Life at World Academy

di Chibi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to the hell! ***
Capitolo 2: *** questione di dettagli ***
Capitolo 3: *** La nuova scuola è meravigliosa! la nuova scuola è orrenda. ***
Capitolo 4: *** Don't touch him! Il ragazzo venuto dall'oriente. ***
Capitolo 5: *** L' hurrikan che non fa quello che dici ***
Capitolo 6: *** Un lunchtime impegnativo ***
Capitolo 7: *** Sweet and bitter ***
Capitolo 8: *** Di spose, eroi, e storie dell'orrore ***
Capitolo 9: *** Amici che scompaiono ***
Capitolo 10: *** Fairytail ***
Capitolo 11: *** Tre deviati e una videocamera ***
Capitolo 12: *** Il buongiorno si vede dal mattino ***
Capitolo 13: *** Le ciambelle più buone del mondo ***
Capitolo 14: *** Proiettili a vernice, strategie, e italiani incompetenti. ***



Capitolo 1
*** Welcome to the hell! ***


 

haem.... come dire....
*scappa terrorizzata*
*si sente idiota e quindi torna indietro*
questa è la prima fan fiction che scivo... è nata come fuga dalla noia dell'ora di filosofia e quindi non so proprio cosa mi è venuto fuori alla fine... dal titolo è chiaro che la storia è ambientata nella World Academy.... amo le storie ambientate a scuola, quindi la scoperta dell'Hetalia Gakuen è stata un' immensa gioia per me  ( un po' meno per Ludwig, che ora, poverino, si dovrà subire tutti i miei scleri, visto che è il protagonista...).che altro dire.... boh, niente.... spero vi piaccia *evapora*



01-benvenuti all'inferno!

(Ludwig)
 

 

 

-Fratellino? Fratellino, eccoti qua, dov’eri finito?- il ragazzo gli si avvicina, prendendolo per mano - oggi vorrei presentarti una persona, guarda.-
 

Illuminata dalla luce soffusa di quel luogo, a qualche metro sta la figura di una bambina; non riesce a cogliere i dettagli del viso, ma è ben visibile il grande sorriso che gli sta rivolgendo.
-Sai…- continua il ragazzo accanto a lui –questa persona è appena arrivata, non conosce nessuno… perché non provi a farci amicizia? Sono sicuro che ti piacerà-
E come se fosse stata chiamata, la bambina fa qualche passetto veloce verso di lui, finchè non se la ritrova davanti. Gli gira un po’ intorno, come se lo stesse studiando, poi gli prende le mani e, se possibile, sorride ancora di più –Ciao, come ti chiami, bambino?- si aspetta una risposta, ma non arriva, quindi continua a parlare –Perché non me lo dici? Sei timido? Non importa, a me va bene anche così, tanto sono sicura che diventeremo grandi amici, vero? Ah! Non ti ho detto come mi chiamo… io sono - le parole gli arrivano ovattate e non riesce a sentirle, poi anche la luce diventa più intensa, finché non avvolge del tutto la figura della bambina, che scompare.


-SVEGLIA è MATTINA! E’ MATTINA! SVEGLIA! SVEGLIA E’ MAT..-
La simpatica sveglia a forma di onigiri andò a sbattere rovinosamente contro il muro e Ludwig, tra un grugnito e l’altro, si decise ad alzarsi. Chi è che gli aveva regalato quell’aggeggio infernale? Ah, si, era stato Kiku Honda, lo studente giapponese della sua classe
-E’…. e’ il mio regalo di Natale!- aveva detto – per ringraziarla di tutto l’aiuto che mi ha dato quando sono arrivato in questa scuola.- … e dannazione! Se non fosse stato per quel suo visetto ingenuo e quel suo comportamento timido e rispettoso gli avrebbe già urlato contro che 1: svegliarsi tutte le mattine in quel modo lo avrebbe portato presto a pericolose crisi isteriche, e 2: lui odiava i regali. Gli venne in mente il ghigno di suo fratello al suo compleanno, mentre teneva tra le mani uno scatolone ripieno di riviste erotiche. -Così magari ti decidi a degnare di più il genere femminile, proprio non capisco come fai a resistere, caro fratellino-
Scosse la testa al ricordo e guardò il calendario. Ah, perfetto, oggi sarebbero arrivati dei nuovi alunni, e lui e qualche altro sventurato erano stati costretti incaricati di mostrare la scuola ai nuovi arrivati, bella scocciatura. Si vestì velocemente, prese un caffè al volo e uscì.

L’accademia World era un edificio enorme, con una sede principale e due dormitori annessi, uno femminile e uno maschile, comprendeva un grande cortile e il viale che portava alla sede era circondato da ciliegi. Era in definitiva una bella scuola, se non fosse stato per il fatto che il preside sembrava accettare qualsiasi tipo di studente, e ciò ne aveva fatto una scuola di pazzi e di individui poco raccomandabili.
Ludwig sbuffò sonoramente e si avviò verso l’ufficio del preside e, quando ci arrivò, vi trovò altri tre ragazzi che aspettavano come lui di entrare.
-Buongiorno, Ludwig- lo salutò uno. Era Yao Wang, lo studente cinese del quarto anno.
-Mi puoi ripetere qualche buona ragione per cui siamo qui?- disse rassegnato il tedesco.
-Oh, ancora, aru? – rispese il moro sorridendo – Dai, guarda che non sarà così terribile! Dobbiamo solo mostrare la scuola e seguire per un po' questi due nuovi studenti che sono arrivati oggi, aru. dicono che a quanto pare hanno un nonno molto famoso e molto ricco che ha aiutato economicamente questa scuola svariate volte, aru, quindi credo che sia per questo che il preside vuole dare un caldo benvenuto ai suoi due nipotino, aru-
-E quindi manda noi due a fargli da balia?-
-Ma non devi prenderla così male! Pensa che questo piccolo sforzo ci porterà un occhio di riguardo dei prof e quindi ci aiuterà per la media dei voti alla fine, aru!-
Beh…. Il discorso del cinese non faceva una piega, soprattutto per quanto riguardava l’aiuto scolastico che quella scocciatura gli avrebbe portato…. E poi non arebbe durata molto, sarebbe stata una passeggiata.
-… E voi due invece che ci fate qui?- chiese rivolto agli altri due ragazzi. Uno aveva capelli biondi lunghi fino alle spalle e occhi azzurri, l’altro era moro e abbronzato, con gli occhi verdi e un sorriso smagliante.
-Io e Antonio abbiamo sentito che sono arrivati due studenti nuovi- rispose il biondo con un forte accento francese -. Quindi siamo venuti a controllare queste due famose nuove matricole- concluse con un ghigno.
Francis e Antonio erano due studenti dell’ultimo anno, come suo fratello, e il loro trio era tristemente noto a tutti. I professori ormai avevano rinunciato a cercare di portarli sulla retta via (si, perché ormai li avevano etichettati come “branco di individui dannosi per la società”).
A un tratto si sentirono strani rumori provenire dall’ufficio del preside e Ludwig si avvicinò per chiedere se fosse tutto apposto, ma appena si avvicinò alla porta questa si spalancò e nel giro di due secondi il tedesco si ritrovò steso a terra, con qualcosa che pesava fastidiosamente su di lui, e quando si azzardò ad alzare gli occhi ne incontrò due castani enormi.
-Feli, cos’ era quel tonfo? Non dirmi che hai di nuovo investito qualcuno- un ragazzo identico a quello che stava comodamente seduto sul suo stomaco uscì dall’ufficio del preside.
-Dios mío … chi… chi è quello?-
-Non lo so, Antonio, ma se apri ancora un po’ la bocca inciamperai nel mento- rispose il francese divertito
-Feli, ma quello…- il ragazzo sembrò concentrarsi sulla figura di Ludwig, poi si avviò verso di lui a passo di marcia e tirò via il peso che gli era piombato addosso –quello è un tedesco! Non ti avvicinare, è gente strana!- dise avvicinando il fratello a sé.
Visti così, l’uno accanto all’altro, non erano così identici come gli era sembrato prima. Il ragazzo che urlava e sbraitava aveva i capelli castani leggermente più scuri dell’altro, e anche la sfumatura degli occhi era diversa: i suoi erano di un castano quasi ambrato, mentre quelli del ragazzo che gli stava accanto sorridendo come un ebete erano di un castano profondo, più scuro.
Il tedesco in questione, sentendosi preso in causa si alzò e, con una vena che gli pulsava pericolosamente in fronte, chiese:
-Come, scusa?-
-E’ così! Brutto crucco mangia patate stai lontano da mio fratello! L’ho visto come ti avvinghiavi a lui, eh! E vi prego, non ditemi che dovrò passare questi primi giorni con lui!-
Yao si fece avanti – No, di questo non devi preoccuparti, infatti….-
-Infatti sarò io a seguirti in questi primi giorni, niño!- lo spagnolo si era fatto avanti con un sorriso abbagliante, spingendo Yao a terra e prendendo le mani del nuovo arrivato.
-Io sono Antonio, con chi ho il piacere di parlare?-
Il ragazzo (italiano, a giudicare dall’accento) ritrasse di scatto la mano e sbuffò
-R..Romano, Romano Vargas… e smettila di sorridere così, bastardo!-
-Mentre io sono suo fratello Feliciano!- trillò il ragazzo accanto a lui, che poi si avvicinò a Ludwig
-Tu devi essere Ludwig Beilschmidt,vero? sei quello che mi seguirà in questi giorni? Cavolo come sei alto! Tutti i tedeschi sono alti come te? E hanno tutti gli occhi azzurri e sono biondi come te? Perchè hai quell'aria così seria? Guarda che se tieni sempre il broncio così già da adesso un giorno ti ritroverai pieno di rughe! Ci sono delle belle ragazze in questa scuola? E la pasta? C'è la pasta, vero? Comunque… quando cominciamo?-
Sarebbe stata una passeggiata….Ludwig non ne era più tanto sicuro.
-Pazienza…- si disse, mentre una brutta emicrania iniziava a farsi spazio nella testa del povero tedesco. Purtroppo Ludwig non sapeva che quella dolce emicrania gli avrebbe fatto compagnia per molto, molto tempo.

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Capitolo 2
*** questione di dettagli ***


 02- Questione di dettagli

(Arthur)

 
Arthur si era alzato bene quella mattina. Si era svegliato presto, e aveva avuto tutto il tempo per bere il suo thè e leggere il giornale in tutta calma, poi si era vestito, aveva preso i libri che gli servivano ed era uscito, dirigendosi verso un’altra stanza del dormitorio.
 
Arthur Kirkland, così si chiava il ragazzo, era una persona seria e diligente, e la sua serietà e la sua determinazione gli avevano permesso di vincere una borsa di studio che gli aveva dato la possibilità di frequentare quella prestigiosa scuola. A dirla tutta era molto fiero di se stesso: il fatto che fosse riuscito ad arrivare fin là con le sue sole forze, senza avere avuto l’appoggio di nessuno, lo riempiva d’orgoglio.
Arrivato davanti alla camera che voleva raggiungere, storse il naso per il forte odore di fritto che emanava. Sospirò rassegnato, poi bussò, la porta si aprì da sola. Con uno sbuffo entrò e quello che vide fece crollare il suo buon umore in un attimo: bibite vuote, cartacce, hamburger smangiucchiati a metà e patatine fritte occupavano tutto il pavimento della camera, senza contare varie macchie di ketchup sul soffitto ( sul soffitto! Come diavolo avevano fatto ad arrivarci, sul soffitto?). L’unica cosa pulita in quella camera era l’enorme, immensa bandiera americana attaccata alla parete
-Alfred?-
Nessuna risposta, l’unico rumore era uno strano sottofondo musicale seguito da…. Hemm…spari? E…atroci grida di dolore??
-SI’, BECCATI QUESTO! LO VEDI CHE SUCCEDE A METTERSI CONTRO DI ME? EEEH?-
Arthur chiamò a raccolta tutta la sua (poca) pazienza e si addentrò nella camera zigzagando tra i vari resti di un Happy Meal non finito, verso il ragazzo che stava seduto a terra in mezzo alla stanza, con il naso a 2 centimetri dalla televisione.
-Alfred, ma hai visto che ore sono? È ora di entrare a scuola e tu sei ancora attaccato ai tuoi stupidi videogiochi?-
-Arthur! Questo non è un semplice videogioco, questo è Return to castle of Wolfenstain*! Dove io sono un fighissimo americano che ha il compito di investigare su dei progetti supersegreti dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale, tu pensa che il gioco comincia con…-
Petulante. Quella era la parola giusta per descrivere Alfred F. Jones, un’enorme, petulante rottura tutta made in USA
-…Cioè ti rendi conto? Per non parlare delle armi! Sono davvero uguali a quelle usate in quel periodo! E poi… ma brutto crucco, vuoi morire? Mi hai fatto sprecare un caricatore intero! Comunque, ti dicevo…questo gioco è il massimo, ma non l’hai vista la grafica? E…-
Arthur non aveva voglia  di arrabbiarsi di prima mattina quindi, in tutto silenzio, si limitò ad avvicinarsi alla televisione e a staccare la spina. il ragazzo che stava seduto a terra impallidì, mentre continuava a fissare lo schermo nero con un’ espressione indescrivibile, poi esplose.
-COSA HAI FATTO???? NON AVEVO SALVATO! ORA DEVO RICOMINCIARE TUTTO IL LIVELLO DACCAPO!! COME HAI POTUTO…?-
- Si vabbè Alfred, io mi avvio, ok?-
L’inglese si girò avviandosi verso la porta, ma proprio prima di uscire andò a finire dentro a una pozza di coca cola
-Damn…- si scrollò il liquido appiccicoso dalla scarpa e uscì prima di perdere completamente la pazienza anche lui.
 
 
Durante tutta la lezione Arthur non aveva fatto altro che pensare ad Alfred e al fatto che da quando l’aveva conosciuto i suoi problemi si erano centuplicati.
Fina da quando era arrivato in quella scuola Arthur si era sempre distinto, fino ad arrivare ad essere eletto presidente del consiglio studentesco, cosa che lo riempiva d’orgoglio. Era un compito che comportava molte responsabilità, come ad esempio coordinare le attività dei club, organizzare i vari festival scolastici, per non parlare delle infinite scartoffie che doveva sistemare e compilare, ma in definitiva sel’era sempre cavata egregiamente… si, almeno finché non gli arrivò la notizia che un certo individuo aveva liberato un gas lacrimogeno in una classe.
Quando arrivò davanti a lui il suddetto idiota si ritrovò di fronte un ragazzo biondo, con gli occhi azzurri sormontati da degli occhiali con una fine montatura, un sorriso enorme e un fisico invidiabile, che stava tranquillamente sorseggiando una coca cola. Ad Arthur gli bastò un’occhiata per catalogarlo nello stereotipo di “il classico americano stupido e ottimista”.
Dopo avergli fatto una bella ramanzina (-come cavolo ti è salato in mente di rilasciare un gas lacrimogeno in una classe? E poi dove l’hai preso?? No, aspetta, non me lo dire, non lo voglio sapere-) il povero Arthur era stato incaricato di seguire personalmente l’americano, visto che a quanto pare quello non era il primo disastro che combinava, ma poi aveva finito di abituarsi a quella presenza fastidiosa, tanto che ormai stava con lui anche quando non gli era richiesto.
 
La campanella suonò ridestandolo dai suoi pensieri. Ecco, per pensare ad Alfred non aveva preso neanche un appunto, avrebbe dovuto chiederlo a qualcun altro… Fece in tempo a fare qualche passo fuori dalla classe che venne investito da un ragazzo e buttato a terra
-Carriedo? Che cavolo stai facendo?- sbottò guardando il ragazzo che l’aveva appena investito –non si corre nei corridoi!-
-Scusami Arthur, ma… mica hai visto passare di qui un ragazzo italiano estremamente carino?-
-..…Non so di cosa stai parlando, piuttosto aiutami ad alzarmi.-
-Come faccio accidenti?? Mel’hanno appena affidato ma mi è bastato un attimo di distrazione che è sparito!-
-Hem… io capisco il tuo rammarico, ma ti dispiacerebbe alzarmi?-
Troppo tardi, lo spagnolo era già tornato alla sua ricerca, ritornando a correre per il corridoio urlando “Romanooo!¿Romano dónde estás? Vuelve a mí!” e senza degnare minimamente l’inglese, che era rimasto seduto per terra
-Stupido spagnolo…-  appena girò la testa, però, si trovò a due centimetri dal naso la mano tesa di Alfred, che lo guardava sorridendo
-Vuoi che ti aiuti?-
L’inglese scansò la mano dell’americano e si alzò. Cos’era venuto a fare? Conoscendo Alfred era sicuramente tornato per lamentarsi ancora della sua preziosa partita andata in fumo, oppure per accusarlo di qualche altra stupidaggine…
-Ecco… ti volevo chiedere scusa per stamattina…-
Arthur rimase a fissarlo allucinato. Aveva capito bene?
-…In effetti non dovevo arrabbiarmi così, dopotutto è solo un videogioco..mi dispiace-
L’inglese era quasi commosso, stava per dirgli che anche a lui dispiaceva, quando l’americano disse sorridendo
-E mi dispiace anche di averti chiamato fottuto inglese!-
-Tu…. COSA?-
-V..vabbè, ma un po’ te la sei cercata…-
-Ma come ti permetti, proprio tu! Americano stupido e megalomane che non sei altro!- Arthur aveva la coda di paglia, non poteva farci niente, ma la sua era stata una brutta mossa, visto che aveva davanti un americano molto, molto, molto patriota.
-Non azzardarti ad offendere l’America! E poi cos’avresti da ridire? Voi inglesi siete troppo più indietro di noi! Seriamente, Arthur.. fate tutto il contrario degli altri paesi! Guidate al contrario, avete una monarchia… e ascoltando i tuoi discorsi pensate anche al contrario! Insomma, siete…-
-Guarda che ti faccio presente che la lingua che parli è proprio l’inglese! Anche se ovviamente non è paragonabile alla mia, storpiata com’è la parlata americana…. E in più se non fosse stato per gli inglesi, gli stati uniti sarebbero stati una colonia francese!-
-Beh, non mi sarebbe dispiaciuto!
-Neanche a me!- affermò Francis uscito da chissà dove, ammiccando verso l’americano –ragazzi, non vi impuntate su queste cose, lo so che magari sono argomenti un po’ piccanti, ma alla fine sono… dettagli e basta, no?
 
*per motivi di rating l’atroce fine di Francis viene censurata*
 
Bisticci come quello erano all’ordine del giorno per l’inglese e l’americano, e ovviamente non avevano mai fine, restavano a battibeccare per ore. Eppure, nonostante tutto, Alfred sapeva che il giorno dopo l’inglese sarebbe venuto ancora a prenderlo la mattina, avrebbe ancora pranzato insieme a lui, l’avrebbe ancora sgridato per qualche guaio e poi avrebbero rifatto pace, come tutte le volte. E in fondo, a lui, andava bene così.
 


*mi sono fissata su questo gioco xD e mi sembra  proprio il tipo di gioco che può esaltare uno come Alfred

 


N.dAry
 

Allouuur ecco il secondo capitolo di questa…..cosa .-.  che dire, amo questi due, ma il capitolo non mi convince tanto… boh, spero sia solo una mia impressione… *trema*
 

 

 Mashiro_chan: g-grazieeee spero che continuerà a piacerti *__*  ah, per la questione Prussia Ungheria… beh, i protagonisti sono Lud e Feli, ma a dire la verità questa schifezza  fan fiction è nata proprio dalla mia voglia di prungary *__* quindi, non ti preoccupare, anche se  non arriveranno subito ci saranno ^.^
 

 Aerith1992: grazie 1000, proverò a migliorare ma…. *trema* s-spero di non deluderti ^__^
 

 Revy21: Lud non sa cosa gli aspetta in questa scuola di matti… *inizia a tremare, ragazzo mio xD* sono contenta che ti piaccia, il bad trio ci farà dannare parecchio!xD
 

Next--> "la nuova scuola è meravigliosa! la nuova scuola è orrenda"
("fratellone, tu sei troppo paranoico!"
"e tu sei troppo spensierato, allora!")

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Capitolo 3
*** La nuova scuola è meravigliosa! la nuova scuola è orrenda. ***


 O3- La nuova scuola è meravigliosa! La nuova scuola è orrenda.

(Feliciano & Romano)

 

-…e poi mi ha fatto vedere il cortile, la mensa, la segreteria, l’aula del consiglio studentesco e mi ha dato l’orario delle mie lezioni! È stato gentilissimo, ed è anche simpatico! Anche se è un po’ taciturno e ha sempre un’aria truce…. E a te invece com’è andata? Quello spagnolo sembrava simpatico-
Romano, dopo essersi ripreso dal fiume di parole del fratello, pensò al significato della parola “simpatico”.
-NO. Cioè….sì ma no… insomma, come dire…..-
Antonio Fernández Carriedo, il tipo che gli aveva fatto fare un giro turistico della scuola quella mattina era, come dire…. Irritante. Insieme a Feliciano era la persona più solare che avesse mai conosciuto e aveva sempre un sorriso enorme stampato in faccia, oltre al fatto che era enormemente bello: fisico scolpito e abbronzato, capelli mori leggermente mossi e due grandi occhi verdi, per non parlare della voce… non aveva mai sentito nessuno parlare in spagnolo e non avrebbe mai immaginato neanche lontanamente che potesse essere qualcosa di così sensuale. Quella mattina era successo più di una volta che per spiegargli qualcosa si era avvicinato troppo e gliel’aveva sussurrata all’orecchio, e in quei momenti Romano avrebbe desiderato ardentemente prendere e scappare il più lontano possibile, giusto per non fargli vedere che era diventato rosso come un pomodoro. Inoltre sembrava che il resto del mondo lo amasse, ed era più che comprensibile, alla fine. Dopotutto a chi non sarebbe piaciuto un ragazzo solare, simpatico e oscenamente sexy? A Romano, ovviamente. Lo irritava e lo metteva a disagio… e poi era troppo espansivo, con lui non sapeva mai come comportarsi.
-Beh….è irritante. Troppo solare, troppo espansivo, troppo bell…cioè, insomma, a te non sembra troppo perfetto? Di solito questo tipo di persone hanno sempre qualcosa da nascondere, magari in realtà è un lurido maniaco, un criminale… magari anche un pedofilo! Tu che ne puoi sapere?
-Fratellone…- Feliciano scoppiò in una genuina risata –Tu sei troppo paranoico!
-E tu sei troppo spensierato, allora!
Vennero interrotti da qualcuno che bussava,e un secondo dopo la faccia sorridente dello spagnolo fece capolino dalla porta, seguito da un tedesco alquanto imbronciato.
- Buenos dìas, chicos! Com’è stata la prima notte alla World Accademy?-
-Antonio!- il più piccolo degli italiani saltò giù dal letto e corse verso lo spagnolo
-Come siamo energici già di prima mattina, vero, Lovi-chan?- disse con un sorrisetto verso il ragazzo imbronciato ancora sul letto
-Non chiamarmi così!! E poi chi ti ha detto qual è il mio nome di battesimo??- Feliciano andò a nascondersi dietro la schiena del tedesco –B…brutto..-
-Ahahaha, ma dai, Romano, non ti arrabbiare con lui, pensa che adesso so qualcosa in più di te, non sei contento?-
-Dovrei esserlo??-
Il biondo, stanco del battibeccare  tra lo spagnolo e l’italiano, si girò verso il ragazzo che stava alle sue spalle, per scoprirlo intento a fissarlo con gli occhioni spalancati e un gran sorriso
-…….che c’è?-
L’ italiano scosse la testolina castana, facendo ondeggiare lo strano ciuffo ribelle che aveva a lato della testa, poi lo prese per braccio e lo trascinò fuori dalla stanza.
-Allora, cosa mi fai vedere di bello, oggi?-
-Beh… ieri hai visto solo l’aula vuota del consiglio studentesco, oggi ti faccio conoscere tutti i membri…..-
-Wow! E poi mangiamo insieme! Vero Lud? Vero?-
Ecco, l’unico momento della giornata in cui se ne poteva stare in santa pace era andato in fumo. Oh, beh, dopotutto dicevano tutti che il cibo italiano era ottimo…
Il tedesco grugnì qualcosa che il moro interpretò come un sì e si strinse ancora di più al suo braccio, sorridendo tra sé e sé.
 
Erano sulla strada per l’aula del consiglio studentesco e Feliciano stava chiedendo al tedesco se preferiva la pasta al sugo o con il pesto, quando si fermò e si voltò verso di lui
-Ah, me ne stavo dimenticando…. Scusa per come ti ha parlato Romano l’altro giorno… lui non è cattivo, davvero, ma a volte tende ad essere un pochino…. Bèh… irascibile. Ma in realtà è il fratello più buono e bravo del mondo, tel’assicuro! Tu hai fratelli o sorelle, invece?-
-Si….- perché gli stava venendo un mal di testa solo a pensarci? –ho un fratello più grande, frequenta questa stessa scuola, è dell’ultimo anno .-
-Ah, mi piacerebbe conoscerlo! C’è oggi?- al cenno negativo della testa del biondo l’italiano continuò –e perché? È malato?-
-E' stato sospeso per una settimana.-
-Ah. -
Continuarono a camminare per un po’e Feliciano ricominciò con i suoi discorsi sulla pasta (questa volta l’argomento era i vari tempi di cottura) quando Ludwig lo interruppe
-Scusa Feli…. Posso chiederti come mai tu e tuo fratello avete un accento così diverso, pur essendo tutti e due italiani?-
Il sorriso dell’italiano svanì in un attimo, lasciando posto a un’espressione stupita, poi abbassò la testa e disse in un sussurro
-Io e mio fratello abbiamo abitato lontano per molto tempo… c’è stato un periodo in cui non ci siamo proprio visti, quindi ognuno ha preso l’accento del posto dove abitava.-
Era calato un silenzio strano, pesante nel corridoio, forse Ludwig aveva chiesto qualcosa che non doveva. Stava per scusarsi, quando venne interrotto da due voci che bisticciavano, e un attimo dopo uscirono dalla classe due ragazzi. Feliciano ne riconobbe uno: era il ragazzo francese che aveva intravisto fuori dall’ufficio del preside il giorno prima, quando era arrivato.,l’altro, occhi verdi, un caschetto biondo spettinato, enormi sopracciglia e leggermente più basso dell’altro, non l’aveva mai visto.
Ludwig prese parola, interrompendo il loro bisticcio.
-Oh, perfetto, stavamo proprio cercando voi, questo è..- e spinse leggermente l’italiano in avanti –Feliciano Vargas, è uno nuovo.-
Il ragazzo più basso si fece avanti
-Ah, si, ho sentito parlare di te e di tuo fratello. Io sono Arthur Kirkland e sono il presidente del consiglio studentesco, per qualunque problema puoi rivolgerti a me, mentre questo- disse indicando con un’espressione disgustata il ragazzo accanto a lui – è Francis Bonnefoy, in teoria sarebbe il vicepresidente, ma in realtà non serve assolutamente a niente, è un mistero il come sia riuscito ad arrivare fin qui-
Il francese fece una faccia offesa
-Gentile come al solito, vero Arthur?- poi, avvicinandosi al moro, gli prese la mano e la portò alle labbra, con un gesto elegante –non badare a quello che ti dice quell’acido di un inglese, ma lascia che mi presenti, Francis Bonnefoy, al tuo servizio mon petit italienne-
-Oh, piacere! Io sono Feliciano Vargas, spero che diventeremo molto amici!-
-Si, anch’io…- rispose il francese con un ghigno
Ludwig guardò perplesso il sorriso spensierato di Feliciano. Come faceva ad essere così ingenuo?
Lo trasse indietro, lontano dalle grinfie del francese
-Forse è meglio di no..- disse guardando severamente il biondo
-Eh? E perché, cosa staresti insinuando? Guarda che potrei offendermi!-
-Oh, Francis, ti prego!- l’inglese intervenne – come se non sapessimo i tuoi vizi… per curiosità… l’ultima volta che ti sei fatto qualcuno?-
-Circa due ore fa… ma questo cosa c’entra? Guarda che sono tutte consenzienti. La mia condotta è più che regolare e ti sbagli di grosso se pensi che io agisca solo con la parte inferiore del corpo!-
-La parte inferiore del corpo?- chiede innocentemente l’italiano.
Ludwig penso che ok, poteva bastare così, quindi se ne andò via portandosi dietro l’italiano, prima che avesse qualche trauma.
 
Dopo che si erano allontanati abbastanza dai due ragazzi Ludwig decise di rallentare, con somma gioia dell’italiano piagnucolante dietro di lui. Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie
-Vedi di non dare troppa confidenza a Bonnefory. Guarda, te lo dico per il tuo bene, non è una persona cattiva, è solo che…. Ehi, ma mi ascolti? Cosa stai facendo?-
Feliciano, che si era affacciato alla porta dell’aula di musica, si portò un indice alle labbra e sorridendo zittì il biondo con un “shhh”
Ludwig, incuriosito, si avvicinò al moro e guardò dentro l’aula da cui proveniva una leggera musica.
Seduto a suonare il pianoforte stava un ragazzo moro, con gli occhi socchiusi e lo sguardo concentrato, e in fondo all’aula deserta era seduta in un banco una ragazza castana, che lo ascoltava con un’espressione rilassata.
-Nèèè, Lud…- sussurrò il più piccolo – chi sono quelli?-
-Quello che suona si chiama Roderich Eldenstain, è austriaco ed è il tesoriere del consiglio studentesco, l’altra non lo so… ma gli gira sempre intorno-
-Come non lo sai? Ma tu sei la mia guida!-
-Che vorrebbe dire?? Come faccio a conoscere ogni singolo alunno di questa scuola?-
-Shhh, abbassa la voce-
Il tedesco si scostò dalla porta e si appoggiò al muro, scorrendo distrattamente lo sguardo per il corridoio mentre si godeva ma musica quando d’un tratto individuò la figura di Romano che lo fissava a braccia incrociate.
“beh, forse vuole suo fratello” pensò, ma quando vide che ciò non accadeva si staccò dal muro e andò verso di lui, forse gli serviva qualcosa, magari Antonio era sparito e lui si era perso.
-Oi… Romano, giusto? Hai bisogno di…-
-Ascoltami bene,crucco. A quanto pare mio fratello ti ha preso molto in simpatia, e sinceramente questa cosa non mi va giù. Sono solo venuto a dirti… se ti azzardi a riportarmelo via giuro che te la faccio pagare, mi hai capito?-
Ludwig rimase ammutolito. Ma che..?
-Romano! Mi querido, ti ho cercato per tutta la scuola, perché te ne sei scappato così all’improvviso? Oh, ciao Ludwig-
L’italiano sembrò riscuotersi
-Maledetto spagnolo, perché mi stai sempre appiccicato? Vuoi deciderti a lasciarmi in pace? E tu- disse rivolto al tedesco –il discorso non finisce qui, capito?-
E come era comparso, se ne andò, seguito dallo spagnolo.
Ludwig rimase immobile in mezzo al corridoio…cos’era appena successo? Riportarmelo via? Ma che aveva fatto di male? E quella era una minaccia? (per quanto potesse fargli paura quell’italiano gracilino…).
 La musica intanto era finita e Feliciano stava tornando verso di lui.
Riprese velocemente la sua solita espressione e gli andò incontro, cercando di nascondere i suoi pensieri.
 
N.dAry
 
Mmm che dire di questo capitolo… all’inizio doveva essere incentrato su Feliciano e Romano, ma alla fine ho finito x infilarci un po’ troppi personaggi, quindi alla fine è venuto uno schifo  quel che è…volevo concentrarmi di più sul legame che lega i nostri due italiani, ma pazienza, sarà per un altro capitolo…
 
Aerith 1992: grazie grazie grazie ^___^ menomale, speravo di non aver reso Arthur OOC, non riesco a gestirlo bene, a dire la verità ^^”  Francis….. beh, Francis non capisce quando è il momento i stare zitto o no, quindi non si può lamentare se alla fine viene menato XD
 
Next---> “don’t touch him! Il ragazzo venuto dall’oriente”
(l’aveva osservato diverse volte e aveva capito che no, Kiku non era un’amante del contatto fisico)

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Capitolo 4
*** Don't touch him! Il ragazzo venuto dall'oriente. ***


 04- Don’t touch him! Il ragazzo venuto dall’oriente.

(Kiku)

 

-Luuuuud, muoviti, siamo in ritardo!-
Il piccolo italiano sfrecciava per il corridoio guardando indietro verso il ragazzo biondo che correva dietro di lui e che gli urlava contro
-E di chi sarebbe la colpa brutto idiota??non sono certo io che non mi muovo la mattina! E non correre per i corridoi, potresti investire….-
In quel preciso momento l’italiano si pestò i lacci delle scarpe, inciampò, ruzzolò per qualche momento e cadde addosso a un ragazzo.
-… qualcuno- appunto. Ludwig rallentò e si diresse verso quell’esserino che in un paio di giorni era diventato la fonte dei suoi problemi, e che ora era comodamente sdraiato addosso a un povero malcapitato.
Feliciano si alzò di scatto e si rivolse verso il biondo
-Ihhhh! Scusami, scusami ti prometto che la prossima volta ti do retta, non mi sgridareeee!-
-E' inutile che chiedi scusa a me, piuttosto dillo al tizio che hai appena investito-
Il ragazzo in questione si alzò, si rivolse al castano e, tra mille inchini, balbettò
-Ma no non si preoccupi, è colpa mia che non stavo attento…..- poi notò il tedesco – oh, Ludwig-san, scusi non l’avevo riconosciuta, buongiorno.-
-Buongiorno Honda.-
Kiku Honda frequentava la sua stessa classe, ed era giapponese. Ludwig l’aveva conosciuto all’inizio dell’anno, quando l’aveva visto intento a cercare di capire in che classe era capitato, e si era offerto di aiutarlo.
Feliciano lo guardò stralunato. Perché si inchinava? E che strano modo di parlare aveva! Mentre il ragazzo continuava con il suo elenco di scuse l’italiano lo osservò meglio : era basso (più basso di lui!), aveva uno strano caschetto di capelli neri e due grandi occhi castani. Lo guardò incuriosito, poi gli prese le mani e le scosse sorridendo, interrompendolo
-Ciao! Io sono Feliciano Vargas! Sei un amico di Ludwig? Allora sei anche mio amico! Sono sicuro che andremo molto d’accordo, vero? Vero?-
Il giapponese arrossì violentemente e ritrasse di scatto la mano.
Ludwig si portò una mano alla fronte e stacco Feliciano da Kiku, prima che a quest’ultimo venisse un infarto. L’aveva osservato diverse volte e aveva capito che, no, il giapponese non era un’amante del contatto fisico. Era sempre gentile e diligente, era un buon lavoratore, sapeva sempre quando parlare e non diceva mai nulla di eccessivo; proprio per queste doti il tedesco si trovava bene con lui, ma aveva notato che al giapponese bastava un nonnulla per entrare nel pallone. Infatti era sufficiente che qualcuno lo sfiorasse, o soffermasse troppo lo sguardo si di lui, o gli chiedesse qualcosa, che Kiku arrossiva ed iniziava a balbettare. Una volta era quasi svenuto quando una ragazza gli si era dichiarata e lo aveva abbracciato.
-Io e Ludwig stavamo andando a pranzare, ti unisci a noi? Sarà divertente!-
 
 
-……Cosa c’è?-
L’italiano e il tedesco guardavano tra il preoccupato e il disgustato il piatto di sushi che Kiku stava tranquillamente mangiando
-Cosa c’è? – ripeté il giapponese – Ho qualcosa in faccia?-
- Kiku, quello…. È pesce crudo?-
-Si, è sushi, preparato proprio stamattina. Ne volete un po’?-
Feliciano puntellò con un dito uno dei bocconi del bento del moro, trillando:
-Che strano! È così…. Viscido! E senti che odore acre che ha! Lud….. lo proviamo?-
Ludwig guardò poco convinto il piatto del giapponese
-Ma… siamo sicuri che sia commestibile?-
-Certo, ed è anche molto nutriente, ma se non vuole provarlo non importa, non voglio forzarla…..-
-Invece lo devi assaggiare! Daaaaaaaaaaaaai Lud, se non lo provi nche tu non lo mangio neanche io!-
-Ma cosa c’entro io?? Se lo vuoi mangiare fallo e lascia in pace me!
Il labbro inferiore del più piccolo tremolò leggermente, e l’italiano mostrò un’espressione da cucciolo  abbandonato lasciato da solo in mezzo alla strada in un giorno di pioggia, la sua arma più temuta e pericolosa.
Ludwig cercò di non guardare il musetto abbattuto dell’italiano. Non si sarebbe lasciato convincere! Non tanto per non mangiare il sushi, ma per dimostrare (in verità più a se stesso che a Feliciano) che quel ragazzino non poteva fargli fare tutto quello che voleva, diamine, sapeva anche dire di no, lui!
-Lud….- Feliciano appoggiò la mano sul suo braccio, guardandolo intensamente con quei suoi occhioni enormi, Ludwig si sentì mancare.
Spostò lo sguardo da Feliciano al piatto del sushi poi, finalmente, allungò la mano verso un boccone e se lo portò alla bocca. Era tanto per provare qualcosa di nuovo, non era certo perché gliel’aveva chiesto Feliciano che lo faceva!
Masticò con lentezza saggiandone il sapore, mentre l’italiano e il giapponese lo guardavano col fiato sospeso.
-Com’è?- chiese titubante Kiku
-Mhm… non male-
-Davvero? Allora lo provo anch’io!- trillò l’italiano allungandosi sul pranzo del giapponese –Ma è buonissimo! Kiku, devi insegnarmi a farlo, io in cambio ti insegno a cucinare la pasta! Lud, così posso preparartela anche io, non sei contento? Ma… Lud? Luuuuuuuuuuud???.
 
