Hurricane Jasper di DeAnna (/viewuser.php?uid=62653)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 23 ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO 24 ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO 25 + EPILOGO ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO 1 ***
1°
CAPITOLO
Jasper
diede un'occhiata guardinga alle proprie spalle e tirò su la
zip
del giubbotto fino al naso ; si muoveva come un ladro, in punta di
piedi, per uscire di casa senza incontrare nessuno.
Scosse
la testa , rabbrividendo leggermente e sorridendo mentre saliva sulla
moto che adorava, infilando velocemente il casco , prima di correre
il più veloce possibibile da lei.
“Jasper,
tesoro! - squittì Maria, non appena aprì la porta
del suo
appartamento – ti ho aspettato tanto, credevo non venissi
più”
Maria
Sanchez, 20 anni , occhi scuri grandi e languidi, un broncio
bamboleggiante che le aleggiava pressochè sempre sul viso ed
un
corpo minuto con curve mozzafiato aveva sempre avuto il potere di
rigirarsi gli uomini intorno al mignolo e Jasper Cullen non aveva
certo fatto eccezione.
Si
era incapricciata immediatamente di lui, quando l'aveva incrociato,
per caso, in un caffè.
L'aveva
osservato sorseggiare un caffè mentre leggeva e aveva deciso
che il
suo aspetto da bravo bambino le piaceva; le piacevano quegli occhi
azzurri ed enigmatici, gli scomposti riccioli color miele, il viso
dai lineamenti classici, regolari ….
Certo,
l'altezza l'aveva ingannata, ma anche dopo aver scoperto che aveva 16
anni non aveva smesso di volerlo.
Non
aveva mai saputo cosa fosse uno scrupolo di coscienza!
Jasper
sorrise, maliziosamente, e la baciò prima di rispondere
“ Adesso
sono qui”, poi la prese in braccio e la portò a
letto.
Fare
l'Amore con Maria era un'esperienza inebriante, ogni volta l'emozione
era più forte della precedente, era come se il mondo si
fermasse ed
esistessero solo loro , 2 corpi giovani e desiderosi di possedersi. Tra
baci, graffi e morsi, frenesia e passione, dolcezza e istinto si
amavano ogni volta come fosse l'ultima.
“Mhmhmhhm.....
comincio a pensare che mi abbia mentito – mugolò
Maria, la testa
posata sul petto di Jasper, i capelli sparsi come un'aureola che
risaltavano, scuri sul suo petto chiaro - non riesco a credere che
fino ad 1 mese fa tu non avessi mai fatto l'amore! É
incredibile ,
tesoro, che mi faccia provare sensazioni che nessuno mi ha mai
dato!”
Un'ombra
passò sul viso
del ragazzo e la sua espressione si fece cupa e seria.
Non
gli piaceva ricordare
che Maria aveva avuto altri amanti prima di lui. Certamente sapeva
che non era vergine, ma non voleva pensarci.
“Dobbiamo
proprio
parlarne?” le chiese , astioso.
“No
che non dobbiamo,
scusa, caro! Il mio voleva solo essere un complimento!”
rispose
lei, zuccherosa.
Jasper
le sorrise di
rimando; anche volendo non sarebbe riuscito ad arrabbiarsi.
Pensò
a come la sua vita
era cambiata, grazie a lei.
Figlia
unica di un padre immensamente ricco che la adorava e assecondava
ogni suo desiderio e/o capriccio Maria Sanchez aveva 4 anni in
più
di lui ed era bellissima: tutte cose che, a scuola, l'aveva
trasformato in un semidio nel momento stesso in cui la cosa era
trapelata.
Gli
erano state rivolte le domande più assurde ed aveva sentito
storie
incredibili su loro !
Maria
era semplicente perfetta: felice di stare con lui, di presentargli i
suoi amici del college...( Aveva anche invitato Emmett ed Edward ad
unirsi a loro qualche volta! )
<<Si
-pensò Jasper – guardando la ragazza bruna accanto
a lui – la
mia vita è
decisamente
perfetta!>>
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 2 ***
Ecco il 2° capitolo
della fic, si , lo ammetto , è "un po' forte", infatti ho
cambiato il rating.
Spero che vi piaccia.
Grazie a chi legge e a EDVIGE 86
per la , davvero graditissima, recensione.
Fatemi sapere che ne pensate, ok?
Grazie
CAPITOLO
2
“Jasper
guarda!” gli disse Maria , mostrandogli un giornale di gossip.
Lui
lo prese e lesse velocemente l'articolo. Vanessa Monroe annunciava il
suo imminente matrimonio e si diceva eccitatissima per l'arrivo del
suo bambino e per l'idea di essere madre.
Jasper
deglutì nervosamente. Sapeva ovviamente che l'ex modella,
nonché
attrice mediocre, nota soprattutto per la partecipazione ad un
reality di dubbio gusto, nonché a qualche trasmissione di
bassa
qualità, prima di diventare
Monroe
era stata Vanessa
Smith Sanchez,
la madre di Maria.
“Tesoro....io....mi
dispiace moltissimo “ mormorò, gettando a terra il
giornalaccio e
avvicinandosi a lei.
“Non
ti avvicinare...” sibilò Maria e lui vide un lampo
di follia nei
suoi occhi che gli fece venire i brividi lungo la schiena e
cominciò
a gettare all'aria l'appartamento.
Jasper
si avvicinò cercando di calmarla, ma lei gli
lanciò addosso un
enorme vaso
Per
fortuna aveva buoni riflessi!
Era
una scena terrificante!
Jasper
pensò per un momento di andar via , lasciando che sfogasse
tutta
quella rabbia; stentava a riconoscere in quell'indemoniata l'angelo
che, in un mese, gli aveva cambiato completamente vita, ma non
riuscì
a farlo.
I
suoi genitori non
gli avevano insegnato a temere le donne , ma a proteggerle e
rispettarle*
ed era innamorato di Maria.
“Per
favore tesoro calmati...” le disse , dolcemente, tendendo le
mani
verso di lei.
Era
sempre stato un ragazzo carismatico, le persone si fidavano di lui ,
pareva sapesse istintivamente come prenderle.
Maria
si voltò e lo fissò come se stesse mettendo di
nuovo a fuoco dopo
essere stata al buio per un lungo tempo, quindi si sedette sul
pavimento ed iniziò a piangere.
Jasper
si avvicinò lentamente e la circondò con le
braccia , stringendola
a sé.
“Non
lasciarmi – gli disse, aggrappandosi alla sua camicia , le
parole
miste ai singhiozzi convulsi – per favore! Non lasciarmi come
fanno
tutti gli altri! Morirò se mi lasci anche tu! Ho bisogno di
te, ti
prego, non lasciarmiiiii.....”
Come
avrebbe potuto lasciarla? Si sentiva indispensabile, un vero uomo che
protegge la sua donna!
“Shshsh....
silenzio, non piangere più ora, ci sono io con te”
mormorò
dolcemente , il viso immerso nei capelli scuri e profumati di lei.
Maria
rimase immobile per qualche secondo, poi si alzò e
sparì in bagno
per tornare , poco dopo, con indosso solo la biancheria ed in mano un
piccolo coltello.
Jasper
sgranò gli occhi terrorizzato e benché
l'istinto gli dicesse che era in pericolo , che quell'angelo faceva
sul serio*
con quel coltello rimase immobile.
Maria
si fermò davanti a lui e lo osservò con un ghigno
infernale dipinto
sul viso, prima di calare la lama sul proprio braccio e tagliarsi .
Jasper
osservò le minuscole gocce di sangue che uscivano dalla
ferita, come
piccole perle scarlatte sulla pelle bruna della ragazza , con un
misto di orrore e curiosità.
Sentì
la nausea serrargli lo stomaco, ma non riuscì a muoversi.
“Maria
che fai? - le chiese – Smetti immediatamente! “
“Non
ti piace? Eppure ti assicuro che non è male.... Me l'ha
insegnato un
amico, a New York, qualche tempo fa...” rispose lei, la voce
impastata, come se avesse bevuto, o peggio...... e si
apprestò a
farlo di nuovo...
“Per
favore smetti!” le chiese di nuovo lui.
“Hai
paura? Non ti faccio nulla tranquillo.... Anche se penso che dovresti
provare …. O forse hai paura? Uh uh uh... Dimmi Jasper, hai
paura
che mamma e papà non approverebbero ? E chissà
cosa penserebbero i
tuoi fratelli se scoprissero che il loro fratellino non è
poi così
perfetto come credono..... Perché
siamo onesti , tesoro, tu sei mio, noi ci apparteniamo e tu lo
sai.... Tu sei come me , noi non siamo come tutti....”
La
voce di Maria gli ronzava nelle orecchie come una cantilena
così
Jasper non si accorse nemmeno che lei era accanto a lui e gli
accarezzava il braccio col coltello, la lama fredda sulla pelle
calda....
Cercò
di spingerla via, ma lei era abbastanza forte.
“Fidati
di me , baby, ti prometto che ti piacerà...La tua Maria
è qui...”
gli sussurrò con voce disgustosamente dolce mentre calava la
lama su
di lui.
Forse
per il dolore o per la vista del sangue, ma Jasper strappò
il
coltello di mano e lo lanciò lontano, dall'altro lato della
stanza.
Era
in preda ad una miriade di emozioni.
“Non
farlo mai più! - sibilò – non voglio
vederti fare queste cose mai
più! “
Maria
sorrise, beffardamente e non rispose. Si chinò su d lui e
prese a
leccare le piccole gocce di sangue dal suo braccio.
Fecero
sesso lì, sul pavimento, tra le rovine dell'appartamento ed
i cocci
di ciò che lei aveva rotto, senza curarsi delle ferite che
aveva
procurato loro.
Jasper
non poteva saperlo ma quello fu solo il primo passo.
Quando
i tagli diventarono monotoni Maria gli insegnò nuovi
trucchi. Droga.
E lui la seguì come un agnello al macello.
Era
in trappola.
Forse lei era davvero il diavolo. Quando l'avevo
baciato quella prima volta nella sua macchina, aveva
,involontariamente ed inconsciamente, venduto la sua anima al
demonio in cambio di una possibilità di salvare la ragazza
vulnerabile e persa ho pensato che aveva visto in Maria?
Perché
non riusciva, non poteva lasciarla?
Perché ....
L'amava.
E
come qualsiasi ragazzo che conosca l'amore per la prima volta era
convinto di poter affrontare il mondo intero per redimerla.
* da Eclipse.
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 3 ***
Salveeee!!!
Eccomi col 3° capitolo!
Che dite vado avanti?
Vorrei sapere che ne pensate.... :p
Grazie a chi ha letto i precedenti 2 e a Edvige 86 per la
recensione.
CAPITOLO
3
Successe
tutto
improvvisamente.
Era
una sera come tante.
Esme
era in cucina,
intenta ad apparecchiare la tavola per la cena quando sentì
l'auto
di Carlisle nel viale d'ingresso. Sorrise fra sé , felice
che fosse
riuscito a tornare in tempo per mangiare e trascorrere un po' di
tempo in famiglia.
“Buonasera
“
Non
appena entrò lo
salutò con un bacio .
L'amore
che li univa non
era mai venuto meno, anzi , con gli anni era cresciuto e si era
rafforzato, la complicità che c'era fra loro era tale che si
capivano con uno sguardo, quindi le bastò un attimo per
riconoscere
l'espressione ansiosa sul viso di Carlisle, per capire che c'era
qualcosa non andava ed il sorriso le morì sulle labbra.
“Sei
preoccupato”
Un'affermazione,
non una
domanda.
Carlisle
posò la borsa .
Sapeva
che non c'era un
buon modo
per dire ciò che stava per dire, ma sapeva anche che doveva
farlo.
“Dove
sono i ragazzi?” le chiese, prima.
“Emmett
in salotto,
incollato alla TV; Edward è passato di qui, poco fa, era al
telefono...e Jasper è nella sua stanza - rispose lei, quindi
aggiunse – ed ora mi dici cosa c'è che non
va?”
La
risposta non le piacque affatto.
Carlisle
bussò alla
porta della camera di suo figlio.
“Jasper
devo parlarti”
“Entra”
Jasper
era sul letto con
un libro fra le mani.
I
libri erano sempre stati la sua passione, da quando a 5 anni aveva
imparato a leggere, non ne aveva mai fatto a meno.
<<
Benedetti siano i libri! >> avevano pensato Carlisle ed
Esme
durante i giorni in cui le malattie infantili, l'influenza o
qualsiasi altro motivo avevano costretto a letto il loro vivace
figlio più giovane.
“Ho
ricevuto una
telefonata dal tuo consulente scolastico – gli disse , senza
girare
intorno al problema – e non era per niente contento di
te”
Mr.
Marchinson l'aveva chiamato al lavoro, quella mattina per esprimergli
le proprie preoccupazioni riguardo i voti di Jasper ed il suo
rendimento scolastico e, soprattutto,le perplessità riguardo
il
comportamento del ragazzo ed il suo atteggiamento in generale.
Carlisle
l'aveva ascoltato, incredulo, perché stentava credere a
ciò che
sentiva, gli sembrava che quelle parole non potessero adattarsi al
suo serio,diligente studioso e tranquillo figliolo.
Jasper
si agitò
nervosamente. Sapeva che i propri voti avevano subito un brusco calo
negli ultimi tempi, ma era convinto di riuscire a recuperare prima
che la cosa diventasse un problema.
“Sei
sempre stato un
ottimo studente. Come mai questo cambiamento?” gli chiese suo
padre.
“Oh
Signore , fa che mi venga in mente una storiella credibile!”
pregò mentalmente il ragazzo.
Sapeva
che suo padre non avrebbe capito anche se lui gli avesse
spiegato.....
Cercando
di guadagnare
tempo ,inavvertitamente,si passò una mano fra i capelli....
"Jasper ... cosa
... cosa ti è successo?" domandò Carlisle
,l'orrore e la
tristezza nella sua voce e lo sguardo fisso sul braccio del figlio,
gli occhi spalancati per lo shock.
Jasper
tentò di ritrarre
il braccio, ma suo padre non mollava la presa. Sollevò la
manica e
osservò, impressionato, le cicatrici , alcune ancora
fresche....
Il
suo tono, mentre
proferiva parlava, il modo in cui lo guardava, con gli occhi pieni di
dolore, erano tali da spezzare il cuore di Jasper.
“Mi....mi
spiace....”
fu tutto quello che riuscì a borbottare......
"Aspetta
... Chi ti ha fatto questo?" domandò Carlisle, rabbiosamente.
Jasper
era talmente sorpreso per essere stato scoperto e scioccato per la
reazione di suo padre che non riuscire a rispondere.
Da quando
era arrivato a casa Cullen non aveva mai visto suo padre
così
infuriato come quella sera.
La
consapevolezza passò
come un lampo negli occhi di Carlisle.
“Tu
non uscirai da questa stanza fino a quando non ti avvertirò
io ! -
ordinò - E giuro che se quella..... quella ragazza....
ti si avvicina di nuovo , che Dio mi aiuti, la farò
rinchiudere in
carcere per il resto della sua vita! Sono stato chiaro? “
"Papà
... per favore ... per favore no ... no ... non succederà
più ...
per
favore “
L'appello
di Jasper cadde
nel vuoto e il pensiero che non avrebbe potuto rivedere Maria mai
più
lo faceva impazzire.
Era
furibondo con suo
padre per quello che aveva intenzione di fare.
“Jasper
come fai a non
capire che lei è malata! Ha dei gravi
problemi che deve
affrontare e risolvere! Ed io non le permetterò di
trascinare nel
baratro anche te!” dichiarò Carlisle con
decisione, nonostante la
tristezza fosse dipinta chiaramente sul suo viso.
“Come
fai tu
a non capire?! - rispose furiosamente Jasper – io la amo e
lei ha
bisogno di me!!! Non posso abbandonarla !!!”
Carlisle
scosse la testa,
affranto.
Non
aveva mai litigato in
quel modo con suo figlio, ma avrebbe continuato a farlo se fosse
servito a salvarlo.
Deglutì
nervosamente e
poi ripeté:
“Non
voglio
assolutamente che esca di qui senza un mio preciso ordine” ,
prima
di lasciare la stanza.
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 4 ***
CAPITOLO
4
Secondo
il personalissimo
parere di Jasper, i suoi
genitori lo avevano gettato
dritto dritto all'inferno in pochi giorni.
Giorni
che passò quasi
interamente da solo, nella propria camera, senza sapere che anche nel
resto della casa, e della famiglia, si viveva l'inferno.
Carlisle
ed Esme
non dormivano più, trascorrendo le notti a
rigirarsi nel letto o
a parlare , sommessamente, fra loro.
“Dove
abbiamo
sbagliato?”
La
voce di Carlisle rotta
dall'ansia e dal rimorso.
“Avremmo
dovuto
accorgerci che qualcosa non andava. Come abbiamo potuto essere
così
ciechi? É nostro figlio e abbiamo rischiato di perderlo!
“
rispondeva Esme , stretta a lui , piangendo sommessamente.
“Smettetela!
Smettetela ! State zitti
“ avrebbe voluto urlare Jasper quando li sentiva sussurrare
sottovoce, dalla sua camera, che non era lontana dalla loro.
Mai,
quando stava con
Maria, nemmeno quando si tagliavano, aveva sofferto tanto come in
quel momento, quando le stava lontano.
Anche
Edward
ed
Emmett erano
preoccupati,per i loro genitori, certo, ma specialmente per il loro
fratellino.
A
che diavolo stava pensando? Cosa voleva dimostrare comportandosi in
quel modo ? Dove voleva arrivare?
Non
riuscivano a capire
cosa avesse spinto Jasper a fare del male a sé stesso in
quel modo.
Erano
sempre stati molto uniti, amici
oltre
che fratelli.
Il
fatto di essere stati adottati, tutti e 3, aveva creato un legame
speciale fra di loro.
Il
primo ad arrivare a casa Cullen era stato Edward : un fagottino con
un ciuffo di capelli ramati sulla testa,appena nato da una madre che,
disgraziatamente, era morta per aver rifiutato le cure che le
avrebbero impedito di portare a termine la gravidanza.
Poi
era stata la volta di Emmett : un frugoletto di nemmeno 2 anni con i
riccioli neri, le fossette e
le
guanciotte rosse come mele che gli avevano fruttato il soprannome di
Apple-Emm .
I
suoi genitori erano morti in uno spaventoso incidente da cui il
bambino era uscito miracolosamente illeso, ma solo al mondo.
Ed
infine, quando Edward ed Emmett avevano rispettivamente 3 e 4 anni,
Carlisle ed Esme avevano adottato Jasper.
Due
anni , ricci color miele e immensi occhi azzurri , veniva dal sud ,
da un paese costantemente in lotta per la libertà. Sua madre
era
morta quando lui era un lattante e suo padre, un giovane sodato si
era preso cura del bambino fino a quando, anche lui, non era morto
per i propri ideali.
E
la famiglia era stata davvero
completa.
Eward
pensava che , si, in verità, Jasper era stato un po' defilato
nelle ultime settimane, lontano, più introverso del solito e
lo
aveva anche beccato a fumare uno spinello qualche volta, ma non gli
era sembrato il caso di allarmarsi: tutti i liceali lo facevano!
Non
gli era mai passato
per la testa che si spingesse oltre!
Dopo
tutto ciascuno
passava attraverso le proprie esperienze e sperimentazioni......
Aveva
anche provato a chiedergli qualcosa , la settimana prima, ma 4 parole
di replica <<
Non sono affari tuoi! >> lo
avevano spinto a rinunciare.
Sapeva che con Jasper
era meglio non insistere.
Grazie
ad Emmett aveva
imparato una preziosa lezione, solo qualche settimana prima, sul suo
fratellino.
Dopo
una litigata
piuttosto accesa ( a seguito delle insistenti domande di Emmett sul
persistente malumore di Jazz) in casa si era scatenata una vera e
propria guerra fredda fra i due ragazzi.
Jasper
in quei giorni
sembrava veramente intenzionato a far sì che tutto e tutti
stessero
male come lui!
Edward
aveva sempre
pensato che suo fratello avesse un modo di manipolare i sentimenti
che sembrava quasi un potere speciale!
Certo in realtà non c'era
alcun potere, ma....
La
mamma aveva ottenuto
più successo di Emm , probabilmente grazie ai suoi occhi
dolci o
alle maniere suadenti, ed era riuscita a sapere che c'era
qualche
problema in Paradiso.
Anche
lei, però, aveva
pensato che fossero solo battibecchi fra adolescenti.
Non
era contenta che il
suo figlio minore frequentasse una ragazza del College che aveva ben
4 anni più di lui, ma aveva deciso di non intromettersi ,
conscia
del fatto che i ragazzi,
fin troppo spesso sono
spinti a fare esattamente ciò che viene proibito loro.
“Avremmo
dovuto fare
più attenzione! ....” cominciò Emm, una
sera mentre lui e Edward
erano seduti sul divano, alla TV un film su cui nessuno dei 2
riusciva a concentrarsi....
“Oh, andiamo, li
hai visti, no!? Erano così felici! Jasper stava bene con
lei.
Ammettilo : quella ragazza è uno schianto!”
rispose Edward, con un
involontario sorriso in volto.
Era
vero: Jasper e Maria sembravano una coppia perfetta: in poche
settimane la loro storia era diventata seria ed esclusiva e loro
sembravano aver continuamente bisogno l'una dell'altro.
Poi,
nelle ultime due settimane, le cose sembravano essere cambiate.
Jasper
appariva agitato, distante, irritante....
Emmett
scosse la testa.
Pensava
che lui stesso
era sopravvissuto a parecchie storie finite male prima di conoscere
la Rose e persino Edward, fantasioso, ipersensibile e introverso era
uscito indenne dai primi fallimenti amorosi fino a quando non aveva
incontrato Bella Swan.....
Non
pensava che Jasper si
sarebbe cacciato in guai così grossi.
Ma
forse avrebbero dovuto
aspettarselo: era sempre stato il più bravo a dissimulare, a
nascondere i propri sentimenti, le proprie sensazioni....
Piccolo
bugiardo!
Prima
che potesse
rispondere squillò il telefono.
Rispose
Edward che guardò
il fratello maggiore con un'espressione interrogativa mentre
sillabava, silenziosamente: M A R I A.
Emmett
fece cenno di no ,
con la testa.
“Non
se ne parla
proprio!” borbottò fulminandolo con lo sguardo.
“No
Emm . Non abbiamo
il diritto di negargli le telefonate!” ribatté
Edward, sottovoce,
coprendo con la mano il microfono del telefono.
“Non
deve incontrarla!”
“È
al telefono, non si stanno incontrando!”
“Papà
ti ucciderà, quando lo scoprirà! E io
sarò felice
di aiutarlo!”
“Non
lo scoprirà se
starai zitto! Andiamo Emm, hai visto com'è ridotto Jasper.
Io non ne
posso più di vederlo così....” disse,
prima di avviarsi verso le
scale.
Jasper
stentò a credere
alle proprie orecchie quando Edward , piombato nella sua stanza senza
bussare, gli aveva passato il telefono dicendogli solo
“MARIA”
prima di uscire, velocemente com'era entrato.
“Maria....”
mormorò incredulo
“Cosa
hai fatto!? - rispose lei, brutalmente - Non sei riuscito a
resistere e sei andato a piangere da mamma e papà?! Sei
esattamente
come tutti gli altri mi fai schifo!!!”
“Io...non....non
sai quello che dici Maria! Come puoi pensare che io...che io
….”
“Smetti
di piagnucolare! Sei solo un moccioso! Non posso credere di aver
perso del tempo con te!”
“Noi
ci amiamo...”
“Oh
no no caro! Io pensavo che tu fossi diverso, che fossi speciale, ma
sei solo un bamboccio viziato! Non voglio più vederti
né sentirti!
Ho chiamato solo per dirti che puoi tranquillizzare il tuo caro
paparino. Me ne vado da questo buco. Torno a New York, lontano da
questa topaia e dagli stupidi che ci abitano!”
Maria
non gli diede
nemmeno il tempo di ribattere.
Jasper
deglutì e fissò
il telefono lasciando che i pensieri vagassero liberi nella sua
testa.
C'erano
tanto astio e cattiveria nella voce della ragazza.
Percepiva
chiaramente l'odio nelle sue parole.
Ma
lui l'amava, le era rimasto accanto quando nessuno lo faceva
perchè
dietro l'aspetto di ragazza bruciata vedeva l'angelo che avrebbe
potuto essere, che forse era stata.....
Aveva
fatto qualsiasi cosa lei gli avesse chiesto, persino fare del male a
se stesso.....
Guardò
con orrore le
cicatrici appena visibili sulle braccia ed improvvisamente
capì.
<<Per
lei sono stato solo un passatempo, un giocattolo..... Non le
è mai
importato veramente di me....”
E la
diga ruppe gli argini.
Buongiorno! Che
ne pensate del 4° cap?
Spero che mi farete sapere. Grazie a chi legge e, in particolare a chi
ha recensito (Edvige 86 e Prudence 78) .
|
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 5 ***
Salve !!!
Eccomi col 5° cap; non vi ho fatto aspettare troppo vero?
Grazie, carissime Evdige 86 e Prudence_78 che recensite la mia storia e
cari lettori che la seguite.
Che ne dite di quest'ultima parte?
CAPITOLO
5
Da
tre giorni Jasper non
proferiva parola.
Carlisle
ed Esme erano in salotto.
Jasper
pallidissimo e con l'espressione sconvolta aveva raccontato tutto:
dalla telefonata appena ricevuta alla prima volta che Maria si era
tagliata davanti a lui
<> aveva detto, senza alcuna inflessione nella
voce....
Carlisle
aveva sentito la mano di Esme stringere spasmodicamente la sua, ma
nessuno dei due aveva perso la calma, almeno apparentemente.
“
Forse ha ragione lei. Forse mi ha fatto questo perchè sono
come lei,
sono sbagliato.....”
"Jasper no! - lo interruppe
Carlisle – tu sei un bravo ragazzo. Tutto questo non
è colpa
tua..... a volte .. le cose brutte accadono alle persone buone, ma
non vuol dire te lo meriti!"
“Io
l'amavo....credevo che avesse bisogno di me.... credevo di poterla
salvare....”
“Oh
tesoro! Quella ragazza ha dei problemi molto seri....tu ne sei stato
risucchiato....” aveva mormorato Esme, accarezzando
dolcemente i
riccioli biondi del figlio.
Jasper non aveva
risposto e da quel momento aveva smesso di parlare e si era chiuso in
un mutismo catatonico.
Edward
sollevò
improvvisamente lo sguardo dal libro di algebra , lo chiuse
bruscamente e lasciò la propria stanza a seguito del
fratello
maggiore.
Entrò
in camera di
Jasper senza nemmeno bussare.
Era
arrabbiato con lui,si
sentiva furibondo.
Arrghh!
Si, era suo fratello, ok, e avrebbe dovuto essere tollerante e
comprensivo,ma..... non riusciva a credere che avesse fatto quelle
cose!
Era
di Jazz che parlavano! Lui non era uno stupido!
Era il cervellone
di famiglia! Come aveva potuto permettere che qualcuno gli facesse
quelle cose!
Edward
sentì un brivido lungo tutta la spina dorsale immaginando le
cicatrici sul suo corpo....
Come
aveva potuto essere così stupido?
Osservò Jasper con attenzione.
Non era alto e robusto come
Emmett,
anzi, era snello e con un aspetto quasi delicato, ( impressione
decisamente acuita anche dai folti ricci color grano e dai grandi
occhi azzurri), ma aveva un'incredibile forza interiore!
<<
Cavoli -pensò ancora Edward
– dovrei
conoscerlo bene: siamo cresciuti insieme! >>
In
tutti quegli anni non
c'era stata una sola volta in cui la lingua tagliente di Jasper e la
sua brillante intelligenza l'avessero fatto uscire sconfitto da una
discussione!
Jazz
era in grado di
ridurre a tappeto un uomo più grosso e più
vecchio di lui solo con
i suoi brillanti ragionamenti, ma in quei due mesi sembrava che Maria
gli avesse strappato ogni corazza lasciandolo ferito e vulnerabile.
Jasper parve non
accorgersi nemmeno della presenza dei fratello nella sua stanza, fino
a quando non si spostò lentamente all'indietro contro la
testata del
letto e tirò le gambe fino al petto, lasciandogli spazio sul
letto
(come se ci volesse spazio in un letto matrimoniale! )
Edward
si sedette e lo
guardò per un secondo.
Non potè fare a
meno di notare i suoi occhi cerchiati di rosso. Aveva pianto.
Dannazione,
sembrava davvero impotente!
"Come hai potuto farlo
Jazz? - gli chiese , senza tergiversare – pensavo ti fidassi
abbastanza di Emm e me per sapere che ti avremmo aiutato. Siamo
fratelli!”
“Se
ve lo avessi detto
avreste fatto di tutto per impedirmi di vederla" mormorò
Jasper
sottovoce.
