Fantasy

di camelopardus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incidenti ***
Capitolo 2: *** Cambio vita ***
Capitolo 3: *** Sara ***



Capitolo 1
*** Incidenti ***


Hannah appariva normale, ma non lo era. Poteva anche esserlo se avesse voluto, ma non voleva. A lei piaceva essere diversa, e crescendo aveva preso coscienza di quanto fosse bello ma altrettanto difficile. Qualche anno prima si era ripromessa di non parlare mai più a nessuno di quella sua capacità; capiva fin troppo bene, per una bambina della sua età, che se si fosse mostrata per quello che era non avrebbe potuto vivere felice. Così semplicemente si camuffò per essere “normale”, quasi banale, sperando che la sua vita avrebbe seguito quella strada tranquilla. Ma le sue previsioni sbagliavano.
Erano le 7.59 del 21 maggio. Hannah era ancora nei corridoi con le sue amiche a spiare quel ragazzo della 3C per cui Elisabetta aveva una cotta.
-Cavolo, è proprio brutto! Come fa a piacerti?
-Brutto?!? È bellissimo, invece! Sono innamorata…
-Ma se nemmeno lo conosci!
In quel momento suonò la campanella e le ragazze si avviarono verso la classe con molta, molta calma: alla prima ora c’era lezione di matematica e perdere un minuto o due non avrebbe certo fatto male a nessuno. Arrivate in classe capirono subito quanto noiosa sarebbe stata la lezione: spiegazione su potenze e radici. Fantastico. Si avviarono rassegnate ognuna al proprio posto, mentre Hannah sapeva già come avrebbe trascorso la lezione. Ci pensò un po’ e decise che la savana sarebbe stata l’ambientazione perfetta. Ed ecco comparire una distesa giallognola con piccoli alberi sparsi. La professoressa stava facendo lezione sotto uno degli alberelli, come per ripararsi dal sole cocente. Hannah lo sapeva bene: solo lei poteva vedere tutto ciò, solo lei poteva sentire il caldo e lasciarsi accarezzare dal vento leggero. E solo lei lo sapeva.
Si lasciò trasportare ancora un po’ dalla fantasia, immaginando un leone. Non aveva paura: era lei a controllare quel mondo inesistente. Si limitò a osservarlo giocare coi cuccioli e ogni tanto scrivere qualche appunto sul quaderno. E così trascorsero quasi due ore di tranquilla lezione, finché il leone adulto cominciò a correre.
Hannah provò a fermarlo, fece scomparire gli alberi, la savana e tutto il resto, ma il leone continuava la sua corsa rovesciando i banchi e facendo tremare il pavimento dell’aula. La ragazza non capiva come fosse possibile: ciò che immaginava poteva toccarlo solo lei, per gli altri nemmeno esisteva; eppure vedeva i suoi compagni cadere increduli e li sentiva urlare per lo stupore, senza capire cosa li avesse colpiti così improvvisamente e violentemente. Intanto il leone continuava a dirigersi verso la cattedra e arrivò la prof. Hannah chiuse gli occhi e sentì le gocce di sangue denso colpirle il viso e poi colare lente. L’insegnante non poté nemmeno urlare: il leone l’aveva presa alla gola e adesso la stava trascinando fuori dall’aula lasciando una scia rossa sul pavimento. Il panico si diffuse in tutto l’edificio, nessuno riusciva a capire cosa fosse successo.
Quando tutti uscirono dalle loro aule, trovarono la professoressa distesa all’inizio della rampa di scale, distesa sul suo tappeto di morte rosso. 

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Capitolo 2
*** Cambio vita ***


La polizia arrivò quasi subito. Fecero domande a tutti gli alunni e alla bidella che era accorsa sentendo le urla. Tutte dissero le stesse cose, Hannah compresa: non capisco, non c’era nessuno, ho visto i miei compagni cadere… Nel tardo pomeriggio finalmente poté andare a casa. La prima cosa che fece fu farsi una doccia calda. Mentre si rilassava in doccia scoppiò a piangere. Si sentiva terribilmente in colpa, non capiva come fosse stato possibile. Aveva immaginato cose ben più pericolose di un gattone affamato e non era mai successo niente. Possibile che tutto d’un tratto fosse diventata incapace di controllare i suoi poteri –sempre che quelle fantasie, che per lei erano solo una fuga dalla realtà, si potessero definire tali. A cena quasi non toccò cibo, nonostante sua madre la spronasse dicendo che dopo una giornata così intensa aveva bisogno di cibo. Mamma Claudia era una persona gentile e disponibile. Hannah la adorava da piccola: le preparava sempre dolci e altre delizie, ma non era tanto il cibo a rasserenarla, quanto i suoi caldi abbracci. A prima vista poteva sembrare una donna seria e severa, ma si rivelava subito la persona affettuosa che era in realtà, e ogni bambino si sarebbe sentito protetto tra le sue braccia forzute e massicce.
Purtroppo le cose cambiano, ora ad Hannah non servivano più carezze e dolci. Era cresciuta prendendo consapevolezza di chi fosse e di quanto fosse “strana”. Voleva essere capita da qualcuno, ma aveva anche paura ad aprirsi con gli estranei e quel mondo fantastico in cui si chiudeva così spesso stava diventando sempre più pericoloso. Spesso si era ritrovata a stare ferma immobile tentando di manipolare il mondo reale come faceva nei suoi sogni a occhi aperti, o viceversa si era chiesta come mai gli altri non vedessero le meraviglie che lei creava. Ora però quella corazza protettiva si era infranta, dopo che realtà e fantasia l’avevano così tanto spaventata. I suoi dubbi erano cresciuti, le poche certezze che aveva si erano sgretolate e non si fidava più nemmeno di sé stessa.
 
