Una finta fidanzata vera

di bells swan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Prima di lasciarvi al capitolo, avverto tutti i lettori che questa storia è il continuo di “Un fidanzato in prestito”, che potrete trovare qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=765372&i=1.

La storia può anche essere letta senza aver letto la precedente, visto che riprenderò vecchi discorsi per ricordarvi certe cose, ma io ve la consiglio ugualmente.

Buona lettura!

 

 

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Edward’s pov


“Dunque, fammi capire: c’è questa ragazza, che si chiama Jessica, e vuole mettersi con te. Tu non vuoi, ma lei ti perseguita. La tua famiglia ti sprona a darle un’occasione, che tu non vuoi accettare. E per ultimo, Alice ha detto a tutti che tu eri già fidanzato con una ragazza e la tua famiglia mi vorrebbe conoscere. La ragazza in questione sono io. Giusto?”
La voce di Bella è calma ma, avendo imparato a conoscerla, so che freme dalla voglia di urlarmi contro.
Annuisco, osservandola in volto. “Sì.”
Non le ho mentito: mi serve davvero un aiuto e questo aiuto è fingersi la mia fidanzata.
“Ma perché Alice non mi ha detto nulla?” domanda, incredula.
“Per lo stesso motivo per cui ti aveva detto di non dirmi che era stata lei a proporti di chiedermi aiuto. L’avresti uccisa, avendoti messo in questo casino.” Spiego tutto pazientemente, continuando ad osservarla in quei suoi occhi nocciola che tanto mi piacciono. Anche ora.
Sbuffa, capendo che ho ragione.
“Senti Bella, mi trovo nello stesso problema in cui ti trovavi tu cinque mesi fa. Io ti ho aiutato, senza nemmeno conoscerti. Tu mi conosci e mi devi pure un favore. Non puoi rifiutarti!” esclamo, sperando si convinca.
Se non si convincerà, dovrò uscire almeno una volta con Jessica e questa è l’ultima cosa che voglio fare.
Bella è combattuta, non sa che rispondermi pur sapendo che ho ragione. Mi fissa, abbassa lo sguardo, il tutto valutando se rispondermi sì o no.
E io mi prendo tutto il tempo per osservarla liberamente.
In questi cinque mesi, Bella è cambiata.
Non so se è mia impressione, ma mi sembra ancora più bella, più grande, più matura. Forse è solo il sapere che adesso è una donna e guardarla di conseguenza.
Il viso è completamente privo di trucco, i capelli legati con un pinzone, indossa solo degli orecchini a forma di cerchio, e il suo corpo è vestito con solo dei leggins e una maglia troppo grande che le arriva a metà coscia. Ai piedi indossa delle calzette bianche. È meravigliosa al naturale.
Improvvisamente, la vedo annuire. “Okay. Accetto.”
Socchiudo la bocca, rivolgendole un’occhiata sorpresa. “Veramente?”
“Certo. Hai ragione: ti devo un favore e te lo meriti, quindi accetto” sentenzia, sorridendomi.
Il suo sorriso è qualcosa che non mi ero dimenticato, nei miei ricordi era solo sbiadito ma c’era sempre. E adesso, vederlo rivolto a me, davanti ai miei occhi, mi fa ricordare quanto sia ancora più bello.
“Quindi verrai a stare da me?”
La mia famiglia mi aveva proposto di farle passare il periodo natalizio a casa, così da poterla conoscere. Con l’università non ho mai molto tempo a disposizione, fortunatamente la mia famiglia abita a New York e il college che frequento io è la New York University.
“Su questo non ti so dire nulla, devo parlarne con i miei…” spiega Bella, rivolgendomi un sorriso di scuse.
Do un’occhiata all’orologio, rendendomi conto dell’ora e se non mi sbrigo farò tardi a lezione. “Facciamo così: tu chiedi ai tuoi genitori se puoi venire a stare da me e poi fai sapere a mia sorella la risposta. Io devo andare o farò tardi all’università.” Mi alzo, mentre Bella mi imita. “Grazie Bella, te ne sono grato.”
Scrolla le spalle, fissandomi divertita. “Figurati, te lo devo.”
Mi accompagna alla porta, dove la saluto con un cenno della mano e un sorriso. Entro in macchina e accendo il motore.
Non posso salutarla diversamente, anche se vorrei.
 
Ritornare a casa dopo una giornata passata a studiare all’università è la cosa che più preferisco. La stanchezza invade il mio corpo e l’unica cosa che desidero è stendermi sul mio letto e dormire dieci ore di fila. Purtroppo, i miei desideri rimangono tali, cause forze maggiori.
“Edward, ho parlato con Bella.” Senza nemmeno bussare, mia sorella entra in camera mia.
Apro gli occhi, sbuffando piano e sedendomi sul letto. “E che ti ha detto?”
Fa una smorfia. “All’inizio mi ha chiamato con epiteti molto volgari, ma questo l’avrai immaginato già e puoi anche immaginare con quali nomi mi abbia insultato. Ma non importa, so che l’ha fatto con affetto. Alla fine mi ha detto che suo padre, conoscendo il fatto che tu sia gay – e questa me la devi spiegare tu perché lei non ha aperto bocca nemmeno con tutte le mie suppliche – le permette di abitare qui ma che per il giorno di Natale vi vorrebbe a casa sua. Allora?”
Quindi Charlie sa ancora che sono gay? Oh mio Dio… “Allora cosa?”
“Perché Charlie pensa che tu sei gay?” chiede, inarcando un sopracciglio.
“Non sono cose che ti riguardano, Alice” sentenzio, chiudendo la conversazione e prendendo un libro dallo zaino vicino al letto.
“Ma perché no? Non è giusto!” esclama arrabbiata, incrociando le braccia al petto e mettendo un broncio.
La ignoro, prendendo a studiare. Irritata, batte il piede, sbuffando e andandosene via quando non la degno nemmeno di un’occhiata. Sono certo, però, che abbia sentito la mia risata divertita di fronte alla sua testardaggine.
 
Bella’s pov
 
Rivederlo non mi ha lasciato indifferente: credo che per un attimo il mio cuore abbia smesso di battere per poi riprendere velocemente.
Edward è ancora più bello di prima; il sorriso meraviglioso che tanto amo è diventato ancora più dolce, e i suoi occhi color dello smeraldo mi fissavano così intensamente da mettermi a disagio.
Più volte mi sono dovuta trattenere dal saltargli addosso, quindi è stato un bene che se ne sia andato presto e con solo un bacio sulla guancia.
È chiaro che adesso siamo solo amici, nulla di più. E, dopo quello che è successo fra noi, sarà molto imbarazzante fingerci fidanzati, abbracciarci, e forse anche baciarci.
Abbiamo fatto sesso, un bacio sarà niente.
Il cellulare suona.
“Pronto?”
“Bella, ti prego, mi dici perché tuo padre crede che mio fratello è omosessuale?” Questa domanda Alice me l’avrà fatta mille volte.
Sospiro, decidendo che in fondo si merita una risposta. Se non mi avesse detto di chiedere aiuto a Edward non avrei mai conosciuto cosa significa l’amore. “Ho detto a mio padre che tuo fratello è gay perché altrimenti non mi avrebbe mai permesso di portarlo con noi a Miami. Né, soprattutto, di fingerci fidanzati.”
Dopo un attimo di smarrimento, Alice scoppia a ridere. “Oddio, l’avessi pensato io!” Continua a ridere, mentre mi limito a sorridere anche se lei non può vedermi. La sento sospirare. “Bella, che c’è?”
“Come?”
“È chiaro che è successo qualcosa, tra te e mio fratello. Da quando siete ritornati da Miami siete cambiati: tu ridi di meno, lui studia di più. Ora, mi sono fatta i cazzi miei ma mi fa male vedervi così distanti anche con me. Puoi dirmi quello che è successo, sai che puoi fidarti di me, Bella.”
Alice ha ragione: sono cambiata e me ne sono resa conto anche io. Solo che è molto difficile dirle di aver fatto sesso con suo fratello, solitamente le sorelle sono gelose dei fratelli più grandi… E poi se Edward non le ha detto nulla significa che nemmeno lui vuole che si sappia che abbiamo passato le ultime notti insieme…
“Abbiamo fatto sesso.” La frase esce prima che io possa anche solo pensare di dirglielo in maniera più delicata.
C’è silenzio dall’altra parte, e la cosa non mi stupisce affatto.
“Tu hai fatto sesso con mio fratello?” chiede conferma in seguito, con tono di voce stupito.
“Già.” Non so che altro dirle, perciò non apro più bocca.
“Oh, Dio…”
“È una cosa così brutta?” oso chiedere.
“Ehm… no, certo che no! Sono solo stupita… piacevolmente, però! Cioè, Dio Bella, è come se fossi veramente mia cognata!” esclama entusiasta.
“Alice, andiamoci piano. Il fatto che abbiamo fatto sesso non significa che ci sposeremo. Non stiamo nemmeno insieme.” Freno il suo entusiasmo, deludendo entrambe. Sì, anche me.
“Bella però se ti ha chiesto di fingerti la sua fidanzata significa che continui a piacergli!”
“Se mi ha chiesto questo favore significa che sta riscuotendo quello che gli ho chiesto io. Nulla di più.”
“E se invece fosse come dico io?”
“E se invece fosse come dico io?” ribatto, utilizzando la sua stessa frase.
“Non puoi saperlo con certezza.”
“Nemmeno tu, Alice.”
“Perfetto. Vado a chiederlo.”
“Alice, ferma dove sei, CAZZO!” esclamo, quasi urlo. Non può chiedergli nulla, capirebbe troppo Edward!
“Perché no, Bella?” domanda, al limite della sopportazione.
“Per favore Alice, non chiedergli nulla. Seriamente, fai finta che io non ti abbia detto nulla, okay?” supplico.
La sento sospirare. “Okay…”
“Grazie” mormoro, sospirando anche io.
“Quindi… quella mattina che vi ho chiamato e ti ho insultato perché non ti eri fatta viva ed eravate insieme, voi avevate…?” Si blocca, il tono di voce eloquente.
Mi passo una mano sul viso, sospirando. “Alice, ti prego.”
Scoppia a ridere. “Mio Dio, questa domanda finalmente ha avuto risposta! Una risposta decisamente di tutto rispetto.”
Per la prima volta, rido seriamente anche io.
 
Edward’s pov
 
Sono le dieci di sera e nonostante tutto quella vipera di mia sorella è ancora sveglia.
“Edward, devo chiederti una cosa!” esclama.
Abbasso leggermente il libro che stavo leggendo fino a un secondo fa, alzando un sopracciglio. “Cosa vuoi?”
Si siede nel mio letto, avvicinandosi pericolosamente a me, seria in volto. “Adesso ti farò una domanda e vorrei, anzi no, pretendo che tu sia onesto. Okay?” chiede.
Ho quasi paura a dirle di no. “A-ah.”
“Ti piace Bella?” chiede, il sorriso entusiasta che la caratterizza improvvisamente sul suo volto.
“Che cosa?” chiedo, improvvisamente isterico.
“Dai, che c’è di male? Ammettilo, ti piace.”
“No che non mi piace, ma che ti salta in mente?” domando, alzandomi dal letto e allontanandomi da lei.
“Bella mi ha raccontato tutto, Edward, quindi è logico da parte mia chiederti se ti piace ancora visto che la prima persona che ti è venuta in mente per aiutarti è stata proprio lei” spiega matura Alice.
“Bella mi doveva un favore, per di più la conosco” obbietto, incrociando le braccia al petto.
“Oh sì, so che la conosci, ci hai fatto sesso...”
La fisso incredulo. “Ti ha detto che abbiamo fatto sesso?” esclamo incredulo.
“Edward, la vuoi smettere di ripetere ciò che dico? Sì, me l’ha detto e allora? Bella è mia amica e si è confidata con me, dovrebbe stupirti il fatto che me l’abbia detto dopo cinque mesi invece che subito.” Prima che io possa dire altro, continua. “Adesso, voglio che tu sia sincero: ti piace Bella?”
La fisso, pronto a negare, quando vedo che è seria. Nel giro di qualche minuto, lo è stata per ben due volte. Un record. “Che cambierebbe se dicessi sì o no?”
“Cambierebbe” spiega frettolosamente. “Quindi?”
“E quindi sì,” sbotto “mi piace. Ma allora?” chiedo, irritato.
Mia sorella scrolla le spalle, sorridendo contenta. “Allora niente. Buonanotte Edward” mormora, andandosene via saltellando.
Ho già visto quello sguardo, e so anche che queste uscite misteriose con lei che saltella significano solo una cosa: mi sta nascondendo qualcosa.
 
 

Spazio autrice

Ed eccomi con il continuo di questa storia :) Spero ci sarete come per la prima, siete stati grandiosi nell'appoggiarmi, nell’adorare Bella e nell’amare Edward, e nel dirmi che quel determinato capitolo vi aveva fatto morire dal ridere!
Purtroppo, però, devo avvertirvi che i primi capitoli saranno abbastanza tranquilli, niente risate in vista perché purtroppo sono passati circa tre mesi dall’ultima volta che ho parlato di questi Edward e Bella e devo riprendere confidenza con i personaggi ^-^"
Un’altra cosa: oramai avrete imparato a conoscermi, a sapere cosa ne penso di quelle storie dove c’è sempre un terzo incomodo dove magari si potrebbe fare a meno... Anche io ho usato un terzo incomodo, quando dovevo utilizzarlo perché necessario e qui anche. Ma sapete sempre che i miei terzi incomodi sono persone molto gentili e simpatiche e questa Jessica non è da meno, anzi! Vedrete, vi sorprenderà ;) Perciò, tranquillizzatevi sulla mia Jessica ^-^
Eventuali spoiler li trovate al mio blog: http://sweetstewy95.blogspot.com/
Mmh… poi, cos’altro dire? Ah, ovviamente auguro una buona festa a voi e alle vostre famiglie :) E volevo anche avvisarvi del fatto che probabilmente la storia non durerà molto, ci terrei a finirla entro l’Epifania.
Bene, semmai avessi altri piccoli avvisi, li pubblicherò nel blog linkato sopra.
Un bacio, a presto!
 
