Sogni

di Lollo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


.Sogni.


Dedico questa fanfiction alle ragazze Drunks che mi hanno fatto venire l‘ispirazione e alla Vally, che mi sopporta sempre e comunque.

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Ron si rigirò impazientemente nel letto, cercando invano di addormentarsi. Faceva così caldo; le finestre della camera erano aperte, facendo in modo che una leggera brezza entrasse nella stanza, ma non era sufficiente. Le lenzuola gli si appiccicavano addosso per via del sudore, e tra l’altro non poteva neanche togliersi il pigiama... la sfiga di avere gente in casa che andava e veniva senza che lui lo sapesse. Sarebbe stato imbarazzante scendere in boxer in cucina e ritrovarsi, non so, Lupin e Tonks che tubavano o cose del genere.

Alzò il viso verso il letto di Harry. Stava dormendo beato, e non potè fare a meno di sbuffare infastidito. Si alzò, districandosi dalle lenzuola; era inutile rimanere lì steso cercando di addormentarsi. Guardò l’ora. 3.21.

Si passò una mano tra i capelli, prima di uscire dalla stanza, dirigendosi verso il bagno per darsi una rinfrescata.

Stava per aprire la porta del bagno, quando una luce proveniente dal piano di sotto lo distrasse; curioso, scese silenziosamente le scale, per poi ritrovarsi nel salotto. sorrise alla vista di Hermione addormentata su divano vicino alla finestra, con la bocca mezza aperta, i capelli scompigliati e un libro caduto ai suoi piedi.

Si avvicinò, indeciso se svegliarla. Il suo sorriso si allargò ancora di più nel pensare che l’Hermione compita che conosceva dormiva ora davanti a lui in quella maniera così poco elegante. Le mancava solo la bava alla bocca ed era un quadretto perfetto.

Nel pensarlo, i suoi occhi scivolarono dal suo viso concentrandosi sulle labbra, inconsciamente. Improvvisamente sentì molto caldo, ma non per via della nottata afosa, decisamente.

Stava per allungare una mano e toccarle le guance, quando si riscosse, avvampando al solo pensiero di quel che sarebbe successo se lei si fosse svegliata a causa del suo gesto e l’avesse trovato in quella situazione. Abbassò la mano, pensando con rimpianto a quell’ultimo mese passato ad Hogwarts, nel quale sembrava davvero... tutto a posto, con lei.

Non riusciva a trovare la frase adatta senza imbarazzarsi, anche solo nel pensarlo tra sè e sè. E invece niente. La situazione era rimasta tale e quale a quella degli  altri anni, tranne che – forse – erano più gentili del solito l’una con l’altro. Ma in fondo era anche lui che non muoveva un dito per smuovere la situazione, no? Non faceva niente e non aveva fatto niente per fare un passo avanti con lei. Era una situazione così confusa... dentro il cuore si sentiva come se stessero insieme, ma nè lui nè lei avevano detto nulla al riguardo. E non c’era stato neanche un bacio, niente, tranne quell’abbraccio al funerale di Silente, che potesse suggerirgli qualcosa – stavano assieme? Non stavano assieme? Che diavolo erano, loro?! Decisamente, non amici. Almeno per lui non erano affatto amici.

E intanto non si era mosso di un millimetro, benchè continuasse a ripetersi di spostarsi da lì e tornarsene a letto – come se adesso più che mai sarebbe riuscito a da addormentarsi...

