Lento doloroso.

di _Misery
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Silver Lining ***
Capitolo 2: *** Wonderful Life ***
Capitolo 3: *** Blood, Tears & Gold ***
Capitolo 4: *** Sunday ***
Capitolo 5: *** Stay ***
Capitolo 6: *** Illuminated ***
Capitolo 7: *** Evelyn ***
Capitolo 8: *** Better Than Love ***
Capitolo 9: *** Devotion ***
Capitolo 10: *** Unspoken ***
Capitolo 11: *** The Water ***
Capitolo 12: *** Verona [+1] ***



Capitolo 1
*** Silver Lining ***


Il delizioso ghigno di Dolohov fu la prima cosa che vide, nella sporca penombra della periferia orientale di Londra. Quell’agghiacciante mezzaluna che era il suo volto di Mangiamorte comparve tra il crepuscolo e il chiarore di una porta, fissandolo con una gioia fin troppo sinistra.
- Malfoy, diavolo, entra pure! – esclamò, assestandogli una pacca ancor più inquietante sulla spalla. – La mia umile dimora non è paragonabile al tuo castello, ma non vorrai mica aspettare che diluvi, no? Avanti, avanti, sbrigati!
- In effetti mi chiedo come tu riesca a vivere in una simile topaia – mormorò Lucius Malfoy, entrando con passo lento e deciso; a Dolohov non sfuggì il modo alquanto curioso con cui teneva il bastone – quasi attaccato al petto, come se la sola idea che la sua punta d’argento potesse sfiorare il pavimento lo schifasse profondamente –, ma continuò a sorridere, imperterrito.
- Ascoltami bene, Dolohov – riprese Malfoy, compiendo un evidente sforzo per non guardarsi intorno – sai che non ho tempo da perdere, e se pure lo avessi non lo passerei di certo qui. Quale sarebbe questa fantomatica sorpresa per cui sono dovuto venire tanto di corsa?
Gli occhi neri di Dolohov parvero soffocare una risata, mentre il loro possessore si piazzava di fronte ad una maleodorante rampa di scale.
- Più che altro si tratta di una consulenza, suppongo – disse, con le mani sui fianchi.
- Consulenza? – ripeté piano Malfoy, sgranando gli occhi quanto bastava a far pervenire al compagno il suo cortese disprezzo; Dolohov ignorò ancora una volta i suoi chiari segnali corporei e si schiarì la voce.
- Crux! – chiamò, come se qualcuno lo stesse ascoltando dalla cima delle scale. – Crux! Muoviti!
- Crux? Chi o cosa diamine è Crux? – sibilò Malfoy, poggiando con foga, senza accorgersene, il bastone a terra. – Il tuo nuovo cagnolino?
Un suono di passi leggeri come gocciolii lontani rispose al posto del Mangiamorte: lo sguardo di Malfoy corse con vaga noncuranza dal sorriso disgustosamente compiaciuto di Dolohov alla pallida figura che aveva fatto capolino tra le ombre, fissandolo senza espressione. Era una donna alta, sottile, stretta in un lungo vestito nero, con i capelli bruni austeramente raccolti e le turgide labbra serrate come se contenessero qualcosa di estremamente prezioso.
- È un po’ diversa da un cagnolino, l’avrai notato – mormorò Dolohov, intrecciando soddisfatto le mani dietro la schiena; Malfoy non rispose o, piuttosto, si rifiutò di farlo. – Lei è Crux; Crux, questo affascinante damerino qui presente è Lucius Malfoy, te ne avrò sicuramente parlato come del vigl… – s’interruppe, notando la fulminea contrazione della mascella di Malfoy, e tossicchiò – ma saltiamo i convenevoli, suvvia. Ho trovato questa splendida creatura, mio caro Lucius, mentre cercavo servi per il Signore Oscuro.
Crux guardò i due Mangiamorte con i suoi grandi occhi verdi eppure tanto freddi, come se ogni emozione le fosse ormai stata estirpata dal corpo. Malfoy provò la vaga sensazione di essere stato appena preso a pugni, ma l’inghiottì via all’istante.
- Immagina un po’, stava smangiucchiando uno di quei Babbani accattoni – continuò Dolohov, pur senza sfiorarla. – Credi che il Signore Oscuro me la lascerà tenere, o dovrei portargliela? Oramai mi segue come la pioggia!
 

The rain’s going to follow you wherever you go,
The clouds go black and the thunder rolls
And I see lightning, I see lightning.
 

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Capitolo 2
*** Wonderful Life ***


- Il suo vero nome è Suzanne – mormorò il Mangiamorte Dolohov, mentre i suoi occhi frugavano i volti ombrosi dei presenti prima di posarsi definitivamente su quello lunare della sua nuova conquista. – Suzanne Evelyn Crux, era scritto sulla sua tomba. L’ho seguita, la notte in cui l’ho trovata: una dei morti più nascosti di Highgate. Non la trovi fantastica? Dannazione, non sai cosa darei per un attimo della sua vita, di quella sua costante fame. Immagina, Malfoy: poter uccidere Babbani così, quando vuoi, senza nemmeno l’aiuto di una bacchetta. Potresti semplicemente tenere un collo fra le mani – e mimò, esaltato, il gesto di spezzarlo con un colpo secco – e nutrirti quanto ti pare e piace. Magnifico, assolutamente magnifico!
Malfoy sospirò, le braccia incrociate con noncuranza sul petto e lo sguardo puntato, più per distrarsi che per la sua effettiva bellezza, sul Mangiamorte Avery.
- Non posso contestare le sue doti, Dolohov, ma obiettivamente mi sembra abbastanza mediocre – disse, storcendo le labbra e incrinando l’entusiasmo di Dolohov. Crux era seduta tutta dritta sul suo sgabello, nell’angolo più lontano e buio del piccolo salotto, con gli occhi apparentemente persi nel vuoto e un grande lecca-lecca vermiglio tra i denti affilati.
- Questo lo dici tu – replicò Dolohov, punto sul vivo. – Carrow! – chiamò poi, e un omino dalla faccia insolente si voltò di scatto verso di lui. – Puoi anche avvicinarti, invece di fissarla nell’ombra.
- Ah, Dolohov, se ho il tuo permesso – rispose Carrow, leggermente sarcastico, poggiando i pugni sul lungo tavolo polveroso e alzandosi. – Deliziosa creatura davvero – mormorò, mentre cinque paia d’occhi brillanti seguivano il silenzioso percorso della sua mano fino al visetto assorto di Crux; lei parve non accorgersene ma, quando Carrow le sfilò impudentemente il dolce dalla bocca, le sue pupille scattarono verso di lui, scarlatte e ferine, e la collera trasfigurò il suo volto superbo. Una bottiglia di Whisky Incendiario finì improvvisamente contro il muro, in frantumi, e Amycus Carrow avrebbe rischiato di certo una fine altrettanto atroce, se Dolohov non fosse intervenuto.
- Tu! Essere disgustoso, immondo, svergognato! – ululò Crux (ed era, in effetti, la prima volta che udivano la sua voce, ora orribilmente simile a quella di una Banshee), dimenandosi dietro le spalle di Dolohov. – E non puntare quella cosa contro di me, – aggiunse, quando vide la rozza bacchetta che Carrow aveva estratto da una tasca – non osare!
- Sì, rimettila a posto – esclamò Dolohov, visibilmente divertito. – Non servirebbe a un bel niente, Carrow, ti ricordo che loro sono immuni da qualsiasi tipo di magia e che è anche per questo che potrebbero risultare utili al Signore Oscuro. Susie, Susie, avanti! Adesso datti una calmata e lasciaci soli.
Crux fissò ardentemente lui, poi il volgare ominide che l’aveva infastidita e s’era ritirato di qualche passo; s’arrese subito ma, prima di uscire, riprese il suo lecca-lecca e lo scagliò con violenza contro Carrow.
- Ti obbedisce, maledizione – borbottò il Mangiamorte umiliato, tornando al suo posto.
- Le ho promesso molte grandi cose, per farla venire qui – ribatté Dolohov, sedendosi accanto ad un gelido Malfoy. – Sono come l’uomo dei suoi sogni.
- Non mi ha stupito un granché – commentò lui, giocherellando indifferente col manico del suo bastone. – Continuo a pensare che dovresti portarla al Signore Oscuro come tutti gli altri, comunque – aggiunse, e si sporse sul tavolo per chiudere quell’inutile conversazione; eppure l’aveva guardata, l’aveva guardata troppo. E adesso tentava disperatamente di non udirne i passi sempre più lievi, dietro la porta.
 

