di trovare la coerenza, il senso..in tutto ciò che era
appena successo. Ma un
senso non ce l’aveva. In quegli anni mi ero così
tanto convinto che lei fosse
fuori dalla mia vita per sempre, che non
l’avrei mai più rivista, che ora..ora mi sembrava
di vivere un sogno.
- Un incubo.
- Un sogno..
- No, un incubo.
Un
incubo.
- Eppure, mentre
chiudevo gli occhi e appoggiavo la fronte al muro, tutto ciò
a cui pensavo non
mi procurava orrore. Per niente.
- Gli anni erano
stati
davvero gentili con lei:si era trasformata da una bella ragazza a una
donna..spettacolare. I contorni del suo volto erano più
definiti, gli zigomi
sembravano più alti ed eleganti, la bocca più
piena. Emanava un fascino sottile
anche mentre mi guardava spaurita ed imbarazzata.
- E
un’ondata di rabbia
montò in me, bianca, ribollente, quasi traboccante, prima
che riuscissi ad
arginarla. Quella forza improvvisa mi aveva colto di sorpresa. Erano
anni che
mi sforzavo di seppellire le mie emozioni e di controllare il mio
carattere, il
dolore e l’odio, e l’assurdo am..
- No,
l’assurdo affetto che una
parte di me ancora
provava per lei.
- Avevo
decisamente
bisogno di calmarmi e c’era una sola persona che era in grado
di farlo quando
mi sentivo perso come, nel corso degli ultimi anni, ero stato spesso.
- La linea
squillò per
così tanto tempo che quasi temetti che non avrebbe risposto.
- No, avevo
bisogno di
parlare.
- Ti prego, ti
prego, ti prego..
- “Pronto?”
- “Era
lì. Sono venuto
al provino e lei era lì. Non l’ho riconosciuta
subito ma quando le è caduta la
rivista e io mi sono chinata a raccoglierla e lei si è
alzata e..” mi passai
una mano fra i capelli. Le parole mi uscivano sconclusionate ma non
riuscivo a
dar loro un senso logico neppure sforzandomi. “Ed era sempre
la stessa
ma..diversa. Più grande e più..più
bella.”
- Sentii Tom
sospirare.
“Rob ti ha dato di volta il cervello? Ok che non la vedi da
un po’ di tempo ma
non credo che tutti questi cambiamenti siano possibili in
sette..”
- “E
invece sì! Mi si è
bloccato il respiro non appena l’ho vista ed eravamo
così vicini che potevo sentire
il suo respiro sulla faccia e..”
- “Beh,
che c’è?” Tom
sembrava quasi divertito “L’hai baciata?”
- “Cosa?”
esclamai
- Ma si era bevuto
il cervello?
- “No,
no che non l’ho
baciata! Ero sorpreso e scioccato!”
- “Beh,
ma è stata una
bella sorpresa no?”
- Fissai allibito
la
porta davanti a me.
- “Tom
ma sei scemo?”
- “Rob,
è la tua
fidanzata, vi sposate fra meno di un mese…sei scemo tu? Ok
ti ha fatto una
sorpresa ed è venuta a darti supporto al provino e so che
quando ami qualcuno
anche sette giorni lontani sembrano anni e sei felice ma..ma non
esagerare ok?”
borbottò lui “Oltretutto stavo mangiando e mi hai
fatto andare di traverso il
panino. Ah ho anche iniziato a scrivere il mio discorso da
testimone..ahah ti
dico solo che ci sarà da ridere.”
- Mi morsi il
labbro,
alzai gli occhi al cielo, e presi un lungo sospiro. Aveva frainteso
tutto.
Ovvio, non mi ero spiegato, non..
- “Tom
non ho visto
Shelby al provino. Lei è ancora a New York”
- “E
allora chi hai
visto?”
- “Kristen”
mormorai “Ho
visto Kristen”
- Mi
bastò il silenzio
seguito dal suono di vetro infranto che avvertii dall’altra
parte per capire
che Tom, in quel momento, doveva
avere un’espressione molto simile alla mia di pochi minuti
prima.
- “Kristen?”
- “Già..”
- “Stewart?
La nostra
Kristen?”
- Avrei tanto
voluto
dirgli che non era quella Kristen
ma..
- “Sì..”
- La nostra
Kristen..
- “Cazzo”
disse solo
“Cazzo”
- “Sì,
beh..” mi bloccai
quando sentii l’avviso di un'altra chiamata in arrivo.
“Aspetta in linea un
secondo”
- Quando aprii
l’altra
conversazione sentii una voce famigliare tanto quella di Tom salutarmi.
- “Amore!”
- Per un attimo
sussultai al tono allegro, gioviale e felice di Shelby ma subito mi
ripresi.
Dopotutto era una delle qualità che più amavo in
lei. Era sempre stata così,
solare e vivace, fin dal primo giorno in cui l’avevo
conosciuta sul set, sette
anni prima. Io che dovevo interpretare Jeff Buckley e..e non mi era
stato
affatto difficile calarmi nel personaggio. Non mi era stato difficile
recitare
la parte di un artista tormentato, depresso, infelice.
- Mi bastava
essere me
stesso. Da quando era finita con Kristen mi ero chiuso in me stesso e
non avevo
lasciato a nessuno il permesso di aiutarmi, di entrare di nuovo nel mio
cuore a
lenire il dolore. Solo Tom di tanto in tanto, ma non era facile. Non
quando lui
aveva sofferto tanto quanto me quando lei ci aveva abbandonati.
- E Shelby era
stata
letteralmente la mia boccata d’aria fresca; con la sua gioia
di vivere e la sua
spensieratezza mi aveva riportato ad avere un’esistenza quasi
normale. Le dovevo
tanto..tutto.
- Mi aveva aiutato
ad
uscire dalla mia folle, ridicola idea di amore e destino a cui ero
rimasto
aggrappato per anni. Per quanto tempo avevo sperato che lei tornasse da
me? Che
il fato, Dio o qualunque altra cose ci fosse lassù ci
avrebbe riportati
insieme? Perché io l’avrei sempre perdonata se lei
fosse tornata e, per mesi,
avevo pregato che lo avrebbe fatto.
- Ma, poi, con
Shelby,
avevo capito una cosa fondamentale. Avevo capito che Kristen non
sarebbe
tornata mai. E avevo anche capito che, forse, essere felici in qualche
modo,
anche solo un pochino, era meglio che soffrire per qualcuno che non
avremmo mai
potuto avere.
- “Rob,
mi ascolti?”
- “Sì,
sì..scusa”
- “Tutto
bene? Sembri
strano”
- “No,
è che..” mi
trattenni dall’impulso di raccontarle tutto. In fondo non
c’era nulla da
raccontare e, a poche settimane dal matrimonio, tirare fuori lo spettro
della
mia ex fidanzata, con cui ancora doveva convivere grazie alla stampa,
era
inutile. Inutile ed assurdo. “E’ solo che mi
manchi”
- Sentii una
strana
stretta al cuore mentre mi rendevo conto che quella era in parte una
bugia. Era
una settimana che non ci vedevamo visto che io ero bloccato a Los
Angeles e lei
a New York per i costumi di un film d’epoca e..e mi era mancata.
- In un certo
senso.
- Mi era mancata
come mi
mancavano i miei genitori, come mi mancava Tom; mi mancava come mi
mancavano
gli amici. Mi mancava soprattutto l’effetto rilassante e
rinvigorente che mi
dava il suo spirito.
- “Oh mi
manchi anche
tu! Ma devo dire che mi sto divertendo. Quanto amo il mio lavoro quando
si
tratta di film d’epoca e posso lavorare con pizzi, merletti e
decine di
bellissimi costumi!” sospirò “Ah, volevo
soprattutto dirti di chiamare tua
madre quando puoi. Il prete ha qualche problema coi certificati o
qualcosa del
genere”
- “Certo,
certo. Senti
devo lasciarti adesso. Tra poco ho un provino.”
- “Okay”
mormorò dolce
“Ti amo tanto. E non vedo l’ora di essere tua
moglie”
- “Ti
amo anche io”
- Ed era vero. La
amavo,
ma dirle che contavo i minuti che mi separavano dal diventare suo
marito
sarebbe stata una bugia e a lei non ne avevo mai raccontate. Era solo
che il
matrimonio con Shelby era arrivato come una cosa logica e sensata, non
come uno
di quei momenti di puro e totale amore rivelatore. Dopo anni insieme
era giusto
compiere quel passo e sapevo che, con lei, sarei stato al sicuro e
felice..
- Sì..
- Cambiai linea
senza
riuscire a trattenere una sorta di gemito.
- “Tom
devo scappare.”
- “Ok,
senti..vorrei
sapere cosa dire per..”
- Sapevo
esattamente
come si sentiva: non c’era assolutamente nulla da dire.
- “Non
fa niente, va
bene così”
- “E’
invece non va
affatto bene così. Insomma non è giusto che dopo
tutto quello che hai passato,
proprio ora..” si interruppe come se stesse cercando le
parole giuste “Senti,
se ti capita di parlarle dille che..insomma dille che la..No, lascia
stare. Non
dirle nulla.”
- Riagganciai e
uscii
dal bagno. Avevo sperato che parlare con Tom mi avrebbe aiutato ma la
realtà
era che non mi aveva fatto per nulla bene e, soprattutto, sapevo di
aver
riaperto una vecchia ferita anche per Tom.
- Ritornai piano
nel
corridoio, guardandomi attorno alla sua ricerca.
Mi fermai quando la vidi distante nella stanza a parlare con Catherine
e,
nonostante tutto, non potei non guardarla rapito. La stoffa della sua
maglietta
rendeva i suoi occhi verdi quasi grigi nella luce, quel colore
inconfondibile
anche a distanza. Dio, perché ogni volta che la guardavo mi
sembrava sempre più
bella?
- E io mi stavo
per
sposare e quei pensieri, anche se non avrebbero portato a nulla, erano
sbagliati. Sbagliati nei confronti di Shelby e della promessa che avevo
fatto a
me stesso sette anni prima: cancellare Kristen dalla mia vita in ogni
modo.
- E forse..forse
anche
fare quel provino era un grande errore. Se la figlia di Kris fosse
stata presa
e anche io..
- No, dovevo
andarmene
da lì il prima possibile. Dopotutto era solo un film, uno
stupido film come
tanti altri e non ne valeva la pena.
- Proprio nel
momento in
cui stavo per voltare le spalle al mio passato ed andarmene
dall’edificio
apparve una ragazza con una bambina a fianco. Erano prese da una
conversazione
piuttosto animata e non si accorsero della mia presenza così
vicina. La giovane
le servì un bicchiere d’acqua.
- “Allora,
sei nervosa?”
- Vidi la piccola
scuotere il capo da dietro. “No, eccitata. Mamma Kris sta
parlando con la regista.
Mamma è più nervosa di me, mi sa”
- Rise e capii.
- Mamma Kris.
- La figlia di
Kristen..
- Potevo vedere
solo i
suoi capelli biondi ma ci fu qualcosa..una sorta di attrazione. Un
istinto
primordiale mi spinse ad avvicinarmi di un passo. Era alta per la sua
età,
riflettei.
- La ragazza, che
riconobbi come una delle assistenti di Catherine, si accorse di me e mi
sorrise. Attesi con il cuore in gola finchè anche la bimba
si voltò, offrendomi
da vicino la vista del suo volto.
- Il fiato mi
uscì di
colpo dai polmoni, come se fossi stato colpito con forza allo stomaco.
- Rimasi a
fissarla ,
immobile come una statua, mentre la mia mente viaggiava a cento allora.
- Quella era..
- No, non poteva
essere
vero.
- Eppure la prima
cosa
che avevo pensato
non appena i suoi
occhi verde acqua si erano postai su di me era stata: quando
ho avuto una figlia?
- E soprattutto: quando ho avuto una figlia con Kristen?
- No, no.
- Kristen aveva
una
figlia. Una figlia con un altro uomo.
- Con James o..o
con
qualcuno che io non conoscevo..
- “Ciao”
mi sorrise,
dolcissima. “Ciao”
- Il suo sorriso,
i suoi
occhi, le sue fossette..
- Una parte di me
voleva
davvero risponderle ma l’altra parte era troppo presa ad
analizzare la sua
figura, il suo volto, il..
- “Haley,
forse è il
caso che andiamo dalla mamma. Credo che il provino stia per
iniziare”
- Il sangue mi
rimbombò
nelle orecchie mentre guardavo l’assistente che spingeva con
delicatezza mia
figlia dall’altra parte della sala.
- Mia figlia?
- Mia figlia!
- Nel farlo, notai
uno
scintillio sulla stoffa della sua maglietta.
- Il ciondolo. Il mio ciondolo. Il nostro infinito..
- Per sempre
Kristen, come il nostro amore..
- “Haley..”
- Quella parola mi
uscì
come un flebile sussurro.
- Haley.
- Un ricordo mi
attraversò la mente come un lampo.
- “Facciamo
una cosa tipo Renesme. Un mix dei nomi delle nostre
mamme” Kris mi baciò la guancia e
sprofondò il volto sul cuscino al mio
fianco.”Mmmm,
vediamo. Julere? Clailes?”
- Risi forte,
metà divertito, metà orripilato. “Kris,
non sei
nemmeno incinta”
- “E non
è neppure nei miei piani più prossimi ma meglio
portarsi avanti. Queste sono scelte che richiedono tempo.”
Ribattè.
- “Quindi
se è maschio come lo chiamiamo?” risi
“Johnard? Ahaha
Kris è ridicolo.”
- Scosse le
spalle. “E’ inutile pensare ad un nome da maschio.
Avremo una bambina”
- La strinsi
leggermente a me, affondando il volto fra i suoi
capelli. Un giorno avremmo avuto una famiglia tutta nostra. Ci saremmo
sposati,
avremmo trovato una casa e saremmo rimasti insieme per sempre.
- “A me
piace Claire, Amy…Haley.” Ammisi un po’
imbarazzato dal
fatto che avevo già immaginato molte volte i nostri figli.
- Il suo volto
scattò verso l’alto, meravigliato.
“Haley. Haley
Stewart Pattinson. E’..è perfetto”
- “E lo
saranno anche I nostri bambini”
- Annuì.
“Sì, lo saranno”
- Si
accoccolò su di me e mai come in quel momento sentii che
lei era il mio futuro, la mia famiglia..
- Haley.
- Le aveva dato il
nostro nome, il nome che, per scherzo, avevamo scelto insieme per la
nostra
futura ipotetica bambina. Eppure lei mi aveva tradito e abbandonato e..
- “Rob.
Terra chiama
Rob” Catherine mi battè sulla spalla con forza
“Non ho tutto il giorno, sai?
Sarai anche uno dei miei protetti ma non ti aspetterai mica un
trattamento
speciale vero?”
- Rise forte,
probabilmente pensando che l’avrei
seguita a ruota, ma non lo feci ovviamente. Non c’era niente
per cui ridere.
Niente..
- “Rob
non mi sembra che
tu stia bene”
- Parlai
nonostante la
gola così secca che sentivo la pelle bruciare.
- “Haley..”
- Quando Catherine
non
rispose alzai gli occhi per guardarla. Si mordicchiò il
labbro, si passò la
mano fra i lunghi capelli biondi ed evitò accuratamente i
miei occhi per
parecchi secondi.
- “Tu
lo..tu lo..”
- Scosse le
spalle.
“L’ho vista oggi per la prima volta Rob. E il mio
motto è ancora: non fare
domande se sai che non otterrai una risposta sincera.”
- Mentre Catherine
concludeva la sua frase spostai lo sguardo oltre il suo corpo e in un
secondo
incontrai gli occhi verdi di Kris spalancati dalla paura. Mi fissavano,
terrorizzati, immobili, angosciati. Si abbassarono per un attimo sulle
sue mani
che stringevano convulsamente le esili spalle di Haley. La piccola si
guardava
intorno, tranquilla, ignara, finchè anche i suoi occhi verdi
non si posarono su
di me. Agitò una mano in segno di saluto e avrei voluto
tanto avere la forza di
ricambiare il gesto, ma rimasi immobile e paralizzato.
- “Rob
se non te la
senti più, io..”
- “No”
incredibile come
quella voce non mi sembrasse più nemmeno la mia
“No, andiamo”
- Abbassai lo
sguardo e,
facendolo, mi resi conto di aver stretto così forte che le
unghie mi si erano
conficcate nel palmo. Sanguinavo leggermente eppure non sentivo alcun
dolore,
se non una grande e cocente rabbia.
- Iniziai a
muovermi
verso di loro proprio mentre la stessa assistente di prima prendeva
Haley per
mano e la conduceva al centro del piccolo palco mentre gli altri
prendevano
posto nelle sedie davanti a noi.
- Quando mi
ritrovai
accanto a lei riuscii quasi a sentire il calore del suo corpicino; era
così
eccitata che saltellava impaziente di cominciare e io non riuscivo a
smettere
di fissarla estasiato.
- Mi sembrava
così
identica a me, così..
- Eppure una parte
di me
ancora si rifiutava di crederlo del tutto. Kris non mi avrebbe mai
fatto
questo.
- La mia Kris non
avrebbe mai fatto questo, pensai, La Kris degli ultimi giorni insieme, invece..
- Quella Kris
neppure
sapevo chi fosse.
- “Ehi”
Haley mi tirò la
manica della camicia “Ciao eh! E’ già la
terza volta che ti saluto ma non mi
rispondi.”
- “Io..io..”
non sapevo
cosa dire perciò optai per la cosa più ovvia e
scontata “Ciao”
- Lei rise.
“Ciao”
- “Ok,
allora quando
volete potete cominciare con le vostre battute” ci disse
Catherine.
- Cercai di
concentrarmi
sulla scena che avrei dovuto recitare con lei e quasi mi parve un
macabro,
crudele scherzo del destino quando mi ricordai che era una scena tra
padre e
figlia.
- “Guarda
papà, un nido
abbandonato! Qui dovevano esserci degli uccellini e..”
- Haley
iniziò a
recitare la sua parte piano e anche io dovetti fare lo stesso ma la
verità era
che fu come vivere una sorta di esperienza extracorporea. Ero
lì, la mia bocca
parlava, le mie mani gesticolavano ma..
- Tutto
ciò a cui
riuscivo a pensare era la bambina di fronte a me e la donna che se ne
stava
seduta da qualche parte e che non avevo il coraggio di guardare.
Perché
se..se..
- “Ehi..psss
ehi..tocca
a te..”
- Mi riscossi
quando Haley
mi fissò e mi fece l’occhiolino.
- “Tocca
a te” ribadì in
un sussurro e mi resi conto che era arrivato il momento della scena
finale.
- Un padre che si
riuniva alla propria figlia.
- Ironico. O
catartico.
Dipendeva dai punti di vista.
- Mi inginocchiai
di
fronte a lei e abbracciarla fu più naturale di quanto mai
avessi potuto
pensare. I suoi capelli avevano un buon profumo e il suo corpicino
caldo mi
confortava.
- “Io..ti..ti
voglio
bene piccola. Ti voglio bene”
- Rise,
staccandosi e
dandomi un bacino sulla guancia, come da copione. “Anche io
papà. E ora che ti
ho ritrovato non ti lascerò mai più. Mai. Mai
più”
-
-
-
- “Dimmi
che non è vero”
- Chiusi la porta
alle
mie spalle. Nel guardaroba eravamo solo io e lei e anche se, forse,
avrei
dovuto andarci piano e fare un lungo giro di parole, semplicemente non
potei
farlo.
- Rimase per
qualche
secondo bloccata, prima di finire di infilarsi il cappotto. Scosse il
capo,
facendo ricadere i lunghi capelli castani sulle spalle.
- “Di
che parli?”
- La voce era
ferma, ma
colsi anche una punta di esitazione che mi fece incalzare.
- “Lo
sai di cosa parlo”
- I suoi occhi si
abbassarono, fissi sulle sue insostituibili converse e le dita
strinsero la
stoffa della giacca. E, se la conoscevo abbastanza, sapevo esattamente
cosa
avrebbe fatto adesso..
- Tornò
a guardarmi col
sorriso più finto sulle labbra.
- “E’
stato bello
rivederti Rob”
- Scappare,
scappare e
ancora scappare.
- Quando aveva
paura
tutto ciò che faceva era scappare. Da tutto, da me, da chi
amava.
- Osservai con
attenzione le sue palpebre. Ogni singola volta che mi mentiva le
sbatteva tre
volte.
- Una..
- Due..
- Tre..
- Giocava
nervosamente
coi capelli, sfuggiva il mio sguardo..
- Prima che
potessi
rendermi davvero conto di ciò che facevo le afferrai il
braccio e la spinsi
contro la parete.
- “Questa
volta non ti
lascio andare via. Non con qualcosa che è mio quanto
tuo”
- Scattò
sulla difensiva
immediatamente. “Non so di cosa..”
- “Smettila!”
- Sobbalzò
quando
sbattei il pugno contro il muro.
- I miei occhi
erano
incollati ai suoi e i nostri respiri così vicini che
l’aria si mescolava e
condensava insieme.
- “Te lo
chiederò una
volta e voglio.. pretendo la verità.” Sussurrai
“Lei..Haley è..è mia??”
- I suoi occhi
corsero
dal mio viso alla stanza vuota intorno a noi. Poi si abbassarono sulla
sua
borsa e, col braccio libero, estrasse la stessa cosa che meno di due
ore prima
le avevo raccolto dal pavimento.
- La rivista People con me e Shelby in prima pagina.
- Deglutì
mentre me la
metteva fra le mani e si scuoteva dalla mia presa.
- “Sii
felice Rob. Te lo
meriti. Sii felice”
- Rimasi
paralizzato
davanti a lei, la rabbia che usciva da me a ondate.
- Era
un’ammissione
quella?
- Era un cazzo di
‘sì
Rob ti ho tenuta nascosta una figlia per sette anni’ o
cos’altro?
- “Kisten
ti giuro su
Dio che se..”
- “Mamma?”
- Feci
istintivamente un
passo indietro, voltandomi, quando sentii la voce della piccola Haley e
la vidi
che ci fissava confusa. Si avvicinò subito a Kris,
protettiva.
- “Tutto
bene, mami?”
- “Sì,
sì. Hai salutato
Catherine?”
- Haley
annuì, felice.
“Sì, ha detto che sono stata molto brava e che io
e Rob siamo perfetti insieme!
Secondo te avrò la parte? Magari divento famosa come te e
poi faccio anche io
un film sui vampiri!”
- “Magari
tesoro,
magari” la voce di kris era spezzata mentre io cercavo ancora
di decifrare le
sue frasi criptiche di pochi minuti prima. “Perché
non vai a prendere il tuo
cappotto così ce ne torniamo in hotel?”
- “No”
- “No”
- Io ed Haley
parlammo
contemporaneamente ma fu lei a continuare. “Facciamo un
giro.”
- “No
Haley” tagliò
corto Kristen “Saluta Robert che ce ne torniamo in
hotel”
- Quella frase,
quella
semplice frase, mi fece infuriare.
- Robert. Come se
non
fossi nessuno, come se non avessi alcun diritto..
- “Haley
metti il
cappotto” dissi “Porto te e la mamma a prendere un
bel gelato”
- I suoi occhi si
illuminarono, vivaci più che mai.
“Davvero?”
- “Sì,
dai, metti il
cappotto”
- “Ok,
lo cerco”
- Si
allontanò di
qualche metro alla ricerca del giubbotto e kris si avvicinò
a me, occhi
spalancati e sguardo angosciato.
- “Che
stai facendo? Che
stai..”
- “Rispondi
alla domanda
di prima. Rispondimi”
- “Io..”
esitò
affondando i denti sul labbro. Il cuore mi esplose nel petto mentre una
piccola
lacrima le rigava il viso. “So che non vale molto ma..ma mi
dispiace”
- Posso con tutta
sincerità dire che, in quel secondo, mi sentii morire.
Perché una parte di me
avrebbe voluto che lei dicesse che ero pazzo e che quella bambina non
era mia;
volevo che mi dicesse che la Kristen che conoscevo era ancora
lì dentro da
qualche parte e che lei non avrebbe mai potuto farmi una cosa simile.
- Scosse il capo.
“Lei
non lo sa, non sa niente, niente, non..”
- “Sono
pronta, vestita,
imbacuccata” strillò Haley “Andiamo. Mmm
ho voglia di banana split. Dite che la
fanno anche se è pieno inverno?”
- La sua domanda
fu
accolta solo da silenzio.
- “Ehi
ma siete morti?
Dite che la fanno?”
- Non so dove
trovai la
forza di sorridere a mia figlia e chinarmi davanti a lei.
- Mia figlia..
- Mia..
- Sembrava tutto
così
surreale, così..
- “Ehi”
passò la mano
davanti al mio viso “Ci sei?”
- “Io..io
conosco un
posto dove la fanno buona” balbettai.
“Vieni”
- “Che
bello! La voglio
con triplo cioccolato: fondente, al latte e bianco. Vieni
mamma”
- Ci precedette
come una
scheggia fuori dalla porta. Kris mi passò accanto e quando
sfiorò il mio
braccio mi ritrassi di scatto.
- “Rob..”
- Potevo sentire
dalla
sua voce che doveva avere gli occhi carichi di lacrime ma non la
guardai. Non
potevo né volevo farlo. Uscii tentando di ignorarla.
- Il viaggio in
taxi fu
strano.
- Io e kris
eravamo
seduti accanto ai finestrini mentre Haley era in mezzo a noi ed era
tutto ciò
che faceva andare la conversazione.
- In
realtà era lei la
sola che stesse davvero conversando.
- Parlava e si
rispondeva da sola, sporgendosi il più possibile fuori dal
finestrino per
vedere la città.
- Quando arrivammo
al ‘Bananarama’
Haley era ancora in piena
attività ed eccitazione, che aumentarono quando entrammo nel
negozio colorato e
luccicante. Non appena occupammo uno dei tavoli sul fondo,
però, seppi istantaneamente
di aver fatto una grande sciocchezza. Erano anni che non entravo in
quella
gelateria e il motivo fondamentale era Kris. Era stata lei a portarmi
lì la
prima volta, quasi dieci anni prima.
- Haley
aprì il menù,
facendo scorrere il suo ditino lungo la lista.
- “E
posso metterci
quello che voglio come decorazione? Le palline colorate? O le codine
rosa?Mmm
però costa dieci dollari con tutto”
aggrottò le sopracciglia e si mise a
contare con le dita “Sono tanti soldi per un gelato. Ce
l’hanno insegnato a scuola
a contarli”
- “Puoi
prendere quello
che vuoi. Pago io, prendi tutto..tutto quello che vuoi”.
- “Ok,
grazie, grazie
davvero”
- Era
così educata,
così..
- “Mamma
tu vuoi
qualcosa?”
- Percepii con la
visione periferica il volto di Kristen alzarsi e guardarci attentamente.
- “Mami
hai tutti gli
occhi rossi..”
- “Sì,
non mi ..sento
tanto bene” balbettò ma non alzai gli occhi per
guardarla “Vado in bagno. Voi
mangiate il gelato con calma, ok?”
- “Ok,
però chiamami se
stai male”
- Kris diede un
bacio ad
Haley prima di fuggire dal nostro tavolo più velocemente
possibile. La bambina
la guardò allontanarsi preoccupata e ordinai la coppa
più grossa di banana
split per distrarla. Sembrò funzionare perché,
quando tornò a guardarmi, la preoccupazione
era sparita dal suo sguardo, lasciando posto alla curiosità.
- E, da parte mia,
all’ansia.
- Ero solo con mia
figlia, perché ormai ero certo che lei lo fosse, per la
prima volta nella mia
vita e..cosa ci saremmo detti?
- Quella
preoccupazione,
però, si rivelò subito assurda quando Haley prese
in mano le redini della
conversazione.
- “Tu e
la mamma avete
fatto un film sui vampiri insieme, vero?”
- “Ehm..sì.
parecchi
anni fa”
- “Li ho
visti. Tutti e
cinque” esclamò eccitata “La mamma
però non voleva ma io l’ho chiesto alla
baby-sitter
e me li ha fatti vedere. Lei dice che sei super figo”
- “Oh..”
risi,
imbarazzato.
- “Però
io non penso che
sei figo” si bloccò quando arrivò la
nostra coppa e mi passò un cucchiaino,
affondando il suo e prendendone un boccone “Cioè
sei bello, ma sei il mio papà,
no?”
- Quasi mi
strozzai col
gelato.
- Il suo..
- Kris aveva detto
che
non sapeva nulla, che..
- “Nel
film” precisò
inghiottendo e poi arrossì “Certo, non so se mi
prendono. Catherine sembra
simpatica ma ci sono tante bambine più brave di me
sicuramente.”
- “No,
tu sei stata
bravissima. Sei bellissima e..”
- Oddio avrei
voluto
abbracciarla e dirle che le volevo bene e..
- Come si poteva
già
provare un sentimento simile verso qualcuno che si conosceva da poche
ore?
Sapevo che il legame con un figlio era forte sin da subito ma lei
era..era
perfetta al di là di ogni possibile descrizione per me.
- In quel momento
si
sporse per leccare una goccia di cioccolata e il ciondolo che avevo
notato
prima le uscì dalla maglia. Afferrai l’occasione
al volo anche se, ormai, i
dubbi sulla mia paternità erano appesi ad un filo sempre
più flebile.
- “Bella
collana”
- “Mmm,
sì. Me l’ha
regalata la mamma. Gliel’aveva data il mio papà
prima che ci lasciasse”
- Alle sue parole
questa
volta lasciai davvero cadere il cucchiaino sul tavolo.
Sbattè con un rumore
assordante.
- Potevo arrivare
a
credere che lei fosse mia, potevo credere di non aver mai conosciuto
davvero
Kristen, potevo credere persino che una persona potesse vivere sette
anni con
un segreto simile, ma ..lei non poteva averle mentito facendo cadere
tutta la
colpa su di me.
- Non dopo quello
che mi
aveva fatto.
- “Non..non
conosci il
tuo papà?”
- “No”
abbassò gli
occhi, intristita “Mamma dice che lavora lontano e che non
può venire ma..ma io
penso che non voglia. Tutti gli anni mamma dice che uno dei regali che
ho
ricevuto a Natale è da parte di papà ma io lo so
che è una bugia e che me l’ha
comprato lei”
- I pugni mi si
strinsero
automaticamente sul linoleum grigio del tavolo.
- “Haley,
quando sei
nata?”
- “13
Luglio” rispose “Del
2014”
- Combaciava..
- Tutto combaciava
alla
perfezione, se ancora avessi avuto dei dubbi.
- Ma, ormai, non
ne
avevo.
- Lei era mia
figlia.
Mia.
- “Haley,
amore, si sta
facendo tardi” Kristen si materializzò al nostro
fianco in un lampo, come se
avesse aspettato apposta la fine del gelato e della nostra
conversazione.
“Ringrazia Rob, che ce ne andiamo. Ho già chiamato
un taxi”
- E io le lasciai
andare.
- Abbracciai Haley
ed
ignorai Kristen. E le lasciai andare.
- Ma
bastò un’occhiata
veloce rivolta a Kristen per farle capire che era solo un gesto
momentaneo. Non
avrei mai lasciato andare via quella
bambina.
- “Siamo
al Charlie
Hotel. Haley di solito dorme per le dieci..”
- Arrivai
all’hotel con
dieci minuti di anticipo, dopo un pomeriggio passato a fissare quasi
interamente
il vuoto, e dovetti impiegare ogni grammo di forza residua per non
prestare
attenzione all’ambiente che mi circondava. Pieno di ricordi,
di passato, di..di
noi.
- Quando bussai
alla
porta della suite non potei non chiedermi perché lo avesse
fatto. Perché
quell’hotel? Perché quella stanza? Voleva farsi
del male? Voleva farne a me?
Beh, se quella era la sua intenzione, ci stava riuscendo come mai prima.
- Aprì
la porta. Gli
occhi rossi e gonfi, i capelli in disordine, gli stessi abiti del
pomeriggio.
- Vederla in
quello
stato non mi fece niente. Anzi, forse una parte di me fu felice di
vederla così
distrutta e a pezzi perché la sua bugia era stata
smascherata.
- “Dorme”
mormorò
evitando il mio sguardo e facendomi entrare. “Andiamo di
là. Fuori, sul terrazzo”
- La seguii,
fissandomi
le scarpe, senza guardarmi intorno, finchè non avvertii
l’aria fresca della
sera; dopotutto eravamo pur sempre a Los Angeles e lì non
era mai freddo,
neppure in pieno Dicembre.
- Si
appoggiò alla
balaustra e in silenzio fissò il cielo.
- E più
rimaneva in
silenzio , più il mio rancore aumentava.
- “Vuoi
davvero che sia
io? Davvero devo essere io a dire
qualcosa?” sbottai.
- “Io..”
prese un lungo
respiro e mi guardò. Una lacrima le scese lungo una guancia
e, ancora una
volta, non sentii nulla. La rabbia copriva tutto il resto.
“Potrei dirti che mi
dispiace. Ed è così, anche se so che.. che non
vale molto..”
- “No,
hai ragione. Non
vale. Detto da te poi non vale niente” mi veniva quasi da
ridere in modo assurdo
“Ti dispiace..ti dispiace? No. La sai la verità?
La sola cosa di cui sei
dispiaciuta è che io l’abbia scoperto. Tu..tu
pensi solo a te stessa e
lo hai sempre fatto.”
- Scosse il capo
mentre
altre calde lacrime le colavano lungo le guance. “Tu non..non
puoi capire. Ho
fatto tanti errori ma volevo solo proteggerti e proteggere
lei..”
- “Proteggermi?”
risposi
sarcastico “Proteggerla? Da chi? Da me?”
- “Tu
devi capire che
dopo..dopo quello che ti avevo fatto, io..” si interruppe, le
mani strette
davanti a sé in una morsa d’acciaio “Tu
stavi andando avanti con la tua vita
e..sembravi felice. Non volevo rovinare tutto di nuovo. Non volevo
ferirti di
nuovo”
- Avrei voluto
riderle
in faccia e l’avrei fatto se il mio viso non fosse stato
totalmente paralizzato
dal dolore.
- Felice?
- Per quanti mesi
avevo
pensato che lei sarebbe tornata da me? Per quanti mesi ero rimasto
chiuso in
casa sperando di sentire il telefono squillare, il campanello, la sua
voce..
- Era lei quella
ad
essere andata avanti immediatamente.
- Deglutii con
forza.
Non le avrei dato la soddisfazione di vedere quanto male mi aveva
fatto. Quanto
ancora me ne stava facendo.
- “Hai
ragione. Ho
superato la nostra storia dopo un po’” mentii
“ma è quello ciò che avevo
superato: noi due. Haley non c’entrava niente. Haley era..
Haley è..” sospirai pesantemente
“E dimmi..l’hai chiamata così per farmi
una specie di scherzo crudele, non è
vero?”
- I suoi occhi si
aprirono leggermente, diventando duri e freddi, proprio come quelli
dell’ultima
volta che l’avevo vista. Li ripulì in fretta.
- “Crudele?
Se solo
sapessi..” le sue labbra si piegarono verso il basso e
tremarono “Tutto quello
che ho fatto nella mia vita l’ho fatto per lei.”
- Avrei voluto non
farlo
ma, prima che potessi fermarmi, mi ritrovai a battere le mani davanti a
lei,
sarcastico.
- “Che
madre devota”
commentai “hai cresciuto tua figlia facendole credere di
avere un padre
orribile che non si fa mai vedere”
- “Non
è quello che..”