“Bhè,
si! Vedi le cicatrici sul tuo corpo? - ribattè Edward ,
spostando lo
sguardo alle sue braccia. Era ancora arrabbiato ed aveva parlato con
tono irato,ma si pentì immediatamente e fece un piccolo
passo
indietro - "Mi dispiace .. Non volevo alzare la voce .. io sono
solo …. perchè non ce l'hai detto Jazz? Cosa
è successo?"
chiese
"Non è una storia facile da raccontare, no? E
'complicato .. Tutto quello che posso dire è che io non
posso e non
voglio lasciarla .. e non lo farò. Non posso aspettarmi che
qualcuno di voi lo capisca, ma non è solo un gioco .. So che
la
pensate come papà .. che lei è sadica o qualcosa
del genere .. Ma
non la conoscete come la conosco io, ok? Non sapete cosa l'ha spinta
a ….a ….comportarsi così
…...a fare quello che ha fatto....
quello che abbiamo
fatto..... "
" Ma sei pazzo! ? ! ? "
"Per
favore, non dirlo a papà ... giuro, non succederà
nulla ..."
borbottò, senza guardarmi, agitandosi in modo irrequieto.
Gli
occhi di Edward, socchiusi , lo fissarono intensamente per qualche
secondo, senza parlare.
"Papà è ancora arrabbiato?"
Chiese Jasper , sottovoce; il senso di colpa dipinto chiaramente in
viso.
“Mamma
l'ha spedito nel suo ufficio perché si calmi ed Emmett la
sta
placcando, sperando di distrarla un po'.... ”
Edward
si strinse nelle spalle.
"Ehi ... qualunque decisione prenda
papà spero che tu capisca che lo sta facendo solo per il tuo
bene.
Può essere furioso, ora, ma ti vuole bene.....Tutti.....
tutti
noi.... lo facciamo. .. "
Jasper sospirò, stancamente e
chiuse gli occhi, appoggiandosi di nuovo alla testata del letto, il
viso rivolto al soffitto, come se meditasse su ciò che gli
era stato
detto.
“Devi aiutarmi a convincere papà Ed. Devo vederla
di
nuovo” ripeté, improvvisamente.
Che
si fosse bevuto il cervello???
Edward
lo guardò allibito, combattuto fra il desiderio di prenderlo
a
schiaffi e la voglia di recuperare la loro antica complicità.
"Vuoi
vederla ancora? Anche dopo quello che ti ha fatto? Quella ti ha fatto
del male, ti ha tagliato , lo capisci: TAGLIATO
e tu
vuoi che io convinca papà a cambiare idea?! Ti ha dato di
volta il
cervello????"
Jasper si
avventò su Edward, stringendogli convulsamente il colletto
della
camicia.
“Non
sai di cosa parli! Tu non hai idea di come sia fatta! Non la consci!
Non sai quali siano i suoi problemi! E, per
la cronaca,
non è stata lei a
farmelo, me lo sono fatto da solo! Sapevo
cosa stavo facendo
, anche se vi
ostinate a credere che io mi sia comportato solo un ragazzino
stupido!” sibilò, il viso a pochi centimetri dal
suo.
E
altrettanto velocemente come era apparsa, la rabbia scomparve e fu
sostituita da un'altra emozione. Vergogna.
Edward era
sbalordito, scioccato. Il proposito di parlare con calma che aveva
quando era entrato nella camera del fratello era completamente
scomparso. Ora c'era solo rabbia.
Si
divincolò dalla presa.
"Beh
... sai una cosa Jazz? - rispose con durezza – non so cosa ti
abbia
fatto , né, francamente, m'interessa sapere come ci sia
riuscita, ma
è chiaro che sei fuori di te.
E
sai una cosa?
Preferisco che mi odi per tutta la vita piuttosto che convincere
papà
a cambiare idea. Io spero con tutto il cuore che quella stronza vada
il più lontano possibile da te perché credimi se
solo provasse ad
avvicinarsi sarei capace di strozzarla con le mie mani e senza alcun
rimorso."
“Non
capisci....non
vuoi capire” mormorò Jasper, scuotendo la testa,
con disappunto.
Edward
lo guardò
incredulo, cercando di ritrovare in quell'estraneo rabbioso e
demoralizzato il fratello allegro, intelligente, calmo, deciso e
forte con cui era cresciuto.
Non
lo riconosceva più.
Uscì,
prima che Jasper
potesse pronunciare un'altra parola, chiudendo la porta dietro
sé.
Carlisle era serio quando aveva
dichiarato che Maria non avrebbe dovuto più mettesi in
contatto con
Jasper.
Aveva
depositato un
ordine restrittivo, parlato con Mr. Murchinson e minacciato Maria di
accusarla di stupro se avesse tentato di avvicinarsi ancora a suo
figlio.
Nonostante
le lacrime e le scene isteriche di Jasper aveva ribadito che lui ,
per primo, non dovesse nulla per incontrare la ragazza e stabilito
che frequentasse un terapista
|
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 6 ***
CAPITOLO
6
Jasper
accolse la prima parte del verdetto paterno con assoluta noncuranza:
non gli importava di seguire una terapia ( Uno strizzacervelli, in
fondo , era solo un uomo!), mentre il divieto tassativo, assoluto ed
inderogabile di avere contatti con Maria lo fece infuriare.
“Non
è giusto!” gridò furibondo, guardando
suo padre con occhi
fiammeggianti.
“Oh
si che lo è,
credimi!” ribadì Carlisle con decisione. Era
fermamente deciso ad
utilizzare ogni mezzo a sua disposizione per tenere lontana quella
ragazza.
La
notte prima
dell'inizio della terapia , però, i ragazzi furono svegliati
da un
gran chiasso.
Entrambi,
Emmett ed
Edward si precipitarono, fuori dalla propria stanza per scoprire, con
orrore, che Jasper aveva rotto lo specchio del bagno ed usato i pezzi
per tagliarsi di nuovo, dal momento che era stata fatta sparire dalla
sua portata qualsiasi altra arma da taglio.
Edward
si avvicinò a
sua madre e la strinse forte a sé, cercando di
tranquillizzarla e di
impedirle di tremare.
Entrambi
rimasero sulla
soglia, lasciando che fosse Emmett ad aiutare Carlisle.
La
tensione e la
preoccupazione si leggevano chiari sul volto di Carlisle.
Carlisle:
<<
Come eravamo arrivati a questo? Come?
Stavo
medicando i tagli sulle braccia di mio figlio; tagli superficiali,
certo, ma tagli che si era procurato volontariamente.
Lo
guardavo: piccolo, paragonato al fratello, e con gli occhi pieni di
rabbia e disperazione . >>
Esme:
<<
Non riuscivo a credere che mio figlio l'avesse fatto ancora. E
incolpavo , inconsciamente, me stessa e Carlisle per non essere
riusciti ad impedire che succedesse.
Non
volevo perdere Jasper, sapevo che non avrei potuto sopportarlo.
Prima
di adottare i ragazzi avevo avuto un aborto spontaneo (che mi aveva
tolto per sempre la possibilità di restare incinta) dunque
sapevo
perfettamente quale immenso dolore causasse la perdita di un bambino
e non avrei permesso, mai e poi mai, che succedesse di nuovo!
>>
Edward:
<<
Sinceramente mi sentivo in colpa; non riuscivo a non chiedermi se la
sera precedente non fossi stato talmente accecato dalla mia rabbia da
non accorgermi che Jasper stava lanciando un disperato S.O.S..... Mai
avrei consentito che questo succedesse di nuovo! Avrei messo da parte
i miei sentimenti: mio fratello stava male ed aveva bisogno di me!
>>
Emmett:
<<
Tenere Jasper fra le braccia, mentre papà lo medicava
è stato
terribile......Non opponeva resistenza, solo ogni tanto incontravo il
suo sguardo perso e mi faceva venire la pelle d'oca. Rimorso? Rabbia?
Inadeguatezza? Tristezza? Non so dire nemmeno cosa provai ,
probabilmente tutte quelle sensazioni si agitavano in me, facendomi
quasi temere che il cuore mi scoppiasse in petto....
Proteggere
i miei fratelli è un mio compito.
Jazz
sarebbe stato di nuovo bene, a qualsiasi costo! >>
Jasper:
<<
Non mi tagliai perché ne sentivo il bisogno.
So
che queste cose , per qualcuno , diventano come una droga e , proprio
come una droga, sono necessarie e creano dipendenza.
Sono
pur sempre il figlio di un medico!
Lo
feci per far capire alla mia famiglia che non era Maria ad obbligarmi
, che lei non era un mostro, come pensavano e che avevo bisogno di
vederla o le cose sarebbero andate decisamente peggio.
Certo
vedere mia madre tanto in pena, sentirla piangere, era come ricevere
una coltellata al cuore..... >>
Tutta
la famiglia Cullen,
quella notte, decise che Jasper non dovesse più essere
lasciato
solo, almeno finché non fosse tornato in sé.
Per
giorni uno di loro
stette sempre con lui.
Sopportarono
i suoi
silenzi e la sua rabbia.
Una
mattina Emm si
accorse di non trovare più il cellulare.
Non
ci voleva un genio a capire che doveva averlo preso Jasper !
Emmett
entrò nella sua
stanza.
“Vuoi
parlare Jazz?”
gli chiese, come ogni mattina. Non si aspettava che rispondesse, ma
ci provò comunque.
“Avete
ragione. L'avete
sempre avuta. Sono solo un idiota” borbottò
Jasper, intontito,
evitando di incontrare lo sguardo del fratello.
“L'hai chiamata?”
domandò Emmett, cercando di iniziare una conversazione.
In
cambio ricevette una
risatina acida .
"Che cosa ha detto?"
"Abbastanza
per farmi capire che sono stato un idiota a credere ...a credere
che lei ... insomma l'unico motivo per cui le ho detto di....
di.....tagliarmi..... era.....che volevo che smettesse di fare del
male a se stessa........La prima volta che è successo .. lei
era
come in trance....... davanti a me ….. Non sono riuscito a
resistere....”
Emmett
sentì la rabbia
montare dentro di sé: non verso suo fratello, ma verso
quella
ragazza astuta e malvagia. Non doveva essere per niente facile vedere
la persona che si ama farsi del male e, di certo, era impossibile
restare indifferenti.
"E 'stata colpa mia. Le ho
permesso di farlo ... Le ho detto di tagliarmi.... -
Continuò Jazz
e rise di nuovo, aspramente, deridendo se stesso – certo
avrei
dovuto dirle di no , la volta dopo e quella dopo ancora, ma avevo
paura che se l'avessi fatto si sarebbe uccisa. Minacciava di
togliersi la vita.....Sono stato uno stupido …
è.... è tutta
colpa mia.....””
"Jazz ..
ascoltami. Non è colpa tua! É chiaro che lei ti
manipolava .. ..Tu
l'amavi, non c'è niente di sbagliato in questo. Ascoltami
... ha
usato i tuoi sentimenti per spingerti a fare quelle cose......Mi
dispiace che ti abbia fatto del male. Mi dispiace che ti abbia spinto a
fare del male a te stesso......So che ora non sembra che
stia andando meglio, ma lo farà. .. credimi...... te lo
prometto "
rispose Emmett cercando di consolarlo.
“Io mi fidavo di
lei!” ammise , dolorosamente Jasper; la sua voce poco
più che un
mormorio.
"Lo so e mi dispiace ... mi dispiace
davvero che abbia dovuto affrontare tutto questo...".
Edward
entrò in quel momento e vide Jasper che piangeva
silenziosamente
sulla spalla di Emmett.
Entrambi
capivano che il
loro fratellino soffriva come mai prima d'allora e , peggio che mai,
sapevano che non c'era nulla che potessero fare per alleviare la sua
sofferenza.
L'odio
che provavano verso Maria era incommensurabile.
Bene , bene , bene....
eccoci ormai al 6° capitolo.
Che ne dite? Vi piace.
Grazie lettori/rici
Grazie anche , e
soprattutto a Edvige 86 e Prudence 78, per le puntuali e
apprezzatissime recensioni.
|
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 7 ***
CAPITOLO
7
Jasper
cercò di
ricominciare a vivere.
Si
sentiva come un
pupazzo rotto e c'erano dei momenti in cui aveva l'impressione che il
suo cuore non sarebbe più tornato a posto.
“Si
è rotto – disse
una volta alla terapista - e non so se sono capace di sistemare di
nuovo tutti i pezzi al giusto posto”
“Sei
un ragazzo molto
forte Jasper – rispose lei - e ora ti dirò una
cosa che non ha
nulla a che fare con la tua terapia. Nella vita , molto
probabilmente, ti capiterà di soffrire ancora e forse
qualcuno ti
spezzerà di nuovo il cuore, magari tu stesso ,
volontariamente o
meno, farai soffrire delle persone.... Credimi: si sopravvive. Non ho
alcun dubbio sul fatto che uscirai e ti lascerai questa brutta storia
alle spalle un giorno. Ci vorrà del tempo e probabilmente
porterai
addosso i segni per tutta la vita,e non mi riferisco alle cicatrici
sulla pelle, ma ti rimetterai in piedi: te lo prometto!”
La
dottoressa Edison si
era conquistata la stima del suo giovane paziente ed era la prima ad
essere piacevolmente stupita dei suoi progressi.
“Ed
ora và o tuo padre
penserà che ti tengo in ostaggio!” aggiunse,
sorridendo.
“Grazie
Doc” rispose
lui dirigendosi verso la porta.
Carlisle,
che aveva
finito il turno poco prima, lo aspettava in corridoio per tornare
insieme a casa.
“Com'è
andata” gli
chiese
“Oh
andiamo papà ,
vuoi farmi credere che fra voi dottori non organizzate dei sabba per
sparlare dei vostri poveri pazienti? Io devo essere un ottimo
argomento di conversazione!” rispose il ragazzo sorridendo.
Carlisle
si sentì sciogliere il cuore da quel sorriso: era
così bello vedere
il vecchio, amatissimo Jasper riaffiorare in superficie.
“Moccioso
presuntuoso!
Chi ti dà tutta questa stima? Noi medici abbiamo argomenti
di
conversazione – conversazione non sabba
– decisamente più
interessanti di te!” ribadì scherzosamente.
“Sicuramente
niente di più bello
di me!”
Carlisle
lo strinse a sé
posandogli il braccio sulle spalle con fare possessivo.
Ritrovare
la capacità dialettica, lo spirito arguto e l'ironia di Jazz
era un
piacere indescrivibile per lui!
Dentro
di sé aveva ancora paura che fosse solo un sogno ed aveva
bisogno di
sentire che quello era davvero il suo amato figliolo in carne ed ossa
e non solo una chimera!
Esme
si diresse al piano di sopra , dopo aver controllato che tutte le
luci fossero spente, e fece qualcosa che non faceva da anni.
Avevano
cenato tutti insieme, Jasper aveva persino scherzato sulla terapia e
l'atmosfera era stata distesa e piacevole come non capitava da tempo.
I
ragazzi ormai erano grandi ( Emmett sarebbe partito per il College in
Autunno! ), ma erano state settimane difficili e lei sentiva il
bisogno di essere rassicurata, così si permise di essere un
po'
indulgente con se stessa.
Si
avvicinò alla porta della stanza di Emm , cercando di non
fare
troppo rumore, e bussò piano....
“Beccata!
Cosa combini Amore?”
Trasalì,
sentendo una presenza alle proprie spalle, ma la voce sommessa e la
stretta delle forti braccia di Carlisle intorno alla vita la
rassicurarono immediatamente.
“Shshshs
…. Non fare chiasso. Vieni, ti porto a fare due passi nel
tempo”
rispose sottovoce.
Prese
la mano del marito nella propria ed entrò.
Emmett
dormiva serenamente, un braccio sul petto e l'altro sulla testa, i
folti ricci scuri spettinati e un piccolo sorriso sul viso.
Esme
accarezzò delicatamente il ragazzo sulla guancia,spense la
TV che
aveva lasciato accesa e lasciò la stanza.
Poco
importava che il suo figlio maggiore fosse praticamente un uomo: lei
era sua madre e questo non sarebbe mai cambiato.
“Vieni”
disse al marito e bussò di nuovo, ma ,stavolta, alla camera
di
Edward.
Non
ottenendo alcuna risposta entrò.
Anche
Edward dormiva, un libro aperto sul petto e la musica alle orecchie.
Edward
era fatto così: anche da bambino preferiva che gli
leggessero una
favola o gli cantassero una canzone piuttosto che essere coccolato e
cullato per addormentarsi.
Esme
strizzò l'occhio a Carlisle, posò il libro sul
comodino, insieme al
lettore mp3 ed uscì, ma non prima di aver fatto una leggera
carezza
sui capelli color rame di Edward.
Bussò
alla porta di Jasper e Carlisle sentì un piccolo brivido
lungo la
schiena. Cercò di mascherare l'apprensione tenendo stretta
la mano
della moglie nella sua.
Qualche
settimana prima:
Carlisle
era nel suo studio.
Avrebbe
dovuto essere a letto, con la sua splendida moglie, però ,
dopo
molte insistenze, era riuscito a convincere Esme a prendere qualcosa
per dormire,ma lui non riusciva a prendere sonno: troppi pensieri
nella testa.
Sentì
un urlo forte, improvviso.
Pensò
che fosse la sua immaginazione, poi lo sentì ancora.
Uscì
dalla stanza e corse di sopra.
Aprì
la porta della camera di suo figlio e lo vide girarsi ed agitarsi nel
letto; un sottile strato di sudore gli copriva la pelle e le coperte
erano tutte aggrovigliate.
“Jasper....Jasper
svegliati: è solo un sogno!” disse, scuotendolo
delicatamente.
Jasper si agitò, tirando calci e pugni,
continuando a dormire e gridare.
“Jazz....Jazz
sveglia! Stai sognando!” ripeté Carlisle ,
tirandolo verso di sé.
Jasper
lo spinse lontano da sé “Sto ….. sto
bene....ora.....”
borbottò
“Sei
sicuro?”
Il
ragazzo non rispose, limitandosi a fissare ostinatamente le proprie
gambe sotto la coperta.
“Vuoi
parlarmi del tuo sogno?”
“Lo
sai....”
“C'era
da aspettarselo.....”
“Era....era
diverso stavolta – disse
Jasper , stropicciandosi gli occhi – Mamma , Edward,
Emmett...e....persino tu.....era voi che lei
stava tagliando. Io
…. Io ero lì e non potevo fare nulla....
Non....non riuscivo ad
aiutarvi ….. Non ero abbastanza forte....”
Le
lacrime riempirono i suoi occhi azzurri ed egli distolse lo sguardo
dal viso del padre.
“Guardami
Jasper” ordinò dolcemente Carlisle.
Jasper
lo fece, poi il suo sguardo tornò alle proprie gambe, a
studiare
attentamente la coperta che le ricopriva.
“Guarda
me! -ripeté Carlisle, gentilmente , ma con fermezza - Tu sei
abbastanza forte e non devi preoccuparti per noi. Ne verremo tutti
fuori, te lo prometto!”
“Ho
sbagliato tutto” disse Jasper, mentre le lacrime rigavano le
sue
guance.
Carlisle
lo strinse a sé in un forte abbraccio.
“No!
No! Lasciami stare” gridò Jasper, tentando di
divincolarsi.
Carlisle
lo strinse più forte,strofinandogli leggermente la schiena,
mentre
continuava a singhiozzare , inzuppandogli la camicia.
“Sai
che ti voglio bene, vero?” gli chiese, senza lasciare che si
allontanasse.
Jasper
sollevò il viso. “Anch'io ti voglio bene
papà” rispose
Carlisle
lo spinse piano sul letto.
“Prova
a dormire” sussurrò, poi si alzò,
pronto ad uscire.
Jasper
gli afferrò forte il polso.
“Che
c'è?” chiese, perplesso, voltandosi.
Jasper
guardò suo padre con lo stesso sguardo di quando aveva 5
anni ed era
terrorizzato dall' “uomo nero”.
Odiava
sentirsi così debole, ma sapeva che da solo non ce l'avrebbe
fatta.
“Puoi
restare?” domandò , debolmente.
Carlisle
non disse nulla. Si sdraiò accanto a lui e
aspettò che suo figlio
si addormentasse.
=
= = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = =
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Esme
sentì che Carlisle
le stingeva la mano con maggior forza.
Sapeva
che ricordava le
notti in cui Jasper si era svegliato in lacrime, urlando, in preda
agli incubi.
Voleva
dimostrargli che
le cose andavano meglio.
Aprì
la porta e si
diresse verso il letto di suo figlio.
Jasper
dormiva, un sonno
leggero e non del tutto tranquillo, ma nessun incubo tormentava il
suo sonno.
Esme
guardò Carlisle e
gli sorrise.
“Guardalo”
sussurrò
pianissimo.
Jasper
si mosse,ma non si
svegliò.
Carlisle
gli accarezzò
delicatamente la testa, mentre Esme gli rimboccava le coperte, poi
uscirono.
“Allora
che ne dici? -
gli chiese poco dopo, mentre, erano a letto, stretti l'uno all'altra
– ti è piaciuto il mio tour nel passato?”
Carlisle
rise,
sommessamente.
“Emmett
non ha mai
voluto dormire con noi: diceva di avere troppo caldo. Edward
preferiva un libro o la musica per addormentarsi e Jasper.....Jasper
era l'unico ad amare le coccole, ricordi?” disse.
“Già.
Era tutto più
facile quando erano bambini, no?”
“Decisamente
li
preferivo quando avevano 8 anni!” dichiarò
Carlisle ed entrambi
scoppiarono a ridere.
Era
la prima risata da
settimane.
Si,
le cose
sarebbero tornate a posto,
di questo Esme era certa.
Questo capitolo
è (quasi) tenero, no? Un po' di "
respiro" per tutta la Family (soprattutto per i poveri Esme e
Carlisle!) ....
Ma, ovviamente, non
è finirta ;)
Grazie a tutti coloro che
leggono, a chi segue questa storia (Anna71,Prudence_78,Stefydry e Tolla
Cullen) e a Prudence_78 per la recensione dello scorso capitolo (oltre
che x le precedenti) .....
Che ne dite, vi piace?
|
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 8 ***
CAPITOLO
8
Jasper
fissava la tazza
di caffè che teneva stretta fra le mani come fosse una sfera
di
cristallo in grado di svelargli il futuro.
Non
era mai stato un
codardo e non voleva cominciare proprio quel giorno, ma era il
1°
giorno di scuola:
dopo
essere stato assente
per un mese,
dopo
aver praticamente
mandato in malora la propria vita,
dopo
aver reso un inferno
l'esistenza dei suoi genitori,
dopo
aver rischiato di
distruggere il legame con i suoi fratelli.... e sicuramente non
sarebbe stato facile.
“Andiamo,
vedrai che
non sarà così brutto come immagini!”
era stato Edward a parlare.
Jasper
gli lanciò uno
sguardo torvo, senza curarsi di rispondere.
A
volte Edward era esasperante: pareva riuscisse a leggere la mente
delle persone, ad indovinarne i pensieri!
“Di
cos'hai paura ? Ci
saremo noi con te!” aggiunse Emmett dandogli un pacca sulla
spalla
che rischiò di rovesciargli addosso il caffè.
“Io
non ho paura! E non
ho bisogno che mi facciate da babysitter! So cavarmela da
solo!”
dichiarò,infastidito, ma fu sinceramente grato ai fratelli
quando, a
scuola, entrarono al suo fianco.
Si,
era decisamente seccante essere il più giovane della
famiglia, ma
non c'era giorno in cui Jasper non ringraziasse Dio per avergli messo
accanto Edward e Emmett perché era assolutissimamente certo
che non
sarebbe mai riuscito a cavarsela se non avesse potuto contare su
entrambi.
Anche
i loro genitori riconoscevano e rispettavano il legame che univa i
tre fratelli:
Emmett,
Edward e Jasper si appartenevano l'un l'altro, come tre parti di un
intero. Ciascuno era pronto a tutto per gli altri due. Si
sostenevano nei momenti no e partecipavano ai successi esattamente
come fossero i propri.
“Jazz
sei tornato
finalmente!”
La
ragazza di Emmett, si
frappose fra loro due gli stampò un sincero bacio sulla
guancia.
Rosalie
Lillian Hale – Rose
- era
il genere di ragazza che si vede nei cataloghi di costumi da bagno,
di quelli che infliggono duri colpi all'autostima delle altre donne.
Aveva i capelli dorati, che le accarezzavano la schiena come un'onda
delicata *.
Era,
senza alcun dubbio,
la più bella della scuola.
Non
aveva un carattere
facile e/o espansivo, ma era innamorata di Emmett e sinceramente
affezionata a Jasper .
“Grazie”
rispose il
ragazzo, un po' imbarazzato.
“Ed
io non merito un
bacio?” brontolò Emm , scherzosamente risentito.
Rose
, per tutta
risposta, lo baciò appassionatamente.
“Jasper
che bello
rivederti a scuola!” Era stata Isabella Marie Swan a parlare.
Snella,
pallida, capelli
castani e dolcissimi occhi color cioccolato Bella
possedeva
una bellezza decisamente meno eclatante di quella di Rose; stava con
Edward già da un po'.
Jazz
le sorrise,
riconoscente che lei , almeno , non si fosse lasciata andare a
manifestazioni fisiche d'affetto.
Beh,
per lo meno, non
avrebbe dovuto fare tutto da solo.....
“Alice?”
domandò
Emmett cercando qualcuno con lo sguardo.
“Arriverà
più tardi - rispose Bella – non aveva lezione alla
prima ora”
La
campanella mise fine
alle loro chiacchiere.
Jasper
fece fatica a
concentrarsi.
Era
sempre stato un
ottimo studente e ,soprattutto, sfortunatamente non
era
stupido: notava chiaramente che i suoi compagni erano morbosamente
curiosi e lo fissavano come se fosse l'unico pesce rosso in un
acquario, mentre i professori, volendosi mostrare lungimiranti e
comprensivi, lo facevano sentire una specie di ritardato.....
“Speriamo
che l'ora di
pranzo arrivi presto!” pensò , disperato.
Era
stato più volte sul punto di piantare tutto e tornare a casa
( Si,
anche a piedi! Sebbene Casa Cullen non fosse esattamente dietro
l'angolo....).
Ora
che i suoi genitori erano (quasi) certi che non
avrebbe
tentato il suicidio, né cercato di farsi del male , avevano
ricominciato a trattarlo normalmente con tutti gli annessi e
connessi, in primis il divieto assoluto di usare la moto ( il solo
pensiero della sua amatissima moto che languiva in garage gli faceva
attorcigliare lo stomaco! ) e di recarsi , senza il loro permesso, in
un posto che non fosse la scuola o l'ospedale per le sedute con la
Dottoressa Edison.
“Somiglia
ad una punizione” aveva borbottato quando gliel'avevano
comunicato.
“No,
non somiglia ad una punizione – aveva
puntualizzato suo
padre con un tono che non ammetteva repliche – é
una vera e
propria punizione e non provare nemmeno a pensare di
protestare.
Decisamente non è il caso!”
Jasper
aveva sospirato, rassegnato, consegnadogli le chiavi della moto, il
cellulare ed il portatile.
“Praticamente
sono in libertà vigilata!” aveva pensato,
sconsolato.
Sapeva
di aver fatto un casino di proporzioni colossali, ma sperava che
almeno sua madre fosse un po' più lungimirante, invece Esme
non si
era lasciata intenerire.
Anche
in sala mensa,
però, le cose non andarono molto meglio, tanto che Jasper
mise un
sandwiches in tasca e disse “Vado a mangiarlo
fuori” .
“Non
devi farlo!”
rispose Edward ed Emmett annuì
“Lo
so, ma preferisco
così, almeno per ora. Non farò niente di stupido.
Non farò niente
di niente : mangerò il mio sandwiches e tornerò
per la prossima
lezione. Promesso.” ribadì prima di lasciarli alla
dolce compagnia
delle ragazze.
Fuori
il cielo era
azzurro e c'era un bel sole, nonostante l'aria fosse piuttosto
fresca.
Fortunatamente
le Forks
High Scool aveva un bel parco.
Jasper
si sdraiò sotto
un albero, deciso a godesi qualche minuto di tregua, in solitudine.
“Quello
è il mio
posto”
Una
voce cristallina
interruppe il suo riposo.
Jasper
sollevò lo sguardo, schermando gli occhi con la mano e vide una
specie di folletto,magrissima , dai tratti molto delicati. I suoi
capelli erano neri corvini, corti e scompigliati *
.
“Prego???”
“Questo
è il mio posto : io vengo sempre qui, a pranzo o durante le
pause.....”
Jasper
si alzò.
“ Io
sono Mary Alice Brandon, ma puoi chiamarmi Alice” disse lei
tendendogli la mano, amichevolmente.
“Io
mi chiamo Jasper ”
La
bocca di lei si aprì in una larga O che
si affrettò a
nascondere con la mano, ma gli occhi rimasero spalancati e
cominiciò
a ridacchiare.....
“Oh
no , non ci credo, non può essere vero: tu sei Jasper Cullen!
Quel Jasper?!” chiese,cercando di
ricomporsi.
“Non
capisco cosa ci sia di tanto divertente.....”
borbottò lui,
risentito.
“Io....Io
sono davvero felice che tu sia di nuovo qui. E sono contenta di
conoscerti”
“Perchè?”