Si passò nuovamente una mano tra i capelli, sconcertato e indeciso. Alla fine fece per girarsi, ma in un nanosecondo era ancora verso di lei, con un pensiero che gli rimbombava in testa furiosamente – oraomaipiùfallooraomaipiù - la sua mano si allungava e la stava accarezzando sul viso, leggero, quasi solamente sfiorandola. Ad un movimento fulmineo delle sue palpebre, Ron si fermò, ma senza scostare la mano, il fiato sospeso, ma lei non si svegliò. Ritirò la mano, più confuso di prima. Una parte di lui voleva rimanere lì, accarezzarle le guance, le palpebre, riscendere sulle sue labbra, il collo, continuare così sempre più giù – e tutto questo lo disturbava. Sapeva che erano normali questi pensieri verso di lei, dato che per lui Hermione era... quello che era, ma dall’altra parte gli balenavano in mente immagini di una Hermione a undici anni, a dodici, quando ancora non provava nulla o forse non si era accorto di provare nulla per lei, la ragazza che aveva considerato come un’amica, una sorella, ed entrava in confusione totale. Com’era possibile che quella stessa bambina adesso potesse fargli battere il cuore in quel modo, fargli alzare la temperatura corporea così repentinamente..?

Si stava incamminando verso le scale, quando sentì la voce di Hermione, assonnata.


«Ron...
»


Si fermò, impietrito. Che si fosse svegliata? Si girò verso di lei lentamente, per trarre un sospiro di sollievo vedendo che aveva ancora gli occhi chiusi, e il respiro regolare tradiva il fatto che stava ancora dormendo.

A quel punto avvampò, chiedendosi che cosa stesse sognando Hermione per farle pronunciare il suo nome durante il sonno. Abbassò lo sguardo, decisamente imbarazzato, ma in quell’istante, ancora una volta, quell’istinto così audace, almeno per Ron, che si era impossessato della sua mano, prima, si insinuò ancora dentro di lui. Guardò lo spazio vuoto sul divano, desiderando ardentemente di sdraiarcisi sopra, non fa niente se stava stretto, non fa niente se stava scomodo, ma avrebbe avuto il suo profumo ed il suo calore vicino – era strano che in quella sera desiderasse il calore di qualcuno, effettivamente, eppure...

Si avvicinò, lentamente, e si sedette piano vicino a lei, inspirando profondamente il suo profumo. Per quella notte, solo per quella notte, sarebbe stato così, pensò. Per quella notte avrebbe abbandonato la sua paura e la sua indecisione, assecondando quello che avrebbe voluto fare. Per quella notte, solo per quella notte, o forse no, pensò, nello stato confusionale che precede il sonno.

 

 

 

 

 

Terminato il primo capitolo ^_- Come al solito: non ho idea di quanto sarà lunga, nè se il rating salirà o cosa, bho XD il secondo capitolo è praticamente pronto. Forse saranno due o tre capitoli. Anzi, probabilmente tre. Vedremo, voi intanto commentate ^_- Ah, sì, lo so che ho una fanfiction in sospeso: mi sono un po' incartata, ma spero di non abbandonarla... Un bacione!

 

Lollo

 

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


.Sogni.

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Dedico questa fanfiction alle ragazze Drunks che mi hanno fatto venire l‘ispirazione e alla Vally, che mi sopporta sempre e comunque.

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«Ron... Ron...»

 

Si voltò verso la voce bassa e roca che l’aveva chiamato, e vide Hermione, sdraiata sotto le lenzuola in un grande letto. Le spalle nude erano l’unica cosa che riusciva a vedere; il resto era coperto, e il viso era stranamente sfocato.

«Ron, vieni... entra nel letto...» lo chiamò ancora, facendogli segno con una mano. Fece come gli aveva detto, rapito, e sapendo che era la cosa giusta da fare, prese a baciarle il collo, sentendola sospirare leggermente.

 

«Hermione...»

 

Abbassò la mano verso il petto sfiorandole il seno, incoraggiato dalla sua reazione. Lei si aggrappò al suo collo, e sospirò più forte mentre le baciava una spalla. Preso da un impeto sconosciuto, diresse la mano sempre più giù, sul suo ventre, ma in quel momento Hermione balzò in piedi sul letto, completamente vestita, il viso furioso: «Che stai facendo, eh?»

Ron strabuzzò gli occhi, frastornato, balbettando confuso: «N-no, niente...»

«Niente cosa, niente cosa?» strillò ancora lei. «Ecco, sei inaffidabile! Non ti si può dare una mano che tu ti prendi tutto il braccio, cosa credevi di fare, eh?»