- “E
cosa credi che
abbia pensato Kristen?” sussultò al mio tono di
voce “Non siamo nel medioevo.
Ci sono aerei e..lei crede che suo padre non la voglia, che non la ami
e questa
è solo colpa tua. E’ tutta colpa tua!”
- Non rispose. Non
emise
neppure un debole suono.
- “Lei
è mia figlia. Che
ti piaccia o no. E lo sai quanto ci metterei a..a distruggerti per
quello che
hai fatto? Con tutte le tue bugie..potrei portartela via in un
secondo.”
- Vidi i suoi
occhi
immersi nel terrore riempirsi di nuovo di lacrime. “Tu
non..non..”
- Scossi il capo,
incredulo. “Potrei, ma non lo farei mai. E lo sai
perché? Per il semplice
motivo che io non sono come te. Io non strapperei un bambino
all’amore di un
genitore solo per il mio interesse. Ma questo non toglie che lei
è mia e io
sono suo padre e voglio, pretendo di esserlo. Ci siamo
capiti?”
- “Noi..noi
domani
torniamo a Vancouver”
- “No.
No”
- “Rob..”
- “Okay,
perfetto, dimmi
il volo. Vengo con voi” risposi pronto. Se sperava di
togliermi ancora una
volta mia figlia si sbagliava di grosso “appena torno in
hotel mi prenoto un
posto”
- Non
obiettò, non
rispose affatto, e io mi voltai, pronto ad andarmene.
- “Rob..”
- Raggelai e,
anche se
sapevo che me ne sarei pentito, mi voltai.
- I suoi occhi
erano
uguali a quelli del giorno in cui mi aveva lasciato.
- “Io
ero..ero
onestamente convinta che fosse di James. Io e te non ci vedevamo quasi
mai e io
e James..siamo stati insieme tante volte invece.”
- Avvertii
un’improvvisa
ondata di nausea percorrermi. La stessa che avevo provato migliaia di
volte
ripensando a loro due insieme, abbracciati, felici a fare
l’amore.
- Come poteva
nominarlo?
Come poteva dire una frase simile e spezzarmi dentro ancora una volta?
- Rimasi a
guardarla per
lunghi minuti. I più lunghi della mia vita.
- “Sai,
per molto tempo
ho pensato che non ti avrei mai perdonata per avermi tradito. Poi
però ci sono
stati momenti in cui..in cui avrei solo voluto che tu tornassi da
me” mormorai
“E se tu lo avessi fatto io ti avrei aiutata. Anche se il
bambino fosse stato
di James io ti avrei aiutata comunque. Lo sai per quanto tempo ho
pensato di
non essere abbastanza per te? Lo sai per quanto tempo io..”
- No, non valeva
neppure
la pena sprecare il fiato..
- “Ma
adesso capisco che
l’idiota sono sempre stato io. Fino a oggi una parte di me ha
creduto che fosse
tutta colpa mia. Ma non è così. La colpa
è solo tua. Ma posso giurarti che
Haley non ne pagherà le conseguenze. Voglio costruire un
rapporto con lei e se
questo significa passare del tempo con te sono disposto a sopportarlo
ma tutto
ciò non cambia ciò che c’è
fra noi” dissi, voltandomi per andarmene.
- Forse quello che
stavo
per dire non l’avrebbe scalfita, o forse sì.
- In qualunque
caso,
speravo che le facesse male.
- Tanto male.
- “Non cambia il fatto
che finalmente... finalmente riesco ad odiarti come meriti.”
Vi
ricordiamo che potete trovarci al nostro profilo
Facebook,
e, se volete, farci tante domande a cui non risponderemo :D hahaha Ci
piace lasciarvi con un pò di suspence ;) lol
Che
altro dire...? Speriamo che anche questo capitolo vi sia piaciuto...
e...
Grazie
ancora infinitamente!
Per
citare Kristen... "We obviously have the greatest fans ever..." :')
Un
bacio enorme! ♥
Cloe&Fio
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** but it's over ***
No,
vabbè. Ditelo che ci volete morte *-* Seriamente, teniamo
così tanto a questa storia che vedere il riscontro
più che positivo che sta avendo... boh... ci riempie il
cuore di gioia *-* Davvero! Quindi grazie mille a tutte voi che
spendete un minuto (vabbè, forse più di uno XD)
del vostro tempo per leggere o commentare! :')
Detto questo... dove eravamo rimasti? Ah già, a Rob che odia
Kristen u.u Bahahaha che poi, cioè... Rob che odia
Kristen... pfft. Non ci credo nemmeno se lo vedo u.u Certo, lei lo ha
tradito ma... C'è sempre un ma. O almeno
c'è sempre con noi! Hahaha
Okay, la smetto di blaterale e vi lascio al chappy che è
bello lungo, ma immaginiamo che non vi dispiaccia lol! *-*
Ah, mi scuso per eventuali errori di battitura. Ho riletto un paio di
volte ma magari qualcuno ci scappa sempre :S Hehe.
Buona lettura e grazie ancora *-*
Ci sentiamo in fondo e poi tra cinque giorni,
Cloe&Fio
PS: As usual ;) >
suggerimento
musicale
Capitolo 3
but it's over
-
- POV Robert
- Non avevo chiuso
occhio e i postumi della notte insonne si facevano sentire ad ogni
persona
contro cui andavo a sbattere per sbaglio. Avevo chiesto scusa almeno
cinque o
sei volte da quando avevo messo piede in aeroporto e il bagaglio che
avevo
portato on me da New York era piccolo ma abbastanza ingombrante nelle
mie mani
al momento. Ero arrabbiato col mondo, furioso con Kristen, nervoso
all’idea di
dover rivedere Haley con una nuova consapevolezza. Terrorizzato al
pensiero di
doverle dire che ero suo padre e che non era dipeso da me non averlo
saputo
prima. Non sapevo quali erano le intenzioni di Kristen a riguardo. La
sera
prima non ne avevamo parlato e immaginai che lo avremmo fatto appena
atterrati,
con calma. Avevo il coltello dalla parte del manico. Avrei potuto
guardare mia
figlia negli occhi e dirle che sua madre le aveva mentito per tutto
quel tempo,
che l’aveva ingannata, che era colpa sua se io non avevo
saputo di lei fino ad
allora. Ma quando le scorsi da lontano e vidi il modo in cui Haley le
sorrideva, capii che non potevo farle questo. Kristen era tutto per lei
mentre
io ero appena un potenziale collega. Un completo sconosciuto.
Probabilmente non
mi avrebbe nemmeno creduto quando le avremmo detto che ero suo padre. E
d’altronde come poteva? Aveva sempre conosciuto un padre che
non aveva mai
avuto nemmeno il tempo di alzare la cornetta e farle un colpo di
telefono.
- Di nuovo sentii
montare la rabbia verso Kristen. Scoprire che avevo una figlia non era
stato
tanto destabilizzante quanto guardare negli occhi la donna che avevo
amato oltre
ogni limite e realizzare che aveva avuto il coraggio di non dirmi nulla
per
tutto quel tempo.
- E non lo avrebbe
fatto
se non l’avessi scoperto da solo. Come aveva potuto farmi una
cosa del genere?
Non avevo ancora una risposta a quella domanda se non le sue stupide
scuse
ingiustificate perché niente, niente al mondo, avrebbe mai
potuto giustificare
una cosa simile e glielo avrei fatto pesare.
- Kristen
alzò il viso e
incontrò il mio. Abbozzò un mezzo sorriso a cui
non riuscii a rispondere. E
dire che un tempo anche quella piccola curva sul suo viso mi faceva
tremare.
Haley si voltò e alzò le sopracciglia stupida
quando mi vide avvicinarmi a loro.
- “Hey!
E tu che ci fai
qui?” disse sorridendo mentre io salutavo, abbastanza freddo.
Non riuscivo
proprio a farne a meno.
- Ovviamente
Kristen non
le aveva nemmeno detto che sarei andato con loro; di certo non aveva
trovato
nessuna scusa decente per spiegare una cosa simile.
- “Robert
viene con noi,
tesoro.”
- “Davvero?
E perché?”
- Ecco, e
perché?
- Guardai Kristen
boccheggiando in cerca di una risposta o comunque in cerca di un aiuto.
Dopotutto non conoscevo Haley per niente e non potevo sapere come
prenderla. Non
sapevo nulla di lei.
- “Ehm…”
mi chinai alla
sua altezza.
- “Sei
il mio papà,
vero?”
- Sia io che
Kristen ci
immobilizzammo e la osservammo per qualche secondo prima di poter dire
qualcosa.
- “Cosa…?”
mormorai io
infine.
- “Lo so
che lo sei. Non
sono mica nata ieri.”
- “Da…
davvero?”
- “Già,
davvero. E non
sono stupida. Tu sei l’unico ragazzo che la mamma ha avuto
prima che nascessi e
il tuo secondo nome è Thomas e mamma mi ha detto che il mio
papà si chiama
così.”
- “Ma…
dove…come…?”
- “Un
giorno di questi
ti trovi senza Internet, sei avvertita” mugugnò
Kristen tra i denti ma Haley si
limitò a scrollare le spalle. “E comunque la mamma
ha una vostra foto nel
comodino e l’ho beccata un sacco di volte a
guardarla.”
- Lanciai
un’occhiata a
Kristen che scostò subito lo sguardo e chinò il
viso, imbarazzata.
- “Quindi
tu sai tutto…”
dissi tornando a concentrarmi su Haley.
- “Bè,
non tutto. Certe
cose non le trovo scritte sui siti…”
- “E non
sei arrabbiata
con me?” mi sentii in dovere di chiederle. Dovevo sapere
quale era l’opinione
che aveva di suo padre.
- “Devo
essere
arrabbiata con te?”
- “Haley.
Ci sono un
sacco di cose che non sai…” intervenne Kristen e
in quel momento mi chiesi cosa
avesse in mente. Quale assurda scusa voleva darle ora? Avrebbe
semplicemente
detto la verità? Avrebbe davvero detto a sua figlia che
aveva tradito suo padre
anni prima e nell’incertezza di chi fosse figlia aveva
preferito non dire nulla
né a me né a lei?
- Osservai Kristen
con
aria di sfida, trepidante per il continuo ma Haley la precedette.
- “Non
fa niente. Non
voglio saperle.”
- Kristen
strabuzzò gli
occhi. “No?”
- “No.
Non mi importa
quale casino avete combinato. Tanto scommetto che non capirei lo
stesso.”
- Certo, non aveva
tutti
i torti. Era così dannatamente intelligente da far paura.
- “Quindi…
quindi ti fa
piacere se vengo con voi e passiamo un po’ di tempo
insieme?”
- Lei
aspettò qualche
secondo e mi sorrise. Allungò le manine e le posò
sul mio volto esplorandolo
bene. “Mi piaci, Rob” disse infine. “Mi
fa piacere che sei il mio papà.”
- Sorrise ancora
e,
prendendomi totalmente alla sprovvista, mi gettò le braccia
al collo e mi
abbracciò. Io restai pietrificato per qualche secondo ma
quando strinsi il suo
esile corpicino e lo sentii davvero tra le mie braccia mi alzai
stringendola a
me e affondando il viso nel suo piccolo collo profumato. E, per quanto
assurdo
potesse suonare, mi sentii davvero a casa perché lei era una
parte di me e la
riconobbi subito, di nuovo, così come avevo sentito qualcosa
di indescrivibile
il giorno primo.
- Lei era mia, lo
era da
sempre.
- Guardai Kristen
che
aveva una mano davanti la bocca, commossa. Per un secondo pensai di
sorriderle,
di carezzarle una mano, di stringerla a me. Ma grazie a Dio rinsavii
prima di
poterlo fare davvero perché, nonostante per Haley fosse
tutto passato, per me
non lo era e non l’avrei mai perdonata per avermi tolto tanto
della sua vita.
-
- “Kristen,
non se ne
parla.”
- “Robert,
giuro che mi
incazzo.”
- “Incazzati
pure” dissi
infine mentre allontanavo i suoi soldi e davo i miei al tassista. Va
bene che
ce l’avevo a morte con lei ma non ero arrivato al punto da
far pagare a lei il
taxi. Per qualche motivo provavo ancora una strana mossa di gentilezza
nei suoi
confronti, la stessa che mi aveva fatto scostare, saliti
sull’aereo, così che
lei potesse sedersi vicino al finestrino perché ricordavo
bene che non amava
viaggiare seduta verso l’interno. Ciò che avrebbe
dovuto preoccuparmi non era
tanto il fatto che ricordassi tanti piccoli particolari di lei, ma che
vi fossi
ancora così attento.
- Mi aveva sorriso
probabilmente
ricordando, come me, l’infinità di viaggi in aereo
passati tra baci accennati e
mani intrecciate. O forse era un sorriso amaro al pensiero di quanto
questo
viaggio era stato diverso. Lei aveva guardato fuori tutto il tempo
mentre io
ascoltavo Haley che, seduta tra noi, mi raccontava della sua vita.
- Delle sue
passioni,
fondamentalmente il teatro e la recitazione, dei suoi amici, della
scuola,
delle lezioni di danza andate a male, dei suoi gusti preferiti. Di
tutto quello
che mi ero perso in sette anni, eppure non mi sembrava mai abbastanza.
Avevo costantemente
nuove domande ed erano state le sue risposte a colmare i silenzi tra me
e
Kristen. Dovevo immaginare che prima o poi Haley sarebbe stata zitta
per cinque
minuti di seguito e a quel punto io e Kristen avremmo dovuto parlare.
Di tante
cose. Di cosa sarebbe accaduto ora ma prima di tutto del riconoscimento
di
Haley. Camminammo per il vialetto di una modesta villa con tanto di
prato
inglese, una rete da pallavolo e mi sembrò di scorgere anche
un campo da tennis
nel retro del giardino. Haley afferrò le chiavi da Kristen e
cose verso la
porta.
- “Pipì,
pipì, pipì…”
continuava a dire saltellando sul posto e mi scappò un
sorriso. Non riusciva
più a tenerla e per quando entrammo io e Kristen lei era
già corsa dietro un
angolo.
- Posai le valigie
all’ingresso e mi sfregai le mani per scaldarle. Non
ricordavo quasi quanto
Vancouver fosse fredda d’inverno.
- “Scusa,
accendo subito
il riscaldamento” disse Kristen mentre io mi guardavo intorno.
- L’ingresso
non era
grandissimo ma era particolare. Alla destra c’era una rampa
di scale che
portava al piano superiore. Alla sinistra due porte che davano
rispettivamente
a un piccolo studio e al salone collegato poi con la sala da pranzo che
affacciava,
a sua volta, sull’ingresso attraverso un’altra
porta. Era tutto collegato.
- “Vivete
da sole?”
mormorai seguendo Kristen che era entrata in una porta sotto le scale
per
azionare il riscaldamento.
- “Sì.
Con chi dovrei
vivere?”
- Mi
guardò per un
secondo per poi iniziare a girare per la casa e tirare su ogni
tapparella
abbassata così da lasciar entrare la luce. La casa
acquistava decisamente
colore e mi resi conto che l’amavo. Era il genere di casa di
cui avevamo sempre
parlato nell’ipotesi di andare a vivere insieme in una fissa.
- Una casa, dei
figli.
- I nostri sogni
erano
realizzati, solo che lei li aveva realizzati da sola.
- “Non
è pericoloso? Stare
da sola qui…”
- “Il
quartiere è uno
dei più tranquilli.”
- “Sì
ma non hai paura?
Sei una donna, da sola…”
- “E
allora? Parli come
mia madre…”
- “Come
sta?”
- “Lei
bene. Io starei
meglio se la smettesse di cercarmi uomini. A parer suo ne ho
bisogno.” Non mi
guardava in viso.
- Continuò
la sua opera
e finii per seguirla in cucina mentre parlavamo. Per un secondo fui
tentato di
chiederle se avesse avuto altre storie e soprattutto che fine avesse
fatto
James ma mi limitai a chiedere qualcosa di più impersonale.
- “Non
è così?”
- “Non
ho bisogno di
nessuno. Sto bene da sola.”
- “Nessuno
sta bene da
solo, Kristen.”
- “Bè,
io sì” sbottò d’un
tratto nervosa. “Scusa…” aggiunse subito
dopo e capii che non era un argomento
che voleva toccare e, onestamente, nemmeno io.
- “Dobbiamo
parlare di
Haley” cambiai argomento mentre lei prendeva alcune cose dal
frigo e dai
mobili. Si bloccò e mi guardò.
- “Voglio
riconoscerla. E voglio aggiungere il
mio cognome al tuo.”
- Lei
annuì chinando lo
sguardo.
- “D’accordo…”
e mi
sembrò quasi di sentire l’incrinatura nella sua
voce. “Tutto quello che vuoi,
d’accordo. Solo… solo non portarmela via, ti
prego.”
- Prima che
potessi
realizzare che stava piangendo lei si portò il polso al viso
e si asciugò le
lacrime velocemente.
- Dio, non poteva
fare
così e soprattutto non poteva farmi stare male il vederla
così. Non dopo quello
che aveva fatto. Repressi l’istinto di andarle vicino e
fissai le mie mani per
distogliere lo sguardo da lei.
- “Ti ho
già detto che
non farò nulla del genere. Non potrei mai.”
- Sussurrò
un grazie incomprensibile e stavo
quasi per
alzarmi e avvicinarmi a lei, era più forte di me, quando
Haley, grazie a Dio,
irruppe in cucina saltellando.
- “Rob,
vieni! Ti faccio
vedere la casa sopra e la mia camera! Vuoi vederla?”
- “Certo
che voglio,
piccola!” risposi subito, sollevato come mai di tanto
entusiasmo da parte sua.
- “Sì,
sì, andate. Io…
io preparo qualcosa da mangiare…” la voce di
Kristen giunse quando noi eravamo
già in corridoio e poi su per le scale. Mentre il pian
terreno era in parquet,
quello superiore era in moquette. Proprio come aveva sempre voluto lei.
- ‘Il
piano della zona notte dovrà essere in moquette
così potrò
camminare scalza quanto voglio.’
- Altro sorriso
amaro e
raggiunsi quota ormai-non-li-conto-più.
- Haley mi prese
per
mano e mi trascinò nella sua camera dandomi appena il tempo
di scorgere il
letto matrimoniale in quella di Kristen e, dio, non potei fare a meno
di
chiedermi se qualche uomo vi avesse mai dormito con lei.
- Stupido, stupido
Rob. Smetti di pensare.
- La stanza di
Haley era
graziosa; giochi ovunque, un computer in un angolo, un letto a una
piazza e
mezzo e soprattutto non era tutta rosa come ci si poteva aspettare da
una
camera di una bambina di sette anni.
- Il muro sopra il
letto
era pieno di bacheche di sughero tappezzate con foto; sue e di Kristen
per lo
più, ma anche foto di lei con i suoi amici e…
tanta gente che non conoscevo. Riconobbi
i fratelli di Kristen, i suoi genitori ovviamente. C’era
persino Dakota in una
foto. Non potevo credere che la sola persona che più di
tutti avrebbe dovuto
essere su quelle bacheche, non c’era. Ed ecco di nuovo la
rabbia montare
soprattutto quando scorsi una nuova foto in un angolo. Erano in un
parco, almeno
così sembrava. Haley sulle spalle di un uomo che teneva per
mano Kristen. Lei aveva
il capo chino ma sorrideva mentre lui la guardava. Strinsi la mano in
un pugno.
- “Haley,
chi è qui?”
- Lei mi raggiunse
velocemente.
- “Oh,
quello è Stephan.
E’ stato insieme alla mamma per un po’. Peccato, mi
stava simpatico.”
- “Oh…
e sai perché si
sono lasciati?”
- “Mmm,
no. La mamma non
me l’ha detto ma penso che sia stata colpa sua.
Boh.”
- “Ah…”
mormorai cercando
di non rivelare quell’interesse che non avrebbe nemmeno
dovuto esistere. “E
questo chi è?” cambiai subito argomento indicando
una foto di lei che dava un
bacetto sulla guancia ad un bambino.
- “Oh,
lui è il mio
fidanzato!”
- Strabuzzai gli
occhi a
quelle parole e la osservai per capire se stesse scherzando o meno.
- “Non…
non sei troppo
piccola per avere un fidanzato?”
- “Assolutamente
no!” ribatté
lei quasi offesa per poi iniziare a trascinarmi fuori dalla stanza.
“Ora scusa
eh, ma mi devo cambiare.” Mi fece un occhiolino e chiuse la
porta lasciandomi
come un imbecille tra la sua stanza e quella di Kristen.
- Lanciai
un’occhiata
dentro e sentii la ragione lottare con l’istinto.
- Non entrare,
Rob. Non farlo. Non frugare tra le sue cose.
- Ma prima ancora
che
potessi convincermene ero dentro e sapevo di stare facendo qualcosa di
sbagliato ma in fondo dopo tutto quello di sbagliato che aveva fatto
lei,
quanto poteva davvero valere un’occhiata tra le sue cose?
- Mi guardai
attorno
senza sapere nemmeno quello che stavo facendo quando ricordai le parole
di
Haley.
- ‘E
comunque la mamma ha una vostra foto nel comodino e l’ho
beccata un sacco di volte a guardarla.’
- Non ci pensai
nemmeno
che avevo già aperto il cassetto del comodino. Non ricordavo
da quando ero
diventato così poco scrupoloso nel rovistare tra la roba
degli altri. Forse la
mia coscienza si sentiva pulita dalla consapevolezza che frugavo tra la
roba di
una persona che mi aveva fatto molto più male di quello che
le avrebbe fatto
sapere che avevo aperto il cassetto del suo comodino, sempre se lo
avesse
scoperto ovviamente. Cosa che non sarebbe accaduta.
- Mi ritrovai a
muovere
le mani tra la sua biancheria e non potei bloccare i ricordi. Quante
volte le
avevo tolto quegli indumenti di dosso, quante volte avevo deglutito
nell’attesa
di vederla nuda davanti ai miei occhi.
- Scavai ancora un
po’
fino a trovare una scatola. La presi in mano con delicatezza e
l’aprii. C’era
una nostra foto, una qualunque ma che ricordavo bene, scattata in una
fredda
sera di Portland di circa ben dodici anni prima. Noi sul letto, nella
sua
stanza d’albergo, la camera impostata
sull’autoscatto e ridevamo, senza nemmeno
guardare nell’obiettivo. Era la sera del suo compleanno. La
ricordavo bene.
Ricordavo il suo viso quando aveva aperto il mio regalo totalmente
inaspettato,
ricordavo il suo sorriso, le sue braccia attorno al mio collo, le mie
attorno
alla sua piccola vita, le sue labbra sulla mia guancia.
- Lei aveva
diciotto
anni, io ventidue e non stavamo nemmeno ancora insieme.
- Una semplice
foto di
due amici che stavano per mettersi in un grande casino e ne erano
consapevoli.
- Presi la foto
per
guardarla meglio ma notai presto che non era l’unica cosa che
era nella
scatola.
- Mi
scappò un mezzo
sospiro pieno di malinconia quando vidi il laccio di scarpa che ci
eravamo
scambiati per sopportare il mese di lontananza, lei a LA e io a NY. E
l’anello
di Chanel, e la fedina. E in quella scatola doveva esserci anche la
collanina
prima che lei la regalasse ad Haley.
- Perché
teneva ancora
quelle cose? Perché le custodiva così
gelosamente…?
- Sobbalzai sul
posto
quando il cellulare mi vibrò in tasca e sperai con tutto il
cuore che non fosse
Shelby. Mentirle la sera prima e quella mattina era stato abbastanza.
Avrei
preferito continuare a mantenere la media di una bugia al giorno anche
se, da
gran paraculo, preferivo parlare di omissione più che di
bugia vera e propria.
- Riposi
velocemente lo
scatolo al suo posto e fui felice di vedere che era Tom.
- Oddio, felice
relativamente. A lui dovevo qualche spiegazione anche perché
se avessi
continuato a tenermi tutto dentro sarei scoppiato.
- “Pronto?”
- “Rob!”
- “Tom…”
- “Ma
dove cazzo sei?”
- “Sono
a Vancouver.”
- “Sì,
me l’ha detto
Shelby. Volevo sapere che cazzo ci fai a
Vancouver…”
- “Sono
in camera di
Kristen…” dissi senza nemmeno pensare a quello che
poteva trasparire da
un’affermazione del genere.
- E
infatti…
- “COSA?
No, cazzo. No.
Come cazzo hai fatto, Rob? Lo sai che tra meno di venti giorni ti devi
sposare?! Che cazzo hai combinato!?”
- “Tom,
no. Non è come
sembra…”
- “Ci
sei cascato di
nuovo. Non posso crederci…”
- La sua voce
delusa,
senza motivo. “Tom, ti ho detto che non è come
sembra!”
- “E
allora come cazzo
è?!”
- “Lei
è mia…”
- “Chi
è tua?”
- “Haley?”
- “Chi
è Haley?”
- “La
figlia di
Kristen!” stavo per urlare ma ricordai di abbassare il tono.
“Lei… lei è mia…
E’ mia figlia.”
- Ci fu un attimo
di
silenzio e poi… “Mi prendi per il culo.”
- “No,
non ti prendo per
il culo.”
- “Rob,
che cazzo stai
dicendo? Che… Come…?”
- “L’ho
capito subito,
Tom. Appena l’ho vista ho sentito qualcosa e, dio, lei
è identica a me. Non
puoi capire.”
- “Co…
cosa? Ma… E lei
lo sa?”
- “Sì.
In realtà lo
sapeva già, in un certo senso. Sapessi
quant’è intelligente, Tom. E quanto è
bella e divertente e solare e…”
- “Frena,
frena. Non sto
capendo un cazzo. Parti dall’inizio e dammi il tempo di
sedermi.”
- Gli avrei detto
che
non avevo tempo se non avessi saputo che non l’avrebbe
accettata come risposta
perciò cercai di riassumere le ultime ventiquattro ore con
minori parole
possibile ma cercando di non omettere niente.
- “Wow.
Quindi… ora che
fai? Sei lì? Resti lì? Per quanto tempo? E, cosa
fondamentale, Shelby lo sa?”
- “No, e
non deve
saperlo.”
- “Rob!”
- “Tom,
ti prego.”
- “Che
le hai detto?”
- “Che
ero a Vancouver
per risolvere delle cose.”
- “Non
lo crederà per
molto.”
- “Ti
prego, ti prego.
Non posso affrontare tutto questo in una volta sola.”
- “Rob…”
- “Stasera.
Stasera o al
massimo domani glielo dico.”
- “Rob…”
sentii la sua
voce contrariata nello stesso istante in cui sentii la porta della
camera di
Haley aprirsi. E io ero ancora in quella di Kristen. Cazzo.
- Per fortuna la
piccola
si diresse in bagno e si chiuse lì, ma io dovevo comunque
uscire da quella
camera.
- “Tom,
devo andare.”
- “Rob,
non fare
cazzate. E…” indugiò un po’ e
capii perfettamente.
- “Te la
saluto” dissi per
lui chiudendo la telefonata e uscendo dalla stanza.
- “Non
posso credere che
tu non me l’abbia detto.”
- Quando scesi e
mi
diressi in cucina, mi resi conto che Kristen stava parlando con
qualcuno, al
telefono.
- Evitai di
entrare e,
ancora una volta, stavo per immischiarmi in fatti che non erano miei,
non
credevo almeno.
- “Non
mi importa che
non potevi immaginarlo. Hai idea di cosa abbia provato io trovandomelo
lì sotto
gli occhi? Avresti dovuto dirmelo…”
- Ancora prima che
pronunciasse il suo nome capii con chi stava parlando avendo avuto una
telefonata
più o meno simile la sera prima. E infatti non mi sbagliavo.
- “No,
Cath. Non lo
sapeva. Nessuno lo sapeva a parte me. E credimi, glielo avrei detto
prima o
poi. Lo avrei fatto davvero ma… non così.
Così è stato tutto sbagliato e ora
lui mi odia. Mi odia e…”
- Serrai la
mascella
mentre aspettavo che continuasse ma o aveva lasciato la parola a
Catherine o… o
stava piangendo. E, cazzo, il solo pensiero mi faceva stare male.
Perché aveva
ancora tutto quel potere su di me nonostante quello che aveva fatto?
- “E’
complicato,
Catherine. Non… niente è come sembra e
io… Io davvero non volevo. Davvero… non
volevo…”
- Iniziai a
fissare il
pavimento e non riuscii più a distogliere lo sguardo da una
macchia sul tappeto
sotto i miei piedi. Che macchia era? Come si era formata? Era caduto
del cibo?
Della tempera? Quando era successo? Chi era stato?
- Non sapevo nulla
di
tutto ciò. Solo che avrei dovuto saperlo. Noi dovevamo
vivere insieme,
continuare a recitare o fare musica o produrre film, realizzare i
nostri
progetti.
- E invece mi
trovavo in
una casa sconosciuta a fissare una macchia sconosciuta su un tappeto e
chiedermi come cazzo era successo.
- Avevo perso il
filo
della telefonata tra Cath e Kristen e tornai in me solo per sentirle
dire:
“Okay, senti. Posso dirglielo quando sarà sicuro
al cento per cento? Non vorrei
illuderla...”
- Se avevo capito
bene…
- “Sì.
Infatti.
D’accordo. Grazie Catherine. No, non preoccuparti.
Tranquilla. Okay… Ciao…”
- E fu quella la
battuta
del mio ingresso.
- “Chi
era?” chiesi come
se nulla fosse, come se avessi davvero un effettivo diritto di chiedere
con chi
parlava al telefono.
- Lei si
voltò subito
verso di me.
- “Catherine.
Pare che
Haley abbia avuto la parte…”
- “Davvero?
È
fantastico!”
- “Già…”
annuì lei poco
convinta. “Ma comunque deve sentire il resto della produzione
per cui vorrei
aspettare di essere sicuri prima di dirglielo…
Se… se per te va bene…”
- Stava chiedendo
la mia
opinione e non potei non apprezzarlo nonostante su questo avessi un
vero e
proprio diritto.
- “Certo,
va bene.”
- Annuì
ancora. Sembrava
che non riuscisse a fare altro e dato l’imbarazzo decisi di
alleggerire
l’atmosfera.
- “A
proposito, lo
sapevi che nostra figlia ha un
fidanzato?” ripresi sistemando la tavola e rendendomi conto
solo dopo un po’ di
aver usato le parole nostra e figlia nella stessa frase per la prima
volta, e suonavano dannatamente bene; come avevo sempre immaginato.
Finalmente
vidi l’ombra di un sorriso sul suo viso.
- “Certo”
disse infine.
“So tutto su di lei. Strano ma vero, si confida con
me.”
- “E tu
lo permetti?”
- “Hanno
sette anni,
Rob. Cosa vuoi che facciano?”
- “Io
guardavo sotto le
gonne delle bambine a sette anni.”
- “Questo
perché tu eri
un maniaco.”
- “E
cosa ti dice che
non lo sia anche questo qui?”
- Lei
alzò gli occhi al
cielo e percepì la leggerezza della conversazione.
“Dai, giocano solo e qualche
volta fanno insieme i compiti…”
- “Giocano
anche al
dottore e all’infermiera per caso? Perché a
passare dal gioco ai fatti non ci
vuole niente, eh!”
- Lei
scoppiò a ridere e
sentii nascere un sorriso automatico sul viso. Dio, da quanto tempo non
sentivo
la sua risata così vera, pura. La sua
risata. E non mi ero mai reso conto di quanto mi fosse davvero mancata
finché
non l’avevo sentita di nuovo.
- “Secondo
te perché
sono così permissiva? Almeno quando vorrà fare
sesso me lo dirà e non sarà
impreparata.”
- Persi
l’equilibrio e
la bottiglia d’acqua che stavo posando sul tavolo si
rovesciò bagnando tutta la
tovaglia.
- “Credo…
credo di dovermi
sedere…”
- D’accordo
che volevo
alleggerire l’aria ma così era troppo.
- “Non
hai idea di
quanto siano precoci i bambini di oggi…”
- “Allora
le metterò una
cintura di castità fino ai trent’anni.”
- “Lo
farebbe lo stesso.
Tanto vale che sia preparata…”
- Lei sorrise ma
in
realtà l’argomento mi preoccupava seriamente.
“Non permetterò che qualche
teppistello si porti via il fiore della mia bambina a quindici
anni…”
- “Ma a
diciotto sì, vero?”
- Non so se lo
disse con
senno o se fu solo un riferimento alla maggiore età, eppure
lei chinò il viso
subito dopo e colsi la frecciatina.
- Non ricordare,
Rob. Non ricordare o sei finito.
- Grazie a Dio per
una
volta il mio cervello collaborò con la mia forza di
volontà e riuscii a
rispondere senza perdermi negli anni ormai passati. “No,
nemmeno a diciotto
anni” conclusi, infine.
- “Senti,
che ne dici se
ne riparliamo tra qualche anno? Non credo sia il caso di preoccuparci
adesso.”
- “Tu
invece mi
preoccupi eccome.”
- “Di
che parlate?”
Haley, nel suo tornado di vivacità, era piombata in cucina
correndo e si era
arrampicata sulla lunga sedia accanto alla mia.
- “Del
tuo fidanzato e
di come non lo vedrai più” sentenziai e mi beccai
un’occhiata omicida.
- “Ma
davvero? E perché
mai?”
- “Perché
sei ancora
troppo piccola.”
- “Spiacente
ma non lo
lascio. Io e Michael ci amiamooooooo.”
- “Ecco.
Già il nome è
tutto un programma.”
- Kristen rise.
Anche
Haley si lasciò sfuggire un sorrisino, si mise un pezzo di
pane in bocca e
masticò voracemente.
- “Senti,
Rob. Mi piaci,
davvero. Ma se pensi di essere venuto qui a dettare regole, ti sbagli
di
grosso. Intesi?”
- La guardai
scioccato e
Kristen evitò il mio sguardo. Stavo per rispondere quando mi
resi conto di non
sapere davvero cosa rispondere. Quella bambina mi prendeva totalmente
in
contropiede. Il silenzio imbarazzante fu finalmente interrotto dal
telefono.
- Haley lo
afferrò prima
di Kristen che le ordinò di andare a lavare le mani e poi
venire a tavola.
- “Susyyyyyyyy!”
urlò
dopo aver sentito chi era dall’altra parte della cornetta.
“Tutto bene! È stato
troppo divertente e ti devo raccontare tutto però oggi non
posso venire! È
tornato il mio papà e voglio stare un po’ con
lui…”
- Quella frase mi
scaldò
il cuore ma si gelò all’istante quando
un’altra rimbombò dal corridoio. “No, te
l’avevo detto che era sempre esistito…”
- Dopo di che non
riuscii a sentire più nulla, se non tutta la mia fiducia e
l’autostima
calpestate dagli anni di lontananza e dalla paura di non riuscire a
conquistare
il suo amore e il suo cuore.
- “Credo
di non piacerle
particolarmente…” sussurrai più a me
stesso che a Kristen ma lei ovviamente
sentì e si voltò mentre metteva la pentola in
tavola.
- “Ma
che dici?”
- “Lei
non… Non penso
che mi accetti davvero.”
- “Rob,
l’hai sentita.
Ha detto che vuole passare del tempo con te…”
- “Ma
senti come mi
risponde?”
- “È
molto sveglia, lo
ammetto.”
- “Chissà
da chi ha
preso…” accennai un’occhiata ironica e
lei la colse al volo.
- “Non
vuol dire niente.
È una bambina dolcissima…”
- “Non
riesce nemmeno a
chiamarmi papà. Siamo stati divisi troppo tempo.”