He says that he got in trouble and if she doesn’t mind,
He doesn’t want the company.
But there’s something in the air,
They share a look in silence, and everything is understood.
 

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Capitolo 3
*** Blood, Tears & Gold ***


La giovane signora Malfoy era incinta, lo si vedeva dalla protuberanza immobile sotto il suo abito cinereo: Crux continuava a fissarla con i suoi grandi occhi perennemente velati, come aveva fatto con i grandiosi corridoi della Villa e tutto quel che, ormai, le era stato precluso per sempre. Lucius Malfoy se n’era accorto e, indovinando il fugace brivido che aveva percorso la schiena della moglie, aveva preferito rimanere con loro e assistere all’estenuante preparazione della novizia; non poteva lasciare Narcissa sola, incinta e ricolma di sangue – quello purissimo dei Black, per di più – con una vampira volubile ed evidentemente poco intelligente, per quanto Dolohov gli avesse assicurato di averla nutrita a dovere.
- Per tutte le giugulari, che cos’è questo? – esclamò improvvisamente Crux, afferrando un sontuoso cofanetto d’argento. Narcissa Malfoy smise per un attimo di impartire ordini alla piccola elfa domestica che s’affaccendava attorno al vestito della vampira e le si avvicinò lentamente, le mani intrecciate sotto il seno.
- Belletto – rispose, e a Lucius parve quasi intenerita: strano e anche piuttosto irritante, considerando che, in quel periodo, tutto ciò cui prestava attenzione era il bambino che portava in grembo o, al massimo, la volontà del loro Signore. – Ma non credo ti servirà, il tuo pallore naturale è perfetto. Il nostro Signore non apprezza particolarmente le persone colorite.
Crux ripose delicatamente il cofanetto, impensierita. – Perché? Gli hanno fatto qualcosa? – chiese, fissando il suo riflesso inesistente nello specchio. Quando non era affamata o infuriata per qualche piccolezza, notò Lucius, sembrava una bambina; una bambina allampanata, molto morta e potenzialmente pericolosa, ovviamente.
- Ecco, no, a dir la verità io ero sarcas… beh, lasciamo stare – sospirò Narcissa, allontanando l’elfa domestica con un gesto stizzito della mano; l’ironia, evidentemente, non era una peculiarità dei Malfoy.
- E dunque – riprese Crux, come immersa in qualche strana visione – dovrei temere questo vostro Lord… Valdemort… Vandemort… Von...*
- Voldemort, Lord Voldemort – la corresse improvvisamente Lucius, alzando lo sguardo dall’anello che aveva finto di esaminare con annoiato interesse. – Ma non dovresti nominarlo tanto superficialmente e, sì, devi temerlo e rispettarlo come noi lo temiamo e lo rispettiamo.
Il mezzo sorriso di Crux gli apparve fugace, folgorante, prima che la chioma scura tornasse a coprirle il volto; eccolo, eccolo di nuovo, mentre osservava quei boccoli cadere e riposare infine sulle spalle austere, ecco il pugno dritto tra le costole! Le lunghe dita di Malfoy si strinsero attorno al bastone, bianche e infuocate. Che senso aveva, dannazione, addobbare una creatura tanto stupida e vuota?
Lucius tornò a respirare solo quando sua moglie batté rapidamente le mani, soddisfatta e impaziente, sciogliendogli quel penoso incanto di dosso; Crux s’era alzata, altera e silenziosa come l’aveva vista la prima sera, e Narcissa la stava accompagnando fuori dalla stanza.
- Antonin mi ha detto che potrò entrare in un gruppo speciale, se sarò obbediente – disse Crux, uscendo.
- Che idiozia – mormorò Malfoy, con gli occhi al cielo; cacciò via l’elfa, disgustato dai suoi continui inchini, e le seguì in corridoio, dove quattro o cinque Mangiamorte s’erano radunati nella penombra.
- Eccoti qui, bambolina – sussurrò Dolohov, agguantandola per i fianchi gelidi. – Il Signore Oscuro ti sta aspettando! Sarà entusiasta di te, vedrai.
- Farò del mio meglio – rispose Crux, sollevando il mento. – Ma, ti prego, di’ loro di non seguirci – aggiunse, indicando i Mangiamorte con un cenno della testa, – il palpito dei loro cuori mi dà enormemente fastidio.
Malfoy li vide allontanarsi e separarsi lentamente, ma stavolta non poteva compiere lo stesso errore: strinse i denti e guardò sua moglie, quando Crux si volse indietro. Qualcosa nascondeva gli occhi azzurri e immobili di Narcissa, qualcosa di troppo freddo e remoto per lui.
 

It’s twenty seconds since I left you.
And I remember why I never looked back.
I’ve got no reason to forgive you.
I see it in your eyes,
The suffering, it hides the blue.
But I know,
That it’s never going to hide the truth.





 


Notez (?):
Non riuscivo proprio a finirlo, questo capitolo! Dannazione. Forse l'ispirazione è un po' calata, forse Cissy ha voluto mettermi i bastoni fra le ruote prima che io riuscissi a sconvolgere la sua tranquilla, opulenta vita purosangue con Lucius, o forse è perché questi sono capitoli ancora di 'attesa', se così possiamo chiamarli: ero davvero impaziente di andare avanti, insomma.

* l'incapacità di Crux di pronunciare il nome di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è bellamente ripresa dall'amletico dubbio di mia madre all'uscita del cinema, dopo aver visto Harry Potter e l'Ordine della Fenice xD