“Ora
che ci sei tu,forse, finalmente, la gente smetterò di
parlare di
me!” spiegò lei sinceramente ed il suo viso si
fece serio, quasi
triste.
“Io
torno dentro - disse Jasper – i miei fratelli saranno in
pensiero
per me”
“Conosco
i tuoi fratelli - disse lei – Edward è fidanzato
con mia cugina
Bella. Io sto a casa sua....”
Jasper
era combattuto: avrebbe voluto farle mille domande ed allo stesso
tempo aveva voglia di fuggire lontano da quella piccola fatina
affascinante.
“I
miei fratelli hanno chiacchierato parecchio...”
“No,
non.....loro.....erano seriamente preoccupati per
te.....”
“Immagino....cioè
si....lo so.....”
“Scusami
, non volevo metterti in imbarazzo....Soltanto....”
“È
dura essere il principale argomento di conversazione della scuola, lo
so.... - ammise lui – lo sto sperimentando personalmente e tu
sei
quella
nuova,
carina ecc ecc.....sicuramente una protagonista più
piacevole di me”
“A
scuola non parlano di me perchè sono l'ultima arrivata,
Jasper, lo
fanno perchè sono stata ricoverata in psichiatria”
spiegò Alice
con voce atona, prima di voltarsi e scappare via con le lacrime agli
occhi.
*
Twilight
Eccomi qui con l'ottavo
capitolo!
Ho rivisto l'introduzione
(cogliendo il suggerimento di MeMs) , che ne pensate?
Spero che vi piaccia
anche questo nuovo capitoletto .....
Grazie carissimi
lettori.
Grazie a chi segue la
storia.
Grazie
Prudence_78, Edvige86, Anna71 e MeMs per le apprezzatissime
recensioni. Mi auguro che mi farete sapere qualcosa anche riguardo
all'8°......
|
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Capitolo 9 *** CAPITOLO 9 ***
CAPITOLO
9
“Stupida!
Stupida! Stupida!
- pensò Alice
scappando via di corsa – Come ti
è saltato in mente di
dirgli che eri contenta che ora ci fosse lui
, e
non tu, sulla bocca di tutti?!?! Non potevi, semplicemente,
presentarti in maniera educata e stop? Nooooo! No , no
perché tu
devi sempre strafare! Stupida!”
“Stupido!
Stupido! Stupido! - pensò Jasper, non appena Alice
sparì dalla
sua vista – sei appena tornato a scuola e
già ti cacci nei
guai! Ma tu guarda se dovevo incappare in questa ragazzina! Stupido!”
Edward
aveva rinunciato ad accompagnare Bella a casa essendo
l'autista
incaricato di
riportare a casa i suoi fratelli.
Esme
e Carlisle erano stati molto generosi con i ragazzi: ciascuno di
loro aveva un proprio mezzo di trasporto (avevano regalato l'amata
Volvo argentata ad Edward, il minaccioso e massiccio fuoristrada nero
ad Emmett e la veloce, elegante moto a Jasper) che consentiva loro
piena libertà di movimento (purché fossero
responsabili e li
utilizzassero con giudizio) ma , solitamente, per andare a scuola
usavano una sola auto.
“Non
è andata tanto male, no?” chiese Emmett a Jasper ,
l'ultimo ad
entrare in macchina.
Jazz
non gli rispose; si rivolse , invece a Edward “Voglio andare
a
casa”
“Andiamo
smettila di fare il frignone!” continuò Emm
“Emmett
piantala! Jasper cos'è successo?”
Era
stato Edward a parlare , fulminando con lo sguardo il fratello
maggiore e dedicando, invece, la propria attenzione al minore.
“Niente.
Voglio solo tornare a casa” rispose Jasper, visibilmente
seccato.
“OK
– dichiarò Edward – andremo a casa dopo
che ci avrai spiegato cosa non va. É inutile che ripeta che
è tutto
a posto perché non ci credo”
Non
aveva nessuna intenzione di ripetere l'errore che
aveva
commesso con Maria.
“Metti
in moto , per favore” gli chiese Jasper.
“Edward
andiamo , Jazz parlerà quando
ne
avrà voglia. Gli verrà voglia sicuramente,
strada facendo, se vuole arrivare a casa intero!”
Gli
incoraggiamenti di Emmett somigliavano più a delle minacce,
nemmeno
troppo velate che però ebbero un effetto decisamente
rassicurante su
Edward che mise in moto immediatamente.
“Ho
incontrato Alice Brandon durante la pausa pranzo - bofonchiò
Jasper
– mi ha detto che fino ad oggi a scuola era lei l'argomento
preferito dai pettegoli perché è stata in
psichiatria”
Dal
momento che sapeva che i fratelli non l'avrebbero lasciato in pace
finché non avesse parlato, bhè....tanto valeva
tirar fuori il rospo
tutto d'un fiato......
“Oh!”
esclamò Emmett.
La
piccola Alice gli piaceva: era tenera, divertente, intelligente,
spiritosa....
Con
lei aveva il rapporto più somigliante a quello tra fratello
e
sorella che avesse mai avuto con una ragazza ed anche Rose l'adorava.
Tra le altre cose loro due condividevano interminabili pomeriggi di
shopping che avrebbero sfiancato chiunque!
“Alice
è la cugina di Bella - spiegò Edward –
vive qui, con lei e
Charlie...ehmmmm..... il capo-sceriffo Swan, che poi
è....era.... il
fratello di sua madre, perché i suoi genitori sono morti.
Alice è
stata ricoverata perché pareva non riuscire a riprendersi,
non
reagiva.... Temevano che il dolore uccidesse anche lei: non parlava
più, non mangiava.... Sembrava voler perdere ogni contatto
con la
realtà per chiudersi in un mondo tutto suo. É una
ragazza davvero
straordinaria. Bella la adora! Si vogliono bene come sorelle
più che come cugine”
“Grazie
della spiegazione, ma non era necessaria. Alice Brandon può
essere
la persona migliore del mondo , ma non m'importa assolutamente
niente! Le auguro ogni bene, ma non voglio aver niente a che fare con
lei. Ho già fin troppi problemi da risolvere, senza andare a
cercarne di nuovi!”
Dichiarò
Jasper, le braccia conserte e lo sguardo corrucciato.
=
= = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = =
=
Casa
Cullen era una casa grande e funzionale dove ciascuno aveva i propri
spazi. Esme l'aveva arredata con gusto e semplicità.
All'ultimo
piano, una mansarda con ampi lucernari , aveva ricavato un vasto
studio per se ed una spaziosa e comoda stanza-relax per i ragazzi:
uno spazio confortevole (con divani,
TV,
impianto stereo e simili ) in cui potessero rifugiarsi o ricevere gli
amici.
Edward
e Emmett si erano rifugiati lassù appena tornati da scuola.
“Credi
che Jasper pensi davvero quello che ha detto? Riguardo
Alice.....“
chiese Emmett.
Edward
guardò il fratello seduto alla parte opposta del divano;
meditò
qualche secondo, poi disse:
“Sinceramente?
Io credo che tutto quello che è successo abbia cambiato
Jasper. Ci
piace credere che sia ancora il nostro fratellino e lo è, in
un
certo senso lo sarà sempre, ma ….........ha
vissuto un'esperienza
tremenda che, probabilmente, noi due possiamo solo
immaginare....e.....penso.....si …..insomma......che questa
cosa
l'abbia reso molto maturo da un lato e tremendamente spaventato
dall'altro”
“Cosa
dobbiamo fare?”
“Suppongo
che non possiamo fare nulla se non stargli vicino e fargli sentire il
nostro appoggio”
Emmett
sbuffò, seccato.
Era
, da sempre, più portato all'azione che alla riflessione;
odiava
stare con le mani in mano: non era facile , per lui, stare accanto a
Jasper senza poter fare qualcosa, d'immediato e tangibile, per farlo
stare meglio.
Jasper
si fermò sulla soglia della porta, girò i tacchi
e tornò indietro.
Ascoltare
i fratelli che parlavano gli aveva fatto salire un groppo in gola e
non aveva alcuna intenzione di scoppiare a piangere come una
femminuccia.
Si,
Edward aveva ragione. Maria e tutto ciò che era successo
l'avevano
segnato per sempre. Al di là delle cicatrici che portava sul
corpo,
appena visibili, c'erano quelle dell'anima, del suo cuore
rattoppato.....
A
volte gli sembrava di annaspare con l'acqua alla gola.
La
Dottoressa Edison gli ripeteva spesso che stava facendo dei passi da
giganti, ma a lui sembrava che la meta fosse lontanissima, sempre che
ci fosse una meta......
Immerso
nei propri pensieri si ritrovò in giardino, senza nemmeno
accorgersene.
Trovò
sua madre, alle prese con i suoi amatissimi fiori.
Indossava
dei vecchi jeans e dei buffi guanti gialli che facevano sembrare le
sue mani quelle di Topolino.
Jasper
sorrise, suo malgrado.
“Mamma...”
la chiamò dolcemente
“Ciao
tesoro - rispose lei sorridendogli con tenerezza – che fai
qui?”
“Io....nulla....niente
di che.....” mormorò lui
Esme
si accorse improvvisamente che suo figlio piangeva, singhiozzando
silenziosamente.
Avrebbe
voluto alzarsi immediatamente ed abbracciarlo, ma , da quando era
successa quella storia orribile con Maria, Jasper non reagiva sempre
bene al contatto fisico, specie se improvviso... Quindi si
alzò con
calma, sfilò i guanti lentamente e li lasciò
cadere per terra, con
noncuranza, prima di allungare una mano a sfiorargli la spalla .
“Cosa
c'è che non va?” chiese gentilmente
“Non...non
finisce …. non ….quando mi sembra di esserne
fuori....tutto …..mi
torna tutto alla mente.... né come un peso che m'impedisce
di
respirare.....” buttò fuori Jasper, che si
vergognava per non
essere riuscito, nonstante i buoni propositi, a trattenere le
lacrime.
Il
cuore di Esme ebbe un sussulto a quelle parole e, senza nemmeno
pensarci, lo strinse a sé.
“Mi
dispiace” disse , odiando sé stessa
perché non c'era altro che
potesse dire o fare per farlo stare meglio.
Jasper
continuava a tremare stretto a lei, come un bambino smarrito.
“Vorrei
che ci fosse un modo per cancellare tutto, per eliminare il dolore,
ma puoi farlo solo tu tesoro. Hai il mio sostegno, il mio amore e
quello di tutta la famiglia , ma è una cosa che devi
superare tu...”
Jasper
alzò gli occhi, si schiarì la gola e si
tirò indietro.
A
Esme dispiacque non poter tenere ancora un po' il suo bambino fra le
braccia, perché, in fondo, era e sarebbe sempre stato il suo
bambino.
“Mi
fa male vederti così” ammise, a malincuore.
“Mi
spiace” rispose lui, fissando un punto lontano, indefinito e
tornando ad indossare la maschera dell'impassibilità.
“Non
devi dispiacerti per me e , soprattutto, non devi mai dubitare di te
stesso. Sei molto forte ed io sono veramente orgogliosa di te e di
come stai combattendo le tue battaglie. Non chiuderti in te stesso,
per favore, noi siamo la tua famiglia: io , tuo padre ed i tuoi
fratelli faremmo di tutto per aiutarti” ribatté
“Grazie
– disse Jasper, finalmente, dopo una pausa – grazie
per tutto:
per avermi adottato, per avermi amato, per avermi perdonato,
perché
mi stai vicino.... anche ora.....dopo...si....dopo tutto il casino
che ho combinato.....Grazie
mamma”
“Oh
tesoro! - replicò Esme, con le lacrime agli occhi
– tu, i tuoi
fratelli e tuo padre siete tutta la mia vita, tutto ciò per
cui mi
alzo ogni mattina , tutto ciò che mi ha sempre dato la forza
di
andare avanti. Non c'è nulla di cui tu mi debba ringraziare!
Solo,
per favore, prometti di stare bene, di non farti più del
male.
Vederti soffrire in questo modo è la cosa più
brutta che mi sia mai
capitata ! ”
“Promesso!”
dichiarò Jasper, seriamente.
Da
sempre veder soffrire le persone che amava era, per lui, la cosa
peggiore del mondo. Pareva sentire il loro dolore su di sé,
moltiplicato per cento....
“Ti
voglio bene Jasper”
“Ti
voglio bene anch'io mamma”
Entrambi
alzarono lo sguardo giusto in tempo per vedere l'auto di Carlisle
imboccare il viale d'ingresso.
Eccomi col capitolo
n°9!
Grazie a chiunque legga
questa storia,a chi la segue (Anna71, Cheyenne, MeMs,
Prudence_78,Stefyadry e TollaCullen) , a chi l'ha inserita fra le
preferite (BringerOfDevil e Frego) e a chi ha recensito anche
il precedente capitolo ( Edvige86, prudence_78, BringerOfDevil e MeMs
).
Sono ansiosa di sapere che
ne pensate ..... Non vi ho fatto aspettare vero?
Grazie, D.
|
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Capitolo 10 *** CAPITOLO 10 ***
Buon pomeriggio! Si,
effettivamente è passato ben poco tempo dall'ultimo
capitolino, ma questa fic si sviluppa praticamente da sola! Io mi
limito a trascrivere i fatti ^_^
Grazie mille a chiunque la legga; a chi l'ha inserita fra le preferite
(BringerOdDevil e Frego) , a chi la segue (Anna71, CheyenneB,
Cullengirl, Eli 91, MeMs, Prudence 78, Stefyadry e TollaCullen) e a
BringerOfDevil e Prudence 78 per aver recensito anche il 9°
capitolo.
Questo capitolino è , volutamente, più "leggero"
.....
Spero vi piaccia comunque.....
CAPITOLO
10
Driiiiiin
…... driiiiiiin.....driiiiiiiiiiiin.......
“Dannata
sveglia taci!” bofonchiò Jasper, allungando un
braccio per
spegnere l'odioso apparecchio che segnava, inesorabile, le 7.00
.
<< No, no, no...non
può essere già mattina!
>> pensò
Trovare
la forza di:
aprire
gli occhi,
abbandonare
il letto,
arrivare
al bagno,
fare
la doccia,
vestirsi,
andare
in cucina..... gli sembrava un'impresa titanica oltre che inutile.
Sapeva
perfettamente cosa lo aspettava: una lunghissima e odiosa giornata di
scuola con ragazzine stupide che lo guardavano come se fosse un
cucciolo bisognoso d'aiuto e ragazzi idioti che pensavano fosse un
mezzo squilibrato.....
Affondò
la faccia nel cuscino e stinse forte gli occhi.
Driiiiiiiiiin......Driiiiiiiiiiiin.............Driiiiiiiiiiiiiiiiiiin
…..
Ma
perché aveva programmato la sveglia affinché
suonasse di nuovo dopo
30'?
Sbuffando,
indispettito, la colpì con un pugno
“Smettila
di suonare!” borbottò, voltandosi ostinatamente
dall'altra parte.
Toc...toc.....toc.......
Toc...........toc............toc
La
porta!
Jasper
provò a non rispondere, sperando, contro ogni logica, che la
persona
dall'altra parte smettesse.
Toc.....toc.......toc........
Toc.......toc............toc
“Jasper
alzati: è tardi!”
Mhmhmhmhm.....
Emmett..... Avevano mandato in avanscoperta l'ariete da
sfondamento....
“Non
vado a scuola stamattina” gridò
Emmett
non si preoccupò di rispondere o tanto meno di bussare.
Entrò
e spalancò le imposte in un minuto.
“Puoi
alzarti immediatamente da solo o ti
butterò giù dal letto”
dichiarò, serafico, piazzandosi di fronte a lui con le
braccia
conserte.
“Piantala!
Ho detto che non vengo a scuola! Non facciamone un dramma. E ora
esci, per favore” ribatté
Jasper
Fece
appena in tempo a finire la frase prima di ritrovarsi sulle spalle di
Emmett come un sacco di patate.
“Finiscila!
- sibilò furioso – mettimi giù
immediatamente!”
Che
Emmett avesse una forza eccezionale era un fatto assodato, ma Jasper
non anelava certo a sperimentarla personalmente, specie in quel modo!
Emmett,
incurante delle parole del fratello, lo depose esattamente davanti
alla porta del bagno.
“Quindici
minuti” dichiarò, ridendo un po' sotto i baffi.
Jasper
gli rivolse uno sguardo indignato, prima di chiudersi la porta alle
spalle.
=
= = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = =
In
cucina gli altri Cullen facevano colazione.
“Credi
che dovremmo andare di sopra?” chiese Esme al marito; il tono
apparentemente tranquillo della voce non riusciva a nascondere del
tutto l'ansia che provava.
“No.
Io non credo che dovremmo intrometterci. Penso che Emmett possa
cavarsela da solo” rispose Carlisle.
Edward
fece un piccolo sorriso, quindi aggiunse : “ Oh,
bhè....Io non
penso che dovreste preoccuparvi: Emmett è capace di portarlo
qui di
peso, se è necessario”
In
realtà, sebbene detestasse ripensarci, rammentava benissimo
che
Emmett aveva fatto la stessa cosa con lui una volta. Il solo ricordo
lo metteva in imbarazzo: non andava certo fiero di come si era
comportato ….La sua prima sbronza..... Era stato
malissimo.....
Emmett l'aveva caricato sulle proprie spalle per portarlo a casa,
lontano dagli alcolici.......
Il
fatto che Esme e Carlisle fossero fuori città e non avessero
assistito alla felice occasione era qualcosa per
cui Edward
non avrebbe mai smesso di ringraziare la propria buona sorte!
Esme
e Carlisle gli lanciarono un'occhiata curiosa e vagamente indagatrice
che lui ignorò cominciando ad imburrare una fetta di pane
tostato
come fosse la cosa più importante del mondo.
Poco
dopo Emmett e Jasper arrivarono in cucina.
Emmett
aveva la stessa espressione di un gatto che ha appena mangiato il
topo mentre si sedeva a fare colazione, invece Jasper buio,scontroso
e palesemente indispettito non proferì parola.
Dato
che entrambi i ragazzi erano incolumi e il risultato era stato
raggiunto, considerato che in alcuni casi “
il fine giustifica i mezzi “ nessuno
fece domande.
=
= = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = =
Jasper
uscì dall'auto senza nemmeno salutare i fratelli.
*
Una
volta in classe si accorse , con sollievo, che il suo tavolo era
vuoto.
Il
professor Banner camminava per la stanza e distribuiva ad ogni tavolo
un microscopio ed una scatola di vetrini.
La
lezione sarebbe cominciata di lì a qualche minuto e
nell'aula
regnava un vivace chiacchiericcio.
Jasper
scarabocchiava sul proprio quaderno quando sentì una voce
bassa,
melodiosa dire
“Ciao”.
Alzò
gli occhi, sbalordito del fatto che si stesse rivolgendo proprio a
lui.
Era
seduta il più lontano possibile , ma la seggiola era voltata
nella
sua direzione. I suoi capelli erano spettinati, ma anche
così
conciata sembrava uscita dalla pubblicità di un gel. Il suo
viso
splendente era amichevole, luminoso, con l'ombra di un sorriso sulle
labbra perfette. Il suo sguardo però esprimeva cautela.
“Mi
chiamo Alice Brandon – continuò – ieri
non mi sono presentata
come si deve. Tu devi essere Jazz Cullen”
Jasper
sentì che gli girava la testa per la confusione. Si era
inventato
tutto?
Ora
era perfettamente educata. Doveva parlarle: aspettava che lo facesse.
Ma non riusciva a pensare niente di convenzionale da dire.
“Co...come
sai il mio nome?”
Fece
una risata leggera, ammaliante.
“Oh,
penso che tutti sappiano come ti chiami. L'intera scuola ti stava
aspettando”
Jazz
fece una smorfia. Sapeva che più o meno era la
verità.
“No
– insistette, come uno stupido – intendevo, come
mai mi hai
chiamato Jazz”
Sembrò
confusa. “Preferisci che ti chiami Jasper?”
“No,
Jazz mi piace – rispose lui – solo che.... tutti mi
chiamano
Jasper.... solitamente sono Jazz solo in famiglia.... i miei
genitori...i miei fratelli.....” Cercava di spiegare, ma si
sentiva
un perfetto cretino.
“Ah”
lei lasciò cadere il discorso e lui si sentì un
perfetto cretino.
Grazie
al cielo il professor Banner iniziò la lezione proprio in
quel
momento. Jasper cercò di concentrarsi, mentre spiegava
l'esercizio
del giorno. I vetrini erano in ordine sparso. Lavorando a coppie gli
studenti avrebbero dovuto separare ed etichettare epitelio di cipolla
in base alla fase mitocondriale in cui si trovavano. Senza usare i
libri. Avevano venti minuti di tempo.
“Iniziate
pure” disse il professore.
“Prima
le donne , collega?” chiese Jasper alzando lo sguardo fino ad
incontrare quello di Alice che aveva un sorriso beffardo tanto bello
da catturarlo come un'idiota.
“No,
comincia tu” rispose lei, gentilmente.
“Ok”
ribatté lui.
Voleva
pavoneggiarsi almeno un po'. Sapeva cosa cercare. Sarebbe stato
facile. Sistemò il primo vetrino sotto il microscopio e in
un baleno
mise a fuoco l'ingranditore. Per qualche istante studiò il
reperto.
Era
sicuro della sua analisi. “Profase”
“Ti
dispiace se do un'occhiata?” chiese Alice, mentre lui
rimuoveva il
vetrino dal microscopio.
Mentre
parlava prese la mano di Jasper, per fermarlo. Le sue dita erano
fredde come il ghiaccio, come se prima di entrare in classe le avesse
tenute dentro un cumulo di neve. Ma non fu per quello che Jazz si
staccò subito dalla sua presa. Quando lei l'aveva toccato ,
aveva
sentito quasi una fitta alla mano, come fossero stati percorsi da una
scintilla di corrente elettrica.
“Scusa”
mormorò lei, ritirando immediatamente la mano.
Però rimase piegata
sul microscopio.
Jasper
la guardò, mentre esaminava il vetrino più
velocemente di lui.
“Profase”
concordò , e lo scrisse in bella grafia nella prima casella
del loro
foglio di lavoro.
Estrasse
subito il secondo reperto e gli diede uno sguardo distratto.
“Anafase”
mormorò, scrivendolo immediatamente.
Jasper
fece l'indifferente. “Posso?”
Con
un sorriso lei gli passò il microscopio.
Lui
guardò nel mirino con impazienza e restò deluso.
Maledizione, aveva
indovinato.
“Numero
tre?”
Alice
allungò una mano senza guardare. Le diede il vetrino .
Sembrava
attenta a non sfiorare di nuovo la sua pelle. Gli gettò uno
sguardo
rapido , più velocemente che poté.
“Interfase”
Gli passò il microscopio ancora prima che potesse
chiederglielo.
Lui
diede un'occhiata rapida e scrisse ciò che aveva detto.
Terminarono
molto prima di tutti gli altri.
Alice
cercò di concentrarsi, di non guardarlo, ma sentì
su di sé lo
sguardo di Jasper.
“Qualcosa
non va?” gli chiese, sottovoce.
“No...
io.... - balbettò lui, visibilmente imbarazzato -
io....ecco....si.... io....ieri mi sono ….mi sono comportato
come
uno stupido... si...ecco.... ieri sono stato un vero
idiota.....vorrei che tu accettassi le mie scuse...se puoi”
Alice
sorrise, un sorriso che avrebbe sciolto il cuore del peggior
misantropo al mondo.
“Scuse
accettate”
“Di
solito non sono così..così cretino...ma
….non è un momento
facile”
“Capisco
– rispose lei – e non lo dico tanto per dire. So
davvero cosa
significa stare malissimo e cercare di uscirne...di tornare alla
normalità.... Se....se dovessi aver voglia di parlare...o
…
bisogno di un'amica...bhè....io....ecco.....sono
qui”
“Grazie...sei....sei
molto gentile e apprezzo davvero la tua offerta, ma
….questo....questo è davvero davvero un brutto
momento”
borbottò, distogliendo lo sguardo .
*TWILIGHT.
Come
potete vedere ho rielaborato un po' e adattato la famosa scena
dell'aula di biologia adattandola a Jasper e Alice. Spero che il
risultato vi piaccia.
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Capitolo 11 *** CAPITOLO 11 ***
Grazie
mille per le recensioni al 10° capitolo BringerOfDevil e
Pridence_78.
Grazie a chi ha inserito la storia fra le preferite (BringerOfDevil e
Frego) , fra le seguite (Doux_Ange) e tra le
preferite (anna71
, CheyenneB
, cullengirl
,
Doux_Ange
,
Ely_91
,HelenCullen
,
M
e M s , prudence_78
, sofy96
, stefyadry
, tenerona,
TollaCullen)....
Che ne dite dell'11° capitolo?
CAPITOLO
11
ALICE:
Entrare
in aula e trovarlo lì , intento a scarabocchiare seduto
nell'unico
banco con un posto libero scatenò in lei reazioni
contrastanti.
Nelle
settimane in cui era stato assente aveva sentito spesso parlare di
lui da Bella e Rose, ma soprattutto da Edward ed Emmett.
Erano
bastate poche parole per capire quanto gli volessero bene; adoravano
il loro fratellino e la sua sofferenza li faceva stare davvero male.
Non
aveva mai immaginato però che fosse così carino!
Emmett
era grosso, come un sollevatore di pesi professionista, i capelli
neri e ricci e gli
occhi grandi e scuri.
Edward era smilzo, meno robusto, con i capelli rossicci e spettinati
e
gli occhi verdi. *
Jasper
Whitlock Cullen – Jazz - era davvero bello: alto
e magro,ma comunque muscoloso, con capelli biondo miele,
ricci e arruffati e occhi azzurri.
I
tre ragazzi non si somigliavano affatto, ma Alice sapeva che erano
stati tutti adottati dal Dottor Cullen e dalla moglie: l'affetto che
li univa però era pari (perfino superiore!) a quello di veri
fratelli!
Alice
non aveva pensato particolarmente a lui; le dispiaceva veder soffrire
Emmett e Edward perchè si era affezionata a loro, ma non
conosceva
il fratello , né se ne preoccupava eccessivamente...
Era
già abbastanza dura essere quella
nuova
e soprattutto quella
strana....
I
pettegolezzi circolavano in fretta e la sua storia era arrivata a
Forks in diretta da Biloxi.
Mary
Alice Brandon, figlia di un gioielliere e di una casalinga.
Sua
madre era stata investita da un ubriaco, mentre attraversava la
strada e suo padre si era risposato poco tempo dopo con una donna a
cui lei non piaceva affatto ed insime avevano avuto un'altra
figlia,Cynthia, sulla quale si concentrarono le attenzioni di
entrambi.
Quando
suo padre aveva deciso di vendere la gioielleria e trasferirsi in
Europa perchè Imma voleva tornare a casa, stare vicino alla
sua
famiglia nessuno aveva chiesto ad Alice di unirsi a loro.
Suo
padre le aveva comunicato freddamente che avevano trovato per lei
un'ottima scuola che accettava studenti interni e che avrebbe potuto,
eventualmente, raggiungerli durante le vacanze.
La
scuola era gestita da una direttrice molto comprensiva ed
intelligente che si era sinceramente affezionata ad Alice e ,
intuendo il suo malessere, aveva fatto si che lo zio Charlie
s'interessasse a lei.
Il
signor Brandon aveva ceduto la tutela della figlia come fosse un peso
indesiderato.
Alice
aveva trascorso un periodo orribile, in cui era stato necessario che
ricevesse un sostegno psicologico.
Rifiutava
il cibo, non reagiva.... Sembrava avesse deciso di scomparire, di
morire lentamente.
L'affetto
di Charlie e Bella l'aveva aiutata a reagire. Loro erano diventati la
sua famiglia: una famiglia che non aveva più avuto dalla
morte della
mamma.
Gli
studenti della scuola di Forks erano stati , tutto sommato, educati,
ma distanti.
Le
parole ospedale
psichiatrico
li tenevano lontani da lei.
Solo
Rose, Emmett e Edward l'avevano accettata e le volevano sinceramente
bene.
Alice
non era assolutamente preparata a Jazz Cullen!
Non
aveva mai pensato che sarebbe stata letteralmente stregata dalla sua
voce e dai suoi occhi azzurri e profondi come l'oceano......con ombre
scure che si agitavano sul fondo...... proprio come vortici sul fondo
del mare.....
Non
avrebbe mai saputo spiegare cosa la attirava tanto verso di lui, cosa
le faceva venire voglia di aiutarlo, di farlo star bene....
Forse
perchè era come lei, era diverso.....
ALICE
P.O.V.
Jazz....
L'unico
posto libero a Biologia accanto a lui....
Non
mi piace sentirmi così.....
Sto
bene ora, ho riacquistato il controllo della mia vita....
Che
ci fai sulla mia strada ?
Eppure
non posso fare a meno di essere felice.....
Vorrei
aiutarti a superare tutto....Lo vedo che sei triste...puoi ingannare
chiunque, ma non me, perchè io
lo so... So cosa vuol
dire combattere con i propri demoni.....Avere qualcosa che ti brucia
dentro....Qualcosa che ti trasforma, che ti risucchia.... E non sei
più tu.....
