Another Alice Story

di ViolentSehnsucht
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alice e lo Stregatto. ***
Capitolo 2: *** Kendra. ***
Capitolo 3: *** Scappi, Alice? ***
Capitolo 4: *** Alice combatte. ***
Capitolo 5: *** La lama vorpale. ***
Capitolo 6: *** Un respiro profondo per non impazzire. ***



Capitolo 1
*** Alice e lo Stregatto. ***


Sto male, quello che provo è atroce. A t r o c e. Ho preso una compressa effervescente, nella speranza che mi dia sonnolenza o stordimento o qualsiasi altra cosa che mi impedisca di pensare. Accendo lo stereo e giro la manopola, alzando il volume. Una volta raggiunto il massimo, capisco che il volume della musica non supera quello dei miei pensieri. Che cosa ha senso? Che cosa non lo ha? Perché esisto? Chi sono?


La mente inizia ad appannarsi... grazie a...


Mi sveglio, ma mi sento svuotata. Allungo le dita e un po' di terra mi si infila sotto le unghie. Terra?! Apro un occhio. Non sono nel mio letto, sono sdraiata su un pezzo di terra appena smossa, rossiccia e soffice. Mi alzo di scatto. Come ci sono finita qua? Guardo i miei vestiti e noto con stupore che non indosso più il mio pigiama ma un vestito rosso scuro a righe e che non sono affatto sporca di terra. Mi guardo intorno e vedo solo questo campo rossiccio e il cielo turchese. Non ci sono tracce di passi attorno a me e la cosa mi inquieta. Qualche maniaco mi ha portata qua e ora? Mi sta spiando? Forse, penso, questo non è un luogo aperto, è una stanza chiusa e l'orizzonte non è che una sorta di finestra mascherata da cui mi stanno osservando. Sono sicura di non stare sognando, quindi ci deve essere una spiegazione. Inizio a camminare, cercando di urtare una qualche parete.

Da quanto sto camminando? Non avverto fame o sete o stanchezza, c'è solo inquietudine in me. Mi volto e vedo in lontanza una sorta di oasi. Mi metto a correre in direzione dell'oasi e inspiegabilmente la raggiungo in pochi secondi. Non credo di essere sulla Terra, non conosco questa dimensione spazio-temporale. Un brivido mi scuote. L'oasi è composta da dell'acqua cristallina accerchiata da degli alberi molto strani ma profumatissimi. Sulla superficie dell'acqua galleggia asciutto un pezzo di carta. Immagino di non dovermi più sorprendere di nulla. Raccolgo il pezzo di carta e lo osservo. Sembra una pagina di un qualche libro scolastico, è davvero pieno di nozioni ed è stato evidenziato. Faccio per leggere ma l'evidenziatura si scioglie e inizia a muoversi lungo la pagina. Il foglio resta completamente bianco fatta eccezione per delle frasi formate dai colori dell'evidenziatura.

                                                                       WHAT ARE YOU?         

THE CHAIN, ALICE, THE CHAIN            
                                             
AHAHAHAHAHAHAH

WHY ARE YOU HERE? 




"Cosa sei?" "Perché sei qui?" "La catena, Alice, la catena". Non capisco. Chi sei? Cosa vuoi? LASCIAMI ANDARE!

Le mie parole risuonano per qualche doloroso istante. L'aria si raggela improvvisamente e inizio davvero a provare... paura.

Ciao, Alice.

Mi volto di scatto. C'è un uomo dietro di me. Ha una figura alta e un po' contorta, è completamente vestito di nero, molto elegante, indossa perfino un cappello a cilindro basso. Però ha i capelli corti, con un appuntito ciuffo che gli copre l'occhio. Ha un occhio marrone e uno enorme celeste. Ha la pelle bianchissima e le labbra nere. Non riesco a spiccicare parola.
Io, Alice, sono lo Stregatto. E questo è il Paese delle Meraviglie... vieni con me, ti mostrerò cose che non avresti mai immaginato.

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Capitolo 2
*** Kendra. ***


Il personaggio che mi cammina accanto non mi rende più sicura. Cammino guardando quell'occhio azzurro e quasi inciampo sui miei piedi. Mi sento piccola accanto a lui.  "Dove stiamo andando?" chiedo finalmente.

Ma sono sola.
Sto forse perdendo la ragione?

E dove sono finita? Quello strano figuro mi ha dato un sentiero da  seguire. Come ha detto di chiamarsi?  Stregatto... dove ho già sentito questo nome?
Rifletto e sento di aver superato un limite, una barriera, sto per precipitare. Sento la testa staccarsi, un forte capogiro. Cado a terra. L'impatto con il suolo -reale, ma non doloroso- mi... sveglia. Non stavo precipitando davvero, era solo nella mia testa. Sto impazzendo?