 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


 

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Sabato 24 dicembre 2011

 
Metto gli ultimi indumenti preparati dentro la valigia, passando poi a prepararmi.
Faccio una doccia e uno shampoo con prodotti che profumano di vaniglia, coprendomi con un telo e tamponando con un asciugamano i capelli, lasciandoli sciolti, liberi e bagnati sulla schiena.
Mi siedo, truccando il mio volto con attenzione e tuttavia senza utilizzare troppi cosmetici. Un po’ di ombretto color pelle, mascara e matita sotto l’occhio. Un gloss color carne sulle labbra, evidenziandone così la pienezza. Passo a profumare il mio corpo con una crema alla vaniglia, indossando un jeans attillato e un maglioncino rosa davvero delizioso. Asciugo i capelli con il phon, lasciandoli sempre sciolti. Indosso un paio di ballerine nere, recuperando la borsetta e le due piccole valigie, scendendo giù, in attesa di Edward.
Dal giorno in cui è venuto in casa mia a chiedermi aiuto sono passate quasi tre settimane, nel quale ci siamo messi d’accordo tramite Alice.
‘Edward ha detto di portare l’indispensabile’, ‘Edward ha detto che passerà a prenderti lui’, ‘Edward ha detto che verrà a prenderti alle undici di mattina.’
Edward ha detto.
Parla tramite Alice, facendomi pensare che forse si sente anche lui in imbarazzo. O magari gli secca solamente. Chi può saperlo, se non lui?
Mi trasferirò a casa dei Cullen perché loro abitano dall’altra parte della città, così, Esme e Carlisle Cullen hanno fatto conoscenza con i miei, offrendomi ospitalità.
Mio padre era stato entusiasta di incontrarli, ma avevo dovuto dirgli di non fare parola sullo stato di Edward perché loro non sapevano ancora nulla. Charlie c’era cascato.
L’incontro era durato poco, ma abbastanza a convincere i miei a fidarsi dei Cullen, che fra l’altro sono una delle famiglie più influenti della città, insieme alla mia, e a permettermi di passare da loro anche il Natale. I miei hanno deciso così in modo tale da offrirsi anche una seconda luna di miele. O una terza, se si conta la settimana a Miami.
Edward non ha partecipato all’incontro per poter andare all’università, ma io sono stata ben felice di reggere il gioco.
Agli occhi dei Cullen, io e suo figlio siamo fidanzati da luglio, quando gli ho ‘proposto’ – secondo la versione per loro – di venire con me. Gli impegni estivi, soprattutto suoi, ci hanno allontanato ma non diviso.
Ai miei ho raccontato la verità: Edward ha bisogno del mio aiuto perché una ragazza lo perseguita. Non hanno detto nulla, d’altronde anche io ho avuto bisogno di lui per lo stesso motivo.
Praticamente ho mentito a mio padre sull’omosessualità di Edward e alla famiglia Cullen dicendogli che sono la sua fidanzata da luglio. Per il resto, niente più bugie, solo onestà.
“Bella, c’è Edward!” La voce di mia madre mi riscuote dai miei pensieri.
Scendo giù, portando con me le due valigie e la borsetta. Vedo Edward seduto con mio padre sul divano, a guardare interessati una partita di football.
Il mio cuore smette per un attimo di battere, facendomi scambiare un’occhiata con mia madre.
Sono ancora innamorata di Edward, sì. E questo rende tutto ancora più difficile, più imbarazzante. Più doloroso.
Quando la ragazza che perseguita Edward smetterà di farlo, io ritornerò a casa mia. Da sola. Ed è una brutta consapevolezza.
Invece, ho preso con maggior piacere la notizia di questa ragazza. Dovrei essere gelosa, e invece no. Per diversi motivi: uno, se non fosse per lei, Edward non avrebbe mai bussato alla porta; due, perseguita Edward, ma posso darle torto? Anche io, se mi piacesse da impazzire un ragazzo, non gli crederei se dicesse che ha già la ragazza – benché, a differenza di Jessica, non mi sognerei mai di perseguitarlo, avendo una dignità. Prima desidero vederla. E terzo, bella o brutta che fosse, io che colpa ne ho? Io sono così, carina, bello o brutta, tutto dipende dai gusti di ogni singola persona.
Jessica potrebbe anche essere più bella di Miss America, ma se Edward ha chiesto il mio aiuto per farle smettere di perseguitarlo, ci sarà un motivo, no? E questo mi permette di godermi i prossimi giorni, a stretto contatto con lui. L’unica pecca è, appunto, sapere che tornerò a casa senza di lui.
“Edward, andiamo?” chiedo, annunciandomi ai due uomini.
Edward, insieme a mio padre, si volta a guardarmi preso alla sprovvista. Si alza, annuendo. Indica con un cenno del capo le due valigie. “Sono solo quelle?” chiede.
“Sì. Incredibile, vero?”
“Considerando che mi aspettavo portassi con te quattro valigie strapiene,” Edward si avvicina, prendendole in mano “sì, è incredibile” mormora divertito. Saluta mia madre, mentre io saluto mio padre. Poi passo a salutare mia madre e Edward mio padre.
Edward carica i bagagli in macchina, mentre io prendo già posto dentro.
“Bella, ascoltami. La mia famiglia è molto più numerosa della tua, fra zii, nonni e cugini. Verranno a farci visita per un certo periodo di tempo, abitano lontano e vorrebbero approfittare del Natale. Per te è un problema?” chiede, accendendo il motore e fissandomi, aspettando da me una risposta sincera.
“No, perchè dovrebbe dispiacermi? Va bene.” Annuisco. Mi sono sempre piaciute le feste passate in famiglia, possibilmente numerosa. Non è un problema, davvero.
Ci sarà da divertirsi.
 
Non appena scendiamo dalla macchina quasi un’ora dopo di viaggio, mi rendo conto che sarò sola contro una famiglia di venti, trenta, quante persone? Conosco solo Alice e Edward, e di vista i genitori di loro. Oddio, e se facessi loro schifo? E se non gli piacessi? E se...? Interrompo il filo conduttivo dei miei pensieri quando mi rendo conto di una cosa: perché mi sono trasferita a casa di Edward se la ragazza che lo perseguita è all'università?
Non esito ad esporgli la questione.
Edward inarca le sopracciglia, fissandomi sorpreso. “Credevo che Alice te lo avesse detto.”
“Detto cosa?” domando, ancora più confusa di lui.
“Jessica, la ragazza di cui ti ho parlato, è figlia dei miei zii dell’Alaska.”
“No, un momento: hai degli zii che vengono dall’Alaska?” chiedo, sconvolta. Piacevolmente, però.
“Se è per questo, anche dalla Francia.”
Sgrano gli occhi. “Oddio! E la lingua...”
Edward sorride, divertito, facendomi accelerare i battiti del mio cuore, emozionandomi. “Sanno parlare l’inglese, Bella. Non preoccuparti, ci sono io, c’è Alice... Non ti lasciamo sola in balia di sconosciuti, va bene?”
Non riesco più a connettere, non dopo averlo sentito pronunciare in tono dolcissimo ‘ci sono io’. Certo che c’è lui, c’è sempre stato. Abbiamo passato insieme solo una settimana, un periodo troppo breve per conoscerci e per farmi innamorare di lui. Alle volte, penso di confondere per amore una semplice ammirazione. Però poi penso che io sono sicura di amarlo, quindi chi se ne frega se gli altri possono pensare questo?
Io so di amarlo? Bene, l’importante è questo, nulla più.
Annuisco, sorridendogli. Poi, però, connetto meglio e mi ricordo di Jessica, cugina di Edward. Oddio!
Il suo sorriso si allarga, senza dar credito alla mia espressione sconvolta. “Bene. Allora, ti dicevo. Jessica è la figlia di mia zia Sulpicia, che si è sposata in seconde nozze con mio zio Aro, fratello di mia madre. Purtroppo, è la figlia avuto nel primo matrimonio, quindi non abbiamo legami di sangue e questo le permette di essere attratta da me. Mio zio arriverà qui dall’Italia e quest’anno, avendo iniziato il primo anno di università in America, a Jessica tocca passare il Natale con noi. Adesso capisci in che guaio mi trovo? Non posso cacciarla via, per vari motivi: uno, è quasi mia cugina e voglio molto bene a zio Aro; due, mia madre e mio padre approvano che io cerchi una donna; e tre, è piccola e mi dispiacerebbe ferirla. Ha vent’anni sì, però..." Scrolla le spalle, terminando il suo discorso.
Annuisco ancora, comprendendo. Non si tratta di incesto, Edward non finirà in prigione.
“Quando ho detto ai miei di avere già una fidanzata è stato in uno scatto d’ira. Avevo da studiare per un esame importante ed ero preoccupato, avevo appena litigato con Jessica perché mi ha chiamato quasi quindici volte in un ora, e Carlisle e Esme mi stavano rimproverando perché non le ho risposto. Non lo fanno per male, vogliono solo che abbia qualcosa di diverso in testa dallo studio. Però non ne potevo più... e quando mi sono reso conto del danno che avevo combinato, loro avevano raccontato tutto a Alice che credeva avessi detto la verità. Ovviamente, in seguito le ho spiegato tutto ma mi ha visto davvero stressato e quindi ha pensato a te.”
Adesso capisco molte più cose, se non tutte. No, non tutte. Mi manca da capire solo una cosa. “Ma se Jessica non è tua cugina di sangue, perché non provi a conoscerla? Anche solo per diventare amici...” Dio quanto mi odio, ma devo capire fino in fondo e mi serve questa scena.
“Perché in questo momento della mia vita c’è soltanto lo studio, Bella. Non posso, e non voglio, pensare ad altro. Sono ad un passo così dal realizzare il mio sogno, non voglio rovinarlo per una ragazza che non sa capire quando tirarsi indietro” spiega.
La sua risposta mi fa male e bene contemporaneamente. Non ha voglia di conoscere Jessica, e questo è un bene ovviamente, ma non ha nemmeno voglia di una relazione. Questo è male, decisamente.
 
 

Spazio autrice

 
Voi non potete nemmeno immaginare quanto sia entusiasta dell’affetto con cui avete dato il benvenuto al seguito di “Un fidanzato in prestito”, non me lo sarei mai aspettato. Rispondo generalmente alle domande che mi avete posto: i capitoli non dureranno molto, volendo terminare prima dell’Epifania; i due, ovviamente, staranno insieme questa volta! :) Ah, un’altra cosa: non ci sono giorni precisi in cui aggiornerò, i capitoli appena sono pronti verranno pubblicati :)
Il prossimo è quasi pronto e sarà molto più lungo di questo ^^
A presto e grazie ancora!
Il mio blog:http://sweetstewy95.blogspot.com/
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


 

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“Dio mio, Bella, che bello!” esclama Alice, abbracciandola stretta e ridendo felice.
Bella ricambia l’abbraccio, felice come mia sorella Alice.
“Vieni, saliamo sopra, ti devo mostrare il mio nuovo paio di Jimmy Choo!” esclama Alice, facendole sgranare gli occhi.
“Oh mio Dio, non ci credo… Parli seriamente?” domanda Bella.
Sbaglio, o la sua voce trema e i suoi occhi sono lucidi? La fisso sconvolto, mentre trattiene a stento le lacrime per un paio di scarpe. Un paio di scarpe, cazzo!
“Sì! Erano in saldo ed erano l’ultimo paio. Ho speso i miei risparmi di quasi sei mesi, ma va bene così” spiega mia sorella, annuendo alla domanda di Bella.
“Anche io voglio un paio di scarpe di Jimmy Choo. Mio padre non vuole comprarmele”  mormora tristemente, salendo con mia sorella le scale.
“Perché?” chiede incredula mia sorella.
Non mi arriva la risposta di Bella, ma posso già immaginare il motivo. Essendo Charlie ricco, non dovrebbe essere un problema per lui, quindi immagino sia per una punizione, o perché Bella avrà speso come Alice tutti i suoi risparmi per molte altra paia di scarpe. O borse. O trucchi. O profumi. O vestiti. O... meglio finirla qua, si potrebbe continuare per l'eternità.
I miei non ci sono, a casa ci siamo solo io, Alice e Bella. Dato che quelle due pazze sono di sopra, sono rimasto solo io.
Il telefono inizia a squillare. Lo prendo, rispondendo. “Pronto?”
“Edward, amore? Purtroppo siamo bloccati nel traffico pre-natalizio, faremo un po’ tardi. Tu fa gli onori di casa, mostra tutto a Bella, mi raccomando, non farmi sfigurare!” Mamma non mi da il tempo di rispondere che continua. “Se ha fame, il frigorifero è pieno.”
“Mamma, tranquilla, in questo momento Bella è stata sequestrata da Alice. Quindi calmati.” Prima che mamma ricominci, continuo: “E i parenti? Sono già atterrati?” Dato che sta per ritornare a casa, immagino di sì.
“Sì, tesoro. Il tempo della strada e arriviamo tutti insieme, va bene?”
“Okay. Ascolta, ma’, io porto fuori Bella così la famiglia si sistema e appena c’è un po’ di tranquillità ve la presento. Sai com’è, tanto per non farla sentire in imbarazzo.”
“Come vuoi, tesoro. A dopo!”
“A dopo” mormoro, chiudendo la telefonata. “Bella!” esclamo ad alta voce dopo.
Bella nemmeno mi risponde. Sbuffando, salgo velocemente le scale e apro la porta senza nemmeno bussare. Sbuffo una seconda volta, voltandomi di spalle verso Alice. “Ma che cazzo, copriti” borbotto, gettandomi nel letto vicino Bella, che è seduta a gambe incrociate e sorride divertita. Il mio cane, un batuffolo di pelo praticamente, è sopra le sue gambe, godendo della mano di Bella che gli gratta la testa. Quasi lo invidio.
“Sei tu l’idiota che è entrato senza bussare” ribatte mia sorella, indossando una maglietta. Era con i pantaloni e il reggiseno. Che schifo!
La ignoro, rivolgendomi a Bella. “Usciamo?”
“Per andare dove?” chiede interessata, fissandomi da seduta.
“Non lo so. Fuori di qui, però” rispondo.
“Non se ne parla, Eddy, Bella mi serve!” esclama Alice arrabbiandosi.
“Alice, quante volte te l’ho detto? Non chiamarmi Eddy!” sbotto, sedendomi di scatto sul letto. “Ci basta già il cane” continuo infine, lanciando un’occhiata a Eddy nascosto tra le gambe di Bella.
Quando i miei genitori avevano deciso di accontentare la richiesta di Alice di avere un cane in famiglia, io ne ero stato contentissimo ma, conoscendo i gusti di mia sorella, ho pensato avrebbe preso un cane tutto strano, come solo lei li vuole. Così abbiamo fatto un accordo: io avrei scelto il cane, lei avrebbe scelto il nome. L’ha chiamato Eddy per ricordarsi di suo fratello, dice Alice. Inutile dire quante volte mi sono toccato la sotto per scaramanzia!
“Sta di fatto che Bella non può uscire. Lo vieto assolutamente perché...” Si interrompe improvvisamente, come ricordandosi di qualcosa, e alterna lo sguardo da me a Bella. Sorride radiosa. “Uscite, sì, è una così bella giornata! Dammi Eddy, Bella, penso io al cane... oppure no! Uscite tutti e tre insieme!” esclama ancora Alice, improvvisamente entusiasta della mia proposta.
Bella aggrotta le sopracciglia. “Okay?” mormora, quasi come se fosse una domanda.
Fisso Alice, cercando di capire cosa le sia successo ma ricevo in cambio solo un veloce occhiolino all'insaputa di Bella.
Oh no. Se cominciamo così, Alice non ci lascerà un attimo di tregua.
 