Era stato più forte di me,
avevo dovuto aggiungerne una; una di quelle frasi cattive pensate
appositamente
per liberarsi dal senso di colpa e rigettarlo sul vero colpevole
perché,
dopotutto, io davvero non avevo colpe in tutto ciò se non
l’avere amato una
persona che si era rivelata diversa da quella che avevo sempre creduto.
- Sentii una mano
di
Kristen sfiorarmi la schiena, insicura.
- “Rob,
non so dirti
quanto mi dispiace.”
- “Risparmiati,
Kristen.”
- E la sua mano
abbandonò la mia schiena con molta più
velocità di quanta leggerezza aveva
usato nel posarla dolcemente.
- Non la guardai
in
faccia ma percepii il suo dolore anche a distanza. Dopo anni e anni ero
ancora
collegato a lei da un filo sottile che mi permetteva di capire
esattamente cosa
stesse provando in quel momento.
- Dolore, tanto
dolore.
Ma non poteva minimamente pensare di poterlo paragonare al mio. Non
poteva
permettersi.
- “Ti
chiamerà papà,
vedrai. Dalle tempo.”
- Furono le ultime
parole prima che Haley rientrasse in cucina e portasse un briciolo di
allegria
in tavola.
- Ancora una volta
la
conversazione tra me e Kristen era tornata a un livello primordiale e
non
conoscendo le loro abitudini pomeridiane sentii in dovere di spezzare
l’imbarazzo nato dopo aver lavato i piatti perché
ero sempre io a lavare i
piatti dopo che lei aveva cucinato. E gli anni l’avevano
trasformata in una
cuoca migliore di quella che ricordavo. Evitai di dirlo, tuttavia. I
complimenti non avrebbero semplificato niente.
- “Bene,
allora… C’è
qualche albergo qui? Il più vicino?” chiesi in
difficoltà passando ad Haley
l’ultimo piatto da asciugare.
- “Tu
resti qui, Rob.”
- “No,
davvero. Non
voglio approfittare.”
- “E’
il minimo” rispose
lei con tutti i sottintesi connessi alla situazione.
- “Sì,
dai Rob. Resta.
Ti preeeeego!”
- Haley mi aveva
afferrato la mano e saltellava sul posto pregando letteralmente. Come
se ce ne
fosse stato bisogno. In realtà speravo davvero che fosse lei
a chiedermelo.
- “Se me
lo chiedi tu,
allora resto!” confermai azzardando un abbraccio che lei
ricambiò senza la
minima titubanza.
- “Rob
resta, Rob resta,
Rob restaaaa.”
- Quanto avrei
voluto
sentirle dire la parola papà
invece
del mio nome che sembrava così freddo; ma immaginai che,
considerando la
situazione e gli eventi delle ultime ore, non potevo lamentarmi
dopotutto.
- Le urla di Haley
furono interrotte dal campanello.
- “Awwwww
deve essere
Miky!” esclamò entusiasta per volare alla porta
d’ingresso.
- “Viene
da solo?”
- “Abita
di fronte.”
- “Avevi
detto che era
un quartiere tranquillo.”
- Altro sorriso.
Altra pugnalata
al cuore.
- Dovevo
decisamente
smetterla o almeno prendere una decisione.
- O ce
l’avevo con lei o
non ce l’avevo. O la odiavo o no.
- Eppure non
potevo
scegliere ancora. Non potevo davvero odiarla perché era,
dopotutto, la madre di
mia figlia e farla crescere nell’odio non era nemmeno da
considerare… anche se
nemmeno il rancore era da meno. Eppure per il momento non potevo farci
niente.
Non potevo controllare l’enorme risentimento che sentivo nei
suoi confronti e
mi portava ad avere atteggiamenti diversi e attacchi lunatici
imprevisti.
- “Sii
gentile” sussurrò
quando Haley tornò in cucina accompagnata da una bambino dai
capelli scuri e
gli occhi più azzurri che avessi mai visto. Era una bel
bambino, in fondo.
- “Rob,
lui è Michael.
Michael, lui è il mio papà Rob.”
- “Piacere
di conoscerla,
signore.” Allungò la mano e, esterrefatto, mi
sforzai di rispondergli
trattandolo da vero uomo e presentandomi in modo altrettanto formale.
- “Bene,
fatte le
presentazioni puoi giurare solennemente di non dargli la caccia, di non
ucciderlo e di non venire sopra a controllare così possiamo
giocare in pace?”
- “Ma
non avete compiti
da fare?”
- “No,
la scuola finiva
oggi per le vacanze di Natale.”
- “Oh,
bè allora…”
- “Giura,
Rob!”
- “D’accordo,
lo giuro,
lo giuro” fui costretto a soccombere facendomi anche un croce
sul cuore.
- “E’
stato un vero
piacere conoscerla. Ciao Kristen.” E sparì.
- “Allora?
Non è uno
schianto?” aggiunse Haley facendomi un occhiolino per poi
raggiungerlo.
- Non potei
davvero
trattenere un sorriso stupito.
- “Ma in
che scuola la
mandi…?”
- “La
migliore” rispose,
ovvia, per poi prendere un paio di birre dal frigo e passarmene una.
- Avevamo appena
finito
di mangiare e non eravamo soliti bere ancora dopo pranzo ma sapevo che
era un
modo per allentare la tensione. Mi sentii quasi come a un primo
appuntamento.
Nervoso, impacciato, terrorizzato di poter dire qualcosa di sbagliato.
- “Ti va
di vedere delle
foto?”
- “Certo”
risposi senza
nemmeno pensarci e la seguii in salone.
- Mi accomodai sul
divano e lei mi raggiunse poco dopo con due album che aveva ripescato
da uno
scaffale pieno.
- Procedendo in
ordine
cronologico guardai ogni foto a partire da quelle in ospedale,
rivivendo la sua
vita attraverso una serie di istantanee e le parole di Kristen,
promettendo a
me stesso di non farle pesare la sua colpa, non quel pomeriggio almeno.
Non
aveva alcun senso; quel che era fatto, era fatto.
- Guardammo
qualcosa
come trecento o quattrocento foto. Forse anche di più. E
ridevo mentre le
guardavo e ascoltavo gli aneddoti che accompagnavano ogni foto.
- “Non
posso credere di
aver perso tanto…” commentai amaramente quando
girai un’altra pagina e trovai
una foto di Haley con la faccia completamente sporca di gelato al
cioccolato.
- E
c’erano tante
persone che non conoscevo in quelle foto. Tanta gente che era entrata
nella sua
vita mentre io non ne ero nemmeno a conoscenza. C’era di
nuovo quell’uomo,
Sthepan. Lo vedevo con lei in diverse foto e… Dovevo esserci
io in quelle foto,
cazzo.
- Evitai di
commentare
con Kristen per non perdere i miei buoni propositi.
- “Ci
sono anche molti
video. Domani possiamo vedere quelli.”
- “Perfetto”
acconsentii
nello stesso momento in cui una foto scappò
dall’album. L’afferrai al volo e
quando la voltai, c’eravamo noi tre. Io, Kris e Tom.
- Inseparabili,
completamente brilli e dannatamente felici.
- “Non…
non so come sia
finita lì…”
- Mi trovai a
sorridere
nonostante sentissi un gran peso sul cuore al pensiero di quello che
eravamo e
di quello che saremmo potuti essere. Se solo…
- “Lui…
lui come sta?”
- Mi ridestai dai
miei
pensieri e posai la foto dov’era.
- “Sta
bene. Ti saluta.”
- Le si
illuminarono gli
occhi. “Davvero?”
- “Sì
bè, era un po’
scioccato dalla notizia, ma…”
- “Gliel’hai
detto?”
- “Sì,
non ho potuto
evitarlo. Sai com’è fatto.”
- “Già.
Lo so.”
- E nonostante
lessi la
tristezza nei suoi occhi, di nuovo non potei evitare di farle pesare le
conseguenze che le sue scelte avevano portato. “E’
stato davvero male, sai
Kris? Tu eri la sua migliore amica…”
- Per un secondo
mi
sentii potente ma quando la vidi chinare il viso nel tentativo di
nascondere il
labbro tremante, e di nuovo quel polso che andava velocemente agli
occhi, mi
sentii una vera merda.
- Ero riuscito a
farla
piangere. Questo era il mio unico potere su di lei: riuscire a farla
piangere.
- Lei
respirò con
voracità e, da ottima attrice quale era sempre stata e
ancora era, slittò su
altro molto velocemente.
- “L’hai
detto ai tuoi?
Come l’hanno presa?”
- Scossi il capo.
“Penso
che a loro la mostrerò, prima o poi. Non ho idea di come
dirlo.”
- “Capisco.
Ma immagino
che tu l’abbia detto a…”
lasciò la frase a metà e indicò la
rivista di gossip
che avevo raccolto il pomeriggio prima e che, chissà come,
era sul tavolino
proprio di fronte a noi.
- “Shelby.”
- “Shelby”
confermò come
se avesse appena ricordato un nome che aveva sempre saputo ma le
sfuggiva al
momento per qualche motivo.
- “Non
sono riuscito a
dirlo nemmeno a lei.”
- “Ma
voglio sperare che
tu abbia intenzione di farlo…”
- “Io…
ehm… Ma sì, sì.”
- “Rob.”
- “Glielo
dirò,
Kristen.”
- “E
quando? Il giorno
delle nozze?”
- Notai una
piccola vena
acida nel suo tono ma gliela lasciai passare.
- “Ma
no. Domani glielo
dico, davvero.”
- “E
cosa le dirai? Cosa
sa ora?”
- “Che
sono a Vancouver
per risolvere una faccenda. Non sa che sono con te.”
- “Lei
sa di me?”
- “Ovviamente
sa di te,
Kristen. Chiunque sapeva di te. Chiunque mi vedesse sapeva che stavo
male per
te.”
- E nello stesso
istante
in cui l’ennesima cattiveria travestita da verità
mi usciva da bocca mi trovai
a pregare: ti prego, non piangere. Ti
prego.
- Ma quando alzai
lo
sguardo lei mi sorrideva. “Sono felice per te, Rob. Ti auguro
davvero tutto il
bene di questo mondo dopo il male che hai passato con me.”
- E prima che
potessi
fermarmi le parole uscirono, incontrollate. “Con te non ho passato il male. Con te l’ho
toccato, tu mi hai portato l’inferno
in terra. Ma il tempo passato con te non è mai
stato male.”
- Lo dissi senza
guardarla negli occhi perché sapevo che se
l’avessi fatto non avrei resistito
dall’impulso di toccarla. Infatti quando, nonostante ogni
logica, alzai il viso
e trovai i suoi occhi lucidi e umidi, la mia mano sfuggì al
controllo e
completamente attratta dal suo volto lo sfiorò appena prima
di ritirarsi scossa
dalla porta di casa che si chiudeva con forza.
- Haley apparve in
un
lampo incrociando le braccia sullo schienale del divano.
- “Miky
è andato.
Mangiamo?”
- Solo in quel
momento
ci rendemmo conto di quanto tardi fosse. Un intero pomeriggio persi in
ricordi
che io non avrei mai avuto se non attraverso parole e pezzi di carta.
Avrei
dovuto imparare ad accontentarmi e recuperare il tempo perduto.
- Fu probabilmente
quel
pensiero che mi spinse ad alzarmi velocemente, prendere Haley in
braccio e
farla volare sulle mie spalle. Perché era lì che
sarebbe dovuto sempre stare.
Non sulle spalle di uno Stephan qualsiasi, non sulle spalle di uno zio,
ma su
quelle di suo padre.
- Lanciò
un urlo quando
l’afferrai velocemente.
- “Andiamo
a fare le
pizzeeeee!”
- “Davvero
le sai
fareee?” urlò chinando il capo mentre io stesso mi
abbassavo per passare da una
porta all’altra.
- “Se le
so fare? Si dia
il caso che il tuo papà è il miglior pizzaiolo di
Londra!”
- “Bè,
notizia flash. Qui
siamo a Vancouver, non a Londra!”
- “E
allora diventerò
anche il miglior pizzaiolo di Vancouver!”
- Lei rideva e la
sua
risata era la mia soddisfazione maggiore.
- “Non
ci credo nemmeno
se lo vedo. La Loggetta fa le
migliori pizze di tutte Vancouver! Perciò devi per forza
portarmi a Londra così
lì potrai essere tu il migliore e mi farai le pizze
più buone! Mi porti a
Londra?”
- A quelle parole
fu
spontaneo per me tirarla giù con un movimento tanto veloce
da farla urlare di
paura ma anche di eccitazione. La fermai a una spanna dal pavimento.
- “Certo
che ti porto a
Londra, amore mio. Certo che ti porto!”
- E la strinsi a
me,
beandomi, finalmente, della sua presenza tra le mie braccia.
- Dopo cena e
svariati
complimenti per le mie pizze ben riuscite, proposi ad Haley di guardare
i
cartoni. Grazie a Dio avevo dei nipoti che mi informavano costantemente
sui
nuovi sviluppi delle serie televisive per cui ero anche abbastanza
informato.
- Dopo che Kristen
mi
ebbe mostrato la mia camera, una piccola stanza degli ospiti
leggermente più
distante dalla sua, io e Haley ci sistemammo sul divano con tanto di
pop-corn e
coperta. Stavo quasi aspettando che Kristen si unisse a noi quando
annunciò che
sarebbe andata a dormire perché troppo stanca.
- Immaginai che
volesse
lasciarmi un po’ di tempo solo con Haley e gliene fui grato,
almeno di quello.
- Intenzionato a
spegnere il cellulare per non essere distratto da niente e da nessuno,
risposi
a un messaggio di Tom.
- -Avete parlato?
- -Sì.
Tutto okay. Tranquillo.
- Certo, non si
poteva
proprio dire che le cose tra me e Kristen erano totalmente okay, ma
avevamo
fatto enormi passi avanti.
- Mandai anche un
messaggio a Shelby, ripromettendomi di dirle la verità
quanto prima. Infine
spensi il cellulare e potei concentrarmi totalmente su mia figlia.
- Guardammo le sue
serie
televisive preferite e rideva alle battute e alle parodie che facevo
dei
personaggi che odiava.
- Presto si
accoccolò
sul mio petto e strinse un braccio attorno alla mia vita.
- “Mi
sei mancato, papà,
sai? Mi sei mancato proprio tanto…”
- E con un ultimo
sbadiglio piombò nel sonno mentre io sentivo gli occhi quasi
inumidirsi. Le carezzai
i capelli e vi lasciai un bacio.
- “Anche
tu, amore mio.
Anche tu…”
-
- Aprii gli occhi
quando
il salone era già abbastanza illuminato dalla prima luce del
mattino, ma non
era stata quella ad avermi svegliato bensì le mani di
Kristen che tentavano di aggiustare
la coperta attorno a noi.
- “Scusa,
non volevo
svegliarti” sussurrò mortificata.
- “No…
no, tranquilla…”
dissi in un sussurro altrettanto basso ma decisamente più
impastato dal sonno.
- “Mi
dispiace… ci siamo
addormentati sul divano…” indicai Haley ancor
accoccolata su di me e per quanto
non volessi separarmene ci tenevo a mantenere fede alla tacita promessa
che le
avevo fatto.
- “Ma
figurati…” rispose
Kristen mentre io, con molta delicatezza, la scostavo da me e la
stendevo sul
divano per poi coprirla al meglio.
- Le baciai il
capo e
seguii Kristen in cucina dove potevamo parlare come persone normali.
- “Ma da
quanto tempo
sei sveglia?” le chiesi mentre mi passava una tazza di
caffè.
- “Da un
po’.”
- Afferrai il
caffè e mi
trovai a sorridere ripensando alla sera prima.
- “Perché
sorridi come
uno scemo?”
- Bevvi un goccio
di
quel caffè americano che avevo imparato a schifare
nuovamente. “Mi ha chiamato
papà ieri sera.”
- Non
sembrò molto
sorpresa ma era decisamente felice per me. “E’
fantastico, Rob. Te lo avevo
detto.” Sorrise sincera.
- “Già…
Senti, mi ha
parlato di non so che colazione voleva fare in
hotel…”
- “Sì,
ma poi siamo
scese presto e non c’è stato tempo.”
- “Infatti.
Pensavo di
poterle fare qualcosa del genere… Magari, magari con le sue
cose preferite.
Solo che… non… non so…”
- “Ti
aiuto io.”
- Non ci fu
bisogno di
dire altro e con un sorriso riconoscente da parte di entrambi ci
mettemmo
all’opera.
- Preparammo
qualsiasi
cosa piacesse ad Haley e imparai che le piaceva praticamente tutto
quello che
potesse essere cucinato per colazione. Uova, pancetta, frittelle,
cornetti,
succo, latte, cereali, burro e marmellata, fette biscottate…
- “Però,
come fa ad
essere così mingherlina?”
- “Quello
l’ha preso da
me!”
- “Già,
in effetti devo
dire che ricordo come se fosse ieri il modo in cui ti ingozzavi da
In&Out.
E non ingrassavi mai un chilo.”
- “Dote
naturale.”
- Sorrisi e
preparai il
vassoio senza dimenticare un fiore appena raccolto dal giardino.
- Dire che Haley
fu
felice della sorpresa sarebbe stato un eufemismo. Mi gettò
le braccia al collo
facendomi perdere l’equilibrio ed entrambi cademmo a terra
ridendo mentre
Kristen, poggiata allo stipite della porta, ci guardava sorridendo.
- “Oddio,
oddio. Mamma,
mammaaaaa! Facciamo l’albero di Nataleeeeee?”
saltò su, dopo colazione, come se
avesse appena avuto un’illuminazione.
- Era adorabile
con quel
pigiamino rosso a fiocchi di neve. I capelli biondi come i miei, gli
occhi
verdi come Kristen. Era così bella da non riuscire a
staccarle lo sguardo di
dosso.
- “Ehm,
certo. Bisogna
prendere l’albero in cantina però.”
- Mi offrii subito
volontario, ovviamente. Quale migliore occasione per legare se non
approfittare
dello spirito natalizio e addobbare l’albero insieme?
- Haley
saltò felice per
tutta la casa e cercò anche di aiutarmi a trascinare lo
scatolone su per le
scale ma riuscii a convincerla a lasciarmi fare da solo o si sarebbe
fatta
male.
- Era un albero
non
eccessivamente alto ma decisamente pieno. Impiegammo tutta la mattina
solo per
aprirlo e riempirlo di luci. Facemmo una pausa per pranzo e notai con
piacere
che Kristen aveva preparato la sua famosa tortilla soup. Una delle
prime
ricette che mi aveva fatto assaggiare.
- “Non
ti smentisci
mai…” fu il mio commento e per qualche motivo
quasi mi sentii in colpa.
- Non avevo ancora
detto
nulla a Shelby nonostante avessi avuto modo di parlare quella mattina;
volevo
vivere questa cosa da solo, senza dirlo a nessuno. E mi sentii un verme
nel
pensarlo ma niente riusciva a distogliermi dall’immagine di
me, Haley e Kristen
come una famiglia, come stavamo vivendo e come avremmo sempre dovuto
vivere.
- Mandai un altro
messaggio a Shelby.
- -Ti Amo. Non
dimenticarlo.
- Tanto per
sentirmi
meno in colpa e meno ipocrita.
- Ma poi
perché avrei
dovuto sentirmi ipocrita? Io l’amavo davvero.
- Me lo ripetei
tutto il
pomeriggio mentre addobbavamo l’albero e costringemmo Kristen
ad aiutarci e a
non rintanarsi in cucina come aveva fatto quella mattina.
- Non avrei mai
creduto
che addobbare un albero di Natale richiedesse tanto tempo.
- In
realtà ne
richiedeva tanto solo perché Haley sembrava
molto… esigente.
- “Infatti.
Sul Natale
sono esigente. Voglio tutto perfetto. Sposta quella palla,
papà. Non vedi che è
storta?”
- Quando sedemmo a
tavola per la cena mancava solo il pezzo finale.
- “Lo
mettiamo dopo con
la mamma, okay?” sussurrai ad Haley chinandomi alla sua
altezza e
abbracciandola da dietro.
- “Okay,
papi” concordò
con me per poi voltare il visino e darmi un veloce bacio sulla guancia.
- Ancora non
potevo
credere di avere avuto tanto da un giorno all’altro.
- Ormai anche il
pranzo
e la cena era diventato un momento familiare ed era passato un solo
giorno; e
io mi sentivo così bene che non potevo non pensare a come mi
sarei sentito dopo
una settimana o un mese o un anno. O una vita intera.
- Tornammo in
salone e
spegnemmo le luci per vedere l’albero illuminato.
- Era un vero
spettacolo.
- “Abbiamo
fatto un bel
lavoro” commentò Haley.
- “Già,
ma manca
qualcosa.”
- La presi in
braccio e
l’allungai in modo che potesse mettere l’enorme
stella in cima.
- “Che
cosa figa.
Abbiamo sempre dovuto usare una sedia prima” disse
carezzandomi il viso per poi
chinarlo nell’incavo del mio collo. “Ma ora ci sei
tu…”
- E non so per
quale
motivo lo feci, non so quale forza spinse i miei movimenti ma un mio
braccio
salì piano accanto a me fino a posarsi alla vita di Kristen
e avvicinarla a
noi.
- Sembrava
semplicemente
giusto così e potevo giurare di sentirla rabbrividire.
- “Mamma.
Papà. Vi
voglio bene…” sussurrò Haley con voce
decisamente assonnata.
- “Anche
noi…” dicemmo
io e Kristen all’unisono e sorridemmo insieme.
- “Anche
noi…” ripetei
io.
- “Guardate!
Nevica!”
esclamò lei d’un tratto destandosi completamente e
scivolando come un’anguilla
dalla mia presa per correre alla finestra.
- “Che
bello! Che bello!
Posso uscire? Posso? Vi preeego!”
- Guardai Kristen
lasciando che fosse lei a decidere. “Amore, ora fa troppo
freddo, è tardi. È
ora di andare a dormire…”
- “Ma io
non voglio
dormireeee” si lamentò lei trascinandosi di nuovo
verso di noi.
- Io la presi in
braccio
e lei si accoccolò di nuovo su di me. “Vedila
così. Prima vai a dormire, prima
si fa mattina e possiamo giocare con la neve. Ora andiamo a letto e ti
racconto
una storia così ti addormenti subito. Okay?”
- “Ooookay!”
- Kristen le diede
un
bacio e le augurò la buonanotte prima che io salissi per le
scale.
- Mi accertai che
si
lavasse i denti, la misi a letto e mi stesi accanto a lei per
raccontarle
quante storie volesse finché non fui sicuro che dormisse
tranquilla e
profondamente.
- Lasciai la
lucetta
accesa e andai in camera da Kristen per darle la buonanotte.
- Bussai piano
alla
porta. “Hey, che fai?” le chiesi notando che
osservava con uno strano sorriso
una maglia che aveva tra le mani.
- “Hey!
Niente… mettevo
a posto dei panni e ho trovato questa maglia pre-maman. Dio…
Ero enorme…”
- Mi avvicinai e
la
toccai, tanto per sentire una parvenza di consistenza di un altro
ricordo che
non potevo avere.
- “Hai…
hai foto di
quando eri incinta?”
- Una domanda
insolita
ma del tutto comprensibile dopotutto.
- Lei si
alzò ed uscì
dal suo bagno con una cornice in mano.
- “Perché
ce l’hai in
bagno?”
- “Perché
ero davvero
enorme…” rispose mostrandomi la foto senza
esitazioni.
- Era…
era bellissima.
Dicono che le donne incinte siano più solari e anche solo
attraverso una foto
riuscivo a percepirlo.
- Pensai che dal
vivo Kristen
dovesse risplendere di luce propria.
- Con le dita
toccai la
cornice e poi la foto, tutto il suo corpo fino a soffermarmi sul
pancione. Dio
solo sa quanto avrei voluto baciarlo e toccarlo e sentire i calci di
Haley e…
- “Parlami
un po’ della
tua vita, Kristen.” Mi costrinsi a pensare ad altro.
- “Cosa
vuoi sapere?”
- “Cos’hai
fatto tutti
questi anni?”
- “Ho
lavorato per lo
più. E ho cresciuto Haley, ovviamente.”
- “E
l’hai cresciuta
benissimo. E’ una bambina fantastica, Kris. Tu sei
fantastica. Una fantastica
madre.”
- “Ho le
mie pecche.”
- “Perché
hai lasciato
Los Angeles?”
- “I
ricordi” rispose
senza nemmeno pensarci. “I ricordi facevano male.”
- “E hai
pensato bene di
venire in un posto altrettanto pieno. A Vancouver
dove…”
- “…dove
è iniziato
tutto. Sì, lo so. Sono un po’ masochista
ma… Questo è l’unico posto in cui mi
sento protetta. Quei ricordi non mi fanno male. Nessuno è
mai riuscito a
capirlo.”
- “Io
sì. Lo capisco.”
- Sorrise ma non
riuscii
a ricambiare.
- “James.”
Dire il suo
nome mi dava la nausea e Kristen rabbrividì. “Che
fine ha fatto?”
- Sembrò
pensarci molto
prima di rispondere. Era incerta e si vedeva benissimo.
- “Oh…
Bè lui se l’è
squagliata quando gli ho detto che ero incinta.”
- “Che
bastardo.” Non
rispose. “E Stephan?”
- “Che
ne sai di lui?”
- “Haley.”
- Sorrise ironica.
“Stephan è stata l’unica storia. Era
più per far contenta mia madre in
realtà.”
- “E
perché è finita?”
- Alzò
il viso e scrutò
il mio. Scrollò le spalle. “Lui era perfetto
ma…”
- “Ma?”
- “Ma
non era te.
Nessuno è mai stato te.” E il silenzio
piombò tra noi. Forse avrei dovuto chiedere
di più, forse avrei dovuto chiedere cosa intendesse, forse
avrei davvero dovuto
chiederle perché mi avesse tradito, ma non lo feci.
- “Tu
piuttosto. Ti
sposi, wow! Parlami di lei! Non mi hai detto praticamente niente e lei
sa tutto
di me…”
- Sorrisi quasi
imbarazzato. “Shelby. Bè,
lei è stata la
mia salvezza. Bevevo tanto in quel periodo. Frequentavo ragazze
diverse, molte
ragazze. E poi, non lo so, è arrivata lei e mi ha ascoltato.
E non volle
entrare in casa. ‘Ci risentiamo
quando
sei sobrio’ disse. E io la richiamai. Il resto
è storia, ma senza di lei
non so che fine avrei fatto. Fa la costumista, sai? È molto
bella e piena di
vita. Anche se…”
- Non sapevo
perché mi
ero fermato ma l’avevo fatto.
- “Anche
se?”
- “Anche
se non è te.”
L’avevo detto. “Nessuna sarà mai
te.” E l’avevo ribadito.
- Restammo a
fissarci
negli occhi per un tempo così lungo che mi parve
interminabile e,
probabilmente, avremmo continuato a guardarci per molto tempo ancora se
il
pianto di Haley dall’altra stanza non ci avesse fatto
sussultare e correre da
lei.
- “Amore,
cos’è
successo?”
- Ci avvicinammo
entrambi al letto che la vedeva seduta e in lacrime.
- “Papaaaaà!
Papaaaaà!
Non te ne andare! Non te ne andareeeee” urlò e
appena mi vide si aggrappò a me
così forte da farmi quasi male.
- “Amore,
sono qui. Non
vado da nessuna parte.” La baciai ovunque stringendola a me.
- “E’
stato solo un
incubo, tesoro.”
- “Un
brutto, orrendo
incubo. Non vado da nessuna parte…”
- Ma lei
continuava a
piangere e calmarla fu difficile per diversi minuti.
- “Dormite
con me
stasera?” tirò su con il naso e… come
poterle dire di no?
- “Sì.
Certo. Dormiamo
qui” la rassicurai ottenendo completa approvazione da Kristen.
- Ci infilammo
sotto le
coperte insieme a lei che si strinse tra di noi.
- “Abbiamo
fatto davvero
un bel lavoro…” commentai mentre le carezzavo le
guance lisce e i lineamenti
perfetti.
- “Sì.
È perfetta.”
- E restammo
svegli a
guardarla e ad accarezzarla finché non fu di nuovo
addormentata, ma nessuno dei
due ebbe il coraggio di lasciarla di nuovo sola o forse mancava
semplicemente
la voglia di farlo.
- Ci addormentammo
così
e, quando mi svegliai, prima dell’alba, sapevo solo che Haley
era riuscita in
qualche modo a spostarsi al mio lato e io stavo stringendo Kristen. Una
mia
mano era dietro la sua schiena, il suo capo chino sul mio petto e non
mi ero
mai sentito così bene.
- Sorrisi e
continuai a
dormire.
- POV Kristen
-
- “Mi
raccontate un po’
di quando stavate insieme?”
- Dire che le cose
erano
migliorate col passare dei giorni sarebbe stato un eufemismo. Avere Rob
a casa,
vederlo accanto ad Haley che lo chiamava papà e ci teneva
per mano mentre
camminavamo e la facevamo saltare tra la neve era… era tutto
quello che avevo
sempre desiderato. Ero
quasi arrivata a
credere che Rob non mi odiasse. Soprattutto quando mi riservava quei
sorrisi
che sembravano dimenticare il resto e aprirsi solo nel vedere il mio
viso.
- Eppure non
potevano
significare nulla. Lui stava per sposarsi e io dovevo davvero iniziare
ad
abituarmi all’idea. Non l’aveva ancora detto a
Shelby nonostante io continuassi
a spingerlo a farlo. Ci mancava solo che, una volta scoperto, avesse
incolpato
me per averlo costretto a tacere anche se non avrebbe avuto molto senso.
- ‘Tanto
domani torniamo. Credo che la mostrerò direttamente
anche a lei.’ mi
aveva risposto quando gli avevo ribadito il concetto quel pomeriggio
prima di
uscire a fare due passi.
- ‘Mostrerai
anche me?’ Avrei voluto
chiedere ma avevo preferito evitare. Il solo
pensiero di dover tornare a Londra dopo anni e affrontare…
tutti, mi faceva
stare male ma me lo meritavo. Ai loro occhi me lo meritavo e non potevo
fare
nulla per cambiare le cose, non ora. Non più.
- “Sai,
è strano che tu
ce lo chieda. Stiamo passando proprio accanto a un posto dove abbiamo
passato
la maggior parte del tempo…” iniziò Rob
mentre camminavamo accanto a uno dei
set esterni di Twilight. Mi chiesi
cosa stesse provando lui in quel momento. Io ci passavo spesso e ormai
mi ero
abituata all’inevitabile ondata di ricordi, ma lui?
- “Ma la
storia la
sooooo. Tu che eri pazzo della mamma prima di conoscerla, hai fatto il
provino
per lei, lei ti ha scelto, e vi siete innamorati.”
- Lo faceva
sembrare
così semplice.
- “Voglio
sapere
qualcosa che non si legge da nessuna parte! Qualche dettaglio piccante
tipo, il
vostro primo bacio? O la vostra prima volta di qualche altra
cosa?”
- Sorrisi e chinai
il
viso al ricordo...
-
- “Rob,
che diavolo ci fai qui?” esclamai trovandomelo avvolto
su se stesso al freddo, fuori il mio trailer.
- “Non
trovo le chiavi. Fammi entrare, ti prego. Sto gelando.”
- Alzai gli occhi
al cielo e lo lasciai passare. “Sei un
idiota. Potevi prenderti una polmonite. Perché non sei
tornato dentro?” dissi
mentre gli sfilavo la maglia e gliene davo una mia, ma lui non la mise.
Portò
le sue mani alla mia vita e avvicinò i nostri corpi
d’un tratto bollenti.
- “Volevo
vederti. Dio, quanto ti voglio…” disse contro il
mio
collo. “Fai l’amore con me, Kristen. Non lo
saprà mai. Ti prego, non ce la
faccio più. Fallo con me la prima volta.”
- “Rob,
non… non possiamo…” mugolai mentre
lottavo tra cuore e
ragione.
- “Non
mi vuoi?” chiese prendendo il mio viso tra le mani e
incatenando il suo sguardo al mio; come se potesse esserci altra
risposta a
quella domanda se non: “Sì. Sì, ti
voglio.”
- E divenni creta
nella sue mani. Per la prima volta. La mia
prima volta.
-
- “So a
cosa stai
pensando?” sussurrò Rob al mio orecchio e io
sentii le guance andare in fiamme.
- “Non
so di cosa
parli…”
- “Sei
arrossita, Kristen.
So a cosa stavi pensando, perché ci pensavo anche
io.”
- Mi persi nei
suoi
occhi finché sentii Haley far scivolare la mano dalla mia
presa e farla entrare
in contatto con quella di Rob.
- Sorridemmo
entrambi,
consapevoli di quello che nostra figlia stava facendo e, nonostante
forse ci
saremmo fatti ancora del male, restammo mano nella mano e la seguimmo
camminando sulla neve.
- Dopotutto non
significava nulla, vero?
- Solo due vecchi
amici
che si tenevano per mano sulla neve.
- Non significava
nulla.
-
- “Non
credere che non
sappiamo quello che stai cercando di fare, signorina” dissi
ad Haley con tono
perentorio quando inserì il DVD di Twilight
per poi venire a posizionarsi tra di noi sul divano.
- “Iooo?
Che ho fatto
ora?”
- “Vuoi
dirmi che la
scelta del film è totalmente casuale?”
- “Mmm…
Mi appello al
quinto emendamento.”
- Rob
scoppiò a ridere.
“Ma sai cosa vuol dire almeno?”
- “Veramente
no. Ma in TV
lo dicono sempre quando non vogliono rispondere a qualcosa.”
Rise e noi con
lei. “E ora zitti, inizia.”
- Vedere il film
in
silenzio era impossibile con Haley che si divertiva a commentare ogni
minima
cosa ma aveva anche la capacità di restare in silenzio
durante le scene più
intense e, mio dio, rivedere quel film dopo anni ed anni ebbe un
effetto su di
me che non potevo credere possibile e che era stato il motivo per cui
non l’avevo
più rivisto dall’ultima volta in cui, per scherzo,
lo avevo visto insieme a
lui.
- “Bello
eh? Voglio
dire, tutta quella chimica e quell’attrazione… si
tagliava col coltello…” fu il
suo commento alla fine del libro al che io e Rob ci scambiammo uno
sguardo divertito
ma anche carico di intesa.
- “Bene,
io vado a
dormire. È tardi e domani andiamo a Londraaaa!
Awwwww.”
- “Nessuna
storia della
buonanotte stasera?” chiese Rob che già aveva
preso la mano con
quell’abitudine.
- “No,
stasera no. Notte
mami, notte papi.” Diede un bacio ad entrambi e
sparì su per le scale.
- “E’
tremenda…” commentò
Rob e io mi limitai ad annuire. Ero ancora troppo scossa dal film.
Possibile
che quei due ragazzi, quei due piccoli ragazzi che a malapena si
conoscevano
erano arrivati a tanto?
- “Hey,
che hai?” mi
chiese Rob, dolce. Dolce.
- Io scossi il
capo.
“Niente… il film mi ha messo malinconia”
confessai e, a quel punto, afferrai
l’occasione per tirare tutto fuori. “Io…
io non volevo, Rob. Mi dispiace
davvero. Non volevo che le cose andassero così…
è tutto sbagliato. Dovevano
andare diversamente. Dovevamo vivere insieme con la nostra bambina e..
e magari
sposarci e… e invece ho rovinato tutto. E ora tu mi odi
e…”
- Prima che
potessi
anche solo finire di parlare, sentii le sue braccia avvolgermi e il suo
viso
chino nel mio collo. Morii per un istante, ma in
quell’istante mi sentii in
paradiso.
