Pieces of miracle: Compilation.

di Funny_fun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solo. ***
Capitolo 2: *** Sorridendo.. ***
Capitolo 3: *** Un dono.. ***
Capitolo 4: *** Clown! ***



Capitolo 1
*** Solo. ***



Hey gente :D  la mia seconda opera *-*
Vi ripeto brevemente quali sono le mie intenzioni (non si sà mai ^-^)
Allora.. il mio scopo è quello di creare, capitolo su capitolo, una sorta di collezzione, di album, sui momenti dell' infanzia e l' adolescenza dei Winchester sino a giungere alle puntate della quinta stagione. Quindi troverete  situazioni che vi sono sconosciute ed altre che avete visionato sullo schermo.
Aggiungo poi qualche elemento slash (che ci stà sempre bene), un pò di amore fraterno, qualche lacrima e anche un pò di elementi Destiel ^-^
Si, un minestrone.. Praticamente una raccolta di tante piccole shot!
se l' idea vi piace e ritenete che valga la pena di continuare LASCIATEMI UN VOSTRO PARERE :) 



 

Solo.




Ho mai vissuto davvero?
Penso di essere stato mai davvero una persona?
 "Io devo andare avanti!"
Non importa quante volte mi facevo coraggio, non importa quando con tutte le mie forze urlavo per sfogarmi, non importa quando cercavo di essere forte nonostante quelle lacrime continuavano a scendere giù dal mio volto.
Quel dolore era sempre lì, presente. Delle volte persino struggente.
Per questo ho desiderato altro. Per questo ho deciso di abbandonarmi al mio piccolo mondo, l' unico posto dove tutto poteva ancora essere normale. Ma nemmeno lì riuscivo a trovare la quiete. La realtà è potente, è dolorosa.. è la mia vita!
Avrei voluto non continuare, avrei voluto porre fine a tutto..



 
Ero triste, tanto triste.
Per l' ennesima volta sarei rimasto solo dentro uno squallido motel. Ancora una volta avrei dovuto sdraiarmi sul letto facendo finta di nulla, mentre mio padre e mio fratello erano chissàdove a fare chissàcosa.
Vidi John Winchester farmi un cenno con la mano, per poi sparire di nuovo dietro la porta d' ingresso. Ed io in parte infuriato e in parte enormemente amareggiato non avevo ricambiato quel saluto.
Mio padre mi stava enormemente infastidendo. Quel suo modo di fare mi faceva infuriare. Io volevo solo una spiegazione, una risposta, o anche una frase rassicurante.
"Sammy!"
Il ragazzo rimasto con me mi rivolse la parola.
Era in piedi, a braccia conserte, con la schiena poggiata al muro.
Io non risposi.
Voltai la testa dal lato opposto, fissando a vuoto.
"Sam, ascoltami.." mi disse supplichevole.
"Cosa? Che vuoi dirmi?" urlai io. "Che devo accettare la questione, che è una situazione da sopportare obbligatoriamente?"
Lui dilatò dispiaciuto i verdi occhi.
Non voleva lasciarmi, non voleva farmi stare da solo. Eppure non aveva altra scelta.
"Dean!"
La voce di John rieccheggiò lungo la stanza. Stava chiamando quel ragazzo.
Al suono della parole di mio padre i miei occhi si infiammarono di nuovo.
Il ragazzo raccolse le sue cose, che erano poggiate sul tavolo nel centro della stanza.
"Mi spiace, Sam. Devo andare.." sussurrò.
Con le nocche bianche strinsi i pugni intorno al lenzuolo del letto.
"Và, che aspetti. Vattene!"
Lo vidi allungarsi nel compiere qualche passo. Posò la mano sulla maniglia della porta, quando si voltò di nuovo verso di me.
"Fà attenzione.." si raccomandò.
I miei occhi si stavano facendo sempre più lucidi. Quel ragazzo se ne stava andando davvero. Ed io, stranamente, ero pazzamente triste.
"Vattene!" urlai ancora, con toni molto più alti della voce.
Senza controllo lasciai cadere una lacrima giù dalla mia guancia, che raggiunse celermente il collo.
Subito mi asciugai il volto, strofinandomi gli occhi.
Ma lui se n' era accorto.
Sapeva che stavo piangendo.
"Vai via.." singhiozzai ancora io, abbassando la testa verso terra.