“Tua sorella era molto strana o sbaglio?” domanda Bella, lanciandomi un’occhiata.
Con Eddy al guinzaglio, scrollo le spalle con indifferenza. “È Alice. Questo dovrebbe bastarti come risposta. No?” chiedo, osservandola.
Ha le guance rosse per il freddo, i capelli scompigliati dal vento, un giubbotto che la fa sembrare terribilmente goffa, la sciarpa e i guanti. È così tenera che mi verrebbe voglia di mangiarla di baci.
“Sì, forse hai ragione” sussurra, soprapensiero. Poi si riprende e mi sorride. “Allora, come è andata da tuo zio? Imparato qualcosa in più direttamente sul campo?”
Non avrei mai creduto che Bella potesse riprendere un discorso tanto delicato, ma il pensiero di condividere con lei la mia estate è molto potente, in me. Al ricordo, sorrido immediatamente. “Sì. È stato tutto meraviglioso, ho imparato più in ospedale che sui libri, benché ovviamente, anche questi hanno un ruolo importante. E poi ho conosciuto tanta gente nuova... I bambini sono stati tutti dolcissimi, c’era chi faceva i capricci e piangeva, c’era chi mi guardava incuriosito e chi mi prendeva subito in simpatia. Aiutare mio zio è stato molto bello, è stata un’esperienza unica” confesso, mentre le immagini di questa estate scorrono nella mia mente come del piacevoli flash. “E tu?” domando, rivolgendomi a lei. “Come hai passato l’estate?”
“Anche io sono stata in contatto con i bambini. Ho fatto la baby-sitter, sai? Agosto è stato un mese molto proficuo” annuncia sorridendo orgogliosa.
Alzo le sopracciglia, piacevolmente colpito. Le baby-sitter non guadagnano assai, specialmente se lavorano in un mese e poco più. “Davvero?”
“Sì. Be’, vedi: le mie vicine hanno tutte la maggior parte dei figli più piccoli, quindi io andavo da loro e stavo con i bambini facendomi pagare all’ora e di solito passavo con loro circa due, tre ore. E poi sono riuscita a farmi adorare dai bimbi, così mi chiedevano di lavorare sempre di più. E le vicine lo andavano a dire alle loro amiche, quindi c’è stato pure un via vai. Mi sono divertita molto, lavoravo durante la settimana e poi la domenica, l’unico giorno libero, uscivo con Alice. E indovina? Sono riuscita anche a conservarmi dei soldi e a non spenderli tutti insieme!” esclama fiera di se stessa.
Rido. “Deve essere stato molto difficile.”
“Infatti!” conferma, sgranando gli occhi. “Alice doveva bloccarmi le mani e fermarmi prima di poter entrare in un negozio d’abbigliamento dove c’erano i saldi. Insomma, sembrava che tutto mi provocasse!”
“E mia sorella c’è riuscita?” domando, veramente incuriosito.
“Sì. Oddio, c’è stata una volta dove l’ho letteralmente spinta via e sono entrata come una furia nel negozio ma sai, le Christian Louboutin in saldoerano un’offerta imperdibile che non potevo ignorare, quindi...” Scrolla le spalle, facendo una smorfia.
Io riesco ad immaginarmi perfettamente Bella guardare con la bava alla bocca quelle scarpe in vetrina, mia sorella che cerca di trattenerla, e infine Bella spingerla bruscamente mandandola a fare in culo per entrare e chiedere alla commessa di provarsi le scarpe prima che entrasse Alice per fermarla.
“Ah, certo” concordo divertito. “Come potevi rifiutare? Poi me le farai vedere?”
“Sono estive, quindi dovrai aspettare.”
Aggrotto le sopracciglia. “Hai comprato un paio di scarpe estive... poco prima che iniziasse l’inverno?” domando, credendo di aver capito male. Forse ha detto ‘stivali’.
“Ero disperata!” esclama, fissandomi con i suoi occhioni teneri. “E poi le indosserò l’estate prossima, mica non le metterò più.”
Scoppio a ridere, facendola confondere. “Perché ridi?” chiede.
“Niente, niente...” Il mio cellulare squilla e lo prendo, notando che il mittente è Alice. “Ma stai sempre a rompere, tu?” domando, evitando i convenevoli.
“Fratellino, anche tu scassi le palle eppure non te lo faccio presente ogni santo giorno. Ad ogni modo, la famiglia è qui al gran completo; mamma vuole che tu e Bella ritorniate così che possa conoscere la tua fidanzatina, io invece opterei per un altro giro dove tu e Bella finirete in un motel a fare sesso come due conigli cosicché lei rimanga incinta, io convincerò mamma e papà a fartela sposare e io e Bella coroneremo il nostro sogno d’amore diventando cognate del cuore. Che ne dici?”
Dico che mia sorella è davvero rincoglionita. “Sto venendo, Alice” mi limito a rispondere.
“Possibilmente dentro di Bella!” esclama.
Purtroppo, non posso risponderle perché ho riattaccato. Sbuffo. “Andiamo, Bella. La famiglia Adams è giunta al gran completo a casa mia.”
 
“Oh tesoro, sono così contenta di scoprire che la ragazza che rende mio figlio così felice è tenera e dolce come te!” Mia madre abbraccia Bella già da parecchi secondi, senza che io possa liberarla.
“Mamma, così me la soffochi” borbotto, alzando gli occhi al cielo. E siamo solo a mia madre.
“Oh sì, giusto. Scusami Bella, è che sono così felice di vedere che mio figlio oltre allo studio ha qualcos’altro per la testa” mormora, quasi sull’orlo della commozione.
“E chissà cosa per la testa” sussurra maliziosa Alice vicino a me.
Le lancio un’occhiataccia, e la sua espressione eloquente diventa simile a quella di una delle Tre Marie.
“Allora, Bella, visto che siamo in tanti, farò io le presentazioni in modo che tu non ti debba confondere. Iniziamo dai parenti di mio marito, che al momento è al lavoro: questo è mio cognato Billy, e sua moglie Sue con il loro figlio Seth di otto anni; e mia cognata Angela, e suo marito Eric, con le loro figlie Mallory e Kristen, di quattordici e sedici anni. Manca Emmett, il fratello più piccolo di mio marito, ma arriverà dopo con sua moglie Rosalie e la loro bimba di tre anni.” Mia madre Esme permette a Bella di salutare tutti, prima di proseguire con la spiegazione.
Bella ne è un po’ intimidita ma regala un enorme sorriso ad ognuno dei miei parenti, il che mi fa venire ancora più voglia di mangiarla di baci.
“Invece, io ho tre fratelli: Aro, Caius e Marcus. Marcus è sposato con Didyme, e hanno questa splendida bambina di dieci anni, Jane. Caius, il secondo, è single, come dice lui, per scelta ma io credo più che altro che gli secca trovare una moglie!" esclama mia madre, facendo ridere tutti men che meno il diretto interessato che sbuffa.
Quando Bella gli porge la mano con un delizioso sorriso sulle labbra, mio zio – consideratosi da solo un gran seduttore – porta la mano di quella che ai suoi occhi dovrebbe essere la mia fidanzata alle labbra. “Enchantée, ,mademoiselle” mormora, con un perfetto baciamano.
Bella ride deliziata, facendomi alzare gli occhi al cielo. “È lui lo zio della Francia di cui mi hai parlato?” chiede, divertita.
“Precisamente” borbotto io. Ovviamente, mio zio potrebbe essere suo padre, fa così con tutte, scherza.
Con una risata entusiasta, mamma riprende a spiegare. “Infine, mio fratello Aro, è sposato con Sulpicia, i genitori di Jessica.”
Sono molto orgoglioso della spiegazione di mia madre. Mancano solo i miei nonni, ma loro arriveranno stasera, li andrà a prendere mio padre.
“È un piacere conoscervi” mormora affabile Bella, sorridendo ai miei zii.
Mio zio Aro le schiaccia l’occhio, Sulpicia l’abbraccia. “Il piacere è nostro. Mia figlia dovrebbe arrivare a momenti, spero non sia un problema” mormora lei, lanciando una veloce occhiata al sottoscritto.
“Naaaaa, Edward mi ha già spiegato tutto, non c’è problema” tranquillizza Bella.
“Uaoh, Edward, hai fatto un’ottima scelta” annuncia mio zio Caius, affiancandomi e battendomi una mano sulla spalla. “Hai scelto una ragazza bella, intelligente e dolce, per di più nemmeno gelosa. Dimmi, stellina, non hai per caso una sorella sui trent’anni?”
Bella scuota le testa, sorridendo dispiaciuta. “Mi dispiace. Ti darei mia madre, solo che è sposata” mormora.
Caius scoppia a ridere, seguito dagli altri.
Mia madre batte le mani. “Va bene, gente. Visto che le presentazioni sono state fatte, adesso possiamo tutti dividerci e fare quello che più ci pare.”
 
Mentre tutti sono giù, io, Bella e Esme stiamo salendo le scale per permettere a Bella di posare i suoi vestiti.
“So perfettamente che voi giovani ragazzi non aspetterete di certo il nostro permesso per fare certe cose” mormora mia madre, sconvolgendomi “perciò, Bella, dormirai nella stanza di Edward. Tranquilla, non diremo nulla ai tuoi genitori.” L’occhiolino che rivolge in nostra direzione è la goccia che fa traboccare il vaso.
“Mamma, chi ti dice che io e Bella siamo andati oltre?” domando, seccato. È parecchio imbarazzante dover fingere di stare con lei come una coppia dopo ciò che è successo, figuriamoci se mia madre ci fa intendere che possiamo fare sesso sotto il suo stesso tetto perché sa che Bella non è più vergine!
“Non siete andati oltre?” domanda, inarcando un sopracciglio, divertita.
Apro bocca per pronunciare un secco no ma la voce rimane ferma, escono solo dei suoni inarticolati.
“Va benissimo, Esme. La verità è che... be’, sa, io ho appena compiuto diciotto anni, Edward ne ha ventitré... ecco, non saprei, io e lui ci sentivamo parecchio a disagio ad ammettere una cosa simile. Però può stare sicura che non era nostra intenzione approfittare della vostra ospitalità” mormora, annuendo.
Mia madre le sorride. “Cara, è normale alla vostra età avere dei bisogni del genere. L’importante è sentirsi pronti. Se avete fatto un passo importante, ci sarà pure un motivo no? Ma avere rapporti non significa diventare adulti, assolutamente no. Significa solo che dovete essere più responsabili perché sapete cosa succede se non lo siete vero? Un bel bebè in arrivo. Ma non c’è bisogno che ve lo dica: Edward è un tesoro di ragazzo, e non lo dico perché è mio figlio ma perché è vero, e tu Bella lo puoi confermare. E Bella è di una dolcezza infinita, mi sembri tanto matura, e tu, Edward, puoi confermare questo. Se non fosse stati tanto sicuri, non vi sareste messi insieme.”
Io sono senza parole. Non so cos’altro dire, probabilmente se parlassi la manderei solo a fare in culo per avermi messo in una situazione tanto imbarazzante.
“Be’, adesso devo scendere giù, altrimenti potremmo ordinare solo pizza per cena. Ci vediamo dopo!”
Quando entriamo nella mia stanza, rimango stupito. E non so nemmeno dire se per il piacere o per lo sgomento.
Non ho idea di chi sia stata, se mia madre o mia sorella, o forse entrambe, ma la mia stanza, quella cameretta incasinata da single ventenne che studia per diventare medico, adesso sembra tanto la camera matrimoniale di un ragazzo appena sposato. “Oh mio Dio” riesco a sussurrare, sgomento.
“Be’, è carina” mormora convinta Bella. “E tua madre è stata tanto dolce, la mia probabilmente ti avrebbe mandato a dormire in camera sua con mio padre, il fucile sotto al suo cuscino.”
“L’avrei preferito alla mia” borbotto.
“No che non l’avresti voluto” ridacchia convinta.
Non posso non nascondere un sorriso. “Okay. Dormire con il padre poliziotto della mia pseudo-fidanzata non è tra le cose che mi auguro nella vita” ammetto.
“Comunque sia, Edward, ho dimenticato di dirti una cosa importante: quando incontrerò Jessica, devo fare la neutrale o devo essere gelosa? Come mi devo comportare?” domanda, interessata.
Sono preso alla sprovvista, devo ammettere di non averci mai pensato. “Ecco... credo che un po’ di gelosia non guasterebbe. Jessica potrebbe chiedersi perché la mia ragazza non faccia niente se lei ci prova con me.”
Bella annuisce, seria. “Ho capito. Tranquillo Edward, so già cosa devo fare.”
Prima che io possa chiederle cos’ha in mente, bussano freneticamente alla porta. Ho il tempo solo di aprire prima che qualcuno possa saltarmi addosso nel vero senso della parola, gridando felice. Jessica.
“Amore mio bello, sono così contenta di vederti!” esclama, stritolandomi.
Faccio forza per toglierla dal mio corpo ma non ci riesco. Una donna presumibilmente innamorata, con gli ormoni in subbuglio e appiccicata al ragazzo in questione, difficilmente riesce a staccarsi.
Bella interviene, sconvolgendomi. Con una mano, prende Jessica per la maglietta e la allontana da me, fissandola torva. “Senti qua, sgallettata che non sei altro, attaccati a qualcun altro che non sia Edward. Questo qui” e mi attira a sè con l’altra mano, portandomi dietro di lei e facendomi scudo con il suo corpo “è proprietà privata” sentenzia.
Jessica inarca un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. “Ah sì? E chi lo dice?”
“La ragazza davanti a te che se non ti togli dalle palle ti fa fare il giro di tutta New York a calci in culo per un viaggio di sola andata.” Bella è maledettamente seria.
Jessica non è l’unica ad essere presa in contropiede, lo sono pure io. Bella è seria, e sembra sincera... molto sincera! Se fosse gelosa per davvero... Un improvviso moto di soddisfazione si fa strada in me.
“Oh, ecco... io... Allora è vero che sei fidanzato” sussurra Jessica, rossa in volto, rivolgendosi a me.
“Sì”, ho solo la forza di pronunciare.
Jessica, improvvisamente mortificata, si rivolge a Bella. “Oh mio Dio, scusami! Non credevo... cioè io... ecco... be’, forse è meglio che scenda giù”, e prima che io possa dirle altro se ne va di corsa, scappando letteralmente.
Bella si volta immediatamente verso di me, sorridendomi contenta. “Allora? Come sono andata?” Si intristisce immediatamente. “Sono stata un po’ stronza? Sii sincero.”
Okay. Stava fingendo, mi rendo conto con delusione.
“Sei stata grande, invece” mi complimento, sorridendole felice. Anche io sono bravo a recitare.
Bella sembra parecchio sollevata dalle mie parole. Peccato che qui non lo sono io... E io che credevo che Bella fosse davvero gelosa, cazzo!
 