 
Quando riaprì gli occhi, Ludwig si ritrovò a fissare il soffitto bianco dell’infermeria, gli faceva male la testa, ma almeno non c’era nessun italiano logorroico nei dintorni
-Luuuud, Lud, stai bene?- Feliciano fece la sua comparsa nella stanza, rompendo i timpani al biondo e buttandosi accanto al suo letto. Come non detto.
-Come stai? Ti sei sentito male subito dopo aver mangiato il sushi, sei diventato pallido, hai iniziato a boccheggiare e sei svenuto! Il medico della scuola ha detto che sei intollerante a quella cosa nera del sushi! Kiku crede che sia colpa sua, si è chiuso nella sua camera e non vuole più uscire!-
il mal di testa del tedesco si intensificò e fece cenno al moro di chiudere la bocca.
-Non ti preoccupare, ora sto bene, non è successo niente di grave, no?-
L’espressione dell’italiano si addolcì
-Sono contento che tu stia bene…-
Ludwig arrossì vistosamente, sorpreso dalla semplicità disarmante dell’affermazione di Feliciano.
-Ecco…-
La porta dell’infermeria si spalancò con un tonfo, e un ragazzo, al possente grido di – ho sentito che il mio fratellino è malato! Non ti preoccupare, West, ora trai piacere dalla vista della mia magnifica persona, non ti senti già meglio?- entrò nella stanza.
A Ludwig basto un’occhiata al ragazzo che era appena entrato, che la sua emicrania quadruplicò.
-Oh, no - sospirò rassegnato il biondo.
-Oh, sì - rispose con un ghigno il nuovo arrivato
 
 
N.DAry
 
Eccolo, è arrivato, è arrivato! *si esalta da sola*
Ok torniamo seri, questo capitolo è alquanto inutile e noioso, lo so,è stata una faticaccia anche scriverlo, ed è anche più corto degli altri…. Ma mi serviva per introdurre…. Beh, credo abbiate capito chi è il nuovo arrivato, vero?
Per quanto riguarda l’intossicazione di Ludwig…. Beh,, non so che dirvi. Ero al ristorante giapponese e mi stavo mangiando, appunto, del sushi, mentre pensavo a un qualche motivo idiota per far finire Ludwig in infermeria, quando mi è venuta questa idea. Si, ok, ne potevo trovare millemila meglio, ma pazienza, ormai è andata così ^^” e comunque facendo qualche ricerca ho letto che ilsushi si fa fatica a digerirlo, poiché a quanto pare nella pancia degli orientali sono presenti batteri in grado di produrre un particolare enzima che serve alla digestione del nori e  che invece sono assenti nel nostro apparato…. Quindi alla fine l'episodiodell'intossicazione non è proprio un qualcosa campato per aria, il mio! * si arrampica sugli specchi*. Anche se comunque per uno che lo mangia di rado non dovrebbe dare nessun fastidio, almeno credo .-.
 
Aerith1992: grazie 1000 :D in verità mi scervello sempre tanto per trovare titoli decenti (cosa che non si direbbe, dato il titolo osceno della fic XD ) felice che continui a piacerti, spero che non ti deluda andando avanti ^^”  (questo capitolo non conta, non piace neanche a me XD)

ringrazio infinitamente chi hamesso questo sclero tra le seguite o preferite  *incredula*, chi recensisce e chi legge soltanto, non sapete quanto mi fate felice ;____;


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("gilbert..... cosa sono quelli?"  il ghigno che si dipinse sul volto dell'albino non prometteva assolutamente nulla di buono.)

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Capitolo 5
*** L' hurrikan che non fa quello che dici ***


 05- L’Hurrikan che non fa quello che dici

(Gilbert)

 

Nell’infermeria era calato un silenzio tombale mentre il nuovo arrivato, mani sui fianchi e mento alto, guardava con sguardo strafottente i due ragazzi in fondo alla stanza, concentrandosi sulla figura di Ludwig, per poi raggiungerlo con grandi falcate.
-West, come mai quella faccia?- disse dando una grossa pacca sulla schiena al biondo –non sei contento che il tuo fratellone è venuto a farti visita?-
-Fratellone?- trillò Feliciano
Solo in quel momento il ragazzo sembrò accorgersi della presenza dell’italiano, e mollò il tedesco per avvicinarglisi
-Né, west… non mi presenti al tuo nuovo amico?- disse scrutando il moretto
Ludwig si mise a sedere sul letto e, col mal di testa che sembrava dovesse dividergli la testa in due, parlò:
-Si, dunque… Feliciano, questo è mio fratello Gilbert. Gil… Feliciano-
-Piace..-
-Tutto qui? È questo il modo di presentarmi? Basta così, faccio da solo. TU!- esclamò indicando l’italiano – sentiti onorato di presiedere alla mia magnifica presenza, stai guardando il favoloso Gilbert Beilschmidt, nonché il ragazzo più figo della scuola!-
Feliciano guardò perplesso il ragazzo che gli stava di fronte: era alto e slanciato, con dei capelli chiarissimi, quasi bianchi, portati in una pettinatura corta e spettinata, gli occhi rossi lo guardavano dall’alto in basso ed esibiva un sorriso smagliante. Gli rispose con un ampio sorriso
-Io sono Feliciano Vargas, piacere! Sei veramente il fratello di Ludwig?-
-Certo che lo sono! Non si direbbe, vero? Purtroppo nel mio fratellino non c’è traccia della mia abbagliante bellezza, né del mio impeccabile charme ma, beh, nessuno è perfetto. Nessuno apparte me, ovviamente. Comunque…c osa ci fa qui?-
L’italiano abbassò la testolina castana
-Ludwig si è sentito male per colpa mia…-
-Non è vero- s’intromise a quel punto il biondo
-Si invece! Se io non avessi insistito non avresti mangiato quel coso e ora non saresti qui…-
-Su, su, ora basta- Ludwig poggiò una mano sulla testa dell’italiano, cercando di rassicurarlo –tu non hai fatto niente di male, sono io che l’ho voluto provare… non voglio più ritornare sull’argomento, ok?-
Il castano lo guardò incerto, poi gli rivolse un gran sorriso, esclamando dolcemente un “va bene” che fece leggermente arrossire il più grande
-Hem ehm…-
Gilbert si schiarì la gola, riportando l’attenzione su di sé. Ehi, stavano parlando di lui un attimo fa, come osavano ignorarlo?
Improvvisamente la nuvoletta rosa che sembrava aver avvolto i due svanì, e Ludwig ritrasse velocemente la mano, guardando distrattamente l’altro lato della stanza, mentre >Feliciano sembrava totalmente a suo agio
-Vedo che siete abbastanza occupati, meglio che tolga il disturbo….- affermò l’albino rivolgendo uno sguardo d’intesa al fratello, che questo ignorò bellamente, al che si rivolse a Feliciano
-Aaah, ragazzo mio, proprio non capisco cosa ci trovi in un musone come lui, ma se sta bene a te…-
-G..Gilbert, credo che hai capito male… anzi, hai sicuramente capito male- cercò di spiegare il biondo
-Si, si certo…-
Gilbert si avviò alla porta, ma prima di uscire si bloccò, come se gli fosse improvvisamente venuto in mente qualcosa, e si girò verso gli altri due
-A proposito… ho organizzato una piccola festicciola di bentornato per il sottoscritto e voi siete invitati, vi aspetto in camera mia più tardi..ci vediamo1-
-Gilbert,  fammi capire… ti sei auto organizzato la tua festa di bentornato?- chiese perplesso Ludwig
-Si, perché?-
-Niente…. A volte il tuo narcisismo mi lascia senza parole-
-Lo prenderò come un complimento, West… a dopo!-
-Meglio che vada anch’io- Feliciano si alzò e si diresse verso la porta –allora ci vediamo dopo, mi raccomando riposati, ok?-
E nell’infermeria ritornò il silenzi, con somma gioia del tedesco, che si addormentò pochi minuti dopo.
 
 
-Perché quell’espressione Lud?  Daaaai rilassati, sarà divertente!-
-Conoscendo Gilbert questa cosa non promette nulla di buono-
Ludwig e Feliciano stavano attraversando il dormitorio diretti verso la camera dell’albino, l’italiano era sereno e rilassato e trotterellava accanto al tedesco canticchiando una canzone nella sua lingua, mentre Ludwig non riusciva a togliersi uno strano presentimento
-Quindi… - la voce dell’italiano si abbassò –Gilbert è tuo fratello?-
Ludwig rallentò, sel’attendeva una domanda del genere.
-Non ci assomigliamo molto, vero?-
Beh, come biasimare la domanda dell’italiano? Lui, biondo, occhi azzurri, alto e robusto,non assomigliava affatto a Gilbert, che al contrario era più basso ed esile, con i capelli argentei e gli occhi scarlatti. Per non parlare del carattere assolutamente incompatibile dei due
-Tecnicamente non siamo fratelli… la famiglia di Gilbert mi ha accolto dopo che lui mi ha trovato mentre vagavo da solo chissà dove e mi ha portato con sé a Berlino… non mi ricordo molto del periodo prima dell’incontro con mio fratello e sinceramente nn mi interessa, per quanto mi riguarda quella che ho è la mia unica famiglia, e sto bene così-
Si bloccò notando l’espressione dell’italiano: lo stava guardando con un espressione triste, gli occhi lucidi e la bocca socchiusa, come se cercasse delle parole da dire ma non le trovasse.
-D..dai, non fare così, io sto bene, non ti devi preoccupare, vedi?- fece sorridendo al più piccolo, che dopo un attimo di esitazione gli rivolse un timido sorriso –non voglio rivedere più un’espressione così triste, mi hai capito?- disse scompigliandogli i capelli scuri
-Ora forza, andiamo a vedere cosa vorrà quel decerebrato di mio fratello-
 
Dopo un po’ arrivarono alla camera dell’albino, ma prima che potessero avvicinarsi la porta si spalancò, e un Romano altamente incazzato fece la sua comparsa davanti a loro, sorpassandoli e percorrendo a grandi passi il corridoio
-Fratellone, che…-
- QUELLO SONO DEI PAZZI!- Urlò l’italiano indicando istericamente la camera da cui era uscito – se credono che io starò lì con loro si sbagliano di grosso! Già sono abbastanza deviati per natura, adesso poi…! Feliciano, meglio che vieni via anche tu, credimi-
Ma il più piccolo continuava a guardarlo con sguardo interrogativo, restando fermo accanto a Ludwig
-BAAH, AL DIAVOLO!- sbottò il meridionale, andandosene.
-Doitsu… ma che voleva dire?-
-Beh, a questo punto immagino che lo sapremo presto –
I due aprirono la porta della camera e sbirciarono incuriositi all’interno, trovandovi Gilbert e Antonio che tagliuzzavano qualcosa,mentre Francis e Alfred osservavano attenti i loro movimenti
-Gilbert…- Ludwig sbiancò nel vedere a terra una scatola vuota che portava scritto a caratteri cubitali “from Holland”  - cosa sono quelli ?-
-Funghi- rispose l’albino con uno sproporzionato sorriso
-Funghi?- ripeté l’italiano avvicinandosi - Che tipo sono? Non hanno un bell’aspetto… se volevate cucinarli mi dovevate chiamare prima di triturarli, so un sacco di ricette: risotto ai funghi, funghi fritti, funghi…-
-Feliciano….- lo interruppe Ludwig sbiancando sempre di più –non credo che siano quel genere di…-
-Esatto, Ita-chan!- esclamò Antonio zittendo il tedesco – ma tu non sai che questi funghi sono buonissimi anche così, dai provali!-
-No, ehi, aspetta!- Ludwig scattò in avanti per portare via l’italiano dalle grinfie di quei pazzi. Invano purtroppo, poiché il francese e lo spagnolo avevano già fatto ingoiare un po’ di quella roba informe al moretto, con le risate di Alfred che facevano da sottofondo
-COSA AVETE FATTO???- urlò infuriato Ludwig –sono.. sono funghi allucinogeni, cazzo, ma siete impazziti?? Dai… sputa, SPUTA!- sbraitò scuotendo Feliciano che lo guardava spaventato, mentre intanto gli altri si stavano passando quella roba, per poi ingoiarla con un sorso d’acqua
-E adesso?- chiese Alfred
-Adesso aspettiamo –rispose Gilbert aprendosi una birra –tra una trentina di minuti dovrebbero iniziare a fare effetto…. Eddai, West, rilassati! Anzi… vuoi provarne uno?-
-Ma cosa stai dicendo?? Feliciano, guardami, come ti senti?-
Chiese preoccupato all’italiano che lo guardava tranquillo
-Veramente non sento niente… e Antonio è un bugiardo, quei funghi facevano schifo!-
-Ok, basta, andiamo via- in una stanza senza tutti quei deficienti a cui badare avrebbe gestito meglio un drogato . Però a pensarci… se ci fosse stato qualche effetto collaterale? Lui non era certo un esperto di quella roba, se ci fosse stato qualche problema che avrebbe dovuto fare? Forse era meglio restare lì.
-Eddai West levati quel muso lungo… vedrai che ti divertirai!-
 
-NO, WOMAN NO CRY! NOOOOOOOOOO WOMAN NO CRYYYY!!!!-
“si sarebbe divertito, certo” pensò Ludwig mentre guardava sconsolato Alfred, Gilbert e Francis che si sgolavano e urlavano mentre facevano oscillare i bicchieri stracolmi di birra a destra e a sinistra, facendo cadere il liquido dorato sul pavimento. A un lato della stanza Antonio li guardava scocciato
-Ma perché io non sento niente?? Non è giusto!- si lamentò l’ispanico
Beh, uno in meno a cui fare da baby sitter. Lanciò un’occhiata a Feliciano, seduto accanto a lui che dondolava la testa da un lato all’altro sorridendo come un ebete. Beh, almeno lui per ora non gli dava grossi problemi
-Ehi Francis- sbottò Gilbert – la smetti di sprecare tutta la birra? Guarda quanta ne hai buttata a terra!-
-Stupido tedesco, tu ne hai versata più di me sul pavimento!-
-Non sonno tedesco sono prussianooooo!-
-Ragazzi!- esclamò Alfred salendo su una sedia – questa stanza è troppo piccola per un eroe come me, usciamo!-
-NON SE NE PARLA!- minacciò Ludwig
-Ehi, gente… credo che cominci a fare effetto…- s’intromise Antonio un secondo prima di scivolare a terra
-USCIAMOOOO!- il francese si gettò sulla porta per aprirla, ma questa si spalancò un attimo prima, Francis batté una testata ed Arthur entrò nella stanza
-COS’E’ STO CASINO?? AVETE IDEA DI CHE ORE SONO?-
Si bloccò osservando il triste spettacolo che aveva davanti : Francis dopo la botta alla porta si era attaccato allo specchio e ora si tastava con stupore ogni singola parte di viso, quasi non l’avesse mai visto prima; Feliciano, che un secondo prima era calmo e tranquillo, ora era sull’orlo del pianto; Gilbert portava le mani avanti a sé ed urlava  uno “stai lontanooooooooo” a un qualcosa che ipoteticamente si trovava di fronte a lui; Alfred oscillava sulla sedia convinto… di surfare, forse? Mentre Antonio aveva intavolato un’animata discussione con il suo indice sinistro.
-Cosa… sta succedendo qui?-
-Arthur.. ti prego aiutami- implorò Ludwig
L’inglese si fermò ad osservare lo scatolone che giaceva abbandonato in un angolo e si mise a leggere l’etichetta
-Avete ordinato dei…d-dei… MA SIETE IMPAZZITI??- urlò istericamente
-Dai Arthur, non abbiamo fatto niente di male a nessuno- disse Francis, ancora intento a contemplarsi
-Ma avete idea di cosa succederà se si verrà a sapere che è avvenuta una cosa simile mentre io ero in carica? Eeeh, lo sapete?? Posso scordarmi le prossime elezioni!- sbraitò con le mani al cielo
Ludwig annuì convinto, contento che fosse arrivato qualcuno sano di mente ad aiutarlo a porre fine a tutto quel casino, mentre gli altri erano rimasti in silenzio ad osservarlo, poi gli si gettarono addosso
-Tenetelo fermo!-
-Cosa fate? Lasciatemi! Io sono il presidente del consiglio studentesco! Levatemi le vostre manacce di dosso!-
-Tenetegli aperta la bocca!-
-Non azzardatevi a  fargli mangiare quella roba!-
Ludwig si alzò per andare in soccorso dell’inglese, ma si sentì trattenere per un braccio e quando si girò incontrò il musetto abbattuto di Feliciano
-Lud….. tu mi vuoi bene?-
-…………………EH?-
L’italiano aderì completamente al braccio del tedesco
-Mi vuoi beneeeeee? Perché io ti voglio tanto bene!-
-Ch..che razza di domanda è?- rispose arrossendo
A quel punto il moro si staccò e andò a importunare qualcun altro, più precisamente Antonio
-Antonio, tu mi vuoi bene?- chiese di nuovo con i suoi occhioni da cerbiatto
Lo spagnolo lasciò Arthur (a cui intanto Alfred era riuscito a far ingoiare un paio di fungi) e abbracciò il più piccolo, iniziando a tastarlo in luoghi non molto opportuni
-Massì che ti voglio bene, che domande! Anche Mr. Tomato ti vuole bene, vedi?- disse spiaccicandogli  in faccia il dito con cui stava bisticciando un attimo fa.
Ludwig tirò via dalle grinfie dello spagnolo Feliciano, giusto in tempo per vedere Alfred che stava per buttarsi dalla finestra al possente grido di – I BELIVE I CAN FLYYYYY!- e afferrarlo al volo.
Perché non sen’erano andati via come Romano?
-Ragazzi!- Gilbert indicò il cielo fuori dalla finestra – la vedete anche voi quella ragazza?-
-Ma che ragazza? quello è un unicorno!- urlò Arthur, ormai completamente andato
-Non vediamo niente, Gil…-
-Ma come? È lì, vicino alla luna, ed è completamente nuda! Come fate a non vederla?-
-Qui l’unico nudo che vedo è Francis…- Antonio indicò l’amico, che intanto si era completamente spogliato e si era spalmato alla grossa vetrata della stanza con vista sul cortile della scuola
-Il vetro è così frescooooooo-
-Francis, tu mi vuoi bene?-
-FRANCIS COSA CAZZO FAI? VESTITI!!!-
-ALFRED SEI UN’INSENSIBILE!- 
-AHAH Arthur, stai parlando con un vaso! Non è ridicolo, Mr. Tomato?-
- NON, TEMETE, IO VI SALVERO’!-
-Gilbert… almeno tu mi vuoi bene?-
- West, non è la festa di bentornato migliore che sia mai stata fatta?-
-STAI ZITTO IDIOTAAAAA-
 
Beh, come dire, la mancanza di Gilbert si era fatta sentire. Eccome se si era fatta sentire. La settimana in cui era stato sospeso era stata per Ludwig la più calma e rilassante che si ricordava, peccato che per lui i suoi giorni di relativa pace erano finiti
Guardò distrattamente Feliciano che piangeva disperatamente, mentre lui tentava ancora di tenere Alfred lontano dalle finestre.
No, probabilmente i suoi giorni di sana tranquillità erano finiti già da un bel po’.
 
 
 
N.d Ary
 
Alloraaaa uff, anche questo è finito. Era una settimana che ero ferma all’inizio e non riuscivo ad andare avanti, poi stamattina a scuola (sociologia è fonte di ispirazione xD) mi sono messa a scriverlo e l’ho finito in un attimo.
Come credo abbiate notato questo capitolo è tipo il doppio di quelli precedenti… e l’ho anche accorciato XD mi sono divertita troppo a scriverlo, spero sia piaciuto anche a voi ^__^
Ah, riguardo al titolo, ho preso spunto dal titolo di una puntata di Full Metal Panic Fumoffu, non l’ho inventato io, apparte l’aggiunta di “hurrikan” che, approposito non ho sbagliato a scrivere hurricane, ma è la traduzione di “uragano” in tedesco.. se è sbagliato  prendetevela con google traduttore .-.
 
 
Fefeica: mmmmm scusa ma chi sei? xD certo che ti ho riconosciuta ^__^ sono contenta che ti piaccia, per quanto riguarda Prussia… spero che questo capitolo ti abbia soddisfatto, questo è l’inizio di taaaaanti guai made by Gilbo ^_^

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(Non mi sei mancato per niente!)

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Capitolo 6
*** Un lunchtime impegnativo ***


 06- Un lunchtime impegnativo

(Elizabetha & Sesel)

 

 
Era una classica giornata autunnale, un po’ fredda ma soleggiata. Il fracasso degli studenti invadeva il giardino, insieme a quello degli uccelli che si poggiavano suoi rami degli alberi che piano piano si tingevano d’oro e di rosso, se si tendeva l’orecchio si poteva sentire anche un dolcissimo suono di…..
-Pwaaaah-  Francis si portò le mani alla bocca in preda a un conato di vomito.
-Ehi, amico tutto bene?- chiese Gilbert accanto a lui notando il colorito pallido del ragazzo
-Quegli stupidi funghi…. È normale che la mattina dopo si abbia una nausea così?-
-Io veramente non sento niente…-
Il francese sbuffò
-Tzè, ma guarda se devo vedere quest’idiota fresco come una rosa mentre io non mi reggo neanche in piedi!-
-Ehi, Francis, se io li reggo meglio di te che colpa ne ho! Credo che anche Antonio abbia avuto qualche problema stamattina….e poi comunque dai, ammettilo… non è stata una festa degna del fantastico me?-
Francis si ritrovò a sorridere all’amico – è stata meravigliosa.-
-Ecco, vedi?-
-Ed è stato ancora più meraviglioso vedere che quell’inglesino saccente e rompiscatole si è ripreso per ultimo, visto che  tutti abbiamo potuto sfotterlo un po’!-
-Già…..- lo sguardo di Gilbert si fermò ad osservare qualcosa dietro le spalle del francese – peccato che poi si è arrabbiato solo con te, vero?-
Quel briciolo di buon umore che aveva ritrovato il biondo svanì in un secondo appena vide l’enorme pila di fogli poggiata dietro di lui
-Cavolo perché devo sbrigare io queste noie? È lui il presidente del consiglio studentesco, toccherebbe a lui, non a me!-
-Si, ma tu sei il vicepresidente- affermò l’albino facendo risprofondare l’amico nella depressione. –e comunque… che roba è?-
-Sono fogli che devo consegnare ad ogni classe…. Devono scriverci le attività che hanno in programma per il festival scolastico e presentarle ad Arthur…. Hai idea di quante classi ci siano?? Non ce la farò mai Questo è totalmente ingiusto!-
-Hem, Francis…- lo interruppe Gilbert indicando una ragazzina che li osservava a qualche metro di distanza – credo che quella ti stia fissando-
Appena lo sguardo del francese si posò sulla ragazza, Francis sembrò dimenticare tutti i suoi problemi
-Sesel, buongiorno!-
La ragazzina sembrò riscuotersi e corse incontro ai due. Era bassina, (arrivava a malapena alle clavicole del biondo), aveva due grandi occhi castani e le labbra carnose erano stirate in un dolce sorriso; i capelli neri erano portati in due code basse legate con dei nastri rossi; il fisico era esile, con appena un accenno di curve risaltate dal taglio della divisa.
-B-buongiorno!-
-Mi stavi cercando?- chiese dolcemente il francese
-Ecco…. Ho qui gli appunti che mi avevi chiesto l’altro giorno- disse porgendogli un quaderno e ritornando a frugare nella cartella –e poi ho saputo che non ti sentivi molto bene e…ecco, ti ho portato questa.- concluse porgendogli una pasticca -con questa ti sentirai meglio...-
-Oh, Sesel, grazie! Cosa non farei senza di te…Sei il mio angelo!-
-M…ma veramente io non…. Ecco….- il bel viso color caramello della ragazza si imporporò leggermente –non c’è bisogno che mi ringrazi, lo faccio volentieri. Ora scusami, c’è una persona che mi sta aspettando…-
-Certo, non voglio trattenerti, ci si vede in giro, eh?-
Gilbert, che era rimasto tutto il tempo in silenzio, si rivolse al biondo, mentre continuava ad osservare la mora correre via
-Francis, mi sa tanto che hai fatto colpo -
- Io? con Sesel? Ma no, figurati! Lei è così gentile con tutti, io non faccio certo eccezione. Hai visto però com’è adorabile? E poi parla perfettamente il francese! Non sarebbe la sorellina perfetta?- si appoggiò sulle braccia, e il movimento per poco non fece cadere l’imponente pila di fogli che stava ancora lì, quasi ad aspettare che qualcuno la calcolasse. –Ah, quasi me ne ero dimenticato….Gilbert, mi serve un favore!- esclamò esibendo il suo migliore sorriso.
-Uh?-
 
Ma perché finiva sempre così?
Gilbert passò tutta la pausa pranzo a consegnare quei dannatissimi fogli a ogni persona che incontrava, borbottando e maledicendo l’amico che gli aveva dato tutto quel lavoro da fare, congedandosi con la frase “sono sicuro che una persona così magnifica come te non dirà di no, vero?”. Beh, non poteva certo tirarsi indietro dopo che il suo orgoglio era stato tirato in ballo! Stupido francese, gliel’avrebbe fatta vedere lui!
Tornò a consegnare i fogli con un nuovo entusiasmo, quando si bloccò di colpo.
La vide attraversare il cortile, la gonna che svolazzava leggermente facendo girare tutti i ragazzi che la guardavano incantati, per poi vederla avvicinarsi a Sesel e tirare fuori i suo cestino del pranzo, chiacchierando spensieratamente con l’amica.
Si chiamava Elizabetha, ed era diversa da tutte le altre.
 

Gilbert non aveva mai avuto problemi per quanto riguardava le ragazze. Non che avesse il chiodo fisso come Francis, certo però quando voleva un po’ di compagnia femminile non faceva il minimo sforzo per trovarla anzi, aveva un esercito di ragazze adornati ai suoi piedi, cosa che aumentava in modo incredibile l’ego del ragazzo (come se ce ne fosse bisogno…)
Eliza, invece, era la cosa più complicata che gli fosse capitata.
 Loro due erano amici d’infanzia, da piccoli stavano sempre insieme, divertendosi a fare il “gioco della guerra”, a cacciare insetti e a far arrabbiare i vicini e, anche se litigavano continuamente, tutti dicevano sempre che  da grandi si sarebbero sposati, un po’ per prenderli in giro, un po’ perché pensavano veramente che erano una bella coppia. A quel punto i due bambini con facce schifate urlavano che era assolutamente impossibile. Ripensandoci adesso…come potevano affermare una cosa simile? Elizabetha da piccola assomigliava a tutto tranne che a una dolce bambina: si comportava come un maschio, parlava come un maschio e si vestiva come un maschio, tanto che Gilbert all’inizio si era davvero convinto che fosse un bambino. Poi lei dovette partire, tornò in Ungheria,il suo paese d’origine, e non si videro più. 
La reincontrò dopo molti anni in un campeggio estivo, e quando la vide stentava a riconoscerla: indossava una candida camicetta legata appena sopra l’ombelico, dei calzoncini di jeans e dei leggeri infradito; i capelli castani, una volta sempre corti e raccolti in una coda, ora erano  sciolti e lunghi fino ai fianchi e ad ogni suo movimento catturavano i raggi del sole creando mille riflessi; gli occhi verdi erano incorniciati da un leggero trucco e controllavano attenti la padella su cui stava cucinando.
-Gott- Gilbert iniziò a sudare e ad agitarsi.
Era stato invitato da alcuni suoi amici quel pomeriggio per pranzare tutti insieme e lo avevano avvertito che ci sarebbero state alcune ragazze carine, ma non si aspettava certo questo. Mio dio, era splendida.
Si allargò con un gesto veloce il colletto della camicia, doveva parlarle. Fece per avvicinarsi, quando venne strattonato da una ragazza
-Ciao Gilbert! Che bello rivederti! Cosa ci fai qui? Ti ricordi di me?-
-oh, ciao…..- hem… chi cavolo era?- che sorpresa trovarti qui, ora scusami  ma…-
-Mi sei mancato così tanto negli ultimi mesi!e io? Ti sono mancata, vero? Ti ho chiamato tante volte, ma tu non mi hai mai risposto…. Hai cambiato numero per caso?-
-Eh….eh già, scusami. Certo che mi sei mancata, ma ora devo proprio…-
Elizabetha, dopo aver spento il fuoco, alzò lo sguardo cercando l’origine di tutto quel trambusto e si mise ad ascoltare distrattamente i due ragazzi
-Giiilbert ma perché hai tanta fretta? Non ti ricordi più i momenti che abbiamo passato insieme?- chiese mentre sfregava con falsa noncuranza il seno prosperoso sul braccio del ragazzo
Eliza roteò gli occhi al cielo e tornò a concentrarsi su quello che stava facendo un attimo fa, quando d’improvviso si bloccò. Aveva detto Gilbert? Guardò meglio  i due e le venne un tuffo al cuore: era lui, era per forza lui. L’accento tedesco, il nome, ma soprattutto l’aspetto, era albino…si, era per forza lui
-Gilbert? Gilbert Beilschmidt?- chiese avvicinandoglisi
Lui fece altrettanto, scrollandosi la ragazza dal braccio
-Tu sei… Elizabetha Hèdervàry , giusto?-
-Ommioddio, non posso crederci, dopo tutti questi anni! – disse lei entusiasta andando ad abbracciarlo – cosa ci fai qui? Sei da solo? C’è anche tuo fratello? Cos’hai fatto tutto questo tempo?-
Era bella da togliere il fiato –Liz! Come sono contento di vederti! Tu cos’hai fatto tutto questo tempo! Ma guardati… il brutto anatroccolo è diventato proprio una bella sventola!-
Lei lo lasciò, allontanandosi, non gli piaceva quel linguaggio
-Si… anche tu sei cresciuto.-
-E come sono cresciuto! Che fortuna è stata per te incontrarmi di nuovo! E dove lo trovi un altro come me? Ti vedo molto cambiata… e ovviamente in meglio, mi congratulo! Spero che anche il tuo carattere sia migliorato!- disse il tedesco, inconsapevole del pericolo a cui stava andando incontro.
-…Come scusa?- era incredula
-Ma si, nel senso.. non dai ancora la caccia agli insetti e alle lucertole, non ti arrampichi ancora sugli alberi, non lanci ancora il fango nelle finestre dei vicini, no? Vabbè che con quelle –e indicò il seno dell’ungherese – ti si perdona tutto, ma….-
-Co…COSA? Ma come diavolo ti permetti?-
-Ma dai, non ti scaldare! Vedo che sei rimasta acida come allora, eh?-
Lei si girò di scatto, mandando a benedire le buone maniere, e si avvicinò pericolosamente al ragazzo
-Ah si?? E tu sei invece il solito ragazzino stupido, arrogante e narcisista di tanti anni fa, non sei cambiato affatto! Dimmi….sei ancora deboluccio come allora? Ormai scommetto che ti fai attere anche da tuo fratello! E poi sai una cosa?- disse gonfiando il petto orgogliosa – non mi sei mancato per niente!-
Ovviamente lui, offeso, iniziò a controbattere
-Ah, ma davvero? Tu mi sei mancata anche meno, allora! E sarò anche stupido, ma intanto io ho un esercito di ragazze che mi adorano. Tu invece con i tuoi modi mascolini scommetto che avrai al massimo uno o due sfigati dietro!- ovviamente Gilbert non poteva sapere degli innumerevoli ammiratori della ragazza, ma era un dettaglio
-Sai quanto me ne frega! Scendi dal piedistallo idiota! E poi preferisco farmi suora piuttosto che avere ragazzi come te dietro! Anzi, tornatene dalla tua amica là dietro e lasciami in pace!-
Gilbert si bloccò, i pugni che si aprivano e si chiudevano convulsamente, gli occhi scarlatti, improvvisamente seri, che guizzavano dalla castana alla bionda alle sue spalle poi, con un tono grave, disse:
-Ho capito…-
L’ungherese per un attimo si sentì in colpa, ma prima che potesse ridire qualcosa il tedesco esultò:
-Fai così solo perché sei gelosa!-
-Eh?-
-Ma tranquilla Liz, non devi essere triste, perché……..io………-
Eliza trattenne il fiato, aspettandosi, forse… una dichiarazione?
-IO POSSO SODDISFARVI ENTRAMBE! Se vuoi anche contemporaneamente…-
L’espressione della ragazza era indescrivibile, si limitò a girarsi e ad avvicinarsi al punto dove stava prima
-Brutto….- strinse convulsamente il manico della padella –IDIOTAAAAAA!- e andò a schiantargliela in faccia, con un sonoro tonfo.
 
 
Gilbert sorrise al ricordo mentre appoggiato al muretto, continuava ad osservare l’ungherese.  Una leggera folata di vento fece cadere alcuni dei fogli che aveva tra le braccia. Dopo averli raccolti si decise ed andò incontro alle due.
 
