Vidas Robadas

di Eliessa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione dei personaggi. ***
Capitolo 2: *** La storia inizia così ***
Capitolo 3: *** La verità fa paura ***
Capitolo 4: *** Una confessione troppo amara ***
Capitolo 5: *** Il coraggio di non aver paura ***
Capitolo 6: *** Le persone possono pentirsi veramente ***
Capitolo 7: *** Verso la fine ***
Capitolo 8: *** La fine di tutto ***



Capitolo 1
*** Presentazione dei personaggi. ***


Vidas Robadas è una telenovelas argentina del 2008. Questa storia racconta quella che è la realtà di oggi, non solo in Argentina, ma in tutto il mondo.
Il tema centrale è la tratta di persone.
Bambini e donne che spariscono nel nulla… ma è realmente così? No, una persona al 90% non sparisce nel nulla, ma viene rapita e poi usata per scopi così… disgustosi.
Ma questa purtroppo è solo la lurida realtà in cui viviamo oggi.


 
Dopo aver fatto una breve anteprima e detto in grandi linee di cosa parlerà questa storia, voglio presentarvi i personaggi senza cercare di svelarvi troppo.
 
ASTOR MONSERRAT: Uomo di 50 anni. Possiamo definirlo uno dei maggiori imprenditori dell’Argentina, ma in realtà è solo il capo di un’organizzazione molto pericolosa. Si è risposato con Nacha dopo la perdita della prima moglie.
ANA MONSERRAT: È la figlia di Astor. È una ragazza di 28 anni, sposata e con un figlio di 8 anni. Amante della fotografia, vive nel lusso, visto il “lavoro” del padre che fruttifera molto capitale. È figlia unica, ma il destino ha in serbo per lei una sorpresa molto dura e dovrà guardare le persone che ama sotto un altro aspetto. Lei non ha la minima idea di chi sia in realtà il padre.
NICOLAS DUARTE: 30 anni, braccio destro di Astor, marito di Ana e miglior amico di Dante. Il suo punto debole è il figlio che ha con la moglie. Nonostante sia un criminale, sacrificherebbe la sua vita per il figlio.
JOAQUIN DUARTE: 8 anni. È il figlio di Ana e Nicoals
DANTE MANISLLA: Braccio destro di Astor e miglior amico di Nicolas. È capace di tradire tutti per potersi difendere, anche Astor, ma non è capace di tradire Nicolas o fare del male a Joaquin o Ana.
NACHA NOUGUEZ: 40 anni. È la moglie di Astor. È entrata nel giro della tratta di persone perché è stata proprio la sorella a venderla a chi gestisce l’organizzazione, e nonostante lo squallore di quella vita Astor l’ha in qualche modo salvata e fatta diventare sua moglie, assecondandola in tutto e per tutto, ma facendola sempre vivere in un mondo che non le appartiene. Il suo desiderio più grande è quello di fuggire da quella vita.
BAUTISTA AMAYA: 32 anni. È un antropologo, ma la sua vera passione è quella di salvare le persone e molte volte in via non ufficiale collabora con la polizia o i suoi amici che in qualche modo sono legati con la polizia. Ha due fratelli, Octavio ed Augustina.
OCTAVIO AMAYA: 30 anni. È il fratello di Bautista ed Augustina. È uno psicologo, e collabora in una fondazione, creata dalla moglie Ines per accogliere le ragazze che sono riuscite a scappare dalla vita disumana che facevano. Ha una figlia, Emma.
AUGUSTINA AMAYA: 25 anni. È la sorella di Bautista ed Octavio. Si da molto da fare per la fondazione insieme al fratello e la cognata, per aiutare tutte quelle ragazze che non sono state molto fortunate. È molto legata ai suoi fratelli ed è fidanzata con il procuratore Martin Rinaldi.
INES BUSTAMANTE: 29 anni. È la moglie di Octavio. Si occupa a tempo pieno della fondazione ed ha una figlia con il marito, Emma.
EMMA AMAYA: 10 anni. È la figlia di Ines ed Octavio. Anche lei nel suo piccolo cerca di aiutare le ragazze della fondazione, anche semplicemente facendole ridere. Ne hanno molto bisogno.
MARTIN RINALDI: 26 anni. Procuratore e fidanzato di Augustina, affiancherà il suo capo il procuratore Pascale per un indagine ad alto rischio.
EDUARDO PASCALE: 64 anni. Sarà lui il procuratore che dovrà occuparsi di un’indagine importante quanto pericolosa. Quest’indagine metterà a rischio delle vite, non solo dei “cattivi”, ma anche della gente innocente.
ROSARIO SOLER: 45 anni.È una donna che dovrà combattere con tutte le forze che ha perché la vita le metterà davanti un momento brutto e delicato per la sua vita. Ha una figlia Juliana.
JULIANA MIGUEZ: Una ragazza di 20 anni. Una ragazza come tante altre che vuole lavorare e mettere da parte dei soldi per poter vivere. Il suo più grande errore è quello di aver intrapreso un’amicizia sbagliata.
PABLO “EL TANO” SCIGLIOTTI: 30 anni. È il miglior amico di Bautista. Gli è molto fedele e lo affianca sempre, anche in situazioni difficili e pericolose. È fidanzato con Andrea Zepetini. Tutti lo chiamano Tano.
ANDREA ZEPETINI: 28 anni. È la fidanzata di Tano, e la miglior amica di Ana per la quale è sempre disposta a proteggerla ed aiutarla per qualsiasi cosa.
FABIO PONTEVERA: 35 anni. È un avvocato che collaborerà con la polizia, ma soprattutto con Eduardo e Martin per l’indagine che sembra non aver una via d’uscita.
 

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Capitolo 2
*** La storia inizia così ***


La vita per Ana Monserrat era facile.
Facile perché poteva fare quello che voleva e levarsi tutti le voglie che aveva. Solo una volta aveva sofferto nella vita, a 12 anni, quando perse la madre.
Ma Ana, nonostante tutto era una ragazza forte e riuscì a superare il lutto, il più grande lutto della sua vita.
Crescendo solo una cosa le mancava. Un uomo da amare con cui formare una famiglia.
Questo fino a quando non iniziò a vedere il braccio destro del padre, Nicoals, con occhi diversi.
Non era più uno “zio”, se così vogliamo definirlo per Ana, ma iniziò a vederlo come un uomo.
Era bello, affascinante ed intrigante, con un’ottima condizione economica.
Ana era circondata dal lusso e dalla ricchezza.
Però non si era mai chiesta da dove provenivano tutte le entrate finanziare del padre, ma d’altronde era solo un imprenditore…
Ana con il tempo era sempre più ossessionata da Nicolas, iniziava a desiderarlo veramente, non per passatempo, ma tutta la vita.
E così questo sentimento che entrambi provavano finì con il matrimonio dei due, ed un anno dopo la nascita del loro figlio Joaquin.
Ora ad Ana non mancava davvero niente, se non sapere la verità sulla sua vita. […]
A distanza di poco più di tre mesi, anche il padre convolò a nozze con Nacha. Ormai erano 7 anni che vivevano insieme ed erano pronti per fare questo passo.
Ana e Nicolas dopo le nozze andarono a vivere in un appartamento molto lussuoso che avevano ricevuto come regalo di matrimonio da Astor.
Sembravano il ritratto della famiglia felice, peccato che in quella casa viveva un criminale.
Gli anni passavano, ed esattamente ne trascorsero ben 7 e mezzo.
Astor andava spesso a trovare la figlia, le era molto legato, ma ultimamente ci stava andando un po’ troppo. Questo rendeva felice Joaquin che aveva stretto un legame fortissimo con il nonno e la sua seconda moglie, ma rendeva sospettosa Ana. […]
In quei giorni, per l’ennesima volta al telegiornale si era sentito parlare della sparizione di una ragazza ventenne. Juliana Miguez.
Un’altra vita che era in pericolo, un’altra vita da salvare, un’altra famiglia disperata per la ricerca della ragazza.
La madre, quando intuì che alla figlia potesse essere successo qualcosa, avvertì subito il suo amico ed avvocato Fabio, ed insieme andarono a fare la denuncia per sparizione.
Ma i tempi sono molto lunghi, e quello che si deve fare in questi case è avere pazienza.
Ma se c’era una cosa che Rosario non aveva era la pazienza. Così partì da sola alla ricerca della figlia.
Non sapeva dove andare, cosa fare, ma aveva un obbiettivo, quello di ritrovare la figlia.
Decide di partire facendo una cosa al quanto banale; ma utile.
Decise di far stampare centinaia di fogli con la foto della figlia.
Chissà, forse qualcuno l’avrebbe vista, o forse no, ma era un tentativo da fare.
Fabio cercava di consolare la donna, e poi decise di parlare di quello che era accaduto con un suo amico, Bautista, sempre disponibile per gli altri.
Lui capì che era impossibile che un’altra donna era sparita nel nulla, soprattutto una ragazza come Juliana, una ragazza che non si sarebbe mai messa nei guai, perché odiava il crimine.
Bautista, insieme al suo inseparabile amico, Tano, decise di andare a parlare con il procuratore Eduardo. Era impossibile che in quel Paese sparissero donne così. È vero che ancora le organizzazioni di persone sono ancora presenti lì e lui ne era consapevole, ma voleva capire perché un’organizzazione del genere non era stata ancora smantellata.
In procura però non ebbe molte informazioni, sennonché aveva ragione sul fatto che l’organizzazione era molto grande e difficile da distruggere perché i colpevoli erano fin troppo, ma come nei miglior criminali la loro fedina penale era pulita, e non avevano alcun appiglio a cui aggrapparsi per poterli inchiodare.
Quello di cui si stava occupando Pascale erano dei nomi. Insieme al collega, il giovane Martin stavano indagando a fondo per poter risalire a qualche persona importante e cercare di avere un punto da cui partire e poter insistere. […]
Intanto i giorni passavano e notizie di Juliana niente.
Tutti gli amici di Rosario le stavano vicini, cercavano di confortarla.
Ma a cosa servono le parole di conforto, quando la sola cosa che vuoi al mondo è che tua figlia torni a casa?
Rosario però non si dava per vinta, e se qualche volta si abbatteva e pensava di non avere più le forze per andare avanti, guardava la foto della figlia e cercava di prendere lì la forza per cercarla. […]
Un giorno, uno come tanti altri, Ana aveva accompagnato suo figlio a scuola, con Andrea, la sua migliore amica.
Dopo aver lasciato il figlio nel giardino di scuola, lo salutò e poi andò via.
Dopo qualche isolato si scontò per caso con una persona. Questa persona era Bautista, insieme a Tano.
 
-Mi scusi, le ho fatto male?- disse subito Bautista.
-No, non si preoccupi.- Intanto, Tanto, che stava per scendere dall’auto, non aveva visto l’incontro-scontro tra l’amico ed Ana, e quando arrivò lì, fu sorpreso.
-Ah, allora vi conoscete, perchè mi hai mentito?- domandò Tano.
-Tano!- esclamò Andrea.
-Oh Andrea, ti stavo per chiamare. Allora Bautisa?-
-Tano, non fare il solito cretino. Ho solo urtato la signorina e non mi sono neanche accorto che era in compagnia di Andrea.-
-Visto che ci siamo facciamo le presentazioni.- disse Tano. .-Bautista, lei è Ana, l’amica di Andrea di cui ti ho parlato, Ana lui è Bautista il mio amico.-
-Piacere mio.- disse Ana.
-Piacere, e mi scusi ancora se le ho fatto male.-
-No, non è niente. E non mi dia del lei, per favore, non ho l’età per esser definita signora.-
-Va bene.-
-Avete portato Joaquin a scuola?- chiese Tano.
-Si, e voi dove state andando?- domandò Andrea
-Stiamo andando da Fabio.- rispose Bautista.
-Ci sono novità?- chiese subito Andrea
-No, ancora niente, stiamo passando solo per un saluto.- le rispose il fidanzato.
-Capito.- continuò Andrea. –Salutalo anche da parte mia, ci vediamo dopo.-
-Ok. Ciao amore. Ana.-
-Ciao Tano.- rispose Ana.
-Allora ciao Ana.- disse Bautista. -Andrea.-
-Ciao Bautista.- disse Ana, per poi continuare a camminare insieme all’amica.
-Però Andrea, non mi avevi detto che Tano avesse un amico così!-
-Ehi, guarda che sei sposata ed hai anche un figlio.-
-Ma non c’è nulla di male se dico che è un bel uomo.-
-Andiamo al centro commerciale, è meglio.-
 
[…] Nello stesso momento Bautista commentò con Tano l’incontro che aveva appena avuto.
 
-Tano, tu conosci bene Ana?-
-Si, perché?-
-No dico, non è niente male.-
-E se ti dicessi che è sposata da nove anni ed ha un figlio di otto?-
-Ma io non sono per niente geloso del marito.-
-Sei sempre il solito Bautista!-
 
I giorni passavano e la situazione non era cambiata per niente era tutto fermo come prima.
Juliana era sparita nel nulla.
I telegiornali non facevano altro che parlare di Juliana.
I giornali parlavano di Juliana.
Tutto parlava di Juliana.
Era sabato mattina quando Ana era a casa sua con il marito, il figlio, Astor e Dante.
Il figlio stava giocando in camera sua, mentre gli uomini chiacchieravano come sempre nel salone.
Ma Ana tornando in sala sentì una cosa che non voleva aver sentito.
In quel momento preferiva essere sorda per non ascoltare le parole e cieca per non vedere chi le pronunciava.
 