 

Spazio autrice

(Le scarpe di Bella: http://i39.tinypic.com/hx2fqp.jpg )
Ed eccomi qui con il terzo capitolo :) Come potete vedere, in questo capitolo ci sono allegri momenti, con qualche battuta che spero vi abbia fatto un po’ sorridere. Piano piano, sto riprendendo conoscenza con gli Edward e Bella di questa storia :)
A proposito, volevo anche comunicarvi che non credo la storia supererà i 10 capitoli come l’altra; sono anzi convinta che nemmeno supererà il settimo, almeno credo.
Detto ciò, ci vediamo presto con – per chi legge altre mie storie – l’aggiornamento di “Temptation” :)

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


 

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È mio zio Caius a salire in camera mia per dirci che la cena è quasi pronta. “Siete presentabili?” esordisce, prima di entrare in camera mia senza bussare.
No, l’importante è averlo chiesto, penso sarcastico.
Mio zio rimane un attimo interdetto quando ci vede a tre metri di distanza: Bella sul letto col mio pc sulle gambe, io seduto alla scrivania con i libri aperti.
“Ragazzi miei, ma... siete giovani! Posate quella tecnologia e quei libri, e cercate bensì di studiare anatomia sotto le lenzuola” mormora allibito.
Lo fisso sconvolto, anche se avrei dovuto aspettarmi che mio zio Caius pensasse solo al sesso.
“Comunque sia, se volete seguire il mio consiglio fatelo fra qualche ora; la cena è quasi pronta” comunica, prima di scoccare un sorriso a Bella facendole l’occhiolino e andandosene.
Sbuffo annoiato prima di lanciare un’occhiata di fuoco a Bella quando pronuncia: “Tuo zio è così affascinante!”
“Oh, certo, se ti piacciono i vecchi...” borbotto.
“A me non piacciono i vecchi, mi piacciono gli uomini maturi” specifica, prima di scoppiare a ridere.
“Sì be’, mio zio può essere tuo padre quindi non hai molte speranze di conquistarlo” continuo, alzandomi dalla sedia.
Aggrotta le sopracciglia. “Ma io non voglio conquistarlo. A me tuo zio Caius piace, ma posso intenderlo sia generalmente che fisicamente. Per esempio, tuo zio Caius mi piace perché è simpatico e divertente. Il fatto che io lo consideri affascinante non significa che ne sia attratta di conseguenza.”
La fisso con la bocca chiusa, senza saper dire nulla. Non so nemmeno che pensare. Mi sembra impossibile che un discorso del genere sia uscito dalle sue labbra. “È meglio andare, va’” mormoro, aprendole la porta per farla uscire.
“Bella, posso parlarti?”
Ci voltiamo entrambi quando sentiamo la voce incerta di Jessica provenire dalla sua camera. Come fa a sapere il suo nome? Ah, certo, la famiglia... Trattengo Bella per il suo maglione quando cammina verso di lei. Non voglio lasciarla da sola con Jessica.
“Ti aspetto dentro” mormora la ragazza in questione, entrando in camera.
Bella si volta verso di me, incuriosita, la mia mano ancora al maglione. “Che c’è?” mormora.
“Non voglio lasciarti sola con Jessica, soprattutto conoscendo la sua cotta per me.”
“Cosa vuoi che succeda, che mi faccia del male?” domanda, divertita.
“Che ne so? Magari ti insulta, ti prende per i capelli, ti sbatte la testa al muro...”
“Sì e poi prende un coltello che teneva nascosto nel reggiseno e mi accoltella facendomi morire definitivamente” mi interrompe. “Edward, vuole solo parlare...” la difende.
Rimango a fissarla per un istante che sembra infinito, indeciso se lasciarla andare o portarla giù con me. “Okay,” sospiro “ma ti concedo solo cinque minuti, dopodiché salgo e ti sequestro.”
“Dieci” obbietta.
“Sette. E al sesto sono già dietro la porta. O questo o niente” mormoro.
Bella sospira. “Va bene” acconsente, prima di voltarsi e entrare in camera di Jessica.
Rimango lì, fermo, aspettando qualche rumore. Niente. Va bene, posso anche scendere e lo faccio.
”Dov’è Bella?” chiede mia madre quando entro in cucina per prendere una bottiglietta d’acqua. Tutte le femmine di famiglia sono qui.
“Da Jessica” rispondo. “A quanto pare voleva parlarle...”
“Tesoro, mi dispiace... Non immaginavo che Jessica ti creasse tutti questi problemi” si scusa mia zia Sulpicia.
Le sorrido calorosamente. “Tranquilla, zia. Bella non è gelosa.” Do un’occhiata all’orologio: sono passati quattro minuti.
Vado in salotto, dove scopro il resto dei miei familiari, tutti i maschi, seduti a discutere su una partita di foot-ball, trasmessa adesso in tv.
Mio zio Caius si siede vicino a me. “Siete rimasti sopra tre minuti in più. Avete...?” Fa dei cenni significativi, molto significativi.
“No, zio” rispondo, bevendo un sorso di birra presa dal tavolino ripieno di schifezze per i ragazzi.
“Ma voi avete...?”
Sospiro. “Sì, zio.”
“E usate i...?”
“Sì, usiamo anche quelli.” E poco importa se avrei dovuto coniugare il verbo al passato. Do un’occhiata all'orologio: okay, è ora di salire. Ma Bella giunge proprio in questo stesso istante. La osservo, non sembra dispiaciuta, arrabbiata, irritata o altro. Sembra tranquilla.
“Vieni, Bella, siediti al mio posto tanto stavo per alzarmi” mormora Caius, facendomi l’occhiolino.
Bella lo ringrazia con un sorriso, sedendosi vicino a me. Poco importa se è l’unica femmina fra tutti i maschi presenti in stanza. La induco ad appoggiare la schiena al mio petto, un po’ per scena con la famiglia e un po’ per piacere mio. Bella non si tira indietro.
“Come è andata?” chiedo, piano.
“Bene. Si è scusata, e mi ha detto che non sarebbe stata più un peso” comunica con leggerezza. “Nessun accoltellamento” aggiunge dopo.
“Mi fa piacere saperlo” mormoro divertito mentre osservo la sua mano prendermi il bicchiere di birra dalla mia.
Bella ne beve un sorso; non sapevo le piacesse la birra. E infatti non le piace.
Fa una smorfia disgustata, ridandomi il bicchiere. “Che schifo” si lamenta.
Rido, mentre suonano al campanello. Devono essere mio padre con il resto dei familiari.
Stavolta, per Bella ricordare il grado di parentela è più facile, visto che sono in pochi, penso divertito. Prima di poter iniziare a conversare civilmente per approfondire la conoscenza, mia madre ci chiama perché la cena è pronta.
Passiamo un’ora tranquillamente; Jessica davvero non è stata di alcun disturbo, ha riso e scherzato con noi tutti, e ha inserito Bella in vari discorsi femminili. È una cosa che non mi sarei mai aspettato, ma mi fa molto piacere. Fin quando non sento qualcuno farmi il piedino.
Aggrotto le sopracciglia, fissando Jessica. Lei sembra tranquilla, il che mi fa pensare che sia una bravissima attrice. Delicatamente, allontano il piede fin quando qualcuno non lo pesta. Alzo il viso, fissando colei che è seduta davanti  a me. Alice?
Lei mi fissa nera in volto, come arrabbiata perché non l’ho fissata prima. Ma che ne sapevo che era lei? Pensavo fosse Jessica, poteva essere perfettamente lei visto che era seduta vicino Alice!
La fisso di rimando con sguardo nero, prima che lei decida di arrendersi e farmi un piccolo cenno verso Bella. La fisso. Parla con mio zio Aro tranquillamente. Fisso interrogativo mia sorella, non capendo a cosa voglia riferirsi.
Alza gli occhi al cielo, con un’espressione che sembra dire ‘ho un fratello scemo’. Mette una mano in bocca per coprire un finto sbadiglio, e poi con nonchalance appoggia il braccio alzato in alto sulla spalliera di Kristen, mia cugina, la quale non nota niente.
Sgrano gli occhi, con un’espressione che sembra dire ‘ma sei scema?’. Noi comunichiamo così.
Sgrana gli occhi più di me, mentre trasforma l’espressione da annoiata ad incazzata nera.
Scuoto impercettibilmente la testa, facendole capire che no, non c’è bisogno. Stiamo passando tutti una piacevole serata, Bella conversa con mio zio serenamente, non c’è bisogno di gesti affettuosi, la mia pseudo-fidanzata crederebbe che lo faccio perché a volerlo sono io e non per il bisogno effettivo della cosa e... I miei pensieri svaniscono immediatamente, mentre fisso Alice allibito.
Lei vuole che Bella pensi questo!
Alice sorride vittoriosa, mentre alza gli occhi al cielo per poi riabbassarli su di me con un’espressione che sembra dire ‘ci sei arrivato finalmente’.
Passo le mani in faccia, cercando di contenere l’impulso di strozzarla. Faccio di nuovo no con la testa.
Da sorridente, Alice diventa scura in volto. Prende un coltello in mano, impugnandolo con naturalezza. ‘Fallo o te ne farò pentire.’ Alice ne sarebbe capace. Mi sono bastate le volte in cui l’ha fatto durante la mia infanzia. Il suo atto peggiore? Mi ha fatto venire l’orticaria facendomi mangiare delle mandorle – alle quali sono allergico; a sua discolpa posso dire che non sapeva l’effetto che può causare mangiare un cibo di cui si è allergici – tritandole e mettendole in una salsa qualunque, e solo perché avevo tinto i capelli della sua Barbie preferita da biondo cenere a blu elettrico. Mamma l’ha messa in punizione per tre mesi, ma secondo me non le è pesato visto poi come ne ho sofferto io. Fortunatamente, è scomparsa dopo pochissimi giorni, ma io non mi sono più avvicinato a una sua bambola.
Ritornando al presente, deglutisco, pronto a fare come dice. Poso con finta tranquillità il braccio sulla sedia di Bella, vedendo l’espressione soddisfatta di mia sorella. Devo ricordarmi di chiedere a mia madre a cosa è allergica mia sorella.
Nessuno ha notato niente, e Bella non ha fatto nessun cenno interrogativo chiedendomi silenziose spiegazioni. Conversa ancora con zio Aro, nonostante il collo sia a contatto col mio braccio.
Sospiro, più sereno, mentre mi beo di quel contatto.
 
È incredibile quanto silenzio può esserci in tutte le altre serate, e quanta confusione da far venire il mal di testa può esserci adesso. Mi sta scoppiando veramente la testa.
È anche incredibile quanto Bella e Jessica abbiano legato, penso fissandole parlare. Se prima mi stava bene, adesso ho qualche dubbio. Bella dovrebbe essere gelosa di lei, perché le parla? E perché parlano di ragazzi, dovrebbe avere solo occhi per me! Tra l’altro, c’è pure Alice che mette la sua, e questo peggiora le cose.
“Strano, vero?” domanda poi mio zio, facendomi risvegliare dai miei pensieri.
“Cosa?” chiedo stralunato. Non ho sentito.
“Dicevo, strano che Bella e Jessica conversino così facilmente. Cioè, è una cosa carina… ma la tua fidanzata dovrebbe odiarla. No?” Prosegue. “Tutte le mie precedenti esperienze portano a una lite tra donne con capelli e vestiti strappati. Che poi è davvero eccitante” spiega divertito.
Scuoto la testa, sorridendogli agitato. “Bella non è come tutte le altre.”
“Oh sì! Si vede da come vi guardate, sai? Quella ragazza è proprio cotta di te, e devo dire che tu non sei da meno…”
Annuisco, facendolo parlare.
“È proprio quello che gli ho detto anche io, sai?” si intromette Alice, lasciando conversare Jessica e Bella da sole. “Io credo proprio che fra qualche annetto sentiremo il suono delle campane” pronuncia entusiasta mia sorella a zio Caius, entrambi entusiasti.
Li fisso sconvolto. “Siete impazziti?”
“Ma perché, scusa? Non vorresti vedere Bella che cammina verso di te con sguardo innamorato in un bellissimo abito da sposa?” pronuncia sognante Alice. “Zio, scommettiamo? Io dico che entro tre anni questi decidono di convolare a nozze.”
Zio Caius sembra sempre più entusiasta, mentre io sempre più scioccato. “Ci sto! Io dico che decideranno di farlo non prima dei cinque anni. Il conto inizia da luglio, vi siete messi insieme a luglio giusto?” domanda poi.
“Sì” risponde per me Alice, non potendo io parlare. Sono davvero sconvolto.
“State scommettendo su me e Bella?” riesco infine a chiedere.
“Non vederla in questo modo, Edward. Lo facciamo per spronarvi!” esclama zio Caius, scoppiando a ridere, seguito da Alice.
Alzo le mani in segno di resa. “Okay” mormoro. Tanto non vincerà nessuno dei due.
 
