My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady. [SaNa Collection ♥]

di Lou Asakura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My lovely idiot. ***
Capitolo 2: *** My beautiful lady. ***
Capitolo 3: *** Vischio. ***
Capitolo 4: *** Scambi (s)vantaggiosi. ***
Capitolo 5: *** Close your eyes, I’ll show you a miracle. ***
Capitolo 6: *** Dolci risvegli. ***
Capitolo 7: *** Dark chocolate. ***
Capitolo 8: *** A wish only for one day. ***
Capitolo 9: *** (Show me) the way to your heart. ***
Capitolo 10: *** Hugs and cakes make a sweet day. ***
Capitolo 11: *** It's worth it for my perfect day with you. ***
Capitolo 12: *** I'll stand by you even if I die. ***
Capitolo 13: *** (Scent) of smoke, spices, sea and love. ***
Capitolo 14: *** Arm wrestling and silly chef syndrome. ***
Capitolo 15: *** of gold diggers and love seekers. ***
Capitolo 16: *** All I want for Christmas is you. ***
Capitolo 17: *** "Amato" (my wish for you) ***
Capitolo 18: *** dirtied angel. ***
Capitolo 19: *** piccolo fiore coraggioso. ***
Capitolo 20: *** out of mushrooms. ***
Capitolo 21: *** Kiss. ***
Capitolo 22: *** Oath ***
Capitolo 23: *** All Blue. ***



Capitolo 1
*** My lovely idiot. ***


Titolo: My lovely idiot.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\Coppia: Sanji\Nami.

Rating: PG (Verde)

Genere: Introspettivo, sentimentale.

Riassunto: E forse era un idiota, Sanji, forse le aveva ripetuto quella stessa frase un milione di volte e forse ci credeva davvero, e nonostante tutto lei non poteva fare altro che squadrarlo, ogni volta, e rispondergli che si, era davvero un idiota.

Ma era il suo idiota, Nami si disse, con un orgoglio che era del tutto irrazionale, suo e di nessun’altra.

Note: Ambientata in un momento imprecisato durante la new world arc  in cui ipoteticamente Nami ha cominciato a realizzare i suoi sentimenti per il nostro cuoco <3.

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[Flashfic, 390 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

1. My lovely idiot.

Sanji era senza ombra di dubbio un completo idiota.

Certo, il suo carattere aveva innegabilmente non pochi lati ammirabili, come la passione con la quale si dedicava al suo lavoro, la generosità verso gli affamati e la lealtà nei confronti dei compagni e del capitano, per non parlare di quella curiosità che a volte lo faceva apparire come il bambino che era stato e la sua tanto stramba quanto lodevole cavalleria; e proprio mentre si scopriva a pensare a tutto questo, Nami, che dopotutto Sanji-kun era una persona ammirabile e perciò non meritevole del trattamento che gli riservava, succedeva ancora.

Gli occhi del biondo assumevano la forma di un cuore, i lineamenti si arricciavano in quella maniera buffa e inconfondibile e con un largo sorriso prendeva a volteggiare in direzione della ragazza di turno, verso la quale la rossa si scopriva a provare, ogni volta ed assurdamente, un odio tanto fastidioso quanto inspiegabile.

A quel punto sistematicamente Nami sbuffava, chiudeva con un tonfo il libro di navigazione che stava sfogliando e, rivolta un’occhiata sprezzante al biondo e alla ragazza che l’accompagnava, si eclissava sottocoperta.

E la scena si ripeteva ancora e ancora, giorno dopo giorno. E ancora e ancora, tutte le volte, -avrebbe potuto giurarci, Nami- immancabilmente la porta della libreria si scostava debolmente rivelando un occhio tremendamente blu e quelle assurde sopracciglia. Alla solita domanda, posta con innegabile cortesia, “Posso entrare?” lei rispondeva con un altrettanto quanto fintamente cortese “certo che si”. Era a quel punto che il vassoio le veniva posato davanti, ricolmo di ogni genere di bevanda e squisitezza.

“Per lei, principessa.” Premuroso e fottutamente gentile, come al solito.

La rossa sbuffava, i gomiti puntellati sul tavolo di legno. “E la ragazza di prima? L’hai già lasciata andare?”.

L’ombra di un sorriso agli angoli delle labbra, lo chef annuiva prima di rivolgerle un breve quanto sincero inchino.

“Era l’ora dello spuntino quotidiano della mia Nami-san, no? Non potevo ignorare l’unica regina del mio cuore”.

E forse era un idiota, Sanji, forse le aveva ripetuto quella stessa frase un milione di volte e forse ci credeva davvero, e nonostante tutto lei non poteva fare altro che squadrarlo, ogni volta, e rispondergli che si, era davvero un idiota.

Ma era il suo idiota, Nami si disse, con un orgoglio che era del tutto irrazionale, suo e di nessun’altra.

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice <3.

Ebbene si, l’ho fatto O__O La raccolta SanjixNami che progettavo da tempo XDD Adoro questi due, credo che ormai si sia capito çAç. E sentivo il bisogno di creare finalmente una raccolta in cui “buttare” tutte le idee che m’ispirano, anche le drabble più stupide o insignificanti. Mi è capitato spessissimo di pensare “potrei scrivere quest’idea *3*” e poi dirmi “…ma verrebbe fuori brevissima, non varrebbe la pena pubblicarla da sola çAç”. E’ per questo motivo che nasce questa raccolta XD Un contenitore del mio amore per questi due bwaaka [cit. Sanji] <3.

Il primo ed il secondo capitolo credo si riferiranno al titolo della fanfic, gli altri invece varieranno. Vi chiedo davvero davvero scusa per un primo capitolo cosi banale e già visto, ma non mi è venuto altro e stasera avevo veramente voglia di scrivere e pubblicare qualcosa. Perdonatemi XD. Alcune frasi mi suonano un tantino contorte, quindi cercherò di revisiore la fanfic domani a mente fresca.

E… boh, mi piacerebbe linkarvi il mio disegno su One Piece e i miei ultimi due AMV, ma non ho voglia e non vi frega nulla. Se v’importa invece (01,24% di possibilità) ditemelo nei commenti e vincerò la mia fiaccaggine (?) per linkarveli èwè.

… Si, lo so che non sto bene. Davveeeroh. Che altro dirvi, poi… al momento sto lavorando ai soliti due contest, ai quali spero di riuscire a partecipare in tempo [università permettendo]. Ah, e ora dato che ho inserito il tag spoiler… lasciatemi SFOGARE SULL’ULTIMO CAPITOLO OAO

OMGOMG Shirahoshi è il Poseidon XDD Sono scioccata u_u)/. La parola a voi (!!), miei adorati lettori *3*.

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Capitolo 2
*** My beautiful lady. ***


Titolo: My beautiful lady.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\Coppia: Sanji\Nami.

Rating: PG (Verde)

Genere: Introspettivo, sentimentale.

Riassunto: Lo capisce, Sanji, che quel tipo di bellezza non è per tutte, lui che tutte le ama. Capisce che la bellezza di Nami-san è solo sua, solo suo è il modo in cui si arriccia le ciocche di capelli tra le dita quando è nervosa, solo sua è quella piega adorabile delle sopracciglia quando li scruta tutti quanti, uno ad uno, in preda alla collera.

Note: Collocabile in un qualunque punto della storia XD. Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[Flashfic, 320 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

2. My beautiful lady.

«Anche oggi sei bellissima, mia dolce Nami-san~»

«Si, si…». Un sospiro. «Dato che sono bellissima e che mi ami cosi tanto, mi porteresti qualcosa da bere, Sanji-kun?».

Gli occhi di lui brillano. «Certo che si!!~ Questo ed altro per lei, mia regina~».

La rossa sorride compiaciuta e si stiracchia inondata di sole mentre lo vede allontanarsi in un turbinio di cuori.

E lui, d’altra parte, cosa può fare se non amare quel sorriso?

E’ cosi bella, la sua Nami-san –bella come una Dea, oserebbe dire, più bella della bellezza stessa. Quante volte si è perso a guardarla dimenticandosi perfino del dolore bruciante di una ferita, del nodo in gola che il suo ennesimo rifiuto gli ha provocato?

E’ bella, la sua Nami-san, perché sorride. Sorride senza smettere mai. E’ bella perché ha quella forza straordinaria che le scorre nelle vene, la forza di ridere e andare avanti, è bella perché non si è mai arresa, neppure una volta, dinanzi a niente o nessuno.

Lo capisce, Sanji, che quel tipo di bellezza non è per tutte, lui che tutte le ama. Capisce che la bellezza di Nami-san è solo sua, solo suo è il modo in cui si arriccia le ciocche di capelli tra le dita quando è nervosa, solo sua è quella piega adorabile delle sopracciglia quando li scruta tutti quanti, uno ad uno, in preda alla collera.

Solo suo è quel modo che ha di prendergli il cuore tra le mani e spedirlo dritto in paradiso prima di precipitarlo nel più profondo inferno.

Ma è lei, la sua Nami-san –che poi sua non è-, e cosa può fare se non amarla?

Stringe tra le dita sudate il vassoio mentre le si avvicina, vede il paradiso e l’inferno nelle mani di lei che lo salutano. Si farà bastare quel saluto, ancora una volta, in attesa del giorno in cui potrà sentire su di sé tutto il suo amore.

Se mai arriverà.

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice <3.

Si, esatto, questa raccolta sarà composta da ff squallide. Ci ho messo tutta me stessa nella scorsa shot che ho pubblicato, quindi ora sono prosciugata (!!) e … Naah, niente. Oggi è il mio onomastico e sono alle prese con una prova di Morfologia di cui non capisco un marimo abbrustolito. Che dovrei fare? ;AA; (Mettermi a scrivere fanfic ridicole, ovvio).

Non ho voglia di tediarvi col mio solito angolo autore, per cui qualcosa mi dice che la mollo qui. Ah, questa raccolta non procederà in modo regolare: non ho idea di come saranno i prossimi capitoli e mi affiderò semplicemente all’ispirazione del momento XD. Ah, e dato che robinchan07 me l’aveva chiesto, eccovi i miei amv XD. http://www.youtube.com/watch?v=MFgwiOBZ8wo&feature=related e http://www.youtube.com/watch?v=3-9KTovdt3U uwu.

… Questa raccolta è un epic fail. Detto questo vi saluto al prossimo capitolo, che potrei pubblicare anche a Pasqua *3*.

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Capitolo 3
*** Vischio. ***


Titolo: Vischio.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\Coppia: Sanji\Nami.

Rating: PG (Verde)

Genere: Fluff, romantico, comico.

Riassunto: Era solo che -Nami dovette suo malgrado ammetterlo- conosceva il compagno piuttosto bene, e quel sorriso obliquo vagamente cospiratore, strapieno d’entusiasmo, non preannunciava mai nulla di buono.

Nella migliore delle ipotesi, aveva scolpito una statua di marmo a sua immagine e somiglianza. Svestita. (Poco male, si disse, avrebbe potuto guadagnarci qualcosa rivendendola).

Note: Collocabile in un ipotetico futuro in cui questi due non stanno insieme, ma si piacciono assai u_u.
Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli.
Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[One Shot, 718 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

3. Vischio.

Sanji-kun era sempre in qualche modo strano, ma quel giorno stava davvero sorpassando i limiti. La pazienza di Nami era tutt’altro che infinita, e la rossa temeva davvero che il compagno potesse ritrovarsi con la sua bella testa bionda schiacciata contro il muro se non avesse smesso di trascinarla da un capo all’altro della nave con quel sorriso stramaledettamente entusiasta, e… beh, si, era un bel sorriso. Piuttosto bello, a dire il vero, ma la cosa non turbò Nami più di tanto. Non la turbava neppure la mano di lui che stringeva la propria invitandola a seguirlo, perché avrebbe dovuto?

Era solo che -Nami dovette suo malgrado ammetterlo- conosceva il compagno piuttosto bene, e quel sorriso obliquo vagamente cospiratore, strapieno d’entusiasmo, non preannunciava mai nulla di buono.

Nella migliore delle ipotesi, aveva scolpito una statua di marmo a sua immagine e somiglianza. Svestita. (Poco male, si disse, avrebbe potuto guadagnarci qualcosa rivendendola).

Nella peggiore delle ipotesi… beh, Nami non avrebbe saputo davvero cosa aspettarsi. Forse l’ennesima richiesta di matrimonio che lei sarebbe stata costretta, con molto tatto, a rifiutare? Aveva più volte tentato coi suoi soliti modi rudi, naturalmente… ma quando le richieste si erano fatte sempre più frequenti, e l’espressione del cuoco sempre più afflitta ad ogni suo rifiuto, si era trovata costretta ad abbandonare le brutte maniere e rispondergli con un rassegnato “No, Sanji-kun. Non posso sposarti, mi spiace”. A quel punto, lui si limitava a stringere le spalle e, fingendo indifferenza, sospirare “Ci ho provato”.

Ma stavolta la situazione era esponenzialmente diversa: il cuoco non la fissava affranto, stroncato dall’ennesimo rifiuto, al contrario esibiva il più straordinario dei suoi sorrisi mentre si ostinava a condurla con l’usuale delicatezza fuori dall’osservatorio, poi giù per la scala a pioli ed infine in cucina, per poi arrestarsi soddisfatto dinanzi all’uscio.

«Ecco qui», annunciò, esibendo un sorriso trionfale. «Nami-san, ti va di dare un’occhiata fuori?».

Lei assottigliò gli occhi, scettica, e l’espressione compiaciuta del cuoco non l’aiutò di certo a prenderlo sul serio, ma decise lo stesso di fare ciò che le diceva. Sanji-kun non era il tipo da fare scherzi idioti ad una donna, dopotutto, quindi il peggio che potesse aspettarsi era trovare l’erba del giardino tagliata a formare la frase “Nami, ti amo”. (Sanji ci aveva provato più di una volta, ritenendolo un ottimo modo per dichiarare il suo amore alla ragazza, ma Franky si era opposto minacciando di rivelare non si sa quale terribile ed imbarazzante segreto riguardante il biondo).

Ad ogni modo Nami si affacciò, sporgendosi oltre l’uscio ed aguzzando gli occhi nel tentativo di cogliere scritte sui muri o statue giganti dalle sue fattezze, ma pur sforzandosi non riuscì a trovare nulla del genere. A quel punto si voltò verso il compagno, confusa.

«Ehm… dove dovrei guardare, precisamente?».

Fu allora che il sorriso del biondo, se possibile, si allargò ancora di più. «Proprio sopra di te, mia splendida Nami-san».

«Sopra di…».

Alzò gli occhi, e ciò che vide la indusse contemporaneamente a scoppiare a ridere e desiderare ardentemente di strozzare il cuoco che le stava davanti.

«Toh… del vischio», fece lui, indicando la piantina con aria noncurante. «Chissà come ci è finito li, eh…?»

«Ah… chissà», rispose Nami, le braccia puntate sui fianchi.

L’entusiasmo di Sanji non parve scalfito dalla sua reazione.

«Lo sapevi, Nami-san?», domandò, un mezzo sorriso e la sigaretta stretta tra le labbra. «Nell’antichità si diceva che il vischio fosse la pianta consacrata alla Dea dell’Amore».

«Ah ah…?». La rossa lo guardò di sottecchi, perfettamente conscia di dove volesse arrivare.

«E, insomma, stavo pensando…», azzardò l’altro, dandosi un’aria noncurante, «che dato che qualcuno l’ha messo proprio qui… potremmo approfittarne, no?»

Ovvio… avrebbe dovuto immaginarselo.

Nami sospirò, domandandosi da dove il cuoco riuscisse a tirare fuori tutte quelle trovate pazzesche per riuscire a baciarla. Ma era quasi Natale, e poteva mai spezzare l’entusiasmo di quell’adorabile testa bionda?

«Una sola volta», sibilò, puntandogli un dito al petto. «E dopo di questo, Sanji Gambanera, non azzardarti più a chiedermi nulla. Fattelo bastare per i prossimi dieci ann…». Le parole si persero in gola quando lui si avvicinò, e Nami avrebbe voluto continuare, oh, si che avrebbe voluto, ma la sigaretta stava sul pavimento ed il respiro di lui era già sulle sue labbra.

E qualcosa le suggerì chiaramente che, dopotutto, non sarebbe stato solo una volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice ~♪

Happy Christmaaaas, miei amati lettori (!!!) <3. Sono riuscita a scrivere qualcosa per Natale, anche se in ritardo T_T Nella scorsa settimana tra regali da finire e prove intercorso all’università ho avuto ben poco tempo çAç. In realtà avevo in mente un tributo a Chopper per il suo compleanno oppure qualcosa riguardante tutti i Mugiwara, ma sarebbe stato più lungo e complicato e non sono riuscita a trovare l’ispirazione adatta. Invece scrivere di questi due scemi mi riesce naturale XD. Non ho molto di cui parlare in quest’angolo autore, se non dirvi che mi sono immaginata Sanji che cosparge la nave di vischio aspettando che o Nami o Robin ci passino casualmente sotto.

… Alla fine, ovviamente, le due lo eviteranno accuratamente e li sotto ci finirà Zoro, causando al nostro cuoco l’ennesimo attacco di cuore u_u)/.

AH! Avevo detto che avrei pubblicato il prossimo capitolo a pasqua, INVECE L’HO FATTO A NATALE. Lo considero una mia grande conquista personale.

Adesso devo pensare ai contest. Rifletti, , DEEVI PENSARE AI COOOONTEEEEST *brain crash*

Vabbè, sono entrata in modalità sparamillecavolateinfila. Conviene che corro a scriverle su twitter, almeno quello è fatto apposta *nods* Vi do appuntamento al prossimo capitolo del quale come al solito non ho assolutamente idea <3.

 

(E RICORDATE, AI MUGI PIACCIONO LE CARAMELLE. Chi segue gli spoilers capirà).

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Capitolo 4
*** Scambi (s)vantaggiosi. ***


Titolo: (Un)favorable exchanges – Scambi (s)vantaggiosi.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\Coppia: Sanji\Nami.

Rating: PG (Verde)

Genere: Ironico, sentimentale, Fluff, introspettivo.

Riassunto: Nami-san gli stava correndo incontro con quel gigantesco sorriso, e cos’altro avrebbe potuto significare se non che era incredibilmente felice di vederlo? Forse aveva d’improvviso realizzato di amarlo follemente… , Sanji decise, non poteva essere altrimenti.

Note: Ambientata in un qualunque punto della storia, sia New World che non <3. La nave di cui si parla però è la Sunny, non la Merry, per cui regolatevi di conseguenza xD.

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[One Shot, 1180 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

4. (Un)favorable exchanges.

Per quanto si sforzasse, Sanji non riusciva davvero a credere ai propri occhi. Di tutti gli scenari che nella propria vita avrebbe osato immaginare, quello che in quel momento gli si presentava davanti era di certo tra i più assurdi ed improbabili: Nami-san –la sua amatissima Nami-san- agitava il braccio correndogli incontro, sulle labbra un enorme sorriso mentre gridava il suo nome («Sanji-kun! Sanji-kun!»). Quasi rischiò di venirgli un infarto quando la vide avvicinarsi, così bella e felice e… Aspetta un attimo, Sanji. Sforzandosi di distogliere la propria attenzione dalla ragazza, il cuoco costrinse sé stesso a fermarsi e considerare con attenzione tutte le possibilità.

Nami-san gli stava correndo incontro (a lui, che cazzo, proprio a lui) con quel gigantesco sorriso, e cos’altro avrebbe potuto significare se non che era incredibilmente felice di vederlo? Forse aveva d’improvviso realizzato di amarlo follemente… , Sanji decise, non poteva essere altrimenti. In un solo istante fu in grado d’immaginare perfettamente la sua ormai prossima vita felice insieme a Nami-san; lui e Nami-san che camminavano mano nella mano al tramonto, lui e Nami-san che si baciavano nascosti in un angolo della nave, lui e Nami-san vestita di bianco che gli giurava il proprio amore eterno davanti all’altare, lui e Nami-san in compagnia di una bambina dai capelli dorati… tutte queste immagini attraversarono gli occhi di Sanji nel giro di un istante, e non fece neppure in tempo ad allargare le braccia per accogliere la ragazza nel suo tanto desiderato abbraccio che lei lo sorprese, arrestandosi appena davanti a lui invece di gettarglisi –come avrebbe palesemente dovuto fare- dritta tra le braccia.

Il biondo, inutile dirlo, era scioccato.

La sua idilliaca immagine mentale si frantumò in mille pezzi che crocchiarono sul pavimento come un piatto rotto (e, tra parentesi, Sanji non aveva mai rotto un piatto in vita propria).

«Sanji-kun! Ascolta, è successo che… ehm, tutto a posto?». Nami gli rivolse un’occhiata piuttosto scettica, domandandosi perché il suono sordo che aveva appena udito le avesse ricordato terribilmente qualcosa che andava in pezzi. Un cuore, avrebbe detto… ma quelli non si frantumavano sul serio.

Ad ogni modo l’altro si fece coraggio e, tenendo insieme a forza i frammenti del proprio cuore infranto (!!), rivolse alla ragazza il migliore dei suoi sorrisi.

«T-tutto a posto, Nami-san. Dimmi pure, tesoro~».

«Bene! Ascolta, è successo che…».

Ti sei innamorata follemente di me e non puoi pensare di starmi lontana. Dillo, dillo, dillo.

«…Dicevo, è fantastico! Mi ascolti, Sanji-kun? Ehi! E’ incredibile!».

…E avremo tanti bambini… e vivremo insieme per seeeempre. Coraggio, dillo…

«Insomma… sto dicendo che ho vinto alla lotteria!».

«….Eh….?».

Sanji rimase in silenzio, immobile, e di nuovo si sforzò di considerare tutte le possibilità. Non si trattava certo di una brutta notizia… non tanto bella quanto quella che si aspettava, ma sicuramente non brutta, no. Eppure non riuscì a fare a meno di sentirsi vagamente deluso… guardò Nami-san, e si diede dello stupido per non aver capito immediatamente che la ragione di tanto buon umore fosse legata in qualche modo ai soldi.

«Allora, Sanji-kun, non dici niente? Voglio dire… sono un sacco di berry! Naturalmente l’ottanta per cento sarà mio, ma il resto posso dividerlo con voi idiot- voglio dire, con voialtri…».

«Ahhh… grazie, Nami-san, sei gentilissima».

Lei gli rivolse un sorriso furbo e tirò fuori la lingua, dopodiché si voltò e con noncuranza prese a camminare verso le scale.

«Allora vado a dirlo anche agli altri, Sanji-kun! Pensa a cosa fare con la tua parte~».

Cosa fare… Sanji ci rifletté per qualche istante, ma la dispensa era piena e non aveva bisogno di ulteriori attrezzi da cucina, perciò per quanto si sforzasse non gli venne in mente davvero nulla che desiderasse più di tanto. Nulla che si potesse comprare, almeno… o forse sì.

Sospirò rendendosi conto che, inutile dirlo, come al solito il cuore aveva preso a correre più un fretta del cervello. Considerò l’idea che gli balenava in testa e parve anche a sé stesso una mossa azzardata, ma cosa aveva da perdere? Al massimo, ci avrebbe rimesso qualche sberla in pieno volto ed una manciata di berry.

«Ah… Nami-san! Aspetta un attimo per favore».

Lei si voltò, a pochi passi dalle scale. «Dimmi, Sanji-kun».

«Ecco, pensavo…». Avanti, Sanji, ora o mai più. Ricorda, un paio di sberle e qualche berry. Sanji si fece coraggio, la consapevolezza che per qualche assurdo motivo gli sarebbe risultato assai più facile vedersela con uno squadrone di Marines armati che con la ragazza che gli stava davanti, bella come non mai. «Insomma, pensavo di proporti una specie di… scambio. Il 2,2% di vincita che mi spetta in cambio di un tuo…». Deglutì. «…u-un abbraccio. Per te dovrebbe essere conveniente, voglio dire… sono pur sempre dei berry in più e non ti chiedo niente di particolar-».

Il cuoco si arrestò di colpo quando vide la compagna camminare verso di lui con passo deciso, gli occhi bassi e i pugni stretti. Ecco, l’aveva fatta arrabbiare di nuovo… possibile che non riuscisse mai a combinarne una giusta?

Socchiuse gli occhi quando sentì i passi di lei avvicinarsi di più, domandandosi quali insulti gli avrebbe rivolto ed in che modo orrendamente doloroso l’avrebbe colpito… perciò inimmaginabile fu il suo stupore quando, appena pochi istanti dopo, percepì qualcosa di caldo posarsi piano contro il suo petto e due braccia avvolgerlo con delicatezza.

