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Riassunto: E forse era un
idiota, Sanji, forse le aveva ripetuto quella stessa frase un milione di volte
e forse ci credeva davvero, e nonostante tutto lei non poteva fare altro che squadrarlo,
ogni volta, e rispondergli che si, era davvero
un idiota.
Ma era il suo idiota, Nami si disse, con un orgoglio
che era del tutto irrazionale, suo e di
nessun’altra.
Note: Ambientata in un
momento imprecisato durante la new world arcin cui ipoteticamente
Nami ha cominciato a realizzare i suoi sentimenti per il nostro cuoco <3.
Raccolta,
probabile spoiler! nei prossimi
capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.
[Flashfic,390
parole]
My
lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.
1. My lovely idiot.
Sanji
era senza ombra di dubbio un completo
idiota.
Certo,
il suo carattere aveva innegabilmente non pochi lati ammirabili, come la
passione con la quale si dedicava al suo lavoro, la generosità verso gli
affamati e la lealtà nei confronti dei compagni e del capitano, per non parlare
di quella curiosità che a volte lo faceva apparire come il bambino che era
stato e la sua tanto stramba quanto lodevole cavalleria; e proprio mentre si
scopriva a pensare a tutto questo, Nami, che dopotutto Sanji-kun era una persona ammirabile e perciò non
meritevole del trattamento che gli riservava, succedeva ancora.
Gli
occhi del biondo assumevano la forma di un cuore, i lineamenti si arricciavano
in quella maniera buffa e inconfondibile e con un largo sorriso prendeva a
volteggiare in direzione della ragazza di turno, verso la quale la rossa si
scopriva a provare, ogni volta ed assurdamente, un odio tanto fastidioso quanto
inspiegabile.
A
quel punto sistematicamente Nami sbuffava, chiudeva con un tonfo il libro di
navigazione che stava sfogliando e, rivolta un’occhiata sprezzante al biondo e
alla ragazza che l’accompagnava, si eclissava sottocoperta.
E
la scena si ripeteva ancora e ancora, giorno dopo giorno. E ancora e ancora, tutte
le volte, -avrebbe potuto giurarci, Nami- immancabilmente la porta della
libreria si scostava debolmente rivelando un occhio tremendamente blu e quelle
assurde sopracciglia. Alla solita domanda, posta con innegabile cortesia, “Posso entrare?” lei rispondeva con un
altrettanto quanto fintamente cortese “certo
che si”. Era a quel punto che il vassoio le veniva posato davanti, ricolmo
di ogni genere di bevanda e squisitezza.
“Per
lei, principessa.” Premuroso e fottutamente gentile, come al solito.
La
rossa sbuffava, i gomiti puntellati sul tavolo di legno. “E la ragazza di prima?
L’hai già lasciata andare?”.
L’ombra
di un sorriso agli angoli delle labbra, lo chef annuiva prima di rivolgerle un
breve quanto sincero inchino.
“Era
l’ora dello spuntino quotidiano della mia Nami-san, no? Non potevo ignorare l’unica
regina del mio cuore”.
E
forse era un idiota, Sanji, forse le aveva ripetuto quella stessa frase un
milione di volte e forse ci credeva davvero, e nonostante tutto lei non poteva
fare altro che squadrarlo, ogni volta, e rispondergli che si, era davvero un idiota.
Ma era il suo idiota, Nami si disse,
con un orgoglio che era del tutto irrazionale, suo e di nessun’altra.
Angolo dell’autrice
<3.
Ebbene
si, l’ho fatto O__O La raccolta SanjixNamiche
progettavo da tempo XDD Adoro questi due, credo che ormai si sia capito çAç. E sentivo il bisogno di creare finalmente una raccolta
in cui “buttare” tutte le idee che m’ispirano, anche le drabble
più stupide o insignificanti. Mi è capitato spessissimo di pensare “potrei
scrivere quest’idea *3*” e poi dirmi “…ma verrebbe fuori brevissima, non
varrebbe la pena pubblicarla da sola çAç”. E’ per questo motivo che nasce questa
raccolta XD Un contenitore del mio amore per questi due bwaaka
[cit. Sanji] <3.
Il
primo ed il secondo capitolo credo si riferiranno al titolo della fanfic, gli altri invece varieranno. Vi chiedo davvero davveroscusa
per un primo capitolo cosi banale e già visto, ma non mi è venuto altro e
stasera avevo veramente voglia di scrivere e pubblicare qualcosa. Perdonatemi
XD. Alcune frasi mi suonano un tantino contorte, quindi cercherò di
revisiore la fanfic domani a mente fresca.
E… boh, mi piacerebbe linkarvi il mio
disegno su One Piece e i miei ultimi due AMV, ma non ho voglia e non vi frega
nulla. Se v’importa invece (01,24% di possibilità) ditemelo nei commenti e
vincerò la mia fiaccaggine (?) per linkarveli èwè.
…
Si, lo so che non sto bene. Davveeeroh. Che altro
dirvi, poi… al momento sto lavorando ai soliti due
contest, ai quali spero di riuscire a partecipare in tempo [università
permettendo]. Ah, e ora dato che ho inserito il tagspoiler… lasciatemi SFOGARE
SULL’ULTIMO CAPITOLO OAO
OMGOMG
Shirahoshi è il Poseidon
XDD Sono scioccata u_u)/. La parola a voi (!!), miei
adorati lettori *3*.
Riassunto:
Lo capisce, Sanji, che quel tipo di
bellezza non è per tutte, lui che tutte le ama. Capisce che la bellezza di
Nami-san è solo sua, solo suo è il modo in cui si arriccia le ciocche di
capelli tra le dita quando è nervosa, solo sua è quella piega adorabile delle
sopracciglia quando li scruta tutti quanti, uno ad uno, in preda alla collera.
Note: Collocabile in un
qualunque punto della storia XD. Raccolta, probabile spoiler! nei
prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.
[Flashfic,320 parole]
My
lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.
2. My
beautiful lady.
«Anche
oggi sei bellissima, mia dolce Nami-san~»
«Si, si…».
Un sospiro. «Dato che sono bellissima e che mi ami cosi tanto, mi porteresti
qualcosa da bere, Sanji-kun?».
Gli
occhi di lui brillano. «Certo che si!!~ Questo ed altro per lei, mia
regina~».
La rossa
sorride compiaciuta e si stiracchia inondata di sole mentre lo vede
allontanarsi in un turbinio di cuori.
E lui, d’altra
parte, cosa può fare se non amare quel sorriso?
E’
cosi bella, la sua Nami-san –bella come una Dea, oserebbe dire, più bella della
bellezza stessa. Quante volte si è perso a guardarla dimenticandosi perfino del
dolore bruciante di una ferita, del nodo in gola che il suo ennesimo rifiuto
gli ha provocato?
E’
bella, la sua Nami-san, perché sorride. Sorride senza smettere mai. E’
bella perché ha quella forza straordinaria che le scorre nelle vene, la forza
di ridere e andare avanti, è bella perché non si è mai arresa, neppure una
volta, dinanzi a niente o nessuno.
Lo
capisce, Sanji, che quel tipo di bellezza non è per tutte, lui che tutte le
ama. Capisce che la bellezza di Nami-san è solo sua, solo suo è il modo in cui
si arriccia le ciocche di capelli tra le dita quando è nervosa, solo sua è
quella piega adorabile delle sopracciglia quando li scruta tutti quanti, uno ad
uno, in preda alla collera.
Solo
suo è quel modo che ha di prendergli il cuore tra le mani e spedirlo dritto in
paradiso prima di precipitarlo nel più profondo inferno.
Ma
è lei, la sua Nami-san –che poi sua non è-,
e cosa può fare se non amarla?
Stringe
tra le dita sudate il vassoio mentre le si avvicina, vede il paradiso e l’inferno
nelle mani di lei che lo salutano. Si farà bastare quel saluto, ancora una
volta, in attesa del giorno in cui potrà sentire su di sé tutto il suo amore.
Se
mai arriverà.
Angolo dell’autrice
<3.
Si,
esatto, questa raccolta sarà composta da ff
squallide. Ci ho messo tutta me stessa nella scorsa shot
che ho pubblicato, quindi ora sono prosciugata (!!) e … Naah,
niente. Oggi è il mio onomastico e sono alle prese con una prova di Morfologia
di cui non capisco un marimo abbrustolito. Che dovrei
fare? ;AA; (Mettermi a scrivere fanfic ridicole,
ovvio).
Non
ho voglia di tediarvi col mio solito angolo autore, per cui qualcosa mi dice
che la mollo qui. Ah, questa raccolta non procederà in modo regolare: non ho
idea di come saranno i prossimi capitoli e mi affiderò semplicemente all’ispirazione
del momento XD. Ah, e dato che robinchan07
me l’aveva chiesto, eccovi i miei amv XD. http://www.youtube.com/watch?v=MFgwiOBZ8wo&feature=related
e http://www.youtube.com/watch?v=3-9KTovdt3Uuwu.
…
Questa raccolta è un epicfail.
Detto questo vi saluto al prossimo capitolo, che potrei pubblicare anche a
Pasqua *3*.
Riassunto:
Era solo che -Nami dovette suo malgrado ammetterlo-
conosceva il compagno piuttosto bene, e quel sorriso obliquo vagamente
cospiratore, strapieno d’entusiasmo, non preannunciava mai nulla di buono.
Nella
migliore delle ipotesi, aveva scolpito una statua di marmo a sua immagine e
somiglianza. Svestita. (Poco male, si disse, avrebbe potuto guadagnarci
qualcosa rivendendola).
Note: Collocabile in un ipotetico futuro in cui questi due non stanno insieme, ma si piacciono assai u_u. Raccolta, probabile spoiler! nei
prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed
avvertimenti variabili.
[One Shot, 718 parole]
My
lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.
3.
Vischio.
Sanji-kun
era sempre in qualche modo strano, ma
quel giorno stava davvero sorpassando i limiti. La pazienza di Nami era
tutt’altro che infinita, e la rossa temeva davvero che il compagno potesse ritrovarsi
con la sua bella testa bionda schiacciata contro il muro se non avesse smesso
di trascinarla da un capo all’altro della nave con quel sorriso
stramaledettamente entusiasta, e… beh, si, era un bel sorriso. Piuttosto bello, a dire il vero, ma la cosa non turbò
Nami più di tanto. Non la turbava neppure la mano di lui che stringeva la
propria invitandola a seguirlo, perché avrebbe dovuto?
Era solo
che -Nami dovette suo malgrado ammetterlo- conosceva il compagno piuttosto
bene, e quel sorriso obliquo vagamente cospiratore, strapieno d’entusiasmo, non
preannunciava mai nulla di buono.
Nella
migliore delle ipotesi, aveva scolpito una statua di marmo a sua immagine e
somiglianza. Svestita. (Poco male, si disse, avrebbe potuto guadagnarci
qualcosa rivendendola).
Nella peggiore delle ipotesi… beh, Nami non
avrebbe saputo davvero cosa aspettarsi. Forse l’ennesima richiesta di matrimonio che lei sarebbe stata
costretta, con molto tatto, a rifiutare? Aveva più volte tentato coi suoi
soliti modi rudi, naturalmente… ma quando le richieste si erano fatte sempre
più frequenti, e l’espressione del cuoco sempre più afflitta ad ogni suo
rifiuto, si era trovata costretta ad abbandonare le brutte maniere e
rispondergli con un rassegnato “No, Sanji-kun. Non posso sposarti, mi spiace”.
A quel punto, lui si limitava a stringere le spalle e, fingendo indifferenza,
sospirare “Ci ho provato”.
Ma
stavolta la situazione era esponenzialmente diversa: il cuoco non la fissava
affranto, stroncato dall’ennesimo rifiuto, al contrario esibiva il più
straordinario dei suoi sorrisi mentre si ostinava a condurla con l’usuale
delicatezza fuori dall’osservatorio, poi giù per la scala a pioli ed infine in
cucina, per poi arrestarsi soddisfatto dinanzi all’uscio.
«Ecco
qui», annunciò, esibendo un sorriso trionfale. «Nami-san, ti va di dare
un’occhiata fuori?».
Lei
assottigliò gli occhi, scettica, e l’espressione compiaciuta del cuoco non
l’aiutò di certo a prenderlo sul serio, ma decise lo stesso di fare ciò che le
diceva. Sanji-kun non era il tipo da fare scherzi idioti ad una donna,
dopotutto, quindi il peggio che potesse aspettarsi era trovare l’erba del
giardino tagliata a formare la frase “Nami, ti amo”. (Sanji ci aveva provato
più di una volta, ritenendolo un ottimo modo per dichiarare il suo amore alla
ragazza, ma Franky si era opposto minacciando di rivelare non si sa quale
terribile ed imbarazzante segreto riguardante il biondo).
Ad ogni
modo Nami si affacciò, sporgendosi oltre l’uscio ed aguzzando gli occhi nel
tentativo di cogliere scritte sui muri o statue giganti dalle sue fattezze, ma
pur sforzandosi non riuscì a trovare nulla del genere. A quel punto si voltò
verso il compagno, confusa.
«Ehm…
dove dovrei guardare, precisamente?».
Fu allora
che il sorriso del biondo, se possibile, si allargò ancora di più. «Proprio
sopra di te, mia splendida Nami-san».
«Sopra
di…».
Alzò gli
occhi, e ciò che vide la indusse contemporaneamente a scoppiare a ridere e
desiderare ardentemente di strozzare il cuoco che le stava davanti.
«Toh… del
vischio», fece lui, indicando la piantina con aria noncurante. «Chissà come ci
è finito li, eh…?»
«Ah…
chissà», rispose Nami, le braccia puntate sui fianchi.
L’entusiasmo
di Sanji non parve scalfito dalla sua reazione.
«Lo sapevi,
Nami-san?», domandò, un mezzo sorriso e la sigaretta stretta tra le labbra.
«Nell’antichità si diceva che il vischio fosse la pianta consacrata alla Dea
dell’Amore».
«Ah
ah…?». La rossa lo guardò di sottecchi, perfettamente conscia di dove volesse arrivare.
«E,
insomma, stavo pensando…», azzardò l’altro, dandosi un’aria noncurante, «che
dato che qualcuno l’ha messo proprio
qui… potremmo approfittarne, no?»
Ovvio… avrebbe dovuto immaginarselo.
Nami
sospirò, domandandosi da dove il cuoco riuscisse a tirare fuori tutte quelle
trovate pazzesche per riuscire a baciarla. Ma era quasi Natale, e poteva mai
spezzare l’entusiasmo di quell’adorabile testa bionda?
«Una sola volta», sibilò, puntandogli un dito
al petto. «E dopo di questo, Sanji Gambanera, non azzardarti più a chiedermi
nulla. Fattelo bastare per i prossimi dieci ann…». Le parole si persero in gola
quando lui si avvicinò, e Nami avrebbe voluto continuare, oh, si che avrebbe voluto, ma la sigaretta
stava sul pavimento ed il respiro di lui era già sulle sue labbra.
E
qualcosa le suggerì chiaramente che, dopotutto, non sarebbe stato solo una volta.
Angolo
dell’autrice ~♪
Happy Christmaaaas,
mieiamatilettori (!!!) <3. Sono riuscita a scrivere qualcosa
per Natale, anche se in ritardo T_T Nella scorsa
settimana tra regali da finire e prove intercorso all’università ho avuto ben
poco tempo çAç. In realtà avevo in mente un tributo a
Chopper per il suo compleanno oppure
qualcosa riguardante tutti i Mugiwara, ma sarebbe
stato più lungo e complicato e non sono riuscita a trovare l’ispirazione
adatta. Invece scrivere di questi due scemi mi riesce naturale XD. Non ho molto
di cui parlare in quest’angolo autore, se non dirvi che mi sono immaginata
Sanji che cosparge la nave di vischio aspettando che o Nami o Robin ci passino
casualmente sotto.
…
Alla fine, ovviamente, le due lo eviteranno accuratamente e li sotto ci finirà
Zoro, causando al nostro cuoco l’ennesimo attacco di cuore u_u)/.
AH!
Avevo detto che avrei pubblicato il prossimo capitolo a pasqua, INVECE L’HO
FATTO A NATALE. Lo considero una mia grande
conquista personale.
Adesso
devo pensare ai contest. Rifletti, Lù, DEEVI PENSARE AI COOOONTEEEEST *braincrash*
Vabbè, sono entrata in modalità sparamillecavolateinfila. Conviene che corro a scriverle su
twitter, almeno quello è fatto apposta *nods* Vi do
appuntamento al prossimo capitolo del quale come al solito non ho assolutamente
idea <3.
(E RICORDATE, AI MUGI PIACCIONO LE CARAMELLE. Chi segue
gli spoilers capirà).
Riassunto: Nami-san gli stava correndo incontro con quel gigantesco sorriso, e cos’altro avrebbe potuto significare se non
che era incredibilmente felice di vederlo? Forse aveva d’improvviso
realizzato di amarlo follemente… sì,
Sanji decise, non poteva essere altrimenti.
Note: Ambientata in un
qualunque punto della storia, sia New World che non <3. La nave di cui si
parla però è la Sunny, non la Merry,
per cui regolatevi di conseguenza xD.
Raccolta, probabilespoiler!nei prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed
avvertimenti variabili.
[One Shot, 1180 parole]
My
lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.
4. (Un)favorable exchanges.
Per quanto si sforzasse, Sanji non riusciva davvero a credere ai propri occhi. Di
tutti gli scenari che nella propria vita avrebbe osato immaginare, quello che
in quel momento gli si presentava davanti era di certo tra i più assurdi ed improbabili: Nami-san –la sua
amatissima Nami-san- agitava il
braccio correndogli incontro, sulle labbra un enorme sorriso mentre gridava il
suo nome («Sanji-kun! Sanji-kun!»). Quasi rischiò di venirgli un infarto quando
la vide avvicinarsi, così bella e felice e…
Aspetta un attimo, Sanji. Sforzandosi di distogliere la propria attenzione
dalla ragazza, il cuoco costrinse sé stesso a fermarsi e considerare con
attenzione tutte le possibilità.
Nami-san gli stava correndo incontro (a lui, che
cazzo, proprio a lui) con quel
gigantesco sorriso, e cos’altro avrebbe
potuto significare se non che era incredibilmente felice di vederlo? Forse
aveva d’improvviso realizzato di amarlo follemente… sì, Sanji decise, non poteva essere altrimenti. In un solo istante fu
in grado d’immaginare perfettamente la sua ormai prossima vita felice insieme a
Nami-san; lui e Nami-san che camminavano mano nella mano al tramonto, lui e
Nami-san che si baciavano nascosti in un angolo della nave, lui e Nami-san
vestita di bianco che gli giurava il proprio amore eterno davanti all’altare,
lui e Nami-san in compagnia di una bambina dai capelli dorati… tutte queste
immagini attraversarono gli occhi di Sanji nel giro di un istante, e non fece
neppure in tempo ad allargare le braccia per accogliere la ragazza nel suo tanto desiderato abbraccio che lei lo
sorprese, arrestandosi appena davanti a lui invece di gettarglisi –come avrebbe palesemente dovuto fare- dritta tra le
braccia.
Il biondo, inutile dirlo, era scioccato.
La sua idilliaca immagine mentale si frantumò in
mille pezzi che crocchiarono sul pavimento come un piatto rotto (e, tra
parentesi, Sanji non aveva mairotto un piatto in vita propria).
«Sanji-kun! Ascolta, è successo che… ehm, tutto a
posto?». Nami gli rivolse un’occhiata piuttosto scettica, domandandosi perché
il suono sordo che aveva appena udito le avesse ricordato terribilmente
qualcosa che andava in pezzi. Un cuore, avrebbe detto… ma quelli non si
frantumavano sul serio.
Ad ogni
modo l’altro si fece coraggio e, tenendo insieme a forza i frammenti del
proprio cuore infranto (!!), rivolse alla ragazza il migliore dei suoi sorrisi.
«T-tutto
a posto, Nami-san. Dimmi pure, tesoro~♥».
«Bene! Ascolta, è successo che…».
Ti sei innamorata follemente di me e non puoi pensare di starmi lontana.
Dillo, dillo, dillo.
«…Dicevo, è fantastico! Mi ascolti, Sanji-kun? Ehi!
E’ incredibile!».
…E avremo tanti
bambini… e vivremo insieme per seeeempre. Coraggio, dillo…
«Insomma… sto dicendo che ho vinto alla lotteria!».
«….Eh….?».
Sanji
rimase in silenzio, immobile, e di nuovo si sforzò di considerare tutte le
possibilità. Non si trattava certo di una brutta notizia… non tanto bella quanto quella che si aspettava, ma
sicuramente non brutta, no. Eppure non riuscì a fare a meno di sentirsi
vagamente deluso… guardò Nami-san, e si diede dello stupido per non aver capito
immediatamente che la ragione di tanto buon umore fosse legata in qualche modo
ai soldi.
«Allora, Sanji-kun, non dici niente? Voglio dire…
sono un sacco di berry!
Naturalmente l’ottanta per cento sarà mio, ma il resto posso dividerlo con voi
idiot- voglio dire, con voialtri…».
«Ahhh… grazie, Nami-san, sei gentilissima».
Lei
gli rivolse un sorriso furbo e tirò fuori la lingua, dopodiché si voltò e con
noncuranza prese a camminare verso le scale.
«Allora vado a dirlo anche agli altri, Sanji-kun!
Pensa a cosa fare con la tua parte~».
Cosa fare… Sanji ci rifletté
per qualche istante, ma la dispensa era piena e non aveva bisogno di ulteriori
attrezzi da cucina, perciò per quanto si sforzasse non gli venne in mente
davvero nulla che desiderasse più di tanto. Nulla che si potesse comprare, almeno… o forse sì.
Sospirò
rendendosi conto che, inutile dirlo, come al solito il cuore aveva preso a
correre più un fretta del cervello. Considerò l’idea che gli balenava in testa
e parve anche a sé stesso una mossa azzardata, ma cosa aveva da perdere? Al
massimo, ci avrebbe rimesso qualche sberla in pieno volto ed una manciata di berry.
«Ah… Nami-san! Aspetta un attimo per favore».
Lei
si voltò, a pochi passi dalle scale. «Dimmi,
Sanji-kun».
«Ecco, pensavo…». Avanti, Sanji, ora o mai più. Ricorda, un paio di sberle e qualche berry. Sanji si fece coraggio, la consapevolezza che
per qualche assurdo motivo gli sarebbe risultato assai più facile vedersela con uno squadrone di Marines armati che
con la ragazza che gli stava davanti, bella come non mai. «Insomma, pensavo di
proporti una specie di… scambio. Il 2,2% di vincita che mi spetta in cambio di
un tuo…». Deglutì. «…u-un abbraccio. Per te dovrebbe essere conveniente, voglio
dire… sono pur sempre dei berry in più e non ti
chiedo niente di particolar-».
Il cuoco si arrestò di colpo quando vide la
compagna camminare verso di lui con passo deciso, gli occhi bassi e i pugni
stretti. Ecco, l’aveva fatta arrabbiare di nuovo… possibile che non riuscisse mai
a combinarne una giusta?
Socchiuse
gli occhi quando sentì i passi di lei avvicinarsi di più, domandandosi quali
insulti gli avrebbe rivolto ed in che modo orrendamente doloroso l’avrebbe
colpito… perciò inimmaginabile fu il suo stupore quando, appena pochi istanti
dopo, percepì qualcosa di caldo posarsi piano contro il suo petto e due braccia
avvolgerlo con delicatezza.
Scostò
le palpebre quasi con timore, la pelle che d’improvviso andava in fiamme ed il
cuore impazzito, e ciò che vide fu nientemeno che la testa rossiccia di
Nami-san, poggiata con naturalezza nell’incavo della sua spalla.
Avrebbe
voluto fare mille cose contemporaneamente, Sanji. Stringerla, mettersi ad
urlare di gioia, ringraziare gli Dei del mare uno ad uno, ordinare al cuore di fermarsi ed alla pelle di non ardere… ma non
fece nulla di tutto ciò, no. Semplicemente, si limitò a restare immobile,
domandandosi quanti istanti benedetti quell’abbraccio sarebbe ancora durato.