Sono le undici di sera quando io e Bella saliamo in camera mia. Nostra.
“Bella…” esordisco, sedendomi sul letto.
“Dimmi” risponde tranquilla.
Sospiro, cercando di calmarmi. “Mi spieghi perché hai fatto amicizia con Jessica?” chiedo.
Bella, che seduta sulla sedia si sta togliendo le scarpe, mi fissa sorpresa. “È vietato?”
“No, certo che no! Ma tu dovresti essere gelosa di lei, non esserle amica! Che diamine ti salta in mente?” chiedo, davvero irritato. È qui per aiutarmi, non per fare nuove amicizie.
Bella aggrotta le sopracciglia, incrociando le braccia al petto. “Che io sappia, Jessica non ti ha più disturbato. Era quello che volevi, no?”
Esatto. Era quello che volevo e l’avevo ottenuto. Sbuffo contrariato. “Sta di fatto che tu dovevi essere gelosa!” esclamo.
Bella emette un gemito strozzato. “Vuoi che sia gelosa? Vuoi che mi comporti come quelle donne insicure che quando ti volti ti rimproverano perché secondo loro le tradisci già? Va bene, Edward, mi comporterò così, adesso scusami ma devo andare a pisciare!” esclama, incazzata nera.
“Ma certo, vai, tanto sei tu quella che si allontana, quella che scappa… l’hai sempre fatto” mormoro.
Siamo entrambi incazzati neri, ma non possiamo urlare. Ci sentirebbero.
Bella si volta immediatamente, fissandomi scura in volto. Alza un sopracciglio. “Ti riferisci a cinque mesi fa, Edward? Ti riferisci a quando tu te ne sei andato?”
Allargo le braccia, comportandomi come un bambino. “Perché tu me lo avevi detto.”
“E che dovevo fare, chiederti di restare?” domanda, sconvolta.
“Sì! Avresti dovuto! Magari ora non staremmo fingendo, tu che ne sai?” sbotto, incrociando le braccia al petto.
“No, sarebbe stato inutile perché saresti partito” borbotta, come se sapesse i miei pensieri.
“No, invece, non sarei partito” rispondo, correggendola.
Bella mi fissa improvvisamente sorpresa, nessuna traccia di nervosismo in volto adesso. E pian piano, mi rendo conto che forse ho la sua stessa espressione. Che cazzo mi è presto?
“Davvero non saresti partito?” domanda. E mi sembra tanto fragile in questo momento…
Sarei partito? O sarei rimasto con lei? Lei non me l’ha chiesto… ma se l’avesse fatto? “Sì” rispondo, stupito quanto se non più di lei. “Sarei rimasto se me l’avessi chiesto.”
Bella sembra stupita da quelle parole. E un po’ lo sono anche io. Non mi sono mai posto la domanda. Rinunciare ad aiutare mio zio quando era ciò che aspettavo da una vita? Però sì, sarei rimasto se fossi stato sicuro che Bella mi avesse voluto accanto. Questa estate l’ho passata ad aiutare mio zio, ma con questo piccolo lavoro extra o senza, sarei diventato lo stesso pediatra.
I miei occhi memorizzano il primo, esitante passo di Bella verso di me. Il secondo. Il terzo. E il quarto. Fin quando non si trova davanti a me.
La camera è al buio più totale se non per i raggi lunari che penetrano dalla finestra senza tenda chiusa. La vedo poco, eppure quel poco che vedo mozza il fiato.
È bellissima, molto più di prima. Nella sua semplicità lo è. Bella non ha bisogno di truccarsi o di vestirsi elegantemente per ammaliarmi, lo fa già con un semplice sguardo, anche quello meno malizioso.
Sento la sua mano posarsi timorosa sul mio petto, e stringere forte la mia camicia quando si fa più convinta. Se lei osa tanto, io oso di più. Piano, con molta lentezza, abbasso il volto, fino a sfiorare i nostri nasi. E siamo tuttavia ancora lontani. Ma quando finalmente le nostre labbra entrano in contatto, è come ritornare a respirare dopo una lunga apnea.
Mi sento molto orgoglioso nell’aver reso io donna Bella. Bella è mia, io sono stato il primo. Ricordo ancora l’agitazione in me quella notte; tentavo di rassicurare lei quando agitato ero io stesso. Avevo paura di farle del male.
Dopo il primo, debole contatto, è come se un fuoco divampasse nelle mie vene. E nelle sue: Bella mi circonda il collo con le braccia mentre io la stringo a me, stringendola per i fianchi. Con un salto, la induco a cingermi i fianchi con le gambe, portandola a letto. La mia camicia è già aperta, benché la indossi ancora. Presto sarà solo un vago ricordo, esattamente come i vestiti di Bella.
“Edward… Aspetta un attimo” mormora improvvisamente, cercando di allontanarmi e facendomi preoccupare.
“Che c’è?” chiedo.
“Non possiamo” esordisce, lei ancora sotto di me.
Aggrotto le sopracciglia. “Perché?” domando disperato.
“Perché la scorsa volta abbiamo fatto sesso nel giro di una settimana, e dopo cinque mesi passiamo mezza giornata insieme e siamo subito a letto. Mi sa tanto di ragazza facile, e io non lo sono. È tutto troppo affrettato! Non fraintendermi, lo voglio quanto te… è solo che abbiamo fatto tutto troppo velocemente” spiega.
Credo di capire. Non approvo la sua scelta, ma capisco.
“Oh… Uhm, okay…” mormoro, allontanandomi e sedendomi sul letto, la schiena contro la tastiera. Non sono arrabbiato, è solo che sono stupito del suo repentino cambio di scelta.
Bella è vicino a me, esattamente seduta come me.
Okay… e ora che si fa?
Mi volto verso di lei, e nello stesso momento anche Bella si volta verso di me. Ci fissiamo negli occhi un secondo, soltanto un secondo, prima che Bella possa mormorare con tono sconfitto: “Oh, al diavolo!” prima di saltarmi letteralmente addosso.
Ecco, ora non capisco cosa sia successo ma approvo in pieno.
Mi distendo a fatica, così da poggiare la schiena sul materasso e avere Bella a cavalcioni su di me.
“Edward…” Ha cambiato nuovamente idea?! “Hai i preservativi?” chiede, scostandosi da me.
Cazzo.
La mia espressione deve parlare chiaro. Non si allontana, si siede su di me. “Allora non possiamo…” mormora delusa.
Fanculo non possiamo! “Aspé, alzati un attimo” le ordino, scendendo dal letto. Non aspetto che mi chieda spiegazioni; con la camicia ancora sbottonata esco dalla mia stanza per andare in quella di zio Caius. Lui deve avere i pre… la soluzione.
Busso freneticamente.
Zio Caius mi apre con solo i boxer in mano, l’espressione stralunata e un telefono cellulare in mano. “Dimmi!” esordisce quando mi vede, illuminandosi.
“Mi servono dei preservativi” esordisco invece io, facendogli sgranare gli occhi.
Mi fa entrare velocemente, chiudendo la porta alle sue spalle. “Edward!” mi rimprovera poi. “Va bene scherzare, ma… Insomma, come puoi chiedere a tuo zio i preservativi?” chiede nero in volto. Si addolcisce di botto. “Certe cose un ragazzo deve averle nei pantaloni, nel portafoglio, nel cassetto, fra le mutande, ovunque purché li abbia” comunica dopo, con la leggerezza di una mamma nello spiegare cosa sono quelle macchioline negli slip della bambina. Cosa che non voglio sapere! Zio Caius mi fa cenno di seguirlo fino al comò, un cassetto tre volte quello piccolo. Apre l’ultimo. “Ecco qui.”
Il cassetto è pieno di preservativi.
“Ci sono quelli profumati, quelli classici, quelli colorati, ritardanti, stimolanti… Quali preferisci?” chiede, tutto contento.
Io sono senza parole. “Eh…” sussurro, incapace di intendere e di volere.
“Vuoi gli stimolanti?”
Mi indispettisco. “Non ho bisogno di questo tipo di preservativi!” esclamo, pensando subito a Bella a cavalcioni su di me. O sotto. O di lato. O contro un muro. O nella doccia. Decisamente, non ne ho bisogno.
Si mette una mano sul cuore, guardandomi commosso. “Proprio come tuo zio.”
“Zio, dammi quelli profumati, va’” ordino, allungando una mano.
Annuisce. “Fragola, banana, ciliegia, kiwi…”
“Sì, tutti e poi già che ci siamo facciamo una macedonia” mormoro sarcastico. Sospiro, facendo una smorfia. “Fragola.”
“Sì vede che sei un maschio” mormora, porgendomi la scatola ancora chiusa dei preservativi. “Fossi stato femmina avresti scelto banana!” esclama ridendo.
“Buonanotte zio” mi congedo. È pazzo.
“Sogni d’oro… No, aspetta: ti auguro una scopata d’oro!”
Chiudo la porta alle mie spalle mentre lo sento ridere ancora, piano ovviamente per non svegliare gli altri. Quando ritorno in camera mia, Bella è ancora seduta sul letto ad aspettarmi.
“Si può sapere che hai fatto?” domanda incuriosita.
“Ho cercato la soluzione” spiego, mostrandole la scatola dei preservativi.
Un sorriso stupendo compare sul suo volto. “Chi te li ha dati?”
“Zio Caius. Ha una scorta in camera sua” rispondo, sedendomi sul letto e stendendomi una seconda volta.
Bella mi è subito sopra, le nostre labbra che sorridenti si incontrano in un bacio. Spogliarla non mi costa nulla, lo faccio con piacere. Con molto piacere. Piano, senza fretta. Siamo stati cinque mesi lontani, adesso voglio approfittarne.
Ed è così strano… Non ho mai creduto al colpo di fulmine. L’amore, per me, è sempre stato un sentimento che nasce piano, è davvero simile alla sbocciatura di un fiore, deve maturare sennò che amore è? Eppure, con Bella ho provato dei sentimenti che vanno al di là della semplice attrazione: per nessuna ragazza avrei rinunciato alla mia estate ad aiutare mio zio. Per Bella lo avrei fatto. Una, due, tre… mille volte. E senza mai pentirmene.
Non credo di esserne innamorato, ma mi è chiaro come il sole che ci sono molto vicino… se non ci sono già.
 
 

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1)La scorsa volta mi ero dimenticata di specificare che Bella non era gelosa, se ci pensate lo aveva detto lei stessa ancor prima di incontrare Jessica per i motivi elencati nel capitolo – credo il secondo. Magari, era solo infastidita :)
2)Alice e Bella sono amiche da poco, lei non ha avuto l’occasione di poter incontrare prima Esme per i vari impegni di quest’ultima, così come non ha incontrato Carlisle.
3)Non ho inserito nei dettagli l’incontro di Bella con il resto dei parenti perché in fondo sarebbe stato superfluo.
4)Edward non aveva nulla che non andava, quando si è arrabbiato :) Capirete tutto nel prossimo capitolo, se l’avessi spiegato in questo la lettura si sarebbe… spezzata.
5)Non credo che ci sia qualcosa di affrettato o troppo lento, in amore. Bella e Edward desideravano fare l’amore con la stessa intensità, e io credo in questo momento. Quello che tutt’e due aspettano. Quando, dove… per me non esiste. Se vuoi, lo fai. Non pensi a nulla. Io la penso così, ma altri possono pure pensare che la cosa sia affrettata e mi va bene: son pensieri :) Ma essendo mia la storia ed essendo che in ogni mia “creatura” c’è qualcosa di mio, ho voluto procedere così.
Okay, null’altro da dire se non che mi dispiace per aver ritardato ma purtroppo non usciva completamente! >.<
Se non dovessi pubblicare null’altro, vi faccio i miei miglior auguri per un felice Natale, a voi e alle vostre famiglie :) Buone feste care, dal più profondo del cuore <3
 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Non è un avviso, è il capitolo. Esatto, il capitolo! Ma prima, volevo solo augurarvi un buon Natale anche se con quasi un’ora di ritardo >.< Spero l’abbiate passato bene ^^

 

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 Come solitamente succede sempre la mattina di Natale, mi sveglio ben riposato, senza nessuno che mi venga a chiamare prima. Ci vuole un po’ prima che io riesca a connettere bene, ma quando apro finalmente gli occhi al giorno i ricordi della notte precedente mi fanno spuntare un sorriso ebete sul viso.
Bella, però, non c’è. Allungando una mano sul suo posto, noto con disappunto che è freddo, segno che si è alzata da un bel pezzo. Non ho paura che Bella sia pentita, lei non è il tipo. Non l’ha fatto cinque mesi fa e non lo farà nemmeno oggi. Sono abbastanza tranquillo, e anche felice.
Guardo la finestra, nevica. Il giorno di Natale. Non potrebbe essere più bello di così. Do un’occhiata all’orologio sul comodino, sono le dieci e mezza di mattina.
Decido di alzarmi, rimpiangendo il calore delle coperte, e vado a farmi una velocissima doccia bollente. Con i capelli ancora bagnati, indosso dei pantaloni di una tuta e un vecchio maglione nero. Mi cambierò dopo.
Quando scendo giù, noto che non c’è molta confusione, segno che stanno ancora dormendo. Ci sono solo mia madre, mia zia Rosalie e Bella.
Stanno già iniziando a cucinare, mamma dopotutto deve farlo per un battaglione e deve farlo presto se vogliamo mangiare in orario.
Mi gratto la testa quando entro in cucina, senza sapere se posso interrompere il momento ‘tra donne’.
“Amore, buon Natale” esclama mia zia, stritolandomi in un tenero abbraccio.
A fatica, riesco a ricambiare l’augurio. Tocca a mia madre, nemmeno lei si risparmia. Ancora oggi, nonostante i miei quasi ventiquattro anni, non riesco a capire perché le mamme e i parenti che non vedi mai e con il quale non hai nulla da condividere ti abbracciano così forte. Mamma mi vuole bene? Anche io le voglio bene, ma non la stringo così tanto forte! E anche a me zia Rosalie è mancata, ma strozzarla?
Quando riesco finalmente a liberarmi dell’abbraccio di mia madre, mi rivolgo a Bella sperando che abbia ragione: non si sia pentita. D’improvviso, tutte le mie rassicurazioni di stamattina vanno a farsi fottere.
Sorrido quando vedo che sorride, abbassandomi poi verso di lei per darle un bacio. È il primo bacio che le do davanti alla mia famiglia, ma di certo non sarà l’ultimo. O almeno spero.
“Oh, che carini, posso farvi una foto?” chiede mie madre.
Mi allontano da Bella, fissando mia madre. “No, siamo apposto così” mormoro, sedendomi nella sedia vicino alla mia ragazza. È così strano dirlo, ma allo stesso tempo viene anche naturale pronunciarlo.
 
La mattina è passata piuttosto velocemente, fra scarti di regalo e auguri natalizi. Le coppie non si sono scambiati regali, questo è stato rimandato alla notte, nell’intimità della propria camera da letto.
Anche se fino a ieri non eravamo ancora una coppia, avevo comprato un regalo a Bella anche solo per ringraziarla della sua disponibilità a fingersi la mia fidanzata. Adesso che le cose sono cambiate, mi vergogno un po’ a darle il mio regalo. Spero che Bella apprezzi.
 
15:27
 
“Tombola!” esclama improvvisamente Alice, saltando giù dalla sedia e facendo spaventare tutti. Ritorna alla tavola fissando i soldi con sguardo libidinoso, oserei dire. “Venite dalla mamma” sussurra, prendendo in mano i soldi.
“Ma che diamine, è già la terza volta che questa qua vince!” si lamenta mio zio Caius.
Alice nemmeno si degna di rispondergli, ripone i soldi nel borsellino, infilandoselo poi fra le gambe. All’inizio, le avevo chiesto il motivo. Lei mi ha risposto che così nessuno si sarebbe avvicinato a prenderglielo. In effetti ha ragione.
“Basta, non gioco più” mormora ancora zio Caius alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso il salotto. “Vado dagli unici amori della mia vita: birra, televisione e divano. Loro sì che non mi tradiranno mai!” esclama, offeso dal fatto che Alice abbia vinto per l’ennesima volta.
“Va bene, io ho finito” mormora improvvisamente zia Rosalie, prendendo in braccio la figlia e alzandosi dalla sedia. “Vado a vedere un po’ di televisione con Caius, chi vuole farmi compagnia è il benvenuto.”
Bella si volta improvvisamente verso di me con sguardo stanco. “Vado con lei, mi sono stancata di giocare a tombola” spiega, alzandosi anche lei.
“Sì, vengo pure io” concorda mia madre. “Scegliete il film, io vado a prendere qualcosa da mangiare.”
Di lì a poco, metà dei presenti vuole andare a fare compagnia a zia Rosalie. Ovviamente, tutte femmine se si esclude mio zio, che scommetto sarà scappato visto come stanno adesso le cose.
Come richiamato dai miei pensieri, spunta di nuovo. “Che ne dite, visto che le femmine si sono tolte dalle scatole, di giocare noi maschi a carte?” chiede stiracchiandosi.
Ho voglia di andare da Bella ma sono tutte femmine e mi ritroverei l’unico maschio. No, meglio evitare e stare qui.
 