- Si
staccò dopo molto
tempo, quando ormai le lacrime avevano avuto il sopravvento su di me e
le
sentivo addensarsi come crema prima di rigarmi le guance.
- Lui mi
carezzò gli
zigomi e ne asciugò una. “Io ti ho amato
più di chiunque altro potrò mai amare
in questa vita, e tu mi hai spezzato il cuore. Mi hai mentito, mi hai
tradito,
mi hai tenuta nascosta una figlia per sette anni.”
- Chinai il viso
ma lui
lo alzò un secondo dopo.
- “E
nonostante tutto…
non riesco ad odiarti. Ci ho provato. Vorrei tanto riuscire ad odiarti,
sarebbe
tutto più facile, ma non ci riesco. Dopo tutti questi anni
tu sei… sei ancora troppo
per me…”
- Le nostri fronti
a
contatto, il mio cuore che batteva più velocemente di quanto
avesse mai fatto
in vita sua, le sue parole che mi riscaldavano l’anima.
- E quando una
lacrima
si addensò all’angolo della mia bocca, lui si
avvicinò, molto lentamente, e la
raccolse con le labbra.
- Sentii il corpo
gelarsi
e riscaldarsi allo stesso tempo, la voglia di avvicinarlo ancora di
più, di
affondare le mani tra i suoi capelli, di incastrare i nostri corpi,
ancora e
ancora.
- Mossi le labbra
insieme alle sue e ci baciammo. Un bacio così semplice, pure
e carico che mi
sembrò di tornare al nostro primo bacio. Niente aveva
più senso, niente
importava più mentre le sue mani stringevano la mia vita, le
mie volavano al
suo viso e le nostre lingue si toccavano ancora, dopo tanto tempo.
- Dio, da quanto
non
baciavo un uomo così. Da quanto non baciavo lui
così…
- Non lo ricordavo
più e
non volli ricordare nulla per molto tempo. Volevo solo perdermi tra le
sue
labbra ma quando il suo corpo fece pressione sul mio per farmi stendere
sentii
quanto tutto fosse sbagliato. E non solo perché lui stava
per sposarsi ma
perché c’erano ancora tante cose che non sapeva e
io… io…
- “Io…
non… Non posso,
Rob. Non possiamo…”
- Mi staccai
aggrappandomi ad ogni forza di volontà rimastami e lo
scostai mentre mi alzavo
dal divano e mi dirigevo in cucina.
- Sperai davvero
che non
mi seguisse ma sentii i suoi passi dietro i miei prima di quanto mi
aspettassi.
- Non disse nulla.
Mi
afferrò il braccio costringendomi a voltarmi e
incollò di nuovo le sue labbra
alle mie.
- E fu impossibile
per
me rinunciare. Mi erano mancate così tanto che sentivo di
poter morire se le
avessi lasciate andare. Mi aggrappai a lui che mi alzò sul
ripiano della
cucina. Era tutto sbagliato eppure… perché
sembrava così giusto ai miei occhi
in quel momento? Tutto poteva sistemarsi e forse… forse un
giorno…
- “No…
no…” mugugnai
ancora quando lui scese a baciare il mio collo facendomi impazzire.
“Rob,
aspetta. Devo… devo dirti ancora delle cose…
Non…”
- “Me le
dirai dopo…” e
la sua voce rauca ed eccitata fu il colpo di grazia.
- Creta nelle sue
mani,
di nuovo.
- “Dio,
quanto mi sei
mancata…”
- “Dio,
anche tu…
troppo…”
- Mi lasciai
andare ai
suoi baci, alle sue carezze, alle sue labbra e alla sua lingua.
- “Andiamo
sopra…”
mormorò nella mia bocca.
- “Haley…”
riuscii a
mugugnare in risposta.
- “Il
divano…” ed io
annuii e mi aggrappai a lui aspettando che mi stringesse per portarmi
di là quando
il suono del campanello ci fece staccare improvvisamente.
- Ci guardammo negli
occhi consapevoli di avere appena fatto una grande cazzata e, con la
fronte una
contro l’altra, respirammo gli ultimi gemiti di entrambi
prima di tornare alla
realtà.
O_____________O
omg omg omg! Si sono baciatiiiiiiiiiiiii! *___* Awwww Di certo non
può più sposare Shelby ora! Sicuramente la
ripudierà e dichiarerà a Kristen tutto il suo
amore e vivranno felici e contenti! *__* Awwwww No, okay u.u forse non
andrà proprio così! Muhahahahaha Che dire... lo
scoprirete solo leggendo! ;) Hahaha Ovviamente essendo una ff di cinque
capitoli le cose succedono un pò velocemente ma... siamo
abbastanza sicure che abbiate apprezzato! LOL Fatecelo sapere in una
recensioncina che ci fanno sempre tanto piacere *___* Siete the best!
*___*
Vi ricordiamo ancora il nostro profilo
Facebook,
dove troverete un piccolo spoiler al giorno nell'attesa del prossimo
capitolo ;)
Che
altro dire...? Niente... secondo voi chi è al campanello?
Chi può mai essere a rovinare tutto così? u.u Io
punto tutto su Shelby o James u.u Ho questo presentimento u.u Ma
sarà perchè so cosa succede nel prossimo e voi
noooo lalalala Okay, ammetto di essere un pò infantile .___.
meglio che mi ritiro! hahahaha
Grazie
mille di tutto, ancora una volta!
Un
bacio enorme! ♥
Cloe&Fio
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** now. ***
TP - cap 3
Allora
ragazze eccoci qui! Iniziamo col dirvi che siamo completamente
scioccate, sconvolte, entusiaste e stra-mega-happy per il vostro amore
per la storia e le stupende recensioni che ci lasciate!!!
shghggaycysdhgcfsdghfhgsdhgfgh è tutto ciò che
possiamo dire per descrivere adeguatamente come stiamo *___*.
Detto questo, eccoci qui al capitolo 4, il penultimo! Grazie a tutte le
fantastiche ragazze le cui menti hanno pensato il soprannome 'Scialba
Shelby'. Cloe l'ha rubato e messo in vostro onore in questo capitolo
xD. Pensiamo che Haley vi farà morire dal ridere
perciò ahahah tenetevi forte mentre leggete...anche
perchè finalmente molti punti oscuri saranno rivelati
O______O. Vogliamo ringraziare ancora una volta tutte voi che
continuate a seguirci e a dimostrarci una dose enorme di amore su fb.
Non pensavamo di trovare amiche così in sintonia con noi (e
anche un pò pazze come noi hihihi ).
Bene vi lasciamo al capitolo e...
E chi sarà al campanello??? O_O
Buona lettura!!!!
P.S= Il capitolo è diviso in due pov diversi e se volete
c'è un piccolo suggerimento musicale da ascoltare dal Kris
pov in avanti.
Un mega bacio!!
Capitolo 4
now.
-
- POV Robert
- Rimasi ansimante
con
le mani sul ripiano della cucina. Kris se n’era andata al
suono del campanello
ma riuscivo ancora a sentirla addosso. Le sue labbra, la sua pelle, il
suo
sapore, il suo..
- Chiusi gli
occhi, cercando
con ogni parte di me stesso di riprendere il controllo, ma fu tutto
inutile.
Avevo cercato per giorni di dire a me stesso che lei era solo..solo un
vecchio
amore.
- Solo la madre di
mia
figlia.
- Solo una
potenziale
amica futura.
- Che lei era
solo..solo
Kristen.
- Ma, dopotutto,
era
proprio questo il problema.
- Lei era Kristen. Lei
e nessun’altra. Nessuna sarebbe mai stata lei: la mia
amante, confidente, migliore amica. Tutto allo stesso tempo.
- Però
c’era qualcun’altra
nella mia vita adesso, qualcuno che sarebbe stato distrutto e devastato
se
avesse saputo ciò che avevo fatto.
- Io mi stavo per
sposare. Stavo per sposare una donna forte e fantastica che mi aveva
letteralmente salvato da me stesso, dall’alcool e dalla
depressione che avevo
attraversato. Avevamo condiviso sette anni insieme e..e non si meritava
un
trattamento simile. Io le dovevo tutto, ogni singola cosa buona che
avevo fatto
dopo Kristen. Non potevo gettare tutto al vento per un bacio che non
significava
nulla e..e anche se il campanello non fosse suonato noi ci saremmo
fermati.
- Certo, come no.
- Perché
quello era
stato solo un errore.
- Un
bell’errore, però.
- Forse avevo
avuto uno
di quegli strani momenti di debolezza che tutti hanno prima di fare il
grande
passo. Sì, era per questo che l’avevo fatto:per
provare che non c’era più nulla
tra me e Kristen. E, infatti, quel bacio non aveva significato niente.
- Bugiardo.
- “Cazzo..”
- Avrei continuato
ad
angosciarmi e a parlare come un pazzo con la mia coscienza se non
avessi
sentito una voce famigliare mescolata a quella di Kristen. E ogni mio
pensiero
sul fatto che quella persona non
potesse essere lì, si volatilizzò quando vidi la
figura alta ed esile di Shelby
entrare in cucina come un tornado impazzito, seguita a ruota da una
confusa e
scioccata Kristen.
- Entrambe erano
rosse
in viso, seppur chiaramente per due ragioni opposte. I miei occhi
incrociarono
per un attimo quelli di Kristen, enormi ed imbarazzati; uno specchio
esatto di
quelli che dovevano essere i miei.
- “Tu
che ci fai qui?”.
- Il mio tono di
voce
uscì totalmente sbagliato e mi sentii in colpa
nell’esatto istante in cui colsi
il dolore sul volto di Shelby.
- “Io..insomma,
volevo
dire. Come sei arrivata? Quando..io..” balbettai.
Perché diavolo averla lì,
nella cucina di Kristen, sembrava
così
sbagliato e fuori luogo mentre esserci io sembrava
così..giusto?
- “Beh,
non certo grazie
a te” la voce di Shelby era strana, diversa dal suo solito
tono allegro e
gentile. “Hai detto che dovevi venire a Vancouver a risolvere
una faccenda. Una
faccenda? A dieci giorni dal nostro matrimonio? Ma io..io mi sono
fidata di te.
E poi Tom si fa sfuggire il suo nome” puntò il
dito contro Kristen, senza però
togliere gli occhi da me “Non mi ci è voluto molto
per farmi dire che eri qui
con lei, a casa sua e..” una lacrima le rigò il
viso e mi sentii morire.
- “Tom
non ti ha
spiegato. Shelby, c’è una spiegazione logica
a..”
- “Una
spiegazione
logica? Una..” cercò di prendere un lungo respiro
anche attraverso le lacrime
“Stai vivendo qui con lei da una settimana, mentendomi, e tra
dieci giorni noi
dovremmo sposarci! E hai anche il coraggio di dirmi che
c’è una spiegazione
logica?”
- A quel punto
kris fece
un passo avanti. “No, aspetta, lo so che sembra brutto
ma..è tutto un grosso
malinteso.”
- Shelby
scattò,
guardandola con un odio che non avevo mai visto sul suo volto.
“Tu stai zitta.
Dopo tutto quello che gli hai fatto, hai davvero un bel coraggio
a..”
- “Che
sta succedendo?”
- Tutti e tre
sobbalzammo e ci ritrovammo a fissare la porta della cucina dove Haley
se ne
stava appoggiata allo stipite.
- “Perché
urlate? State
litigando? Non litigate, dai..” i suoi occhi assonnati si
posarono su Shelby e
si spalancarono. Non perse neppure un secondo a gettarsi su di me,
impaurita.
- “Sei
una ladra?” domandò
cauta rivolgendosi a Shelby “No, forse sei una pazza. Hai
l’aria di una appena
uscita dal manicomio. Vuoi ucciderci tutti e farci a pezzi ?”
- “Cosa?
Io..no. Ma chi
diavolo sei tu?”
- Haley
alzò il viso
verso di me. “Papà ma questa chi
è? Tu la
conosci?”
- Le avrei
risposto ma
il gemito sorpreso e sconvolto di Shelby mi distolse da mia figlia.
- Kris si
schiarì la
voce, passandosi le mani nei capelli. “Io.. amore questa
donna è la fidanzata
di papà, non è una pazza. Lo sai che
papà ha una fidanzata, no? Te l’avevamo
detto..”sibilò tra i denti “E io ti
avevo detto che dovevi dire tutto a Shelby,
Rob”
- E avrei davvero
dovuto
farlo perché lei sembrava letteralmente sul punto di svenire
o di collassare.
Il suo sguardo passava, angosciato, su noi tre senza sapere su dove
posarsi.
- “Haley,
vieni. Andiamo
di sopra. Ti leggo una storia..”
- “Ma io
voglio dormire
con papà” alzò gli occhi e sporse il
labbro all’infuori “E poi vorrei una tazza
di cioccolata, mi è venuta fame”
- “Haley..”
- “Papino
ti
preeeeeeeeeeeeeeeego”
- Avrei voluto
poter
cedere come facevo sempre e dirle che avrei fatto tutto ciò
che voleva, ma ero
troppo focalizzato sul volto pallido e sconvolto della mia fidanzata.
- “Fatti
fare la
cioccolata dalla mamma” risposi “Poi dopo vediamo
cosa fare. Io devo parlare in
privato con Shelby.”
- Non
sembrò affatto
felice della risoluzione della cosa ma si sedette ugualmente al tavolo,
senza
obiettare e con un grosso broncio sul viso.
- Presi
delicatamente la
mano di Shelby nella mia e la condussi al piano di sopra, fino alla
camera che
occupavo. Dopo essersi seduta sul letto e aver bevuto un po’
d’acqua sembrò
aver riacquistato un colorito leggermente più roseo.
- “Io..non..non
capisco”
- “Lo
so, lo so” mi
sedetti al suo fianco e la circondai con le braccia.
- Come diavolo
avevo
fatto ad essere così idiota? Ero stato assorbito da Haley e
dal mio volerla
solo per me ma quella donna era la mia fidanzata. La mia futura moglie
e..e
presto avrei dovuto dividere ogni piccola cosa della mia vita con lei.
Compreso
il mio amore per mia figlia. Tenendola all’oscuro avevo solo
rischiato di
ferirla irreparabilmente ed era l’ultima cosa che avrei
voluto fare.
- “E’
una storia lunga e
complicata. Ascoltami, ok?”
- Annuì
e si voltò a
guardarmi. Questa volta seria e senza più lacrime agli occhi.
- Iniziai la mia
storia
partendo da ciò che era successo il giorno del provino. Non
era necessario
rivangare i dettagli più tristi della fine della mia storia
con Kristen visto
che sapeva già ogni cosa e di questo fui immensamente grato.
I suoi occhi si fecero
enormi e carichi di rabbia e comprensione mano a mano che le spiegavo
tutto ciò
che era successo in quei giorni. Eppure mi ritrovai a escludere dal mio
racconto alcune parti e, paradossalmente, le più importanti.
I momenti che ci
avevano avvicinati in quei giorni, le piccole cose che avevamo
condiviso
insieme: i film sul divano, le cene a tavola, i giochi..
- “Una
figlia..” il
gemito si Shelby mi riscosse dal mio torpore “Wow,
è..è scioccante.”
- “Già..”
- “Io..”
strinse i pugni
sulle ginocchia, livida “Ho una gran voglia di andare
lì fuori e prenderla a
calci in culo. Come ha potuto tenerti nascosta tua figlia per sette
anni? Certo
posso capire che non sapere chi il padre fosse deve averla fatta
sentire una
sgualdrina, che poi è quello che è..”
- “Shelby
non dire così”
- I suoi occhi mi
fissarono scioccati. “La difendi? Perché diavolo
la difendi?”
- “Io
no..non la difendo
ma per Haley..” sospirai cercando di scacciare il fastidio
che le parole di
Shelby mi avevano procurato.
- Kris non era
affatto
una sgualdrina, lei era..una brava madre e..
- “E’
la mamma di Haley
e bene o male saremo legati per sempre. Perciò credo che la
cosa migliore sia
avere tutti un rapporto sereno e ripartire da zero. Non voglio che mia
figlia
si senta stretta fra due fuochi e non sappia cosa dire o come
comportarsi.”
- I suoi occhi si
addolcirono velocemente. “Hai ragione, ovviamente.
Insomma..scusami. Se tu la
puoi perdonare di certo posso farlo io. In fondo è sempre
stato quello che ti
ho detto di fare: dimenticare il passato e andare oltre.
Perciò sì..cercherò di
essere il più civile possibile. E..oddio ti ho accusato di
tutte quelle cose
orribili quando sono arrivata”
- “Non
fa niente, eri
sconvolta e..”
- Prima che
potessi rendermene
conto le sue labbra erano sulle mie, morbide e calde. Così
simili a quelle di
Kristen eppure così diverse..
- Si
staccò e, quando
tornò a guardarmi, aveva un espressione triste e mortificata.
- “No,
è stato
imperdonabile. Come se tu e lei poteste..insomma, dopo tutto
ciò che ti ha
fatto dovevo capire che tra voi due non potrebbe esserci più
nulla. Sono stata
davvero una sciocca,vero?”
- Se avessi voluto
quello sarebbe stato il momento per essere sincero. Per dirle del
bacio, per
dirle..
- Ma
c’era poi davvero
qualcosa da dire?
- Confessarle la
verità
avrebbe cambiato qualcosa o sarebbe servito solo a ferirla
irreparabilmente?
- Bacio o non
bacio io e
Shelby ci saremmo comunque sposati presto; le avevo fatto una promessa
e
l’avrei mantenuta ad ogni costo.
- “Sciocca?
Solo un
pochino” sussurrai “Ma ti amo comunque”
- Avvicinò
nuovamente il
volto al mio. “Anche io ti amo.”
- “Ehm..ehm..”
- Ci allontanammo
di
scatto e una Haley piuttosto arrabbiata si gettò sul mio
grembo allacciandomi
le mani al collo e affondando il capo sul mio petto.
- “Cattivo,
avevi detto
che venivi da me e invece la mamma voleva mandarmi a dormire senza di
te”
sbottò “E invece io non ci vado se tu non ci
sei.”
- Strinsi il suo
corpicino caldo a me, beandomi di quelle attenzioni. Mi aveva accettato
con gioia
sin da subito e vederla ricercare il mio affetto costantemente mi
faceva
sentire amato come
mai prima.
- “Dormo
con te, ok? Non
preoccuparti” sussurrai respirando il buon profumo dei suoi
capelli. “Prima
però vorrei presentarti ufficialmente una persona che per me
è molto
importante. Haley, questa signora si chiama Shelby ed è la
mia fidanzata.
Shelby, lei è Haley, la mia bambina.”
- Shelby fu la
prima a
sporgere la mano e a salutare con un sorriso. Haley la
scrutò per un attimo
prima di allungare, titubante, la manina.
- “Piacere”
disse “Scusa
se non ti ho riconosciuta subito, prima. Ti avevo già vista
su un giornale ma
sembravi diversa.” Tossicchiò “Immagino
che Photoshop faccia miracoli.”
- Oh ca..
- Iniziavamo bene!
- “Ok,
beh è ora della
nanna. Tutti a dormire, su, domani ci aspetta un lungo volo fino a
Londra” mi
alzai tenendo Haley tra le braccia “Shelby, il nostro
programma era di partire
domani col volo delle 11. Se avessi saputo che..”
- “Oh
non preoccuparti”
scosse la mano e mi resi conto che era ancora un po’ confusa
su come
interpretare la battuta su Photoshop “Mi prenoto un posto su
internet. Di
solito in prima classe c’è sempre
disponibilità residua.”
- Le diedi un
bacio
veloce sulle labbra e, quando mi allontanai di un passo, i miei occhi
si
posarono su Kris, ferma sulla porta con un’espressione
assorta e illeggibile
sul volto.
- Illeggibile,
forse per
chiunque, ma non per me.
- Stava pensando
al
nostro bacio, esattamente come avevo fatto io sino a quel momento.
- “Buonanotte,
allora” mormorai, oltrepassandola
con Haley fra le braccia.
- Scossi il capo.
Non
c’era niente a cui pensare.
- Niente.
-
-
-
- “Dimmi
ancora una
volta che tu non c’entri”
- “Io
non c’entro”
ripetè Haley tranquilla, troppo assorbita
dall’ambiente circostante per prestare
davvero attenzione alle mie parole.
- “Haley..”
- “Guarda
che forte la
mia stanza!” Corse attraverso il piccolo salottino di una
delle suite del Ritz,
seguendo il ragazzo che ci aveva aiutati con le valige. “Non
sono mai stata in
così tanti alberghi diversi! E tutti bellissimi”
- Si
gettò sul letto,
scompigliando tutti i cuscini e il copriletto, troppo felice per poter
essere
contenuta..
- “Le
serve altro
signore?”
- Scossi il capo,
dando
una bella mancia al ragazzo che uscì dalla stanza
lasciandoci soli.
- Kristen
entrò in
quella che, per i giorni seguenti sarebbe stata la camera di Haley, e
si
sedette sul letto accanto a lei.
- “Tuo
padre ti ha fatto
una domanda e voglio che gli rispondi. Sinceramente.”
- E io non potei
trattenere un mezzo sorriso notando che quella situazione rispecchiava
totalmente le mie fantasie. Quando eravamo insieme avevo sempre pensato
che io
sarei stato il papà buono e permissivo e lei la madre che
faceva rispettare le
regole e, infatti, le cose stavano andando esattamente così.
- Mi ricomposi
quando
Kris mi lanciò un’occhiataccia.
- Haley si mise
seduta
composta e alzò gli occhi al cielo molto teatralmente. Come
diavolo aveva
pensato di non essere una buona attrice era incomprensibile per me,
visto che
era chiaramente tagliata.
- “Mi
ferisce molto che
i miei genitori, coloro che mi hanno dato la vita, pensino questo di
me”
sollevò lo sguardo indignata “Io non ho fatto
nulla”
- La sua risposta
non mi
suonò affatto convincente ma il mio amore per lei era
così spropositato ed
enorme che, anche se quella fosse stata una bugia, non me la sarei
presa poi
più di tanto. Certo, Shelby era tutta un’altra
storia..
- La mattina di
partire
per Londra Shelby non era più riuscita a trovare il suo
passaporto salvo
scoprire, due ore dopo, che era misteriosamente finito nel tritarifiuti. Questo aveva significato
che Shelby era
dovuta andare al consolato britannico a farsi fare un certificato
provvisorio e
aveva perso il nostro volo.
- “Papà”
Haley mi posò
una mano sulla spalla “Mi spiace davvero. Ma devi ammettere
anche tu che Shelby
era molto sconvolta quando è arrivata a casa nostra. Forse
ha posato la borsa
in cucina e forse il passaporto è caduto accidentalmente nel
lavello e forse il
tasto dei tritarifiuti si è attivato da solo e..”
scosse le spalle “Dopotutto è
anche colpa tua”
- Strabuzzai gli
occhi,
mezzo divertito. “Mia?”
- “Beh,
se tu le avessi
detto chi ero sin da subito..” tagliò corto
“E adesso scusate ma mi devo
vestire per incontrare i nonni. Mi metto un vestito, ok? Le nonne delle
mie
compagne vogliono sempre che siano eleganti anche se a me i vestiti
proprio non
piacciono molto. Farò questo sforzo..”
- Si
legò i capelli
biondi in una coda alta e corse ad afferrare la sua valigia,
trascinandola in
bagno e barricandosi dentro a fare chissà che cosa. Dovevo
ammetterlo, la
amavo, ma dovevo ancora capire da chi diavolo aveva preso tutta quella
energia,
parlantina e vivacità. Di certo non da me e Kristen che
tendevamo ad essere
piuttosto pigri e solitari. Forse da Lizzie, pensai con un sorriso.
- Avevo detto a
tutti
che ci saremmo incontrati a casa dei miei quel pomeriggio alle quattro
e, ad
essere sincero, non vedevo l’ora. Tom era il solo a sapere
chi Haley fosse,
mentre per gli altri sarebbe stata una vera e propria sorpresa.
- Una bomba
atomica più
che una sorpresa, ma non c’era un modo soft per comunicare la
notizia. Non a
questo punto almeno.
- “Mi
spiace” Kristen
posò la mano sulla mia, naturalmente, e il gesto
causò una vera e propria
scarica di adrenalina nel mio corpo.
- Stai calmo, stai
calmo..
- “Mmm,
per cosa?”
- Rise.
“Lo sai che è
stata lei. Non so cosa le sia passato per la testa. Forse ha paura che
quando
ti sposerai non avrai più molto tempo per lei e ha voluto
guadagnare un paio di
giorni per averti tutto per se.”
- “Non..non
voglio che
lei pensi questo” risposi veloce. “Insomma, voglio
che sappia che io ci sarò
sempre e che..Dio devo ancora parlarne con Shelby ma posso prendermi un
po’ di
tempo libero dal lavoro e magari cercare una casa a
Vancouver.”
- Kris
rafforzò un po’ la
stretta su di me e, in un gesto totalmente inatteso, posò il
capo sulla mia
spalla. “Troveremo un modo, vedrai.”
- Sentii ogni
nervo,
ogni fibra del mio corpo irrigidirsi al contatto del suo corpo contro
il mio. E
il suo profumo.
- Non
durò più di due
secondi. Si staccò subito, non appena si accorse di cosa
aveva fatto. Non so se
il suo gesto fosse dovuto ad un attimo di debolezza o se , per un
istante,
avesse pensato di essere tornata nel passato.
- Di certo, per
me, era
stato così.
- “Scusa,
non..”
- “Kris
non..”
- Parlammo
insieme,
contemporaneamente, imbarazzati come due ragazzini.
- Sussultammo
quando
sentimmo scattare la serratura del bagno ed Haley uscì dalla
porta, piazzandosi
davanti a noi con una giravolta.
- “Allora,
che ne
pensate?”
- Indossava un
grazioso
abitino rosso con dei fiocchi di neve natalizi e stivali pesanti.
- Colsi al volo
l’occasione per uscire da quella situazione imbarazzante e
fastidiosa.
- Così
piacevolmente
fastidiosa..
- “Sei
bellissima”
tossicchiai “Tu..mm Kristen sei certa di non volere
venire?”
- Scosse il capo.
“No,
questo è un momento che è giusto condividere tra
voi. Li saluterò un altro
giorno.”
- “Ok”
- Francamente
sapevo che
la sua era una bugia ma non mi sentii di contraddirla. Sapeva benissimo
che i
miei non l’avrebbero accolta a braccia aperte e che , anzi,
ce l’avrebbero
avuta a morte con lei per aver impedito loro di conoscere una nipote
per ben
sette anni. Lo stava facendo per Haley, perché quel giorno
così importante per
lei non fosse macchiato da rabbia e risentimento.
- “Allora
andiamo!” sussultò
mia figlia tirandomi per la manica del giubbotto.
- Ebbi solo il
tempo di
voltarmi un secondo. “Kris..grazie.”
- Annuì
solamente, prima
di mettere su il sorriso più esagerato e finto che le avessi
mai visto.
“Andate, su, o farete tardi. Divertitevi, mi raccomando.
Tanto io ho un po’ di
lavoro da sbrigare qui in hotel.”
- Sentii il cuore
pesante per tutto il viaggio in taxi e, se non fosse stato per Haley e
la sua
raffica di domande, non sarei riuscito a levarmi dalla mente Kris e
l’immagine
del suo volto così triste. Avevo creduto di odiarla quando
avevo scoperto di
Haley, ma vedendo la madre che era, i sacrifici che aveva fatto per
farla
vivere felice e al meglio..
- Non potevo non
pensare
di essermi sbagliato totalmente. La mia Kristen era ancora
lì, nascosta da
qualche parte, e ogni giorno ne ritrovavo un nuovo pezzetto.
- Haley
sembrò felice ed
eccitata fino a che il taxi non parcheggiò davanti a casa
dei miei genitori. In
quel momento divenne seria e muta, cosa che non era assolutamente da
lei.
- Scendemmo
nell’aria
fredda, quasi gelida, e grigia; qualche piccolo fiocco di neve
svolazzava
nell’aria. Dopo che il taxi si allontanò mi chinai
davanti a lei: sistemai i
suoi capelli biondi sotto il berretto di lana e le baciai il nasino.
Non rise.
- “Tesoro,
che c’è?”
- “E se
non gli
piaccio?” mormorò “Hai detto che ho due
cugini. Magari non mi vogliono bene
come ne vogliono a loro”
- Mi sentii
spezzare il
cuore davanti al suo viso combattuto fra la voglia di entrare e farsi
conoscere
e la paura di non essere accettata.
- “Io ti
ho amata sin da
subito” risposi sincero “E ti ameranno anche loro.
Non perché hai un bel
vestitino o sei intelligente. Non ti devi sforzare di essere chi non
sei. Ti
ameranno perché sei la loro nipotina e fai parte della
famiglia. Ok?”
- “Ok”
sussurrò
- Feci finta di
morderle
il pancino e fu con gioia che sentii una sua risata. “E sai
chi altro ti vorrà
bene? Shelby.”
- Visto
l’incidente col
passaporto mi sembrò giusto sollevare l’argomento.
- “Mmmm,
certo” protestò
sarcastica “Le matrigne amano sempre i bambini!”
- “Haley.”
- Scosse le spalle
e
prese il mio viso fra le mani. “Non mi interessa molto di
piacerle papà. Mi
interessa solo che tu mi vuoi bene per sempre e non te ne vai
più.”
- Ci misi meno di
un
secondo a stringerla con tutta la forza che avevo in corpo.
“Papà ti vorrà bene
sempre e adesso che ti ha trovata non ti lascerà andare mai
più, intesi?Tu sei
la persone che amo di più al mondo.”
- “Anche
più di Shelby?”
- Mi sentii un
po’ in
colpa per la facilità con cui la risposta scivolò
dalle mie labbra. Ma era la
verità.
- “Sì,
sì. Anche più di
Shelby”
- “Ehi,
non è che in
tutto questo voler bene c’è anche un po’
di spazio per il povero, vecchio Tom
?”
- Io ed Haley
alzammo di
scatto la testa, anche se avrei riconosciuto la voce di Tom ad occhi
chiusi. Se
ne stava avvolto nel suo cappotto e ci guardava un po’ in
ansia.
- Ma non aveva
motivo di
averne.
- Tom era il solo
che
Haley non avesse timore di incontrare. Le avevo parlato di lui nel
corso della
nostra settimana a Vancouver e avevano persino scambiato i saluti al
telefono
una sera, prima di dormire. Perciò non mi stupii affatto
quando lei gli saltò
letteralmente tra le braccia e gli strinse la mano.
- “Ciao,
io sono Haley
Stewart. Ti posso chiamare zio Tom?”
- Risi come un
pazzo
quando vidi l’espressione un po’ scioccata del mio
amico tramutarsi in un
sorriso che avrebbe illuminato tutta Londra.
- “Cazzo
sì, suona bene
zio Tom”
- “Hai
detto una
parolaccia. Adesso devi darmi un dollaro per il mio barattolo delle
parolacce”
protestò lei.
- “Non
ce l’ho un
dollaro” Tom la rimise a terra e si frugò in
tasca. “ma ho una sterlina.”
- Haley
scrutò il pezzo
di carta stropicciata a lungo, come se temesse che Tom la volesse
fregare. “Sì,
può andare bene”
- Strinse le
nostre mani
nelle sue, piccole e avvolte dai guanti, mentre ci avvicinavamo alla
porta di
casa.
- Tom non poteva
smettere di guardarla e lo fece solo un attimo per potermi parlare.
- “E’
identica a te.
Identica”
- “Lo
so” risposi
veloce. “Senti, com’è la situazione
dentro?”
- “Sono
tutti un po’
nervosi, me l’ero svignata fuori per fumare una sigaretta.
Non sanno che gli
devi dire di così importante. Ci sono svariate teorie ma di
certo non si
aspettano..mm lei” arruffò i capelli di Haley dopo
averle levato il cappellino
“Non vedo l’ora di vedere le loro facce. ”
- Entrammo nel
corridoio
e aiutai Haley a levarsi sciarpa e cappotto.
- “Senti,
stai un
secondo in cucina con lo zio, ok? Io cerco di..prepararli e poi ti
faccio fare
l’ingresso trionfale che meriti”
- Annuì,
la parte da
diva del suo animo che prese chiaramente il sopravvento.
- Presi un
profondo
respiro prima di percorrere i passi che mi separavano dal salotto. Una
volta
entrato mi ritrovai davanti l’intera famiglia schierata,
seduta sul divano e
sulle poltrone. Persino i figli di Victoria e Liz, che avevano solo tre
e
cinque anni, mi guardavano seri e preoccupati.
- Mamma fu la
prima ad
alzarsi ed abbracciarmi. “Rob dicci tutto, siamo
così in ansia”
- “Mamma,
non è nulla di
grave” la riportai seduta accanto a papà.
- “E
allora perché non
ti siedi anche tu e ci dici tutto?”
- “Perché…mmmm,
preferisco
stare in piedi e vedervi tutti faccia a faccia”
- “La
tua dolcissima e
simpatica fidanzata non c’è?”
- Ovviamente il
commento
di Liz non mi sorprese troppo visto che sembrava che le donne della mia
famiglia non gradissero troppo Shelby. Non avevo mai compreso questa
animosità,
visto e considerato il carattere aperto di Shelby e il fatto che a mio
padre,
invece, piaceva tantissimo.
- “No,
in effetti lei
non è a Londra.”
- Mamma
alzò la mano
bloccando ogni mio discorso e mettendo su quella che io chiamavo la
‘finta
faccia triste’. “Rob, non dire nulla. Abbiamo
capito tutto subito. Una parte
del mio cuore ha sempre saputo che fra te e Shelby non poteva davvero
funzionare ed è meglio che tu l’abbia capito ora,
anche a pochi giorni dalle
nozze, piuttosto che dopo. Sarebbe stato solo peggio e”
- “Rob”
intervenne Vic
afferrando il telefono “Non preoccuparti di niente. Ci
pensiamo noi a disdire
tutto.”
- Paul, il marito
di
Liz, si alzò e mi diede una pacca consolatrice sulla spalla,
seguito a ruota da
suo figlio Michael.
- “Zio
Lob, ti siamo
tuuuuti vicini” sussurrò con la saggezza dei suoi
cinque anni.
- E tutto questo
ancora
prima che io avessi aperto bocca.
- “Io vi
ringrazio”
ribattei acido riportando l’attenzione su di me “Ma
io e Shelby ci sposeremo
come sempre il 24. Vic, metti giù quel telefono per favore.
Quello che dovevo
dirvi è di tutt’altro genere. Perciò se
poteste gentilmente sedervi di nuovo..”
- Tutti ripresero
posto,
confusi, bisbigliando fra loro nuove possibili congetture.
- Ok, era adesso o
mai
più.
- “Quando
sono andato a
Los Angeles per un provino dieci giorni fa ho incontrato una persona
che non
vedevo da tempo” iniziai “Ho incontrato Kristen.
Stewart.”
- Mamma si
portò le mani
alla bocca, Liz rabbrividì e sembrò che Vic
stesse avendo una sincope.
- “E lo
dici così?
Tranquillamente?” commentò scioccata “Il
suo nome è stato per anni come quello
di Voldemort e ora lo dici come se..nulla fosse?”
- Mi fissarono
sconvolti, probabilmente dubitando della mia salute mentale. E non li
biasimavo
visto che kris era da sempre un argomento tabù in casa e
tutta la mia famiglia
aveva sofferto quando ci eravamo lasciati. Scacciai i ricordi dolorosi
che mi
stavano sviando da ciò che era realmente importante.