Fu
Nami stessa a parlare, infine.
La
testa seppellita contro il suo petto, bisbigliò così piano che lui quasi non
riuscì ad udirla. «…Scemo. Ti sembro una che si fa pagare per queste
cose, io?».
L’altro scosse il capo, trovando il coraggio di
passarle una mano tra i capelli. «Certo che no. Ti chiedo scusa».
«Mh…». Nami annuì piano, e con lentezza si
allontanò dal petto dal compagno. «E comunque non ho bisogno dei tuoi berry, sappilo. Se proprio hai tanta voglia di darli a me… accompagnami a fare shopping uno di
questi giorni, e comprami tutto ciò che
voglio. Chiaro?».
E poi, staccatasi da lui, si diresse verso le scale
a passo svelto, così com’era venuta, lasciando un Sanji rosso in viso e con la
gola improvvisamente riarsa.
Io e Nami-san… a fare shopping da soli? Potrebbe trattarsi addirittura
di un appuntamento!
Forse vuole finalmente dichiararmi il suo immenso amore!Si, dev’essere
così…
Angolo dell’autrice
~♪.
NNAAAAAMI-SWAAAAAAAAAN
♥. Ehm. Buon
pomeriggio *_* Sono riuscita ad aggiornare di nuovo prima di Pasqua <3. So damnproudofmeee T3T [cit.] C-comunque.
Come al solito l’idea per questa shot è nata in modo
strano, ovvero anche stavolta io e Hota stavamo
guardando Un Medico in Famiglia (sentite,
è una MINIERA di idee per le fanficsò_o) e c’era una scena che non ho voglia di raccontarvi è_é Comunque Hota ha detto “Mi
sono immaginata Nami che corre da Sanji tutta contenta e lui “Che c’è,
Nami-san? Hai improvvisamente scoperto di essere follemente innamorata di me?
<33” e lei “No, abbiamo vinto alla lotteria *___*” xDDDD.
Non potevo non scriverla O3O. Adesso ho una famissima
(!!!) e devo correre a mangiare qualcosa çAAç.
Consigliatemi, pane con la nutella o
non pane con la nutella? Il dilemma
più duro della mia vita.
A
pensarci non ricordo se ho risposto o no alle recensioni dello scorso capitolo,
vi giuro che se non l’ho fatto lo farò al più presto ò_o
Ah, e intanto avrei un appello importantissimo
da farvi. Se volete salvare internet e la vostra libertà di frequentare i
vostri siti preferiti, firmate questa petizione! http://www.avaaz.org/it/save_the_internet_action_center_b/?wfYyucb
In
caso contrario, il governo sarà libero di cancellare per sempre siti come Facebook, twitter, youtube e quant’altro. Megavideo, Megaupload e Wikipedia sono già down da qualche ora. Chiaro? Se non l’avete
fatto fatelo è__è. E ora che ho fatto anche un po’ di propaganda sociale (!!!)
me ne vado a mangiare affrontando la mia dura decisione “pane con la nutella o
non” èwè. Alla prossima, che spero sia ancora prima
di Pasqua <3.
Riassunto:Ricordava
chiaramente che, allo stesso modo, da bambina di tanto in tanto fosse solita
assopirsi durante i giochi; spalancando la bocca in un grosso sbadiglio, una
Nami di otto anni accostava le palpebre e sognava di mari e mandarini,
girandole ed avventure straordinarie, mentre la luce aranciata del tramonto
gentilmente le scivolava addosso.
Note: Ambientata durante un qualunque
punto della storia, New World e non <3. Non propriamente “romantica”,
diciamo NakamashipxD
Raccolta, probabilespoiler!nei prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti
variabili.
[Flashfic,
200 parole]
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
5.
Close your eyes, I’ll show you a miracle. Capitava
spesso che, rimasta sveglia fino a tarda notte intenta a consultare grossi tomi
di cartografia o tracciare le ultime linee di una mappa nautica, Nami si ritrovasse
senza neppure accorgersene a socchiudere gli occhi e, il capo posato sullo
scrittoio, scivolare piano nel sonno.
Ricordava chiaramente che, allo stesso modo, da bambina di tanto in tanto fosse
solita assopirsi durante i giochi; spalancando la bocca in un grosso sbadiglio,
una Nami di otto anni accostava le palpebre e sognava di mari e mandarini,
girandole ed avventure straordinarie, mentre la luce aranciata del tramonto
gentilmente le scivolava addosso. Infine apriva gli occhi, ed era a quel punto
che, tutte le volte, accadeva il miracolo: non c’erano più i giochi e il
pavimento freddo a circondarla ma, come un prodigio, ecco che si scopriva
avvolta dalle lenzuola e dalla calma ovattata del suo letto, nell’aria solo la
scia di un profumo che parlava d’affetto e protezione.
Accadde per questo che, più di dieci anni dopo, fu con gratitudine mista a
nostalgia che Nami accolse la familiare e del tutto inaspettata sensazione di
risvegliarsi nel proprio letto, cullata dall’antico quanto rassicurante sentore
di tabacco che, come una magia, impregnava l’aria e i vestiti.
Angolo dell’autrice~♪. Lo so, è breve °A° Avrebbe dovuto essere una drabble,
ma non riuscivo a farcela stare tutta in cento parole xD.
E non è neppure propriamente SaNami, ma più che altro
un siparietto nakamoso (?) (COME SI TRADUCE IN
ITALIANO NAKAMASHIP). Ehm. Dicevo. Adoro accostare il ricordo di Bellmere a Sanji tramite l’odore di tabacco T3T Pensateci,
per Nami dev’essere bello avercelo sempre intorno e
sentire quel profumo che le ricorda tanto sua madre xD.
Se ripenso poi al panel della sua morte, con quella
sigaretta che cade al suolo…*leshake*. Non pensiamociiiçAç Dicevo.
State tutti bene voi del nord? èwè Io al vostro posto
oggi sarei morta di paura ç_ç Fatevi forza e correte
a farvi un paio di risate leggendo il nuovo capitolo del manga <3. (AMO
QUELL’IRRECUPERABILE BANDA DI IDIOTI). Che altro dire… ad esempio che ho letto alcune fanfictionsnakamaship inglesi tenerissime e mi è venuta una voglia incredibile di scriverne una
*_* Solo che non devo scordarmi del contest, non posso mettermi nel cervello
altri progetti è_é Vi ho già promesso (!!) di
scrivere il seguito della scorsa shotèwè!!! …Vabbè.
Un altro angolo autore più lungo della fanfic stessa XDD.
Mi conviene fermarmi qui, e dato che ho già studiato andare a scrivere altro o
finire il mio amv in corso *AA* Onepiece da così tante ispirazioni >w< Vi voglio
bene, miei unici due o tre lettori <3. Alla prossima *3*
Riassunto:Era così, Sanji si disse, che avrebbe desiderato
vederla ogni giorno, appena sveglio. Svegliarsi e vedere lei, sentirla respirare con gli occhi chiusi, cullata dal sonno,
allungare una mano e carezzarle la fronte, le guance, il collo. Poi, prestando
attenzione a non svegliarla, cingerla con un braccio ed avvicinarla a sé, fino
a sentirne i capelli a solleticare il petto, ed in quel capelli affondare il
viso, respirandone a fondo il profumo.
Note: Ambientata durante un qualunque punto della storia dopo il TimeSkip <3. [Sanji ->
Nami, No two-sided romance implied].
Raccolta, probabilespoiler!nei prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti
variabili.
[One Shot, 733 parole]
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
6.
Dolci risvegli. «Mi raccomando, Sanji-kun… devi svegliarmi non dopo le quattro, sono stata chiara?
Ho molto da fare, quindi vedi di non dimenticartene».
«Sta
tranquilla, mio splendido fiore… ti sveglierò senz’altro in perfetto orario~♥».
Aveva
detto così, Sanji, ma…
Forse per
la millesima volta, il cuoco distolse lo sguardo dall’ammasso schiumoso di
stoviglie che galleggiava nel lavello e lo rivolse, come attratto una calamita,
in direzione del divano in pelle verde che correva lungo la parete, dal lato
opposto della stanza.
Ma non
era il divano in sé ad interessargli, certo che no –non quando c’era nientemeno
che la sua amata, la sua principessa
a riposare su di esso, avvolta da una coperta sottile ed un espressione beata
in viso, i lunghi capelli schiacciati tra capo e cuscino.
Per
l’ennesima volta, Sanji non poté fare a meno di abbandonare la propria
postazione ed avvicinarsi al divano ed alla sua occupante, salvo restarne, inevitabilmente,
incantato: incantato dalla visione delle palpebre chiuse e sottili di lei,
dalla linea elegante delle lunghe ciglia, dai movimenti lenti e regolari del
suo petto, guidato dai profondi respiri dettati dal sonno, dai capelli sparpagliati
sul cuscino e sulla schiena della ragazza, un po’ appiccicaticci a causa del
sudore.
Era così,
Sanji si disse, che avrebbe desiderato vederla ogni giorno, appena sveglio. Svegliarsi
e vedere lei, sentirla respirare con
gli occhi chiusi, cullata dal sonno, allungare una mano e carezzarle la fronte,
le guance, il collo. Poi, prestando attenzione a non svegliarla, cingerla con
un braccio ed avvicinarla a sé, fino a sentirne i capelli a solleticare il
petto, ed in quel capelli affondare il viso, respirandone a fondo il profumo.
A quel
punto lei si sarebbe mossa piano, ancora tra le sue braccia, strofinandosi gli
occhi con una mano. Lui si sarebbe affrettato a scusarsi per averla svegliata,
lei avrebbe sbadigliato e poi così, senza dir nulla, l’avrebbe baciato. Non un
bacio profondo; gli avrebbe sfiorato le labbra, nulla di più, e sarebbe stato
un risveglio più che gradito per entrambi.
Fu un
lieve sobbalzo della nave a scuoterlo, provvidenzialmente, da quei pensieri.
Imprecò tra sé realizzando di essersi perso nelle solite fantasticherie senza
futuro fin troppo a lungo, e che la lancetta dell’orologio segnava già le
quattro da un paio di minuti.
Perciò,
con un sospiro Sanji si chinò appena sulla compagna, scuotendola con dolcezza.
«Nami-san… mia adorata, sono le quattro».
Per tutta risposta, la navigatrice mugugnò qualcosa
d’incomprensibile, stringendo il lenzuolo tra le dita sudate.
«Nami-san… davvero, non immagini quanto mi dispiaccia interrompere il tuo
incantevole sonno, ma mi hai chiesto tu stessa di svegliarti non oltre quest’orario.
Avanti…»
Con estrema delicatezza il cuoco le
strinse nuovamente la spalla, sforzandosi di non venir ammaliato dalla bellezza
del viso dormiente di lei; come avrebbe potuto
essere tanto crudele da interrompere il sonno di una creatura talmente
incantevole….?
Lei mugugnò ancora, e fu in quel momento che Sanji
ebbe chiara la percezione, per la prima volta, di quanto il lavoro svolto dalla
compagna dovesse essere duro e stancante: Nami-san non l’aveva mai fatto pesare
a nessuno, ed allo stesso modo era, dopo Sanji stesso, la prima ad alzarsi ogni
mattina... perciò nessuno di loro avrebbe mai potuto sospettare quanto davvero fosse stanca, quanto il lavoro
da lei svolto fosse indispensabile per la salvezza dell’intera ciurma –quante volte,
senza di lei, si sarebbero trovati schiantati chissà dove?- e quante
responsabilità si portasse su quelle spalle all’apparenza così esili.
Sanji non poteva
–non se la sentiva, non ne sarebbe stato in grado- privarla di uno dei suoi
unici istanti di riposo.
Perciò, l’ennesimo sospiro ed una mano infilata
in tasca, a giocare con l’accendino, Sanji lasciò che il proprio sguardo
vagasse su di lei ancora qualche istante e poi, con lentezza estrema, le
carezzo la fronte, le guance, il collo.
E forse il resto del suo sogno non si sarebbe
avverato, forse quei dolci risvegli sarebbero rimasti nient’altro che uno
scherzo della sua mente, ma in quel momento non gl’importava; tutto ciò che
desiderava era lasciare, nulla di più, che lei riposasse.
Se la sarebbero cavata da soli per
qualche ora, e, perché no? Per una volta sarebbero stati loro, la banda di idioti,
a prendersi cura di lei.
(Ma
forse, altrettanto dolce quanto immaginava non sarebbe stato il risveglio di
Nami, una volta resasi conto della grave
ed imperdonabile disobbedienza commessa dal cuoco).
Angolo autrice: Oh,
nooo TAT Ho scritto l’ennesima Sanji -> Nami,
quando invece mi piacerebbe una volta tanto una bella Nami -> Sanji xD. Non è che mi piaccia far soffrire questo povero patato, è solo che quando si strugge per Nami è tenerissimo
T__T. Ogni volta che nel manga stesso se ne esce con quelle frasi tipo “ti amo
anche quando sei spietata!” mi fa una tenerezza incredibile, e capisco quanto
sia disposto a fare per lei xD.
Parlando della fanfic, invece… è una specie di “continuo
morale” della precedente, dato che si prosegue sul tema di Nami addormentata.
Che ci posso fare, mi da un’idea di fluffosaggine incredibile xD. Anche in questo caso un po’ del copyright per l’idea è
di Hota-chwan, dato che anche questa mi è venuta in
mente parlando con lei u_u)/ Che ci volete fare, è
scambio culturale tra sorelle (!!).
Per quanto riguarda il lavoro di Nami, invece, penso davvero che sia tra i più
duri e colmi di responsabilità nell’intera ciurma: è vero, forse non sarà d’aiuto
in combattimento quanto gli altri (anche se di recente ha migliorato anche
quello xD), ma insomma, vi rendete conto di dove sarebbero finiti senza di lei? Una
nave può sopravvivere senza, per dire, un armaiolo o qualcosa del genere
(giusto per non dire un ruolo esistente nella ciurma è_è)
ma NON senza il suo navigatore. Insomma… prendete in
esempio l’ultimo capitolo uscito (SPOILER!!!): Nami si allontana dal ponte per dieci minuti, il tempo di una doccia, e
la nave viene risucchiata in una corrente pericolosissima e blabla. E poi, l’avete visto il nuovo Log Pose…? Le responsabilità di Nami nel nuovo mondo saranno
letteralmente triplicate T_T. Tutto questo sproloquio
per dire che non sopporto chi mi
viene a dire “Nami nella ciurma è inutile”. Se lo pensate, rileggetevi il manga
e vedete un po’ in quale volume sarebbero morti senza di lei, okay?
…Questo angolo autore è diventato una campagna promozionale su Nami °A° (?).
Che ci volete fare, I’m a Nnnami-swanfangirl T___T Forse lo
sono diventata perché ho dovuto immedesimarmi in Sanji-kyun
per scrivere le fanfics (?) è_é
Comunque, credo di aver detto tutto xD. Ringrazio chi
ha recensito lo scorso capitolo, anche se non siete in molti a seguire questa
raccolta mi fa sempre piacere leggere le vostre impressioni su ciò che scrivo
<3. Grazie a tutti T3T. Vi PROMETTO che prima o poi ci sarà una bella Nami
-> Sanji. Devo solo trovare il modo per renderla IC çAç
Al prossimo capitolo *AA*
~
Riassunto:E sì, Nami detestavacon tutta se stessa quella stupida e consumistica festività
chiamata San Valentino, ma si era ugualmente impegnata nel preparare dei
cioccolatini per i ragazzi della ciurma, ed in particolar modo dei biscotti per
lui. Note: Ambientata in un futuro
irrealizzabile della saga New World nel quale Nami sa già di amare il nostro
bel cuoco, ma ha difficoltà ad ammetterlo con se stessa <3. (Probabile
piccolo OOC riguardo alcuni comportamenti della navigatrice xD).
Raccolta, probabilespoiler!nei prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti
variabili.
[One shot, 751 parole]
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
7. Dark chocolate. L’odore
di cacao e zucchero a velo riempiva l’aria.
Il mestolo saldamente stretto tra le mani appiccicose di farina, Nami diede
l’ennesima energica mescolata al composto, ormai denso ed omogeneo.
“Così dovrebbe andare…” si disse, concedendosi una smorfia soddisfatta.
Avvicinò il viso alla scodella ed inalò a fondo l’odore di cacao e nocciole che
emanava, sperando che Rufy o Chopper non ne venissero attirati, finendo per precipitarsi
in cucina e, neanche a dirlo, mandare in rovina tutti i suoi piani.
Gettò un ultima occhiata alla ricetta e poi, con una risatina compiaciuta
decisamente non da lei, Nami si
avvicinò al grosso frigo tenendo tra le mani il contenitore ricolmo di crema al
cioccolato. Fu circa in quel momento che il suo piano rischiò davvero di andare in rovina e, indovinate
un po’? Non si trattò di Rufy né di Chopper.
«Che profumino invitante… sei tu, Nami-san?».
Le ci vollero appena pochi secondi per registrare la voce del cuoco, che aveva
appena fatto il suo ingresso in cucina sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi,
come la maggior minaccia che potesse capitarle in quel preciso frangente.
Perciò, fu prim’ancora di poter formulare un qualunque pensiero coerente che
strillò «FUORI!», facendo, neanche a dirlo, sobbalzare il povero cuoco il cui
sorriso si spense nel giro di un istante.
«Nami-san..?», balbettò, gettando un’occhiata confusa alla moltitudine di
mestoli e ciotole macchiati di cioccolata ammucchiati l’un l’altro in un angolo
del tavolo.
«Fuori», ripeté lei, a volume più basso ma non con minor convinzione.
«Ma, Nami-san…». Sanji la fissò implorante, chiaro nei suoi occhi quanto gli
costasse contraddirla. «E’ quasi ora di cena, mia adorata, ed avrei bisogno
della cucina per prepar-».
La navigatrice assottigliò gli occhi. «Ho
detto di no», soffiò, minacciosa, sospirando di sollievo appena un istante
dopo nel vedere il cuoco annuire un po’ deluso e poi indietreggiare verso la
porta, chiudendosela alle spalle.
A quel punto Nami si lasciò cadere su una delle sedie, la ciotola ben sigillata
ancora stretta al petto. Si sentiva vagamente in colpa per il modo in cui era
stata costretta a trattare il cuoco, seppur non l’avesse di certo trattato
assai peggio di quanto faceva di
solito… tuttavia, proprio non riusciva a scacciare dalla mente l’espressione
delusa che le aveva rivolto un attimo prima di lasciare la stanza, i lineamenti
contratti come nello sforzo di ricacciare un singhiozzo dritto in gola.
“Se l’è voluta lui”, constatò con amarezza. “Non avrebbe dovuto farmi arrivare
a tanto… quel gigantesco stupido”. Sbuffò, gettando un’occhiata vagamente
disgustata ad una seconda ciotola, poggiata un po’ in disparte su uno dei
ripiani della cucina, ripiena di una crema di colore quasi nero.
«Cioccolato fondente… ma che penso di
fare? Sembro un’idiota».
Okay, sì… aveva pensato che, dato che Sanji beveva sempre the nero, potesse
preferire il cioccolato fondente. Sì, ne aveva preparata una ciotola intera
apposta per lui, mettendoci tutto l’amore
di cui era capace –quasi vomitò realizzando di aver anche solo formulato un pensiero del genere. E sì, detestava con tutta se stessa quella
stupida e consumistica festività chiamata San Valentino, ma si era ugualmente
impegnata nel preparare dei cioccolatini per i ragazzi della ciurma, ed in
particolar modo dei biscotti per lui.
“E’ per ringraziarli”, aveva ripetuto a se stessa, ancora e ancora, ad ogni
nuovo ingrediente aggiunto. “Per ringraziarli di questi ultimi mesi. Nulla di
più”. E se n’era convinta, quasi. O meglio… tutto ciò sarebbe stato assolutamente vero se non ci fosse stato quel piccolo
particolare a stonare col tutto, quel qualcosa che faceva crollare ogni sua scusa
come un castello di carte; con uno sbuffo, Nami aveva occhieggiato alla
tavoletta di cioccolato fondente finemente sminuzzata in un angolo, pronta per
essere utilizzata.
“Per lui… beh, per lui è un
ringraziamento speciale per tutto ciò che fa per me ogni giorno. Assolutamente nulla di più”.
Ma, insomma, diciamo pure che la risatina che istintivamente le salì alle
labbra nell’immaginare l’espressione di pura gioia che avrebbe animato il cuoco
parve suggerire tutt’altro.
E no, questo non cambiava il fatto che Nami detestasse San Valentino.
Non cambiava il fatto che la considerasse null’altro che una festività stupida
e consumistica, con l’unico scopo di spillare ai giovani, storditi dal primo
amore, più denaro possibile.
Un altro sbuffo, stavolta rassegnato.
“Patetica, Nami, sei assolutamente patetica. Sappi che stai sprecando tempo e
denaro per un’immane scemata del
genere”.
Ma alla fine si era innamorata di Sanji, e che poteva farci? D’improvviso il
tempo ed il denaro sprecati le parvero un’inezia confrontati al suo sorriso.
Angolo dell’autrice♥ Si, lo so, il tributo a San Valentino è una cosa banale <_< Solo
che vi avevo promesso una Nami->Sanji, e quale
occasione migliore di questa festività per tirare fuori qualche idea carina?
<3. Devo dire che una volta tanto mi piace abbastanza xD
Sarà che parlare di cioccolato mi fa venire fame T_T
Voi fidanzati\e, fatevene regalare tantissimo, mi
raccomando!!!! è___é
…Comunque. Innanzitutto la fanfic è basata sulla
tradizione giapponese di San Valentino, secondo la quale sono soltanto le ragazze
a regalare cioccolato, e non soltanto alla persona amata ma anche ad amici e
fratelli. Ecco il perché del cioccolato per tutta la ciurma <3. Per quanto
riguarda il fatto che Nami odi San Valentino, invece, ce lo vedo in linea col
suo carattere: qualunque festività o occasione che possa implicare uno spreco
di soldi non sarà di certo nelle grazie della nostra navigatrice u_u. Tuttavia… che ci volete fare, “è propwiovewo che
l’amowe tutto può~” [cit. Lumière] ùwù. Quindi non
fateci caso se vi sembra un po’ OOC, okay? çAçIt’sallbecauseof love <3.
Adesso dovrei correre a rispondere alle recensioni dello scorso capitolo,
studiare dieci pagine di Storia della Cina, mangiare e poi prepararmi per
uscire, e tutto entro le tre <__<. Quindi, miei adorati ed esigui
lettori, per oggi vi lascio qui. AMEN.
(E buon San Valentino anche a voi! Scroccate un sacco di regali, mi raccomando
<3).
Personaggi\Coppia:Sanji\Nami, Zoro, Robin
(Lievemente ZoRobin sul finale <3)
Rating:PG13 (Giallo a causa dei battibecchi
tra Sanji e Zoro u_u)
Genere:Ironico,
sentimentale.
Riassunto:A quel punto, fu certo di voler davvero
trascorrere il giorno del proprio compleanno in sua compagnia, ed in nessun
altro modo. Quale regalo migliore avrebbe potuto chiedere se non un intero
pomeriggio, o addirittura una giornata, insieme alla sua Nami-san? Quante
minuti ed ore benedette sarebbe stato in grado di trascorrere in sua compagnia
prima che ne avesse abbastanza di lui?
Probabilmente
neppure una, se non gliel’avesse chiesto.
Note: Ambientata qualche tempo dopo
il Capitolo 4 della raccolta, “(Un)favorable exchanges” :3 Di conseguenza è posizionabile
in un punto random della Saga New World >w<
Raccolta, probabilespoiler!nei prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti
variabili.
[One Shot, 1793 parole]
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
8. A wish only
for one day. «Eddai, cuoco… fa l’uomo e va a parlarle, avanti!»
«La fai facile tu, marimo! Non posso andare lì e
dirle tutto così all’improvviso, ti pare?!»