Ron era sempre più confuso, mentre Hermione continuava a strillare il suo nome.

«Ron... Ron...» che strano, come mai la sua voce era diventata così lontana adesso?

«Ron... Ron, che ci fai qui?» Mi hai chiamato tu, no? Tu mi hai detto di venire..., avrebbe voluto dire, ma si sentiva la bocca impastata. Improvvisamente aprì gli occhi, e si ritrovò un Hermione perplessa che lo stava fissando.

«Ah... era solo un sogno...» mormorò, toccandosi la fronte. «Già...» disse Hermione, un sorriso divertito sulle labbra. Di colpo la consapevolezza del sogno che aveva appena fatto lo fece avvampare, e abbassò lo sguardo, ostinandosi a non guardarla.

«Mi devo essere addormentata... Cosa fai qui?» chiese lei, apparentemente senza notare il suo imbarazzo.

«Oh! Ehm... niente, ero sceso e ti ho travata qui che dormivi, mi sono seduto un attimo e mi devo essere riaddormentato.» disse, velocemente, sempre senza guardarla. Si mise a sedere sul divano, alzando gli occhi verso l’orologio sopra il caminetto; adesso erano quasi le sei del mattino. Mormorò qualcosa sul fatto che era meglio andare a letto, desideroso di lasciare quell’imbarazzante situazione, e si diresse verso la scalinata, quando la voce di Hermione lo fermò.

«Cosa stavi sognando, prima?» chiese, con voce innocente. Ron si fermò impietrito. Chiuse gli occhi, cercando di inventare più velocemente che potè una bugia credibile.

Per quale schifosa ragione era a corto di idee proprio adesso?

«Ehm...» mormorò, prendendo tempo, ancora girato verso le scale.

 

«Hai pronunciato il mio nome.»

 

Ommioddio, pensò, in preda al panico. «Ron, ma ti vuoi girare?» chiese Hermione, sconcertata.  «Uhm, sto bene così, grazie.» rispose Ron, convinto. Gli ci voleva soltanto di girarsi dalla sua parte, così non si sarebbe potuto trattenere da dirle la verità, proprio tutta tutta, con dichiarazione e cuoricini intorno e balbla. Il problema era che sicuramente, conoscendosi, la sua dichiarazione sarebbe stata un insieme di frasi sconnesse e difficilmente capibili.

Hermione stava ridacchiando, pensando che Ron stesse scherzando. «Eddai, girati..!»

Al diavolo, pensò, girandosi. Si fissarono un attimo negli occhi, con un silenzio pesante che aleggiava tra loro. Hermione si sistemò un ricciolo dietro le orecchie, e Ron si ritrovò incantato a seguire il suo gesto. Lei fissò quella sua aria inebetita, prima di richiedere: «Allora, che stavi sognando?»

Ron s’inumidì le labbra, e rispose: «Ma perchè t’interessa?». Il tutto faceva ancora parte del suo ingegnosissimo piano per prendere tempo, sicuro che tra poco l’illuminazione divina sarebbe caduta su di lui e avrebbe saputo cosa rispondere.

«Perchè hai pronunciato il mio nome,» rispose Hermione, candida e ignara.

«No, non è vero,» rispose Ron, negando l’evidenza.

«Sì invece!» esclamò lei, sorpresa dalla reazione di lui. Ron tacque. «Stavi sognando me?» continuò lei, imperterrita. Ancora una volta l’altro non aprì bocca.

«Oh, ma perchè non me lo vuoi dire?!» esclamò lei, esasperata.

«Okay, okay sì: sognavo te!» rispose alla fine.

«Che genere di sogno era?» chiese più incuriosita, stringendosi un cuscino al petto. Il cuore di Ron gli si fermò. «Uhm, non ricordo bene, ehm... c’eri tu, c’ero io... bho...» disse vago, anche se se lo ricordava perfettamente. E fu in quel momento che, arrischiatosi a guardare Hermione in viso, notò l’espressione che aveva. Conosceva quello sguardo. Significava che non avrebbe lasciato cadere la questione per nulla al mondo, che ne aveva fatto una questione di principio. Non poteva scampare da quello sguardo, pensò terrorizzato.