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Capitolo 4
*** Sunday ***


Lucius Malfoy si voltò di scatto, guardò sua moglie sospirare piano nella notte, le sfiorò appena la fronte pallida come se avesse potuto frantumarsi da un momento all’altro. Cissy era stanca e irraggiungibile, era un fiero mondo lontano avvolto da profumi di fiori freddi, dai suoi capelli biondi, dalla pazzia di sua sorella: da tempo non era più cosa per lui. Si alzò lentamente, maledicendosi a denti stretti per aver perso – per l’ennesima volta – il sonno, si gettò addosso una veste da camera e si allontanò da quel letto; scostò i serpenti di legno e d’argento che svolazzavano attorno al figlio addormentato e l’osservò a lungo, ma nemmeno il piccolo Draco avrebbe potuto vederlo, sentirlo. Lucius si volse alla finestra come si ricerca un viso perduto.
Crux era scomparsa da mesi, ormai. Non aveva attraversato il possente ingresso dei Malfoy, non era fuggita all’alba, non era tornata a nascondersi in qualche polveroso vicolo londinese: era stata inghiottita così, dalle stesse tenebre che l’avevano rigurgitata in casa di Dolohov, e nessuno sembrava farci troppo caso. Certo, era del tutto impensabile che una creatura come lei potesse inviare un Patronus o anche solo una lettera; non sapeva nemmeno scrivere, molto probabilmente.
- Non sono riuscito a renderla una di noi – aveva detto Dolohov, troppo soddisfatto per i suoi gusti, – ma il Signore Oscuro ne è rimasto comunque piacevolmente sorpreso. Credo che Crux si trovi in qualche foresta della Transilvania a reclutare suoi simili, in questo momento.     
Malfoy separò le tende con più forza del necessario, ma non si preoccupò del fragore che aveva provocato: cercava la luna, di nuovo. Non era mai riuscito a fidarsi di Dolohov, pensò, e non si trattava di mera rivalità: quella maschera malfatta e ghignante che aveva al posto del volto, ecco, tanto bastava ad accenderlo d’odio, a fargli venir voglia di scagliare Avada Kedavra finché non gli fosse caduta la mano. Detestava Dolohov, detestava quella creatura che si trascinava sempre dietro; detestava se stesso, ma questo non avrebbe mai potuto ammetterlo.
Il cortile di Villa Malfoy era immobile, bianco di luna, era un giardino di pugnali neri e silenziosi, vuoto e arido come il cuore di quella maledizione ambulante che tutti chiamavano Crux. Lucius guardò Narcissa, ancora. Avrebbe preferito urlare, strapparsi via il cuore dal petto, radere al suolo un’intera città in un solo istante, piuttosto che sentirsi mordere da quella solitudine eterna; eppure sapeva che stava sbagliando, mentre si tormentava le tempie con le lunghe dita opaline, sapeva che non se lo sarebbe mai perdonato.
Ma il Signore Oscuro ne è rimasto comunque piacevolmente sorpreso. Lucius fece schioccare la lingua con disapprovazione. Impossibile. Il Signore Oscuro non rimaneva mai piacevolmente sorpreso da pressoché nulla, e Crux non era in qualche foresta della Transilvania: per quanto lo disgustasse ricevere notizie dal mondo Babbano sapeva che nell’East End, da qualche tempo, molti bambini erano divenuti anemici o, nel peggiore dei casi, erano svaniti nel nulla. Questo poteva voler dire solo una cosa: che stava compiendo l’errore più grande della sua vita, che avrebbe ferito sua moglie, che era uno sciocco succube, come tutti gli altri; ma anche che non poteva farci nulla, che Crux non sarebbe tornata, se lui se ne fosse rimasto lì a tormentarsi in silenzio, a contemplare furibondo le crepe della sua casa.
Quando Narcissa aprì gli occhi, intorpidita, suo marito si stava preparando in fretta e furia. E in piena notte.
- Lucius… - mormorò, alzandosi sui gomiti e passandosi una mano sulle guance arrossate.
- Devo andare – l’interruppe lui, secco, salutando la culla di Draco con uno sguardo. Afferrò il suo bastone ed uscì, senza dire altro.
 

Lonely. Lonely.
If you don’t come back tomorrow,
I’ll be left here in the cold.
If you don’t come back tomorrow,
I’ll go.
 

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Capitolo 5
*** Stay ***


L’eco di un rabbioso dannazione! risuonò a lungo, lontano, oltre le cime sporche e cadenti che cingevano la piazza: l’ombra appena apparsa nella caligine si fermò ad osservare il lurido mucchio di stracci – dalla forma vagamente Babbana – che aveva urtato, estrasse lentamente una bacchetta e si coprì il naso col dorso della mano.
- Quello è il mio piede – sibilò, scandendo ogni parola a denti stretti. – Crucio.
Il disgustoso avanzo umano prese a contorcersi nella polvere, tanto ubriaco da non riuscire nemmeno ad urlare, mentre Malfoy s’allontanava col suo passo rapido e deciso. Mai Materializzarsi nel bel mezzo di Whitechapel Road, pensò; era folle, era furibondo, era vuoto e gelido – si sarebbe di certo guardato dal compiere quell’assurdità, se avesse saputo esattamente cos’era – e aveva ormai Cruciato altri tre o quattro inutili Babbani quando, la testa contro lo stipite marcio e le pupille in fiamme, batté con forza alla porta di Dolohov.
- Malfoy. – Il padrone di casa lo salutò con gli occhi brillanti di sorpresa e beffa. – Ah, accomodati pure, non c’è di che, – aggiunse, quando Lucius entrò senza guardarlo, senza parlare, attento a non sfiorare le sue spalle nell’angusto corridoio, – non puoi capire la mia immensa gioia nel ritrovarti a quest’ora della notte.
- Non posso dire lo stesso – replicò Malfoy, lentamente, da qualche parte nella penombra sudicia; i suoi occhi saettavano grigi come lame, Dolohov li vide mentre gli s’avvicinava.
- Adesso non esageriamo con la cordialità – ghignò, di quel ghigno che Crux sembrava aver imparato. – Avanti, cosa mai porterebbe un Malfoy, tutto solo, nell’East End… –
- Dov’è?
- Dov’è chi, esattamente? – Dolohov lo fissava dalle scale, adesso, abbottonandosi la vecchia camicia con indolenza; gli parve di sentire le sue mascelle stridere piano, ma Lucius non parlò subito.
- Non puoi continuare, Dolohov – fremette poi, nel silenzio, le dita che correvano veloci sul manico del bastone come se tutta la sua calma potesse trovarsi tra le rughe di quella testa di serpe. – Non puoi rischiare, non più. Il Ministero lo verrà a sapere presto, li controlla tutti; controlla tutti loro.
Dolohov rise, la bocca orribilmente spalancata. – Non parlare per enigmi con me, Malfoy – disse, e Lucius lo vide infilare una mano in tasca. Si preparò.
- Non è quello che sto facendo. Sai benissimo a cosa mi riferis… Stupeficium!
Il corridoio si riempì di rosso. Malfoy inspirò a fondo, scavalcò il corpo inanimato dell’altro Mangiamorte – la sua mano destra era ancora stretta attorno alla bacchetta – e salì al piano di sopra, col fruscio inesorabile del mantello a ricordargli, ad ogni scalino, la sua ennesima pazzia. Al diavolo i Babbani dissanguati, al diavolo Dolohov Schiantato, al diavolo il Ministero: Lucius Malfoy era pazzo, e se ne rese conto quando il vuoto si schiuse improvviso sotto i suoi stivali – e dentro di lui – e il fetore d’aglio e di morte della casa lo costrinse a premersi un guanto contro il viso.
Crux non era in Transilvania, Crux non sapeva nemmeno che cosa fosse, un reclutamento: dormiva beata sotto i suoi occhi, sotto i suoi polmoni senz’aria, dormiva circondata dalla terra e dal sangue; Lucius credeva d’averla aspettata a lungo, ma non poté far altro che sfiorare le sue labbra sporche, le sue guance sazie, le onde ombrose dei suoi capelli e del collo coperto dai merletti.
La mano di Crux afferrò la sua quando ormai era arrivata al gomito sottile; i suoi occhi s’aprirono di scatto nel volto bianco, vermigli, e lo fissarono a lungo, prima di vederlo davvero. Malfoy si ritrasse, perduto, ma Crux lo teneva. Debolmente.
- Rimani – sussurrò. – Stanotte, rimani.
 

So change your mind and say your mine
Don’t leave tonight. Stay.







 

Notez (...ahia, ci prende gusto!):
Ehm ehm, sì, mi sà che per questo capitolo ci ho messo un po' di più! Voglio dire, per buttare giù circa 500 parole - che poi non riesco mai a rispettare e finisco per restringere il tutto più di quanto vorrei *capocciate al muro* - non dovrei impiegarci giorni, ma più vado avanti e più ho paura di rendere Lucius troppo OOC ç_ç
Mi ci sto affezionando, porca mandragola, mi mancherà quando finirò! *angolo fangherls: è un gran bel gambero, diciamocelo*
Per mia discolpa potrei anche aggiungere che ho avuto l'anulare sinistro - dito abbastanza inutile, peraltro - gonfio e fuori uso per un po' (perché inciampo nelle cinture di sicurezza quando esco dalle macchine, cioè, ma solo io? D:), ma niente temuta amputazione, ecco, quindi tutto a posto xD
E dopo tutte queste ciance, svanisco! Baci :)

 

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Capitolo 6
*** Illuminated ***