- “Sì,
avete capito
bene. Ho incontrato Kristen e..è venuto fuori che lei in
questi anni ha avuto
qualcosa di mio e..” mi bloccai. Come diavolo si diceva una
cosa così
scioccante alla propria famiglia? Forse avrei dovuto prepararmi un
discorso ma,
ormai, era tardi. “Qualcosa di mio che è cresciuto
ed è diventato una..creatura
splendida”
- “Una
pianta?” domandò
Michael confuso.
- “No”
risposi prendendo
un respiro. Il più lungo della mia vita. “Haley
vieni qui.”
- Haley
entrò titubante,
aggrappata alla mano di Tom, salvo poi stringere convulsamente la mia.
- “Vi
presento Haley.
Mia figlia. Mia figlia e di ..Kristen”
- Lei
alzò piano la mano
libera. “C..ciao”
- In quel momento
avrei
davvero voluto avere una telecamera per riprendere la scena e le
espressioni
sconvolte della mia famiglia. In quei secondi successe letteralmente il
finimondo, mentre la mia piccola rimaneva aggrappata al mio fianco.
- Ci fu qualche
urlo,
qualche pianto, molte occhiate stupefatte , mormorii sconvolti e,
purtroppo,
anche alcune occhiate omicide di mia sorella Liz che mi chiese dove
alloggiasse
Kristen. Non glielo
dissi, ovviamente, e
cercai di focalizzare la sua attenzione sulla nostra piccola Haley,
invece. Non
potei non tirare un enorme sospiro di sollievo e di gioia quando Haley
trovò il
suo posto sulle ginocchia di mia madre, stretta in un abbraccio fra lei
e papà.
Era esattamente il posto che le era sempre spettato. Pochi minuti dopo
si
liberò per venire da me e abbracciarmi, felice come mai
l’avevo vista prima.
- “Papà,
hai visto?
Piaccio alla tua famiglia!”
- “E’
anche tua adesso”
la corressi.
- “La
mia famiglia” mormorò
piano, assaporando le parole ad una ad una. “La mia
famiglia.”
-
-
-
- POV Kristen (suggerimento
musicale)
-
- Non avevo mai
visto
mia figlia così felice. Mai.
- Lei amava la mia
famiglia, i miei genitori e i suoi zii, ma erano sempre state le sole
persone
che aveva conosciuto. Chissà quante volte si era domandata
di suo padre, degli
altri suoi nonni, di possibili cuginetti?
- E io non avevo
mai
capito questo suo bisogno.
- Lo avevi capito,
ma sei sempre stata troppo codarda.
- L’avevo
privata della
possibilità di vivere gli anni felici e spensierati che ogni
bambina meritava e
avrei dovuto vivere con questo rimorso per sempre.
- Quei pochi
giorni che
aveva passato coi Pattinson erano bastati per farli letteralmente
innamorare di
lei ed Haley era in
overdose di essere
così amata e venerata. Aveva trovato due nuovi nonni e zie
pronti a viziarla e
coccolarla e due cuginetti più piccoli che la seguivano
ovunque e pendevano
dalle sue labbra: l’ideale per lei che non aveva mai amato
troppo le bambole e
i giochi da femminuccia. E benché vederla eccitata, felice
ed amata mi
riempisse di gioia , non potevo evitare il devastante senso di colpa.
- E di disagio,
nel
trovarmi seduta davanti a tre persone che mi odiavano letteralmente,
una tazza
di caffè fra le mani.
- Caffè.
- Già
quello era un
segno che avrebbe dovuto farmi fuggire a gambe levate. I Pattinson non
ti
offrivano il caffè, ti offrivano una bella tazza di Earl
Grey . Sapevo che non
avrei dovuto dare retta a Rob e che ci saremmo potuti incontrare in
centro
direttamente.
- Rob voleva
portare me
ed Haley a fare un tour di Londra visto che negli ultimi giorni era
stata così
assorbita dalla sua nuova famiglia che a malapena
riusciva a mettere il naso fuori da casa
Pattinson. Tornava da me in Hotel solo la sera per dormire ed in
pratica non la
vedevo quasi mai. Ma era felice e questa era la sola cosa che contava.
Tutto
ciò che guastava il suo umore era Shelby e il fatto che era
tornata in città
tre giorni prima e il dover dividere suo padre con lei.
- Quel giorno
aveva
pranzato dai Pattinson e Rob mi aveva convinto ad incontrarci
lì e,
stupidamente, avevo accettato. Perciò questa era la ragione
per cui mi trovavo
seduta sul divano, sotto gli sguardi assassini di Liz, Vic e Richard.
Beh,
forse non Richard visto che sembrava il solo a disagio almeno quanto me.
- “Allora
Kristen”
domandò cauto “Che hai fatto in questi
anni?”
- “Io..”
- “Che
domanda papà”
ribattè Liz acida “ha cresciuto la figlia di Rob
senza dire una parola a
nessuno. Mi sembra ovvio, no?”
- Sorseggiai il
caffè.
- Direi che me
l’ero
meritata..
- “Scrivo..sai
lavoro
nelle sceneggiature, produzioni..”
- “Capisco,
capisco”
- Il discorso
cadde nel
nulla.
- Disagio. Ecco
cosa
sentivo solamente. Ed era terribile avvertirlo lì, in quella
casa che una volta
era stata la mia. Ma dopotutto non potevo lamentarmi. Chi è
causa del suo mal
pianga se stesso. Diceva così il detto , no?
- Le cose
peggiorarono
solamente quando Clare entrò in salotto, nello stesso
istante in cui Rob varcò
la porta di casa. Era rimasta sempre al piano di sopra ad aiutare
Shelby a
scegliere un’acconciatura adatta alla cerimonia e avevo
seriamente pregato che
ci restasse finchè non me ne fossi andata. Ovviamente la
fortuna non era
proprio dalla mia parte.
- “Ciao
Clare” mormorai
imbarazzata tenendo lo sguardo fisso sul tappeto. Ormai potevo pregare
soltanto
che non mi buttasse fuori a calci sotto lo sguardi Haley che era da
qualche
parte a giocare col figlio di Lizzie.
- “Kristen”
rispose
fredda ma, quando alzai gli occhi, notai che la sua indifferenza era
solo una maschera,
come forse quella del resto della famiglia in fondo. Quelle persone
credevano
che fossi un mostro che aveva spezzato il cuore del loro figlio
tradendolo con
un altro uomo e che gli aveva nascosto una figlia per sette anni. E il fatto che non fosse del
tutto vero non
contava nulla. Ai loro occhi ero una persona orribile e nulla avrebbe
mai
potuto riscattarmi eppure, allo stesso tempo, ero ancora la ragazza che
in
passato avevano amato e trattato come qualcuno di famiglia.
- Guardò
il contenuto
della mia tazza e lanciò un’occhiataccia alle
figlie. “Che diavolo le avete
servito?”
- “Caffè”
risposi
pronta, il mio sguardo che si alternava da lei a Rob “ma
è buonissimo davvero”
- “Caffè?
Siamo inglesi,
per favore datele una tazza di tè”
- Vic
borbottò qualcosa che
somigliava tanto a un ‘che se lo faccia il
tè’
- “Te lo
preparo io
Kris” si offrì Rob “Lo prendi ancora con
latte e un cucchiaino di miele?”
- “Io..”
- Le parole mi
morirono
in gola subito.
- “Te lo
ricordi
ancora?”
- “Io..”
esitò un
attimo, distogliendo lo sguardo “Sì,
sì, certo..”
- “Mamma,
papà!”
fortunatamente Haley scelse quel momento per irrompere in salotto
già con
indosso il cappotto e il cappello di lana “Andiamo? Michael
dice che c’è questo
fantastico negozio di giochi. Mi ci porti papà, mi ci porti?
Papino ti
pregoooooooo”
- “Certo,
dove vuoi
amore mio”
- Saltai in piedi
prendendo il giubbotto e infilandomelo di corsa. A quel punto ero
perfino
disposta ad accettare che Rob cedesse e le comprasse Buckingham Palace
pur di
non restare un altro minuto lì dentro.
- “Il
taxi è fuori che
ci aspetta” disse Rob “Vado a dare un bacio a
Shelby e arrivo”.
- Quella frase fu
come
un pugno allo stomaco e un’improvvisa ondata di nausea mi lasciò senza
fiato. Avevo bisogno di aria
e di uscire da lì.
- “Vieni
Haley” le presi
la mano e la trascinai fuori. L’aria fredda mi
aiutò e non mi importò neppure
di non aver salutato nessuno. Già mi odiavano, ormai che
senso aveva fingere..
- “Sali
in macchina,
amore”
- Obbedì
probabilmente
avvertendo il mio sconforto in qualche modo e si strinse a me.
L’avvolsi con un
braccio, mentre appoggiavo il volto contro il finestrino gelido.
- Non piangere
davanti a lei, non piangere.
- Lo avevo fatto
per
anni, perché ora era così difficile?
- Oh certo,
perché
adesso avevo l’immagine di Rob e Shelby stampata in testa e,
allo stesso tempo,
avevo stampato sulle labbra ancora il sapore di Rob. Erano passati
giorni ma
era ancora lì, indelebile come un marchio a fuoco.
- Cercai di
ricompormi
per il bene di Haley e, quando Rob salì sul taxi, avevo un aspetto quasi
normale.
- “Allora,
si va prima
da Hamsley?”
- Annuii ed Haley
fece
altrettanto, anche se notai il suo visino preoccupato per la prima
volta da
giorni, e mi maledissi mentalmente. Sin da quando era piccola era
facile per
lei capire le mie emozioni ed il mio stato d’animo,
specialmente se si trattava
di avvertire il mio stare male. Mi vergognavo un po’ che , a
volte, la nostra
relazione si invertisse e lei diventasse la mia protettrice.
- “Tutto
bene mamma?”
- “Certo”
mi finsi
entusiasta e serena “Spero solo di non prendermi
l’influenza ma per adesso va
tutto ok. Nel caso, mi riaccompagnate in hotel. Ma ora si va al negozio
di
giocattoli più bello di Londra!”
- E
così facemmo.
- Inghiottii il
dolore
come sempre e misi su il migliore sorriso che potei per la mia bambina.
Perché
lei era la sola cosa che contasse davvero sempre, in ogni momento. Il
fatto che
fosse felice e amata; e niente me lo rendeva più palese come
il vederla girare
per le corsie di quell’enorme fiera di giochi aggrappata alla
schiena di Rob,
indecisa su cosa prendere.
- Erano
così simili
quando aggrottavano insieme le sopraciglia nel tentativo di capire il
funzionamento di un gioco o ridevano davanti ad un pupazzo
particolarmente
buffo. Per Haley il sole nasceva e tramontava su Rob ed era giusto
così; lui era
una brava persona che meritava tutta la felicità del mondo
ed una figlia che lo
venerasse e lo adorasse. Si meritavano l’un l’altro
e io..io avevo sbagliato
tutto.
- “Kris?”
Rob mi scosse
il braccio e sussultai “Ti va? Allora, ti va di fare un
giro?”
- “Mamma,
ti prego?”
- Sbattei gli
occhi,
cercando di scacciarne l’umidità.
- Ci trovavamo in
mezzo
alla strada e loro avevano finito le loro coppe di cioccolata con
panna. Non
avevo neppure toccato la mia.
- La gettai veloce
nella
spazzatura.
- “Come?”
- “Mamma
ma dove hai la
testa?” Haley si sbattè la mano sulla fronte e
tentai di sorridere “Ti prego
andiamo sul London Eye?! Ti prego?”
- “Ma
certo, piccola”
acconsentii.
- Dopotutto se
dovevamo
farci del male perché non farlo del tutto?
- Rob
comprò i biglietti
per tutti e tre e presto ci ritrovammo in una delle grandi cabine che
salivano
verso l’alto. La fila non era stata molto lunga ma la cabina
era piena visto
che era quasi ora di chiusura.
- “Mamma
io voglio
andare a guardare a quella finestra la in fondo” disse
velocemente mollando la
mia mano “Voi restate pure qui.”
- “Haley
no, ti perdi,
vieni..” ma lei era già scivolata, piccola e
agile, fra la gente e si era
piazzata davanti ad un vetro poco lontano.
- Lo sapevo cosa
stava
facendo e lo sapevo anche quando aveva tirato fuori
‘Twilight’, quando aveva
preteso che dormissimo tutti insieme, quando aveva sabotato il
passaporto di
Shelby..
- Voleva che i
suoi
genitori stessero insieme.
- Ma non capiva
che era
troppo tardi e che, con ogni suo piccolo gesto, mi uccideva lentamente.
- Qualcuno dietro
di noi
ci spinse e mi ritrovai premuta contro il vetro, il corpo di Rob contro
il mio.
Le sue mani si aggrapparono alla mia vita e i polpastrelli mi
sfiorarono la
pelle.
- Mi sentii a
pezzi e
felice come mai negli ultimi anni. Era l’inferno ed il
paradiso.
- Il suo respiro
mi
carezzava il collo.
- “Ricordi
quella notte?
Proprio qui, sopra Londra..”
- No, ti prego,
no. Ti prego non farlo.
- Chiusi gli occhi
e
deglutii.
- In un attimo
tornai a
quella notte di più di sette anni prima.
- Il cuore mi
batteva nel petto e, nonostante il piacere
immenso, avevo il viso rosso per l’imbarazzo.
- Se qualcuno ci
avesse visti, sarebbe stata la fine.
- “Rob
tu sei pazzo. Non possiamo”
- “Sì
che possiamo.”
- Le sue labbra
erano febbrili sulle mie. Carezzavano la mia
pelle bollente e non ne avrei mai avuto abbastanza.
- “Rob..”
- “E’
per questo che ho prenotato l’intera struttura solo per
noi. Non ci salirà nessuno stanotte qui sopra”
mormorò. La nostra cabina si immobilizzò
proprio nel punto più alto sopra Londra. Voltai il capo
mentre lui succhiava il
mio collo e vidi le luci illuminare tutto.
- “Fai
l’amore con me” mormorò “Fai
l’amore con me qui..”
- “Sì”.
Fu tutto ciò che riuscii a rispondere.
- Era stato prima
che tutto
andasse in pezzi. Ero tornata da una pausa sul set dopo settimane che
non ci
vedevamo. Quando ancora ero felice. Prima di quel maledetto giorno in
Africa.
Non prendevo più la pillola per via di tutte le vaccinazioni
che mi avevano
fatto e quella notte, lì sopra Londra..
- “Io
credo che sia
stata quella notte che l’abbiamo concepita”
continuò. Rabbrividii “Non abbiamo
preso precauzioni e io so che è stata quella
notte..”
- Mi staccai con un gesto secco, anche se mi
costò una brutta
botta contro la balaustra. Ancora un istante addosso a lui e sarei
morta di
dolore; lo avevo sempre considerato impossibile ma ora sapevo che era
così. Ero
ad un solo piccolo passo dal non poter più continuare a
vivere se non avessi
fatto qualcosa.
- “Non
mi sento bene,
io..Haley, vieni qui immediatamente”
- Trotterellò
di nuovo
verso di noi e ripresi a respirare solo quando ci ritrovammo di nuovo
nell’aria
fredda. Fermai il primo taxi, quasi rischiando di gettarmici sotto,
balbettando
la scusa dell’influenza.
- Non alzai gli
occhi
per guardare Rob, limitandomi a baciare Haley, e mi sedetti dentro al
veicolo.
Solo quando lo sentii muoversi mi lasciai andare alle lacrime.
- Non volevo
vedere
Haley soffrire ma sperare invano che tra me e Rob ci potesse essere
qualcosa
l’avrebbe solo ferita di più. Era tutto finito.
Tutto.
- “Se ne
farà una
ragione. Lo supererà, lo supererà..”
mormorai quella frase come un mantra fino
all’Hotel ma, quando arrivai, non sapevo
più se
stavo parlando per mia
figlia o solo per
me stessa.
-
-
-
- E
così il tempo era passato.
- Perché
non importa quanto tu non voglia che
questo succeda. Il tempo finisce sempre per scorrere e il giorno che
hai temuto
di più in tutta la tua vita finisce per arrivare. E tu non
sai cosa fare, sola
ed impotente, mentre i minuti e le ore scorrono troppo potenti per
essere
bloccati.
- In meno di
ventiquattr’ore Rob sarebbe stato un uomo sposato. Sposato
con la donna che, in
quel preciso momento, sedeva a pochi metri da me, felice e sorridente
come ogni
giovane sposa che si rispetti. Sarebbe stato sposato con una donna che
non ero
io, nonostante ci fosse stato un tempo
in cui avevo fermamente creduto che sarei stata la
sola a potere
dividere la vita con lui.
- Ma avevo perso
quel
diritto molti anni prima e ormai non mi restava altro da fare che
mettermi in
un angolo e guardare l’uomo che amavo essere felice, sapendo
che io non lo
sarei mai stata. Una parte del mio cuore aveva sperato..aveva pregato
che il
bacio fra noi avrebbe cambiato le cose, ma era stata solo un’
illusione. E per
Rob era stato meno di niente, probabilmente solo il frutto
dell’attrazione che
c’era sempre stata fra noi.
- Chimica..
- Sì,
tutti avevano
sempre detto che era forte e sempre presente fra noi..e forse era
ancora così.
- Ma
l’amore, il suo
amore..quello ormai apparteneva solo a Shelby.
- Ma
perché diavolo
avevo accettato l’invito all’addio al nubilato
della donna che stava per
sposare il mio grande amore? Cosa avevo nella testa che non funzionava
bene?
- Haley
entrò nella
cucina di casa Pattinson, in cui mi trovavo, con un’aria
furtiva e subdola che
non mi fece presagire nulla di buono.
- “Ciao”
saltellò fino
ad arrivare a me, sorridente ma chiaramente colpevole di qualcosa.
- “Haley,
cosa..”
- Non ebbi il
tempo di
finire la frase che Shelby entrò in cucina, con ancora
indosso uno di quei veli
di tulle dello stupido gioco che stavamo facendo mezz’ora
prima, reggendosi la
chioma di capelli biondi al lato del capo.
Clare le veniva subito dietro.
- “Cara,
calmati, sono
certa che verrà via”
- “No”
strillò “Non verrà
via, no! Oddio dovrò tagliare la ciocca e tutta
l’acconciatura sarà rovinata.
Il mio matrimonio sarà rovinato per sempre!”
- Una grossa gomma
da
masticare era appiccicata proprio al centro dei suoi capelli e spiccava
come un
pugno in un occhio. In realtà con le unghie stava riuscendo
a tirarne via gran
parte ma lei era comunque sull’orlo della lacrime.
- Mi sentii un
verme nel
rendermi conto che, in fondo, una piccola parte di me godeva di quella
situazione. Scossi il capo, disgustata da me stessa, e i miei occhi
caddero su
mia figlia che ridacchiava con la mano premuta sulla bocca senza farsi
sentire.
- Oh cielo, ci
mancava
solo questa..
- Per distogliere
totalmente l’attenzione da Haley mi alzai e, pronta, riuscii
a dare un po’ di
aiuto; ricordavo che il ghiaccio aiutava a seccare la gomma e, infatti,
in
pochi minuti riuscimmo a renderla abbastanza dura da staccarla quasi
totalmente. Tagliammo la piccola ciocca rovinata che si
mimetizzò perfettamente
con il resto della chioma.
- Shelby mi
gettò
addirittura le braccia al collo per la gratitudine. Francamente non
capivo come
potesse pensare ai capelli il giorno del suo matrimonio con un uomo
così
speciale. Fossi stata io li avrei tenuti al vento e avrei di certo
indossato le
scarpe da tennis.
- Già,
peccato che la
sposa non fossi io..
- “Sei
stata una
salvatrice” biascicò scacciando le lacrime col
dorso della mano “Sai all’inizio
io..ti temevo e lo so che è assurdo ma mi sentivo
così minacciata da te. Ma sei
davvero una brava madre e una brava persona e..Dio, sei sicura che tu
non possa
proprio venire alle nozze? Ci farebbe piacere..”
- “Eh
no, vorrei ma..ho
un impegno di lavoro improrogabile. Dovrete accontentarvi della piccola
Haley”
sorrisi “Che sono certa si comporterà benissimo.
Vero Haley?”
- Diedi le spalle
a
Shelby e fissai mia figlia truce finchè non ottenni un
‘sì’ abbastanza
convincente.
- “Oh
lei è buonissima!
Sono io che sono un fascio di nervi totale. Prima mi è
addirittura parso di
vedere qualcosa di grosso ed orribile fuori dalla finestra, pensa un
po”
- Mi sentii
mortificata
quando Haley rispose, sarcastica, che probabilmente era solo il suo
riflesso
sul vetro. Mi trattenni a stento dal darle un pizzicotto.
- “Beh,
mentre le
altre bevono
Margaritas io vado a dare
una lavata ai capelli” disse Shelby e io colsi la palla al
balzo per
ritagliarmi la mia via di fuga.
- “Io..ti
saluto
adesso,allora. Ho ancora qualche strascico dell’influenza dei
giorni scorsi e
vorrei riposare” mentii.
- Influenza.
- Buona scusa per
chiuderti in albergo e non essere disturbata, soprattutto se un grande
matrimonio era alle porte e nessuno voleva rischiare il contagio.
- Dopo averla
salutata
se ne tornò di là, trascinando Clare con
sé e lasciando me ed Haley sole.
- Mi sedetti sulla
sedia
davanti alla sua e presi il suo visino tra le mani, costringendola a
guardarmi.
Quella notte sarebbe
stata lì a dormire
per essere già pronta per la cerimonia del giorno dopo e
avevo bisogno di fare
la chiacchierata che avevo rimandato per troppo, troppo tempo.
- “Haley,
tu non puoi
fare queste cose” mormorai piano “Io so che tu sei
una bambina buona e gentile
e quello che fai a Shelby non è giusto. Lei non ti ha fatto
niente.”
- Incrociò
le braccia al
petto ma abbassò lo sguardo. Conoscevo la mia bambina e
sapevo che si stava
sentendo male per ciò che aveva fatto. Sapeva la differenza
fra giusto e
sbagliato ed era qualcosa di cui ero sempre stata molto fiera.
- “Non
la voglio quella.
Scialba Shelby..pff” mi rispose a mezza voce “Non
mi piace per niente”
- Già
beh, nemmeno a me..
- Mi morsi la
lingua.
Quella non era la verità, ero solo maledettamente gelosa e
lo era anche Haley
ma mia figlia, a differenza di me, non aveva alcun motivo per sentirsi
minacciata.
- “Ma
è sempre gentile
con te. E..e piace a papà. Lui la ama e vuole stare tutta la
vita con lei e tu
questo devi capirlo e rispettarlo. E poi non è che la dovrai
vedere sempre,
ok?”
- Lei
annuì, mesta.
- “Papà
ti ama tanto e
sarai sempre la sua ragazza numero 1,ma questo non significa che non
possa
essere felice anche con Shelby. Riusciremo a bilanciare le cose ed
essere tutti
soddisfatti.”
- Haley
alzò il viso e
mi sorrise cauta. “Mi dispiace per la gomma nei capelli. E
anche per il
passaporto.”
- Era la prima
volta che
lo ammetteva guardandomi negli occhi e sentii un moto di orgoglio verso
la mia
piccola, grande bimba.
- “Non
fa niente. Io non
lo dico a nessuno. Sarà il nostro piccolo segreto. Tu
però da ora in poi
comportati bene e fai quello che ti dice papà. Noi ci
vediamo domani dopo la
fine del matrimonio” dissi “E adesso è
il caso che tu vada di sopra a fare il
bagno e poi nanna. Sono già le dieci”
- Ci stringemmo
per
diversi minuti e sentii gli occhi pungere quando la vidi correre su per
le
scale. Domani sarebbe stato un giorno orribile e avrei dato tutto per
poterla
avere con me ma..ma era uno dei momenti più importanti che
Rob avrebbe mai
vissuto e non potevo privarlo della figlia. Non dopo tutto
ciò che già gli
avevo tolto.
- Aspettai seduta
sull’ultimo gradino, con già indosso il giubbotto,
l’arrivo del taxi che mi
avrebbe riportata in hotel. Non ero stata l’anima della festa
quindi, di certo,
nessuno avrebbe sentito la mia mancanza.
- “Gomma
nei capelli eh?
Astuto”
- Voltai il capo e
vidi
Lizzie appoggiata alla parete al mio fianco. Era la prima volta che mi
rivolgeva volontariamente la parola.
- “Devo
averle fatto
vedere troppe volte Genitori in trappola
“ risposi alzandomi ed afferrando la borsa mentre sentivo il
clacson
all’esterno. “Stammi bene Liz.”
- Ruotai la
maniglia ma
mi fermai quando la sentii parlare ancora.
- “Non
ti odio e spero
che tu lo sappia. Ma non riesco a capire come tu possa averci fatto
questo.
Avrei voluto essere lì e..” scoppiò a
ridere, amara “..e organizzarti una festa
per il bambino e tenere il mio nipotino fra le braccia e..anche se fra
te e Rob
le cose erano andate male. Cristo santo ancora nemmeno so
perché vi siete
lasciati ma niente poteva essere così brutto da tenere
nascosto un bambino al
proprio padre.”
- Co..cosa?
- Deglutii con
forza
mentre le dita stringevano i manici della borsa in modo quasi
compulsivo.
“Voi..lui non vi ha detto perché ci siamo
lasciati?”
- Scosse il capo.
“No,
ma quando è tornato era devastato. Eppure non ci ha mai
detto niente. Niente.”
Sospirò “E’ qualcosa di così
brutto?”
- Sentii le
lacrime
colare senza alcuna possibilità di poterle fermare. Lui non
aveva detto nulla.
Mi aveva coperta, aveva cercato di salvarmi la faccia davanti alla sua
famiglia
perché loro non finissero per odiarmi o biasimarmi.
- E
l’aveva fatto per
me.. nonostante tutto.
- “Sì
è brutto. Ma è
stata sola colpa mia, perciò continuate ad odiare
me”
- Uscii di casa di
corsa, precipitandomi in taxi, cercando di controllare i singhiozzi che
mi
squarciavano il petto. Che senso aveva avuto aver fatto
l’attrice? Avevo
arrogantemente creduto di sapere che cosa fosse il dolore, di saperlo
rappresentare, ma la realtà era che non sapevo niente.
Niente.
- Perché
se avessi anche
solo immaginato di poter stare così male io..io avrei smesso
di vivere molto
tempo prima.
- E per il resto
della
vita era questo che dovevo aspettarmi? Solo altra sofferenza?
- Probabilmente
sì,
perché sapevo che non avrei mai amato nessun’altro.
- Con il suo
matrimonio
stavo seppellendo il mio cuore.
- Arrivai in hotel
completamente stremata e ringraziai Dio che Haley non fosse
lì per vedermi in
uno stato simile. Mi sentivo vuota, totalmente morta dentro.
- “Signorina
c’è una
persona per lei. Ha insistito per aspettare” disse
l’addetto alla reception
ridandomi la chiave.
- “Ma io
non..”
- “Kristen”
- Ricominciai a
piangere
non appena riconobbi il tono di voce. Lo avevo evitato per giorni
nonostante
avesse pregato Rob di farci incontrare. Mi ero comportata come una
codarda e
avevo sempre detto di no. La verità era che lui era stata la
persona che più
avevo temuto di rivedere; perché era il mio migliore amico
e.. ed ero stanca
che tutti coloro che un tempo mi avevano amato ora provassero solo odio
nei
miei confronti.
- Quando,
però, alzai
gli occhi su di lui non vi trovai l’odio che mi ero
aspettata, solo..solo tanta
tristezza. Non era cambiato di una virgola nel corso degli anni. Era
sempre il
mio migliore amico, era sempre..Tom.
- Mi lanciai tra
le sue
braccia, scossa dai singhiozzi e onestamente non so come arrivammo alla
mia
stanza. Non so se mi trascinò, se mi portò in
braccio o se si fece aiutare. So
solo che mi ritrovai col capo posato sulla sua spalla, le nostre
schiene sostenute
dal divano.
- E
piangevo..piangevo
per la prima volta da sempre davanti a qualcuno e non sola, accucciata
nel mio
letto mentre Haley dormiva.
- Piangevo.
- E piansi
finchè non
ebbi più alcuna lacrima da versare, solo dolorosi singhiozzi
al petto. Tom mi mise
in mano un bicchiere aiutandomi a bere. Era forte, ma il sapore non era
importante. Ne ingoiai un altro sorso e riuscii a tirare un respiro
seppur
minimo.
- Non so
esattamente per
quanto tempo restammo in silenzio ma, quando finalmente lui
parlò, seppi che
non avrei più potuto tacere.
- “Non
pensavo che ce
l’avrebbe fatta Kris. E’stata..dura per lui.
Diventò così..distante, chiuso,
infelice.” Prese un lungo respirò e, quando voltai
il capo, vidi le lacrime
rigare anche il suo viso.
- “E
pensare che..eri
incinta. Oddio kris i bambini sono una benedizione. Anche
se..” si passò una
mano sugli occhi “Anche se non eri certa chi fosse il padre,
Rob ti sarebbe
stato accanto. Io ti sarei stato accanto”
- Non so neppure
perché
ma scoppiai a ridere quasi in modo isterico.
- Non sapere chi
fosse il padre..
- “Il
padre..già..”
- Ingoiai un altro
sorso
nonostante la nausea.
- “E
poi..sei sparita
così, nel nulla, dopo che hai confessato a Rob del
tradimento. Avrei voluto
avere la tua versione” sussurrò
“Perché io ti conosco e so che..eri ubriaca? Vi
eravate fatti una canna? E’ per questo che avete fatto sesso?
Io so la persona
che sei e tu non avresti mai potuto tradire Rob e..”
- Basta.
- Crollai.
- Non ce la facevo
più a
tenermi tutto dentro. Dovevo parlarne con qualcuno perché
portarmi quel segreto
nella tomba era..no, non avrei retto ancora per molto.
- Finii il
bicchiere e
fissai Tom che mi guardava stranito.
- “Il
padre poteva
essere solo Rob. Non ho mai avuto alcun dubbio perché non
l’ho mai tradito. Con
nessuno e tantomeno con James che era un..era solo un collega
e..” scoppiai di
nuovo a ridere fra le lacrime “Era anche un attore
penoso.”
- Bevvi ancora
finchè
non sentii la gola ardere come fuoco.
- “Ma lui ha creduto così facilmente
alla mia
bugia” continuai “E’ sempre stato
così insicuro di se stesso che..non ha
neppure immaginato che gli stessi mentendo. Io lo amavo disperatamente
e non
avrei mai, mai potuto fargli una cosa simile..”
- Tom mi
afferrò per le
spalle, gli occhi spalancati.
- “Ma
allora perché?
Perché diavolo lo hai detto?”
- “Perché”
gemetti
“Perché credevo di avere l’HIV Tom. Un
giorno andai in uno dei campi dei
rifugiati e..ricordo che volevo disperatamente fare qualcosa, rendermi
utile.
Fu un gesto idiota, non era affatto sicuro ma ero giovane e testarda
e..e ci
andai. Ci fu un attacco di un gruppo di ribelli. Io non mi feci niente
se non
qualche taglio poco profondo sul braccio ma un bambino accanto a
me…oh cielo
lui perdeva tanto di quel sangue che..” deglutii mentre
quelle orribili
immagini ritornavano a galla dalla sabbia dei ricordi “Non ce
la fece e morì
fra le mie braccia. Quel bambino aveva l’AIDS. Ero certa al
90% di essere stata
contagiata. Ne ero così sicura che..che mi ritrovai persa,
Tom. Avevo 23 anni e
una malattia che mi avrebbe portato nel giro di poco alla morte. Cosa
avrei
dovuto fare? Non volevo che Rob vivesse una vita a metà ma
si sarebbe sentito
costretto a stare con me se avesse saputo la verità e
così gli ho detto di
James.” Mi ripulii gli occhi con la manica della camicia ma
altre lacrime
bagnarono la stoffa “E quando ho scoperto di essere incinta
ero ancora più
devastata. Per la mia stupidità anche il mio bambino
rischiava di nascere
condannato. Presi tutti i farmaci per evitare il contagio del feto e
poi al
settimo mese..al settimo mese le analisi rivelarono che era stato un
falso
positivo. Non avevo l’HIV. Ero sana, mio figlio era sano e
Rob era felice con
Shelby. A quel punto io.. ho deciso che non potevo sconvolgere ancora
la sua
vita. Non avevo più alcun diritto.”
- Tom rimase a
fissarmi
a bocca aperta per quelle che mi parvero ore. La richiuse solo per
deglutire
tre grossi bicchieri di tequila. Insieme, ci sdraiammo sul tappeto
fianco a
fianco.
- “Non
so cosa dire.”
Sussurrò.
- “Non
c’è niente da
dire.”
- Si
alzò di scatto a
sedere. “E invece sì” mi
guardò ovvio “La verità! Lui deve
sapere.”
- Scossi il capo.
- No. Era felice.
Stava
per sposarsi. Ormai era tardi per noi e la verità non
avrebbe cambiato quel
fatto.
- “No”
- “Kris,
non puoi
tacere. Tu..Io l’ho visto con Haley. E’ di nuovo
lui, il vecchio lui. Ha
vissuto chiuso in se stesso tutti questi anni e, per quanto possa
sembrare
scontato o patetico, tu ti sei presa la sua anima quando lo hai
lasciato. E
adesso..adesso ce l’ha di nuovo. Ha te, ha Haley ed
è di nuovo felice.
Completo.”
- Mi misi seduta
anche
io, guardandolo seria. Avevo bisogno che capisse. Lui doveva capire.
- “E’
completo con sua
figlia, non con me. Io non c’entro più nulla nella
sua vita e tu mi devi”
respirai contenendo le lacrime “Devi promettere che non gli
dirai nulla. Mai. Se
mi vuoi bene, Tom, me lo devi promettere.”
- Non attesi la
sua
risposta e, presa la sua mano nella mia, mi lasciai ricadere sul
tappeto. Le
lacrime ricominciarono.
- “Kristen..”
- “Solo..solo
prometti.
Ti prego, prometti”
- Avvertii le sue
labbra
tiepide sulla pelle della mia guancia.
- “Lo..lo
prometto”.
- Si stese accanto
a me.
- “Bene”
mormorai
chiudendo gli occhi “Perché ormai è
tutto finito. Tutto finito..”
Ebbene
sì. E' tutto finito, quindi mettetevi l'anima in pace u.u
Almeno fino a Natale :P hahaha
Baci
a tutte <3
As always, se volete stressarci un pò o mandarci minacce di
morte si prega di farlo al nostro profilo
Facebook,
grazie u.u lol
Un
bacio enorme! ♥
Cloe&Fio
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Who I've been for who you are ***
TP - cap 3
Ragazzeeeeeeeeeeeeeeeee
*_________________*. Dobbiamo essere sincere, stiamo un pò
in lacrime. Ok, stiamo decisamente per piangere via msn mentre siamo
qui a scrivere quest'intro T___T. Perchè questa storia
è stata importante e bellissima per molte ragioni. E' stata
scritta per una persona speciale, postata in un periodo dell'anno
speciale e letta da persone che sono molto, molto più che
'speciali'. Avete accolto tutte 'Turning page' con tanto amore, avete
lasciato centinaia di recensioni meravigliose e sentite, avete sclerato
con noi sul nostro profilo fb e, soprattutto, ci avete dimostrato
ancora una volta che amate ciò che scriviamo. E questo
è qualcosa che non ha prezzo..