Oh....si.....Lo
vedo dai tuoi occhi che non è tutto finito...che non sei
tranquillo.
Perchè
rifiuti la mia amicizia?
Ok,
non sei pronto.
Prenditi
pure tutto il tempo che ti serve Jasper Cullen:io ti ho aspettato per
un sacco di tempo e, anche se tu ancora non lo sai, io sono quella
che fa per te, lo so, lo sento.....
=
= = = = = = = = = = = = = = = = = = = == = = = = = = = = = =
Le
vicissitudini della sua vita non avevano cancellato la vera natura di
Alice.
Tutto
in lei esprimeva calore umano, gioia di vivere, tenerezza e grinta.
Bastava
soffermarsi appena due minuti sulla profonda dolcezza dei suoi
occhioni nocciola chiaro, sentire la sua voce cristallina, stringere
la sua mano ferma e decisa per esserne catturati.
Alice
aveva un fascino inconsapevole e del tutto naturale capace di
ammaliare chiunque, ma aveva anche un carattere deciso e determinato
ed aveva imparato ad essere paziente.
Jasper
Withlock Cullen non aveva scampo!
|
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Capitolo 12 *** CAPITOLO 12 ***
Eccomi qui con il
12° capitolo.
Si, effettivamente sarà un momento diverso della storia
precedente....
Che ne pensate?
Grazie, come sempre, a chi legge, a chi l'ha inserita fra le seguite
e/o le preferite e a Prudence 78 per la recensione al 10°
cap!!!
CAPITOLO
12
I
giorni passavano troppo
lentamente, secondo Jasper, il cui unico scopo era di restare a
galla, evitando, possibilmente, di attirare l'attenzione di chiunque
su di sé.
I
professori , pian
piano, riprendevano a trattarlo in maniera quasi
normale; i
compagni dapprima morbosamente curiosi, si tenevano a distanza,
scoraggiati dalla maschera d'impassibilità sul suo viso e
dal
minaccioso fiammeggiare dei suoi occhi, a casa....
Ehmhm....
a casa ,
veramente, era tutta un'altra storia.....
I
suoi genitori lo
tenevano ancora in un regime di libertà vigilata e i suoi
fratelli
non erano da meno.
Anche
volendo, poi, non
avrebbe potuto protestare. Non poteva vincere contro tutti e quattro
e, dentro di sé, sapeva anche di averla combinata davvero
grossa!
Settimana
dopo settimana
trascorsero un paio di mesi e , complici anche i resoconti entusiasti
della Dottoressa Edison, i suoi genitori decisero che era giunto il
tempo di ricominciare a fidarsi di lui.
“La
tua punizione è
finita” gli disse Carlisle, una sera, riconsegnandogli il PC,
il
cellulare e le chiavi della moto , quindi aggiunse “
comportati
bene” , scompigliando i ricci color grano di suo figlio.
Jasper
fece una smorfia
di disappunto, scuotendo la testa.
Era
felice di riavere il
portatile ed il telefonino,ma le chiavi della moto significavano
(finalmente) libertà, indipendenza, adrenalina.... Non
vedeva l'ora
di poter andare a fare una lunga, lunghissima corsa, di stare da
solo.
Era
passato troppo tempo
da quando era stato solo, veramente solo.
Amava
moltissimo la sua
famiglia, ma , per natura, amava anche la quiete e la solitudine e,
negli ultimi mesi, non c'era stato un attimo in cui non fosse, se pur
anche in stanze differenti, a pochi metri da suo padre, sua madre o i
suoi fratelli....o a scuola.....o con la Dottoressa Edison......
Sentiva
il bisogno di
correre lontano da loro, solo con se stesso.
Decise
di aprofittare
della riconquistata indipendenza già la mattina stessa,
rinunciando
ad andare a scuola con i fratelli.
Quando
lo annunciò alla
famiglia, a colazione, quattro paia d'occhi lo fissarono con la
medesima espressione ansiosa e la stessa determinazione a dominarsi.
Gli
occhi d'ambra della
mamma, quelli verde intenso di Edward, i bruni occhi di Emmett e
quelli grigio- azzurri del padre erano fissi su di lui, ma nessuno
parlava.
“Non
preoccupatevi, so
badare a me stesso” disse, facendo un piccolo sorriso.
Voleva
rassicurarli.
Sentiva
lo sguardo della
mamma in maniera particolarmente intensa.
Posò
la mano su quella
delicate di lei e annuì in silenzio alla muta preghiera nei
suoi
occhi
“Prenditi
cura di
te, fa che non ti succeda nulla. Non sopporterei di perderti, di
perdere uno di voi”
Jasper
aveva sopportato (con tutta la pazienza possibile per un sedicenne!) le
restrizioni a
cui era stato sottoposto fino a quel momento.
C'erano
stati dei giorni
in cui avrebbe voluto gridare a squarciagola “Andatevene,
lasciatemi in pace!” ma sapeva di non avere alcun diritto di
lamentarsi.
Esme
e Carlisle erano dei
genitori amorevoli , ma severi. Non credevano nella filosofia
dell'amicizia genitori e figli, quindi, benchè ripetessero
continuamente ad ognuno dei loro tre ragazzi che potevano contare su
di loro per qualsiasi cosa ed in qualsiasi momento e avessero
costruito con loro un rapporto sereno di reciproca fiducia non
esitavano a prendedere posizione , anche con decisione, qualora si
rendesse necessario. ( E con tre ragazzi di 16, 17 e 18 anni era
inevitabile che, ogni tanto, capitasse! )-
Da
quando era successa la
storia con Maria non avevano perso di vista Jasper per un solo
momento a meno che non fosse con la psicologa o con i fratelli.
Edward
ed Emmett avevano
fatto fronte compatto con i genitori. Lo spavento che il fratello
aveva fatto prendere a tutta la famiglia li aveva resi decisamente
apprensivi nei suoi confronti.
“So
badare a me
stesso!” affermò deciso, prima di uscire di casa.
JASPER:
Non
riesco a crederci!
Sono
solo, solo,
magnificamente solo!
Non
c'è la musica di
Ed, né le battute di Emmett.....
Nessun
rumore....
Non
sento su di me i
loro sguardi indagatori....
Siamo
soli: io e la
moto.
Le
sono mancato, lo
sento, lo so....perchè anche lei mi è mancata.....
Cristo!
Sembra che il
sangue abbia ripreso solo ora a scorrermi nelle vene.....
Ora
che il solo rumore
che sento è quello del vento e la musica è quella
di questo motore
che canta per me!
Jasper
era euforico.
Sentiva l'adrenalina come una scarica elettrica sotto la pelle.
Il
pensiero andare a
scuola, di trascorrere il primo giorno d'indipendenza rinchiuso in
quell'edificio di mattoni rossi gli faceva quasi mancare il respiro.
= = = = =
= = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = =
Alice
osservò con
sincera ammirazione la splendida e luccicante moto gialla e nera
ferma davanti al cancello della scuola e quando il misterioso
centauro si tolse il casco ed i pallidi raggi del sole illuminarono,
fino a farli splendere, dei ricci biondo grano sentì un
tuffo al
cuore.
L'avrebbe
riconosciuto
ovunque, anche se sembrava aver passato gli ultimi mesi ad evitarla.
Si
erano incrociati a
scuola, qualche volta e lui era stato educato, ma freddo e distante.
Non
le aveva quasi
rivolto la parola dal giorno della lezione di biologia.....
In
realtà aveva
trascorso il tempo pressochè sempre da solo, evitando,
volontariamente i contatti con qualcuno che non fossero i suoi
iperprotettivi fratelli maggiori.
Alice
deglutì lentamente
ed in pochi secondi fu, almeno apparentemente, di nuovo padrona di
sé. Si avviò verso di lui con passo deciso ed
elegante.
“Wow!
Complimenti ! É
davvvero bellissima!” esclamò vivacemente.
Lui
si voltò
immediatamente e le puntò in volto i suoi incredibili occhi
blu.
“Grazie”
rispose con
un sorriso. Il suo viso non riusciva a nasconder l'orgoglio per la
moto.
“Non
vieni dentro?”
gli chiese
Jasper
si morse il labbro
inferiore, nervoso....
“Non
ho tanta voglia di andare a scuola – ammise –
è il mio primo
giorno di libertà...il primo giorno in cui non
c'è nessuno che
vigila
su di me , niente mamma chioccia, niente
papà orso,
nessuna guardia del corpo.....”
Alice
si lasciò andare ad una risata involontaria . Mamma
chioccia e papà orso dovevano essere il Dottor
Cullen e la moglie e le guardie del
corpo,
evidentemente Emmett e
Edward....
Gli
si avvicinò
lentamente.
“Hai
un altro casco?”
gli chiese
“Io..si...ma
…..”
“Oh,
andiamo Cullen,
non vorrai goderti la libertà tutto da solo? Dammi il casco
e
vediamo cosa sapete fare voi due!”
Jasper
fu contagiato
dall'allegra incoscienza di lei. Armeggiò qualche secondo
sulla moto
e le porse il secondo casco.
“Riesci
a salire?” le
domandò , sfidandola scherzosamente
Alice
non gli rispose, ma
con un agile movimento saltò sulla moto.
“E
ora sbrigati! - gli
disse poi – prima che qualcuno ci scopra!”
Jasper
rise di cuore,
mentre accelerava e si allontanava dalla scuola a tutta
velocità.
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Capitolo 13 *** CAPITOLO 13 ***
Buongiorno !!!
Qui domenica sotto la pioggia :'( (io odioooooo il
maltempo!!! grrrr)
Ma torniamo a cose serie...Ecco
il 13° capitolo!
Leggete , leggete, leggete e ditemi che ne pensate.
Grazie a tutti e, in paerticolare a prudence_78 e feylon per le
recensioni al cap 12 ...
Baci, a presto ^______^
CAPITOLO
13
Alice
si strinse a
Jasper, che partì a tutta velocità prima che
qualcuno potesse
vederli.
Si
fermò al limitare dei
boschi, fuori Forks.
Si
tolse il casco e
sollevò il capo, lasciando che il vento gli scompigliasse i
capelli.
“Cosa
vuoi fare?”
chiese , voltandosi.
Non
si era neppure
accorto che Alice fosse scesa dalla moto, per cui fu estremamente
sorpreso di non trovarla lì.
Una
risata argentina lo
fece voltare nella direzione opposta.
“Sei
una ninjia?” le
chiese, ancora stupito.
“Può
essere - rispose
lei - Hai intenzione di passare tutta la mattina seduto sulla moto o
pensi di scendere ?”
Jasper
sbuffò, poi la
seguì.
Alice
si era seduta per
terra , le gambe incrociate e il viso verso il sole.
“Cosa
vuoi fare?” stavolta era lei che gli faceva una domanda,
senza però guardarlo.
Jasper
la spiò per
qualche secondo prima di rispondere.
“In
realtà non ho
alcun programma....Non avevo preventivato di marinare la
scuola....”
ammise, ridendo.
“Wow! Anche i bravi
ragazzi qualche
volta saltano la scuola, allora! - esclamò Alice, poi,
accorgendosi
di aver fatto una gaffes enorme sia affrettò a scusarsi
– Mi
spiace.... Io non intendevo......Sono una frana”
“Ma
no – la interruppe lui - non scusarti, non ce n'è
bisogno. E sai
una cosa? A pensarci bene è vero...no, era
vero..... Prima che combinassi l'enorme casino di cui, sicuramente,
hai già sentito parlare io ero davvero così. Un
discreto studente,
un bravo figlio, un buon fratello, almeno spero.....
Poi....il resto lo sai, anzi sono certo che a scuola circolano
almeno tre o quattro versioni diverse della mia storia, di cui
probabilmente, nessuna completamente vera!”
“É
così importante? -
chiese lei, puntandogli addosso gli enormi occhi d'ambra. Il sorriso
amaro ed il suo tono di voce sprezzante l'avevano colpita –
è
davvero essenziale essere perfetto? Ti importa realmente di tutto
ciò
che la gente inventa su di te? Sono persone che si occupano della tua
vita perché non ne hanno una tutta loro che li soddisfi!
”
“Quanta
foga! - constatò lui – E.....no,
non m'importa granché, in
effetti, di quello che inventano su di me, ma mi dispiace per la mia
famiglia. So che tutto quello che ho combinato li ha fatti soffrire
moltissimo. Mentre …..si.....prima....prima di
uscirne.....io.....io non avevo mai pensato che......che la cosa non
riguardasse solo me..... In realtà, probabilmente, non
pensavo
affatto!”
Jasper
avrebbe voluto
mordersi la lingua.
Non
sapeva spiegarsi
perché parlare con quella ragazzina mezza matta fosse
così facile.
Pareva
capace di
tirargli fuori ogni cosa!
Non
era una sensazione
piacevole: detestava perdere il controllo!
=
= = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = =
A
scuola.
Bella
sentì il cellulare
che vibrava nella tasca posteriore dei jeans.
Cercando
di non farsi
beccare dal Signor Simmons, l'insegnante di Storia, lesse il
messaggio.
'
Ciao Bells. Sono con Jasper Cullen. Ha deciso di saltare la scuola,
io vado con lui. Andrà tutto bene. Cerca di tranquillizzare
Rose e
impedisci a Ed & Emm di dare in escandescenze. Non
succederà
nulla. Scuse e...Coprimi per favore! '
Bella
sgranò gli occhi e si morse le labbra.
Edward,
seduto accanto a
lei, le rivolse uno sguardo interrogativo.
Bella
scosse la testa e
non proferì parola.
“È
una fortuna che
Ali e Jazz non frequentino le stesse lezioni di Edward e Emmett
– pensò - o quei due avrebbero dato
fuori di matto!”
Aveva
bisogno di parlare
con Rose prima di informare Edward.
'
Ho bisogno di parlarti! É
urgente!
Vediamoci in bagno, prima di andare a pranzo. Non
dire nulla a Emm!
' le scrisse.
“Che
c'è Bella? -
chiese Rose , raggiungendola in bagno. Bella non poté
non notare, senza
alcuna invidia e per l'ennesima volta, la bellezza oggettivamente perfetta dell'amica
– mi hai fatto prendere un colpo! Cos'è
successo?”
Bella
le mostrò il
cellulare e gli occhi dell'amica si spalancarono per lo shock.
“E
ora che facciamo?”
le domandò Bella, sperando che le venisse l'idea brillante
che lei
aveva aspettato per ore.
“Li
ucciderò –
dichiarò Rose, serafica – quando torneranno
farò a pezzi Alice e
Jasper per averci fatto questo! Anzi: chiederò a Emmett di
farlo.
Lui si divertirà e io non mi spezzerò le
unghie!”
Bella
rise, nonostante
l'ansia, o forse anche per quello.
“Sii
seria!” supplicò
“Io
sono seria! -
ribatté Rose – andiamo , sta tranquilla. Non farti
prendere dal
panico. Ora andiamo di là e lo diciamo a quei due
che si
arrabbieranno moltissimo. Abbiamo qualche ora per calmarli”
Le
fece l'occhiolino.
“É
impossibile non
restare affascinati da Alice. Non si accorge nemmeno di quanto sia
speciale . E se ha scelto Jasper lui è un uomo
fortunato” affermò
Bella , decisa.
“Se
tanto mi dà tanto
anche il piccolo Jazz se ne accorgerà presto!”
rispose Rose ed
entrambe scoppiarono a ridere.
“Dove
siete state? Ci
avete messo un secolo! E non si vedono nemmeno Alice e
Jasper.....”
borbottò Edward quando li raggiunsero in mensa.
“Ehm.....
io....devo
dirvi una cosa...... Jasper non è a scuola....ma non dovete
preoccuparvi di nulla: c'è Alice con lui.....”
farfugliò Bella.
“Cooosaaaa?”
esclamarono i ragazzi all'unisono
“Ali
mi ha mandato un
SMS stamattina.....” spiegò, cercando di mantenere
la calma.
L'aspetto
minaccioso di
Emmett arrabbiato la intimoriva un bel po'...
Rose
se ne accorse e mise
una mano sul braccio muscoloso del fidanzato.
“Tesoro
calmati! Stai
spaventando Bella e lei non ha nessuna colpa” disse,
dolcemente.
“Scusa
Belle, so che
non è colpa tua, ma.....” Emmett scosse la testa.
Bella
si volse verso
Edward e vide i suoi occhi fiammeggianti di rabbia.
===================================================
“Grazie
di avermi
permesso di essere qui, con te” gli disse Alice, quando
decisero di
tornare indietro.
Avevano
trascorso una
splendida giornate.
“Sono
io che ti devo
ringraziare” rispose lui, sinceramente.
Non
avrebbe mai pensato
di stare così bene con una ragazza.
Una
ragazza con un
passato complesso che lei stessa gli aveva raccontato, ma che aveva
conservato la capacità di sorridere, di dare e ricevere
affetto.
“Ahahahahhahaha.....
Cullen stai diventando sentimentale? - rispose lei, facendo
schioccare la lingua contro i denti - ora riportami a scuola prima
che Bella pensi che mi sia successo chissaché o che Edward e
Emmett
la uccidano....”
Jasper
spalancò gli
occhi per la sorpresa poi le chiese“Che vuoi dire?”
“Andiamo,
non penserai
che avremmo potuto starcene qui, indisturbati, se non avessi mandato
un messaggio a mia cugina? Immagino sia stata lei, lei e Rose, ad
impedire ai tuoi fratelli di battere a tappeto la città per
cercarti!” spiegò, scrollando le spalle , prima di
infilarsi il
casco che Jasper le porgeva.
Jasper
non aveva pensato
assolutamente ai fratelli durante quelle ore.
“Ops
- pensò
mentre infilava il proprio casco - credo di essere nei
guai!”
===============================================
Alice
scese dalla moto
per dirigersi verso la propria auto, una piccola macchina italiana
gialla.
Bella
la aspettava
insieme a Rose.
“Devi
raccontarci
tutto!” le disse quest'ultima, sorridendo, in segno d'intesa.
“E
trovare una scusa
valida per giustificarti con Charlie!” aggiunse Bella , un
po'
preoccupata.
“Oh..oh.....oh....non
avevo pensato allo zio Charlie.....” mormorò Alice
sedendosi al
posto di guida.
==================================================
Jasper
tirò un sospiro,
stampò sul suo viso il sorriso più innocente e
rassicurante che
poteva e si avviò verso i fratelli.
L'espressione
di Emmett e Edward non era esattamente amichevole.
“Ciao”
li salutò.
Si
sentiva di ottimo
umore, ma non sembrava che Emmett e Edward si sentissero allo stesso
modo.
“Ho
quasi paura di
risponderti – borbottò Edward, guardandolo in
cagnesco - perché
non so cosa potrei dire....”
“Io
no: dove sei stato
tutta la mattina mentre noi due ci tormentavamo senza sapere che fine
avessi fatto?” ringhiò Emmett
Jasper
li guardò con
aria virtuosa.
“Avanti
ragazzi! Non ho
fatto niente di male! Io non credo, anzi so benissimo che è
capitato
anche a voi di saltare la scuola!” rispose.
“Sai
benissimo che non
è la stessa cosa!”
obbiettò Edward.
“Tu
fallo un'altra volta - inveì Emm, prendendo il fratello per
il
colletto del giubbotto - e non avrai nessun bisogno di preoccuparti
che mamma o papà lo vengano a sapere!”
Jasper
si divincolò dalla presa.
“Piantala!
- replicò, stizzito - vuoi andare a riferire tutto a mamma e
papà?
Bhè sai che ti dico? Fallo! Fai come ti pare! Ma voi due
dovete
finirla di starmi col fiato sul collo! Ho fatto una cazzata,ok ,
è
vero....la più grande che potessi fare! Volete farmela
pagare per il
resto della mia vita?”
Salì
sulla moto e se ne andò prima che i fratelli potessero
rispondere.
|
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Capitolo 14 *** CAPITOLO 14 ***
Ecco
qui il 14° capitolo!!!
Grazie:
- a chi l'ha inserita
fra le preferite: Frego,
Kikka Hale,Feylon e BringerOfDevil
- a chi la ricorda: Doux Ange
- a chi la segue: Alice
Hale 89 , anna71 , CheyenneB , cullengirl , Doux_Ange, Ely_91, HelenCullen , kikiboomboom , M
e M s , Orsacchiotta
Potta Potta , prudence_78 , sofy96 , stefyadry , tenerona , titina10, TollaCullen
- a Prudence 78,
BringerOfDevil e Orsacchiotta Potta Potta per le recensioni
super-gradite!
- a chiunque la legga.
Mi scuso , in anticipo, per le parolacce,
ma.....ehm....mi pareva che in qualche caso "rendessero meglio l'idea".....
Fatemi sapere cosa ve
ne pare di questo cap, ok? Thanks.
Prossimo aggiornamento (quasi
sicuram) venerdì .
CAPITOLO
14
“Che
cavolo hai
combinato!” esclamò Edward fulminando con lo
sguardo il fratello
maggiore.
“Ioooo?
- rispose
Emmett, restituendogli l'occhiataccia – giurerei che anche
tu
non sia stato esattamente amichevole....”
“Io
non l'ho preso per
il colletto facendolo scappare!”
“No,
bhè, certo, l'hai
lasciato fare a me, ma non ti sei certo
opposto!”
Edward
scosse la testa,
sconsolato, mentre metteva in moto l'auto; era arrabbiato e
preoccupato.
“Non
serve a niente che
ce la prendiamo anche tra di noi – disse .- dobbiamo trovarlo
e
farlo prima che mamma e papà scoprano qualcosa, se
già non è
troppo tardi... Sai che in caso contrario papà
vorrà le nostre
teste su un piatto d'argento, no?”
Emmett
gemette,
coprendosi la faccia con la mano.
“Siamo
nei guai”
Non
era una domanda, ma
Edward rispose comunque:
“Sai
che ti dico ? Noi
saremo anche nei guai, ma fammi mettere
le mani sul nostro
caro fratellino
…...”
Lasciò
la frase in
sospeso, ma entrambi sapevano benissimo cosa intendeva dire.
========================================================
Jasper
era furioso. Aveva
guidato sino a Port Angels senza nemmeno accorgersene.
'Sono
stanco di essere
trattato come un bambino - pensava - e quei due
devono
piantarla di sentirsi autorizzati a controllare ogni mio movimento! '
Aveva
parcheggiato la
moto e stava per entrare in un fast food quando sentì una
voce fin
troppo familiare pronunciare il suo nome.
“Oh
cazzo!” sibilò
Edward, improvvisamente.
L'imprecazione
non sfuggì
a Emmett che si voltò immediatamente verso di lui,
chiedendosi cosa
potesse averla provocato
Erano
arrivati lì perché
un amico aveva detto loro di aver visto Jasper dirigersi verso Port
Angels.
Emmett
sentì il proprio
sangue ribollire.
'
No, per favore –
pensò - fa che mi sbagli....
'
“ 'Fanculo! ”
bofonchiò , visibilmente inquieto.
Jasper
era fermo ,
immobile al centro del marciapiede di fronte a loro e Maria
si
dirigeva , inesorabilmente, verso di lui.
Emmett
e Edward furono
accanto al fratello in un secondo.
“Jasper! - cinguettò Maria
, sarcastica – Non mi aspettavo certo di
vederti....”
“Vattene
stronza!”
sibilò Edward mentre lui ed Emmett facevano un passo avanti
,
ponendosi, protettivamente, davanti a Jasper.
Sapevano
che il fratello
avrebbe gradito la loro presa di posizione ancor meno della loro
presenza, ma non si fidavano minimamente della sua capacità
di
gestire la sua situazione.
“Edward...
Emmett, per
favore, spostatevi” disse Jasper, pacatamente.
Nessuno
dei due si mosse
di un millimetro: il bisogno di proteggerlo da lei era troppo forte!
“Ascoltate
vostro
fratello, ragazzi.... - disse lei , poi aggiunse, rivolgendosi a
Jasper – O non hai ancora smesso di piagnucolare con
papà? “
Sul
viso aveva
un'espressione sprezzante, che si trasformò in sgomento
quando
Emmett fece un passo verso di lei, torreggiando con la propria mole
sulla ragazza e afferrandole il braccio con una presa d'acciaio.
“Dammi
un solo motivo
per non cancellare quel sorriso dal tuo viso”
ringhiò, mentre
Edward tratteneva Jazz.
“Emmett
allontanati!
Lasciala ! Smettila! ”
Emmett
lanciò uno
sguardo veloce e incredulo verso Jasper.
La
stava difendendo?
Stava prendendo le parti di quella donna?
“Dico
sul serio!”
gridò rabbiosamente Jasper, liberandosi dalla presa di
Edward, con
un bagliore omicida negli occhi.
Maria
sbuffò,
soddisfatta, convinta che Jasper stesse per correre da lei.
Emmett
cercò di
controllare i propri nervi e la lasciò andare.
Lei
e Jasper si trovarono
faccia a faccia.
“Ciao
Maria”
“Ti
sono mancata?”
chiese lei. Faceva le fusa, passando un dito sul petto di Jasper.
Emmett
aveva voglia di
farla a pezzi, di spezzarle ogni osso di quelle mani, ricordando cosa
avesse fatto al fratello.
“Sei
cresciuto . Sei
più magro e più pallido, ma anche più
bello dell'ultima volta che
ci siamo visti...”
Maria
pareva incurante
del fatto che Edward e Emmett la guardassero con odio e fossero
pronti a scattare contro di lei.
Jasper
, con lo sguardo
ancora cupo, allontanò da sé le sue mani,
prendendola per i polsi.
“Come
sta tua madre ? E
il bambino?” chiese, una maschera d'
inespressività dipinta sul
viso.
Emmett
e Edward
pensarono che il fratello fosse impazzito.
Quella
donna l'aveva
quasi ucciso e lui s'informava sulla sua famiglia?
Ma
improvvisamente il
sorriso scomparve sul viso di Maria e il sangue parve defluire dal
suo volto, mentre stringeva le labbra.
Evidentemente
Jasper
sapeva ancora colpire dove faceva più male!
“Spero
che le nostre
strade non si incrocino mai più. Non è
stato affato un piacere
rivederti. - aggiunse Jasper – andiamo
ragazzi”
Emmett
e Edward lo
seguirono, lasciando Maria ferma ,per strada ; sembrava quasi sul
punto di piangere.
“Wow
fratellino,
complimenti!” dichiarò Edward, dandogli una
bonaria pacca sulla
spalla.
Si
pentì immediatamente
di averlo fatto, quando vide che nei suoi occhi c'era ancora la
tempesta.
“Hei....
ti senti
bene?” gli chiese , allora, visibilmente preoccupato,
costringendolo a fermarsi.
“Si,
credo di si....
Solo.... Non mi aspettavo di rivederla....” rispose Jasper
con voce
atona.
“Torniamo
a casa,
ragazzi, subito!”
Emmett
aveva chiuso la
discussione .
Sebbene
fosse il più impulsivo dei tre, quello che non si soffermava
troppo
a riflettere prima di agire, il giocherellone che organizzava scherzi
che divertivano tutti....Emmett aveva sempre preso molto sul serio il
proprio ruolo di fratello maggiore.
Ciò
che era successo a Jasper era, per lui, una grossa sconfitta
personale.
Non
riusciva a non pensare che avrebbe dovuto rendersi conto che c'era
qualcosa che non andava prima che fosse troppo tardi.
Sapeva
che lui e Edward erano intelligenti, maturi e (tendenzialmente)
in grado di badare a sé stessi, ma ,decisamente, si sentiva
più
sicuro quando poteva a guardar loro le spalle!
Fortunatamente
, almeno
per Jasper, nessuno dei suoi genitori era in casa quando loro
arrivarono.
Parcheggiò
la moto in
garage e seguì i suoi fratelli, senza dire nemmeno una
parola finché
non furono in casa, seduti al tavolo della cucina.
Emmett
e Edward non
riuscivano a togliergli gli occhi di dosso.
Erano
arrabbiati, ma
soprattutto molto preoccupati .
Jasper
li guardava come
un condannato a morte.
“Mi
dispiace” fu
tutto quello che riuscì a mormorare
“Ti
dispiace?”
ripeté
Edward, sconvolto e, ancora una volta, fu Emmett a prendere in mano
la situazione.
“Ci
hai fatto prendere
uno spavento terribile sai? - chiese, rivolto a Jasper poi, mettendo
una mano sulla sua spalla e una su quella di Edward continuò
– ma
siamo i tuoi fratelli e saremo sempre al tuo fianco , qualsiasi cosa
faccia! E.....non dispiacerti per noi, fratellino,
pensa a quando dovrai raccontare tutta questa divertente
storiella a mamma e
papà!”
Edward
rise, suo malgrado
e Jasper gemette , lasciando cadere la testa fra le braccia, sul
tavolo.
|
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Capitolo 15 *** CAPITOLO 15 ***
Salveeee!!!
Mille grazie a chiunque segue
questa storia e , particolarmente a: Orsacchiottta potta potta,Prudence
78, Kikka Hale e BringerOfDevil per le recensioni al cap 14!!!