"Mi spiace davvero.."

Sentì pesanti passi sbattere sul parquet del pavimento.
"Dean!" e ancora quell' urlo aspro e indesiderato.
Un pesante sospiro, un ennesima richiesta di perdono.
Sentì la porta sbattere violentemente. E, con gli occhi stretti, ancora cercavo di non piangere.
Per quanto non lo desiderasti, e per quanto avessi fatto in modo che non sarebbe successo.. ero rimasto da solo.
Si, ero solo.. ancora.


Volevo porre fine a tutta quella sofferenza, volevo dire addio alle lacrime. L' unico modo sarebbe stato fuggire dalle grinfie di John, fuggire dai suoi segreti, dalle sue bugie.
Eppure non avevo il coraggio di scappare. Non avevo la forza per prendere in mano la situazione e dire "basta!"
Ero trattenuto, bloccato da ciò che riusciva ancora a farmi lottare.
Quel ragazzo.. era grazie a lui se riuscivo ad andare avanti, a sopportare continuamente bugie e sofferenze. Lui mi voleva bene, lo sentivo. Lui ci teneva davvero.
Ma lui aveva dei compiti da rispettare, aveva delle responsabilità. Dovevo accettare di essere solo il suo piccolo fratellino, e dovevo accettare di vivere in quelle circostanze.


"Promettimi che tornerai. Giura che tornerai da me!"

Un sussurro, una richiesta, un supplizio.

Lui mi mancava già.
Era come l' aria: quando non c'è, non riesci a vivere.

Ti prego, Dean.
Non lasciarmi ancora!

 

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My space :3

Allora.. innanzi tutto affermo che all' inizio ero riluttante all' idea di eseguire questa raccolta, ma mi sono ricreduto xD
Il primo capitolo è solo una piccola introduzione. Volevo subito mettere in chiaro i rapporti tra i personaggi come me li immagino io..
I capitoli a seguire saranno più lunghi e interessanti.

Aspetto vostri commenti :)

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Capitolo 2
*** Sorridendo.. ***


Rieccomi :D
Ho fatto prima del previsto, strano ma vero..
Bhè, le cose ancora vanno a rilento comunque con il proseguirsi, vistochè qui ho descritto quel che segue il capitolo 1.
Solo che non voglio bruciare le tappe, e stò cercando di far vivere anche a voi le stesse cose che provo io..
Quindi perdonate la mia lentezza ç_ç

 

Sorridendo..



Assisto ad un sogno in cui aspetto qualcuno.
Da lontano sentivo i rumori della folla.
Io ero ancora lì.
Strade affollate, persone sconosciute. Nessuno presentava attenzione ad un bambino seduto solo su una panchina.
Stavo aspettando qualcosa, qualcosa che non sarebbe arrivata.
La mia solitudine sarebbe presto terminata. Quell' odiata agonia in cui una persona a me importante era assente sarebbe scivolata via.
Io sarei stato felice, di nuovo. O così almeno speravo.

