Sentii sbattere forte contro a porta della mia camera e sentii la voce roca di mio padre urlare:
«Mary! Vuoi uscire a mangiare o no?! Se non esci subito saranno guai per te!»
Aprii terrorizzata la porta e mi avviai in cucina scansandolo.
Si sedette a capotavola sbattendo la sedia ed io intimorita mi sedetti accanto a mia madre. Mangiammo con un silenzio tombale e poi me ne andai in camera chiudendo nuovamente la porta a chiave. Era così che passavo i miei pomeriggi, sdraiata sul letto, a piangere.
Stavo per uscire quando sentii mia madre urlare e mi misi in ascolto:
«No! Non andare. Lasciala stare!»
Iniziai a tremare a feci ciò che mi diceva l'istinto.
Aprii la finestra e mi arrampicai sul ramo della quercia che era piantata accanto alla mia finestra.
Scesi lentamente dall'albero e mi misi a correre.
Non potevo sopportare ancora altro dolore!
Correvo a occhi chiusi e sentivo il vento gelido sbattere contro la mia faccia bagnata dalle lacrime.
All'improvviso le mie gambe cedettero e il fianco ricominciò a pulsare di nuovo. Avevo ancora il viso coperto per non far notare al mondo il mio stato.
Ero seduta in un angolo della strada, con le gambe strette al petto e piangevo...
«Hai bisogno di aiuto?» Mi chiese una voce familiare.
Alzai lo sguardo e vidi Luca, il ragazzo con i capelli biondi a spina che avevo incontrato quella mattina. Questa volta però era solo, non c'erano Francesco, Emanuele e Alessandro con lui.
«Mary!» Disse sorpreso. Tornai con la testa fra le gambe sperando che se ne andasse. Non avevo bisogno della sua compassione... o forse si?
Sentii che si sedette accanto a me e mi abbracciò. Affondai la testa nel suo petto, senza pensare che quello che era seduto accanto a me era un perfetto sconosciuto. Di lui sapevo solo il nome. Mi strinse ancora più forte e iniziò a accarezzarmi la schiena.
«Cosa ti è successo?» Mi chiese.
Non gli risposi, abbassai solo il cappuccio mostrandogli il mio viso. Sgranò gli occhi.
«Chi è stato?» Chiese.
«Mio padre.» Risposi e ricominciai a piangere.
Lui mi strinse forte e appoggiò la testa sui miei capelli.
Rimanemmo in quella posizione per ben due ore e io piansi tutto il tempo.
«Dai, vieni con me. Ora chiamo gli altri e ti facciamo divertire per un pò. Ok?» Disse sorridendo.
Annuii con il capo e lui prese il cellulare.
Mandò un messaggio agli altri tre dicendo di incontrarsi davanti al bar 'Crazy Cafè'.
Nel frattempo mi fece sedere e io gli spiegai tutta la situazione. Era la prima volta che mi confidavo con qualcuno. Mi sentivo ... al sicuro.
«Mary.. Ora ci siamo noi con te. Ti proteggeremo noi, non devi preoccuparti.» Mi disse infine ma io negai con la testa sconsolata. Non potevano proteggermi, il mio destino ormai era scritto, dovevo solo soffrire, non c'era via d'uscita.
«LUCA!» Sentimmo urlare e ci voltammo di scatto vedendo arrivare Emanuele, Francesco e Alessandro.
Feci per alzarmi il cappuccio ma Luca mi bloccò la mano impedendomi di farlo. Quando i tre arrivarono rimasero impalati vedendomi seduta allo stesso tavolo con Luca.
«Ciao..» Dissi timidamente coprendomi il livido con la mano.
«Mary! Che bella sorpresa!» Urlarono tutti insieme e poi guardarono Luca.
«Bé, perchè ci hai chiamati?» Disse Emanuele.
Luca si avvicinò a me e mi tolse la mano dal viso, scoprendo il mio viso tumefatto.
All'improvviso mi ritrovai con quattro paia di occhi che mi guardavano il viso, tre sorpresi e uno addolorato.
«Cosa è successo?» Sussurrarono Emanuele, Francesco e Alessandro.
Raccontai loro la mia storia e all'improvviso mi abbracciarono stringendomi a loro.
«Sapete, nessuno mi ha mai abbracciata in vita mia. E' una bella sensazione.» Gli dissi.
«Mary, ora ci siamo noi. Noi saremo tuoi amici. Di noi ti puoi fidare, ti vogliamo bene.» Mi disse Emanuele.
E come al solito, cominciai a piangere ma per la prima volta in vita mia per la felicità.
Avevo trovato quattro amici che mi volevano bene.
|