Scostò le palpebre quasi con timore, la pelle che d’improvviso andava in fiamme ed il cuore impazzito, e ciò che vide fu nientemeno che la testa rossiccia di Nami-san, poggiata con naturalezza nell’incavo della sua spalla.

Avrebbe voluto fare mille cose contemporaneamente, Sanji. Stringerla, mettersi ad urlare di gioia, ringraziare gli Dei del mare uno ad uno, ordinare al cuore di fermarsi ed alla pelle di non ardere… ma non fece nulla di tutto ciò, no. Semplicemente, si limitò a restare immobile, domandandosi quanti istanti benedetti quell’abbraccio sarebbe ancora durato.

Fu Nami stessa a parlare, infine.

La testa seppellita contro il suo petto, bisbigliò così piano che lui quasi non riuscì ad udirla. «…Scemo. Ti sembro una che si fa pagare per queste cose, io?».

L’altro scosse il capo, trovando il coraggio di passarle una mano tra i capelli. «Certo che no. Ti chiedo scusa».

«Mh…». Nami annuì piano, e con lentezza si allontanò dal petto dal compagno. «E comunque non ho bisogno dei tuoi berry, sappilo. Se proprio hai tanta voglia di darli a me… accompagnami a fare shopping uno di questi giorni, e comprami tutto ciò che voglio. Chiaro?».

E poi, staccatasi da lui, si diresse verso le scale a passo svelto, così com’era venuta, lasciando un Sanji rosso in viso e con la gola improvvisamente riarsa.

Io e Nami-san… a fare shopping da soli? Potrebbe trattarsi addirittura di un appuntamento! Forse vuole finalmente dichiararmi il suo immenso amore! Si, dev’essere così…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice ~♪.

NNAAAAAMI-SWAAAAAAAAAN . Ehm. Buon pomeriggio *_* Sono riuscita ad aggiornare di nuovo prima di Pasqua <3. So damn proud of meee T3T [cit.] C-comunque. Come al solito l’idea per questa shot è nata in modo strano, ovvero anche stavolta io e Hota stavamo guardando Un Medico in Famiglia (sentite, è una MINIERA di idee per le fanfics ò_o) e c’era una scena che non ho voglia di raccontarvi è_é Comunque Hota ha detto “Mi sono immaginata Nami che corre da Sanji tutta contenta e lui “Che c’è, Nami-san? Hai improvvisamente scoperto di essere follemente innamorata di me? <33” e lei “No, abbiamo vinto alla lotteria *___*” xDDDD. Non potevo non scriverla O3O. Adesso ho una famissima (!!!) e devo correre a mangiare qualcosa çAAç. Consigliatemi, pane con la nutella o non pane con la nutella? Il dilemma più duro della mia vita.

A pensarci non ricordo se ho risposto o no alle recensioni dello scorso capitolo, vi giuro che se non l’ho fatto lo farò al più presto ò_o Ah, e intanto avrei un appello importantissimo da farvi. Se volete salvare internet e la vostra libertà di frequentare i vostri siti preferiti, firmate questa petizione! http://www.avaaz.org/it/save_the_internet_action_center_b/?wfYyucb

In caso contrario, il governo sarà libero di cancellare per sempre siti come Facebook, twitter, youtube e quant’altro. Megavideo, Megaupload e Wikipedia sono già down da qualche ora. Chiaro? Se non l’avete fatto fatelo è__è. E ora che ho fatto anche un po’ di propaganda sociale (!!!) me ne vado a mangiare affrontando la mia dura decisione “pane con la nutella o non” èwè. Alla prossima, che spero sia ancora prima di Pasqua <3.

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Capitolo 5
*** Close your eyes, I’ll show you a miracle. ***


Titolo: Close your eyes, I’ll show you a miracle.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\Coppia: Sanji\Nami.

Rating: PG (Verde)

Genere: Fluff, introspettivo.

Riassunto: Ricordava chiaramente che, allo stesso modo, da bambina di tanto in tanto fosse solita assopirsi durante i giochi; spalancando la bocca in un grosso sbadiglio, una Nami di otto anni accostava le palpebre e sognava di mari e mandarini, girandole ed avventure straordinarie, mentre la luce aranciata del tramonto gentilmente le scivolava addosso.

Note: Ambientata durante un qualunque punto della storia, New World e non <3. Non propriamente “romantica”, diciamo Nakamaship xD

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[Flashfic, 200 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

5. Close your eyes, I’ll show you a miracle.
Capitava spesso che, rimasta sveglia fino a tarda notte intenta a consultare grossi tomi di cartografia o tracciare le ultime linee di una mappa nautica, Nami si ritrovasse senza neppure accorgersene a socchiudere gli occhi e, il capo posato sullo scrittoio, scivolare piano nel sonno.
Ricordava chiaramente che, allo stesso modo, da bambina di tanto in tanto fosse solita assopirsi durante i giochi; spalancando la bocca in un grosso sbadiglio, una Nami di otto anni accostava le palpebre e sognava di mari e mandarini, girandole ed avventure straordinarie, mentre la luce aranciata del tramonto gentilmente le scivolava addosso. Infine apriva gli occhi, ed era a quel punto che, tutte le volte, accadeva il miracolo: non c’erano più i giochi e il pavimento freddo a circondarla ma, come un prodigio, ecco che si scopriva avvolta dalle lenzuola e dalla calma ovattata del suo letto, nell’aria solo la scia di un profumo che parlava d’affetto e protezione.
Accadde per questo che, più di dieci anni dopo, fu con gratitudine mista a nostalgia che Nami accolse la familiare e del tutto inaspettata sensazione di risvegliarsi nel proprio letto, cullata dall’antico quanto rassicurante sentore di tabacco che, come una magia, impregnava l’aria e i vestiti.

 

 

Angolo dell’autrice ~♪.
Lo so, è breve °A° Avrebbe dovuto essere una drabble, ma non riuscivo a farcela stare tutta in cento parole xD. E non è neppure propriamente SaNami, ma più che altro un siparietto nakamoso (?) (COME SI TRADUCE IN ITALIANO NAKAMASHIP). Ehm. Dicevo. Adoro accostare il ricordo di Bellmere a Sanji tramite l’odore di tabacco T3T Pensateci, per Nami dev’essere bello avercelo sempre intorno e sentire quel profumo che le ricorda tanto sua madre xD. Se ripenso poi al panel della sua morte, con quella sigaretta che cade al suolo… *le shake*. Non pensiamociii çAç Dicevo.
State tutti bene voi del nord? èwè Io al vostro posto oggi sarei morta di paura ç_ç Fatevi forza e correte a farvi un paio di risate leggendo il nuovo capitolo del manga <3. (AMO QUELL’IRRECUPERABILE BANDA DI IDIOTI). Che altro dire… ad esempio che ho letto alcune fanfictions nakamaship inglesi tenerissime e mi è venuta una voglia incredibile di scriverne una *_* Solo che non devo scordarmi del contest, non posso mettermi nel cervello altri progetti è_é Vi ho già promesso (!!) di scrivere il seguito della scorsa shot èwè!!! …Vabbè.
Un altro angolo autore più lungo della fanfic stessa XDD. Mi conviene fermarmi qui, e dato che ho già studiato andare a scrivere altro o finire il mio amv in corso *AA* One piece da così tante ispirazioni >w< Vi voglio bene, miei unici due o tre lettori <3. Alla prossima *3*

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Capitolo 6
*** Dolci risvegli. ***


Titolo: Sweet awakenings - Dolci risvegli.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\Coppia: Sanji\Nami.

Rating: PG (Verde)

Genere: Fluff, introspettivo, sentimentale.

Riassunto: Era così, Sanji si disse, che avrebbe desiderato vederla ogni giorno, appena sveglio. Svegliarsi e vedere lei, sentirla respirare con gli occhi chiusi, cullata dal sonno, allungare una mano e carezzarle la fronte, le guance, il collo. Poi, prestando attenzione a non svegliarla, cingerla con un braccio ed avvicinarla a sé, fino a sentirne i capelli a solleticare il petto, ed in quel capelli affondare il viso, respirandone a fondo il profumo.

 Note: Ambientata durante un qualunque punto della storia dopo il Time Skip <3. [Sanji -> Nami, No two-sided romance implied].

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[One Shot, 733 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

6. Dolci risvegli.
«Mi raccomando, Sanji-kun… devi svegliarmi non dopo le quattro, sono stata chiara? Ho molto da fare, quindi vedi di non dimenticartene».

«Sta tranquilla, mio splendido fiore… ti sveglierò senz’altro in perfetto orario~».

Aveva detto così, Sanji, ma…

Forse per la millesima volta, il cuoco distolse lo sguardo dall’ammasso schiumoso di stoviglie che galleggiava nel lavello e lo rivolse, come attratto una calamita, in direzione del divano in pelle verde che correva lungo la parete, dal lato opposto della stanza.

Ma non era il divano in sé ad interessargli, certo che no –non quando c’era nientemeno che la sua amata, la sua principessa a riposare su di esso, avvolta da una coperta sottile ed un espressione beata in viso, i lunghi capelli schiacciati tra capo e cuscino.

Per l’ennesima volta, Sanji non poté fare a meno di abbandonare la propria postazione ed avvicinarsi al divano ed alla sua occupante, salvo restarne, inevitabilmente, incantato: incantato dalla visione delle palpebre chiuse e sottili di lei, dalla linea elegante delle lunghe ciglia, dai movimenti lenti e regolari del suo petto, guidato dai profondi respiri dettati dal sonno, dai capelli sparpagliati sul cuscino e sulla schiena della ragazza, un po’ appiccicaticci a causa del sudore.

Era così, Sanji si disse, che avrebbe desiderato vederla ogni giorno, appena sveglio. Svegliarsi e vedere lei, sentirla respirare con gli occhi chiusi, cullata dal sonno, allungare una mano e carezzarle la fronte, le guance, il collo. Poi, prestando attenzione a non svegliarla, cingerla con un braccio ed avvicinarla a sé, fino a sentirne i capelli a solleticare il petto, ed in quel capelli affondare il viso, respirandone a fondo il profumo.

A quel punto lei si sarebbe mossa piano, ancora tra le sue braccia, strofinandosi gli occhi con una mano. Lui si sarebbe affrettato a scusarsi per averla svegliata, lei avrebbe sbadigliato e poi così, senza dir nulla, l’avrebbe baciato. Non un bacio profondo; gli avrebbe sfiorato le labbra, nulla di più, e sarebbe stato un risveglio più che gradito per entrambi.

Fu un lieve sobbalzo della nave a scuoterlo, provvidenzialmente, da quei pensieri. Imprecò tra sé realizzando di essersi perso nelle solite fantasticherie senza futuro fin troppo a lungo, e che la lancetta dell’orologio segnava già le quattro da un paio di minuti.

Perciò, con un sospiro Sanji si chinò appena sulla compagna, scuotendola con dolcezza.

«Nami-san… mia adorata, sono le quattro».

Per tutta risposta, la navigatrice mugugnò qualcosa d’incomprensibile, stringendo il lenzuolo tra le dita sudate.

«Nami-san… davvero, non immagini quanto mi dispiaccia interrompere il tuo incantevole sonno, ma mi hai chiesto tu stessa di svegliarti non oltre quest’orario. Avanti…»

Con estrema delicatezza il cuoco le strinse nuovamente la spalla, sforzandosi di non venir ammaliato dalla bellezza del viso dormiente di lei; come avrebbe potuto essere tanto crudele da interrompere il sonno di una creatura talmente incantevole….?

«Nami-san», ripeté ancora, «avanti, tesoro mio… devi svegliarti, su».

Lei mugugnò ancora, e fu in quel momento che Sanji ebbe chiara la percezione, per la prima volta, di quanto il lavoro svolto dalla compagna dovesse essere duro e stancante: Nami-san non l’aveva mai fatto pesare a nessuno, ed allo stesso modo era, dopo Sanji stesso, la prima ad alzarsi ogni mattina... perciò nessuno di loro avrebbe mai potuto sospettare quanto davvero fosse stanca, quanto il lavoro da lei svolto fosse indispensabile per la salvezza dell’intera ciurma –quante volte, senza di lei, si sarebbero trovati schiantati chissà dove?- e quante responsabilità si portasse su quelle spalle all’apparenza così esili.

Sanji non poteva –non se la sentiva, non ne sarebbe stato in grado- privarla di uno dei suoi unici istanti di riposo.

Perciò, l’ennesimo sospiro ed una mano infilata in tasca, a giocare con l’accendino, Sanji lasciò che il proprio sguardo vagasse su di lei ancora qualche istante e poi, con lentezza estrema, le carezzo la fronte, le guance, il collo.

E forse il resto del suo sogno non si sarebbe avverato, forse quei dolci risvegli sarebbero rimasti nient’altro che uno scherzo della sua mente, ma in quel momento non gl’importava; tutto ciò che desiderava era lasciare, nulla di più, che lei riposasse.

Se la sarebbero cavata da soli per qualche ora, e, perché no? Per una volta sarebbero stati loro, la banda di idioti, a prendersi cura di lei.

 

 

(Ma forse, altrettanto dolce quanto immaginava non sarebbe stato il risveglio di Nami, una volta resasi conto della grave ed imperdonabile disobbedienza commessa dal cuoco).

 

 

 

 

Angolo autrice:
Oh, nooo TAT Ho scritto l’ennesima Sanji -> Nami, quando invece mi piacerebbe una volta tanto una bella Nami -> Sanji xD. Non è che mi piaccia far soffrire questo povero patato, è solo che quando si strugge per Nami è tenerissimo T__T. Ogni volta che nel manga stesso se ne esce con quelle frasi tipo “ti amo anche quando sei spietata!” mi fa una tenerezza incredibile, e capisco quanto sia disposto a fare per lei xD.
Parlando della fanfic, invece… è una specie di “continuo morale” della precedente, dato che si prosegue sul tema di Nami addormentata. Che ci posso fare, mi da un’idea di fluffosaggine incredibile xD. Anche in questo caso un po’ del copyright per l’idea è di Hota-chwan, dato che anche questa mi è venuta in mente parlando con lei u_u)/ Che ci volete fare, è scambio culturale tra sorelle (!!).  
Per quanto riguarda il lavoro di Nami, invece, penso davvero che sia tra i più duri e colmi di responsabilità nell’intera ciurma: è vero, forse non sarà d’aiuto in combattimento quanto gli altri (anche se di recente ha migliorato anche quello xD), ma insomma, vi rendete conto di dove sarebbero finiti senza di lei? Una nave può sopravvivere senza, per dire, un armaiolo o qualcosa del genere (giusto per non dire un ruolo esistente nella ciurma è_è) ma NON senza il suo navigatore. Insomma… prendete in esempio l’ultimo capitolo uscito (SPOILER!!!): Nami si allontana dal ponte per dieci minuti, il tempo di una doccia, e la nave viene risucchiata in una corrente pericolosissima e bla bla. E poi, l’avete visto il nuovo Log Pose…? Le responsabilità di Nami nel nuovo mondo saranno letteralmente triplicate T_T. Tutto questo sproloquio per dire che non sopporto chi mi viene a dire “Nami nella ciurma è inutile”. Se lo pensate, rileggetevi il manga e vedete un po’ in quale volume sarebbero morti senza di lei, okay?
…Questo angolo autore è diventato una campagna promozionale su Nami °A° (?). Che ci volete fare, I’m a Nnnami-swan fangirl T___T Forse lo sono diventata perché ho dovuto immedesimarmi in Sanji-kyun per scrivere le fanfics (?) è_é
Comunque, credo di aver detto tutto xD. Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, anche se non siete in molti a seguire questa raccolta mi fa sempre piacere leggere le vostre impressioni su ciò che scrivo <3. Grazie a tutti T3T. Vi PROMETTO che prima o poi ci sarà una bella Nami -> Sanji. Devo solo trovare il modo per renderla IC çAç Al prossimo capitolo *AA*
~

 

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Capitolo 7
*** Dark chocolate. ***


Titolo: Dark chocolate.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\Coppia: Sanji\Nami.

Rating: PG (Verde)

Genere: Fluff, introspettivo, romantico.

Riassunto: E sì, Nami detestava con tutta se stessa quella stupida e consumistica festività chiamata San Valentino, ma si era ugualmente impegnata nel preparare dei cioccolatini per i ragazzi della ciurma, ed in particolar modo dei biscotti per lui.
Note: Ambientata in un futuro irrealizzabile della saga New World nel quale Nami sa già di amare il nostro bel cuoco, ma ha difficoltà ad ammetterlo con se stessa <3. (Probabile piccolo OOC riguardo alcuni comportamenti della navigatrice xD).

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[One shot, 751 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

7. Dark chocolate.
L’odore di cacao e zucchero a velo riempiva l’aria.
Il mestolo saldamente stretto tra le mani appiccicose di farina, Nami diede l’ennesima energica mescolata al composto, ormai denso ed omogeneo.
“Così dovrebbe andare…” si disse, concedendosi una smorfia soddisfatta. Avvicinò il viso alla scodella ed inalò a fondo l’odore di cacao e nocciole che emanava, sperando che Rufy o Chopper non ne venissero attirati, finendo per precipitarsi in cucina e, neanche a dirlo, mandare in rovina tutti i suoi piani.
Gettò un ultima occhiata alla ricetta e poi, con una risatina compiaciuta decisamente non da lei, Nami si avvicinò al grosso frigo tenendo tra le mani il contenitore ricolmo di crema al cioccolato. Fu circa in quel momento che il suo piano rischiò davvero di andare in rovina e, indovinate un po’? Non si trattò di Rufy né di Chopper.
«Che profumino invitante… sei tu, Nami-san?».
Le ci vollero appena pochi secondi per registrare la voce del cuoco, che aveva appena fatto il suo ingresso in cucina sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi, come la maggior minaccia che potesse capitarle in quel preciso frangente.
Perciò, fu prim’ancora di poter formulare un qualunque pensiero coerente che strillò «FUORI!», facendo, neanche a dirlo, sobbalzare il povero cuoco il cui sorriso si spense nel giro di un istante.
«Nami-san..?», balbettò, gettando un’occhiata confusa alla moltitudine di mestoli e ciotole macchiati di cioccolata ammucchiati l’un l’altro in un angolo del tavolo.
«Fuori», ripeté lei, a volume più basso ma non con minor convinzione.
«Ma, Nami-san…». Sanji la fissò implorante, chiaro nei suoi occhi quanto gli costasse contraddirla. «E’ quasi ora di cena, mia adorata, ed avrei bisogno della cucina per prepar-».
La navigatrice assottigliò gli occhi. «Ho detto di no», soffiò, minacciosa, sospirando di sollievo appena un istante dopo nel vedere il cuoco annuire un po’ deluso e poi indietreggiare verso la porta, chiudendosela alle spalle.
A quel punto Nami si lasciò cadere su una delle sedie, la ciotola ben sigillata ancora stretta al petto. Si sentiva vagamente in colpa per il modo in cui era stata costretta a trattare il cuoco, seppur non l’avesse di certo trattato assai peggio di quanto faceva di solito… tuttavia, proprio non riusciva a scacciare dalla mente l’espressione delusa che le aveva rivolto un attimo prima di lasciare la stanza, i lineamenti contratti come nello sforzo di ricacciare un singhiozzo dritto in gola. 
“Se l’è voluta lui”, constatò con amarezza. “Non avrebbe dovuto farmi arrivare a tanto… quel gigantesco stupido”. Sbuffò, gettando un’occhiata vagamente disgustata ad una seconda ciotola, poggiata un po’ in disparte su uno dei ripiani della cucina, ripiena di una crema di colore quasi nero.
«Cioccolato fondente… ma che penso di fare? Sembro un’idiota».
Okay, sì… aveva pensato che, dato che Sanji beveva sempre the nero, potesse preferire il cioccolato fondente. Sì, ne aveva preparata una ciotola intera apposta per lui, mettendoci tutto l’amore di cui era capace –quasi vomitò realizzando di aver anche solo formulato un pensiero del genere. E sì, detestava con tutta se stessa quella stupida e consumistica festività chiamata San Valentino, ma si era ugualmente impegnata nel preparare dei cioccolatini per i ragazzi della ciurma, ed in particolar modo dei biscotti per lui.
“E’ per ringraziarli”, aveva ripetuto a se stessa, ancora e ancora, ad ogni nuovo ingrediente aggiunto. “Per ringraziarli di questi ultimi mesi. Nulla di più”. E se n’era convinta, quasi. O meglio… tutto ciò sarebbe stato assolutamente vero se non ci fosse stato quel piccolo particolare a stonare col tutto, quel qualcosa che faceva crollare ogni sua scusa come un castello di carte; con uno sbuffo, Nami aveva occhieggiato alla tavoletta di cioccolato fondente finemente sminuzzata in un angolo, pronta per essere utilizzata.
“Per lui… beh, per lui è un ringraziamento speciale per tutto ciò che fa per me ogni giorno. Assolutamente nulla di più”.
Ma, insomma, diciamo pure che la risatina che istintivamente le salì alle labbra nell’immaginare l’espressione di pura gioia che avrebbe animato il cuoco parve suggerire tutt’altro.
E no, questo non cambiava il fatto che Nami detestasse San Valentino. Non cambiava il fatto che la considerasse null’altro che una festività stupida e consumistica, con l’unico scopo di spillare ai giovani, storditi dal primo amore, più denaro possibile.  
Un altro sbuffo, stavolta rassegnato.
“Patetica, Nami, sei assolutamente patetica. Sappi che stai sprecando tempo e denaro per un’immane scemata del genere”.
Ma alla fine si era innamorata di Sanji, e che poteva farci? D’improvviso il tempo ed il denaro sprecati le parvero un’inezia confrontati al suo sorriso.  


 

 

 

Angolo dell’autrice
Si, lo so, il tributo a San Valentino è una cosa banale <_< Solo che vi avevo promesso una Nami->Sanji, e quale occasione migliore di questa festività per tirare fuori qualche idea carina? <3. Devo dire che una volta tanto mi piace abbastanza xD Sarà che parlare di cioccolato mi fa venire fame T_T Voi fidanzati\e, fatevene regalare tantissimo, mi raccomando!!!! è___é
…Comunque. Innanzitutto la fanfic è basata sulla tradizione giapponese di San Valentino, secondo la quale sono soltanto le ragazze a regalare cioccolato, e non soltanto alla persona amata ma anche ad amici e fratelli. Ecco il perché del cioccolato per tutta la ciurma <3. Per quanto riguarda il fatto che Nami odi San Valentino, invece, ce lo vedo in linea col suo carattere: qualunque festività o occasione che possa implicare uno spreco di soldi non sarà di certo nelle grazie della nostra navigatrice u_u. Tuttavia… che ci volete fare, “è propwio vewo che l’amowe tutto può
~” [cit. Lumière] ùwù. Quindi non fateci caso se vi sembra un po’ OOC, okay? çAç It’s all because of love <3.
Adesso dovrei correre a rispondere alle recensioni dello scorso capitolo, studiare dieci pagine di Storia della Cina, mangiare e poi prepararmi per uscire, e tutto entro le tre <__<. Quindi, miei adorati ed esigui lettori, per oggi vi lascio qui. AMEN.
(E buon San Valentino anche a voi! Scroccate un sacco di regali, mi raccomando <3).

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Capitolo 8
*** A wish only for one day. ***


Titolo: A wish only for one day.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\Coppia: Sanji\Nami, Zoro, Robin (Lievemente ZoRobin sul finale <3)

Rating: PG13 (Giallo a causa dei battibecchi tra Sanji e Zoro u_u)

Genere: Ironico, sentimentale.

Riassunto: A quel punto, fu certo di voler davvero trascorrere il giorno del proprio compleanno in sua compagnia, ed in nessun altro modo. Quale regalo migliore avrebbe potuto chiedere se non un intero pomeriggio, o addirittura una giornata, insieme alla sua Nami-san? Quante minuti ed ore benedette sarebbe stato in grado di trascorrere in sua compagnia prima che ne avesse abbastanza di lui?

Probabilmente neppure una, se non gliel’avesse chiesto.

Note: Ambientata qualche tempo dopo il Capitolo 4 della raccolta, “(Un)favorable exchanges” :3 Di conseguenza è posizionabile in un punto random della Saga New World >w<

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[One Shot, 1793 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

8. A wish only for one day.   
«Eddai, cuoco… fa l’uomo e va a parlarle, avanti!»

«La fai facile tu, marimo! Non posso andare lì e dirle tutto così all’improvviso, ti pare?!»