La ragazza accanto a lei sospirò pesantemente
-Sesel, cos’hai? È già da prima che ti vedo così giù…che è successo?-
-Elizabetha, io proprio non capisco!-
-Ah…-
L’ungherese capì subito a cosa si stava riferendo l’amica e storse il naso: Francis Bonnefoy, come faceva un essere così squallido ad interessare a quell’angelo di Sesel?
-Ti giuro, sto impazzendo! Io faccio di tutto per farmi notare, per aiutarlo…..ma lui niente! Mi guarda come si guarda una bambina e niente di più, che devo fare?-
L’umore di Elizabetha crollò bruscamente. Tutte le volte era così: ogni volta che la sua amica stava male la colpa era sempre di quel viscido donnaiolo francese. Non che Francis non le volesse bene, ok, ma ormai era risaputo che al francese piacevano le donne alte e prosperose (al contrario di Sesel, che era talmente minuta da sembrare veramente una bambina) anzi, ad ascoltare le voci che giravano sul suo conto Francis non disdegnava neanche la compagnia maschile.
Uscirono dall’edificio e passeggiarono per un po’ in silenzio nel grande cortile, sedendosi poi sotto una quercia e prendendo i loro cestini del pranzo.
-Sesel…- sospirò sorridendo la più grande – per me rimarrà sempre un mistero cosa ci troverai in quel tipo, tu puoi meritarti molto di meglio!- guardando però il viso abbattuto dell’amica, sospirò e le poggiò una mano sulla spalla – se però è proprio questo ciò che vuoi…. Vedrò cosa posso fare per aiutarti-
-Davvero?- saltò su la più piccola, improvvisamente più energica – aaaah, Eliza, ti sarò debitrice a vita! Cosa posso fare per sdebitarmi?-
-Ma no, figurati, non c’è mica…-
-Ma certo! Potrei aiutarti con Beilschmidt!-
Elizabetha rimase un momento in silenzio, riformulando la frase che aveva appena sentito poi, quando capì dove voleva andare a parare la mora, scattò come una molla
-M..ma Sesel, non starai parlando di Gilbert, mi auguro!-
-Beh, perché non ti piace? Eppure….-
-Non mi dirai che circolano davvero voci del genere! Non c’è assolutamente niente che mi interessi in quell’esaltato, credimi!-
Sesel rimase sinceramente sorpresa
-Eppure avrei giurato che…-
-Ma dai, Sesel, cosa mi potrebbe piacere di un narcisista megalomane del genere?-
-Beh…..ecco…. ma dai non può essere tanto male! Lui è…........è carino!-
-Carino è il fidanzatino delle medie o il tizio con cui gli amici vogliono farti uscire per forza- le interruppe una voce alle loro spalle – io sono splendido.-
Elizabetha guardò scocciata l’amica indicando il ragazzo alla loro spalle
-Vedi cosa intendo?-
-Buongiorno Beilschmidt!- saltò su la mora inchinandosi appena. Delle volte Sesel era talmente gentile ed educata da ricordare Kiku. L’albino si avvicinò alle due
-Ciao Sesel, Francis mi ha detto di ringraziarti ancora per prima…- lanciò uno sguardo ad Elizabeth, che lo guardava corrucciata –beh? Tu non ti inchini?-
Lo sguardo omicida che passò per le iridi verdi della ragazza fece desistere bene il tedesco dall’aggiungere altro
-Cosa vuoi Gil?-
-Sempre gentile, eh? Comunque sono venuto per portarvi questi – e passò alle due ragazze un paio di fogli – Francis mi ha detto che hanno a che vedere con il festival scolastico, una volta compilate dovete portarli a Kirkland, ok?-
-Ahah, cos’è, sei diventato il fattorino del presidente, tutto a un tratto?-
-Spiritosa…. Quell’idiota di Francis mi ha fatto sprecare tutta la pausa pranzo, e ancora non ho finito! Spero almeno che alla mensa sia rimasto qualcosa…. Perché voi due vi ostinate a prepararvi il cibo da sole, se abbiamo la mensa qui a scuola?-
Sesel arrossì leggermente
-Elizabetha mi sta dando lezioni di cucina…. E quello che prepariamo ce lo mangiamo nella pausa pranzo, così saltiamo anche le file per prendercelo alla mensa, e poi è così bello preparare qualcosa con le proprie mani, non credi?-
Gilbert si grattò la testa cercando di dare un senso alle parole della mora
-Mha, io proprio non vi capisco… perché sgobbare tanto se puoi averlo già fatto?- poi sembrò illuminarsi –non è che stai prendendo lezioni di cucina perché vuoi fare colpo su qualcuno?- chiese con un ghigno divertito
-E…ecco…-
-E perché dovrebbe interessarti?- Eliza si alzò e si accostò a Sesel – cara, è inutile che perdi il tuo tempo a cercare di spiegargli  cose come la bellezza di cucinare, è troppo stupido. Dai, andiamo-
-Ehi! Ma ti sembra questo il modo di…- l’ungherese mollò in mano all’albino il suo cestino del pranzo, interrompendolo
-Se non trovi proprio niente qui dentro è rimasto qualcosa…. Spero che ti piaccia la cucina ungherese.-
Gli rivolse un leggero sorriso e se ne andò, seguita dall’amica, lasciando Gilbert imbambolato in mezzo al cortile con in mano il cestino del pranzo dell’amica.
Quando fu sicuro che le due se ne fossero andate e che nessuno lo vedesse, lo aprì ed assaggiò un boccone
-Mhm… non male- fece sorridendo.
 
 
N.d Ary
Allora….e finalmente ho introdotto anche Ungheria e Seychelles….per il nome di quest’ultima ho optato per Sesel, visto che facendo un giro per il web questo nome ricorreva diverse volte, sia nei forum che in altre fan fic…ok, i personaggi da introdurre sono praticamente finiti, almeno quelli principali (mmm era anche l’ora mi sa xD) spero che non sia venuto una schifezza e ringrazio ancora chi legge o commenta… e anche chi apre anche solo per sbaglio questa fic ^___^
 
Fefeica: auhauha grazie ancora ^__^ davvero è una delle tue canzoni preferite? Anche io l’adoro (anche se cantata da quei tre ha tutto un altro fascino xD)
Nippon93: aaaaaah mi perseguiterai per sempre con questa storia? Ahahah ma invece tu i tuoi spunti dai tuoi magnifici disegni dove li trovi? Mhaaaaa chissà xD

Bianfre: grazie 1000 XD sono contenta che sono riuscita a farti ridere un po' <--- è terrorizzata dall’idea che la fic sia noiosa ;__;

 
 
 

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(ogni volta che si voltava verso di lui lo trovava a fissarlo con uno sguardo ebete, e se possibile il sorriso di quell'idiota si allargava ancora di più… ma cosa aveva fatto di male per meritarselo?)

 

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Capitolo 7
*** Sweet and bitter ***


07- Sweet and bitter

(Antonio & Romano)


-Ohi, la testa…..-
-Beh, te la sei cercata, no? Idiota.-
Quando Antonio riaprì gli occhi si ritrovò davanti Romano che lo guardava con la sua perenne espressione scocciata. Era nella sua stanza, come ci era arrivato? Più si sforzava di ragionare e di pensare agli ultimi momenti della sera precedente, più il mal di testa che aveva si faceva più lancinante. Alla fine rinunciò a cercare di ricordarsi qualcosa e rivolse uno sguardo interrogativo all’italiano, che ora gli stava porgendo un bicchiere d’acqua.
-Smettila di guardarmi così, bastardo! Il mangia patate ieri sera mi ha fatto pena e sono ero preoccupato per mio fratello, quindi sono tornato indietro ad aiutarli-
-Grazie- fece l’ispanico prendendo il bicchiere –Non mi ricordo gran che di quella sera- nonostante il mal di testa, provò comunque a fare mente locale- dunque…. C’era Francis che si era spogliato, Ludwig che ci ringhiava contro ogni due secondi di smetterla, Gilbert che si è fatto la doccia vestito ed ha allagato il bagno, Alfred che ha passato tutta la sera a cercare di leccarsi il gomito…..-
-Oh, mio dio…- sussurrò Romano ringraziando il suo buon senso che lo aveva fatto andare via da lì prima di tutto quel caos
-Arthur che era salito sulla scrivania convinto di cavalcare un unicorno e Feli-chan che piangeva appolpato a Ludwig!- concluse ridendo –E’ proprio adorabile tuo fratello, lo sai?-
-Ma non mi dire- gli occhi ambrati di Romano a quella frase si fecero improvvisamente freddi, tanto che Antonio smise subito di ridere
-Tutto bene Romano?-
-Certo idiota, sto benissimo. Ora alza il culo che devi metterti al lavoro-
Antonio si tirò su a fatica dal letto, gli doleva dappertutto –Che devo fare?-
L’italiano spostò lo sguardo su un foglio posato sulla sua scrivania, per poi prenderlo e porgerlo ad Antonio
-“Dato e considerato il vostro a dir poco deplorevole comportamento dell’altra sera”- iniziò a leggere ad alta voce –“stamattina mi sono personalmente mobilitato per trovare, con vostra grande fortuna, un modo per rimediare alle vostre azioni malsane…..” che cos’è questa roba, Romano?-
L’italiano non gli rispose, ma rise visibilmente sotto i baffi, esortando così il moro a continuare
-“pertanto tu, Carriedo, sei stato assegnato a degli utili lavori nelle seguenti classi. Dovrai recarti lì ed aiutarle nei preparativi per il festival scolastico e fare tutto quello che ti chiedono. Ah, visto che le lezioni sono sospese fino alla fine dell’evento, puoi iniziare anche da stamattina.
Buon divertimento, il presidente del consiglio studentesco Arthur Kirkland”-
Lo spagnolo sbiancò nel vedere la lista infinita delle classi a cui era stato assegnato e ringhiò fra i denti
-M..maledetto inglese! abusa del suo potere per punire chiunque gli faccia comodo!-
-beh, credo che ci sia stata una ragione per questa punizione, no?- ribatté Romano – Gli avete fatto mangiare quella roba contro la sua volontà, se solo avesse voluto avrebbe potuto tranquillamente denunciarvi, poteva essere pericoloso!-
macché pericoloso! Ma se a me non hanno fatto praticamente nessun effetto!- saltò su impettito l’iberico alzando appena la voce, scatenando così la reazione del più piccolo, che esclamò con voce isterica:
-Oh, certo! Allora l’idiota identico a te che correva in mutande per il cortile della scuola cantando a squarciagola l’inno spagnolo me lo sarò immaginato, vero?-
Il silenzio che seguì le parole irritate dell’italiano lasciò ad intendere che, no, Antonio non si ricordava questo piccolo particolare.
-Ho….ho davvero fatto….-
-E non hai idea di che fatica abbiamo fatto io e il crucco per riprenderti….Ora senti, io devo andare in classe, prendi queste- disse lanciandogli un piccolo mazzo di chiavi – Quando esci chiudi la porta, le chiavi me le darai dopo, tanto nella lista delle tue classi c’è anche la mia-
Lo guardò un ultima volta e poi si avviò alla porta, venendo trattenuto però da Antonio che gli afferrò l’orlo della maglia guardandolo con un caldo sorriso
-Grazie per avermi portato qui, niño-
Antonio era ben consapevole delle sue qualità, e sapeva perfettamente che il suo sorriso era qualcosa di destabilizzante per tutti e tante volte se ne approfittava. Era proprio con questa sua arma che aveva cercato di far nascere un piccolo sorriso sul bel volto dell’italiano, ma invece ebbe solo il risultato di farlo imbarazzare
-Ba…bastardo!- urlò leggermente imporporato Romano scostando malamente la mano del più grande e allontanandosi
-Cosa diavolo vuoi? E smettila di guardarmi così con….con quella espressione da pesce lesso! Non ti sopporto, sei…sei….-
Beh, non era proprio il risultato sperato, però era comunque un bello spettacolo vedere quel bel viso imbronciato tingersi pian piano di rosso. Un po’ meno essere travolti da una cascata di insulti in un italiano veloce e incomprensibile, e nonostante non riuscisse ad afferrare neanche una parola, Antonio afferrò benissimo il senso del discorso.
Guardò sconsolato il suo adorato Romano andarsene mentre ancora borbottava arrabbiato e sospirò pesantemente
-Beh, un bel modo per cominciare la giornata, no?-

Per la maggior parte della mattinata lo spagnolo non fece altro che andare e venire per le varie classi, portando secchi di vernice, cartelloni, perfino qualche trave, ed ebbe così il tempo per riflettere.
Con Romano era stato un colpo di fulmine, era bastato un attimo. Nel preciso istante in cui lo vide, appena un paio di settimane fa, successe qualcosa: sentì qualcosa sbloccarsi dentro di lui, come se si fosse appena liberato di un grosso macigno ed ora si sentiva talmente leggero da sembrare che la terra sotto ai suoi piedi fosse sparita. Tutto quello di cui era consapevole in quel momento, mentre i suoi occhi verdi si fondevano in quelli ambrati dell’italiano, era stata l’assoluta certezza che sarebbe stato suo, e suo soltanto.
-Senpai…- una ragazzina gli si affiancò, guardandolo con occhi languidi –Vuole che l’aiuti?- disse indicando la grossa scatola che teneva fra le mani il ragazzo.
-Oh, no, non ti preoccupare. Non sembra ma è leggera, c’è solo qualche costume dentro….E poi non mi sognerei mai di far sgobbare una dolce fanciulla al posto mio, ti pare?-
Ma dalla suddetta fanciulla non arrivò risposta, intenta com’era a bearsi della vista dello spagnolo in religioso silenzio e con gli occhi sognanti, tentando allo stesso tempo di non sciogliersi dalla gioia. Antonio dal canto suo non si curò minimamente dello stato catatonico in cui era caduta la sua ammiratrice e continuò a spostare scatoloni a destra e a sinistra perso nei suoi pensieri. Quando l’ennesima goccia di sudore gli bagnò la pelle abbronzata, Antonio appoggiò lo scatolone a terra e si levò la maglietta, restando con una fine canottiera. Era iniziato l’autunno, ma con tutto quel via vai gli era venuto un caldo insopportabile. In men che non si dica un’altra ragazza gli si parò davanti, completamente rossa in volto
-Se…senpai, vuole un po’ d’acqua?- domandò con voce smielosa
-Oh, grazie!- Il moro prese la bottiglietta d’acqua mandandone giù un grosso sorso e lasciando scivolare involontariamente un paio di gocce d’acqua giù per il collo. Si voltò per ringraziare la giovane, ma la trovò in preda a una forte iperventilazione e si appoggiava al banco dietro di lei per non stramazzare al suolo.
-Senpai!- una mora lo stava fissando incantata, come il resto della popolazione femminile della classe, che si stava velocemente avvicinando. –Vuole un asciugamano? Le presto il mio!-
-Beh, gra…-
-Senpai, le ho preparato il suo dolce preferito!-
-Ma….-
-Oh, senpai, è così forte!-
-Veramente sto soltant….-
-Senpai, lei è proprio perfetto!-
Fu in quel momento che Romano fece la sua comparsa nella classe. Aveva attraversato mezza scuola alla ricerca dello spagnolo e finalmente aveva raggiunto la classe dove gli avevano detto che lo avrebbe trovato. Ovviamente era venuto per controllare che non battesse la fiacca, non certo per appurare che non si stesse affaticando troppo o per offrirgli il suo aiuto!
Vagò con lo sguardo per qualche secondo nella classe, e non faticò tanto per trovarlo: a un lato della classe Antonio era stato stretto al muro, circondato da una folla di ragazze adoranti, eppure sembrava perfettamente a suo agio
-Ahahah, ragazze, le vostre attenzioni mi lusingano! Che fortunato che sono!- esclamò difatti l’iberico.
A Romano bastò sentire quelle poche parole, unite al sorrisetto compiaciuto che esibiva lo spagnolo, per fargli salire il sangue alla testa. Avanzò a passo di marcia verso di lui, con in mano la bottiglia d’acqua che inizialmente aveva portato per Antonio, e gli versò completamente il contenuto addosso, bagnandogli i riccioli scuri con un’espressione che voleva dire “Placa i bollenti spiriti, idiota”.
Nella classe calò il silenzio, mentre un Antonio gocciolante guardava stupito l’italiano, che girò i tacchi stizzito e si avviò all’uscita.
-Vaffanculo- borbottò fra i denti.
Lo spagnolo restò immobile per qualche secondo, cercando di capire cosa diavolo era appena successo, mentre le sue ammiratrici lo guardavano affrante mentre lo asciugavano con tanto amore.
-Romano….Aspetta Romano, Romano!- urlò girando la testa di scatto verso la porta in direzione del più piccolo, scuotendo così teatralmente i bei capelli mori che liberarono una miriade di goccioline d’acqua. Le ragazze alle sue spalle, vedendo il bel volto dell’spagnolo circondato da tutte quelle pagliuzze brillanti, collassarono definitivamente.
Dopo averlo rincorso per tutto il corridoio, finalmente Antonio riuscì a raggiungere l’italiano, bloccandolo per un braccio.
-Romano, ma che….-
-Cosa vuoi, bastardo?!- c’era un leggero tono isterico nella sua voce, ma si sforzava di apparire indifferente
-Romano non capisco….è successo qualcosa? Ti stavo aspettando per….-
-Ah si, mi stavi aspettando? A quanto pare non ti stavi annoiando, vero?- sbottò inacidito il castano.
Antonio osservò il ragazzo davanti a lui che sbuffava e borbottava arrabbiato guardandosi le scarpe, giusto per non incrociare i suoi occhi verdi e concluse che…sì, era decisamente adorabile.
-Uh? Stai parlando di quelle ragazze?- chiese innocentemente, per poi avvicinarglisi e rivolgergli un sorriso sghembo –Sei forse geloso, Romano? Non devi preoccuparti, non sono certo loro che mi interessano….-
Lo spagnolo guardò soddisfatto il volto del più piccolo, che strabuzzò gli occhi e arrossì fino alle orecchie.
La seduzione era qualcosa di innato in Antonio, se solo avesse voluto avrebbe potuto far invaghire di lui anche un sasso, e il suo aspetto in quel momento di certo non aiutava Romano: la canottiera metteva in bella mostra le braccia abbronzate e leggermente muscolose e l’acqua l’aveva fatta aderire completamente al corpo, facendo intravedere gli addominali.
L’italiano ormai boccheggiava come un pesce, incapace anche di rivolgere un minimo insulto al più grande. Quest’ultimo, al contrario, era sereno e perfettamente a suo agio….a dirla tutta anche vagamente divertito, ma cercò di non darlo troppo a vedere
-Che ne dici Romano, andiamo a mangiare?-
Gli scappò una risatina vedendo che il castano schizzò via verso la mensa, ansioso di allontanarsi da lui, ma venne prontamente ripreso da Antonio che, fulmineo, gli poggiò una mano sulla spalla e lo fece voltare vero di lui
-Ho cambiato idea, facciamo un’altra strada, così passiamo in un posto, ok?-


-Questa è la mia classe-
Romano si guardò intorno avanzando di qualche passo nell’ampia stanza luminosa
-Perché diavolo voi dell’ultimo anno avete sempre le classi migliori? La mia è un buco piccolo, buoi e puzzolente, non è affatto giusto!-
-Ahaha, chico, non è mica colpa mia- gli rispose Antonio sorridendo come al solito –Comunque adesso che hai visto la mia classe saprai dove trovarmi in caso di bisogno….O anche soltanto se hai voglia divedermi!- concluse ridendo.
L’italiano incrociò le braccia al petto e lo guardò scocciato. Era davvero stufo di que ragazzo: ogni volta che si voltava verso di lui lo trovava a fissarlo con uno sguardo ebete, e se possibile il sorriso di quell’idiota si allargava ancora di più….ma cosa aveva fatto di male per meritarselo??
-Certo, certo, contaci- borbottò imbronciato – Ok, l’ho vista, possiamo andare adesso? Voglio evitare che mio fratello pranzi di nuovo con wurstel e patate - al solo pensiero di Feliciano che abbandonava il meraviglioso cibo italiano per mangiarsi i piatti del crucco gli venne il sangue alla testa –Quel dannato mangia patate lo sta infettando!-
Antonio si avvicinò al più piccolo e gli passò un braccio intorno alle spalle dirigendosi verso l’uscita, braccio che fu prontamente rimosso dall’italiano con parole non esattamente educate.
Stavano per uscire dalla classe, quando gli si parò davanti la figura di Francis, che per poco non li investì.
-Oh, buenos dìas, Francis – fece Antonio spostandosi per farlo passare
-Salut, Tonio….. come mai sei tutto bagnato? Vabbè, ho lasciato qui un libro prima, a lezione….- mentre si avvicinava ad uno dei tanti banchi non levò un attimo gli occhi di dosso da Romano –bonjour anche a te, petit Vargas-
Romano borbottò qualcosa di rimando senza un minimo di trasporto, non gli piaceva Francis. Non c’era una ragione ben precisa, forse era l’accento francese, forse lo strano sorriso che gli rivolgeva ogni volta che lo incontrava, forse i modi frivoli…..Romano non lo sapeva. Ricordò improvvisamente la prima volta che vide una vipera tanti anni fa nella sua Italia. Francis non assomigliava a un rettile, eppure lui continuava ad associarlo a un viscido serpente.
-Allora, ti piace la nuova scuola?- chiese il biondo ridestandolo dai suoi pensieri –Hai fatto amicizia con qualcuno? Oltre che con il nostro Antonio, s’intende-
Si avvicinava piano, zigzagando sinuosamente fra i banchi, Romano fece istintivamente un passo indietro –E a te che ti frega?- sbottò sulla difensiva
-Non sei molto educato, eh? Immagino che Antonio avrà un bel da fare con te, vero? Oh, beh……le buone maniere si imparano col tempo, come tante altre cose s’ intende…..-
Il più piccolo continuò ad arretrare finché non si ritrovò con le spalle al muro
-Peccato che non è toccato a me farti da guida….- soffiò con un tono allusivo, adesso era veramente vicino.
Romano si stava spaventando, avrebbe voluto spostarsi, ma il francese lo sovrastava
-Ok, adesso basta- intervenne Antonio, a cui non gli era sfuggito il disagio dell’italiano e posando una mano sulla spalla del biondo –Che ne dici Romano se intanto ti avvii senza di me? Aspettami in mensa-
Non se lo fece ripetere due volte, sgattaiolò velocemente fuori dall’aula lanciando uno sguardo incerto allo spagnolo, lasciando poi Francis e Antonio da soli nella classe deserta
-Sai, Francis, non so se ti rendi conto che le tue avances sono terrificanti a volte- fece Antonio in tono di rimprovero, che comunque venne ignorato.
-Ah, come sei fortunato, Tonio…..- sospirò l’amico
-Cosa intendi esattamente? Parli di Romano?-
-Certo! Guardalo, è così carino! Spero che tu non l’abbia già adocchiato-
Lo spagnolo si appoggiò al muro dell’aula continuando ad osservare il francese.
-Perché se così fosse sarebbe un problema, sai….- disse ravvivandosi i capelli biondi –è da quando è arrivato in questa scuola che lo sto osservando e….beh, è proprio un bel bocconcino, non trovi? Se per te non è niente di che potresti cedermelo?- il suo tono era scherzoso, per il francese Romano sarebbe stato solo un’altra delle sue conquiste….c’era anche la possibilità che stesse scherzando e basta. Eppure era bastata quell’ultima frase per irrigidire lo spagnolo.
-Mi dispiace, ma credo proprio che non sia possibile, Francis- affermò incrociando le braccia al petto senza abbandonare la sua espressione sorridente
-Oh, ma dai! Tu puoi permetterti chiunque tu voglia!- saltò su contrariato il biondo –Non ti ho mai chiesto niente del genere, su accontentami!-
-Beh, di certo neanche a te mancano gli ammiratori, no? Perché proprio Romano?-
Francis era il compagno di una vita, lo conosceva già da molto tempo prima di incontrare Gilbert ed erano sempre andati d’accordo. Certo, non erano mancate le volte in cui avevano bisticciato o erano addirittura arrivati alle mani, ma si erano sempre trattate di cavolate e alla fin fine non avevano mai litigato sul serio. Che dovessero cominciare proprio adesso, e per una cosa del genere?
Nonostante entrambi continuassero a sorridere e a mantenere un tono di voce calmo, nella stanza ormai la tensione era palpabile. Il francese mostrò i denti bianchi e sorrise affabile.
-Beh, perché non ho mai provato un italiano….Sai, si dice che abbiano un’ottima fama come amanti, e poi suo fratello Feliciano è troppo….non so, non mi va. E’ troppo dolce e ingenuo, mi sentirei un mostro! E poi è protetto da quell’armadio biondo-
Per Francis, che conosceva Antonio da tanto tempo, dovevano essere saltati all’occhio i piccoli segni di tensione che tradivano l’apparente tranquillità dell’amico, ma nonostante questo continuava imperterrito con il suo discorso, facendo innervosire sempre di più lo spagnolo.
-Francis, credimi, è meglio se te lo levi dalla testa-
Il biondo si sistemò i capelli e avanzò verso la porta dell’aula, sussurrando all’iberico prima di superarlo:
-Vuoi che sia una gara, Antonio? A me sta bene, perché se ancora non l’avessi capito non sei l’unico che aspira a quel bel fondoschiena….-
A quelle parole il moro mosse fulmineo il braccio e lo sbatté al muro, ponendosi tra il francese e l’uscita e bloccando così l’avanzata di quest’ultimo. C’era qualcosa di diverso nei suoi occhi, da caldi e brillanti adesso erano diventati due specchi scuri e l’abituale sorriso era completamente scomparso dal volto abbronzato
-Francis, te lo ripeto per l’ultima volta- sussurrò con voce roca –lascia in pace Romano, lui è mio- concluse sottolineando l’ultima parola.
Il biondo arretrò leggermente alzando le mani in segno di resa
-Ok, ok amico, stavo solo scherzando, non ti agitare- disse sorridendo cercando di sdrammatizzare.
Aveva visto pochissime volte quel lato di Antonio e sapeva per esperienza che, per il bene della propria incolumità, era meglio non tirare troppo la corda e lasciare perdere subito. Aggirò lo spagnolo e uscì velocemente dall’aula, lanciando di tanto in tanto occhiate allarmate al ragazzo dietro di sé. Si fermò soltanto quando aveva percorso diversi corridoi e si era quindi allontanato abbastanza dalla classe. Nel loro amato trio, Antonio era di sicuro quello con la personalità più sfaccettata dei tre: Gilbert era un ragazzo trasparente, che non pensava mai prima di parlare, senza peli sulla lingua ed appariva esattamente così com’era; Antonio invece…..c’erano delle volte in cui il francese aveva l’impressione di non conoscerlo per niente, o comunque non così tanto come credeva. Non era semplice inquadrare un tipo come lo spagnolo, e lui e Gilbert erano gli unici che potevano vantare, forse, di conoscerlo più a fondo degli altri, eppure…..
-Dannati spagnoli- borbottò ficcandosi le mani in tasca e iniziando ad avanzare senza una meta precisa, in cerca di un po’ di compagnia.



N.d Ary:
Nyaaaah, finalmente aggiorno! Quanto tempo è che non lo faccio? °___° Vabbè, volevo finire prima A Christmas carol e poi riprendere con questa, quindi scusate il ritardo ^^”
Che dire….mi sono divertita a scrivere della parte con le ammiratrici di Antonio, le ho fatte forse (?) apparire come delle stupide oche ma alla fine ripensandoci ora come posso biasimarle? Anche io avrei fatto la stessa fine dopo aver visto Tonio che ci fa dal vivo un bello swissssssshhh con i capelli tutti fradici… *sbava*
Ok, tornando seri, ho cercato di far trasparire sia la parte allegra e giocosa di Antonio, sia quella sensuale (sì, perché per me Spagna ispira sesso violento *A*) sia quello, mhm, come dire….pericoloso, speri di esserci riuscita. Povero Francis, l'ho paragonato a un viscido serpente xD Non sembra ma in realtà gli voglio un gran bene xD Nient’altro, spero che vi sia piaciuto ^____^

Nippon93: guarda, questa coppia la mando avanti solo per te che disdegni tanto lo yaoi per del sano etero…….io ormai sono persa, non ci posso più fare niente xD Mi raccomando conto su di te, dammi una mano per i prossimi XD

Ivan_Kirkland : Waaah, una nuova lettrice *^* Felice che ti piaccia, per quanto riguarda la tua domanda……. Leggi e lo scoprirai U____U No, scherzo, probabilmente Ivan lo inserirò nel prossimo capitolo XD

Dark Amy : Grazie davvero! .//___//. beh, sono contenta di averti fatta divertire almeno un po', spero che continuerai a leggerla, allora ^^" Grazie ancora ^o^

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(“E’ QUI’, E’ ARRIVATA DAVVERO! MORIREMO! MORIREMO TUTTI!!)

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Capitolo 8
*** Di spose, eroi, e storie dell'orrore ***


08- Di spose,eroi, e storie dell'orrore

(Ivan)

 
 
Da quando gli era stata affidata la tutela di Feliciano Vargas, Ludwig aveva potuto dire allegramente addio ai suoi giorni di  amata tranquillità. Certo, doveva ammettere che da quando lo conosceva nessun giorno era uguale a quello precedente e non esisteva più la monotonia, ma Ludwig non capiva ancora se se era qualcosa da prendere come positivo o negativo. Gli unici momenti in cui poteva starsene in santa pace erano le ore di lezione, le attività in preparazione del festival scolastico e quel sacrosanto momento in cui andava a letto la sera e si risvegliava con calma la mattina dopo. Eppure quella mattina qualcuno, qualcuno a caso, ovviamente, interruppe proprio quel momento di tranquillità
-LUD, LUD, APRI! TI PREGO, TI PREGO, FAMMI ENTRARE, LUD AIUTOOOO!!-
Il tedesco ormai aveva perso il numero di volte in cui aveva mandato improperi al proprietario di quella vocetta acuta, ma si alzò lo stesso dal letto e, in uno stato semicomatoso, andò ad aprire la porta. Fece appena in tempo a girare la chiave, che Feliciano schizzò dentro la camera e richiuse la porta alle sue spalle con forza, guardandosi intorno con gli occhioni spaventati.
-Si può sapere che diavolo succede?- domandò il biondo iniziando a preoccuparsi
-IO…IO NON LO SO!- Urlò il più piccolo con gli occhi lucidi –Stavo….stavo andando verso la mia classe, quando mi sono girato e l’ho visto! Lo so, voleva picchiarmi, voleva farmi male, non lo so cosa gli ho fatto! Io sono corso via ma lui mi ha seguito, ho paura fai qualcosa, Lud, quello cel’ha con me, è terrificante! Luuuuuuuuuuuuud!!!-
Il tedesco, manco a dirlo, non capì una parola del fiume di lamentele del moretto, ma aprì la porta della camera per capire cosa lo avesse spaventato tanto e lo aveva portato lì e…beh, non ci mise tanto a capirlo. Davanti a lui c’era un ragazzo altissimo, molto più di lui, con i capelli biondi chiarissimi e con gli occhi di un singolare color ametista; la corporatura robusta era in forte contrapposizione con l’espressione dolce e infantile del viso, e questo contribuiva a dargli un che di…beh, inquietante. Ludwig guardandolo poteva capire perché Feliciano, che ora si era andato a rifugiare sotto le coperte del suo letto, si fosse spaventato tanto
-Scusa….- disse quello, aveva uno strano accento –Per caso quel ragazzino è qui?-
-Perché, cosa vuoi da lui?- gli rispose il tedesco improvvisamente protettivo, l’armadio davanti a lui sorrise gentilmente, mentre si sistemò la sciarpa bianca che aveva al collo
-Beh, perché gli era caduta una matita in corridoio, ho provato a restituirgliela ma non so perché è scappato….-
E fu così che, in una gelida mattina d’autunno, Ivan Braginski arrivò all’accademia World.
 
-E quindi….- Arthur alzò lo sguardo sul ragazzo davanti a lui –Resterai con noi in questa scuola per un po’ di tempo, vero?-
- da, in Russia c’è un tipo di scuola totalmente differente da questa, ed ero curioso di sapere come sono i vostri metodi qui…Resterò qui per un mese-
-Oh, bene!- esclamò l’inglese –resti giusto per il nostro festival scolastico, sono sicuro che ti piacerà! Ora il vicepresidente ti illustrerà tutto quello che c’è da sapere, Francis, la smetti di poltrire e ti rendi utile una volta tanto?-
Il francese, interpellato, tolse i piedi da sopra il tavolo e porse qualche foglio al russo
-Oui, oui… Ivan, qui ci sono tutti gli orari delle tue lezioni, una pianta della scuola, la chiave della tua stanza e presto ti verrà recapitata l’uniforme scolastica…. Se c’è qualcosa di cui hai bisogno il consiglio studentesco è a tua disposizione-
-Molto bene, quindi ora posso anche anda..-
-EHI, ARTHUR! INDOVINA UN PO’?-
La porta dell’aula si spalancò con un tonfo e un Alfred raggiante fece la sua comparsa fra i presenti, interrompendo il russo che si voltò verso di lui infastidito. Arthur si alzò esasperato e guardò l’americano con rimprovero
-Quante volte ti devo dire che non mi devi interrompere mentre sono in riunione?! Spero che sia una cosa importante!-
Il sorriso del’americano, se possibile, si allargò ancora di più
-Certo che è importante! Hanno cambiato il menù della mensa, ora hanno inserito anche il Big Mac, non è magnifico?-
Il silenzio calò nell’aula, mentre i presenti guardavano con rassegnazione l’idiota appena arrivato e con immensa pietà l’inglese, che sembrava in preda ad uno strano tic all’occhio.
-Alfred….- sussurrò a bassissima voce cercando di mantenere la calma – Qui abbiamo da fare, perché non mi aspetti fuori, che ne dici?-
-Oh, non importa, me ne vado io, tanto avevamo finito, no?-
Ivan si congedò educatamente dai presenti e si avviò alla porta, fermandosi un momento quando fu davanti all’americano
-Tu devi essere Jones, vero?- gli chiese sorridendo gentilmente guardandolo dall’alto in basso
-F. Jones, prego- rispose quello con uno sguardo di fuoco. Per Alfred era inconcepibile dover alzare lo sguardo per rivolgersi a qualcuno, lo faceva sentire meno…..meno importante.
-spero di non averti interrotto, prima…-
-No figurati, non stavo dicendo niente di importante-
-Resterai qui solo per un mese? Peccato, spero che ti troverai bene-
-Oh, non preoccuparti, sono sicuro che mi divertirò molto qui-
-Bene-
-Bene-
I membri del consiglio li guardarono in silenzio; perfino Roderich , che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, alzò la testa dalla pila di documenti che stava esaminando per ascoltare lo strano scambio di battute fra i due. Si percepiva una strana tensione nell’aria.
-Beh, è stato un piacere conoscerti, ora se vuoi scusarmi….- il russo si congedò, lanciando un ultimo sguardo all’americano, sparendo poi tra la folla di studenti che invadeva il corridoio.
Alfred lo seguì con lo sguardo per qualche secondo, per poi rivolgersi agli altri con l’abituale sorriso
-Allora, stavo dicendo…?-
 
 
-….E poi ho salvato la borsa di quella vecchietta da quel criminale… Non è magnifico? Niente può farmi paura!-
-Ooooooh, davvero?-
Era una buona mezzoretta che Alfred stava raccontando le sue eroiche gesta a tutti, mentre si mangiava contento il suo Big Mac. Tutti giustamente lo ignoravano nella speranza che smettesse il suo infinito monologo, ma ovviamente feliciano aveva iniziato a dargli corda, e ciò incitava l’americano a continuare
-Non credo di poter resistere a lungo- borbottò Ludwig mettendosi le mani tra i capelli biondi
-E un’altra volta ho passato una notte intera dentro un cimitero, ovviamente non ho avuto paura neanche per un attimo…. Un’altra volta ho visto un fantasma, gli ho fatto una tale paura che è scappato a gambe levate!-
-Oooooooooh, che coraggioso, Alfred!-
Arthur nascose una risatina, come faceva ad esistere qualcuno che credesse davvero alle cavolate di Alfred?
-Wow, sono davvero sbalordito, Alfred- disse ironico.
Se solo avesse voluto avrebbe potuto smontarlo in un secondo. Massì….sarebbe stata una piccola vendetta per quello che era successo alla festa di bentornato di Gilbert.
Guardò l’americano che rideva impettito come un pavone e sorrise sornione
-Ehi, ragazzi, stavo pensando…. Che ne dite se stasera passiamo la serata in un modo un po’ diverso dal solito?-
Francis drizzò le orecchie, improvvisamente attento
-Che cosa avevi in mente,  petit cochon che non sei altro?-
-Sicuramente niente di quello che pensi tu, pervert! Io avevo in mente una serata all’insegna dell’horror…-
Alfred deglutì rumorosamente mentre Ivan comparve improvvisamente accanto al tavolo dove sedevano i ragazzi
-Ossia? Sembra interessante….-
-Niente di che, pensavo solo ad una specie di maratona di storie dell’orrore, ognuno racconta la sua, che ne dite?-
Perfino Kiku alzò la testa dal suo bento e si animò improvvisamente, sembrava entusiasta
-Perfetto, contate su di me per stasera!-
-Oui,  anche io ci sono, tanto non avevo niente di meglio da fare…-
-Per me va bene, una serata diversa dal solito non può fare male, tu vieni, Feliciano?-
-Lud, non lo so, non mi piacciono molto queste cose….-
-Oh, su Feliciano, non fare il guastafeste e chiedilo anche a tuo fratello, Ludwig, tu porta Gilbert, io penso a Carriedo….Tu vieni, vero Alfred?-
Tutti i presenti si voltarono all’unisono verso l’americano, che iniziava ad avere uno strano colorito pallido.
-Mah….io avrei da fare….-
Disse guardando con noncuranza dall’altro lato della mensa. L’inglese lo guardò, si alzò andando a poggiargli una mano sulla spalla e sorrise divertito
-Su, Alfred, sono sicuro che un eroe come te non vorrà privarci della sua presenza, no?-
Incastrato. Arthur se la stava spassando un mondo, ma cercava di non darlo troppo a vedere, dopotutto la vendetta era un piatto che andava gustato lentamente, no?
-Bene, allora ci troviamo tutti stasera nella sala grande, ok?- e detto questo se ne andò senza dare la possibilità a nessuno di replicare.
 