CAPITOLO
15
Bella
osservò Alice che
apparecchiava la tavola.
Preparavano
sempre la
cena per Charlie perchè lui piaceva un mondo mangiare
insieme e
loro lo viziavano parecchio.
Era
pensierosa.
Sapeva
che Jasper l'aveva
colpita e rispettava il fatto che Alice, solitamente così
espansiva
ed estroversa, fosse molto riservato riguardo ciò
che davvero le stava a
cuore.
“Zio
Charlie devo dirti
una cosa” disse , non appena ebbero finito di cenare.
Bella
fece per alzarsi,
ma lei la fermò “Non andartene, non è niente
che tu non
sappia già”
“Dimmi
pure Alice”
rispose Charlie ,ansioso.
Adorava
le
sue ragazze,
ma ogni tanto il fatto di crescere da solo due adolescenti lo metteva
parecchio in difficoltà.
“Oggi
ho saltato la
scuola” affermò semplicemente Alice.
“Cosa?
E perchè
avresti saltato la scuola?”
Bella
si morse le labbra
per non ridere. Nemmeno quando era arrabbiato Charlie riusciva ad
essere veramente severo con Alice.
“Non
c'è un valido motivo, in realtò...No, si ,
c'è....ma non è un
motivo che tu
riterresti valido”
“Potrei
saperlo per
giudicare personalmente?”
“Ho
fatto compagnia ad
una persona.....”
“Chi?”
“É
importante saperlo?
Ho saltato la scuola. Te lo sto dicendo perchè non voglio
che lo
venga a sapere da qualcun altro e non voglio mentirti ….
Cos'altro
importa?”
“Piccola
sai che posso
scoprirlo anche da solo, vero? Sono lo sceriffo.
Preferisco
che me lo dica tu....”
“Prometti
che non te la
prenderai con lui!”
“Lui?”
Alice
annuì e Charlie si
schiarì la voce e continuò “Promesso.
Ora parla”
“Jasper”
“Chi?'”
“Jasper”
Improvvisamente
l'espressione di Charlie cambiò.
Ci
aveva messo un bel po' a digerire il fatto che Edward Cullen uscisse
con la sua bambina
ed ora : suo fratello e la sua amata nipotina?!
Era
davvero troppo!
“Ho
capito bene? - chiese, rivolgendosi ad entrambe le ragazze –
Jasper
Cullen
?”
Pronunciò
il cognome
come fosse una malattia contagiosa.
“Zio
Charlie non devi
prendertela con nessun altro ! Sono io che ho sbagliato, gli altri
non c'entrano. Smetti di spaventare Bella fissandola in quel
modo!”
esclamò Alice.
“Se
permetti posso decidere da solo con chi prendermela! Quei
Cullen!
Non bastava Edward ora ci si deve mettere anche suo fratello! Cosa
vuole questo impiastro
da
te?”
Charlie
sembrava
parecchio seccato.
“Non
vuole niente, zio. Non c'è niente tra di noi. É
solo un amico; non
mi ha nemmeno invitata ad andare con lui: sono stata io a
chiederglielo! E non chiamarlo impiastro!”
Charlie
scosse la testa.
Aveva sperato, dopo Bella e Edward, di avere un attimo di tregua
prima di doversi tuffare, di nuovo, a capofitto nelle vicende
sentmentali di due teenagers.
“Sei
in punizione:
niente shopping per un mese!" dichiarò.
Alice
era un vera fashion
victim. Adorava la moda. Privarla dello shopping era colpire basso,
ma Charlie sapeva che stava facendo solo il proprio dovere.
“Non
ti sembra di
esagerare? In fondo non ho fatto nulla di che....”
“É
proprio perchè
non voglio che combini qualcosa che lo faccio, tesoro.”
Alice
fece un smorfia, ma
accettò la punizione.
In
fondo sapeva che
sarebbe arrivata quando aveva deciso di confessare.
Certo
un mese senza
shopping sarebbe stato lunghissimooooooooo!!!!
===================================================
Esme
sollevò gli occhi
dal libro che stava leggendo e si voltò verso Carlisle che ,
fino a
quel momento , aveva studiato con estrema attenzione una cartella
clinica.
“Hanno
bussato?” gli
chiese.
Lui
la fissò per qualche
secondo, prima di mettere a fuoco, poi rispose
“Non
so...Io...ehmmm....ero molto
concentrato”
Toc...toc....
Stavolta
nessuno dei due
ebbe alcun dubbio.
“Avanti”
dissero, in
coro.
Jasper
sospirò prima di
aprire la porta.
Sotto
sotto aveva sperato
fino all'ultimo che i suoi genitori stessero dormendo.
Esme
lo guardò,
preoccupata, non appena mise piede nella stanza.
Non
capitava spesso che i
loro figli entrassero in camera da letto, ora che erano grandi.
“Qualcosa
non va? - gli
chiese – vieni tesoro, entra, siediti”
Carlisle
posò la
cartella sul comodino accanto a sé e si dipose a dedicare al
figlio
tutta la propria attenzione.
Jasper
si sedette
sull'enorme letto dei genitori, di fronte a loro, con le gambe
icrociate davanti a sé e le mani sulle ginocchia.
“In
realtà non c'è un buon
modo per dirvelo.... o per lo meno io non lo conosco.....-
cominciò
, poi vedendo lo shock sui loro visi aggiunse immediatamente
– no,
non fraintendetemi: non è successo nulla di brutto! Niente
tagli
e nessuna cazzata di quel genere”
“Jasper!”
lo riprese
suo padre.
Non
gradiva il linguaggio
poco educato, ma si sentì infinatamente sollevato sentendo
le parole
del figlio!
“Scusa,
volevo dire nessuna stupidaggine.
Solo che ….stamattina mi hai restituito le chiavi della moto
e
io....ehm...... non sono riuscito ad entrare a scuola. Avevo bisogno
di stare solo , volevo godermi un po' di libertà.....
così ho
saltato la scuola”
Gli
occhi di Esme
divennero grandi il doppio e Carlisle lo guardò severamente.
Sospirò,
quindi gli
chiese “C'è dell'altro?”
Jasper
guardò negli
occhi prima lui poi Esme.
“Volete
che vi racconti
tutto ora? Possiamo parlarne domani mattina.... Io...ehmm....non
voglio che perdiate il sonno per questa storia....” disse.
Carlisle
fissò suo
figlio minore.
In
tutti quegli anni
aveva sentito frottole impossibili, giustificazioni campate in aria,
storie strampalate , scuse pazzesche ma quelle parole sicuramente
sarebbero entrate di diritto nella classifica delle 10 frasi
più
assurde dei ragazzi Cullen!
“Jasper
mi prendi in
giro?” gli chiese
“Noi
non riusciremo
comunque a dormire , quindi, tesoro, parla” aggiunse Esme.
Sentiva
il suo cuore
battere all'impazzata, aveva quasi l'impressione che le scoppiasse
nel petto da un momento all'altro e le sembrava di non avere
più
sangue nelle vene, ma si sforzò di sembrare tranquilla.
Jasper
si passò una mano
fra i ricci scompigliati, arruffandoli ulteriormente.
“Io...ho
guidato fino a Port Angels.....Non avevo in mente di arrivare fin
là....volevo solo stare solo e tranquillo... Ma in
realtà non è
stato proprio così perchè appena arrivato ho
incontrato Maria.
Non dovete preoccuparvi: sto
bene!
Abbiamo parlato; le
ho detto che non voglio vederla mai più. Non
scapperò in
bagno a tagliarmi con la prima cosa affilata che mi capita a tiro,
davvero!”
disse.
Sperava
con tutto il cuore che i suoi genitori si accontentassero di quella
spiegazione.
“Dov'erano
i tuoi fratelli mentre tu bighellonavi allegramente mentre saresti
dovuto essere a scuola?” domandò Carlisle.
Jasper
si morse la labbra e non rispose.
“Jasper
rispondi per favore” disse Esme, dolcemente.
Tutto
quello che avevano dovuto superare negli ultimi mesi faceva sembrare
una stupidaggine l'ultima bravata di Jasper, ma sia lei che Carlisle
sapevano che era loro dovere essere severi, se necessario, e non
ridere delle mascalzonate dei figli.
“Che
c'entrano loro in questa storia? - disse Jazz – io ho
sbagliato e
sono venuto qui a raccontarvi tutto. Non voglio che pensiate di non
potervi fidare di me dopo la storia di Maria. Non è
così. Sto
cercando di dimostrarvelo, anche se ora può suonare
stano....”
“Puoi
andare in camera tua, ora. Questa storia non finisce qui: ti
raggiungo più tardi. Ora ho bisogno di parlare con tua
madre”
replicò Carlisle e Jasper lasciò la stanza in
silenzio.
Esme
osservò suo marito alzarsi ed infilare la vestaglia.
Gli
aveva comprato lei quella vestaglia. Blu perchè faceva
risaltare i
suoi occhi.
Non
potè trattenersi dal pensare che era un uomo molto bello e
affascinante, oltre che un ottimo medico, un padre meraviglioso ed il
miglior marito che avrebbe mai potuto desiderare.
“Dove
vai?” gli
chiese.
“A
dare la buona notte
ai nostri figli - rispose lui , senza riuscire, nonostante tutto a
trattenersi dal rivolgerle un sorriso - a meno che non preferisca
parlare tu con loro”
Esme
fece una buffa
smorfia.
“Hai
la mia completa
fiducia, lo sai” gli disse, sinceramente.
“E
fare il poliziotto
cattivo
non ti piace!” ribatté Carlisle, lanciando un
frecciatina, prima
di uscire dalla stanza.
|
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Capitolo 16 *** CAPITOLO 16 ***
Salveee!!!
Eccoci (io e il 16° cap!) qui!!!
Come
va? Che ne pensate di questo capitolo?
Grazie
mille cari lettori e recensori (Prudence 78, Orsacchiotta potta potta
e Edvige 86 )
Alla
prox (al 99% sarà venerdì ) …..
CAPITOLO
16
Pochi
istanti dopo,
sentendosi un po' più composto, ma non per questo meno
arrabbiato e
deluso Carlisle si avviò verso le stanze dei figli a
svolgere il più
ingrato dei compiti paterni.
Si
fermò appena fuori
dalla porta , percorso da un brivido d'ira.
Come
avevano poturo ,
i suoi figli, essere tanto sconsiderati?
Emmett
…..Edward e,
ovviamente,Jasper............pensava avessero più giudizio!
Emmett
'
So di non essere un
tipo calmo e riflessivo, a differenza dei miei fratelli. Mi piace
pensare a me stesso come ad un uomo d'azione, sono decisamente un
impulsivo.
Non
è la prima volta
che sono nei guai , ma stavolta è diverso.
Non
sono i miei
guai!
Non si parla di una delle mie solito stupidaggini!
Parliamo
di Jasper
e di quello che gli sarebbe potuto succedere se....se non fossimo
arrivati in tempo ? O se non fossimo stati fortunati? O se non fosse
stato abbastanza forte?
Non
lo so; onestamente
non lo so, ma so che non avrei risposto di me e delle mie azioni se
quella cagna gli avesse fatto ancora del male!
Il
punto è che io non
mi sono accorto che non era a scuola fino a quando non ce l'ha detto
Bella, all'ora di pranzo.
Avrei
dovuto
aspettare, accertarmi che fosse in classe.....non so cosa avrei
dovuto fare, ma so, di certo, che avrei dovuto fare qualcosa!
Oh
certo se papà non fosse stato così “sveglio”
da lasciargli prendere la moto tutto questo enorme casino non sarebbe
successo, ma lui si fidava....
Questo
è un suo
difetto: si fida sempre troppo delle persone.
Io
non credo che
Jasper fosse ancora pronto..... '
Emmett
camminava su e giù
per la propria stanza, incapace di stare fermo, sempre più
impaziente, man mano che i minuti passavano.
Sentir
bussare alla porta
della propria stanza lo fece sussultare.
“Posso
entrare?”
chise suo padre.
Non
entrava mai nelle
loro camere senza bussare e mai senza chiedere permesso!
“Entra
papà!”
borbottò Emmett .
La
sua visita era quello
che si aspettava, sapeva che sarebbe arrivato, ma vederlo lì
lo mise
un po' in ansia.
“Ti
aspettavo”
aggiunse infatti.
“Immagino.
Posso
sedermi?”
Emmett
annuì e Carlisle
prese posto sul divano in pelle nera, facendogli cenno di sedersi
accanto a lui.
“Com'
è successo?”
gli chiese.
Emmett
sospirò. Sapeva
benissimo di cosa parlava.
“Io
non lo so.
Sinceramente pensavo che Jasper fosse in classe.... -
borbottò –
non potevo immaginare che fosse in giro con la moto....”
“Mi
aspettavo che tu e
Edward vigilasse un po' di più su vostro fratello, data la
situazione....” disse Carlisle.
“Mi..Io...Mi
dispiace”
“Lo
so che ti dispiace”
“Non
...non volevo....”
“Gli
incidenti
capitano. Ma questa è una cosa che non sarebbe dovuta
succedere!
Jasper e Maria! Tremo al solo pensiero che le cose sarebbero potute
andare diversamente....”
Emmett
annuì.
“Sei
in punizione: per
una settimana solo casa e scuola” affermò Carlisle.
Emmett
fece una smorfia,
ma non si oppose.
Era
abbastanza grande per
accettare le conseguenze delle proprie azioni e sapeva che
l'inseguimento di Jazz a Port Angel non sarebbe piaciuto ai suoi
genitori.
“Non
dici nulla?” gli
chiese suo padre, abbastanza stupito.
“Cambierebbe
qualcosa?”
domandò Emmett per tutta risposta.
“Vorrei
sapere cosa ne
pensi” ammise Carlisle.
“È
stato stupido inseguire Jazz senza avvisarvi. É stato
stupido non
accorgerci che non era a scuola...È
stato stupido lasciare che Maria gli si avvicinasse”
dichiarò il
ragazzo.
Edward
'Sono
quasi tentato di
scappare dalla finestra. Perchè non lo faccio? Oh
bhè...è ovvio.
So che fra poco papà sarà qui. É
sempre lui che si occupa di
queste cose. Ma non sono un bambino di cinque anni che ha paura di
essere sculacciato! Cavoli! Ho diciassette anni , sono abbastanza
grande per affrontare una discussione.
Non
è la prima volta
che sono nei guai (anche se stavolta non è colpa mia e
strangolerei
volentieri Jasper per averci cacciato in questo pasticcio!) , so che
alla fine andrà tutto a posto, ma questo non significa che
non mi
dispiaccia esserci in mezzo! '
Carlisle
bussò alla
porta.
“Posso
entrare?”
chiese, come sempre e , come sempre, Edward rispose
“Entra”
Carlisle
si chiuse la
porta alle spalle e guardò il suo secondogenito.
Edward
lesse la delusione
nei suoi occhi.
“Papà
io...” provai
a dirgli, ma si fermò rapidamente perchè non
c'era nulla che
potesse dire per scusarsi.
“Ti
faccio la stessa
domanda che ho fatto a Emmett: Com' è successo?”
“Io
non lo so.
Pensavamo che fosse in classe!”
“Edward
tu e Emmett sapete che questo è un momento particolare
per
Jasper in cui ha bisogno del sostegno e del supporto di tutti
noi !
- Carlisle guardò Edward che era, sicuramente, il
più emotivo fra i
suoi ragazzi e capì che si sentiva in colpa per quello che
era
successo – mi spiace dirtelo, ma sinceramente, mi aspettavo
un po'
più di collaborazione da parte vostra”
“Io....io
non so che
dire..... Mi dispiace”
“Lo
so, figliolo , ti
credo,ma...So che probabilmente penserai che non è giusto,
ma prima
immagina cosa sarebbe successo se Maria avesse avuto ancora una
possibilità con Jasper...” disse Carlisle.
“Che
vuoi dire?” lo
interruppe Edward.
“Che
sei in punizione. Esattamente come i tuoi fratelli. Per una settimana
solo casa e scuola” dichiarò Carlisle.
“Non
è giusto. Non
sono stato io a saltare la scuola e a scappare a Port Angel
!”
ribattè Edward.
“No,
infatti tu ed
Emmett siete quelli che, quando l'hanno scoperto, non si sono
preoccupati di avvisare me o vostra madre. Quelli che l'hanno
rincorso a Port Angels pensando a chissachè...
Non
vi sto punendo per quello che ha
fatto
vostro fratello , ma per quello che non
avete fatto
voi !”
“Io
penso che tu sia
ingiusto e irragionevole!” replicò suo figlio.
“Io
invece ti conosco e
so che capisci. Ma so anche che ora sei troppo arrabbiato per
ammetterlo.
Jasper
Jasper
si sentiva
terribilmente in colpa.
Era
seduto sul letto , a
testa bassa, le ginocchia strette al petto.
Sentì
bussare alla
porta.
“Entra
papà!”
Aveva
quasi gridato.
Carlisle
entrò e si
sedette di fronte a lui, sul letto.
Jasper
sollevò la testa
e lui notò che era sconvolto.
“Ho
incasinato tutto di
nuovo,
vero?” chiese, in un filo di voce.
“Oh
Jasper! - disse
Carlisle. Avrebbe voluto stringerlo a sé e dirgli che era
tutto a
posto e che non era successo niente, ma sapeva che non era il
momento, non ancora - Smetti di vedere le cose in maniera
catastrofica!”
“Non
lo sono?” chiese
il ragazzo
“NO!”
affermò deciso
suo padre.
“Quindi
non sono nei
guai?” domandò ancora
“Dipende
da cosa
intendi per guai. Sei in punizione. Per una settimana solo casa
scuola e niente moto fino a nuovo ordine. Stavolta voglio essere
certo che non sia il veicolo di fuga verso la libertà. E
verrai a
fare volontariato in ospedale, almeno una volta alla settimana fino a
che io non riterrò che sia sufficiente!”
Jasper
gemette.
Aveva
perso di nuovo
la moto!
Carlisle
si era già
alzato quando disse “Non prendertela con Emmett e Edward
papà,
loro non c'entrano!”
“Jazz
credo che tu
abbia abbastanza problemi senza preoccuparti anche dei tuoi
fratelli!”
rispose
Carlisle, prima
di lasciare la stanza.
Carlisle
Ero
davvero sollevato.
Era
finita.
Avevo
parlato con tutti e
tre i miei figli ed ero sopravvissuto.
In
effetti mi avevano
davvero sorpreso.
Emmett,
in particolare,
si era comportato davvero in modo maturo.
Sentiva
il cuore pieno
d'orgoglio per suo figlio e per l'uomo che stava diventando.
Fece
una smorfia
ripensando ,invece a Edward e Jasper.
Era
ancora arrabbiato e
preccupato, ma se , per un momento , provava ad accantonare i
sentimenti negativi...c'era anche un po' di sollievo.
Si,
sollievo perchè,
alla fine, ringraziando Dio, non era successo nulla e
perchè...in
fondo il fatto che Emm stesse diventando un uomo che presto avrebbe
intrapreso la propria strada, lo rendeva, contemporaneamente, felice
ed ansioso perciò era contento, tutto sommato, che i figli
minori
fossero ancora, in tutto e per tutto, dei ragazzini...
Certo,
se solo fossero
stati un po' meno movimentati …...
|
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Capitolo 17 *** CAPITOLO 17 ***
Buongiorno!!!
Ecco qui il 17° capitolo!
Grazie
a tutti: chi legge, segue
(Alice
Hale 89 -
anna71
-CheyenneB - Cinzietta89 -cullengirl- Doux_Ange - Ely_91 - HelenCullen - kikiboomboom - M
e M s
- noraa
- Orsacchiotta
Potta Potta
- prudence_78
- sofy96
- stefyadry
- tenerona
- titina10
- TollaCullen )
recensisce
(Kikka
Hale, BringerOfDevil, Orsachhiotta Potta Potta, Prudence 78)
e
chi
l'ha
inserita fra le seguite (Doux_Ange-Jilly) e
le preferite (BringerOfDevil - Feylon - Frego -
Kikka Hale ).....
Spero
mi facciate sapere che ve ne pare anche di questo cap!
Al
18°, allora... (sarà lunedì, quasi
sicuram ).....
CAPITOLO
17
Jasper
scosse la testa e
i capelli gli piovvero sugli occhi. Sbuffò, tentando di
spostarli.
Tentativo
inutile.
I
suoi ricci non erano
mai stati docili e dopo quattro ore di volontariato
all'ospedale si sentiva stanco, seccato e anche un po' sporco.
“Che
idea ti è
venuta papà di condannarmi a questo supplizio?”
pensò,
irritato mentre continuava a raccogliere le foglie nel parco.
Avrebbe
desiderato andare
a casa e fare una lunga doccia.....
“Non
ci credo! Che ci
fai tu qui?”
Una
voce allegra e
squillante lo fece voltare.
Mary
Alice Brandon – Alice - era
lì, a pochi passi da lui con in mano una tazza di
caffè bollente, almeno a giudicare dal vapore e dal profumo.
Jasper
le sorrise,
sinceramente felice di incontrare una faccia amica.
“Faccio
volontariato
e tu? ” le rispose, facendo però una buffa smorfia.
“Io
faccio
volontariato qui! Ogni mercoledì, da quando mi sono
trasferita a
Forks, ma non ti ho mai visto!”
ribatté lei, guardandolo,
con le palpebre socchiuse.
Jasper
notò la divisa
dei volontari (quell'orribile divisa di un indefinito grigio che
addosso a lei sembrava diventare bella) sotto il cappottino rosso.
“Oh....si....bhè...io
ho........ appena cominciato......” borbottò,
incespicando sulle
parole.
Se
qualcuno glielo avesse
fatto notare avrebbe sicuramente negato e non sarebbe riuscito
assolutamente a spiegarne il motivo, ma la presenza di Alice lo
imbarazzava...
“Capisco
– disse lei
– ti va una pausa caffè?”
“Io....non
so se....non
so se è il caso...” rispose, guardandosi intorno.
Era
convinto che se suo padre lo avesse sorpreso a battere la fiacca gli
avrebbe fatto fare una figuraccia di fronte a Alice.
“Andiamo
Cullen! Non ti
sto proponendo una fuga: solo un caffè! - esclamò
lei e , notando
la sua titubanza, aggiunse – e va bene aspettami qui. Porto
un
altro caffè”
Scappò
via di corsa e
tornò dopo qualche minuto con in mano 2 bicchieri fumanti,
le guance
rosse per la corsa e gli occhi brillanti.
“Andiamo
a sederci di
là” disse, indicando con lo sguardo una panchina.
Jasper
la seguì in
silenzio, grato per il caffè caldo.
“Su
Cullen , sputa il
rospo: che ci fai qui? C'è qualche bella infermiera su cui
stai
cercando di fare colpo? O è una paziente?”
scherzò Alice.
Lui
scosse la testa,
facendo cenno di no.
“Sei
completamente
fuori strada!” dichiarò.
Alice
cominciò a
sorseggiare il proprio caffè, senza fare altre domande.
Jasper
la guardò per
qualche minuto, in silenzio, poi ammise “In realtà
è stato mio
padre a costringermi a fare il volontario...fa parte della mia
….ehmmm.....punizione.....”
Alice
rise, una risata
simile a campanelli d'argento.
“Non
c'è nulla da
ridere!” dichiarò Jasper,seccato.
“Sei
in punizione per
aver saltato la scuola due giorni fa? “ chiese lei
Lui
annuì e aggiunse
“Non è divertente!”
“Si
che lo è. Anch'io
sono in punizione. Essere in punizione non è affatto
divertente: un
mese senza shopping è assolutamente una vera
crudeltà, ma se mio
zio Charlie sapesse che il servizio all'ospedale è la tua
punizione
sarebbe sicuramente arrabbiatissimo! “ spiegò
“Cosa
gli ho fatto?”
chiese Jasper , sincerante stupito.
Ricordava
bene lo
sceriffo Swan, il padre di Bella, ma non pensava di aver mai fatto
nulla che potesse infastidirlo.
A
meno che.... OH
OH OH! Lo sceriffo Swan ce l'aveva con lui perché Alice era
andata a
fare un giro in moto anziché andare a scuola!
Chissà cosa aveva
immaginato.....
“Edward
mi ucciderà !
” gemette, colpendosi la fronte con una mano
“Ma
no, non lo farà! - lo rassicurò Alice - i
tuoi fratelli ti vogliono bene.
Sei fortunato ad averli”
“Tu....tu
….non....”
bofonchiò Jasper
“Ho
una sorellina. Una
sorellastra , veramente. Mio padre si è risposato dopo la
morte
della mamma. Loro sono andati via di qui, in Europa. Io e Cinthya
praticamente non ci conosciamo. Ma ho Bella e lo zio Charlie. Loro
sono la mia famiglia. Sono un padre e una sorella per me. E
c'è
Rosie che è l'amica migliore che potessi sognare di avere.
Mia madre
diceva sempre che la felicità è trarre
il massimo da ciò che si
ha ed io ho intenzione di seguire il suo
consiglio!”
Raccontò
Alice, gli
occhi rivolti al cielo e il viso sereno.
“Sai
che sei
incredibile?” fu il commento di Jasper.
“Uhm..si,
me l'hanno
già detto , Cullen. Non farti troppe domande. Vivi la vita
come
viene”
rispose
lei, divertita.
“L'ultima
volta che
l'ho fatto....bhè , lo sai, ho fatto un casino!”
“Che
c'entra? Hai
sbagliato, ma dagli errori si impara e non sembri uno stupido. Sono
convinta che non farai più quelle cose orribili. Anche io ho
fatto
le mie brave cretinate, ma questo non significa che
le
rifarei! É andata così. Che senso ha stare sempre
a rimuginare? -
dichiarò lei, seria – ed ora torno al
lavoro. E credo
dovresti farlo anche tu. Quel dottore biondo alla finestra del terzo
piano lassù non è tuo padre? Ciao ciao
Dottor Cullen”
Alice
fece un gesto con
la mano verso quella direzione e Jasper avrebbe giurato di vedere suo
padre che rideva.
=================================================
“J
aaaaaaaa s p eeeeeeeee rrrrrr ”
Jasper
deglutì
nervosamente sentendo Edward che lo chiamava.
“Edward,
tesoro,
potresti cortesemente ricordarti che in questa casa non c'è
nessuno
con problemi d'udito? Mi piacerebbe che le cose non
cambiassero”
disse Esme, che si trovava per le scale mentre Edward chiamava il
fratello.
“Scusa
mamma” mormorò
lui facendo i gradini a due a due per arrivare alla mansarda.
“Che
c'è stavolta?”
gli domandò Jasper vedendolo scuro in viso.
“Lo
Sceriffo Swan”
dichiarò Edward senza aggiungere altro.
“Oh”
sospirò Jasper.
“Oh?
Tutto qui? Ero al
telefono con Bella. Suo padre, grazie a te, mi odierà di
nuovo!”
“Non
può odiarti Ed.
Non hai fatto nulla.....”
“Vero:
Io non ho fatto
nulla. Ma tu devi stare lontano da Alice! Non voglio che combini
guai!”
“Non....non....io
e
Alice abbiamo parlato qualche volta...Non siamo nemmeno
amici....”
borbottò Jasper.
'
I tuoi fratelli ti vogliono bene '
aveva detto Alice.
Jasper
sapeva che era
vero.
Sollevò
gli occhi per
incontrare quelli verdi del fratello.
“Io
e Alice non siamo
amici Edward. Puoi stare tranquillo. Non combinerò nessun
guaio .
Posso tranquillamente fare a meno di parlarci se la cosa rende
più
tranquillo lo sceriffo” dichiarò deciso, e
lasciò la stanza,
prima che suo fratello avesse il tempo di rispondere.
“Edward
sei un egoista!
Un egoista ed un coglione!” sibilò Emmett entrando
nella stanza
qualche secondo dopo.
Edward
lo guardò
stupito.
“Sei
impazzito?” gli
chiese, per tutta risposta.
“No,
il matto qui non
sono io! - ribadì Emmett - veramente non capisci cos'hai
fatto?”
“Piantala
Emm! Se devi
dirmi qualcosa fallo chiaramente senza girarci intorno!”
disse,
seccato.
“Con
piacere! - sbottò
Emmett – non c'è niente al mondo oltre a Bella?
Capisco che ci
tieni a lei, ma il mondo non può girare intorno a voi due!
Hai
appena chiesto a Jasper di stare lontano da Alice!”
“Stavi
origliando? -
domandò – Si, l'ho fatto e con questo? Avrai
sentito che Jasper ha
detto che non sono nemmeno amici!” aggiunse
“Ma
quanto puoi essere stupido?!
Quella ragazza può essere la cosa più bella che
sia capitata a
Jasper e io sono assolutamente convinto che abbia diritto ad essere
felice esattamente come me e come te!
Soprattutto dopo quello che gli ha fatto Maria ! E tu cosa fai? Gli
chiedi di non parlarci solo perché non vuoi che il padre di
Bella
se la prenda con voi, con te! Non dirmi che questo non è
l'atteggiamento più egoista che ci sia!”
affermò Emmett , gli
occhi scuri fiammeggianti di rabbia.
“Jasper
non …..a lui
non piace Alice.....” mormorò Edward.