Degli schiamazzi attirano la mia attenzione. Il suolo inizia ad essere una salita, sempre più faticoso. In pochi secondi mi trovo a combattere per raggiungere la fonte dei rumori. Sembrano schiamazzi gioiosi, come di bambini che giocano. Ascolto avidamente quei suoni rassicuranti e cerco di aggrapparmici, con le dita mi aggrappo invece al terreno e spingo furiosamente con le gambe per salire. La gravità è di colpo insostenibile. Non riesco a voltarmi, ma ho paura di precipitare, continuo a spingere. Un altro passo, sento le gocce di sudore scendermi lungo la fronte. La gravità scompare. Ce l'ho fatta. Mi tremano le braccia per lo sforzo e le gambe dolgono. Allora giaccio su quella terra scura per un poco, fino a che quegli schiamazzi mi danno nuove energie. Mi rialzo e mi sento fresca come una rosa. Perfino il sudore è sparito.

Mi trovo su un promontorio. La terra scura di prima è improvvisamente scomparsa, è tutto bianco e di un materiale liscio e compatto, come plastica. E c'è una persona che esulta sulla punta di questo promontorio, una donna. Si volta.

"Kendra?!"
"Alice! Ma sei proprio tu! Che coincidenza, come mai anche tu qui?"
"Kendra, dove siamo?"
"Guarda che mare fantastico!"

Kendra è stata una mia collega per cinque anni, poi si è sposata e si è trasferita in un'altra città con il marito. La ricordo come una donna allegra e solare. Ripeteva spesso che il suo sogno era andare al mare, poiché non l'aveva mai visto. Fantasticava di organizzare una bella vacanza con me e un paio di nostre colleghe, ma non abbiamo mai realizzato. Non ho più avuto sue notizie e ora me la trovo in questo posto fuori dal mondo che si comporta come nulla fosse. C'è qualcosa sotto.
Mi sta portando verso la cima del promontorio e con la sua parlantina veloce mi decanta le meraviglie del mare sottostante.

Ma io non sento il rumore delle onde.

"Guarda che meraviglia!"
Un oceano sconfinato di... corni appuntiti e irti.
"Kendra..." la guardo e raggelo. Come ho fatto a non accorgermene prima? Quella non può essere Kendra. Ha gli occhi troppo grandi e troppo verdi per essere umana. Somiglia più a un personaggio di un qualche manga che a una donna vera. Ma è così reale... come tutto ciò che mi circonda. Kendra appartiene a questo posto. Faccio per indietreggiare ma Kendra stringe la mia mano e gioiosa esclama: "Finalmente siamo riuscite a concederci questa benedetta vacanza! Vieni, tuffiamoci!" e mi trascina, lanciandosi nel vuoto.

Precipitiamo rapidamente verso quei corni. La fine è vicina.

Atterro su un soffio d'aria dolcissimo. Apro gli occhi. Un sacco di corni sono contro di me, ma io giaccio a pochi millimetri da essi. Il cuore riprende a battere. Mi giro verso Kendra, era tutto uno scherzo dunque. Quasi rido. La vedo. Gli occhi spalancati, vuoti. Un corno le esce dalla testa, due dalle spalle, un terzo dalla schiena... è rimasta infilzata. "Kendra!" "Non mi piace il mare, Alice."
Il cuore si ferma.
Sono sul promontorio e Kendra esulta. "Alice! C'è un mare fantastico, vieni!". Non è più la ragione, né il cuore. È l'istinto. Kendra afferra la mia mano e io afferro la sua, cercando di impedirle di buttarsi. Dita che si dibattono le une contro le altre. E Kendra precipita.

Non puoi farci nulla, Alice.
L'ha scelto lei.


Cosa? Mi volto. Non c'è nessuno ma nel contempo... so che c'è lo Stregatto.



Inizio a correre.

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Capitolo 3
*** Scappi, Alice? ***


Scappo dall'inquietante presenza assente dello Stregatto, dal turpe scenario di Kendra che si lancia contro quei corni ancora e ancora. Improvvisamente la forza di gravità di fa di nuovo insostenibile, mi muovo con estrema fatica e la fuga sembra un'utopia. Mi trascino disperatamente, come se stessi trascinando un peso.
Scappi, Alice?
Oh no. Non di nuovo. La voce dello Stregatto nella mia testa, come se fosse un mio pensiero. Spingo il mio corpo in avanti, ogni fibra di me si tende fino allo spasmo.