I due pirati si guardarono in cagnesco, sporgendo
il capo oltre l’angolo nel tentativo di scorgere l’ignara quanto attraente
causa del loro litigio, al momento intenta a godersi il sole pomeridiano sul
ponte.
«Vai, forza… approfittane ora che è di buon umore,
la strega».
Alle parole del compagno, Sanji sobbalzò. «Non
azzardarti a chiamarla strega, marimo di merda! Lei è… insomma, guardala, è…».
Azzardò una seconda occhiata dietro l’angolo, e fu costretto a tirarsi indietro
premendosi una mano sul petto. «aaaaha, è strafottutamente
bellissima!»
Zoro gli rivolse un’occhiata disgustata. «Sei
perso, cuoco… fai quasi pena».
L’altro sbuffò, piegandosi sulle ginocchia con la
schiena schiacciata contro il muro. «Fa silenzio, marimo… è solo che lei mi fa quest’effetto».
«In pratica ti fa diventare più scemo di quanto
sei?».
«C-che…! Ti ho detto di tapparti quel buco, testa
di cazzo!».
«Sì, sì…». Zoro roteò l’unico occhio, le braccia
muscolose incrociate al petto. «Allora, smetti di star qui a far pena uccidendo
il tuo orgoglio e vai a parlarle, o
no?».
Il biondo scattò quasi avesse ricevuto una scossa
elettrica lungo la schiena. «Certo che non posso!! Mi ucciderebbe se glielo
chiedessi, e… e se non dovesse accettare non lo reggerei», mugugnò, poggiando
la testa sulle ginocchia.
«Bah… io non ti capisco, cuoco. Se vuoi parlare
devi semplicemente andare da lei e farlo, no?».
«Non è tutto così facile come lo fai tu, marimo… il
tuo modo di ragionare è sempre così fottutamente basilare che me le fa girare».
Lo spadaccino emise un suono a metà tra un ringhio
ed un borbottio. «Pff… fa come vuoi, cuoco. Poi non venire a piagnucolare da me
come una donnina quando il giorno del tuo compleanno non sarai riuscito a
chiederglielo, “kay? “Povero me, ho sprecato l’ennesima
occasione, non mi amerà mai, sono una povera casalinga isterica...”».
«TAPPATI QUELLA CAZZO DI
BOCCA!!!».
Zoro si scostò appena, evitando con facilità la
traiettoria tracciata dalla gamba del compagno.
«Lo vedi?», sbuffò. «Sarai una schifosa testa arricciolata,
ma di solito non sei così debole! Vedi di non cadere ancora più in basso, nah?»
«Pff… Detto da te è un disonore».
«E allora alza quel tuo culo disgustoso e va da
Nami adesso».
Sanji si morse un labbro e gettò l’ennesima
occhiata in direzione dell’adorata navigatrice. Quant’era bella… avrebbe dato
qualsiasi cosa per poter trascorrere con lei il giorno del proprio compleanno,
peccato solo che la prospettiva di chiederglielo lo spaventasse abbastanza da
stroncare sul nascere ogni speranza a proposito.
«…Dici che dovrei farlo?».
«Dico che se vuoi così tanto stare con lei –non che
io capisca “ste cose, sia chiaro…- dovreste fregartene e rischiare, e al
diavolo le conseguenze».
In quel momento, un secondo calcio volò in
direzione dello spadaccino, colpendolo di striscio.
«CAZZO FAI, FOTTUTO CUOCO!?».
Il compagno gli rivolse un ghigno, la sigaretta
accesa tra le labbra. «E’ che devi smetterla di dire cose giuste, marimo…. mi
fai straincazzare».
Anche Zoro ghignò. «HA! Vedo che il disgustoso love love cook è tornato… parlerai con
Nami, adesso?».
«Ah… a proposito di questo, dovrei chiederti un
fa-f-favore… non fare quella faccia, è
una cosa che fa fottutamente schifo anche a me».
Nico Robin si chiuse la porta della libreria alle
spalle, stringendo tra le braccia un paio di interessanti tomi archeologici che
desiderava consultare. Quel pomeriggio soleggiato pareva offrire l’atmosfera
migliore per mettersi a leggere con calma sul ponte, e l’archeologa non aveva
di certo intenzione di lasciarsi scappare un’occasione del genere; perciò, si
diresse a passo spedito al piano di sotto, passando per la cucina (si stupì
alquanto di non trovarvi Sanji e le sue solite attenzioni), sbucando poi
direttamente sul ponte. Si guardò intorno, alla ricerca di un posto tranquillo
per mettersi a leggere… e beh, ciò che vide –e ciò che soprattutto sentì- riuscì a turbare addirittura lei.
Sanji stava davanti a Zoro, i pugni stretti e lo
sguardo basso, come se volesse evitare di guardarlo. Fin qui niente di strano,
ma… furono le sue parole a lasciarla esterrefatta.
«I-insomma, ciò che vorrei dirti è che… che tu sei
la persona più importante che esista, per me, e ciò che desidererei di più è trascorrere
il giorno del mio compleanno con te! Quello che voglio dire è che io ti…». A
quel punto il cuoco si bloccò, storcendo il naso, e ciò diede ad un’alquanto
divertita Nico Robin l’opportunità di dire la sua.
«Ma guarda un po’… questo è inaspettato».
Nell’udire la sua voce i due sobbalzarono,
arrossendo di colpo.
«N-n-n-n-n-n-n-n-NO, Robin-chan! Hai frainteso,
voglio dire, non stavo parlando col
marimo! Cioè, io…».
«Ah no?». Robin finse un’espressione sorpresa; naturalmente
le erano bastate un paio di occhiate per comprendere la situazione, ma aveva
voglia di burlarsi dei due. «Eppure io ho sempre sospettato che voi ci
nascondeste qualcosa, sai?».
A quelle parole, Zoro sbiancò e le rivolse
un’espressione di tale disgusto da risultare alquanto divertente.
«Smettila di scherzare», sbuffò, grattandosi la
nuca con aria seccata. «E’ che questo qui mi faceva troppa pena per lasciarlo
in quello stato miserabile, quindi ho dovuto assecondarlo».
Robin annuì, squadrando i due e Nami che, non molto
lontano, si godeva il suo riposo ignara della situazione.
«Vediamo un po’… ne deduco che il nostro cuoco
voglia trascorrere il giorno del suo compleanno con Nami-chan, non è così?».
Sanji le rivolse un segno d’assenso, ancora rosso
in viso. «Dici che accetterà, Robin-chan?»
La donna ci pensò per qualche istante, poi gli
rivolse uno dei suoi consueti sorrisi enigmatici. «Se le prometterai di
portarla a fare shopping probabilmente lo farà, non credi? E poi non è da Nami
deludere una persona proprio il giorno del suo compleanno».
«Ah!», s’intromise Zoro, ghignando. «E poi il
nostro meeellorine cook aveva
promesso a Nami che le avrebbe comprato ciò che voleva, non è così?»
«In effetti ha ragione», convenne Robin. «La volta
in cui vinse alla lotteria, se non erro».
Il cuoco guardò i due con gli occhi sgranati, la
bocca tanto spalancata da lasciar cadere la sigaretta. «Ehi, aspettate! Com’è
che questa storia ha fatto il giro della nave…?».
«Vediamo… da quando eri così entusiasta che sei
corso a raccontarlo a tutti? “Esco con Nami-san, un appuntamento con Nami-san”…
bah».
Cazz… l’aveva fatto davvero? Sanji non poté fare a
meno di chiedersi dove esattamente andasse
a cacciarsi il suo carattere chiuso e riservato quando si trattava di lei.
Possibile che riuscisse a sconvolgerlo fino a quel punto, che ogni suo per
quanto piccolo gesto fosse in grado di procurargli l’estasi più profonda?
A quel punto, fu certo di voler davvero trascorrere il giorno del
proprio compleanno in sua compagnia, ed in nessun altro modo. Quale regalo
migliore avrebbe potuto chiedere se non un intero pomeriggio, o addirittura una
giornata, insieme alla sua Nami-san? Quante minuti ed ore benedette sarebbe
stato in grado di trascorrere in sua compagnia prima che ne avesse abbastanza di
lui?
Probabilmente neppure
una, se non gliel’avesse chiesto.
«AAAAH, OKAY!
Marimo, Robin-chan, io vado».
«Ah ah! Il cuoco tira fuori le palle, finalmente».
Zoro ridacchiò, dando uno spintone al compagno. «Vedi di non metterti a
supplicarla, né?»
Anche Sanji rise, scrollandosi di dosso la mano
dello spadaccino. «Guarda che non sono ancora così disperato, razza di alga
merdosa! E poi non ce ne sarà bisogno».
Dopodiché, i pugni stretti ed un profondo respiro,
il biondino scomparve dietro l’angolo.
I due pirati rimasti si guardarono, in attesa di
udire le voci dei compagni. Non che avessero intenzione di origliare, ma
insomma… dopotutto, se fosse successo qualcosa tra quei due sarebbe stato anche
merito loro, no?
Qualche istante dopo, Sanji parlò –non riuscirono a
capire perfettamente tutto ciò che disse, perché la sua voce come al solito era
bassa e roca-, ma dovette comunque riuscire a parlarle del compleanno e della
proposta di trascorrere la giornata insieme, almeno a giudicare da ciò che Nami
rispose.
«…Il giorno del tuo compleanno, dici? E’… il tre
marzo, giusto?»
«A-ah… è il due, in realtà. Mi piacerebbe davvero
molto se tu potessi trascorrere un po’ di tempo in mia compagnia… voglio dire,
solo se ne hai voglia e se non hai altro da fare…»
A quel punto Nami si piegò sui gomiti, pensierosa. «Vediamo…
potremmo riuscire a sbarcare quel giorno, qui vicino dovrebbe esserci un isola
piena di negozi… Ovviamente io farò shopping e tu devi prenderti le tue
responsabilità a proposito, ma a te va bene, no?», domandò, rivolgendogli il
suo miglior sguardo innocente.
«Va… va
benissimo!! Va bene tutto, davvero, ti comprerò tutto ciò che vorrai anche a
costo di vendere me stesso ~~~!!».
La
ragazza sorrise compiaciuta, pregustando già tutti i vestiti ed accessori che
sarebbe riuscita a spillargli.
«Perfetto,
allora…! Se entro il due ti comporterai bene ci andremo, okay? Puoi cominciare
adesso… magari portandomi qualcosa da bere, fa così caldo…♥»
Alle
sue parole Sanji scattò e, non prima di averle rivolto un breve inchino, si
fiondò in cucina strillando qualcosa d’incomprensibile.
Poco più in là, Zoro sbuffò in direzione della
donna al suo fianco, che ridacchiava con aria enigmatica.
«Avanti, Robin… hai usato una di quelle tue
orecchie, no? Si può sapere cosa si sono detti?»
L’archeologa gli rivolse un sorriso impertinente. «Sei
curioso?»
«Cioè, no! Perché mai dovrei esserlo? E’ solo che
dopo essermi sorbito il cuoco tutto il pomeriggio come minimo mi merito di
sapere com’è finita, no?»
Robin fece finta di pensarci su, fissando la
direzione in cui poco prima i due compagni stavano dialogando. «Diciamo che…
quando l’amore si mette in circolo è alquanto difficile da fermare, o almeno
dicono così ♥».
«Pff… questa l’hai tirata fuori da uno dei tuoi
libri assurdi! Dici cose strane, sai?»
«…Lo credi davvero? A me non sembra poi così strano».
Gli sorrise di nuovo, in quel modo così strafottutamente da Robin che per qualche motivo il cuore gli mancò un battito.
Quando l’amore si mette in circolo, aveva detto…? Tsè,
lui non voleva averci nulla a che fare con quelle stronzate che piacevano tanto
al cuoco. Che stava lì a pensarci, poi?
Un attimo dopo, vide Sanji porgere a Nami il suo
drink e lei sorridergli come probabilmente non aveva mai fatto prima. Accanto a
lui –fu strano accorgersene- anche Robin sorrideva.
Bah…, Zoro si disse, certo
che era strana, quella cosa
dell’amore.
Angolo autrice: Yeeeeeeeeeeeeeeh!
Prima di tutto Happy birthday,
Sanji-kun! Non so neanche dire quanto ti amo TAAAAAAAT. Per il suo
compleanno avrei voluto scrivere qualcosa di fluffoso in cui lui fosse tanto
felice, ma poi è uscita questa xD Che tra parentesi, non so se l’avete notato,
è finita per diventare una ZoRobin (ooops, non l’ho miiica fatto appostaaaaa
DD: )
…Dicevo. Come ho accennato prima è
il seguito del Capitolo 4 e di tutta la storia della lotteria ù_ù. Vorrei farne
anche una terza parte mostrante finalmente
l’appuntamento xD E farò succedere qualcosa tra loro, perché mi sono
stancata èwwwwé *ribellione dell’autrice*. Il problema è che far baciare questi
due è così facile… ogni volta che non l’ho programmato succede TAAT Io non
c’entro mica, succede e basta D: Mi capite, nevvero? ~ Lo stesso vale per Zoro e Robin, ho intenzione di inserirli solo come
personaggi di supporto e quelli si
mettono a flirtare T__T Mentre scrivevo questa continuavo ad urlare “E’
DEGENERATAAAH, NON DOVEVA ANDARE COSIIII’ DD:”
Coooomunque
u_u. Lo so, Zoro che aiuta Sanji è alquanto strano,
ma immagino che preferisca questo che sopportarselo ancora in quello stato
(Sanji quando ci si mette sa essere petulante XDD).
Ah, e poi
vorrei accennarvi ad una cosa che mi è venuta in mente *A* Pensavo ad una Long-fic AU, il che è stranissimo dato che di solito non
sopporto le AU in OnePiece,
ma un giorno ero nella vasca da bagno è all’improvviso parto con “e se Nami
fosse… e poi Sanji… e Rufy…!”
*shock* *parte film mentale**immagina tutta la fanfic*
E mi è piaciuta O____O. Però faccio schifo a scrivere le AU, quindi dopo il
primo pezzo scontatissimo ho mollato xD Se mi dite
che vi piacerebbe leggerla però potrei riprovarci è__é
E adesso
mi converrebbe postare e tornare a festeggiare il compleanno del mio amore rebloggando sue immagini violentemente su tumblr ~~~ Ora che mi sono liberata di quel maledetto esame
posso scrivere di più, quindi spero di potervi far leggere presto l’appuntamento
>w<)/
Riassunto:Giorno dopo giorno, per anni, con pazienza e dedizione si era mostrato a
lei completamente, aprendole il suo cuore nella maniera più spontanea e
lasciando che lei leggesse al suo interno, a volte facendogli del male ed altre
rendendolo incredibilmente felice, ma sempre lasciandola libera di decidere se
restarvi.
Le aveva mostrato il meglio e il peggio di se, i
suoi innumerevoli pregi e gli altrettanto numerosi difetti, guidandola pian
piano, con cura e devozione lungo una strada ancora sconosciuta; una strada
che, ormai Nami l’aveva capito, andava percorsa in due.
E poi ancora le aveva offerto il proprio amore,
completamente, senz’aspettarsi nulla in cambio se non un sorriso o un
apprezzamento, non disperando mai, continuando a rialzarsi e provare dopo ogni
rifiuto, e –come aveva fatto a non accorgersene prima?- facendola sentire ogni
giorno più speciale, unica e preziosa di quanto nessuna donna di sarebbe
sentita mai.
Note: Mia personale interpretazione
del modo in cui Nami potrebbe innamorarsi di Sanji u_u.
Raccolta, probabilespoiler!nei prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti
variabili.
[One Shot, 560 parole]
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
9. (Show me)
the way to your heart. Nami non avrebbe saputo spiegare esattamente quando accadde, né in che modo.
Da un giorno all’altro, all’improvviso, ai suoi
occhi lui era diverso –quasi più
bello, avrebbe detto (anche se il solo pensiero bastò a farla rabbrividire).
Eppure avrebbe giurato che, razionalmente, da qualunque angolazione lo si
guardasse –e, per inciso, Nami si ritrovò a farlo pericolosamente spesso- si trattava di nient’altro che lo stesso
Sanji di sempre, lo stesso gentile con le donne e scorbutico con gli uomini, lo
stesso stupido, premuroso, adorabilmente
idiotico Sanji-kun.
Tuttavia, ne aveva la certezza, qualcosa in lui era
inequivocabilmente diverso; che si
trattasse del consueto e affabile sorriso, che d’improvviso pareva brillare e
riempire di luce il mondo intero? Nami si scoprì a pensare, in un istante di
follia, che dopotutto non c’era bisogno del sole, quando si aveva la
possibilità di godere di un sorriso del genere. (O forse era il fatto che fosse
rivolto a lei a renderlo tanto
speciale?)
Col passare dei giorni, pian piano, Nami si ritrovò
sempre più spesso a pensare a lui incurvando gli angoli delle labbra, o
sfiorargli il braccio quasi fosse un tacito ringraziamento ogni qualvolta si
prodigasse nel servirla, come suo solito.
Fermarsi ad osservarlo mentre cucinava diventò
quasi un abitudine, e neppure lui parve stupirsene più di tanto -in quei
momenti, il suo sorriso diventava ancora più incredibile. A volte Sanji
rimaneva perfettamente in silenzio, perso in chissà quali pensieri troppo
distanti, e Nami non faceva altro che osservare con un’ammirazione che era del
tutto nuova la cura con la quale maneggiava ogni ingrediente, quasi si
trattasse di qualcosa di incredibilmente prezioso; altre volte invece restava
seduta al tavolo della cucina, intenta a scribacchiare informazioni confuse su
una carta nautica, ed immancabilmente si scopriva ammirata dai movimenti lenti
e precisi che le spalle del compagno compivano nello spostarsi in fretta da un
fornello all’altro, o dalla curva lieve delle scapole sulla schiena snella ma
muscolosa.
E accadde che, istante dopo istante, Nami lo ammirò
e stimò più di quanto prima non facesse.
Col senno di poi avrebbe detto che, più di tutto, furono
quella stessa stima ed ammirazione a trasfigurarsi con lentezza in qualcosa di
più profondo e totalizzante, che finì per riempirle il cuore in maniera del
tutto nuova e inaspettata.
Ma la verità era che, pian piano, Sanji le aveva
insegnato ad amare.
Giorno dopo giorno, per anni, con pazienza e
dedizione si era mostrato a lei completamente, aprendole il suo cuore nella
maniera più spontanea e lasciando che lei leggesse al suo interno, a volte
facendogli del male ed altre rendendolo incredibilmente felice, ma sempre lasciandola
libera di decidere se restarvi.
Le aveva mostrato il meglio e il peggio di se, i
suoi innumerevoli pregi e gli altrettanto numerosi difetti, guidandola pian
piano, con cura e devozione lungo una strada ancora sconosciuta; una strada
che, ormai Nami l’aveva capito, andava percorsa in due.
E poi ancora le aveva offerto il proprio amore,
completamente, senz’aspettarsi nulla in cambio se non un sorriso o un
apprezzamento, non disperando mai, continuando a rialzarsi e provare dopo ogni
rifiuto, e –come aveva fatto a non accorgersene prima d’ora?- facendola sentire
ogni giorno più speciale, unica e preziosa di quanto nessuna donna si sarebbe
sentita mai.
La verità era che, semplicemente, giorno dopo
giorno Sanji le aveva insegnato ad amarlo.
E lei aveva imparato.
Angolo
autrice: Yeeeeeeeeeeeeeeeeee
X3. Mi piace il concetto che ho voluto esprimere con questo capitolo *A* Non
sono molto sicura della forma, perché i periodi troppo lunghi e pieni di
virgole mi suonano strani, ma in questo contesto ce li vedevo bene xD. Ebbene,
come vedete sono riuscita a scrivere un’altra Nami->Sanji <3. Il problema
è che ora mi stanno venendo in mente tutte così T__T Ad esempio, l’appuntament-
SI, LO SO CHE VOLEVATE L’APPUNTAMENTO. Ma… capitemi, troppi dialoghi çAç Lo scriverò con calma ma lo farò, adesso devo far
prendere Nami tutte le sue soddisfazioni u_u. Cioè… alla fine le soddisfazioni
sono più per Sanji se lei gli fa qualcosa, ma DETTAGLI ùwù.
Parlando
con serietà (!!!) della fanfic <3. Se devo
immaginare l’innamoramento di Nami per Sanji, ce lo vedo così. Sicuramente
qualcosa di lento e graduale, di cui lei si renderà conto molto dopo ma in modo
improvviso, chiedendosi quando sia iniziato xD. E Nami non si è mai innamorata,
perciò in qualche modo Sanji le ha “insegnato” ad amare pian piano, come lui è
solito fare. Mi piace quest’interpretazione >w< Spero di essere riuscita
a spiegare bene ciò che intendo ç__ç Se recensite ditemelo, okay? Ci tengo un
sacco *3*
Pooooi, che altro posso dire? Tipo che
sono al secondo capitolo dell’AU di cui vi avevo parlato, ma per esperienza non
la pubblicherò finché non l’avrò finita tutta u_u Altrimenti rischio di
lasciarla incompleta, lo so già xD Grazie a SellyLuna per
avermi incoraggiata nel cominciare a scriverla, non ero molto convinta perché
di base non amo le AU >__<. Ma l’idea mi piace molto, quindi spero di non
annoiarmi a metà èwé Voi continuate a impormi di
scriverla, mi raccomando!!! àwà
E,
l’appuntamento… arriverà, prima o poi D: *si spera* Adesso vi lascio, ed avendo
un’intera mattinata libera qui in fumetteria cerco di scrivere più che posso
dell’AU >w< Che poi non sarà lunghissima, spero, massimo dieci capitoli
ò___ò. *OMMIODDIONONRIUSCIRO’MAIASCRIVERECOSI’TANTO*
Riassunto:Ormai Nami l’aveva imparato alla perfezione; quando una giornata cominciava
così, l’unica cosa da fare era sperare che finisse in fretta e confidare nel
giorno successivo.
Erano circa le tre di pomeriggio quando, infine, la
ragazza decise che dopotutto era ora di mettersi al lavoro (per la felicità dei
compagni, avrebbe aggiunto; quella mattina era stata, se possibile, ancora più
acida e irascibile del solito).
Note: Nulla di che ;w; Forse a Nami
il nostro bel cuoco non è proprio indifferente in questo punto della storia, ma
vedetela come volete xD
Raccolta, probabilespoiler!nei prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti
variabili.
[One Shot, 771 parole]
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
10. Hugs and
cakes make a sweet day. Nami aveva dormito male, quella notte. Non avrebbe
saputo spiegare perché, ma si trattava di una di quelle volte in cui il cuscino
pareva improvvisamente troppo duro e le lenzuola troppo opprimenti, ed ogni
ombra sulla parete finiva per assomigliare sempre troppo a qualcosa che si è
cercato di scordare.
Perciò, la giovane pirata aveva trascorso l’intera
nottata a rigirarsi tra le lenzuola sudate fino ad attorcigliarle, e quasi
sospirò di sollievo quando, infine, fecero capolino dall’oblò i primi raggi di
sole. Poi la mattinata si era susseguita come al solito –colazione insieme al
resto della ciurma, qualche sgridata ad un Rufy sempre troppo affamato,
l’ennesimo rifiuto alle domande indecenti di Brook, qualche chiacchiera con
Robin.
Eppure, la stanchezza unita a quel qualcosa che
solo una notte insonne può provocare stavano continuamente in agguato in un
angolo della sua mente, pronte ad insinuarlesi tra i pensieri alla minima
distrazione. Ormai Nami l’aveva imparato alla perfezione; quando una giornata
cominciava così, l’unica cosa da fare era sperare che finisse in fretta e
confidare nel giorno successivo.
Erano circa le tre di pomeriggio quando, infine, la
ragazza decise che dopotutto era ora di mettersi al lavoro (per la felicità dei
compagni, avrebbe aggiunto; quella mattina era stata, se possibile, ancora più
acida e irascibile del solito).
Comunque, il grattare insistente della piuma sulla
carta era sempre riuscito a distrarla da qualunque tipo di pensieri, anche i
più nefasti, e come se non bastasse aveva accumulato un buon numero di mappe da
completare, perciò il lavoro le parve l’alternativa migliore all’apatia di
quella giornata.