“Oh,
certo, questo è
il tuo modo di scaricarti la coscienza? Bhè, se sei
tranquillo fa
pure. I miei complimenti Edward!”
“Da
quando sei tu quello che decide cosa si deve o non si deve fare?
Jasper
ha detto che lui e
Alice non sono amici!”
urlò Edward
“Jasper
ha detto che
lui e Alice non sono amici? - ripeté Emmett – Ok.
Continua a
pensarla così! Spero che sarai soddisfatto di essere felice
alle
spalle di nostro fratello!”gridò Emmett a sua
volta.
Edward
uscì sbattendo la
porta.
Emmett
le seguì qualche
secondo dopo.
Incrociò
Jasper in
corridoio.
“Stanne
fuori!” sibilò.
“Jasper.....
- Emmett
provò a farlo ragionare – è una cosa
fra me e Edward”
“No!
No Emmett! No! Non
è una cosa fra te e Edward!
“ ribadì,
irremovibile.
“Jazz,
davvero, stanne
fuori! Non è una cosa che ti riguarda!”
“Ma
sul serio non
capisci? Come puoi dire una cosa del genere? Non è una cosa
che mi
riguarda? No? E allora, per favore, spiegami chi è
più coinvolto di
me!”
“É
una discussione
fra Edward e me su una divergenza di opinione. Punto e
basta!”
“Stronzate!
Io sono
l'argomento! Ti rendi conto che sei tu quello che non c'entra niente?
Ho parlato con Edward ed eravamo d'accordo sul fatto di tenere fuori
Alice...Tu....Tu che diritto hai di immischiarti e di decidere che
è
la scelta sbagliata?! Te lo dico io: nessuno! Sei
tu quello
che avrebbe dovuto starne fuori! Anzi: da adesso in poi mi farai il
piacere di smetterla di pensare che ho bisogno della baby bitter
perché non mi serve? Hai capito? Non mi serve che stia
sempre alle
mie spalle ad aspettare che cada!”
Jasper
voltò le spalle
al fratello e si chiuse nella propria stanza.
|
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Capitolo 18 *** CAPITOLO 18 ***
Salveee!!!
Come promesso ecco il 18° capitolo!!!!
Mille
grazie a chiunque legga e segua questa storia e , particolarmente, ha
chi ha recensito anche il precedente cap (BringerOfDevil, Kikka Hale,
Orsacchiotta Potta Potta, Prudence 78, Selene Krystal).
Di
questo che ve ne pare?
CAPITOLO
18
Edward
Edward
era furibondo.
Continuava
a camminare su
e giù per la sua camera, non riuscendo a stare fermo.
Se
non fosse stato in
punizione sarebbe sicuramente corso da Bella.
Lei
avrebbe saputo plcare
le sue ansie...
'
Ma
che dico? - si chiese, sincerante
stupito – allora
Emmett ha ragione....Conta davvero solo
Bella?....”
Edward,
emozionale e
apprensivo, era realmente confuso.
Si
sedette sul letto a
pensare.
'
Sono in punizione . Di chi è la colpa? Di Jasper che ha
pensato di
saltare la scuola il giorno stesso in cui papà gli ha ridato
la
moto! Ho litigato con Emmett perché lui pensa che io sia un
egoista.
Perché? Perché ho chiesto a Jasper di non
incasinare le cose fra me
e Bella, lasciando in pace Alice. Jasper dice che loro non sono
nemmeno amici mentre Emmett è convinto di sapere tutto solo
perché
è il più grande.... Ma Jasper saprà
bene come stanno le cose no? E
se invece Emm avesse ragione? Jasper ultimamente ha ne ha fatta una
dietro l'altra...... Comunque Emmett non aveva alcun diritto di
mettersi in mezzo e di darmi dell'egoista! '
Emmett
Se
c'era una cosa che
Emmett detestava con tutto se stesso era essere costretto a stare
fermo, in particolare quando era nervoso.
Decise
di sfogare il
proprio malumore in giardino, facendo qualche tiro a pallacanestro.
Discutere
con uno dei
suoi fratelli lo rendeva nervoso, discutere con entrambi
intrattabile, e , per di più, era sinceramente convinto di
aver
ragione!
Trovava
che Edward si
fosse comportato in modo immaturo, stupido ed egoista e che Jasper
fosse stato cocciuto, ottuso e infantile!
'
Come fanno a essere tanto idioti?
- pensò, mentre cercava di bruciare un po' energie sotto il
canestro
- non
si può! Veramente non si può! Edward pensa che
lui e Bella siano il
centro del mondo! Ok, posso capire che sia una cosa seria, Bella mi
piace, ma al mondo non ci sono solo loro due! E Jasper? Sono mesi che
non ne combina una giusta! Ora ha deciso che lui e Alice non sono
nemmeno amici! Perché? Lo so io il perché, caro
il mio fratellino
che fai tanto il duro, perché
hai paura!
Una paura infernale dopo quello che hai passato con quella....con
quella stronza! Ma non ti rendi conto, tu che sei quello sveglio,
quello furbo, che la piccola Alice è la prima persona, la
sola
finora, che ti ha fatto uscire dal guscio! Stupidi! Stupidissimi! '
Emmett
continuava a
correre e a lanciare la palla, sperando di trovare una soluzione.
Lui,
solitamente negato
alla riflessione e all'autoanalisi, si sforzava di capire come
sistemare le cose.
Jasper
Jasper
seduto, immobile,
nel balcone della propria stanza sentiva i passi di Edward, nella
stanza accanto, e i colpi della palla di Emmett dal giardino.
Ogni
rumore gli faceva
accapponare la pelle in maniera fastidiosa.
'
É così che devono
sentirsi i gatti quando drizzano il pelo' rifletteva,
amaramente
ironico.
'Emmett
non ha nessun
diritto di intromettersi in ciò che non lo riguarda!
- pensò –
ho combinato fin troppi casini ultimamente. Casini enormi! Non
voglio che Edward e Bella ci finiscano in mezzo. Bella è a
posto e
stanno bene insieme. Alice non è una mia amica, qualsiasi
cosa
Emmett pensi al riguardo, quindi se il fatto che io e lei parliamo
crea problemi non lo farò. In effetti …...cazzo
siamo andati in
moto insieme e ha rimediato una punizione...non c'è male
come prima
volta! Prima volta di cosa poi? Le assurde fantasie di Emmett devono
essere contagiose: non c'è nessuna prima volta, nessun
niente. Non
c'è nulla! Certo anche Ed poteva evitare di
litigarci.....Uffa.... E
devono piantarla tutti e due
di starmi sempre
alle costole! Non ho bisogno che siano sempre lì, pronti a
scattare.....Quando capiranno che so cavarmela da solo? Cavoli ho
incontrato Maria e non sono corso da lei a implorarla di tagliuzzarci
un po'.....Cos'altro devo fare per dimostrare loro che sto bene?! '
I
pensieri vagavano nella
sua testa, scontrandosi fra loro come impazziti, ma di una cosa era
assolutamente certo: in vita sua non ricordava di essere mai stato
tanto arrabbiato con i suoi fratelli!
Ricordare
Maria gli fece
uno strano effetto...
Per
la maggior parte del
tempo evitava di pensare a lei.
Una
parte di lui non
sarebbe mai riuscita a dimenticare il male che si erano fatti
insieme, ma era giovane e forte e voleva, ad ogni costo,
riappropriarsi della vita.
Ma
c'erano dei momenti
(fortunatamente pochi, ormai!) in cui non riusciva a
fare a
meno di ricordare.....
Erano
come dei flashback
che lo riportavano indietro nel tempo....
A
volte gli sembrava
quasi di vedere le cose da lontano, come se non fosse stato
lì, come
se guardasse un film...
Altre
volte era come rivivere le stesse scene, ma a rallentatore...la lama
fredda che scorreva piano sulla pelle calda....il sangue che colava
lentamente sulle lenzuola bianche del letto, macchiandole di rosso...
“Guarda
Jazz sembra un letto di rose!” aveva esclamato una volta
Maria,
ubriaca e stordita dalla perdita di sangue.
Lui
le si era gettato addosso come un animale, per possederla, per
eliminare e amplificare ogni sensazione....
Jasper
scosse la testa.
Non
voleva che quei
ricordi, i più brutti ricordi della sua vita,
ricominciassero a
tormentarlo!
Ed
improvvisamente ebbe un'idea: avrebbe
dimostrato ai suoi fratelli che poteva cavarsela benissimo senza di
loro! Che non erano indispensabili!
Carlisle
ed Esme
“Ok
tesoro, fammi capire. La cena glaciale di stasera era dovuta al fatto
che
i nostri amatissimi pargoli
hanno litigato?” chiese Carlisle alla moglie,
Erano
a letto. La testa di Esme sul suo petto così che poteva
sentire il
profumo dei suoi capelli, ed il suo braccio stretto intorno a lei.
“Per
favore non
scherzarci su!” brontolò lei.
“Oh,
andiamo mammina
non si può fare un dramma di una litigata! Quando la rabbia
sarà
sbollita torneranno amici come prima . Quei tre non sono capaci di
stare lontani per troppo tempo, per fortuna!”
cercò di
tranquillizzarla.
“Mhmhmhmmmm......Non
so.....Ne abbiamo passate tante, ultimamente, che non me la sento di
sottovalutare nulla...” insistette Esme
“Ne
abbiamo passate tante, è vero. Ma non sarebbe giusto
né per noi né
per i ragazzi ingigantire ogni cosa e nemmeno immischiarci in cose
che non ci riguardano! - affermò lui, serio, poi aggiunse,
divertito – e , giusto per la cronaca, mamma
detective,
perché hanno litigato?”
Esme
fece una buffa
smorfia, sentendosi apostrofare in quel modo.
Carlisle
era solito dire
che lei riusciva, in modo misterioso, a scoprire qualsiasi cosa
riguardasse i ragazzi perciò la chiamava così.
“Non
ne sono certa. Non
ho parlato con nessuno di loro, ma da quello che ho potuto sentire ,
e ti assicuro che Edward e Emmett gridavano parecchio, Edward non
vuole che Jasper parli con la cugina di Bella. Jasper dice che non
sono nemmeno amici. Emmett sostiene che Edward sia un egoista, Jasper e
Edward sono assolutamente convinti che Emmett sia un
impiccione e lui che entrambi siano infantili....”
spiegò.
Carlisle
non riuscì a
trattenete una risata.
“Amore
ora che abbiamo capito che
i nostri diletti figlioli sono solo dei mostri insensibili
perchè
non lasciamo che si scannino l'un l'altro
e pensiamo a qualcos'altro per un po' ? ” sussurrò
all'orecchio
della moglie.
“Che
cosa orribile da
dire!” ridacchiò Esme
Carlisle
la guardò con
aria virtuosa e disse: “ E ancora non hai visto
niente!”
Esme
si abbandonò felice
tra le braccia del marito.
|
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Capitolo 19 *** CAPITOLO 19 ***
Eccomi
col 19° capitolo!
Grazie
a chi ancora segue questa storia e a Kikka Hale,
Prudence78,BringerOfDevil, Orsacchiotta Potta Potta per le recensioni
al 18° cap!!!
Il
prossimo dovrei riuscire a postarlo domenica!
ByeBye...
CAPITOLO
19
Esme
e Carlisle osservarono i figli al tavolo della colazione prima di
scambiarsi uno sguardo significativo.
Avevano
deciso, di comune accordo, di non intromettersi e dar loro la
possibilità di cavarsela da soli, quindi si comportarono in
maniera del tutto normale,
fingendo di non di non accorgersi di nulla fino a quando non uscirono
per andare a scuola.
“Non
ce la faccio! - sbottò Esme, non appena furono soli
– li hai
visti?”
Carlisle,
che aveva, finalmente, una mattina libera continuò a bere il
proprio
caffè.
“Tesoro
hai deciso di ignorare anche me?” insistette Esme.
“No,
non potrei mai, lo sai. Stavo solo pensando che i ragazzi stamattina
sembravano...ehmmm....diciamo
diversi......”
mormorò Carlisle, distrattamente
“Diversi?
Oh, ma dai! Edward ha l'aria di uno che non ha chiuso occhio per
più
di cinque minuti e giurerei che è quello che ha fatto, o che
non ha
fatto....Emmett aveva i nervi a fior di pelle e sembrava pronto a
spaccare la faccia a qualcuno e Jasper era l'immagine di un
condannato a morte!” rispose lei
“Hai
fatto una descrizione davvero pittoresca dei nostri figli, ma io
sarei affatto così catastrofico. Edward ha passato la notte
in
bianco? Dovrà stare attento a non addormentarsi in classe.
Emmett è
nervoso? Gli passerà. Dovrà trovare un modo meno
dannoso per
sfogarsi del fare a pugni con qualcuno e Jasper? Credo che il nostro
caro Jazz ne abbia combinate fin troppe negli ultimi tempi..... Tesoro i
ragazzi sono ancora in punizione. Non combineranno nulla
se non vogliono che i loro guai peggiorino e so che sono abbastanza
intelligenti da ricordarlo!”
Carlisle
si fermò a riflettere per qualche minuto.
Aveva
deciso, da tempo, di concedere la propria fiducia ai figli. Sapeva
perfettamente che non erano dei Santi, ma solo dei ragazzi e che ne
avrebbero combinata qualcuna, ma fino alla tragedia di Jasper e di
quella ragazza (Maria...Non era mai riuscito a chiamarla per
nome,
a pensare al mostro che aveva ferito il suo ragazzo come ad una
persona, ad una donna....) non
erano mai stati combinati grossi guai...
“Quindi
non facciamo niente?” domandò Esme perplessa.
“Cosa
vuoi che facciamo tesoro? Non possiamo certo tenerli rinchiusi o
costringerli a fare pace come quando avevano 5 anni! E non mi sono
mai piaciuti i processi alle intenzioni!” dichiarò
lui.
“Io
ora devo andare. Ho un appuntamento fra mezz'ora. Tu goditi la tua
giornata libera amore. Ci vediamo stasera, ok?” rispose lei,
dandogli un bacio leggero, prima di uscire di casa.
===============================================
Il
sorriso morì sulle labbra di Alice, quando Jasper
passò davanti a
lei.
Non
l'aveva praticamente guardata in faccia, limitandosi a fare un cenno
con la mano, prima di andare oltre.
La
ragazza strinse i libi al petto e si voltò velocemente verso
il
proprio armadietto, infilando, quasi, la testa all'interno.
Sentiva
le lacrime pungerle gli occhi e si sforzava per non piangere.
“Ali
tutto bene?”
Era
la voce di Rose.
Alice
fece un grosso sospiro e si voltò verso l'amica.
“Si,
va tutto bene. Avevo solo dimenticato il libro di Algebra. Odio
l'algebra!”
rispose,
con voce un po' troppo squillante.
Rose
era con Emmett. Il braccio di lui sulla spalla di lei. Stretti in un
abbraccio possessivo che, in un certo senso, li univa, fisicamente e
metaforicamente, davanti al mondo.
“Sei
sicura che vada tutto bene?” insistette Rose.
“Ma
certo! Cos'hai stamattina? Perché mai dovrebbe esserci
qualcosa che
non va? - cercò di tranquillizzarla la piccola bruna
– ed ora
ragazzi scusate, io vado in classe o farò tardi
…...e voi dovreste
fare lo stesso...”
“Non
è affatto tutto apposto – borbottò
Rose, dopo che l'amica si fu
allontanata, poi, rivolta a Emmett puntualizzò –
oggi siete tutti
strani. O pensi forse che non mi sia accorta che hai il
muso?”
Emmett
la guardò per qualche secondo prima di rispondere.
“Ma
su, Rosie, Alice ha ragione: se non ci sbrighiamo faremo
tardi!”
“Stai
eludendo la mia domanda. E sai che non ne hai bisogno: se non mi vuoi
raccontare nulla non sei obbligato, ma sai benissimo che parlarne ti
farebbe sentire meglio!”
Emmett
sbuffò.
Rose
aveva ragione.
“Non
c'è tempo ora,ma prometto che ti racconterò
tutto, dopo”
le disse stringendola forte a sé.
==============================================
“ So
che qualcosa non va. Lo leggo nei tuoi occhi. Non ti va di parlarne
con me? . B.”
Bella
e Edward avevano l'abitudine di scriversi dei bigliettini, in
qualunque momento.
Non
era necessario che ci fosse qualcosa di importante da dire,
né che
ci fossero altri mezzi per comunicare.
Spesso
uno dei due trovava un post-it colorato tra le pagine di un libro, in
macchina o sulla specchio del bagno.....
Era
un modo personale e divertente con cui comunicavano fra loro.
Il
semplice
fatto
di essere a scuola non era un deterrente per nessuno dei due, anzi!
“Non
è nulla di importante, davvero. E”
“Non
mi piace che ti tenga dentro le cose. ”
“Sai
che non è vero!”
“Ok,
Amore, allora cos'è successo?”
“Ho
litigato con Emmett …..e anche un po' con
Jasper....”
“ ?
? ? ? ? ? ”
“Ho
chiesto a Jasper di non creare problemi con Alice....Emmett mi ha
accusato di essere egoista e insensibile o qualcosa del
genere....”
Bella
non gli rispose ma lo sguardo di fuoco che gli lanciò fece
capire
chiaramente a Edward che non approvava la sua scelta.
Decise
di perorare la propria causa.
“Ti
stai arrabbiando... Non sai nemmeno come sono andate le
cose...”
Bella
lo fissò ancora per qualche secondo, prima di prendere in
mano la
penna per rispondere.
“Qualcuno
ti ha chiesto di prendere le difese di Alice? Perché ti sei
immischiato? Non sono affari nostri! Tuoi!”
“Non
ho fatto nulla del genere. Jasper mi ha detto che non sono
nemmeno
amici!”
“Quello
che sono o non sono , che saranno o che vogliono/ non vogliono non ti
riguarda!”
“Ti
sei arrabbiata !!!”
“Si!
É decisamente meglio che ne parliamo dopo. Credo che dovrai
spiegarmi !”
Bella
chiuse il discorso, dedicando tutta la propria attenzione alla
lezione di Chimica.
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Capitolo 20 *** CAPITOLO 20 ***
Buongiorno!!!
Come promesso ecco il 20° capitolo!
Un
grazie enorme a chi ha recensito anche il 19° (Prudence 78,
Orsacchiotta Potta Potta, Kikka Hale e BringerOfDevil) e a chiunque
legga questa storia.
Spero
che vi piaccia anche questo cap e che mi facciate sapere che ve ne
pare.
Prossimo
aggiornamento mercoledì o giovedì massimo.....
'Bye
CAPITOLO
20
Rose
e Emmett
“Cosa
ti do?” chiese la Signora Bouman.
“Due
sandwich e due sode, per favore” rispose Rose.
Era
andata in mensa da sola a prendere qualcosa da mangiare.
Voleva
parlare con Emmett da sola,
lontano da chiunque.
Per quanto tutti
avessero sempre pensato che era una stronza, egoista e
superficiale lei amava davvero Emmett. Lui l'aveva aiutata a
superare la delusione del suo primo amore finito: Royce, il
ragazzo perfetto, lo scapolo d'oro che, dopo aver fatto l'amore,
l'aveva tradita con qualsiasi donna disponibile; Royce che era
andato al College convinto che lei avrebbe accettato ogni cosa
perché
lui non era solo bello, ma spaventosamente ricco....
Rose
rabbrividì ricordando Royce.
Emmett era tutto ciò che lui non era e non sarebbe mai
stato:
divertente (capace di non prendersi troppo sul serio e di trovare il
lato comico delle situazioni), dolce (anche se nessuno l'avrebbe mai
detto, considerato che era un metro e novanta di muscoli d'acciaio!),
sensibile, affidabile... Le piaceva che conservasse un lato infantile
in sé , un lato che lo rendeva speciale, unico.
Sorrise,
invece, pensando a Emmett e
vedendolo arrivare.
“Ti
stavo cercando” le disse.
“Sono
andata a prendere qualcosa da mangiare. Usciamo di qui. Dobbiamo
parlare” rispose lei, prendendolo per mano.
Emmett
la seguì di buon grado.
Sapeva
che, quando la sua bellissima (e testardissima) fidanzata
si metteva qualcosa in testa niente e nessuno poteva farle cambiare
idea e, sinceramente, non gli dispiaceva l'idea di non vedere le
facce di bronzo dei suoi fratelli!
Rose
si sedette su una panchina, in un angolo isolato del parco della
scuola.
“Allora?
- chiese a Emmett – ti va di buttare fuori tutto?”
“In
realtà no, ma considerato il fatto che ti conosco e so che
non mi
darai tregua finché non l'avrò fatto, va bene.
Anche se poi, alla
fine dei conti, non c'è granché da raccontare
tranne che i miei
fratelli sono dei perfetti idioti!” rispose lui
Rose
fece una smorfia: sapeva quanto fossero legati i ragazzi Cullen,
quanto fosse forte l'affetto che li univa... Emmett aveva sofferto
molto per quello che era capitato a Jasper negli ultimi mesi.
“Jasper?”
domandò sottovoce.
Emmett
scosse la testa, prima di parlare.
I
suoi riccioli scuri brillavano al sole, mandando riflessi bluastri.
“Edward
– disse – è un egoista! Ha chiesto a
Jasper di non
creare problemi
a lui e Bella, e
di stare lontano da Alice. Sai
cos'ha risposto Jasper ' Non siamo nemmeno amici' . Ma si
può
essere più stupidi? Alice potrebbe essere la prima cosa
bella che
gli capita da secoli e Edward gli impedisce di rendersene
conto!”
“Tu
cosa c'entri?” chiese Rose, intuendo che la cosa non finiva
lì.
“Ho
detto a Ed quello che pensavo: che è uno stronzo egoista.
Jasper
l'ha sentito e mi ha detto che devo smetterla di intromettermi e che
è capace di badare a se stesso da solo! Così
entrambi ora pensano
che io sia un impiccione e io so che loro sono due idioti!”
dichiarò Emmett.
“Oh
Emmett! - esclamò Rose – ma proprio non
capisci?”
“Cosa
c'è da capire?” le domandò lui,
fissandola , sbalordito.
“Jasper
farebbe qualsiasi cosa tu e Edward gli chiediate! Si sente in colpa
per tutto quello che ha combinato fin'ora. Se Edward gli avesse
chiesto di cambiare pianeta
avrebbe fatto anche quello! Ma voi due – tu e Edward
– non vi
sareste comunque dovuti intromettere!
Bella
sarà furiosa quando lo saprà, se già
non lo sa, e Alice....ecco
perché era triste stamattina! Corri! Devo andare a cercare
Alice!”
“Ma
io non ho finito il mio sandwich!” protestò Emmett
“Non
importa! Non morirai per aver saltato il pranzo!”
replicò Rose,
dirigendosi verso la scuola con passo spedito.
Bella
e Edward
Edward
guardò Bella, seduta di fronte a lui, al tavolo della mensa.
“Non
hai toccato cibo” le disse.
“Non
ho fame – rispose lei, seccamente – Sto aspettando
che mi
racconti cos'è questa storia di Alice e Jasper”
“Non
c'è nessun Alice e Jasper,
per prima cosa! -ribatté lui –
semplicemente...ecco....ricordi di
avermi raccontato che Alice è in punizione perché
lei e Jasper
lunedì hanno saltato la scuola?”
Bella
annuì.
“Continua”
mormorò, mentre un orribile presentimento si faceva strada
nei suoi
pensieri.
“Ho
semplicemente chiesto
a Jasper di non creare altri problemi. Le cose sarebbero andate bene
se Emmett non si fosse intromesso. Mi ha detto che sono un egoista,
che Alice potrebbe essere la cosa migliore che Jazz ha da
mesi....eccetera eccetera. Poi Jasper stesso ha ammesso che lui e
Alice non sono nemmeno amici e anche lui pensa che Emmett dovrebbe
farsi gli affari suoi!”
Bella
e Edward si voltarono di scatto, sentendo un forte rumore.
Alice
era lì ed il vassoio del pranzo le era caduto di mano.
Bella
si alzò immediatamente, vedendo che i suoi occhi erano pieni
di
lacrime.
“Sarai
contento, ora! - dichiarò, rivolta a Edward, quindi si
avvicinò
alla cuginetta – su Alice, non è come
sembra...”
“No
Bella per favore! - mormorò Alice – non
prendertela con Edward. Io
e Jasper non siamo amici, è vero. Io sono stata una
stupida....e ….e
ora, c'è tutta la scuola che mi guarda e penserà
che sono impazzita
di nuovo....”
“Andiamo
fuori” la voce decisa di Rose , sopraggiunta in quel momento,
pose
fine alla discussione.
Lei
e Bella si misero accanto ad Alice e uscirono, lasciando i fratelli
Cullen a sistemare il disastro e affrontare i compagni che li
fissavano.
“Che
avete da guardare? - ringhiò Emmett – è
solo caduto un vassoio!”
“Ehi
Cullen. La vostra amichetta è
impazzita di nuovo?”
era stato Fred Truman a parlare.
Alcuni
studenti sghignazzarono alla pessima battuta.
Fred
odiava i Cullen che erano tutto ciò che lui non era e non
sarebbe
mai stato.
Prima
che Emmett potesse rispondere Jasper, spuntato dal nulla, aveva
assestato un destro ben piazzato sul brutto muso di Fred mandandolo a
finire a gambe all'aria.
Immediatamente
i suoi amici – i suoi scagnozzi
– si lanciarono su Jasper, mentre Fred piagnucolava
“
Sangue.....sangue...... Mi hai rotto il naso stronzo!”
L'attenzione
dei ragazzi della mensa fu subito focalizzata su quella che
prometteva di essere una rissa come non se ne vedevano spesso.
“Te
lo sei meritato idiota!” ribatté Jasper ,
cercando,
contemporaneamente, di difendersi da Jack, e di liberarsi da Tyler
che lo teneva fermo, alle sue spalle.
Emmett
e Edward accorsero prontamente in aiuto del fratello, gettandosi nella
mischia, senza alcun indugio.
Emmett
era forte come un toro per cui non gli fu difficile separare Tyler e
Jack da Jasper e scaraventarsi agli angoli opposti, mentre Edward
teneva il fratello minore lontano da Fred che lo guardava con occhi
assassini.
“Che
succede qui?”
Una
voce severa pose fine allo schiamazzo generale e la maggior parte
degli studenti si dileguarono il più velocemente possibile
alla
vista del Preside Jones.
“Truman
in infermeria, svelto!” ordinò.
Fred
non se lo fece ripetere e scappò via in un attimo.
“Voialtri
tutti
in presidenza. Subito!”
aggiunse poi, con lo stesso tono imperioso.
Jack
e Tyler gemettero, mentre Edward ,Emmett e Jasper si avviarono in
silenzio verso l'uscita della sala mensa, ormai deserta.
|
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Capitolo 21 *** CAPITOLO 21 ***
Buongiorno
carissimi lettori/trici!!!
Ecco
a voi il 21° capitolo, previsto e puntuale (eh si si,
nonostante la
vita incasinatissima dell'autrice, ma chi di noi oggi non lo
è? Ah
ah ah!!!).
Non
so proprio come ringraziare tutte le persone che leggono questa mia
fic ( e il loro numero mi lusinga davvero! ) e particolarmente chi
ha recensito anche il cap 20 (Kikka Hale, Camilla L, Prudence 78,
BringerOfDevil, Orsacchiotta Potta Potta e Edvige 86).
Grazie,
grazie, grazie!
Ora
spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e che mi
facciate sapere che ve ne pare.
*Prossimo
aggiornamento Sabato o, max, Domenica...
'Bye...
CAPITOLO
21
Carlisle
uscì dall'ufficio del Preside Jones.
C'erano
delle sedie allineate contro il muro. I suoi figli ne occupavano tre.
Fece
cenno di seguirlo e si avviò verso l'uscita.
Si
era già scusato con gli altri genitori e avevano convenuto
che ciascuno dei ragazzi avesse la propria parte di colpa, tutti,
tranne
i Truman perché Fred era ancora in infermeria a farsi
medicare il
naso.
“In
macchina, subito. Non voglio
sentire una sola parola
finché non arriveremo a casa” ordinò,
con un tono che non
ammetteva alcuna replica.
I
ragazzi lo seguirono in silenzio, all'apparenza sembravano sconsolati
, ma continuando a lanciarsi sguardi di fuoco.
Carlisle
li guardò salire in macchina uno alla volta senza
risparmiare a
ciascuno di loro sguardi di biasimo.
“Mi
spiace...” mormorò Edward, incapace di sostenere
il peso che
affliggeva il suo animo.
“Ho
detto che non voglio sentire nulla finché non saremo a casa.
Non
scherzavo, Edward” lo ammonì suo padre severamente.
Edward
sospirò e prese posto , senza dir nulla di più.
Il
tragitto verso casa ai ragazzi parve durare ore, ogni chilometro,
ogni minuto era un'agonia.
Carlisle
fece appena in tempo a parcheggiare l'auto in garage che i tre
saltarono giù.
“Non
pensate nemmeno lontanamente di scappare. Vi voglio nel mio studio:
tutti e subito!” dichiarò.