-Dobbiamo fare fuori quella Miguez. Juliana Miguez. Ci sta causando troppi problemi.- disse Dante.
 
Ad Ana cadde il mondo addosso, non poteva crederci che proprio loro avessero a che fare con la sparizione della ragazza. Non poteva crederci, era impossibile.
Com’è che le persone che le avevano dato più amore al mondo erano così cattive e meschine?
Come potevano aver rapito una ragazza? Come potevano essere così freddi per uccidere una ragazza?
No, quelle per Ana non erano le persone che l’avevano cresciuta.
Cercò di non farsi né vedere, né sentire da dietro la porta ed ascoltò un po’ la conversazione.
 
-Non possiamo ucciderla adesso; è la ragazza più richiesta. Grazie a lei il mercato sta andando molto bene.- disse Nicolas a bassa voce.
-Nicolas ha ragione, Dante.- disse Astor. –Aspettiamo ancora un po’. In fondo non abbiamo problemi e nessuno sospetta di noi. Se e quando avremo problemi decideremo cosa farne di lei.-
-Va bene.- disse Dante, ed in quel momento rientrò Ana.
-Eccomi qui, scusate.-
-Cosa fa Joaquin?- disse Nicolas.
-Sta giocando con il camion che gli ha portato tuo padre. È come impazzito.- disse la ragazza.
-Ana, amore, sicura che vada tutto bene?-
-Si, certo, perché?-
-Non so, sembri sconvolta.-
-Si, è vero. Ogni volta che vedo Joaquin felice, fa felice anche me.-
-Ora scusatemi, vado a chiamare un attimo Andrea.-
-Tranquilla.- disse Nicolas, mentre Ana si allontanò con il telefono per chiamare l’amica.
-Pronto Andrea, devo parlare con te urgentemente. No, ti prego, vieni tu, per favore. Ciao.-
 
Ana era sconvolta e ancora non si convinceva di quello che aveva appena sentito.
Il padre, l’uomo che non ti dovrebbe mai tradire, le aveva nascosto la sua personalità, il suo sporco e disonesto lavoro.
Il marito, l’uomo che un giorno le aveva promesso amore e fedeltà l’aveva tradita.
L’amico, Dante, li ha sempre coperti.
Chissà con quale coraggio si guardavano ancora davanti lo specchio, soddisfatti per il lavoro che facevano, contenti per non essere stati ancora scoperti ed arrestati, e poi la sera dormivano nei loro letti come se niente fosse, come se loro fossero le persone più oneste del mondo.
Ana iniziava ad avere paura. Paura per lei per Joaquin, per Andrea, per tutti.
Chi rapisce le persone non ha scrupoli.
La stessa Ana poteva essere vittima di quelle persone.
Ora aveva capito chi è che gestiva l’organizzazione più pericolosa del paese: il padre.
Voleva che tutto questo fosse solo un incubo, invece era la realtà.
Perché le è dovuto accadere questo? Continuava a chiedersi.
Si sentiva una loro complice, anche se in realtà era innocente.
Non aveva nulla da nascondere, o forse si?
In fondo ora sapeva il segreto che nascondevano gli uomini che stavano seduti nel salone di casa sua.
Ana, con grande paura tornò dal marito. Ma l’Ana che tornò in quella stanza era molto diversa.
Era diventata insicura, forse cattiva, ma quel che era certo è che la paura la possedeva.
Dopo mezz’ora si sentì suonare il campanello. La ragazza andò ad aprire. Era l’amica con il fidanzato.
 
-Ana, bella, che succede? Mi sto preoccupando.- Ana le fece segno di stare zitta.
-Non ora. Entrate.-
-Andrea, Tano, accomodatevi.- disse Nicolas accogliente, mentre Ana pensava a come poteva essere così gentile un uomo che rapiva le donne, le usava per scopi proibiti e poi le uccideva.
-Ana, tesoro, io torno alla tenuta. Questa sera ho degli ospiti importarti a cena con cui fare affari, e magari potresti venire.-
-No papà, ti ringrazio, ma non sono dell’umore di conoscere nessuno e vorrei evitare di farti fare pessime figure. Però può sempre venire Nicolas.-
-No, non ti lascio a casa da sola, o andiamo insieme o niente, come sempre.-
-Nicolas tranquillo, se vuoi andare puoi farlo.- Andrea capì subito qualcosa che non andava nella voce dell’amica.
-Nicolas, se vuoi Tano ed io possiamo rimanere con lei e Joaquin, così non resteranno soli.- disse Andrea.
-Visto, non sono sola. Vai, veramente. E poi Joaquin deve andare a dormire presto, domani ha scuola.-
-Hai ragione.- disse Nicolas, dandole un bacio sulle labbra e per la prima volta la ragazza disgustò il bacio. Disgustò quelle labbra, disgustò l’uomo di cui si era innamorata e con cui aveva fatto un figlio.
-Joaquin!- gridò Ana.
-Cosa c’è mamma?-
-Nonno, papà e zio Dante stanno andando via, non vuoi salutarli?-
-Si. Ciao Nonno.- disse il bambino abbracciandolo. –Zio Dante.- disse dandogli un bacio. – E tu papà perché vai via?-
-Perché devo lavorare con il nonno.- gli rispose -Però prometto che domani ti porto a scuola e ti vengo anche a prendere.-
-Va bene.- disse abbracciandolo.
-Ciao Ana.- disse Nicolas.-
-Ciao.- rispose lei. I tre uomini uscirono da quella casa, il piccolo salutò Andrea e Tano e poi tornò in camera sua per continuare a giocare.
-Allora, cos’hai?- disse subito Andrea.
-So chi gestiste l’organizzazione delle ragazze rapite. So chi ha rapito Juliana, la ragazza che state cercando.-
-Che stai dicendo?- disse Tano sconvolto.-
-Li ho sentiti parlare prima.-
-Che vuoi dire li ho sentiti parlare? Qui c’erano solo Astor, Nicolas e Dante.- disse Andrea, mentre capì cosa intendeva dichiarare l’amica.
-E’ mio padre il capo. Astor Monserrat.-

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Capitolo 3
*** La verità fa paura ***


-E’ mio padre il capo. Astor Monserrat.-
-Ana sei sicura di quello che stai dicendo? E’ un’accusa grave!- le disse Tano.
-Si.- rispose la ragazza con le lacrime agli occhi. –Prima ho sentito Dante parlare, dicendo di voler uccidere Juliana, ma Nicolas lo fa fermato affermando che il mercato con lei frutta molto, e mio padre gli ha dato ragione.-
-Ora calmati.- disse Andrea.
-Calmarmi? Andrea, come posso calmarmi! Mi è crollato il mondo addosso. Ho paura, non so più chi è la mia famiglia e nello stesso tempo mi sento colpevole nei confronti di questa ragazza e di tutte quelle che ha fatto rapire mio padre.-
-No Ana, no. Non hai colpa per questo. Non puoi addossarti questa colpa!- le disse Andrea.
-E invece si Andrea. Dovevo capirlo prima che qualcosa non andava. Quando ci sono troppi soldi in giro, c’è qualcosa di sporco sotto.-
-Ma tu non potevi sapere, e se non lo avresti scoperto, eri ancora all’oscuro di tutto.-
-Forse non è il momento.- disse Tano –Ma sarebbe il caso di avvertire Bautista, Fabio ed anche Rosario.-
-Rosario è la madre di Juliana, vero?- chiese Ana e Tano annuì. –Se è possibile vorrei parlare io stessa con questa donna, anche se non nascondo che ho paura.-
-Io non voglio spaventarti ancora di più, ma sai bene che dovrai prendere una decisione molto importante, se stare dalla parte di tuo padre e coprire tutti i suoi traffici o stare dalla parte della giustizia.-
-Andrea, non ho bisogno di riflettere per tradire mio padre, in fondo lui lo sta facendo con me da anni.-
-Non sarà un periodo facile.- disse Tano.-
-Lo so. Purtroppo lo so, ma qualcuno dovrà pur rischiare per cercare di distruggere l’organizzazione.-
-Perché non fai venire Bautista?- disse Andrea al fidanzato.
-No.- rispose subito Ana. –Nicolas è fuori e potrebbe tornare da un momento all’altro, non voglio che s’insospettisca. E poi non voglio neanche che Joaquin scopra qualcosa.- continuò molto nervosa.
-Ana, così non puoi andare avanti. Sei troppo nervosa, agitata. Se continui a stare così allora si che Nicolas s’insospettirà.-
-Lo so Andrea, ma prova a metterti nei miei panni, non riesco a stare calma. Forse domani dovrei parlare con Nicolas.-
-No, no, no. Ana, non devi parlare con lui, potrebbe succedere il finimondo.-
-Ma Andrea…-
-Ana, so che sei molto confusa ed impaurita, e pensi che lui sia l’uomo che nonostante tutto possa salvarti, ma non è così. Anche lui è in affari con tuo padre. È una situazione molto pericolosa per te e per il piccolo Joaquin.-
-È da 28 anni che convivo con questa vita che non mi appartiene. Credimi, mi faccio schifo da sola. Odio essere Ana Monserrat. Non so più chi sono.-
-Ana, per favore. Hai troppa confusione in testa, devi avere le idee chiare se vuoi andare avanti, se vuoi metterti contro tutto e tutti.-
-È così difficile, credimi. Penso che non riuscirò ad andare avanti.-
-E noi che ci stiamo a fare?- disse Andrea indicando anche il fidanzato, facendole capire che non è, e non sarà mai sola a combattere contro una cosa molto più grande di lei.-
-Grazie.- disse abbracciando gli amici. –Sai, per tutta la vita credi di essere una persona, poi per caso ascolti una conversazione e scopri che tuo padre è il più grande trafficante della più pericolosa organizzazione del Paese. Vorrei morire.-
-No, non puoi permetterti di dire questo. Non puoi farlo per te stessa, per tuo padre, perché deve capire che non si merita una figlia così, e per Joaquin, che si merita una madre. Devi lottare, devi andare avanti, soprattutto per lui, per cercare di dargli un futuro migliore. Il futuro che gli spetta.-
-Ora cerca di calmarti.- disse Tano. –Porto la cena al piccolo, così gioco con lui e poi lo metto a letto, sei d’accordo?-
-Si Tano, grazie.- disse Ana abbracciando l’amico per poi dirigersi dal bambino.
Quando il ragazzo non era più accanto alle due donne, Andrea abbracciò l’amica. Era troppo giù di morale, era distrutta, aveva ricevuto un colpo forte. Tutta la sua vita era una farsa e non c’è cosa peggiore di avere una vita fatta di bugie e tradimenti.
Molti forse si sarebbero arresti subito, continuando a far parte dei “cattivi”, ma Ana no. Non era mai stata dalla parte delle ingiustizie e non voleva iniziare a farne parte ora.
Dopo essersi staccate dall’abbraccio, Ana continuò a parlare con Andrea.
-E se succedesse qualcosa a Joaquin?-
-Non gli accadrà nulla. Malgrado tutto, Nicolas lo ha sempre protetto. Vi ha sempre protetto. Non vi ha mai fatto entrare in quel mondo. Forse perché sa che è uno squallore.-
-Ma lui ne fa parte. Non so Andrea, nella testa ho tante domande senza risposte. Ora è tutto diverso. Ho scoperto chi è realmente e sono convinta che se dovrà uccidermi non si farà molti problemi.-
-Continua a far finta di non sapere niente, come hai sempre fatto, almeno fino a domani mattina. Poi parleremo con Bautista e Fabio e vedrai che ci sarà un punto da cui far ripartire le indagini. Ora abbiamo un nome. Un nome di una persona molto importante. Abbiamo il nome del capo.-
-Peccato che il nome di quella persona è di mio padre, l’uomo che non mi ha mai fatto mancare nulla.-
-Lo so che è doloroso, ma pensa al destino di quelle ragazze. Pensa che con il tuo aiuto possono uscire dalla misera vita che conducono. Pensa a tutte quelle donne come Juliana, che dopo giorni, mesi, anni, possono ritornare a casa ed avere una vita migliore.-
-Hai ragione, in questo momento non posso pensare solo a me ed al mio dolore, non posso essere egoista.  In fondo ci stanno molti genitori che aspettano di riabbracciare una figlia. Li capisco. Io sono una madre e se Joaquin dovesse sparire non so come mi sentirei.-
-Riuscirai a mantenere la calma fino a domani mattina?-
-Si, ci proverò con tutta me stessa, te lo prometto.-
-Bene, e domani non uscirai di casa, se prima non veniamo io e Tano a prenderti.-
-Volete farmi da scorta?-
-Beh, se sarà necessario perché no?-
-Dai Andrea, non essere esagerata.-
-Io, per quanto possa, voglio proteggerti.-
-No. Andrea, tu devi farmi il favore di rimanere fuori da questa storia, perché se dovesse accadere il peggio, non voglio che tu o Tanto siate coinvolti. Questo è un mio problema.-
-Ormai siamo tutti coinvolti e non possiamo tornare indietro.-
-Sei sicura, non sarà una passeggiata?-
-Non lo è neanche per te.-
-Ora proviamo a non pensarci, e dimmi, cosa mi hai preparato di buono?-
-Per questa sera dovrai arrangiarti con della pizza e delle empanadas fatte in casa, e per dolce se vuoi c’è del dulce de leche da mettere sui biscotti.-
-Meglio di niente.- disse Andrea ridendo. -Io apparecchio, tu vuoi una mano?-
-No, tranquilla. Magari vai a chiedere a Tano come preferisce la pizza.-
-Wurstel e pomodoro, è la sua preferita.-
-Ok.- Dopo un quarto d’ora in cucina arrivò l’uomo con un vassoio dove prima c’era la cena di Joaquin.
-Ana, il piccolo dorme.-
-Bene, meglio così.- rispose Ana.
-Ma questo è odore di pizza!- esclamò l’uomo.
-A te tocca quella al pomodoro e wurstel. Se non ti va, prenditela con Andrea, me l’ha suggerita lei.-
-No, va benissimo.-
-Tra poco sono pronte.- Ana intanto riceve un messaggio al telefonino.
-Ed ora chi è?- disse Ana mente prendeva il cellulare.
-Allora?- chiese Andrea.
-È Nicolas, senti che dice: Amore mio, qui la serata è una noia mortale, non ti sei persa nulla. Fosse per me tornerei subito, ma tuo padre non mi lascia andare. Ci vediamo dopo. Dai il bacio della buona notte da parte mia a Joaquin. A dopo, Nicolas.- Dopo aver fatto un respiro profondo. –Ha anche il coraggio di chiamarmi amore mio!-
-Lascia stare il messaggio. Fregatene di lui, come stavi facendo fino a poco fa.-
-Si. Non voglio rovinare questa serata.- continuò Ana –E poi sono pronte le pizze, non vorrei che di freddassero.-
-Ma ci stanno anche le empanadas! Le hai fatte tu?- chiese l’uomo ed Ana annuì.
-Bene, allora non ti dispiace se ne mangio la metà. Sai che ne esco pazzo.- disse Tano facendo uscire sulle labbra dell’amica un sorriso. Era riuscito nel suo intento. Voleva vedere Ana ridere anche se per poco e con un sorriso forzato.
 