Quel giorno ero immobile, seduto sulla panchina davanti al motel.
Avevo nascosto la testa sotto un gran cappello, cercando di non far notare quello che gli si celava sotto.
Aspettavo, fremendo con ansia.
Mi aveva detto di rimanere lì, e che sarebbe giunto presto.
Era una bel pomeriggio.
Il sole era alto nel cielo, e la cosa era apparentemente strana, poichè in quella città sempre ricoperta da un velo bianco non avevo mai visto il sole.
"In ritardo.." sussurrai.
Non nascondevo di essere preoccupato. L' ora era passata da un pezzo, e di lui non c'era nemmeno l' ombra.
E proprio quando iniziai a sentirmi un pò triste comparve davanti a me.
"Ciao ragazzo sospetto.." sibilò ironico.
"Sei in ritardo, davvero in ritardo!"
"Scusami ho fatto un pò tardi.."
Si posò le mani intorno alle labbra.
"E comunque non sono un ragazzo sospetto!" gli urlai contro.
Poi feci un espressione capricciosa, curvando le labbra.
Con un macabro sorriso si avvicinò divertito a me, posandomi la mano sulla testa.
"Cosa dici? Il tuo aspetto è sospetto.."
Io strinsi gli occhi, conscio del fatto che quel segreto celato sotto il cappello sarebbe stato presto rivelato.
"Cosa sarebbe sospetto?" sbuffai.
"Tutto."
Era da aspettarselo da lui: una sola, semplice, coincisa risposta.
Mi sorrise con occhi maliziosi, dandomi parecchi scappellotti sulla testa.
"Cos'è questo? Cerchi di cambiare la tua immagine?" chiese con tono sicuro.
Si, era davvero un autentico rompiscatole. Eppure, nonostante tutto, era assolutamente irresisitibile.
Quel suo carattere impulsivo, menefreghista, a volte superficiale era davvero in grado di affascinare.
Persino il suo modo da duro che, sotto sotto, nascondeva un lato tenero mi incuriosiva.
Era mio fratello, ed era la persona che mi era più vicino in assoluto.
Ma per quanto fossimo legati, lui per me era ancora un intrigante mistero.
"Non riderai?"
"Non riderò."
Alzò lo sguardo sempre nel suo solito modo impassibile.
"Davvero?" chiesi io, ancora riluttante.
"Non riderò!"
Io lo guardai insicuro.
"Te lo prometto.." fece poi lui, sgranandomi gli occhi verdi davanti.
"Sembra una bugia.."
"Credici o no ma sono uno che mantiene le promesse."
Incrociò le braccia intorno al petto, curvando il sopracciglio quando mi vide fare un cenno di derisione.
"Va bene, sono andato dal barbiere e gli ho detto di tagliarmi i capelli.." spiegai io. "..E allora.."
Non terminando la frase mi posai la mano sulla testa, gettando a terra quel grande cappello.
"Ne ha tagliati tanti." piagnucolai.
La mia testa quasi calva aveva spaventato anche me. E mio fratello era la prima persona a cui volevo tener nascosto questo fattaccio.
Ma d' altrocanto aveva promesso di non ridere, e fin' ora aveva sempre rispettato le piccole cose.
E, in più, non potevo nascondere nulla a quei supplicanti occhioni verdi.
Ma quel senso di imbarazzo sul mio volto si trasformò presto in furia omicida.
Lui aveva riso, senza alcun ritegno.
"Idiota, avevi detto che non avresti riso!" urlai infuriato ricoprendomi il capo.
E lui, ancora divertito, aveva continuato a sfottere come suo solito.
"O mio Dio, sei ridicolo! Ma perchè sei andato dal barbiere?"
"Non c'ero mai stato da solo prima d' ora.." mi lamentai.
Dopo quella risposta avvicinò il suo volto al mio, sorridendo di nuovo.
"Sei un idiota.." rise.
Quelle parole furono seguite da un paio di portentose pacche sulla spalla.
Io lo fissai ancora pentito, annuendo un sottile riso.
Poi mi afferrò le braccia tirandomi sù dalla panchina.
"Forza, Sammy.. andiamo!"
Quelle parole risuonavano semplici e coincise, come sempre. Ero abituato a sentirlo dire, ormai da diverso tempo.
"Eccomi!"
E anche la risposta, che giungeva celermente, era sempre la stessa.

Ricordi congelati lentamente iniziavano a scorrere via, abbracciando un unico pezzo di miracolo.
Eravamo insieme, ancora.
Avrei voluto rendere eterno quel momento.
Avrei dato tutto per far in modo che quegli istanti così ricchi di gioia, avrebbero riempito per sempre la mia esistenza.
Per una volta dopo tanto non volevo fuggire, non volevo scappare dal mio destino, non volevo abbandonare la mia famiglia.
Per una volta stavo davvero bene. Per una volta riuscivo a sorridere.
Si, sorridevo.
Grazie, Dean.
Grazie per rendermi sereno.