«Non ti credo.» esordì lei, convinta. Ron si finse offeso, adottando una nuova tattica. «Scusa, perchè dovrei dirti una bugia, eh?» ma lei non cedette, anzi, lo sguardo era più ostinato che mai. «Non ne ho idea, è quello che sto cercando di capire...» mormorò pensosa.

«Allora, ricapitolando,» cominciò, «Hai fatto un sogno in cui c’ero io...»

«Hermione...» disse Ron, allarmato. Doveva fare qualcosa, qualunque cosa, perchè sapeva che ci sarebbe arrivata benissimo da sola.

«... e c’eri tu...»

«... per favore, non mi pare giusto...» ormai farneticava.

«... e non mi vuoi dire cosa succede, quindi...»

«Hermione... Hermione, no

«... probabilmente era una cosa imb -- » Hermione si interruppe immediatamente, un lampo di comprensione sul viso. Immediatamente, quasi in contemporanea con Ron, cominciò a diventare rossa. Lui aprì la bocca un paio di volte, senza proferire parola. «Qualunque cosa tu stia pensando, è sbagliata!» disse, con voce acuta, alla fine.

«Non sai neanche cosa sto pensando!»

«Io... no, però - »

«Allora è vero!» esclamò lei, interrompendolo.

«No!»

«Sì, invece..! tu stavi sognando... che... insomma, quel che io penso!»

Ron aprì ancora la bocca a vuoto un paio di volte, rossissimo e incapace di fare alcun movimento. Hermione intanto lo fissava mezza sconvolta, la bocca dischiusa. Ancora una volta i suoi occhi scivolarono sulle sue labbra, e sentì un’altra vampata di calore.

«No!» disse, ostinato, coprendosi gli occhi con il braccio.

«Ron... ti senti bene?»

«S...sì, tutto a posto, tutto a posto... credo solo che... uhm, sarebbe meglio andare a letto, ecco...» balbettò, sempre con il braccio sopra gli occhi; si girò ancora una volta e si avviò verso le scale, sbattendo contro un tavolino sistemato lì accanto ed inciampando nel primo scalino. Era stato uno sbaglio, decisamente uno sbaglio.

 

 

 

 

Avevo detto che il secondo capitolo era praticamente pronto XD eccolo qui... per il terzo probabilmente lo avrete quando torno dalle vacanze...

....

Non vi preoccupate, che sto via solo per tre giorni, sabato torno XD (Ma chi si preoccupava? NdTutti ._. NdLollo).

Ringrazio per le recensioni al primo capitolo: Merilyn, Master Ellie, KarmyGranger [*_*], SiJay, emmarupert, Tabita, La Marita XD, gigia990 [^*^]

 

Lollo

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


.Sogni.

 

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Dedico questa fanfiction alle ragazze Drunks che mi hanno fatto venire l‘ispirazione e alla Vally, che mi sopporta sempre e comunque.

 

 

Ron allungò una mano verso il pane tostato, irritato. Era stato alquanto frustrante che Harry lo svegliasse tirandogli via il cuscino da sotto la testa, urlandogli un: ‘Sveglia, dormiglione!’ nelle orecchie considerando che aveva dormito sì e no due ore, le quali erano tra l’altro state anche popolate da sogni, ehm, ‘movimentati’.

Addentò una fetta di pane controvoglia, sconsolato.

«Buongiorno, Hermione» disse sua madre improvvisamente, mentre dei passi si avvicinavano al tavolo. Ron s’irrigidì e avvampò, costringendosi a non tradire però la sua agitazione. Ci mancava soltanto che qualcuno chiedesse cosa avesse. Non aveva esattamente voglia di fare un resoconto dell’imbarazzante nottata precedente.