I due pirati si guardarono in cagnesco, sporgendo il capo oltre l’angolo nel tentativo di scorgere l’ignara quanto attraente causa del loro litigio, al momento intenta a godersi il sole pomeridiano sul ponte.

«Vai, forza… approfittane ora che è di buon umore, la strega».

Alle parole del compagno, Sanji sobbalzò. «Non azzardarti a chiamarla strega, marimo di merda! Lei è… insomma, guardala, è…». Azzardò una seconda occhiata dietro l’angolo, e fu costretto a tirarsi indietro premendosi una mano sul petto. «aaaaha, è strafottutamente bellissima

Zoro gli rivolse un’occhiata disgustata. «Sei perso, cuoco… fai quasi pena».

L’altro sbuffò, piegandosi sulle ginocchia con la schiena schiacciata contro il muro. «Fa silenzio, marimo… è solo che lei mi fa quest’effetto».

«In pratica ti fa diventare più scemo di quanto sei?».

«C-che…! Ti ho detto di tapparti quel buco, testa di cazzo!».

«Sì, sì…». Zoro roteò l’unico occhio, le braccia muscolose incrociate al petto. «Allora, smetti di star qui a far pena uccidendo il tuo orgoglio e vai a parlarle, o no?».

Il biondo scattò quasi avesse ricevuto una scossa elettrica lungo la schiena. «Certo che non posso!! Mi ucciderebbe se glielo chiedessi, e… e se non dovesse accettare non lo reggerei», mugugnò, poggiando la testa sulle ginocchia.

«Bah… io non ti capisco, cuoco. Se vuoi parlare devi semplicemente andare da lei e farlo, no?».

«Non è tutto così facile come lo fai tu, marimo… il tuo modo di ragionare è sempre così fottutamente basilare che me le fa girare».

Lo spadaccino emise un suono a metà tra un ringhio ed un borbottio. «Pff… fa come vuoi, cuoco. Poi non venire a piagnucolare da me come una donnina quando il giorno del tuo compleanno non sarai riuscito a chiederglielo, “kay? “Povero me, ho sprecato l’ennesima occasione, non mi amerà mai, sono una povera casalinga isterica...”».

«TAPPATI QUELLA CAZZO DI BOCCA!!!».

Zoro si scostò appena, evitando con facilità la traiettoria tracciata dalla gamba del compagno.

«Lo vedi?», sbuffò. «Sarai una schifosa testa arricciolata, ma di solito non sei così debole! Vedi di non cadere ancora più in basso, nah

«Pff… Detto da te è un disonore».

«E allora alza quel tuo culo disgustoso e va da Nami adesso».

Sanji si morse un labbro e gettò l’ennesima occhiata in direzione dell’adorata navigatrice. Quant’era bella… avrebbe dato qualsiasi cosa per poter trascorrere con lei il giorno del proprio compleanno, peccato solo che la prospettiva di chiederglielo lo spaventasse abbastanza da stroncare sul nascere ogni speranza a proposito.

«…Dici che dovrei farlo?».

«Dico che se vuoi così tanto stare con lei –non che io capisca “ste cose, sia chiaro…- dovreste fregartene e rischiare, e al diavolo le conseguenze».

In quel momento, un secondo calcio volò in direzione dello spadaccino, colpendolo di striscio.

«CAZZO FAI, FOTTUTO CUOCO!?».

Il compagno gli rivolse un ghigno, la sigaretta accesa tra le labbra. «E’ che devi smetterla di dire cose giuste, marimo…. mi fai straincazzare».

Anche Zoro ghignò. «HA! Vedo che il disgustoso love love cook è tornato… parlerai con Nami, adesso?».

«Ah… a proposito di questo, dovrei chiederti un fa-f-favore… non fare quella faccia, è una cosa che fa fottutamente schifo anche a me».

 

 

Nico Robin si chiuse la porta della libreria alle spalle, stringendo tra le braccia un paio di interessanti tomi archeologici che desiderava consultare. Quel pomeriggio soleggiato pareva offrire l’atmosfera migliore per mettersi a leggere con calma sul ponte, e l’archeologa non aveva di certo intenzione di lasciarsi scappare un’occasione del genere; perciò, si diresse a passo spedito al piano di sotto, passando per la cucina (si stupì alquanto di non trovarvi Sanji e le sue solite attenzioni), sbucando poi direttamente sul ponte. Si guardò intorno, alla ricerca di un posto tranquillo per mettersi a leggere… e beh, ciò che vide –e ciò che soprattutto sentì- riuscì a turbare addirittura lei.

Sanji stava davanti a Zoro, i pugni stretti e lo sguardo basso, come se volesse evitare di guardarlo. Fin qui niente di strano, ma… furono le sue parole a lasciarla esterrefatta.

«I-insomma, ciò che vorrei dirti è che… che tu sei la persona più importante che esista, per me, e ciò che desidererei di più è trascorrere il giorno del mio compleanno con te! Quello che voglio dire è che io ti…». A quel punto il cuoco si bloccò, storcendo il naso, e ciò diede ad un’alquanto divertita Nico Robin l’opportunità di dire la sua.

«Ma guarda un po’… questo è inaspettato».

Nell’udire la sua voce i due sobbalzarono, arrossendo di colpo.

«N-n-n-n-n-n-n-n-NO, Robin-chan! Hai frainteso, voglio dire, non stavo parlando col marimo! Cioè, io…».

«Ah no?». Robin finse un’espressione sorpresa; naturalmente le erano bastate un paio di occhiate per comprendere la situazione, ma aveva voglia di burlarsi dei due. «Eppure io ho sempre sospettato che voi ci nascondeste qualcosa, sai?».

A quelle parole, Zoro sbiancò e le rivolse un’espressione di tale disgusto da risultare alquanto divertente.

«Smettila di scherzare», sbuffò, grattandosi la nuca con aria seccata. «E’ che questo qui mi faceva troppa pena per lasciarlo in quello stato miserabile, quindi ho dovuto assecondarlo».

Robin annuì, squadrando i due e Nami che, non molto lontano, si godeva il suo riposo ignara della situazione.

«Vediamo un po’… ne deduco che il nostro cuoco voglia trascorrere il giorno del suo compleanno con Nami-chan, non è così?».

Sanji le rivolse un segno d’assenso, ancora rosso in viso. «Dici che accetterà, Robin-chan?»

La donna ci pensò per qualche istante, poi gli rivolse uno dei suoi consueti sorrisi enigmatici. «Se le prometterai di portarla a fare shopping probabilmente lo farà, non credi? E poi non è da Nami deludere una persona proprio il giorno del suo compleanno».

«Ah!», s’intromise Zoro, ghignando. «E poi il nostro meeellorine cook aveva promesso a Nami che le avrebbe comprato ciò che voleva, non è così?»

«In effetti ha ragione», convenne Robin. «La volta in cui vinse alla lotteria, se non erro».

Il cuoco guardò i due con gli occhi sgranati, la bocca tanto spalancata da lasciar cadere la sigaretta. «Ehi, aspettate! Com’è che questa storia ha fatto il giro della nave…?».

«Vediamo… da quando eri così entusiasta che sei corso a raccontarlo a tutti? “Esco con Nami-san, un appuntamento con Nami-san”… bah».

Cazz… l’aveva fatto davvero? Sanji non poté fare a meno di chiedersi dove esattamente andasse a cacciarsi il suo carattere chiuso e riservato quando si trattava di lei. Possibile che riuscisse a sconvolgerlo fino a quel punto, che ogni suo per quanto piccolo gesto fosse in grado di procurargli l’estasi più profonda?

A quel punto, fu certo di voler davvero trascorrere il giorno del proprio compleanno in sua compagnia, ed in nessun altro modo. Quale regalo migliore avrebbe potuto chiedere se non un intero pomeriggio, o addirittura una giornata, insieme alla sua Nami-san? Quante minuti ed ore benedette sarebbe stato in grado di trascorrere in sua compagnia prima che ne avesse abbastanza di lui?

Probabilmente neppure una, se non gliel’avesse chiesto.

«AAAAH, OKAY! Marimo, Robin-chan, io vado».

«Ah ah! Il cuoco tira fuori le palle, finalmente». Zoro ridacchiò, dando uno spintone al compagno. «Vedi di non metterti a supplicarla, né?»

Anche Sanji rise, scrollandosi di dosso la mano dello spadaccino. «Guarda che non sono ancora così disperato, razza di alga merdosa! E poi non ce ne sarà bisogno».

Dopodiché, i pugni stretti ed un profondo respiro, il biondino scomparve dietro l’angolo.

I due pirati rimasti si guardarono, in attesa di udire le voci dei compagni. Non che avessero intenzione di origliare, ma insomma… dopotutto, se fosse successo qualcosa tra quei due sarebbe stato anche merito loro, no?

Qualche istante dopo, Sanji parlò –non riuscirono a capire perfettamente tutto ciò che disse, perché la sua voce come al solito era bassa e roca-, ma dovette comunque riuscire a parlarle del compleanno e della proposta di trascorrere la giornata insieme, almeno a giudicare da ciò che Nami rispose.

«…Il giorno del tuo compleanno, dici? E’… il tre marzo, giusto?»

«A-ah… è il due, in realtà. Mi piacerebbe davvero molto se tu potessi trascorrere un po’ di tempo in mia compagnia… voglio dire, solo se ne hai voglia e se non hai altro da fare…»

A quel punto Nami si piegò sui gomiti, pensierosa. «Vediamo… potremmo riuscire a sbarcare quel giorno, qui vicino dovrebbe esserci un isola piena di negozi… Ovviamente io farò shopping e tu devi prenderti le tue responsabilità a proposito, ma a te va bene, no?», domandò, rivolgendogli il suo miglior sguardo innocente.

«Va… va benissimo!! Va bene tutto, davvero, ti comprerò tutto ciò che vorrai anche a costo di vendere me stesso ~~~!!».

La ragazza sorrise compiaciuta, pregustando già tutti i vestiti ed accessori che sarebbe riuscita a spillargli.

«Perfetto, allora…! Se entro il due ti comporterai bene ci andremo, okay? Puoi cominciare adesso… magari portandomi qualcosa da bere, fa così caldo…»

Alle sue parole Sanji scattò e, non prima di averle rivolto un breve inchino, si fiondò in cucina strillando qualcosa d’incomprensibile.

Poco più in là, Zoro sbuffò in direzione della donna al suo fianco, che ridacchiava con aria enigmatica.

«Avanti, Robin… hai usato una di quelle tue orecchie, no? Si può sapere cosa si sono detti?»

L’archeologa gli rivolse un sorriso impertinente. «Sei curioso?»

«Cioè, no! Perché mai dovrei esserlo? E’ solo che dopo essermi sorbito il cuoco tutto il pomeriggio come minimo mi merito di sapere com’è finita, no?»

Robin fece finta di pensarci su, fissando la direzione in cui poco prima i due compagni stavano dialogando. «Diciamo che… quando l’amore si mette in circolo è alquanto difficile da fermare, o almeno dicono così ».

«Pff… questa l’hai tirata fuori da uno dei tuoi libri assurdi! Dici cose strane, sai?»

«…Lo credi davvero? A me non sembra poi così strano». Gli sorrise di nuovo, in quel modo così strafottutamente da Robin che per qualche motivo il cuore gli mancò un battito.

Quando l’amore si mette in circolo, aveva detto…? Tsè, lui non voleva averci nulla a che fare con quelle stronzate che piacevano tanto al cuoco. Che stava lì a pensarci, poi?

Un attimo dopo, vide Sanji porgere a Nami il suo drink e lei sorridergli come probabilmente non aveva mai fatto prima. Accanto a lui –fu strano accorgersene- anche Robin sorrideva.

Bah…, Zoro si disse, certo che era strana, quella cosa dell’amore.

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:
Yeeeeeeeeeeeeeeh! Prima di tutto Happy birthday, Sanji-kun! Non so neanche dire quanto ti amo TAAAAAAAT. Per il suo compleanno avrei voluto scrivere qualcosa di fluffoso in cui lui fosse tanto felice, ma poi è uscita questa xD Che tra parentesi, non so se l’avete notato, è finita per diventare una ZoRobin (ooops, non l’ho miiica fatto appostaaaaa DD: )

…Dicevo. Come ho accennato prima è il seguito del Capitolo 4 e di tutta la storia della lotteria ù_ù. Vorrei farne anche una terza parte mostrante finalmente l’appuntamento xD E farò succedere qualcosa tra loro, perché mi sono stancata èwwwwé *ribellione dell’autrice*. Il problema è che far baciare questi due è così facile… ogni volta che non l’ho programmato succede TAAT Io non c’entro mica, succede e basta D: Mi capite, nevvero? ~ Lo stesso vale per Zoro e Robin, ho intenzione di inserirli solo come personaggi di supporto e quelli si mettono a flirtare T__T Mentre scrivevo questa continuavo ad urlare “E’ DEGENERATAAAH, NON DOVEVA ANDARE COSIIII’ DD:”

Coooomunque u_u. Lo so, Zoro che aiuta Sanji è alquanto strano, ma immagino che preferisca questo che sopportarselo ancora in quello stato (Sanji quando ci si mette sa essere petulante XDD).

Ah, e poi vorrei accennarvi ad una cosa che mi è venuta in mente *A* Pensavo ad una Long-fic AU, il che è stranissimo dato che di solito non sopporto le AU in One Piece, ma un giorno ero nella vasca da bagno è all’improvviso parto con “e se Nami fosse… e poi Sanji… e Rufy…!” *shock* *parte film mentale* *immagina tutta la fanfic* E mi è piaciuta O____O. Però faccio schifo a scrivere le AU, quindi dopo il primo pezzo scontatissimo ho mollato xD Se mi dite che vi piacerebbe leggerla però potrei riprovarci è__é

E adesso mi converrebbe postare e tornare a festeggiare il compleanno del mio amore rebloggando sue immagini violentemente su tumblr ~~~ Ora che mi sono liberata di quel maledetto esame posso scrivere di più, quindi spero di potervi far leggere presto l’appuntamento >w<)/

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Capitolo 9
*** (Show me) the way to your heart. ***


Titolo: The way to your heart.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\Coppia: Sanji\Nami.

Rating: PG (Verde).

Genere: Introspettivo, romantico.

Riassunto: Giorno dopo giorno, per anni, con pazienza e dedizione si era mostrato a lei completamente, aprendole il suo cuore nella maniera più spontanea e lasciando che lei leggesse al suo interno, a volte facendogli del male ed altre rendendolo incredibilmente felice, ma sempre lasciandola libera di decidere se restarvi.

Le aveva mostrato il meglio e il peggio di se, i suoi innumerevoli pregi e gli altrettanto numerosi difetti, guidandola pian piano, con cura e devozione lungo una strada ancora sconosciuta; una strada che, ormai Nami l’aveva capito, andava percorsa in due.

E poi ancora le aveva offerto il proprio amore, completamente, senz’aspettarsi nulla in cambio se non un sorriso o un apprezzamento, non disperando mai, continuando a rialzarsi e provare dopo ogni rifiuto, e –come aveva fatto a non accorgersene prima?- facendola sentire ogni giorno più speciale, unica e preziosa di quanto nessuna donna di sarebbe sentita mai.

Note: Mia personale interpretazione del modo in cui Nami potrebbe innamorarsi di Sanji u_u.

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[One Shot, 560 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

9. (Show me) the way to your heart.   
Nami non avrebbe saputo spiegare esattamente quando accadde, né in che modo.

Da un giorno all’altro, all’improvviso, ai suoi occhi lui era diverso –quasi più bello, avrebbe detto (anche se il solo pensiero bastò a farla rabbrividire). Eppure avrebbe giurato che, razionalmente, da qualunque angolazione lo si guardasse –e, per inciso, Nami si ritrovò a farlo pericolosamente spesso- si trattava di nient’altro che lo stesso Sanji di sempre, lo stesso gentile con le donne e scorbutico con gli uomini, lo stesso stupido, premuroso, adorabilmente idiotico Sanji-kun.

Tuttavia, ne aveva la certezza, qualcosa in lui era inequivocabilmente diverso; che si trattasse del consueto e affabile sorriso, che d’improvviso pareva brillare e riempire di luce il mondo intero? Nami si scoprì a pensare, in un istante di follia, che dopotutto non c’era bisogno del sole, quando si aveva la possibilità di godere di un sorriso del genere. (O forse era il fatto che fosse rivolto a lei a renderlo tanto speciale?)

Col passare dei giorni, pian piano, Nami si ritrovò sempre più spesso a pensare a lui incurvando gli angoli delle labbra, o sfiorargli il braccio quasi fosse un tacito ringraziamento ogni qualvolta si prodigasse nel servirla, come suo solito.

Fermarsi ad osservarlo mentre cucinava diventò quasi un abitudine, e neppure lui parve stupirsene più di tanto -in quei momenti, il suo sorriso diventava ancora più incredibile. A volte Sanji rimaneva perfettamente in silenzio, perso in chissà quali pensieri troppo distanti, e Nami non faceva altro che osservare con un’ammirazione che era del tutto nuova la cura con la quale maneggiava ogni ingrediente, quasi si trattasse di qualcosa di incredibilmente prezioso; altre volte invece restava seduta al tavolo della cucina, intenta a scribacchiare informazioni confuse su una carta nautica, ed immancabilmente si scopriva ammirata dai movimenti lenti e precisi che le spalle del compagno compivano nello spostarsi in fretta da un fornello all’altro, o dalla curva lieve delle scapole sulla schiena snella ma muscolosa.

E accadde che, istante dopo istante, Nami lo ammirò e stimò più di quanto prima non facesse.

Col senno di poi avrebbe detto che, più di tutto, furono quella stessa stima ed ammirazione a trasfigurarsi con lentezza in qualcosa di più profondo e totalizzante, che finì per riempirle il cuore in maniera del tutto nuova e inaspettata.

Ma la verità era che, pian piano, Sanji le aveva insegnato ad amare.

Giorno dopo giorno, per anni, con pazienza e dedizione si era mostrato a lei completamente, aprendole il suo cuore nella maniera più spontanea e lasciando che lei leggesse al suo interno, a volte facendogli del male ed altre rendendolo incredibilmente felice, ma sempre lasciandola libera di decidere se restarvi.

Le aveva mostrato il meglio e il peggio di se, i suoi innumerevoli pregi e gli altrettanto numerosi difetti, guidandola pian piano, con cura e devozione lungo una strada ancora sconosciuta; una strada che, ormai Nami l’aveva capito, andava percorsa in due.

E poi ancora le aveva offerto il proprio amore, completamente, senz’aspettarsi nulla in cambio se non un sorriso o un apprezzamento, non disperando mai, continuando a rialzarsi e provare dopo ogni rifiuto, e –come aveva fatto a non accorgersene prima d’ora?- facendola sentire ogni giorno più speciale, unica e preziosa di quanto nessuna donna si sarebbe sentita mai.

La verità era che, semplicemente, giorno dopo giorno Sanji le aveva insegnato ad amarlo.

E lei aveva imparato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:
Yeeeeeeeeeeeeeeeeee X3. Mi piace il concetto che ho voluto esprimere con questo capitolo *A* Non sono molto sicura della forma, perché i periodi troppo lunghi e pieni di virgole mi suonano strani, ma in questo contesto ce li vedevo bene xD. Ebbene, come vedete sono riuscita a scrivere un’altra Nami->Sanji <3. Il problema è che ora mi stanno venendo in mente tutte così T__T Ad esempio, l’appuntament- SI, LO SO CHE VOLEVATE L’APPUNTAMENTO. Ma… capitemi, troppi dialoghi çAç Lo scriverò con calma ma lo farò, adesso devo far prendere Nami tutte le sue soddisfazioni u_u. Cioè… alla fine le soddisfazioni sono più per Sanji se lei gli fa qualcosa, ma DETTAGLI ùwù.   

Parlando con serietà (!!!) della fanfic <3. Se devo immaginare l’innamoramento di Nami per Sanji, ce lo vedo così. Sicuramente qualcosa di lento e graduale, di cui lei si renderà conto molto dopo ma in modo improvviso, chiedendosi quando sia iniziato xD. E Nami non si è mai innamorata, perciò in qualche modo Sanji le ha “insegnato” ad amare pian piano, come lui è solito fare. Mi piace quest’interpretazione >w< Spero di essere riuscita a spiegare bene ciò che intendo ç__ç Se recensite ditemelo, okay? Ci tengo un sacco *3*

Pooooi, che altro posso dire? Tipo che sono al secondo capitolo dell’AU di cui vi avevo parlato, ma per esperienza non la pubblicherò finché non l’avrò finita tutta u_u Altrimenti rischio di lasciarla incompleta, lo so già xD Grazie a SellyLuna per avermi incoraggiata nel cominciare a scriverla, non ero molto convinta perché di base non amo le AU >__<. Ma l’idea mi piace molto, quindi spero di non annoiarmi a metà èwé Voi continuate a impormi di scriverla, mi raccomando!!! àwà

E, l’appuntamento… arriverà, prima o poi D:  *si spera* Adesso vi lascio, ed avendo un’intera mattinata libera qui in fumetteria cerco di scrivere più che posso dell’AU >w< Che poi non sarà lunghissima, spero, massimo dieci capitoli ò___ò. *OMMIODDIONONRIUSCIRO’MAIASCRIVERECOSI’TANTO*

Okay, non perdo tempo oltre è________é

ADDIOOOOOOOOOOH ~~~

 

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Capitolo 10
*** Hugs and cakes make a sweet day. ***


Titolo: Hugs and cakes make a sweet day.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\Coppia: Sanji\Nami.

Rating: PG (Verde).

Genere: Introspettivo, sentimentale, fluff.

Riassunto: Ormai Nami l’aveva imparato alla perfezione; quando una giornata cominciava così, l’unica cosa da fare era sperare che finisse in fretta e confidare nel giorno successivo.

Erano circa le tre di pomeriggio quando, infine, la ragazza decise che dopotutto era ora di mettersi al lavoro (per la felicità dei compagni, avrebbe aggiunto; quella mattina era stata, se possibile, ancora più acida e irascibile del solito).

Note: Nulla di che ;w; Forse a Nami il nostro bel cuoco non è proprio indifferente in questo punto della storia, ma vedetela come volete xD

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[One Shot, 771 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

10. Hugs and cakes make a sweet day.
Nami aveva dormito male, quella notte. Non avrebbe saputo spiegare perché, ma si trattava di una di quelle volte in cui il cuscino pareva improvvisamente troppo duro e le lenzuola troppo opprimenti, ed ogni ombra sulla parete finiva per assomigliare sempre troppo a qualcosa che si è cercato di scordare.

Perciò, la giovane pirata aveva trascorso l’intera nottata a rigirarsi tra le lenzuola sudate fino ad attorcigliarle, e quasi sospirò di sollievo quando, infine, fecero capolino dall’oblò i primi raggi di sole. Poi la mattinata si era susseguita come al solito –colazione insieme al resto della ciurma, qualche sgridata ad un Rufy sempre troppo affamato, l’ennesimo rifiuto alle domande indecenti di Brook, qualche chiacchiera con Robin.

Eppure, la stanchezza unita a quel qualcosa che solo una notte insonne può provocare stavano continuamente in agguato in un angolo della sua mente, pronte ad insinuarlesi tra i pensieri alla minima distrazione. Ormai Nami l’aveva imparato alla perfezione; quando una giornata cominciava così, l’unica cosa da fare era sperare che finisse in fretta e confidare nel giorno successivo.

Erano circa le tre di pomeriggio quando, infine, la ragazza decise che dopotutto era ora di mettersi al lavoro (per la felicità dei compagni, avrebbe aggiunto; quella mattina era stata, se possibile, ancora più acida e irascibile del solito).

Comunque, il grattare insistente della piuma sulla carta era sempre riuscito a distrarla da qualunque tipo di pensieri, anche i più nefasti, e come se non bastasse aveva accumulato un buon numero di mappe da completare, perciò il lavoro le parve l’alternativa migliore all’apatia di quella giornata.

Lavorò di buona lena, ricopiando nomi ed informazioni su ogni carta e riuscendo a scacciare la maggior parte dei brutti pensieri per più di un’ora, sebbene qualcosa continuasse a starsene in agguato in un angolo della mente.