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My space :3

ho visto che molti hanno messo la  serie tra le seguite e ne sono felice felice *-*
Ringrazio quelli che hanno commentato e che commenteranno, naturalmente..
avrei fatto a meno di questo capitolo, perchè è abbastanza inutile.. ma l' idea di un Sammy dal barbiere mi piaceva, così ho provato a formulare l' ipotesi. Puntualizzo solo che voglio, nei capitoli successivi, parlare di un evento della loro giovinezza molto ma molto drammatico..
Quindi continuate a seguire mi raccomando!
A presto ;D

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Capitolo 3
*** Un dono.. ***



Ispirato alla 3x08     "A very Supernatural Christmas"






Un dono..
 

Neve, colori, luce, calore.
La città si era riempita di mille addobbi, e per le strade si respirava aria di festa.
Gente che correva da un negozio all' altro, strade affollate, rumori assordanti.
Il Natale impegnava molto le persone.
Ricordo un pianto, il mio pianto.
E poi, c'era ancora lui. C'era quello sguardo, quegli occhi.
Cercava di tirarmi su il morale, di farmi distrarre.
Di sussurarmi ancora che sarebbe andato tutto bene, e che quella promessa sarebbe stata mantenuta.
Quella promessa..
No, non fu mantenuta.
 
Il giorno della vigilia di Natale l' unico addobbo che avevo davanti ai miei occhi era solo un secco ramoscello con appese qualche lattina di cola.
Nei miei nove anni di vita non avevo mai considerato questa festa come un divertimento per la famiglia.
Mio padre puntualmente spariva, e io mi ritrovavo da solo con mio fratello.
Quella sera forse sarebbe stato diverso.
Forse John avrebbe mostrato interesse.. almeno una volta.