18:03
 
“Ehi.”
Mi volto con la testa già sapendo chi è la ragazza che mi ha abbracciato per il collo. “Ehi” mormoro di rimando, scostandomi per permettere a Bella di sedersi sulle mie gambe.
Noi maschi stiamo ancora giocando a carte, ma io ho perso e rimango a fissare gli altri. Siamo in tanti, i turni veri e propri durano un sacco. Ne abbiamo già fatti tre e devo dire che ho vinto parecchio. Prima di perdere metà di soldi nell’ultimo turno.
“Vado in salotto? Ho chiesto ad Alice se vi avrebbe infastidito…”
“No, va tutto bene” le rispondo, osservando le carte di mio zio Caius, seduto vicino a me, il mio mento sulla spalla di Bella.
Adoro questa ragazza. Bella non è come le altre, non si è imbarazzata la ‘mattina dopo’. L’ha voluto quanto l’ho voluto io, non mi ha dato la colpa di una possibile seduzione. Davvero, Bella non è come le altre ragazze, e non voglio farmela scappare.
“Osserva, Bella, e guarda come vince un vero uomo” dice improvvisamente zio Caius. “Trentuno, cazzo!” esclama, buttando a terra le carte.
A seguire, una serie di borbottii che fanno sgranare gli occhi a mio padre. “Ou!” rimprovera, lanciando un’occhiata a Bella.
“Oh no, potete dire qualsiasi cosa, non preoccupatevi. Non mi infastidisce” mormora sorridendo, capendo l’antifona. “Però se volete che vada via…” continua alzandosi ma ricadendo su di me quando glielo impedisco.
“No Bella, puoi stare tranquillamente. È solo che gli uomini si fanno prendere la mano… un po’ troppo pesantemente” giustifica la famiglia mio padre.
“Sì ma va bene. Fate come se non ci fossi” li invita con un sorriso.
“Hai visto Carlisle? A posto, posso dire tutte le parolacce che voglio” esclama contento zio Caius, battendo le mani.
Seguendo il consiglio di Bella, il resto del gioco trascorre abbastanza allegramente, tra battute e esclamazioni varie. Passa un’altra oretta abbastanza serenamente, prima che Bella decida di alzarsi per andare ad aiutare le altre che stanno iniziando a preparare da mangiare. A quel punto, le parolacce non si contano più.
 
22:57
 
“Cinquantanove.”
“Terno!” esclama Alice, urlandolo quasi, e prendendo i soldi che le spettano.
“Vaffanculo, Alice!” esclama mio zio. All’inizio credevo che scherzasse, ma adesso credo di dovermi ricredere. Cazzo, fa sul serio!
“Sessantadue. Ottantanove. Diciotto.”
“Quaterna!” grida mio zio Caius, alzandosi dalla sedia per quanto è felice e prendendo immediatamente i soldi dal tavolo. “Tiè!” esclama in direzione di mia sorella che lo fissa incenerendolo con lo sguardo, alzandole in contemporanea il dito medio.
Credo che vincano solo loro perché il resto della famiglia è talmente impegnato a ridere che nemmeno ha più la forza di controllare se i numeri che escono sono anche nelle proprie cartelle.
Mio padre, che fa la tombola, è l’unico al momento in grado di reggere il compito, pur ridendo anche lui. “Novanta. Settantotto. Venti.”
“Cinquina!” esclama Alice, saltando anche lei dalla sedia e prendendo la vincita.
Mio zio stavolta si comporta da uomo maturo, limitandosi solo ad ucciderla con lo sguardo. Decisamente più maturo che prenderla a parolacce.
“Quarantaquattro. Trentotto. Sedici. Cinque. Sessantanove.”
Mio zio scoppia a ridere. “Figurati se questo numero in particolare non mi facesse vincere. Tombola!” urla, alzandosi talmente forte da far cadere addirittura la sedia per terra.
“Ma che cazzo!” si lamenta Alice, piagnucolando come una bambina. “Aspettavo solo il nove, il ventiquattro e l’ottantotto.”
“Mi dispiace tesoro mio, becca e porta a casa” sussurra tutto contento mio zio, posando i soldi nel portamonete. “Che ne dite di un’altra partitina?”
 
4:23
 
Dire che sono stanco è un eufemismo. Sto dormendo letteralmente in piedi, tanto che non appena entro in camera mia, seguito da Bella, mi getto a peso morto a letto. Subito, Bella è vicino a me, distesa accanto. E come cinque mesi fa, mi accarezza i capelli.
“Credo di aver esaurito tutte le scorte di energia per i prossimi vent’anni. Tuo zio e tua sorella dovrebbero fare un duo comico…” spiega.
Sento, attraverso l’intonazione della sua voce, che sorride.
Senza muovermi col corpo, muovo solo la testa nella sua direzione per poterla osservare liberamente. È bellissima, con quel poco trucco sul volto ormai quasi inesistente viste le molte ore passate da quando si è messa il make-up. Le sorrido.
“Hai ragione” sussurro, chiudendo gli occhi. Ho già detto che dormo letteralmente in piedi?
Una forte fitta di piacere mi contorce lo stomaco quando sento le labbra morbide di Bella lasciarsi un casto bacio sulla fronte.
“Lo vuoi vedere il tuo regalo?” domanda. Non aspetta che io le risponda; si alza e va verso la sua valigia estraendone un piccolo pacchetto.
Non è tanto pesante, noto quando lo prendo in mano. Impaziente di vedere cos’è, scarto il mio regalo. Sorrido quando vedo che è un profumo Bulgari. Porto al naso il profumo, per sentirne l’aroma. “È perfetto” mormoro.
“Sì, lo so. Sai, io sono fissata con i profumi maschili… ne vado pazza. Quindi se piace a me piacerà anche a te” spiega Bella.
Scoppio a ridere. “Buono a sapersi! Adesso tocca a te.” Mi alzo per andare a prendere il pacco che ho conservato nel cassetto dell’armadio. Spero le piaccia, anche perché mi è costato tanto. “Apri.”
Bella scarta il suo regalo. Per un attimo rimane interdetta, ma capendo di che si tratta sgrana gli occhi. “Mi hai comprato… IL libro?” È incredula, spero in senso positivo.
“Al contrario tuo, non è che mi piaccia molto… però vai pazza per le scarpe, e Alice mi ha consigliato questo libro.”
Christian Louboutin’, un libro di trecentocinquantadue pagine che contiene il catalogo di tutte le sue creazioni.
“Ma ti sarà costato una fortuna, non è giusto!” esclama, contrariata. E tuttavia, fissa con sguardo perso il libro, iniziando a sfogliarlo quasi con riverenza.
Centoventi dollari, per la precisione.
“No, te l’ho fatto con piacere, non importa” rispondo.
Aggrotto le sopracciglia quando scuote la testa.
“Aspetta qua” si limita a dire, prendendo la sua valigia ed entrando nel mio bagno personale.
Prima di vederla comparire nuovamente, aspetto cinque minuti buoni. Ma ne vale la pena. Esce avvolta semplicemente da un accappatoio, il mio accappatoio, e i capelli mossi sciolti sulle spalle. Indossa delle scarpe dal tacco alto, altissimo, che mi porta a chiedermi come faccia a non cadere mentre cammina. Compie tre passi, e tuttavia è ancora un po’ lontana dal letto dove sono seduto, poi mi fissa.
“Okay. Tu mi hai fatto un regalo costoso e io ti ho fatto la sciocchezza del secolo.” Vorrei interromperla e dirle che si sbaglia, che mi è piaciuto un sacco il suo profumo, ma continua. “Perciò voglio ricambiare. Questa cosa mi costa davvero tanto, per cui…” È imbarazzata. Non avrei mai pensato di poter vedere Bella imbarazzata. Quasi mi diverto. Fa un enorme respiro e sorridendomi agitata apre l’accappatoio.
Certamente, è logico pensare che indossa un completino intimo. Pure uno scemo lo capirebbe. Soltanto, non mi sarei mai immaginato che tipo di completo indossasse.
 
 
 
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Rimango letteralmente a bocca aperta. Spalancata. Non è nulla di vedo-non vedo, è una semplice gonnellina che copre solo i glutei, e una specie di giacchetta con maniche a tre quarti. Il tutto rigorosamente rosso. La fa tanto diavolessa, e questo basta per farmi sentire un qualcosa smuoversi nel mio basso ventre.
“Devo essere contenta della tua reazione?” domanda timorosa Bella.
“Ehm… io…” Davvero non so che dire. Ma da dove ha tirato fuori quella cosa diabolica? “Sei bellissima. Sì, bellissima…” continuo, squadrandola da capo a piedi.
Si avvicina di più, portandosi al letto. L’attiro a me, facendola sedere sulle mie gambe, a cavalcioni.
“Quando hai comprato questo completo?” chiedo, stendendomi. È chiaro come andrà a finire la serata.
“La scorsa settimana io e Alice siamo uscite. Il negozio d’intimo è una tappa importante e da non tralasciare, abbiamo visto questo e l’ho voluto provare” spiega, slacciandomi i bottoni della camicia.
È molto più sicura adesso.
“Devo pensare che l’hai preso per te oppure per un possibile altro ragazzo?” chiedo, inarcando un sopracciglio. La scorsa settimana non stavamo ancora insieme.
“Non so… a me piace questo completo ma non penso di poterlo indossare per andare a scuola” risponde ironica. “Più che altro, penso di averlo preso inconsciamente per te…” rivela sorridendomi.
Sorrido sulle sue labbra quando si abbassa per baciarmi.
Non ho avuto molte donne, diventare pediatra è tutt’ora la mia priorità e lo studio è al primo posto. Tre ragazze con le quali sono stato al liceo e all’università. Eppure, con Bella è tutto diverso.
Prima era solo sesso, adesso… Noto la differenza con la quale Bella si dona a me, in tutto e per tutto. Volevo bene a quelle tre ragazze, mi erano simpatiche altrimenti non ci sarei mai stato, e lo stesso era per loro ma l’amore era una cosa ben lontana. In me si fa sempre più strada la convinzione di essere innamorato di Bella.
“Edward?” mormora Bella alla fine, la testa sul cuscino mentre ancora le bacio il viso con dolcezza.
“Che c’è?” sussurro, puntellandomi su un gomito e posando il mento sul palmo della mano per poterla osservare meglio.
“Tu credi che io sia pazza?” chiede fissandomi. È seria, e la cosa mi fa aggrottare le sopracciglia.
“Perché dovresti essere pazza?” domando, fissandola confuso.
“Perché è da pazzi credere di essere innamorati di una persona quando passi con lei solo nove giorni” spiega. La sua espressione non è affatto cambiata, è sempre seria.
Riesco a capire il riferimento alla nostra situazione. Una settimana cinque mesi fa e due giorni adesso. Ecco il nostro lasso di tempo.
Serro le labbra, decidendo di essere sincero con lei. Poso la fronte sulla sua e chiudo gli occhi. “Siamo pazzi in due, allora.”
È diverso pensare di amarla dal crederlo con fermezza. È molto diverso.
“Quindi non sono pazza se ti amo?” continua, sussurrando.
“Io non sono pazzo, eppure ti amo.”
È anche diverso ammettere di amare una persona attraverso i pensieri dal pronunciarlo ad alta voce. Però è vero.
Vedo Bella sorridere leggermente. Ricambio, lasciandole un delicato bacio. Niente di malizioso, niente di passionale. Un semplice contatto. Un bel contatto, però.
 
“È stato un piacere averti per Natale” mormora mia madre, abbracciando Bella.
La mia famiglia partirà domani mattina, verso le sette dovrà essere già a Seattle per prendere l’aeroporto, mentre Bella, che abita a New York, può ritornare a casa anche oggi. L’accompagno io con la mia macchina, e vedremo quello che si deve fare con suo padre.
Lui è ancora convinto che io sia gay…
È chiaro che adesso Bella e io stiamo insieme. Dopo una dichiarazione come quella di ieri notte, non può essere altrimenti.
“Ciao Bella, tanto noi ci vediamo anche domani no?” domanda Alice, abbracciandola.
“Certo!” esclama Bella ridendo. Dopodiché, passa a salutare gli altri.
Zio Caius, dopo aver salutato Bella, mi si avvicina insieme a Alice. “Allora? Vi siete messi veramente insieme?” sussurra, sorridendomi.
Lo fisso sorpreso. E lui come…?
“Gliel’ho detto io oggi pomeriggio” spiega Alice. “Tranquillo, l’ho detto solo a lui. È nostro complice, Edward, e poi…”
“E poi non ti puoi dimenticare della nostra scommessa!” continua Caius.
Non mi da fastidio, stranamente, che Alice abbia detto la verità a zio Caius. Più che uno zio, potrebbe perfettamente essere nostro fratello. Nostro fratello maggiore, per essere più precisi. Quale zio ti da una scatola di preservativi come se ti avesse dato una penna?
Ritornando al presente, aggrotto le sopracciglia. “Quale scommessa?”
“Quella che abbiamo fatto io e Alice! Lei dice che vi sposerete entro i tre anni a partire da luglio, io dico tra i tre anni ai cinque” mi ricorda.
Sbuffo, nemmeno degnandoli di una risposta.
È questa scommessa che mi ha fatto impazzire la vigilia di Natale. Insomma, Bella e io nemmeno stavamo realmente insieme e questi mi vanno a parlare di matrimonio? E poi anche la questione di Jessica… avrei preferito che Bella fosse gelosa di lei, almeno mi avrebbe fatto intendere che prova qualcosa per me. Invece, prova amore per me e non è gelosa perché in fin dei conti Jessica si è comportata bene. Meglio così, senza dubbio. Ringrazio il mio scoppio d’ira, altrimenti chissà se saremmo arrivati a metterci insieme in così breve tempo!
Cinque minuti passano prima che io possa prendere per mano la mia ragazza – è così strano dirlo!
“La tua famiglia è fantastica” mormora non appena saliamo in macchina.
“Sono felice che ti piaccia, mi aspettavo che scappassi a gambe levate” rispondo divertito.
“No, davvero, li adoro. E, non te la prendere se te lo dico, ma adoro in particolar modo tuo zio Caius.”
Sorrido. “Non me la prendo”, e sono sincero. “Anche lui ti ha preso in simpatia, davvero. Tutta la mia famiglia, poi c’è Alice che ti ama, quindi…”
Bella ride, una risata gioiosa. “La amo anche io se è per questo!”
 