Non pensarci, si disse deciso. Non guardarla, pensò ancora una volta, fissando ostinatamente il tavolo.

Non potè però fare a meno di notare Hermione che allungava una mano per tirare in avanti la sedia sulla quale solitamente usava sedersi alla Tana, vicino a Harry; ma poi il suo sguardo scivolò sulla sedia accanto a quella di Ron. Lui si gelò, mentre lei allungava la mano esitante, e si ritrovò a pensare sieditiquisieditiquisieditiqui sempre più intensamente...

«Hermione, non ti siedi?»

Bene, dopo questo Ginny doveva decisamente morire soffrendo.

Hermione arrossì, balbettò qualcosa e si sedette al solito posto. Ron si voleva mangiare le mani urlando.

Perchè poi gli sembrava una cosa così importante che lei si sedesse vicino a lui non lo riusciva a capire. Insomma, quante volte si erano seduti vicini nei sette anni in cui si conoscevano? Miliardi di volte. Miliardi di volte in cui era sembrato un gesto insignificante. Perchè non era più così? Non aveva mica sette anni. Era il campione di pomiciate con Lavanda Brown – anche se, okay, in fondo ripensandoci ora era un capitolo abbastanza buio della sua vita – e ora un gesto così semplice lo metteva in subbuglio in quella maniera? Era totalmente confuso, confusione che aumentò nel sentir dire Hermione:

«Non ti si può dare una mano che tu ti prendi tutto il braccio, che credevi di fare, eh?»

Strabuzzò gli occhi, avvampò per l’ennesima volta e si girò verso di lei di colpo; Harry stava masticando qualcosa, mentre Hermione lo guardava male.

«Ehi, hai finito il pane e la marmellata, io te ne avevo chiesto un pezzetto...»

«Sì, un pezzetto, infatti! Me l’hai mangiato tutto!» esclamò Hermione, roteando gli occhi.

Ron si impose di calmarsi, respirando più lentamente. Continuò a mangiare, lentamente, cercando di concentrarsi solo sul cibo. Deglutì con più forza, perchè la frittella che stava mangiando gli si era impiantata in gola e non ne voleva sapere di scendere giù, e aveva preso la consistenza di una spugna. Ormai solo lui, Hermione ed Harry erano a tavola: Ron perchè mangiava con lentezza calcolata; Hermione perchè era scesa per ultima, e Harry per senso di solidarietà, probabilmente.

Non fece in tempo a completare questo pensiero che sua madre si mise a chiamare Harry da sopra le scale.

«Arrivo subito!» rispose lui, alzandosi. Si diresse verso la porta ed uscì dalla cucina. Ci mancò poco che Ron si strozzasse con la sua stessa saliva.

«Ron,» cominciò Hermione, lo sguardo rivolto al pavimento.

«D-dimmi!» disse, mentre tossiva. Ci mancava solo questa. Conosceva quella voce. Era il suo tono da ‘sistemiamo i conti in sospeso’.

«Ti senti bene?» chiese lei, allarmata.

«Ah, mai sentito meglio» rispose Ron, schiarendosi la voce e cercando una possibile via di fuga.

«Uhm, bene...» mormorò lei. Poi, proprio mentre Ron si rassegnava a rimanere lì e a sopportare di ritrovarsi tra pochi istanti il cuore maciullato, si schiarì la voce.

«Stavo dicendo.»

«Sì» l’assecondo lui, funereo.

«Insomma»

«Uhm.»

«Sì,ecco.»

Ron roteò gli occhi. Insomma, se doveva ammazzarlo che lo facesse in fretta!

Lei colse quel suo gesto e disse, con voce sofferente e stizzita: «Eddai, perchè mi devi fare parlare? Sai cosa ti voglio dire!»

«Sì, lo so» replicò lui, sussurrando.