"Sammy, Sammy svegliati.."
La voce del ragazzo accanto a me squillò alta.
Io ero accovacciato sul letto, con il volto girato verso il muro. Il mio viso era ancora umido per le lacrime che avevo precedentemente fatto scivolare.
Lentamente mi strofinai gli occhi, alzandomi alla sua altezza.
"Dean, che è successo?" chiesi ancora frastornato.
"Guarda papà è arrivato, è arrivato davvero.."
Puntai gli occhi su quel comodino posto al centro della stanza, scrutando dei pacchi poggiati sulla sua superfice.
"Guarda quante cose ha portato.."
Sul suo viso si stese un lieve sorrisino.
Io ero rimasto inerme, ancora seduto sulla fredda estremità del letto.
Curvai le sopracciglia, mostrando tutto lo stupore che provavo.
"Papà.." sussurrai ".. è stato qui?"
Mio fratello scosse la testa dal basso verso l' alto.
Zompai celermente giù dal letto, raggiungendo il centro della stanza e afferrando tra le mie mani i pacchi regalo.
John era venuto davvero, John aveva mantenuto la sua promessa.
Papà era riuscito a rendermi felice.
"Perchè non mi ha svegliato?" chiesi nuovamente puntando lo sguardo sul ragazzo.
"C'ha provato, ma non c' è riuscito.." rise lui.
Sembrava completamente assurdo, ma volevo crederci.
Si, volevo credere a quello che mi stava dicendo. Speravo con tutto il cuore che Joh sarebbe venuto.
Avevo pregato, pregato tanto, e forse non tutto era stato vano.
Mi sembrava strano il fatto che non fosse riuscito a svegliarmi, ma dopotutto quei pacchi erano lì, pronti ad essere scartati.
Lentamente mi avvicinai al comodino, afferrando quelle due buste incartate.
L' altro mi veniva dietro, accovacciandosi accanto a me sul divano.
"Che aspetti? Scarta!" sorrise.
Io socchiusi gli occhi, e, ancora indifferente, aprì il primo pacco.
Puf.
Lo sguardo di mio fratello si dilatò per la sorpresa.
Mentre io non sapevo se esserne arrabbiato o imbarazzato.
"Barbie principessa?"
"Forse papà pensa che tu sia una femmina.." rise lui, divertito.
Le mie sopracciglia si curvarono ancora, mentre, ancora speranzoso, non aprivo bocca.
La mia rabbia cresceva, comprendendo, in parte, ciò che probabilmente era appena accaduto.
"Apri quello!" sorrise l' altro.
Lentamente tolsi la carta intorno a quell' ennesimo regalo.
Abbassando lo sguardo sbuffai, mostrando tutta la delusione che seguiva quella sorpresa.
Brutta sorpresa..
"Dean, dove hai preso questi regali?"
Lui si voltò dalla parte opposta, non rivolgendomi alcuno sguardo.
Sgamato.
"Dean.." urlai ancora.
"Ok, ok. L' ho presi in una casa infondo la strada."
L' avevo desiderato davvero tanto. Avevo sognato quella sera insieme da tanto tempo.
Ma invece ero stato deluso.. ancora.
"Ascolta, Sam. Papà sarebbe venuto, ma probabilmente non ha avuto tempo."
Non risposi.
Mio fratello aveva come una sorta di venerazione per quell' uomo.
Mio fratello adorava il suo modo di comportarsi, il suo modo irriqueto, burbero, severo.
Lui lo apprezzava, nonostante tutto.
Ma io no, io non ci riuscivo.
Non potevo farcela.
Potevo capire le sue responsabilità, i suoi impegni.
Comprendevo il fatto che un cacciatore doveva seguire un simile modo di vita, ma..
Non potevo sopportare di dover vivere tra altre bugie, altre menzogne.
John non aveva mantenuto la sua promessa.
Ancora una volta John aveva deluso le aspettative di un povero bambino di nove anni.
E, ancora una volta, non se ne era minimamente interessato.
"Tieni!"
Sussurrai quell' unica parola con un peso in gola, allungando il braccio a mio fratello.
Ponendogli davanti agli occhi un piccolo pacchetto che avevo precedentemente preparato per l' arrivo di papà.
"Sam, no. Non posso, questo lo hai preparato per.."
"Papà mi ha mentito. Tu invece sei qui con me, voglio che lo tenga tu!"
Ancora riluttante abbassò lo sguardo, e dopo un piccolo tentennamento allungò il braccio, afferrando quell' oggetto.
Incrociando i nostri sguardi mi accorsi del suo sorriso soddisfatto.
"Va bene.." sussurrò.
Con sguardo attonito raccolsi con lo sguardo l' azione dello scartare.
Quel dono per lui era meritato. Davvero meritato.
Si era preso la briga di rubare quei regali, di essere preoccupato per me. Si era interessato a farmi passare la serata come l' avevo sognata.
"Wow, Sam. Mi piace, mi piace davvero!"
Quel ciondolo si posò celermente intorno al suo collo. Quel ciondolo era diventato il suo ciondolo.
Si, era il suo regalo di Natale.
"Grazie.." sussurrò ancora con il sorriso stampato in faccia.
Con un cenno accolsi benevolmente i suoi ringraziamenti, mentre ancora fissavo quel ciondolo pendente.
Quello era il regalo che papà e solo papà avrebbe dovuto avere. Quello era il dono che avevo preparato per quella che doveva essere la persona più importante della mia vita, la persona che mi avrebbe reso felice, la persona che, almeno a Natale, mi avrebbe fatto sorridere.
Ma, dopotutto, sono felice che quel dono sia toccato proprio a mio fratello.
Quel dono rappresentava la mia gioia, il mio legame, il ricordo dell' infanzia passata con lui. Rappresentava una parte del mio animo.
Quel ciondolo DOVEVA appartenere alla persona più importante in assoluto.
Quel ciondolo appartiene a te, Dean.
Custodiscilo per sempre.



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My space :3

Si, sto sempre pensando al Natale.. bhè la festa più bella dell' anno si fà sentire sempre.. anche nei miei capitoli xD
E poi in una raccolta di simili momenti come non potevo mettere la consegna del ciondolo? *-* uno degli oggetti più importanti nella storia di suoernatural!!!
Aspetto presto vostre recensioni.. e se nei giorni avvenire non riuscirò a pubblicare altro.. vi faccio subito i più sentiti auguri di BUON NATALE *-*
A presto!!!!