Per quella serata Arthur ci mise davvero molto impegno nei preparativi: si era procurato le candele, le torce, era stato a pensare tutto il giorno ad una storia originale da dire. Non voleva fare brutta figura, dopotutto lui era quello più vicino di tutti al mondo dell’occulto, no? Accese tutte le candele e spense le luci per creare l’atmosfera giusta, tanto a quell’ora tutti gli studenti erano nei rispettivi dormitori, dato che dovevano rispettare il coprifuoco. Lui, beh…quello era uno dei tanti vantaggi ad essere presidente del consiglio studentesco, anche se nessuno dei docenti aveva idea che lui avesse una copia delle chiavi della scuola. Si mise comodo sul divano ed aspettò paziente che arrivassero gli altri.
Il primo ad arrivare fu la nuova entrata della scuola,quello strano e inquietante ragazzo russo, seguito poco dopo da Kiku, Feliciano, Francis e Ludwig; il prossimo fu Antonio, che si trascinava dietro uno svogliatissimo Romano, e ovviamente Gilbert, che si era fatto volontariamente attendere…..anche se alla fine l’ultimo ad arrivare fu Alfred, che si guardava attorno con uno strano sguardo mentre esibiva un forzatissimo sorriso
-Erano proprio necessarie le candele?- chiese ostentando finta noncuranza
-Qualche problema, grande eroe?- gli rispose l’inglese sporgendo appena la testa dal divano per incrociare gli occhi azzurri dell’altro –bene, il vento ulula fuori dalla finestra, la notte è buia e spettrale e il tempo promette pioggia…. Non è l’atmosfera perfetta per raccontare storie di spettri?- ovviamente aveva fatto quelle osservazioni giusto per mettere ancora più sulle spine l’americano, e a quanto pare ottenne il risultato sperato, viso che quest’ultimo borbottò qualcosa simile ad un “ Non bastano queste sciocchezze a spaventarmi….” E sprofondò sul divano incrociando le braccia al petto, proprio accanto a lui.
-Bene, sembra che ci siamo tutti…..che ne dite se iniziassimo a raccontarci le storie?-
 
*-Prima che diventasse un hotel, era una residenza privata, tuttavia, per quanto le si contassero, mancava una stanza al terzo piano-
Tutti i presenti si erano riuniti attorno all’esile figura del giapponese, che teneva in mano una candela, mentre continuava a narrare la sua storia. La fiammella tremolante giocava brutti scherzi, creando ombre innaturali sul viso dell’orientale
-C’era spazio sufficiente per sei stanze. Il secondo piano, che si estendeva sulla stessa superficie, era suddiviso in sei stanze, eppure al terzo ne risultavano solamente cinque….. Tutti coloro che vi pernottavano facevano gli stessi discorsi: avevano impressione che vi fosse un’altra stanza accanto a quella dove trascorrevano la notte. Erano solo congetture, e i visitatori non se ne preoccuparono molto, ma una notte, oltre il muro divisorio della stanza occupata, quella parete oltre la quale chiunque avrebbe giurato che ci fosse un’altra stanza, si udì uno strano rumore…uno scricchiolio, come il rumore di qualcosa che graffia….-
 Alfred sussultò accanto all’inglese, e così facendo si ritrovò gli sguardi di tutti addosso
-Ehm….Singhiozzo…..- cercò di giustificarsi. Kiku non gli badò e continuò con la sua storia
-Colui che lo udì per primo non gli diede molta importanza, ma il mattino seguente parlando con le altre persone venne alla luce che tutti avevano udito lo stesso rumore-
-Lu….Lud…- A Feliciano non piacevano le storie di paura, lui preferiva di gran lunga quelle allegre e divertenti, da raccontare di giorno, con il sole, e magari con un bel piatto di pasta fumante davanti. Si fece istintivamente più vicino al tedesco per cercare un po’ di coraggio, Kiku alla luce di quella candela era davvero spaventoso!
-Quel rumore continuò a propagarsi ogni notte, finchè qualcuno non si stancò ed andò a reclamare alla reception. Il direttore sobbalzò esclamando: “Non può essere!”Disse anche che quando aveva acquistato la locanda dal proprietario precedente avesse trovato un corridoio murato, là dove in teoria ci sarebbe dovuta essere un’altra stanza…Visto che le proteste non accennavano a diminuire, il direttore decise di abbattere la parete del corridoio per verificare cosa vi fosse oltre, quindi chiamò dei muratori…-
Romano lo interruppe, borbottando a bassa voce
-Sarebbe stato meglio se avessero continuato a fare finta di niente, no? Idioti….-
-Certo, Lovinito, così addio alla storia di spettri, vero?- gli disse lo spagnolo accostandosi alla poltroncina dove sedeva l’italiano
-Il giorno seguente vennero i muratori e sfondarono la parete. Come previsto, il corridoio continuava, e c’era una stanza attigua a quella dei clienti del tutto simile alle altre. Tuttavia  la porta era priva di maniglia, ed era completamente sigillata da pannelli di legno e anche gli spazi più piccoli erano stati cementati, in modo che non si potesse aprire per nessun motivo….-
Si sentì qualcuno deglutire e qualcun altro muoversi nervosamente sul divano, mentre il cerchio intorno alla piccola candela si faceva sempre più stretto
-Spinti dalla curiosità i muratori sfondarono la porta….All’interno videro che tutte le pareti erano completamente ricoperte da dei caratteri vergati di rosso, che riportavano tutti la stessa strana frase: “Papà…..”- senza farsi notare prese una torcia e, in un movimento veloce, se la portò sotto il mento e la accese, urlando – “TIRAMI FUORI DI QUI!”
I ragazzi sobbalzarono violentemente, qualcuno urlò, qualcuno si portò la mano al petto cercando di regolare il respiro, qualcun altro, pochi in realtà, se ne stava seduto tranquillamente al proprio posto senza sbilanciarsi troppo. Inutile dire che Alfred non era tra questi.
-Davvero una bella storia, Kiku!- esclamò Ludwig al giapponese –Non mi aspettavo che ci sapessi fare così tanto, sei davvero bravo a raccontare storie dell’orrore-
Il moro, educato come al solito, chinò piano la testa in segno di ringraziamento e spiegò che queste cose lo avevano sempre interessato, ritornando poi a sedere composto sul divanetto e spegnendo con un soffio la candela che teneva in mano. Arthur battè le mani sorridendo
-Ottimo, Kiku, complimenti davvero! Bene…chi è il prossimo? Feliciano?-
Il moretto, interpellato, si agitò sul divanetto e si sfregò le mani fra di loro
-Io non conosco storie di paura…..-
-Oh, ma dai, ti sarà capitata qualche esperienza paurosa, no?-
-B…beh, ora che mi ci fate pensare….. Una volta sono andato il Toscana, e lì mi hanno fatto provare un tipo di pasta buonissimo! Si chiamano “sagnarelli”, sono un tipo di pasta dalla forma rettangolare, con i contorni un po’…ondulati, erano buonissimi! La sera stessa dovevo tornare a casa, quindi ho chiesto un po’di quella strana pasta in un negozietto locale- il suo viso cambiò improvvisamente, in quella che doveva sembrare un’espressione terrificante, ma non ebbe esattamente l’effetto desiderato….. qualcosa del genere era assolutamente incompatibile in un viso dolce come quello di feliciano – Sono tornato a casa all’ora di cena, avevo davvero una gran fame, quindi ne ho approfittato per provare a cucinare quella pasta ma……quando aprìì la valigia che doveva contenerla…..-
Inaspettatamente tutti prestavano attenzione a quella storiella, forse si stava facendo interessante…..
-Ho scoperto che l’avevo lasciata là, in Toscana! Non c’era nella valigia…. E chissà quando ricapitavo là!non rivedere più quella prelibatezza…  Non vi dico…. il terrore!-
-………-
Beh, cosa potevano aspettarsi da uno come Feliciano? Solo Romano annuiva con convinzione, tremando impercettibilmente….Gli aveva davvero fatto paura? Beh, tutti stettero zitti e non espressero pareri per non ferire il piccolo italiano, ma ovviamente l’unico senza un briciolo di tatto doveva dire la sua
-Ma che razza di stori..-
-Gilbert!- ma come prevedibile fu interrotto da un occhiataccia molto poco rassicurante di suo fratello Ludwig, che lo fece ben desistere dall’avanzare altri commenti
-Bene…..- s’intromise l’inglese –se permettete ora racconto la mia, di storia….-
Arthur fremeva d’eccitazione, si era preparato tutto il giorno una storia che fosse all’altezza della serata per fare bella figura, e finalmente era giunto il suo turno. Spense un paio di candele lì intorno per oscurare di più la stanza e ne mise una sul tavolino in mezzo a tutti, poi si decise a cominciare
-Era una notte buia e tempestosa…..una notte come questa-
-Tipico- Lo interruppe Antonio con uno sguardo di sufficienza
-Dicevo….una notte come questa, e un gentleman londinese stava tornando a casa dal lavoro. Faceva molto freddo quella notte e l’uomo, per quanto si stringesse nel lungo cappotto, non riusciva a far smettere i tremori che lo scuotevano di tanto in tanto. Il grigiore della città sopprimeva ogni altro colore…-
-Beh è ovvio…..era Londra, no?-
-Fuck, Francis. Ora vi decidete a stare un po’ zitti? Dunque…All’improvviso una volante della polizia gli passò vicino a tutta velocità. A quanto diceva la gente un  ragazzo era stato ucciso in modo atroce poco lontano da lì, ma il colpevole ancora non era stato preso…Appena arrivò a casa la moglie gli offrì subito qualcosa per rigenerarsi, infatti gli andò a prendere subito una bella…-
-Coca cola.-
-Vodka-
-Sangria-
-Vino-
-Birra-
-…..Una bella tazza di tè. Amava infinitamente la donna, era tutto ciò che aveva. Quello era il giorno del loro anniversario, e aveva pensato che i suoi dolci preferiti le avrebbero fatto piacere…. Si alzò dal tavolo ed andò a frugare nella sua valigetta alla ricerca degli scones che aveva comprato…-
-OMMIODDIO!- Urlò Alfred sobbalzando accanto all’inglese
-Alfred, ti senti bene?-
-Ma è terrificante! Altro che amarla, voleva avvelenarla! E’ senz’altro lui l’assassino che cercano!-
Il più basso lo guardò esasperato, ma si impose di restare calmo….non gli avrebbe rovinato la sua storia!
-Farò finta di non aver sentito…. Comunque, l’uomo si accorse che i dolci non c’erano più quindi, per non tornare a mani vuote dalla moglie, decise di uscire a comprarli. Dopo aver inventato una scusa s’infilò il cappotto e tornò fuori, infischiandosene della bufera che infuriava intorno a lui….Per tutto il tragitto aveva avuto una strana impressione, come se qualcuno lo stesse seguendo….- Arthur notò compiaciuto che stava iniziando a crearsi una certa atmosfera, dato che tutti gli altri gli si erano pian piano avvicinati ed ora lo ascoltavano incuriositi –Ma poi pensò che fosse solo una sua impressione, quindi con una scrollata di spalle si liberò da quel pensiero e continuò verso il negozio. Gli cadde l’occhio su un giornale che giaceva mezzo accartocciato per terra e gli parve di leggere le parole “Tu mo”. Ora che ci faceva caso sembrava che tutti i frammenti di conversazione che sentiva dalla gente che passava fosse “Tu mo”, e anche tutte le scritte portavano quella strana parola….-
-ODDIO BASTA!- urlò l’americano afferrando un braccio dell’inglese, impaurito
-Smettila! Ancora non sono arrivato al punto! Zitto, fammi finire!- ricordandosi che era un raffinato gentleman però,  Arthur riprese un po’ di contegno e si impose di mantenere la calma. Chiuse gli occhi, si scrollò la mano dell’americano dal braccio, inspirò ed espirò profondamente e con un sorriso alquanto forzato si decise a continuare
-Dicevo….arrivò al negozio di scones, la porta era aperta. Appena entrò, nonostante il buio gli saltò all’occhio subito una cosa: su tutte le pareti era riportata a caratteri rossi, come se fosse stato scritto col sangue, la frase “tu mo…”-
-Mormori?- tentò fiducioso Alfred
-No-
-Mostri? Mordi? Molleggi?-
-NO! MORIRAI, VAI BENE?? MORIRAI! E ORA STAI UN PO’ ZITTO, MALEDIZIONE! Allora, dov’ero rimasto, dannazione? Ah, già. Vide un biscotto appoggiato al grande bancone, sembrava davvero delizioso, se lo portò alla bocca e…-
-NO, NO BASTA! ODDIO CHE SCHIFO! NO, NON POSSO FARCELAAAA!-
-LA FAI FINITA, ALFRED??? HAI ROVINATO TUTTA L’ALTMOSFERA! SARAI CONTENTO ADESSO, VERO? VAFFANCULO, SEI UN IDIOTA, ECCO!-
Arthur si alzò dal divanetto rosso in volto e con gli occhi lucidi per la rabbia. Non poteva crederci, era davvero riuscito a rovinargli la storia! Dopo aver notato però che tutti lo stavano fissando in silenzio, si decise a rilassare i pugni e a mettersi buono buono a sedere, ancora più paonazzo di prima.
-B..beh, non ho più voglia io, ormai è completamente sciupata la mia storia. Avanti un altro-
-Se non vi dispiace racconto la mia, adesso. E’ una leggenda che si racconta spesso da me, in Russia, si dice che sia una storia vera….-
Come in ogni serata di quel tipo che si rispetti aveva cominciato a piovere, e il silenzio in cui era caduto il dormitorio era interrotto solo dal ticchettio delle goccioline di pioggia che si infrangevano sulle finestre. I ragazzi ci scherzavano sull’ovvietà della cosa, ma ognuno di loro ogni tanto aveva dei piccoli brividi. Alcuni di essi, ovviamente Alfred e Feliciano, non si sforzavano nemmeno di nascondere le loro paure, e cacciavano urletti striduli e acuti ad ogni rumore insolito che sentivano. E Ivano ovviamente non li aiutava, sembrava che la sua sola presenza decuplicasse la tetra atmosfera che aleggiava nella stanza.
 
 
-Questa  storia inizia con una ragazza che vide realizzato il suo sogno più grande…- iniziò il russo
-Strano inizio per una storia horror- commentò Antonio sorpreso dando voce ai pensieri di tutti
-Fin da piccola aveva sempre sognato il giorno in cui avrebbe indossato il vestito bianco,e  finalmente quella fantasia si avverò: si sposò con un uomo bellissimo, di buona famiglia, dai modi garbati…. Il classico principe azzurro che tutte le donne desiderano. Il primo anno di matrimonio fu idillico, ma…-
-Ma?- chiese Gilbert incapace di trattenersi
-Ma un giorno l’uomo tornò a casa più tardi del solito, e al suo passaggio lasciò nella stanza una scia di profumo dolciastro, femminile….-
-Uhuhuh..- commento Francis con fare allusivo –E la moglie?-
-La moglie se ne accorse, ma in buona fede cercò di convincersi di ogni scusa possibile per non credere a quella palese verità, quindi si sforzò di non farci caso e tentò di dimenticare la cosa, ma a poco a poco il marito rincasava sempre più tardi. Una di quelle sere per far tacere i dubbi che le attanagliavano la mente lo chiamò per sapere dove fosse. Compose il numero, accostò la cornetta all’orecchio e si sforzò di sorridere. Il cellulare squillò a vuoto.
Quando l’uomo tornò a casa non trovò la compagna. La cercò per tutta la casa, ma niente, di lei nessuna traccia. Iniziava a preoccuparsi seriamente, quindi la chiamò al cellulare per sapere dove fosse, compose il numero, e aspettò. Quando finalmente dopo alcuno secondi la chiamata venne accettata, l’uomo si apprestò subito a chiedere alla moglie dove fosse e cosa era successo, ma quando restò in silenzio in attesa di una risposta, dall’altra parte dell’apparecchio gli arrivò solo uno strano silenzio, dopodiché la chiamata si arrestò.
Passarono tre giorni così, con lui che chiamava la donna e puntualmente ascoltava il nulla dall’altra parte del telefono, quando una sera si accorse di un biglietto sopra il tavolo, era sicuro che il giorno prima non ci fosse niente là sopra. Preso dalla curiosità lo aprì e iniziò a leggerlo…-
-Alfred, mi stai facendo male…..- chiese disperato Arthur indicando il suo braccio, intrappolato nella mano tremante (ma comunque incredibilmente forte) dell’americano accanto a lui
-Cosa c’era scritto?- chiese Alfred ignorando le lamentele dell’inglese
- Erano delle indicazioni- riprese il russo – seguendole, si ritrovò ad una piccola chiesetta, era quella dove i due si erano sposati. Aprì la grossa porta dell’edificio, ed eccola lì, proprio davanti all’altare
con la testa girata in modo innaturale verso di lui, che lo fissava sorridendo  con due occhi infossati, cerchiati di nero, lo guardava così intensamente che l’uomo non riuscì a distogliere lo sguardo nemmeno con tutte le sue forze. Ed ecco che gli sorride, un sorriso ampio, animalesco, che gli gela il sangue e lo immobilizza. Indossava l’abito da sposa, una veste candida e bellissima  ora sporca di sangue, quelle mani macchiate che impugnavano per i capelli la testa dell’amante, e continuava a sorridere.
“Amore!” esclamò infine con la voce più dolce del mondo “ fai tardi il giorno del nostro matrimonio? Non importa, ti perdono, e lo sai perché? Perché io ti amo da morire! Perché resti fermo lì? Non vieni? Abbiamo anche un testimone, vedi?” E dopo quelle parole una risata acuta, innaturale, si alzò dalla piccola chiesa.
Il prete, che abitava in una casetta adiacente  alla chiesa,venne svegliato violentemente da quell’agghiacciante suono, e si affrettò ad andare a controllare chi ci fosse nell’edificio a quell’ora della notte.- La fiammella tra le mani del russo si stava pian piano consumando, per cui la stanza stava diventando sempre più buia – Quando però arrivò non riusciva a credere ai suoi occhi: Una donna in abito da sposa stava immobile davanti all’altare, ai suoi piedi il corpo senza vita di un uomo, teneva qualcosa in mano….
“Amore!” la donna voltò il capo di scatto verso il nuovo arrivato, sorridendo sempre con quel suo sfigurato sorriso “fai tardi il giorno del nostro matrimonio? Non importa, ti perdono, e lo sai perché? Perché io ti amo da morire! Perché resti fermo lì? Non vieni? I nostri due testimoni aspettano!”
Il giorno dopo nella chiesa vennero trovati il corpo senza vita del parroco e di un uomo, ma la donna non fu mai trovata. C’è chi diceva che, quando spariva qualcuno nelle vicinanze di quella chiesa, fosse tutta colpa sua, che ormai impazzita dal dolore cerca speranzosa il suo amato per restare con lui per sempre….-
-Beh, direi che il problema è che lo trova in ogni uomo che incontra, giusto?-
-Giusto, Francis, ma la storia non è finita…-
-Ragazzi, vado un attimo in bagno-
Gilbert si alzò dal divano e si allontanò senza essere minimamente calcolato dagli altri, troppo intenti a pendere dalle labbra di Ivan. Una volta che si fu allontanato abbastanza afferrò il proprio cellulare e digitò il numero della scuola
-Chissà che facce faranno…- bisbigliò ghignando. All’idea delle espressioni terrorizzate di Francis, Antonio e gli altri si esaltò parecchio, come se il suo scherzo fosse il frutto di una portentosa mente geniale
-Fatto!- Ora gli restava solo di tornare velocemente indietro a vedere il risultato
 
 
- Ma questi strani omicidi continuarono anche svariati decenni dopo, quando la donna sarebbe dovuta essere morta di vecchiaia… Fu allora che si sparse la voce del suo fantasma..Fu proprio per questo che la chiesa, ormai vista come un luogo maledetto, venne chiusa e successivamente demolita- continuava Ivan con la sua solita aura spettrale a fargli da contorno – Buttarono addirittura del sale sulle macerie al fine di far sparire del tutto quegli strani avvenimenti-
Alfred  a quell’affermazione riuscì a rilassarsi un pochino e allentò la presa ferrea sul braccio di Arthur, smettendo di stritolarlo. Anche Feliciano sembrò rincuorato a quelle parole, ma restò bel ancorato al collo di Ludwig.
-Il posto restò tranquillo per molto tempo, grazie alla leggenda della maledizione della sposa nessuno osava violare quel luogo…. Ma con gli anni gli uomini, guidati dalla razionalità, se ne infischiarono e ci costruirono sopra un edificio-
-Che tipo di edificio?- pigolò il più piccolo degli italiani. Il russo ghignò pericolosamente
-Una scuola- e a quella parola tutti i presenti s’irrigidirono. Antonio cercò in qualche modo di sdrammatizzare, anche se il suo perenne sorriso si stava incrinando
-D..dai, Ivan….Non spaventare così Romano!-
-Ma io che c’entro??-
-Non preoccuparti, Lovi-chan, dopotutto non è mica detto che sia proprio questa scuola..non devi aver paura!-
L’italiano gli piantò un calcio in uno stinco con tutta la sua energia, ma Antonio continuò a sorridere come se non se ne fosse accorto. Ivan sorrise cordiale e con una scrollata di spalle disse tranquillo
-Sì, hai ragione, non so quando avvenne quella strage, ma a quest'ora l'assassina sarà un'innocua vecchietta... e dubito fortemente dell'esistenza di un fantasma, ma sicuramente non è questa scuola….-
Non fece neanche in tempo a finire la frase che il telefono della scuola squillò
-E’…E’ LEI, E’ ARRIVATA, E’ ARRIVATA DAVVERO! MORIREMO! MORIREMO TUTTI!!- urlò Alfred in preda al terrore strattonando il povero Arthur, anche lui troppo scioccato per poterlo rimproverare di avergli polverizzato il braccio.
Dopo qualche secondo qualcuno, più precisamente Francis, si decise ad alzarsi e si avvicinò al telefono che continuava imperterrito a squillare
-Su, ragazzi calma…. Sicuramente avranno sbagliato numero-
-Idiota, e chi chiamerebbe a quest’ora? E’ mezzanotte passata!- urlò istericamente Romano. Francis lo ignorò cercando di apparire il più calmo possibile ed alzò la cornetta del telefono
-Pronto?-
I presenti si zittirono tutti aspettando qualche reazione del francese, che dopo qualche secondo staccò la cornetta dall’orecchio e la guardò perplesso
-Non risponde nessuno….-
Tutti iniziarono ad impallidire, ad eccezione di Ivan che sembrava perfettamente a suo agio. Feliciano iniziò a tremare e Ludwig, che se ne accorse, provò a rassicurarlo almeno un po’
-Su, su….dev’essere uno scherzo. I fantasmi non esistono-
Si guardò distrattamente attorno e finalmente notò l’assenza di Gilbert
-Dov’è mio fratello?- tutti si guardarono intorno spaesati
-Perché, non era qui un attimo fa?- domandò Arthur
-Quell’idiota….- borbottò il tedesco – Ecco, ora si spiega lo scherzo del telefono, visto? Nessun fantasma-
Francis si allontanò dal telefono con un’espressione decisamente più rilassata, andando in direzione del corridoio
-Vado a cercarlo e lo riporto qui-
Ivan si mise più comodo sul divano ed incrociò le mani fra di loro
-Beh, questa era la mia storia, spero di non avervi annoiato. Ora….chi è il prossimo?-
-Gilbert…quindi aspettiamo che Francis ce lo riporti-
E i ragazzi aspettarono, aspettarono e aspettarono, ma l’albino ancora non si vedeva. Dopo mezz’ora il francese ricomparve, con uno strano sorriso nervoso in volto
-Ragazzi….- bisbigliò – non riesco a trovarlo-
 
 
 


N.d Ary:

C’era un tempo in cui la Chibi aggiornava regolarmente…. Ah, bei ricordi *fissa i tramonto con aria nostalgica* (?)
………
S-sì, lo ammetto, sono leggermente in ritardo, di tipo…ehm, più di due mesi?  Chiedo venia, ma le storie horror proprio non sono il mio forte.. non riuscirei ad inventarne una che fa paura neanche fra cent’anni. La storia di Kiku non è mia, l’ho presa da xxxHolic le altre fanno cagare, quindi si vede che le ho scritte io sul momento XD Mi dispiace per quella di Russia, che in teoria avrebbe dovuto essere la più paurosa di tute, ma…. *la rilegge* ahahahhahahahahahahha ma che schifezza è uscita??XD Oh beh, se aspettavo che mi venisse un’idea più decente non lo avrei pubblicato più, quindi……pazienza.
Ed ecco qui che è arrivato anche Ivan, giusto perché in questa scuola gli individui pazzi/deviati/poco raccomandabili non bastavano .-. Ma…che sarà successo a Gilbert? Ci sarà lo zampino di qualcuno o è davvero un’entità sovrannaturale ad averlo fatto sparire? Riusciranno i nostri eroi a ritrovarlo? Riuscirà Alfred a non farsela addosso? E riuscirà Antonio ad abusare dolcemente di Romano? (Romano: MA CHE CAZZ-)  Lo scopriremo nella prossima puntata!
 
Che diavolo sto scrivendo? .-.
 


Nippon93: Vedrò di regalartelo per il tuo compleanno, tanto non manca molto :D Chissà…magari se lo costringiamo uno spogliarello te lo fa XD
 
Clow:  OMG, che recensione lunga :D Ok allora, andiamo per ordine… La padella ci sarà, non so tra quanti capitoli ma ci sarà (Non dirlo a nessuno, ma in realtà è lei la star segreta della fan fiction!) Se ti è piaciuto il party distruttivo dell’Ore-sama allora ti anticipo subito che tra non molto ci saranno nuovi guai tutti targati “Bad Trio”, quindi preparati XD Francis sarà anche uno spudorato donnaiolo e un attaccabrighe, ma all’autoconservazione ci tiene, quindi ha ben capito che era meglio lasciar perdere xD Grazie mille, spero che continuerà a piacerti allora ^^”
 
 
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(“Magari è morto")
  

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Capitolo 9
*** Amici che scompaiono ***


09-Amici che scompaiono

 

 
 

-Come sarebbe a dire che non lo trovi?
Un silenzio innaturale calò tra i presenti, che guardarono sbigottiti Francis mentre le loro espressioni diventavano man mano più allarmate
-Esattamente quello che ho detto, non c’è! Sono andato a cercarlo in bagno e nelle classi vicine, ma quel cretino non si trova!
-Magari si è perso….- tentò fiducioso Antonio, subito interrotto da un Alfred urlante che gli si appolpò al braccio
-No che non si è perso, E’ la maledizione! La maledizione della sposa! Ci ucciderà tutti!!!
Feliciano impaurito si avvicinò al tedesco, che intanto si era alzato e ascoltava preoccupato lo scambio di battute fra i compagni –Fo….Forse è tornato al dormitorio, perché non lo aspettiamo lì?- propose tremante
-Magari è morto- Esalò candidamente Ivan con la solita tranquillità di sempre
-Non…Non dire cavolate! Dobbiamo andare a cercarlo, la responsabilità è mia!
-Cest vrais, Arthùr , anche se fosse successo qualche fenomeno inspiegabile non possiamo lasciarlo solo!
-Ma che vi frega? Cazzi suoi, no? Andiamocene via!
-Lovinito… non dire queste cose…. E non fare il fifone!
-Stai zitto brutto bast..-
Fu Ludwig come al solito a prendere le redini di quella situazione caotica. Si alzò dal divanetto e si mise in mezzo alla stanza, in modo da essere visto da tutti
-Ok, adesso basta, statemi a sentire. E’ ovvio che non possiamo far finta di niente, fantasma o no dobbiamo andare a cercarlo…. E smettila di borbottare Romano, guarda che ti sento, patata senza cervello vallo a dire a qualcun altro, dicevo…. La scuola è grande, quindi ci divideremo in gruppi
-A me sta bene- affermò Arthur – come facciamo a decidere i gruppi?
-Prendiamo come metodo di suddivisione le misure di ognuno….- propose Francis sogghignando
-……Credo sia meglio fare ad estrazione- Non fu decisamente una buona idea….
 
-COL CAZZO CHE IO ME NE VADO CON LUI!
-Ma Romano, mon amì, sei crudele! Non ti mangio mica
-Oh Lovino, il destino ci ha separati, affibbiandomi questo acido sopracciglione…..
-Fuck you, pensi che io sia contento di stare con te?
Ovviamente le coppie erano state estratte completamente a caso, dando vita ad accoppiate non esattamente ben volute: ad Antonio era toccato Arthur, Alfred era dovuto andar con Kiku e Ivan, e a romano era capitato Francis. A Ludwig effettivamente non era andata male e non pensava che ci sarebbero stati problemi, eppure il suo compagno, Feliciano, si ostinava a fissare senza smettere il più grande degli italiani. Quest’ultimo nel frattempo,, stava continuando a lamentarsi rumorosamente
-Ho detto NO! Non so se sia peggio il fantasma o stare in compagnia di un vinofilo ninfomane!
-Pazienza, le coppie sono state decise a caso!
-Non m’importa un accidente! O vado con Feliciano o me ne torno in camera mia e poi cazzi vostri! L’italiano sembrava irremovibile nella sua decisione: stringeva i pugni e batteva i piedi per terra come un bambino cocciuto
-Non possiamo semplicemente cambiargli persona?- propose Antonio –poteri fare a cambio io….- in realtà neanche lui faceva i salti di gioia a sapere quei due insieme, soprattutto dopo la sua piccola discussione col francese dell’altro giorno
-Sentite, fate come vi pare, cambiategli persona e decidevi a darvi una mossa- sbottò Ludwig che voleva solo ritrovare suo fratello per poi andarsene a dormire in santa pace –Feliciano, vieni?
-No.
Era stato detto con la dolcezza di sempre, eppure l’italiano aveva usato un tono così deciso che spinse Ludwig a voltarsi
-Preferirei andare anch’io con lui….- tentò di giustificarsi
Il tedesco rimase sorpreso. Feliciano  non aveva mai preso posizione, preferiva che fossero gli altri a prendere tutte le decisioni. Lui preferiva farsi trascinare da scelte che non erano sue, gli andava bene così. Eppure adesso, alla prospettiva di essere separato dal fratello si faceva avanti e diceva la sua, e in un tono che non ammetteva repliche, tra l’altro!
-Oh, va bene, fai venire tuo fratello con noi, basta che ci muoviamo! Arthur, tu e Antonio cercate Gilbert nella mensa e nelle cucine; Francis, tu controlla il cortile e torna al dormitorio, magari è tornato lì. Alfred Kiku e Ivan, voi tre andate a controllale le aule al piano terra. Noi ci occuperemo delle classi su questo piano e sul terrazzo. Tutto chiaro? Su, forza!
 
-Quindi…. Vieni dalla Russia
-Già. E tu sei americano
-Esatto….
-Capisco…..
Kiku sospirò rassegnato: stare in compagnia di quei due insieme era un impresa, pareva di stare tra due vulcani in punto di eruzione. I comportamenti fintamente cordiali dei due, poi, gli davano l’impressione che stessero per saltarsi addosso da un momento all’altro: Ivan continuava imperterrito a mantenere il suo solito ed inquietante sorriso angelico e a guardare l’americano dall’alto dei suoi 1.90 m; Alfred, per contro, era teso come una corda di violino e il suo tiratissimo sorriso comunicava tutto tranne pensieri amichevoli. Lungo la schiena del giapponese passò un brivido freddo. Com’era possibile che si sopportassero a malapena quando avevano parlato poco e niente? Che razza di antipatia era la loro? Istintivamente pensò ad un cane e ad un gatto e sospirò.
-Guardate che bella luna piena….- disse improvvisamente il biondo avvicinandosi alla finestra –L’altra sera ho visto un film su quel satellite, era ambientato nel lontano 1969…..-
Ivan sussultò impercettibilmente e il giapponese si schiaffò una mano sulla fronte. Aveva come l’impressione che Alfred cercasse di compensare la mancanza di altezza, importanza o  di qualsiasi altra cosa fosse, mettendo in risalto il suo paese di fronte a quello dell’altro –Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità…..- recitò infatti solenne.
La risposta del russo non si fece tanto attendere però
-Eh già, bei tempi quelli…..Ricordo ancora di quando mi raccontavano di Yuri Gagarin, ilprimo al mondo ad andare in orbita sullo spazio. Grand’uomo quello, non credi?
Kiku a quel punto cercò di cambiare argomento, giusto per allentare un minimo la tensione che si stava andando a creare
-Voi che ne pensate di questa storia del fantasma?- tentò infatti. Inutilmente, visto che i due avanti a lui continuavano a fissarsi in cagnesco, ovviamente non abbandonando mai quei gelidi sorrisi
-Sai, si dice che la Russia, nonostante le dimensioni, sia stato fino a poco tempo fa uno dei paesi più arretrati del mondo….- continuava infatti Alfred. L’aveva detto con un tono piatto e disinteressato, come se avesse appena detto che doveva andare a fare la spesa, mentre aveva praticamente dato dello stupido paleolitico a quel gigante accanto a lui
-Beh, forse, ma sembra che abbiamo recuperato in fretta, no? E poi non è un fattore estremamente decisivo, non credi? Pensa all’ America, che dopo la guerra del Vietnam sen’è dovuta andare a casa con la coda fra le gambe, nonostante combattesse contro una nazione molto svantaggiata rispetto a lei, o sbaglio?
-Ehm, ragazzi…..- Kiku si voltò di scatto, gli sembrava di aver sentito un rumore, come un fruscio…. – Credo che ci sia qualcuno qui
E finalmente i due si fermarono e si voltarono verso il giapponese, non tanto perché gli interessava quello che lui aveva appena detto, ma giusto perché sembrava avessero trovato un altro pretesto per litigare.
-Non preoccuparti, Alfred, se starai vicino a me non correrai alcun pericolo!- esultò infatti Alfred, sembrava che pur di fare concorrenza al russo avesse completamente dimenticato le sue paure
-Farti proteggere da questo qui?- chiese Ivan ostentando un altro sorrisetto –beh, perché no, certo. Apporposito… sai che l’esercito russo è uno dei più potenti al mondo?
-Proteggerò io Kiku!
-Perché, ne saresti capace?
Il più piccolo li guardava preoccupato
-Guardate, che non è che dovete per forz….-
-Non preoccuparti, ti proteggerò io!- esclamarono in coro i due davanti a lui. Il moro sospirò esasperato
-E con cosa? Con il vostro infinito arsenale di frecciatine velenose?- borbottò senza farsi sentire dai due. Ancora quel fruscio, e poi una ventata d’aria gelida lo fece rabbrividire, portandolo a voltarsi
-Io proprio non capisco. Senza offesa, ma cosa c’è di bello in Russia? E’ fredda, inospitale e  la gente è strana. Ovviamente non mi riferisco a te- Continuava intanto Alfred
-Mi faccio tutti i giorni la stesa domanda sull’America…. È popolata solo da stupidi megalomani esaltati grassi e con il quoziente intellettivo di un mollusco. Ovviamente non mi riferisco a te…..-
-L’America è un paese strapieno di meraviglie!
-Non può reggere il paragone con la Russia
-Oh, ma per favore! Diglielo anche ti, Kiku! Kiku?-ma inspiegabilmente dietro di loro il giapponese non c’era più
 
-Ah, ma guarda tu con chi dovevo capitare
-Oh, certo, perché io non aspettavo altro che sprecare tutta la sera con te!
Dall’altra parte della scuola Arthur e Antonio percorrevano la grossa stanza della mensa scolastica guardandosi continuamente intorno, alla ricerca di qualche traccia dell’albino. Nessuno aveva mai capito perché non andassero d’accordo quei due. Kiku una volta aveva pensato che probabilmente ognuno di loro invidiava qualcosa dell’altro, ma quando ne aveva parlato con Feliciano e Ludwig non era stato preso sul serio e gli dissero che pensava troppo.
-Ehi, Gil, ci sei?- chiese alla stanza vuota inutilmente Antonio –Arthur scusa… Non possiamo accendere le luci? Non si vede un accidente!
L’inglese passò distrattamente un dito lungo uno dei tanti tavoli guardandosi intorno,anche lui alla ricerca della chioma chiara del tedesco.
-Certo che no. Se qualche professore ci scoprisse? Noi non dovremmo essere qui. E smettila di sbuffare, a cosa stai pensando?
-A come sarebbe stato se al tu posto ci fosse stato il mio adorato Lovinito!- il moro incrociò le mani fra loro e se le portò al petto, alzando gli occhi con un’espressione sognante –Sarebbe stato fantastico! Lui che spaventato dal buio trema di paura e io che lo prendo e lo stringo fra le mie braccia….- gesticolava come se avesse avuto un ipotetico Romano davanti e lo stesse spupazzando –E poi, protetti dall’oscurità, unisco le mie labbra alle sue e lo faccio stendere su uno di questi tavoli, a quel punto prendo a sbottonargli la divisa, un bottone alla volta, e poi…..
-Carriedo, sei disgustoso.- tagliò corto Arthur interrompendo lo spagnolo, ormai partito per un sogno ad occhi aperti vietato ai minorenni –Immaginare di compiere atti osceni in questa scuola, come se fosse anche lontanamente possibile, poi!
-Eh? E perché, scusa?
-Perché da quando ci sono io nel consiglio studentesco a sorvegliare la situazione la scuola è più casta di un convento di suore!- disse impettito, fiero del suo operato –Beh, perché mi guardi così?
Antonio lo guardava a bocca aperta
-Non dirmi che lo credi davvero…
-Beh, certo che sì- disse perplesso l’inglese. Gli servirono un paio di secondi per capire dove volesse andare a parare lo spagnolo –N..Non dirmi che tu…?
Il silenzio della stanza fu interrotto dalla grossa, enorme risata di Antonio, si teneva con le mani la pancia e aveva quasi le lacrime agli occhi –Arthur, non dirmi che stai dicendo sul serio! Cosa credi che facevamo io e la mia ex in biblioteca, studiare? E dove pensi che sia Francis a tutte le ore del giorno, quando non è né con te né con me o Gilbert? E’ ovvio che in questa scuola ogni tanto si fa del sano ed abbondante sesso!
Dire che Arthur in quel momento era più rosso di un semaforo sarebbe stato riduttivo. Aveva la bocca spalancata e fissava incredulo lo spagnolo con gli occhi spalancati –Tu…Tu smettila subito di dire queste cose!- urlò dopo un po’
-Oh, ma dai Arthur, non dirmi che parlare di queste cose ti imbarazza! Sapevo che in queste cose non hai esperienza, ma scandalizzarsi solo perché ho detto “sesso”, S-E-S-S-O!
-No che non mi scandalizzo, ma smettila di essere così volgare! E poi chi ti ha detto che non ho esperienza? Scommetto che è solo una voce messa in giro da quel mangia rane per prendermi in giro!- la sua voce stava passando ad un tono sempre più isterico. Antonio lo guardò esibendo un sorrisetto
-Preferivi la parola “copulare”? E poi non c’entrano niente le voci che circolano, basta vedere il modo in cui reagisci…Sei proprio frigido, eh?
-Non è affatto vero! Sei tu che sei un pervertito!
-Ma sentitela, la verginella isterica….
-IO NON SONO ISTERICO!
Dopo un momento di silenzio che ad Arthur parve infinito, Antonio mosse qualche passo verso di lui e lo guardò esultante
-Allora è vero che sei vergine…
Arthur da rosso divenne viola, poi blu, poi giallo, infine diventò pallido come un cencio
-Non….NON E’ VERO! Non sono vergine! Io….Io ho avuto un sacco di ragazze, ecco!
-certo Arthur, non lo metto in dubbio
-Ma è vero!
-Tranquillo, le mie labbra sono sigillate come una tomba- e mimò di cucirsi la bocca. Arthur lo fulminò con lo sguardo
Improvvisamente alle loro orecchie arrivò un rumore, come qualcosa che sbatteva… I due si lanciarono uno sguardo, come per accertarsi che l’avessero sentito entrambi
-Viene dalle cucine- sussurrò il più basso avanzando qualche passo
Come previsto le cucine erano vuote, eppure di tanto in tanto quello strano rumore tornava. Attraversarono la stanza lanciando occhiate alle varie pentole, coltelli e padelle  appoggiate sui mobili, avvicinandosi sempre di più alla fonte di quel suono, finché non si ritrovarono di fronte alla porta del magazzino
-Qui?- chiese sottovoce Antonio
Ad un cenno affermativo dell’inglese il moro girò la maniglia e aprì la porta. Un tuono illuminò la stanza
-Gilbert?- esclamarono in coro
Il tedesco era a terra, bocca e corpo completamente avvolti da nastro da pacchi, si agitava nel tentativo di liberarsi e li guardava spaventato
-Per la regina….Gilbert, chi ti ha conciato così?
Ma quando si accorsero che l’albino non guardava loro, ma un preciso punto alle loro spalle, era troppo tardi.
 