L’orologio segnava ormai le quattro quando, tutto d’un tratto, qualcuno bussò gentilmente alla porta dell’osservatorio.

«Avanti».

Nami si voltò ad osservare la familiare testa bionda del cuoco di bordo –e chi altri se non lui?- far capolino nella stanza e raggiungerla, trasportando un vassoio colmo di qualcosa dall’odore delizioso.

«Buon pomeriggio, Nami-san» la salutò, col solito sorriso cortese. Poggiò il vassoio sulla scrivania, facendo attenzione a non rovinare nessuna delle attrezzature della compagna, poi le pose davanti una tazzina ed un piatto. «Ti ho portato il tuo caffè, come al solito, e inoltre mi sono permesso di prepararti una fetta della tua torta alla frutta preferita. Sai… ti ho vista un po’ giù, oggi, pensavo potesse addolcirti la giornata». 

Nami lo fissò per un istante sbattendo gli occhi. Tutti gli altri membri della ciurma, presa nota del suo umore, avevano ben giustamente deciso di starle alla larga; quello stupido di un cuoco, invece…

Annusò la torta, constatando che emanava un profumino di frutta davvero delizioso e, si disse, non le sarebbe dispiaciuto prendersi una piccola e tanto piacevole pausa.

«Ti ringrazio, Sanji-kun» gli disse, grata, e lui rispose col più affabile ed appagato dei suoi sorrisi.

«Qualsiasi cosa per te», sussurrò con un breve inchino. Fece per andarsene, poi indietreggiò di colpo come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa. «Quasi dimenticavo» mormorò, e si avvicinò all’amica.

Poi, prim’ancora che lei potesse accorgersi di nulla, prim’ancora che potesse vederlo avvicinarsi, Nami sentì le braccia del cuoco avvolgerla gentilmente ed il mento ruvido di barba posarsi nell’incavo del suo collo. Il primo istinto fu quello di respingerlo come al solito, ma questo proposito venne stroncato sul nascere dell’odore lieve e piacevole di vaniglia e dolci che lui emanava.

«Sai…», Sanji sussurrò, con voce adorante, «…a volte l’abbraccio di qualcuno che ti ama può aiutarti a star meglio, se dovessi sentirti un po’ giù». La strinse un po’ di più a se, sfregando il viso contro il suo collo caldo, poi le posò un bacio lieve tra i capelli, accarezzandoli appena.

Un istante dopo era già lontano, così in fretta come si era avvicinato, probabilmente temendo la reazione di lei. «Buon appetito, mia adorata». Le sorrise, e con un altro breve inchino scomparve oltre la porta, lasciandosi alle spalle solo una leggera traccia di vaniglia e tabacco.

Nami rimase a fissare l’uscio per una manciata di istanti, ancora frastornata dalla rapida successione di eventi. Gettò un’occhiata alla fetta di torta, invitante e profumata, e sentì qualcosa –che non era lo stomaco- contrarsi involontariamente.

«Quello stupido…», sbuffò, avvicinando un boccone alle labbra.

Quello che Sanji non sapeva era che, certo, grazie al suo abbraccio i brutti pensieri erano andati via; ma n’erano sopraggiunti altri, molto più dolci ed insistenti, che le avrebbero infestato il cervello –e il cuore- assai più a lungo di una sola notte.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:
Genteeeee >w< L’ennesimo capitolo all’insegna della fluffosità estrema xD Ma cosa posso farci, questi due sono l’essenza intrinseca del fluff TAT (???). Avevo in mente questa shot già da un paio di giorni, ma tra università e cose varie sono riuscita a scriverla soltanto adesso (portandomi il computer mentre “““lavoro””” in fumetteria, tanto per dirvi XDD). Non è la mia preferita in assoluto, ma devo dire che non mi dispiace *___* Sanji-kun trova sempre il modo per migliorare la giornata della sua Nami-san, che sia una torta o un abbraccio ~ Ah, tanto per dirvi… la vaniglia è un afrodisiaco, Sanji odorava tutto di vaniglia dopo aver preparato la torta. Provate ad immaginare i pensieri di Nami *coff coff* Ho detto qualcosa? ùwù No, vero? *___* Beeene <3

Ci tengo a precisare che, in questo caso, qualunque altro dei Mugi sarebbe stato in grado di tirare su di morale Nami, ma questa è una fanfic su questi due scemi quindi finisce sempre così ~ Mi è sembrato giusto precisarlo, però X3

Ah, e magari qui a Nami lui piaceva già un po’ D: Tipo… potreste collocarla nel suo periodo di “innamoramento” descritto nello scorso capitolo. Se in quel periodo Sanji-kun avesse continuato a fare cose del genere, ci credo che lei avrebbe finito per cedere *^* E poi Nami non è così stupida da farsi scappare un tesoro, oh. Anche perché tutti i tesori del mondo le appartengono ~

Per quanto riguarda l’AU, la sto scrivendo +__+ Sono al capitolo 5, ma purtroppo la trama è ancora in alto mare; avevo deciso di fare circa 10 capitoli, ma poi i primi mi sono venuti troppo brevi e dopo averne scritti ben 5 mi ritrovo a moolto meno della metà è_é Ma ci sto lavorando un sacco, quindi spero di poterla finire in un mesetto almeno >w< Ditemi che la leggerete, per favore *A* ~ *ditelo anche se non è vero, altrimenti mi passa la voglia di scriverla ç_ç*

E nieeeente, adesso sono qui rinchiusa in questo negozio senza niente da fare, quindi passo a scrivere quella. Ringrazio chi ha inventato i computer portatili per salvarci dalla noia T__T

(AH! Mi stanno venendo in mente solo Nami -> Sanji! Ne ho tipo altre tre in testa! Che dovrei fare? çAAAç)

*Va a mangiare la cioccolata* AAAAAAARGH! Mi sono ricordata che qui non ho internet! Pfff a domani lettori è__é (Che poi, quando voi l’avrete letta sarà GIA’ domani D: è inquietante D: )

 

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Capitolo 11
*** It's worth it for my perfect day with you. ***


TitoloIt’s worth it for my perfect day.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\CoppiaSanji\Nami, Nico Robin.

Rating: G (Verde).

Genere: Sentimentale, introspettivo, vagamente fluff.

Riassunto: Poi, spostò tutta la sua attenzione sulla ragazza che gli camminava accanto, dicendosi che il peso di ogni singolo sacchetto che si portava addosso valeva interamente un’opportunità tanto incredibile. “Cosa poteva capitarmi di meglio? Una bella passeggiata insieme alla mia Nami-san, solo io e lei…Sanji ridacchiò, stringendo la presa sul manico di cartone che teneva tra i denti.

Non era mai detto che un giorno già bello non potesse diventare perfetto.

Note: Vi sembrerà strano, ma nell’immaginare questo capitolo mi sono figurata Nami coi capelli corti e Robin con la frangia D: quindi, niente New World per una volta xDDD

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[One Shot, 697 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

11. It’s worth it for my perfect day with you.
Quella sarebbe stata di certo una bella giornata.

Era questo che si disse, Sanji, quando tra le centinaia d’individui che popolavano l’affollato mercato mattutino individuò l’inconfondibile chiazza rossiccia che era la chioma dell’adorabile Nami-san; ancora di più, la gioia del giovane cuoco crebbe nello scorgere, al fianco di lei, le altrettanto meravigliose fattezze di Robin-chan. Poteva esistere una fortuna maggiore dell’imbattersi nelle sue due amate muse per caso, lontano dal luogo d’attracco della nave e proprio quando le compere per la cena erano quasi terminate? Avrebbe potuto approfittarne per passeggiare un po’ insieme a loro, o accompagnarle in giro per negozi… chi lo sa, magari si sarebbero fermate in qualche boutique ed a lui sarebbe toccato l’impagabile privilegio di assistere alla scelta degli abiti da acquistare.

Ringraziando gli dei per quella fortuna inaspettata, Sanji si affrettò a lasciare un mucchio di monetine tra le mani del venditore di ortaggi e correre nella direzione in cui aveva avvistato le due, agitando entusiasticamente le braccia ricolme di borse della spesa.

«Naaami-san! Robin-chan! Aspettatemi, per favore!»

Le due piratesse si voltarono e, una volta individuata la testa paglierina del cuoco che correva verso di loro, ricambiarono il saluto.

«Sanji-kun! Si può sapere perché così di fretta?» lo apostrofò Nami, le mani puntate sui fianchi.

«Ah… vi ho viste in lontananza e non volevo rischiare di perdervi», si giustificò lui. Poi gettò un’occhiata alle buste di cartone che le due donne portavano e quasi sobbalzò. «Ma…!! Nami-san, Robin-chan, quelle devono pesare un sacco! Permettete al vostro cavaliere di portarle per voi, se non è un problema».

«Oh, ti ringrazio» sorrise gentilmente Robin, porgendogli il carico. «Ma… Cook-san, non sei già fin troppo carico?»

Sanji scosse il capo con energia, mentre si sforzava di sistemare i vari sacchetti sulle due braccia (ormai piene fin sopra le spalle). «E’ tutto a posto, non pesano per nulla! Nami-san, coraggio, passami le tue».

La cartografa gli rivolse un’occhiata confusa. «E… con cosa avresti intenzione di portarle, sentiamo?», domandò, alludendo alle mani e braccia del cuoco ormai totalmente ingombre di buste e sacchetti.

«Mmh, non saprei… ah! Ho trovato». L’espressione di Sanji s’illuminò quando, sul viso un sorriso entusiasta, avvicinò il polso alle labbra ed afferrò il manico di paio di sacchetti tra i denti. Poi, sempre in quella posizione precaria si avvicinò al carico della ragazza e s’infilò le ultime buste rimaste sulle braccia, in modo da farle stare nel poco spazio liberatosi.

«Tuttho a poshto» biascicò, con un grosso sorriso.

Nami e Robin si scambiarono un’occhiata scettica. «Ehm, Sanji-kun… sicuro che vada bene così?»

Il cuoco annuì vigorosamente. «Beniwisshimo!»

«Bah… se lo dici tu». Nami si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato; a volte la gentilezza di Sanji-kun era tanto disarmante da non risultare poi così diversa dall’idiozia, e se rendersi utile in quel modo lo rendeva tanto felice, allora… beh, insomma, di certo lei non sarebbe stata tanto crudele da negargli quell’incredibile possibilità.

I tre pirati ripresero a camminare, le ragazze impegnate nei loro discorsi e Sanji intento a fissarle, adorante, deciso a non lasciar sprecato neppure un istante di quella fortuna inaspettata. Dopo una manciata di minuti, Robin indicò una piccola libreria situata all’angolo di una strada e chiese ai due di proseguire senza di lei –alle insistenze di Nami per accompagnarla, l’archeologa replicò che nessuno dei libri presenti in quel negozio avrebbe potuto interessarla (vecchi manuali di storia, aveva detto). Con una scrollata di spalle, la navigatrice lasciò l’amica alla sua lettura e si allontanò, trascinando il cuoco con sé. Ma Sanji, nell’allontanarsi, non mancò di notare l’espressione d’intesa che Robin gl’indirizzò, accompagnata da un’occhiata che stava immancabilmente per “buona fortuna”. Le sorrise di rimando, improvvisamente conscio delle intenzioni della compagna, sperando che cogliesse il grazie impresso nei suoi occhi.

Poi, spostò tutta la sua attenzione sulla ragazza che gli camminava accanto, dicendosi che il peso di ogni singolo sacchetto che si portava addosso valeva interamente un’opportunità tanto incredibile.

Cosa poteva capitarmi di meglio? Una bella passeggiata insieme alla mia Nami-san, solo io e lei… Sanji ridacchiò, stringendo la presa sul manico di cartone che teneva tra i denti.

Non era mai detto che un giorno già bello non potesse diventare perfetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:
ANGOLOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOH!

Okay, chiariamo. PERCHE’ sto strillando ANGOLO come una deficiente?? Ebbene. Ogni volta che scrivo un nuovo capitolo della fanfic, apro il file di uno dei precedenti, ne cambio il nome e cancello tutti i “campi” scrivendoci poi qualcosa a caso finché non dovrò riempirli. Ad esempio, lo schemetto in alto diventa, più o meno:

Titoloprima o poi ci sarà un titolo.

Genereil genereeeeeh

RiassuntoRIASSUNTOHHGFKJKKJGFKHGFKHDF

Note: le solite cose bla bla blaaa.

Allo stesso modo, al posto dell’angolo autore avevo scritto “ANGOLOOOOOH!” ed ho ben pensato di lasciarlo, stavolta, per darvi una prova concreta della mia idiozia (nel caso fin’ora non si fosse capito). Comunque! Quisquiglie a parte, dovrò pur dirvi qualcosa di sensato su questo capitolo. Deve esistere qualcosa di sensato da dire riguardo questo capitolo! Tiiiipooo… ad esempio, che riprende il tema “good day” del chap precedente, stavolta però dal punto di vista di Sanji. Ho tentato di rappresentare le loro visioni differenti di “bella giornata”, e sicuramente nel caso di Sanji gli basterebbe la semplice presenza di Nami e Robin per renderla perfetta xDD
E… lo so, è un capitolo stupido ;w; Ma capitemi, sto lavorando alla long fic e mi sto concentrando su quella, solo che non ho voglia di abbandonare questa raccolta per troppo e così ho scritto la prima stupidaggine che mi è venuta in mente T33T. Ho in mente anche altri due o tre capitoli, uno più “serio” che sarà abbastanza difficile da scrivere ma spero di riuscirci presto >w<. L’AU per fortuna procede, sono al capitolo 8 <3. Giusto per precisare, al momento la sto scrivendo in bingo-bongo mode ed al momento di postare penserò a tutte le correzioni. Se leggeste la bozza adesso… *orrore*
Smetto di rompere le scatole tra pochissimo, ma prima devo farvi vedere una cosa *A* Ovvero la mia
borsa di Sanji finalmente arrivata *____________* http://a7.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/551665_3130427577357_1164777999_32518439_1051025117_n.jpg L’immagine non è delle migliori ma la adoro TAAAT.

Detto ciò, vado a buttare un altro pomeriggio in futili attività dedicarmi alla liberazione del mobile della cucina dai temuti Pan di Stelle (che ci volete fare, qualcuno deve prendersi l’ingrato compito ùwù).

Alla prossima, lettori bbbelli ~

 

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Capitolo 12
*** I'll stand by you even if I die. ***


TitoloI’ll stand by you even if I die.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\CoppiaSanji\Nami.

Rating: PG (Giallo).

Genere: Sentimentale, introspettivo, (mooolto) vagamente angst all’inizio.

Riassunto: «…Quindi, secondo te le persone che ci lasciano trovano un modo per restarci accanto comunque?»

Lo chef annuì, serio. «Se ci hanno amati davvero, sì. Sono pronto a scommettere che anche tua mamma ti è sempre vicina. Potrebbe essere diventata un sasso, lo sai?»

Risero entrambi, la risata limpida di lei e quella roca di lui a sovrapporsi e riempire il silenzio di quella notte sospesa nel tempo.

Note: Ambientata in un punto random della storia in cui suppongo che i due siano abbastanza vicini da conversare e passare del tempo da soli <3 Se poi Nami stia già per cedere al fascino del nostro cuoco (?), vedetela voi ~

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[One Shot, 1111 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

12. I’ll stand by you even if I die.

«Né, Sanji-kun».

«Hm?»

Il giovane si voltò a guardarla. Erano entrambi in giardino, lui disteso sull’erba fresca e lei accanto, la giacca del compagno a coprirle le spalle, le gambe piegate al petto e gli occhi puntati verso il cielo disseminato di stelle. Accanto, una bottiglia di sakè ormai vuota –motivo iniziale di quell’insolito incontro notturno- giaceva abbandonata tra i fili d’erba.

Nami strinse di più le ginocchia al petto, rabbrividendo quando un’improvvisa folata di vento gonfiò le vele della Thousand Sunny.

«Pensavo, secondo te… le persone dove vanno a finire quando muoiono?»

Lo chef, che non si sarebbe aspettato una domanda tanto improbabile, strinse gli occhi e tirò una lunga boccata dalla sigaretta accesa.

«…Perché questa domanda?»

Lei scrollò le spalle. «Guardavo tutte queste stelle, e ci ho pensato».

«Ah… ti capisco, sai? A me succede lo stesso guardando il mare».

La navigatrice poggiò la testa sulle ginocchia, gli occhi castani a fissare con aria assente le volute di fumo che si disperdevano nell’aria.

«Quindi anche a te capita di pensarci, Sanji-kun?»

Nella notte, la sua voce era poco più che un sussurro.

«…Ogni tanto. Ma temo sia normale, no? Siamo esseri umani, dopotutto».

«Già… a volte tendo a scordarlo. Non che voialtri vi comportiate in modo tanto umano, comunque…»

Sanji ridacchiò, scombinandosi i capelli con una mano. «Touché. Hai ragione tu».

Anche lei rise, poi gli occhi tornarono a perdersi tra le stelle.

A guardarla così, rannicchiata come una bambina in quella giacca troppo grande nella quale sembrava quasi scomparire, a Sanji venne voglia di stringerla e non lasciarla più andare.

C’erano notti come quella, in cui Nami-san smetteva di essere la donna forte ed autoritaria che avrebbe steso l’intera ciurma con un solo pugno e si lasciava andare a pensieri che, al suo posto, avrebbero divorato il cuore di chiunque.

E, mai come prima, quella notte a Sanji era stato concesso di condividere con lei tali pensieri. Anche a pensarci, il cuoco non sarebbe stato in grado di spiegarne il motivo; sapeva solo che, qualche ora prima, la sua carissima Nami-san gli si era avvicinata stringendo tra le mani una bottiglia di sakè, domandando se per lui fosse un problema bere un bicchiere insieme. Sanji non poteva credere alle sue orecchie –la sua adorata principessa stava chiedendo proprio a lui di trascorrere del tempo insieme!-, ed aveva finito per accettare con fin troppo entusiasmo, prendendo posto sull’erba accanto a lei e poggiandole immediatamente la propria giacca sulle spalle ai primi soffi di vento.

Non gli ci era voluto molto per capire che Nami-san, quella notte, mutamente aveva chiesto il suo conforto. E Sanji non capiva perché, non capiva perché proprio lui, ma le avrebbe offerto tutto sé stesso se solo fosse stato necessario a restituirle un barlume di sorriso.  

«Forse», soffiò, la voce più roca e lieve del solito, «le persone che amiamo si trasformano in modo da starci sempre vicino, non credi?»

Lei assottigliò gli occhi, dubbiosa. «Tu dici?»

«Ma sì! Ad esempio, tu mi vuoi bene, non è così?»

La giovane sbuffò ed abbassò lo sguardo, arricciando le labbra in un modo che Sanji trovò adorabile. «E’ naturale. Siamo compagni».

Lui annuì con un sorriso obliquo. «E me ne vorresti, anche… ad esempio, se io fossi un sasso?»

«Che…!». Nami quasi scoppiò a ridere. «Perché questa domanda?»

«Mmh, vediamo… se io morissi, secondo alcune credenze potrei reincarnarmi e diventare un sasso. Mi vorresti bene lo stesso?»

La navigatrice inarcò le sopracciglia. «Ma, Sanji-kun… per quanto io possa sforzarmi, devi ammettere che è alquanto difficile pensare di provare affetto per un sasso».

«Lo so, ma pensaci! Se io fossi un sasso, sta certa che mi lancerei a colpire a sangue qualunque bastardo dovesse osare farti del male. Se tu dovessi aver bisogno di riscaldarti, potresti usarmi per accendere un fuoco. Sarei il miglior sasso di sempre! E… in questo modo, potrei continuare a restarti vicino per l’eternità».

Si sollevò sui gomiti e le sorrise, pieno di calore. «Oppure, potrei diventare vento. Allora soffierei intorno a te, e sarei un vento caldo quando fa freddo e vorrai scaldarti, e un vento fresco in estate. Così saprei di esserti utile, e tu sentiresti il mio amore per te in ogni momento».

Nami fissò gli occhi blu di lui, intrisi di un’immensa dolcezza. «…Faresti questo per me?»

«Anche di più. Diventerei qualsiasi cosa tu voglia, pur di restarti vicino».

Non ci fu bisogno di chiedere se dicesse sul serio, perché Nami non vide motivo per dubitare di quelle parole.

«…Quindi, secondo te le persone che ci lasciano trovano un modo per restarci accanto comunque?»

Lo chef annuì, serio. «Se ci hanno amati davvero, sì. Sono pronto a scommettere che anche tua mamma ti è sempre vicina. Potrebbe essere diventata un sasso, lo sai?»

Risero entrambi, la risata limpida di lei e quella roca di lui a sovrapporsi e riempire il silenzio di quella notte sospesa nel tempo.

«…Sanji-kun, ti dispiacerebbe smetterla di tentare di convincermi che mia madre è diventata un sasso?». Nami rise ancora, asciugandosi una lacrima col dorso delle dita.

«Tu hai troppa poca considerazione per i sassi, Nami-san! Anche loro potrebbero amarti, sai? … Chiunque ti amerebbe», sussurrò poi, quasi a sé stesso.

La ragazza si domandò se fosse vero. Era così facile, per Sanji-kun, pensare di amare una come lei… la faceva sentire speciale, come se di lei importasse davvero.

A loro, disse a sé stessa con un sorriso, e fu in quell’istante che realizzò che tutti quegli discorsi assurdi, pronunciati probabilmente a causa dell’alcool, erano bastati a farla piangere dalle risate nel giro di pochi minuti. La giacca di Sanji-kun, sulle sue spalle, era calda e sapeva di tabacco e protezione.

«Ehi, Sanji-kun».

«Dimmi pure, mia adorata».

«Senza mettere in dubbio la tua utilità da sasso –sono sicura che saresti il miglior sasso di sempre-, devi sapere che sarei molto contenta se tu non morissi, e che se proprio devi restarmi vicino, beh… allora ti preferisco umano».

«Ah…». Lui sbatté le palpebre, un po’ incredulo. «O-okay».

Poi, senza alcun preavviso allungò le braccia e strinse la ragazza a sé, rannicchiandosi contro di lei con un sospiro beato.

«Oy, si può sapere che hai intenzione di fare?», sbuffò Nami, tirandogli una gomitata a cui lui sembrò del tutto indifferente.

«Ti sto vicino da uomo, come tu hai chiesto», rispose semplicemente, e la strinse a sé ancora di più. «Ma se questo non dovesse andarti bene, posso sempre trasformarmi in un sasso».

La ragazza alzò gli occhi al cielo con la consueta rassegnazione e poi, con un sospiro, cedette e si lasciò andare alle coccole rassicuranti del compagno.

«Lascia stare… vai fin troppo bene così».

«M-mellorine!»

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:
Yeh yeh yeeeeeeeeah ♪ Miei sfortunati lettori, pioveee! TAT Io odio la pioggia, mi impedisce di fare tutto ciò che vorrei e mi toglie la voglia di fare qualsiasi cosa >3> Però oggi ne ho approfittato per starmene al chiuso e scrivere finalmente quest’altra idea malata a cui pensavo da un paio di giorni *A* Per dirvi, ieri cercavo di concentrarmi sulla lezione sui verbi passivi in giapponese senza distrarmi ad immaginare i dialoghi di questa shot X°° E ci sono riuscita per quasi tutto il tempo *w* *fiera*
Eeee dovrei dirvi qualcosaaaa… tipo! Quest’idea. Il discorso del sasso ha un’origine strana risalente come al solito ai dialoghi tra me e Hota-chwan, ma non riesco a ricordare com’è iniziata di preciso e__e Il capitolo è iniziato in modo più serio di quanto avessi pensato, poi c’è stata questa cosa ridicola del sasso a spezzare tutta la serietà xD Alla fine è stato proprio questo che ha fatto Sanji-kun per tirare su di morale Nami, quindi diciamo che ci sta èwè Riguardo il fatto che Nnnami-swan abbia chiesto proprio a Sanji di bere insieme, ho formulato quattro ipotesi:
1) Sentendosi triste, aveva bisogno della gentilezza incondizionata che solo lui può darle.
2) Forse si stava già innamorando di lui ~ *se non lo so io D:*
3) E’ una fottuta fanfic SaNami, è ovvio che sia così!
4) Esigenze di trama.
Ehm… diciamo un po’ tutte àwà Come vedete in realtà il motivo “serio” è il primo, perché personalmente quando sono giù vorrei tanto una persona capace di dirti belle parole come Sanji TAT e farti sentire TOP OF THE WORLD ~~ Ovviamente, non per tutti è così (qualcuna lo prenderebbe a pugni) e non so cosa ne pensi Nami, ma nell’incertezza lasciatemi sperare ç3ç

Ah, e sto scrivendo l’AU! Sono al capitolo 9\10 e vorrei pubblicarla subito, ma non posso farlo col rischio di lasciarla a metà e quindi preferisco prima finirla >___< Più la leggo e più mi sembra niente di che, ma comunque… cercherò di correggerla e ampliarla il più possibile prima di postare i singoli capitoli, ve lo giuro èwé
Adesso sono in fumetteria a passare la mattinata intenta a fissare il nulla (
), prima papà mi ha chiesto di montare un set di action figures di Marineford da esporre, e non immaginate cos’ho combinato XDD Prima cosa, ho spezzato il bastone di algamatolite di Smoker <__< (ehm). Poi ho litigato mezz’ora buona col mantello di Garp che non s’incastrava. Poi con Marco. Adesso sono tutte e sette montate e bellissime, specialmente quella con Rufy ed Ace spalla e spalla TAT Ma quando le compreranno dovremo smontarle e il mio lavoro andrà sprecato D: Le siiiigh.
Ok, ora vi lascio >__< Finché non entrerà qualche cliente continuerò a scrivere fanfics +___+ MWUAHAHAHAHHWHA ~
P.S. Scusate immensamente se non ho risposto alle recensioni degli ultimi due capitoli! Giuro che da questo riprenderò a farlo regolarmente >__<

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Capitolo 13
*** (Scent) of smoke, spices, sea and love. ***


Titolo(Scent) of smoke, spices, sea and love.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\CoppiaSanji\Nami, nakamaship\love.