Lavorò di buona lena, ricopiando nomi ed
informazioni su ogni carta e riuscendo a scacciare la maggior parte dei brutti
pensieri per più di un’ora, sebbene qualcosa
continuasse a starsene in agguato in un angolo della mente.
L’orologio segnava ormai le quattro quando, tutto
d’un tratto, qualcuno bussò gentilmente alla porta dell’osservatorio.
«Avanti».
Nami si voltò ad osservare la familiare testa
bionda del cuoco di bordo –e chi altri se non lui?- far capolino nella stanza e
raggiungerla, trasportando un vassoio colmo di qualcosa dall’odore delizioso.
«Buon pomeriggio, Nami-san» la salutò, col solito
sorriso cortese. Poggiò il vassoio sulla scrivania, facendo attenzione a non
rovinare nessuna delle attrezzature della compagna, poi le pose davanti una
tazzina ed un piatto. «Ti ho portato il tuo caffè, come al solito, e inoltre mi
sono permesso di prepararti una fetta della tua torta alla frutta preferita.
Sai… ti ho vista un po’ giù, oggi, pensavo potesse addolcirti la giornata».
Nami lo fissò per un istante sbattendo gli occhi.
Tutti gli altri membri della ciurma, presa nota del suo umore, avevano ben
giustamente deciso di starle alla larga; quello stupido di un cuoco, invece…
Annusò la torta, constatando che emanava un
profumino di frutta davvero delizioso e, si disse, non le sarebbe dispiaciuto
prendersi una piccola e tanto piacevole pausa.
«Ti ringrazio, Sanji-kun» gli disse, grata, e lui
rispose col più affabile ed appagato dei suoi sorrisi.
«Qualsiasi cosa per te», sussurrò con un breve
inchino. Fece per andarsene, poi indietreggiò di colpo come se si fosse
improvvisamente ricordato di qualcosa. «Quasi dimenticavo» mormorò, e si
avvicinò all’amica.
Poi, prim’ancora che lei potesse accorgersi di
nulla, prim’ancora che potesse vederlo avvicinarsi, Nami sentì le braccia del
cuoco avvolgerla gentilmente ed il mento ruvido di barba posarsi nell’incavo
del suo collo. Il primo istinto fu quello di respingerlo come al solito, ma
questo proposito venne stroncato sul nascere dell’odore lieve e piacevole di
vaniglia e dolci che lui emanava.
«Sai…», Sanji sussurrò, con voce adorante, «…a
volte l’abbraccio di qualcuno che ti ama può aiutarti a star meglio, se dovessi
sentirti un po’ giù». La strinse un po’ di più a se, sfregando il viso contro
il suo collo caldo, poi le posò un bacio lieve tra i capelli, accarezzandoli
appena.
Un istante dopo era già lontano, così in fretta
come si era avvicinato, probabilmente temendo la reazione di lei. «Buon
appetito, mia adorata». Le sorrise, e con un altro breve inchino scomparve
oltre la porta, lasciandosi alle spalle solo una leggera traccia di vaniglia e
tabacco.
Nami rimase a fissare l’uscio per una manciata di
istanti, ancora frastornata dalla rapida successione di eventi. Gettò un’occhiata
alla fetta di torta, invitante e profumata, e sentì qualcosa –che non era lo stomaco- contrarsi
involontariamente.
«Quello stupido…», sbuffò, avvicinando un boccone
alle labbra.
Quello che Sanji non sapeva era che, certo, grazie
al suo abbraccio i brutti pensieri erano andati via; ma n’erano sopraggiunti
altri, molto più dolci ed insistenti,
che le avrebbero infestato il cervello –e
il cuore- assai più a lungo di una sola notte.
Angolo
autrice: Genteeeee >w<
L’ennesimo capitolo all’insegna della fluffosità
estrema xD Ma cosa posso farci, questi due sono l’essenza intrinseca del fluff TAT
(???). Avevo in mente questa shot già da un paio di
giorni, ma tra università e cose varie sono riuscita a scriverla soltanto
adesso (portandomi il computer mentre “““lavoro””” in fumetteria,
tanto per dirvi XDD). Non è la mia preferita in assoluto, ma devo dire che non
mi dispiace *___* Sanji-kun trova sempre il modo per migliorare la giornata
della sua Nami-san, che sia una torta o un abbraccio ~ Ah, tanto per dirvi… la
vaniglia è un afrodisiaco, Sanji odorava tutto di vaniglia dopo aver preparato
la torta. Provate ad immaginare i pensieri di Nami*coffcoff* Ho detto qualcosa? ùwù
No, vero? *___* Beeene <3
Ci
tengo a precisare che, in questo caso, qualunque altro dei Mugi
sarebbe stato in grado di tirare su di morale Nami, ma questa è una fanfic su questi due scemi quindi finisce sempre così ~ Mi
è sembrato giusto precisarlo, però X3
Ah,
e magari qui a Nami lui piaceva già un po’ D: Tipo… potreste collocarla nel suo
periodo di “innamoramento” descritto nello scorso capitolo. Se in quel periodo Sanji-kun
avesse continuato a fare cose del genere, ci credo che lei avrebbe finito per
cedere *^* E poi Nami non è così stupida da farsi scappare un tesoro, oh. Anche
perché tutti i tesori del mondo le appartengono ~
Per
quanto riguarda l’AU, la sto scrivendo +__+ Sono al capitolo 5, ma purtroppo la
trama è ancora in alto mare; avevo deciso di fare circa 10 capitoli, ma poi i
primi mi sono venuti troppo brevi e dopo averne scritti ben 5 mi ritrovo a moolto meno della metà è_é Ma ci
sto lavorando un sacco, quindi spero di poterla finire in un mesetto almeno
>w< Ditemi che la leggerete, per favore *A* ~ *ditelo anche se non è
vero, altrimenti mi passa la voglia di scriverla ç_ç*
E
nieeeente, adesso sono qui rinchiusa in questo negozio senza niente da fare,
quindi passo a scrivere quella. Ringrazio chi ha inventato i computer portatili
per salvarci dalla noia T__T ♥
(AH! Mi stanno venendo in
mente solo Nami -> Sanji! Ne ho tipo altre tre in testa! Che dovrei fare? çAAAç)
*Va a mangiare la
cioccolata* AAAAAAARGH! Mi sono ricordata che qui non ho internet! Pfff a domani lettori è__é (Che poi, quando voi l’avrete
letta sarà GIA’ domani D: è inquietante D: )
Riassunto: Poi, spostò
tutta la sua attenzione sulla ragazza che gli camminava accanto, dicendosi che
il peso di ogni singolo sacchetto che si portava addosso valeva interamente un’opportunità
tanto incredibile. “Cosa poteva capitarmi
di meglio? Una bella passeggiata insieme alla mia Nami-san, solo io e lei…” Sanji ridacchiò, stringendo la presa sul manico
di cartone che teneva tra i denti.
Non era mai detto che un giorno già bello non potesse
diventare perfetto.
Note: Vi sembrerà strano, ma nell’immaginare questo capitolo mi
sono figurata Nami coi capelli corti e Robin con la frangia D: quindi, niente
New World per una volta xDDD
Raccolta, probabilespoiler!nei prossimi
capitoli.Rating, lunghezza, genere
ed avvertimenti variabili.
[One Shot, 697 parole]
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
11. It’s worth it for my perfect day with you. Quella sarebbe stata di certo una bella giornata.
Era questo che si disse, Sanji, quando tra le centinaia
d’individui che popolavano l’affollato mercato mattutino individuò
l’inconfondibile chiazza rossiccia che era la chioma dell’adorabile Nami-san;
ancora di più, la gioia del giovane cuoco crebbe nello scorgere, al fianco di
lei, le altrettanto meravigliose fattezze di Robin-chan. Poteva esistere una
fortuna maggiore dell’imbattersi nelle sue due amate muse per caso, lontano dal
luogo d’attracco della nave e proprio quando le compere per la cena erano quasi
terminate? Avrebbe potuto approfittarne per passeggiare un po’ insieme a loro,
o accompagnarle in giro per negozi… chi lo sa, magari si sarebbero fermate in
qualche boutique ed a lui sarebbe toccato l’impagabile privilegio di assistere
alla scelta degli abiti da acquistare.
Ringraziando gli dei per quella fortuna inaspettata, Sanji si
affrettò a lasciare un mucchio di monetine tra le mani del venditore di ortaggi
e correre nella direzione in cui aveva avvistato le due, agitando
entusiasticamente le braccia ricolme di borse della spesa.
«Naaami-san! Robin-chan! Aspettatemi, per
favore!»
Le due piratesse si voltarono e, una volta individuata la testa
paglierina del cuoco che correva verso di loro, ricambiarono il saluto.
«Sanji-kun! Si può sapere perché così di fretta?»
lo apostrofò Nami, le mani puntate sui fianchi.
«Ah… vi ho viste in lontananza e non volevo
rischiare di perdervi», si giustificò lui. Poi gettò un’occhiata alle buste di
cartone che le due donne portavano e quasi sobbalzò. «Ma…!! Nami-san,
Robin-chan, quelle devono pesare un sacco! Permettete al vostro cavaliere di
portarle per voi, se non è un problema».
«Oh, ti ringrazio» sorrise gentilmente Robin,
porgendogli il carico. «Ma… Cook-san, non sei già fin troppo carico?»
Sanji scosse il capo con energia, mentre si
sforzava di sistemare i vari sacchetti sulle due braccia (ormai piene fin sopra
le spalle). «E’ tutto a posto, non pesano per nulla! Nami-san, coraggio,
passami le tue».
La cartografa gli rivolse un’occhiata confusa.
«E… con cosa avresti intenzione di portarle, sentiamo?», domandò, alludendo
alle mani e braccia del cuoco ormai totalmente ingombre di buste e sacchetti.
«Mmh, non saprei… ah! Ho trovato». L’espressione
di Sanji s’illuminò quando, sul viso un sorriso entusiasta, avvicinò il polso
alle labbra ed afferrò il manico di paio di sacchetti tra i denti. Poi, sempre
in quella posizione precaria si avvicinò al carico della ragazza e s’infilò le
ultime buste rimaste sulle braccia, in modo da farle stare nel poco spazio
liberatosi.
«Tuttho a poshto» biascicò, con un grosso sorriso.
Nami e Robin si scambiarono un’occhiata scettica.
«Ehm, Sanji-kun… sicuro che vada bene così?»
Il cuoco annuì vigorosamente. «Beniwisshimo!»
«Bah… se lo dici tu». Nami si lasciò sfuggire un
sospiro rassegnato; a volte la gentilezza di Sanji-kun era tanto disarmante da
non risultare poi così diversa dall’idiozia, e se rendersi utile in quel modo
lo rendeva tanto felice, allora… beh, insomma, di certo lei non sarebbe stata
tanto crudele da negargli quell’incredibile
possibilità.
I tre pirati ripresero a camminare, le ragazze
impegnate nei loro discorsi e Sanji intento a fissarle, adorante, deciso a non
lasciar sprecato neppure un istante di quella fortuna inaspettata. Dopo una
manciata di minuti, Robin indicò una piccola libreria situata all’angolo di una
strada e chiese ai due di proseguire senza di lei –alle insistenze di Nami per
accompagnarla, l’archeologa replicò che nessuno dei libri presenti in quel
negozio avrebbe potuto interessarla (vecchi manuali di storia, aveva detto).
Con una scrollata di spalle, la navigatrice lasciò l’amica alla sua lettura e
si allontanò, trascinando il cuoco con sé. Ma Sanji, nell’allontanarsi, non
mancò di notare l’espressione d’intesa che Robin gl’indirizzò, accompagnata da
un’occhiata che stava immancabilmente per “buona fortuna”. Le sorrise di
rimando, improvvisamente conscio delle intenzioni della compagna, sperando che
cogliesse il grazie impresso nei suoi occhi.
Poi, spostò tutta la sua attenzione sulla ragazza
che gli camminava accanto, dicendosi che il peso di ogni singolo sacchetto che
si portava addosso valeva interamente un’opportunità tanto incredibile.
Cosa poteva capitarmi di meglio? Una bella passeggiata
insieme alla mia Nami-san, solo io e lei… Sanji ridacchiò,
stringendo la presa sul manico di cartone che teneva tra i denti.
Non era mai detto che un giorno già bello non potesse
diventare perfetto.
Angolo autrice: ANGOLOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOH!
Okay, chiariamo. PERCHE’ sto strillando ANGOLO come una
deficiente?? Ebbene. Ogni volta che scrivo un nuovo capitolo della fanfic, apro il file di uno dei precedenti, ne cambio il
nome e cancello tutti i “campi” scrivendoci poi qualcosa a caso finché non
dovrò riempirli. Ad esempio, lo schemetto in alto
diventa, più o meno:
Titolo: prima o poi ci sarà
un titolo.
Genere: il genereeeeeh
Riassunto: RIASSUNTOHHGFKJKKJGFKHGFKHDF
Note: le solite
cose blablablaaa.
Allo stesso modo, al posto dell’angolo autore avevo scritto “ANGOLOOOOOH!”
ed ho ben pensato di lasciarlo, stavolta, per darvi una prova concreta della
mia idiozia (nel caso fin’ora non si fosse capito). Comunque! Quisquiglie a
parte, dovrò pur dirvi qualcosa di sensato su questo capitolo. Deve esistere qualcosa di sensato da dire
riguardo questo capitolo! Tiiiipooo… ad esempio, che riprende il tema “goodday” del chap
precedente, stavolta però dal punto di vista di Sanji. Ho tentato di
rappresentare le loro visioni differenti di “bella giornata”, e sicuramente nel
caso di Sanji gli basterebbe la semplice presenza di Nami e Robin per renderla
perfetta xDD E… lo so, è un
capitolo stupido ;w; Ma capitemi, sto lavorando alla long fic
e mi sto concentrando su quella, solo che non ho voglia di abbandonare questa
raccolta per troppo e così ho scritto la prima stupidaggine che mi è venuta in
mente T33T. Ho in mente anche altri due o tre capitoli, uno più “serio” che
sarà abbastanza difficile da scrivere ma spero di riuscirci presto >w<. L’AU
per fortuna procede, sono al capitolo 8 <3. Giusto per precisare, al momento
la sto scrivendo in bingo-bongo mode ed al momento di postare penserò a tutte
le correzioni. Se leggeste la bozza adesso… *orrore*
Smetto di rompere le scatole tra pochissimo, ma prima devo farvi vedere una
cosa *A* Ovvero la mia borsa
di Sanji
finalmente arrivata *____________* http://a7.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/551665_3130427577357_1164777999_32518439_1051025117_n.jpgL’immagine non è delle migliori ma la adoro TAAAT.
Detto
ciò, vado a buttare un altro pomeriggio in futili attività dedicarmi
alla liberazione del mobile della cucina dai temuti Pan di Stelle (che ci
volete fare, qualcuno deve prendersi l’ingrato compito ùwù).
Riassunto: «…Quindi,
secondo te le persone che ci lasciano trovano un modo per restarci accanto
comunque?»
Lo chef annuì, serio. «Se ci hanno amati davvero,
sì. Sono pronto a scommettere che anche tua mamma ti è sempre vicina. Potrebbe
essere diventata un sasso, lo sai?»
Risero entrambi, la risata limpida di lei e
quella roca di lui a sovrapporsi e riempire il silenzio di quella notte sospesa
nel tempo.
Note: Ambientata in un punto random della storia in cui suppongo che i due siano
abbastanza vicini da conversare e passare del tempo da soli <3 Se poi Nami
stia già per cedere al fascino del nostro cuoco (?), vedetela voi ~
Raccolta, probabilespoiler!nei prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti
variabili.
[One Shot, 1111 parole]
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
12. I’ll stand by you even if I die.
«Né, Sanji-kun».
«Hm?»
Il giovane si voltò a guardarla. Erano entrambi
in giardino, lui disteso sull’erba fresca e lei accanto, la giacca del compagno
a coprirle le spalle, le gambe piegate al petto e gli occhi puntati verso il
cielo disseminato di stelle. Accanto, una bottiglia di sakè ormai vuota –motivo
iniziale di quell’insolito incontro notturno- giaceva abbandonata tra i fili
d’erba.
Nami strinse di più le ginocchia al petto,
rabbrividendo quando un’improvvisa folata di vento gonfiò le vele della
Thousand Sunny.
«Pensavo, secondo te… le persone dove vanno a
finire quando muoiono?»
Lo chef, che non si sarebbe aspettato una domanda
tanto improbabile, strinse gli occhi e tirò una lunga boccata dalla sigaretta
accesa.
«…Perché questa domanda?»
Lei scrollò le spalle. «Guardavo tutte queste
stelle, e ci ho pensato».
«Ah… ti capisco, sai? A me succede lo stesso
guardando il mare».
La navigatrice poggiò la testa sulle ginocchia, gli
occhi castani a fissare con aria assente le volute di fumo che si disperdevano
nell’aria.
«Quindi anche a te capita di pensarci,
Sanji-kun?»
Nella notte, la sua voce era poco più che un
sussurro.
«…Ogni tanto. Ma temo sia normale, no? Siamo
esseri umani, dopotutto».
«Già… a volte tendo a scordarlo. Non che voialtri vi comportiate in modo tanto
umano, comunque…»
Sanji ridacchiò, scombinandosi i capelli con una
mano. «Touché. Hai ragione tu».
Anche lei rise, poi gli occhi tornarono a
perdersi tra le stelle.
A guardarla così, rannicchiata come una bambina
in quella giacca troppo grande nella quale sembrava quasi scomparire, a Sanji venne voglia di stringerla e non lasciarla più
andare.
C’erano notti come quella, in cui Nami-san
smetteva di essere la donna forte ed autoritaria che avrebbe steso l’intera ciurma
con un solo pugno e si lasciava andare a pensieri che, al suo posto, avrebbero divorato
il cuore di chiunque.
E, mai come prima, quella notte a Sanji era stato
concesso di condividere con lei tali pensieri. Anche a pensarci, il cuoco non sarebbe
stato in grado di spiegarne il motivo; sapeva solo che, qualche ora prima, la
sua carissima Nami-san gli si era avvicinata stringendo tra le mani una
bottiglia di sakè, domandando se per lui fosse un problema bere un bicchiere
insieme. Sanji non poteva credere alle sue orecchie –la sua adorata principessa
stava chiedendo proprio a lui di
trascorrere del tempo insieme!-, ed aveva finito per accettare con fin troppo
entusiasmo, prendendo posto sull’erba accanto a lei e poggiandole
immediatamente la propria giacca sulle spalle ai primi soffi di vento.
Non gli ci era voluto molto per capire che
Nami-san, quella notte, mutamente aveva chiesto il suo conforto. E Sanji non
capiva perché, non capiva perché proprio
lui, ma le avrebbe offerto tutto sé stesso se solo fosse stato necessario a
restituirle un barlume di sorriso.
«Forse», soffiò, la voce più roca e lieve del
solito, «le persone che amiamo si trasformano in modo da starci sempre vicino,
non credi?»
Lei assottigliò gli occhi, dubbiosa. «Tu dici?»
«Ma sì! Ad esempio, tu mi vuoi bene, non è così?»
La giovane sbuffò ed abbassò lo sguardo,
arricciando le labbra in un modo che Sanji trovò adorabile. «E’ naturale. Siamo
compagni».
Lui annuì con un sorriso obliquo. «E me ne
vorresti, anche… ad esempio, se io fossi un sasso?»
«Che…!». Nami quasi scoppiò a ridere. «Perché
questa domanda?»
«Mmh, vediamo… se io morissi, secondo alcune
credenze potrei reincarnarmi e diventare un sasso. Mi vorresti bene lo stesso?»
La navigatrice inarcò le sopracciglia. «Ma,
Sanji-kun… per quanto io possa sforzarmi, devi ammettere che è alquanto
difficile pensare di provare affetto per un sasso».
«Lo so, ma pensaci!
Se io fossi un sasso, sta certa che mi lancerei a colpire a sangue qualunque
bastardo dovesse osare farti del male. Se tu dovessi aver bisogno di
riscaldarti, potresti usarmi per accendere un fuoco. Sarei il miglior sasso di
sempre! E… in questo modo, potrei continuare a restarti vicino per l’eternità».
Si sollevò sui gomiti e le sorrise, pieno di calore.
«Oppure, potrei diventare vento. Allora soffierei intorno a te, e sarei un
vento caldo quando fa freddo e vorrai scaldarti, e un vento fresco in estate.
Così saprei di esserti utile, e tu sentiresti il mio amore per te in ogni
momento».
Nami fissò gli occhi blu di lui, intrisi di
un’immensa dolcezza. «…Faresti questo per me?»
«Anche di più. Diventerei qualsiasi cosa tu
voglia, pur di restarti vicino».
Non ci fu bisogno di chiedere se dicesse sul
serio, perché Nami non vide motivo per dubitare di quelle parole.
«…Quindi, secondo te le persone che ci lasciano
trovano un modo per restarci accanto comunque?»
Lo chef annuì, serio. «Se ci hanno amati davvero,
sì. Sono pronto a scommettere che anche tua mamma ti è sempre vicina. Potrebbe
essere diventata un sasso, lo sai?»
Risero entrambi, la risata limpida di lei e
quella roca di lui a sovrapporsi e riempire il silenzio di quella notte sospesa
nel tempo.
«…Sanji-kun, ti dispiacerebbe smetterla di
tentare di convincermi che mia madre è diventata un sasso?». Nami rise ancora,
asciugandosi una lacrima col dorso delle dita.
«Tu hai troppa poca considerazione per i sassi,
Nami-san! Anche loro potrebbero amarti, sai? … Chiunque ti amerebbe», sussurrò poi, quasi a sé stesso.
La ragazza si domandò se fosse vero. Era così
facile, per Sanji-kun, pensare di amare una come lei… la faceva sentire
speciale, come se di lei importasse davvero.
A loro sì, disse a sé
stessa con un sorriso, e fu in quell’istante che realizzò chetutti quegli discorsi assurdi,
pronunciati probabilmente a causa dell’alcool, erano bastati a farla piangere dalle
risate nel giro di pochi minuti. La giacca di Sanji-kun, sulle sue spalle, era
calda e sapeva di tabacco e protezione.
«Ehi, Sanji-kun».
«Dimmi pure, mia adorata».
«Senza mettere in dubbio la tua utilità da sasso
–sono sicura che saresti il miglior
sasso di sempre-, devi sapere che sarei molto
contenta se tu non morissi, e che se proprio devi restarmi vicino, beh… allora ti
preferisco umano».
«Ah…». Lui sbatté le palpebre, un po’ incredulo. «O-okay».
Poi, senza alcun preavviso allungò le braccia e
strinse la ragazza a sé, rannicchiandosi contro di lei con un sospiro beato.
«Oy, si può sapere che hai intenzione di fare?»,
sbuffò Nami, tirandogli una gomitata a cui lui sembrò del tutto indifferente.
«Ti sto vicino da uomo, come tu hai chiesto»,
rispose semplicemente, e la strinse a sé ancora di più. «Ma se questo non
dovesse andarti bene, posso sempre trasformarmi in un sasso».
La ragazza alzò gli occhi al cielo con la
consueta rassegnazione e poi, con un sospiro, cedette e si lasciò andare alle
coccole rassicuranti del compagno.
«Lascia stare… vai fin troppo bene così».
«M-mellorine!»