-Vi decidete ad darvi una mossa?
-Lu…Luuuud, dove sei?!
-Davanti a te…
-Stupido crucco, non ti allontanare!
Ludwig si fermò ad aspettare i due italiani dietro di lui: tremavano come foglie, avevano gli occhi lucidi e facevano un passo ogni dieci minuti, convinti di aver visto il fantomatico fantasma della sposa ad ogni angolo che svoltavano.
-Ragazzi, di questo passo non arriveremo nemmeno alla fine del corridoio- cercò di farli ragionare, riuscendo a farli  muovere di tre passi.
-Su, forza, i fantasmi.Non.Esistono.
-E allora l’urlo di Arthur che abbiamo sentito prima??- gracchiò Romano con voce acuta
-E’ successo più di mezz’ora fa, dannazione! Avrà visto un topo, che ne so!
-O forse era la sposa che sel’è preso!
Passandosi esasperato una mano fra i capelli biondi tornò indietro
-Su che voglio andarmene a dormire! Pensate che prima finiamo prima ce ne andiamo…Non vorrete passare tutta la notte a scuola, no?
Feliciano e Romano si lanciarono un’occhiata veloce, quell’opzione non li allettava molto
-E se finiamo di controllare le aule di questo corridoio ce ne andiamo, va bene?- propose tremante Feliciano. Il biondo lo guardò: in quale condizioni non gli sarebbe certo stato di aiuto, e figurarsi se Romano restava a cercare Gilbert, tanto valeva farlo contento
-Va bene, arrivati alla fine potete andare al dormitorio, io resterò ancora a cercarlo
Feliciano si avvicinò alla finestra ancora piagnucolante, quando guardando fuori si accorse di un altro insormontabile ostacolo
-Perché il dormitorio è così lontano?
-E’ la stesa distanza di tutti i giorni, Feliciano- gli rispose spazientito il tedesco
-Il cortile è troppo buoi, quindi ci accompagnerai –sancì Romano non ammettendo repliche
Quella sottospecie di promessa sembrava aver smosso i due italiani, infatti ora giravano spediti per le classi ansiosi di finirla. Ludwig si compiacque, quando volevano quei due sapevano essere efficienti, anche se Feliciano perdeva un po’ troppo tempo a guardare fuori dalle finestre
-Va bene, abbiamo finito, qua non c’è. Su, che vi accompa…
-VVVVVVEEEEEH!- Feliciano improvvisamente urlò spaventato. Si allontanò di scatto dalla finestra e percorse il corridoio in 0.03 secondi, fino a spiccare un salto e finire addosso al tedesco- L’HO VISTA, L’HO VISTA! LUD, NON VOGLIO ESSERE DECAPITATOOOO!
Vedendo che il suo fratellino si era appolpato addosso a Ludwig, anche Romano iniziò a sbraitare, anche se per motivi un po’ diversi
-Feliciano! Staccati subito da quel coso, cazzo è disgustoso, Felicianooo!
Prese la divisa del fratello e iniziò a strattonarlo nella sua direzione, cercando di staccarlo dal biondo. Inutilmente, visto che il più piccolo si era ancorato bene al collo del tedesco
-LA SPOSA, LA SPOSA, L’HO VISTA, ERA IN CORTILE!
-Feliciano, in cortile c’è solo Fran…
-SMETTILA DI SPAVENTARMI! E STACCATI MALEDIZIONE! E TU CRUCCO TIENI LE MANI APPOSTO, GUARDA CHE TI VEDO!
In realtà Ludwig non stava facendo assolutamente niente. Era immobile e guardava con sguardo spento e rassegnato il soffitto –Ormai ho perso sia la forza sia la voglia di infierire- sussurrò esasperato al nulla mentre Feliciano continuava a piangere e Romano lo strattonava. Un tuono illuminò il corridoio, fu il colpo di grazia: nei due italiani scoppiò ormai una crisi isterica, con Feliciano che si spalmò ancora di più al corpo del tedesco e Romano che, impaurito anche lui, si strinse al fratello, spingendo una mano sulla faccia di Ludwig, nel tentativo ancora di allontanarlo. E restarono così per svariati minuti, in quella strana e patetica posa.
-Perché a me…?
 
 
 
-Aux armes, citoyens… Formez vos bataillons..
Francis intanto continuava la sua ispezione del cortile. Ovviamente l’ingrato compito di stare sotto la pioggia era toccato a lui, e non aveva neanche un po’ di compagnia. Poco male,avrebbe fatto un giro veloce e poi se ne sarebbe andato al calduccio nella sua stanza, magari facendo prima una capatina al dormitorio femminile…
-Marchons! Marchons! Qu'un sang impur Abreuve nos sillons… - continuava a canticchiare a bassa voce cercando di far passare più velocemente il tempo. Ad un tratto un’ altra voce, più sottile e melodica, si unì alla sua
-Un giorno ci ritroveremo, io e il mio amore, e niente più ci separerà...
Era la voce di una donna, il francese si guardò velocemente intorno alla ricerca della fonte di quella voce, riuscì appena a vedere l’orlo di una gonna che sparì dietro ad un angolo. Si leccò i baffi e corse in quella direzione, forse la serata non era stata una completa perdita di tempo
-Madame,est-ce?Non sia timida! Si bagnerà sotto la pioggia !- ma ogni volta che gli sembrava riuscire ad avvicinarsi a quella sagoma confusa sotto la pioggia, quella spariva e riappariva poco più avanti, quella pioggia fitta lo stava confondendo.
-Su, vieni qui, una bella ragazza come te tutta sola a quest’ora di notte, dimmi…sei nuova?- riuscì finalmente ad afferrarla per un braccio, era gelida, ma quando si girò il sorriso sulle sue labbra sparì in un attimo
 
-DOV’è FINITO, DOV’E’ FINITO??
-Smettila di urlare, sarà qui intorno!
-KIKUUUU KIKU DOVE SEI??? RESISTI, TI VERRO’ A SALVARE!
Non appena Alfred e Ivan si erano voltati e avevano notato che il giapponese non li stava più seguendo, nell’americano ritornò prepotentemente quell’ondata di panico  che era saltata fuori durante i racconti di quella sera, ed era completamente impazzito: correva per i corridoi urlando il nome del giapponese, affacciandosi ad ogni aula che trovavano, mentre Ivan gli correva dietro tentando di stargli al passo, il sorriso di prima magicamente sparito dal suo volto per fare spazio ad un’espressione decisamente più angosciata
-SEL’E’ PRESO LA SPOSA, E’ SICURAMENTE COSI’!LO TROVEREMO IN QUALCHE SGABUZZINO DEGLI INSERVIENTI SENZA TESTA!!
-MA che diavolo stai dicendo? Dev’essere qui da qualche parte….
Alfred improvvisamente inchiodò i piedi a terra fermandosi di colpo, colpito da un’improvvisa illuminazione
-Forse… Forse ha raggiunto Arthur!- prese il cellulare dalla tasca e compose velocemente il numero dell’inglese, portandoselo all’orecchio e attendendo impaziente
-Non risponde, non risponde, non risponde, PERCHE’ NON RISPONDE??!?
Ivan a guardarlo fu tentato di prendere la testa dell’americano e scaraventarla contro un muro per farlo stare zitto, ma probabilmente non era una buona idea. Abbassò la mano controvoglia
-E se ha preso anche lui? Ivan… Tu non mi lasceresti morire, vero?
-Eh? Beh….Suppongo di no
-SUPPONI??
Qualcosa nell’espressione del russo, qualcosa che sembrava molto prossimo  ad un istinto omicida, riuscì a zittire Alfred, che abbassò immediatamente la voce e si calmò
-E’….E’ meglio se continuiamo a cercare- balbettò infatti
Fuori intanto non accennava a smettere di piovere, sembrava uno di quegli enormi ed improvvisi temporali estivi che pare vogliano portarsi via tutto con la forza di un tornado, tanto sono forti. E Alfred ce la stava davvero mettendo tutta per rimanere impassibile, aveva raccolto tutto il suo eroismo per darsi un contegno davanti a quel maledetto russo. Sbuffò. Se ci fosse stato Arthur…. Lui avrebbe trovato sicuramente il modo per calmarlo, dopotutto era successo tante volte che lo avesse rassicurato, magari dopo un bel film horror. E invece questo qui se ne stava zitto e sorridente accanto a lui ostentando tranquillità da tutti i pori, quasi come se si divertisse a vederlo in quelle condizioni
-Ma dimmi….- chiese l’americano misurando la voce –La storia della sposa… era un racconto creato giusto per l’occasione, no?
-Certo che no, è successo davvero.- gli rispose Ivan nascondendo un sorrisetto. Sì, si stava divertendo da morire –Ah, come hai detto che si chiamava quello strano tipo con gli occhi rossi che stiamo cercando?
-Eh? Parli di Gilbert? Perché?
-Gilbert…. No, così, tanto per dire
Controllarono ancora un po’ di corridoi, poi Ivan si fermò
-Vado un attimo in bagno…- disse avviandosi verso il bagno maschile. Notando che l’americano lo stava seguendo si voltò verso di lui infastidito –Posso andare anche da solo, grazie
-Eh? Ah…certo! Hahahaha, che sciocco!- ignorò volutamente il tono isterico della sua voce e gli chiuse la porta sul naso. Fastidioso. Alfred F.Jones era la cosa più fastidiosa che gli fosse mai capitata, com’era possibile che nessuno l’avesse ancora fatto sparire? Ma ecco che, uscito dal bagno, sembrò che il suo desiderio si fosse avverato
-Alfred?- chiese al corridoio vuoto, gli rispose soltanto l’eco della sua voce.
-Alfred, guarda che ti lascio qui….- una risata. Una sola, piccola risata bastò per scatenare il panico nel russo,che si fiondò senza esitazioni verso la fine del corridoio. Non era possibile
Come previsto appena iniziato a correre anche lei iniziò, partendo all’inseguimento.
Svoltò un angolo, e poi un altro, poi un altro ancora. Dove poteva rifugiarsi? Ancora non conosceva bene la scuola…Lanciò un’occhiata dietro di sé con il terrore negli occhi e poi la vide: con i suoi capelli biondi, i suoi occhi di ghiaccio e il suo sorriso inquietante. Aumentò il passo mosso da quello che si potrebbe chiamare istinto di sopravvivenza, mentre la pelle pallida e gelata si stava arricchendo già di piccole goccioline di sudore, paura.
-Fratelloneeee- cinguettava la voce dal fondo del corridoio buio. A Ivan si drizzarono i capelli dalla paura –Fratellone, sono io! Perché non ti fermi?
La sala dei docenti… L’aula del consiglio studentesco, la mensa, il terrazzo… dove poteva andare a nascondersi?
Anche la ragazza dietro di lui accellerò, e in poco tempo iniziò ad accorciare la distanza che li separava
-Non scappare, non mi riconosci?
Cosa ci faceva Natalia LI’? Si fiondò nella prima stanza che trovò e si chiuse a chiave dentro. Magari se ne sarebbe andata, magari avrebbe capito che…
-Fratellone, mi sei mancato così tanto!  Perché hai  chiuso a chiave?
Iniziò perfino a tremare. Non riusciva a credere che l’aveva seguito anche lì! Lo stridio delle unghie sulla porta lo fece sobbalzare
-Apri, Apri! Perché non apri? Forse si è rotta…vuol dire che la aprirò io….
_Che è successo agli altri??
-Loro avrebbero rovinato tutto. Sono sicura che capisci anche tu, quegli stupidi cafoni avrebbero rovinato il momento magico in cui ci saremo ritrovati dopo così tanto tempo, non ho ragione?Ma non preoccuparti, da quel che ho visto erano tuoi amici, e sono stata attenta a non fargli troppo male
“E’ pazza, è pazza!” Pensò
Preso dal panico, afferrò il proprio cellulare ed iniziò a chiamare tutti i numeri che aveva memorizzato, ma come era successo ad Alfred prima di lui, tutti i numeri squillavano a vuoto: né Alfred, né Arthur, né Kiku, né Ludwig o i due italiani dava segni di vita
-Fratellone, resisti, l’ho quasi rotta!
Messo così alle strette, si decise a fare il numero del dormitorio, la sua ultima speranza. Non gliene fregava niente: nota, richiamo, punizione, sospensione, espulsione…. Avrebbe preferito tutto pur di uscire da quella situazione! A poco a poco si vide in lontananza il dormitorio che accendeva le luci, svegliato dagli squilli del russo
-Ti prego ti prego ti prego fa che arrivino presto- pregava Ivan completamente preso dal panico Dopo un po’ il rumore della ragazza oltre la porta cessò improvvisamente, anche se il russo non ebbe il coraggio di andar a verificare se se ne fosse effettivamente andata.
Mezz’ora dopo lo trovarono così: in un angolo della stanza che tremava come una foglia mentre balbettava frasi sconnesse e senza senso. Gli alunni e i professori si diedero da fare e cercarono anche il resto degli “scomparsi”, trovando Gilbert, Antonio e Arthur chiusi nel magazzino della mensa, il tedesco ancora legato come un salame e gli altri due a terra storditi con due bei bernoccoli in bella vista, Ludwig che in una classe tentava inutilmente di far uscire i due italiani da sotto una cattedra e di calmarli, mentre Alfred lo trovarono svenuto, chiuso in uno dei bagni femminili, Kiku era stranamente nel suo letto che dormiva tranquillamente. Francis lo trovarono solo il mattino dopo, nel cortile mezzo morto di freddo.
 
-Il primo….che si azzarda… a proporre una serata all’insegna dell’horror…. Giuro che gli cavo gli occhi- minacciò Gilbert seguito dall’assenso generale di tutti. Se ne stavano seduti fuori dalla stanza del preside,gli occhi cerchiati da profonde occhiaie ed uno sguardo vacuo e spento, aspettando il ritorno di Arthur,che in quel momento stava cercando di trovare una soluzione che non li avrebbe sospesi tutti. Nessuno aveva la forza di parlare, ancora scossi com’erano dagli avvenimenti della serata
-Io non capisco- disse infine Kiku tranquillamente –A e ha solo preso da parte una ragazza molto graziosa, anche se ammetto che era un po’ strana, dicendomi che avevate trovato quello che cercavamo e chiedendomi gentilmente di andarmene a dormire…
-Beh, a quanto pare non abbiamo avuto tutti lo stesso trattamento, non credi??- urlò Antonio all’improvviso
Furono interrotti dal rumore della porta che apriva. Tutti trepidanti si voltarono verso la figura di Arthur che, con una pessima cera anche lui, si limitò a fare il cenno della vittoria con espressione smorta e ad avviarsi verso le classi. –Oh, Ivan. Vai dentro, ti vuole il preside- disse prima  di andarsene.
Svogliatamente il russo entrò nell’ufficio, arrivando a capire cosa il preside volesse da lui Avrebbe sperato in una punizione, avrebbe preferito prefino l’espulsione, quando nella stanza vide la  sua amata sorellina aspettarlo con un sorriso sulle labbra
-Ivan, Perché non mi hai detto che avevi una sorella così carina?- scherzò il preside dietro di lei. Ora che la osservava meglio notò un piccolo dettaglio che gli era sfuggito la sera prima: portava la divisa. Perché portava la divisa??
-E’ arrivata stamattina e mi sono affrettato subito a chiamarti. Ah, ragazzina, menomale che non sei arrivata un giorno prima, pensa che si dice che in giro per la scuola ci sia uno strano tipo, un maniaco, o qualcosa del genere. Quando il presidente Kirkland mel’ha detto, e ha precisato che non era il solito Bonnefoy, non riuscivo a crederci! Ma non preoccuparti, non ti succederà niente!
Ivan strabuzzò gli occhi. Maniaco? Che fosse stata la scusa che si era inventato quell’inglese? Beh, ora aveva decisamente altro di cui preoccuparsi. Guardò sconsolato la ragazza  davanti a lui, che gli sorrise contenta aprendo le braccia
-Fratellone, perché non vieni ad abbracciarmi?
 
 
 
N.d Ary:
Giuro, dopo Natalia non ci saranno nuovi personaggi xD (si innalza un coro di “alleluia” da qualche parte), o se ci sono saranno apparizioni di un capitoletto, bastano così XD
Capitolo incasinato da morire, non ha uno straccio di senso, ma mi sono comunque divertita molto a scriverlo, spero non sia un orrore completo °___°
Se volete lasciatemi un parere, vorrei davvero riuscire a migliorarmi, almeno un pochino ^^ *E venne così sommersa dai pomodori*




Yumeji: Grazieee *___* spero che anche questo ti sia piaciuto allora ^^ Povero Arthur, gliene faccio sempre passare tante ma in fondo gli voglio un gran bene <3
°___° Ecco. Questo è quello che succede quando scrivo un capitolo e per mancanza di ispirazione lo completo due mesi dopo. beh, grazie per avermelo fatto notare ^^ *si sotterra* Boh, pensiamola così…. Avviene in un paesino sperduto di campagna dove la gente è superstiziosa e…. uhm…… *si arrampica sugli specchi* Bh, non lo so. Ammetto, ho sbagliato, ecco !  Figuradimm*
Grazie per la recensione <3 

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(..."non sarà così male come lo descrivi" "No hai ragione, è molto peggio")

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Capitolo 10
*** Fairytail ***


10- Fairytail

(Elizabetha)
 

 

La musica si espanse piano nella stanza, prima appena un sussurro, poi sempre più forte e veloce. Le sue dita si muovevano abilmente sui tasti senza sbagliare nemmeno una nota, gli occhi non degnavano minimamente lo spartito, ma vagavano per la tastiera concentrati mani.
Elizabetha chiuse gli occhi e sorrise, appoggiando il mento sui palmi. Quella melodia che le entrava piano in testa, eliminando ogni altro pensiero, era davvero un toccasana. Aprendo gli occhi li andò a posare sul ragazzo che suonava: ondeggiava leggermente a destra e a sinistra seguendo il movimento delle mani, gli occhi socchiusi e le labbra che si muovevano impercettibilmente. Poi il ritmo andò rallentando, facendosi più dolce, fino alle ultime note, che si spensero in un sussurro
Quando ebbe staccato le mani dal pianoforte Roderich si voltò verso la sua spettatrice, che applaudì contenta
-Notturno, Chopin. Ti è piaciuto?
-Magnifico, Roderich, sei così bravo!- esclamò estasiata
L’austriaco le sorrise, e per la ragazza fu come se l’intera stanza si riempisse di luce. Lo adorava.
-Oh, dimenticavo… qui ci sono i documenti che mi avevi chiesto.- prese a frugare nella sua cartella fino a che non ne estrasse una grossa pila di fogli e la porse al moro –E…mi sono anche permessa di stendere una bozza dell’organizzazione delle attività del festival, magari ti può tornare utile…
-Oh, Elizabetha, non dovevi!
-Figurati, lo faccio con piacere…
D’improvviso si sentì bussare alla porta, e un secondo dopo la testolina mora di Sesel fece capolino nell’aula
-Permesso…. Oh, scusate! Non avevo più sentito suonare e pensavo aveste finito….
Roderich si alzò e si allontanò dal pianoforte, guardando la nuova arrivata
-Oh, non preoccuparti Leroy, me ne stavo andando. Ah, Elizabetha, potresti portarli tu nell’aula del consiglio studentesco?
Sesel diede un’occhiata veloce all’enorme pila di fogli poggiata su un banco ed impallidì, ma l’amica invece non ebbe nessuna esitazione
-Oh, nessun problema!- esclamò infatti con un sorriso sulle labbra. Roderich sospirò sollevato, prese le sue cose e si avviò alla porta
-Grazie mille, non so proprio come farei senza di te. Ora se volete scusarmi….- e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle
-Eliza, ecco….è da un po’ di tempo che vorrei dirti una cosa…- iniziò incerta, ma non ricevette nessuna attenzione dall’amica, troppo intenta a sospirare sognante –Mi stai ascoltando?
-Oh, Sesel,non è perfetto?- esclamò infatti questa guardando la porta con aria sognante. No, non la stava decisamente ascoltando. Sesel sospirò scocciata, ma diede comunque spago all’ungherese
-Cosa, Elizabetha?
-Ma Roderich, ovvio! Non è bellissimo? E hai sentito come suona bene? E che dire di quei modi così….- Elizabetha adorava Roderich.Fin dal suo primo anno in quella scuola l’aveva colpita, come un diamante in mezzo a tante pietre opache, e improvvisamente qualsiasi altro ragazzo era sparito. Era stato come un fulmine a ciel sereno, e lei ne era rimasta completamente abbagliata. Aveva fatto di tutto per farsi notare, fino a quando un bel giorno lui non la raggiunse in mensa, si sedette al suo tavolo, e sorridendo le aveva chiesto con garbo se voleva diventare la sua assistente nel consiglio studentesco, se ci ripensava ancora oggi gli pareva di sentire ancora la sensazione delle farfalle nello stomaco –Non è il principe azzurro delle favole?
Da quel momento era andato tutto per il meglio, ed Elizabetha si era convinta che prima o poi il suo sogno si sarebbe avverato. Eppure dopo un po’ di tempo qualcosa, o per meglio dire, qualcuno, si era intromesso  nei suoi dolci sogni.
-E…Eliza, tutto bene?
Gilbert. Lui aveva sempre avuto una vocazione: quella di rompere le palle al prossimo. Era senza dubbio il suo sport preferito, che praticava con immensa passione con tutti indistintamente. Eppure guarda caso, sembrava che fosse particolarmente insofferente al suo amato austriaco, e non passava giorno in cui lo lasciasse in pace. Alla ragazza faceva male ammetterlo, ma da quando conosceva Roderich aveva iniziato ad allontanarsi sempre più da Gilbert: da inseparabili quali erano adesso si vedevano solo di tanto in tanto, e la maggior parte di quelle poche volte lo passavano a litigare.
-E…Elizabetha?
Dopotutto non era mica colpa sua se quel tedesco era così ottuso! Perché non poteva prendere esempio da Roderich? Doveva sempre rovinare tutto, quel…quel….
-Quell’idiota!- presa dai ricordi l’ungherese strinse la mano e sbatté il pugno sul banco, sotto lo sguardo perplesso di Sesel,che la guardava ammutolita.
-Ehm… tutto bene?- quelle parole sembravano riscuotere la ragazza,  che rivolse uno sguardo di scuse all’amica riprendendo il controllo
-Scusa un…..un brutto pensiero. Piuttosto….Volevi parlarmi di qualcosa?
-Non credo sia il caso…Ah, a proposito, oggi non vengo in mensa, non mi sento molto bene
Elizabetha le lanciò un’occhiata, sembrava stesse benissimo, ma si mostrò comunque preoccupata
-Ho….ho mal di pancia- si giustificò la mora evitando lo sguardo della più grande
-Se non te la senti di venire a mangiare posso venire a farti compagnia nella tua stan…..
-NO! Cioè…. Non preoccuparti, io starò benissimo! Piuttosto scusami, ora devo andare.
E sparì di corsa, lasciando la bruna nella classe da sola.
-Uhm…va bene- sussurrò perplessa
 
 
-Non va bene per niente- Elizabetha era in piedi, con il suo vassoio strapieno di cibo in mano, a guardarsi intorno nella stanza piena di gente. –Con chi diavolo mi siedo?
Fece un giro sperando di trovare un posto libero, cosa del tutto inutile, visto che Sesel l’ aveva fatta ritardare e a quell’ora trovare un posto in mensa era come dire ad Arthur di vivere di soli hamburger: impossibile. Individuò subito il gruppo di Alfred, ma constatò subito che era strapieno: insieme all’americano sedevano anche Arthur, Yao, Ivan e quella strana ragazza nuova; ad un lato della stanza c’erano invece Feliciano, Kiku e Ludwig,ma non si sentì di andare a disturbarli, e ovviamente di Roderich nemmeno l’ombra. Decise di andare in cortile, mal che vada si sarebbe seduta a mangiare sul prato.
Dopo la bufera della notte prima il cielo si era completamente rasserenato, anche se faceva un po’ freddo ed era presente un forte odore di terra bagnata. Un leggero venticello le fece ondeggiare i lunghi capelli castani. In fondo non le dispiaceva stare lì fuori.
Improvvisamente i suoi pensieri furono interrotti da un rumore e,seguendolo, Elizabetha trovò niente meno che Gilbert seduto sotto un albero a mangiare borbottando il suo pranzo. Beh, meglio che niente
-Ehi, Gil!- al richiamo della ragazza il tedesco si voltò verso di lei, portava due enormi occhiali da sole e al posto della giacca della divisa scolastica indossava una felpa rossa, il cappuccio alzato sulla testa che gli copriva metà volto. Si andò a sedere verso di lui contenta di aver trovato alla fine qualcuno con cui passare la pausa pranzo
-Anche tu qui?- gli chiese sedendosi accanto a lui
-Così pare. Francis non si sentiva bene e mi ha fatto fare tardi…mal di pancia- chissà perché la cosa le suonava familiare.
-E non hai trovato un altro posto? Antonio?
L’albino si limitò a indicare con un cenno del capo verso una finestra dell’edificio, dove Elizabetha vide  lo spagnolo seduto ad un tavolo che cercava di imboccare un alquanto irritato Romano –Ah, si abbandonano anche gli amici per amore!- borbottò indignato. Elizabetha trasalì. Probabilmente si stava riferendo ad Antonio, ma non poteva fare a meno di pensare a lei e a Roderich, e d’un tratto si sentì in colpa e si vergognò di se stessa
-Sciocchezze…- disse, più a se stessa che all’albino. Magari era proprio per questo motivo che Gilbert non sopportava Roderich? No, che cavolata, non era possibile
-Sai… ho saputo della vostra piccola avventura di ieri notte- iniziò cambiando argomento –un maniaco? Che scusa ridicola. Che è successo veramente, Gil?
Al ricordo della notte scorsa il tedesco sembrò incupirsi, e iniziò a grattarsi il collo nervosamente
-Niente di che, una brillante idea del nostro presidente studentesco, lascia stare…. Piuttosto, hai visto i due studenti nuovi?
-Ti riferisci a Ivan e Natalia? Lei è in classe con me, sai? A dire il vero non ci ho parlato molto, ogni volta che può scappa dalla classe per andare da suo fratello, ma secondo me sotto sotto è simpatica, e magari anche Ivan…
-Si, certo, come un pianoforte sul mignolo del piede- borbottò di rimando Gilbert. Elizabetha non poté fare a meno di irritarsi. Perché aveva scelto proprio un pianoforte? Ma d’improvviso le venne in mente un’altra cosa
-Hai notato che Ivan non ti toglie un attimo gli occhi di dosso?  Che hai combinato? Cel’ha con te per qualcosa?- ma quando andò ad incontrare le iridi scarlatte dell’amico, trovò solo sorpresa
-Io?- chiese infatti indicandosi –Io non ho fatto niente. Non che io sappia almeno…. Ma di che ti sorprendi, Lizzie? Dopotutto chi non rimarrebbe abbagliato dalla mia stupefacente bellezza? Quel tipo è solo un’altra vittima del mio fascino!- esclamò impettito, l’ungherese non poté fare a meno di sorridere. Le faceva un po’ freddo, ma guardando l’amico non gli chiese comunque se si potessero togliere dall’ombra dell’albero. Il sole quel giorno era forte e probabilmente era per questo che si era messo gli occhiali da sole e si era seduto all’ombra, a volte Elizabetha dimenticava che Gilbert era piuttosto sensibile alla luce del sole *. Presa dai suoi pensieri per poco non si accorse che Gilbert intanto aveva posato gli occhi sulla sua fetta di torta, un magnifico dolce di cocco e cacao
-Non ci pensare nemmeno- gli disse lapidaria anticipando i pensieri del tedesco
-Eddai, Liz, solo un pezzettino!
-Neanche per sogno, stammi lontano! G..Gilbert, abbassa subito quelle mani, no, no!
Parole al vento, visto che il ragazzo le si era buttato addosso ridendo cercando di prendere il dolce dalle mani della bruna e facendola cadere
-Sarà un tributo al fantastico me, ora mollalo!
-Ma che stai blaterando? E’ mio, levatelo dalla testa!- rideva come non faceva più da un tempo. In effetti da quant’è che non scherzava così con Gilbert? Un movimento del braccio di Gilbert e la torta cadde dalle mani della ragazza, finendo a terra
-Ecco, sei contento? Ora non se la mangia nessuno dei due- ora che ci faceva caso era sceso uno strano silenzio. Alzò gli occhi e sorprese l’albino a fissarla in silenzio, leggermente arrossato; era sopra di lei, i polsi tenuti fermi dalle mani del tedesco e le gambe che le cingevano i fianchi, in un attimo avvampò anche lei di colpo
-S..Scusa- il ragazzo abbassò lo sguardo e si spostò velocemente da sopra l’ungherese
-N..No, figurati- perché era così imbarazzata? Dopotutto conosceva Gilbert da tanti anni, non c’era motivo per cui si dovesse sentire così….strana
-Mi dispiace per la torta
-F…Figurati
 
-Beh, sembra che cel’abbiamo fatta
-E’ ovvio che cel’abbiamo fatta, sono il genio dell’amore, dopotutto.
Sesel abbassò il binocolo e guardò il suo complice, sorridendo. -Lavoro di squadra impeccabile!
Ad una decina di metri dal tedesco e l’ungherese, in un cespuglio, si erano nascosi nientemeno che Francis e Sesel, entrambi vestiti completamente di nero, con tanto di occhiali da sole e binocolo
-Quei due avevano bisogno di un po’ di tempo insieme, dopo tanto tempo- affermò con dolcezza la ragazza
-Ah, ragazza mia, mi fanno una tale pena… Gilbert è innamorato perso di Elizabetha, ma ovviamente è troppo stupido per accorgersene! Mi fanno una tale rabbia…Ma guarda, tutto questo amour sprecato così!
-Calmati, calmati Francis, dopotutto è qui che entriamo in gioco noi, no? Se non se ne accorgono da soli allora avranno bisogno di un aiutino- la ragazza alzò di nuovo il binocolo sui due, sorridendo. –E a dire la verità non mi aspettavo degli sviluppi così interessanti…- Sì, si stava divertendo un mondo in quelle sottospecie di vesti di un’agente speciale in missione segreta, pronta a battersi in nome dell’amore! Senza contare che stava facendo solo un favore ad Elizabetha –Ma guarda come sono carini!
-Potremo chiamarci “I due paladini degli amori perduti”!
-Ok, ora non esagerare, Francis. Piuttosto…spero che non finisca a insulti e padellate come al solito
-Non so, Sesel….. Ho come l’ impressione che invece questa previsione si avvererà
-Eh?
Il biondo indicò un punto poco lontano dai due, e per poco la mora non urlò di rabbia. Cosa ci faceva Roderich lì?? Proprio ora che le cose stavano andando bene!
-Dannazione, non ci voleva!- mormorò a denti stretti seguendo i movimenti dell’austriaco, che si stava dirigendo proprio verso Elizabetha e Gilbert
 
-Oh, Elizabetha, eccoti qui- la ragazza sussultò e si voltò d scatto verso la voce che aveva parlato –Ti ho cercata per tutta la mattinata!
-R…Roderich! Che ci fa qui?- la stava cercando? La stava cercando! Ebbe un tuffo al cuore. Dietro di lei Gilbert bofonchiò qualcosa tra i denti che non riuscì a sentire
-Sì- continuò l’austriaco – aspettavo i documenti del festival scolastico già mezz’ora fa, cosa stai facendo?
-Ah, i…I documenti, certo!- si alzò velocemente e si scrollò dalla gonna il terriccio. Ma che aveva in testa? Come aveva fatto a dimenticarsene? –Mi…Mi dispiace, sono già pronti, devo solo fare una corsa nella mia stanza, prenderli e….
-Se erano tanto urgenti perché non ci hai pensato tu?- s’intromise la voce di Gilbert dietro di lei. Solo allora Roderich sembrò vedere il tedesco, al quale rivolse uno sguardo di sufficienza
-E’ a questo che servono gli assistenti, Beilschmidt. Non può fare tutto il presidente del consiglio studentesco, e il vice presidente sembra sparito nel nulla, quindi è toccato a me, anche se non era di mia competenza.- gli parlava piano, come se stesse spiegando qualcosa ad un bambino
-Elizabetha era occupata, se non hai notato- continuò cocciutamente l’albino alzandosi
-Ok, ragazzi, adesso smettela….
-Elizabetha ha dei compiti da rispettare, pausa pranzo o no. Secondo te ci stiamo divertendo noi del consiglio a compilare tutte queste scartoffie? E’ anche per il vostro festival che stiamo lavorando, mica per noi e basta. Ma non m’illudo che tu possa nemmeno lontanamente capire. Lei ha sbagliato, è ovvio che la devo rimproverare, anche se ciò non mi dà alcun piacere
-Esatto, ha ragione lui, quindi ora finiscila Gilbert….
-Se tu non le chiedessi di fare mille servizi al posto tuo non sarebbe successo. E’ ovvio che si scordi qualcosa, poi!
-Ragazzi….
-Quello che faccio o dico con i miei assistenti non è affare che ti riguarda, Beilschmidt. Non penso proprio che tu abbia l’autorità per rimproverarmi qualcosa quindi, se vuoi scusarmi, noi due abbiamo da fare- Guardò freddamente il tedesco per l’ultima volta, poi si voltò e se ne andò
-Vieni, Elizabetha?
Gilbert fece per ribattere qualcosa, ma venne zittito dall’ungherese, che si voltò di scatto verso di lui e gli rivolse uno sguardo severo
-Non sai proprio quando stare zitto, eh Gil? Falla finita- sussurrò prima di andare a raggiungere l’austriaco.
Si sentiva umiliato, davvero umiliato. Senza pensarci due volte prese il cellulare e compose il numero di Antonio
-Gilbert? ¿Qué pasa?
-Chiama Francis, Tonio, quì c'è qualcuno a cui urge una lezione- sibilò chiudendo il telefono con rabbia
 