Rating: G (Verde).

Genere: Sentimentale, fluff, introspettivo.

Riassunto: I capelli biondi di lui e la pelle del petto scoperto scintillano accanto alle fiamme, la piega accennata del suo sorriso appare ancora più luminosa di quanto non sia. E Nami, nell’indossare quella camicia un po’ stinta e dalle maniche troppo lunghe, sente tutto il calore che quella stoffa impregnata di tabacco, spezie e mare si porta dentro.

Note: Ambientata durante la festa che la ciurma fa a Water 7 dopo il salvataggio di Robin, ispirata a quest’immagine (http://25.media.tumblr.com/tumblr_m4jwd17K3i1rot73co1_500.png)

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[Flashfic, 241 parole]

 

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

 

13. (Scent) of smoke, spices, sea and love.

La festa va avanti da ore, ormai, senza accennare ad avviarsi verso una conclusione. L’intera Water 7 si è unita ai festeggiamenti di quello strano manipolo composto da pirati e carpentieri, tutti stretti intorno ad un falò ad urlare ed arrostire carne,  e nessuno pare ricordarsi più dell’acqua laguna, del Buster Call e degli inferni che ha attraversato.

Nami si guarda intorno, cerca i propri compagni tra la folla; vede Rufy e Chopper, che ballano qualcosa di ridicolo in compagnia dei carpentieri, vede Robin indossare un sorriso che mai le aveva visto prima –e sa che l’hanno salvata, davvero, e finalmente anche lei è libera.

Poi, un soffio di vento si alza e la navigatrice rabbrividisce, ricordando solo in quell’istante di essere ancora in costume da bagno. Si guarda nuovamente intorno, incrocia lo sguardo svagato di Sanji-kun –basta un istante, un solo istante in cui lui le sorride con calore e poi, quasi fosse la cosa più naturale ed ovvia da fare, si sfila la camicia e la porge a lei, quasi senza staccare gli occhi dal barbecue. I capelli biondi di lui e la pelle del petto scoperto scintillano accanto alle fiamme, la piega accennata del suo sorriso appare ancora più luminosa di quanto non sia.

E Nami, nell’indossare quella camicia un po’ stinta e dalle maniche troppo lunghe, sente tutto il calore che quella stoffa impregnata di tabacco, spezie e mare si porta dentro.

E sa di essere amata.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Ok, questa NON ERA PREVISTA NELLA RACCOLTA MA HO VISTO QUELL’IMMAGINE E NON HO POTUTO. E lo so, mi presento dopo quasi un mese con una schifezza di duecento parole, MA! Il vero capitolo che devo postare non era questo, ed è quasi finito. Questa l’ho scritta… tipo, mezz’ora fa, perché ho visto quell’immagine e la fantasia è partita T3T Il capitolo che sto scrivendo invece è abbastanza lungo, ma mi tiene bloccata da due settimane =___= Ieri sera sono riuscita a smuoverlo un po’, quindi dovrei riuscire a postarlo presto… salvo altri intoppi, ma tralasciamo ;___;

Invece, questo capitolo qui mi piace parecchio anche se è breve *A* Trovate in alto il link dell’immagine che mi ha ispirata, una delle tante volte in cui Nami indossa la camicia\giacca\maglia\qualsiasi cosa di Sanji. Notate come basta che lei sia appena un po’ più svestita per trovarla nella vignetta successiva con indosso qualcosa di Sanji e lui svestito XDDD Mi piace come questa cosa sia talmente naturale che Oda non si prende neppure la briga di mostrarti quando succede: all’improvviso ti ritrovi Nami con la giacca e lui senza, da un momento all’altro >_< Nami poi è un approfittatrice nata, quindi figuriamoci se fa storie quando lui gliela offre u_u)/

Oggi non posso dilungarmi sull’angolo autore, perché devo scappare a vestirmi per andare all’università >3< Vi anticipo solo che ho in mente un bel capitolo spoiler legato agli ultimi avvenimenti del manga, chi lo segue capirà XDDDD

Alla prossima ~

 

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Capitolo 14
*** Arm wrestling and silly chef syndrome. ***


TitoloArm wrestling and silly chef syndrome.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\CoppiaSanji\Nami.

Rating: PG (Giallo).

Genere: Introspettivo, sentimentale.

Riassunto: «Chiariamo… non pensare di andarci piano con me, ok?» intimò, intensificando la stretta –cosa della quale Sanji non parve risentire, ma Nami non si lasciò scoraggiare per così poco.

«Tranquilla, Nami-san, non oserei mai sottovalutarti! Mi impegnerò, va bene?»

«Tu spera di farlo», sbuffò lei, dopodiché rivolse la propria completa attenzione alle due mani intrecciate al centro esatto del tavolo.

Note: Ehm, so solo che è ambientata dopo i due anni, ok? Poi vedetela come volete (° A °)/

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[One shot, 1790 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

14. Arm wrestling and silly chef syndrome.

«Ok… cominciamo al mio tre».

Nami rivolse al compagno la più completa attenzione, le sopracciglia inarcate verso il centro ed un leggero sorriso sulle labbra. Sanji, il braccio già puntato sul tavolo e la camicia arrotolata fin sopra i gomiti, rispose allo sguardo con un mezzo ghigno divertito e poi fece un cenno col viso, indicando la propria mano aperta.

«Quando vuole lei, signorina» soffiò, guadagnandosi una sberla scherzosa dalla ragazza (“non darti tante arie da figo, tu!”). Poi, fattasi nuovamente seria, anche lei puntò il proprio braccio sul tavolo, la mano tesa e gli occhi fissi in quelli del compagno.

In quell’afoso pomeriggio, la Thousand Sunny era ancorata a largo di una piccola isola estiva per fare rifornimenti; pur essendo di solito un onere riservato al cuoco, quella volta era stato Usopp a recarsi al mercato in compagnia di Franky, alla ricerca di qualche strano marchingegno da impiegare nelle loro invenzioni… e così, davanti a Sanji si era presentata la quanto mai rara opportunità di un intero pomeriggio quasi totalmente libero. Inutile da dire, infinta era stata la sua gioia quando Nami l’aveva raggiunto in cucina, anche lei libera dagli impegni della navigazione, e tutto d’un tratto tra chiacchiere e scherzi erano finiti così, a fissarsi da un capo all’altro del tavolo puntando i gomiti.

«Allora, grande chef… sei pronto a cominciare o vuoi ancora darti delle arie?»

«Mai stato più pronto, milady!~ A lei l’onore di iniziare».

Nami annuì e tese ancora un po’ il braccio, poi serrò nella sua la mano del compagno, che ricambiò con una stretta ferma ma gentile.

«Chiariamo… non pensare di andarci piano con me, ok?» intimò, intensificando la stretta –cosa della quale Sanji non parve risentire, ma Nami non si lasciò scoraggiare per così poco.

«Tranquilla, Nami-san, non oserei mai sottovalutarti! Mi impegnerò, va bene?»

«Tu spera di farlo», sbuffò lei, dopodiché rivolse la propria completa attenzione alle due mani intrecciate al centro esatto del tavolo. «Avanti, cominciamo. Tre, due, uno… via!»

Al segnale di partenza, entrambi si piegarono in avanti e fecero forza sul palmo della mano, nel tentativo di prevalere sull’altro. Entrambe le braccia vacillarono, ma nessuno dei due pareva perdere terreno rispetto all’avversario.

«Mi complimento con te, Nami-san, sei forte» disse Sanji tra i denti, senza staccare gli occhi dalle mani allacciate. «Ma ho promesso di non trattenermi solo perché sei tu, mia amata…». Con uno scatto, il biondo diede uno strattone e un istante dopo il braccio di Nami era piegato quasi fino a toccare il piano di legno –alla vista dell’espressione contratta che apparve sul viso della navigatrice, però, allentò immediatamente la presa fino a tornare alla posizione originaria.

«Ti ho fatto male, Nami-san?» domandò, allarmato.

Lei negò sbuffando. «Eddai, Sanji-kun… ti avevo detto di non andarci piano! Stiamo giocando, no? Anche se mi fai un po’ male, non mi arrabbio mica con te!»

«Ma… non puoi chiedermi di farlo» mormorò lui, indignato.

«Sanji-kun…». Nami si premette la mano libera sulla fronte. «Ascolta, non mi hai fatto male, okay? Non costringermi a rimpiangere quest’idea già discutibile di passare il pomeriggio con te, su».

«N-no, no! Ti prego, rimani… mi impegnerò al massimo, lo giuro».

Sembrava sincero… ma Nami lo conosceva fin troppo bene, e sapeva fino a che punto le sue credenze potessero influenzarlo.

«Facciamo così, Sanji-kun… se vinci e ti impegni al massimo, prometto che ti do un bel bacio sulla guancia. Uno piccolo. Ci stai?»

Nell’udire quella proposta, il cuoco parve riacquistare d’un tratto tutto il suo vigore. «Certo che ci sto! Riprendiamo a giocare subito, dai! ♥♥♥»

«Sì, sì… ai posti!»

Le mani tornarono ad intrecciarsi al centro del tavolo, gli sguardi concentrati si fissarono nuovamente l’uno nell’altro. Al segnale, la mano di Sanji scattò in avanti senza che Nami potesse opporvi alcuna resistenza. Quando il braccio stava per toccare il tavolo di legno, tuttavia, la porta della cucina si aprì di scatto e ne entrò Usopp, trasportando con qualche sforzo un enorme scatolone carico di cibarie.

«Ooy, Sanji, ti ho portato la spesa! Dove metto questa roba?»

«Ah… poggiala lì, vicino al lavello».

Questo è il momento per rimontare. Avanti, Nami!

Approfittando della distrazione del compagno, la giovane ladra raccolse tutta la forza che possedeva nelle braccia e prese a spingere con forza dal lato opposto a quello in cui la mano di Sanji premeva sulla propria.

Avanti… prima o poi dovrà cedere, è distratto!

Ma, nonostante tutti i suoi sforzi e nonostante Sanji fosse totalmente preso dalla conversazione con Usopp, la sua stretta continuava a rimanere stabile nella stessa identica posizione, il bicipite contratto ed i muscoli delle braccia ben in evidenza, ma l’espressione del viso totalmente indifferente, quasi non stesse compiendo alcuno sforzo.

Che…Nami sbuffò, sconfortata. “Odio avere a che fare con mostri del genere tutti i santi giorni! Nessuno di loro è normale?”

Insomma, avrebbe potuto capire Zoro o Rufy, ma… Sanji-kun le era sempre sembrato in qualche modo un briciolo più umano degli altri due, ma evidentemente si era sbagliata.

Mostro, pensò sbuffando, e per la frustrazione prese a spingere ancora più forte, stavolta con due braccia –cosa che Sanji, impegnato nel rimproverare ad Usopp alcuni acquisti sbagliati, parve non notare neppure.

Certo, se fosse riuscita a vedere la situazione da un altro punto di vista… insomma, non era così male sapere di aver qualcuno di così incredibilmente forte come protettore personale. Ma lei aveva avuto la brillantissima idea di sfidarlo a braccio di ferro e mettere addirittura in palio un bacio e, a dirla tutta, adesso Nami non aveva alcuna intenzione di perdere.

Ma come spiegarlo a quell’idiota di un cuoco, dopo che l’aveva praticamente costretto ad impegnarsi al massimo?

Dopo circa un minuto di inutili tentativi da parte della navigatrice, Usopp lasciò la stanza abbandonando le cibarie in un angolo mentre Sanji gli urlava dietro qualcosa riguardo alcuni funghi che gli avrebbe fatto mangiare a forza.

Sta pensando ad altro, adesso è il momento! Nami concentrò tutta la propria forza in un ultima spinta, approfittando del momento in cui il compagno aveva la guarda abbassata e, sorprendentemente, il braccio di lui cedette scivolando con un tonfo sul tavolo di legno.

Ci fu un istante di silenzio, in cui Sanji smise di inveire contro il cecchino ormai lontano e rivolse nuovamente la propria attenzione al gioco, e parve prendere coscienza solo in quell’istante della propria sconfitta. Poi alzò lo sguardo e lo rivolse all’amica, ridacchiando.

«Aaah, dannazione… pare che tu abbia vinto! Addio bacio, suppongo…». Le sorrise, grattandosi il collo con aria mesta. «…Complimenti».

Ehi, alla fine aveva vinto davvero… Nami fissò ancora per qualche attimo il braccio dello sconfitto piegato sul tavolo, poi scagliò i pugni al cielo, esultante.

«Ho vinto! Mi spiace, caro il mio Sanji-kun, ma sono più forte di te! ~ Mi pagherai, adesso?» Lo fissò speranzosa sporgendosi in avanti, gli occhi che brillavano.

«Aaah, certo che sì… ~! Sei la più forte di tutti, e ti pagherò quanto vuoi! »

«Evvai!» Esultando, Nami si sporse ancora un po’ in avanti e diede un colpetto giocoso sulla fronte del compagno. «E’ proprio conveniente fare affari con te, lo sai, Sanji-kun?»

Lui parve sciogliersi a quelle parole, ed un istante dopo si massaggiava estatico il punto esatto in cui lei l’aveva toccato, quasi l’avesse baciato o qualcosa di simile.

«Aargh… ne è valsa la pena per vedere quel tuo bel sorriso» sussurrò quasi a se stesso, così piano che se Nami non avesse visto le sue labbra muoversi sarebbe stata pronta a giurare il contrario.

Sanji-kun sapeva essere così strano a volte… il fatto che ridesse non significava che fosse felice, tanto per fare un esempio. Ma lui sorrideva sempre quando lei era nelle vicinanze –“sarebbe un insulto alla tua bellezza non rallegrarsi del fatto di poterti stare accanto”, così si giustificava, sempre sorridendo un piccolo sorriso imbarazzato che gli gonfiava le guance in modo buffo.

«Oookay», sospirò Nami alzandosi in piedi. «Solo perché hai perso e io sono taaanto buona ti aiuto un po’ con la cena, okay? Cosa devo fare? Metto a posto la spesa?»

Camminò spedita verso le casse che Usopp aveva trasportato poco prima e provò a sollevarle, ma con sua sorpresa non ottenne risultati.

“Ehi, certo che Usopp ne ha fatta di strada in due anni…si disse, realizzando quanto pesanti quelle due casse di legno fossero in realtà. “Insomma, faceva un po’ di fatica e barcollava, ma riusciva a sollevarle entrambe!”

Fu in quel momento che Sanji le si avvicinò accigliato, intimandole con gentilezza di farsi da parte. «Nami-san, apprezzo i tuoi sforzi ma non ce n’è bisogno, davvero! Qui me la cavo benissimo da solo».

Poi, il cuoco si chinò e fece una cosa incredibile –impilò le due casse una sull’altra e poi con una sola mano, senza alcuno sforzo, se le caricò addosso e le trasportò fino al tavolo, dove le ripose con assoluta facilità.

“Aspettate un attimo, qualcosa non torna… quanto esattamente è forte Sanji-kun?”

Di colpo il cervello di Nami cominciò a lavorare freneticamente, mettendo insieme uno ad uno tutti i pezzi. Non c’era modo che uno con tanta forza nelle braccia si fosse lasciato sconfiggere a braccio di ferro da lei. Eppure, era assolutamente certa che Sanji ce la stesse mettendo tutta per vincere dopo la storia del bacio, almeno finché… la ragazza sbatté gli occhi, realizzando finalmente la verità. Sanji ce l’aveva messa tutta almeno finché lei, Nami, non si era ostinata a voler vincere a qualsiasi costo, indipendentemente dalla promessa che gli aveva strappato. E lui, che tanto sembrava preso dalla sua conversazione con Usopp, aveva capito tutto… e aveva fatto in modo di simulare la propria sconfitta in maniera del tutto naturale, così da non offenderla né metterla in imbarazzo costringendola a chiedergli di lasciarla vincere.

Possibile che avesse pensato a tutto questo semplicemente in un istante, rinunciando al bacio che desiderava tanto? Anzi, a ripensarci, perché l’aveva fatto? Non sembrava forse così felice di ricevere un bacio da lei?

La risposta lampeggiò chiara nel cervello della piratessa appena qualche istante dopo, lasciandola senza parole.

Ne è valsa la pena per vedere quel tuo bel sorriso”.

Per vedere il tuo bel sorriso.

D’un tratto, la figura di lui che riponeva con cura le cibarie in frigo le parve quasi incredibile. Sanji-kun la conosceva tanto da sapere quanto desiderasse averla sempre vinta, ma abbastanza anche da esser certo che il suo orgoglio non le avrebbe mai permesso di accettare una vittoria troppo facile. E per un suo sorriso, per un suo semplice, minuscolo sorriso quello stupido cuoco aveva barattato non soltanto la propria vittoria, ma anche l’occasione che sognava da tanto.

Realizzare tutto questo ebbe il potere di farla sentire infinitamente piccola, ma anche terribilmente, incredibilmente capita e amata.  

Certo che ne sapeva sempre una più del diavolo, quel Sanji…  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice scema.
Scusate il ritardoooooooooooooooooooo! Avevo questo capitolo bloccato a metà da più di un mese e non trovavo mai l’ispirazione per finirlo XDD Infatti l’ultimo pezzo è affrettatissimo, ma adesso mi sono tolta dai piedi esami e università e non avevo più scuse per non continuare, perciò ho sentito il dovere morale di farlo èwè Per chi interessasse, sto continuando anche la AU ; ^ ; ho avuto un’idea che adoro per il finale, adesso il problema è arrivarci xDDD vorrei davvero davvero davvero farvela leggere, ma non mi va di rischiare di non finirla più e lasciarvi a metà ç3ç
Comunque. Questo capitolo è noioso e uguale a tutti gli altri come tema, ma amavo l’idea del braccio di ferro >w< E insomma, per quanto Nami possa essere mostruosamente forte, uno del monster trio rimane sempre tale òAò Dopo i due anni, poi… li avete visti che muscoli tutti quanti? e il collo a Super Sayan di Zoro
Vi sembrerà strano ma non trovo cavolate per riempire questo angolo autore çAAAç EBBENE. Ad esempio potrei dirvi che voglio tornare un po’ ai Nami centric, dopo tutti questi elogi a Sanji-kun xD e un bel capitolo in cui stanno insieme non sarebbe male. O QUALCOSA DI ZOZZO non ho detto nient- QUALCOSA DI ZOZZO.
Ok, la smetto altrimenti questo ci diventa un angolo autore hentai. Se non l’avete ancora fatto, vi consiglio di leggere le due SaNami che ho pubblicato fuori da questa raccolta *A* ringrazio chi segue le mie fanfic tutte uguali, chi le ama e le recensisce, chi le legge soltanto e chi non vede l’ora che io aggiorni (la qual cosa sinceramente mi lascia basita ma molto felice ò3ò)
Al prossimo aggiornamento, vi amo tuttiiiii ~~~
(Ah, ho voglia di linkarvi il mio cosplay di Nami! òAò http://icchpotato.deviantart.com/#/d552hvg Non fate caso al logpose, si è rotto durante la fiera e mi è rimasto solo il cinturino >_>)

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Capitolo 15
*** of gold diggers and love seekers. ***


TitoloOf gold diggers and love seekers.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\CoppiaSanji\Nami.

Rating: PG (Giallo).

Genere: Sentimentale, malinconico.

Riassunto: Nami si trovò istintivamente a chinarsi verso di lui, un lieve sorriso sulle labbra. «…E poi?»

«E poi si baciarono».

Note: La storia inizia in medias res, semplicemente perché non mi andava di pensare ad un possibile inizio XDD. L’ambientazione è la cucina della Thousand Sunny al tramonto, quasi notte –luci soffuse e simili. Immaginateveli pure in versione time skip e non, tanto la cosa non influenza particolarmente la storia.

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[One shot, 1580 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

15. of gold diggers and love seekers.

«Sanji-kun», disse d’un tratto Nami. «Sanji-kun, tu conosci un sacco di storie, non è così?»

Il cuoco sollevò lo sguardo dai piatti che stava lavando, vagamente sorpreso. Incontrò gli occhi nocciola di Nami e sostenne il suo sguardo incuriosito, poi mise giù lo strofinaccio e camminò in direzione del  tavolo, lasciandosi cadere su una delle sedie.

«…Perché questa domanda?»

«Mmm, non c’è un motivo particolare. E’ soltanto che sembri conoscere sempre un sacco di racconti e leggende del mare… me ne chiedevo il motivo, tutto qui».

Le labbra di Sanji si incresparono in un sorriso divertito e poggiò il viso su una delle mani, a poco più di un soffio dalla compagna. «..Stai dicendo che mi trovi attraente?»

Lei quasi sputò la bevanda calda che stava sorseggiando. «No… c-certo che no, razza d’idiota! Perché devi sempre fare strani pensieri, eh? Colpa mia che provo anche a parlarti seriamente…». A quel punto fece per andarsene, ma il braccio di Sanji che andò ad afferrarle il polso ed il sorriso di scuse che le rivolse la tennero inchiodata sul posto.

«In realtà», spiegò lui, come se non fosse mai stato interrotto, «è tutto merito del mare. E’ lui a raccontarmi tutte quelle storie incredibili, lo sai?»

La curiosità tornò ad animare gli occhi da bambina della navigatrice. «Il mare?»

«Sì! Vedi… il mare, Nami-san, per tutta una vita ci vivevo sopra senza averlo mai visto davvero. Riesci a immaginartelo, il mare? Riesci a immaginare come dev’essere camminarci sopra senza poterlo conoscere, senza poterlo vedere, senza poterlo mai sentire davvero? Il Baratie era un posto così… un po’ sul mare, un po’ sulla terra, e tu stavi lì in bilico senza sapere a quale dei due mondi appartenere. Guardavi il mare dalla finestra, ma eri diverso dai marinai che venivano a pranzare al ristorante ogni giorno. E così io mi affidavo a loro –alle parole di qualunque viaggiatore, marinaio, pirata, qualsiasi cosa fosse, a costo che mi mostrasse un pezzo di quel mare immenso nei suoi racconti. Pur di poterlo conoscere mi affidavo alle parole di quegli uomini, giorno dopo giorno… ed eccoti spiegato perché Sanji conosce un sacco di storie». Sorrise alla ragazza, stringendosi appena nelle spalle.
Nami ricambiò quello sguardo, brillante e profondo come l’oceano, e d’un tratto si sentì un po’ più piccola ma un po’ più saggia. «Tu hai sempre sognato il mare, vero, Sanji-kun?»
Lui annuì. «Fin da bambino. Ho sempre sentito che quello era il mio mondo, e da qualche parte… beh, da qualche parte in quest’oceano così immenso c’è ciò che sto cercando.  E’ una piccola certezza, ma mi da forza. E magari, chi lo sa? un giorno anche l’All Blue verrà mappato da qualche geniale cartografa, non credi?» Ammiccò in direzione della compagna, che accennò un sorriso colmo d’orgoglio.
«Naturalmente lo sarà» rispose, prima di prendere un altro sorso dalla sua bevanda. Poi, Nami si chinò a poggiare il mento sui palmi delle mani e reclinò appena il viso, prendendo a scrutare l’amico con nuovo interesse.
«Neh, Sanji-kun… me la racconti una storia di tesori, tesori incredibili? Ne conosci qualcuna?»
Il cuoco si concesse un attimo per pensarci, la sigaretta che pendeva su e giù tra le labbra. «Hmm, una storia di tesori… né conosco una, si tratta del racconto di un vecchio cercatore d’oro che un giorno venne a pranzare da noi. Vuoi sentirla? E’ una storia d’amore e di grandi ricchezze».