Angolo autrice: Yehyehyeeeeeeeeah ♪ Miei
sfortunati lettori, pioveee! TAT Io odio la pioggia,
mi impedisce di fare tutto ciò che vorrei e mi toglie la voglia di fare
qualsiasi cosa >3> Però oggi ne ho approfittato per starmene al chiuso e
scrivere finalmente quest’altra idea malata a cui pensavo da un paio di giorni
*A* Per dirvi, ieri cercavo di concentrarmi sulla lezione sui verbi passivi in
giapponese senza distrarmi ad immaginare i dialoghi di questa shot X°° E ci sono riuscita per quasi tutto il tempo *w* ♥ *fiera* Eeee dovrei dirvi qualcosaaaa…
tipo! Quest’idea. Il discorso del sasso ha un’origine strana risalente come al
solito ai dialoghi tra me e Hota-chwan, ma non riesco
a ricordare com’è iniziata di preciso e__e Il capitolo è iniziato in modo più
serio di quanto avessi pensato, poi c’è stata questa cosa ridicola del sasso a
spezzare tutta la serietà xD Alla fine è stato
proprio questo che ha fatto Sanji-kun per tirare su di morale Nami, quindi
diciamo che ci sta èwè Riguardo il fatto che Nnnami-swan abbia chiesto proprio a Sanji di bere insieme,
ho formulato quattro ipotesi:
1) Sentendosi triste, aveva bisogno della gentilezza incondizionata che solo
lui può darle.
2) Forse si stava già innamorando di lui ~ *se non lo
so io D:*
3) E’ una fottuta fanficSaNami,
è ovvio che sia così!
4) Esigenze di trama. Ehm… diciamo un po’ tutte àwà
Come vedete in realtà il motivo “serio” è il primo, perché personalmente quando
sono giù vorrei tanto una persona capace di dirti belle parole come Sanji TAT e
farti sentire TOP OF THE WORLD ~~ Ovviamente, non per tutti è così (qualcuna lo
prenderebbe a pugni) e non so cosa ne pensi Nami, ma nell’incertezza lasciatemi
sperare ç3ç ♪
Ah, e sto scrivendo l’AU! Sono al capitolo 9\10 e vorrei pubblicarla subito, ma
non posso farlo col rischio di lasciarla a metà e quindi preferisco prima
finirla >___< Più la leggo e più mi sembra niente di che, ma comunque…
cercherò di correggerla e ampliarla il più possibile prima di postare i singoli
capitoli, ve lo giuro èwé
Adesso sono in fumetteria a passare la mattinata
intenta a fissare il nulla (♥), prima papà mi ha chiesto di montare un set di
actionfigures di Marineford da esporre, e non immaginate cos’ho combinato
XDD Prima cosa, ho spezzato il bastone di algamatolite
di Smoker <__< (ehm). Poi ho litigato mezz’ora buona
col mantello di Garp che non s’incastrava. Poi con
Marco. Adesso sono tutte e sette montate e bellissime, specialmente quella con
Rufy ed Ace spalla e spalla TAT Ma quando le compreranno dovremo smontarle e il
mio lavoro andrà sprecato D: Le siiiigh.
Ok, ora vi lascio >__< Finché non entrerà qualche cliente continuerò a
scrivere fanfics +___+ MWUAHAHAHAHHWHA ~ P.S. Scusate immensamente se non ho risposto alle recensioni degli ultimi due capitoli! Giuro che da questo riprenderò a farlo regolarmente >__<
Riassunto: I capelli biondi di lui e la pelle del
petto scoperto scintillano accanto alle fiamme, la piega accennata del suo sorriso
appare ancora più luminosa di quanto non sia. E
Nami, nell’indossare quella camicia un po’ stinta e dalle maniche troppo
lunghe, sente tutto il calore che quella stoffa impregnata di tabacco, spezie e
mare si porta dentro.
Note: Ambientata durante la festa che la ciurma fa a Water 7 dopo
il salvataggio di Robin, ispirata a quest’immagine (http://25.media.tumblr.com/tumblr_m4jwd17K3i1rot73co1_500.png)
Raccolta, probabilespoiler!nei prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.
[Flashfic,
241 parole]
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
13. (Scent) of
smoke, spices, sea and love.
La
festa va avanti da ore, ormai, senza accennare ad avviarsi verso una
conclusione. L’intera Water 7 si è unita ai festeggiamenti di quello strano
manipolo composto da pirati e carpentieri, tutti stretti intorno ad un falò ad
urlare ed arrostire carne, e nessuno
pare ricordarsi più dell’acqua laguna, del BusterCall e degli inferni che ha attraversato.
Nami
si guarda intorno, cerca i propri compagni tra la folla; vede Rufy e Chopper,
che ballano qualcosa di ridicolo in compagnia dei carpentieri, vede Robin
indossare un sorriso che mai le aveva visto prima –e sa che l’hanno salvata, davvero, e finalmente anche lei è
libera.
Poi,
un soffio di vento si alza e la navigatrice rabbrividisce, ricordando solo in
quell’istante di essere ancora in costume da bagno. Si guarda nuovamente
intorno, incrocia lo sguardo svagato di Sanji-kun –basta un istante, un solo
istante in cui lui le sorride con calore e poi, quasi fosse la cosa più
naturale ed ovvia da fare, si sfila
la camicia e la porge a lei, quasi senza staccare gli occhi dal barbecue. I capelli
biondi di lui e la pelle del petto scoperto scintillano accanto alle fiamme, la
piega accennata del suo sorriso appare ancora più luminosa di quanto non sia.
E
Nami, nell’indossare quella camicia un po’ stinta e dalle maniche troppo
lunghe, sente tutto il calore che quella stoffa impregnata di tabacco, spezie e
mare si porta dentro.
E
sa di essere amata.
Angolo autrice:
Ok,
questa NON ERA PREVISTA NELLA RACCOLTA MA HO VISTO QUELL’IMMAGINE E NON HO
POTUTO. E lo so, mi presento dopo quasi un mese con una schifezza di duecento
parole, MA! Il vero capitolo che devo postare non era questo, ed è quasi
finito. Questa l’ho scritta… tipo, mezz’ora fa, perché ho visto quell’immagine
e la fantasia è partita T3T Il capitolo che sto scrivendo invece è abbastanza
lungo, ma mi tiene bloccata da due settimane =___= Ieri sera sono riuscita a
smuoverlo un po’, quindi dovrei riuscire a postarlo presto… salvo altri
intoppi, ma tralasciamo ;___;
Invece,
questo capitolo qui mi piace parecchio anche se è breve *A* Trovate in alto il
link dell’immagine che mi ha ispirata, una delle tante volte in cui Nami
indossa la camicia\giacca\maglia\qualsiasi cosa di Sanji. Notate come basta che
lei sia appena un po’ più svestita per trovarla nella vignetta successiva con
indosso qualcosa di Sanji e lui svestito
XDDD Mi piace come questa cosa sia talmente naturale che Oda non si prende
neppure la briga di mostrarti quando succede: all’improvviso ti ritrovi Nami
con la giacca e lui senza, da un momento all’altro >_< Nami poi è un
approfittatrice nata, quindi figuriamoci se fa storie quando lui gliela offre u_u)/
Oggi
non posso dilungarmi sull’angolo autore, perché devo scappare a vestirmi per
andare all’università >3< Vi anticipo solo che ho in mente un bel
capitolo spoiler legato agli ultimi avvenimenti del manga, chi lo segue capirà
XDDDD
Riassunto: «Chiariamo… non pensare di andarci piano con me, ok?»
intimò, intensificando la stretta –cosa della quale Sanji non parve risentire,
ma Nami non si lasciò scoraggiare per così poco.
«Tranquilla, Nami-san, non oserei mai
sottovalutarti! Mi impegnerò, va bene?»
«Tu spera di farlo», sbuffò lei, dopodiché
rivolse la propria completa attenzione alle due mani intrecciate al centro
esatto del tavolo.
Note: Ehm, so solo che è ambientata
dopo i due anni, ok? Poi vedetela come volete (° A °)/
Raccolta, probabilespoiler!nei prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti
variabili.
[One shot, 1790 parole]
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
14. Arm
wrestling and silly chef syndrome.
«Ok… cominciamo al mio tre».
Nami rivolse al compagno la più completa
attenzione, le sopracciglia inarcate verso il centro ed un leggero sorriso
sulle labbra. Sanji, il braccio già puntato sul tavolo e la camicia arrotolata
fin sopra i gomiti, rispose allo sguardo con un mezzo ghigno divertito e poi
fece un cenno col viso, indicando la propria mano aperta.
«Quando vuole lei, signorina» soffiò, guadagnandosi
una sberla scherzosa dalla ragazza (“non darti tante arie da figo, tu!”). Poi,
fattasi nuovamente seria, anche lei puntò il proprio braccio sul tavolo, la
mano tesa e gli occhi fissi in quelli del compagno.
In quell’afoso pomeriggio, la Thousand Sunny era
ancorata a largo di una piccola isola estiva per fare rifornimenti; pur essendo
di solito un onere riservato al cuoco, quella volta era stato Usopp a recarsi
al mercato in compagnia di Franky, alla ricerca di qualche strano marchingegno
da impiegare nelle loro invenzioni… e così, davanti a Sanji si era presentata
la quanto mai rara opportunità di un intero pomeriggio quasi totalmente libero.
Inutile da dire, infinta era stata la sua gioia quando Nami l’aveva raggiunto
in cucina, anche lei libera dagli impegni della navigazione, e tutto d’un
tratto tra chiacchiere e scherzi erano finiti così, a fissarsi da un capo all’altro
del tavolo puntando i gomiti.
«Allora, grande chef… sei pronto a cominciare o
vuoi ancora darti delle arie?»
«Mai stato più pronto, milady!~ A lei l’onore di
iniziare».
Nami annuì e tese ancora un po’ il braccio, poi serrò
nella sua la mano del compagno, che ricambiò con una stretta ferma ma gentile.
«Chiariamo… non pensare di andarci piano con me,
ok?» intimò, intensificando la stretta –cosa della quale Sanji non parve
risentire, ma Nami non si lasciò scoraggiare per così poco.
«Tranquilla, Nami-san, non oserei mai
sottovalutarti! Mi impegnerò, va bene?»
«Tu spera di farlo», sbuffò lei, dopodiché
rivolse la propria completa attenzione alle due mani intrecciate al centro
esatto del tavolo. «Avanti, cominciamo. Tre, due, uno… via!»
Al segnale di partenza, entrambi si piegarono in
avanti e fecero forza sul palmo della mano, nel tentativo di prevalere
sull’altro. Entrambe le braccia vacillarono, ma nessuno dei due pareva perdere
terreno rispetto all’avversario.
«Mi complimento con te, Nami-san, sei forte» disse
Sanji tra i denti, senza staccare gli occhi dalle mani allacciate. «Ma ho
promesso di non trattenermi solo perché sei tu, mia amata…». Con uno scatto, il
biondo diede uno strattone e un istante dopo il braccio di Nami era piegato
quasi fino a toccare il piano di legno –alla vista dell’espressione contratta
che apparve sul viso della navigatrice, però, allentò immediatamente la presa
fino a tornare alla posizione originaria.
«Ti ho fatto male, Nami-san?» domandò, allarmato.
Lei negò sbuffando. «Eddai, Sanji-kun… ti avevo
detto di non andarci piano! Stiamo giocando, no? Anche se mi fai un po’ male,
non mi arrabbio mica con te!»
«Ma… non puoi chiedermi
di farlo» mormorò lui, indignato.
«Sanji-kun…». Nami si premette la mano libera
sulla fronte. «Ascolta, non mi hai fatto
male, okay? Non costringermi a rimpiangere quest’idea già discutibile di
passare il pomeriggio con te, su».
«N-no, no! Ti prego, rimani… mi impegnerò al
massimo, lo giuro».
Sembrava sincero… ma Nami lo conosceva fin troppo
bene, e sapeva fino a che punto le sue credenze potessero influenzarlo.
«Facciamo così, Sanji-kun… se vinci e ti impegni
al massimo, prometto che ti do un bel bacio sulla guancia. Uno piccolo. Ci stai?»
Nell’udire quella proposta, il cuoco parve
riacquistare d’un tratto tutto il suo vigore. «Certo che ci sto! Riprendiamo a
giocare subito, dai! ♥♥♥»
«Sì, sì… ai posti!»
Le mani tornarono ad intrecciarsi al centro del
tavolo, gli sguardi concentrati si fissarono nuovamente l’uno nell’altro. Al
segnale, la mano di Sanji scattò in avanti senza che Nami potesse opporvi
alcuna resistenza. Quando il braccio stava per toccare il tavolo di legno,
tuttavia, la porta della cucina si aprì di scatto e ne entrò Usopp,
trasportando con qualche sforzo un enorme scatolone carico di cibarie.
«Ooy, Sanji, ti ho portato la spesa! Dove metto
questa roba?»
«Ah… poggiala lì, vicino al lavello».
Questo è il momento per rimontare. Avanti, Nami!
Approfittando della distrazione del compagno, la
giovane ladra raccolse tutta la forza che possedeva nelle braccia e prese a
spingere con forza dal lato opposto a quello in cui la mano di Sanji premeva
sulla propria.
Avanti… prima o poi dovrà cedere, è distratto!
Ma, nonostante tutti i suoi sforzi e nonostante
Sanji fosse totalmente preso dalla conversazione con Usopp, la sua stretta
continuava a rimanere stabile nella stessa identica posizione, il bicipite
contratto ed i muscoli delle braccia ben in evidenza, ma l’espressione del viso
totalmente indifferente, quasi non stesse compiendo alcuno sforzo.
“Che…” Nami
sbuffò, sconfortata. “Odio avere a che fare con mostri del genere tutti i santi
giorni! Nessuno di loro è normale?”
Insomma, avrebbe potuto capire Zoro o Rufy, ma…
Sanji-kun le era sempre sembrato in qualche modo un briciolo più umano degli altri due, ma evidentemente
si era sbagliata.
Mostro, pensò sbuffando, e per
la frustrazione prese a spingere ancora più forte, stavolta con due braccia
–cosa che Sanji, impegnato nel rimproverare ad Usopp alcuni acquisti sbagliati,
parve non notare neppure.
Certo, se fosse riuscita a vedere la situazione
da un altro punto di vista… insomma, non era così male sapere di aver qualcuno
di così incredibilmente forte come protettore personale. Ma lei aveva avuto la
brillantissima idea di sfidarlo a braccio di ferro e mettere addirittura in
palio un bacio e, a dirla tutta,
adesso Nami non aveva alcuna intenzione di perdere.
Ma come spiegarlo a quell’idiota di un cuoco,
dopo che l’aveva praticamente costretto ad impegnarsi al massimo?
Dopo circa un minuto di inutili tentativi da
parte della navigatrice, Usopp lasciò la stanza abbandonando le cibarie in un
angolo mentre Sanji gli urlava dietro qualcosa riguardo alcuni funghi che gli
avrebbe fatto mangiare a forza.
Sta pensando ad altro, adesso è il momento! Nami concentrò tutta la propria forza in un ultima spinta,
approfittando del momento in cui il compagno aveva la guarda abbassata e,
sorprendentemente, il braccio di lui cedette scivolando con un tonfo sul tavolo
di legno.
Ci fu un istante di silenzio, in cui Sanji smise
di inveire contro il cecchino ormai lontano e rivolse nuovamente la propria
attenzione al gioco, e parve prendere coscienza solo in quell’istante della
propria sconfitta. Poi alzò lo sguardo e lo rivolse all’amica, ridacchiando.
«Aaah, dannazione… pare che tu abbia vinto! Addio
bacio, suppongo…». Le sorrise, grattandosi il collo con aria mesta. «…Complimenti».
Ehi, alla fine aveva vinto davvero… Nami fissò
ancora per qualche attimo il braccio dello sconfitto piegato sul tavolo, poi
scagliò i pugni al cielo, esultante.
«Ho vinto! Mi spiace, caro il mio Sanji-kun, ma
sono più forte di te! ~ Mi pagherai, adesso?» Lo fissò speranzosa sporgendosi
in avanti, gli occhi che brillavano.
«Aaah, certo che sì… ~!Sei la più forte di tutti, e ti pagherò quanto
vuoi! ♥»
«Evvai!» Esultando,
Nami si sporse ancora un po’ in avanti e diede un colpetto giocoso sulla fronte
del compagno. «E’ proprio conveniente fare affari con te, lo sai, Sanji-kun?»
Lui parve sciogliersi a quelle parole, ed un
istante dopo si massaggiava estatico il punto esatto in cui lei l’aveva
toccato, quasi l’avesse baciato o
qualcosa di simile.
«Aargh… ne è valsa la pena per vedere quel tuo
bel sorriso» sussurrò quasi a se stesso, così piano che se Nami non avesse
visto le sue labbra muoversi sarebbe stata pronta a giurare il contrario.
Sanji-kun sapeva essere così strano a volte… il fatto che ridesse non significava che fosse
felice, tanto per fare un esempio. Ma lui sorrideva sempre quando lei era nelle vicinanze –“sarebbe un insulto alla tua
bellezza non rallegrarsi del fatto di poterti stare accanto”, così si
giustificava, sempre sorridendo un piccolo sorriso imbarazzato che gli gonfiava
le guance in modo buffo.
«Oookay», sospirò Nami
alzandosi in piedi. «Solo perché hai perso e io sono taaanto buona ti aiuto un po’ con la cena, okay? Cosa devo fare? Metto
a posto la spesa?»
Camminò spedita verso le casse che Usopp aveva
trasportato poco prima e provò a sollevarle, ma con sua sorpresa non ottenne
risultati.
“Ehi, certo che Usopp ne ha fatta di strada in due anni…” si disse, realizzando quanto pesanti quelle due casse di legno
fossero in realtà. “Insomma, faceva un
po’ di fatica e barcollava, ma riusciva a sollevarle entrambe!”
Fu in quel momento che Sanji le si avvicinò accigliato,
intimandole con gentilezza di farsi da parte. «Nami-san, apprezzo i tuoi sforzi
ma non ce n’è bisogno, davvero! Qui me la cavo benissimo da solo».
Poi, il cuoco si chinò e fece una cosa
incredibile –impilò le due casse una sull’altra e poi con una sola mano, senza
alcuno sforzo, se le caricò addosso e le trasportò fino al tavolo, dove le ripose
con assoluta facilità.
“Aspettate un attimo, qualcosa non torna… quanto esattamente è
forte Sanji-kun?”
Di colpo il cervello di Nami cominciò a lavorare
freneticamente, mettendo insieme uno ad uno tutti i pezzi. Non c’era modo che uno con tanta forza nelle
braccia si fosse lasciato sconfiggere a braccio di ferro da lei. Eppure, era
assolutamente certa che Sanji ce la stesse mettendo tutta per vincere dopo la
storia del bacio, almeno finché… la ragazza sbatté
gli occhi, realizzando finalmente la verità. Sanji ce l’aveva messa tutta almeno
finché lei, Nami, non si era ostinata
a voler vincere a qualsiasi costo, indipendentemente dalla promessa che gli
aveva strappato. E lui, che tanto sembrava preso dalla sua conversazione con
Usopp, aveva capito tutto… e aveva fatto in modo di
simulare la propria sconfitta in maniera del tutto naturale, così da non
offenderla né metterla in imbarazzo costringendola a chiedergli di lasciarla
vincere.
Possibile che avesse pensato a tutto questo
semplicemente in un istante, rinunciando al bacio che desiderava tanto? Anzi, a
ripensarci, perché l’aveva fatto? Non sembrava forse così felice di ricevere un
bacio da lei?
La risposta lampeggiò chiara nel cervello della piratessa
appena qualche istante dopo, lasciandola senza parole.
“Ne è valsa
la pena per vedere quel tuo bel sorriso”.
Per
vedere il tuo bel sorriso.
D’un tratto, la figura di lui che riponeva con
cura le cibarie in frigo le parve quasi incredibile. Sanji-kun la conosceva tanto
da sapere quanto desiderasse averla sempre vinta, ma abbastanza anche da esser
certo che il suo orgoglio non le avrebbe mai permesso di accettare una vittoria
troppo facile. E per un suo sorriso, per un suo semplice, minuscolo sorriso quello stupido cuoco aveva barattato non
soltanto la propria vittoria, ma anche l’occasione che sognava da tanto.
Realizzare tutto questo ebbe il potere di farla
sentire infinitamente piccola, ma anche terribilmente, incredibilmente capita e amata.
Certo che ne sapeva sempre una più del diavolo,
quel Sanji…
Angolo autrice scema. Scusate
il ritardoooooooooooooooooooo! Avevo questo capitolo
bloccato a metà da più di un mese e non trovavo mai l’ispirazione per finirlo
XDD Infatti l’ultimo pezzo è affrettatissimo, ma adesso mi sono tolta dai piedi
esami e università e non avevo più scuse per non continuare, perciò ho sentito
il dovere morale di farlo èwè Per chi interessasse,
sto continuando anche la AU ; ^ ; ho avuto un’idea che adoro per il finale,
adesso il problema è arrivarci xDDD vorrei davvero davverodavvero farvela leggere,
ma non mi va di rischiare di non finirla più e lasciarvi a metà ç3ç
Comunque. Questo capitolo è noioso e uguale a tutti gli altri come tema, ma
amavo l’idea del braccio di ferro >w< E insomma, per quanto Nami possa
essere mostruosamente forte, uno del monster trio
rimane sempre tale òAò Dopo i due anni, poi… li avete visti che muscoli tutti quanti? e il collo
a Super Sayan di Zoro
Vi sembrerà strano ma non trovo cavolate per riempire questo angolo autore çAAAç EBBENE. Ad esempio potrei dirvi che voglio tornare un
po’ ai Nami centric, dopo tutti questi elogi a
Sanji-kun xD e un bel capitolo in cui stanno insieme
non sarebbe male. O QUALCOSA DI ZOZZO non ho
detto nient-QUALCOSA DI
ZOZZO.
Ok, la smetto altrimenti questo ci diventa un angolo autore hentai.
Se non l’avete ancora fatto, vi consiglio di leggere le due SaNami
che ho pubblicato fuori da questa raccolta *A* ringrazio chi segue le mie fanfic tutte uguali, chi le ama e le recensisce, chi le
legge soltanto e chi non vede l’ora che io aggiorni (la qual cosa sinceramente
mi lascia basita ma molto felice ò3ò)
Al prossimo aggiornamento, vi amo tuttiiiii ~~~
(Ah, ho voglia di linkarvi il mio cosplay di Nami!
òAò http://icchpotato.deviantart.com/#/d552hvg
Non fate caso al logpose, si è rotto durante la fiera
e mi è rimasto solo il cinturino >_>)
Riassunto: Nami si trovò istintivamente a chinarsi
verso di lui, un lieve sorriso sulle labbra. «…E poi?»
«E
poi si baciarono».
Note: La storia inizia in mediasres,
semplicemente perché non mi andava di pensare ad un possibile inizio XDD.
L’ambientazione è la cucina della Thousand Sunny al tramonto, quasi notte –luci
soffuse e simili. Immaginateveli pure in versione timeskip e non, tanto la cosa non influenza
particolarmente la storia.
Raccolta, probabilespoiler!nei prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti
variabili.
[One shot, 1580 parole]
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
15. of gold diggers and love seekers.
«Sanji-kun»,
disse d’un tratto Nami. «Sanji-kun, tu conosci un sacco di storie, non è così?»
Il
cuoco sollevò lo sguardo dai piatti che stava lavando, vagamente sorpreso.
Incontrò gli occhi nocciola di Nami e sostenne il suo sguardo incuriosito, poi
mise giù lo strofinaccio e camminò in direzione deltavolo, lasciandosi cadere su una delle
sedie.
«…Perché
questa domanda?»
«Mmm,
non c’è un motivo particolare. E’ soltanto che sembri conoscere sempre un sacco
di racconti e leggende del mare… me ne chiedevo il motivo, tutto qui».
Le
labbra di Sanji si incresparono in un sorriso divertito e poggiò il viso su una
delle mani, a poco più di un soffio dalla compagna. «..Stai dicendo che mi
trovi attraente?»
Lei
quasi sputò la bevanda calda che stava sorseggiando. «No… c-certo che no, razza
d’idiota! Perché devi sempre fare strani pensieri, eh? Colpa mia che provo
anche a parlarti seriamente…». A quel punto fece per andarsene, ma il braccio
di Sanji che andò ad afferrarle il polso ed il sorriso di scuse che le rivolse
la tennero inchiodata sul posto.
«In
realtà», spiegò lui, come se non fosse mai stato interrotto, «è tutto merito
del mare. E’ lui a raccontarmi tutte quelle storie incredibili, lo sai?»