 
 
Elizabetha sospirò esausta. Aveva fatto una corsa disumana dal dormitorio fono all’aula del consiglio studentesco, per quei maledetti fogli. Si appoggiò al muro e socchiuse gli occhi. Dopotutto era stata utile a Roderich, no? Quella era la cosa importante. Alzando lo sguardo incrociò quelli scuri di Sesel, che la guardava con un’espressione abbattuta
-Sesel? Che ci fai qui? Stai meglio?- chiese preoccupata. La più piccola le si avvicinò e le rivolse uno sguardo triste
-Io sì, tu stai bene?
-Eh?
-Oh, ecco…- si diede mentalmente dell’idiota, non poteva certo dirle che l’aveva spiata fino a dieci minuti fa! –E’ che hai una faccia….
-E secondo te di chi è la colpa?- esclamò esasperata aprendo le braccia
-Di Roderich?
-Certo che no, che c’entra lui? Di Gilbert, ovviamente!
-Ah, certo…- borbottò di rimando. Dubitava fortemente che la colpa fosse del tedesco –Perché, che è successo?
-E’ un idiota! Deve usare ogni pretesto per discutere con Roderich, non sopporto più questa cosa! Se solo avessi visto la scenata che ha fatto poco fa… Non ti puoi immaginare!
-Ehm…Eh già- si sfregò nervosamente le mani e abbassò lo sguardo per non farle vedere il sorrisetto che e era spuntato sul volto –Secondo me però, Eliza, tu te la prendi troppo con lui, in fondo non è male- terminò arricciandosi con un dito una ciocca di capelli scuri. La ragazza accanto a lei sbuffò esasperata, iniziando a camminare velocemente.
-Beh, ti dirò, lui è fastidioso, egocentrico, piuttosto egoista ed estremamente…
- Divertente!- esclamò Sesel interrompendola  -E credimi, hai bisogno di 1 po’ di divertimento, cara
Continuarono a passeggiare per un po’, Sesel non riusciva a trattenere un’espressione leggermente seccata guardando Elizabetha che ogni volta che giravano un angolo faceva guizzare gli occhi sull’intera stanza  alla ricerca del suo adorato austriaco. Diede un’occhiata veloce al piccolo orologio che aveva al polso, tra poco la pausa pranzo sarebbe finita. -Non sarà così male come lo descrivi….- tentò nuovamente di addolcirla.
Ma ecco che passando accanto ad una finestra la loro vista venne attirata da qualcosa, qualcosa per cui ebbe paura di voltarsi e vedere l’espressione dell’amica
 -No, hai ragione, è decisamente peggio- sussurrò con voce gelida la ragazza un attimo prima di voltarsi e correre verso il cortile
 
-B-basta! Vi consiglio vivamente di smetterla, digli di smettere!
La grossa risata dell’albino riempì tutto il cortile, subito seguita da quella del francese, mentre guardavano Roderich, il calmo, pacato e aristocratico Roderich appeso per le mutande al ramo di un albero che si sbracciava e si dimenava mentre Antonio lo puntellava con un bastone da sotto urlando “piñata, piñata!”
-Vi faccio notare che questo può essere visto come un atto di bullismo, qualcuno prenderà dei seri provvedimenti nei vostri confronti!
-Ehi, Antonio- lo interruppe Gilbert – io ancora non ho visto nessuna caramella, forse devi picchiare più forte per farle uscire, no?
-Ahaha o forse sto colpendo il punto sbagliato- osservò Antonio spostando il bastone dalla pancia dell’austriaco verso il suo naso, seguito dalle urla di incitamento di Francis.
-V-vi prego smettetela subit..
-Fatelo scendere immediatamente!- i tre ragazzi si voltarono verso la voce alle loro spalle, scoprendo con terrore che apparteneva ad Elizabetha
-E…Elizabetha!- piagnucolo Roderich alla vista della sua salvatrice
-Roderich  non si preoccupi, la tirerò giù di lì in un secondo!- cinguettò la ragazza con un tono di voce acuto e smieloso, poi si rivolse con uno sguardo di fuoco ai tre sventurati sotto l’albero –VOI! Come avete potuto? Avete messo in ridicolo Roderich-, lo sapete cosa vi aspetta, vero?- concluse stringendo il manico della padella che aveva in mano.
Francis e Antonio, guidati dall’istinto di sopravvivenza, si diedero alla fuga lasciando Gilbert in balia dell’ungherese urlando –E’ stata colpa suaaaaaaaaaaaa
-Ehi! Begli amici che siete! E-Elza, su…. Non è il caso di arrabbiarsi tanto…- cercò di sdrammatizzare Gilbert arretrando sempre più – dopotutto non abbiamo fatto niente di male,… volevamo solo divertirci un po’…
-Bene, allora non ti dispiacerà se ora mi diverto un po’ anche io, vero?
La padellata quella volta fece più male del solito, e un Gilbert dolorante si ritrovò con suo sommo disgusto a guardare per l’ennesima volta Elizabetha, la sua amica d’infanzia, la ragazza che aveva imparato a rispettare e a cui voleva (anche se non l’avrebbe ammesso mai neanche a se stesso) un bene dell’anima, fare da servetta a quello sfigato di un austriaco, aiutandolo a scendere dall’albero e riportandogli i pantaloni, ripulendoli perfino dal terriccio che li aveva sporcati. Più guardava la ragazza balbettare scuse con una vocina dolce e zuccherosa, e più il tedesco si infuriava: quella non era lei, la Elizabetha che conosceva si esprimeva a pugni e padellate, era fiera e non abbassava mai la testa davanti a nessuno e poi diciamocelo, di modi femminili quella ragazza aveva ben poco. E allora perché doveva comportarsi come qualcosa che non era?
-credo che tu gli debba delle scuse, Gilbert- affermò la ragazza voltandosi finalmente verso di lui.
Il tedesco avrebbe voluto riversare addosso a tutti e due una cascata di insulti, invece si limitò solo ad un semplice
-Tzè, la mia magnifica persona non si abbassa a chiedere scusa a nessuno, al contrario di qualcun altro….-  pungente. Certo, non era stato volgare come al solito, ma a giudicare dalla faccia dell’ungherese aveva colpito comunque il bersaglio.
Quest’ ultima si voltò di nuovo verso l’austriaco, gli disse qualcosa sotto voce, e questo con un sorriso rivolto alla ragazza si congedò, voltandosi un’ultima volta verso l’albino prima di andarsene
-Non ti preoccupare, Beilschmidt, non parlerò ai  professori del tuo irrispettoso comportamento, non per questa volta.
-Non ho certo bisogno della tua pietà, sfigaustria.- il moro lo guardò con sufficienza, e con una scrollata di spalle se ne andò.
Erano rimasti da soli. Elizabetha guardò l’albino, che distolse subito lo sguardo. Ecco, adesso che non c’era davanti il suo principino si sarebbe messa a urlare e a insultarlo, come al solito.
-Gilbert…- il tono era insolitamente calmo. Strano, troppo strano, il ragazzo alzò lo sguardo e la guardò, aspettando che continuasse –posso sapere una volta per tutte cosa ti da fastidio di Roderich?
-Tutto.- rispose senza la minima esitazione il tedesco, a cui seguì l’espressione scocciata della ragazza.
-Tutto?? Non sai trovare una motivazione migliore? Allora illuminami, perché solo tu ( e i tuoi due amici malsani, ma loro non contano, ti assecondano e basta)lo trovi tanto irritante, quando il resto del mondo (?) lo rispetta e lo ammira? Cos’è che ti manca, la gentilezza? O forse è solo una questione di intelligenza? Roderich è una persona fantastica, eccelle nei voti, è bello e affascinante, ha dei modi di fare così raffinati ed eleganti, sa suonare divinamente il pianoforte e sembra fatto per metà di pura gentilezza, tutti dovrebbero prendere esempio da lui….
-ORA SMETTILA!
Elizabetha sobbalzò, sorpresa dalla rabbia nella risposta del ragazzo
Gilbert cercò di darsi un contegno, perché era così difficile da capire? A lui l’austriaco non dava solo sui nervi, lo odiava, lo odiava davvero. Non perché gli avesse fatto qualcosa di male, certo, figuriamoci se il signorino perbenista avrebbe mai fatto qualcosa di sconveniente, lo odiava perché era lui,tutto qui. Ogni cosa gli dava fastidio di quel ragazzo: dai modi educati, allo sguardo strafottente, da quel suo comportamento aristocratico e snob, al modo in cui suonava quel suo fottutissimo pianoforte, per non parlare di come aveva ridotto la ragazza che gli stava di fronte. Ma soprattutto odiava il modo in cui lo trattava: lo guardava come si guarda un insetto brutto e fastidioso che si vuole schiacciare, gli parlava come si parla ad un bambino stupido a cui non si deve dare troppa corda,in definitiva lo trattava come si tratta un pezzente e ne era sicuro, Gilbert era sicuro che era proprio questo quello che pensava l’austriaco di lui.
Guardò la ragazza che aveva di fronte. A che serviva dirgli quello che provava? Lei era capace di vedere solo i pregi dell’idiota e sembrava non riuscire a vedere oltre la nuvoletta rosa dove si era rifugiata, non avrebbe capito. Sbuffò sonoramente, girò i tacchi e iniziò ad allontanarsi
-Lascia stare
-E’ solo questo quello che riesci a dire? Bel motivo! Secondo me non hai neanche una parola sensata da dire contro Roderich. Sei infantile, Gilbert, sei davvero infantile… Ehi, ma mi ascolti? Torna qui!- urlò la ragazza alle sue spalle. Niente, il ragazzo non tornò indietro.
Perché doveva finire sempre così?
 
 
 
 
 
 
*No, non è che Gilbo d’un tratto è diventato un vampiro, tranquilli XD Solo che mi sono ricordata che questa è una delle conseguenze dell’albinismo, per cui chi ne è affetto può subire danni se esposto alla luce solare
 
N.d Ary
Scusate, non riesco a trattenermi quando si tratta di Prussia e Ungheria ^^
Giusto perché non mi è bastato maltrattare Austria su A Christmas Carol l’ultima parte di questo capitolo è dedicata tutta a lui <3 mi divertirò molto con te, caro mio…. *si sfrega le mani*
Il cognome (come il nome) di Seychelles non è ufficiale, ho scelto un cognome francese randomico che mi piaceva... Coooomunque, capitolo non in ritardo, non riesco a crederci! *lacrimuccia* Comunque come promesso i prossimi saranno più o meno regolari, anche perché ne ho già scritti un paio di già, e devo solo trascriverli al computer….
 
 Hullabaloos:Ahahah oddio, beh…grazie xD Natalia farebbe paura a chiunque, e Ivan in quello stato è tanto tenero (?). Felice di averti fatta divertire ^^
 
Morgana Midnightmare :Beh, se nella mia scuola ci fossero davvero degli individui così ci andrei decisamente più volentieri xD Mah, non direi fantasia… Magari film mentali, quelli sì, tanti XD Poi i miei sono più che altro giri di parole enormi per dire due cose se ci fai caso, ma sono contenta ti piaccia ^^
 
Gil_girl: O-ok, Ecco la risposta vera e propria….. Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee ;_____; grazie mille davvero! Grazie grazie e grazie ancora! (Si, non sono nemmeno un po’ ripetitiva 8D) e…e… non so che dire,sono davvero contenta che ti sia piaciuta .//. Non credo che questo capitolo ti possa essere piaciuto più di tanto, visto che sprizza Prungary da tutti i pori e da quel che vedo tu preferisci la RuPru ma vabbè…
Davvero, la Spamano? ASD, sono contenta, anche perché è una delle coppie che mi diverte di più quando scrivo.Grazie ancora per aver perso tempo a leggerla, davvero >__< E sono contenta che ti abbia donato una piacevole sensazione di tranquillità xD (alò, sono meglio dell’Oki) Ok, basta, sto degenerando, la finisco qui.
 
nippon93:Mah, veramente non lo sapevo cosa ne pensavi, visto che ti avevo detto di non dirmelo se non con una recensione .___. Romanticamente squallido? Ehmmmmmm si, va bene (non ti esprimere, non ti esprimere, non ti esprimere). OOOh, e se facessimo anche noi un giorno una nottata come quella? Daaaaaaaaai dai dai dai daidaidaidaaaaai :D Comunque, non penso che tu sia arrivata nemmeno alla fine di questo capitolo, visto che la Prungary non è decisamente la tua coppia preferita… ma tanto lo sapevi che prima o poi ne avrei scritto uno del genere, no?
 
Un grazie infinito a chi legge, segue, inserisce tra preferite o ricordate, e soprattutto a chi commenta questa storia! *si inchina* Grazie davvero >___<
 
 
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(“Ragazzi… Questo è il nostro capolavoro” Si sentivano realizzati, quasi come avessero fatto qualcosa di eroico e leggendario) 

 

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Capitolo 11
*** Tre deviati e una videocamera ***


11- Tre deviati e una videocamera
(Sì, insomma il titolo promette bene xD)

(Bad Trio)
 

 
 

-Che noia
Francis si accasciò teatralmente sulla poltrona della stanza portando lo sguardo su Antonio, che era intento a scrivere qualcosa seduto alla sua scrivania.
-Che. Noia- ripetè sperando di catturare l’attenzione dell’amico, cosa che non avvenne.
-Antonio, mi spieghi di grazia che stai facendo?- sbottò infine scocciato, ricevendo solo un brontolio di risposta. Stanco di essere ignorato il francese si alzò e strappò di mano al moro il foglio su cui stava scrivendo, dandogli una breve occhiata.
-“Romano. Romano….. Romano mi amor! Romano te quiero…” che roba è, Antonio?
-Ridammelo, e smettila di ridere! Almeno io faccio qualcosa, tu invece torna al tuo non far niente e lascia in pace me!
-Ma mi annoioooooo! Scusa se non sono in preda all’amore come te! Ora puoi degnarmi un minimo invece di pensare al tuo doux amour?
Antonio smise di sbracciarsi e incrociò le braccia al petto, guardando il biondo con una finta espressione scocciata.
-Ok, Francis, sono a tua completa disposizione. Cosa vuoi fare?
-……..Tu hai qualcosa da proporre?
-Oh, Francis, basta!- lo spagnolo si buttò esasperato sul letto – fai irruzione nella mia camera e te ne stai qui a sbuffare… Che ne so…esci un po’!
-Ma da solo cosa faccio?- continuava a piagnucolare l’amico tirando fuori tutto il suo pathos con la speranza di far smuovere l’iberico da quella stanza, se si sforzava un po’ forse riusciva a farsi venire gli occhi lucidi
-Ti prego, lasciami in pace!
D’improvviso la porta della camera si spalanco, e un ragazzo a loro ben noto fece il suo rumoroso ingresso nella stanza.
-Ragazzi!- esclamò –Il meraviglioso Gilbert è sceso tra voi comuni mortali a farvi visita!
-Ciao, Gil- risposero senza un briciolo d’entusiasmo i due ragazzi
-Beh, cos’è questo mortorio? No potete stare per un po’lontano da me che vi ritrovo in questo stato?
-Ci annoiamo… qualche soluzione?
Il tedesco incrociò le braccia al petto e assunse un’espressione seria (per quanto sia possibile, trattandosi di Gilbert), fino ad avere la tanto attesa illuminazione.
-Ma è semplice, facciamo quello che sappiamo fare meglio!
-Andiamo a rimorchiare qualche studentessa?
-No, Francis…. Io stavo solo pensando di andare a rompere a qualcuno.
-Ma è tardi- fece notare Antonio indicando il cielo scuro fuori dalla finestra. In effetti il sole era calato già da un bel po’ –Ormai saranno tutti nelle loro stanze pronti per andare a dormire…
-Appunto- il ghigno del tedesco non prometteva nulla di buono, e nemmeno il barlume che attraversò gli occhi dei due amici. Si prospettava una lunga notte…
 
-Shhh, smettete di ridere, ci sentirà-
Gilbert fece cenno a Francis e Antonio di zittirsi, visto che da quando avevano lasciato la camera dello spagnolo non avevano finito un attimo di sghignazzare.
-Ci siamo Francis, tirala fuori- il francese con uno sguardo d’intesa aprì la borsa che si era portato dietro e ne tirò fuori una videocamera, prontamente afferrata dal tedesco, che la accese
-Ed eccoci qua alla prima puntata di “Le magnifiche gesta del fantastico me!”- recitò davanti all’apparecchio –Siamo davanti alla camera di Kiku Honda, e questa sera gli faremo fare un grande passo in campo “ragazze”- concluse con una risata
-Forza, forza, cominciamo!- sussurrò Antonio. Gilbert allora fece passare una chiave davanti all’obiettivo della telecamera, sorridendo soddisfatto
-Ok, ok, solo un attimo. Vedete questa? E’ un regalino del nostro amato vicepresidente, sgraffignato proprio dieci minuti fa dalla stanza di Kirkland. Dicono che possa aprire tutte le porte dei dormitori…
Con un gesto teatrale infilò la chiave dentro la serratura, aprendo la porta della camera, come previsto il giapponese non si accorse del fascio di luce che illuminò la stanza e dei tre che vi entrarono
-Su, ragazzi, muoviamoci
Francis e Antonio con estrema lentezza per paura che il giapponese si svegliasse, sollevarono il materasso e lo portarono fuori dalla stanza, il tutto mentre l’albino riprendeva con la videocamera. Riuscirono a trascinarlo giù per le scale, fuori dal dormitorio, attraverso il cortile e poi finalmente davanti al dormitorio femminile
-Certo che ha il sonno pesante- osservò Francis stupito
-Tanto meglio, perché ora arriva la parte difficile- Antonio osservò pensieroso l’edificio –Se qualcuno ci vede siamo fottuti
Non si sa come, ma i tre riuscirono ad entrare nel dormitorio trascinando il materasso (poco appariscente, eh?) senza farsi vedere da neanche una ragazza (e comunque quelle poche che li videro vennero corrotte dalle proposte indecenti di Francis), finché non arrivarono davanti ad una camera
-Su, su, apri!
-Ragazzi, cambiamo camera- Francis puntò i piedi a terra e smise di muoversi non appena ebbe riconosciuto la stanza che avevano di fronte. Gilbert e Antonio lo guardarono sbigottiti
-Francis, sei impazzito?- sbottò Gilbert a bassa voce –Avevamo detto di piazzarlo nella prima camera che capitava, non possiamo portarcelo a spasso tutta la notte!- terminò indicando il giapponese che dormiva ancora beato
-Un’altra camera, ragazzi, tanto che vi cambia?
Il francese sembrava irremovibile,e  dato che non sembrava prossimo ad un cambiamento di idee Gilbert e Antonio decisero di dargli corda
-Oh, e va bene! Certo che sei strano- acconsentirono alla fine, riprendendo il materasso e avviandosi verso il centro del dormitorio. Francis dietro di loro li seguì sorridendo, lasciandosi la camera di Sesel dietro di sé.
-Questa ti va bene?- borbottò l’albino davanti ad un’altra camera
-Chi c’è in questa stanza, ragazzi?- chiese Antonio al tedesco
-Credo sia una ragazzina del primo anno. So solo che viene da un paese dal nome impronunciabile…
Francis si fece serio tutto d’un colpo
-N..Non mi dirai che è quella Lili o qualcosa del genere?
-Credo di si, perché?
-Gilbert…..- Antonio sbiancò –Suo fratello è Vash, quello svizzero. Ha il complesso della sorella e se scopre che siamo stati noi ci ammazza!
-Nah, figuriamoci. Su, ragazzi, muoviamoci, altrimenti questo qua si sveglia
Gli altri due dovettero dargli ragione, se ci avessero messo tanto Kiku si sarebbe svegliato.
Aprirono la porta della camera, misero il giapponese nel letto della ragazza e se ne andarono in fretta
-Domani il signorino si prenderà un infarto!- fece il tedesco sghignazzando
-bene, chi è la nostra prossima vittima?
Gli occhi di Francis brillarono, mentre un ghigno molto poco rassicurante si faceva strada sul suo volto
 
-….Non posso credere che lo stiamo facendo davvero- sussurrò Gilbert trattenendo a stento le risate mentre osservava Francis accanto al letto di Arthur con in mano un paio di strisce depilatorie
-Come facciamo? Si sveglierà di sicuro
-Tranquillo Antonio, gli ho fatto bere qualcosa che lo farà dormire per un po’…
-Oddio…- Gilbert stava per piangere per quanto si sforzava di trattenere le risate. Impugnò la videocamera e gli fece fare una panoramica della stanza. Zoomò su Francis e sulla faccia addormentata e ignara dell’inglese, per poi finire con un’inquadratura della sua faccia
-Ragazzi, non credete anche voi  che io abbia un viso molto telegenico?
-Smettila di vantarti e inquadra qua
L’albino sbuffò offeso, tornando a riprendere Francis che stava avvicinando pericolosamente una delle strisce alle sopracciglia di Arthur
-Oh mi diòs, l’ha messa davvero!- esalò Antonio trattenendo il fiato
-Ok, adesso la tolgo… siete pronti?
Lo spagnolo e il tedesco pregarono tutti gli Dei esistenti che Arthur non si svegliasse quando un secondo dopo Francis levò la striscia depilatoria, con uno strappo che risuonò in tutta la stanza.
Dopo qualche attimo di silenzio i tre si avvicinarono all’inglese
-Ragazzi, questo è il nostro capolavoro- si sentivano realizzati, quasi come avessero fatto qualcosa di eroico e leggendario
Il biondo stava per applicare la seconda striscia, quando Arthur si rigirò nel letto a faccia in giù
-Merde.  Ragazzi, aiutatemi a rigirarlo
-Non c’è tempo, andiamo via!- sussurrò Antonio. Se adesso l’inglese si sarebbe svegliato e li avesse sorpresi lì li avrebbe ammazzati e si sarebbe fatto un bagno ristoratore nel loro sangue
Francis guardò Arthur: il suo inglese preferito era su un letto, profondamente addormentato ed incapace di protestare, era la sua occasione
-Francis, che stai facendo? Vieni via!
-Solo un minuti..Intanto voi avviatevi
Gilbert passò la videocamera ad Antonio e prese il francese per il colletto della camicia, trascinandolo via
-Fermo Gilbert! Un’occasione come questa non mi ricapiterà mai più! Pourquoi???
 
Uno scherzo a Ivan. Uno scherzo a quell’armadio a quattro ante  che solo con una stretta di mano, la sera delle storie horror quando si era presentato, gli aveva polverizzato le falangi. Antonio guardò poco convinto i due compagni davanti a lui che camminavano spediti verso la camera di quel russo domandandosi tranquillamente, tra una risata e l’altra, cosa gli potevano disegnare in faccia con quel grosso pennarello indelebile che si erano portati dietro.
-Ma sì…- sussurrò l’iberico –infondo anche se se ne accorgesse cosa ci potrà mai fare?
La camera di Ivan era all’estrema area est del dormitorio, la parte opposta a quella in cui si trovavano loro, e per arrivarci c’impiegarono quasi una mezz’oretta
-Su, su, Francis, passami la chiave- disse Gilbert, smanioso di entrare una volta arrivati.
La camera era avvolta nella più completa oscurità e non si vedeva ad un palmo dal naso. I tre si avvicinarono al letto, nel quale s’intravedeva la grossa figura del russo. Nessuno osava fiatare, iniziando a percepire una strana tensione. L’unico rumore che si sentiva era il pesante respiro del russo, segno che stava dormendo profondamente.
-Francis, fammi luce col cellulare- sussurrò il tedesco scambiandosi un’occhiata con i due e stappando il pennarello. Quando la luce schiarì la stanza il francese fece appena in tempo a coprire la bocca del tedesco e soffocare l’urlo di quest’ultimo
-Gilbert, ma sei impazzito? Ce diavolo fai?- tremava. Quando la mano dell’albino si alzò ad indicare il volto di Ivan però, fu Antonio che tempestivo soffocò l’urlo del biondo. E rimasero in quella posizione immobili, senza emettere il minimo suono per minuti che parvero infiniti, mentre guardavano gli occhi spalancati di Ivan che li fissavano. Dopo un po’ però capirono che non li stava fissando, e nemmeno si era accorto della loro presenza, bensì dormiva con gli occhi aperti. A Gilbert cadde il pennarello dalla mano. Troppo terrorizzati anche solo per pensare ad uno scherzo da fargli, uscirono velocemente dalla camera, chiudendosi la porta alel spalle cercando di fare il minimo rumore posibile.
-Ommioddio, io lo sapevo che quello non era normale!- urlò a mezza voce Gilbert
-Allora esiste davvero chi dorme con gli occhi aperti…
-francis, Gilbert, non per interrompervi, ma….
Antonio puntò un dito tremante verso la penombra. Natalia li fissava con un coltello in mano, e lei non stava dormendo, decisamente no.
In un millesimo di secondo il trio era distante anni luce da quella camera
-MA CHE RAZZA DI FAMIGLIA E’??
-Non urlare Gilbert! Ragazzi, dopo questa io me ne tornerei anche a dormire!- piagnucolò Francis
Antonio e Gilbert si fermarono di colpo.
-Francis….-Gilbert gli poggiò una mano sulla spalla, guardandolo fisso negli occhi –Io ti capisco, non devi sentirti obbligato, però…sei sicuro di voler fuggire proprio ora?
Anche Antonio gli si avvicinò, continuando
-Anch’io ho paura, amico, anch’io vorrei pensare che non c’è una pazza psicopatica con un coltellaccio in mano in giro per i corridoi, anch’io vorrei abbandonare questa nostra missione, ma  credo anche che ci siamo cose per cui vale la pena rischiare la vita
-Ragazzi…- sussurrò Francis guardandoli rapito. L’albino strinse la mano a pugno e l’innalzò verso il cielo
-Ecco perché non mi arrendo, ecco perché combatto, per essere me stesso! Se il mio destino è quello di rompere al prossimo, io gli vado in contro volentieri!
-Forza Francis, è questo lo spirito del Bad Trio, non possiamo rinunciare proprio ora, abbiamo tutta la notte davanti!
Il francese, a quelle parole solenni gli vennero i lacrimoni
-Ragazzi!- urlò in lacrime –Scusate, scusate se ho dubitato per un istante della nostra giusta causa, mi dispiace!
Lo spagnolo e il tedesco gli poggiarono una mano sulla spalla, guardandolo con gli occhi pieni di sentimento
-E allora andiamo, possiamo ancora fare qualcosa, non facciamoci intimorire da queste cosucce, continuiamo la nostra opera di distruzione!
-Sì!
-Sì!
Rincuorati da questo nobile discorso, i ragazzi tornarono con nuovo vigore ad organizzare piani malefici..
 
-Ragazzi, avete fatto?
Gilbert aveva un ghigno enorme
-Ja, Antonio. Ho sparso per tutte le camere le riviste erotiche di mio fratello, ovviamente scrivendoci sopra “di Ludwig Beilschmidt”… Vi sorprenderebbe sapere che bendiddio teneva sotto il letto!
-E io invece ho smerciato tutta la collezione di numeri di Superman di Alfred- fece trionfale Francis
-bene, ci è rimasto ancora un po’ di tempo, che facciamo?
Antonio si fece avanti, anche se con un’espressione poco convinta in volto
-Beh, Gil.. Io un’idea cel’avrei
-Allora forza, dicci
-Beh…..
 
-Perché devo farlo io??- piagnucolò il tedesco appeso al muro del dormitorio femminile. La voce di Antonio gli rispose dall’auricolare che indossava
-Gil, a noi due quella donna fa paura! E comunque tel’abbiamo detto fin dall’inizio, se non te la senti non lo fai
-Niente affatto! Questa impresa mi porterà la gloria eterna!
-Ok, douceur, noi ti osserviamo da lontano- disse Francis interrompendo la comunicazione
-Tzè, vigliacchi
Finalmente raggiunse la stanza che gli interessava, fortunatamente era provvista di un balcone. Lo usò per salire e accese la telecamera
-Ed eccoci arrivati alla seconda puntata di “le magnifiche gesta del fantastico me!” e per voi, amati spettatori, sto rischiando la vita- si smosse teatralmente i capelli candidi, facendo poi fare una panoramica alla videocamera –Ci troviamo sul terrazzo della camera di Elizabetha Hèdervàry. Si, avete capito bene, proprio lei, ed oggi the awersome me farà qualcosa che nessuno si è mai sognato di fare!
-Ti vuoi muovere, Gilbert?- la voce spazientita del francese gli sfondò i timpani
-Ok, ok, accorcerò il mio magnifico discorso…. Dicevo. La cara Liz per qualche assurdo motivo ha una porta che non si apre con la nostra chiave, ma fortunatamente ha lasciato la finestra aperta, e quindi siamo riusciti ad entrare…
L’albino entrò nella stanza dell’ungherese facendo attenzione a non urtare niente che l’avrebbe potuto far scoprire. Si sentiva un rumore dal bagno, la ragazza probabilmente si stava facendo la doccia. Aggirò il letto  e si avvicinò all’armadio, frugandoci finché non aprì un cassetto e trovò quello che cercava
-Ohohoh,mein Gott…-
Mutandine, corpetti, perizomi, reggiseni e da qualche parte anche un paio di reggicalze
-ma guarda guarda. Ti facevo più innocente, Eliza
Quella serata si stava rivelando molto più fruttuosa di quanto avesse mai potuto sperare. Allungò le mani verso quel piccolo pezzo di paradiso e iniziò a frugare tra la biancheria con gli occhi che gli brillavano, troppo preso dal momento per far caso al fatto che il rumore della doccia era cessato
-Cosa poterei prendere? Questo? O forse quello? No, anzi, forse…
Alla fine optò per un reggiseno nero semitrasparente pieno di pizzi, trattenendo a stento le urla di gioia. Si avviò trionfante verso la finestra con un sorriso a trentadue denti preparandosi ad una maestosa uscita di scena
-Sono un mito, sono un fenomeno, sono meraviglioso, sono magnifico, sono…
-Che ci fai qui?
Gilbert si bloccò di colpo e con estrema lentezza e col fiato sospeso si girò terrorizzato verso la voce alle sue spalle, trovandosi davanti l’ungherese, ancora bagnata e avvolta in corto asciugamano
-Gilbert?- chiese la ragazza con un’espressione sorpresa. Il tedesco per contro sembrava fosse morto e stesse lottando per resuscitare, ma era capace solo di boccheggiare come un pesce. Se non fosse stato in quella situazione avrebbe sicuramente fatto qualche battuta spinta sulla ragazza, ovviamente nel caso che fosse riuscito a distogliere la sua attenzione dalle goccioline d’acqua che scivolavano lente lungo le gambe della ragazza, ma date le circostanze si riguardò bene dal far svegliare il lato violento della castana. Una scusa, doveva trovare una scusa in fretta
-Ecco….. Mi sono perso!
La ragazza alzò un sopracciglio e Gilbert si diede mentalmente dell’idiota. Mi sono perso? Che razza di scusa era?
-No, cioè… A dire il vero volevo dirti una cosa, ma credo che non sia il caso, vero?
Indietreggiò verso il terrazzo ridendo nervosamente e grattandosi distrattamente la testa. Sfortunatamente non si accorse che lo fece con la stessa mano che teneva il reggiseno, cosa che non sfuggì di certo ad Elizabetha
-Gilbert…..QUELLO E’ MIO?
-N..No, E’ MIO!
-E QUELLA E’ UNA VIDEOCAMERA??
-No, Liz, non è come sembra! Io sono, tu….Tu sei in un sogno! Esatto, questo è solo un sogno, non è reale, è solo la tua immaginazione. Ora voltati, chiudi gli occhi, conta fino a cento e ti sveglierai. No, anzi, conta fino a un milione, dai, comincia!
La ragazza gli sorrise amabilmente, voltandosi e avvicinandosi al letto. Gilbert era incredulo. Gli aveva creduto? Era salvo? Voleva invitarlo a letto?? Purtroppo dovette ricredersi quando Elizabetha tirò fuori da sotto il letto una mazza da baseball e si gettò su di lui al possente grido di:
-BRUTTO MANIACOOOOOO!
 
-…E poi?
-E poi sono riuscito a scappare prima che mi tirasse addosso qualsiasi oggetto contundente che le capitasse sotto mano
Francis fece un fischio di ammirazione mentre continuava a medicare i lividi del tedesco. Antonio, intanto, gli si piazzò davanti
-Gil, ti prego, dimmi che la videocamera si è salvata- gli chiese implorante, l’albino gli rispose con un ghigno
-Sì, e non solo la videocamera…- disse mentre tirava fuori il reggiseno nero dell’ungherese, che finì in 0,003 secondi fra le mani di Francis
-Mon dieu, c’est magnifique!
Antonio si gettò sul biondo, allungando le mani
-Francis passalo anche a me, fammelo vedere! Oh, Gilbert, sei il mio idolo!
La grossa risata del tedesco si propagò per tutta la stanza
-Lo so, Tonio, lo so… Ora andiamo a dormire ragazzi, abbiamo fatto un buon lavoro stasera- concluse sghignazzando mentre si dirigeva verso la porta, ma prima che potesse andarsene venne trattenuto da Francis
-Gilbert…- iniziò quello con aria grave –Apparte Elizabetha che ti ha visto gli altri non sapranno mai che siamo stati noi, vero?
-Ma no, figurati!
Furono le fatidiche parole.
 
 
 
 
 
 
N.d Ary:
Io amo questi tre, li adoro con tutto il cuore. E questo capitolo mi sono divertita troppo a scriverlo, tanto che era pronto da… tipo…. Da quando avevo pubblicato il quarto capitolo, penso XD Capitolo di transizione che non ha assolutamente nulla a che fare con i precedenti, ma avevo tanta voglia di scrivere sul bad trio >____< Stavolta niente alcol né funghetti allucinogeni,  ma solo le tre menti deviate di individui annoiati meravigliosamente pazzi <3 Inizialmente il capitolo era più lungo, ma ho preferito tagliare la parte del….diciamo “risveglio” e metterla in un capitolo a parte, per cui anche il prossimo non avrà un gran che a che fare con la trama della storia. So già che qualcuno (Tsuki) mi ucciderà per la fine che ho fatto fare al sopracciglio di Arthur, scusaaaa *va a nascondersi*
Nient’altro da dire, spero che vi siate divertiti anche voi a leggere questa sclerataXD
Chu ^^
 
 
 Hullabaloos: Beh, dai… Non ti ho fatto aspettare tanto x3 Ahaha, quante domande! Però temo che dovrai aspettare un po’ prima di sapere le risposte…Se un ragazzo fa quest’effetto alle donne? Anch’io conosco casi del genere, ma stranamente io sembro immine XD *va a deprimersi*
Grazie ancora, spero che continuerai a seguire questa sclerata ^^
 
hanta97: Eccoti il capitolo dei tre deviati, spero sia stato di tuo gradimento XDD beh…grazie mille *^* I personaggi di hetalia in  una scuola…. Io sono del parere che in questo modo sembri più sopportabile, magari avessi gente così a scuola XD felice che ti piacciano le scene prungary, mi sento realizzata quando qualcuno dice così, visto che i protagonisti sono sì Ludwig e feliciano (anche se in tutto questo casino probabilmente non si capisce xD) ma a dire il vero questa fic è nata dalla mia voglia di prungary x3
OMG, la ricerca del prussiano perduto XDD *muore malamente*
Grazie ancora ^__^ 

 

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("CHI E' STATO?? CHIIIII???? QUALCUNO DOVRA' MORIRE PER QUESTO!!")