 

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*Bella ha già chiamato la sua famiglia quando Edward scende in cucina.
Allora, ed eccoci arrivati all’ultimo capitolo della storia :) Esattamente, l’ultimo. Il prossimo sarà un epilogo con un salto temporale di quanto? Tre anni? Cinque? Chi vincerà la scommessa, Caius o Alice? A voi la risposta, anche se io la so già e non la cambierò xD
Come ho già detto, la storia è davvero molto semplice, quindi nessuna tragedia e nessuna prima volta/dichiarazione complicata. Mi è piaciuta la loro dichiarazione, e ho sempre voluto che fosse così.
Sono soddisfatta, sì. E spero non abbia deluso le vostre aspettative.
Per il prossimo e definitivo ultimo capitolo, ci rivediamo prima dell’Epifania – vi avevo detto che la storia non sarebbe durata molto e che intendevo terminarla prima del 7.
Buon Capodanno, se non ci sentiamo fino a quel giorno :) A voi e famiglia!

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


 

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17/03/2012

Stringo più forte la mano di Bella, sentendola rigida vicino a me. Io non sono di certo meno ansioso di lei.
Dopo quasi tre mesi pieni, Bella non ha ancora detto nulla a suo padre. Adesso, è giunto il momento. Io non voglio nascondermi, lei non vuole nascondersi, e l’unico ad ‘intralciare’ i nostri piani è Charlie. Inconsapevolmente, ma è lui.
Bella, sospirando fortemente, apre la porta con un movimento agile. “Mamma, papà!”
Renèe è adorabile. Lei sa tutto di noi; Bella le ha parlato dopo le feste e poi lei ha voluto incontrare me. All’insaputa del marito, ovviamente. Le sono piaciuto ancora più di quanto non le piacessi prima. Ci aiuterà lei, oggi, a calmare l’ira del marito.
“Siamo qui” risponde Renèe.
Senza tenerci per mano – dobbiamo dare la notizia con calma, non sganciandola improvvisamente – entriamo nel salotto di casa di Bella.
Renèe e Charlie stanno guardando un po’ di football in tv, e credo che la madre di Bella non abbia obbiettato nel vedere un po’ di sport sapendo la catastrofe che sarebbe successa di lì a poco.
“Ciao, Edward” sorride Charlie vedendomi. Non è geloso, come può esserlo sapendo che sono fidanzato, che sono gay? Praticamente, per lui sono come un’altra amica per la figlia.
“Signor Swan” ricambio, sorridendogli rigido.
“Ti avrò detto un milione di volte di chiamarmi ‘Chars’” mi rimprovera bonariamente.
Fra poco, non sarà più così gentile.
“Papà, devo dirti una cosa” comunica improvvisamente Bella, impedendomi di rispondere.
“Cosa?” domanda incuriosito Charlie. Ha una strana luce negli occhi, noto.
Bella si volta verso di me, poi nuovamente verso suo padre. “Ecco... ti ho mentito. Mi dispiace di averlo fatto, tu sai che sono sempre sincera con te e se l’ho fatto adesso c’è un buon motivo” spiega rispondendo tutto d’un fiato.
Charlie non batte ciglio, la fissa aspettando che continui, un’espressione imperscrutabile sul volto che non aiuta affatto Bella. Ma mi ha chiesto di lasciar parlare lei, ed è quello che farò. Fin quando riuscirò a tenere chiusa la mia bocca.
“La questione sulla quale ti ho mentito è... Edward. Lui NON è gay.” Bella calca sul ‘non’, facendosi così capire perfettamente da Charlie senza essere costretta a dover ripetere.
Charlie, prima di fare alcunché, posa per un attimo il suo sguardo su di me. Il tempo di un secondo, ma basta per farmi rizzare ogni singolo pelo del mio corpo. Sono così fottutamente freddi i suoi occhi, cazzo! Abbassa lo sguardo, per poi rialzarlo. Ancora una volta, su di me. “Edward, possiamo parlare un attimo?” domanda. Serio.
“Perché?” chiede agitandosi di più Bella, facendo inconsciamente un passo avanti a me.
È dolcissima. Vorrebbe difendermi quando è così minuta. Dio, quanto la amo.
I miei occhi si posano per un breve istante su Renèe. Non sembra agitata, un po’ ansiosa... ma non agitata. Sembra... fiduciosa. Ma di che cosa? Sulla mia non-morte? Be’, speriamo!
Perché se Charlie si fermerà nel non uccidermi sapendo che non sono gay e ho passato molto tempo con la sua bambina, mi ucciderà senz’altro venendo a sapere che adesso la sua bambina è la mia bambina. Okay, non ufficialmente... ma teoricamente sì.
“Voglio solo parlare” si limita a rispondere, iniziando a camminare. “Vieni?” chiede, rivolgendomi un veloce sguardo.
Rassicurando Bella con un’occhiata, lo seguo.
Charlie mi porta nel garage di casa Swan nel silenzio più assoluto. Quando si ferma all’interno, si volta verso di me. Siamo soli, il garage adesso è chiuso e lo spazio basta solo per un auto.
“So tutto” annuncia in seguito, facendomi socchiudere la bocca per lo stupore. “Sì” annuisce, “so tutto. Renèe mi ha detto della bugia di Bella qualche settimana fa... e come è andata a finire fra di voi.”
Sembra parecchio arrabbiato, la sua mascella è serrata e i pugni sono chiusi. Ma non sembra volermi ammazzare. Fa un passo avanti. “Non sono uno stupido. Posso sembrarlo, ma non lo sono. Mia figlia è sempre stata sincera con me e posso anche sorvolare su questa bugia, sul fatto che tu non sia gay, perché l’aveva fatto per un buon motivo. Tanya sapeva essere abbastanza insistente, anche se adesso è cambiata grazie alla sua storia con Garrett. Durante l’estate l’ho vista strana, quando stranamente tu non c’eri. E poi durante questi ultimi mesi sorrideva in ogni momento, anche quello in cui non c’era nulla di cui sorridere. Ho collegato tutto.” Fa un profondo respiro. “Sai, Edward, c’è una cosa che odio al giorno d’oggi. Ed è l’ipocrisia. Tu e mia figlia avete passato una settimana da soli, e poi tutto l’anno nuovo insieme. Certe cose le ho fatto anche io alla tua età, so cosa si pensa e soprattutto ciò che si prova; gli ormoni in subbuglio e la voglia di farlo sempre e comunque, anche se con amore. Perciò so perfettamente che l’avete fatto. Sarei davvero ipocrita ad insistere con me stesso nel dirmi che mia figlia è ancora vergine. O sbaglio?” domando.
Abbasso lo sguardo, senza avere il coraggio di parlare.
Per un attimo, il silenzio. “Non posso tenere mia figlia sotto una campana di vetro per tutta la vita, quest’anno farà pure diciannove anni e nessuno, in questi tempi, arriva vergine al matrimonio e mia figlia non farà eccezione. Io voglio solo la sua felicità, e lei sembra davvero innamorata di te. Spero che tu non la faccia soffrire, perché in tal caso non esiterò un fottuto minuto nel puntare contro di te il fucile che qualche settimana fa avevo preparato per te e che Renèe mi ha convinta a posare.”
Ho un leggero brivido, ma non per le ultime parole, bensì per altro. “Io non voglio far soffrire Bella. E sì, Bella non è più vergine, però… non è stata una cosa programmata, mi deve credere. Sua figlia non si sarebbe mai concessa a me se non provasse qualcosa e io sono davvero innamorato di lei.”
“È questo che mi impedisce di spararti, oltre a mia moglie” mormora sospirando Charlie, come se fosse improvvisamente stanco. “Però ti chiedo una cosa, Edward. Bella ha solo diciotto anni, e tu vai ancora all’università. Non voglio avere la pretesa di illudermi anche solo con me stesso che quando sarete soli giocherete a carte, perciò vi prego: fatemi stare tranquilli almeno su questo. Usate. Qualche. Protezione” ordina lentamente, quasi in una preghiera, congiungendo anche le mani.
“Non si deve preoccupare di questo, signor Swan. Noi… siamo apposto” comunico, improvvisamente imbarazzato.
Stavolta, nel sospirare sembra più leggero. Annuisce. “Posso fidarmi di te? Posso affidarti la mia bambina? Lei è tutta la mia vita.”
Contrariamente a tutti gli altri padri che avrebbero fatto fuoco e fiamme, Charlie pensa prima di agire. Perché sono convinto che se tutti i padri del mondo pensassero prima di vedere subito il lato negativo delle cose, anche se le cose sono abbastanza importanti, reagirebbero tutti come Charlie.
“Può stare tranquillo. Darei tutto per Bella. Lei lo sa.”
“Bene. Adesso è meglio andare, prima che Bella pensi che io ti abbia ammazzato e stia nascondendo il cadavere.”
 
Due anni dopo.
19/07/2014
 
Sospiro per l’ennesima volta davanti allo specchio. Chiudo e apro i pugni, fissandomi senza lasciar trapelare nulla dal mio volto.
Quest’anno ho finalmente terminato l’università, e verso gli inizi di settembre inizierò a lavorare nell’ospedale di mio padre.
Carlisle mi ha solo dato un lavoro, ma non per questo le cose saranno più facili per me o avrò degli sconti. Ho studiato tantissimo, ho preso un sacco di bustine contro il mal di testa, più volte ho avuto il torcicollo a forza di addormentarmi sfinito sui libri nella scrivania, per poter farmi chiamare dai miei colleghi ‘figlio di papà’ o peggio, ‘raccomandato’.
Voglio meritarmi i meriti che spero riceverò in futuro.
Bella è orgogliosa di me. Quando ho terminato l’università, è stata lei, con l’aiuto dei miei familiari – ma l’idea è stata sua – ad organizzarmi una festa a sorpresa. È fantastica, e mi ama come se non fossero passati tre anni da quando ci siamo messi insieme.
Il tempo è volato via. Bella è una donna, adesso. Prima era solo una ragazza, dolcissima e bellissima nella sua semplicità. Ora, però, ha ventun’anni, ed è una donna. La mia donna. E voglio poter dirlo ufficialmente, e non solo teoricamente.
La mia mano, come richiamata dai miei pensieri, va a posarsi all’interno della tasca dei miei jeans. Accarezzo la piccola fedina che ho comprato stamattina insieme a Alice, mia madre e la madre di Renèe. Mi hanno dato vari consigli, ma alla fine ho scelto quella che piaceva più a me e che speravo piacesse anche a Bella.
Penso di sapere, oramai, i gusti di Bella: le piace la semplicità, ma l’originalità non deve mai mancare. Per questo ho scelto una semplice fedina ma con dei cuori incisi all’esterno. Entrambe le fedine erano uguali, e ho potuto farci incidere ciò che volevo gratuitamente. Una semplice E sulla sua, una semplice B sulla mia. Ero molto indeciso se far mettere una B o una I, visto che Bella in realtà è Isabella. Alla fine, ho scelto di mettere la B. Ho conosciuto Bella come… Bella, non come Isabella. Isabella sarebbe stato troppo formale.
Avevo pensato di prendere una fedina solo per lei, ma Alice mi ha consigliato – ordinato – di comprarne una coppia, così da poterne indossare pure io una. Aveva detto che Bella avrebbe amato ancora di più quel gesto, considerandolo super romantico, e che mi avrebbe ripagato per bene. Era stato fin troppo chiaro a cosa si fosse riferita con ‘Vedrai, ti ricompenserà come mai’ e l’occhiata maliziosa non aveva lasciato dubbi. Mia madre e Renèe non avevano detto nulla sulla sua ultima uscita, ma avevano concordato con Alice dicendo che era vero, Bella avrebbe apprezzato molto di più.
E in effetti, sono felice che Alice mi abbia detto di comprare una coppia. In questo modo, anche io potrò portare la fedina evidenziando a tutti che sono impegnato. Con Bella. E Bella con me.
“Edward, sei pronto?” domanda improvvisamente Alice, entrando in camera mia.
“Sì” rispondo, passandomi una mano fra i capelli, lanciando un’ultima occhiata alla mia figura allo specchio e prendendo le chiavi. “Augurami buona fortuna” sussurro passandole accanto.
Alice mi segue. “Andrà tutto bene, vedrai. Bella sarà felicissima!”
 
Bella entra in camera sua, dal bagno, in accappatoio. Ha un’espressione stanca sul volto.
“Hai sonno?” chiedo, mentre la osservo gattonare verso di me e coricarsi poggiando la testa sul mio petto. Subito, la stringo a sé.
Arrivato a casa Swan, Renèe mi aveva detto che Bella era sopra al computer, e che lei sarebbe mancata per tutta la notte insieme al marito. Charlie, il quale aveva capito quanto amassi per davvero sua figlia, adesso mi adorava. Penso che Charlie si mettesse a fare dei paragoni: ‘Meglio lui che un altro deficiente’. Infondo, amavo sua figlia e lo dimostravo giorno per giorno.
E stasera, l’avrei dimostrato una volta per tutte.
Ritorno al presente quando Bella mi bacia il collo. “Tutto bene? Sei un po’ strano” nota.
Sono solo in boxer, dopo aver fatto l’amore e avendo tutta la notte per noi sarebbe stupido vestirsi. A che pro se poi li toglieremo di nuovo?
Guardo per un attimo i pantaloni ai piedi del letto.
Avrei potuto organizzare una cena a lume di candela, ma Bella avrebbe finto di apprezzare. Ho detto che ama l’originalità? La cena a lume di candela è una cosa vista e rivista. Questo momento può essere abbastanza romantico e originale? Bella accoccolata sul mio petto, entrambi rilassati dopo aver fatto l’amore, entrambi felici e appagati, entrambi innamorati, e la luce della luna ad illuminare romanticamente la stanza di Bella.
“Devo farti vedere una cosa” sussurro al suo orecchio, lasciandole un delicato bacio dietro il lobo e sentendola già fremere.
Pur essendo una ragazza dolcissima, Bella è passionale. È sempre pronta a sperimentare tutto, senza tirarsi mai indietro. Per curiosità e per eccitazione, non mi dice mai di no. Anche quando le ho chiesto di ‘girarsi’. L’ha fatto immediatamente, e il risultato è stato che non sono riuscito a riprendermi per il resto della notte.
Mi metto seduto per prendere i jeans. Infilando una mano in tasca, mi volto a guardarla. È bellissima e inconsapevolmente eccitante quando mi guarda con quei grandi occhi color del cioccolato, incuriosita. Si porta a sedere, aspettando me.
Non dico nulla, le faccio solo vedere la fedina. Nemmeno un piccolo astuccio, a Bella non importa. Lo so.
Bella è chiaramente presa alla sprovvista quando vede la fedina tra i polpastrelli del mio pollice e del mio indice.