La curiosità tornò ad animare gli occhi da
bambina della navigatrice. «Il mare?»
«Sì!
Vedi… il mare, Nami-san, per tutta
una vita ci vivevo sopra senza averlo mai visto davvero. Riesci a
immaginartelo, il mare? Riesci a immaginare come dev’essere camminarci sopra
senza poterlo conoscere, senza poterlo vedere, senza poterlo mai sentire
davvero? Il Baratie era un posto così… un po’ sul mare, un po’ sulla terra, e
tu stavi lì in bilico senza sapere a quale dei due mondi appartenere. Guardavi
il mare dalla finestra, ma eri diverso dai marinai che venivano a pranzare al
ristorante ogni giorno. E così io mi affidavo a loro –alle parole di qualunque
viaggiatore, marinaio, pirata, qualsiasi cosa fosse, a costo che mi mostrasse
un pezzo di quel mare immenso nei suoi racconti. Pur di poterlo conoscere mi
affidavo alle parole di quegli uomini, giorno dopo giorno… ed eccoti spiegato
perché Sanji conosce un sacco di storie». Sorrise alla ragazza, stringendosi
appena nelle spalle.
Nami ricambiò quello sguardo, brillante e profondo come l’oceano, e d’un tratto
si sentì un po’ più piccola ma un po’ più saggia. «Tu hai sempre sognato il
mare, vero, Sanji-kun?»
Lui annuì. «Fin da bambino. Ho sempre sentito che quello era il mio mondo, e da
qualche parte… beh, da qualche parte in quest’oceano così immenso c’è ciò che
sto cercando.E’ una piccola certezza,
ma mi da forza. E magari, chi lo sa? un giorno anche l’All Blue
verrà mappato da qualche geniale cartografa, non credi?» Ammiccò in direzione
della compagna, che accennò un sorriso colmo d’orgoglio.
«Naturalmente lo sarà» rispose, prima di prendere un altro sorso dalla sua
bevanda. Poi, Nami si chinò a poggiare il mento sui palmi delle mani e reclinò
appena il viso, prendendo a scrutare l’amico con nuovo interesse.
«Neh, Sanji-kun… me la racconti una storia di tesori, tesori incredibili? Ne
conosci qualcuna?»
Il cuoco si concesse un attimo per pensarci, la sigaretta che pendeva su e giù
tra le labbra. «Hmm, una storia di tesori… né conosco una, si tratta del
racconto di un vecchio cercatore d’oro che un giorno venne a pranzare da noi.
Vuoi sentirla? E’ una storia d’amore e di grandi ricchezze».
Nami
ridacchiò. «Basta che si parli di ricchezze e sono a posto».
Anche
Sanji sorrise, e poi raccontò –quando mai era stato capace di rifiutarle una
richiesta?
«Dunque,
c’era una volta un vecchio cercatore d’oro. Sin da ragazzo il suo più grande
sogno era sempre stato quello di viaggiare per il mondo e riunire le più
straordinarie ricchezze, e poi godersela alla grande nella vecchiaia. Era un
uomo molto furbo –spesso riusciva a strappare collaborazioni vantaggiose ai
pirati e poi fuggire col bottino, oppure era in grado di raggirare anche i più
scaltri tra i viaggiatori. Una dote ammirevole, non credi? Ma naturalmente,
tutto questo aveva un prezzo da pagare… la sua vita era rischiosa e solitaria, e
come se non bastasse quell’uomo aveva attirato su di sé l’odio e l’antipatia di
chiunque. Non esisteva villaggio in cui potesse metter piede senza temere di
venir inseguito dai creditori frodati, non esisteva abitante di un porto che lo
salutasse con un sorriso vedutolo arrivare. Un po’ triste, non trovi?». Sanji
fece una breve pausa, concedendosi un tiro dalla sigaretta fumante. «Ma non è
finita. All’età di quarantacinque anni, quell’uomo aveva ormai accumulato tali
ricchezze che avrebbero fatto gola a qualsiasi sultano. Ma trovare un luogo in
cui nascondersi e sfuggire ai nemici era diventato un problema, il rischio che
la sua fortuna venisse rubata gli toglieva il sonno e l’età cominciava a farsi
sentire, perciò un giorno decise di mettersi alla ricerca di un’isola tranquilla
in cui nessuno conoscesse il suo nome e godersi il resto della propria vita in
pace. Ci riuscì. Sfidò i Re del mare per avventurarsi in una delle fasce di
bonaccia, la sua nave naufragò, ma in qualche modo riuscì miracolosamente a
raggiungere la terraferma. Ma lo fece da solo». I lembi delle labbra si
piegarono in un sorriso amaro. «Tutti i suoi tesori andarono perduti nello
scontro coi Re del mare. L’uomo restò svenuto per una settimana, e in quel
periodo venne accudito da una donna del posto che l’aveva trovato e condotto
sulla sua isola. Una volta sveglio, l’uomo la vide… mi sembra superfluo
aggiungere che s’innamorò immediatamente di lei, non è così? Te l’avevo detto
che questa è una storia d’amore».
«E
quindi, famm’indovinare» lo interruppe Nami, scettica. «L’uomo d’un tratto
dimenticò i suoi tesori e decise di vivere con lei per sempre? Tipico di una
storia raccontata da te».
Con
sua sorpresa, però, dall’altro capo del tavolo Sanji scoppiò in una fragorosa
risata. «Oh no no, Nami-san, lasciami finire! L’uomo
non dimenticò neppure per un istante dei suoi tesori. Restò su quell’isola il
tempo necessario per rimettersi in sesto, strappò alla donna che amava la
promessa che sarebbe tornato con carichi d’oro e l’avrebbe resa felice, senza
immaginare che probabilmente lei non aveva bisogno di alcuna ricchezza… si
avventurò nuovamente per mare, salvo scoprire che i Re del mare avevano
divorato tutti i tesori accumulati in tanti anni di fatica. Ma pensi che si
arrese? Eh, no… il pensiero di tornare all’isola e vivere una vita tranquilla
lo accarezzò per qualche istante, ma poi decise di riprendere la via della
Rotta maggiore e riprendere a frodare pirati e mercanti per accumulare nuovo
oro. Ma qualcosa ormai era cambiato, gli anni passavano e il corpo cedeva, i
pirati diventavano sempre più forti e numerosi e le ricchezze non facevano che
venirgli sottratte giorno dopo giorno. Il vecchio non riuscì mai più a
ritrovare l’isola nella quale aveva sperato di trovare la felicità. Aveva ormai
ottant’anni quando si trovò a vagabondare dalle parti dell’East Blue e ce lo
ritrovammo nel nostro ristorante, a spendere i suoi pochi spiccioli per
mangiare qualcosa di caldo, e fu allora che mi raccontò la sua storia. Vuoi
sapere cosa mi disse? Che l’avarizia è cieca e la felicità è da cercarsi nei
posti più impensati, e che non bisogna lasciarsela scappare una volta avuta tra
le mani. Perché probabilmente non ci capiterà mai più una seconda occasione».
Sigillò
il finale della storia pestando il mozzicone di sigaretta con la suola della
scarpa. Poi rimase immobile ad aspettare la reazione di Nami, entrambe le mani
strette intorno alla tazza contenente una bevanda ormai fredda e gli occhi
bassi.
«Beh…»,
mormorò lei infine. «Diciamo che non è il finale che mi aspettavo».
«Il
mare è pieno di storie del genere. Ti fanno pensare, non è così? A me hanno
fatto realizzare che non mi tirerò mai indietro davanti alla strada per
raggiungere la felicità, a costo… beh, di riconoscerla tra tante». Il pirata si
strinse nelle spalle e ridacchiò, poi qualcosa parve tornargli in mente tutto
d’un tratto e si voltò nuovamente a fronteggiare l’amica. «Questo mi fa
pensare… ti va di ascoltare un’altra storia, più breve? E’ la storia di un
cuoco».
Nami
non poté fare a meno di roteare gli occhi. «Sentiamo».
«Mmh,
vediamo…. è la storia di un cuoco che da anni inseguiva la felicità, cercandola
sul viso di ogni donzella che calpestasse le vie del mondo, ma che poi un
giorno si convinse di averla trovata. Era il tramonto, ed il cuoco sedeva al
tavolo della cucina in compagnia della più meravigliosa tra le donne».
Nami
si trovò istintivamente a chinarsi verso di lui, ridacchiando, un lieve sorriso
sulle labbra. «…E poi?»
Sanji
sorrise. «E poi si baciarono».
Con
un sospiro esasperato, la ragazza roteò gli occhi. «E così è diventato un
racconto fantastico, eh…? Beh, tipico di te. Di certo ti piace volare con la
fantasia, Sanji-kun».
Lui
scosse le spalle. «Non lo nego».
Ma
poi inaspettatamente Nami si alzò, la bevanda ormai fredda ancora tra le mani,
e si chinò sul compagno fin quasi a sfiorargli il viso con le labbra.
«…Facciamo la prossima volta, eh?», disse in un sussurro. «…Se continui a fare
il bravo, naturalmente. Ah… e comincia a pensare a un’altra storia da
raccontarmi. Non sei affatto male quando lo fai».
E
detto questo si allontanò, il cuore di colpo lanciato in incredibili racconti
di enormi ricchezze, tesori perduti e proprio alla fine, come una promessa, un
certo cuoco sorridente… pronto a condurla, senza alcun dubbio, verso la strada
per una vita di felicità.
Angolo
autrice scema e col mal di stomaco. No okay, ci ho messo tipo UNA
VITA per scrivere questo capitolo. E non posso neppure perdere tanto tempo per
l’angolo autore perché mi sento malissimo e presto scapperò a vomitare ;O;
Voglio puntualizzare solo un paio di cose: scusate l’inizio in mediasres, ma non riuscivo a
pensare a nulla X°°° Poi, riguardo Sanji che conosce un sacco di storie, è
perché lui mi ha sempre dato l’impressione di essere un uomo di mare che
conosce un po’ tutti quei racconti che si tramandano i marinai. Come la storia
di Noland o simili, ce lo vedo un appassionato di
leggende XDD
Poi, vi lascio solo un suggerimento veloce (dato che molte di voi me l’hanno
chiesto per mp): stavolta la fanfic
è Seasons di Rusala(http://www.fanfiction.net/s/8257037/1/Seasons),
è un AU attualmente in corso, vi consiglio davvero di leggerla perché è stata
in grado di farmi cambiare idea sulle Alternate Universe
XDD
Approfitto anche per chiedere scusa per tutte le recensioni, mp e messaggi che ho ignorato, ma davvero non ho avuto tempo
tra lavoro e università T___T Avrei tante cose da raccontarvi ;O; Cercherò di
pubblicare qualcos’altro al più presto e scrivere un angolo autore decente XDD
Alla prossima >w<)/ ♥
Riassunto: Stavolta fu Robin a sospirare, ormai a
corto di idee. «Nami-chan, forse le cose sarebbero
state un tantino più semplici se tu avessi iniziato a pensare ad un regalo per
il tuo fidanzato prima e non il
giorno della vigilia di Natale, non credi?»
Note: In questo capitolo Nami e Sanji stanno già insieme da un
anno, perciò alcuni loro comportamenti potrebbero risultare un po’ diversi dal
solito. Spero comunque di averli gestiti bene e nei limiti dell’IC XD
Raccolta, probabilespoiler!nei
prossimi capitoli.Rating,
lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.
[One shot, 1765
parole]
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
16.
All I want for Christmas is you.
«Robin…
sei la mia unica speranza».
L’archeologa sollevò lo sguardo dal
volume che stava consultando e lo posò sulla compagna dai capelli rossi, al
momento impegnata a consultare con aria febbrile una qualche rivista per
ragazze dalla copertina scintillante.
«Guarda
qui, questa sembra una buona idea! Un dopobarba, che ne dici? È il regalo
adatto a lui, no?»
«Mmm…
Nami-chan, non per infrangere i tuoi sogni di gloria, ma mi pare di aver visto
Cook-san comprarne uno proprio l’altro giorno».
La
cartografa sospirò, sconfortata. «Allora suggeriscimi tu qualcosa!»
«Vediamo…
una cravatta nuova?»
«Troppo
costosa».
«Due
o tre pacchetti di sigarette?»
«Troppo
misero!»
«Allora…
un accendino da collezione?»
«Mmm,
non lo so, lui fuma tutto il giorno e rischierebbe di rovinarlo o perderlo ogni
volta che si tuffa a mare per ripescare Rufy…».
«Allora
dei vestiti nuovi?»
«Gli
ho regalato un nuovo completo per il nostro anniversario proprio un mese fa,
ricordi?»
Stavolta
fu Robin a sospirare, ormai a corto di idee. «Nami-chan, forse le cose
sarebbero state un tantino più semplici se tu avessi iniziato a pensare ad un
regalo per il tuo fidanzato prima di Natale e
non il giorno della vigilia, non credi?»
A
quelle parole Nami gonfiò le guance e finse di provare un improvviso interesse
per una delle pagine patinate della rivista, piccata. «Beh, ma sai com’è… i negozi, lo shopping, i saldi di natale, tante cose a
cui pensare… diciamo che mi è sfuggito di mente, ecco».
L’espressione
di Robin si fece sorpresa, le dita strette intorno alla copertina del libro,
poi si concesse una risatina nervosa. «…Ti eri dimenticata di lui?»
L’altra
si strinse nelle spalle, l’aria vagamente colpevole. «…più o meno».
«Nami-chan…
come fai a dimenticarti di qualcuno
che ti sta sempre intorno?».
Ecco,
quella sì che era una domanda
sensata. Nami sbuffò, consapevole di aver commesso un grave errore ed essersi
concentrata solo su sé stessa come al solito. Ma insomma, lei e Sanji stavano
insieme solo da un anno, ogni tanto era normale dimenticare di dover rivolgergli
attenzioni particolari… no?
«Non
vorrei metterti pressione», la interruppe Robin, «ma sappi che Cook-san ha in
programma un bel po’ di regali per te. Non fa altro che chiedermi consigli a
riguardo da un paio di mesi, e devo ammettere che ha indovinato i tuoi gusti al
primo colpo quasi su tutto… credo che apprezzerai
particolarmente alcuni dei pacchetti, comunque-». Fu costretta ad interrompersi
alla vista dell’espressione funerea che a quelle parole attraversò il viso di
Nami, ormai accasciata sul letto priva di forze.
«Sì,
sì, basta così, Robin… ricordami pure di quanto io sia stata una stronza e di
come lui invece sia sempre così gentile, grazie mille, sei la mia migliore
amica… e grazie a te per essere così maledettamente perfetto, Sanji. Anche lui avrebbe potuto sbagliare qualcosa, invece
no! Quel maledetto…». Sbuffò, trattenendo dentro di sé l’euforia che l’attesa
di tutti quei regali le provocava ed offuscandola con un’improvvisa (quanto
assolutamente insensata) collera verso il cuoco. Insomma, lui era sempre così…
così… così Sanji! Come poteva lei
stargli dietro se quello continuava sempre a viaggiare un passo avanti,
anticipando ogni suo desiderio e preparando sorprese degne di una principessa
per ogni occasione umanamente immaginabile?
Non
era giusto, ecco. Soprattutto per un’egoista come lei, sempre proiettata verso
sé stessa fino al punto da scordarsi di comprare un regalo di natale per il suo
ragazzo… lo stesso ragazzo che negli ultimi mesi aveva dato anima e corpo per
preparare una sorpresa di natale degna di lei, probabilmente (ed a ragione, a
quanto pareva) non aspettandosi nulla in cambio.
«Nami-chan…»,
tentò Robin. «Io credo che lui sarebbe felice di qualsiasi cosa tu gli
regalassi, lo sai? Anche solo di un biglietto, oppure qualcosa di davvero
piccolo…».
«Certo,
lo so benissimo!» rispose lei, frustrata. «Quello salterebbe di gioia anche se
io gli incartassi una delle sue camicie facendola passare per un regalo, che
credi? È soltanto che… beh, per una volta, una soltanto, vorrei fare qualcosa
di bello per lui». Poi scoccò un’occhiata a Robin, sillabando silenziosamente “non osare rispondere che in quel caso avrei
dovuto pensarci prima o ti fulmino”.
Ma
per fortuna la maggiore delle due si riservò dal commentare, limitandosi a
sorridere e riportare gli occhi sul proprio libro, intimamente compiaciuta
dalle parole dell’amica.
“Sembra che finalmente la natura
disinteressata di Cook-san stia avendo un effetto sul suo egoismo, eh? A quanto
pare l’amore ha portato ad entrambi i suoi benefici”.
«Se
è così», propose, «perché non provi a regalargli qualcosa fatto da te? Sembrerà
banale, ma sono sicura che Sanji lo apprezzerà tantissimo e riuscirà a cogliere
appieno i tuoi sentimenti».
«Mmm…».
Nami considerò l’idea, un dito premuto sulle labbra e l’espressione assorta. «Di
certo non posso cucinargli qualcosa, non reggerei il confronto. E c’è troppo
poco tempo per una sciarpa o qualcosa del genere…».
“Aaah, avanti,
Nami, pensa! Cosa piace a Sanji-kun? Qual è la cosa che ama di più al mondo?”
Fu
allora che l’idea la colpì, come un fulmine scagliato col suo Clima tact. E
seppe all’istante di aver risolto tutti i suoi problemi.
«Robin…
credo di aver trovato la soluzione. Ho soltanto bisogno di un piccolo aiuto coi preparativi».
«Buon
Natale!»
I
nove pirati alzarono al cielo i calici colmi di sakè, che tintinnarono l’uno
contro l’altro prima di venir interamente vuotati l’uno dopo l’altro. La festa
andava avanti ormai da tutta la sera –il banchetto a dir poco regale preparato
da Sanji era stato divorato in men che non si dica, così come tutti i dolci e
la gigantesca torta di compleanno preparata in onore di Chopper.
Nami
vuotò il proprio calice di sakè in pochi sorsi e si pulì le labbra con
soddisfazione, avvertendo la familiare sensazione dell’alcool che scendeva
pungente lungo la gola. Accanto, Sanji sospirò mentre le teneva un braccio
intorno alla vita, protettivo come suo solito.
«Nami-san…
non dovresti bere così tanto, lo sai? Ti fa male alla salute!»
La
ragazza fece una smorfia, seccata. «Sanji-kun, non dovresti fumare così tanto,
ti fa male alla salute» lo scimmiottò, con una linguaccia.
Lui
sospirò e alzò le mani in segno di resa. «Hai vinto tu».
«Come
sempre». Nami ridacchiò, un po’ brilla a causa dell’alcool. «A proposito… direi
che è arrivata l’ora di darti il mio regalo, anche se non è ancora mezzanotte.
Non credo di poter aspettare oltre».
L’espressione
maliziosa sul suo viso passò totalmente inosservata agli occhi di Sanji, che
rischiò di sciogliersi in una pozzanghera di cuori e mellorine al solo sentire quelle parole. «Nami-san mi ha fatto un regalo? Aaaw, è
più di quanto avrei mai potuto sperare! Sono così felice!»
Lei
roteò gli occhi, seccata. «Mi fai così egoista?
E’ naturale che ti avrei regalato qualcosa, stupido!». Beh, o quasi, si disse, ma non era necessario che Sanji venisse a
conoscenza di tutti i dettagli. «Allora, puoi aspettare qui per qualche minuto?
Appena ti chiamo vieni nella mia stanza, ok? E non sbirciare».
Detto
ciò si allontanò, lasciando Sanji in fervida attesa e tanto felice da rischiare
di sollevarsi di qualche palmo dal terreno e cominciare a fluttuare in una
nuvola di cuori. Il giovane cuoco rimase per quella che parve un’eternità impalato
fuori la porta della camera della compagna, in attesa, già pronto a convincersi
che gli avesse tirato un brutto scherzo e che adesso stesse ridendo di lui,
quando la voce allegra di lei gli giunse alle orecchie. «Sanji-kun, sono
pronta! Puoi entrare!»
Naturalmente
non se lo fece ripetere due volte. Spalancò la porta, e rimase sorpreso nel
notare la penombra che regnava nella stanza –sufficiente per vedere, ma che
donava comunque una certa atmosfera che inizialmente non si spiegò- e fu allora
che, spostati gli occhi alla ricerca della sua amata Nami, notò l’enorme pacco
regalo che troneggiava al centro del letto, incartato con un enorme fiocco.
Forse
quello era il suo regalo…? Oh, beh. Confuso più che mai, Sanji si avvicinò al
pacco, e quando stava per sollevare il coperchio…
quello venne su da solo, rivelando nientemeno che Nami, la sua Nami, vestita con nient’altro che un succinto abitino di natale
(cappellino compreso) e interamente avvolta da un nastro che terminava con un
gigantesco fiocco.
«Buon
Natale, Sanji-kun. Ecco il tuo regalo… spero ti piaccia».
Lui
rimase immobile, le mani sudate, totalmente incapace di staccare gli occhi da
lei e quanto cazzo era bella vestita in
quel modo. «Mh… mi piace eccome, grazie»,
mormorò, inghiottendo a stento un po’ di saliva.
«Bene…».
Nami si chinò verso di lui fino ad afferrargli la cravatta, sorridendo
maliziosa. «…Se ti piace così tanto allora sbrigati e
vieni a riscaldarmi, stupido, che vestita così si congela. Vediamo di
festeggiare come si deve, eh?»
E
naturalmente, indovinate un po'? Anche stavolta lui non se lo lasciò
ripetere due volte.
«MELLORINE!»
Angolo autrice in Not
So Christmas Mode. …okay, diciamo che almeno loro hanno
festeggiato come si deve, che dite? XDD Ometto i dettagli, ma naturalmente
potete immaginare il seguito u__u)/ Se non si è capito, non trovando nessun
regalo adatto Nami è diventata il suo
regalo, che poi è la cosa che renderebbe Sanji più felice al mondo. “MELLORINE, NAMI-SAN SI
E’ DONATA A ME, NAMI-SWAN E’ MIA!”
Comunque
èwè Sono l’unica a sentire che Natale non è davvero
Natale quest’anno? T__T Domani è la vigilia che solitamente aspetto tanto e
neppure me ne sono accorta çwç Sarà anche che il mio
regalo quest’anno me lo sono pagata da sola, comprata da sola e lo sto anche già
usando…*coccola tavoletta grafica* A proposito, volevo fare uno schizzo per questo
capitolo ma non ho potuto per alcune ragioni, magari ci provo per uno dei
prossimi *^* Intanto vi linko un disegno Sa\Nami che
ho fatto prima di comprare la tavoletta XD http://icchpotato.deviantart.com/art/Suki-da-yo-342844779
Spero di farne di migliori ora che ce l’ho ;O;
Parliamo
del capitolo, comunque >w< Visto che finalmente sono riuscita a scriverne
uno in cui stanno insieme? *__* Insomma, non credo che Nami dimenticherebbe
totalmente di fare un regalo a Sanji, ma diciamo pure che sarebbe il tipo da
non voler spendere nulla XD Però avrebbe qualche scrupolo di coscienza, spero,
soprattutto sapendo quanto al contrario si sta impegnando lui è_é La soluzione finale comunque è la migliore per entrambi
ùwù)/
A
proposito, tanti auguri in anticipo anche a Chopper *__* Ti amiamo tutti, Choppah-kunTT^TT)~
Parlando
invece di cose “serie”… LO SO CHE HO UN SACCO DI
MESSAGGI E RECENSIONI A CUI RISPONDERE ;__; lo so, e perdonatemi se non l’ho
ancora fatto, prima o poi lo farò ;O; Approfitto di questo spazio per
ringraziarvi delle recensioni lasciate allo scorso capitolo, vi amo tutte T__T ♥ Giuro che risponderò, se ho tempo anche appena postato questo chap XD
Infine, per l’angolino dei consigli… vediamo èwé La scorsa volta vi ho linkato una long in corso, quindi
stavolta meglio tenersi su qualcosa di più breve XD http://www.fanfiction.net/s/7927694/1/Titled-TimesTitledtimes di NiNe-CaNs-Of-FaYgO (complimenti per il nome òVò).