La mia mano sta stringendo quella dello Stregatto. Non c'è alcun incremento nella forza di gravità, è la mia mano che si tiene avvinghiata a quella dell'uomo che mi sta accanto. Mi guarda e sorride con le sue labbra nere.

"Senti. Questa storia per me è andata oltre."
"Oltre? Non abbiamo ancora cominciato, Alice."
"Ma cominciato cosa?!"
Lo Stregatto sorride, di nuovo. O forse sta ancora sorridendo da prima, non saprei dire. Ora sono confusa più che spaventata, essere confusa mi irrita.
"Perché quei corni non mi hanno trafitta quando sono precipitata dalla... scogliera insieme a Kendra?"
Mi guarda come se volesse mangiarmi, ma al contempo come se fossi il suo bene più prezioso...
"Kendra si è buttata dal promontorio, non tu." risponde annoiato lo Stregatto.
"Sì, ma anche io sono caduta!"
"Kendra ha scelto di cadere e di morire tra quei corni. E continua a sceglierlo."
"No! In punto di morte ha detto qualcosa... lei... non è cosciente..."
"Ha detto che non le piace il mare. Ma continua a sceglierlo."
"Perché lo fa?"
"Si rifiuta di capire che quello non è il mare."

Perché mi sento così piccola accanto allo Stregatto? Perché mi attrae e spaventa?
"Tu menti! Questo posto l'hai creato tu! La costringi tu!"

Scappo via da quella presenza, ma non ce n'è bisogno. Alla mia accusa, lo Stregatto ha alzato la testa, sospirando credo, ed è sparito.

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Capitolo 4
*** Alice combatte. ***


Dannazione, ma perché sono ancora in questo posto? Avverto lo scorrere del tempo, ma sento anche che non ha effetto su di me. Ciò significa che potrei rimanere qua intrappolata per sempre. Non so per quale ragione, ma torno indietro con la mente a molti anni fa, quando frequentavo il liceo e in quarta superiore studiammo il Purgatorio della Divina Commedia. Ricordo la voce ansiosa della professoressa spiegarci che a differenza dell'Inferno, il Purgatorio era una dimensione dotata del tempo perché le anime potessero espiare i loro peccati per poi salire in Paradiso.

Dio, mi hai spedita all'Inferno?
Perché, Dio?
Dio, sono Tua figlia! Se mi ami, perché mi hai fatto questo? Cosa ho fatto di così sbagliato?

Forse dovresti chiederti cosa hai fatto di troppo giusto dice una voce. Mi volto di scatto, aspettando di trovarmi davanti Dio.  Lo Stregatto. Con quell'occhio azzurro maledetto mi scruta e sembra che sorrida. Mi infurio. Come osa questa creatura disgustosa rispondermi mentre parlo a Dio, come se fosse lui stesso Dio?
Ma...

"Dov'è Dio?"
"Dio non è qui." sembra arrabbiato. Lo Stregatto è arrabbiato. Sparisce.


THE CHAIN, ALICE, THE CHAIN

Quand'ero piccola passavo molto tempo dai miei nonni. Mia nonna era una donna molto devota, ricordo le molte statue della Santa Madre. Ricordo quella casa come un luminoso e pulito tempio della cristianità. Ricordo mio nonno come un uomo stanco che trovava tutto ciò di cui aveva bisogno nel suo credo e nella sua pia moglie. Ricordo di come mia nonna combattesse il peccato.
Cosa direbbe se sapesse che sto ripudiando Dio?

"Smettila subito!" quest'urlo mi fa trasalire. Vedo tre figure poco distante da me. Timorosa, mi avvicino.
Ci sono due uomini anziani seduti a terra, discutono. In mezzo a loro c'è una giovane infermiera, bellissima, regge due piccole confezioni contenenti alcune compresse. Il suo sguardo è fisso davanti a sé, incosciente. La cosa che rende pazzesca la situazione è che uno degli uomini è mio nonno e l'infermiera è... mia nonna da giovane. Ancora più bella che nelle fotografie. Il nonno e l'altro uomo non si accorgono della mia presenza e litigano con una certa rassegnazione nell'odio. Il loro discorso non ha assolutamente senso ma capisco che stanno litigando per chi deve stare con la nonna. Non capisco. Perché questa discussione? Chi è quell'uomo? Improvvisamente, la nonna si scuote. Pare che il nonno con una qualche argomentazione dissennata abbia vinto il suo premio. La nonna scomare e riappare poco più in là e il nonno faticosamente si alza e, malfermo sulle gambe, si dirige verso di lei. Da quanto tempo è seduto per terra? Mi si stringe il cuore, credo sia la scena più triste a cui abbia mai assistito. Anche l'altro vecchietto si alza e si incammina nella stessa direzione del nonno. Solo allora mi accorgo che entrambi gli uomini stanno rapidamente ringiovanendo. L'altro uomo è ormai nel fiore degli anni e il suo passo è sempre più rapido e sicuro verso il nonno. Dal nulla appare una spada nella sua mano. Il mio cuore ha battito più forte. Ancora una volta, è l'istinto.