Dopo aver cenato, e sistemato la cucina, si sedettero tutti e tre nel salone a prendere il caffè. Guardarono la televisione, con un film comico, perché di tristezza e depressione ne era già piena quella casa.
Passarono le ore. Era l’una inoltrata quando Nicolas rientrò a casa.
Nicolas a casa fece tornare in mente ad Ana l’incubo peggiore della sua vita.
Se con gli amici era riuscita a non pensare di essere una Monserrat, ora se lo ricordava benissimo e voleva fuggire via. Per un momento pensò che l’unica soluzione fosse quella di scappare, di cambiare nome ed andare in un luogo dove nessuno l’avrebbe conosciuta insieme al figlio. Ma anche lì, anche se con un nome diverso, sarebbe sempre stata la figlia di Astor Monserrat.
 
-Nicolas, sei arrivato!- disse la moglie, mentre lui le andò in contro per baciarla.
-Si, scusami se non sono tornato prima, ma Astor mi ha trattenuto, non sapevo più come liberarmi di lui.-
-E alla fine che hai fatto, l’hai mandato all'altro mondo per tornare a casa?- chiese la ragazza molto seria, lasciando disordinati Andrea e Tano.
-Ana, amore, che dici? Non mi permetterei mai.-
-Scusami.- disse rendendosi conto di quello che aveva appena detto. –Era una battuta.-
-Tranquilla.-
-Visto che Nicolas è arrivato noi andiamo a casa, ci vediamo domani mattina.- disse Andrea.
-Ok, e grazie per la serata.- Disse abbracciando l’amica. –Tano…-
-Non dire altro, ci vediamo domani. O dopo dovrei dire, considerata l’ora. Ciao.-
-Ciao.- rispose Ana.
-Andiamo a dormire?- disse Nicolas rivolto alla moglie.
-Si. vado in bagno e ti raggiungo.-
-Bene, ti aspetto in camera.-
-Ok.- Ana andò in bagno. Iniziò a piangere silenziosamente, e quando capì che si sentiva il rumore delle sue lacrime, decise di aprire l’acqua. Quel rumore avrebbe coperto quello del suo piato. Forse. Aveva paura, ma voleva anche affrontare la persona che la stava aspettando. D’altronde se l’aveva scelta per passarci il resto della sua vita, vuol dire che in fondo qualcosa di buono in lui c’era. Probabilmente non era una bestia come suo padre, forse c’era qualcos’altro che non sapeva.
Dopo 20 minuti, decise di uscire da lì per raggiungere il marito nel letto.
Non riuscì a parlargli subito. Infatti, appena fu sotto le coperte, per prima cosa continuò la lettura del libro che teneva sul comodino. Più che leggere, lo guardava. Aveva letto le prime 10 righe almeno 20 volte. Non era concentrata per capire il significato delle parole che c’erano scritte.
La sua testa era immersa in altri pensieri ben più pensanti ed orridi e per di più, doveva fare finta che andasse tutto bene.
Ma prima o poi, arriva un momento dove una persona non riesce a tenere più quello che ha dentro e commettere degli errori.
Errori che si possono pagare con la vita, o semplicemente ti uniscono ancora di più a qualcuno.
La mente di Ana stava scoppiando, per questo fece una domanda al marito che lo lasciò sorpreso.
E questa domanda, poteva essere l’inizio di una battaglia sanguinosa e lei lo sapeva bene.
 
-Mio padre, Astor Monserrat è il capo dell’organizzazione del traffico di persone. Perché non me ne hai mai parlato? Perché tu ne fai ancora parte? Perché sei in affari con lui?- chiese Ana.  

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Capitolo 4
*** Una confessione troppo amara ***


-Mio padre, Astor Monserrat è il capo dell’organizzazione del traffico di persone. Perché non me ne hai mai parlato? Perché tu ne fai ancora parte? Perché sei in affari con lui?- chiese Ana. 

-Di cosa stai parlando?- disse Nicolas alzando un po’ la voce.
-Non gridare perché c’è Joaquin che dorme, ed ora rispondimi, perché sei in affari con mio padre?-
-Quando l’hai scoperto?-
-Non importa né come, né quando l’ho scoperto. Io ora voglio solo sapere la verità.-
-Allora… Sicuramente non c’è bisogno di dire chi è in realtà il famoso “imprenditore” Astor Monserrat.-
-Perché mi avete fatto questo?- gli chiese Ana guardano il marito dritto negli occhi con il viso rigato dalle lacrime.
-Io non volevo.-
-No, per favore, non iniziare con queste frasi fatte del tipo: non ti ho detto nulla per non farti soffrire, perché ti giuro che non rispondo di me!-
-Ana, vuoi sentire la verità?-
-Non aspetto altro.-
-Bene, allora calmati. Sarà una notte molto lunga.-
-Che… Che vuoi dire? Mi fai paura!- disse la ragazza con un po’ di terrore.
-Non è mia intenzione ucciderti, se è questo di cui hai paura. Non ho mai pensato di farlo e mai lo farò.-
-Allora qual è la verità?-
-Tu sai che i miei genitori erano amici con tuo padre?- Ana annuì. –Quando sono morti, se ricordi, avevo 17 anni, e lui ha ottenuto il mio affidamento. Già allora era un imprenditore, se così lo vogliamo definire, molto affermato, e insomma, per caso un giorno ho sentito una telefonata molto strana. Mi sono incuriosito e l’ho ascoltata. Solo quel giorno ho capito realmente chi era tuo padre. Solo che tutto è andato storto. Il pomeriggio stesso ho raccontato tutto a Dante ed Astor mi ha scoperto. Da quel giorno lui ci ha manipolato, minacciato, e l’unica soluzione era quella di entrare nel suo giro.-
-Mi hai sempre preso in giro. Non so neanche se tu mi abbia mai amato veramente.-
-No questo mai, te lo giuro. Non mi sono mai pentito di amarti e di averti sposato. Se non ti ho detto nulla è proprio perché non volevo che tu operassi in quel luogo. Ho sempre cercato di proteggerti, anche da tuo padre che avrebbe fatto di tutto per metterti a lavorare in quei posti.- disse l’uomo accarezzando con una mano il viso della donna, ma lei si allontanò. –Ana. Ana, guardami.-
-Nicolas, non riesco a…-
-Ana, non ti ho detto niente perché non volevo che diventassi succube di tuo padre. Non te lo meriti. Credimi, per favore.-
-E perché non hai provato a metterti contro di lui?-
-Perché non ho avuto il coraggio, sono un codardo.-
-Allora scegli Nicolas. Ora o mai più. Scegli, o me e tuo figlio, o Astor e Dante. Io non voglio essere come mio padre. Non voglio essere figlia di mio padre. Se mi vorrai affiancare va bene, ma se vuoi metterti contro di me, ognuno andrà per la propria strada, assumendosene le conseguenze.-
-No… Non…-
-No cosa?-
-Io non voglio mettermi conto Astor.-
-E Dante?-
-Dante è pronto a tradirlo, sono io che ho paura.-
-Eppure per fare affari illeciti non hai paura.-
-Tu sei pronta ad affrontare quello che ci spetta?- disse Nicolas prendendo le mani della moglie, accarezzandole. –Non sarà facile, indagheranno a fondo su di noi.-
-Ma io non ho nulla da temere.-
-Io ti proteggerò. Puoi stare tranquilla che insieme a Dante ci consegneremo alla polizia e ti difenderemo sempre.-
-Devi sapere una cosa.- disse Ana dopo qualche attimo di silenzio. –Tano ed Andrea sanno tutto.-
-Come? Che parte della storia mi sono perso?-
-Questo pomeriggio loro non sono venuti per una semplice visita di cortesia, ma sono stata io a chiamarli, perché avevo scoperto la verità. Nicolas, se mi ami come dici tu, domani dovrai affrontare delle persone.-
-Chi?-
-Bautista, un amico di Tano che lotta per salvare delle vite, Fabio un avvocato, Rosario Soler, la madre di Juliana Miguez e poi insieme andremo dalla polizia. Io starò al tuo fianco e non ti lascerò mai da solo ad affrontare tutto questo.-
-Si, d’accordo.-
-Ora però dimmi come sta Juliana.-
-È in buona salute, se è questo che vuoi sapere, ma non vive nel migliore dei luoghi. Però puoi stare tranquilla, non le accadrà nulla.-
-Non sono io che devo stare tranquilla, ma la madre che da tempo sta aspettando di riabbracciarla.- Nicolas a quelle parole salta dal letto. –Che fai?-
-Non seguirmi, il posto dove sto per andare non fa per te. Vado da Juliana.-
-Vai a liberarla?-
-No. Credimi, vorrei farlo, ma non posso. Però puoi aiutarla.-
-E in che modo?-
-Dandole dei vestiti. Nella stanza in cui sta non c’è il riscaldamento. Ci stanno appena le coperte.-
-Ti preparo una borsa con dei vestiti.-
-Grazie, io intanto prendo qualcosa dalla cucina. Ah, un’altra cosa, cerca di trovare un luogo in cui la possano ospitare ed aiutare.-
-La comunità!- esclamò Ana
-Di quale comunità stai parlando?-
-Me ne ha parlato una volta Tano. Mi ha parlato di questa collettività che ospita ragazze nelle stesse condizioni di Juliana. È gestita dalla cognata di Bautista.-
-Va bene, cerca di parlare con loro e vedi se hanno un posto per lei.- la ragazza annuì.
-Tieni, la borsa è pronta.-
-Ana, ricordati che ti amo. Ti amo oggi e ti amerò sempre.- Nicolas baciò la moglie e poi uscì di casa, mentre la ragazza ritornò nel letto. Faceva fatica ad addormentarsi. Voleva chiamare Andrea per raccontarle della conversazione avuta con il marito, ma sicuramente nessuno avrebbe creduto nel suo cambiamento e nella sua buona volontà di aiutare Juliana ed abbandonare quel giro.
Ana invece, in quel momento, si fidava ciecamente di Nicolas, nonostante che per un momento aveva avuto dei ripensamenti.
Nel letto fu presa da una grande ansia, mista al dolore ed alla paura di perdere quell’uomo che fino a poco tempo prima era insieme a lei.
Aveva paura di perderlo. Era preoccupata perché pensava che qualcuno lo potesse scoprire ed ucciderlo, proprio quando aveva deciso di mettersi contro Astor.
Astor. Quel nome ad Ana iniziava a fare paura.
Ripensò alla frase che aveva detto prima al marito: “Io non voglio essere figlia di mio padre”. Una frase molto forte. Rinnegare un padre. Ma come darle torto?
Ora capiva il perché di tanto, troppo amore. Era per merito di Nicolas se anche lei non era entrata a far parte del giro di prostituzione, come voleva il padre.
Mentre Ana si rigirava nel letto, Nicolas arrivò da Dante che si trovava in una discoteca.
O meglio, negli alloggi della discoteca, dove ci stavano le ragazze che lavoravano in quel posto.
 