Si tratta di 50 frasi basate su determinati temi, un po’ come quelle che ho
scritto io stessa >O< Leggetele, ne vale davvero la pena *__*
E adesso scappo ~ Auguro a tutti buon Natale, vi adoro *AAA* Happy Christmas fromNami-swan and Sanji-kyun ~
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
17. Amato (mywishforyou) La
guardi muoversi, sorridere, scostarsi una ciocca di capelli, la guardi
respirare. Lei non guarda te, no –non lo farà mai, non ricambierà quel tuo
sguardo assorto e un po’ perso nel nulla, né scorgerai riflesso nei suoi occhi
lo stesso amore che brilla vivo nei tuoi. Ma non smetti di guardarla, tu –come potresti?
Significherebbe perderti preziosissimi e vitali istanti, smettere di guardarla,
significherebbe posare gli occhi su qualcos’altro che non sia lei e sentirti
perso per qualche vuoto battito di ciglia prima di riabituarti al mondo,
abbagliato, come il cieco che infine ritorna a vedere la luce.
E non rimpiangi tutti quegli attimi sprecati, tutto l’amore buttato al vento,
tutte le speranze strette in un angolino remoto del tuo cuore e dimenticate.
Non le rimpiangi neppure per un istante quando lei ti passa accanto per l’ennesima
volta senza degnarti di uno sguardo, quando sorseggia distrattamente il drink
che lei hai portato senza staccare gli occhi dal libro che tiene sulle
ginocchia, quando respinge la tua mano che si posa sulla sua spalla, forse per
la milionesima volta, con garbata fermezza. Non lo rimpiangi e non lo farai
mai, perché è ognuno di quegli istanti a renderti più forte. Ognuno a scalfirti
in profondità, dietro il sorriso che non è intaccato se non in superficie, ognuno
a fart’innamorare un po’ di più e domandare quanti e quanti istanti del genere
dovrai ancora sopportare prima che lei diventi tua. Prima di poterla abbracciare. Prima di sentirti libero di
prendere tutto il tuo amore e riversarglielo addosso così, senza confini. Prima
di vedere quello stesso amore ricambiato,
per una volta, nei suoi occhi e nei suoi gesti. E sentirti amato.
Un giorno, lo sai, tutto questo succederà. Un giorno capirà che ogni briciolo
della tua esistenza è dedicato a lei, un giorno si sveglierà al mattino e
sentirà la tua mancanza accanto a sé, un giorno smetterà di attraversarti col
suo sguardo distratto e vedrà te, te e
nessun altro.
Un giorno, te lo prometto, Sanji, tutto questo succederà.
Un
giorno sarai amato.
Angolo autrice. Scusate se sparisco per
tanti mesi e poi mi ripresento con una cosa del genere. Ho avuto molti impegni
e il tempo per scrivere è davvero poco, ma penso sempre a voi :/ In un piccolo
momento di crisi è nata questa cosa, perché, ormai lo sapete, Sanji è diventato
la valvola di sfogo per tutti i pensieri che non riesco ad esprimere
apertamente parlando di me stessa.
E io a questo scemo d’un cuoco gli voglio tanto, tanto bene, quindi gli auguro con
tutto il cuore di essere tanto tanto amato e felice,
perché se lo merita ♥
P.S.
sorvolate su questo mio piccolo sfogo, vi prometto che appena possibile tornerò
con un capitolo come si deve T__T qui Nami fa un po’ la parte della “cattiva”,
ma sapete quanto la amo e vi assicuro che nei prossimi capitoli che scriverò
avrà modo di rifarsi come si deve ♥
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
18. Dirtied angel. Quella
sera, i nove pirati avevano festeggiato fino a tarda notte l’esito vittorioso
di una battaglia particolarmente impegnativa.
Nami si aggirava per il giardino fiocamente illuminato dalla luce delle stelle
sforzandosi di scavalcare i corpi dei compagni addormentati, sfiancati dall’alcool
e dalla stanchezza, nel tentativo di raggiungere il dormitorio maschile dove
era sicura che qualcuno avesse nascosto il libro che stava leggendo quel
pomeriggio. Entrò nella stanza –non prima di aver scostato maldestramente Brook
che riposava proprio davanti all’ingresso- e spostò lo sguardo a perlustrarne l’intera
area, decisa a ritrovare ciò che aveva perso. «Quelli lì mi sentiranno per questo disordine…»,
mormorò, occhieggiando alla pila di vestiti ammucchiati in un angolo davanti
agli armadietti semiaperti. Con un sospiro, la navigatrice si decise infine ad
abbandonare la propria ricerca e si avvicinò alla pila, prendendo a separare i
vestiti in quelli da lavare e quelli che conservavano, presumibilmente, una
parvenza di pulizia. Trovò una maglietta di Luffy macchiata di qualcosa che non
riuscì ad identificare, calzini appartenenti a Zoro, un paio di mutande d’incerta
provenienza… poi la sua attenzione venne attratta da un capo appallottolato un
po’ distante rispetto al resto e si chinò ad esaminarlo, riconoscendovi i
pantaloni scuri di Sanji, quelli che lui si rifiutava sempre di lasciarle
lavare insieme al bucato dei compagni perché “non posso lasciare che una
signorina lavori al posto mio”.
«Beh… non sarà un dramma se per una volta me ne occupo io». Li prese tra le
mani per aggiungerli al mucchio da lavare, e fu in quell’istante che notò
qualcosa che avrebbe dovuto aspettarsi di trovare… ma che ebbe il potere di
raggelarla. La stoffa, a partire dall’orlo fino a più o meno le ginocchia, era
interamente incrostata di una strana combinazione di terra e sangue rappreso, il
cui rosso scuro brillava sulla stoffa nera. Doveva trattarsi del sangue dei
nemici affrontati quella mattina –dei nemici, realizzò, che avevano provato ad
uccidere lei e gli altri appena poche ore prima.
Ricordava di aver visto Sanji combattere strenuamente e tirare i suoi micidiali
calci a destra e manca, e si domandò quante vite avesse strappato con quelle
sue gambe così letali; non era, si disse, come col suo climatact… i suoi
fulmini non erano mortali nella maggior parte dei casi, e comunque bastava
sforzarsi di non guardare i corpi carbonizzati per sfuggire almeno in parte al
rimorso.
Ma probabilmente, sarebbe bastato il più debole dei calci di Sanji per uccidere
un comune essere umano… come facevano lui, Zoro e Luffy a convivere costantemente
con quella consapevolezza?
Vedere Zoro interamente ricoperto di sangue, pensò, era uno scenario quasi
quotidiano, e lo stesso valeva per Luffy, anche se in minor misura. Ma
Sanji-kun era diverso –si cambiava abiti e scarpe dopo ogni battaglia e si
occupava personalmente di lavarli, per non lasciare –lo realizzò in quell’istante-
che loro… che lei, li vedessero. Quello era il suo particolare modo di proteggerli
dagli stessi pensieri che adesso infestavano il cervello della navigatrice, e
preservare almeno in parte la loro quotidianità.
Con una strana sensazione di oppressione al petto, Nami abbandonò i pantaloni
sulla pila degli abiti da lavare e uscì dalla camera, vagando gli occhi alla
ricerca della familiare figura del cuoco. Lo trovò seduto in un angolo del
giardino, appoggiato alla ringhiera con la schiena, lo sguardo assorto rivolto
verso le stelle e la sigaretta abbandonata tra le labbra.
Alzò appena gli occhi quando lei gli si sedette accanto e le sorrise con
calore, increspando le labbra con la dolcezza che riservava solo a lei. Non
disse nulla, ma tornò a rivolgere gli occhi al cielo e Nami lo imitò.
Rimasero così per qualche minuto, persi nei propri rispettivi pensieri –Nami giurò
di aver intravisto un paio di volte lo sguardo del compagno abbandonare le
stelle e sgusciare su di lei- e poi, infine, la ragazza si decise a portare in
parole i pensieri che le affollavano il cervello.
«Né, Sanji-kun…», sussurrò, stupendosi quasi del modo in cui la sua voce venne
fuori, come distorta.
«Hmm?» rispose lui, mordicchiando la sigaretta tra i denti ma rivolgendole la
sua piena attenzione.
«Ti capita mai di… chiederti quante persone hai ucciso in vita tua?». Pronunciò
quella frase in fretta e vide le spalle del compagno tendersi alla domanda, gli
occhi di colpo illuminati di comprensione. «Intendo dire… mentre combatti, ti
capita mai di chiederti se sia giusto o no ciò che stai facendo?»
Sanji non rispose subito. Rimase in silenzio, come a soppesare la domanda,
socchiuse gli occhi ed aspirò una boccata di fumo dalla sigaretta accesa,
mentre Nami diceva a sé stessa che le due macchine da guerra che il compagno si
portava addosso, in momenti come quelli, non sembravano altro che semplici
gambe.
«Mi è successo», rispose lui infine, «più di una volta. Quando guardi il nemico
negli occhi e vedi l’uomo che era, le persone che lo amavano… ma questa non è
la sola cosa che ho visto». Spostò lo sguardo sull’amica e le indicò il
giardino con un cenno del viso. «Nami-san, dimmi una cosa… cos’è che vedi
guardando di fronte a te?»
Nami non si aspettava quella domanda. «Beh… il cielo, il mare? Luffy che si
scaccola nel sonno?» Rise, e Sanji la seguì a ruota, ma poi ridiventò serio.
«Non ti ho chiesto di dirmi cosa vedono i tuoi occhi».
A quel punto Nami capì cosa intendesse dire.
«Vedo», sussurrò, «la mia famiglia».
Sanji rise d’approvazione a quella risposta e si allungò ad accarezzare
Chopper, che sonnecchiava poco distante. Gli arruffò i peli della fronte e poi
rimise il buffo cappello al suo posto, attento a non interrompere il sonno del
più giovane dei compagni.
«Tutto quello che vedi», spiegò, «è la ragione per cui ciò che facciamo è
giusto. Il motivo per cui non importa quante vite prenderemo, ma dobbiamo
continuare a combattere».
Nami capì cosa intendesse dire. Lo capì, e fu più certa che mai che in quel
preciso istante Chopper non sarebbe stato lì a riposare tranquillo, e lei viva
a condividere quei pensieri, se a quell’ora i pantaloni scuri di Sanji fossero
stati puliti e non incrostati di sangue. Erano quelli come lui, Zoro e Luffy a
farsi carico di tale fardello giorno dopo giorno e tenerlo segreto al resto
della ciurma, anche soltanto nascondendo ai loro occhi un paio di scarpe
eleganti macchiate di sangue. Era nient’altro che un piccolo prezzo da pagare
per proteggere quel minuscolo pezzetto di felicità che si erano conquistati, ed
avrebbero combattuto a qualunque costo pur di non lasciare che andasse
distrutto.
Con un sospiro, Nami si chinò all’indietro fino ad appoggiarsi alla ringhiera e
sorrise all’angelo custode dalle gambe di diavolo che le stava accanto. E forse
non sarebbe cambiato nulla, forse entrambi avrebbero presto dimenticato quella conversazione
notturna e forse i pantaloni e le scarpe del cuoco si sarebbero macchiati di
sangue ancora una, cento volte, ma d’ora in poi Sanji avrebbe lasciato che Nami
facesse il bucato per lui. Era una piccola cosa, ma sperò che bastasse a dirgli
grazie.
Angolo autrice. Finalmente un aggiornamento! XD Avevo un sacco di
capitoli in sospeso e invece sono riuscita a scrivere solo questo che mi è
uscito praticamente dal nulla, ci ho pensato stamattina mentre mi lavavo i
denti e non avendo un computer a disposizione stamattina in fumetteria l’ho
scritto su un quadernetto per non sprecare l’ispirazione XD Il bello è che mi
piace anche molto di più di altri che ho scritto direttamente al pc in tutta calma òvò Mi piace soprattutto
perché ho evidenziato un aspetto di Sanji che io adoro e che viene spesso sottovalutato, quello di prendersi cura
degli altri. Non lo fa così apertamente, proprio come Luffy e Zoro, ma con
piccoli gesti, come potrebbe essere quello di evitare ai suoi compagni pensieri
come quelli che poi Nami finisce per fare. E che dire, loro saranno pure
pirati, ma restano comunque esseri umani, perciò credo che pensieri del genere
di tanto in tanto siano inevitabili XD Sanji poi ha sempre un’aria pulita,
perciò me lo sono immaginato a cambiarsi i vestiti imbrattati di sangue dopo
ogni combattimento. E mi piaceva il contrasto -> angelo custode di Nami (la
protegge sempre) -> Diavolo (diablejambe, gamba del diavolo).
E nieeente, devo
scappare perché sono quasi le sei e devo ancora iniziare a studiare giapponese
T_____T Niente angolo autore super-lungo stavolta, niente consigli di lettura,
niente fanficshipposa ma
solo nakamosa… mi perdonate, vero? TwT
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
19. Piccolo fiore
coraggioso. Quando
Nami socchiude gli occhi e si stiracchia, quella mattina, non ricorda granché. «Oh, giusto, è il mio compleanno…»,
mormora, ancora assonnata, adocchiando il piccolo calendario cerchiato in rosso
posato accanto al suo letto –di certo non posizionato lì da lei stessa ma da
qualcuno dei compagni, per evitare che lei –che
nessuno di loro- dimentichi di festeggiare il proprio compleanno ancora una
volta, dopo tanti anni tutti uguali, adesso che tutto è diverso.
È in quel momento che, spostando lo sguardo, Nami lo vede.
Un mazzolino di piccoli fiori dai petali immacolati, accompagnato da un vassoio
ricolmo di una selezione di squisitezze che farebbero invidia alla più regale
delle colazioni. Di colpo le torna in mente la conversazione avuta con Sanji un
po’ di tempo prima –ricorda di come gli avesse raccontato dei piccoli fiori
candidi che in primavera cadono cedendo il posto ai frutti maturi, ricorda che Bellmere era solita raccogliere quei piccoli fiori
coraggiosi ed intrecciarne collane da regalare alle sue bambine.
E, ne è certa, i festeggiamenti in grande stile arriveranno più tardi
–arriveranno le moine, gli apprezzamenti, forse un dono costoso o due, i suoi
piatti preferiti cucinati a regola d’arte e forse molto altro ancora, ma Nami
sa dentro di sé che quel piccolo fiore d’arancio che alle prime luci dell’alba
lui le ha lasciato accanto al letto è il suo vero regalo.
Angolo autrice. Yeeh, come ripresentarsi dopo mesi con una cosetta
ridicola di 200 parole! In realtà questa fanfic come
al solito non era in programma, ma avevo voglia di farvi sapere che sono ancora
viva (ebbene), amo sempre tanto questi due (ebbene), e domani ho un esame
perciò il tributo alla nostra Nami-swan ve lo beccate
un po’ in anticipo ~
Dunque, io Sanji ce lo vedo uno che al compleanno di Nami le prepara la
colazione a letto, tutti i suoi piatti preferiti, la riempie di regali e di
attenzioni più del solito e bla blabla, però il “regalo” in cui mette il cuore è quello che
poi lei apprezzerà di più xD
Ah, sto scrivendo l’ennesima fanfic che non so se finirò
e quindi pubblicherò e__e quelli che mi hanno aggiunta su facebook
avranno già visto il disegno preparatorio un po’ porn---
c-cioè. Diciamo che i nostri due figlioli non sono
proprio coperti coperti,
ecco. Spero davvero di riuscire a scrivere questa roba che ho in mente,
perché qualcosa mi dice che vi piacerà XD Auguratemi buona fortuna per l’esame
e magari riesco a lavorarci un po’ eve)/
(Ultimo P.S. sulla fanfic…
i fiori d’arancio sono il simbolo del matrimonio. *IFYOUKNOWWHATIMEAN*
*COFFCOFF*)
My lovely idiotic chef, my freaking
beautiful lady.
20. Out ofmushrooms. Quella notte Usopp si svegliò di colpo con in bocca una fastidiosa
sensazione di sete, la lingua secca e asciutta. Non aveva alcuna intenzione di
abbandonare il suo giaciglio caldo ed avventurarsi fuori, sul ponte sferzato
dal vento per raggiungere la cucina, ma dopo qualche minuto di sopportazione in
cui la sete si era fatta troppo intensa per essere ignorata, il giovane
cecchino sospirò e con uno sbuffo si avventurò fuori dalle coperte. Intravide
nella penombra della camerata le sagome dei compagni addormentati –una delle
brande, probabilmente appartenente al pirata di guardia quella notte era vuota,
ma nel dormiveglia non si premurò di verificare quale- e un istante dopo sgattaiolò
fuori, la brezza fredda della notte premergli sulla pelle. Il silenzio era
quasi assoluto quando attraversò il giardino e raggiunse la porta della cucina,
restando per un attimo interdetto nel trovarla socchiusa. Un’ulteriore occhiata
rivelò una flebile luce proveniente dall’interno, che bastò a raggelare il
povero Usopp –e se un nemico si fosse intrufolato a bordo durante la notte? Ma no, si disse, doveva trattarsi
semplicemente di Sanji… doveva essere
sua, rifletté, la branda vuota di poco prima. Dopotutto non sarebbe stata la
prima volta che Sanji rinunciava alle sue già scarse ore di sonno per dedicarsi
alla creazione di nuove ricette, di notte e solo nella sua cucina, nell’unico
momento in cui il resto dell’equipaggio non potesse disturbarlo. Così, con un
sospiro nervoso e sforzandosi di mettere insieme tutti i brandelli di coraggio
che riuscì a racimolare, Usopp si costrinse a trattenersi dal correre a
svegliare il resto dei compagni e scostò la porta già socchiusa, avventurandosi
all’interno. Coraggio… nessuno mi ha ancora ucciso,
questo è un buon segno, mormorò a sé stesso nel tentativo di auto
convincersene, sgattaiolando oltre il lungo tavolo e dritto verso il fondo
della stanza, dove buttò giù in tutta fretta un bicchiere d’acqua e poi si
affrettò a raggiungere nuovamente la porta d’ingresso. Prima che riuscisse a
farlo, tuttavia, si azzardò per la prima volta a rivolgere un’occhiata al lato
destro della cucina, come per assicurarsi di non aver effettivamente corso
alcun pericolo fino a quel momento… e fu allora che notò la fonte della flebile
luce che riempiva la camera, ovvero ciò che sembrava una candela ormai consunta
quasi fino al limite, poco più che un mucchietto di cera che brillava vivido
nel buio.
E poi li vide… stavano rannicchiati ai piedi del divano, l’uno tra le braccia
dell’altra quasi fossero un’unica figura, in silenzio. Nami era raggomitolata sul
pavimento e gli dava la schiena, la testa poggiata sul petto di nessun’altri che
Sanji –quando Usopp lo realizzò per
poco non cacciò un urlo-, le dita chiuse a stringere la camicia di lui e un
braccio del compagno passato protettivamente attorno alle spalle, l’altro a
carezzarle con fare amorevole i capelli. Ma c’era qualcosa in quella scena che
lasciò Usopp immobile, incapace di staccare gli occhi dai due ed al contempo
desideroso di farlo, di dissolversi nell’aria e fingere di non aver assistito a
nulla e non aver mai lasciato il suo letto… Nami, la loro Nami sempre così
spavalda e coraggiosa, sembrava riposare sfinita dopo aver pianto a lungo, il
respiro irregolare e le spalle scosse da brevi tremiti, e Sanji la teneva
stretta a sé come a proteggerla da
qualcosa, qualsiasi cosa avesse potuto turbarla o ferirla al mondo. Aveva
una tale tenerezza negli occhi, fissi sulla nuca della compagna addormentata,
che ad Usopp parve di averlo sorpreso a baciarla.
Si sforzò di arretrare senza esser visto, nel tentativo di non interrompere
qualsiasi cosa quei due stessero facendo prima del suo ingresso, ma non ci fu
modo di evitare che Sanji lo notasse quando finì dritto contro lo spigolo del
tavolo, imprecando di dolore. Gli occhi blu del cuoco scivolarono lentamente da
Nami ad Usopp, quasi avesse sempre saputo della sua presenza in quella stanza
–cosa che, il cecchino realizzò, era assai probabile-, e un sorriso quasi
impercettibile gli piegò le labbra. Accennò a Nami col capo e sussurrò “dorme”,
come un invito garbato ma categorico a non far ulteriore rumore.
Usopp annuì senza una parola e si fiondò fuori dalla cucina per poi scivolare seduto
sull’erba umida, la schiena premuta contro la porta ormai chiusa, e fu a quel
punto che si domandò se, prima o poi, non avrebbe dovuto aspettarselo.
***
La mattina successiva, Sanji non si stupì quando poco più
di un’ora dopo il sorgere del sole vide la familiare figura del cecchino di
bordo arrancare in cucina, con gli occhi gonfi di sonno e l’innegabile
espressione di chi ha trascorso la nottata a lambiccarsi su qualcosa.
«’giorno, Usopp», salutò, ricevendo in risposta uno sbadiglio seguito da un
grugnito indistinto. «Come mai così mattiniero?»
«Non riuscivo più a dormire», borbottò l’altro, servendosi un paio di pancakes.
Come di consueto bastò un morso a svegliarlo completamente, il sapore che solo
Sanji riusciva a conferire ad una pietanza tanto semplice che s’irradiava in un
ogni cellula del palato. «Buonisshimo!»
annunciò, afferrandone altri due.
Dal capo opposto dalla cucina, Sanji fischiettò soddisfatto mentre lucidava
alcuni bicchieri con uno strofinaccio. Per un po’ rimasero il silenzio e
l’unico rumore a sovrapporsi allo sciabordare delle onde fu quello di Usopp che
divorava la sua colazione, mentre Sanji canticchiava distratto un motivetto del
mare settentrionale. Sembrava stranamente di buon umore per uno che aveva
trascorso con tutta probabilità una nottata insonne –Usopp non l’aveva sentito
tornare a dormire nella camerata dei ragazzi, quella notte.
«Ehi, Sanji…» borbottò dopo un po’. L’altro non smise di strofinare alcune
posate né si voltò, ma si limitò a un “hmm?”
«E-ecco, insomma, mi stavo chiedendo…». Deglutì. «Pe-per caso, n-non è che tu e
Nami--». Il tintinnare delle posate si arrestò e il più giovane si affrettò a
sventolarsi le mani davanti al viso, come per proteggersi. «N-non avevo
intenzione di origliare né impicciarmi, per carità! È solo che, insomma… è-è
successo qualcosa a Nami, o-oppure tra voi due?»
Per tutta la notte, non era riuscito a smettere di interrogarsi sulla scena a
cui aveva assistito. Perché Nami stava piangendo? Era stato per qualcosa che
Sanji aveva fatto o le era accaduto qualcosa di brutto, e il cuoco si era semplicemente
trovato a consolarla? Nami e Sanji si sarebbero innamorati prima o poi, o era
già successo? E se fosse accaduto davvero, come sarebbe cambiata la vita sulla
Thousand Sunny? Sanji sarebbe riuscito a dedicarsi a Nami e a lei soltanto, o
avrebbe finito per ferirla? E Nami avrebbe smesso di trattarlo come il proprio
schiavetto personale? Non riusciva a smettere di pensarci.
Ci fu un minuto di silenzio in cui Sanji non diede cenno di aver sentito alcunché,
tanto che l’altro pensò di averlo fatto infuriare e già si pentiva di aver parlato,
quando alla fine il cuoco sospirò e con un’espressione indecifrabile posò lo
strofinaccio che teneva tra le mani.
«Sai» bisbigliò, quasi avesse paura del suono stesso della sua voce, «che
giorno era ieri, Usopp?»
Il cecchino fu sorpreso da quella domanda. Già si affrettava a fare mente
locale e ricordare la risposta quando il biondo parlò di nuovo, piatto, lasciandolo
stavolta totalmente spiazzato.
«Era l’anniversario del giorno in cui la mamma di Nami-san fu uccisa, tanti
anni fa».
L’atmosfera nella stanza parve gelarsi di colpo, e addirittura il sole caldo che
filtrava dagli oblò sembrò venirvi risucchiato. Usopp non sapeva… non aveva
idea, come avrebbe potuto… Nami non gli aveva mai detto… fu di nuovo Sanji a
spezzare il silenzio, posando una tazza piena di una bevanda fumante davanti al
compagno.