Quando
Carlisle entrò nella stanza trovò i ragazzi in
piedi, davanti alla
sua scrivania.
Per
un attimo fu quasi tentato di lasciarli così,ma poi disse
“ Potete
sedervi. Non siete davanti al plotone d'esecuzione!”
I
tre si sedettero sul divano; Carlisle prese una sedia e si sedette
di fronte a loro.
Incrociò
le gambe, posò le braccia sul ginocchio e li
guardò intensamente.
Emmett
sembrava grosso il doppio dei fratelli. Li superava di tutta la testa
ed era molto più muscoloso di loro.
“Papà
io....” provò di nuovo Edward.
“No
– lo interruppe Carlisle – ora
io parlo e voi ascoltate.
Potrete parlare quando io avrò finito.
Per prima cosa
gradirei farvi presente che questo è il
mio giorno libero,
il primo giorno libero dopo dieci giorni di lavoro ininterrotto....
Il giorno libero in cui avrei voluto, e probabilmente dovuto,
riposare.... Il giorno in cui, mentre, pensavo di mangiare qualcosa
in santa pace davanti alla TV, sono stato chiamato dal Preside Jones
che , mi dice ' i suoi figli - non uno solo, ma
tutti e tre -
sono stati coinvolti in una rissa in sala mensa'
. Poi vorrei ricordarvi, casomai l'aveste scordato, che siete ancora
in punizione. Ma evidentemente non è un deterrente
sufficiente dal
mettervi di nuovo nei guai.... Io, veramente, mi chiedo cosa diavolo
vi sia passato per la testa! Siete degli incoscienti!”
Nessuno
dei tre osò aprir bocca, senza essere stato autorizzato.
Carlisle
era veramente furioso.
“Nessuno
di voi ha nulla da dire? - insisté – Avanti,
parlate. Voglio
sapere cosa vi ha spinto a comportarvi in questo modo
inqualificabile!”
Jasper
sospirò, si morse le labbra e sollevò , per la
prima volta, lo
sguardo dalle proprie scarpe quindi borbottò:
“É colpa mia. Sono
stato io a picchiare quel coglione di Fred”
“Posto
che non mi piace sentirti parlare in quel modo quindi modera i
termini – disse suo padre – poi sarò io
a decidere di chi è la
colpa, eventualmente. Anche perché non mi sembra che i tuoi
fratelli
si siano tirati indietro, provando, che so, ad impedire la rissa. No!
Ho avuto l'impressione che nessuno di voi abbia ricordato
che io e vostra madre non vi abbiamo allevato come dei selvaggi, ma
vi abbiamo sempre insegnato che è importante dialogare e
ragionare
con le persone!”
“Mi
dispiace” bofonchiò Edward, mortificato.
“Edward!
Ho capito che ti dispiace. Ora dimmi: pensi forse che il tuo
dispiacere risolva le cose? Che cambi il fatto che voi tre vi siete
comportati da perfetti imbecilli?” chiese Carlisle.
“Fred
ha insultato Alice” dichiarò Emmett
“Insultare
chiunque è sbagliato. Ridicolizzare una ragazza che ha
superato
molte difficoltà è un gesto riprovevole, ma
picchiare qualcuno non
è giustificabile, comunque” replicò
Carlisle.
La
piccola Alice Brandon gli piaceva. L'aveva conosciuta in ospedale,
dove lei faceva volontariato da parecchie settimane e ne era rimasto
affascinato, come tutti del resto. Quella bizzarra ragazzina andava
dritta al cuore delle persone!
I
tre ragazzi lo guardarono, avviliti; sembrava che non ci fosse nulla
che potessero dire o fare per mitigare l'ira paterna.
“Mi
dispiace dirvelo, ma mi avete deluso profondamente”
dichiarò.
“Ma
papà non capisci? Se io non gli avessi chiuso la bocca Fred
avrebbe
continuato a prendere in giro Alice....” sbottò
Jasper.
“Ma
tanto tu e Alice non siete nemmeno amici”
lo punzecchiò Emmett facendogli il verso.
“Se
tu avessi evitato di picchiare Fred a quest'ora non ci troveremo in
questo enorme casino!” esclamò Edward.
“Potevi
stare al tuo posto. Io non ti ho chiesto nulla! Anzi: se voi
due non vi
foste sentiti in
dovere di intromettervi di nuovo
a quest'ora sareste tranquilli e beati per i fatti vostri!”
lo
rimbeccò Jasper
“Non
so se te ne sei accorto, fratellino,
ma noi due abbiamo
impedito a Jack e Tyler di spaccarti la faccia!”
affermò Emmett
“Io
non vi ho chiesto niente! É la mia faccia!”
gridò Jasper
“Ehi..ehi...voi
tre smettetela immediatamente!” li sgridò Carlisle.
Era
sbalordito. Non aveva mai visto i suoi figli litigare fra loro in
maniera così accesa.
“Cosa
vi prende? Io non capisco, davvero....” aggiunse, poi,
costernato.
“Te
l'ho detto e te lo ripeto: è colpa mia. Sono stato io
picchiare Fred
e sono io quello che ha combinato il casino!”
ribadì Jasper,
testardo.
“Ragazzi.
Io sono deluso, ve l'ho già detto, ma sono anche molto
arrabbiato. Non voglio dire o fare qualcosa di cui potrei pentirmi,
quindi voi tre andrete nelle vostre camere. Riflettere un po' su
quanto è accaduto vi farà sicuramente bene e
anch'io ho bisogno di
un po' tempo...” disse Carlisle.
Carlisle.
Carlisle
mise a posto la sedia e cominciò a camminare su e
giù per la
stanza, incapace di stare fermo.
Fece
un piccolo sorriso, involontariamente, ricordando di aver trasmesso
quel vizio a Edward: camminare
avanti e indietro quando qualcosa li preoccupava sembrava
aiutarli a concentrarsi.
E
in quel momento, decisamente, aveva bisogno di tutta la
concentrazione possibile!
Fu
quasi tentato di chiamare Esme che sarebbe stata fuori tutto il
giorno, ma poi pensò che non fosse giusto, perché
sapeva che aveva
un incontro di lavoro davvero molto importante, a cui, comunque, non
sarebbe potuta mancare. Scaricarle addosso anche il peso dell'ultima
bravata dei figli sarebbe stato decisamente troppo!
'No!
-
pensò – devi
decisamente cavartela da solo!
Anche
se, cavoli, doveva capitare proprio oggi.....'
Sbuffò,
seccato. Quella era la parte, della paternità, che non gli
piaceva.
Non gli piaceva sgridare i suoi figli, odiava far loro le prediche e
detestava punirli.
Lo
sguardo gli cadde su una foto che aveva sulla scrivania, in cui era
con i bambini.
La
prese in mano e la osservò per qualche secondo.
Edward,
seduto sulle sue ginocchia, indossava una maglia blu e aveva un
braccio ingessato, Emmett con gli occhi scuri e brillanti era alla
sua destra, mentre Jasper che era poco più che un bamboccio
con gli
occhioni azzurri spalancati e un sorriso birichino,era alla sua
sinistra.
Automaticamente,
il pensiero corse alla mattina in cui era stata scattata.
“Siete
delle pesti! Io e vostra madre non vi permetteremo di farlo mai
più!”
Davanti
a lui c'erano i suoi tre figli: Emmett , Edward e Jasper.
Avevano,
rispettivamente, otto,sette e sei anni.
Dopo
mille insistenze lui e Esme avevano permesso loro di dormire
all'aperto, nel giardino di casa. Dopo nemmeno un'ora erano stati
richiamati fuori dalle urla disperate del secondogenito.
I
ragazzi avevano deciso di fare una gara “a chi
riesce a salire
per primo fino alla casetta sull'albero, al buio” ;
Edward
aveva perso l'equilibrio ed era caduto, rompendosi il braccio.
Avevano
passato un paio di ore tremende al Pronto soccorso e, la mattina
successiva, era necessario far capire ai bambini che certi scherzi
potevano anche sembrare divertenti, ma erano estremamente pericolosi.
Li
guardò intensamente :
Emmett
era alto per la sua età, i riccioli scomposti gli ricadevano
sulla
fronte e la maglia rossa del pigiama, era dello stesso colore delle
sue guance.
“Scusa
papà, scusa mamma. É stata una mia
idea...” mormorò, con gli
occhioni pieni di lacrime.
Edward
sedeva accanto a lui, in silenzio, stringendo a sé il
braccio
ingessato, il labbro inferiore sporgente e le guance rigate di
lacrime.
“Edward
è già stato punito. Ha il gesso,
poverino...” ragionò Jasper con
la sincerità disarmante dei bambini piccoli. Anche lui aveva
pianto,
per lo spavento, ma soprattutto perchè faceva, sempre,
ciò che
facevano i fratelli più grandi.
Ciascuno
di loro era sempre pronto a tutto per difendere gli altri.
“Sentite
bambini. Io e vostra madre ci siamo fidati di voi, ma voi ci avete
dimostrato, salendo sull'albero al buio, che non meritate la nostra
fiducia. Jasper ha ragione. Edward ha avuto già una
punizione, ma mi
spiace, la casetta sull'albero per voi è off-limit fino a
nuovo
ordine così come lo sono, per tutta la settimana, i cartoni
animati
e i videogiochi - aveva spiegato Carlisle - E ora venite qui
che
voglio abbracciarvi finché siete tutti interi!”
Tutti
e tre si erano precipitati fra le sue braccia, ridendo e piangendo
contemporaneamente.
Profumavano
di sapone e avevano i capelli morbidi e arruffati.
Carlisle
pensò che erano, con la sua adorata moglie, la cosa
più bella che
gli potesse capitare!
Carlisle
si riscosse dai propri pensieri.
Era
decisamente più facile, quando erano piccoli, ma si sa “figli
piccoli, problemi piccoli- figli grandi, problemi grandi”
Doveva
risolvere la faccenda.
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Capitolo 22 *** CAPITOLO 22 ***
Salveeeee!!!
Clap!
Clap! Clap per l'autrice che ha postato il nuovo capitolo con
BEN
un giorno d'anticipo rispetto al previsto!
Eh,
che ve ne pare?
Ah,
ah, ah, scherzo ;-)
Grazie
lettrici/ori e chiunque, in
qualche modo, segue questa storia!
Grazie
a chi, puntualmente, ha recensito il cap 21: Camilla L, Prudence78,
Kikka Hale, BringerOfDevil e Orsacchiotta Potta Potta !
Che
ne dite di questo cap? Si, lo so è un po' più
lungo dei
precedenti...Scusate, ma non mi piaceva “tagliare”
delle parti o la scena a metà.....
CAPITOLO
22
Carlisle
p.o.v:
'
Ho tre ragazzi di là che sembrano aver perso la strada...
Veramente
mi sento un po' smarrito anch'io...
Non
ci sono scappatoie. Per quanto non mi piaccia quello che sto per fare
so che è inevitabile.
Non
si tratta di una scelta, ma di una necessità.
Non
voglio perderli.
Lo
ammetto: tutto quello che è successo a Jasper ci ha
destabilizzato...
Probabilmente
abbiamo perso di vista che l'obbiettivo fondamentale è
andare avanti
cercando, sempre, di fare del nostro meglio, non mirare a superare
un giorno dopo l'altro cercando di arginare i danni e mettendo una
pezza sui danni!
Non
ho mai avuto paura di rimboccarmi le maniche, in nessun caso!
E,
certo, non comincerò proprio ora con i miei figli ! '
Carlisle
bussò alla porta della camera di ognuno dei ragazzi e li
riunì in
salotto.
Emmett
si sedette al centro dell'ampio divano, Edward rimase in piedi, col
fianco
sinistro
appoggiato alla spalliera e Jasper prese posto sulla poltrona alla
destra
dei
fratelli.
“Ok
ragazzi. Suppongo sia superfluo che ribadire quanto sono arrabbiato e
deluso dal vostro comportamento. Capisco che non vi abbia fatto
piacere che Fred Truman abbia preso in giro Alice Brandon,è
un
comportamento riprovevole....ma....per prima cosa la vostra non
è
stata la reazione giusta e, secondariamente, non mi piace affatto il
comportamento che avete fra di voi! Non mi piace essere ripetitivo e
ricordarvi che siete ancora in punizione per la vostra ultima
bravata...
Ora
però mi chiedo:
Che
devo fare con voi? Non siete dei bambini, non posso certo
sculacciarvi – disse, senza ammettere ad alta voce che fosse
un'idea quanto meno allettante – ma nemmeno lasciar correre
la
cosa...Quindi siete in punizione: non potrete uscire di casa se non
per andare a scuola. Saranno ammesse solo le attività
extrascolastiche indispensabili e per le quali avete già
preso un
impegno da tempo.
Voglio
le chiavi delle vostre auto e niente cellulare o computer fino a
nuovo ordine. Io e vostra madre vi accompagneremo a scuola o in
qualunque altro luogo riteniamo necessario. Saremo noi a decidere
quando finirà la punizione. Niente di quello che ho detto
è
negoziabile. Ci sono domande?”
I
tre deglutirono nervosamente, gli occhi spalancati per la shock.
“Rose
e Bella potranno venirvi a trovare – aggiunse Carlisle
– ma solo
nel pomeriggio o dopo cena, per un'ora al giorno”
“Non
ti sembra di esagerare? Siamo praticamente prigionieri !
”
esclamò Emmett.
“No,
Emm, non mi sembra affatto di esagerare.
Sai si dice
che la pena è commisurata al reato...” rispose
Carlisle.
Edward
lo interruppe “Noi non abbiamo commesso nessun reato! Oh
andiamo
papà! Sarà capitato anche a te di fare a pugni
con qualcuno!”
“Qui
non si parla di me, ma di voi. Avete combinato un guaio enorme
e queste sono le conseguenze.
Dimostratemi che ho torto
e posso fidarmi ancora di voi e revocherò la
punizione” dichiarò,
pacatamente.
Per
quanto fosse adirato non avrebbe mai e poi mai impedito il dialogo
nella propria famiglia.
“Non
è giusto che questa cosa
sia
insindacabile! Non sei mai stato un dittatore, ma
così....”
borbottò Emmett, scuro in viso.
“Devo
ripetere che non sono stato io a sbagliare?” Fu la risposta
di suo
padre
Emmett
scosse la testa, demoralizzato.
“Posso
andare?” chiese Jasper, che fino a quel momento era rimasto
in
assoluto silenzio.
“Non
hai nulla da dire?” domandò Carlisle.
“Cos'altro
potrei dire? Ho già ammesso di aver picchiato Fred e che
questa
storia è colpa mia, ma non hai voluto sentire
ragioni. Hai
appena detto chiaramente che la punizione non è negoziabile.
Hai già
le chiavi della moto ed ecco il cellulare –
replicò Jasper,
posandolo, sgarbatamente, sul tavolino davanti a lui - quindi, se
hai finito, posso andare?”
“Non
mi piace il tuo tono” lo informò suo padre.
Jasper
fece spallucce, poi borbottò : “Sono
già in punizione, no? Posso
andare ora ? ”
“No
che non puoi andare porca miseria! - sbottò Carlisle
– io voglio
capire cosa ti succede! Andava tutto bene....sembrava....sembrava che
stessi meglio e adesso...”
Edward
e Emmett spostavano gli occhi dal padre al fratello, senza osare
intervenire.
“Adesso
cosa papà? Non aver paura: non correrò
a tagliarmi con la
prima cosa che mi capita a tiro, se è questo che
ti preoccupa!”
urlò Jasper e fece per andarsene, ma, prima che potesse
muovere un
passo, sentì la mano di suo padre sulla guancia in quello
che era
stato un veloce e sonoro schiaffo.
Emmett
e Edward si mossero simultaneamente, ma Carlisle sollevò una
mano,
il palmo aperto verso di loro.
“Andate
di sopra, voi due” disse, con voce roca.
I
ragazzi parevano titubanti.
“In
camera vostra!” tuonò, allora, lui, facendoli
filare via.
Jasper
era ancora lì, gli occhi fiammeggianti; l'impronta della
mano ancora
rossa sulla guancia.
“Cosa
vuoi dimostrare?” gli domandò Carlisle, cercando
di contenere la
rabbia.
“Io?
- rispose Jazz,fissandolo negli occhi,ma con un leggero tremito nella
voce – Cosa vuoi dimostrare tu!”
“Jasper:
io non devo dimostrarti nulla. Vorrei solo capire...” ammise
suo
padre
“Questo
è sicuramente un ottimo modo per farlo!”
ribatté il ragazzo,
sarcastico.
Carlisle
sospirò, scosse la testa e dichiarò, stizzito:
“Tu non vuoi
comunicare con me!”
“ Io
volevo solo andare in camera mia! Voglio solo essere lasciato
in
pace! - gridò Jasper – tu, la mamma,
Emmett, Edward....siete
tutti convinti di sapere cosa è meglio per me, di
capire cosa
voglio meglio di me stesso..... Bhè,
c'è una novità: non sono
stupido, anche se pensate il contrario! So benissimo cosa voglio e
quando! E tutti voi dovete smetterla di trattarmi come un
bambino
! ”
Carlisle
lo fissò sbalordito.
Non
aveva mai visto Jasper così arrabbiato, impertinente e
offensivo,
nemmeno quando c'era stata quell'orribile storia dei tagli...
Tentò
di farlo ragionare: “Forse c'è
un motivo per cui ci
preoccupiamo per te...”
“Dimmela
allora perché io davvero non ci arrivo!”
proruppe Jasper.
“No
, perché è vero che non sei uno stupido, anzi! So
che sei molto
intelligente quindi sono certo che conosci il motivo, non
c'è
bisogno che te lo dica io. Ma sappi che se continui a comportarti
come un bambino non puoi pretendere di essere trattato diversamente!
” rispose Carlisle.
Jasper
diede un taglio alla discussione, ripetendo, per l'ennesima volta:
“Posso
andare ora?”
“Vai,ma
sappi che la discussione non è finita” gli
concesse suo padre.
Jasper
non se lo fece ripetere e corse via, lasciando Carlisle amareggiato e
con il cuore colmo di tristezza, senso di vuoto e sconfitta.
=======================================================
Esme
si stupì, entrando in casa di trovarla tanto silenziosa.
Non
le piacque quel silenzio irreale.
Posò
la borsa accanto alla porta e lasciò cadere il cappotto sul
divano.
Avrebbe
sistemato tutto più tardi, dopo essersi assicurata che tutti
stessero bene.
Si
fermò davanti alla porta, aperta, delle studio di suo marito
e lo
vide.
Carlisle
se ne stava seduto alla scrivania, senza fare nulla, le braccia
conserte, lo sguardo perso nel vuoto e un'espressione angosciata in
viso.
“Posso
entrare? - gli chiese, quasi sottovoce – sono appena
tornata...Non
c'è nessuno in casa?”
Lui
si scosse dal proprio torpore e le rivolse un debole sorriso.
“Oh
tesoro sei a casa, ma....che ora è?” le rispose,
alzandosi per
raggiungerla.
Lei
non rispose, ma lo baciò dolcemente, prima di domandare
“Dove sono
i ragazzi?”
“Di
sopra” disse brevemente Carlisle.
“Tesoro...uhmmm...detesto
essere pedante...ma ho l'impressione che mi stia nascondendo
qualcosa.... I ragazzi stanno tutti bene? E tu?”
replicò Esme.
“No,
non ti nascondo nulla, amore, come potrei? Si, grazie. Io sto bene,
almeno credo.... E i ragazzi...uhmmm...si , diciamo che anche loro
stanno bene...”
“Cosa
vuol dire diciamo? Stanno bene o no? Voglio vederli!” disse
Esme.
Carlisle
la trattenne, prima che potesse allontanarsi.
“Prima
devi sapere qualcosa” dichiarò.
La
guidò verso il divano e, quando entrambi furono seduti,
cominciò a
raccontare.
===================================================
Esme
bussò alla porta della camera di Jasper.
Era
inquieta e preoccupata.
Conosceva
il profondo legame che ognuno dei suoi figli aveva col padre e sapeva
che, per quanto Jazz potesse essere indispettito, magari anche
arrabbiato, sicuramente il litigio fra lui e Carlisle non l'aveva
lasciato indifferente.
“Posso
entrare?” chiese.
Non
ottenne alcuna risposta.
Provò
di nuovo a picchiare con più insistenza sulla porta.
Nulla.
“Jasper
sono io...Voglio solo parlarti....” disse.
Niente.
Una
strana sensazione si fece strada in lei e Esme spalancò la
porta.
La
camera era vuota
“Emmett!
Edward!” chiamò, correndo verso le altre stanze.
I
due ragazzi fecero capolino dalle rispettive stanze.
“Dov'è
Jasper?” chiese lei, senza riuscire a nascondere l'agitazione.
“Era...era
di sotto con papà...loro...noi....”
borbottò Edward, senza
riuscire ad articolare una frase di senso compiuto, mentre la
guardava, preoccupato.
“Mamma
che succede?” chiese Emmett.
“Io
non....vostro fratello...non è in camera....Ho parlato con
papà...”
la risposta di Esme era incoerente quanto quella di Edward, ma i
ragazzi capirono comunque.
“Io
vado a controllare in garage; Ed di sopra; mamma chiama
papà!”
disse Emmett, prendendo immediatamente in mano la situazione.
Perlustrarono
la casa da cima a fondo, ma non c'era nemmeno l'ombra di Jasper.
“Dove
si sarà cacciato!?” gemette Esme, disperata.
“Vedrai
che sarà qui intorno, mamma. Starà solo facendo
sbollire la
rabbia...” cercò di consolarla Edward, mettendole
un braccio
intorno alle spalle.
Esme
appoggiò la testa alla spalla del figlio, senza dire nulla.
“Dobbiamo
fare qualcosa...” propose Emmett, impaziente.
“Dobbiamo
trovarlo!” dichiarò Carlisle, senza
alcuna esitazione.
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Capitolo 23 *** CAPITOLO 23 ***
Buongiorno
mondo! Eccomi di nuovo qua per la gioia (almeno spero!!!) di
qualcuno, col nuovo capitolo!
Grazie,
come sempre, a chi legge la storia,l'ha inserita fra le preferite e/o
seguite e, come sempre, ha chi ha recensito anche lo scorso capitolo:
Orsacchiotta Potta Potta, Prudence78, Kikka Hale, BringerOfDevil,
Frego, Camilla L, Mary Sophia Spurce e Anna 71.
Spero
che mi facciate conoscere che ne pensate anche di questo...e,
sinceramente, spero vi piaccia.
A
presto. Buona domenica!
CAPITOLO
23
Lo
Sceriffo Swan sentì il cellulare che vibrava nella tasca del
giubbotto d'ordinanza e fece una smorfia di disappunto leggendo il
numero sul display.
Era
appena entrato in casa, dopo una giornata intera trascorsa al
lavoro, e sapeva per esperienza che una chiamata a quell'ora
significava, inevitabilmente, una cosa sola: problemi
!
Rassegnato
si fermò sulla soglia e accostò il cellulare
all'orecchio.
Bella
sentì suo padre borbottare; capì che era al
telefono e stava
cercando di non farsi sentire, ma la loro non era una casa grande e,
sfortunatamente per lui, la cucina non era affatto distante dalla
porta d'ingresso.
“Ciao
Char....papà....Chi era al telefono? - gli chiese, non
appena lui
mise piede in cucina – per cena ho preparato bistecche e
insalata,
spero vada bene....”
“Nessuno.
Era una telefonata di lavoro. Devo tornare lì, quindi non
cenerò a
casa stasera, Bells, ma grazie comunque. Dov'è
Alice?” rispose
Charlie, prendendo una coca dal frigorifero.
“Alice
è in camera sua e ...papà... so
che non era una chiamata di
lavoro. Conosco la suoneria delle tue chiamate di
lavoro e
non era quella. Inoltre ti ho sentito nominare Carlisle e Jasper
…..Per favore ...è la famiglia di Edward...se
sono nei
guai...si....ecco....non pensi che dovrei saperlo? Che dovresti
dirmelo?” rispose, cercando di non sembrare troppo ansiosa,
anche
se, in realtà, era assolutamente certa che il suo cuore
avesse come
minimo raddoppiato i battiti.
Ma
sapeva che se si fosse dimostrate troppo insistente Charlie si
sarebbe messo sulla difensiva.
“Edward
sta bene, davvero.” cercò di tranquillizzarla lui.
“Allora
perché parlavi della sua famiglia?” insistette la
ragazza,
sedendosi al tavolo di fronte a suo padre.
Charlie
sospirò. “Ok Bells, sei abbastanza grande ormai...
È
vero, era il padre di Edward al telefono. Pare che...si....in
sostanza....abbiano avuto una discussione per quello che è
successo
stamattina a scuola....E....insomma....si....uno dei ragazzi sia
sparito...” borbottò Charlie.
“Jasper!”
esclamò Bella ed aggiunse immediatamente “Oh, no!
Dovremo dirlo ad
Alice! Chissà come la prenderà....”
“Cosa
c'entra Alice?” chiese lo sceriffo, burbero.
“Oh,
andiamo, papà! Dovremmo essere ciechi, sordi e anche molto
stupidi
per non esserci accorti che lei tiene a lui!” rispose Bella,
senza
riuscire a trattenere un sorriso.
“Fà
quello che vuoi, ma, per favore, state a casa stasera. Io ho promesso
a Carlisle di dargli una mano” replicò Charlie.
“Lo
faremo. Ma....papà....mi farai sapere qualcosa, vero, appena
avrai
novità?” gli chiese lei.
Charlie
annuì e uscì.
===================================================
'Puoi
venire qui a cena per favore? Ho preparato la bistecca: so che ti
piace. Non cercare scuse! Dobbiamo dirlo ad Alice! '
Leggendo
il messaggio sul proprio cellulare Rose non si chiese a cosa si
riferisse.
Aveva
appena parlato con Emmett che le aveva raccontato tutto.
'Jasper
ringrazia che non ti trovi io perché stavolta ti torcerei
veramente
il collo '
pensò.
“Mamma! -
gridò, invece, mentre faceva le scale – vado a
cena da Bella!”
“Non
fare tardi” le rispose sua madre dalla cucina.
Rose
si avvolse intorno al collo una morbida sciarpa rosa di lana ed
uscì.
======================================================
“Che
avete stasera, siete strane...” disse Alice, fissando l'amica
e la
cugina con aria interrogativa.
Bella
si schiarì la voce, poi rispose “Papà
non è venuto a cena..”
Alice
non si era preoccupata dell'assenza dello zio; era già
capitato che
lavorasse fino a tardi o che andasse a cena con i suoi amici, magari
per guardare insieme la partita, ma qualcosa nei visi di Rose e Bella
la spaventò.
“Per
favore continua...” mormorò
“È
passato da qui, prima...Tu eri di sopra....L'ha chiamato Carlisle...
A quanto pare Jasper è sparito” disse Bella, senza
riuscire a
guardarla negli occhi.
“Che
significa che è
sparito?”
chiese Alice, improvvisamente pallida.
“Ha
litigato con Carlisle....ehmmm...riguardo quello che è
successo a
scuola. Se solo quell'idiota di Truman non si fosse
impicciato!”
provò a spiegare Rose, ma Alice la interruppe:
“Non m'importa
nulla di Fred Truman! Io voglio solo sapere perché il dottor
Culle
ha chiamato lo zio Charlie!”
“Alice,cerca
di calmarti – la pregò Bella –
Sicuramente Jasper starà solo
facendo un giro lì intorno, per calmarsi, ma sai....Non era
in
casa.....Non è stato un bel periodo per
lui....così.....I suoi
genitori erano preoccupati ed hanno chiamato
papà...”
Alice
cominciò a ridere e piangere contemporaneamente.
“Io
so dov'è!” esclamò, alzandosi.
“Dove
vuoi andare?” le chiese Rose, vedendo che si infilava il
cappotto.
“Dove
credi che voglia andare? Vado a prenderlo!” rispose Alice,
come se
fosse la cosa più ovvia del mondo.
“No!
Ho promesso a papà che saremo rimaste in casa!”
ribatté Bella.
“Infatti
andrò da sola. Non infrangerai la tua
promessa! Voi due mi
aspetterete qui!” replicò Alice, decisa.
Rose
la trattenne afferrandola per un braccio.
“Lasciami
venire con te” le disse,ma la piccola scosse il capo
“No, voglio
andare da sola. Ho il cellulare. Non mi succederà niente.
Prometto
che vi chiamerò appena l'avrò trovato”
le rispose, aprendo la
porta ed uscendo.
“Abbiamo
fatto bene?” chiese Bella all'amica, quando rimasero sole
“Non
lo so, ma non spettava a noi decidere!” fu la risposta di
Rose.
================================================
Fuori
era buio, ma c'era la luna piena.
'Per
fortuna ho un'ottima memoria'
pensò Alice mentre guidava, speditamente, verso il luogo in
cui era
convinta
di trovare Jasper Cullen.
Parcheggiò
la macchina e scese.
L'aria
sapeva di erba e di...pioggia?
Alice
sollevò gli occhi al cielo e vide la luna tonda e luminosa
e... 'Oh
-pensò, corrugando la fronte – nuvole!