- Che cos’è una Transilvania, Lucas?
- Lucius, Crux. Lucius.
Crux si era aggrappata senza troppe cerimonie al braccio teso di Malfoy, tirandosi via dal suo feretro antico, e gli sorrideva nel chiarore di una candela. I suoi occhi s’erano spenti, verdi come gli acquitrini che lui aspettava.
- E la Transilvania è un luogo, in ogni caso. Credevo ti trovassi lì.
- Ah. – Crux annuì senza capire, probabilmente. – E perché avrei dovuto?
Lucius la guardò, inerme. Era davvero stupida, persino più stupida di quanto avesse potuto immaginare (e nemmeno tanto bella, in fondo, non fosse stato per quei pugnali sotto le labbra rosse di sangue e quel volto che divorava tutta la luce della stanza); avrebbe potuto sbattere la testa contro il muro oppure averla, avere quello per cui stava impazzendo, ma ormai sentiva i suoi bastioni tremare pericolosamente e il suo braccio rimase lì, immobile, accanto a lei.
- Quello spregevole Dol… – Malfoy vide ancora il Mangiamorte riverso sulle scale, pronto a fermarlo, e poi il viso di Crux come un lampo, vicino, accecante, insopportabile. Qual era, adesso, la ragione? Quale il desiderio? Il suo cuore si opponeva, il suo respiro – che a tratti moriva, a tratti scalpitava – sembrava infastidirla, ma stava forse impedendo a quella creatura di sollevarsi sulle punte dei piedi, le stava forse impedendo di sfiorare la sua gola, le sue labbra?
- So dov’è la Transilvania – disse Crux, seguendo i solchi dei suoi occhi lividi con le dita. Lucius sentì il suo sapore di sangue, d’ossa, di rovina, il buio di quell’anima all’improvviso contro la sua, e pensò d’essersi appena perso; ma ci fu il morso – gli parve di udire Crux ringhiare, lontano – e il peso della delusione, il peso del ricordo, della menzogna e dell’incanto gli si scagliò addosso, in pieno petto, feroce come un maledetto fiotto verde.
Malfoy distolse di scatto il volto, coprendosi la bocca con una mano.
- Dannazione! Io sono un Malfoy – sibilò, indietreggiando. Doveva convincersene lui stesso, a dispetto del sangue rovente che gli scorreva tra le dita. – E ho una famiglia – aggiunse, deglutendo forte per non sentire la sua stessa voce che s’incrinava.
- Ah, suona così noioso – sbuffò Crux, appoggiata al bordo della bara. – Il tempo può aspettare me, forse; ma non voi, nessuno di voi. Perché sprecarlo? Perché non perdere qualche inibizione, ogni tanto? Io sono un Muffloy e ho una famiglia – ripeté infine, fissandolo coi suoi occhi scuri e avidi.
La mano di Malfoy si bloccò a mezz’aria, bianca, davanti al labbro ferito.
- Un Malfoy non si sporcherà mai accanto ad un animale come te – le ringhiò addosso, spingendola indietro per la gola. – Ricordatelo, inutile ibrido!
- Sapevo che Greyback non era il solo – sibilò Dolohov, dietro di loro, reggendosi ansante allo stipite della porta. – Giù le mani dalla mia bambina, Malfoy.
Lucius si volse lentamente, le labbra contratte sui denti e gli occhi brillanti d’ira, ma Crux si liberò dalla sua stretta e affondò ancora i canini scarlatti nella sua mano.
- Maledetta!
- Ehi, non provarci nem…
- Stupeficium!
- Antonin!
Malfoy bloccò Crux con un braccio e si chinò sul corpo del Mangiamorte, avvicinando la bacchetta alla sua testa. – Schiantato per ben due volte, Dolohov – mormorò, impassibile. – Oblivion. La prossima volta credo proprio che ti ammazzerò, idiota.
Non vide Crux che cadeva in ginocchio, che sfiorava inquieta il volto fisso del suo protettore, che lo chiamava piano: s’infilò i guanti, si strofinò le maniche con disprezzo e uscì, veloce; e Crux non vide il bruciore del suo inganno, della sua vergogna, non lo vide alzare il mento e stringere i pugni sotto il mantello, non lo vide svanire all’alba.
 

We are, we are blinded.
We are, we are blinded.
 

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Capitolo 7
*** Evelyn ***


Quel pianto, quel maledetto pianto continuò ad urlare nella sua testa per quella che gli parve un’eternità; gli s’insinuò ferocemente sotto le palpebre e se ne rimase lì, incastrato e rabbioso, a confondersi col palpito del temporale. Dormiva veramente? Narcissa aveva ormai preso la strana – quanto irritante, a dir la verità – abitudine di osservarlo ogni notte, lo sapeva: puntava quegli occhi graziosamente crudeli sulle sue spalle inermi e lo fissava fino a sviscerarlo, fino a fargli desiderare che il suo respiro cessasse, fino alle luci dell’aurora; poi li rivoltava contro il nero del baldacchino e li chiudeva, finalmente. Ma era tanto necessario che conoscesse il suo cuore, era tanto necessario che gli spiriti di marito e moglie si annodassero? Non lo voleva, non più! Le solitudini, i timori, gli errori di un Malfoy non erano affar suo; non poteva averlo, non poteva avere la sua vergogna, ma poteva tenersi Draco e il suo instancabile lamento.
Lucius aprì gli occhi in un fremito, ma dovette affondare le unghie nelle tempie sudate per capire che era davvero sveglio. Quello stridio era ormai insopportabile, eppure Narcissa continuava a dormirgli accanto, serena come non l’aveva mai vista, con una mano che s’alzava e s’abbassava piano sul petto pallido; volse lo sguardo all’intera stanza, livida di nebbia e d’autunno, e la vide: una figura stava alla finestra, bianca come la luna nascosta, le mani sui vetri, i capelli in mille serpi scure nella foschia, gli occhi di brace puntati verso la culla del bambino. Malfoy non osò respirare, mentre allungava una mano verso il bastone.
Lei non sarebbe tornata, ne era certo: all’inizio di settembre, credeva di essere riuscito a strapparsi di dosso anche solo la sua memoria, il sapore di quelle sue maledette labbra cattive. Era stato il Mangiamorte migliore che avesse mai visto. Lei non doveva tornare; non avrebbe dovuto.
Crux svanì dalla sua vista in un attimo, ma Lucius sapeva che era ancora lì: doveva pur avere qualcosa in mente, per quanto modesta potesse essere la sua intelligenza. Strappò la bacchetta con rabbia, deglutì l’inquietudine e s’avvicinò lentamente alla finestra, volgendo le spalle al torpore di Narcissa e ai gemiti sempre più fiochi del figlio; il vento e la nebbia l’assalirono appena si richiuse le imposte alle spalle, ma la notte era ormai troppo nera.
- Hanno preso Antonin.
La sua voce veniva dal gelo. Lucius si voltò di scatto e abbassò la bacchetta; sapeva che non le piacevano. Stupido.
- Come, prego? – Il suo volto era di pietra.
- Hanno preso Antonin – ripeté Crux, affiorando dalle tenebre dei muri; i suoi occhi si spensero di nuovo, e Malfoy dovette reprimere un brivido. – Credevo lo sapessi – aggiunse, seccata. – Dopotutto voi siete i suoi… i suoi compagni.
- Evidentemente non è così – ribatté Malfoy, fissandola con quanto più astio poteva. – Non ho poi molto tempo da perdere dietro a Dolohov, fra l’altro. E sentiamo, chi l’avrebbe preso?
Crux lo guardò con la bocca socchiusa, poi scosse la testa e inspirò a fondo – azione totalmente inutile, dato che non respirava affatto.
- Io non lo so – mormorò, fissandosi convulsamente le mani. – Qualcuno di quel vostro Ministero, credo! Come faccio a saperlo, se non sono nemmeno una di voi? Dicevano… lo accusavano di aver ucciso dei fratelli, io… cielo, Lu… cius, tu devi aiutarmi!
Malfoy inarcò il sopracciglio destro; odiava lo sguardo che lei gli aveva rivolto, odiava ardentemente ogni particolare del suo viso, del suo corpo di nuovo vicino.
- Stai scherzando – disse, sorridendo sprezzante. – Che sciocchezza. Io dovrei aiutare te? Sei davvero una stupida.
Crux parve ribollire, e il sangue di Malfoy ribollì con lei.
- No, no! – esclamò, afferrandolo per la camicia. – Antonin ha sempre pensato a nutrirmi, io non so… non so cacciare… Antonin ha la mia casa… sono sola! Che cosa dovrei fare, adesso? Cosa?
- Non m’interessa affatto – ruggì Lucius, strappandosi le sue mani di dosso; Crux le ritrasse, inaspettatamente, e indietreggiò di qualche passo. – Raggiungi il tuo caro Dolohov ad Azkaban, se lo desideri; ma non scambiarmi per il tuo benefattore, Crux. Allontanarti immediatamente dalla mia casa e non metterci mai più piede, ecco cosa dovresti fare ora.
Lucius intravide i canini amari sotto le sue labbra; doveva liberarsi di quella creatura, infine.
- Tu – sibilò Crux, gli occhi spalancati e offesi, – tu cadrai, con il tuo orgoglio e quelle belle facce d’angelo della tua famiglia! Cadrete tutti, lentamente, ve lo posso giurare!
Malfoy strinse la bacchetta con mano tremante, ma Crux era ormai sparita oltre il balcone, e ogni altra luce s’era dissolta con lei; si appoggiò al davanzale, stringendolo più forte di quanto non volesse.
- Lucius. – La sua sposa, la sua bella, legittima sposa era dietro di lui, nell’ombra. – Vieni, sta per piovere.
 