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Capitolo 12
*** Il buongiorno si vede dal mattino ***


12- Il buongiorno si vede dal mattino
(Bad Trio)


 

 
La luce del mattino filtrò dalle veneziane e inondò la stanza. Quando i raggi del sole arrivarono al letto, Arthur si tirò con un gesto scocciato le lenzuola fin sopra la testa.
-Solo un altro po’- pensò –Tra cinque minuti mi alzo….
Stava per risprofondare nel mondo dei sogni, quando si ricordò che giorno era: tra due giorni sarebbe iniziato il festival scolastico, e se non si sarebbe sbrigato a finire tutti i preparativi sarebbero stati guai. Si trascinò a fatica fuori dal letto sbuffando, si vestì ed uscì dalla camera, troppo assonnato per darsi un’attenta sistemata, per pi dirigersi come da routine verso la stanza di Alfred
-Magari quel buono a nulla potrebbe servirmi a qualcosa…
Una volta raggiunta la sua destinazione si fermò e bussò alla porta, aspettando che Alfred venisse ad aprirgli, cosa che non avvenne. Bussò un'altra volta, più insistentemente, niente. Non proveniva musica dall’interno, quindi era da escludersi l’opzione che l’americano stesse giocando a qualche videogioco, magari si era finalmente strozzato con uno di quei mastodontici hamburger che si ingurgitava sempre per colazione, pranzo e cena…..No, forse era semplicemente già uscito, strano però.
Si allontanò con una scrollata di spalle dirigendosi verso l’aula del consiglio studentesco, quando le risatine di un gruppo di ragazzi lo fecero voltare. Nel momento in cui li fissò, però, tutti distolsero frettolosamente lo sguardo. L’inglese rimase perplesso, ma non diede troppo peso alla cosa e tornò a camminare. Ora che ci faceva caso, sembrava che tutte le persone che incontrasse lo guardavano in modo strano, forse aveva qualcosa in faccia?
Aprì la porta del bagno per darsi una controllata allo specchio. Non si era dato una sistemata decente quella mattina, sicuramente erano i capelli in disordine che attiravano tutti quegli sguardi.
Stava giusto per avvicinarsi allo specchio, quando un urlo squarciò l’aria e lo fece sobbalzare, un urlo di donna, seguito da una voce altrettanto isterica che gli pareva familiare e che urlava:
-MIO DIO, DOVRO’ SPOSARLA??
L’inglese uscì dal bagno cercando l’origine di quelle grida e, appurando che venivano dal dormitorio femminile, si precipitò là di corsa. Al diavolo i capelli, se li sarebbe sistemati più tardi
 
Il trambusto proveniva da una precisa stanza del dormitorio. Al suo arrivo Arthur trovò davanti alla stanza un gran numero di ragazze intente a trattenere…chi era? Quando si fece più vicino però il biondo riconobbe il ragazzo che urlava e sbraitava insulti in un tedesco veloce e incomprensibile
-Vash?- chiese stupito –Che ci fai qui? Lo sai che i ragazzi non poss…
-IO LO UCCIDO CON LE MIE MANI!- urlò lo svizzero puntando un dito verso l’interno della stanza, dove c’erano una Lili sull’orlo del pianto e un Kiku in preda ad un attacco isterico
-HA PRIVATO LA MIA SORELLINA DELLA SUA VIRTU’, IO…IO LO FACCIO FUORI!!
Arthur guardò il povero giapponese, steso a terra che sembrava aver perso la facoltà di ragionare decentemente, e cercò di far rinsanire lo svizzero
-hem, vash, io non credo proprio che Kiku possa aver…
Lasciò a metà la frase, notando la propria immagine riflessa sul vetro della finestra. Con una lentezza esasperante si avvicinò al vetro e passò le dita tremanti nel punto in cui ci sarebbe dovuto essere il suo sopracciglio sinistro: liscia. Pelle totalmente liscia.
Rimase imbambolato a fissare il suo riflesso per alcuni secondi, senza essere capace di fare alcunché, quando la fastidiosa risata di una ragazza che conosceva bene non gli arrivò alle orecchie
-Oddio, Arthur! Che diavolo ti è successo?  Sei la cosa più divertente che io abbia visto in vita mia!- esplose Sesel dietro di lui indicandolo. Fu l’inizio della tragedia.
Arthur assottigliò lo sguardo, strinse i pugni e prese a tremare visibilmente, mentre si faceva pian piano più pallido, poi il caos
-WHAT THE…- e ogni briciolo di razionalità lasciò il corpo dell’inglese, che cominciò a tirare oggetti a destra e a manca, mentre lampi omicidi percorrevano gli occhi verdi –CHI E’ STATO? CHI??? QUALCUNO DOVRA’ MORIRE PER QUESTO!
Vash, Kiku e Lili misero da parte i loro problemi per osservare con terrore l’inglese, come stavano facendo tutti lì intorno
-Il lato oscuro del presidente, il lato oscuro del presidente…- bisbigliava la piccola folla tremante mentre cercava riparo.
-Ehi, ma allora quello in quel video era davvero il presidente Kirkland- sussurrò una ragazza alle amiche.
Arthur si bloccò di colpo, placando per un attimo la sua furia omicida, e si avvicinò con fare molto minaccioso alla ragazzina, seguito da vash e Kiku, per poi chiederle con una calma innaturale:
-Quale video?
 
-Merde, com’è possibile??
Nel cortile sembrava essersi radunata l’intera scuola per godersi lo spettacolo: Francis, Antonio e Gilbert sfrecciavano alla ricerca della salvezza, mentre un gruppo di persone altamente incazzate si era data al loro inseguimento
-LA MIA COLLEZIONE DI FUMETTI!! LA ESIGO INDIETRO, AVETE IDEA DI QUANTO VALESSE??
-SU, VENITE QUI, FATEVI AMMAZZARE PER L’ONORE DI MIA SORELLA!
-GILBERT, BASTARDO, RIVOGLIO IL MIO REGGISENO E QUELLA DANNATA VIDEOCAMERA!!
-Q..QUESTA VOLTA AVETE DAVVERO OLTREPASSATO OGNI LIMITE!
-Su, rallentate, non vi farò male…..
Il trio guardò terrorizzato il gruppo  inferocito dietro di loro, sbiancando nel vedere che Arthur brandiva la motosega del giardiniere
-Eppure siamo stati attenti a non farci scoprire…Come sono venuti a conoscenza del video?- chiese disperatamente Antonio ai suoi due compagni di sventura
-E che ne so io? Mon dieu, c’est la fin!
Notando che il tedesco era stranamente rimasto in silenzio, si voltarono all’unisono verso di lui
-GILBERT?
-Beh….
 
A un lato del cortile, Feliciano e Romano guardavano da lontano la scena. Romano sorrise malignamente, mentre si godeva in tutta tranquillità lo spettacolo. Poco distante da loro, anche Ivan stava guardando il malaugurato trio, mentre si rigirava un pennarello nero tra le mani sorridendo enigmaticamente
-Ben gli sta- affermò soddisfatto il maggiore degli italiani
-Veh, fratellone, ma che succede? E dov’è Lud? Stamattina non è venuto…
E come se fosse stato chiamato, Ludwig apparve correndo a sua volta nel cortile, inseguito da un enorme gruppo di ragazze urlanti che sventolavano le sue riviste incriminanti
-Ludwig, non sapevo le piacessero queste cose, venga qui!
-Ludwig, se vuole provare esperienze di questo tipo io sono più che disponibile!
-Ludwig, non scappi, questo lato di lei è così profondamente giusto!
-Ludwig, non sia timido!
-GILBEEEEEEEEEEEEEERT!!
 
-Allora? Ci vorresti spiegare, di grazia?- sbottò Francis all’albino, mentre continuava a correre
-B..beh… Forse ieri sera ho pubblicato sul sito della scuola il nostro video…
-COSA?
-E non mi guardate così! Era più che giusto che il mondo intero ammirasse le mie magnifiche gesta!.....Giusto?
-Gilbert… SEI UN IDIOTAAAAAAA!
 
 
 
 
N.d Ary:
Non c’è molto da dire su questo capitolo, è giusto un piccolo concentrato di idiozia tutto a danno di quei tre individui meravigliosi che mi diverto a torturare….. Capitolo cortissimo, lo so, inizialmente era insieme a quello precedente, ma poi ho deciso di dividerli. Non so davvero cosa dire stavolta, mi fermo qui, al prossimo capitolo, e un grazie infinito a chi legge, segue e soprattutto a chi recensisce, grazie davvero ! *si butta a terra in lacrime adorante *
 
 Hullabaloos:ahahah come non amarli? <3 anche se….Poveri Francis e Antonio XD spero ti siano piaciute le reazioni delle vittime… Kiku, beh, con uno come lui forse non è nemmeno divertente infierire…..forse. Mentre per quello che hanno fatto ad Arthur meriterebbero di morire trucidati, ma sfortunatamente per il bruco mi servono per i prossimi capitoli xD
“Natalia... Femmina... Dormitorio femminile dall'altra parte del campus... Stanza di Ivan...
CHE CAVOLO CI FACEVA NEL CUORE DELLA NOTTE NATALIA IN CAMERA DEL FRATELLO DEL TUTTO IGNARO???? o____o”
Beh, si, in effetti Natalia era nel dormitorio maschile, ma non era nella stanza di Ivan, il bad trio la incontra dopo essere usciti dalla stanza di Russia, diciamo che stava….vegliando sul suo sonno? °__° Comunque, grazie davvero per tutte le recensioni, non sai quanto mi fanno piacere :3
 
Tsuki Hoshizora: “SEI UNA MENTE MALVAGIA E CRUDELE.” Nooooo *sfoggia la sua migliore espressione da uke indifeso e la abbraccia* ma io ti voglio beneeeeee
…..
……….
*si ricompone* Ok, ci sono, rispondiamo alla recensione in un modo normale, ok…
“"CHI E' STATO?? CHIIIII???? QUALCUNO DOVRA' MORIRE PER QUESTO!!"
E' chi penso che sia? .3.” Sì, era esattamente chi pensavi che fosse :3 spero che la tua sete di vendetta sia stata almeno un po’ appagata, vedrò comunque di compensare col prossimo capitolo (che non ho la minima idea ancora di cosa scriverci, ma pace)
Comunque Tsu grazie davvero, sono contenta che ti sia piaciuta ^^
 
hanta97: Ahahah, oddio addirittura? XD Beh, grazie, faccio del mio meglio per creare capitoli il più demenziali possibile, felice ti sia piaciuto xD Kiku….Kiku  penso che abbia rischiato di grosso di ritrovarsi una pallottola nel culo, ma la furia omicida di Arthur l’ha salvato xD
“ok, le cose che mi sto immaginando sono sicuramente le stesse dei filmini mentali di Francis” sì, sono esattamente le stesse cose XD Ho risparmiato almeno questa sofferenza ad Arturo, visto che comunque dovrà girare con un sopracciglio disegnato per credo tutto il resto della fic… *patta*
Grazie mille per la recensione *inchin* Spero che continuerai a seguirla ^^
 
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(“In fondo  non stai tanto male, non si nota nemmeno….” “Crepa.”) 


 

 
 

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Capitolo 13
*** Le ciambelle più buone del mondo ***


13- Le ciambelle più buone del mondo
 

 
 
-Arthur, ti decidi ad uscire?
-NEANCHE MORTO! LASCIAMI IN PACE!
Alfred si appoggiò alla porta chiusa della camera dell’inglese e alzò gli occhi al cielo sospirando. Si guardò distrattamente l’orologio che aveva al polso. Era quasi mezz’ora che tentava di smuovere l’amico da quella camera, senza risultato ovviamente
-Su, non puoi restare chiuso lì per sempre
-Scommettiamo??
-Per favore, apri. Prometto che non riderò- disse solenne Alfred portandosi una mano al petto nonostante l’altro non potesse vedere il suo gesto. Stava per rinunciare anche a quell’ultimo tentativo, quando un movimento della maniglia ridestò la sua attenzione. Un momento dopo mezza testa di Arthur sbucava da dietro la porta, guardandolo poco convinto
-Alfred, puoi anche andare… Non posso farmi vedere conciato così! Tutto il rispetto che gli studenti hanno nei miei confronti svanirebbe subito, sono rovinato! E poi sono orribile…
Fece per richiudere la porta, ma l’americano fu più veloce di lui e con uno scatto l’aprì ancora di più ed entrò nella camera
-Su, su, non può essere così grave, non ci farà caso nessuno!- disse un secondo prima di ritrovarsi davanti  il viso di Arthur. “Oh, mio Dio”, fu il suo unico pensiero. Ci furono interminabili secondi di silenzio, durante i quali la mente di Alfred era focalizzata tutta su un unico pensiero.
“Non. Ridere.” Pensò mentre fissava appena sopra lo sguardo imbarazzato che gli stava rivolgendo l’inglese. Mentre fissava, cioè, quella specie di nuovo sopracciglio che Arthur aveva avuto la brillante idea di disegnarsi con un pennarello “Pensa….Pensa al cibo inglese, pensa a qualcosa di dietetico, pensa ad Ivan, sì, pensa ad Ivan. Così, resisti……”
Arthur intanto lo fissava con lo sguardo più truce del suo repertorio. Si sarebbe aspettato come minimo da Alfred una sonora, immensa risata, invece niente. Era lì che lo guardava serio e si sforzava (senza successo) di distogliere lo sguardo dal suo volto, ma almeno non stava ridendo o prendendolo in giro, era sinceramente sorpreso
-Ora capisci? Non posso uscire!- urlò infine con voce isterica alzando le braccia al cielo rompendo il silenzio
-Oh, forza Arthur, non è così grave! E poi in ogni caso nessuno ti prenderebbe in giro, tutti sanno quanto sei vendicat…cioè, quanto sei rispettato, non hai niente da temere!
E incurante dello sguardo truce che gli rivolse, prese l’inglese per mano e lo portò fuori dalla camera, trascinandolo a forza lungo i corridoi.
-Alfred! Brutto idiota, lasciami subito!
-Hai passato tutta la mattinata chiuso in quella camera, almeno per pranzo vorrai uscire, no? Tutti gli altri ragazzi chiedono di te!
-A pranzo? E secondo te io entrerò in queste condizioni nella mensa, e all’ora di pranzo? Ma hai idea di quanta gente ci sarà?? Alfred, mollami!
-Oh, andiamo, Arthie…Se non ci vieni tu non vado nemmeno io- gli disse con la sua espressione più tenera e convincente.
A quelle parole l’inglese smise per un attimo la sua opposizione, smettendo di tirare e imporporandosi leggermente le guance, salvo poi ritornare come prima dopo pochi secondi, se non peggio
-COME MI HAI CHIAMATO?? Non farlo mai più! E smettila di tirare, ho detto no! Non m’importa niente, allora non ci andrai!
-Ma oggi c’era una sorpresina speciale dentro l’Happy Meal!
-Vorrà dire che te la perderai!
Alfred si bloccò di colpo, facendo cadere l’inglese, bisbigliò qualcosa che assomigliava a un “questo sarebbe un problema…”, poi guardò il più basso e sorrise
-…..Che hai da sorridere?- chiese stizzito Arthur un secondo dopo di essere sollevato da terra e messo a mò di sacco di patate in spalla all’americano
-A..ALFRED! FAMMI SCENDERE! MI HAI CAPITO?? NON PUOI OBBLIGARMI, CHI TI CREDI DI ESSERE? STUPIDO AMERICANO GRASSO E  IDIOTA, LASCIAMI!!!
-Ahahah, anch’io ti voglio bene, Arthur!
 
Caos. Un immenso, interminabile caos. Questo aveva pensato Ludwig appena mise piede nella mensa. Alla fine poi non era così diversa dal solito: c’era chi si lamentava del cibo, chi girava da ore con il suo vassoio in mano come un’anima in pena cercando un posto libero, chi tirava il contenuto del proprio vassoio in giro, e poi c’era il solito vociare interminabile e rumoroso degli studenti che faceva da sottofondo ai suoi pensieri, sì tutto normale, se non fosse per il fatto che…
-Veh, Lud…. Perché oggi ci sono tutte queste ragazze?- Gli chiese Feliciano, che come al solito l’aveva seguito come un cagnolino fedele. In effetti l’italiano aveva subito notato la stessa cosa che aveva in mente lui: sembrava che tutta la popolazione femminile della scuola si fosse data appuntamento in mensa, e stranamente erano tutte pressate in una precisa parte della stanza, per fare cosa, poi, era un mistero, visto che dalle gridoline isteriche che emettevano non si riusciva a dedurre molto.
Dopo una breve occhiata riuscirono ad individuare il tavolo dove li aspettavano gli altri e, tra uno spintone e un altro, si affrettarono a raggiungerlo.
-Ragazzi, mi spiegate che succede?- Chiese il tedesco ai compagni non appena si fu seduto. Fu Sesel a rispondergli
-Il nostro presidente ha trovato una punizione per quei tre babbei, tutto qui
-Eh?
Quale punizione? Ora che ci faceva caso non aveva ancora visto né Francis, né Antonio né Gilbert quella mattina, probabilmente era colpa di Arthur… Anche se per quanto riguardava Gilbert credeva che fosse bloccato al letto dolorante, data la cascata di pugni che gli aveva dato il giorno prima, causa, ovviamente, il suo scherzo idiota.
-Tzè, se pensi che questa sia una punizione… aspetta di vedere il seguito- Bofonchiò Arthur tra un boccone e l’altro cercando malamente di nascondere il lato del viso senza sopracciglio –Vedrete, li farò sgobbare fino alla fine dell’anno, gli renderò la vita impossibile, li….
Feliciano intanto si fece posto accanto a lui con il vassoio stracolmo di roba da mangiare, non prima aver investito un passante, inciampato nella sedia dietro di lui e rischiato di rovesciare tutto quello che portava in mano a terra. Quando finalmente riuscì a sedersi incolume accanto al biondo, si voltò verso di lui e lo guardò sorridendo
-Lud, indovina chi mi ha servito da mangiare?
E solo in quel momento gli giunse all’orecchio una voce a lui molto familiare, voce che proveniva esattamente da quella parte della stanza che era stata invasa dalle studentesse
-Ciambelle? Chi vuole le ciambelle? Non spingete, per favore….
E dopo aver udito quel suono, sul bel volto di Ludwig non poté fare a meno di affiorare un sorriso soddisfatto
-Li hai messi a servire nella mensa?-chiese stupito all’inglese.
-Sì, e non solo. Dovranno pulire tutto dopo, compresi i bagni, e devono riverniciare la stanza del preside, e la mia, ovviamente, aiutare il giardiniere, scrivermi ciascuno una lettera di scuse di minimo cinque pagine a testa e restare al mio servizio fino almeno a Natale.-Gli rispose candidamente Arthur con un ghigno-Beh, perché mi guardate così? Se la sono cercata!
In quel momento dal nulla, Kiku tirò fuori la sua tecnologicissima macchina fotografica e scattò una foto ad Arthur, l’undicesima dal suo arrivo in mensa
-Immortalare ogni momento- si giustificò – Dopotutto magari tra qualche tempo… quando il tuo sopracciglio sarà tornato normale, ci rideremo tutti sopra su questa storia, no?
-Ci rideremo? Ahahaha, perché, non lo stiamo già facendo da ora??
-Sesel…..- ringhiò tra i denti Arthur, al limite della sopportazione.
Alfred intanto lo osservava in silenzio. Gli dispiaceva che Arthur fosse così giù di morale, quando si arrabbiava diventava insopportabile e anche leggermente cattivo se si impegnava, quindi, da bravo eroe qual’era, cercò un modo per tirare su di morale l’amico. Si guardò intorno alla ricerca di idee, quando alla fine ebbe la tanto attesa illuminazione:  intinse una patatina fritta in una generosa dose di Ketchup e gliela porse, sfoderando un sorriso contento
-Arthur, sei troppo stressato! Tieni, prenditi una pa…
-SONO TROPPO STRESSATO?- gli urlò quello di rimando indicandosi il viso e sbattendo una mano sul tavolo –NON SEI TU QUELLO A CUI MANCA UN SOPRACCIGLIO! E toglimi quel coso gocciolante da davanti! Viene a dire a me che sono stressato, lui poi che prende qualsiasi cosa con leggerezza!
-Ma non è vero!
-Ah no? Ma se è bastato regalarti un modellino di Capitan America per farti dimenticare tutta la faccenda? Come può una cosa tanto semplice farti dimenticare il fatto che sono entrati senza permesso in camera tua, ti hanno rubato qualcosa e hanno usato il loro irrispettoso e stupido comportamento per vantarsi?
-Era un’edizione limitata….- cercò di giustificarsi quello abbassando il capo e riponendo mestamente il suo nuovo meraviglioso modellino nella borsa. Forse non era il momento di mostrarlo agli altri…
Dopotutto però era risaputo che l’americano non era un tipo che si arrendeva facilmente, no? Quindi, pieno di buona volontà, cercò un altro modo per tirare su il morale all’amico. Doveva dirgli qualcosa di dolce, di sincero, di intelligente….
-Arthur, ascoltami.- Iniziò solenne - Il tuo aspetto conta poco, non è certo un sopracciglio che ti distingue dagli altri…Smettila di ridere, Sesel. Tu resti sempre Arthur, il rispetto che hanno gli altri per te e il bene che ti vogliamo noi non svanirà per così poco!
Alzò gli occhi sull’amico speranzoso, e a quanto pare sembrava aver fatto centro quella volta: Arthur lo guardava con gli occhi sgranati, quasi non credeva vero il fatto che quelle parole le aveva dette proprio lui, e le sue gote si erano anche leggermente imporporate di rosso.
-Alfred, grazie davvero, non pensavo che….
-…E poi in fondo non stai così male, non si nota nemmeno!- terminò intelligentemente quello, facendo risprofondare Arthur nel suo malumore
-Crepa.
Ludwig osservava intanto il battibecco in silenzio. Non aveva mai capito con precisione qual’era il rapporto che legava Alfred ad Arthur: certo, erano amici, nonostante i numerosi litigi e le continue frecciatine, a volte Arthur sembrava avere nei confronti dell’americano quasi uno strano senso paterno, ma a volte si poteva percepire qualcos’altro guardandoli, quasi come…
-Lud, non è fantastica questa ciambella? Guarda che bella glassa che ha sopra!
Il biondo si voltò verso la voce squillante di fianco a lui, per trovarsi una ciambella a tre centimetri dal naso
-Non ne hai presa neanche una, vuoi un po’ della mia?
- Non mi piacciono i dolci- replicò alzando distrattamente lo sguardo  e trovandosi a fissare gli occhioni da cerbiatto dell’italiano. Deglutì rumorosamente. Ora che ci faceva caso aveva passato tantissimo tempo insieme a Feliciano dal suo arrivo in quella scuola, eppure non si era mai soffermato davvero ad osservarlo. Quello lo guardò interrogativo per un attimo, per poi dedicare tutta la sua attenzione al dolce fra le sue mani, cosa che permise a Ludwig di soffermare indisturbato lo sguardo su di lui e osservare diverse cose. Non aveva mai notato, per esempio, il modo indecente con cui accavallava le gambe in continuazione, cercando di trovare ogni dieci secondi una posizione più comoda sulla sedia. Lo faceva piano, lentamente, strusciando la gamba sulla stoffa ruvida dei jeans e portandosi dietro il movimento del bacino, improvvisamente Ludwig avvampò e deviò lo sguardo sul suo pranzo. Ma ecco che qualche secondo dopo ritornava a posarlo sul ragazzo che gli sedeva tranquillo di fianco, dopotutto cosa stava facendo di male? Faceva solo delle innocue osservazioni, no c’era niente di cui vergognarsi. Alzando ancora lo sguardo percorse tutto il corpo del moretto, notando il come la divisa scolastica ricadesse bene su quel corpo snello, passando alle braccia, fino alle dita lunghe e affusolate, come quelle di un pianista, per poi soffermarsi sulla linea del collo, del mento, per poi arrivare alla bocca. Arrossì di nuovo. Le labbra rosee e carnose divoravano quella ciambella in un modo irresistibile, per poi creare smorfie adorabili quando masticava, ogni tanto si intravedeva la lingua, che sbucava fuori per leccare la glassa colorata del dolce, tutto seguito dagli occhi ambrati socchiusi che guardavano soddisfatti quel dannato dolce… possibile che nessuno si era accorto del modo osceno di comportarsi dell’italiano? Non era possibile che solo lui notasse quelle… quelle cose. Finita la ciambella, osservò il più piccolo leccarsi con gusto le dita e a quei gesti allusivi sentì un improvviso nodo allo stomaco. Era davvero troppo.
-Quella ciambella sembra davvero buona, non è vero Ludwig?
-Buonissima…- si ritrovò a dire con un fil di voce, per poi alzare il capo di scatto e cercare il proprietario di quella voce, solo per trovarsi davanti  Sesel che lo guardava divertita.
-V..Volevo dire, no lo so, può darsi, non… Non mi piacciono i dolci..!!
Si alzò velocemente, prese i suoi libri e fuggì letteralmente via, sotto lo sguardo sorpreso degli amici e quello enigmatico della mora, si era comportato come un idiota colossale, meglio salvare quel po’ di dignità che gli restava.
-Dov’è andato Ludwig?- chiese Feliciano non capendo minimamente cosa era appena successo e rivolgendo uno sguardo interrogativo ai presenti, per notare anche lui che Sesel lo fissava come una gatta –Ho…Ho fatto qualcosa di male? E’ arrabbiato con me?
-Oh, Feliciano, non ti preoccupare, gli hai solo dato un bel po’ di cose su cui riflettere….- gli rispose la ragazza –Piuttosto, chissà come se la stanno cavando quei tre….
 
-Questo si chiama abuso di potere.- borbottò Gilbert ai due amici –In fondo non abbiamo fatto niente di irreparabile… e l’idea del sopracciglio è stata tua, Francis. Ehi, ma mi ascoltate? Perché devo essere solo io quello che sgobba?
-Oh, Gil, cosa ti fa credere che noi non stiamo lavorando?
-Il tuo sorriso spensierato, Francis
A quelle parole il francese si spostò dalla sua postazione per farsi più vicino all’albino, si mise le mani sui fianchi e lo guardò di sottecchi
-Forse tu non hai notato la marea di ragazze che sono accorse qui solo per vederci, Gil…. Sei sicuro di non essere gay?
-No, è solo innamorato!- s’intromise Antonio con un sorriso a trentadue denti, scatenando l’immediata reazione del tedesco
-Non so a chi ti riferisci, Tonio, ma di sicuro se c’è una persona di cui sono follemente innamorato quella è l’illustre sottoscritto!
-Non lo mettiamo in dubbio….
Un sonoro sbuffo uscì dalle labbra del tedesco. Stava lavorando lì da meno di mezz’ora e già non ce la faceva più, se doveva pensare alla marea di cose che lo aspettavano, poi….
-Non ne posso più!- urlò infine esasperato appoggiandosi al muro. Antonio e Francis si guardarono un istante, e alla fine fu quest’ultimo a correre in soccorso dell’amico
-Guarda, Gilbert, il trucco sta tutto nel trovare il lato positivo della punizione
-E in questo caso quale sarebbe?
-Rimorchiare!- e con un sorriso smagliante gli diede una forte pacca sulla spalla e si voltò verso le sue ammiratrici –Guarda e impara dal maestro…
Gilbert e Antonio si avvicinarono e guardarono incuriositi il francese mentre si avvicinava al bancone dove erano serviti i gelati, si smuoveva con un gesto teatrale i capelli chiari, prese in mano un cono e si rivolse ad una delle studenti
-Questo te lo offro io, mon cherie. Che gusti vuoi? Tiramisù? Banana?
Le ragazze intorno emisero risatine divertite, mentre la malcapitata era diventata paonazza. Dopo un attimo di esitazione però sembrò sciogliersi e si avvicinò al bancone con fare allusivo, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio
-Credo che Tiramisù e Bacio andranno bene…
Il biondo le sorrise ammiccante e, dopo averle allungato il gelato, le sussurrò
-Se vuoi provare anche un altro tipo di cono io dopo sarò a “riordinare” in biblioteca- e facendole l’occhiolino si voltò compiaciuto verso i due amici, che lo stavano guardando a bocca aperta
-Ecco fatto, semplice, no?- disse semplicemente
Gilbert lo guardò stupito. Francis e Antonio erano dei geni con le donne, anche se le loro doti di seduzione erano ben diverse: Francis aveva fatto del rimorchiare ragazze un arte di cui lui  conosceva tutti i segreti e la perseguiva solennemente, manco fosse una religione; Antonio…Beh, lui le ragazze le attirava anche solo respirando. Per quanto riguardava lui… se si impegnava non aveva problemi, ma sfortunatamente sembrava riuscire ad attirare tutte tranne quella che gli interessava
-Oh oh, pensieri deprimenti in arrivo- sussurrò Antonio all’amico notando il cambio d’espressione del tedesco
-Ah, ragazze ha parlato! Avete sentito che voce sexy che ha?- e a quell’affermazione la massa di studentesse iniziò a spingere ancora di più, impazienti di essere servite dall’aitante cameriere spagnolo
-Spostati, c’ero prima io!
-Ma che stai dicen….Oh, mi ha guardata!
-Oh, Antonio, come fai ad essere così perfetto?
-Antonio, tu non ce lo offri un cono, magari il tuo?
-Ah, ma quanto è bello?
-Antonio, io e la mia amica ci stavamo chiedendo se eri interessato ad una relazione a tre!
Francis a quelle parole si strozzò col bicchiere d’acqua che stava bevendo, mentre Gilbert esplose in una risata sguainata
-Sì Antonio, dicci, ti interessa una relazione a tre con quelle due belle ragazze?- gli fece eco l’albino, mentre Francis si limitò ad un borbottio malamente nascosto
-Maledetto fortunato… Guardalo, nemmeno si sforza!
Lo spagnolo intanto se ne stava in silenzio a guardare semispaventeato  il suo stuolo di fan arrapate al sicuro dietro il suo bancone, guardò prima i due amici e poi si rivolse alle sue ammiratrici, sorridendo affabile e mostrando i denti bianchi
-Oh, ragazze, le vostre attenzioni mi lusingano, davvero… Ma al momento ho una relazione che mi soddisfa appieno
Un eco di “oooh” si espanse nella mensa
-Sei fidanzato?- chiesero stupiti  Francis e Gilbert
-Sei fidanzato???- gli fecero eco le studentesse guardandolo affrante
-Beh, diciamo di sì…- Rispose lo spagnolo guardando il pavimento e grattandosi distrattamente la testa
-E chi è lei??- urlarono assetate di sangue le ragazze
-La mia dolce metà? E’ seduta laggiù
E seguendo l’indicazione dello spagnolo, tutto lo stuolo di ragazze  si voltò famelico verso un preciso punto della mensa, constatando con orrore che il loro amato aveva indicato nientemeno che…..
-Che c’è?- bofonchiò Romano masticando il suo pranzo –Cos’è tutto questo silenzio? E che avete da guardare?
-M..Ma allora….- chiese tremante un’alunna volgendosi di nuovo verso lo spagnolo- Ti piacciono…. I ragazzi?
-Hem… sì, anche…- e a quelle parole tutti i presenti udirono il “crack” dei cuoricini delle ragazze. Qualcuna pianse, qualcun'altra lanciava occhiate poco rassicuranti a Romano che, ignaro di tutto, continuava a mangiare tranquillo, qualcun'altra sembrava più agguerrita di prima, e infatti qualche secondo dopo tornarono alla carica
-A..Antonio, guarda, io sono piatta come un ragazzo!
-Antonio, magari è solo un idea momentanea….
-Ma io sapevo che poco tempo fa avevi una ragazza!
-Antonio, sono sicura che se noi adesso ci baciassimo cambierebbe tutto, fidati!
Impazzite iniziarono a spingere sempre più, tentando di raggiungere il loro idolo, che arretrava spaventato insieme ai suoi due amici
-Tonio…- sussurrò Francis –Dovevi proprio condannarci tutti a questa fine dolorosa?
-Ma veramente sei fidanzato?
-Eh? Beh, Gil… E’ difficile da spiegare
-Romano sa che vi siete messi magicamente insieme?
-….No.
-E io devo crepare per un idiota del tu calibro??- urlò Francis alzando le mani al cielo
-B..beh, ragazzi, ne parliamo dopo, eh?- e salì sopra il bancone, superando con un salto la mandria inferocita di studentesse, per poi correre velocemente verso l’uscita.
Dopo la teatrale uscita di scena di Antonio le ragazze si diedero immediatamente al loro inseguimento,lasciando la mensa nel silenzio e Francis e Gilbert mezzi intontiti.
-Come diavolo fa…. Così, tutte le volte…- esalò stancamente il biondo fissando il punto in cui era sparito l’amico
-Dovremo tornare al lavoro?
-Credo proprio di sì, anche se senza ragazze non sarà più divertente. Gil, ci penso io qua, tu passa a raccogliere i vassoi.
L’albino sbuffò, ma non replico, iniziando ad avviarsi verso i vari tavoli…. Ovviamente il compito ingrato di raccogliere i vassoi sporchi era toccato a lui. Pazienza, girando fra i tavoli avrebbe potuto scambiare qualche parola con gli altri ragazzi, sempre se li trovava.
-Cameriere!
Ed ecco che a un tratto gli arrivò l’unica voce che non avrebbe mai voluto sentire, una voce tagliente, piena di disprezzo e malcelata soddisfazione. Gilbert voltò stancamente la testa, vagando lo sguardo finché non trovò il possessore di quella voce.
-Ci mancava anche questa…- borbottò avvicinandosi al tavolo di Roderich
-Questo cucchiaio è troppo opaco. Dio, ma questa scuola ha dei livelli d’igiene così bassi? Portamene un altro- gli disse l’austriaco puntandogli contro il cucchiaio perfettamente pulito ma che, a quanto pareva, non era abbastanza lucido per i suoi standard.
Il tedesco stava per rispondergli di ficcarsi quel dannato cucchiaio in un punto ben preciso del corpo umano, quando avvicinandosi notò che al tavolo era seduta anche Elizabetha. Gilbert la fissò a lungo: teneva gli occhi bassi sul suo piatto e non osava guardarlo, quasi come se si sentisse in colpa per essersi fatta trovare insieme a Roderich.
-Beh? Non mi hai sentito?- la voce del moro lo destò dai suoi pensieri, e senza dire una parola prese il cucchiaio dalle mani dell’austriaco e se ne andò, lanciando un’ultima occhiata alla ragazza. A Roderich piaceva provocarlo, si divertiva a farlo passare per uno stupido, ma questa volta non voleva fare scenate davanti all’ungherese, l’ultima volta gli era stata da lezione, dopotutto.
-Sai, non mi sorprende che alla fine ti abbiano messo a servire, dopotutto mi sembra un ruolo adatto per uno come te- continuò però l’austriaco guardandolo freddamente. Elizabetha dall’altra parte del tavolo, alzò la testa e gli lanciò un’occhiata di rimprovero, senza però aprire bocca – Dopotutto, cos’altro può concludere di fare un buon  nulla come te? Oh, non fare quella faccia, ti diverti tanto a darmi dello sfigato? Meglio uno sfigato che un fallito come te
Gilbert non seppe esattamente dove prese la forza per non saltargli addosso e rompergli la faccia, probabilmente era grazie alla ragazza bruna lì vicino, infatti si limitò a girarsi, chiudere gli occhi, respirare lentamente, e dirigersi a grandi passi verso Francis.
L’amico intanto aveva assistito a tutta la cena,e si sorprese non poco quando il tedesco, avvicinatoglisi, si limitò a prendere le sue cose e andarsene, senza una parola. Lo stesso stupore  provavano anche Arthur, Sesel e gli altri, che avevano assistito alla cena dal loro tavolo
-A..Avete visto anche voi quello che ho visto io?- balbettò Sesel incredula
-Ma perché sen’è andato così?? Avrebbe dovuto dirgliene quattro, avrebbe…
-Hai ragione, Alfred…God, Gilbert che non reagisce… Non posso crederci
-No, invece- s’intromise Feliciano guardando intensamente il tavolo dell’austriaco e dell’ungherese – Io credo abbia fatto la cosa giusta, stavolta.
Roderich, capendo che probabilmente l’albino non sarebbe tornato a portargli il cucchiaio richiesto, si concentrò sulla sua bibita e la portò alle labbra con un gesto ampio ed elegante, per poi posare gli occhi sulla ragazza seduta davanti a lui
-Non fare quella faccia, Elizabetha, è inutile dispiacersi per quello là. Gente come noi non è fatta per stare con quelli come lui, non trovi?- e le sorrise.
Elizabetha lo guardò: gli occhi semisocchiusi che la guardavano, una mano poggiata sotto il mento, le labbra stirate in un dolcissimo sorriso, il tutto solo per lei… Una volta avrebbe dato l’anima perché quell’espressione fosse rivolta a lei, ora si sentiva a disagio invece, e qualcosa sembrava premerle forte sul petto, come un macigno.
-No, non credo- bisbigliò con un fil di voce
-Come, scusa?- l’austriaco sgranò gli occhi, e la bruna si alzò dal tavolo. Quel peso che sentiva era rabbia, solo una forte rabbia
-Non credo proprio che tu abbia ragione, Roderich. Gilbert sarà anche un idiota, un esaltato, un prepotente, ma non è certo un fallito, e tu non avevi il diritto di parlargli così.
E prese le sue cose girò i tacchi e se ne andò a grandi passi.
 