-Che ci fai qui?- disse Dante.
-Stai zitto e ascoltami. C’è qualcuno dei capi?- Dante fece cenno di no con la testa.
-Sicuro?-
-Si.-
-Allora senti bene. Abbiamo l’opportunità finalmente di fuggire da questo schifo di vita.-
-Che stai dicendo, ti sei impazzito?-
-No. Ana Ha scoperto tutto.-
-Come ha scoperto tutto? Ed ora.-
-Calmati ed ascoltami. Lei non accetta questa situazione e non posso contraddirla. Non l’accetto neanche io. Vuole mettersi contro il padre. Ha già dei contatti, persone che le garantiscono sicurezza e che la possano aiutare.-
-Ed il vantaggio per noi dove sta?-
-Pensaci. Se collaboriamo con la giustizia, non finiremo neanche in carcere. Avremo protezione in cambio dei nomi dei capi che hanno messo in piedi questo giro.-
-Tu sei pazzo!- esclamò Dante.
-Sarò anche pazzo, ma per una volta posso fare una cosa buona. Il nostro futuro può ancora cambiare.-
-Non so, è molto rischioso.-
-Più rischioso della vita che facciamo da 13 anni a questa parte?-
-Beh, hai ragione.-
-Vieni con me? Ho portato dei vestiti a Juliana e qualcosa da mangiare.-
-Si, andiamo.- I due amici si recano dalla ragazza, la quale nel vederli si spaventò.
Il luogo in cui stava era una stanza, o per meglio dire tugurio, piccolo, freddo e sporco. Insomma non era il luogo più adatto dove poter vivere.
-Che succede?- chiese la ragazza tutta impaurita, sedendosi sul materasso dove dormiva, portandosi le ginocchia al petto.
-No, stai tranquilla, calmati. Non siamo venuti per portarti via o mandarti giù nel locale.- disse Nicolas.
-Allora cosa volete? Che ci fate qui?-
-Ti ho portato dei vestiti e del cibo. È da giorni che non fai un pasto come si deve e poi qui fa molto freddo. Stai attenta però a non farti scoprire nulla.-
-Perché fate questo per me?-
-Perché abbiamo deciso di smantellare l’organizzazione.- rispose Dante.
-Domani, se tutto va bene dopo aver parlato con la polizia, chiederò di parlare con tua madre, Rosario Soler, giusto?- la ragazza annuì
-Si, lei è mia madre.- disse quasi piangendo.
-Vuoi che le dica qualcosa?-
-Si, dille che le voglio bene e di non preoccuparsi per me perché due persone mi stanno aiutando.- Finita la frase Juliana abbracciò per la prima volta i due uomini che aveva davanti. Li aveva sempre presi a cattive parole, insultati, a volte avevano ricevuto degli schiaffi; ora invece la stavano aiutando.
-Noi ora dobbiamo andare, ma non ti abbandoniamo, stai tranquilla. Io personalmente farò di tutto per non farti scendere nel locale. L’unico lato negativo però è che dovrai stare chiusa qui dentro.- disse Nicolas
-Non importa, grazie. E ringrazia la donna che mi ha prestato questi vestiti.-
-È stata mia moglie. E poi non devi ringraziare me se presto tutta questa storia finirà, ma lei che ha deciso di mettersi contro il padre.-
-Come contro il padre, che stai dicendo?-
-Quello che hai capito Juliana. Un giorno ti racconterò tutto, ma ora dobbiamo proprio scappare. Ciao.-
-Ciao.- rispose la ragazza, mentre i due uomini si dirigevano verso l’uscita.
-Dante, vieni a casa con me?- lui annuì. –Ana mi sta aspettando. Domani ci aspetta una lunga ed interminabile giornata.-
Dopo mezz’ora i due uomini rientrarono a casa.
Una volta tornati a casa, Ana era ancora sveglia e quando vide il marito tirò un sospiro di sollievo. Era ancora vivo.
-Perché non ti sei addormentata? Hai bisogno di dormire.- disse Nicolas.
-Come potevo dormire, sapendo che tu eri in pericolo?-
-Lo sono sempre stato, ma prima non ne eri a conoscenza.-
-Se ti fosse successo qualcosa non so cosa avrei fatto.-
-Non pensarci. Ora è arrivata l’ora di riposare.- disse Nicolas dandole un bacio. Ma quello non era un semplice bacio, era l’inizio di una notte d’amore, forse l’ultima, e per questo Ana decise di concedersi al marito, in una notte di passione.
Ore 06.00 del mattino. Suona la prima sveglia.
Come al solito Ana svegliò il marito.
-Amore, svegliati, sono le sei e tra poco anche Joaquin sarà in piedi.-
-Due minuti e mi alzo.- rispose lui.
-Allora vado prima io in bagno. Però tu intanto sbrigati ad alzarti.- le disse Ana posandogli un bacio sulla fronte.
Intanto Dante, che aveva dormito poco e niente, decise di andare nella camera da letto dell’amico. Non era la prima volta che s’intrufolava in quella stanza, ormai era quasi all’ordine del giorno.
-Nicolas, sei sveglio?-
-Più o meno.- rispose l’amico, stropicciandosi gli occhi, sbadigliando ed alzandosi da letto. –Non hai un magnifico aspetto.-
-Che fai, prendi in giro? Ho dormito male.-
-Goditi questi ultimi minuti di libertà, perché dopo non sapremo cosa ci aspetta.- disse Nicolas, mentre Ana uscì dal bagno.
-Dante, ben svegliato. Vado a svegliare il Joaquin e preparo la colazione.-
-Ci penso io a svegliare il piccolo.- disse Dante.
-Ok, allora vi aspetto in cucina.-
Dopo mezz’ora si riunirono tutti in cucina per la colazione; ed a loro si aggiunsero Tano ed Andrea.
-Joaquin, perché non vai in camera a prendere lo zaino?- gli disse il padre.
-Va bene, però mi porti tu a scuola?-
-Certo, però prima fatti da un bacio. Figlio mio, ricordati che papà ti vorrà sempre bene.-
-Me lo ricorderò papà.- disse il piccolo per poi dirigersi in camera sua.-
-Sei pronto?- disse Ana al marito.
-Si.- rispose lui.
-Pronto per cosa?- chiese Andrea.
-Per andare a dire tutto quello che sappiamo alla polizia su Astor Monserrat.-

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Capitolo 5
*** Il coraggio di non aver paura ***


… -Sei pronto?- disse Ana al marito.
-Si.- rispose lui.
-Pronto per cosa?- chiese Andrea.
-Per andare a dire tutto quello che sappiamo alla polizia su Astor Monserrat.- …