E ci siete state vicine anche se la trama di questa storia non era
semplice e liscia come l'olio. E forse è proprio questa una
delle cose più belle di 'Turning Page': le persone soffrono,
commettono errori e si feriscono l'un l'altra ma a volte, nonostante la
stupidità umana, il destino non può essere
fermato. Specie a Natale ;)
Per questo motivo dedichiamo la storia a tutte voi che l'avete letta ed
amata. Perchè sappiamo che qui su efp o su fb si scherza, si
scrivono sciocchezze e si ride ma nella vita vera a volte le cose vanno
diversamente; le persone hanno migliaia di problemi diversi, per cui..
per cui noi cerchiamo di darvi comunque un sorriso e un pò
di speranza con questo epilogo.
E vi diciamo Buon Natale, dal profondo dei nostri cuori.
Buona lettura.
Le vostrre Cloe &Fio (in lacrime T__T)
PS: Ci sono due suggerimenti musicali (uno a POV)
Il primo è qui
ed è "facoltativo" lol ma il secondo è d'obbligo
u.u Lo trovate accanto al secondo pov ;)
Okay, buona lettura *-*
Capitolo 5
Who I've been for who you are
-
- POV Robert
“Rob…
che stiamo facendo…?”
La
sua voce calda e
rauca contro il mio orecchio ebbe l’effetto contrario di
quello che avrebbe
dovuto avere se avessimo davvero seguito i buoni propositi che ci
eravamo
imposti; non fece che farmi eccitare ancora di più. La
volevo, la volevo
disperatamente e da troppo tempo ormai. Sembravano secoli
dall’ultima volta in
cui avevo accarezzato le sue gambe, toccato la sua schiena nuda e
baciato la
sua pancia piatta e le sue labbra… così soffici.
Come avevo potuto vivere anni
senza di lei?
Risalii
piano dal suo
stomaco ai suoi seni, fino ad arrivare di nuovo alla sua bocca. Anche
in quei
pochi istanti in cui l’avevo abbandonata, mi era mancata. Le
nostre lingue si
toccarono e il suo bacino spinse contro il mio.
“Rob…”
“Sssh…”
tappai la sua
bocca con la mia e iniziai a baciarla, voracemente, cercando di godere
in una
volta sola di tutti quegli anni passati lontani.
Le
sue mani sul mio
petto mi facevano impazzire e quando scesero più
giù credetti di morire. Non
credevo possibile che quel contatto mi fosse mancato così
tanto. Solo lei
riusciva a farmi sentire in quel modo. Solo lei.
Le
carezzai i capelli
mentre gemevo e ansimavo sopra di lei. La volevo.
“Ho
bisogno di te…”
“Non
possiamo, Rob…”
“Possiamo,
Kristen.
Possiamo…”
E
quando mi sistemai
meglio tra le sue gambe e riconobbi il suo cenno di assenso, entrai in
lei.
Piano, gentile, assaporando ogni secondo, proprio come la prima volta.
Iniziai
a spingere in
lei sentendo ogni parte di me ricomporsi e tornare al proprio posto
mentre
corpo e cuore si univano in lei, finalmente, di nuovo.
Presto
iniziò ad
assecondare i miei movimenti e riuscire a pensare a qualcosa che non
fosse il
mio amore per lei fu totalmente impossibile.
Era
tutto dimenticato,
tutto andato al passato. Vivevo il presente e lo vivevo con lei.
Raggiungemmo
il
piacere insieme e le lasciai un bacio sulla fronte sudata.
“Ti
amo… ti amo…”
sussurrai sulle sue labbra mentre sentivo affondare le sue mani nella
mia
schiena e intravidi una lacrima scivolarle sul viso.
“Rob…”
la voce
addolorata. “E Shelby?”
Aprii
gli occhi e mi
trovai a fissare il soffitto buio della mia stanza. Sudato, ero sudato
e quasi
eccitato e, cazzo, Haley stava
dormendo accanto a me.
La
osservai sollevato
di vedere che era ancora perfettamente addormentata e mi passai una
mano tra i
capelli, iniziando a realizzare quello che avevo appena sognato.
Che
cazzo mi passava
per la testa? O meglio, che cazzo mi passava per il subconscio?
Non
potevo sposarmi
tra dodici ore e sognare di fare l’amore con una donna che
non era la mia
futura moglie.
Però
era un cazzo di sogno.
Scossi
il capo e mi
misi seduto nel letto stropicciandomi gli occhi per eliminare quelle
immagini
dalla mia testa ma era estremamente difficile.
Alzandomi
con molta
calma per non svegliare Haley scesi giù per bere qualcosa ma
più cercavo di non
pensarci più la figura di Kristen appariva sotto i miei
occhi. Kristen nuda sotto di me, Kristen che si muoveva con me, Kristen che annuiva tacitamente.
Kristen,
Kristen, Kristen.
Non
poteva essere il
mio pensiero fisso la notte prima delle nozze. Avrei dovuto prendere
sonno,
farmi una bella dormita e svegliarmi riposato invece di pensare e
sognare una
donna che non era più mia.
Mandai
un messaggio a
Tom chiedendo dove fosse ma quando lanciai un’occhiata
all’orologio che segnava
le quattro del mattino mi resi conto che doveva essere nel meglio del
sonno.
Beato lui.
Bevvi
una camomilla
per calmarmi, nonostante non mi piacesse particolarmente, e lavai anche
la
tazza quando sentii la voce assonnata di Haley sulla porta.
“Papi,
che stai
facendo?” Si stropicciò gli occhi.
“Piccola,
che fai in
piedi?”
“Io
ti ho sentito. Che
fai tu in piedi?”
Lasciai
la tazza ad
asciugare su uno straccio e la raggiunsi per prenderla in braccio.
“Non
riuscivo a dormire, ma tu dovresti.”
“Non
riesco a dormire nemmeno
io senza di te…” sussurrò con voce
bassissima e in procinto già di tornare nel
mondo dei sogni.
“Allora
andiamo…” le
massaggiai la schiena e, tornati a letto, si accucciò sul
mio petto e la
strinsi a me sperando di poter riuscire a dormire con lei accanto.
Ma
fu inutile. Non
chiusi occhio fino al sorgere del sole.
Quando
li aprii,
svegliato dal suono del campanello e da un “Roooob,
vai tuuuuu” di incerta provenienza, avevo dormito
meno di cinque ore e
l’unico pensiero che mi passava per la testa era: ‘Tra quattro ore mi sposo’
ma la parte peggiore era che l’ansia che
iniziava a salire non derivava da un’ansia di arrivare a quel
passo, ma dalla
paura di stare facendo qualcosa di sbagliato.
Paura
che affondò le
radici quando aprii la porta e mi trovai Kristen davanti agli occhi.
Lei.
Ancora lei.
Sempre e solo lei.
“Kris…”
“Rob.
Tutto bene?
Sembri uno zombie…”
Mi
feci indietro per
lasciarla entrare.
“Sì,
cioè no… Non…” ed
ecco che iniziavo a balbettare mentre la guardavo. “Ho
dormito poco…”
“Oh,
incubi?”
Magari…
Scossi
il capo facendo
di tutto per non pensare a lei nuda sotto di me, ma averla davanti non
faceva
altro che rendere le cose più difficili. “Non
proprio, ehm… Comunque cosa ci
fai qui? Cioè… non… Non che non mi
faccia piacere, cioè non è che mi fa…
Cioè…”
Le
scappò un risolino
che mi salvò da quella situazione imbarazzante e poi mi
allungò una busta.
“Haley ha dimenticato le scarpe in albergo.”
“Oh…”
afferrai la
busta dandomi dello stupido per aver pensato, in due secondi, alle
altre mille
ragioni che potevano averla spinta a venire a casa. “Grazie.
Vuoi salutare
Haley? Penso sia sotto le grinfie di mia madre o delle mie
sorelle…”
“Sì,
grazie” sorrise,
uccidendomi.
Chiamai
Haley e dopo
un minuto si precipitò per le scale fino a piombare tra le
braccia di Kristen,
senza preoccuparsi di poter rovinare il vestitino appena messo.
Tutta
sua madre.
“Tesoro!”
Kristen se
ne curò poco a sua volta e la strinse semplicemente prima di
metterla giù.
“Ma
fatti vedere! Sei
bellissima!”
“Sembri
una
principessa…” commentai estasiato. Era davvero
bellissima.
“Dite?
Non lo so… mi
sembra troppo… rosa…” disse lei con una
vena di ironia nonostante il vestito
per il matrimonio fosse di un rosa pallido, appena accennato.
“E’
perfetto” rispose
Kristen chinandosi nuovamente. “Però ora ascoltami
Haley. Voglio che fai la
brava, intesi?”
“Non
preoccuparti,
mamma. Ho tutto sotto controllo!”
E
dall’occhiolino che
le fece e dal modo in cui cercò di filarsela velocemente
temei davvero che
avesse in serbo chissà qualche altro scherzo per Shelby.
“Haley!”
la richiamò
Kristen, trattenendola. “Dico sul serio. Se vengo a scoprire
di qualche altro
scherzo mi arrabbio davvero. Okay?”
Haley
sbuffò ma poi
borbottò ugualmente un okay
incerto.
“Brava.
E poi quando
papà va via, tu vai con zio Tom e lui ti riporta da me,
okay?”
“Okay.”
“Kristen,
sei sicura
di non poter restare?”
“Grazie,
Rob. Ma ho
tanto lavoro arretrato e delle scadenze da rispettare.”
Non
insistetti oltre
ancora incerto se la sua presenza potesse fare male più a
lei che a me.
Haley
la salutò di
nuovo con un abbraccio forte e si sussurrarono qualcosa
all’orecchio prima che
la piccola corresse di nuovo su per le scale chiamata da mia madre.
“Bè,
allora… Salutami
gli altri e… Buon matrimonio e buona… luna di
miele o qualunque cosa si dica in
queste situazioni.”
“Auguri andrà bene.”
“Giusto”
strinse le labbra
e si tirò i capelli dietro l’orecchio. Due dei
particolari che più amavo di
lei. “Allora… auguri Rob…”
Sorrise
e nei secondi
in cui si avvicinò non potei non pensare alle sue labbra
sulle mie, alle mie
sulle sue, quella sera.
Cosa
sarebbe successo
se il campanello non ci avesse interrotti?
Una
sua mano si posò
sul mio petto mentre le sue labbra lasciavano un cauto e innocente
bacio sulla
guancia.
Dovetti
reprimere
l’istinto di stringerle le mani in vita e abbracciarla
perché sapevo che se
l’avessi fatto non sarei stato più capace di
lasciarla andare; e io dovevo
lasciarla andare.
Si
ritrasse
velocemente senza guardarmi in faccia e la guardai allontanarsi proprio
nel
momento in cui Tom, vestito a lucido, scendeva dalla macchina che mi
avrebbe
portato in chiesa.
Avevo
immaginato tante
volte il loro incontro ma mai potevo aspettarmi che semplicemente si
scambiassero un sorriso e si abbracciassero.
Lui
le sussurrò
qualcosa all’orecchio e lei scosse il capo. Le diede un bacio
sulla guancia, le
carezzò il viso e la lasciò andare.
Che
cazzo stava
succedendo?
“Perché
sei ancora
così? E perché sembri uno straccio?” mi
salutò, entrando, come se nulla fosse.
“Hai
parlato con
Kristen per caso?”
Lui
spalancò gli occhi
e mi guardò quasi …terrorizzato?
“Io?
Cosa? No. Parlato…
di cosa?”
“Cos’era
quello
allora?”
“Quello
cosa?”
“Tu
e Kristen. Quel
vostro salutarvi come se niente fosse…”
“Oh,
quello. Niente…
Ci siamo solo salutati…”
“Come
se niente fosse,
Tom. Vi siete già visti prima di ora?”
“Ah
sì. Ieri sera. Ma
per poco. Niente di che. Non abbiamo quasi parlato. Cioè,
lei non mi ha detto
niente, eh! Ci siamo incontrati in un bar e
così…”
“Sapevo
che era
tornata in albergo perché aveva mal di
testa…”
Deglutì
visibilmente.
Ma che cazzo…?
“In…
infatti. L’ho
accompagnata subito in albergo. Abbiamo scambiato solo due
parole…”
“Ed
erano due parole
interessanti?”
“Senti,
perché non ti
vesti? Vado a vedere Shelby come sta…”
E
si avviò su per le
scale.
“Ma
Shelby non è qui,
Tom. Si preparava in canonica e tu lo sai.”
Lui
si irrigidì e si
voltò. Potevo quasi giurare di vedere goccioline di sudore
scivolare sulla sua
fronte.
“Oh
giusto, giusto.
Allora… vado, vado a vedere Haley…”
“Tom,
tutto bene?”
“Sì.
Sì. Tutto
perfettamente ottimo.”
“Perfettamente ottimo? Ma come cazzo
parli?”
“Tu
piuttosto? Ho
trovato il tuo messaggio di stanotte.”
“Sì,
lascia stare. Non
riuscivo a dormire.”
E
d’un tratto il suo
strano umore cambiò e mi riservò uno strano
sorriso enigmatico “Non sarai mica
assalito dai dubbi all’ultimo momento, vero?” e,
voltando le spalle, salì
lasciandomi da solo a navigare nell’incertezza di quella
strana allusione.
Alla
disperata ricerca
di una risposta che fosse vera ed onesta.
“Aiutooooooo!
Papaaaaaaaà! Vuole uccidermiiiiiiiiii!”
Mi
voltai di scatto
quando sentii le urla di Haley e l’afferrai al volo mentre entrava in
sagrestia volando a tutta
velocità verso di me.
“Vuole
uccidermi!”
ripeté quando fu al sicuro tra le mie braccia, seguita da
Tom.
“Chi
vuole ucciderti?”
“Shelby!
Mi ha urlato
contro e ha detto che faccio solo guai e ora vuole uccidermi.”
A
quel punto non potei
fare a meno di metterla
giù per
guardarla negli occhi.
“Haley.
Cos’hai
fatto?”
“Niente,
papà.
Stavolta non ho fatto niente!”
Lanciai
un’occhiata a
Tom per accertarmi che fosse la verità.
“E’
stato un
incidente…” la giustificò lui senza che
nessuno dei due mi spiegasse di cose
stessero parlando.
“Infatti.
È stato un
incidente…” ripeté lei mettendo il
broncio.
“Cos’hai
fatto?”
Sentii io stesso il mio tono inevitabilmente irritato.
Lei
non rispose e
guardò Tom in cerca d’aiuto.
“Ha
camminato con le scarpe
sporche di terra sul velo…ma…”
“Haley!”
le gridai
contro prima ancora di sentire la fine del racconto.
“Non
è colpa mia!
Stavo camminando e lei tiene quel velo così
lungo…”
“Haley,
avevi promesso
che ti saresti comportata bene.”
“Ma
non l’ho fatto
apposta, papà! Lo giuro.”
“Ora
basta, Haley. Non
si giura il falso!” e mi sorpresi di come il mio tono di voce
fosse così alto
da far rimbombare quella frase tra le pareti della sagrestia e farla
suonare
ancora più meschina e cattiva di quanto non dovesse essere.
Vidi
i suoi occhi
inumidirsi e il suo labbro iniziare a tremare.
“Ma
io davvero non l’ho
fatto apposta!” scoppiò a piangere e, gettando a
terra il bouquet di fiori che
aveva in mano, corse via in lacrime lasciandomi affondare nella merda
di uomo
che ero.
Mi
passai una mano tra
i capelli e nella foga e nella rabbia diedi un veloce pugno al muro
prima di
andarle dietro ma Tom mi fermò.
“Dalle
due minuti. Ora
ti manderebbe solo a fanculo, un po’ come avrei voglia di
fare io, onestamente.”
Detto
da lui, che si
comportava in modo lunatico da ore, era un po’ il colmo ma
dovetti dargliene
atto.
Afferrai
il cravattino
sulla scrivania e mi misi davanti allo specchio cercando disperatamente
di
ricordare come cazzo si appuntasse, ma senza buoni esiti.
Guardai
l’orologio
esasperato.
Dovevo
sposarmi tra venti
minuti e avevo un cravattino che non si appuntava, una figlia che ce
l’aveva a
morte con me, e il suo viso ancora
davanti gli occhi.
Non
volevo ammetterlo
ma i dubbi mi stavano massacrando.
Tom
sostituì le mie
mani e iniziò a maneggiare il cravattino al posto mio. Lo
lasciai fare dato che
avevo, inaspettatamente, iniziato a tremare. E non per
l’emozione, ma per
l’ansia; per quell’orrenda sensazione che albergava
in me e che mi portava
ancora a credere di stare facendo qualcosa di sbagliato.
“Rob,
sei sicuro di
Shelby?”
“Sì”
risposi senza
nemmeno pensarci davvero e lui mi guardò in modo decisamente
strano.
“Perché
questa
domanda?” dovetti chiedere.
“Niente…”
“Tom.”
“D’accordo.
Mi
chiedevo solo se… Se pensassi mai a come sarebbero andate le
cose se Kristen…”
“Ci
ho pensato ogni
giorno della mia vita, Tom, lo sai. Ma quel che è fatto
è fatto.”
“No,
intendo…” fece
una pausa e prese un respiro. “Se, per pure caso, Kristen non
ti avesse
tradito… Tu riusciresti a perdonarla per Haley?”
Oh, Tom. E io
che credevo sapessi tutto di me.
Sospirai.
“Io l’ho
perdonata, Tom. Io l’avrei perdonata sempre. Io le avrei
perdonato tutto. Lo
sai… Lei è…”
“…Kristen.
Lo so…”
Sospirai
ancora.
“Bè,
l’importante è
che tu sia sicuro di Shelby.”
E
per qualche motivo
il tono di voce con cui lo disse, come se fosse l’ultima cosa
di cui essere
sicuri al mondo, riuscì solo a creare nuovi e nuovi dubbi.
Tutti indefiniti,
tutti senza forma ma decisamente presenti.
“Al
diavolo questo
affare.” Lanciò il cravattino in aria.
“Vai a cercare tua figlia. Hai dieci
minuti per farle cambiare idea su Shelby. Buona fortuna.”
Simpatico,
davvero simpatico.
Trovai
Haley che
dondolava i piedi seduta su una panchina nel giardino retrostante.
Li
muoveva in un modo
che…
Se
poteva essere
identica a me nell’aspetto era identica alla madre nei gesti.
Non feci in tempo
a pensarlo che si scostò entrambe le ciocche di capelli
dietro l’orecchio e
chinò il capo da un lato. Rividi Kristen e sorrisi, solo che
non sapevo perché.
Mi
avvicinai cauto.
“Posso
sedermi?”
chiesi e, senza degnarmi di uno sguardo, fece sì
con la testa.
Restammo
in silenzio
per qualche secondo, infine mi decisi a parlare. Non avevo poi molto da
dirle
se non porgerle le mie scuse.
“Mi
dispiace di aver
urlato prima… E di non averti creduto…”
Lei
scrollò le spalle.
“Non fa niente…”
“Non
deve essere così,
lo sai. Tra te e Shelby.” Non rispose. “Proprio non
ti piace, eh…?” Ancora
silenzio.
“Mi
sgriderai ogni volta
che sarai con lei? Sarà così? Dimenticherai
quello che abbiamo passato a
Vancouver? Dimenticherai la mamma?”
Quelle
parole, il modo
in cui le disse e la lacrima che, sola, le scivolò sul viso,
mi spezzarono il
cuore e senza pensarci la presi tra le braccia.
“No,
non dimenticherò
mai. Avrò sempre te e non dimenticherò mai la
mamma…”
“Perché
tu la ami,
papà, vero?” sussurrò parole soffocate
contro il mio petto, stringendosi a me e
io non riuscii a trovare una risposta sincera nemmeno per me stesso.
“Sì.
La amo, tesoro.
Ma vedi, l’amore ha diversi livelli. Io le voglio molto bene
e gliene vorrò
sempre. Così come amerò sempre te.
Okay?”
Tirò
su con il naso
senza annuire, senza dire nemmeno un semplice sì. Continuai
a cullarla ancora
un po’ finché non vidi Shelby, in bianco, ferma
sulla porta che dava al
giardino.
Che
diavolo ci faceva
lì…?
“Tesoro,
perché non
vai dalla nonna? Deve darti il cestino con i
fiori…”
Lei
annuì e scese
dalle mie gambe ma non mi lasciò andare totalmente.
“Papà,
sposa la mamma invece
di lei. Ti prego…” e me lo chiese con occhi
così dolci e sinceri che per un
istante volli dirle di sì solo per non vederli ancora
così tristi, o forse era
quello di cui cercavo di convincermi.
Le
carezzai il viso e
le sorrisi. “Vai dalla nonna, tesoro.”
Lei
sospirò e sfuggì
al mio tocco lasciandomi nella consapevolezza che stavo per sposare una
donna
che mia figlia, probabilmente, non avrebbe mai accettato.
Incrociò
Shelby per
strada e riuscii a sentire un flebile scusa
uscire dalle sue labbra. Shelby le sorrise ma lei corse dentro prima
che
potesse accarezzarle i capelli.
Mi
alzai e andai
incontro alla mia fidanzata. Era…
“…
bellissima. Sei
bellissima…” sussurrai quando prese le mie mani
tra le sue. Arrossì.
“Sarà
un inferno…”
mormorò e capii immediatamente a cosa si riferisse.
“No,
vedrai che si
abituerà. Dalle tempo.” Usai le stesse parole che
Kristen aveva detto a me con
la sola differenza che sapevo di stare mentendo.
“Ma
che ci fai qui?
Sai che porta sfortuna vedere l’abito prima del
matrimonio…”
“Lo
so” disse lei “Ma
dovevo vederti.”
“Che
succede?”
Lei
mi guardò per un
istante interminabile prima di chinare il viso e parlare tutto
d’un fiato.
“Tu
la ami ancora,
Rob?”
“Cosa?”
“Ti
prego, ho bisogno
di saperlo.”
“Shelby…”
“Ti
prego. Se è così,
dimmelo adesso ma non farlo sull’altare. Non lasciarmi
lì. Dimmelo ora.”
Strinsi
le sue mani in
una delle mie mentre l’altra le alzava il viso.
“Lei è il passato. Il mio
futuro sei tu…” e ne ero convinto. Almeno mentre
lo dicevo a lei, ne ero
davvero convinto. Kristen non poteva continuare ad avere potere su di
me, non
dopo sette anni in cui quella donna mi era stata accanto salvandomi da
me
stesso. Le dovevo tutto e le dovevo il mio amore.
Per
qualche motivo mi
credette sulla parola e sorrise, commossa, prima di poggiare le sue
labbra
sulle mie.
Le
sorrisi.
“Ora
scusami, ma devo
proprio andare a posizionarmi all’altare.”
“Ti
raggiungo lì!” ammiccò
semplicemente prima di baciarmi ancora una volta e andare via.
Ed
ero di nuovo solo. Solo
con me stesso e un cellulare in tasca.
Lo
presi per spegnerlo
ma lo schermo rivelò l’ultima cosa che potevo
aspettarmi in quel momento.
1 missed call
Kristen
Il
mio cuore perse un
battito nel leggere il suo nome, ne perse due nell’immaginare
il motivo per cui
aveva chiamato, ne perse tre nel decidere se richiamare o no.
Nonostante
fosse la
cosa più sbagliata da fare al momento, nonostante mi fossi
appena ripromesso di
non lasciare che condizionasse la mia vita ancora, premetti quel
pulsante verde
e la richiamai.
E
il mio cuore
continuava a perdere battiti nell’attesa finché a
fermarlo del tutto fu la
segreteria telefonica. Spento.
Sorrisi
amaro
guardando lo schermo del cellulare ancora una volta prima di spegnerlo.
Non
era destino,
evidentemente.
Eppure,
dieci minuti
dopo, mentre aspettavo all’altare ero ancora lì a
chiedermi perché mai potesse
aver chiamato. Cosa voleva dirmi? Forse farmi gli auguri? No, non aveva
senso
dal momento in cui me li aveva fatti quella mattina. Forse chiedere di
Haley?
Ma perché farlo? E soprattutto perché farlo alle
tre in punto?
Tutti
riuscirono a
notare la mia ansia e il mio nervosismo ma sicuramente nessuno aveva
idea del
vero motivo.
Shelby
doveva essere
il mio unico pensiero, e invece io ero lì
sull’altare aspettando lei ma
pensando a Kristen. Ed era tremendamente sbagliato. E anche quando
Haley fece
la sua entrata camminando troppo velocemente e rovesciando il cesto di
fiori arrivata
alla fine della navata, il mio pensiero fu Kristen e la bellissima
bambina che
avevamo insieme. Quando la marcia nuziale iniziò a suonare
io pensai a Turning
Page; quella doveva essere la nostra marcia nuziale. E quando Shelby
apparve
sulla porta della chiesa insieme al padre, io pensai a lei
e all’emozioni che avevo provato nel vederla indossare un
abito
da sposa, anche se per finzione.
Non
mi concentrai
nemmeno su Shelby mentre camminava. Lei probabilmente mi sorrideva
vedendo il
mio sorriso e non potendo immaginare che era dedicato totalmente ad
un’altra
persona.
Me
la trovai di fronte
e con le mani tra le mie senza nemmeno rendermene conto.
“Vuoi
tu, Shelby
Melissa Collins, prendere il qui presente Robert Thomas Pattinson come
tuo
legittimo sposo per amarlo, rispettarlo e onorarlo, in salute e in
malattia, in
ricchezza e in povertà, finché morte non vi
separi?”
“Lo
voglio.”
“E
tu, Robert Thomas
Pattinson, vuoi prendere la qui presente Shelby Melissa Collins come
tua
legittima sposa per amarla, rispettarla e onorarla, in salute e in
malattia, in
ricchezza e in povertà, finché morte non vi
separi?”
Le
parole rimbombarono
nella mente, stridendo, come mille aghi che penetravano facendo un
dolore e un
rumore tremendo.
“Rob…”
E
la sua voce, una
voce totalmente diversa da quella che sognavo, da quella che avevo
sognato
quella notte stessa, mi scosse dai miei pensieri. Il suo
viso sparì e mi sentii morire.
Amarla…
onorarla… rispettarla… salute, malattia.
Ricchezza,
povertà…
Sì,
avrei voluto dire. Sì, posso farlo.
Sì,
lo voglio. Solo… solo non con te.
“Rob…”
“Mi
dispiace…” fu
tutto quello che ebbi la forza di dire mentre i suoi occhi mi
uccidevano
lentamente.
Lasciai
le sue mani e
tra i mormorii sorpresi e increduli della gente, corsi in sagrestia e
chiusi la
porta alle mie spalle.
Iniziai
a camminare
avanti e indietro, pensando a quello che avevo appena fatto. Cercando
di capire
se avessi appena fatto la più grande cazzata della mia vita
o semplicemente la
più intelligente.
E
ora? Cosa diamine
sarebbe successo ora?
Non
riuscii a
sbrogliare nemmeno un filo della matassa che era diventata la mia testa
quando
Tom entrò chiudendo velocemente la porta dietro di
sé.
“Rob…”
“Tom…
che cazzo ho
fatto?”
“Hai
fatto la cosa
giusta! Grazie a Dio! Lo sapevo io! Sapevo che Kristen te lo avrebbe
detto! Ma
quando le hai parlato? Ti ha chiamato?”
Mi
bloccai per
guardarlo. “Io… io non ho parlato con
Kristen…”
E
la sua espressione
tradì ogni altra scusa che avrebbe anche solo potuto pensare
di inventare.
“Oh,
cazzo.”
“Cosa
avrebbe dovuto
dirmi Kristen?”
Lui
esitò per parecchi
secondi.
“Tom…”
“Rob…”
iniziò cauto, così tanto da farmi preoccupare.
“Ci sono delle cose che devi sapere… Ed
è meglio se ti siedi.”
-
-
-
- POV Kristen (suggerimento
musicale; obbligatorio
u.u)
-
Immaginai
lo strascico
che scivolava leggero lungo la navata.
L’odore
tenue di
incenso ormai spento che aleggiava nell’aria mentre tutti si
giravano a
guardare la sposa che faceva il suo ingresso.
Bella,
il volto
leggermente arrossato, emozionata..
Un
giorno avevo
creduto davvero che quella sposa sarei stata io..
“Oh
mi scusi.”
Un
uomo mi urtò per
sbaglio, prima di correre dalla sua famiglia che occupava uno dei
divanetti
all’interno del traghetto. Tutti stavano dentro. Faceva
troppo freddo per gelare
sul ponte dove l’aria della Manica ti tagliava il volto e la
pelle.
Troppo
freddo per
chiunque, ma non per me. Il gelo dell’esterno non era niente
rispetto a quello
interno delle mie ossa. Non riuscivo nemmeno a sentirlo.
Abbassai
lo sguardo
per vedere l’ora e notai lo schermo del cellulare nella mia
mano
illuminarsi. Avrei
voluto non rispondere
ma riconobbi il numero di Haley, così mi feci forza,
ricacciando le lacrime che
premevano ai lati dei miei occhi.
“Amore,
dimmi. Tutto
bene?”
Non
rispose subito.
Sospirò pesantemente. “Io sì, ma tu?
Dove sei?”
“Sto
andando in un
posto..mmm un posto per un impegno importante. Ti ho detto che lo zio
Tom sa
dove sono. Dopo ti porta lui da me.”
Per
lo meno non era
una vera bugia. Avevo davvero un impegno importante quel giorno: stare
lontana
da Londra, lontana da Rob, lontana da quella chiesa. Mi conoscevo
abbastanza da
sapere che, se fossi rimasta in città,avrei finito per
andarci e..e non potevo
permettermi di farlo. Non sarebbe rimasto più nulla di me
stessa e io dovevo
tenere insieme i pezzi per Haley.
“Mamma,
torna qui.” La
voce di Haley era quasi una preghiera e spezzò il mio cuore
già così fragile in
un secondo. “Sposa tu papà, per favore. Ci penso
io a Shelby”
Scossi
il capo,
stupidamente, come se avesse potuto vedermi.
“Amore
ne abbiamo già
parlato. Papà ama Shelby e noi dobbiamo rispettare questa
cosa e..supportarlo.
Soprattutto tu. E non fare nessuno scherzo cattivo, ok? Feriresti solo
tuo
padre e davvero lui non se lo merita. Si merita di..” passai
veloce la lingua
sulle labbra completamente secche e screpolate. La gola mi bruciava per
il
dolore e quasi non potevo respirare “Si merita di essere
felice e vivere una
giornata splendida.”
“Ma
mamma..”
“Niente
ma” mormorai
“E ora..tesoro devo scappare e anche tu dovresti andare. Si
sta facendo tardi
ed è..è quasi ora, no?”
Era quasi ora..
Sentii
uno spasmo alla
bocca dello stomaco.
“Sì”
sbuffò “Vado
allora. A stasera mami.”
“A..sta..a
stasera”
Riagganciai
prima che
le lacrime coprissero del tutto la mia voce. Posai la fronte sulla
ringhiera
del ponte, abbandonandomi alle lacrime e al dolore. E anche se era
sbagliato,
masochista, autolesionista i miei occhi non si distoglievano mai
dall’ora sullo
schermo del cellulare che, inesorabile, scorreva.
2.45pm..
Di
certo Rob era
arrivato, ormai. Probabilmente stava stringendo la mano al parroco e,
come me,
fissava impaziente l’orologio in attesa che la donna che
amava spuntasse
davanti a lui. In attesa di renderla sua per sempre.
3.00
pm..
Era
l’ora, ma ogni
sposa che si rispetti arriva in ritardo. E, ne ero certa, Shelby non
avrebbe
fatto eccezione.
3.10pm..
Riuscivo
ad
immaginarla avanzare, sorridente. Arrivare da lui, prendergli la mano.
Vicini
erano la coppia perfetta.
3.20
Lo
scambio dei voti.
Rob di certo li aveva scritti personalmente. E sapevo che sarebbero
stati
sentiti e perfetti. Dritti dal cuore.
3.30pm..
Le
promesse.
Prometto di
amarti e onorarti, ogni giorno della mia vita.
E
la loro vita insieme
iniziava oggi, proprio in quel momento. Mentre mi sembrava che la mia
finisse
in modo altrettanto inesorabile.
Sentii
una gran rabbia
scorrere attraverso il mio intero corpo, come se fosse stata la sola
linfa che
alimentasse le mie vene. Rabbia verso il mondo, il fato, il destino ma,
soprattutto, verso me stessa. Perché potevo prendermela con
chiunque ma la
realtà era chiara come il sole. Ero la sola da incolpare.
Gettai
con forza il
telefono nelle acque fredde della Manica.
E
se, invece, non
fossi stata così stupida in Africa?
E
se avessi saputo di
essere incinta e non fossi mai andata in quel villaggio coi medici?
E
se avessi avuto più
fede in Rob, nel nostro amore, nella forza di sopportare il dolore di
una mia
possibile malattia?
E
se..
Due
piccole parole
che, sole, erano semplici ed innocue.
Messe
vicine, però,
una accanto all’altra, avevano il potere di perseguitarti per
il resto della
tua vita.
E,
ne ero certa,
quello era esattamente ciò che avrebbero continuato a fare.
Ero
grata a Tom di
avermi dato una via di fuga da Londra, offrendomi la
possibilità di passare la
giornata nella sua casa di famiglia sull’isola di Wight, ma
ora che ero
veramente lì mi rendevo conto di quanto in realtà
quella fosse stata una
pessima idea.
L’isola
era l’ennesimo
luogo pieno di ..noi.
O
forse ero
semplicemente io.
Ogni
luogo per me era
pieno di me e Rob, anche quelli in cui non eravamo mai stati insieme.
Lo
riconoscevo tra i passanti, perfetti estranei mi sembravano lui,
oggetti e cibi
mi ricordavano i suoi gusti e le sue preferenze, canzoni mi facevano
ripensare
alla sua voce..
Eppure,
indubbiamente,
l’isola era una pugnalata al cuore più di
qualunque altro posto al mondo.
Feci
un altro passo su
una delle rocce, lisce e fredde, e mi sedetti ad ascoltare il rumore
del mare.
Ormai si era fatta notte ed era così buio che non ero
più in grado di capire la
differenza fra dove finiva quello e iniziava il cielo cupo.
La
mia mano sfiorò la
superficie umida della pietra e fui subito assalita dai ricordi.
“Ti
giuro che se mi fai cadere, io..”
“Tu
cosa, eh?” mi afferrò per la vita e chiusi gli
occhi,
terrorizzata di cadere su una di quelle pietre e spaccarmi la testa
“Cosa mi
fai?”
Sentii il suo
respiro sul mio volto ed un brivido mi
travolse. Sapeva di lui, di fresco, dei suoi baci..
Posò
le labbra sulle mie e non mi importò più neppure
dell’altezza, delle pietre scivolose, del mare sotto di noi.
“Ci
sono io Kristen, non avere paura”mormorò
“Ci sarò
sempre.”
L’ennesima
lacrima
scivolò lungo la mia guancia e, di scatto, mi alzai.
Percorsi veloce i pochi
metri che mi avrebbero riportata alla casetta della famiglia di Tom e,
quando
entrai in cucina, mi lasciai cadere su una sedia. Davanti a me
c’era ancora la
tazza di tè che mi ero preparata quando ero arrivata per
cercare di calmare i
nervi.
Tentativo
inutile e
patetico.
Bevvi
un sorso della
bevanda ormai fredda e, dopo pochi minuti, decisi di spostarmi in
salotto.
Avevo acceso il piccolo caminetto e l’aria aveva un
confortevole tepore.