I don’t mind
If your hand’s a little cold
‘Cause I’m alive
But I’ve got nowhere to go.







 

Notez:

Con questo capitolo ho proprio dato il mio addio alle 500 parole xD ho sforato alla grande, come si dice. Però, fino ad ora, molto probabilmente è stato quello che ho preferito scrivere, e non saprei dire bene perché.
Certo, per rinforzare la mia ispirazione sto guardando film su film con Jason Isaacs, con quei suoi cappero di occhi azzurrissimi.
Che uomo.
DDDDio, credo di non essere più in me.
Momento fangherl e informazioni inutili a parte, l'unico problemino che ho avuto è stato con l'arresto di Dolohov: sapevo che era per l'uccisione dei fratelli di Molly Weasley e che era accaduto durante la prima guerra magica (...forse? °^°), ma non sono riuscita a trovare molte informazioni in più, e con date e ambientazioni "storiche" sono una vera frana... per cui potrei aver cambiato leggermente il setting, ecco .__.;
Per il resto, vi auguro una buona lettura e vi ringrazio ancora tantissimo! *u*

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Capitolo 8
*** Better Than Love ***


- Compagni.
Compagni. Che cos’erano? Una massa di fantasmi lividi, stretti attorno alla sua tavola, pronti a insudiciare la sua casa con quelle loro bocche distorte, orribili; fluttuavano per rabbia, per invidia, per la morte, si guardavano con diffidenza, mangiavano smaniosi con le bacchette in mano, erano ombre sui suoi arazzi, chiazze nei suoi salotti, sui suoi tappeti. Non erano suoi compagni, non erano compagni di suo figlio. Non lo era Dolohov, con la sua faccia ancora più storta, ancora più bianca, svuotata dai Dissennatori e dalla solitudine; non lo erano Avery, Rookwood, Yaxley o, figurarsi, Fenrir Greyback. E suo marito? Narcissa strinse i denti e continuò a guardare avanti.
- Compagni… e compagne – riprese Dolohov, e Bellatrix ghignò soddisfatta; Narcissa non guardò nemmeno lei. – Abbiamo aspettato per talmente tanto tempo – mesi, anni –, rinchiusi in una cella umida o nascosti nell’ombra, e dannazione, signori, eccolo! Il giorno della nostra vittoria, il giorno del nostro Signore! Abbiamo già il Ministero, domani avremo Hogwarts, – Narcissa si sentì rabbrividire – dobbiamo solo continuare a schiac…
- Potresti scendere dalla mia sedia e smettere di battere sul mio tavolo, Dolohov?
La voce di Lucius si spense com’era arrivata, bassa, fredda, nervosa; l’altro si sistemò al suo posto, il pugno ancora levato in aria, ma non smise di sorridere.
- Maledizione, Malfoy – lo schernì con voce stridula – perdonami, sono un tale rozzo! Perché non mi lanci una bella fattura? E comunque, – proseguì, sopra la malcelata ilarità degli altri Mangiamorte – prima che m’interrompessi, stavo giusto dicendo che dobbiamo solo continuare a schiacciare quelle schifose piattole Babbane, e il gioco è fatto!
- Sarà un vero piacere – sghignazzò Bellatrix, incurvata e trionfante sulla sua sedia; il suo sguardo nero corse istintivamente alla sorella, ma Narcissa se ne stava andando, il passo fiero e le spalle dritte, pronte ad accogliere quella ventina d’abissi che avevano sotto la fronte.
- Ah, qualcosa ha infastidito la signora? – latrò Greyback dall’ombra.
Narcissa s’immobilizzò, deglutì forte e si volse; una brava moglie sarebbe forse tornata indietro, avrebbe posato una mano sulla spalla del marito e sfoderato il suo sorriso migliore, ma lei rimase lì, senza vederli davvero, intrecciando le dita e aggrottando leggermente le sopracciglia.
- Ricorda che domani dovrai esserci anche tu, Cissy – infierì Bellatrix. Perché diavolo non sbatteva mai le palpebre, quando la fissava?
- Lo so e ci sarò, Bella – replicò Narcissa, gelida. – Sono solo stanca.
Stanca era dire poco: poteva voltarsi di nuovo, poteva chiudere gli occhi, poteva correre via, ma non sarebbe stato mai abbastanza; non era stanca. Rischiava di bruciare come il Marchio Nero che non aveva mai avuto, come il corpo di Lucius il giorno in cui lo portarono via e la notte in cui lei tornò a sfiorarlo, mentre si chiedeva che cosa stesse provando; rischiava di cadere e incenerirsi ogni volta che pensava a suo figlio, bianco e perduto lontano, ogni volta che sentiva il fetore della sua stessa casa, ogni volta che guardava suo marito tremare e spasimare come un vecchio – e per cosa, poi? Per la gloria di un tempo, per la sua bacchetta, per quella ragazzina vanesia che Dolohov si portava sempre dietro e che non si faceva vedere da quasi vent’anni?
Lucius si alzò e le venne incontro, ma si fermò a metà strada e si girò verso una finestra pallida; Narcissa ormai se n’era andata.
Devo provare compassione, per te. Ti ho sempre perdonato e sempre ti perdonerò tutto, ma che cosa ti ha fatto Azkaban, dov’è l’altra metà della tua anima?
 

Another second in the sunshine,
A decade in the dark taking part in a dream.
Have you forgotten what she looks like?
Or do you only see what you want to believe?










 

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Cissy! Cissy! Cissy! Cissy!

No, niente, è che almeno un capitoletto avrei dovuto dedicarlo a lei, prima o poi. Perché Narcissa ha sempre saputo tutto, ha sempre protetto e sopportato/fatto di tutto per la sua famiglia, pur seguendo delle idee non proprio ortodosse; insomma, i Mangiamorte sono fichi assai, ma in quanto Babbana (ma poi, si scriverà davvero sempre con 'sta maiuscola o sono io?) le loro convinzioni mi offendono alquanto.
Che dire, mi sto affezionando anche alla signora Malfoy: sarà per il carattere che ho recepito dal libro, sarà per gli occhioni scuri dell'attrice che l'interpreta (anche se questo è secondario), ma è tanto carina e mammosa, a modo suo!
Buone feste a tutti, anche se un po' in ritardo :D


 