 
-Andrea, non guardarmi con quella faccia! Dovevo parlargli, dovevo farlo.-
-Ana, ma ti rendi conto? Come puoi fidarti di lui, di Dante, dopo quello che hanno fatto?-
-Forse perché sono stati costretti o ricattati da qualcuno.-
-No, tu non stai ragionando, non sei lucida abbastanza per capire come stanno le cose.-
-Io sono lucida. Se non mi fossi fidata di lui non lo avrei mai sposato, che dici?-
-Ma non sapevi chi era!-
-Andrea, io ho deciso, so quello che devo fare. Ho parlato a lungo con lui e credimi non è un mostro come lo abbiamo dipinto.-
-No, hai ragione, non è un mostro. È solo un criminale che uccide le persone!- esclamò Andrea, mentre Joaquin si avvicinò al padre.
 -Che succede? Chi è che uccide le persone papà?- disse il piccolo andando in braccio al padre.
-La paura. La paura fa fare gesti impensati e non sempre si può riparare agli errori commessi.-
-E tu hai paura?-
-Ora no, e sai perché?- Joaquin fece di no con la testa. –Perché ci sei tu.-
-Ora andiamo papà, dobbiamo andare a scuola.-
-Si, ti accompagno.-
-Tu non ti muovi da questa stanza senza di noi.- esclamò arrabbiato Tano.
-Ma che hai contro papà?-
-Nulla.- Ripose Tano con tono calmo. –Voglio solo accompagnarti anche io a scuola.-
-No, oggi ci vado con mamma e papà e nessun altro.-
-Va bene.- disse Ana. –Noi possiamo sempre vederci dopo, all’entrata del parco.-
-Sicura?- le chiese Tano.
-Si sicura, tranquilli. Pronto Joaquin?- Lui annuì. –Allora andiamo.-
Joaquin uscì con i genitori, mentre Dante, Tano ed Andrea rimasero a casa.
-Dante, ora tu mi dici cosa c’è sotto quest’improvviso cambiamento in persone tanto buone.-
-Niente. Siamo solo stanchi di una vita fatta di bugie, piena di sotto e fuggi e di paura. Basta essere ricattati.-
-E dammi un motivo valido per cui dovrei crederti e non ucciderti.-
-Non so cosa debba dirti perché tu mi creda, e se vuoi uccidermi a questo punto mi fai solo un gran favore. Finalmente lascio questa vita che non mi appartiene e che mi rovina da anni. Magari se potessi posticipare il mio omicidio dopo la confessione alla polizia, Astor avrebbe più possibilità di finire in galera, poi è una tua scelta.-
-E va bene, ti credo, ma se provi a fare qualche scherzo, ti uccido con le mie mani.- Dante annuì.
-Ora andiamo al parco, aspetteremo lì Ana e Nicolas.- disse Andrea, mentre sparecchiava la tavola.
Intanto Nicolas e la moglie dopo aver portato il figlio a scuola, si ritrovarono con gli amici ed andarono dalla polizia, dove all’entrata incontrarono Bautista, Fabio, Pascale e Martin.
-Tano, che ci fai qui?- disse Bautista.
-È una lunga storia, e credo che sia il caso che tutti voi l’ascoltiate.-
-Che vuoi dire?-
-Io sono la figlia di Astor Monserrat.- disse Ana. –Loro sono mio marito, Nicolas Duarte, un amico Dante Mansilla. Insieme siamo pronti per testimoniare contro mio padre e per liberare Juliana Miguez e tutte le ragazze che sono nella sua situazione.-
-Che vuole dire signora Duarte?- disse Pascale.
-C’è un luogo dove possiamo parlare tutti insieme e spiegare come stanno le cose?- chiese la ragazza.
-Si certo, possiamo andare nel mio ufficio, prego.- disse Pascale mostrando il suo ufficio. –Allora, chi è vuole spiegarmi cosa sta accadendo?-
-Io.- rispose Nicolas. –Ana, se tu non te la senti puoi uscire, ti capirò, non importa del patto che abbiamo fatto.-
-No, voglio rimanere.- rispose la moglie, stringendo forte la mano del marito.
-Penso che sappiamo tutti chi sia Astor Monserrat.- continuò Nicolas. –Io e Dante possiamo fornirvi tutte le prove che volete per incastrare lui e distruggere tutta l’organizzazione che gestisce da anni.-
-E quali prove potete fornirci? Come fate ad essere in possesso di queste e soprattutto voi come fate a sapere tutte queste cose?-
-Una domanda alla volta. Allora, le prove che possiamo fornirvi sono documenti, conto correnti e nomi di persone corrotte.-
-E come potreste farcele avere?- chiese Martin.
-Iniziamo dal principio. Circa 13 anni fa, ho scoperto chi era in realtà Astor. A Dante essendo un mio amico fraterno, ho raccontato tutto, però Monserrat mi ha scoperto e ci ha ricattato, o entravamo in affari con lui o la nostra morte.-
-Abbiamo avuto paura, eravamo poco più diciassettenni e non sapevamo che fare.- continuò Dante. –Eravamo spaventati, e non ci abbiamo pensato due volte ad accettare la proposta di entrare in affari con lui. Eravamo in grado di intendere e di volere perfettamente in cosa consistevano i suoi lavori, con il tempo potevamo metterci contro di lui, ma non è stato facile. Una volta dentro è difficile uscirne.-
-E voi cosa volete in cambio?- chiese Fabio.
-Protezione per la mia famiglia e per Dante.-
-Questo è da valutarsi in altre sedi.- disse Pascale
-Bhè, allora non c’è motivo di stare qui.- rispose Dante
-Avete portato le prove di cui voi siete a conoscenza?- continuò a dire Pascale
-No.- rispose Nicolas
-Ed allora come pretendiate che vi possiamo credere?-
-Potrei dirvi dove di trova Juliana Miguez.-
-Voi sapete dove si trova!-
-Forse.- continuò Dante.
-Va bene, vi do la mia parola che da oggi stesso avrete una scorta, sarete protetti, ma ora ditemi dove si trova la ragazza.-
-In un locale, il “Blue gardern”, lo conosce.-
-No, ma non ci vuole niente a trovarlo. Finalmente possiamo liberarla.- esclamò Bautista.
-No.- rispose Nicolas. –Non oggi. Oggi nel locale ci sono troppe persone, troppe ragazze non conviene intervenire ora. C’è troppo movimento, ed è facile che le persone coinvolte scappino indisturbati. Quel locale ha troppe vie d’uscite segrete, uscite immaginabili e voi fareste come si dice, un buco nell’acqua.-
-Ma lei lo sa come sono trattate queste ragazze? Sa che ci è arrivato un video in cui Juliana non era messa bene?-
-E come Juliana anche altre ragazze sono trattate in quel modo.- affermò Martin.
-Potete stare tranquilli. Questa notte sono andato da Juliana e mi sono assicurato che stesse bene, portandole dei vestiti e del cibo. Spero solo che non l’abbiamo scoperta, altrimenti finirà male.-
-Che vuole dire signor Duarte?- chiese Fabio.
-Vuole dire che potrebbe morire, e lo stesso io e Dante. Mettiamo il caso che le guardie delle camere scoprono chi è stato ad aiutarla, non uccidono solo lei, ma uccidono anche noi.- ripose Nicolas.
-Il fatto è che ci servono queste prove. Senza non se ne fa nulla.-
-Possiamo recuperarle e portarle questo pomeriggio.-
-Ed in che modo pensa di recuperarle?-
-Tramite una persona che pensavo di non mettere in mezzo a questa storia.-
-Non dirmi che stai pensando a Joaquin!- esclamò Ana.
-Si.- rispose il marito.
-Chi è Joaquin?- chiese Martin.
-Nostro figlio.- rispose Ana.
-Mi spiega in cosa consiste il suo piano Duarte?-
-Si procuratore. Io potrei andare alla tenuta di Astor con Ana e Joaquin. Lui ha un debole per il nonno. Mentre siamo lì, posso recuperare tutti i documenti che ci servono e poi venire qui.-
-Va bene.- rispose Pascale.
-Ma tutto questo ha un prezzo, si ricordi. Un prezzo che si chiama protezione per tutti.- disse Nicolas.
-Si, faccio subito la richiesta e da questo pomeriggio sarete sotto scorta. Anche se la legge prevede che…-
-Cosa prevede?- chiese Dante.
-Per questa notte voi due signori, dovrete rimanere in cella.-
-Se questo serve per mettere fine a questa situazione, siamo disposti a tutto.- rispose Nicolas.
-Allora ci vediamo questo pomeriggio alle 17.- continuò Pascale.
-Possiamo fare alle 18? Mio figlio esce da scuola alle 16 e ci vuole il suo tempo per andare alla tenuta, recuperare i documenti, venire qui. Le ricordo che non è facile e potrebbe voleri anche più tempo.-
-Vada per le 18. Vi aspetto.-
-Bene, grazie procuratore. Ah, un ultima cosa, se sente la signora Soler, le dica che…-
-Guardi, se vuole ci può parlare lei, è qui fuori.- lo interruppe Pascale.
-Grazie. Arrivederci.- disse Nicolas, mentre usciva con la moglie e Dante, al contrario di Tano ed Andrea che rimasero in quella stanza.
-Bautista, ti va di seguire con molta discrezione Nicolas e sua moglie?- disse Pascale.
-A me sono sembrati molto sinceri, non c’è alcun motivo per dubitare.- affermò Fabio.
-Si, anche io credo nella loro sincerità, ma le precauzioni non sono mai troppe.- continuò Pascale.
-Tranquillo, ci penso io.-
-E questa notte qualcuno dovrebbe rimanere a casa della donna, in quanto sola non vorrei che con la scorta si sentisse a disagio.-
-Posso rimanerci io.- disse subito Bautista.-
-Mi aggiungo a te.- rispose Andrea. –Io sono molto amica di Ana e Tano non ha problemi a fermarsi per la notte, vero?
-Si, certo, non c’è problema. E poi c’è anche Bautista e non daremo fastidio a voi donne.-
-Bene.- disse Pascale.
Nel frattempo tre persone erano accanto a Rosario.
-Signora, mi perdoni per tutto.- iniziò a dire Nicolas.
-Ci conosciamo?- chiede la donna.
-No, ma conosco Juliana. Io sono un mostro. Sono un complice della persona che l’ha rapita.-
-Cosa? Come! La mia piccola! Dimmi dove si trova!-
-Aspetti signora. Io ho già parlato con Pascale. Presto verrà liberata, però ho un messaggio per lei. Sua figlia sta bene e mi ha detto di dirle che le vuole bene e che due persone l’hanno aiutata ad uscire dalla vita schifosa che svolge.-
-Lei come fa a sapere tutte queste cose?-
-Le prometto che un giorno le racconterò tutto, ma ora devo andare. Mi dispiace signora, mi perdoni se mai potrà farlo. Arrivederci.- Disse l’uomo per dirigersi fuori con l’amico e la moglie.
-Ora che facciamo?- chiese Ana.
-Niente.- rispose il marito. Andiamo a casa, poi ci muoviamo per andare a prendere Joaquin e ci dirigiamo insieme alla tenuta.- La moglie annuì. –Ana, mi perdoni per tutto questo? Non ti meritavi né questa vita, né un marito così.-
-Non sarei qui se non ti avessi perdonato.-
-Anche io devo chiederti scusa.- disse Dante.
-Basta, veramente. Ora pensiamo a salvare il salvabile e speriamo che questa storia finisca presto. Credetemi, voi non siete gli unici a stare male.-
-Ana, restane fuori, è meglio per te.-
-No, mio padre è un criminale. Non capisco perché la sua mente lo spinge a tanta crudeltà, ed io voglio fermarlo.- Nicolas abbracciò forte la moglie, che stava iniziando a piangere.
-Ora andiamo a casa. Sarà un pomeriggio molto faticoso.- la ragazza annuì.
Le ore passavano molto lentamente. A casa regnava solo il silenzio. Un silenzio molto fastidioso. Mai era successa una cosa del genere. 
In quel silenzio l’unico rumore che si sentiva, erano le lacrime di Ana.
Non voleva piangere, il padre non si meritava le sue lacrime, ma non riusciva a frenare il pianto. Però non era sola. Il marito non si allontanò mai da lei, ma cercava di dargli tutto il coraggio e la forza di cui avrebbe avuto bisogno per affrontare la vita d’ora in poi.
Il pomeriggio, alle 15:40 Nicolas ed Ana andarono a prendere il figlio a scuola, mentre Dante decise di andare dalla polizia, tanto non aveva nulla da fare, e per di più quel luogo in quel momento era il più sicuro dove stare.
A scuola, poco prima che il bambino uscisse, Ana vide Bautista.
-Hai finito di seguirci o il pedinamento continua?-
-Ana! Non sono stato molto discreto.-
-No, per niente.-
-Comunque stiamo andando alla tenuta, e se continui a pedinarci come hai fatto fino ad ora, scopriranno te, noi e quello che vogliamo fare.-
-Torno in procura, ma voi cercate di stare attenti.-
-Non preoccuparti, torneremo sani e salvi. Vivo da 28 anni, non voglio morire ora.-
-A dopo.-
-A dopo Bautista.- rispose Ana. –Ecco Joaquin.-
-Piccolo mio, hai visto che ho mantenuto la promessa?- Il figlio lo abbracciò. –Ora c’è un’altra sorpresa. Andiamo tutti dal nonno. Contento?-
-Si papà. Grazie.- disse dandogli un bacio.
-Ed a mamma non dai neanche un bacio?- disse Ana facendo finta di essere offesa.
-Certo, un bacio anche a te. Ora andiamo.-
Dopo 10 minuti arrivarono tutti quanti alla tenuta.
-E voi cosa ci fate qui?- chiese Nacha quando li vide.
-Come cosa ci facciamo qui?- chiese Joaquin. –Sono venuto a trovare i nonni.
-Ed allora vieni dentro, facciamo merenda insieme, vuoi?-
-Certo! E nonno?-
-È dentro, nel suo studio. Vai a chiamarlo.- Il piccolo corse nello studio del nonno, mentre gli altri si accomodarono nel salone. Neanche due minuti ed in quella stanza arrivarono Astor ed il nipote.
Ana per un momento aveva perso la condizione del tempo e dello spazio; si era ritrovata davanti a suo padre, e per la prima volta guardandolo negli occhi provò solo odio.
Fu difficile per lei, ma cercò di mantenere la calma, ne valeva la vita delle persone che erano in quella stanza.
Dopo un bel po’ di tempo, Nicolas con la scusa di andare in bagno, frugò nello studio del suocero, cercando di prendere possesso di tutti i documenti che potevano incastrarlo.
Ma evidentemente non fu abbastanza discreto.
 
-Nicolas, che stai facendo con le mani nei miei documenti?- disse Astor chiudendo la porta del suo studio.

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Capitolo 6
*** Le persone possono pentirsi veramente ***


Ana per un momento aveva perso la condizione del tempo e dello spazio; si era ritrovata davanti a suo padre, e per la prima volta guardandolo negli occhi provò solo odio.
Fu difficile per lei, ma cercò di mantenere la calma, ne valeva la vita delle persone che erano in quella stanza.
Dopo un bel po’ di tempo, Nicolas con la scusa di andare in bagno, frugò nello studio del suocero, cercando di prendere possesso di tutti i documenti che potevano incastrarlo.
Ma evidentemente non fu abbastanza discreto.
 
-Nicolas, che stai facendo con le mani nei miei documenti?- disse Astor chiudendo la porta del suo studio.

 


-Astor!- esclamò l’uomo spaventato.
-Ti spaventi per così poco, Nicolas? Allora, mi vuoi dire cosa ci fai qui come un ladro e con le mani nei miei documenti?
-Guarda che non ti sto rubando nulla.- Disse l’uomo cercando di prendere tempo per poter inventare una scusa credibile e nascondendo i documenti che affermavano la sua losca attività.
-So che non mi ruberesti nulla, ma ancora non mi hai risposto, che stai facendo qui?-
-Beh, a casa ho trovato dei documenti, ma su 10 fogli, me ne ritrovo solo 6, e quindi pensavo che potessero essermi caduti qui dalla cartellina che avevo poggiato sulla tua scrivania ieri sera.-
-Ed a quali documenti ti riferisci?- chiese Astor.
-A questi.- Rispose Nicoals, mostrandogli alcuni documenti, che effettivamente erano formati da 10 pagine.
-E tu, tu, vuoi fare sempre il perfettino.- Astor iniziava a notare che qualcosa non andava in Nicolas. –E Dante dove lo hai lasciato?-
-Al locale. Sta controllando le ragazze per questa sera.- Disse inventando un’altra bugia.
-Bene, meglio così.- Disse Astor dirigendosi verso la porta. Ma una volta arrivato lì si girò di scatto per dire un’ultima cosa all’uomo che aveva davanti. –Nicolas, tu sai bene che se cercheresti di fregami, la mia vendetta non ricadrà su di te, non ti ucciderò, né cercherò di mandarti in carcere; mi vendicherò su quello a cui tieni di più, mi vendicherò su Ana, facendola entrare nel nostro giro. Lo sai, vero?-
-Astor, mi meraviglio di te, sono anni che lavoriamo insieme e non mi capacito di come tu possa dirmi questo. Ho giurato di non tradirti, ma ad una sola condizione, che Ana non avrebbe mai saputo nulla di tutto questo, restandone fuori. E mi sembra di aver rispettato il nostro patto.
-Tu pensa a non prendermi in giro, che di Ana me ne occupo io.-
-Non ti sei mai occupato di lei in tutti questi anni, vuoi iniziare ora? Ripeto, lascia fuori Ana da tutto questo o non ci penserò su ad ucciderti.- disse Nicolas arrabbiato.
-Come ti scaldi facilmente. Non ti ho fatto nulla. Stai attento. Comunque prendi pure i documenti che ti servono.-
-Grazie.- rispose Nicolas seccato ed Astor andò via. Nicolas era riuscito a non farsi scoprire, stava rischiando grosso, ma doveva almeno fare un tentativo. Una volta presi tutti i documenti e conservati in una cartellina, andò nel salone; ma lì non tutto andò come previsto.
Astor aveva ricevuto una visita importante. Era andato a trovarlo un socio dell’organizzazione. Anche lui era una specie di “zio” per Ana, che l’aveva vista crescere. E se lei prima provava un sentimento di affetto ora provava solo odio e disprezzo, come per il padre. Solo che da un genitore ti aspetti il meglio e mai il peggio […]
 
-Ana, perché non rimanete per cena. Lucas ci tiene.-
-No, papà veramente siamo solo passati perché Joaquin ci teneva. Ma ora torniamo a casa.-
-E dai, rimani.- cercò di incoraggiarla Lucas.
-No, non insistete. Se non dovessi ritornare a casa per far studiare Joaquin, avrei già accettato.-
-Allora rimani tu Nicolas.- disse Astor. –Hai lasciato Ana da sola ieri sera, puoi farlo anche ora, o ti dispiace?- Ecco, questa volta Nicolas era veramente fregato, non poteva rifiutare l’invito del genero. Però esistono quelle persone impensate che nella loro innocenza riescono a portarti in salvo.-
-No nonno. Basta con papà.- Iniziò a dire Joaquin. –Sta sempre da te perché lavorate, ed io non lo vedo mai. Oggi mi ha promesso che sarebbe stato con me, e mi avrebbe aiutato anche a fare i compiti. Non può tornare domani? Per favore nonno!- esclamò il piccolo con aria molto triste.
-Va bene. Solo perché devi fare i compiti.- rispose Astor.
-Noi andiamo, papà.- disse Ana, anche se quella parola le costava molto pronunciarla.
-Ci vediamo domani mattina.- La ragazza annuì.
-Salutami nonna.- disse il piccolo.-
-Va bene Joaquin. Ciao.-
 
Una volta usciti, la piccola famiglia entrò in macchina e quando Joaquin vide che erano lontani dalla tenuta, parlò con i genitori.
 