"No!" e sono più veloce dell'uomo, in un lampo sono vicina. Senza rendermene conto faccio un movimento violento con le braccia in direzione dell'uomo che sta per aggredire alle spalle mio nonno. Sento un rumore metallico. Tra le mani ho una spada anche io. Mi sembra la cosa più naturale del mondo, è come se l'avessi sempre tenuta in mano. Con la mia spada ho parato il colpo diretto verso le scapole del nonno. Sorpresa ma infuriata colpisco la spada dell'uomo più e più volte, facendogliela cadere. Lui stesso cade. "Va' via!" urlo. Lui scappa e io mi volto. Il nonno sta per baciare la nonna. Ma poco prima che le loro labbra si incontrino, tutto torna come era prima.

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Capitolo 5
*** La lama vorpale. ***


"Che cos'è questa cosa che ho in mano, comunque?"

Il dito scivola sulla lama intarsiata, spicca bianchissimo sul sangue che impregna l'arma. Ma solo per poco, presto anche il dito s'impregna di sangue. E diventa rosso.

"Quella è la lama vorpale, Alice. È parte di te ma l'hai sempre tenuta nascosta perfino a te stessa... è un'arma potente, Alice. Ti spaventa?"
"È pericolosa"
"Tu lo sei. 
È parte di te. Non avere paura di usarla."


La lama vorpale...

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Capitolo 6
*** Un respiro profondo per non impazzire. ***


Lo Stregatto mi cammina affianco, ogni mio passo coincide con uno suo. Solo che le sue movenze sono strane, sembra fatto d'ombra talmente è silenzioso e preciso nel seguirmi. I movimenti sono fluidi ma ogni passo è uno scatto. Evito di guardarlo ma la sua testa è rivolta verso di me e sento lo sguardo di quel suo occhio azzurro fisso su di me, con osceno piacere, mi guarda come se volesse mangiarmi.
Respiro profondamente, sentendo ogni fibra di me tremare. Stringo la lama vorpale, vorrei usarla per colpirlo, scacciarlo, costringermi a lasciarmi andare; ma qualcosa mi dice che cercare il contatto con quest'essere quando non è lui a richiederlo può essere molto pericoloso. Un respiro profondo per non impazzire.
Mi concentro sulla lama vorpale. Lo Stregatto ha detto che io sono pericolosa, ciò significa che potrei rappresentare un pericolo anche per lui. E sì, ne sono convinta anche io: quest'arma ha un aspetto semplicemente letale. Non saprei come spiegarmi meglio, nel nostro mondo non c'è nulla di simile. Solo il guardarla lascia percepire la sua potenza. Io che la possiedo non ne sono intimorita, ma so che incute paura a chi la guarda. Anche allo Stregatto, probabilmente. Allora non controlla lui questo mondo! Non mi avrebbe fornito un'arma in grado di respingerlo. Oppure no? Ma se fosse così... chi è allora il burattinaio di questo raccapricciante teatrino?


Scuoto la testa, spaventata. Un respiro profondo per non impazzire. Stringo più forte il manico della lama vorpale. Mi accorgo improvvisamente che è freddo, il calore della mia mano non ha riscaldato quel cilindro d'argento. Subito mi rendo conto che la mia mano è gelida. Tutto il mio corpo è freddo. Cosa significa?
"Non sei morta, Alice." inizio a credere che lo Stregatto abbia la capacità di leggere i miei pensieri
"Oh no, Alice. Tu non stai pensando, tu mi stai nutrendo."
"Non osare!" urlo spaventata. In un attimo fendo l'addome dello Stregatto con la lama vorpale, apro uno squarcio obliquo da sinistra verso destra. Scappo prima di vedere ciò che ho causato. Mi scopro velocissima, corro come niente sulla Terra è in grado di fare.

Non percepisco più la presenza dello Stregatto e finalmente sento qualcosa di più umano in questo posto. Mi lascio cadere sul terreno, una soffice distesa di menta. Il cielo è nero e c'è la Luna. Ma è strana, è in orizzontale e ha la parte concava verso l'alto. La Luna della Terra non è così affilata e bianca, non è così inquietante e bella. La fisso a lungo, è ipnotica. Fino a quando capisco.

Non sto guardando la Luna, sto guardando il sorriso dello Stregatto.

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