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Capitolo 9
*** Devotion ***


Una massa di occhi vermigli li osservava da lontano, oltre le spalle dei troll: l’oscurità sembrava averli riflessi in mille piccole fiamme tra i rami della Foresta, tutt’intorno a loro. Erano arrivati in silenzio, con la sera giovane e pallida, e in silenzio avevano atteso; Crux era tornata con quelle creature d’opale e d’ombra – i suoi simili – e sedeva, languida e annoiata, contro un tronco riarso. Vent’anni, dannazione, vent’anni s’erano trascinati neri e viscidi come un veleno, e adesso era lì, immobile, con i capelli più lunghi e ancor più mori e quell’espressione vagamente idiota sul viso altero; Lucius Malfoy ricercò il polso di sua moglie, come lei la notte in cui aveva sacrificato la sua bacchetta all’Oscuro Signore, strinse l’aria tra le dita, nascose il pugno sotto il mantello – non la odiava più, non l’aveva mai odiata! Narcissa avrebbe perdonato il suo cuore e riportato la sua carne alla salvezza, ma era lontana, china su qualcosa nel bel mezzo della radura.
- È morto!
L’intera Foresta Proibita parve fremere e ruggire, selvaggia; Malfoy non osò muoversi. Harry Potter è morto. Ma quanto poteva importargli, dopotutto? Era la fine, solo la fine, mentre percepiva chiaramente la felicità nera del suo Signore e i saltelli di Bellatrix sulla terra ugualmente buia.
- Dobbiamo trovare Draco – sussurrò Narcissa – e andarcene, Lucius lo sapeva, ma non aveva nemmeno il coraggio di pensarlo. Non doveva pensare, o si sarebbe ritrovato impaurito: un modo in più per far ridere quelle maledette bestie. Per un solo istante sperò quasi che il suo Signore gli ordinasse qualcosa, qualsiasi cosa, ma la voce quanto mai sgradita della cognata lo riscosse dal suo vuoto.
- Eh, eh, eh – fece, e il sorriso che le si aprì in volto non avrebbe potuto contrastare in modo più assurdo con la follia dei suoi occhi, – dove stiamo andando, di grazia?
Un lampo scarlatto esplose dalla sua bacchetta, e poi un altro, e un altro ancora: solo allora Lucius vide che loro s’erano avvicinati, gelidi e silenziosi nella confusione che li circondava, e se ne accorse anche Dolohov; Bellatrix, però, non li stava colpendo.
- Non intendiamo aspettare qui un minuto di più, solo per quel ragazzino.
Un vampiro dal volto spaventosamente livido e la chioma arruffata s’era fatto avanti, i canini bene in mostra; la luce e la risata roca della strega lo investirono di nuovo, facendolo infuriare, ma Crux lo tenne fermo per il petto.
- Oh, i piccini sono affamati! – esclamò Bellatrix, e nessuno la fermò. – Ma qui – sibilò poi, avvicinando il viso al vampiro, feroce – nessuno fa niente se prima non lo ordina il nostro Signore, perciò indietro, sanguisughe!
- Sanguini, vieni via! – lo strattonò Crux, precedendo la bacchetta di Bellatrix; senza accorgersene, freddo e inerme, Lucius l’osservò seguire i suoi compagni nell’ombra dov’erano sempre stati, udì – con un brivido che non riuscì a controllare – la voce fiammeggiante dell’Oscuro Signore, vide quella specie d’ibrido irsuto sollevare il corpo del ragazzino, umido di rugiada e lacrime, e una massa di volti bianchi e flebili come stelle opporsi d’improvviso – a volte non ricordava nemmeno perché – all’oscurità che lo circondava.
Sotto i mantelli, Narcissa gli stringeva la mano; Lucius ne sentiva il cuore impazzito sotto la pelle, tra le vene, e pensò che dovesse essere proprio quella, infine, la loro sorte – ma ben presto perse anche lei, dietro la folla e le urla lontane di Voldemort. Continuò a chiamare suo figlio in mezzo alle mura di quel castello vecchio e distrutto come il mondo, ansioso di afferrarlo per le spalle ancora giovani e trascinarlo via, eppure quel che si ritrovò davanti, chino e nero, non aveva esattamente le fattezze di Draco.
- Crux.
Lucius Malfoy, bello, puro e Mangiamorte, si sentì morire, nitidamente, quando vide quegli occhi confusi che conosceva, e il filo scarlatto che dalle labbra le cadeva sul petto, accanto ai capelli; per quanto fosse stupido chiedersi perché mai una vampira dovesse aver la bocca sporca di sangue, se lo chiese. E la seguì.
 

Devotion, devotion
I’m a slave unto the mercy of your love.
For so long, I’ve been so wrong.
I could never live without you.










 

______________________________________________________________

... anche se in ritardo, tantissimi auguri per un dolcissimo anno nuovo!
Quasi una settimana per il nono capitolo, caspio - beh sì, sono rimbambita, ma sono anche partita! Ogni tanto mi tiro giù a forza dal mio iperuranio fatto di personaggi più o meno fittizi e ganzissime storie d'ammmore e mi costringo a tornare nel mondo reale, il che vuol dire che ho passato il Capodanno a Firenze, dove non sono riuscita a scrivere 'na mazza -.-"
Beh beh beh, che dire. E' proprio da questa canzone che è partita tutta l'idea, quasi un mese fa. Mi garba proprio tanto, anche se ci avviciniamo alla fine, con un bel po' di vampiri che si uniscono alla battaglia finale (c'è anche Sanguini, l'unico vampiro, oltre al presunto Scrimgeour, di cui abbia sentito parlare nella saga... diciamo che l'ho fatto tornare alla parte oscura, dopo essere stato addomesticato, ecco), questo Malfoy che ha perso forse un po' del suo smalto - immagino che un anno ad Azkaban si faccia sentire - e Crux che, sempre forse, dopo vent'anni è cresciuta.
Insomma, mi riperdo in chiacchiere! Baci!

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Capitolo 10
*** Unspoken ***


Avere una paura immonda era una caratteristica dei Malfoy – eccezion fatta, forse, per il venerabile Abraxas –, ma lo era ancor di più ricoprirla d’oro, di nero e di sguardi sprezzanti, prima che potesse scorgerla qualcun altro; ed era lei che adesso gli batteva in petto, tra i polmoni, era lei che muoveva le gambe stanche di Lucius oltre quelle frecce d’odio rosso e verde, sopra quei cadaveri perduti e sbigottiti, dietro la veste nera e consunta di Crux. Oramai erano nei sotterranei – chissà come, non ricordava – e lui non aveva nemmeno più aria per respirare, per parlare, per pensare ad altro.
Fa’ che non sia lui, fa’ che non l’abbia…
Crux scomparve nell’aula di Pozioni con un fruscio, Lucius rimase alla porta, una mano stretta sul cuore e l’altra conficcata nello stipite.
… morso, maledizione, fa’ che non sia…
S’affacciò piano, e un’ombra si mosse a tre banchi da lui. Dove diavolo era l’aria? Gli sembrava di respirar fiamme.
… Draco.
Un volto si contorse alla luce della luna, tornò a guardare nell’oscurità – dove s’era fermata Crux, forse – e poi gli inchiodò addosso i suoi occhi color della nebbia.
- Malfoy – rantolò, e in quel ghigno cinereo, in quel braccio sinistro sanguinolento, Lucius riconobbe con sollievo Antonin Dolohov. – Sei venuto a goderti lo spettacolo da bravo codardo, eh? – ridacchiò a fatica, disgustandolo profondamente. – La mia bambina si sta rivoltando contro di me perché ho provato a lanciarle un Dolohoferio
- Non chiamarmi in quel modo.
- Ah, già – riprese Dolohov, alzando il mento per nasconderle il dolore. – Scusami, Susie. Sei cresciuta, hai ragione, e adesso credi di avere il diritto di ripagarmi così.
- E per cosa? – la voce di Crux non era che un sibilo cupo, ma anche lei tornò alla luce; se avesse guardato meglio, Malfoy avrebbe visto che aveva diciotto anni da sempre, e il fuoco negli occhi. – Per cosa dovrei ripagarti? Per avermi illuso, preso in giro, usato? È forse questo che voi maghi considerate con gratitudine?
Ogni sua parola era una staffilata sulla lingua; Crux si volse anche verso Lucius, ma lui si ritrasse nella notte – non sarebbero mai stati più distanti di così.
- Come sei melodrammatica, Susie! Cosa diavolo credevi? – latrò Dolohov, tentando invano di tirarsi su; doveva essere ferito anche altrove. – Giuro che eri una creaturina tanto bella quanto sciocca, mi piaceva averti intorno, solo per me, ma adesso… adesso guarda cosa sei diventata, una selvaggia
- Ho solo imparato ad essere quel che sono – soffiò lei; probabilmente sarebbe avvampata, se solo fosse stata umana. – Tu dicevi che mi avresti resa grande, una di voi, dicevi che avrei potuto smettere di vagare da sola nella notte, senza sapere chi ero o come nutrirmi, – Crux chinò la testa, come se facesse fatica a ricordare, e per un istante parve tornare ragazzina – e che senza di te mi sarei consumata, perché tu avevi la mia bara… ma sai una cosa? Quando ti hanno preso – Lucius nascose un fremito – mi sono, per così dire, data alla macchia, e ho capito che per mesi mi avevi solo riempito d’idiozie… che tutti voi, nonostante quei Marchi, quelle maschere o quell’oro, non siete altro che leccapiedi, bestie tali e quali a noi
- Quando? – l’interruppe Dolohov, fissandola immobile; Crux, a labbra dischiuse, sembrò riscuotersi da un lungo sonno.
- Quando? – ripeté, incredula. – Che cosa, io… anni fa…
- No, quando te l’ho chiesto, Susie – ruggì Dolohov, ed esplose in una risata roca e piena di sangue; nello stesso momento, esplose la collera nel petto di Crux. *
- Uccidilo! – gridò, guardando Malfoy come se non l’avesse mai visto prima. – Uccidilo! Tu hai una di quelle cose, avanti, fallo! – ma quando lui scosse la testa, nascosto tra le ombre, lei parve volersi strappare il cuore di dosso dalla rabbia. – Ah, devo sempre fare da sola!
Tutto fu solo un chiarore, un ringhio, e Crux strinse una mano attorno al collo di Dolohov – come quando lui, quasi vent’anni prima, aveva spiegato a Lucius in che modo i vampiri uccidessero i Babbani.
- Lo sciocco sei stato tu, Antonin, stavolta – disse lei, fissandolo con un odio che nemmeno la sua morte avrebbe potuto placare; ma lui sorrideva ancora. – Credevi che sarei venuta solo per essere sfruttata, per tornare la tua bambola! Muori, vecchio cane bastardo – sibilò, piantandogli i denti in gola senza troppe cerimonie – e spera solo di non ritrovarti come me.
Lucius si voltò di colpo, premendosi un lembo del mantello sul viso; Crux rialzò la testa, pulendosi con un braccio, ma lui non parlò. Non era più tempo, ormai, e lei capì: lo guardò improvvisamente persa, fermò le mani tremanti e gli svanì accanto, come un incubo antico.    
 