Quasi
confortevole, per lo meno..
La
casa era vecchia,
vissuta, ma accogliente. Un tipico cottage inglese che sapeva darti una
sorta
di calore; come se tutte le persone che ci avevano vissuto avessero
lasciato un
piccolo pezzetto di loro pronto a darti il benvenuto.
Sfiorai
i mobili, le
foto leggermente impolverate; ne riconobbi una di Tom da bambino.
Doveva aver
avuto sì e no cinque anni e gli mancavano alcuni denti. Non
potei non sorridere
nonostante i muscoli del mio volto fossero così abituati a
non farlo da tempo.
Salii
su per due rampe
di scale strette finchè non mi ritrovai in un ampio spazio
aperto. Accesi la
lampada più vicina e capii di trovarmi nella soffitta. Il
tetto era spiovente
ai lati e, su una parete, si aprivano due piccole finestrelle circolari.
Ma
non fu quello che
attirò la mia attenzione.
A
quel punto non
sapevo più se Dio, o chi per esso, stesse cercando di
punirmi secondo le leggi
di qualche orribile castigo cosmico.
Un
vestito da sposa
faceva bella mostra di sé su un manichino
nell’angolo. Sembrava antico e di
certo non poteva risalire a dopo gli anni cinquanta. Non so per quale
motivo ne
fui totalmente, dolorosamente, attratta. Ne carezzai la stoffa liscia
anche se
decisamente impolverata ed ingiallita dallo scorrere del tempo. Il
velo,
invece, era ancora in ottime condizioni e, prima che potessi fermarmi,
le mie
dita si erano chiuse sulla piccola clip che lo teneva fermo. Lo portai
sul mio
capo.
E
mi sentii patetica e
triste mentre fissavo il mio riflesso nello specchio sporco ed
incrostato che
mi stava di fronte. I capelli erano arruffati e mi ricadevano in
disordine sulle
spalle, sotto gli strati di tulle; i miei occhi erano gonfi e umidi e
il mio
volto pallido ed emaciato.
Che
stupida che ero
stata..
Avevo
pensato che io
ed Haley avremmo potuto passare le vacanze natalizie lì
sull’isola, magari con
Tom. Ma c’era troppo. Troppi ricordi, troppo dolore. La cosa
migliore era
prenotare il primo volo per Vancouver, partire, aiutare mia figlia a
costruire
un vero rapporto con suo padre cercando di farne parte il meno
possibile.
Dopotutto Rob doveva trascorrere del tempo con Haley, non con me. Non
ci
saremmo dovuti vedere quasi mai se non avessimo voluto.
Provai
ad abbozzare un
piccolo sorriso ma l’espressione che mi rimandò lo
specchio era orribilmente
falsa ed innaturale. Sarei mai riuscita a sorridere ancora? A sorridere
perché
ero davvero felice?
Il
suono del
campanello mi riscosse dai miei pensieri deprimenti. Mi
bastò una rapida
occhiata all’orologio per capire che dovevano essere Tom ed
Haley. Era tardi,
molto tardi e..
Il
campanello continuò
a suonare, incessante.
“Arrivo!”
strillai
precipitandomi giù per le scale “Arrivo”
Sfregai
rapida le mani
sul viso, sperando di scacciare almeno i segni più evidenti
del mio pianto ma,
quando aprii la porta e mi trovai di fronte mia figlia e Tom avvolti
nei loro
cappotti, capii che sarebbe stato tutto inutile.
“Kris
ma perché
diavolo non rispondi al cellulare? Eravamo preoccupatissimi!”
“Mamma,
mamma papà
non..”
Mi
bastarono quelle
parole per scoppiare in un pianto disperato. Affondai il volto fra le
mani.
Ero
una pessima madre
e lo sapevo. Non sarei mai dovuta crollare così davanti ad
Haley ma vederli lì
mi fece capire che era finita. Adesso l’avevo davvero perso
per sempre.
“E’
finito tutto..”
gemetti “E’ finita..”
Sentii
le lacrime
tiepide colare fra le mie dita e poi il calore di due mani afferrarmi i
polsi.
“Veramente
avevo
sperato che questo potesse essere l’inizio di tutto. Non la
fine..”
Di
scatto feci un
passo indietro, staccandomi da quel calore, da quelle mani,
perché..
Spalancai
gli occhi
quando vidi Rob di fronte a me. Indossava lo smoking ed era..era una
visione.
Stavo
sognando? Quello
era tutto un grande ed assurdo sogno o..?
Ma
quando ricatturò le
mie dita tremanti nelle sue, ferme e decise, capii che non era affatto
un
sogno. Per qualche strana ragione lui era lì con me, non con
Shelby a Londra.
Non
staccai gli occhi
dai suoi neppure quando sentii Tom e Haley parlare fra loro.
“Ok,
io direi di
lasciarli soli”
“Direi
di sì. E poi
dobbiamo preparare..beh cerchiamo un negozio aperto”
Le
loro parole non
avevano senso, ma non me ne curai. Niente aveva senso ed era perfetto
così, se
solo fossi potuta vivere in quell’attimo di follia per il
resto della mia vita.
Rob
fece un passo
avanti e poi un altro e poi un altro..
Le
sue mani si
posarono sulla mia vita mentre mi spingeva di nuovo in salotto. I suoi
occhi
sembravano capaci di bruciarmi la pelle.
Si
fermò quando ci
trovammo davanti al calore del camino.
“Cosa..cosa
ci fai
qui?”
Non
so neppure dove
trovai la forza di parlare ma dovevo sapere, dovevo..
“Dimmelo
tu Kristen.
Dimmelo tu”
Il
suo volto era teso,
immobile, rigido. E benché vedessi che voleva lasciarsi
andare al sollievo, non
riusciva a mascherare la rabbia repressa dentro di sé.
E
improvvisamente
capii.
“Non
hai sposato
Shelby”
“No”
“Tom..”
gemetti “Tom
ti ha detto tutto”
“Sì”
No,
no, no..
Mi
sentii morire per
l’ennesima volta nel rendermi conto che gli avevo di nuovo
rovinato la vita.
Non aveva sposato Shelby per venire lì a chiarire con me,
perché si sentiva in
colpa. Tutto quello che avevo sempre cercato di evitare..
“Tu
la devi sposare.
Devi essere felice. Devi tornare da lei. Devi..”
Quello
che lui fece
dopo fu un vero shock. Mi afferrò con forza per le braccia e
mi sbattè alla
parete finchè non mi ritrovai completamente premuta fra
quella ed il suo corpo.
“Tu
la smetti. La
smetti adesso con tutte queste stronzate” la sua voce era un
sibilo sul mio
viso “La smetti di decidere cosa è meglio per me.
La smetti di decidere il
nostro destino, ci siamo capiti?”
Deglutii
con forza.
“Non
potevo sposare
Shelby. E non la potevo sposare perché non è la
donna che amo. E l’ho capito
quando l’ho vista davanti e tutto ciò a cui
riuscivo a pensare eri tu e a
quanto volevo che fossi tu quella
al
suo posto” continuò. I suoi occhi erano come due
smeraldi magnetici che mi
imprigionavano. “Non potevo rovinarle la vita sapendo
che..che non avrei mai
potuto amarla davvero. Volevo venire a cercarti, a parlarti ma non
sapevo
dov’eri e..”
“Ma
perché? Ancora
credevi che ti avessi tradito con un altro, che ti avessi abbandonato
senza il
minimo..”
Le
sue mani corsero al
mio volto.
“Perché?”
domandò.
“Per lo stesso motivo per cui sette anni fa non riuscivo ad
andare avanti senza
di te. Per lo stesso motivo per cui ti avrei sempre ripresa con me,
oggi come allora.
Perché ti amo Kristen e questo non cambierà mai.
Mai.”
I
suoi occhi si
velarono di nuovo di rabbia. “E poi Tom mi ha raccontato
tutto. E
adesso..adesso sono io che ti chiedo perché.”
Perché..
Avevo
passato anni a
inventarmi centinaia di perché, di scuse che mi aiutassero a
sopportare il peso
delle mie bugie e delle mie azioni e, adesso che era arrivato il
momento di
spiegare, non me ne veniva in mente neppure una.
Anzi,
forse soltanto
una.
“Per
lo stesso tuo
motivo, presumo” la mia voce era così flebile che
a malapena potevo sentirmi
“Perché ti amavo. Perché ti amo. E
perché ferirti con la scusa di James ti
avrebbe dato la possibilità di andare avanti”
“Ma
io ti sarei stato
vicino. Non mi sarebbe importato di niente. Nessuna malattia avrebbe
potuto separarci”
le sue mani vibravano sulla mia pelle. Vi posai sopra le mie.
“E
questo è
esattamente il motivo per cui ti ho mentito. Avevo paura e tu..la tua
felicità
era la sola cosa che contava ai miei occhi.” Risposi
“Non merito il tuo
perdono, lo so ma..”
“Ma
ce l’hai”
Le
sue parole mi lasciarono
basita e senza fiato.
“Ce
l’hai amore mio, ce l’hai, ce l’hai, ce
l’hai..” posò la bocca sulle mie guance,
sui
miei occhi umidi, su ogni centimetro del mio volto “Ce
l’hai. Però..però anche
tu devi perdonare me.”
Lo
guardai come se
fosse un folle.
Io perdonare
lui?
“Perdonami
per aver
creduto alla tua bugia. Perdonami per non aver capito che non avresti
mai
potuto farmi una cosa simile. Perdonami..” una singola
lacrima colò sul
suo volto “Perdonami per non aver creduto
nella forza del nostro amore quando tu non hai mai smesso di
farlo.”
Gli
gettai le braccia
al collo e lo baciai mentre le nostre lacrime si mescolavano in un solo
liquido
caldo e avvolgente. Quell’uomo perfetto era davanti a me, a
chiedermi di
perdonarlo, dopo tutto ciò che io gli avevo fatto. Come se
avessi potuto dire
di no, come se avessi anche solo avuto quel diritto.
“Non
c’è..non c’è
niente da perdonare” il suo profumo sulla mia bocca mi dava
alla testa.
“Basta
bugie, basta
scuse, basta…basta.” Le sue parole erano un
alternanza di baci.
Bloccai
il suo volto
fra le mani e lo guardai, cercando di impedire al mio cuore di
scoppiare di
gioia.
Scossi
il capo,
sincera come non lo ero da anni.
“Ora
non c’è più
nessun segreto, nessuna bugia. E’ stato detto tutto quello
che c’era da dire.”
Vidi
le labbra di Rob
curvarsi in un sorriso, caldo ed avvolgente.
“Veramente
c’è ancora
una cosa che potresti dirmi” mormorò.
“Co..cosa?”
Le
sue dita si
intrecciarono alle mie ed il suo pollice sfiorò il mio
anulare. Il respiro mi
si bloccò in gola.
“Potresti
dirmi di sì.”
“Dove
hai trovato un
prete? E voi..voi dove avete trovato un negozio aperto la vigilia di
Natale?”
Mi
sembrava che la
testa girasse in un vortice confuso. Mi sembrava di stare attraversando
la peggior
sbornia della mia vita e mi sembrava di vivere in un universo parallelo
una
vita troppo bella e che non mi meritavo affatto.
Ma
era la mia vita.
Era la mia vita..quella che avevo sempre voluto. Con il solo uomo che
avrei mai
potuto amare.
“Beh
signorina
quest’uomo ha fatto una donazione di 3000£ alla mia
parrocchia” rispose il
prete con una risata, dando una pacca sulla spalla a Rob
“capisce che sarei
andato perfino a casa del diavolo dopo tanta
generosità.” Aggrottò le
sopraciglia, ripensando probabilmente alle sue parole. “Beh,
forse non del
diavolo visto che sono un prete ma ci siamo capiti”
Si
allontanò di
qualche passo cercando di scaldarsi le mani nonostante l’aria
fredda.
Mi
stavo per sposare.
Mi
stavo per sposare
con i miei jeans, una pesante felpa di Gap, le converse ed un vecchio
velo
pieno di polvere in testa.
Eppure
non ero mai
stata più felice di così. Nemmeno se avessi
indossato l’abito più prezioso del
mondo.
“Non
piangere”
Rob
mi strinse al suo
petto e mi resi conto solo in quel momento che avevo ricominciato. Ma
questa
volta la ragione del mio pianto era totalmente diversa. Questa volta
non c’era
più traccia del dolore costante che mi tormentava da anni.
“Piango
perché sono
felice. Ti amo..”
Mi
ripulii il volto
con le mani, alzando gli occhi e fissando l’albero del
piccolo giardino su cui
Tom ed Haley avevano attaccato lucine
colorate creando l’atmosfera perfetta.
“Dove
avete trovato
una ferramenta aperta il 24 Dicembre? Di notte, per giunta”
domandai di nuovo
dal mio posto caldo fra le braccia di Rob.
Haley
scosse le spalle,
tornando a concentrarsi sulle piccole casse che non so come aveva
collegato
allo stereo del salotto, e fissò Tom con aria colpevole.
“Beh”
balbettò lui
“Abbiamo cercato un po’ ma ovviamente non
c’era nulla di aperto e così le abbiamo..mmm
prese in prestito da una casa qua vicina.”
Scoppiai
a ridere,
scioccata, quando mi resi conto di cosa significava quel
‘prese in prestito’.
“Rubate?
Le avete
rubate? Ma siete impazziti?”
Si
strinsero entrambi
nelle spalle, sghignazzando mentre prendevano posto ai nostri lati.
Strinsi
con forza le
mani di Rob nelle mie.
“Bene
ora che ci siamo
tutti direi che possiamo cominciare” iniziò il
prete “ragazzi, siete pronti?
Voi, testimoni?”
“Aspetti
solo un
attimo” Haley corse a premere qualche tasto nello stereo e
tornò al suo posto
con un grande sorriso.
Le
note di Turning page si diffusero
nell’aria
mentre il prete continuava a parlare.
Haley
mi fece
l’occhiolino e trattenni a stento una lacrima. Per quanto
tempo mi aveva visto
sofferente ed infelice? Per troppo…troppo. Ma adesso avevamo
la possibilità di
ricominciare tutto da capo e di essere di nuovo felici. E, questa
volta, per
sempre.
Vorrei
poter dire che
la cerimonia fu il fulcro della mia attenzione ma non fu
così. Rob, mia figlia,
il mio migliore amico, le loro espressioni felici. Loro furono tutto
ciò che
riuscii a vedere in quei minuti.
E
quando Rob mi
sollevò fra le braccia mentre i primi fiocchi di neve
iniziavano a cadere e mi
baciò con una libertà ed un trasporto che non
avevo mai sentito capii che non
ci sarebbe potuto essere per noi un matrimonio più
imperfettamente perfetto. Mi
aggrappai a lui, avvolgendogli le braccia intorno al collo e le gambe
intorno
alla vita. E niente fu come la risata estasiata di Haley che si
abbracciava a
noi facendoci sbilanciare leggermente.
“Non
ci posso
credere!” trillò felice “Allora Babbo
Natale esiste! Esiste davvero!”
Alzò
il volto al
cielo, beandosi dei fiocchi freddi sulla pelle.
“E’
tutta la vita che
gli chiedo tre cose e adesso me le ha date!”
“E
che cosa gli
chiedevi?” domandò Rob carezzandole i capelli
mossi dal vento.
Haley
gli afferrò la
mano e se la strinse al viso. “Un papà..”
Prese
anche la mano di
Tom in quella libera. “Una famiglia e..”
Li
lasciò andare per
potersi accoccolare al mio calore.
Alzò
gli occhi,
supplicante. “Un fratellino”
Sia
io che Rob
scoppiammo a ridere. Ma quando lo guardai capii che non era per
l’imbarazzo di
doverle dire di no. Era perché eravamo felici; era
perché lo volevamo entrambi.
Anche se stava succedendo tutto molto in fretta era qualcosa che volevo
dargli,
un’esperienza che volevo regalargli. E, per la prima volta da
sempre, non
perché mi sentissi in colpa.
Solo
perché volevo.
Solo perché lo amavo.
“Un
giorno” risposi
guardando Rob.
“Presto?”
domandò lui,
la speranza chiara nei suoi occhi.
“Presto”
sussurrai
sulla sua bocca.
“Beh
zio Tom, allora è
il caso che li lasciamo soli a lavorare al fratellino e noi ci
cerchiamo un
albergo per la notte, che dici?”
Affondai
il volto sul
petto di Rob e lo sentii vibrare per le risate trattenute.
“Dio,
Haley, ti devo
levare quel computer da sotto le mani” mormorai senza sapere
se essere più
divertita o mortificata.
In
realtà ero
semplicemente felice della famiglia che avevo e di quella che avrei
avuto in
futuro. Era ancora troppo presto per parlarne e lo sapevo. Io e Rob
dovevamo
ricostruire il nostro rapporto, imparare a fidarci di nuovo
l’uno dell’altra
ma, un giorno.. un giorno ci saremmo arrivati.
Perché
avevamo una
nuova chance per ricominciare tutto da capo, qualcosa che era concesso
a pochi.
Il nostro amore era sempre stato lì, anche negli anni
più bui ed infelici,
anche quando credevamo di odiarci.
Il
nostro amore era
l’occasione per voltare pagina.
Sentii
le campane che,
in lontananza, battevano la mezzanotte.
Nostra
figlia si
strinse a noi con forza.
“Buon
Natale mamma”
disse “Buon natale papà”
“Buon
Natale” risposi.
E
lo era.
Il
migliore di sempre.
Okay...
e un'altra bimba
è andata :')
Speriamo tanto che vi sia piaciuto...
Ci teniamo a dire che la scelta di non far parlare Tom è
stata voluta e speriamo che siano evidenti i motivi dal capitolo, anche
se in modo sottile.
Se Tom avesse parlato Rob avrebbe potuto annullare il matrimonio solo
perchè mangiato dai dubbi e dal senso di colpa e Kristen non
avrebbe mai saputo se lo avesse fatto solo per scrupolo o
perchè lo sentiva davvero.
Potremmo dire le solite cose a questo punto: grazie, vi adoriamo, siete
fantastiche... ma già lo sapete per cui...
Boh, niente... scrivere per se stessi è stupendo... ma lo
è ancora di più se ci siete voi a leggerci.
Perciò sappiate che vi dobbiamo tanto: ogni recensione, ogni
preferito, seguito; ogni parola, ogni sclero, ogni tutto! <3
Speriamo di non abbandonare mai questo mondo che ci fa sognare *-*
Un grazie particolare a Leti (ringraziatela perchè
è praticamente il cuore di Turning Page; senza di lei
probabilmente queste chicche non avrebbero mai vita lol).
La scritta "The end" c'è ma, chissà, potremmo
anche sentire la mancanza di questa piccolina e tornare prossimamente
quindi...
STAY TUNED!
E noi, niente, ci sentiamo su facebook
*-*
Un bacio enorme e GRAZIE ancora per TUTTO!
Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti! ♥
Cloe&Fio
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Epilogo ***
TP - cap 3
Buonasera
girls!!!! Ahhh e scommettiamo che non vi aspettavate di trovarci qui
stasera e invece…SORPRESA!!!! Scherzavamo quando dicevamo
che non ci sarebbe stato un epilogo per TP u___U. Ci va sempre un
bell’epilogo. Questo è, diciamo, un piccolo salto
nel futuro per vedere come procede la vita dei nostri quattro eroi
ahahah (quattro u.u vedrete vedrete ;). Ok, questa è
decisamente la fine di qst mini ff: non ci saranno seguiti o atri
estratti anche se qualcuna su facebook ci aveva provato (u.u
voi sapete di chi parlo u.u). La storia è il nostro piccolo
gioiellino ed è perfetta così per noi*__*
Cogliamo di nuovo l’occasione per ringraziarvi dal profondo
del nostro cuore per…beh, per tutto. Siete le migliori,
sempre e comunque.
Un bacio
Cloe&Fio
Epilogo
-
- POV Kristen
- “Tu
sei davvero
convinto?”
- Sentii
le gambe
tremare mentre scendevamo dal taxi e abbandonavamo gli ultimi giorni
vissuti
nella fantasia per tornare alla realtà. Due settimane
sull’isola, passate solo
a fare l’amore, a cucinare, ballare, aprire regali di Natale,
persino pescare…
Eppure non erano state abbastanza per recuperare il tempo perduto;
niente lo
sarebbe mai stato. Sette anni erano andati e non sarebbero tornati. Non
per me,
e soprattutto non per Haley e Rob che non avrebbero mai avuto quel
tempo in
alcun modo.
- Avevo
davvero
sottovalutato il desiderio di Rob di avere un bambino e mi ero sentita
una
stupida per averlo fatto. Lui lo aveva sempre voluto, anche molti anni
prima, e
non potevo sorprendermi se continuava a chiedermi di provarci. Sembrava
così
affrettato ma giusto al tempo stesso. Conoscevo quell’uomo
da… da tutta la mia
vita praticamente, avevo una figlia con lui; non potevo davvero credere
che non
fosse il caso di avere già un altro bambino.
- “Una
cosa alla volta…”
avevo detto a Rob, eppure avevamo abbandonato ogni protezione; per
meglio dire,
non ne avevamo usate per nulla dalla stessa notte del matrimonio per
cui non
sarebbe stato uno shock se avessi scoperto di essere incinta nel giro
di due
settimane.
- Una cosa alla
volta… ripetei in
mente; e la prima cosa da sistemare era la
verità.
- Non
quella che avevo
raccontato a Rob nel dettaglio una sera davanti al camino, mentre Haley
dormiva, al riparo sull’isola. Non la verità da
raccontare a chi sapeva già
tutto.
- Dovevo
affrontare la
famiglia di Rob e, per qualche motivo, ne avevo una paura assurda. Non
sapevo
se sarebbe bastato a redimermi dall’avergli tenuto Haley
lontana per tanti anni
e non lo volevo nemmeno. Avrei pagato il loro astio e il loro rancore
se ne
avessero avuto. Lo meritavo in fondo.
- “Magari
potremmo
tornare a casa e passare più tardi… Magari non
sono in casa…?” tentai
nonostante l’idea di tornare all’appartamento che
Rob aveva diviso con Shelby
per tanti anni non mi entusiasmasse al massimo. C’ero entrata
solo il tempo necessario
per posarvi le valigie ma era bastato per ferirmi. E non erano le sue
cose in
camera da letto, le foto sulla libreria, o il soprabito femminile
appeso
all’entrata a farmi male; era il pensiero di una donna
lasciata all’altare, il
giorno di Natale.
- Dopo
molti giorni
ancora mi sentivo in pena per lei e probabilmente era solo
perché Rob l’aveva
abbandonata per me. Probabilmente se l’avesse lasciata ma non
fosse tornato
avrei goduto come ogni persona normale e come segretamente, e molto in
fondo
all’animo, avevo sperato qualche secondo prima che
l’orologio scoccasse le tre
e la mia mente fosse invasa dalle immagini della sua camminata
all’altare.
Avevo avuto quello che volevo, quello che amavo, ed ora mi dispiaceva
per lei.
- E
mi dispiaceva che
Rob si sentisse in colpa ma non potevo biasimarlo. La clausola ‘segui il tuo cuore’
non esclude i sensi
di colpa, purtroppo. Non i miei né tanto meno i suoi;
soprattutto dal momento
in cui non aveva avuto occasione di spiegarsi, di chiarire quel poco
che poteva
essere civilmente recuperato con lei che non aveva intenzione di
parlargli. E
forse era meglio così, almeno per ora.
- Una
cosa alla volta…
- Rob
mi lanciò
un’occhiata che urlava ‘codarda’
e
persino Haley iniziò a trascinarmi per la mano, ansiosa di
rivedere i nonni.
Certo, non era lei quella che doveva fare la più grande
confessione della sua
vita e non sapeva come sarebbe andata.
- “Dai,
mamma. Stai
esagerando! Muoviti!”
- Lasciai
la sua mano
con forza e indietreggiai ma trovai il petto di Rob scontrarsi con la
mia
schiena.
- “La
smetti di
scappare? Da quando hai paura dei miei?”
- “Sono
più Lizzie e
Victoria a farmi paura in realtà…”
- “D’accordo”
alzò gli
occhi al cielo. “Allora da quando hai paura delle mie
sorelle?”
- “Mmm…
da quando mi
hanno offerto un tazza di caffè…?”
azzardai sperando che valesse come scusa ma
non abboccò.
- “Smettila.
Andiamo.”
- Mi
prese per mano e ci
avvicinammo alla porta preceduti da Haley che non perse un secondo a
suonare il
campanello.
- “Ciao
Claire…” salutai
timidamente quando la madre di Rob aprì la porta. Ebbe
appena il tempo di
sorridermi prima che Haley la travolgesse aprendo la strada a tutti
verso il
piccolo salottino dove, in perfetto stile
tribunale, Richard era seduto sulla poltrona mentre Liz e
Victoria sui
braccioli accanto a lui.
- Okay.
Va bene che
avevamo avvertito di dovergli parlare ma l’atmosfera non era
decisamente delle
migliori e non riuscivo a pensare ad alcun altro esito che non fosse
una condanna.
- Nessuno
fiatò appena
entrammo, a parte Haley che salutò tutti con un calore che
una volta avrei
usato anche io.
- Mi
sentivo esattamente
come quel pomeriggio di un paio di settimane prima. Fuori luogo, in
difficoltà,
osservata. Non sapevo cosa si aspettassero da me, non sapevamo quanto
avessero
capito da tutta quella storia; probabilmente poco o niente visto che
non
sapevano nemmeno che io e Rob eravamo sposati.
- “E’…
è una fede
quella?” disse Lizzie, rompendo il silenzio, quando vide al
mio dito l’anello
che Rob aveva insistito per comprare sull’isola. Non poteva
aspettare.
- Per
un secondo fui
tentata di scuotere il capo e negare l’evidenza ma Rob mi
precedette stringendo
la mia mano e intrecciando le nostra dita.
- “Sì,
ho sposato
Kristen” disse come se fosse cosa ovvia per tutti.
- In
fondo per quale
altro motivo poteva aver lasciato Shelby sull’altare se non
per raggiungermi
sull’isola di Wight e sposarmi con un velo impolverato, uno
stereo a suonare la
marcia nuziale e addobbi rubati dalle case vicine?
- Aveva
perfettamente
senso.
- Mi
trovai a scuotere
il capo mentre gli altri alternavano lo sguardo da me a lui.
- “Non
è il matrimonio
il punto. Io… io devo dirvi tutta la
verità…” non sapevo dove avevo trovato
la
forza di parlare né per quale motivo continuavo a tremare.
Era il momento della
verità, il momento del mio riscatto, eppure avevo ugualmente
paura.
- “Haley,
vai di sopra”
disse Rob ad Haley seduta sulle ginocchia di Richard.
- “No”
ribattei subito.
“Tanto vale che ascolti anche lei…”
- “Sicura?”
chiese lui
ma capii dal tono della sua voce che non poteva essere più
d’accordo con me.
- “Sì…”
risposi
semplicemente, presi un bel respiro e raccontai… la mia vita.
- Tutti
ascoltarono con
attenzione, compreso Rob, e quando chiusi bocca non ricordavo nemmeno
più ciò
che avevo detto. Aspettavo semplicemente una reazione.
- Aspettavo
di vedere
Lizzie abbracciarmi, Victoria preparare un tè, Claire e
Richard farmi tante
altre domande… Ma niente.
- Aspettai
ancora
qualche secondo e stavo per aggiungere qualcosa io stessa quando
iniziarono a
ridere.
- Sorrisi
automaticamente per il suono così familiare e cercai di
rilassarmi ma presto il
suono di risate incredule si trasformò in qualcosa
di… meschino.
- Ridevano
forte, con la
bocca aperta, piegandosi su se stessi.
- “E
tu davvero ti
aspetta che ci crediamo?” borbottò Lizzie tra una
risata e un’altra.
- “Co…
cosa…?”
- “Sei
davvero una
sgualdrina, Kristen!” aggiunse Victoria mentre io annaspavo
già in cerca
d’aria.
- Mi
voltai verso Rob ma
rideva anche lui; sorrideva, ghignava, rideva ancora. Gli occhi
cattivi, neri
come la pece.
- “Rob…”
- “Sei
una povera pazza,
Kris” rise tra i denti. “Pensi davvero che sia
così stupido da credere davvero
al mucchio di bugie che ti sei inventata?”
- Sentii
un buco
improvviso allo stomaco, come se lo avesse appena colpito una palla di
cannone.
“Cosa… cosa…? Io…”
- “Vai
via, Kristen. Ho
avviato le pratiche per l’affidamento di Haley. Te la porto
via.”
- Stavo
per dirgli che
era assurdo, che non poteva e che lei non avrebbe mai voluto ma invece
mia
figlia attraversò la stanza e si gettò tra le
braccia del padre che la tirò su
senza fatica.
- “Non
prendertela
Kristen. È il karma…”
- Mio
Dio…
- “E
tu… tu da dove…?”
boccheggiai mentre Rob passava una sua mano dietro la vita di Shelby.
- “Haley…
no…”
- D’un
tratto non capii
più nulla. Le risate presero più stridenti di
prima, la stanza iniziò a girare,
la testa prese a pulsare con forza e mi trovai per terra.
- Aprii
gli occhi
lentamente, con la paura che non fosse un incubo. La tipica paura che
ti prende
quei cinque secondi prima di realizzare davvero che si tratta di un
sogno.
- Sospirai
sollevata e
strinsi gli occhi mentre sentivo la mano di Rob carezzarmi il braccio.
- “Hey…
tutto bene?”
- Mi
voltai per metterlo
a fuoco nel buio della camera e solo quando mi spazzò via
una lacrima dal viso
mi resi conto di aver pianto.
- “Kristen,
che
succede?”
- “Niente…”
mormorai.
“Ho avuto un incubo.”
- “Che
hai sognato?”
- Mi
baciò il capo prima
di sistemarsi per ascoltare meglio.
- “Solo
di quando
abbiamo parlato con i tuoi ma… era tutto diverso alla fine.
Ridevate tutti,
nessuno mi credeva, e c’era Shelby e tu volevi portarmi via
Haley e…”
- “Ssssh,
ssssh… è stato
solo un incubo, amore. Dai…”
- Non
esitai a lasciarmi
abbracciare e affondai il viso nel suo petto.
- “Perché
continuo con
questi incubi ogni tanto? Sono passati anni…”
- “Non
ci pensare… Sarà
il periodo…”
- Probabilmente
aveva
ragione. Nonostante fossero passati due anni, di questo periodo
sembrava sempre
ieri. Ogni ricordo era
più nitido e
vivido che mai.
- Sì,
doveva essere il
periodo Natalizio a riportare tutto a galla; incubi compresi.
- “Comunque
è stato
bruttissimo…” dissi, stringendomi a lui.
- “Non
ci pensare…”
ripeté. “Pensa a com’è andata
davvero.”
- Chiusi
gli occhi e ci
ripensai davvero. Non era andata poi tanto diversamente, finale tragico
escluso.
- Avevo
davvero
aspettato secondi interminabili per una reazione che nessuno si degnava
a
darmi. Avevo davvero guardato Rob; i suoi occhi erano normali. Nemmeno
lui
sapeva cosa fare o dire.
- Come
sempre era stata
Haley a salvare tutti da un silenzio assordante.
- “Cos’è
l’a-di-esse?”
aveva detto, confusa, ed
erano bastate le sue parole per far scatenare un fiume di parole,
lacrime e
abbracci.
- “Hai
riempito le
calze, vero?” sussurrai all’orecchio di Rob,
decidendo di abbandonare i ricordi
definitivamente.
- “Sì…
Però devo ancora
capire perché in questa casa io faccio sia da Babbo Natale
che da Befana.”
- “Perché
la barba e il
naso donano più a te che a me” scherzai
lasciandogli un bacio sul petto.
- “Simpatica…
ma avrei
da ridire a riguardo. Le befane di oggi si sono modernizzate. Al posto
del
nasone hanno le orecchie a sventola…”
- “Hey,
lascia stare le
mie orecchie!”
- “Non
prendertela
piccola Dumbo… non sono poi così
brutte…”
- “La
smetti?”
- Rise
mentre mi
stringeva a sé. “No, lo sai che amo le tue
orecchie…” disse prima di morderne
una e farmi gemere.
- Dio,
da quando ero
diventata così sensibile ad ogni suo tocco?
- “Mmm…
che ore sono…?”
chiesi con voce carica di desiderio.
- “Le…
sei meno venti…”
- “Oh…
sai cosa vuol
dire…?”
- “Che
mancano venti
minuti alle sei?”
- “No…
cioè anche…”
risposi carezzando il suo petto. “Vuol dire che l’ora x è passata da quaranta
minuti buoni e… sarebbe un vero spreco
non approfittarne, non trovi?”
- Quando,
finalmente,
comprese a cosa mi stessi riferendo riuscii a vedere il suo viso
illuminarsi di
un sorriso tra il malizioso e il complice.
- Non
mi lasciò
aggiungere altro e in un secondo la sua bocca fu sulla mia.
- Nell’ultimo
mese,
Daniel aveva smesso di svegliarsi la notte, grazie a Dio, ma capitava
sempre
che almeno una volta a settimana lo trovassimo disperato nella sua
culla; cosa
che di solito accadeva tra le tre e le cinque di notte per cui potevamo
ritenerci fortunati per quella sera.
- Portai
una mano al
collo di Rob per avvicinarlo a me ancora di più e
approfondire il bacio; in
meno di due secondi avevo ribaltato le posizioni e mi muovevo su di lui
con una
voglia assurda.
- “E’
un po’ che non sto
sopra…” commentai tra un bacio e un altro mentre
lui alzava la schiena così che
mi trovassi seduta su di lui.
- Le
sue mani si mossero
ansiose sulla mia schiena, scesero alla base della maglietta intima e
in meno
di tre secondi ne fui libera; nuda e leggermente infreddolita davanti a
lui.
- “Hai
freddo?” disse
mentre lasciava teneri baci ai brividi sulla mia spalla per scendere
poi al
seno.
- “Un…
un po’…” mormorai
iniziando a gemere.
- “Vedrai
che ora ti
passa…” e prima che potessi anche solo muovere un
muscolo una sua mano spostò
le mie mutandine e toccò la mia intimità.
- Mi
aggrappai alle sue
spalle sorpresa da tanta irruenza ma lieta di scoprire che il freddo
stava
passando velocemente e in pochissimo tempo mi trovai accaldata e
sudata, col
mio corpo che si muoveva con le sue dita, sempre più in
profondità.
- Morsi
la sua spalla
per tacere il gemito quando il piacere mi travolse e mi accasciai sul
suo
petto.
- “Dio…”
- “Ancora
freddo?” la
sua voce rauca al mio orecchio mi fece eccitare di nuovo.
- “Direi
di no…” fu
tutto quello che riuscii a dire prima di stenderlo sul letto.
“Pensiamo a te…”
sussurrai con la voce più sensuale che conoscessi e vidi i
suoi occhi famelici
sbarrarsi mentre mi chinavo su di lui e con una mano cercavo di
sfilargli i
boxer.
- “Rob,
se non mi aiuti
non arrivi nemmeno nelle
mutande…”
- Lui
rise e le sue mani
raggiunsero le mie mentre la sua lingua carezzava la mia bocca.
- Mossi
la mia mano sulla
sua intimità sentendola crescere sempre più
mentre vedevo i suoi occhi ridursi
a due fessure piccolissime e il petto alzarsi e abbassarsi a intervalli
irregolari,
guidati esclusivamente dal ritmo della mia mano.