-Papà, io ho capito che mi state nascondendo qualcosa, non è normale che mi portiate da nonno senza chiederlo. So che non devo intromettermi nei datti degli adulti, però davvero non potete dirmi niente?-
-Se ti dicessi che non potresti più vedere il nonno, non ci resteresti male?-
-Perché non dovrei vederlo più? Cosa ha fatto? È buono  con me.-
-Lo so che tu gli vuoi bene, ma ci sono delle cosa che ora non posso dirti e con il tempo le capirai ed accetterai.-
-Papà…-
-Joaquin, io ti dico la verità, ma tu non devi parlarne con nessuno. Io mi fido di te e tu devi mantenere il segreto. Solo così io posso continuare a fidarmi di te.-
-Va bene, mamma.-
-Papà ha ragione, non posso dirti quello che sta succedendo, non lo capiresti e sarebbe troppo complicato da spiegare ad un bambino, ma devi sapere che molto probabilmente non vedrai più il nonno. Questa è stata l’ultima volta.-
-Ma perché voglio sapere!-
-Non insistere, non potresti capire. Diciamo che il nonno ha fatto delle azioni che non doveva fare.-
-Avete litigato?-
-No, non abbiamo litigato. Ma è meglio se per un po’ di tempo stiamo lontani così capisce dove ha sbagliato con noi.-
-Ed ora dove andiamo?-
-Devo andare a trovare un mio amico che lavora in Procura.-
-Ed io dove sto?-
-Vieni con me. Lì c’è anche Andrea e state insieme.-
-Va bene. E Tano c’è anche? Con lui è più bello giocare. Andrea perde subito, qualsiasi gioco facciamo insieme.-
-Tranquillo piccolo, vorrà dire che giocherai con Tano ed Andrea farà il tifo per te.-
 
Detto questo, Andarono in Procura. Arrivarono in ritardo rispetto all’appuntamento. Avevano solo 35 minuti di ritardo […]
 
-Stavo venendo a cerarla personalmente signor Duarte.- disse Pascale appena Nicolas e la moglie entrarono nel suo ufficio.
-Beh, mi scusi se ho rischiato di essere scoperto ed ucciso da Astor per portarle le prove della sua colpevolezza.- disse Nicolas posando sulla scrivana dl fiscale una cartellina con dei documenti.- Disse Nicolas, quasi infastidito, mentre in realtà era solo molto preoccupato e cercava di nascondere con il suo freddo carattere le emozioni che provava in quel momento.
-Mi scusi signor Duarte, sono solo un po’ nervoso per tutto questo. Sa da quanto tempo cerchiamo di incastrare Astor? Non siamo mai riusciti ad arrivare ad un colpevole.-
-Beh, qui può trovare quello che le avevo promesso, tutti i traffici di Astor, nomi di persone corrotte con cui faceva affari, nomi che non si aspettava di dover leggere un giorno, conto correnti, varie documentazioni, atti scritti di ragazze vendute. Avrà molto da leggere, è sicuro di avere tanto tempo a disposizione?-
-Possiamo semplificare la lettura di queste carte con una vostra confessione partendo dal principio. Questa notte siete nostri ospiti, e sono sicuro che insieme a Mansilla, Pontevera e Rinaldi, passeremo un’ottima serata.-
-Non ne dubito.- rispose Nicolas fissandolo negli occhi. –Posso almeno salutare mia moglie e mio figlio?-
-Si, certo, ha cinque minuti dopodichè iniziamo.-
-Grazie.- Disse l’uomo uscendo dall’ufficio. –Ana, eccoti.-
-Allora?-
-Questa notte devo rimanere qui.-
-Mi fermo anche io.-
-No, tu devi tornare a casa, devi occuparti di Joaquin, deve stare bene.-
-Ma non voglio abbandonarti. Non posso.-
-Ana, va tutto bene. E poi non ti fa bene stare qui, lo sai bene, anche se vuoi fare la ragazza forte e dura. Credimi, torna a casa, ti riposi e cerchi di non pensare a questa storia e ti giuro che appena tutto questo finirà andremo via da questa città così piena di orridi ricordi. Torna a casa, e se vuoi proprio vuoi fare qualcosa, parla con quelli della fondazione, quelli che possono aiutare Juliana, perché se tutto andrà bene, molte ragazze verranno liberate, e la maggior parte non ha un posto dove stare.-
-Vado subito. -
-Aspetta, Joaquin dov’è?-
-È con Andrea.-
-Stai attento a lui, io vado a fare il mio dovere.-
-A domani amore mio.-
-A domani Ana.- disse Nicolas guardando la moglie andare via. Tornato dentro, Pascale iniziò l’interrogatorio. Stava ricevendo moltissime informazioni utili per lo scioglimento dell’organizzazione. Nicolas e Dante erano stati di parola, nessuno poteva crederci. Dei criminali che si pentono, confessando ogni cosa, non accade spesso. […]
Intanto, Ana insieme a Bautista andarono alla fondazione, mentre Joaquin tornò a casa con Andrea e Tano.
Arrivati alla fondazione Ana non poteva credere a quello che stava vedendo. Tantissime ragazze che erano riuscite a scappare da una vita a cui venivano costrette dal padre.
Si vergognava a stare lì. Però se c’era andata era solo per migliorare il futuro di altre ragazze ed impedire che altrettante passino per quella vita. E se non fosse stata per Nicolas che l’ha sempre protetta anche lei avrebbe avuto una vita da schifo.
Quello che più la colpì fu una bambina. Si chiamava Emma, era la nipote di Bautista, la figlia di suo fratello, di 10 anni. Stava parlando con alcune ragazze di cartoni animati, di principesse, di tutto quello che sogna una bambina della sua età, e ad un tratto la piccola fece una battuta e le giovani donne ridevano spensierate.
Ridere. Era di quello che avevano bisogno, risate, spensieratezza, divertimento. Dimenticarsi di chi erano dovute essere, votare pagina ed iniziare a scrivere un nuovo capitolo della loro vita.
 
-Emma!- esclamò Bautista.
-Zio, sei arrivato.- disse la piccola andandogli incontro.
-Dov’è papà?-
-Nell’altra stanza, vado a chiamarlo?-
-No, tu continua pure la tua discussione con Isolinda e Marina.-
-A dopo zio.- disse Emma scappando di nuovo dalle sue amiche.
-Che carina tua nipote.- disse Ana seguendo Bautista che cercava il fratello.
-Si, lei è un po’ l’anima di questo posto. Anche se non è in grado di capire fino in fondo quelle che accade a queste donne, sa che hanno sofferto e che ora hanno bisogno di iniziare a vivere di nuovo.-
-E lei riesce ad aiutarle. È un angelo.-
-Si.- dopo un breve attimo di silenzio. –Octavio, eccoti. Ti disturbo o posso parlarti?-
-No, puoi entrare. Sono con Ines.- rispose il fratello.
-Ciao Ines.- disse Bautista. –Lei è Ana.-
-Ciao.- rispose Ines.
-Senti, noi siamo qua perché dovremmo chiedervi un piccolo aiuto, ma la questione è lunga e complicata, potete darci una mano?-
-Non capisco.- rispose Octavio.
-Posso sedermi?- chiese Ana ed Octavio fece cenno di si.
-Allora, innanzi tutto vi chiedo scusa per essere arrivata così all’improvviso. Io sono Ana. Ana Monserrat. So che state pensando, e se vi chiedete se io sono la figlia, la risposa è si. Io non ho mai saputo chi era mio padre, l’ho scoperto da poco, ed ho deciso di mettermi contro di lui, insieme a mio marito ed il suo migliore amico, che tra l’altro sono i sui bracci destri se così vogliamo chiamarli.-
-E noi cosa centriamo in tutto questo?- chiese Octavio.
-Mio marito e Dante, il suo amico, sono da Pascale, il procuratore per dire tutto quello che sanno e presto verranno liberate moltissime ragazze, tra cui Juliana Miguez. Le ragazze sono tante e non hanno un posto dove stare, per questo sono qui, per chiedervi una mano, se potreste ospitarle. Io comunque sono a vostra completa disposizione per qualunque cosa vi serva.-
-Eh… si, noi siamo a disposizione per le ragazze, ma non ci stai prendendo in giro, vero?- disse Octavio.
-No, puoi stare tranquillo. Sto collaborando anche io con Fabio, Pascale, Martin e stiamo cercando di incastrare Monserrat e liberare le ragazze, ma l’organizzazione è grande, e non è facile.- rispose Bautista.
-Va bene, noi siamo qui.-
-Graze.- rispose Ana.
-Ma Juliana come sta?- chiese Ines.
-Come tutte le altre, purtroppo mio… mio padre, quell’uomo, li obbliga a stare in posti impensabili, però mio marito è andato a trovarla e sembra stia bene.-
-Ana, non addossarti colpe che non hai.- disse Ocatvio.
-È quello che mi dite tutti, ma non ci riesco.-
-Devi riuscirci. Vedrai che questa storia, per quanto possa farti male un giorno finirà e sarà solo un ricordo amaro.-
-Lo so, solo che ora sento un nodo in gola, mi sento colpevole per tutto, per non essermi accorta prima di quello che accadeva.-
-Basta Ana.- la fermò Bautista. -Torniamo a casa, Joaquin ti starà aspettando.-
-Hai ragione.-
-E chi è Joaquin?- chiese Ines.
-È mio figlio.- disse con gli occhi che le luccicavano.
-Quando vuoi venire la porta qui per te è sempre aperta.-
-Grazie a tutti.-
-Octavio, Ines, scappo, sono la guardia di Ana. Ah, ecco, Augustina è qui?-
-Si, stava parlando con una ragazza.- rispose Octavio.
-Allora datele un bacio da parte mia. Ciao.-
-Ciao.- rispose Ines.

Ana e Bautista, dopo essere stati alla fondazione, tornarono a casa.
La donna aveva un pensiero fisso, il marito e cercava di distrarsi stando con il figlio, ma non ci riuscì perché Nicolas era nella sua mente. In quel momento aveva dimostrato di avere un grande coraggio, non soltanto per lui stesso, ma anche per la sua famiglia.
Anche se non ne avevano parlato, sapevano bene che tutta questa storia poteva finire male, molto male.
La serata anche se triste, passò. Ana mise a letto il figlio, preparò i letti per i suoi amici e quando tutti stavano dormendo, si sdraiò sul divano del salone, chiuse gli occhi e cercò di distrarsi da tutto quello che stava accadendo.
Bautista, che si era alzato per prendersi un bicchiere d’acqua, la notò. Le lacrime le rigavano il viso. Si avvicinò a lei ed iniziò a parlarle.
 
-Perché piangi?-
-Bautista, che ci fai qui?-
-Non importa. Io devo assicurarmi che tu stia bene.-
-Ma sto bene, tranquillo.-
-E perché piangi?-
-Vorrei non farlo, Astor non si merita le mie lacrime, ma non posso farci nulla.-
-Che dici se ora cerchi di riposarti un pò? Vai a dormire.-
-Si, vado.- disse alzandosi.
-Ti accompagno.- rispose Bautista prendendole la mano. Erano soli, lui si trovava davanti una donna la cui bellezza l’aveva colpito, il suo modo di affrontare la vita, e senza pensare alle conseguenze, le diede un bacio appassionato che lei ricambiò
subito…

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Capitolo 7
*** Verso la fine ***


Ana e Bautista, dopo essere stati alla fondazione, tornarono a casa.
La donna aveva un pensiero fisso, il marito e cercava di distrarsi stando con il figlio, ma non ci riuscì perché Nicolas era nella sua mente. In quel momento aveva dimostrato di avere un grande coraggio, non soltanto per lui stesso, ma anche per la sua famiglia.
Anche se non ne avevano parlato, sapevano bene che tutta questa storia poteva finire male, molto male.
La serata anche se triste, passò. Ana mise a letto il figlio, preparò i letti per i suoi amici e quando tutti stavano dormendo, si sdraiò sul divano del salone, chiuse gli occhi e cercò di distrarsi da tutto quello che stava accadendo.
Bautista, che si era alzato per prendersi un bicchiere d’acqua, la notò. Le lacrime le rigavano il viso. Si avvicinò a lei ed iniziò a parlarle.
 