So just let me go, I won’t change my mind.
I’d rather be lonely than be by your side.
And nothing you say can save us this time,
I’d rather be lonely.






 


L'angolino oscuro di Doo:
Aspettavo questo momento da una vita, diamine! *si gasa da sola*
Ho sforato alla grande anche con questo capitolo, tanto che ho dovuto tagliare un pezzettino (che metterò nel prossimo, comunque)!
E che dire, semplicemente non mi ricordavo che fine avesse fatto Dolohov, nell'ultimo libro; nel senso, non sarà mica morto per uno Schiantesimo di Vitious... credo D:
Certo, soccombere a Crux non è stato molto più valoroso (sia maledetta la mia fantasia -.-), ma era già ferito e indebolito, lei l'ha affascinato un'altra volta... insomma, ognuno ha i suoi punti deboli. E lei è cresciuta, sì (almeno di testa), e ha imparato a non illudersi più: mi ha reso proprio fiera!
Ammetto che questo capitolo ancora non mi soddisfa del tutto, ma lo leggo e rileggo da giorni, e ormai ho la testa completamente vuota... quindi ecco qui :)
Ah, svagheggiando su YouTube ho trovato Lana Del Rey, una cantante che me gusta parecchio, e alcune sue foto mi hanno fatto pensare subito alla mia Crux (come questa); per l'ultimo capitolo potrei provare a farci una specie di banner, vedremo.

* per la fantastica ironia di Dolohov si ringrazia mia sorella, che con quel "quando?" mi ci frega quasi tutti i giorni -___-" 
Adesso fuggo, baci!


 

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Capitolo 11
*** The Water ***


Il primo ad accorgersi della luce pallida che serpeggiava dietro la porta fu, incredibilmente, Dolohov: tossì e tentò di girarsi da un lato, il sangue che traboccava dal collo e dalle labbra – poi l’alba entrò nell’aula, facendosi verde e grigia e nera, ma era pur sempre la cosa più calda che quella notte avesse riservato a tutti loro.
- Hai presente, vecchio mio, – mormorò, ma Lucius non si curò nemmeno di avvicinarsi per sentirlo meglio, – quei serpenti il cui morso ti lascia soltanto un giorno di vita, e tu… tu non puoi far altro che vedere il tuo stesso s… sangue uscire da qualsiasi apertura?
Lucius non rispose, ma Dolohov riuscì a scorgere il lontano brillio dei suoi occhi e inspirò a fondo, prima che un singulto orribile gli squarciasse il petto.
- Beh, credo – riprese, a fatica, e un’ondata di pustole brune nascose il suo vecchio ghigno, – io credo proprio che mi sia appena capitato, sai? Quale appagante spettacolo dev’essere, per te! Non ti sono mai piaciuto un granché… ti faccio ribrezzo adesso, Malfoy?
- Sei sempre stato un essere riprovevole, di questo non devi preoccuparti. – Dolohov non capiva se fosse per la distanza o perché stava lentamente chiudendo gli occhi (pesanti, pesanti come l’ombra), ma la voce di Malfoy era sempre più lontana: l’osservò guardarsi i piedi e raccogliere qualcosa da terra con disorientata eleganza, poi tornare a lui che moriva (gli ultimi respiri, piano, piano) col volto bianco e vuoto, come un fuoco fatuo alla sua vista d’agonizzante. – Stai solo… pagando per il tuo errore, Antonin.
Dolohov sorrise fra gli spasmi – Lucius l’aveva degnato di chiamarlo per nome prima della morte, infine.
- Un errore da cui tu ti sei salvato per un pelo – replicò, e le sue dita erano rosse. – Avrebbe svuotato il cuore anche a te, immagino.
- Stai delirando.
- Tu e il tuo stupido orgoglio! Non ho mai visto meglio, Malfoy! E pensare che io me ne sto andando, è una tale ingiustizia… dovrei combattere… uccidere ancora… invece di stare qui, a parlare con un inutile traditore come te… scommetto che poi correrai a nasconderti nella tua bella casetta con tutta la famiglia, non è vero?
- Taci, Dolohov.
- Ah, ho punto il signorino! Ma spero, anzi, so – e Dolohov si sporse a fissarlo con occhi lattei, soffocando un gemito – che la tua fortuna cadrà rovinosamente…
- Ti ho detto di stare zitto, dannazione!
- … trascinandoti nel fango, Malfoy. E adesso uccidimi pure con la mia stessa bacchetta, avanti, smettila di tremare e togliti questo maledetto pensiero!
Lucius inspirò a fondo, le palpebre strette sulla tenebra che sfioriva, e il suo petto fremette pericolosamente; poi alzò la bacchetta con indolenza e volse lo sguardo dove non avrebbe potuto scorgere nemmeno la sua ombra.
- È quello che meriti, dopotutto – sibilò, e le sue mani si fecero bianche. – E forse sarai molto più fortunato di tutti noi, miserabile – aggiunse tra le labbra immote, ma Dolohov non sentì: ormai aveva allargato le braccia, e una manciata di sospirose scintille verdi gli colorò il torace nero. Lucius lo vide boccheggiare al nulla – sei un assassino anche tu, sembrava dire, ma era il tacito ululare che gli tuonava in testa –, combattere con l’aria che gli sfuggiva tra i denti e alla fine, inerme, spegnersi come un fantoccio sporco. Non poté impedirselo: gli premette la bacchetta sul collo, coprendosi la bocca con un guanto perché la morte gli aveva spirato fetida addosso, ma il vecchio corpo di Dolohov si ripiegò stancamente su se stesso, chiudendo gli occhi alla luce.
- Lucius! Draco, l’ho trovato! Lucius!
E la voce di Narcissa ruppe il canto superbo dei vincitori, qualche piano più su, e l’angoscia che gli mordeva il cuore: tutto era spezzato, travolto, tutto gli gridava che era la fine, ma Lucius lasciò quella bacchetta straniera e quei sotterranei che puzzavano di carne in fiamme e, senza una parola, nei venti gialli che gli sfioravano la testa dopo la battaglia, corse a riprendersi ciò che davvero importava.
La sua fortuna era caduta da molto tempo, ormai.
 