21 maggio 2012
Non ci credo! Avevo la situazione sotto controllo, non riesco a capire. Non mi era mai successo niente del genere ma quel che è certo è che non succederà più. Devo scegliere, non posso vivere in due mondi, ho scelto la realtà, il mondo che tanto odio, così grigio e monotono, ma che almeno non ha mai ucciso nessun: da oggi basta fantasticare. Ho 14 anni ed è ora che la smetta di sognare come una bambina. Sarà doloroso ma non ho altra scelta. D’ora in poi se vorrò vedere cose fantastiche sarà solo nei sogni.
Tristemente
 Hannah. 

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Capitolo 3
*** Sara ***


La nuova città non era male: i compagni erano disponibili e gentili, nonostante girassero voci sulle inspiegabili uccisioni alla sua vecchia scuola. Anche i prof sembravano migliori dei suoi vecchi insegnanti, almeno a prima vista. E poi non le dispiaceva affatto vivere in centro città anziché in un paese di periferia, lì c’erano più negozi, più cinema, più… più tutto. Hannah rimpiangeva solo una cosa: il suo giardino. I suoi genitori avevano trovato una bifamiliare accogliente e anche i vicini erano disponibili. L’unico difetto di quella graziosa casa in stile inglese era che non aveva il giardino. Zero erba. Zero! L’unico angolo di verde si riduceva a una piccola aiuola che sua madre aveva occupato con i suoi amati fiori. Ecco un’altra qualità di sua madre: il giardinaggio. Sua madre aveva un talento per le piante, quasi un’intesa; spesso le sue amiche le affidavano le piante per un po’, ad esempio durante l’estate quando andavano in vacanza, e al loro ritorno erano anche meglio di prima. Vista la sua abilità culinaria, sua madre amava soprattutto le piante aromatiche e le verdure, ma non rinunciava a un tocco di colore che “solo i fiori possono dare”, o almeno così diceva lei. In fondo Hannah era sollevata sapendo che non poteva più distendersi sull’erba: ogni volta che lo faceva si ritrovava circondata dalle sue fantasie, a volte anche senza accorgersene, e nella sua nuova città il parco più vicino era a 3km di distanza. Insomma, poteva stare un po’ più tranquilla, anche se avrebbe dato qualsiasi cosa per distendersi ancora una volta sull’erba. E fu proprio questo suo desiderio a metterla nuovamente nei guai. Stava tornando da scuola al tramonto, le giornate cominciavano a farsi più fredde e brevi, e presto non avrebbe più potuto godersi quelle passeggiate lungo la via principale, sempre così animata, così allegra, così viva!... così grigia. Nemmeno un misero alberello, un ciuffo d’erba tra le crepe del marciapiede, un cactus su un terrazzo degli alti palazzi. Completamente grigia. Quasi senza rendersene conto, Hannah rivide gli alberi del suo giardino, tutti allineati lungo la via. Che spettacolo! Ora era di nuovo, veramente a casa! Poi notò che uno degli alberi era inclinato… anzi, no… continuava a inclinarsi! Stava crollando! Hannah lo fisso, riprese coscienza delle sue azioni ed eliminò tutti gli alberi, tranne quello. Non ci riuscì. L’alberò continuava a inclinarsi pericolosamente verso la strada e presto avrebbe ceduto. Infatti, un attimo dopò crollo sopra a un’auto, schiacciandola sotto al suo peso. Sentiva le urla del bambino sul sedile posteriore, il suo pianto. Lo sentiva chiamare la madre senza avere risposta. Sembrava tutto così irreale che quando si senti chiamare fece un balzo per lo spavento. -Hannah! Si voltò pallida come un lenzuolo e vide una delle sue nuove compagne. Come si chiamava? Sara forse? Sì, era Sara. -Hannah, vieni subito con me. Hannah non trovò la forza di ribattere, semplicemente si lasciò trascinare per il braccio fino a una via secondaria, e da lì ad un condominio di almeno venti piani. Sara aprì la porta di casa e guidò Hannah fino ad un divano bianco, dove si sedette. Poi Sara la guardò e le disse –L’ho visto anch’io. Ho visto l’albero cadere.

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