-Perché piangi?-
-Bautista, che ci fai qui?-
-Non importa. Io devo assicurarmi che tu stia bene.-
-Ma sto bene, tranquillo.-
-E perché piangi?-
-Vorrei non farlo, Astor non si merita le mie lacrime, ma non posso farci nulla.-
-Che dici se ora cerchi di riposarti un pò? Vai a dormire.-
-Si, vado.- disse alzandosi.
-Ti accompagno.- rispose Bautista prendendole la mano. Erano soli, lui si trovava davanti una donna la cui bellezza l’aveva colpito, il suo modo di affrontare la vita, e senza pensare alle conseguenze, le diede un bacio appassionato che lei ricambiò subito…

 

Ana in un primo momento ricambiò il bacio. Ma quasi subito si accorse che l’uomo che stava baciando non era il suo.
 
-Scusami!- disse la ragazza liberandosi dalle braccia di quell’uomo. –Non dovevo baciarti.-
-No, la colpa è mia, scusami tu.-
-Non importa, veramente.-
-Accetti almeno le mie scuse?-
-Si certo, anche se non serve. Abbiamo sbagliato entrambi.-
-Ad essere sincero, ho approfittato della situazione, perché…- La voce di Bautista divenne instabile, insicura.
-Perché? Che vuoi dire?-
-Perché mi piaci Ana. Provo qualcosa per te.- disse l’uomo tenendole la mano.
-Bautista, io ti ringrazio per tutto quello che stai facendo per me, per Nicolas, ma io continuo ad essere innamorata di mio marito. Nonostante quello che ha fatto, io l’ho perdonato, non lo lascerò, soprattutto ora che ha bisogno del mio aiuto. Del nostro aiuto.- aggiunse la donna dopo un breve attimo di silenzio.
-Lo so Ana, lo so. So quanto sei innamorata di lui, ma so anche che fra noi non può esserci più un’amicizia. Per questo ti ho baciato. Resta il fatto però che ho sbagliato. Non avrei dovuto.-
-Ho sbagliato anche io. Forse ho continuato perché in fondo sei un bell’uomo, ma…-
-Non parliamone più.-
-Va bene, hai ragione. Dimentichiamo il bacio.- Bautista annuì un po’ amareggiato. –Buona notte.- disse per finire il dialogo Ana.
-Buona notte.-
 
Ana andò in camera da letto, ma non riuscì a dormire tranquillamente, passò la notte svegliandosi in continuazione, facendo incubi che talvolta sembravano reali.
Bautista invece tornò nella camera che gli era stata data per passare la notte, si stese sul letto e ripenso al suo primo ed ultimo bacio che ebbe con Ana finchè il sonno non prese possesso del suo corpo e si addormentò passando una notte tranquilla.
La mattina seguente la donna si alzò presto come tutti i giorni. D’altronde non aveva niente di meglio da fare, che stare nel letto a tormentarsi.
Verso le 07.00 Andrea e Tano la raggiunsero in cucina per la colazione. Dopo aver parlato del più e del meno e fatto colazione Ana raccontò l’episodio che si era verificato la sera prima nel salone.
Disse che Bautista l’aveva baciata e che all’inizio non l’aveva rifiutato.
Andrea ed il fidanzato in un primo momento rimasero sorpresi, ma capirono subito che quel bacio non aveva alcun significato. Era solo un errore dettato dalla stanchezza e dalla preoccupazione che stava vivendo. L’amore per suo marito era troppo forte che niente e nessuno poteva dividerlo, ma solo unirli, ed era proprio quello che stava accadendo.
Nicolas anche se era il braccio destro di Monserrat, non era un motivo di allontanamento della moglie; anzi grazie a lei era riuscito a passare dall’altro lato della banda, diventando così un collaboratore di giustizia.
A loro si aggiunse Joaquin, che dopo aver fatto colazione, insieme alla madre ed i suoi amici, lo accompagnarono a scuola.
 
-Ma Bautista dov’è?- chiese Tano.
-Dopo ieri sera non l’ho più visto. Forse sarà ancora in camera sua.-
-Sono arrivato Ana.- disse Bautista arrivando già pronto per uscire.
-Non fai colazione?-
-Non ho fame.-
-Ben, allora andiamo.- rispose Andrea.
 
Tutti quanti dopo essere stati ad accompagnare Joaquin a scuola, andarono in Procura.
Ana andò subito nella stanza dove la sera prima aveva lasciato il marito.
Era seduto vicino una scrivania, a bere l’ennesimo caffè, a giudicare da tutti i bicchieri che c’erano lì.
Bussò alla porta, aspettò il permesso per entrare e quando sentì qualcuno pronunciare la parola “Avanti”, lei entrò insieme agli altri.
 
-Buongiorno a tutti.-
-Ana!- esclamò subito Nicolas.
-Com’è andata?-
-Bene. Ora finalmente la Procura è in possesso di tutte le prove per arrestare tuo… tuo padre.- disse Nicolas rendendosi conto che in fondo la persona che dovevano arrestare era quella che le aveva dato la vita.
-Tranquillo Nicolas. È giusto così, deve pagare e per quanto male mi possa fare, si merita di finire in carcere per il resto dei suoi giorni.-
-Scusate se magari interrompo questo momento.- iniziò a dire Pascale
-No, ci scusi lei procuratore.-
-Siete liberi, ma con la scorta, ed il signor Mansilla, per a durata dell’indagine risiederà nella vostra abitazione. Non è il caso che viva sotto lo stesso tetto del signor Monserrat.-
-Perfetto procuratore. Eh, senza una cosa, potrei andare a fare due passi fuori l’ufficio? Ho bisogno di sgranchirmi le gambe.- chiese Nicolas.
-Certo, io continuo a parlare con Bautista e Tano, ma non si allontani, deve firmare il verbale prima di andare.-
-Certamente. Dante, vieni con noi.- finì di dire Nicolas, prendendo per un braccio l’amico a prescindere dalla risposta che avrebbe ricevuto.
-Com’è andata la nottata?- chiese Ana.
-È stata molto lunga, ma ne è valsa veramente la pena. Stasera ci sarà una retata per chiudere il luogo dove stanno le ragazze e quindi saranno liberate. Tu hai parlato con i tuoi amici per fare avere un posto alle ragazze?-
-Si ieri, mi ha accompagnato Bautista. Ho spiegato al fratello ed alla cognata la situazione e sono disposti ad aiutarci. Sono felice all’idea di poter aiutare queste ragazze.-
-Bene, molto bene. Tu come stai?-
-Non lo so neanche io veramente…- Una voce fece interrompere il discorso tra Nicolas e la moglie. Era il procuratore.
-Signor Mansilla, Duarte, se venite a firmare il verbale, potete andare via.-
-Arriviamo.- disse Dante.
-Aspettami qui, non ci metto molto.- Infatti così fu. Dopo due minuti i due uomini erano già fuori con la scorta.
Decisero di andare direttamente a casa, e non parlarono lungo il cammino. Ma arrivati a casa, si chiusero nella loro camera. Volevano parlare, o meglio Nicolas voleva assicurarsi che la moglie era in buona forma dopo tutto quello che stava accadendo.
-Prima non hai potuto finire di rispondere alla mia domanda: come stai?-
-Non lo so Nicolas. Non so se essere felice per le ragazze, per mio padre che viene arrestato o essere triste proprio per questo, anche se mi ha voluto sempre bene. Non so cosa provare. Odio. Tristezza. Sollievo. Felicità. Non lo so. In questo momento non provo niente.-
-Non provi neanche amore per me?-
-No, quello lo provo sempre, non ho mai smesso di provarlo.- disse Ana baciandolo. –Però ho commesso un errore.- disse dopo il bacio.
-Che è successo? Cosa mai dovrei perdonarti? Tu sei l’unica innocente.-
-Beh, anche io ho delle colpe. Ieri sera ho baciato Bautista, perdonami.-
-Che… Che stai dicendo?-
-Scusami Nicolas, perdonami, ma non lo so. Eravamo in salone e non so neanche come è successo e perché l’ho baciato. Non dovevo, ma l’ho capito, veramente.-
-Ana, amore mio, tu mi hai perdonato colpe ben più gravi di un semplice bacio, che spero per te non sia significato nulla.-
-Certo, io amo te.-
-Non c’è nessun problema, non devo perdonarti un semplice gesto di debolezza.-
-Nicolas, lo sapevo che tu non eri uguale a mio padre, anche se per un momento l’ho pensato e ti ho odiato, ma in fondo avevo appena sentito che volevate uccidere Juliana.-
-Basta, pensa che ora verrà liberata e sciolta l’organizzazione. Saremo tutti liberi. Sta andando tutto bene, tra poco questa storia finirà.-
-E se non dovesse mai finire? Se qualcuno rimasse libero e ci seguirà?-
-Vuol dire che scapperemo. Andremo lontano, cambieremo città, il mondo è grande.-
-Ma io non voglio andare via da qui. La mia vita è iniziata qui, e sempre qui dovrà finire.-
-Allora non pensarci, pensa al presente, e le preoccupazioni riservale per il futuro. Ora godiamoci la nostra  vincita.-
-Si.-
Ana e Nicolas erano tornati quello che sono sempre stati, una coppia innamorata. La seconda vita di Nicoals non esisteva più oramai. La moglie l’aveva convinto a ritornare quello che era sempre stato, l’uomo di cui si era innamorata.
L’uomo dolce e passionale che l’ha protetta d tutto e da tutti.
La sera a casa di Duarte, oltre a tutte le persone che li scortavano, si aggiunsero anche Pontevedra e Pascale.
A raggiungerli all’ingresso dell’entrata principale fu Ana.
 
-Procuratore, Fabio, come mai qui?- chiese Ana.
-Sta per avere inizio l’operazione. Le ragazze presto saranno libere.-
-Bene, una buona notizia.-
-Ma non siamo soli.- aggiunse il procuratore. –Signora Soler?!- disse l’uomo, invitandola ad avanzare vicino a lui. –Ho pensato che questo è il posto migliore in cui la signora possa stare. Tra poco rivedrà sua figlia, e la ragazza sarà portata qui.-
-Ma certamente. Prego signora. Entrate. Accomodiamoci nel salone.- disse Ana, facendo entrare tutti in casa e poi chiuse la porta.
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Salve a tutti.
So di aver impiegato molto tempo nell'aggiornare la storia, ma il tempo a mia disposizione si è ridotto per scrivere, soprattutto da quando è iniziata la scuola. Non mi lascia spazio per altro. ( =S )
Ringrazio comunque tutte quelle persone che hanno usato un pò del loro tempo per leggere i miei capitoli, e chiedo scusa se questo non sarà lungo o soddisfacente.
Io come sempre cerco di fare del mio meglio per scrivere in modo corretto e coinvolgente.
Un bacio ed un saluto a tutti voi.
Eliessa.

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Capitolo 8
*** La fine di tutto ***


...-Procuratore, Fabio, come mai qui?- chiese Ana.
-Sta per avere inizio l’operazione. Le ragazze presto saranno libere. Volevo darle la notizia di persona. L’operazione è appena iniziata.-
-Bene, una buona notizia. La ringrazio per essere venuto fino a qui.-
-Ma non siamo soli.- aggiunse il procuratore. –Signora Soler?!- disse l’uomo, invitandola ad avanzare vicino a lui. –Ho pensato che questo è il posto migliore in cui la signora possa stare. Tra poco rivedrà sua figlia, e la ragazza sarà portata qui.-
-Ma certamente. Prego signora. Entrate. Accomodiamoci nel salone.- disse Ana, facendo entrare tutti in casa e poi chiuse la porta...




Appena raggiunsero il salone, Nicolas cambiò espressione nel vedere quella donna. Iniziò a diventare pallido, sapeva bene chi aveva davanti e non sapeva come reagire. Rimase immobile quando se la trovo di fronte. Rimase di pietra.
Fu la moglie che lo aiutò a parlare con lei. Lui e Dante dovevano darle qualche spiegazione, era il minimo.
 