I wish that I was stronger
I’d separate the waves
Not just let the water
Take me away.











 

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E ce l'ho fatta, direte! Ebbene sì, dopo quasi due mesi! Capperi, so che sono davvero imperdonabbbile, ma vi chiedo umilmente scusa ç_ç non so perché c'abbia messo tutto 'sto tempo, forse mi era passata l'ispirazione iniziale oppure il fatto che questa storia stesse per finire mi ha messo un po' di... ansia, forse, boh; però ecco, oggi ho avuto la domenica libera, mi ci sono messa d'impegno et voilà! Spero vi piaccia o che non sia una totale delusione, almeno. Poi certo, pubblicare a quest'ora non è un granché, ma l'ispirazione mi viene sempre di notte praticamente!
E insomma. Alla fine mi è piaciuto scriverlo, sìsì... o diciamo che mi piace la gente che muore, piuttosto - la morte è il modo migliore per rendere importante o anche solo apprezzabile un personaggio, secondo me xD poi immaginavo che davvero, effettivamente, Lucius non deve aver ammazzato molta gente in vita sua. Non ce lo vedo proprio ò_ò però Dolohov era lì, dopo aver raccolto il suo bel numero di vittime (Remus, sigh ç_ç), agonizzante, sanguinolento e amabilmente fastidioso come al suo solito... un bell'Avada Kedavra (sempre molto elegante, eh) ci stava bene. Però mi dispiace. Poi beh, 'The Water' è una delle canzoni che preferisco, nell'album degli Hurts, e anche se non sono riuscita a inserire più citazioni spero di averla resa bene. E' così malinconica, e... sì, mi sembra che possa rendere bene il senso di stanchezza e forse anche il vuoto - nonostante il sollievo - dei Malfoy, dopo la battaglia.
Per il banner, inoltre, non sono riuscita a combinare nulla di buono perché Gimp mi dà parecchi problemi (ho provato a Cruciare il computer, ma non si è rivelato un metodo molto efficace u__u), però ringrazio yayachipmunk per avermi consigliato un'immagine bellissima! Forse ce la farò, un giorno!
Ci avviciniamo alla fine, dunque. Questa dovrebbe essere l'ultima canzone, tecnicamente, ma dato che in essa è presente anche una ghost track (mi pare si chiamino così) penso proprio che sfogherò la mia fantasia in un altro capitolo ancora, forse un po' speciale... chissà >:3

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Capitolo 12
*** Verona [+1] ***


"Noi
moriamo con chi muore: guarda,
essi partono, e noi andiamo con loro.
Noi nasciamo con chi muore:
guarda, essi ritornano e ci portano con loro."
Little Gidding (da Quattro quartetti), T.S. Eliot
 




La luna è sorta da ore, ormai – di nuovo.
Chi, chi ricorda la piccola stupida Suzanne, adesso? Il tempo galoppa muto, tranquillo, e ogni notte la lascia di fronte a questa finestra sbiadita: io sono sempre qui, Lucius, quando le ombre s’alzano e spirano sui mortali, quando tu ti affacci e – lo vedo da lontano, allora – queste stelle desolate si consumano sul tuo volto bianco. Sono anni – da quando lasciasti che l’alba mi scacciasse e io cadessi nell’abiezione, ma torno ancora una volta – che ti osservo invecchiare sotto quelle sopracciglia sprezzanti, baciare in un soffio la moglie silenziosa e il figlio lontano, cadere accanto ad un bastone d’argento o su un cuscino, rivoltarti nel letto, osservare la tua casa con occhi stanchi: ma tu mi hai dimenticata in fretta, non è vero?
Di questa notte io ho pieni gli occhi e le viscere, la vesto, continuo a calpestarla come una volgare nomade, e forse è troppo chiederti d’immaginarmi qui, esattamente dove sono, sfregiata dal chiarore: io so che non abito più nemmeno i tuoi incubi, ormai, ma tu non sai che sono io quella che distrugge i tuoi vasi quando è furiosa, non sai che sono mie le urla affamate dei noviluni e che mio è il corpo che continua a profanare tombe per nascondersi – un giorno mi troveranno, forse, che dormo aspettando la luna; oppure mi trafiggeranno mentre torno alla tua finestra, non m’importa. Sono maledetta dall’abbandono, dallo schifo, ho mangiato uomini già morti, cadaveri, a centinaia; ne ho succhiato le carni livide, le vene rapprese, le labbra che già cominciavano a schiudersi nel ghigno scheletrico della morte. L’abbiamo fatto in molti, perché le guerre lasciano ovunque resti che nessuno ricorderà, e ancora in molti – Sanguini e mille altri compagni, li ho visti andarsene – ci siamo sfatti al sole come terra inutile. A noi non piace vivere, te l’ho mai detto? È facile perdersi in queste lande notturne, col vago ricordo delle mattine; e la solitudine dell’assassino ci viene presto a noia.
Ma farti del male, anche solo ferire chi ami – cielo, è talmente strano osservarti amare qualcuno, o tentare di nasconderlo –, no, è l’ultima cosa al mondo che potrei fare; d’altronde io sono l’ombra di me stessa da mesi, lune interminabili, e dallo stesso esatto tempo tu sei sfinito eppure disgustosamente orgoglioso: che battaglia sarebbe? In fondo i combattimenti non ci hanno mai insegnato nulla, questo lo sappiamo. Io non ti voglio, non voglio il tuo sangue né il tuo oblio, aristocratica sanguisuga che non sei altro, ma non ho che questo.
Antonin diceva sempre, prima che quel tuo irritante mondo pieno di bacchette di legno lo rinchiudesse e che io smettessi di nascondermi nella mia stessa stoltezza, che assomigliavo terribilmente ad una banshee – che qualcuno me l’abbia detto anche nella mia vita precedente, sotto il sole che distrugge, questo non ricordo; so solo che, costi quel che costi, le banshee non abbandonano mai il tetto della loro famiglia, pur quando il signore sta morendo.
Io sono qui, Lucius, te l’ho detto: sempre qui, e aspetto.

 
Tomorrow would be different
With a lady like you.
 










___________

E -rullo di tamburi- anche questa finisce! Un parto: non nel senso che è stato difficile o cosa, ma cavolo, sono proprio altalenante (sia come autostima che come ispirazione) - e infatti, dopo più di un mese, anche questo capitolo è stato interamente partorito ieri sera, niente da fare. Ed è tutto dal punto di vista di Crux (che qui si chiama col nome u_u), lo progettavo da sempre. E' un po' (molto) sconclusionato e retorico come ultimo capitolo, lo so, non si parla nemmeno più di magia!, ma pensavo che almeno alla fine, dopo tanti anni, lei avesse il diritto di parlare per benino ù_ù e insomma ritorna il parallelo con le banshee, così, è più forte di me, sono troppo belle, così appiccicose *_* già me la immagino la piccola Crux tutta disperata ad urlare, la notte in cui Malfoy morirà *_*
Ok ok, basta, ma mi mancherà un pochino ç_ç però il finale è abbastanza aperto, dopotutto, chissà che un giorno non ne possa scrivere un seguito o un prequel... boh, per adesso posso dedicarmi anima e corpo alla mia tontissima infermiera e all'ancor più tonto Allock, finalmente **
Ed ecco il momento fatidico: grazie, grazie, GRAZIE a chi ha inserito la storia nelle seguite/preferite eccetera e a voi splendori che avete commentato, davvero *__________*



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