«Ieri sera ero di guardia. Ad un tratto lei è venuta a chiedermi una tisana,
non si sentiva in forma e non riusciva a prendere sonno, si è offerta di farmi
compagnia… ero al settimo cielo. E poi stavamo chiacchierando, e lei sembrava
davvero giù, non come al solito… e ad un tratto non è riuscita più a
trattenersi, a tenersi tutto dentro. Io non lo sapevo, Usopp» disse, in
risposta all’occhiata colpevole del ragazzo, «nessuno di noi sapeva. Credo non
volesse gravare sul resto della ciurma. È il primo anno che succede da quando è
con noi, perché gli altri due…». La sua voce si perse in un sussurro, ma non ci
fu bisogno di continuare, perché Usopp sapeva fin troppo bene cos’era successo
nei due anni precedenti per impedire a Nami di trascorrere un giorno tanto
doloroso insieme al resto dell’equipaggio. Inghiottì a forza il groppo che gli
nasceva in gola e buttò giù una sorsata di liquido bollente, che parve
schiarirgli le idee. Intimamente si ritrovò a ringraziare della presenza di
Sanji in cucina quella sera perché, lo sapeva perfettamente, Nami era fin
troppo orgogliosa per chiedere a chiunque di loro - Robin compresa- di darle
conforto –riusciva quasi ad immaginarla, stretta sotto le coperte nel buio
della sua stanza, a mordersi le labbra in silenzio per soffocare i singhiozzi.
Restava solo un dettaglio, un minuscolo dettaglio riguardante il cuoco a
preoccuparlo…
«Oy, Sanji», mormorò, «non è che, insomma… non è che-- non dico che tu l’abbia
fatto apposta, sia chiaro! Ma insomma, n-non è che tu, approfittando del
momento di debolezza di Nami…». Si pentì quasi all’istante di aver parlato. Gli
occhi di Sanji dardeggiarono verso di lui e lo scrutarono torvi per un istante,
ma subito dopo tornarono a rivolgersi alle stoviglie ammucchiate sul lavello.
«Non lo farei mai, lo sai bene. Io ho
un mio credo… approfittare di una donna è ciò di più meschino che un uomo possa
fare». C’era un’ombra di tristezza nella sua voce, che sembrò tremare appena. «Quando
riuscirò a conquistare il cuore di Nami-san… beh, il giorno in cui lo farò lei
sarà sorridente e radiosa come al solito, e la renderò la donna più felice al
mondo».
Usopp sorrise, e fu a quel punto che fiotti di sollievo s’irradiarono
attraverso tutte le cellule del suo corpo, caldi e rassicuranti. Come aveva
potuto dubitare di Sanji?
E fu forse per farsi perdonare, forse perché lo credeva davvero, che divorando
l’ultimo morso del suo pancake esclamò «per me ce la farai, Sanji… sono sicuro
che Nami fa finta di niente, ma in realtà è già cotta di te da un pezzo!»
A quelle parole l’espressione del biondo passò da stupita, a incredula a
vagamente compiaciuta… e poi, a sorpresa, anche lui si lasciò andare ad un
aperto sorriso, uno di quelli che Sanji concedeva tanto di rado.
«Lo sai», borbottò, sbirciando attraverso lo sportello aperto della dispensa, «oggi
siamo a corto di funghi. Pare che dovrò farne a meno per la zuppa».
Usopp ridacchiò come un bambino a cui hanno detto che quella volta natale
sarebbe arrivato in anticipo. «Che
sfortuna!»
Angolo autrice. Sono tornataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa---
OKAY NON MI UCCIDETE, LO SO CHE NON È
PROPRIO UNA SANAMI! Ho pensato mooolto a se inserirla in questa raccolta o pubblicarla
come singola oneshot, ma
alla fine avevo troppa voglia di aggiornare qui ed ho ceduto t^t Prima di parlare di cose inutili, eccovi UN PAIO DI PRECISAZIONI
1) La scena “palese plagio di Harry Potter” di cui parlo nelle note in alto sta
nella frase “gli parve quasi di averlo
sorpreso a baciarla”, copiata pari pari dai Doni della
morte *coffcoffcoff* che sto rileggendo forse per la decima volta in questi
giorni :,D ho sempre amato quella frase t__t
2) Dal manga e dai vari databook è emerso che Usopp
odia i funghi perché da bambino ne mangiò uno velenoso, ma Sanji tenta sempre
di propinarglieli con la forza. Ecco, in questo caso la frase finale è un modo “Sanjoso” di ringraziare il compagno per ciò che gli ha
appena detto ~
3) Le preoccupazioni di Usopp… beh, innanzitutto,
teme le ripercussioni che una relazione tra due membri della ciurma potrebbe
avere. Poi teme che Sanji possa ferire Nami a causa della sua abitudine di
provarci con tutte, e che Nami possa ferire Sanji a causa del suo carattere… insomma, il nostro cecchino è un tipo molto timoroso,
lo sappiamo X°°°
4) Riesco benissimo ad immaginarmi Nami nel giorno dell’anniversario della
morte di Bellmére, decisa a non far trapelare nulla
ma al contempo continuamente distratta e impensierita, o magari anche più
irascibile del solito. Naturale che alla fine scoppi t^t
Riguardo al finale invece, non so dirvi se Usopp avesse ragione o no, ma anch’io nel
mio cuoricino spero che Nami-swan a questo punto si fosse già innamorata del
nostro bel cuoco ♥
Ah, altra precisazione scema: ho scritto in times
invece che in verdana come al solito perché mi
sembrava più bello così, semplicemente òvò (precisazione
totalmente inutile ma DEVO RIEMPIRE QUESTO SPAZIO AUTORE DOPO TANTI MESI DI VUOTO OCCHEI)
Vi racconterei qualcosa di bello, ma non so cosa… AH, se per caso tra voi
dovesse esserci la ragazza che ha creato i video “scene Sanji x Nami ITA” su youtube… GRAZIE. Dopo averli guardati tutti quanti di fila
mi sono saliti dei feels allucinanti e ne è uscita
questa fanfic, ohohoh ~
Adesso devo scappare a studiare per il prossimo esame, ma vi lascio con una domanda… vi piacerebbe se provassi a scrivere una fanfic parallela a questa dal punto di vista di Nami e
Sanji, in cui descrivo ciò che è successo quella notte? Non sono sicura di
riuscirci perché sarò molto impegnata, ma se me lo chiedete in tanti potrei
trovare la motivazione eve)9
Detto questo, vi lascio…. SPREAD THE SA\NA LOVE ~~~♥♥♥
Lui
prese il biglietto dalle mani della compagna e lo lesse tutto d'un fiato, il
cuore a mille che quasi esplose nel registrare le poche parole scritte in
fretta sulla carta. Note: Ambientata in un qualsiasi punto del
post timeskip.
Presumibilmente Nami prova già qualcosa per il nostro
cuoco preferito, e aspettava soltanto l'occasione di lanciarglisiaddoss-- ehm, dimostrargli i suoi sentimenti <3 Raccolta, probabilespoiler!nei
prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.
[Oneshot,666 words]
Mylovelyidiotic
chef, myfreaking beautiful
lady.
21. Kiss.
Sanji si era
svegliato di buon'ora, come al solito.
Nulla
faceva presagire che quello non fosse un giorno come gli altri -tener conto con
precisione dello scorrere del tempo era fuori questione per loro- e fu solo
quando Robin fece il suo ingresso in cucina, la prima ad alzarsi come al
solito, che di colpo il cuoco ricordò.
Diamine....
era il suo compleanno! Come aveva fatto a scordarlo? Ma la gioia di ricevere
gli auguri da Robin-chan offuscò la sorpresa, e
presto Sanji si ritrovò a volteggiarle intorno
entusiasta sprecandosi in ringraziamenti, ancor più quando lei gli consegnò il
suo regalo -un libro, c'era da aspettarselo, dedicato ad una raccolta di storie
e leggende del mare.
Presto
fu la volta di Brook, che gli consegnò un pacchetto
contenente un binocolo (Sanji non ci mise molto ad
indovinare l'utilizzo che il suo compagno pervertito aveva immaginato per il
suo dono), ed intonò un motivetto d'auguri per lui.
Poi
la testolina di Chopper fece capolino dalla porta della cucina, entusiasta come
sempre. «Sanji, buon compleanno! Ho preparato un
sacco di sangue del tuo tipo come regalo per te, così non dovrai più
preoccuparti di perderne troppo!!!» Il festeggiato rispose con un sorriso
incerto ma grato a quel regalo alquanto singolare.
Usopp e Franky furono i prossimi, ed il loro dono fu un complicato
marchingegno in grado di proteggere la cucina da inaspettati attacchi notturni
che il cuoco apprezzò davvero. In quel momento Zoro
arrancò assonnato dalla porta d'ingresso, indirizzando al biondo un colpo di
spada ed un grugnito che assomigliava a "non ti farò gli auguri,
sopracciglio".
Ed
infine toccò a Luffy, l'ultimo a svegliarsi come al
solito, che si lanciò ad avvolgere il compagno in una specie di buffo abbraccio
ed annunciò che quel giorno, e solo per
quel giorno, si sarebbe sforzato di tenere a freno il suo appetito e causargli
meno guai (non che Sanji gli credette,
sia chiaro, ma il solo fatto che ci avesse pensato fu abbastanza).
«Come
avete fatto a ricordarvi del mio compleanno?» domandò sorpreso, ammucchiando i
regali ricevuti sul bancone della cucina.
«Chiedilo
alla strega», sbuffò Zoro. «Sono giorni che ci ripete
di non dimenticarcene ed altre stronzate».
"Nami-san?" Sanji si ritrovò di
colpo diviso tra l'urgenza di picchiare lo spadaccino per averla definita
strega e la gioia per ciò che aveva appena sentito, che di colpo lo catapultò
in alto, a fluttuare tra le nuvole.
«Già!»,
convenne Usopp. «L'altro giorno Nami
ci ha sgridati per averti di nuovo distrutto la cucina, e ha aggiunto che
dovevamo scusarci in qualche modo....»
Chopper
annuì con decisione. «Ci dispiace, Sanji! Noi ti
vogliamo bene!»
A
quelle parole il biondo li guardò, lì sorridenti e schierati davanti a lui, e
non riuscì ad arrestare il pizzicore che sentì agli angoli degli occhi. No che non avrebbe pianto per una cosa del
genere, maledizione!
Per
fortuna intervenne Brook, domandando «A proposito,
dov'è Nami-san? Non mi sembra di vederla».
Sanji l'aveva notato,
naturalmente -avrebbe notato la sua assenza anche nel mezzo di una folla- ma si
era risposto che semplicemente si fosse rinchiusa in biblioteca ad ultimare
qualcuna delle sue mappe.
«Oh, quasi scordavo» annunciò Robin,
porgendo al cuoco un foglietto di carta. «La nostra navigatrice mi ha chiesto
di consegnarti questo, e ti chiede di andare a riscattare il tuo regalo nel bar
acquario appena possibile».
Lui prese il biglietto dalle mani della
compagna e lo lesse tutto d'un fiato, il cuore a mille che quasi esplose nel registrare le poche parole
scritte in fretta sulla carta.
"Buono
per un bacio"
Il sorriso gli si allargò da un orecchio
all'altro, una sensazione di trionfo che si faceva strada nel suo petto e lo
invadeva, pian piano, facendolo tremare di felicità.
Già da sola l'opportunità di darle un
bacio sarebbe bastata a tramutare quella giornata nella più bella della sua
vita... ma Nami-san, realizzò, col cuore che si
lanciava in folli capriole, si era scordata di specificare dove.
Angolo autrice. ....e qualcosa mi dice che il nostro Sanji
non si accontenterà di un semplice bacio sulla guancia, eh?
Comunque. Discorsi seri.
NON MI UCCIDETE SE ANCHE STAVOLTA HO AGGIORNATO CON
UNA ROBA CHE NON E' SA\NAMI FINO AGLI ULTIMI RIGHI.
Volevo postarla come shot singola ma mi sembrava
troppo corta e non trovavo un titolo adatto......... #motiviseri
(infatti per la disperazione ci ho schiaffato un KISS come titolo soltanto
perché se ci avessi pensato ancora la ff avrebbe
visto la luce al compleanno dell'anno prossimo)
E nulla. Che dire. Passano
gli anni ma resti sempre l'unico uomo della mia vita, Sanji-kun
<\\3 (sigh)
Grazie a tutte le persone
che hanno la pazienza di aspettare i miei aggiornamenti una volta all'anno e
continuano ad amare questi due così tanto, è per voi che continuo a scrivere
\T^T/
Note:ATTENZIONE. E' ambientata
successivamente ad un ipotetico sviluppo del manga in cui Sanji è scoperto essere il principe di un qualche regno, un
nobile o boh. Può sembrarvi un po' nonsense perché l'ho immaginata nell'ambito
di determinate circostanze che non sono spiegate nella fanfic.
Tenterò di chiarire almeno qualcosa nell'angolo autore :3
Raccolta, probabilespoiler!nei
prossimi capitoli.Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili. [One shot, 685 words]
My lovely idiotic chef, my freaking beautiful
lady.
22.Oath.
"Perché
non ce l'hai mai detto?"
Non
c'è accusa. Solo qualcosa di più sottile, rassegnazione, forse, delusione
addirittura.
Un
sospiro. La sigaretta crepita quando viene spenta sul legno della balconata.
"Che
differenza avrebbe fatto saperlo? Quella persona non sono più io. Non lo sono
più da tempo"
Lei
non risponde. Stringe le mani sul parapetto, sente le schegge di legno che le
feriscono le dita. Lui le sta ad un soffio, in piedi con gli occhi proiettati nel
mare di stelle, ma appare più lontano di quanto non sia mai stato.
"...certo
che avrebbe fatto la differenza. Ti avremmo aiutato. Ti avremmo capito. Non
avresti più dovuto nasconderti. Non da noi!"
Si
gira a fronteggiarlo, aspettandosi d'incontrare la dolcezza dei suoi occhi. Ma
non la trova. Non stavolta.
"Certo
che per te avrebbe fatto la differenza. Non è così? Mi avresti guardato con
altri occhi fin da subito se avessi saputo delle mie origini. Se avessi saputo
che sono un principe. Non è così, Nami-san? Forse
sarei stato degno delle tue attenzioni allora?" La voce viene fuori aspra,
arida, come una coltellata. "...beh, non è questo che volevo. Non è così
che volevo averti".
Lei
non reagisce con la solita veemenza."Io
non sono così. Tu lo sai. Lo so che lo sai! Non lo pensi davvero."
Cerca
i suoi occhi e, stavolta, s'imbatte nel barlume di dolcezza che aspettava. Ha
avuto ragione. L'amore è sempre lì, nascosto sul fondo di quegli occhi.
E Sanji-certo che lo
sa, Sanji, che lei non è così. Come potrebbe non
saperlo lui che sempre l'ha osservata, lui che da sempre l'ha amata, lui che di
lei conosce ogni gesto ed ogni respiro ed ogni dettaglio e ogni pregio e ogni
bruttezza?
La
guarda negli occhi e spera lo capisca. Che il suo sguardo avido di comprensione
le dica "certo che lo so, certo che non sei così, sono io ad essere
talmente miserabile da essermi nascosto dietro questa convinzione. Di aver
pensato che non ti avrei conosciuta per come sei davvero se tu avessi saputo
chi sono."
Lei
non dice nulla, ma è dal modo in cui infine abbassa le spalle e si lascia
sfuggire un piccolo sorriso che sa che l'ha capito.E' così sveglia, la sua bella Nami, così acuta e intelligente. Non c'è da dubitare che la
ami così tanto. Che abbia trascorso giorni infinti e notti insonni e sprecato
ore e speso pensieri solo per lei.
I capelli aranciati sono sparsi sul viso e sulle
spalle dal vento della sera quando si gira a fronteggiarlo, e c'è tutto il cielo che le brucia negli
occhi e tutto il mare che risplende
sul fondo, fiero, in tempesta.
"...Ascoltami
bene. Tu sei tu. Non avrei mai potuto pensare a te in altro modo. Non m'importa
se sei il principe di un regno lontano".
"...lo
pensi sul serio? Anche se sono un principe senza alcuna ricchezza?"
Una
risata. Nami fa un passo avanti verso di lui, vede
riflesse le stelle che gli danzano negli occhi.
"Non
ho bisogno di alcuna ricchezza. Se non una".
Dolci
e brevi note di una canzone giungono da lontano. Brook
sta suonando, forse, là fuori da qualche parte.
Nami tende una mano verso la giacca
di lui. Accarezza la stoffa ruvida, sfila con le dita il pacchetto di sigarette
dal taschino. Può sentire il suo respiro che si fa più forte.
"Promettimi
una cosa. Puoi essere il re di tutti i regni che vuoi, ma", prende tra le
mani una sigaretta e gliela sistema tra labbra. "E' solo di me che sarai il principe. Non servirai
nessun'altra".
Ride,
Sanji. "Ma Nami-san.
Un principe non serve nessuno".
"Oh.
Osi contraddirmi?"
Si
avvicina fino a sfiorargli il viso col suo. E' tanto vicina che Sanji può contare i capelli che le ornano le guance.
"Non
oserei mai. E' un patto?"
Per
tutta risposta anche lei s'infila una sigaretta tra le labbra. Prende i
fiammiferi, l'accende. Poi si china verso di lui, piano, fino a che le due
sigarette non si toccano. Un sottile filo di fumo si propaga da entrambe.
"E'
un patto".
Angolo
autrice. Allooooora. Urge una spiegazione. Come vi ho già accennato
sopra, ho immaginato un Sanji principe finalmente
rivelato a tutti ed una Nami che tenta di approcciarsi
alla cosa. E' delusa dal fatto che lui non abbia mai rivelato al resto della
ciurma delle sue vere origini, e d'altro canto Sanji
si sente miserabile ad aver pensato che Nami avrebbe
potuto apprezzarlo diversamente solo a causa del suo lignaggio. E' da tanto che
immaginavo una scena così, visto che nella mia testa Sanji
è sempre stato una specie di principe perduto, ma (SPOILER!!!!!) gli ultimi
sviluppi del manga mi hanno dato da pensare particolarmente ed ora credo ancora
di più alla mia teoria.
Ho usato uno stile particolare, lo so, ma stavolta mi andava così
X°° non sono neppure sicura di essere scivolata nell'OOC o nel nonsense, non
m'interessava neppure evitarlo, ho scritto di getto e basta. E' una serata un
po' così e come dico sempre, "quando sono giù ho bisogno di Sanji, e quando penso tantissimo a Sanji
vengono fuori le Sa\Nami". (Sopratutto le SaNami con Nami possessiva. Ma
possessiva di brutto. Vai Nami, rivendica il tuo
uomo!)
Grazie a questi due ed in particolare al mio biondino del cuore
per farmi sempre compagnia in momenti del genere, ormai da anni ed anni ♥
Riassunto:
Nami non rispose. Tornò a rivolgere la propria attenzione ai
fili d'erba che la circondavano, un'ombra di tristezza nello sguardo.
«...Ma
hai ragione, sai,» fece d'un
tratto Sanji. «Ho bisogno di te.»
Note:
Inizia in medias res. Ambientata in un ipotetico futuro in cui
Sanji ha trovato l'All Blue, all'indomani della partenza della ciurma
senza di lui.
[One
shot, 576words]
23.
All Blue.
«Ne',
dimmi un po'... te la caverai davvero, quaggiù da solo?»
«Mmh?»
Sanji
si voltò verso di lei con aria interrogativa. Nami stava
seduta tenendosi le ginocchia al petto con una mano, mentre con
l'altra tracciava dei cerchi tra i fili d'erba.
«Voglio
dire... sei fin troppo tenero, quando si tratta di cibo. Se un
affamato dovesse presentarsi alla porta del tuo ristorante senza un
soldo, sappiamo benissimo entrambi che lo lasceresti entrare.»
Sanji
si lasciò sfuggire una risata. Poi si rifece serio, allontanò
la sigaretta dalle labbra e soffiò fuori una boccata di fumo,
che si disperse in volute biancastre.
«Nami-san,
finché ci sarò io non esisteranno affamati. È
questa la mia regola.»
Lei
sospirò. «...Lo so, idiota.
Mi preoccupavo soltanto per i tuoi affari. Non sei proprio un granché
per quanto riguarda il business, eh?»
«Touché.»
Risero
entrambi. Poi, la tranquillità ovattata di quell'angolo di All
Blue ritornò ad avvolgerli. Era quasi come starsene seduti
agli angoli di un sogno, uno scenario meraviglioso che rischia
d'interrompersi da un'istante all'altro e che si tenta di preservare
il più a lungo possibile.
«Sai,
in effetti hai ragione»,
soffiò d'un tratto Sanji. «Non
me ne intendo granché di affari. Quella sei sempre stata tu,
tra noi due.»
«Eh
eh... avresti proprio bisogno di qualcuno che ti aiuti, nah?»
Sanji
reclinò il viso, accennando un sorriso. «Qualcuno
come te?»
Nami
non rispose. Tornò a rivolgere la propria attenzione ai fili
d'erba che la circondavano, un'ombra di tristezza nello sguardo.
«...Ma
hai ragione, sai,» fece d'un
tratto Sanji. «Ho bisogno di te.»
C'era
qualcosa nel tono in cui lo disse che spinse Nami a voltarsi
immediatamente, e prima che se ne accorgesse si ritrovò faccia
a faccia con i suoi occhi. Occhi che erano pieni e tormentati come un
mare in tempesta, affollati di un groviglio di sentimenti troppo a
lungo inespressi che lottavano per non esplodere. E proprio là
sul fondo, eternamente presente, Nami trovò una dolcezza
assoluta e disarmante. Non seppe spiegarsene il perché, ma
proprio lei, che mai e poi
mai perdeva la propria rotta, si smarrì completamente
nel labirinto meraviglioso nascosto sul fondo di quegli occhi.
«...Nami».
La voce di Sanji venne fuori come un sussurro. Piano, quasi con
timore allungò le dita fino ad intrecciarle lentamente con
quelle di lei. «...Torna da me».
I
suoi occhi bruciavano, proprio come la pelle delle dita ormai
intrecciate, che si cercavano tra i fili d'erba. «Quando
avrai finito il tuo viaggio intorno al mondo... quando sarai riuscita
a portare a termine la tua mappa... torna da me. Io
sarò qui... per te... sempre.»
Nami
avrebbe voluto rispondergli, oh,
sì se avrebbe voluto, ma c'erano gli occhi di lui e le sue
dita a tenerla immobile e seccarle la gola e azzerarle il cervello...
e nel bel mezzo di tutto quel caos, una sola era la sua certezza:
Sanji era troppo vicino, domani sarebbe stato troppo
lontano e le guance bruciavano e
il petto faceva male e le dita che lui stringeva sembravano pulsare e
anelare di intensificare il contatto con la sua pelle ancora e ancora
e ancora... e avrebbe
voluto rispondergli o anche distogliere lo sguardo o respirare,
ma c'era quell'uomo a impedirle anche solo di pensare
e
Quell'uomo.
Fu
un attimo, in cui l'istinto la inebriò come un fiotto di
meravigliosa e beata ubriachezza.
Nami
si sporse in avanti e annullò la distanza tra loro.
Pensò
che come risposta, almeno per il momento, potesse bastare.
Angolo
Autrice.
Ehilà!
Era da un bel po' che non aggiornavo questa raccolta. Le mie qualità
di scrittrice si sono un po' arrugginite -come credo potrete notare
anche da questa fanfic, ma ciò non significa che non ho più
nulla da dire su questi due. Anzi. Sembra
proprio che Oda voglia sbizzarrirsi per farceli amare, nell'ultima
saga! Vorrei scrivere qualcosa di decente sui più recenti
sviluppi del manga, ma ho ben quatto fanfic iniziate che non riesco a
portare a conclusione. Chi lo sa, forse potrei riuscire a portarne a
termine almeno una ~