Nami ridacchiò. «Basta che si parli di ricchezze e sono a posto».

Anche Sanji sorrise, e poi raccontò –quando mai era stato capace di rifiutarle una richiesta?

«Dunque, c’era una volta un vecchio cercatore d’oro. Sin da ragazzo il suo più grande sogno era sempre stato quello di viaggiare per il mondo e riunire le più straordinarie ricchezze, e poi godersela alla grande nella vecchiaia. Era un uomo molto furbo –spesso riusciva a strappare collaborazioni vantaggiose ai pirati e poi fuggire col bottino, oppure era in grado di raggirare anche i più scaltri tra i viaggiatori. Una dote ammirevole, non credi? Ma naturalmente, tutto questo aveva un prezzo da pagare… la sua vita era rischiosa e solitaria, e come se non bastasse quell’uomo aveva attirato su di sé l’odio e l’antipatia di chiunque. Non esisteva villaggio in cui potesse metter piede senza temere di venir inseguito dai creditori frodati, non esisteva abitante di un porto che lo salutasse con un sorriso vedutolo arrivare. Un po’ triste, non trovi?». Sanji fece una breve pausa, concedendosi un tiro dalla sigaretta fumante. «Ma non è finita. All’età di quarantacinque anni, quell’uomo aveva ormai accumulato tali ricchezze che avrebbero fatto gola a qualsiasi sultano. Ma trovare un luogo in cui nascondersi e sfuggire ai nemici era diventato un problema, il rischio che la sua fortuna venisse rubata gli toglieva il sonno e l’età cominciava a farsi sentire, perciò un giorno decise di mettersi alla ricerca di un’isola tranquilla in cui nessuno conoscesse il suo nome e godersi il resto della propria vita in pace. Ci riuscì. Sfidò i Re del mare per avventurarsi in una delle fasce di bonaccia, la sua nave naufragò, ma in qualche modo riuscì miracolosamente a raggiungere la terraferma. Ma lo fece da solo». I lembi delle labbra si piegarono in un sorriso amaro. «Tutti i suoi tesori andarono perduti nello scontro coi Re del mare. L’uomo restò svenuto per una settimana, e in quel periodo venne accudito da una donna del posto che l’aveva trovato e condotto sulla sua isola. Una volta sveglio, l’uomo la vide… mi sembra superfluo aggiungere che s’innamorò immediatamente di lei, non è così? Te l’avevo detto che questa è una storia d’amore».

«E quindi, famm’indovinare» lo interruppe Nami, scettica. «L’uomo d’un tratto dimenticò i suoi tesori e decise di vivere con lei per sempre? Tipico di una storia raccontata da te».

Con sua sorpresa, però, dall’altro capo del tavolo Sanji scoppiò in una fragorosa risata. «Oh no no, Nami-san, lasciami finire! L’uomo non dimenticò neppure per un istante dei suoi tesori. Restò su quell’isola il tempo necessario per rimettersi in sesto, strappò alla donna che amava la promessa che sarebbe tornato con carichi d’oro e l’avrebbe resa felice, senza immaginare che probabilmente lei non aveva bisogno di alcuna ricchezza… si avventurò nuovamente per mare, salvo scoprire che i Re del mare avevano divorato tutti i tesori accumulati in tanti anni di fatica. Ma pensi che si arrese? Eh, no… il pensiero di tornare all’isola e vivere una vita tranquilla lo accarezzò per qualche istante, ma poi decise di riprendere la via della Rotta maggiore e riprendere a frodare pirati e mercanti per accumulare nuovo oro. Ma qualcosa ormai era cambiato, gli anni passavano e il corpo cedeva, i pirati diventavano sempre più forti e numerosi e le ricchezze non facevano che venirgli sottratte giorno dopo giorno. Il vecchio non riuscì mai più a ritrovare l’isola nella quale aveva sperato di trovare la felicità. Aveva ormai ottant’anni quando si trovò a vagabondare dalle parti dell’East Blue e ce lo ritrovammo nel nostro ristorante, a spendere i suoi pochi spiccioli per mangiare qualcosa di caldo, e fu allora che mi raccontò la sua storia. Vuoi sapere cosa mi disse? Che l’avarizia è cieca e la felicità è da cercarsi nei posti più impensati, e che non bisogna lasciarsela scappare una volta avuta tra le mani. Perché probabilmente non ci capiterà mai più una seconda occasione».

Sigillò il finale della storia pestando il mozzicone di sigaretta con la suola della scarpa. Poi rimase immobile ad aspettare la reazione di Nami, entrambe le mani strette intorno alla tazza contenente una bevanda ormai fredda e gli occhi bassi.

«Beh…», mormorò lei infine. «Diciamo che non è il finale che mi aspettavo».

«Il mare è pieno di storie del genere. Ti fanno pensare, non è così? A me hanno fatto realizzare che non mi tirerò mai indietro davanti alla strada per raggiungere la felicità, a costo… beh, di riconoscerla tra tante». Il pirata si strinse nelle spalle e ridacchiò, poi qualcosa parve tornargli in mente tutto d’un tratto e si voltò nuovamente a fronteggiare l’amica. «Questo mi fa pensare… ti va di ascoltare un’altra storia, più breve? E’ la storia di un cuoco».

Nami non poté fare a meno di roteare gli occhi. «Sentiamo».

«Mmh, vediamo…. è la storia di un cuoco che da anni inseguiva la felicità, cercandola sul viso di ogni donzella che calpestasse le vie del mondo, ma che poi un giorno si convinse di averla trovata. Era il tramonto, ed il cuoco sedeva al tavolo della cucina in compagnia della più meravigliosa tra le donne».

Nami si trovò istintivamente a chinarsi verso di lui, ridacchiando, un lieve sorriso sulle labbra. «…E poi?»

Sanji sorrise. «E poi si baciarono».

Con un sospiro esasperato, la ragazza roteò gli occhi. «E così è diventato un racconto fantastico, eh…? Beh, tipico di te. Di certo ti piace volare con la fantasia, Sanji-kun».

Lui scosse le spalle. «Non lo nego».

Ma poi inaspettatamente Nami si alzò, la bevanda ormai fredda ancora tra le mani, e si chinò sul compagno fin quasi a sfiorargli il viso con le labbra. «…Facciamo la prossima volta, eh?», disse in un sussurro. «…Se continui a fare il bravo, naturalmente. Ah… e comincia a pensare a un’altra storia da raccontarmi. Non sei affatto male quando lo fai».

E detto questo si allontanò, il cuore di colpo lanciato in incredibili racconti di enormi ricchezze, tesori perduti e proprio alla fine, come una promessa, un certo cuoco sorridente… pronto a condurla, senza alcun dubbio, verso la strada per una vita di felicità.

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice scema e col mal di stomaco.
No okay, ci ho messo tipo UNA VITA per scrivere questo capitolo. E non posso neppure perdere tanto tempo per l’angolo autore perché mi sento malissimo e presto scapperò a vomitare ;O; Voglio puntualizzare solo un paio di cose: scusate l’inizio in medias res, ma non riuscivo a pensare a nulla X°°° Poi, riguardo Sanji che conosce un sacco di storie, è perché lui mi ha sempre dato l’impressione di essere un uomo di mare che conosce un po’ tutti quei racconti che si tramandano i marinai. Come la storia di Noland o simili, ce lo vedo un appassionato di leggende XDD
Poi, vi lascio solo un suggerimento veloce (dato che molte di voi me l’hanno chiesto per mp): stavolta la fanfic è Seasons di Rusala (http://www.fanfiction.net/s/8257037/1/Seasons), è un AU attualmente in corso, vi consiglio davvero di leggerla perché è stata in grado di farmi cambiare idea sulle Alternate Universe XDD
Approfitto anche per chiedere scusa per tutte le recensioni, mp e messaggi che ho ignorato, ma davvero non ho avuto tempo tra lavoro e università T___T Avrei tante cose da raccontarvi ;O; Cercherò di pubblicare qualcos’altro al più presto e scrivere un angolo autore decente XDD
Alla prossima >w<)/

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Capitolo 16
*** All I want for Christmas is you. ***


TitoloAll I want for Christmas is you.

Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\CoppiaSanji\Nami.

Rating: PG (Giallo).

Genere: Ironico, romantico, sentimentale.

Riassunto: Stavolta fu Robin a sospirare, ormai a corto di idee. «Nami-chan, forse le cose sarebbero state un tantino più semplici se tu avessi iniziato a pensare ad un regalo per il tuo fidanzato prima e non il giorno della vigilia di Natale, non credi?»

Note: In questo capitolo Nami e Sanji stanno già insieme da un anno, perciò alcuni loro comportamenti potrebbero risultare un po’ diversi dal solito. Spero comunque di averli gestiti bene e nei limiti dell’IC XD

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.

[One shot, 1765 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

16. All I want for Christmas is you.

«Robin… sei la mia unica speranza».

L’archeologa sollevò lo sguardo dal volume che stava consultando e lo posò sulla compagna dai capelli rossi, al momento impegnata a consultare con aria febbrile una qualche rivista per ragazze dalla copertina scintillante.

«Guarda qui, questa sembra una buona idea! Un dopobarba, che ne dici? È il regalo adatto a lui, no?»

«Mmm… Nami-chan, non per infrangere i tuoi sogni di gloria, ma mi pare di aver visto Cook-san comprarne uno proprio l’altro giorno».

La cartografa sospirò, sconfortata. «Allora suggeriscimi tu qualcosa!»

«Vediamo… una cravatta nuova?»

«Troppo costosa».

«Due o tre pacchetti di sigarette?»

«Troppo misero!»

«Allora… un accendino da collezione?»

«Mmm, non lo so, lui fuma tutto il giorno e rischierebbe di rovinarlo o perderlo ogni volta che si tuffa a mare per ripescare Rufy…».

«Allora dei vestiti nuovi?»

«Gli ho regalato un nuovo completo per il nostro anniversario proprio un mese fa, ricordi?»

Stavolta fu Robin a sospirare, ormai a corto di idee. «Nami-chan, forse le cose sarebbero state un tantino più semplici se tu avessi iniziato a pensare ad un regalo per il tuo fidanzato prima di Natale e non il giorno della vigilia, non credi?»

A quelle parole Nami gonfiò le guance e finse di provare un improvviso interesse per una delle pagine patinate della rivista, piccata. «Beh, ma sai com’è… i negozi, lo shopping, i saldi di natale, tante cose a cui pensare… diciamo che mi è sfuggito di mente, ecco».

L’espressione di Robin si fece sorpresa, le dita strette intorno alla copertina del libro, poi si concesse una risatina nervosa. «…Ti eri dimenticata di lui?»

L’altra si strinse nelle spalle, l’aria vagamente colpevole. «…più o meno».

«Nami-chan… come fai a dimenticarti di qualcuno che ti sta sempre intorno?».

Ecco, quella che era una domanda sensata. Nami sbuffò, consapevole di aver commesso un grave errore ed essersi concentrata solo su sé stessa come al solito. Ma insomma, lei e Sanji stavano insieme solo da un anno, ogni tanto era normale dimenticare di dover rivolgergli attenzioni particolari… no?

«Non vorrei metterti pressione», la interruppe Robin, «ma sappi che Cook-san ha in programma un bel po’ di regali per te. Non fa altro che chiedermi consigli a riguardo da un paio di mesi, e devo ammettere che ha indovinato i tuoi gusti al primo colpo quasi su tutto… credo che apprezzerai particolarmente alcuni dei pacchetti, comunque-». Fu costretta ad interrompersi alla vista dell’espressione funerea che a quelle parole attraversò il viso di Nami, ormai accasciata sul letto priva di forze.  

«Sì, sì, basta così, Robin… ricordami pure di quanto io sia stata una stronza e di come lui invece sia sempre così gentile, grazie mille, sei la mia migliore amica… e grazie a te per essere così maledettamente perfetto, Sanji. Anche lui avrebbe potuto sbagliare qualcosa, invece no! Quel maledetto…». Sbuffò, trattenendo dentro di sé l’euforia che l’attesa di tutti quei regali le provocava ed offuscandola con un’improvvisa (quanto assolutamente insensata) collera verso il cuoco. Insomma, lui era sempre così… così… così Sanji! Come poteva lei stargli dietro se quello continuava sempre a viaggiare un passo avanti, anticipando ogni suo desiderio e preparando sorprese degne di una principessa per ogni occasione umanamente immaginabile?

Non era giusto, ecco. Soprattutto per un’egoista come lei, sempre proiettata verso sé stessa fino al punto da scordarsi di comprare un regalo di natale per il suo ragazzo… lo stesso ragazzo che negli ultimi mesi aveva dato anima e corpo per preparare una sorpresa di natale degna di lei, probabilmente (ed a ragione, a quanto pareva) non aspettandosi nulla in cambio.

«Nami-chan…», tentò Robin. «Io credo che lui sarebbe felice di qualsiasi cosa tu gli regalassi, lo sai? Anche solo di un biglietto, oppure qualcosa di davvero piccolo…».

«Certo, lo so benissimo!» rispose lei, frustrata. «Quello salterebbe di gioia anche se io gli incartassi una delle sue camicie facendola passare per un regalo, che credi? È soltanto che… beh, per una volta, una soltanto, vorrei fare qualcosa di bello per lui». Poi scoccò un’occhiata a Robin, sillabando silenziosamente “non osare rispondere che in quel caso avrei dovuto pensarci prima o ti fulmino”.

Ma per fortuna la maggiore delle due si riservò dal commentare, limitandosi a sorridere e riportare gli occhi sul proprio libro, intimamente compiaciuta dalle parole dell’amica.

Sembra che finalmente la natura disinteressata di Cook-san stia avendo un effetto sul suo egoismo, eh? A quanto pare l’amore ha portato ad entrambi i suoi benefici”.

«Se è così», propose, «perché non provi a regalargli qualcosa fatto da te? Sembrerà banale, ma sono sicura che Sanji lo apprezzerà tantissimo e riuscirà a cogliere appieno i tuoi sentimenti».

«Mmm…». Nami considerò l’idea, un dito premuto sulle labbra e l’espressione assorta. «Di certo non posso cucinargli qualcosa, non reggerei il confronto. E c’è troppo poco tempo per una sciarpa o qualcosa del genere…».

“Aaah, avanti, Nami, pensa! Cosa piace a Sanji-kun? Qual è la cosa che ama di più al mondo?”

Fu allora che l’idea la colpì, come un fulmine scagliato col suo Clima tact. E seppe all’istante di aver risolto tutti i suoi problemi.

«Robin… credo di aver trovato la soluzione. Ho soltanto bisogno di un piccolo aiuto coi preparativi».

 

 

 

 

 

 

 

«Buon Natale!»

I nove pirati alzarono al cielo i calici colmi di sakè, che tintinnarono l’uno contro l’altro prima di venir interamente vuotati l’uno dopo l’altro. La festa andava avanti ormai da tutta la sera –il banchetto a dir poco regale preparato da Sanji era stato divorato in men che non si dica, così come tutti i dolci e la gigantesca torta di compleanno preparata in onore di Chopper.

Nami vuotò il proprio calice di sakè in pochi sorsi e si pulì le labbra con soddisfazione, avvertendo la familiare sensazione dell’alcool che scendeva pungente lungo la gola. Accanto, Sanji sospirò mentre le teneva un braccio intorno alla vita, protettivo come suo solito.

«Nami-san… non dovresti bere così tanto, lo sai? Ti fa male alla salute!»

La ragazza fece una smorfia, seccata. «Sanji-kun, non dovresti fumare così tanto, ti fa male alla salute» lo scimmiottò, con una linguaccia.

Lui sospirò e alzò le mani in segno di resa. «Hai vinto tu».

«Come sempre». Nami ridacchiò, un po’ brilla a causa dell’alcool. «A proposito… direi che è arrivata l’ora di darti il mio regalo, anche se non è ancora mezzanotte. Non credo di poter aspettare oltre».

L’espressione maliziosa sul suo viso passò totalmente inosservata agli occhi di Sanji, che rischiò di sciogliersi in una pozzanghera di cuori e mellorine al solo sentire quelle parole. «Nami-san mi ha fatto un regalo? Aaaw, è più di quanto avrei mai potuto sperare! Sono così felice!»

Lei roteò gli occhi, seccata. «Mi fai così egoista? E’ naturale che ti avrei regalato qualcosa, stupido!». Beh, o quasi, si disse, ma non era necessario che Sanji venisse a conoscenza di tutti i dettagli. «Allora, puoi aspettare qui per qualche minuto? Appena ti chiamo vieni nella mia stanza, ok? E non sbirciare».

Detto ciò si allontanò, lasciando Sanji in fervida attesa e tanto felice da rischiare di sollevarsi di qualche palmo dal terreno e cominciare a fluttuare in una nuvola di cuori. Il giovane cuoco rimase per quella che parve un’eternità impalato fuori la porta della camera della compagna, in attesa, già pronto a convincersi che gli avesse tirato un brutto scherzo e che adesso stesse ridendo di lui, quando la voce allegra di lei gli giunse alle orecchie. «Sanji-kun, sono pronta! Puoi entrare!»

Naturalmente non se lo fece ripetere due volte. Spalancò la porta, e rimase sorpreso nel notare la penombra che regnava nella stanza –sufficiente per vedere, ma che donava comunque una certa atmosfera che inizialmente non si spiegò- e fu allora che, spostati gli occhi alla ricerca della sua amata Nami, notò l’enorme pacco regalo che troneggiava al centro del letto, incartato con un enorme fiocco.

Forse quello era il suo regalo…? Oh, beh. Confuso più che mai, Sanji si avvicinò al pacco, e quando stava per sollevare il coperchio… quello venne su da solo, rivelando nientemeno che Nami, la sua Nami, vestita con nient’altro che un succinto abitino di natale (cappellino compreso) e interamente avvolta da un nastro che terminava con un gigantesco fiocco.

«Buon Natale, Sanji-kun. Ecco il tuo regalo… spero ti piaccia».

Lui rimase immobile, le mani sudate, totalmente incapace di staccare gli occhi da lei e quanto cazzo era bella vestita in quel modo. «Mh… mi piace eccome, grazie», mormorò, inghiottendo a stento un po’ di saliva.

«Bene…». Nami si chinò verso di lui fino ad afferrargli la cravatta, sorridendo maliziosa. «…Se ti piace così tanto allora sbrigati e vieni a riscaldarmi, stupido, che vestita così si congela. Vediamo di festeggiare come si deve, eh?»

E naturalmente, indovinate un po'? Anche stavolta lui non se lo lasciò ripetere due volte.

«MELLORINE!»

 

 

 

 

 

Angolo autrice in Not So Christmas Mode.
…okay, diciamo che almeno loro hanno festeggiato come si deve, che dite? XDD Ometto i dettagli, ma naturalmente potete immaginare il seguito u__u)/ Se non si è capito, non trovando nessun regalo adatto Nami è diventata il suo regalo, che poi è la cosa che renderebbe Sanji più felice al mondo. “MELLORINE, NAMI-SAN SI E’ DONATA A ME, NAMI-SWAN E’ MIA!”

Comunque èwè Sono l’unica a sentire che Natale non è davvero Natale quest’anno? T__T Domani è la vigilia che solitamente aspetto tanto e neppure me ne sono accorta çwç Sarà anche che il mio regalo quest’anno me lo sono pagata da sola, comprata da sola e lo sto anche già usando… *coccola tavoletta grafica* A proposito, volevo fare uno schizzo per questo capitolo ma non ho potuto per alcune ragioni, magari ci provo per uno dei prossimi *^* Intanto vi linko un disegno Sa\Nami che ho fatto prima di comprare la tavoletta XD http://icchpotato.deviantart.com/art/Suki-da-yo-342844779 Spero di farne di migliori ora che ce l’ho ;O;

Parliamo del capitolo, comunque >w< Visto che finalmente sono riuscita a scriverne uno in cui stanno insieme? *__* Insomma, non credo che Nami dimenticherebbe totalmente di fare un regalo a Sanji, ma diciamo pure che sarebbe il tipo da non voler spendere nulla XD Però avrebbe qualche scrupolo di coscienza, spero, soprattutto sapendo quanto al contrario si sta impegnando lui è_é La soluzione finale comunque è la migliore per entrambi ùwù)/

A proposito, tanti auguri in anticipo anche a Chopper *__* Ti amiamo tutti, Choppah-kun TT^TT)~

Parlando invece di cose “serie”… LO SO CHE HO UN SACCO DI MESSAGGI E RECENSIONI A CUI RISPONDERE ;__; lo so, e perdonatemi se non l’ho ancora fatto, prima o poi lo farò ;O; Approfitto di questo spazio per ringraziarvi delle recensioni lasciate allo scorso capitolo, vi amo tutte T__T Giuro che risponderò, se ho tempo anche appena postato questo chap XD
Infine, per l’angolino dei consigli… vediamo èwé La scorsa volta vi ho linkato una long in corso, quindi stavolta meglio tenersi su qualcosa di più breve XD http://www.fanfiction.net/s/7927694/1/Titled-Times Titled times di
 NiNe-CaNs-Of-FaYgO (complimenti per il nome òVò). Si tratta di 50 frasi basate su determinati temi, un po’ come quelle che ho scritto io stessa >O< Leggetele, ne vale davvero la pena *__*
E adesso scappo ~ Auguro a tutti buon Natale, vi adoro *AAA* Happy Christmas from Nami-swan and Sanji-kyun ~

 

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Capitolo 17
*** "Amato" (my wish for you) ***


Titolo: “Amato” (my wish for you)
Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).
Personaggi\CoppiaSanji\Nami.
Rating: PG (Giallo).
Genere: Sentimentale, introspettivo, malinconico.
Riassunto: Un giorno, lo sai, tutto questo succederà. Un giorno capirà che ogni briciolo della tua esistenza è dedicato a lei, un giorno si sveglierà al mattino e sentirà la tua mancanza accanto a sé, un giorno smetterà di attraversarti col suo sguardo distratto e vedrà te, te e nessun altro.  
Un giorno, te lo prometto, Sanji, tutto questo succederà.
Note: Un mio sfogo scritto in un momento di breve crisi. Non garantisco l’IC di Sanji né la coerenza dei pensieri espressi.
Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.
[Flashfic, 342 parole]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

17. Amato (my wish for you)
La guardi muoversi, sorridere, scostarsi una ciocca di capelli, la guardi respirare. Lei non guarda te, no –non lo farà mai, non ricambierà quel tuo sguardo assorto e un po’ perso nel nulla, né scorgerai riflesso nei suoi occhi lo stesso amore che brilla vivo nei tuoi. Ma non smetti di guardarla, tu –come potresti? Significherebbe perderti preziosissimi e vitali istanti, smettere di guardarla, significherebbe posare gli occhi su qualcos’altro che non sia lei e sentirti perso per qualche vuoto battito di ciglia prima di riabituarti al mondo, abbagliato, come il cieco che infine ritorna a vedere la luce.  
E non rimpiangi tutti quegli attimi sprecati, tutto l’amore buttato al vento, tutte le speranze strette in un angolino remoto del tuo cuore e dimenticate. Non le rimpiangi neppure per un istante quando lei ti passa accanto per l’ennesima volta senza degnarti di uno sguardo, quando sorseggia distrattamente il drink che lei hai portato senza staccare gli occhi dal libro che tiene sulle ginocchia, quando respinge la tua mano che si posa sulla sua spalla, forse per la milionesima volta, con garbata fermezza. Non lo rimpiangi e non lo farai mai, perché è ognuno di quegli istanti a renderti più forte. Ognuno a scalfirti in profondità, dietro il sorriso che non è intaccato se non in superficie, ognuno a fart’innamorare un po’ di più e domandare quanti e quanti istanti del genere dovrai ancora sopportare prima che lei diventi tua. Prima di poterla abbracciare. Prima di sentirti libero di prendere tutto il tuo amore e riversarglielo addosso così, senza confini. Prima di vedere quello stesso amore ricambiato, per una volta, nei suoi occhi e nei suoi gesti. E sentirti amato.
Un giorno, lo sai, tutto questo succederà. Un giorno capirà che ogni briciolo della tua esistenza è dedicato a lei, un giorno si sveglierà al mattino e sentirà la tua mancanza accanto a sé, un giorno smetterà di attraversarti col suo sguardo distratto e vedrà te, te e nessun altro.  
Un giorno, te lo prometto, Sanji, tutto questo succederà.

