Another Love

di TastemyMarsBar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** §__prologo ***
Capitolo 2: *** 1 - Jemand ***



Capitolo 1
*** §__prologo ***


§__prologo

Zia Bath non era in casa, quella sera. I due ragazzi, in camera, l’uno nelle braccia dell’altro, pianificavano un nuovo mondo in cui regnare insieme.

“Gellert…non mi hai mai parlato molto della tua…dei tempi di Drumstrang.”
Non osava mai pronunciare quella parola – espulsione: per lui, studente modello, era un tabù terribile e lontano. Gellert, invece, era stato espulso dalla sua scuola in Polonia. Scuola che – così si vociferava – era molto più permissiva di Hogwarts.

“Sai che non mi piace parlarne: l’importante è che mi ha permesso di trasferirmi. L’importante è che ora sono qui.”

Con te, lasciò sottinteso. Lo sottintese per lasciare che Albus lo pensasse; lo sottintese perché in realtà era lui stesso a non pensarlo. Ma se è necessario per il Bene Superiore, questo ed altro.  Continuando a tenere il giovane tra le braccia, continuando a parlargli del loro mondo migliore, lasciò andare la mente a giorni che veramente preferiva non ricordare, ma non perché fosse pentito delle sue azioni, non perché gli dispiacesse aver abbandonato quella noiosa scuola. Solo, perché lì aveva lasciato lei. 

 


 

Papapapaaam... no, gente, non sono impazzita(?). Se sto scrivendo di Gellert che non ama Albus, un motivo c'è. Si chiama Katerine e oggi è il suo compleanno. Bon, spero che ti piaccia :3 ♥

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Capitolo 2
*** 1 - Jemand ***


§1                            Jemand

“Non osare! Crucio!”

Un grido furioso catturò l’attenzione di Gellert, nascosto nel corridoio vuoto a leggere testi proibiti. Sentendola si alzò di scatto, chiudendo veloce in borsa i libri oscuri a cui non voleva essere collegato. Rimase in silenzio, in attesa, udendo gemiti sofferenti in risposta alla maledizione. Chi era a servirsi di una Maledizione Senza Perdono in pieno giorno? Per quanto quell’ala del castello fosse deserta, certo non era un comportamento prudente. Incuriosito, seguì la voce in un corridoio laterale, dove vide un ragazzino del primo anno contorcersi in preda a un dolore spasmodico e un giovane dai lunghi capelli ridere tenendolo sotto la sua bacchetta. La luce che brillava nei suoi occhi era di sadica gioia nel far soffrire la sua vittima. Inquieto, preferì Smaterializzarsi. Non teneva ad essere lì una volta che si fosse accorto di essere osservato.

So cos’hai visto. 

Parole vergate da una scrittura nervosa su di una carta spiegazzata che Gellert trovò poche settimane dopo tra le pagine del Männlich. So cos’hai visto… la sua mente andò veloce a quel giorno, e ai sadici occhi castani da cui sperava di non essere stato toccato. Si guardò attorno, senza riuscirsi a spiegare quel biglietto. Poi, rivide lui, rivide quei capelli e quello sguardo.

“Seguimi.” Una voce più giovane della bocca dalla quale usciva pronunciò bruscamente l’ordine. Portando veloce la mano alla bacchetta, Gellert seguì il ragazzo su per una scalinata, fino a un’alta torre dove soffiava un vento gelido. Era la vecchia torre di astronomia: nessuno ci saliva più da quando la professoressa Weiblich vi era misteriosamente deceduta.

“Cosa sai?” gli chiese lo sconosciuto.

“Niente.”

“Per conto di chi mi spiavi?”

“Per mio conto. Ti ho sentito gridare, e mi interessava sapere chi usasse un Cruciatus così facilmente.”

“Non ti azzardare a parlarne con nessuno.” Sibilò “Non mi sono fatto problemi una volta e non me ne farò ancora.” 

“Non è mia intenzione, anzi. Sono interessato a … collaborare.”

“Lavoro da solo, niente collaborazioni.”
“Neanche per la vita eterna?”

Lo sguardo del suo interlocutore sembrò illuminarsi, e Gellert capì di aver imboccato la giusta via.

“vita eterna? È roba forte. Parlane ancora. E cerca di essere convincente, o…” con un eloquente gesto della bacchetta, indicò la finestra, sotto la quale non c’era nulla per decine di metri, e poi solo il ruggire del mare gelido.  Il biondo deglutì a stento, poi iniziò a parlare, pur sapendo che la sua storia poteva essere tutto fuorché convincente – per quanto, lui sapeva, vera.

“Conosci Beda il Bardo, e la sua Storia dei Tre Fratelli?”

“Di cosa cianci?”  la voce iniziò a farsi aspra, seccata.

“Io ... non importa. L’importante è che esistono degli oggetti che se riuniti possono rendere immortali. La Bacchetta di Sambuco, la Pietra della Resurrezione e il Mantello dell’Invisibilità. Chi li possedesse tutti e tre sarebbe il padrone della morte.”
“sciocchezze. Pietra della resurrezione? Quando tutti sappiamo che non esiste incantesimo capace di far tornare le persone dalla morte? Ti avevo detto di essere convincente.”
“A- aspetta! Quello che dico è vero! Non hai mai sentito parlare della Stecca della Morte? È lei, la Bacchetta di Sambuco, che si tramanda secondo una scia di sangue…”
Questo sembrò convincerlo di più, dato che abbassò la bacchetta. “Sì, di questo ho sentito parlare. Mettiamo che io ti creda, dunque. Perché non dovrei ucciderti, ora? Una pietra, una bacchetta, un mantello, una fiaba. Credo di essere in grado di fare da me le mie ricerche, partendo da qui.”
“Ho a…altre informazioni. Ma non te le darò subito. Le terrò da parte… come garanzia. Di’ addio a me, e dirai addio a loro.”

Il giovane senza volto scoppiò a ridere. “Sei coraggioso. Sciocco, ma coraggioso. Mi basterebbe un incantesimo per sapere tutto ora e ucciderti, ma non lo farò. Mi piaci, ragazzo.”

Si allontanò senza perderlo di vista, poi sparì in un battito delle ciglia bionde di Gellert, che rimase da solo col conturbante pensiero di quegli occhi spietati. 

 


 

Eccomi qui con il nuovo capitolo! **
spero che vi piaccia, gente! ♥

Oh, e soprattutto, come sempre,

♥ per te. ♥ 

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