-Nicolas, Dante, avete qualcosa da dire, giusto?- disse Ana.
-Si.- rispose il marito. –Inizio io. Signora Soler non so da dove iniziare. Forse è meglio se parto con il chiederle scusa. Le chiedo scusa per tutto quello che passato, per il dolore che ha provato per colpa nostra.- Disse indicando anche l’amico. –Se non vuole accettare le mie scuse la capirò perfettamente, in fondo per lei sono solo un crudele criminale.-
-No, non è così.- rispose la donna.-
-Aspetti, la prego, non ho finito. Ho sbagliato tutto, ho sbagliato ad accettare quella vita, ma le posso assicurare che a Juliana non ho mai fatto del male, non l’ho mai toccata, in nessun modo.-
-La colpa è anche mia.- continuò a dire Dante. –Astor mi ha obbligato nel rapire sua figlia. Sono stato io a rapirla ed a portarla al Blue Garden.-
-Io ho parlato con Pascale.- iniziò a dire la donna. –Ho capito la situazione e vi perdono per tutto. Per il dolore che ho provato, per la sofferenza nel vedere che mia figlia non era a casa… vi perdono. Non è stato facile vivere in questi mesi, ma non è stato altrettanto facile per voi, ne sono sicura, e soprattutto non dev’essere stato facile neanche per te.- disse indicando Ana e lei annuì.
-Mi perdoni, la prego. Non smetterò mai di chiederle perdono per tutta la vita. Non ho altro da dirle, se non chiederle perdono, a lei e sua figlia.-
-Io vi ho già perdonato, basta tormentarsi ora. Quello che è stato, è stato, ora bisogna guardare avanti.- Quando la donna finì la frase, squillo il telefonino di Pascale.
-Pronto. Si. Va bene, vi aspetto.-
-Che succede Pascale?- chiese Bautista un po’ preoccupato, come tutti gli altri che erano lì del resto.
-L’operazione è finita. Tutti i colpevoli sono stati arrestati e le ragazze liberate. Tra poco Juliana sarà qui.-
-La mia July.- esclamò tra le lacrime Rosario. –La mia bambina sarà qui!-
-Manca una persona però.- disse Ana sicura di se e senza esitazione.
-Chi?- chiese Andre
-Astor Monserrat.-
-Non si preoccupi.- disse Pascale. –Appena Juliana sarà qui, andrò in Procura, valuterò con estrema attenzione tutte le carte che gli uomini della poliziani porteranno e subito scatterà il suo arresto.-
-Spero che questo momento avvenga il prima possibile, così che il nostro Paese non si riempia di altre ragazze come Juliana.-
-Stia tranquilla.- cerò di rassicurarla Pascale.
-Per quanto riguarda voi, Duarte e Mansilla, ci sarà un processo, ma avrete tutte le attenuanti del caso.-
-Bene.- disse Dante. – Finalmente questa vita sta per finire, per sempre.- Dopo qualche minuti si sentì bussare alla porta. Era la polizia con Juliana. La prima persona che le buttò le braccia al collo fu la madre. Non riuscì a dirle nulla, ma continuava a stringerla forte ed abbracciarla. In quel momento, quel silenzio tra le due donne valeva molto di più di tante parole. Erano di nuovo insieme, questo era l’importante, essere di nuovo una famiglia.
Come di parola, Pascale tornò in Procura, mentre a casa Duarte c’era un clima di felicità, ma anche di tristezza.
-Juliana, perdonami. Perdonaci!- disse Nicolas accanto a Dante. Juliana non rispose, ma li abbracciò forte.
-Voi siete stati gli unici a farmi stare bene in quello squallore. Avete sempre avuto un occhio di riguardo anche se non so il perché. E poi quando mi avete potato coperte, vestiti e cibo ho capito che non sareste mai stato un pericolo per me, ma che mi avreste aiutato, e infatti non erano sbagliati i miei pensieri.-
-Era la prima volta che rapivo una persona.- disse Dante. –Era la prima volta, non sapevo come comportarmi e scusa se quel maledetto giorno ti dato uno schiaffo. Ovviamente non sto cercando di giustificarmi, sto solo dicendo che…-
-Che non volevi rapirmi. Non fai parte del mondo dei criminali.- finì di completare la frase Juliana.
-Esatto.- rispose Dante.
-Basta ora.- Continuò Juliana. –Se sono qui lo devo a voi, e quindi dovrei anche ringraziarvi.-
-È il minimo che potevamo fare, collaborare con la giustizia.- disse Nicolas.
-Juliana, c’è una cosa che devi sapere.- disse Rosario.
-Mamma dopo, rimandiamo tutto a dopo. Sono appena ritornata, avremo tutto il tempo del mondo.-
-È importante.- ribatté la madre.
-Eh… va bene.-
-Se volete un posto per stare tranquilli, potete andare in camera mia.- disse Ana.
-Sei sempre così gentile, grazie.- disse Rosario per poi andare con la figlia nella camera da letto di Ana.
-Allora, che succede?-
-Per ritrovarti ho assunto investigatori privati, ho dovuto affrontare molte spese e quindi… beh ti ricordi la villetta che avevamo?-
-Si, certo.-
-Ecco, non c’è più. L’ho venduta e sono riuscita a comprare una casetta. Certo non sarà grande come la casa di prima, però per noi due sarà perfetta. Lì potremo iniziare una nuova vita.-
-Mamma.- disse la figlia abbracciandola.
-Solo che non è abitabile ancora, ci sono piccoli ritocchi da fare.-
-E dove andiamo a stare?-
-Beh, la fondazione del fratello di Bautista si occupa di ragazze che sono state rapite come te, e loro ci mettono a disposizione una stanza fino a quando non sarà finita la casa.-
-Sul serio?-
-Si, sul serio.-
-Bene, avremo un posto dove stare almeno.- disse Juliana. –Torniamo dagli altri?- La madre fece cenno di si con la testa e poi raggiunsero gli altri.
Le ore passavano, iniziò a farsi notte. In casa Duarte si erano fermati a dormire Dante, Andrea e Tano. Bautista e Fabio invece, accompagnarono le due donne alla fonazione.
Alle cinque della mattina il telefono di Ana iniziò a squillare. Era Pascale.
 
-Pascale, buongiorno, è successo qualcosa?-
-Mi scusi se la chiamo a quest’ora, ma c’è appena stato l’arresto di Astor Monserrat. Se vuole può venire a parlarci un’ultima volta prima che sia trasferito in carcere. Dopo per qualche tempo non potrà ricevere visite.-
-Non ho nulla da dire a quell’uomo.- disse sicura di se.
-È sempre suo padre, nelle vostre vene scorre lo stesso sangue.-
-Non c’è la faccio.- rispose la donna.
-Nel giro di due ore verrà trasferito in carcere. CI pensi.-
-Grazie. Ah procuratore, una cosa, Nacha è stata arrestata?-
-Per lei la situazione è un po’ diversa, come per Duarte e Mansilla. Nacha è una complice come loro, non ha mai fatto nulla, tutta al più può essere accusata di favoreggiamento, ma anche lei avrà tutte le attenuanti del caso.-
-La ringrazio procuratore. Arrivederci.-
-Io l’aspetto. Arrivederci.- Ana chiuse la chiamata.
-Chi era?- chiese Nicolas.
-Scusa se ti ho svegliato. Pascale mi ha informato dell’arresto di mio padre e mi ha chiesto se volevo incontrarlo.-
-E perché non ci vai?- chiese Nicolas.
-Non ho nulla da dirgli.-
-Invece ne avresti di cose da ribadirgli. Anche solo dicendo che lo odi…-
-Nicolas, non so neanche che provare per lui, mi capisci? Non so se volergli bene perché nonostante tutto è sempre mio padre o odiarlo per quello che ha fatto. La testa mi dice una cosa, ed il cuore un’altra, non c’è una via di mezzo.-
-E non ci sarà mai, amore mio. Però se accetti un consiglio, ti dico di andare. Forse sarà l’ultima volta che lo potrai vedere. Con i rimpianti si vive male.-
-Lo Nicolas, lo so.-
-Vai da lui. Vuoi che ti accompagni?- le chiese il marito.
-No, vi vado sola.-
-Va bene.- disse baciandola. –Ci vediamo dopo.-
-A dopo.-
 
Ana si vestì in fretta ed andò in Procura. Ancor prima di entrare nell’ufficio di Pascale, Ana vide il padre dalla porta a specchi del procuratore.
Le lacrime iniziavano a rigarle il viso, provava rabbia, dolore ed amore, ma si fece forza, strinse i pugni ed entrò in quella stanza.
 
-È permesso?- chiese Ana.
-Si prevo avanti, sapevo che sarebbe venuta. Vi lascio soli.- disse il procuratore uscendo dalla stanza.
-Che fai, non ti siedi?-
-No, preferisco stare in piedi.-
-Sono contento che tu sia qui.- disse Astor.
-Io invece non lo so, non so niente. Non so chi sei e cosa…-
-Mi dipingi come il più cattivo dei cattivi.-
-E come dovrei definirti? Mi fa schifo quello che hai fatto. Mi fa orrore sapere che tante ragazza venivano rapite ed a volte anche uccise per colpa tua. Ma che razza di persona sei?-
-Una che una volta entrato in questo giro non ha mai saputo uscirne. Però io ti ho voluto sempre bene.-
-Ne dubito.-
-È la verità, almeno su questo credimi.-
-Nicolas me l’ha raccontata diversamente. Volevi che anche io facessi parte di quel gruppo, però lui mi ha sempre difeso. Nicolas non è come te.-
-No, non è vero, ti ha mentito. Non avrei mai permesso una cosa del genere, tu saresti sempre rimasta fuori dal giro.-
-Sai che c’è? Che non ti credo più. Non ti credo. Però una cosa devo dirtela, anche se mi fa male, molto male, ti voglio bene papà.-
-Anche io.- rispose Astor andando ad abbracciare la figlia che continuava a versare lacrime.
-Ora però è meglio che vada. Questo è il nostro addio.-
-No, per fare.- disse facendosi vedere mentre piangeva anche lui per la prima volta dalla figlia.
-Ora ho troppa rabbia mista a dolore dentro. Appena passerà forse potrei venire.-
-Dove andò di tempo ne avrò tanto e ti aspetterò per tutto il tempo che vorrai.-
-Allora ciao.- disse Ana.
-Ana?!- la chiamò Astor quando era già votata di spalle.
-Un’ultimo abbraccio me lo dai?- Ana non riuscì a dire di no a quella persona che aveva davanti. Per un secondo immaginò di avere davanti a se non il criminale Monserrat, ma suo padre, ed è a lui che non ha saputo dire di no.
-Ora vado, ciao papà.- disse Ana molto triste.
-Ciao Ana.-
 
Una volta uscita da quella stanza Ana tornò subito a casa.
 
-Com’è andata?- chiese Nicolas.-
-Non è stato facile. Gli ho detto che provo odio per lui… ma non ho saputo resistere anche di dirgli che nonostante tutto, anche se mi fa male ammetterlo, gli voglio bene.-
-Ana, ricordati che è tuo padre.-
-Lo so. Quando starò meglio andò a trovarlo in carcere. Gliel’ho promesso.-  […]
 
…Tre mesi dopo ci fu il processo. Nicolas Duarte, Dante Mansilla e Nacha Noguez ne uscirono con gli arresti domiciliari, il giudice voleva dare anche una pensa da scontare a loro, mentre per Astor Monserrat ci fu l’ergastolo.
Ora bisognava decidere dove far scontare la pena a Dante e Nacha.
 
-Nacha, Dante, voi siete parte della famiglia, lo siete sempre stati, e lo sarete sempre, giusto?-
-Si, ma che vuoi dire?- chiese Nacha.
-Beh, non so se potete scontare i cinque mesi di domiciliari nella stessa casa, ma vorrei chiedervi una cosa, noi siamo una famiglia, e se voi volete possiamo vivere tutti insieme.-
-Cosa, formare una famiglia noi?- chiese Dante.
-Dante, tu sei il migliore amico di Nicolas, vi conoscete da tutta una vita ed io mi sono affezionata a te, Nacha mi ha cresciuto. Voi –indicando i tre presenti.- siete le persone a cui tengo di più.-
-Veramante?- chiese Nicoals.
-No, ho sbagliato. Al primo posto va Joaquin.- Si misero a ridere. –Allora? Accettata la mia proposta?-
-Certo.- risposero Nacha e Dante all’unisono.
 
Il giudice diede il permesso a tutti e tre di scontate la pensa nella stessa casa.
 
 
TREDICI ANNI DOPO.
 
Erano 13 anni che Ana non vedeva suo padre. Qualcosa era cambiato, ma di poco.
Ora la sua famiglia si era allargata, non solo per Nacha e Dante, ma anche per Isabel, la moglie di Joaquin. Ora tutti facevano una vita serena e tranquilla.
Ma una mattina di Febbraio, Ana si svegliò con il pensiero di suo padre.
Erano 13 lunghi anni che non lo sentiva. Quella mattina decise di andare a trovarlo in carcere.
 
-Ana. Che bello vederti!- esclamò Astor, un uomo di 63 anni che non era in perfette condizioni, anzi si stava lasciando andare facilmente.
-Sono venuta per dirti che ti perdono. È tardi lo so, ma…-
-No, non è tardi, anche se sono 13 ani che ti aspetto. Ti voglio bene figlia mia.-
-Anche io. Senti, ho una cosa per te, una foto con me, Joquin, la moglie, Nicolas, Dante e Nacha che vivono con noi da 13 anni.-
-Grazie figlia mia.-
-Tempo scaduto.- disse una guardia.
-Beh, la legge è legge, meglio non avere problemi. Ci vediamo presto papà.-
-Io sono qui. Ciao Ana.-
 
 
Il giorno dopo a casa Duarte di presentarono due agenti di polizia.
Astor si era suicidato in cella con due tagli ai polsi.
Accanto a se aveva la foto che la figlia le aveva portato due giorni prima ed una lettera, che ora era nelle mani di Ana. Era da 13 lunghi anni che aspettavo di fare questo gesto. Volevo che tu mi perdonassi. Ho aspettato di uccidermi da 13 anni perché in questo mondo non c’è spazio per me. Ti voglio bene Ana. Papà.”
Ana scoppiò a piangere. Non voleva la sua morte, ma era successo e doveva accettarlo.
Ora nella vita di Ana si era creata un’altra ferita che non poteva rimarginarsi.
La perdita di un padre si sente sempre.
Ed Ana aveva perso SOLO suo padre…


Fine.

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