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Capitolo 4
*** Clown! ***


Torno dopo un bel pò di tempo con il nuovo capitolo :D

Mi sono chiesto: " Chissà come Sam si sarebbe sentito, considerando la sua paura per i clown, ad andare a pranzo un giorno come tanti al mc-donald?"
Si, questo capitolo è proprio ambientato al Mcdonald!!
Spero vi piaccia, aspetto come sempre vostri commenti :D
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Clown!




"Dean, non voglio.."

"Suvvia Sam, fregatene e andiamo."



Pultroppo per il piccolo Sam non c' era nulla che trattenesse suo fratello. Quando Dean prendeva una decisione rimaneva imperterrito e coerente.
Le minacce non lo fermavano, le botte neanche, nè tantomeno gli urli. Forse l' unico che faceva al caso di Sammy era John, ma in quel momento non c' era. E lui, che non era altro che un bambino di sette anni, non poteva far altro che dar retta al fratellone.
Dopottutto era stato affidato a lui.


"Dean, non possiamo andare in quel fast-food che stà infondo alla statale?"

"Fratellino, stai scherzando? Sai quanto dista da qui?"



Sul viso del giovane Winchester si stirò con rammarico una triste espressione.
Dean accellerò celere il passo, giungendo nei pressi della paninoteca in cui avrebbero consumato quelle pietanze che avrebbero costituito il loro pranzo.


"Dean, dobbiamo per forza?"

"Mi spieghi qual' è il problema?"

"No."



Gli occhi di Dean si riempirono di malizia, quando incrociò il suo sguardo con quello preoccupato del fratellino.
E fissando quell' espressione preoccupata e in parte terrorizzata non potè far a meno che sorridere divertito.


"Ah, Sammy. Eri tanto contento quando ti portavo il mc-menù in camera.."

"Lo sò, ma non mi piace venire qui."

"E' per via del pagliaccio, eh?"



E mentre il maggiore sghignazzava divertito, Sammy non poteva far a meno che rintanarsi in sè stesso facendo spallucce.
Aveva colpito nel segno.


"Sammy, sei proprio un bimbo fifone!"

"Piantala Dean."

"Hai paura del pagliaccio del mc-donald, non ci credo."



Il più giovane tirò un pugno sulla spalla del fratello, urladogli di porre fine a quello sfottimento che aveva intrapreso nei suoi confronti.


"Non ho paura di uno stupido pagliaccio!"

"Ah no? Dimostramelo!"



In quel preciso istante non potè far a meno che fissare il fratello nelle orbite e pensare quanto fosse stronzo.
Non trovandosi in balia di scelte fattibili, degludì, e dopo un paio di sospiri afferrò la porta del negozio.
Con il labbro tremante e con lo sguardo assolutamente insicuro entrò.


"Ma bravo."

Rise suo fratello.

Sammy non fece in tempo a fare un passo che si ritrovò a far roteare lo sguardo intorno, nella speranza che quel dannato pagliaccio non si trovasse nei dintorni.
Forse le sue preghiere non erano state del tutto vane.
Dean al contrario aveva trattenuto quel bimbetto dal colletto della camicia, spintonandolo sino all' unico tavolo libero che aveva scorto in fondo sulla destra.


"Visto, Sammy. Non c' è ombra del malvagio clown!"

Rise il maggiore.

Sammy non rispose, continuo a tenere fissi i suoi occhi al bancone, dove le commesse si muovevano rapidamente.


"Vado a fare la fila, ti prendo un cheese-burger, ok?"

"Un momento, Dean. Hai intenzione di lasciarmi qui da solo?"

"Sammy, per favore. Il pagliaccio ha meno voglia di vedere te quanto tu ne abbia nel vedere lui, stai tranquillo."