- Sbarrò
gli occhi
quando lo lasciai ma non gli diedi tempo di dire nulla. Mi sistemai
meglio e
con un solo movimento lo feci entrare in me, nell’esatto
istante in cui
bussarono alla porta.
- “Cazzo!”
imprecai “L’hai
chiusa a chiave stavolta, vero?”
- “Sì,
sì l’ho chiusa!”
- “Mami?
Papi?”
- “Cazzo!”
fu Rob ad
imprecare stavolta appena fu chiaro che Haley era dietro la porta.
- Spostai
lo sguardo
dalla porta a Rob; di nuovo alla porta e di nuovo a Rob.
- “Hai
trenta secondi
per esplodere di piacere” fu tutto ciò che riuscii
a dire e non se lo fece
ripetere due volte.
- In
un millesimo di
secondo aveva ribaltato ancora le posizioni e iniziò a
spingere in me, così forte
che non ebbi quasi il tempo di stargli dietro. Dio, era
troppo… e soprattutto
era inaspettato e il pensiero che nostra figlia era dietro la porta, in
modo
alquanto perverso, mi fece eccitare ancora di più e
rendergli più facile
penetrare in profondità. Mettemmo a tacere i nostri gemiti
con un bacio mentre
Haley continuava a chiamarci.
- “Dovrà…
aspettare…”
sussurrai consapevole che ci sarebbero voluti più di trenta
secondi per
riprendersi.
- Rob
sorrise e mi diede
un bacio veloce prima di alzarsi e recuperare i boxer. Io, ancora
stordita,
infilai maglia e mutandine velocemente e gli diedi l’okay per aprire la porta.
- “Finalmente!
Che
diavolo stavate facendo?”
- Haley
entrò in stanza
quasi furiosa e… con Daniel in braccio, col viso bagnato
dalle lacrime.
- “Dormivamo,
amore. Che
succede?” mormorai utilizzando la mia migliore finta voce
assonnata.
- “Succede
che Dan non
la smetteva di piangere. Non l’avete sentito? Mi sono dovuta
alzare io? Cioè,
io! Vi sembra normale? Ho dovuto interrompere il bel sogno che stavo
facendo…”
- “Cosa
stavi sognando?”
chiese Rob chiudendo la porta e tornando sul letto, senza nemmeno
preoccuparsi
di prendere il bambino dalle braccia della sorella.
- “Sognavo
che mi
sposavo con l’amore della mia vita
awwwww…”
- “Oh
Gesù…” mormorò Rob
mentre io scuotevo il capo e mi alzavo velocemente per prendere il
piccolo.
- “Pesa
un accidente tra
l’altro…”
- “Che
succede, amore di
mamma? Mh?” lo cullai tornando a sedermi sul letto. Rob gli
prese una manina e
lui la strinse subito.
- “Tatti…”
balbettò.
- “Vuoi
il latte?”
chiese Rob e lui annuì per poi chinare il visino
nell’incavo del mio collo.
- “Credo
abbia ancora
qualche decimo di febbre…” dissi sentendolo caldo
contro la mia pelle.
- “Tatti…”
- “Ma
no… gli era
passata ieri. Saranno i residui…”
- “Tatti…”
- “Ha
il nasino chiuso
questo bimbo, vero?”
- “Tatti…”
- “Insomma,
volete
dargli questo latte o devo pensare a quello anche io? Dio, sembra che a
volte
sia io il genitore in questa casa…”
- Io
e Rob ci scambiammo
un’occhiata mentre Haley veniva a stendersi nel letto, tra di
noi. Potei solo
sperare che non l’avessimo sporcato…
- “Eri
tu ad aver
chiesto un fratellino per Natale o sbaglio? A conti fatti sei un
po’
responsabile per lui.”
- E
infatti, come
previsto, pochi giorni dopo essere tornati dall’isola ero
risultata incinta a
test ed analisi.
- Una
cosa alla volta
davvero; non c’era che dire.
- “Certo,
e gli asini
volano. Bel tentativo, mamma. Avrò anche solo nove anni ma
non sono così scema
da non sapere come
si fanno i bambini.”
- Sentii
Rob irrigidirsi
accanto a me.
- “Davvero…?”
- “Sì.”
- “E
come… come si
fanno…?”
- “Bè,
il papà deve mettere
dei semi nella pancia della mamma e poi il bimbo cresce, tipo pianta,
ma non è
una pianta. Non so come fa ad uscire ora che ci penso. Cioè,
il buco della
farfallina non è troppo piccolo?”
- Rob
mi guardò
sollevato e io risposi con uno sguardo ironico. Poteva davvero credere
che una
bambina di nove anni sapesse davvero come si concepissero i bambini?
- Haley
aveva ragione,
in fondo. A volte era bambino più lui che Daniel.
- “Vado
a preparare il
latte…” sussurrò quando notò
il mio sguardo.
- “Sì,
vai, che è meglio…”
- Daniel
era
completamente chino contro di me e riuscire a fargli misurare la febbre
fu
un’impresa. Fortunatamente la temperatura era normale per cui
doveva davvero
trattarsi dei residui del raffreddore.
- Quando
Rob tornò in
camera col biberon, Haley era ormai completamente addormentata e
svegliarla
sarebbe stato un peccato.
- “Portala
in braccio…”
sussurrai a Rob mentre Daniel, ben sistemato tra le mie braccia,
prendeva il
suo tanto agognato biberon.
- “Non
hai idea di
quanto sia diventata pesante.”
- “Rob,
andiamo! Non
fare il rachitico!”
- “Quanto
scommetti che
non sta nemmeno dormendo davvero? Sarà una scusa per dormire
con noi…”
- “Oh,
dai…”
- “No,
davvero…”
- Prese
un braccio di
Haley e lo alzò. La piccola furbetta si dimenticò
di lasciarlo cadere quando il
padre lo lasciò andare e lo lasciò a
mezz’aria, facendo finta di nulla.
- Sorrisi.
- “Sei
tremenda” scandì
Rob a una spanna dal suo viso e lei non riuscì a fermare la
curva di sorriso
che si formò sul suo volto.
- “D’accordo,
dormi con
noi, ma almeno fatti più in
là…”
- Haley
si ravvivò
improvvisamente facendo spazio al padre e stringendosi a lui quando fu
steso
accanto a lei.
- “Vuoi
darlo a me?”
chiese Rob indicando Daniel tra le mie braccia.
- “No,
sto bene” sorrisi
mentre lo guardavo succhiare con occhi assonnati. “Tanto sta
per crollare di
nuovo…” dissi dopo un po’ ma parlavo da
sola.
- Rob
ed Haley erano già
persi nel mondo dei sogni e presto anche Daniel li raggiunse.
- Lo
stesi piano accanto
alla sorella, carezzai i loro capelli biondi e mi resi conto di aver
perso il
sonno; probabilmente perché sarei potuta restare sveglia per
ore, senza mai
sentirmi stanca di guardarli tutti dormire.
- Non
c’era da stupirsi
se al mio risveglio ero sola nel letto.
- Il
sole entrava dalle
finestre, già caldo. Guardai la sveglia che segnava le dieci
e dodici minuti e
non ricordai l’ultima volta che avevo avuto il privilegio di
dormire fino a
quell’ora.
- Scorsi
un foglietto di
carta sul cuscino di Rob e lo afferrai.
- Dormi pure
quanto vuoi,
Dumbo. Ma alle dieci noi mangiamo x
- Sorrisi
tra me e me
mentre scostavo le coperte e scendevo le scale.
- “Sono
in ritardo?”
chiesi entrando in cucina.
- Haley
stava finendo di
apparecchiare la tavola e Rob era ai fornelli mentre teneva per mano
Daniel
che, appena mi vide, corse letteralmente verso di me.
- Lo
afferrai e Rob si
voltò per darmi un bacio.
- “Giusto
in tempo.
Dormito bene? Altri incubi?”
- Scossi
il capo mentre
sedevo Daniel nel suo seggiolone.
- “Dio,
sto morendo di
fame! Che c’è per colazione?”
- “Un
po’ di tutto!”
esclamò lui entusiasta iniziando a posare sotto i miei occhi
uova e pancetta… e
bastarono quelle per farmi salire un imprevisto conato di vomito.
- “Oh,
cazzo…” mormorai
a me stessa ma Rob lo notò.
- “Che…
che succede?”
- “Devo
vomitare!”
- Così
come mi ero
seduta a tavola mi alzai velocemente e volai nel bagno in camera; mi
chinai sul
water e vomitai il… nulla.
- Ero
così abituata a
non avere nausee mattutine in gravidanza che la cosa mi aveva colto
alquanto
impreparata; come se dopo due figli fosse scontato che anche il terzo
non desse
problemi…
- Evidentemente
mi
sbagliavo perché erano giorni che ero china sul water, e
questa mattina non ero
stata risparmiata.
- “Così
poco che sei lì
e già fai così…” sussurrai
tenendomi la pancia.
- “Kris,
tutto bene?”
Rob apparve sulla porta e mi venne accanto.
- “Sì,
vai giù. Non
voglio che vedi il mio vomito.”
- “Kristen…”
- “Davvero,
Rob. Sto
bene. Ieri ho mangiato troppo… dev’essere quello.
Magari Daniel mi ha passato
l’influenza…”
- Ma
lui mi ignorò totalmente
per diversi minuti successivi; mi aiutò ad alzarmi e mi
tenne i capelli mentre
mi davo una sciacquata.
- “Okay,
ora sto bene.
Vai giù prima che quei due si lancino le frittelle addosso.
Vi raggiungo
subito…”
- “Sicura?”
- “Sì,
sicura” gli
sorrisi per rassicurarlo e mi lasciò un bacio sulla guancia
prima di lasciare il
bagno.
- Poteva
essere l’occasione
per dirgli del bambino ma di occasioni ne avevo avuto
eppure… eppure continuavo
a rimandare, come se avessi paura della sua reazione. Insomma, Daniel
era
ancora piccolo e un altro bambino
non
era una cosa da nulla.
- Senza
contare che non era
davvero il caso di dirglielo con la bocca sporca e l’alito al
vomito.
- Daniel
era stato
piuttosto aspettato tanto che era stato Rob stesso a comprare un test e
ad
aspettarne l’esito in bagno con me… Ma questo,
questo era davvero una sorpresa.
Lo era stato per me e volevo che fosse lo stesso per Rob.
- Lanciai
uno sguardo al
piccolo cassetto che conteneva il test che avevo fatto qualche giorno
prima; lo
aprii e lo afferrai pensando che forse avrei potuto farglielo trovare
nel
piatto… ma a quel punto avrebbe fatto un po’
schifo visto che era stato a
contatto con la mia pipì. Oddio, forse avrebbe fatto schifo
a prescindere.
Magari avrei dovuto avvolgerlo in un po’ di carta o magari
avrei dovuto
lasciarlo nel suo scatolo.
- Decisi
per la seconda
opzione e scesi nuovamente le scale per poi complimentarmi col mio
intelletto
quando, dall’angolo del salone, vidi che Rob stava
già mangiando, ovviamente.
- Brava Kristen,
davvero brava.
- Forse
avrei potuto
lanciarglielo… o farlo cadere per sbaglio accanto a lui o
sul tavolo, o…
- Stavo
ancora varando
le varie opzioni quando alzai lo sguardo e, appese al camino, vidi
tutto ciò di
cui avevo bisogno per mettere fine ai miei dubbi; sorrisi soddisfatta
ma senza
riuscire a chiudere il buco allo stomaco che mi tormentava da ore senza
motivo.
- Una
cosa alla volta.
-
-
-
- POV
Robert
-
- Le
ipotesi erano due.
- O
io stavo impazzendo
oppure lo stava facendo Kristen.
- Prima
mi saltava
addosso come un’assatanata, non che mi lamentassi della cosa
precisiamo ma di
solito era sempre preoccupata che i bambini potessero interromperci, e
poi
correva in bagno a vomitare l’anima..
- E,
ora, stava
ingoiando grosse forchettate di uova strapazzate seduta al fianco di
Haley come
se tutto fosse normalissimo.
- Peccato
che c’era
qualcosa che non andava. Me lo sentivo e, a quel pensiero, percepii una
fitta
di quello che poteva essere chiamato solamente puro terrore
attraversarmi da
capo a piedi.
- Mi
stava nascondendo
qualcosa ed era più di un anno che non lo faceva.
Perché lei aveva giurato,
aveva promesso che non l’avrebbe fatto mai più e,
invece, ora qualcosa dentro
di me mi diceva che Kristen mi stava mentendo.
- Ancora
una volta la
vedevo nervosa, strana; scattava per un nonnulla e la vedevo sempre
immersa nei
suoi pensieri.
- L’ultima
volta che si
era comportata così era stato quando..
- Fortunatamente
ci pensò
Daniel a sottrarmi da quel brutto pensiero, gettandomi un pezzo di
banana
addosso e centrandomi in pieno nell’occhio.
- Haley
e Kris risero
forte mentre continuavano la loro colazione e io ne approfittai per
scacciare
tutti i ricordi spiacevoli del passato grazie all’aiuto di
mio figlio. A
quindici mesi di vita Daniel era il bambino più dolce e
solare che avessi mai
visto. Non aveva bisogno di molto per ridere felice; un sorriso, una
smorfia,
un viso buffo e un po’ di solletico bastavano a far
sì che il suono della sua
risata si spargesse in ogni angolo della casa. E non fece eccezione
quando gli
solleticai i piedini coperti dalle calze che sbattevano contro
l’imbottitura
del seggiolone.
- “No..nonnnnnaaaaaaaaa”
- Oggi
era più eccitato
del solito ed in parte era colpa nostra visto che gli ripetevamo da
giorni che
i nonni stavano per arrivare a trovarci. Scoprii Haley che sbirciava
con la
coda dell’occhio il suo orologio. Nel corso
dell’ultimo anno lei e la mia
famiglia avevano imparato a conoscersi ed erano
legatissimi…esattamente come lo
eravamo noi due. Vivere con mia figlia, vederla crescere giorno per
giorno,
osservarla attentamente, mi aveva fatto capire quanto in più
ci fosse in lei
rispetto a quel poco che avevo scoperto nelle due settimane di quel
dicembre.
Haley non era solo bella, simpatica, allegra e vivace.
- Era
anche generosa e
piena di amici.
- Era
brillante in
matematica e talentuosa nella musica.
- Era
una sorella
affettuosa e buona.
- E,
soprattutto,
adesso, era Haley Stewart Pattinson
e
tutto il mondo sapeva che era la mia bambina.
- Haley
intercettò un
altro pezzo di banana che Daniel stava usando come munizione nella sua
personale guerra mattutina contro di me e riuscì ad
infilarglielo in bocca.
- “Il
cibo lo devi
mangiare Daniel, ci siamo capiti?” sollevò il dito
come una maestrina e non
potei contenere una risata “Hai idea di quanto costino le
banane al chilo al
giorno d’oggi?”
- Il
mio sguardo
incontrò quello di Kristen ed entrambi alzammo gli occhi al
cielo senza che lei
ci notasse.
- Avevo
detto che mia figlia
era brava in matematica ma forse non avevo precisato che era anche
un’abile
risparmiatrice e che mi aveva dato una sonora strigliata il giorno in
cui ero
tornato a casa con l’ennesima chitarra da più di
tremila dollari.
- “Daniel
apri la
bocca..Guarda la banana che vuole entrare nella boccuccia di
Daniel..” feci
l’aeroplanino con la mano e lui mi fissò estasiato
per poi aprire infine le
labbra e mangiare la banana che era avanzata. Non potei non sorridere
di fronte
al suo visino che masticava felice e contento ma, quando alzai gli
occhi e
guardai Kristen, sentii nuovamente quell’orribile sensazione
che già avevo
provato in precedenza scendermi sul cuore. Ci fissava e sul viso aveva
l’espressione più triste che mai le avessi visto;
lacrime premevano al lato dei
suoi occhi e, quando abbassò il volto per nascondersi da
noi, non mi fu
difficile capire che stava facendo di tutto per non piangere.
- “Haley,
perché non
prendi Daniel e lo porti a vedere i teletubbies? Non iniziano alle
undici tutte
le mattine?”
- Haley
sospirò
pesantemente; adorava passare il tempo con suo fratello ma i
teletubbies…beh,
quelli li adorava di certo di meno.
- “Va
bene..” borbottò
“Ma solo mezz’ora. Poi mi deve telefonare Anthony e
sarà una conversazione
lunga ed importante perciò sono occupata.”
- “Ok..”
annuii ma, non
appena registrai le sue parole, mi voltai ad osservarla.
“Anthony chi?”
- Conoscevo
i nomi di
tutti i suoi compagni di scuola che erano assidui frequentatori della
nostra
casa durante i pomeriggi ma non avevo mai sentito di nessun Anthony. E
adesso
chiamava anche a casa?
- “Anthony
è il mio
nuovo ragazzo” rispose come se fosse una cosa ovvia mentre
afferrava Daniel fra
le braccia “Non lo conosci perché è due
anni più grande di me. Gioca a hockey e
mi ha regalato un bracciale di perline e tutte le mie amiche mi
invidiano”
- Se
non fossi stato
preoccupato per Kristen probabilmente mi sarebbe venuta una sincope
seduta
stante. Due anni più grande?
- Ma…quando?
Come? Dove?
Perché?
- “E..e
Michael?”
balbettai.
- Non
credevo che
l’avrei mai detto ma che fine aveva fatto il buon, caro,
vecchio, affidabile
Michael? Malgrado il nome si era dimostrato un bambino con la testa
sulle
spalle.
- “Michael?
Papà, con
lui è finita mesi fa. Eravamo troppo diversi e quando le
cose non vanno non
vanno, no?” rispose lei “Sei stato tu a dirmi che
bisogna sempre ascoltare il
proprio cuore per evitare di ferire se stessi e gli altri, no? Vedrai
che
Anthony ti piacerà. Da grande vuole fare il
musicista”
- Saltellò
via dalla
cucina sballottando Daniel come un bambolotto e lasciandomi basito a
contemplare le sue parole e, in qualche modo, anche le
mie che, ora, mi si stavano ritorcendo
contro. Era vero, avevo detto quella frase per via del senso di colpa
che in
fondo avrei sempre provato verso Shelby ma qui..qui stavamo parlando
della mia
bambina che molto probabilmente sarebbe finita sposata ad un musicista
squattrinato che si sarebbe ridotto a canticchiare qualche canzone alla
fermata
della metro.
- “Ma
tu lo conosci
questo tizio? Le hai dato tu il permesso di frequentare un bambino di
due anni
più grande o..”
- Mi
bloccai dopo aver
alzato gli occhi e aver visto che Kristen mi fissava e che, adesso, non
cercava
più di trattenere le lacrime che scorrevano libere sulle sue
guance.
- Accantonai
immediatamente ogni altro pensiero e mi inginocchiai davanti a lei,
afferrandole il viso umido e carezzandole le guance.
- “Amore,
che c’è? E ti
prego se ci tieni alla mia salute mentale non dirmi
‘niente’”
- Alzò
la mano nel
tentativo di spiegare ma gesticolò solo in modo strano
finchè non la fece
ricadere di nuovo sul suo grembo e balbettò disperata:
“Sono una pessima
madre!”
- Le
massaggiai la
schiena, senza avere la più pallida idea di cosa risponderle
se non che
ovviamente non era vero e che era la madre migliore che i nostri figli
potessero desiderare, ma lei non sembrava affatto d’accordo
con me.
- Si
ripulì il naso con
il tovagliolo e ci vollero diversi minuti prima che fosse in grado di
dire
qualcosa fra i singhiozzi.
- “Un’
ottima madre”
sorrise sarcastica “Certo, come no. Rob ti vedo con Daniel e
ogni volta..mi
rendo conto che sono stata una persona orribile a tenerti lontano da
Haley.
Dovevo fare di più, dovevo renderti partecipe della sua vita
molto
prima..dovevo..Sono una persona orrenda e
finirò..finirò all’inferno di sicuro.
Ti sei perso così tanto e un giorno…un giorno
finirai per odiarmi…”
- Ricominciò
a piangere
sulla mia spalla ed io la strinsi forte contro di me. Non era la prima
volta
che mi confidava una paura simile ma erano passati mesi
dall’ultima volta che
avevamo parlato dell’argomento.
- Non
era stato facile
ricucire la nostra storia e le cose non erano sempre state tutte rose e
fiori.
C’erano state così tante bugie, così
tante cose non dette fra noi che
riconquistare la fiducia nell’altro si era rivelato
più arduo del previsto.
- Ma
ci amavamo e
amavamo la nostra famiglia. Sembrava banale a dirsi ma, in fondo, era
la sola
cosa che contava davvero. E quando avevamo scoperto che era incinta
e..e il
momento in cui aveva stretto la mia mano mentre metteva alla luce
Daniel,
allora avevo sentito che insieme avremmo potuto affrontare ogni cosa.
Certo, mi
ero perso molte cose con Haley ma avevo la possibilità di
riviverle con mio
figlio e, soprattutto, ci sarei stato per la mia bambina per il resto
della sua
esistenza.
- Se
comparati ad una
vita intera sette anni non erano poi molti.
- “Kris..”
la allontanai
gentilmente da me e le ripulii il volto con i pollici “Kris,
ti prego, puoi
ascoltarmi? Ti prego..”
- Annuì
piano e i suoi
occhi tristi e gonfi si incatenarono ai miei.
- “Lo
sai che sono stato
arrabbiato e..deluso da te per tanto tempo ma..ma ti ho giurato che
sarei
sempre stato sincero con te. Perciò devi credermi quando ti
dico che il tempo
in cui ho ti ho biasimata è finito il giorno in cui ci siamo
sposati. Abbiamo
deciso di ricominciare tutto da capo e per me il passato da allora
è solo..solo
passato. Non ha più alcun valore e io ti amo così
totalmente e disperatamente
che se credi che potrei mai odiarti sei davvero una stupida. Tutte le
caramelle
di questi giorni devono averti rimbambito leggermente il cervello, lo
sai?”
- Vidi
l’ombra di un
sorriso illuminarle il volto proprio mentre il suono del campanello
seguito dall’urlo
eccitato di Haley e Daniel inondavano la casa.
- “Ti
senti meglio?”
- Annuì
piano, poco
convinta. “Sì, vai ad aprire. Questi sono di certo
i tuoi genitori e le tue
sorelle”
- Mi
alzai ma, quando
arrivai alla porta della cucina, mi fermai un istante e mi voltai
indietro a
guardarla.
- Ancora
una volta la
sensazione che ci fosse qualcosa che non andava fu più forte
che mai.
-
-
- “Kristen
tu glielo
devi dire”
- Mi
bloccai sulla porta
e feci immediatamente un passo indietro non appena sentii le voci di
mia
sorella Lizzie e di Kristen. Nel corso di quei quindici mesi le cose
fra loro
si erano di nuovo appianate e ora la mia famiglia era tornata ad
adorare Kris
come un tempo. In realtà ero convinto che non avessero mai
smesso di volerle
bene ma, come me, erano stati troppo accecati dalla rabbia per
ammetterlo
all’inizio.
- “Liz..è
che..non so
davvero come. Insomma glielo dirò ma è una cosa
così enorme che..”
- “Kris,
se non glielo
dirai sarà peggio. E poi non ti capisco proprio. Avete
promesso di essere
sinceri l’uno con l’altra
perciò..”
- “E’
che ho paura di
come reagirà, di quello che dirà”
- “Beh,
se non gli parli
non lo saprai mai, no?”
- “Rob
che fai lì
impalato? Porta quei piatti nel lavello” mia madre
sopraggiunse alle mie spalle
proprio quando stavo disperatamente cercando di capire di cosa Kristen
e mia
sorella stessero parlando. Di una cosa però, ormai, ero
certo. C’era un
problema..qualcosa di cui lei aveva paura di parlarmi.
- Me
lo confermarono i
suoi occhi spalancati quando si accorse della mia presenza, come se
fosse
spaventata del fatto che avessi potuto sentire o meno la loro
conversazione.
- “Allora
ragazze, è
pronto questo dolce?” domandò mamma
“Kris, cara, posso darne qualche pezzetto a
Daniel? Non gli fa male vero?”
- “No,
no..mmm fai pure.
Beh vado di là a vedere che vada tutto bene”
- Mi
passò di fianco
così velocemente che non ebbi neppure il tempo di allungare
la mano e cercare
di fermarla.
- “Lizzie,
cosa sta..”
- “Ah
no, io non c’entro
niente, vedetevela voi. Ciao!”
- Scappò
fuori dalla
cucina come Kris, lasciando me totalmente scioccato e preoccupato e mia
madre
confusa più che mai.
- “Ma
che diavolo sta
succedendo?” domandò.
- Scossi
il capo.
- Avrei
tanto voluto
saperlo anche io.
- Il
resto del pranzo
passò tranquillamente e senza intoppi, tra il chiasso dei
bambini che correvano
su e giù dalle scale e gli sguardi strani e complici di
Kristen e mia sorella
Lizzie. E ognuna di quelle occhiate che riuscivo ad intercettare era
una
pugnalata al cuore.
- Qualcosa
non andava.
- Kristen
mi stava
nascondendo qualcosa e, forse, era qualcosa di brutto.
- Di
molto brutto.
- Quando
finalmente la
mia famiglia fece ritorno in albergo non ero niente più che
un ammasso di
terrore e pura paura. La mia mano tremava come una foglia quando
sfiorò il
braccio di Kris che, a testa bassa, lavava i piattini del dolce nel
lavello.
- “Che
succede?”. Avevo
paura a chiedere ma, allo stesso tempo, avevo bisogno di sapere.
- Mi
lanciò una breve
occhiata prima di tornare a ciò che stava facendo.
- “Che
vuoi dire?”
- “Kris,
lo sai che
voglio dire”
- “Non
succede niente,
non so di cosa..”
- “Smettila!”
- Sussultò,
sorpresa al
mio tono. Le mie dita si strinsero con più forza sul suo
braccio e, quando
parlai, quasi non riuscii a riconoscere la mia voce.
- “Stai
male, vero?”
- Era
la sola cosa che
ero arrivato a pensare. Le nausee, le sue lacrime, i suoi segreti. Se mi basavo su
ciò che era accaduto
in passato quella era la sola spiegazione che riuscivo a darmi.
- “Sai
quando dicevi che
andava tutto bene? Quando sei tornata dall’Africa”
- Lasciò
andare il
bicchiere che reggeva fra le mani con così tanta forza che
pensai si fosse
rotto nel lavello.
- “Cosa?”
- “Io
lo sapevo che non
andava bene per niente. Eri strana, impaurita, diversa. Ti stavi
allontanando
da me e..e lo stai facendo anche ora. Di che parlavi con Lizzie?
Cos’è che non
vuoi dirmi? Sei malata vero? Lo sei?”
- “Io..”
- Mi
fissava a bocca
spalancata e, quando pensavo che probabilmente stesse per darmi la
notizia più
brutta della mia esistenza, le sue labbra si tirarono in un sorriso.
- “Non
sono affatto
malata amore” sussurrò “Ma su una cosa
avevi ragione prima. Sono una gran
stupida. Vieni con me..”
- Mi
prese la mano
ancora bagnata di acqua e sapone e afferrò con forza la mia,
trascinandomi in
salotto. Haley e Daniel erano seduti sul tappeto e lei stava
spezzettando un
ovetto di cioccolato che aveva trovato dentro la sua calza dando a
Daniel
piccoli pezzettini.
- Kristen
mi consegnò la
calza su cui c’era scritto il mio nome e che ancora non avevo
aperto.
- La
fissai confuso e
ancora col cuore a mille.
- “Kris..”
- “Aprila.
Aprila e
capirai.”
- Infilai
la mano dentro
e mi stupii che la prima cosa che estrassi fosse un pacchettino
quadrato di
cartone su cui c’era scritto..
- Test di
gravidanza.
- Ne
avevo comprato uno
identico meno di due anni prima e adesso mi trovavo in salotto con la
stessa
scatolina fra le mani.
- E,
improvvisamente, la
nausea, le lacrime e i suoi strani silenzi ebbero un nuovo
importantissimo
senso.
- “Non
sei malata?”
- Scosse
il capo con
forza.
- “E
non mi stai per
lasciare?”
- Scosse
di nuovo il
capo e mi diede un pugno scherzoso sul petto. “Ovviamente no,
scemo”
- Ma..ma..
- Continuavo
a fissare
quella scatolina, sentendomi davvero un perfetto cretino. Da quanto..
- E
come diavolo era
successo?
- Dovevo
averlo detto ad
alta voce perché lei ebbe subito la risposta pronta.
- “Mmm,
Rob hai due
figli e davvero ti devo spiegare come è successo?”
mi prese in giro.
- “Intendevo..”
- “Lo
so che
intendevi..” rise avvicinandosi e passandomi le braccia
intorno al collo “Beh
che posso dirti…a volte per quanto si stia attenti..non lo
si è abbastanza..”
- Sbattei
le palpebre un’altra
volta, completamente scioccato.
- Scioccato
ma..ma
felice. Incredibilmente felice.
- Ero
passato dal
credere che mia moglie fosse malata al sapere di stare per diventare
padre di
nuovo.
- Un
altro bambino. Un
altro bambino tutto nostro.
- Posai
la mano sulla
sua pancia e sentii le mie labbra stendersi in un sorriso sempre
più enorme
mentre stringevo Kris a me e la baciavo con tutta la forza che avevo in
corpo.
- “Perché..perchè
non me
lo hai detto subito?” mormorai quando ci staccammo. I nostri
nasi si sfioravano
ed eravamo così vicini che sentivo tutto il suo corpo
tiepido premuto contro di
me.
- “Non
so..è stato
inaspettato e Daniel è ancora così piccolo
e..”
- Bloccai
le sue parole
con un altro bacio.
- “L’ho
sempre detto che
eri scema” le feci fare una piroetta fra le mie braccia
sentendo l’eccitazione
crescere sempre di più. “Da quanto lo sai? Di
quanti mesi sei?”
- Kris
scosse il capo
ridacchiando, gli occhi luminosi come non li vedevo da giorni.
- “Ho
fatto il test
qualche giorno fa e..non so di quanto sono con esattezza.
Dovrò chiamare il mio
medico dopo le feste e..”
- “Chiamiamolo
adesso!”
esclamai “Con
tutto quello che lo paghi
potrà farti una visita speciale”
- “Ma
Rob, è festa e..”
- Ma
ormai non la stavo
già decisamente più ascoltando. Trovai in fretta
il numero della sua ginecologa
che avevo salvato in rubrica sin dal giorno in cui aveva saputo di
aspettare
Daniel e, con un paio di moine, riuscii a convincerla a fare a Kris una
visita
veloce nel suo studio. Ovviamente passai tutto il viaggio in macchina
con Kris
che si lamentava di quanto fossi paranoico ed esagerato e con Haley che
ci
spiegava di come lei avesse già capito da ore che avrebbe
avuto un nuovo
fratellino visto che aveva trovato il test mentre stava rubando i mini
mars
dalla mia calza quella mattina.
- “Spero
sia una
sorellina questa volta. Così noi femmine sorpassiamo in
numero voi maschi”
disse entusiasta, sfogliando una delle tante riviste di gossip che
facevano
mostra di sé sul tavolino, mentre il medico spalmava del gel
freddo sulla
pancia ancora piatta di Kris e le faceva alcune domande di routine.
- “E
tu Daniel vuoi una
sorellina o un fratellino?” continuò Haley
“Scommetto che vuoi anche tu una
sorella. Se poi è un maschio ed ha più successo
con le ragazze di te sarai
geloso e litigherete. Meglio così, credimi. Io sono grande e
so queste cose”
- Daniel,
seduto sulle
mie ginocchia, le rispose mostrandole un largo sorriso sdentato,
probabilmente
chiedendosi cosa diavolo stesse blaterando sua sorella.
- “Perciò…ohhh
guarda
papà, Scia..volevo dire Shelby si sposa! Hai
letto?!”
- Mi
fece sventolare la
rivista sotto il naso ed ebbi una rapida visione della foto di Shelby a
passeggio a braccetto con un ragazzo.
- “Sì,
sì, ho letto”
- Dopo
quello che era
successo la Vigilia di Natale dell’anno precedente non
eravamo rimasti amici,
ovviamente. Sarebbe stato impossibile date le circostanze, ma dopo
alcuni mesi
ci eravamo rivisti e avevamo parlato e, da allora, di tanto in tanto ci
mandavamo qualche mail o ci sentivamo per gli auguri o le ricorrenze
più
comuni. Mi aveva accennato ad un nuovo ragazzo che aveva conosciuto e
dovevo
ammettere che speravo con tutto il cuore che fra loro funzionasse e che
lei
potesse essere felice; una parte di me non si era mai perdonata davvero
per
averla ferita tanto.
- “Wow”
la dottoressa Greene
mi riportò alla realtà con la sua esclamazione
sorpresa “Date le dimensioni del
feto direi che sei molto più avanti di quanto pensassimo.
Direi…almeno dieci
settimane.”
- “Cosa?”
la mia mente
abbandonò ogni pensiero su Shelby per concentrarsi sulle
parole del medico “Ma
ha detto di avere avuto un ciclo leggero il mese scorso, vero Kris?
Com’è
possibile? E non hai preso neppure una vitamina prenatale e..”
- “Rob,
non fa niente”
rispose Kris.
- “Sì
invece, sono
importantissime nel primo trimestre!”
- La
dottoressa rise
continuando a far scorrere l’ecografo sul ventre di mia
moglie. “Dio, Rob mi
ero quasi dimenticata di quanto tu fossi iperprotettivo. A volte si
hanno piccole
perdite che possono essere scambiate per un ciclo leggero. Indicano
semplicemente che il feto si sta attaccando all’utero. E da
quello che posso
vedere è un bimbo sano e perfetto. E’ tutto in
ordine, credetemi.”
- Kris
intrecciò le dita
alle mie e mi sorrise, serena.
- Tirai
un sospiro di
sollievo e insieme osservammo lo schermo dove nostro figlio, o figlia,
faceva
bella mostra di sé.
- “Sembra
un fagiolo”
commentò Haley “Ciao sorellina a forma di fagiolo.
Daniel dì ‘ciao’!”
- “Ta..tao!”
esclamò
lui.
- La
dottoressa rise con
noi e ,alzandosi per prendere alcune salviette per Kris,
domandò: “Allora,
siete pronti per voltare pagina ancora una volta? A ricominciare tutto
da capo
di nuovo? Pannolini e nottate insonni?”
- Kris
ed io incrociammo
i nostri sguardi e la risposta mi
uscì
naturale dalle labbra come l’aria.
- “Sempre”
sussurrai “saremo sempre pronti a
ricominciare da capo.”
Bene, e con questo diciamo davvero
"bye bye" a questa storia :)
Abbiamo raccontato quello che volevamo raccontare e dato un epilogo con
cui potete avere un'idea di quello che è successo dopo.
Perciò... niente.
"Ogni battito del mio cuore" torna tra una settimana; concedetecelo XD
Grazie mille per averci seguito in questa mini-avventura e per seguirci
ovunque in effetti haha
Siete meravigliose *-* (si parla sempre al femminile perchè
dubito che ci siano maschi qui haha nel caso, Tu!, fatti avanti! u.u)
Hahaha.
Okay, un bacio a tutte, buona Epifania e stasera fa "Gli Aristogatti"
in tv awwww *-*
Che bello poter tornare bambini in questo periodo :') haha
Ricordiamo che se volete aggiungerci ci trovate su facebook
*-*
Un
bacio enorme
e buon 2012 a tutti! ;) ♥
Cloe&Fio
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=883655
|