Una pessima, pessima, pessima giornata. Penso Gilbert chiudendo stancamente la porta della sua camera e cercando a tastoni il letto nella stanza buia. Era stato pestato da suo fratello, messo ai lavori forzati da un inglesotto saccente e rompiscatole, aveva rischiato di morire per mano di una mandria di donne inferocite e, dulcis in fundo, era stato messo in ridicolo per l’ennesima volta da Roderich. Complimenti Gilbert, davvero un’ottima giornata.
Si portò scocciato le lenzuola fin sopra la testa e sbuffò sonoramente. Tutto questo poi per cosa? Un innocuo scherzo! Certo che la gente se la prende davvero per poco….
Un rumore, come un fruscio, lo distolse d’improvviso da suoi pensieri. Restò qualche secondo in silenzio, aspettandosi qualche altro suono, ma visto che non udiva niente si disse che era stata solo la sua immaginazione e si rilassò… Fino a quando non avvertì chiaramente un peso che si appoggiava sul suo letto. Terrorizzato si mise a sedere e cercò frettolosamente l’interruttore della luce. Quando la stanza si illuminò, Gilbert lanciò un urlo di terrore
-Buona sera, Gilbert
-I..I…I..Iv.. COSA CAZZO CI FAI QUI? COME SEI ENTRATO? COSA VUOI?
Il ragazzo che stava seduto tranquillamente davanti a lui lo guardò placidamente, sorridendo calmo. Il tedesco per contro si era alzato le coperte fin sotto al collo, in un modo quasi pudico, e si era rannicchiato le gambe al petto, quasi a voler mettere più distanza possibile da lui e il suo intruso
-Quante domande tutte insieme- ridacchiò quest’ultimo
-Ripeto. Cosa cazzo fai qui, in camera mia, Ivan?- Esalò a fatica l’albino guardando truce il russo
-Su, su, non ti agitare, volevo solo riportarti questo.
Gilbert sbiancò nel vedere il pennarello indelebile che teneva in mano il biondo, lo stesso pennarello che la notte prima voleva usare per scarabocchiare un po’ la faccia di Ivan e che a quanto pare nella fretta di andarsene aveva lasciato nella sua camera. 
Stava pensando a come diavolo aveva saputo che il pennarello era il suo, che quasi non si accorse che il russo intanto stava avanzando lentamente verso di lui
-Che espressione deliziosa!- cantilenò – Ti faccio per caso paura, Gilbert? Ma non devi, credi davvero che io sia il tipo di persona che farebbe del male a qualcuno? Su, sorridimi un po’, così, esatto…
Era pietrificato, non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi ametista che lo scrutavano e lo studiavano nemmeno per un momento. Non riuscì a spostarsi di un millimetro nemmeno quando sentì la punta del pennarello appoggiarglisi all’estremità della bocca e muoversi verso il suo orecchio, poi arrivata ad una certa altezza si staccò e fece la stessa cosa sull’altro lato. Ivan tappò il pennarello e sorrise compiaciuto, alzandosi dal letto e guardandolo soddisfatto
-Buonanotte, Gilbert.- disse solo, prima di voltarsi e uscire dalla camera.
Al tedesco ci vollero minuti interminabili per riprendersi. Gli martellava la testa e non faceva altro che bombardarsi di domande: Cosa diavolo era appena successo? Come aveva fatto Ivan ad entrare in camera sua?  Era entrato quando aveva aperto lui la porta poco prima o era già dentro la stanza? Se era così aveva forse una chiave della sua stanza? E cosa voleva da lui?
Si alzò velocemente dal letto e corse in bagno per guardarsi allo specchio
-Ma che cazz...-
Un sorriso grottesco e distorto si faceva largo sul suo viso. Cercò di lavarselo come meglio poteva con l’acqua, ma quel pennarello era indelebile ed ebbe solo il risultato di allargare l’inchiostro su tutte le guance. Poi gli venne in mente una cosa. Se Ivan aveva davvero una chiave della sua camera poteva entrare quando voleva, no?
Senza pensarci due volte afferrò il suo cuscino ed uscì dalla camera diretto ad una precisa stanza del dormitorio. Quando fu arrivato bussò energicamente, finché la porta si aprì e il viso assonnato di Ludwig non fece capolino dalla porta
-Gilbert, hai la minima idea di che ore sono? Che diavolo vuoi a quest’…. Ma che ti è successo alla faccia??
-Oi, Lud…- iniziò l’albino guardandosi imbarazzato i piedi – Non è che stanotte posso dormire con te?
 
 
N.d Ary
Capitolo che non finiva più °__° E scusate il ritardo, ma tornata dalle vacanze e aggiustato varie cose arretrate che avevo da fare… Mi sono resa conto che a quanto pare l’ispirazione era ancora al mare -__- Tipo, metà del capitolo era finit da agosto, lo ammetto… e comunque per un motivo e per un altro sono stata assente da EFP per un sacco, scusate tanto ;___;
No, alla fine non era incentrato su Arthur, a dire il vero non è incentrato su nessuno in particolare… Un po’ su Alfred, un po’ su Ludwig, un po’su Gilbert (povero, povero Gilbert xD), è che volevo mandare avanti un po’ di più la storia, anche perché i prossimi capitoli saranno abbastanza importanti :3 Allor, cosa c’è da dire….io adoro, adoro Antonio, e mi diverte troppo scrivere su di lui (e sulle sue fan xD). La parte della mensa l’ho scritta davvero tanto volentieri, spero di avervi fatte divertire almeno un pochino ;) Per favore, non pensate all’ultima parte del capitolo come qualcosa di germancest, se l’avete fatto non era davvero mia intenzione,  l’ho scritta vedendola solo come… come il povero piccolo Gilbert che vuole dormire nel lettone del fratello perché ha tanta paura, senza nessuna malizia.
Oddio Gilbert, l’ho davvero maltrattato in questo capitolo, me ne rendo perfettamente conto, povero, e pensare che forse è il personaggio a cui tengo di più ^^”
Comunque, rileggendo i primi capitoli mi sembra di essere migliorata, o è solo una mia impressione? XD
  



hanta97:Beh, leggendo i capitoli precedenti credo si sia già capito ma te lo dico comunque: anche nel capitolo più triste, più serio o più tagliavene che potrei scrivere, una nota di demenzialità ci sarà sempre XD (mmm non so se è una cosa di cui vantarsi .__.) il problema è che non lo faccio manco apposta… E lo scorso capitolo ne è la conferma, dove tutto è demenziale, dall'inizio alla fine XD
 Felice che ti abbia fatto divertire, spero che la punizione per il bad trio abbia soddisfatto la sete di sangue di Vash XD
 
Hullabaloos: Ahahaha felice che ti sia piaciuto! Il sopracciglio probabilmente crescerà più rigoglioso di prima, dopotutto come hai detto tu rappresenta il suo orgoglio anglosassone, ma sono tentata anche di farlo girare per il resto della fic con un sopracciglio sì e uno disegnato… boh, si vedrà ^^ La massa di fan arrapate ritorna XDD Piano piano stanno diventando loro le vere protagoniste della storia XD Grazie per la recensione… e scusa il ritardo ;__;
 
Tsuki Hoshizora: “Riguardo a questo pezzo qua '-Ludwig, se vuole provare esperienze di questo tipo io sono più che disponibile!', ehm, sei tu per caso? *crepa*”
M-MA… *MOREMALE* M…Ma cosa dici?? Io non direi mai una cosa del genere! (Ok, probabilmente non volendo mi sono infilata nella fan fiction nelle vesti di un’ammiratrice impazzita/arrapata di Ludwig XDDD
beh, ti avevo praticamente detto tutto  su questo capitolo a voce, quindi boh… Non so davvero che scrivere, alla prossima ^^
 
Happy light: Beh, allora grazie  per aver deciso di recensire ^^ sapere che ti è piaciuta mi fa davvero piacere, spero continuerai a seguirla! (Nonostante i vari ritardi, che prometto, non saranno mai più così lunghi >__< *si frusta*) kiku…. Kiku probabilmente si chiuderà in un convento se continuo a infierire su di lui in questo modo xD
 
Yumeji: Grazie mille :D Gilbert è un idiota…. E i suoi due amici lo sono ancora di più (e per questo sono meravigliosi <3), quindi si meritano poi queste conseguenze
“M…ma sei tu che scrivi la storia…Sei tu la cattiva con le idee idiote!” (N.d personaggi stanchi degli scleri della chibi)
Ehmmmm dicevo… Boh, spero ti sia piaciuto anche questo, allora… e scusa il ritardo ^^”
 
Next--->“Proiettili a vernice, strategie, e italiani incompetenti”
(E fu così che si ritrovò con addosso una divisa mimetica, un’arma con proiettili a vernice in mano, nella sua scuola in piena notte e in compagnia di un gruppo di pazzi….Perchè si faceva sempre coinvolgere??) 

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Capitolo 14
*** Proiettili a vernice, strategie, e italiani incompetenti. ***


14- Proiettili a vernice, strategie, e italiani incompetenti
 

(Ludwig)
 

 
-Caffè
-Spettacolo
-Caffè!
-Spettacolo!
Appena Ludwig mise piede nel cortile, si accorse subito che era presente una strana atmosfera, non tanto per l’aria umidiccia e pesante tipica delle mattine autunnali, quanto per la sensazione di tensione palpabile che era presente. Guardandosi intorno individuò subito gli altri ragazzi, tutti ammassati in cerchio intorno a qualcosa, e incuriosito si avvicinò per capire anche lui chi era che stava facendo tutto quel casino già di prima mattina. Gli bastò percorrere qualche metro per capire a chi appartenessero quelle voci: in mezzo al gruppo c’erano Natalia ed Elizabetha, l’una che brandiva un paio di coltelli rubati dalla mensa, l’altra una padella.
-Ho detto spettacolo! Così il mio fratellone vedrà tutta la mia bravura nel recitare e s’innamorerà di me!
-Ma cosa dici?? Si fa il caffè, punto e basta! Così potrò indossare una di quelle uniformi succinte piene di orli e pizzi, e Roderich s’innamorerà di me!
Ludwig strabuzzò gli occhi. Che diamine stava succedendo? La sua espressione allibita attirò l’attenzione di Arthur, che si scostò dal gruppo e gli si avvicinò.
-Stanno andando avanti così da mezz’ora- iniziò a spiegargli, illuminandolo –La loro classe deve scegliere una di queste due attività per il festival scolastico e si è trovata in parità, quindi adesso non sanno cosa fare. Il problema è che sembrano averla presa molto sul personale quelle due.
-Ma…Non possono trovare un compromesso? Nessuno ha provato a farle ragionare?
L’inglese indicò una figura raggomitolata dietro ad un albero con un mezzo sorrisetto divertito in volto.
-Beh, laggiù c’è la rana- sghignazzò
Francis, interpellato, si voltò verso di loro: aveva un bel bernoccolo in bella vista e la faccia ricoperta di graffi. Li guardò con sguardo spento e poi tornò a fissarsi i piedi.
-est injuste,parce que je? Dov’è finito l'amour ?- borbottava afflitto.
-….E poi perché, tu saresti capace di recitare? Al massimo ti farebbero fare la parte dell’albero!
-E tu invece vorresti farmi credere che saresti capace di servire ai tavoli? Ma se i clienti scapperebbero tutto dopo aver visto le tue coscione!
-Co..COSA??
-Scusate ragazze…- Gilbert provò a intervenire. Gilbert venne picchiato a sangue.
Ludwig, dopo quel poco che aveva visto e sentito, aveva già capito che era un’altra di quelle faccende idiote e sconclusionate con cui avevano sempre a che fare quel branco d’idioti, quindi fece per defilarsi come se niente fosse. Dopotutto non era un problema suo, non vedeva il motivo per cui doveva star lì a perdere tempo. Passò accanto ad Alfred, che in tutto questo era rimasto stranamente in silenzio, e non fece in tempo a muovere un altro passo che quest’ultimo gli schiaffò con forza una mano sulla spalla, uscendo dal suo momento di meditazione e urlando contento:
-Ragazzi, ho un’idea!
-NO!- urlarono tutti in coro, ben sapendo quanto fossero controproducenti le idee dell’americano, che comunque li ignorò bellamente
-Perché non ve la risolvete a una partita di guerra simulata? Partecipiamo tutti, formiamo due squadre, e chi vince decide!
Tutti lo guardarono con la stessa espressione con cui si guarderebbe un bambino (un bambino alquanto rompiscatole, aggiungiamo), ma Alfred sembrava così esaltato, così contento della sua trovata, che alla fine decisero di accontentarlo, e poi ormai si erano stancati tutti di battibeccare.
E fu così che Ludwig si ritrovò con addosso una divisa mimetica, un’arma con proiettili a vernice in mano, nella sua scuola in piena notte e in compagnia di un gruppo di pazzi.
-Scheiße-perchè si faceva sempre coinvolgere?
-Allora…- risuonò una voce all’autoparlante –Quì è Antonio, quel gran figo che vi seguirà dalle telecamere della scuola
-Abbiamo delle telecamere?- domandò perplesso il tedesco, fu Arthur a rispondergli
-Il preside ha deciso di metterle per limitare il numero di denunce per molestie sessuali, vero Francis?
-Cos’era, una frecciatina? Io veramente sapevo che le avevano messe per limitare i tuoi atti vandalici, Arthùr. Sapete, il nostro presidente ha un passato oscuro…
-S..Sta zitto!
-Hem, stavo dicendo…- continuò la voce dello spagnolo dall’altoparlante –Vi ripeto le regole. I presenti sono divisi i due squadre con un capitano ciascuna e lo scopo è prendere la bandiera dell’altra squadra. Non ci sono limiti di tempo, non ci sono posti dove non si può accedere, se necessario è permesso costruire delle barricate. Ovviamente è vietato cambiare la posizione della bandiera. Non si può infierire sugli eliminati, né fisicamente né verbalmente, capito Alfred?  Chi viene colpito deve lasciare l’arma e raggiungermi.
bene, credo sia tutto, siete pronti a fare casino?
-SI!- urlarono agguerrite Natalia ed Elizabetha guardandosi in cagnesco e un eccitatissimo Alfred.
Ivan all’improvviso si fece avanti e si fermò di fronte a Gilbert, per poi tendergli la mano
-Beh, buon divertimento Beilshmidt, a dopo- Gilbert gli scagliò lo sguardo più truce del suo repertorio e allungò la mano stringendo quella del russo, ma quando fece per lasciarla, questa lo trattenne con forza. Ludwig li fissò attento. Ultimamente a Gilbert erano capitate cose strane. Una volta si era ritrovato chiuso misteriosamente nel bagno e passarono ore prima che il fratello lo trovò, altre volte gli sparivano delle cose, per non parlare di qualche sera fa, quando si era ritrovato l’albino fuor alla porta di camera sua mezzo morto di paura. Sembravano tutti scherzetti di cattivo gusto di un bambino pestifero, e guardando adesso Gilbert che strattonava con forza il braccio per liberarlo dalla morsa del russo, Ludwig parve capire da dove potevano venire tutti quegli strani episodi. Alla fine  Ivan lasciò la mano del tedesco e tornò indietro, incontrando per un attimo lo sguardo di Ludwig e sorridendo cordiale.
-Molto bene, al mio via andate nelle rispettive basi, il gioco comincia con il suono della campanella, tutto chiaro? Buon divertimento e…VIA!
Le due squadre iniziarono a correre nelle direzioni opposte in un miscuglio di risate eccitate e avvertimenti non esattamente amichevoli, finché non arrivarono ognuna alla rispettiva base, un aula con al centro della stanza una bandierina, rispettivamente rossa o blu per ciascuna squadra.
-Allora…- Ludwig si massaggiò le tempie. Ormai era lì, tanto valeva provare a vincere –Vediamo di trovare una strategia…Ci sono proposte?
Kiku si fece avanti
-Io propongo di concentrarci sulla difesa. La nostra squadra è al piano terra, mentre quella del teatro è al primo piano, quindi sono più avvantaggiati sul punto di vista difensivo e possono concentrarsi sull’attacco. Dobbiamo tutelarci, siamo già più vulnerabili di loro e…
-Ma cosa dici? West, ascolta me. Non possiamo stare tutti qui a girarci i pollici e mandare solo qualcuno in attacco. In questo modo ce li ritroveremo subito tutti davanti alla porta. Dobbiamo attaccare, attaccare e attaccare!
-A me basta soltanto che si prenda quella bandierina, non posso far vincere quella smorfiosa di Natalia!
Ludwig si guardò intorno. La sua squadra era formata da lui, Gilbert, Feliciano, Elizabetha, Kiku e Sesel. Lui, suo fratello ed Eliza erano i più dotati per quanto riguardava l’attacco, mentre Kiku era efficiente sulla difesa, per Sesel aveva già in mente un modo per farla rendere molto utile. Feliciano era portato per….ehm, lui era….ecco…. vabbè, doveva esserci qualcosa in cui poteva essere utile!
-Ok, ragazzi, facciamo così: Kiku e Feliciano resteranno qui a sorvegliare la base. Tenete d’occhio il corridoio. Noi quattro cercheremo di raggiungere il primo piano, Sesel, ricordati quello che ti ho detto
-Nessun problema- disse sorridendo la ragazza –Sarà molto divertente…
-Attenti quando arrivate alle scale, i ragazzi del teatro dall’alto possono colpirvi facilmente, quindi sali tele stando vicini al muro. Stessa cosa per i corridoi, evitateli per gli scontri, potreste non trovare sul momento una stanza dove ripararvi e rimarreste allo scoperto, quindi evitateli per gli scontri, a meno che non costruiate una barricata.- fece una pausa per riprendere fiato, poi continuò –State attenti se vi trovate davanti Alfred, sarà un idiota, ma in questo tipo di giochi ci sa fare. Stessa cosa per Ivan, se li vede scappate
-Il magnifico me non scappa davanti a niente!
-E allora fatti colpire. Qualche obiezione più intelligente?
-Nessuna signore!- trillò Feliciano facendo il saluto militare.
La campanella suonò, dando il via. Eliza e Gilbert schizzarono subito fuori dall’aula seguiti a ruota da Sesel, Ludwig si avviò alla porta e, prima di andarsene, si voltò un’ultima volta verso i compagni
-Allora, avete capito tutto, vero?
-Ehm…- l’italiano si fece avanti –Cos’è che dovevo fare io?
Prevedibile. Ludwig non si alterò nemmeno tanto, dato che si aspettava qualcosa del genere da Feliciano quindi, armato di molta pazienza, tornò indietro, scuotendo leggermente la testa.
-Ascolta, questa volta attentamente. Tu e Kiku dovete solo stare qui a controllare che nessuno entri in classe e rubi la bandiera, quella lì, hai capito? Se vedi qualcuno entrare tu gli spari.
-Ah…..E come faccio, scusa?- il biondo ebbe il forte impulso di strangolarlo, ma si trattenne.
-Ci penso io, ti raggiungi gli altri, hai già perso troppo tempo- si offrì Kiku.
Ludwig non se lo fece ripetere due volte e uscì dall’aula, prima che iniziasse a prendere a testate il muro.
 
Aveva sempre voluto fare qualcosa del genere Sesel. Laser game, paintball, soft air…. La esaltavano, si sentiva completamente un’altra persona. Con quel fucile in mano poi si sentiva una specie di arma letale, qualcosa di simile alla classica femme fatale che si vede nei film. Come per dar valore a quel pensiero inciampò maldestramente sui suoi piedi e cadde in terra, rialzandosi velocemente con nonchalance tornando a prendere una posa fiera, anche se nessuno la vedeva. Sì, si stava divertendo davvero molto, anche se immaginava che in quel momento Elizabetha era almeno cento volte più esaltata di lei. Guardò per la centesima volta la sua arma a vernice e sorrise soddisfatta. Si doveva dare una svegliata, non poteva stare lì a crogiolarsi tutta la notte, era il momento di andare a cercarsi qualche preda….
Percorse i corridoi correndo, camminando spiaccicata alle pareti come in tutti i film d’azione che si rispettino, facendo ogni tanto anche qualche capriola in terra… Sì, si sentiva davvero bene.. anche se agli occhi di qualsiasi persona normale sarebbe sembrata una perfetta idiota.
Dopo acrobazie inutili di vario genere arrivò infine alle scale. Si affacciò cautamente e scorse in cima alla scalinata la chioma bionda di Francis. Proprio lui cercava, perfetto, adesso poteva mettere in atto il piano di Ludwig
-F…. Francis, sono io, Sesel, non è che mi faresti gentilmente salire?- disse con la vocina più smielata che riuscì a fare
-Uh? madmoiselle che piacere vedere un fiore come te in questo scenario di violenza! Spiacente, ma ho già respinto la tua amica, non posso fare eccezioni
come immaginava, dopotutto non poteva essere così facile, no? Si espose un po’ di più, tenendo il fucile basso
-Oh, fratellone, ma io non voglio combattere contro di te!
Il francese dall’alto la guardò con tenerezza –Oh, cara, vorrei tanto non essere tuo nemico… Non costringermi a spararti, su, va da qualche altra parte…
La mora uscì definitivamente allo scoperto, cadendo in ginocchio
-Oh, Francis, perché il destino ci ha messi l’uno contro l’altra? Io… io non avrei mai voluto una cosa del genere, cerca di capirmi!
Francis sobbalzò quando vide che l’amica aveva le guance rigate da grosse lacrime e lo guardava a dir poco affranta
-S..su, Sesel, non fare così!
-Io credevo che mi volessi bene!
.Ma è così! Non credi al tuo fratellone? Sesel, lo sai benissimo che ti adoro, su, smetti per favore adesso…
-Certo, dici così, ma intanto mi guardi dall’alto in basso con il fucile in mano, come faccio a fidarmi di te?
Francis, intenerito, lasciò la sua postazione e iniziò a scendere le scale, andando verso la ragazza a braccia aperte. Arrivato a qualche passo dalla ragazza però, si bloccò. Dietro Sesel rotolò via una strana boccettina contenente un liquido trasparente
-sesel, cos’è quello?- chiese insospettito. Troppo tardi però, perché la mora afferrò il fucile e sparò al ragazzo, con un sorriso di scuse sul volto
-Lacrime artificiali, scusa Francis, niente di personale!
Non fece in tempo ad alzarsi e godersi la sua vittoria, che si ritrovò con una grossa macchia rossa sul petto. Alzando lo sguardo trovò, in cima alla rampa delle scale, Natalia che la guardava freddamente con il suo fucile in mano
-Ma… ma..!
-Scusa, ma di qui non si passa, devo vincere a tutti i costi. Ora, se vuoi scusarmi..- e con un movimento della mano si ravvivò i capelli chiari, per poi scendere le scale e correre verso la sua classe a tutta velocità.
-Ma.. E io che mi ero impegnata così tanto…..
-Touchè,cherie- le  disse Francis guardandola soddisfatto. –Su, su, non guardarmi così, non cel’ho con te! Che dici, andiamo insieme da Antonio?
 
La scuola di notte sembrava un altro posto rispetto al giorno: le ombre si allungavano a dismisura creando forme grottesche, I passi rimbombavano nei corridoi e con il silenzio si riusciva a sentire ogni rumore della notte, anche il più lieve, come il verso di una civetta in lontananza, le gocce d’acqua di un lavandino che perdeva da qualche parte, il vento che faceva sbattere i rami degli alberi sui vetri delle finestre….
“Chissà Feliciano come sta” si ritrovò a pensare Ludwig. Si fermò di colpo, un momento… perché gli era venuto in mente lui? Certo, con quell’aria tetra a quest’ora probabilmente si stava già disperando chiamando  il suo nome piangendo, come faceva per ogni minima cosa, ma c’era Honda con lui, non aveva senso preoccuparsi. Pensò all’italiano rannicchiato su una sedia, in lacrime, che lo chiamava e gli chiedeva aiuto, e sorrise involontariamente, per un attimo nella testa del biondo si fece largo perfino l’idea di tornare indietro e prendere il posto del giapponese, ma appena se ne rese conto scosse la testa e si diede mentalmente dello stupido… ma che gli stava succedendo?
Riuscì ad evitare all’ultimo momento un proiettile di vernice, che andò a schiantarsi sulla finestra formando una grossa macchia rossa.
-Merda- stupido Feliciano, per colpa sua per poco non lo colpivano!
Si riparò contro lo stipite di una porta e iniziò a rispondere all’attacco. Era Alfred che gli stava sparando? No, erano due… e Gilbert ed Elizabetha non potevano aiutarlo
La grossa risata dell’americano riempì il corridoio
-Ludwig, arrenditi! Non hai speranza contro di me, gli eroi vincono sempre!
-Smetti di urlare, così scopre la nostra posizione, idiota!” era la voce di Arthur. Avevano messo l’inglese in attacco? Ivan e Natalia aerano sicuramente attaccanti, e probabilmente Yao era già stato fatto fuori, quindi a difendere la base c’era solo Francis? No, era troppo strano… Forse era una trappola?
Imprecò tra i denti, non riusciva  a contrattaccare, i due nemici sparavano alternandosi, creando una pioggia di proiettili che non finiva mai, e intanto probabilmente si stavano avvicinando.
-Merda merda merda- come faceva ad uscirne?
A un tratto la ricetrasmittente legata alla sua cintura gracchiò qualcosa. Ognuno di loro ne aveva una, in questo modo le squadre potevano restare in contatto con le rispettive basi. Ludwig la sfilò dalla cintura e se la portò all’orecchio, dall’altra parte dell’apparecchio c’era la voce tremante di Feliciano
-Luuuud, aiuto! Qui è tutto rosso, sono arrivati, mi vogliono picchiareee
-Feliciano, calmati, non ho capito niente!-
L’italiano singhiozzava –E’ arrivata davanti alla classe Natalia, Kiku è uscito dalla classe per fermarla ed è stato colpito, aveva la testa tutta rossa gocciolante…Luuuud, ho pauraaaaa! Io ho cominciato a sparare alla porta come mi avevi detto tu e lei si è allontanata, ma se torna come faccio? E se mi colpisce? Kiku è stato eliminato e io ora sono da solo!
-Okok, va bene, resta lì, vengo subito da te
Il punto era….come faceva ad andarsene da lì?  Era bloccato sulla soglia di un aula che dava sul corridoio, in fondo al quale c’erano Alfred e Arthur, l’americano era il più pericoloso dei due, l’inglese era più lento e goffo, ma…
Ad un tratto gli venne un’idea
-Alfred!- urlò affacciandosi leggermente –certo che sono sorpreso, mi aspettavo di più da un caposquadra…Hai messo Arthur in attacco? Non è una mossa un po’ avventata? Dopotutto gli inglesi non sono certo conosciuti per le loro arti belliche….
Come previsto l’inglese s’infiammò subito
-Staresti insinuando che sono debole? E comunque io vado dove mi pare, non certo dove mi dice questo qua…. E poi cosa ne sai tu dell’Inghilterra? Guarda che è il paese più forte al mondo!
Alfred, accanto a lui, soffocò una risata, ma sfortunatamente venne sentito forte e chiaro
-Hai qualcosa da ridire Alfred?- scattò subito come previsto il più basso voltandosi stizzito verso l’americano.
-beh, cioè… non posso dargli tutti i torti. Tralasciando il fatto che è saputo e risaputo che è l’America il paese più forte…. L’Inghilterra, sì, si sa difendere, ok, ma non è niente di che…
-Co…Come osi?? Dopo tutto quello che il mio paese ha fatto per il tuo!
Alfred alzò gli occhi al cielo sbuffando –Ancora con questa storia?
-Continuerò finché non ammetterai la superiorità dell’Inghilterra sul tuo rozzo e barbaro paese, caro il mio Alfred!
A quelle parole l’americano si mise a ridere talmente forte che Arthur divenne completamente rosso di rabbia, iniziando a urlare e sbraitare insulti nella sua lingua. Ludwig ne approfittò, scattò subito in avanti e in pochi secondi raggiunse l’uscita del corridoio, sparando contemporaneamente ai due ragazzi che bisticciavano e riuscendo a colpire Arthur, che si ritrovò una grossa macchia di vernice blu all’altezza dell’inguine. Alfred non si reggeva più in piedi dalle risate.
Una volta che il contrattacco fu terminato e la calma regnò di nuovo nel corridoio Alfred uscì da dove si era rifugiato e diede una piccola pacca sulla spalla al compagno
-Che…Che vergogna..- borbottò l’inglese fissandosi le tante piccole goccioline blu che continuavano a scendere dal pantalone
-Su, Arthur, non te la prendere. Guarda, ti accompagno da Antonio, ok?
-Sì…Ma smettila di sorridere, idiota, è tutta colpa tua!
 
Ludwig intanto sfrecciava per i corridoi tornando indietro verso la classe dove lo aspettava Feliciano, non l’aveva più ricontattato, forse…No, non l’avevano eliminato. Svoltò a destra e rallentò, era arrivato al corridoio dove c’era la sua classe. Si affacciò cautamente, magari Natalia era ancora lì, ma invece lo trovò vuoto. Perché non c’era? Dopotutto a difendere la bandiera c’era solo Feliciano, e non era difficile da battere. No, forse…forse era arrivato tardi, forse la bielorussa aveva già eliminato l’italiano e preso la bandiera…
All’idea di Feliciano a terra in una macchia rossa  il tedesco non ci vide più  e scattò verso la porta dell’aula spalancandola.
-Feliciano, ci sei? Come…- venne zittito da un proiettile di vernice che lo colpì in pieno viso, annebbiandogli la vista. Era stato eliminato, ecco dov’era Natalia, era caduto in una trappola.  Si pulì gli occhi e si guardò distrattamente le mani
-Ma che cazz- era vernice blu.
Diede una rapida occhiata alla classe e come previsto trovò l’italiano in mezzo alla stanza, con il fucile in mano e un colorito pallido
-SONO DELLA TUA SQUADRA BRUTTO IDIOTA!
-L..Luud!- il rosso gli corse in contro singhiozzando, e a quella vista ogni traccia di rabbia nel tedesco svanì in un attimo –Credevo che fosse Natalia… Non volevo colpirti, mi dispiace! Mi sono stufato, Lud, io non sono fatto per queste cose, voglio tornarmene in camera mia!
Il biondo mise con qualche incertezza le mani sulle spalle del più piccolo, tentando di tranquillizzarlo
-Hem, dai, su…Se Natalia torna hai una buona percentuale di probabilità che non ti colpisca, ma se anche dovesse succedere i casi in cui tu riceva lesioni gravi sono minime.
L’italiano alzò gli occhi su di lui, guardandolo stralunato. Ok, forse Ludwig non era un mago della delicatezza, ma almeno ci provava… Provò a correggersi
-…E comunque se tornasse veramente farei il possibile per…per p-proteggerti.
Feliciano sgranò gli occhi mentre il rossore tipico delle mele mature s’impossessava del suo volto. Cercò lo sguardo di Ludwig, e quando incontrò quegli occhi azzurrissimi, gli rivolse un sorriso così bello che sembrò illuminare tutta la stanza
-Grazie…-
Il tedesco deglutì rumorosamente. Vedere Feliciano stretto a sé, con il volto leggermente arrossato, gli occhi grandi e brillanti che lo guardavano rapiti e con il sorriso più bello del mondo rivolto solo a lui era qualcosa di destabilizzante. Senza nemmeno accorgersene azzerò la distanza che  c’era tra di loro e lo baciò.
Le labbra dell'italiano erano calde, morbide, lo baciava con foga, come se il suo corpo avesse cercato inconsciamente quelle labbra per molto, motlissimo tempo.Dopo  un nanosecondo se ne accorse: baciando, stava baciando Feliciano. Per poco non gli venne un infarto. Si staccò velocemente dall’italiano, che era rimasto immobile, troppo stupito per fare qualsiasi cosa…. Cosa diamine era successo? Dov’era finito il suo buon senso tedesco? Gli era andato in tilt il cervello??
Si allontanò velocemente, cercando di trovare una spiegazione vagamente plausibile
-Cioè, ecco… no, vedi
-No, non devi, non importa…cioè…
Era una situazione troppo imbarazzante, troppo surreale. Sarebbe svenuto dalla vergogna se la voce  allarmata di Antonio dall’altoparlante non li avesse interrotti, riportandoli alla realtà con un problema ben più grave.
 
 
 
N.d Ari
Rieccomi, rigorosamente in ritardo, lo so T__T *si frusta* Spero solo che vi sia piaciuto! Personalmente la parte della guerra simulata era una di quelle a cui tenevo di più, è stato uno dei primi capitoli che ho scritto, quindi non so come può essere venuto… rileggendolo a quasi un anno che l’avevo scritto mi sembra un po’… boh, non saprei, spero sia solo una mia impressione, ho corretto e aggiunto delle parti, ma non sono pienamente soddisfatta.. boh, vedrò di fare meglio per i prossimi. Eeeeh dunque, Ludwig si è dato una svegliata… sì, ovviamente molto in ritardo e andando subito al sodo, per cui credo che per i prossimi capitoli sarà nel bel mezzo di una bella crisi mistica (Povero crucco, ti sto torturando dal primo capitolo xD)
 
Ovviamente un grazie infinito a chi legge e recensisce!
 
Nena92: ahahha felice che ti sia piaciuto ^^ Beh, è impossibile resistere ad uno come Antonio, io le sue fan le mostro sempre come delle fan girl in calore… ma probabilmente anche io sarei lì in mezzo a sbavare xDD
 
Yumeji: Ti è piaciuta la reazione di Romano? Beh, conta che lui non ha la minima idea di cosa si sia inventato Antonio alle sue spalle, e quando lo scoprirà credo che ci sarà uno spagnolo in meno in questa fic XD Un mega monumento alla ciambella delle rivelazioni *si immagina* magnifico! *-*
Comunque, scleri a parte, grazie a te che continui a seguirla, non sai quanto mi faccia piacere ^^
 
Hullabaloos: “WHY SO SERIOUS, GILBO??” ahahaha, ti giuro, quando l’ho letto sono morta dal ridere xD beh, in effetti sì, lo ricorda! *cade dalle nuvole* Antonio se continua così verrà ammazzato prima o poi, o da un Francis rosicante o da un più che lecito istinto omicida di Romano, che ancora ovviamente non sa assolutamente niente delle cose che va a raccontare Spagna in giro su loro due…. Ti ho fatto aspettare di nuovo, scusami ;__;
 
hanta97: La Prungary strabocca da questa fan fic… e si nota anche un leggero e velato (si, proprio appena appena) odio per il quattrocchi da parte mia, ma giusto un pochino, vero? XD e pensa che non so come in un’altra mia fic ha fatto anche da protagonista .__. Boh, i misteri della vita (?) Beh, per Gilbo… No, dai, non posso anticipare niente certocheavràlesuesoddisfazioni, si starà a vedere ^^  Le sopracciglia… beh, una volta ho provato ad attaccarmi un paio di baffi finti a mò di sopracciglia…. Non ero un bello spettacolo XD però Arthur potrebbe anche prenderla in considerazione questa idea…..Grazie mille per le recensioni, sei sempre gentilissima!
 
Baka_Oh yea: Wah, una nuova recensitrice! (si dice recensitrice, vero? XD) Beh, spero che anche questo ti sia piaciuto, allora ^^ Se ci sono errori di battitura fatemeli notare, mi raccomando, di solito una volta finiti rileggo sempre i capitoli, ma qualcosa che mi sfugge sicuramente c’è XD Grazie mille!
 
Hero98: Oddio, grazie mille *-* E scusami per il ritardo ;__; spero almeno ti sia piaciuto anche questo ^^
 
 
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(Il gioco, per lei, era finito.) 

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