Lei arrossì. Si schiarì di nuovo la voce, mettendosi a posto un ricciolo dietro le orecchie. Un silenzio cadde tra loro, e lei alzò gli occhi verso di lui, come aspettandosi una risposta. Quando fu chiaro che lui non aveva effettivamente idea nè di cosa fare nè di cosa dire, mormorò, incerta: «Bè, e allora, cosa dici?»

Lui chiuse gli occhi, disperato e rassegnato, e sospirò: «Hermione, insomma, cosa pensavi che ti dovessi rispondere? Mi dispiace, davvero, siamo in imbarazzo tutti e due ed è tutta colpa mia...»

Lei aprì e richiuse gli occhi, poi spalancò la bocca e chiuse anche quella, ad intermittenza.

«Quindi... quindi tu...» balbettò.

«Hermione, davvero, mi dispiace tantissimo... tu sei... lo so... la mia migliore amica...» disse lui, cercando di giustificarsi. Le sembrava che la reazione di Hermione fosse stata abbastanza chiara da non cimentarsi in una dichiarazione, anzi. Lei lo interruppe di colpo.

«Va bene, va bene... sei stato... chiarissimo.» disse lei, guardandosi intorno velocemente, come se non volesse far altro che cercare un modo per andarsene.

«Davvero?» domandò Ron, confuso dalla sua reazione. Che problema c’era allora? Cioè, c’era di sicuro un problema, un miliardotrecentoventisettemilaquattrocentoventisei problemi, ma per lui.
«Sì... davvero.» abbassò lo sguardo, come sgonfiata, per poi sfrecciare fuori dalla stanza, lasciandoci un Ron tremendamente confuso dentro.

 

 

Salve a tutti! ^_^ So che avrei dovuto aggiornare prima, ma non avevo proprio l'ispirazione. Domani al 99.99% avrete l'ultimo capitolo (ultimo capitolo a meno che abbia dei ripensamenti sulla storia, che conoscendomi può darsi che voglia continuarla all'improvviso), perchè poi parto e non volevo lasciarvi col fiato in sospeso. So cosa significa aspettare una cavolo di fanfiction, ed è alquanto fastidioso XD Ringrazio tantissimo tutti quelli che hanno commentato, e tutti quelli che commenteranno! ^_-

Lollo

 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


.Sogni.

 

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Dedico questa fanfiction alle ragazze Drunks che mi hanno fatto venire l‘ispirazione e alla Vally, che mi sopporta sempre e comunque.

 

 

Ron continuava a fissare la porta, interdetto e confuso. Non riusciva a spiegarsi quella reazione, il fatto che lei fosse scappata via così velocemente da lui... gli sembrava di averle spiegato tutto, di averle chiesto scusa per quello stupido sogno e tutto, rassegnato ma felice in fondo – molto, molto, mooooooolto, in fondo – di poter salvare così la loro amicizia. E poi Hermione reagiva così.

Si lasciò cadere smarrito e sconsolato sulla sedia, la testa tra le mani. Pur non capendo assolutamente niente di quella situazione, non potè far a meno di odiarsi. Se non si fosse lasciato trasportare sarebbe stato tutto normale adesso, come prima; invece no, aveva dovuto fare il deficiente, senza pensare alle conseguenze. Picchiò un pugno sul tavolo, arrabbiato con se stesso.

«Ron... che hai?» sentì la voce allarmata di Harry provenire dalla porta. Alzò lo sguardo e lo trovò sulla soglia della cucina, che lo fissava perplesso e preoccupato. Si impose di alzarsi e avere un’aria più tranquilla: non aveva decisamente voglia di raccontargli quell’umiliante situazione. Sospirò impercettibilmente. «Sì, tutto a posto, non preoccuparti» disse in quella che sperava fosse una voce convincente. Harry si passo una mano tra i capelli, corrugando la fronte.

«Non vi capisco... prima trovo Hermione che piange, poi tu così... sai cosa può esserle successo?» gli domandò, confuso. Il cuore di Ron gli si fermò nel petto.