Un giorno sarai amato.

 

 

 

 

Angolo autrice.
Scusate se sparisco per tanti mesi e poi mi ripresento con una cosa del genere. Ho avuto molti impegni e il tempo per scrivere è davvero poco, ma penso sempre a voi :/ In un piccolo momento di crisi è nata questa cosa, perché, ormai lo sapete, Sanji è diventato la valvola di sfogo per tutti i pensieri che non riesco ad esprimere apertamente parlando di me stessa.
E io a questo scemo d’un cuoco gli voglio tanto, tanto bene, quindi gli auguro con tutto il cuore di essere tanto tanto amato e felice, perché se lo merita


P.S. sorvolate su questo mio piccolo sfogo, vi prometto che appena possibile tornerò con un capitolo come si deve T__T qui Nami fa un po’ la parte della “cattiva”, ma sapete quanto la amo e vi assicuro che nei prossimi capitoli che scriverò avrà modo di rifarsi come si deve

 

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Capitolo 18
*** dirtied angel. ***


Titolo: dirtied angel.
Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).
Personaggi\CoppiaSanji\Nami.
Rating: PG13 (Giallo).
Genere: Malinconico, vagamente angst, introspettivo.
Riassunto: 
«Né, Sanji-kun…», sussurrò, stupendosi quasi del modo in cui la sua voce venne fuori, come distorta.
«Ti capita mai di… chiederti quante persone hai ucciso in vita tua?».

Note: Principalmente nakamaship, ambientata in un qualunque punto della storia (in cui ho supposto Nami cominci già a provare qualcosa per Sanji anche se inconsciamente XD)
Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.
[One shot, 1170 words]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

18. Dirtied angel.
Quella sera, i nove pirati avevano festeggiato fino a tarda notte l’esito vittorioso di una battaglia particolarmente impegnativa.
Nami si aggirava per il giardino fiocamente illuminato dalla luce delle stelle sforzandosi di scavalcare i corpi dei compagni addormentati, sfiancati dall’alcool e dalla stanchezza, nel tentativo di raggiungere il dormitorio maschile dove era sicura che qualcuno avesse nascosto il libro che stava leggendo quel pomeriggio. Entrò nella stanza –non prima di aver scostato maldestramente Brook che riposava proprio davanti all’ingresso- e spostò lo sguardo a perlustrarne l’intera area, decisa a ritrovare ciò che aveva perso.
«Quelli lì mi sentiranno per questo disordine…», mormorò, occhieggiando alla pila di vestiti ammucchiati in un angolo davanti agli armadietti semiaperti. Con un sospiro, la navigatrice si decise infine ad abbandonare la propria ricerca e si avvicinò alla pila, prendendo a separare i vestiti in quelli da lavare e quelli che conservavano, presumibilmente, una parvenza di pulizia. Trovò una maglietta di Luffy macchiata di qualcosa che non riuscì ad identificare, calzini appartenenti a Zoro, un paio di mutande d’incerta provenienza… poi la sua attenzione venne attratta da un capo appallottolato un po’ distante rispetto al resto e si chinò ad esaminarlo, riconoscendovi i pantaloni scuri di Sanji, quelli che lui si rifiutava sempre di lasciarle lavare insieme al bucato dei compagni perché “non posso lasciare che una signorina lavori al posto mio”.
«Beh… non sarà un dramma se per una volta me ne occupo io». Li prese tra le mani per aggiungerli al mucchio da lavare, e fu in quell’istante che notò qualcosa che avrebbe dovuto aspettarsi di trovare… ma che ebbe il potere di raggelarla. La stoffa, a partire dall’orlo fino a più o meno le ginocchia, era interamente incrostata di una strana combinazione di terra e sangue rappreso, il cui rosso scuro brillava sulla stoffa nera. Doveva trattarsi del sangue dei nemici affrontati quella mattina –dei nemici, realizzò, che avevano provato ad uccidere lei e gli altri appena poche ore prima.
Ricordava di aver visto Sanji combattere strenuamente e tirare i suoi micidiali calci a destra e manca, e si domandò quante vite avesse strappato con quelle sue gambe così letali; non era, si disse, come col suo climatact… i suoi fulmini non erano mortali nella maggior parte dei casi, e comunque bastava sforzarsi di non guardare i corpi carbonizzati per sfuggire almeno in parte al rimorso.
Ma probabilmente, sarebbe bastato il più debole dei calci di Sanji per uccidere un comune essere umano… come facevano lui, Zoro e Luffy a convivere costantemente con quella consapevolezza?
Vedere Zoro interamente ricoperto di sangue, pensò, era uno scenario quasi quotidiano, e lo stesso valeva per Luffy, anche se in minor misura. Ma Sanji-kun era diverso –si cambiava abiti e scarpe dopo ogni battaglia e si occupava personalmente di lavarli, per non lasciare –lo realizzò in quell’istante- che loro… che lei, li vedessero. Quello era il suo particolare modo di proteggerli dagli stessi pensieri che adesso infestavano il cervello della navigatrice, e preservare almeno in parte la loro quotidianità.
Con una strana sensazione di oppressione al petto, Nami abbandonò i pantaloni sulla pila degli abiti da lavare e uscì dalla camera, vagando gli occhi alla ricerca della familiare figura del cuoco. Lo trovò seduto in un angolo del giardino, appoggiato alla ringhiera con la schiena, lo sguardo assorto rivolto verso le stelle e la sigaretta abbandonata tra le labbra.
Alzò appena gli occhi quando lei gli si sedette accanto e le sorrise con calore, increspando le labbra con la dolcezza che riservava solo a lei. Non disse nulla, ma tornò a rivolgere gli occhi al cielo e Nami lo imitò.
Rimasero così per qualche minuto, persi nei propri rispettivi pensieri –Nami giurò di aver intravisto un paio di volte lo sguardo del compagno abbandonare le stelle e sgusciare su di lei- e poi, infine, la ragazza si decise a portare in parole i pensieri che le affollavano il cervello.
«Né, Sanji-kun…», sussurrò, stupendosi quasi del modo in cui la sua voce venne fuori, come distorta.
«Hmm?» rispose lui, mordicchiando la sigaretta tra i denti ma rivolgendole la sua piena attenzione.
«Ti capita mai di… chiederti quante persone hai ucciso in vita tua?». Pronunciò quella frase in fretta e vide le spalle del compagno tendersi alla domanda, gli occhi di colpo illuminati di comprensione. «Intendo dire… mentre combatti, ti capita mai di chiederti se sia giusto o no ciò che stai facendo?»
Sanji non rispose subito. Rimase in silenzio, come a soppesare la domanda, socchiuse gli occhi ed aspirò una boccata di fumo dalla sigaretta accesa, mentre Nami diceva a sé stessa che le due macchine da guerra che il compagno si portava addosso, in momenti come quelli, non sembravano altro che semplici gambe.
«Mi è successo», rispose lui infine, «più di una volta. Quando guardi il nemico negli occhi e vedi l’uomo che era, le persone che lo amavano… ma questa non è la sola cosa che ho visto». Spostò lo sguardo sull’amica e le indicò il giardino con un cenno del viso. «Nami-san, dimmi una cosa… cos’è che vedi guardando di fronte a te?»
Nami non si aspettava quella domanda. «Beh… il cielo, il mare? Luffy che si scaccola nel sonno?» Rise, e Sanji la seguì a ruota, ma poi ridiventò serio.
«Non ti ho chiesto di dirmi cosa vedono i tuoi occhi».
A quel punto Nami capì cosa intendesse dire.
«Vedo», sussurrò, «la mia famiglia».
Sanji rise d’approvazione a quella risposta e si allungò ad accarezzare Chopper, che sonnecchiava poco distante. Gli arruffò i peli della fronte e poi rimise il buffo cappello al suo posto, attento a non interrompere il sonno del più giovane dei compagni.
«Tutto quello che vedi», spiegò, «è la ragione per cui ciò che facciamo è giusto. Il motivo per cui non importa quante vite prenderemo, ma dobbiamo continuare a combattere».
Nami capì cosa intendesse dire. Lo capì, e fu più certa che mai che in quel preciso istante Chopper non sarebbe stato lì a riposare tranquillo, e lei viva a condividere quei pensieri, se a quell’ora i pantaloni scuri di Sanji fossero stati puliti e non incrostati di sangue. Erano quelli come lui, Zoro e Luffy a farsi carico di tale fardello giorno dopo giorno e tenerlo segreto al resto della ciurma, anche soltanto nascondendo ai loro occhi un paio di scarpe eleganti macchiate di sangue. Era nient’altro che un piccolo prezzo da pagare per proteggere quel minuscolo pezzetto di felicità che si erano conquistati, ed avrebbero combattuto a qualunque costo pur di non lasciare che andasse distrutto.
Con un sospiro, Nami si chinò all’indietro fino ad appoggiarsi alla ringhiera e sorrise all’angelo custode dalle gambe di diavolo che le stava accanto. E forse non sarebbe cambiato nulla, forse entrambi avrebbero presto dimenticato quella conversazione notturna e forse i pantaloni e le scarpe del cuoco si sarebbero macchiati di sangue ancora una, cento volte, ma d’ora in poi Sanji avrebbe lasciato che Nami facesse il bucato per lui. Era una piccola cosa, ma sperò che bastasse a dirgli grazie.

 

 

 

 

 

Angolo autrice.
Finalmente un aggiornamento! XD Avevo un sacco di capitoli in sospeso e invece sono riuscita a scrivere solo questo che mi è uscito praticamente dal nulla, ci ho pensato stamattina mentre mi lavavo i denti e non avendo un computer a disposizione stamattina in fumetteria l’ho scritto su un quadernetto per non sprecare l’ispirazione XD Il bello è che mi piace anche molto di più di altri che ho scritto direttamente al pc in tutta calma òvò Mi piace soprattutto perché ho evidenziato un aspetto di Sanji che io adoro e che viene spesso sottovalutato, quello di prendersi cura degli altri. Non lo fa così apertamente, proprio come Luffy e Zoro, ma con piccoli gesti, come potrebbe essere quello di evitare ai suoi compagni pensieri come quelli che poi Nami finisce per fare. E che dire, loro saranno pure pirati, ma restano comunque esseri umani, perciò credo che pensieri del genere di tanto in tanto siano inevitabili XD Sanji poi ha sempre un’aria pulita, perciò me lo sono immaginato a cambiarsi i vestiti imbrattati di sangue dopo ogni combattimento. E mi piaceva il contrasto -> angelo custode di Nami (la protegge sempre) -> Diavolo (diable jambe, gamba del diavolo).

E nieeente, devo scappare perché sono quasi le sei e devo ancora iniziare a studiare giapponese T_____T Niente angolo autore super-lungo stavolta, niente consigli di lettura, niente fanfic shipposa ma solo nakamosa… mi perdonate, vero? TwT

 

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Capitolo 19
*** piccolo fiore coraggioso. ***


Titolo: little brave flower.
Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).
Personaggi\CoppiaSanji\Nami.
Rating: PG (giallo)
Genere: Sentimentale, introspettivo.  
Riassunto: 
[…] ma Nami sa dentro di sé che quel piccolo fiore d’arancio che alle prime luci dell’alba lui le ha lasciato accanto al letto è il suo vero regalo.
Note: Non l’ho ambientata in un punto particolare della storia, per cui potete immaginare ciò che volete ~
Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. 
Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.
[Flashfic, 229 words]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

19. Piccolo fiore coraggioso.
Quando Nami socchiude gli occhi e si stiracchia, quella mattina, non ricorda granché.
«Oh, giusto, è il mio compleanno…», mormora, ancora assonnata, adocchiando il piccolo calendario cerchiato in rosso posato accanto al suo letto –di certo non posizionato lì da lei stessa ma da qualcuno dei compagni, per evitare che lei –che nessuno di loro- dimentichi di festeggiare il proprio compleanno ancora una volta, dopo tanti anni tutti uguali, adesso che tutto è diverso.
È in quel momento che, spostando lo sguardo, Nami lo vede.
Un mazzolino di piccoli fiori dai petali immacolati, accompagnato da un vassoio ricolmo di una selezione di squisitezze che farebbero invidia alla più regale delle colazioni. Di colpo le torna in mente la conversazione avuta con Sanji un po’ di tempo prima –ricorda di come gli avesse raccontato dei piccoli fiori candidi che in primavera cadono cedendo il posto ai frutti maturi, ricorda che Bellmere era solita raccogliere quei piccoli fiori coraggiosi ed intrecciarne collane da regalare alle sue bambine.
E, ne è certa, i festeggiamenti in grande stile arriveranno più tardi –arriveranno le moine, gli apprezzamenti, forse un dono costoso o due, i suoi piatti preferiti cucinati a regola d’arte e forse molto altro ancora, ma Nami sa dentro di sé che quel piccolo fiore d’arancio che alle prime luci dell’alba lui le ha lasciato accanto al letto è il suo vero regalo.

 

 

 

 

Angolo autrice.
Yeeh, come ripresentarsi dopo mesi con una cosetta ridicola di 200 parole! In realtà questa fanfic come al solito non era in programma, ma avevo voglia di farvi sapere che sono ancora viva (ebbene), amo sempre tanto questi due (ebbene), e domani ho un esame perciò il tributo alla nostra Nami-swan ve lo beccate un po’ in anticipo ~
Dunque, io Sanji ce lo vedo uno che al compleanno di Nami le prepara la colazione a letto, tutti i suoi piatti preferiti, la riempie di regali e di attenzioni più del solito e bla bla bla, però il “regalo” in cui mette il cuore è quello che poi lei apprezzerà di più xD
Ah, sto scrivendo l’ennesima fanfic che non so se finirò e quindi pubblicherò e__e quelli che mi hanno aggiunta su facebook avranno già visto il disegno preparatorio un po’ porn--- c-cioè. Diciamo che i nostri due figlioli non sono proprio coperti coperti, ecco. Spero davvero di riuscire a scrivere questa roba che ho in mente, perché qualcosa mi dice che vi piacerà XD Auguratemi buona fortuna per l’esame e magari riesco a lavorarci un po’ eve)/

(Ultimo P.S. sulla fanfic… i fiori d’arancio sono il simbolo del matrimonio. *IFYOUKNOWWHATIMEAN* *COFFCOFF*)



 

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Capitolo 20
*** out of mushrooms. ***


Titolo: Out of mushrooms.
Fandom:
 One Piece (©Eichiro Oda).
Personaggi\CoppiaUsopp, Sanji, San\Uso nakamaship, Sanji\Nami.
Rating: PG (giallo)
Genere: Sentimentale, nakamaship.  
Riassunto: “Ma c’era qualcosa in quella scena che lasciò Usopp immobile, incapace di staccare gli occhi dai due ed al contempo desideroso di farlo, di dissolversi nell’aria e fingere di non aver assistito a nulla e non aver mai lasciato il suo letto… Nami, la loro Nami sempre così spavalda e coraggiosa, sembrava riposare sfinita dopo aver pianto a lungo, il respiro irregolare e le spalle scosse da brevi tremiti, e Sanji la teneva stretta a sé come a proteggerla da qualcosa, qualsiasi cosa avesse potuto turbarla o ferirla al mondo.”
Note: Ambientata nel nuovo mondo <3 All’interno del capitolo ho inserito un palesassimo richiamo ad una scena di Harry Potter che amo particolarmente, quasi un plagio direi… ma perdonatemi, quella frase ci stava così bene nel mio contesto t^t  
Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. 
Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.
[One shot, 1778 words]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

20. Out of mushrooms.  
Quella notte Usopp si svegliò di colpo con in bocca una fastidiosa sensazione di sete, la lingua secca e asciutta. Non aveva alcuna intenzione di abbandonare il suo giaciglio caldo ed avventurarsi fuori, sul ponte sferzato dal vento per raggiungere la cucina, ma dopo qualche minuto di sopportazione in cui la sete si era fatta troppo intensa per essere ignorata, il giovane cecchino sospirò e con uno sbuffo si avventurò fuori dalle coperte. Intravide nella penombra della camerata le sagome dei compagni addormentati –una delle brande, probabilmente appartenente al pirata di guardia quella notte era vuota, ma nel dormiveglia non si premurò di verificare quale- e un istante dopo sgattaiolò fuori, la brezza fredda della notte premergli sulla pelle. Il silenzio era quasi assoluto quando attraversò il giardino e raggiunse la porta della cucina, restando per un attimo interdetto nel trovarla socchiusa. Un’ulteriore occhiata rivelò una flebile luce proveniente dall’interno, che bastò a raggelare il povero Usopp –e se un nemico si fosse intrufolato a bordo durante la notte?
Ma no, si disse, doveva trattarsi semplicemente di Sanji…  doveva essere sua, rifletté, la branda vuota di poco prima. Dopotutto non sarebbe stata la prima volta che Sanji rinunciava alle sue già scarse ore di sonno per dedicarsi alla creazione di nuove ricette, di notte e solo nella sua cucina, nell’unico momento in cui il resto dell’equipaggio non potesse disturbarlo. Così, con un sospiro nervoso e sforzandosi di mettere insieme tutti i brandelli di coraggio che riuscì a racimolare, Usopp si costrinse a trattenersi dal correre a svegliare il resto dei compagni e scostò la porta già socchiusa, avventurandosi all’interno.
Coraggio… nessuno mi ha ancora ucciso, questo è un buon segno, mormorò a sé stesso nel tentativo di auto convincersene, sgattaiolando oltre il lungo tavolo e dritto verso il fondo della stanza, dove buttò giù in tutta fretta un bicchiere d’acqua e poi si affrettò a raggiungere nuovamente la porta d’ingresso. Prima che riuscisse a farlo, tuttavia, si azzardò per la prima volta a rivolgere un’occhiata al lato destro della cucina, come per assicurarsi di non aver effettivamente corso alcun pericolo fino a quel momento… e fu allora che notò la fonte della flebile luce che riempiva la camera, ovvero ciò che sembrava una candela ormai consunta quasi fino al limite, poco più che un mucchietto di cera che brillava vivido nel buio.
E poi li vide… stavano rannicchiati ai piedi del divano, l’uno tra le braccia dell’altra quasi fossero un’unica figura, in silenzio. Nami era raggomitolata sul pavimento e gli dava la schiena, la testa poggiata sul petto di nessun’altri che Sanji –quando Usopp lo realizzò per poco non cacciò un urlo-, le dita chiuse a stringere la camicia di lui e un braccio del compagno passato protettivamente attorno alle spalle, l’altro a carezzarle con fare amorevole i capelli. Ma c’era qualcosa in quella scena che lasciò Usopp immobile, incapace di staccare gli occhi dai due ed al contempo desideroso di farlo, di dissolversi nell’aria e fingere di non aver assistito a nulla e non aver mai lasciato il suo letto… Nami, la loro Nami sempre così spavalda e coraggiosa, sembrava riposare sfinita dopo aver pianto a lungo, il respiro irregolare e le spalle scosse da brevi tremiti, e Sanji la teneva stretta a sé come a proteggerla da qualcosa, qualsiasi cosa avesse potuto turbarla o ferirla al mondo. Aveva una tale tenerezza negli occhi, fissi sulla nuca della compagna addormentata, che ad Usopp parve di averlo sorpreso a baciarla.
Si sforzò di arretrare senza esser visto, nel tentativo di non interrompere qualsiasi cosa quei due stessero facendo prima del suo ingresso, ma non ci fu modo di evitare che Sanji lo notasse quando finì dritto contro lo spigolo del tavolo, imprecando di dolore. Gli occhi blu del cuoco scivolarono lentamente da Nami ad Usopp, quasi avesse sempre saputo della sua presenza in quella stanza –cosa che, il cecchino realizzò, era assai probabile-, e un sorriso quasi impercettibile gli piegò le labbra. Accennò a Nami col capo e sussurrò “dorme”, come un invito garbato ma categorico a non far ulteriore rumore.
Usopp annuì senza una parola e si fiondò fuori dalla cucina per poi scivolare seduto sull’erba umida, la schiena premuta contro la porta ormai chiusa, e fu a quel punto che si domandò se, prima o poi, non avrebbe dovuto aspettarselo.                                                                                     

***

La mattina successiva, Sanji non si stupì quando poco più di un’ora dopo il sorgere del sole vide la familiare figura del cecchino di bordo arrancare in cucina, con gli occhi gonfi di sonno e l’innegabile espressione di chi ha trascorso la nottata a lambiccarsi su qualcosa.
«’giorno, Usopp», salutò, ricevendo in risposta uno sbadiglio seguito da un grugnito indistinto. «Come mai così mattiniero?»
«Non riuscivo più a dormire», borbottò l’altro, servendosi un paio di pancakes. Come di consueto bastò un morso a svegliarlo completamente, il sapore che solo Sanji riusciva a conferire ad una pietanza tanto semplice che s’irradiava in un ogni cellula del palato. «Buonisshimo!» annunciò, afferrandone altri due.
Dal capo opposto dalla cucina, Sanji fischiettò soddisfatto mentre lucidava alcuni bicchieri con uno strofinaccio. Per un po’ rimasero il silenzio e l’unico rumore a sovrapporsi allo sciabordare delle onde fu quello di Usopp che divorava la sua colazione, mentre Sanji canticchiava distratto un motivetto del mare settentrionale. Sembrava stranamente di buon umore per uno che aveva trascorso con tutta probabilità una nottata insonne –Usopp non l’aveva sentito tornare a dormire nella camerata dei ragazzi, quella notte.
«Ehi, Sanji…» borbottò dopo un po’. L’altro non smise di strofinare alcune posate né si voltò, ma si limitò a un “hmm?”
«E-ecco, insomma, mi stavo chiedendo…». Deglutì. «Pe-per caso, n-non è che tu e Nami--». Il tintinnare delle posate si arrestò e il più giovane si affrettò a sventolarsi le mani davanti al viso, come per proteggersi. «N-non avevo intenzione di origliare né impicciarmi, per carità! È solo che, insomma… è-è successo qualcosa a Nami, o-oppure tra voi due?»
Per tutta la notte, non era riuscito a smettere di interrogarsi sulla scena a cui aveva assistito. Perché Nami stava piangendo? Era stato per qualcosa che Sanji aveva fatto o le era accaduto qualcosa di brutto, e il cuoco si era semplicemente trovato a consolarla? Nami e Sanji si sarebbero innamorati prima o poi, o era già successo? E se fosse accaduto davvero, come sarebbe cambiata la vita sulla Thousand Sunny? Sanji sarebbe riuscito a dedicarsi a Nami e a lei soltanto, o avrebbe finito per ferirla? E Nami avrebbe smesso di trattarlo come il proprio schiavetto personale? Non riusciva a smettere di pensarci.
Ci fu un minuto di silenzio in cui Sanji non diede cenno di aver sentito alcunché, tanto che l’altro pensò di averlo fatto infuriare e già si pentiva di aver parlato, quando alla fine il cuoco sospirò e con un’espressione indecifrabile posò lo strofinaccio che teneva tra le mani.
«Sai» bisbigliò, quasi avesse paura del suono stesso della sua voce, «che giorno era ieri, Usopp?»
Il cecchino fu sorpreso da quella domanda. Già si affrettava a fare mente locale e ricordare la risposta quando il biondo parlò di nuovo, piatto, lasciandolo stavolta totalmente spiazzato.
«Era l’anniversario del giorno in cui la mamma di Nami-san fu uccisa, tanti anni fa».
L’atmosfera nella stanza parve gelarsi di colpo, e addirittura il sole caldo che filtrava dagli oblò sembrò venirvi risucchiato. Usopp non sapeva… non aveva idea, come avrebbe potuto… Nami non gli aveva mai detto… fu di nuovo Sanji a spezzare il silenzio, posando una tazza piena di una bevanda fumante davanti al compagno.
«Ieri sera ero di guardia. Ad un tratto lei è venuta a chiedermi una tisana, non si sentiva in forma e non riusciva a prendere sonno, si è offerta di farmi compagnia… ero al settimo cielo. E poi stavamo chiacchierando, e lei sembrava davvero giù, non come al solito… e ad un tratto non è riuscita più a trattenersi, a tenersi tutto dentro. Io non lo sapevo, Usopp» disse, in risposta all’occhiata colpevole del ragazzo, «nessuno di noi sapeva. Credo non volesse gravare sul resto della ciurma. È il primo anno che succede da quando è con noi, perché gli altri due…». La sua voce si perse in un sussurro, ma non ci fu bisogno di continuare, perché Usopp sapeva fin troppo bene cos’era successo nei due anni precedenti per impedire a Nami di trascorrere un giorno tanto doloroso insieme al resto dell’equipaggio. Inghiottì a forza il groppo che gli nasceva in gola e buttò giù una sorsata di liquido bollente, che parve schiarirgli le idee. Intimamente si ritrovò a ringraziare della presenza di Sanji in cucina quella sera perché, lo sapeva perfettamente, Nami era fin troppo orgogliosa per chiedere a chiunque di loro - Robin compresa- di darle conforto –riusciva quasi ad immaginarla, stretta sotto le coperte nel buio della sua stanza, a mordersi le labbra in silenzio per soffocare i singhiozzi.  
Restava solo un dettaglio, un minuscolo dettaglio riguardante il cuoco a preoccuparlo…
«Oy, Sanji», mormorò, «non è che, insomma… non è che-- non dico che tu l’abbia fatto apposta, sia chiaro! Ma insomma, n-non è che tu, approfittando del momento di debolezza di Nami…». Si pentì quasi all’istante di aver parlato. Gli occhi di Sanji dardeggiarono verso di lui e lo scrutarono torvi per un istante, ma subito dopo tornarono a rivolgersi alle stoviglie ammucchiate sul lavello.
«Non lo farei mai, lo sai bene. Io ho un mio credo… approfittare di una donna è ciò di più meschino che un uomo possa fare». C’era un’ombra di tristezza nella sua voce, che sembrò tremare appena. «Quando riuscirò a conquistare il cuore di Nami-san… beh, il giorno in cui lo farò lei sarà sorridente e radiosa come al solito, e la renderò la donna più felice al mondo».
Usopp sorrise, e fu a quel punto che fiotti di sollievo s’irradiarono attraverso tutte le cellule del suo corpo, caldi e rassicuranti. Come aveva potuto dubitare di Sanji?
E fu forse per farsi perdonare, forse perché lo credeva davvero, che divorando l’ultimo morso del suo pancake esclamò «per me ce la farai, Sanji… sono sicuro che Nami fa finta di niente, ma in realtà è già cotta di te da un pezzo!»
A quelle parole l’espressione del biondo passò da stupita, a incredula a vagamente compiaciuta… e poi, a sorpresa, anche lui si lasciò andare ad un aperto sorriso, uno di quelli che Sanji concedeva tanto di rado.
«Lo sai», borbottò, sbirciando attraverso lo sportello aperto della dispensa, «oggi siamo a corto di funghi. Pare che dovrò farne a meno per la zuppa».
Usopp ridacchiò come un bambino a cui hanno detto che quella volta natale sarebbe arrivato in anticipo. «Che sfortuna!»