Per favore, per favore, per favore fa che non piova, almeno
finché
non l'avrò trovato! '
Si
avviò, cauta, verso la radura.
Sentiva
che Jasper era lì, dove avevano passato una splendida
mattina solo
qualche giorno prima, ma non riusciva a vederlo.
“Jasper!
Jasper dove sei? Avanti so che sei qui!” gridò
“Cosa
ti dà tutta questa sicurezza?”
Alice
sentì un tuffo al cuore: Era la sua voce! Non si
sbagliava! Lui
era lì!
Ma...Non
lo vedeva.
“Io
non ti vedo” disse.
“Tornatene
a casa - rispose lui, seccamente – qui non c'è
niente per te!”
“Ci
sei tu” rispose Alice, semplicemente.
'
A questo punto – pensò – mentire
è stupido, oltre che
inutile!'
Prima
che potesse vederlo sentì il suo profumo. Si
voltò immediatamente e
lo trovò a pochi centimetri dal proprio naso.
“La...la
...tua famiglia...è … è preoccupata
per te...Loro....loro...hanno
chiamato ….mio zio....lo zio....Charlie....”
balbettò Alice,
ringraziando il Cielo ( o la Fortuna o qualsiasi cosa fosse! ) che
nessuno potesse sentire il battito impazzito del suo cuore.
“Non
m'importa! - rispose lui, sprezzante, poi aggiunse –
guarda!”
Aprì
ma mano e le mostrò un piccolo coltello a serramanico,
chiuso.
Alice
spalancò la bocca, scioccata. “Non avrai....Tu non
l'hai usato,
vero?” gli chiese.
“No..io...No”
biascicò lui.
Alice
avvertì le lacrime bagnarle le guance.
Tirò
su col naso, sentendosi tremendamente ridicola e sperando che lui non
si accorgesse di nulla.
Vana
speranza!
“Piangi”
disse Jasper. Una constatazione, non una domanda.
“No,
non piango, vedi? - rispose Alice, sollevando gli occhi al cielo
–
è la pioggia”
Jasper
fece un mezzo sorriso che divenne una buffa smorfia e poi una specie
di 'prrr', leggero...
“Piangi
- insistette – perché?”
“Jasper
devi tornare a casa! I tuoi genitori saranno preoccupati da morire! E
anche Emmett....e Edward....Devi smetterla di comportarti
così! Io
so che non sei così, che non sei.....Quell'orribile
coltello...Io
non so, non riesco nemmeno a immaginare come tu possa pensare di
averlo con te, dopo tutto quello che è successo, ma...
”
Il
fiume di parole con cui Alice cercava di negare la lacrime fu
interrotto da un bacio.
Jasper
la stava baciando.
E
non ci fu più nessuno: famiglia, pioggia, preoccupazioni,
chiacchiere, lacrime....niente aveva più importanza!
Esistevano
solo loro due, chiusi in un cerchio magico, allacciati stretti l'uno
contro l'altro; le mani di Jasper grandi e forti sulla schiena e
sulla nuca di Alice, le braccia di lei strette a lui; bocca sulla
bocca....
Un
bacio dolcissimo e prepotente insieme che li voleva interamente per
sé.
Quando
si separarono Jasper, senza smettere di stringerla a
sé,scostò una
ciocca dei capelli di Alice che le si era appiccicata sulla tempia e
sussurrò: “Non la smettevi più di
parlare - Lei non rispose e lui
aggiunse - e di piangere” e fece qualcosa che Alice non si
sarebbe
mai aspettata. Con la punta della lingua, senza quasi sfiorarla,
leccò una delle sue lacrime.
“Sei
un'idiota, Jasper Cullen! - mormorò lei – e sei
fradicio!”
Con
una mano gli scostò i ricci bagnati che gli piovevano sugli
occhi,
mentre teneva l'altra sul suo cuore.
Lo
sentiva battere fortissimamente.
La
pioggia scendeva ormai fitta e abbondante.
Stavolta
fu lui a tacere.
“Torniamo
a casa” disse lei, prendendolo per mano.
|
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Capitolo 24 *** CAPITOLO 24 ***
Salveee!!!
Come va?
Grazie
come sempre a chi ha recensito anche il 23° cap (Orsacchiotta
Potta
Potta, Camilla L, Kikka Hale, Frego, BringerOfDevil, Anna71 e
Prudence78 ) e a chiunque segua questa FF.
Spero che
anche il cap 24 vi piaccia e che mi diciate che ve ne pare....
Ah,
si....Devo dirvi che (ahimè!) ci avviciniamo velocemente alla fine della
storia...Non manca tanto, ormai...
Buona
lettura, a presto ! Baci, Dee
CAPITOLO
24
'Schiena
dritta, petto in fuori e pancia in dentro Jasper! –
disse
Jasper a se stesso, come incoraggiamento – Sono la
tua famiglia!
Per quanto possano essere incazzati con te non ti uccideranno mica!
Avanti! Non sei mai stato un coniglio !”
Erano
tutti in salotto. Li spiò dalla finestra, non visto, per
qualche
secondo.
Edward
e Carlisle facevano su e giù per la stanza misurandola da
parte a
parte con lunghe falcate, così simili nel atteggiamento da
essere,
quasi, buffi.
Emmett
era seduto sul divano. I gomiti sulle ginocchia e le mani incrociate,
perso in chissà quali riflessioni.
Solo
Esme non era nella stanza.
Jasper
infilò le mani in tasca, in cerca delle chiavi di casa.
Sentì il
freddo del coltello che era ancora lì e gli fece venire,
inaspettatamente, un brivido lungo la schiena.
Lo
ignorò, prese le chiavi, fece un lungo sospiro ed
entrò in casa.
Si
aspettava veramente tutto tranne quello che successe.
Edward
fu il primo a vederlo.
Si
trovarono faccia a faccia quando Jasper raggiunse il salotto.
Si
fissarono per un attimo in silenzio, poi Edward borbottò
“Sei
tu..sei...qui...”
Emmett,
decisamente meno discreto, appena lo vide, esclamò
“Jazz!”
Esme
li sentì e arrivò di corsa dalla cucina.
Si
attaccò al figlio, soffocandolo, quasi, nel suo abbraccio,
incurante
del fatto che fosse bagnato fradicio.
“Tesoro
sei qui! - mormorò, senza allentare la stretta, intercalando
le
parole ai baci -
Ci
hai fatto morire di paura! Come ti è saltato in mente di
fare una
cosa simile: sparire così! Sono felice che sia a casa! Stai
bene?
Non fare mai più una cosa del genere!”
Esme,
felice per aver ritrovato il figlio minore, alternava rimproveri e
coccole.
“Mi
dispiace mamma” sussurrò Jasper, il viso nascosto
fra i capelli
della madre.
“Lo
so che ti dispiace. Quello che conta è che ora tu sia
qui” rispose
lei.
“Scusami”
mormorò lui
“Ma
certo amore!” disse lei, dolcemente , senza smettere di
accarezzarlo.
Jasper
godette per qualche secondo la sensazione di sentirsi ancora, come un
bambino, al sicuro e protetto da qualsiasi cosa tra le braccia della
mamma, poi la allontanò gentilmente.
Si
voltò verso suo padre.
Carlisle
lo fissò e Jasper sbatté le palpebre, ma sostenne
lo sguardo come
un adulto.
“Lo
so che sei arrabbiato. Me lo merito. - disse, poi frugò
nella
tasca della giacca ed estrasse il coltello. Lo tenne volutamente
sul palmo della mano in modo che tutta la famiglia potesse vederlo -
L'ho portato con me, ma quando l'ho aperto...ho capito che non
sarebbe servito a nulla. Ero arrabbiato,ma sapevo che tagliarmi non
mi avrebbe fatto sentire meglio, non a lungo....Non volevo farvi
preoccupare. Avevo solo bisogno di stare un po' da solo e.....
Papà
puoi tenermi in punizione per tutto il tempo che vuoi, ma prima dimmi
che capisci e che mi perdoni”
Carlisle
strinse a sé il figlio.
“Capisco
e sono fiero di te”
disse, abbracciandolo forte.
Jasper
lo osservò incredulo. “Tu cosa?”
chiese.
“Sono
fiero di te – ribadì suo padre
– fiero che tu non abbia
usato il coltello, che sia tornato qui...e non sei l'unico che ha
sbagliato. Mi spiace di averti dato quello schiaffo. Ho fatto
esattamente la stessa cosa per cui ti stavo rimproverando. Ho perso
il controllo. Quindi io ti perdono.
Sono tuo padre e
sarò sempre dalla tua parte, ma tu? Puoi perdonare
me ? ”
Jasper
non disse nemmeno una parola, certo che se avesse parlato si sarebbe
sciolto in lacrime, come una femminuccia,assentì.
Era
bello, dopotutto, essere a casa e farsi coccolare un po'...Ok, non
l'avrebbe ammesso ad alta voce, ma dopo tutto quello che era
successo....andava meglio così...
Edward
si schiarì la voce , per richiamare l'attenzione.
“Bhè...ecco...si....Io...credo”
balbettò, ma Emmett lo interruppe, dandogli una spinta.
“Andiamo
fratellino, ammettilo che i rimorsi ti stavano uccidendo! -
esclamò
rivolto a Edward – ti si leggeva in faccia!”
Edward
gli fece gli occhiacci e lo rimproverò gentilmente Esme,
sorridendo
a entrambi: “Emmett! - poi aggiunse - Credo che abbiate avuto
tutti
una pessima giornata...Forse potrei preparare una cioccolata per
tutti. Nei film funziona così, no? Le famiglie fanno la pace
e
vivono felici e contente davanti alla cioccolata calda...”
Le
risate furono interrotte dagli starnuti di Jasper.
“Oh
Santo Cielo! Sei bagnato come un pulcino! - esclamò Esme,
rendendosi conto in quel momento che il figlio era zuppo e aveva
bagnato anche loro – Ok. Facciamo così. Tu ti
cambi e io preparo
cioccolata per tutti”
“Io
chiamerò Charlie...” precisò Carlisle.
Jasper,
che si dirigeva verso la porta, si voltò.
“Avete
chiamato la polizia?” chiese, preoccupato.
“No
– lo tranquillizzò suo padre – ho
chiamato il mio
amico Charlie, non
lo Sceriffo Swan”
Jasper
sospirò e si ritrovò a pensare 'Speriamo
che la cosa non
crei dei guai ad Alice...'
=======================================================
Rose
fece non poca fatica ad impedire ad Alice di saltare giù
dalla
macchina prima ancora che Bella parcheggiasse il suo pickup.
“Hei
Ali! Vuoi farti male!” esclamò Bella.
“No,
certo che no sciocchina! - rispose, gaia, Alice – e se voi
due dite
una sola parola a chiunque su quello che è successo io vi
odierò
per sempre!”
“Sai
bene che non lo faremo mai!” rispose Rose.
“Nessuno
significa,esattamente, N-E-S-S-U-N-O ! Nemmeno
Edward e Emmett
devono sapere nulla!” precisò Alice.
“Uffa
Ali, cominci ad essere noiosa! -replicò Rose –
sappiamo cosa
significa nessuno!”
“Lo
so, ragazze, scusatemi, non voglio litigare con voi....Sono
solo....Oh non lo so nemmeno io come sto...cos'ho...”
balbettò
Alice, arrossendo lievemente.
Rose
e Bella si guardarono, divertite.
“Io
immagino di sapere cosa ti prende cugina – disse Bella,
sorridendo
- Hai preso un virus che si
chiama Jasper Cullen
! ”
Rose
non riuscì a trattenere una schietta risata.
Alice
fece loro un buffa linguaccia e, tutte e tre, entrarono a scuola.
Alice
sentì le gambe molli e dovette sforzarsi di non piangere
quando
Emmett e Edward, da soli, si
avvicinarono a salutarle.
Lanciò
un'occhiataccia alle amiche per scongiurare ogni loro domanda, ma
quando non notò che Jasper non era nemmeno in classe
cominciò a
preoccuparsi seriamente e raggiunse quasi il panico quando vide che,
a mensa, c'erano solo Emmett, Edward, Rose e Bella.
Si
sedette fra Emmett e Bella.
“Alice...io
e Edward dobbiamo senz'altro ringraziarti...” disse il
ragazzo.
Lei
li guardò. “Non capisco cosa vuoi dire”
rispose, sinceramente
stupita.
Emmett
rise, di gusto. Fu Edward a spiegarle.
========================================================
Esme
e Carlisle erano andati a dormire, lasciando i figli in salotto.
“Vado a prendere una
coca” dichiarò Emmett, alzandosi dalla poltrona in
cui era sprofondato.
“Emm
aveva ragione, prima” cominciò Edward, sollevando
gli occhi verso
Jasper che era sdraiato sul divano, avvolto in una coperta.
Edward,
invece, era seduto sul folto tappeto di sua madre.
Jasper
non parlò.
“Sono
stato uno stronzo egoista – dichiarò - ma sono
contento
che....si....insomma....che sia andato tutto bene....”
Jasper
non rispondeva, quindi suo fratello insistette “Jazz sei
sveglio?”
“Ho
baciato Alice”
Poche
parole, poco più che sussurrate.
Emmett,
fermo sulla soglia fece un fischio “E bravo il fratellino!
Allora non sei completamente stupido!”
disse, ridacchiando.
Aveva
portato le coche e un'enorme ciotola di popcorn.
“Non
sei divertente fratellone!”
ribatté Jasper, sconsolato.
“Jazz
non tutte le donne sono come Maria... - gli disse Edward – ed
ora
ti chiedo doppiamente scusa. Non avrei dovuto chiederti di stare
lontano da lei”
“Ed
piantala! Non ti devi scusare!” sbottò Jasper
“Si
invece!” insistette Edward
“Ok.
Scuse accettate. Ma avresti dovuto legarmi e tenermi lontano da
lei!”
replicò Jasper, sedendosi e prendendo una coca.
“Oh
andiamo Jazz! Com'è stato?” chiese Emmett, tra una
manciata e
l'altra di popcorn.
“Sei
disgustoso!” esclamò Edward
“Senti
Jazz, persino San Edward è rimasto affascinato da una di
quelle
ragazze, quindi non starlo a sentire! - rispose Emmett, ignorando
l'insulto – quella ragazzina è una
meraviglia!”
Jasper
si avvolse la coperta intorno alle spalle, sbuffò, ma poi
sorrise.
Edward,
per rifarsi di Emmett, gli lanciava addosso qualche popcorn.
“Ed
piantala! Jazz dai rispondi!” dichiarò Emm,
chiaramente felice per
il fratello minore.
“Non
ti riguarda Emm! É personale!” esclamò
finalmente Jasper.
“Noooo!
Non ci credo!b Stai diventando rosso!” sghignazzò
Emmett.
“Non
è vero!” replicò Jazz, un po' risentito.
“Uhmmm....detesto
dare ragione allo scimmione,
fratellino, ma ha
ragione....” concordò Edward, vendicandosi del
“San Edward”.
Jasper
si alzò e guardandosi allo specchio vide che i fratelli
avevano
ragione. Aveva un colorito acceso e gli occhi lucidi...
Si
toccò la fronte col dorso della mano.
Ops....era
caldo.....
“Penso
di avere la febbre” ammise.
=================================================
“Così
ora il piccoletto è a casa con la febbre”
concluse, alla fine del
racconto.
Aveva
sorvolato un po', ma le ragazze ora sapevano che Jasper era tornato
sano e salvo e che in Casa Cullen l'atmosfera era di nuovo normale.
“Wow! -
esclamò Bella – quindi la tua punizione
è annullata?”
Edward
storse il naso, prima di rispondere “Amore ho detto che in
Casa
Cullen le cose sono tornate normali non che mio
padre, preso
da un impeto di bontà, ha dimenticato tutto. Il preside
Jones gli ha
detto che sospenderci sarebbe stato farci un favore e che non voleva
che Emmett avesse una nota di biasimo nel suo ultimo anno di liceo,
ragion per cui riteneva più efficace trattenerci a scuola
per un'ora
in più per tutta la prossima settimana. Quindi....”
“Io
credo che a Jasper farebbe piacere se gli facessi una visita”
suggerì Emmett, rivolto ad Alice, ignorando le occhiatacce
di
Edward.
|
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Capitolo 25 *** CAPITOLO 25 + EPILOGO ***
Buongiornooo!!!
Eccoci qui ragazzi/e!
Premetto
che qui finisce “Hurricane Jasper” che
è, in assoluto, la mia
prima long fic portata a termine.
Sono
emozionata, contenta e un po' malinconica, nel separarmene.
Ringrazio
davvero, di nuovo, tutti:
.
chi ha letto la storia
.
chi l'ha seguita: Alice
Hale 89
- anna71 - CheyenneB - Cinzietta89
- cullengirl
- Doux_Ange
- Ely_91
- espa2009
- green
eyes
- guku23
- HelenCullen
- kikiboomboom
- kyssy
- Lesley_Gore
- M
e M s
- mariellina67
- martyhorse -
Mary_Sophia_
Spurce - nitibotu- noraa
- Orsacchiotta
Potta Potta
- petusina
- Princesstwilight - prudence_78 - RCIV22
- seall
- shadow_shine
- sofy96
- SSSmileee
- stefyadry
- tenerona
- titina10
- TollaCullen
.
chi l'ha ricordate: Doux_Ange
- _Jilly
.
inserita fra le preferite :
BringerOfDevil
– Camilla L – Feylon – Frego –
Kikka Hale, Selene Krystal –
Pandina_76
.chi
ha recensito: Pudence78,
BringerOfDevil, Orsacchiotta Potta Potta, Kikka Hale, Camilla L, Anna
71, Frego, Edvige 86, Mary Sophia, Spurce, Selene Krystal, Alice Hale
89, Feylon, MeMs.
Grazie
a tutte/i!!! Spero che vi piaccia anche questo 25° capitolo,
che,
come sempre, mi facciata sapere che ne pensate e sappiate (x vostra
fortuna? Sfortuna? Che il mio cervellino pazzo ha già
partorito e
appena postato una nuova Ff ( ODIO, AMORE, CHISSà...)
che spero seguirete (e recensirete) con lo stesso affetto di questa.
Baci,
DeAnna.
CAPITOLO
25
Alice.
Alice
non era mai stata a Casa Cullen, ma le indicazioni di Emmett ( e la
sua insistenza! ) erano state chiare e precise per cui non ebbe
grosse difficoltà a trovarla.:
“
Prendi
la strada che porta fuori città. Oltrepassa il ponte sul
fiume
Calawah e prosegui lungo la strada verso nord. Supera le ultime case
e ti troverai praticamente immersa nella foresta. Non devi avere paura:
non c'è nessun
pericolo, ma stai attenta perché devi svoltare in una strada
sterrata non segnalata e poco visibile,perché
è...nascosta tra i
cespugli. Dopo aver percorso alcuni chilometri la
foresta inizia a diradarsi e ti troverai in una piccola radura che
sembrare quasi un grande giardino. Poi, però, la
foresta sembrerà nuovamente scura, tranquilla: sono solo i
rami dei cedri, che
ombreggiano la veranda di casa...”
le aveva detto.
Sebbene
fosse stata molto indecisa la voglia di vedere Jasper aveva prevalso,
spazzando via ogni dubbio (certo, anche l'incoraggiamento di Alice e
Bella era stato determinante...)...
Parcheggiò
la sua auto gialla nel vialetto d'ingresso e si fermò
qualche minuto
ad osservare la casa. Amava le belle cose e quella, decisamente, non
era una casa!
Wow!
Nessuno le aveva detto cosa avrebbe dovuto aspettarsi!
Lei,
Bella e Charlie vivevano in una casa, Rose e la sua famiglia vivevano
in una villetta...i Cullen vivevano in una signorilissima villa con
il parco...
Era
un'abitazione sicuramente lussuosa, ma anche perfettamente inserita
nel paesaggio: alta
tre piani, costruita in legno e pietra era una casa rettangolare e
ben proporzionata; ciò che saltava immediatamente all'occhio
erano
le enormi vetrate.
Suonò
il campanello ed attese.
Jasper
Jasper
sentì un rumore lontano, ma fastidioso.
Provò
a ignorarlo, infilando la testa sotto il piumino, ma non
servì.
Il
rumore continuava.
'Oh
– pensò –
è il campanello! Perché diavolo nessuno va ad
aprire? '
Niente.
Quell'assurdo
rumore persisteva.
Si
alzò, sbuffando, e decise di andare lui stesso ad aprire.
Passando
dalla cucina vide un biglietto di sua madre sul frigorifero “Amore
sono andata a fare la spesa. Tornerò prima di cena.
Papà è al
lavoro”
Prima
di cena? Ma che ora era?
Diede
un'occhiata veloce alla sveglia e vide che erano le quattro. Le
quattro del pomeriggio?
Ma
quanto aveva dormito?
Oh
quell'odioso campanello!
“Arrivò”
gracchiò.
Auch....la
gola gli faceva ancora male, nonostante la compressa che suo padre
gli aveva dato quella mattina.
================================================
Alice
stava per andar via, immaginando che in casa non ci fosse nessuno o
che Jasper non avesse nessuna voglia di vederla, quando la porta si
aprì e fu proprio lui che si trovò davanti.
Jasper:
I
capelli arruffati , gli occhi lucidi e l'espressione stupita.
Jasper
a piedi nudi e con indosso solo un paio di pantaloni blu ed una
maglia grigia.
“Scusa...io...non
aspettavo visite” borbottò, non appena la vide,
cercando di
ravviarsi i capelli con le mani.
“No,
scusami tu. Posso tornare un'altra volta, se vuoi...” rispose
lei,
imbarazzata.
“No,
dai entra. Hai fatto un sacco di strada...”
replicò lui e sorrise.
Un
piccolo e adorabile sorriso storto che fece diventare le gambe di
Alice di gelatina.
“Accomodati...fai.....fai
come se fossi a casa tua....Io vado a darmi una sistemata, se non ti
dispiace...” disse lui, sparendo per le scale.
Alice
si ritrovò sola nell'immenso salotto-soggiorno di casa.
Tutto,
lì dentro, denotava gusto e semplicità,
benché fosse un ambiente
chiaramente lussuoso era anche caldo e accogliente.
Predominava
il legno ed il colore bianco, in varie sfumature.
Ricordò
che Bella una volta le aveva raccontato che la madre di Edward era un
architetto.
'In
questa casa, però, c'è molto più che
talento e cura dei dettagli -
pensò –
c'è Amore. É evidente che non è stata
progettata dall'architetto
Cullen,
ma dalla signora
Cullen!”
Il
ritorno di Jasper, qualche minuto dopo, interruppe le sue fantasie.
Era
ancora scalzo e Alice pensò che la sensazione del parquet
sotto i
piedi dovesse essere piacevole.
Era
evidente che aveva fatto la doccia perché i capelli ancora
umidi e
si era cambiato, indossando dei jeans ed una maglia blu.
“Potevi
toglierti il cappotto” le disse.
“Non
ci ho pensato. Mi sono persa ad ammirare questa casa, questa
stanza”
ammise lei, sinceramente.
“Mia
madre la adora. É la sua unica figlia...”
scherzò Jasper.
“Posso
capirla. Ha tutto il diritto di esserne orgogliosa!”
esclamò
Alice.
Jasper
non rispose; rimase in silenzio, per qualche secondo, con gli occhi
bassi, poi si voltò verso di lei.
“Alice
riguardo quello che è successo ieri....io”
borbottò, ma la
ragazza lo interruppe
“Non
dobbiamo parlarne per forza, se non vuoi..”
“Si
che dobbiamo. Se c'è una cosa che ho imparato è
che è sbagliato
tenersi le cose dentro, credimi.” dichiarò lui
“Ok,
allora. Parliamo” rispose lei, facendo spallucce.
Jasper
si accorse di non trovare le parole.
No,
non era nemmeno esatto dire che non le trovava. Sapeva di non
conoscere nessuna parola per descrivere il tornado di emozioni che
gli si agitavano dentro.
Era
quasi certo che non esistessero parole adatte!
E
allora fece la sola cosa, l'unica, che non necessitava di alcuna
parola.
Si
avvicinò ad Alice e la baciò sulla bocca.
Lei
ricambiò il suo bacio ed in un attimo i due si ritrovarono
avvinghiati , stretti in una morsa di piacere che li spingeva a
volere sempre di più.
Jasper
si staccò un secondo da Alice e vide un'espressione
disperata nei
suoi dolci occhioni.
“Seguimi”
le sussurrò, prendendola per mano.
Quasi
volarono per le scale, fino a ritrovarsi in quella che Alice
capì
essere la camera di lui.
C'era
un letto matrimoniale con lenzuola blu scure.
Ridendo
lei lo precedette verso quel mare di stoffa.
Jasper
la guardò come se vedesse il sole per la prima volta, poi il
suo
viso divenne triste.
“Voglio
che veda una cosa” le disse, sfilandosi la maglia.
Alice
vide le cicatrici che gli attraversavano il dorso, le braccia e le
braccia; la maggior parte erano talmente sottili da essere quasi
invisibili sulla sua pelle chiara.
Conosceva
la storia di quelle cicatrici e, sinceramente, non gliene importava
nulla.
Non
erano le sue cicatrici che voleva!
“Sono
un mostro... - sussurrò lui – che ci fai qui con
me?”
Improvvisamente
Alice capì. Capì che avrebbe dovuto essere lei a
guidarlo, a
sedurlo per poter far si che lui si fidasse, di nuovo, di se stesso,
prima che di una donna.
“No,
ma che dici! Non sei un mostro. Ti voglio. Ti ho aspettato per troppo
tempo Jasper e ora non ho nessuna intenzione di rinunciare a
te!”
dichiarò decisa, guardandolo dritto negli occhi, per
dimostrargli
che era sincera.
Prese
le mani di lui fra le sue e lo tirò a sé...
“Alice
se....se cominciamo...io non sono certo di..... riuscire a fermarmi,
dopo...” disse lui
“Ti
fermerai. Quando avremo finito” rispose lei, ridacchiando.
Il
suono della risata di Alice confortò Jasper.
La
guardò, con dolcezza. Lei non era Maria. Non impugnava
coltelli.
Non
c'era nessuno sguardo sprezzante, nessuna scenata isterica.
C'era
solo
Alice.
Alice
che profumava di vaniglia e spezie.
Alice.
Pelle bianca e morbida.
Alice
con il seno piccolo, sodo e orgoglioso.
Alice
che lo seguiva, che lo guidava in un ritmo sempre più
incalzante.
Quando
Jasper entrò in lei capì che quella
era la sua prima volta: era
la prima volta che faceva l'Amore.
~
Epilogo ~
Giugno.
Era
giorno di Diploma alla Forks High School.
Il
preside chiamò tutti i diplomandi per consegnare loro
l'agognata
pergamena.
Emmett
avanzò spedito quando fu chiamato il suo nome, mentre Rose
arrivò
quasi a passo di danza fino al preside.
Entrambi
sventolarono il diploma e sorrisero alle proprie famiglie e agli
amici che erano lì per loro.
Poi
il Preside chiamò Jessica Stanley, l'alunna che aveva
ottenuto il
punteggio più alto a tutti i test perché
pronunciasse il
tradizionale discorso di commiato.
Jessica,
dapprima quasi sottovoce, poi via via sempre più spedita
disse:
“All'età
di cinque anni ci chiedevano che cosa volevamo fare da grandi e noi
rispondevamo cose
tipo l'astronauta,presidente,o nel mio caso, principessa. Quando ce
lo richiedevano a dieci anni,noi rispondevamo rock star,cowboy boy,o
nel mio caso,medaglia d'oro olimpica? Ma ora siamo
cresciuti,perciò
ci chiedono una risposta seria,quindi noi rispondiamo:e chi cavolo lo
sa? Questo non è il momento di prendere decisioni
definitive,desso è
il momento di sbagliare,di prendere il treno sbagliato e arrivare
chissà' dove,di innamorarsi spesso,di prendere filosofia
perché
nessuno farà mai carriera con filosofia,di cambiare idea e
poi
ricambiarla perché niente è immutabile.
Perciò fate più sbagli
che potete,così quando ci chiederanno cosa vogliamo fare,non
tireremo più ad indovinare,lo sapremo”
Jasper
strinse forte la mano di Alice fra le sue.
Era
contento per Emmett e Rose, che si diplomavano.
Si,
il suo fratellone-scimmione-impiccione gli sarebbe mancato moltissimo
quando fosse partito per il college, ma …..in fin dei conti
ci
sarebbe stato Edward, ancora per un anno, e Alice...
Era
stato un anno difficile, anche per lui.
Aveva
preso il treno sbagliato, decisioni difficili, aveva rischiato la
vita e fatto soffrire le persone che amava e che lo amavano, aveva
cambiato idea e fatto mille cavolate, ma ora sapeva quello che
voleva.
Si
anche lui avrebbe sbagliato ancora, ma non avrebbe mai più
fatto del
male a se stesso o alle persone a cui teneva.
Voleva
essere un bravo ragazzo, con una vita normale.
E
voleva Alice con lui, stretta a sé, come in quel momento e
come la
prima volta che avevano fatto l'Amore, mesi prima.
La
voleva, sempre
e per sempre.
~
Fine ~
♥
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