Detto questo si allontanò a piede rapido verso le casse.
Sammy fissò Dean allontanarsi con un ghigno infuriato. Non solo lo aveva costretto a mangiare lì, ma lo aveva anche lasciato da solo mentre un losco pagliaccio si aggirava nel negozio.
Si, suo fratello era un vero stronzo.


"Ehi piccolo, lo vuoi un palloncino?"


Al suono di quelle parole Sam si girò rapido dalla parte opposta, trovandosi faccia a faccia con un uomo dalla faccia tinta.
L' uomo teneva stretto tra le mani un gonfio pallocino con il logo della paninoteca in cui si stavano servendo.


"Stammi lontano!!"

Urlò il piccolo stringendosi le mani al petto.

L' uomo dalla losca acconciatura di un colore rossastro si avvicinò con tono pacato al bimbo.


"Ehi piccolo, calmati."


Ma anche al suono di quelle parole Sammy non potè far a meno che stringere gli occhi e scivolare sotto il tavolo.
Con un rapida azione afferrò con le braccia la gamba del piano sotto il quale si era rifugiato, continuando ad urlare.
A quanto pare il suo peggiore incubo era divenuto reale: davanti ai suoi occhi quel dannato clown lo stava pregando di non urlare.


"Chi diavolo sei? Che vuoi da me?"


Il piccolo sembrava non ascoltarlo, e con gli occhi gonfi di lacrime continuava a gridare disperatamente.


"Io? Sono Ronald Mcdonald e voglio solo darti un palloncino in omaggio. Piccolo, non ti farò del male."

"Stà zitto! Dean aiuto, DEAN!!!"



Nel frattempo il maggiore dei Winchester aveva appena fatto in tempo a tirar fuori una banconota da 5 dollari dalla tasca, quando, dopo aver afferrato nella mano destra il vassoio con le bibite, non si accorse di quelli striduli supplizi.
Una volta giunto al tavolo ritrovò il fratellino spaventato che si era rifugiato sotto al tavolo aggrappato come meglio poteva alla gamba portante.
Il giovane e simpatico pagliaccio cercava di spiegargli che non voleva fargli nulla, se non omaggiarlo di un palloncino colorato.
Ma nonostante tutto, gli inutili supplizi di Ronald non sembravano giungere a buon fine. Sammy risultava solo più spaventato.
A quel punto toccava, ancora una volta, a Dean prendere in mano la situazione.


"Scusi, signor pagliaccio. Lasci stare, mio fratello è un fifone. Mi scusi ancora."

"Oh, no ma figurati. Volevo solo.. ah, lasciamo stare. Tieni!"



Disse cortesemente, porgendo a Dean il palloncino-omaggio.
E poi dopo una rapida grattata di testa si incamminò verso le scale.
Dean rimase immobile pochi istanti, fissando il volto preoccupato di Sam che teneva gli occhi sbarrati.


"Se n' è andato?"


Dean sospirò.


"Si, fifone. E' andato via. Ora puoi anche tirarti via da lì. Il pavimento è sudicio in questo posto!"



Sam riacquistò la sua posizione, mettendosi eretto sullo sgabbello di plastica che aveva affianco.
Poi, provando una leggera fitta di vergogna, rivolse il suo sguardo a quello del fratello, sorridendogli dispiaciuto.
Un sorriso al quale Dean rispose con un arricciarsi di sopracciglia e un espressione di diffidenza.


"Dean, mi spiace."

"Sei davvero un fifone."

"Quel clown era terrorizzante."

"Wow, aveva in mano un palloncino.. certo. Avrebbe potuto ucciderti!"



A quell' ennesime parole Sammy non rispose.
Probabilmente Dean da quel preciso istante avrebbe usato questa situazione come possibile scusa per sfotterlo ogni giorno della sua esistenza.
Eppure Dean si posizionò affianco a lui, allungandogli la mano intorno al collo.


"Non devi avere paura, sai fratellino?"


Regalandogli un ampio sorriso incrociò il suo sguardo con quello dell' altro.


"I pagliacci non ti faranno mai del male. Dopotutto.. ci sono io a proteggerti!"
 

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