 

 

 

 

Angolo autrice.
Sono tornataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa--- OKAY NON MI UCCIDETE, LO SO CHE NON È PROPRIO UNA SANAMI! Ho pensato mooolto a se inserirla in questa raccolta o pubblicarla come singola one shot, ma alla fine avevo troppa voglia di aggiornare qui ed ho ceduto t^t Prima di parlare di cose inutili, eccovi UN PAIO DI PRECISAZIONI
1) La scena “palese plagio di Harry Potter” di cui parlo nelle note in alto sta nella frase “gli parve quasi di averlo sorpreso a baciarla”, copiata pari pari dai Doni della morte *coffcoffcoff* che sto rileggendo forse per la decima volta in questi giorni :,D ho sempre amato quella frase t__t
2) Dal manga e dai vari databook è emerso che Usopp odia i funghi perché da bambino ne mangiò uno velenoso, ma Sanji tenta sempre di propinarglieli con la forza. Ecco, in questo caso la frase finale è un modo “Sanjoso” di ringraziare il compagno per ciò che gli ha appena detto
~
3) Le preoccupazioni di Usopp… beh, innanzitutto, teme le ripercussioni che una relazione tra due membri della ciurma potrebbe avere. Poi teme che Sanji possa ferire Nami a causa della sua abitudine di provarci con tutte, e che Nami possa ferire Sanji a causa del suo carattere… insomma, il nostro cecchino è un tipo molto timoroso, lo sappiamo X°°°
4) Riesco benissimo ad immaginarmi Nami nel giorno dell’anniversario della morte di Bellmére, decisa a non far trapelare nulla ma al contempo continuamente distratta e impensierita, o magari anche più irascibile del solito. Naturale che alla fine scoppi t^t
Riguardo al finale invece, non so dirvi se Usopp avesse ragione o no, ma anch’io nel mio cuoricino spero che Nami-swan a questo punto si fosse già innamorata del nostro bel cuoco

Ah, altra precisazione scema: ho scritto in times invece che in verdana come al solito perché mi sembrava più bello così, semplicemente òvò (precisazione totalmente inutile ma DEVO RIEMPIRE QUESTO SPAZIO AUTORE DOPO TANTI MESI DI VUOTO OCCHEI)
Vi racconterei qualcosa di bello, ma non so cosa… AH, se per caso tra voi dovesse esserci la ragazza che ha creato i video “scene Sanji x Nami ITA” su youtube… GRAZIE. Dopo averli guardati tutti quanti di fila mi sono saliti dei feels allucinanti e ne è uscita questa fanfic, ohohoh ~
Adesso devo scappare a studiare per il prossimo esame, ma vi lascio con una domanda… vi piacerebbe se provassi a scrivere una fanfic parallela a questa dal punto di vista di Nami e Sanji, in cui descrivo ciò che è successo quella notte? Non sono sicura di riuscirci perché sarò molto impegnata, ma se me lo chiedete in tanti potrei trovare la motivazione eve)9
Detto questo, vi lascio…. SPREAD THE SA\NA LOVE
~~~♥♥♥



 

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Capitolo 21
*** Kiss. ***


Titolo: kiss.
Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).
Personaggi\CoppiaSanji, Mugiwara, Sanji\Nami.
Rating: Verde.
 
Genere: slice of life, sentimentale.
Riassunto:
«Oh, quasi scordavo» annunciò Robin, porgendo al cuoco un foglietto di carta. «La nostra navigatrice mi ha chiesto di consegnarti questo, e ti chiede di andare a riscattare il tuo regalo nel bar acquario appena possibile».

Lui prese il biglietto dalle mani della compagna e lo lesse tutto d'un fiato, il cuore a mille che quasi esplose nel registrare le poche parole scritte in fretta sulla carta.
Note: Ambientata in un qualsiasi punto del post time skip. Presumibilmente Nami prova già qualcosa per il nostro cuoco preferito, e aspettava soltanto l'occasione di lanciarglisi addoss-- ehm, dimostrargli i suoi sentimenti <3 
Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating,
 lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.
[One shot,
 666 words]

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

21. Kiss.

Sanji si era svegliato di buon'ora, come al solito.

Nulla faceva presagire che quello non fosse un giorno come gli altri -tener conto con precisione dello scorrere del tempo era fuori questione per loro- e fu solo quando Robin fece il suo ingresso in cucina, la prima ad alzarsi come al solito, che di colpo il cuoco ricordò.

«Buon compleanno, cook-san» salutò l'archeologa, sorridendo gentile.

Diamine.... era il suo compleanno! Come aveva fatto a scordarlo? Ma la gioia di ricevere gli auguri da Robin-chan offuscò la sorpresa, e presto Sanji si ritrovò a volteggiarle intorno entusiasta sprecandosi in ringraziamenti, ancor più quando lei gli consegnò il suo regalo -un libro, c'era da aspettarselo, dedicato ad una raccolta di storie e leggende del mare.

Presto fu la volta di Brook, che gli consegnò un pacchetto contenente un binocolo (Sanji non ci mise molto ad indovinare l'utilizzo che il suo compagno pervertito aveva immaginato per il suo dono), ed intonò un motivetto d'auguri per lui.

Poi la testolina di Chopper fece capolino dalla porta della cucina, entusiasta come sempre. «Sanji, buon compleanno! Ho preparato un sacco di sangue del tuo tipo come regalo per te, così non dovrai più preoccuparti di perderne troppo!!!» Il festeggiato rispose con un sorriso incerto ma grato a quel regalo alquanto singolare.

Usopp e Franky furono i prossimi, ed il loro dono fu un complicato marchingegno in grado di proteggere la cucina da inaspettati attacchi notturni che il cuoco apprezzò davvero. In quel momento Zoro arrancò assonnato dalla porta d'ingresso, indirizzando al biondo un colpo di spada ed un grugnito che assomigliava a "non ti farò gli auguri, sopracciglio".

Ed infine toccò a Luffy, l'ultimo a svegliarsi come al solito, che si lanciò ad avvolgere il compagno in una specie di buffo abbraccio ed annunciò che quel giorno, e solo per quel giorno, si sarebbe sforzato di tenere a freno il suo appetito e causargli meno guai (non che Sanji gli credette, sia chiaro, ma il solo fatto che ci avesse pensato fu abbastanza).

«Come avete fatto a ricordarvi del mio compleanno?» domandò sorpreso, ammucchiando i regali ricevuti sul bancone della cucina.

«Chiedilo alla strega», sbuffò Zoro. «Sono giorni che ci ripete di non dimenticarcene ed altre stronzate».

"Nami-san?" Sanji si ritrovò di colpo diviso tra l'urgenza di picchiare lo spadaccino per averla definita strega e la gioia per ciò che aveva appena sentito, che di colpo lo catapultò in alto, a fluttuare tra le nuvole.

«Già!», convenne Usopp. «L'altro giorno Nami ci ha sgridati per averti di nuovo distrutto la cucina, e ha aggiunto che dovevamo scusarci in qualche modo....»

Chopper annuì con decisione. «Ci dispiace, Sanji! Noi ti vogliamo bene!»

A quelle parole il biondo li guardò, lì sorridenti e schierati davanti a lui, e non riuscì ad arrestare il pizzicore che sentì agli angoli degli occhi. No che non avrebbe pianto per una cosa del genere, maledizione!

Per fortuna intervenne Brook, domandando «A proposito, dov'è Nami-san? Non mi sembra di vederla».

Sanji l'aveva notato, naturalmente -avrebbe notato la sua assenza anche nel mezzo di una folla- ma si era risposto che semplicemente si fosse rinchiusa in biblioteca ad ultimare qualcuna delle sue mappe.

«Oh, quasi scordavo» annunciò Robin, porgendo al cuoco un foglietto di carta. «La nostra navigatrice mi ha chiesto di consegnarti questo, e ti chiede di andare a riscattare il tuo regalo nel bar acquario appena possibile».

Lui prese il biglietto dalle mani della compagna e lo lesse tutto d'un fiato, il cuore a mille che quasi esplose nel registrare le poche parole scritte in fretta sulla carta.

"Buono per un bacio"

Il sorriso gli si allargò da un orecchio all'altro, una sensazione di trionfo che si faceva strada nel suo petto e lo invadeva, pian piano, facendolo tremare di felicità.

Già da sola l'opportunità di darle un bacio sarebbe bastata a tramutare quella giornata nella più bella della sua vita... ma Nami-san, realizzò, col cuore che si lanciava in folli capriole, si era scordata di specificare dove.

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice.
....e qualcosa mi dice che il nostro Sanji non si accontenterà di un semplice bacio sulla guancia, eh?

Comunque. Discorsi seri. NON MI UCCIDETE SE ANCHE STAVOLTA HO AGGIORNATO CON UNA ROBA CHE NON E' SA\NAMI FINO AGLI ULTIMI RIGHI. Volevo postarla come shot singola ma mi sembrava troppo corta e non trovavo un titolo adatto......... #motiviseri (infatti per la disperazione ci ho schiaffato un KISS come titolo soltanto perché se ci avessi pensato ancora la ff avrebbe visto la luce al compleanno dell'anno prossimo)

E nulla. Che dire. Passano gli anni ma resti sempre l'unico uomo della mia vita, Sanji-kun <\\3 (sigh)

Grazie a tutte le persone che hanno la pazienza di aspettare i miei aggiornamenti una volta all'anno e continuano ad amare questi due così tanto, è per voi che continuo a scrivere \T^T/

 

 

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Capitolo 22
*** Oath ***


Titolo: Oath
Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).
Personaggi\CoppiaSanji, Mugiwara, Sanji\Nami.
Rating: giallo.
Genere: 
nonsense, introspettivo.
Riassunto:  E Sanji  -certo che lo sa, Sanji, che lei non è così. Come potrebbe non saperlo lui che sempre l'ha osservata, lui che da sempre l'ha amata, lui che di lei conosce ogni gesto ed ogni respiro ed ogni dettaglio e ogni pregio e ogni bruttezza?

Note: ATTENZIONE. E' ambientata successivamente ad un ipotetico sviluppo del manga in cui Sanji è scoperto essere il principe di un qualche regno, un nobile o boh. Può sembrarvi un po' nonsense perché l'ho immaginata nell'ambito di determinate circostanze che non sono spiegate nella fanfic. Tenterò di chiarire almeno qualcosa nell'angolo autore :3

 

Raccolta, probabile spoiler! nei prossimi capitoli. Rating, lunghezza, genere ed avvertimenti variabili.
[One shot685 words]

 

 

My lovely idiotic chef, my freaking beautiful lady.

 

 

22. Oath.

"Perché non ce l'hai mai detto?"

Non c'è accusa. Solo qualcosa di più sottile, rassegnazione, forse, delusione addirittura.

Un sospiro. La sigaretta crepita quando viene spenta sul legno della balconata.

"Che differenza avrebbe fatto saperlo? Quella persona non sono più io. Non lo sono più da tempo"

Lei non risponde. Stringe le mani sul parapetto, sente le schegge di legno che le feriscono le dita. Lui le sta ad un soffio, in piedi con gli occhi proiettati nel mare di stelle, ma appare più lontano di quanto non sia mai stato.

"...certo che avrebbe fatto la differenza. Ti avremmo aiutato. Ti avremmo capito. Non avresti più dovuto nasconderti. Non da noi!"

Si gira a fronteggiarlo, aspettandosi d'incontrare la dolcezza dei suoi occhi. Ma non la trova. Non stavolta.

"Certo che per te avrebbe fatto la differenza. Non è così? Mi avresti guardato con altri occhi fin da subito se avessi saputo delle mie origini. Se avessi saputo che sono un principe. Non è così, Nami-san? Forse sarei stato degno delle tue attenzioni allora?" La voce viene fuori aspra, arida, come una coltellata. "...beh, non è questo che volevo. Non è così che volevo averti".

Lei non reagisce con la solita veemenza.  "Io non sono così. Tu lo sai. Lo so che lo sai! Non lo pensi davvero."

Cerca i suoi occhi e, stavolta, s'imbatte nel barlume di dolcezza che aspettava. Ha avuto ragione. L'amore è sempre lì, nascosto sul fondo di quegli occhi.

E Sanji  -certo che lo sa, Sanji, che lei non è così. Come potrebbe non saperlo lui che sempre l'ha osservata, lui che da sempre l'ha amata, lui che di lei conosce ogni gesto ed ogni respiro ed ogni dettaglio e ogni pregio e ogni bruttezza?

La guarda negli occhi e spera lo capisca. Che il suo sguardo avido di comprensione le dica "certo che lo so, certo che non sei così, sono io ad essere talmente miserabile da essermi nascosto dietro questa convinzione. Di aver pensato che non ti avrei conosciuta per come sei davvero se tu avessi saputo chi sono."

Lei non dice nulla, ma è dal modo in cui infine abbassa le spalle e si lascia sfuggire un piccolo sorriso che sa che l'ha capito.  E' così sveglia, la sua bella Nami, così acuta e intelligente. Non c'è da dubitare che la ami così tanto. Che abbia trascorso giorni infinti e notti insonni e sprecato ore e speso pensieri solo per lei.

I capelli aranciati sono sparsi sul viso e sulle spalle dal vento della sera quando si gira a fronteggiarlo, e c'è tutto il cielo che le brucia negli occhi e tutto il mare che risplende sul fondo, fiero, in tempesta.

"...Ascoltami bene. Tu sei tu. Non avrei mai potuto pensare a te in altro modo. Non m'importa se sei il principe di un regno lontano".

"...lo pensi sul serio? Anche se sono un principe senza alcuna ricchezza?"

Una risata. Nami fa un passo avanti verso di lui, vede riflesse le stelle che gli danzano negli occhi.

"Non ho bisogno di alcuna ricchezza. Se non una".

Dolci e brevi note di una canzone giungono da lontano. Brook sta suonando, forse, là fuori da qualche parte.

Nami tende una mano verso la giacca di lui. Accarezza la stoffa ruvida, sfila con le dita il pacchetto di sigarette dal taschino. Può sentire il suo respiro che si fa più forte.

"Promettimi una cosa. Puoi essere il re di tutti i regni che vuoi, ma", prende tra le mani una sigaretta e gliela sistema tra labbra. "E' solo di me che sarai il principe. Non servirai nessun'altra".

Ride, Sanji. "Ma Nami-san. Un principe non serve nessuno".

"Oh. Osi contraddirmi?"

Si avvicina fino a sfiorargli il viso col suo. E' tanto vicina che Sanji può contare i capelli che le ornano le guance.

"Non oserei mai. E' un patto?"

Per tutta risposta anche lei s'infila una sigaretta tra le labbra. Prende i fiammiferi, l'accende. Poi si china verso di lui, piano, fino a che le due sigarette non si toccano. Un sottile filo di fumo si propaga da entrambe.

"E' un patto".

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice.
Allooooora. Urge una spiegazione. Come vi ho già accennato sopra, ho immaginato un Sanji principe finalmente rivelato a tutti ed una Nami che tenta di approcciarsi alla cosa. E' delusa dal fatto che lui non abbia mai rivelato al resto della ciurma delle sue vere origini, e d'altro canto Sanji si sente miserabile ad aver pensato che Nami avrebbe potuto apprezzarlo diversamente solo a causa del suo lignaggio. E' da tanto che immaginavo una scena così, visto che nella mia testa Sanji è sempre stato una specie di principe perduto, ma (SPOILER!!!!!) gli ultimi sviluppi del manga mi hanno dato da pensare particolarmente ed ora credo ancora di più alla mia teoria.

Ho usato uno stile particolare, lo so, ma stavolta mi andava così X°° non sono neppure sicura di essere scivolata nell'OOC o nel nonsense, non m'interessava neppure evitarlo, ho scritto di getto e basta. E' una serata un po' così e come dico sempre, "quando sono giù ho bisogno di Sanji, e quando penso tantissimo a Sanji vengono fuori le Sa\Nami". (Sopratutto le SaNami con Nami possessiva. Ma possessiva di brutto. Vai Nami, rivendica il tuo uomo!)

 

Grazie a questi due ed in particolare al mio biondino del cuore per farmi sempre compagnia in momenti del genere, ormai da anni ed anni

 

                                        

 

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Capitolo 23
*** All Blue. ***




Titolo: All Blue
Fandom: One Piece (©Eichiro Oda).

Personaggi\Coppia: Sanji, Nami, Sanji\Nami.

Rating: giallo.

Genere: sentimentale, introspettivo.

Riassunto: Nami non rispose. Tornò a rivolgere la propria attenzione ai fili d'erba che la circondavano, un'ombra di tristezza nello sguardo.

«...Ma hai ragione, sai,» fece d'un tratto Sanji. «Ho bisogno di te.»

Note: Inizia in medias res. Ambientata in un ipotetico futuro in cui Sanji ha trovato l'All Blue, all'indomani della partenza della ciurma senza di lui.


[One shot, 576words]





23. All Blue.

«Ne', dimmi un po'... te la caverai davvero, quaggiù da solo?»

«Mmh?»

Sanji si voltò verso di lei con aria interrogativa. Nami stava seduta tenendosi le ginocchia al petto con una mano, mentre con l'altra tracciava dei cerchi tra i fili d'erba.

«Voglio dire... sei fin troppo tenero, quando si tratta di cibo. Se un affamato dovesse presentarsi alla porta del tuo ristorante senza un soldo, sappiamo benissimo entrambi che lo lasceresti entrare.»

Sanji si lasciò sfuggire una risata. Poi si rifece serio, allontanò la sigaretta dalle labbra e soffiò fuori una boccata di fumo, che si disperse in volute biancastre.

«Nami-san, finché ci sarò io non esisteranno affamati. È questa la mia regola.»

Lei sospirò. «...Lo so, idiota. Mi preoccupavo soltanto per i tuoi affari. Non sei proprio un granché per quanto riguarda il business, eh?»

«Touché.»

Risero entrambi. Poi, la tranquillità ovattata di quell'angolo di All Blue ritornò ad avvolgerli. Era quasi come starsene seduti agli angoli di un sogno, uno scenario meraviglioso che rischia d'interrompersi da un'istante all'altro e che si tenta di preservare il più a lungo possibile.

«Sai, in effetti hai ragione», soffiò d'un tratto Sanji. «Non me ne intendo granché di affari. Quella sei sempre stata tu, tra noi due.»

«Eh eh... avresti proprio bisogno di qualcuno che ti aiuti, nah?»

Sanji reclinò il viso, accennando un sorriso. «Qualcuno come te?»

Nami non rispose. Tornò a rivolgere la propria attenzione ai fili d'erba che la circondavano, un'ombra di tristezza nello sguardo.

«...Ma hai ragione, sai,» fece d'un tratto Sanji. «Ho bisogno di te.»

C'era qualcosa nel tono in cui lo disse che spinse Nami a voltarsi immediatamente, e prima che se ne accorgesse si ritrovò faccia a faccia con i suoi occhi. Occhi che erano pieni e tormentati come un mare in tempesta, affollati di un groviglio di sentimenti troppo a lungo inespressi che lottavano per non esplodere. E proprio là sul fondo, eternamente presente, Nami trovò una dolcezza assoluta e disarmante. Non seppe spiegarsene il perché, ma proprio lei, che mai e poi mai perdeva la propria rotta, si smarrì completamente nel labirinto meraviglioso nascosto sul fondo di quegli occhi.

«...Nami». La voce di Sanji venne fuori come un sussurro. Piano, quasi con timore allungò le dita fino ad intrecciarle lentamente con quelle di lei. «...Torna da me».

I suoi occhi bruciavano, proprio come la pelle delle dita ormai intrecciate, che si cercavano tra i fili d'erba. «Quando avrai finito il tuo viaggio intorno al mondo... quando sarai riuscita a portare a termine la tua mappa... torna da me. Io sarò qui... per te... sempre.»

Nami avrebbe voluto rispondergli, oh, sì se avrebbe voluto, ma c'erano gli occhi di lui e le sue dita a tenerla immobile e seccarle la gola e azzerarle il cervello... e nel bel mezzo di tutto quel caos, una sola era la sua certezza: Sanji era troppo vicino, domani sarebbe stato troppo lontano e le guance bruciavano e il petto faceva male e le dita che lui stringeva sembravano pulsare e anelare di intensificare il contatto con la sua pelle ancora e ancora e ancora... e avrebbe voluto rispondergli o anche distogliere lo sguardo o respirare, ma c'era quell'uomo a impedirle anche solo di pensare e

Quell'uomo.

Fu un attimo, in cui l'istinto la inebriò come un fiotto di meravigliosa e beata ubriachezza.

Nami si sporse in avanti e annullò la distanza tra loro.

Pensò che come risposta, almeno per il momento, potesse bastare.










Angolo Autrice.

Ehilà! Era da un bel po' che non aggiornavo questa raccolta. Le mie qualità di scrittrice si sono un po' arrugginite -come credo potrete notare anche da questa fanfic, ma ciò non significa che non ho più nulla da dire su questi due. Anzi. Sembra proprio che Oda voglia sbizzarrirsi per farceli amare, nell'ultima saga! Vorrei scrivere qualcosa di decente sui più recenti sviluppi del manga, ma ho ben quatto fanfic iniziate che non riesco a portare a conclusione. Chi lo sa, forse potrei riuscire a portarne a termine almeno una ~

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