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“È un…?” È emozionata, e questo mi fa ben sperare.
“Sì. Sarà anche presto, però… però mi ami. E non penso che tu voglia lasciarmi, come non voglio io. Non rendiamo le cose complicate, rendiamole più magiche di quello che già non sono” mormoro, aprendo il mio cuore.
Bella sorride entusiasta, fissando la fedina con occhi che brillano. Non avevo dubbi che lei non avrebbe fatto storie sul ‘è troppo presto’, ma allo stesso tempo non avevo potuto evitare di sentirmi agitato.
“Per me va benissimo!” esclama, infilando la fedina all’anulare della mano sinistra e baciandomi. Mi salta letteralmente addosso per baciarmi.
Sorridendo sulle sue labbra, mi lascio ricadere sul letto.
“È meraviglioso” mormora staccandosi e fissandosi il dito con l’anello. Riabbassa il volto verso il mio, sorridendo, un sorriso che le illumina il volto. “E io ti amo.”
Ricambiando il sorriso, le lascio un altro bacio prima di parlare. “ Ne ho comprato uno anche per me” comunico, prendendo la mia fedina che avevo nascosto sotto al mio cuscino quando ho preso quella di Bella.
Emettendo un gridolino di gioia, Bella inizia a baciarmi il volto, facendomi ridacchiare quando infilo la fedina a fatica, le mie braccia intrappolate dal corpo di lei. Ma a me va più che bene così.
 
Un anno dopo.
11/06/2015
 
Bella aveva voluto organizzare il matrimonio a giugno. Diceva che aveva sempre desiderato sposarsi in questo mese, anche quando era piccola. Pensava fosse il mese perfetto: l’inizio dell’estate, senza che tu sudassi eccessivamente o tremassi troppo. Potevamo stare nudi a letto coperti dal leggero lenzuolo, senza sentire sbalzi di temperatura.
E benché a sposarmi ero pure io, sapevo perfettamente di non avere voce in capitolo. È comunque tua moglie a decidere. Tu puoi dire la tua, ma poi è lei a dire un sì o un no. Se poi la moglie è Bella…
Non mi era dispiaciuto, vedevo Bella entusiasta per i preparativi del matrimonio insieme a sua madre, la mia e Alice, e questo era stato più che sufficiente per me. Non mi avevano detto nulla sull’abito e avevano imposto di stare separati la notte prima delle nozze.
E ancora, vedendo Bella felice, avevo accettato.
Sistemo il colletto, sedendomi poi sul letto e indossando le scarpe che Alice mi aveva preparato.
Dopo il matrimonio, io e Bella trascorreremo due settimane in Brasile prima che io ritorni al lavoro. In seguito, ci trasferiremo in una casa in centro. È perfetta per una coppia di neo-sposini: un bagno, una cucina, un piccolo salotto e due camere da letto. Va tutto perfettamente bene, non posso desiderare di meglio.
Un leggero bussare alla porta mi fa alzare la testa interessato. Sorrido a Charlie che, emozionato quanto me, si è fatto manovrare come tutti da Alice ed è parecchio stressato. “Tua sorella è adorabile, però…” Lascia in sospeso la frase, non c’è bisogno che continui. Sospira, sorridendomi. “Come ti senti?”
Non ho voce per parlare, urlerei di gioia. Mi limito a sorridere, senza sapere fare altro.
Charlie ride di cuore. “Ho capito. Capita a tutti, non ti preoccupare. Riacquisterai presto la voce” aggiunge facendomi l’occhiolino.
Zio Caius entra inaspettatamente. “Ebbene Charlie, come va qui? Mi raccomando Edward, fra qualche ora sarai un uomo sposato. E sai cosa deve fare un uomo sposato? Soddisfare come meglio può sua moglie!” esclama ridendo.
Charlie gli lancia un’occhiataccia. “Parli proprio tu che non sei sposato?” chiede.
Tutti i miei familiari erano giunti da ogni parte del mondo come ogni Natale. Tutti avevano fatto amicizia con i parenti di Bella, in particolare zio Caius, il più estroverso.
“Tranquillo Charlie, so bene cosa fare. Restare quello che sono, Bella si è innamorata di me per questo, no?” Incredibile: ho riacquistato la voce.
Charlie annuisce, fingendosi serio e facendomi un altro occhiolino. Caius sbuffa. Insomma, va tutto come al solito.
 
Credo di non essere stato per nulla partecipe al mio matrimonio. Dopo aver visto Bella, semplicemente indescrivibile nel suo abito nuziale, con la sua bellezza ingenua e semplicemente splendente, posso affermare di non aver potuto pensare ad altro che alla donna al mio fianco.
La voglia di lei mi stava uccidendo. Mi ero dovuto accontentare di un bacio, un bacio che aveva fatto la gioia di tutti i presenti e le risate divertite di mio zio Caius.
Dopo la cerimonia, siamo stati assaliti ma finalmente abbiamo potuto avere i nostri due minuti liberi.
Le bacio il collo, sentendola ridere. “Credo che non esista una donna più felice di me in questo momento” mormora sospirando.
Siamo nella macchina, pronti per dirigerci al ristorante prenotato per il ricevimento.
“Credo che non esista uomo più felice di me in questo momento” rispondo utilizzando le sue stesse parole, la mia voce un roco sussurro che fa rabbrividire entrambi.
“Amore, per favore… mancano solo un paio d’ore” supplica Bella. Adoro quando fa così; ha sempre detto che la provoco e lei si conosce, poi non riesce a fermarsi.
Cazzo, quanto amo questa donna.
“Sei bellissima” continuo, senza darle a vedere di aver sentito la sua frase. Le bacio il collo.“Stupenda.” Le bacio una guancia. “Meravigliosa.” Le bacio l’altra guancia. “Mi lasci sempre senza fiato” sussurro infine, posando la mia bocca sulla sua.
Immediatamente, le nostre lingue si scontrano, e riesco a sentire il mio membro che sta per svegliarsi.
“Edward” sussurra staccandosi di poco Bella.
Non siamo soli, capisco immediatamente.
Bella è fra le mie braccia, praticamente addossata al mio corpo. Il suo profumo mi invade le narici, facendomi fremere dalla voglia che ho di lei. I miei occhi si posano sulla scollatura dell’abito; il seno messo in risalto e il colore del suo incarnato così perfetto mandano in delirio i miei sensi.
“Edward, ti supplico, smettila” sibila, improvvisamente minacciosa.
I movimenti della macchina non mi aiutano.
Poso la mia fronte sulla sua, passando poi le mie labbra sul suo collo. “Morirò se non ti avrò entro cinque minuti” sussurro al suo orecchio.
“Ma dovrai resistere perché… siamo arrivati” mormora sollevata.
Senza darle tempo di parlare, affondo per l’ultima volta la mia bocca sulla sua, baciandola appassionatamente. La risposta di Bella mi eccita oltre ogni misura e mi allontano quando mi rendo conto che due secondi ancora e avrei dovuto camminare con lei davanti per evitare sgradevoli visioni agli invitati al mio matrimonio.
 
“Ti dico che ho vinto io!” esclama Alice, fissando mio zio Caius scura in volto.
“Ma non è vero! Sai la data di oggi, mia cara nipote? È l’undici giugno duemilaquindici, ergo, da quando si sono messi insieme a luglio del duemilaundici sono passati quasi quattro anni. E noi che avevamo detto? Che se si sposavano entro i tre anni, vincevi tu; se si sposavano dai tre ai cinque, vincevo io” ricorda Caius, soddisfatto.
Bella e io ci scambiamo un’occhiata. Lei è un po’ divertita, io resto ad aspettare che qualcuno li porti via. Il ricevimento è appena iniziato e questi già a litigare come cane e gatto.
“Sì ma hanno deciso di ufficializzare la cosa prima dello scadere dei tre anni, così come hanno deciso di sposarsi. Ho vinto io” continua Alice, testarda.
“Alice, ma noi abbiamo parlato di matrimonio! Quindi ho vinto io” risponde deciso Caius, incrociando le braccia al petto.
“Chiunque abbia vinto non importa, adesso ve ne andate a sedere che le portate sono pronte” comunica improvvisamente Charlie.
Sbuffando, Alice e Caius se ne vanno dal nostro tavolo, mentre Charlie ci lancia un’occhiata comprensiva. Bella si mette una mano al cuore, ringraziando suo padre, io sospiro, annuendo nella sua direzione. Quando ritorna verso sua moglie e io rimango finalmente solo con la mia, mi volto verso Bella.
“Finalmente soli?” domando speranzoso.
Bella sorride, facendomi pensare che l’amo come mai nessun uomo ha mai potuto amare un’altra donna. “Almeno per i prossimi tre secondi” risponde, mentre il cameriere viene verso di noi.
 
Due anni dopo.
14/02/2017
 
A ventotto anni posso dire di essere un uomo realizzato.
Va tutto a gonfie vele: ho una bella casa, un bel lavoro, e una moglie bellissima. Pur avendo i nostri battibecchi, niente è cambiato fra me e Bella. Lei ama me come il primo giorno, e io amo lei come se fosse passato un solo giorno dal nostro incontro. Invece, sono passati ben sei anni.
Bella ha ventitré anni ma non sembra pentita di essersi sposata così giovane, tutt’altro: è orgogliosa di mostrare la mano sinistra, con i due anelli sull’anulare.
Accarezzo la schiena nuda di Bella, godendomi del momento. Adoro accarezzarla dopo aver fatto l’amore. Ho solo i boxer e lei le mutandine, ma per il resto siamo nudi.
“Cazzo” impreca sottovoce Bella, scostandosi.
La fisso incuriosita mentre indossa la vestaia e va nell’altra stanza. Con la casa piccola, riesco a sentire che va in cucina a prendere probabilmente da bere. Quando ritorna, si siede a letto e apre il comodino. Ha un bicchiere d’acqua in mano.
“Che c’è?” chiedo, sedendomi vicino a lei e dandole un bacio alla base del collo.
“Devo prendere la pillola, stavo per dimenticarlo.”
Bella è sempre stata molto attenta alla pillola. La prende ogni sera, e ogni volta che aspetta le mestruazioni sta in ansia per paura che sia incinta, anche se la prende regolarmente da qualche anno.
Ma da qualche giorno, a me è venuto lo strano pensiero di avere un figlio. Be’, non è strano. È con mia moglie che voglio avere un figlio, e dopo due anni di matrimonio penso di essere pronto. Ma Bella? La sua ansia mette ansia anche a me. E se lei non ne vuole? Le altre donne direbbero che è troppo presto. Bella, però, non è come le altre donne.
Quando sta per staccare una pillola dal blister, poso la mia mano sulla sua, fermandola. Mi fissa incuriosita.
“Che c’è?”
“Non la prendere” mormoro, stupendomi quasi io per prima.
Aggrotta le sopracciglia. “Edward, ma… se non la prendo…” Interrompe la frase, non c’è bisogno che vada avanti.
Rimango a fissarla, temendo adesso la sua risposta. Non ha lo stesso sorriso che le ho visto quando le ho dato la fedina, mi fissa a bocca socchiusa e le sopracciglia ancora aggrottate. Chiude la bocca, spostando il volto davanti a sé e fissando il pavimento senza vederlo davvero.
“Ma hai una vaga idea di quello che mi chiedi? Un bambino… rivoluzionerebbe la nostra vita.” Il tono di voce non sembra sconvolto o arrabbiato. È… serio.
Sì che so cosa significa avere un bambino. Però lo voglio… la mia vita sarebbe ancora più completa.
Bella si volta verso di me, rimanendo a fissarmi. Con un leggero sospiro, abbassa la testa verso le pillole e le mette dentro all’ultimo cassetto del comodino, chiudendolo con un tonfo secco.
Credi di poter volare in questo momento. Sorridendo, la volto di scatto verso di me, terminando la sua risata con un bacio profondo. La porto sotto di me, iniziando ad accarezzarle i seni.
“Dobbiamo darci da fare” nota Bella, mentre mi abbasso a leccarle un capezzolo.
“Io dire di cominciare da adesso” rispondo in un sussurro, togliendole le mutandine.
 
 

Spazio autrice


Ed ecco qui l’epilogo. Sono molto soddisfatta di questo capitolo, e spero che lo stesso sia per voi, che non vi abbia deluse.
Penso una storia d’amore come quella fra Bella ed Edward ci voleva una volta ogni tanto: dolce e romantica, con un pizzico d’allegria. Chi non la vorrebbe? Niente tradimenti, niente drammi, niente gelosie – se si escludono i momenti che ho inserito più per divertirci che per altro, e comunque di poco conto. Una vera storia d’amore.
Non ho nulla da dire, se non che sotto vi spiegherò alcuni punti che forse vi chiariranno alcuni dubbi.
Ho fatto un po’ di calcoli che mi hanno fatto venire il mal di testa ma a buon rendere:
1)Edward è nato a ottobre – nella mia storia – quindi non perde un anno scolastico – come me che sono nata a febbraio.
L’università – ho controllato su Wikipedia – dura 7 anni, 2/3/2 – gli ultimi due come specializzazione – e la scuola inizia fine agosto/inizi settembre, per finire il 22 maggio. Terminato il liceo a 18 anni, Edward inizia il primo anno avendone 19 per tutto l’anno che segue, il secondo avendone 20 e così via, fino a terminare l’ultimo – il settimo, nel 2014 – a 25 anni. Visto che la scuola termina a maggio, lui ha ancora 25 anni, ma nel 2014 lui deve compiere – a ottobre26 anni.
Ecco, se volete, le date dei due:
Edward, ottobre: 2011: 23   2012: 24   2013: 25   2014: 26   2015: 27   2016: 28   2017: 29
Bella, settembre: 2011: 18   2012: 19   2013: 20   2014: 21   2015: 22   2016: 23   2017: 24
2)Il capitolo scorso è ambientato nel 2011. Quindi, i due si sono incontrati nel luglio 2011 e poi hanno passato insieme il Natale dello stesso anno.
Voglio ringraziare chi ha messo questa storia, leggera come vi avevo promesso, fra le ricordate, preferite e seguite, e chi legge solamente. Un grazie in particolare va a chi commenta: se la storia è arrivata ad avere una conclusione è per merito vostro che con le vostre parole mi avete fatto venir voglia di scrivere per voi, per me e per i miei personaggi stessi, mie creature. Il merito, mie care, è tutto vostro <3
Spero abbiate passato un buon Capodanno :)
 

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