«Hermione piange?» chiese a sua volta, con una nota di disperazione e di smarrimento nella voce. Harry annuì. «In giardino, nel granaio... le ho chiesto che avesse, ma mi ha detto di andare via che voleva stare un po’ sola... non ne sai niente, allora?»

«No... no, non ne ho proprio idea...» mormorò. Harry si strinse nelle spalle, con l’aria di non sapere che pesci pigliare. «Bè, a questo punto penso... non so, che sarebbe meglio lasciarla stare, ce lo dirà quando si sentirà meglio...» ipotizzò, uscendo dalla stanza. Appena Harry varcò la soglia, Ron sfrecciò via, verso la porta sul retro, diretto verso il granaio. Doveva chiarire, fare qualcosa, non sapeva neanche lui cosa, ma doveva farla; non capiva questa reazione da parte sua, davvero, ma quello che gli importava non era capirla, ma fare in modo che tutto tornasse com’era prima – per quanto lui desiderasse tutto il contrario, ma era sempre meglio che niente, no?

Si fermò all’entrata, anismante per la corsa. Hermione era in un angolo, rannicchiata con le ginocchia al petto, e il cuore gli si strinse alla sua vista. Si avvicino lentamente, poi le si sedette accanto. Lei alzò la testa dalle ginocchia improvvisamente, di scatto. Aveva le guance umide e gli occhi rossi, e quando notò che era stato Ron a sedersi vicino a lei la sentì trattenere il respiro.

Nessuno dei due disse nulla per qualche minuto, fremi in quella posizione, finchè Hermione non mormorò, la voce roca: «Che cosa vuoi

Lui abbassò lo sguardo. «Hermione, mi dispiace, davvero... insomma, non... non è mica che posso controllare quello che sogno» disse, consapevole del fatto che ripeteva quelle parole da un’ora, arrossendo. Le tirò su col naso. «Sì, lo so. Non dovrei prendermela così, non voglio metterti in difficoltà.» abbassò lo sguardo.

«Ora è tutta colpa mia, se non potrò averti neanche come amico...» disse, la voce improvvisamente intrisa di pianto.

«Ma che dici, io voglio essere ancora tuo amico...» disse, sollevato da quella frase. Allora lei voleva essere di nuovo amica sua! Ma si fermò in mezzo alla frase, improvvisamente conscio del ‘neanche’ che lei aveva pronunciato.

«Ora è tutta colpa mia, se non potrò averti neanche come amico...»

Neanche come amico? Si voltò verso di lei, frastornato, in cerca di capire la frase.

«Sì, lo so,» stava dicendo lei con voce bassa e rabbiosa, in risposta a quello che Ron aveva detto prima.

«Ehi, aspetta,» disse lui, deciso a capire bene, «Cosa significa, ‘neanche’?»

Lei lo guardò come se fosse pazzo. «Cosa?»

Lui prese un respiro, cercando di frenare la sua irruenza. «Hai detto che per colpa tua ora non potrai avermi ‘neanche’ come amico... perchè quel neanche?»

Lei adesso lo stava guardando come se fosse decisamente impazzito; poi assunse di nuovo quello sguardo sofferente.

«Ronald Weasley, ma mi odi o cosa?»

Ron strabuzzo gli occhi. Lui che la odiava era una cosa paradossale. «Ma sei pazza?!» disse, a voce alta. Hermione continuava però ad avere quell’espressione.

«Hermione, senti, non ho davvero capito... ma soprattutto non capisco questa tua reazione,» lei a quella frase aprì la bocca come sconvolta ed umiliata, ma lui non se ne rese conto  «Voglio dire, era solo un sogno, e -- »

«Lo so, lo so, maledizione! Scusa se mi sono in un qualche modo illusa! Dovevo capirlo che tanto per te era solo una... una... cosa fisica, ecco» concluse lei interrompendolo con voce acuta, tirandosi in piedi. Lui la fissò.

«Cosa?» sussurrò. Hermione lo fissò, emise un gemito frustrato e battè un piede per terra, esasperata. «Perchè, perchè, perchè continui a volermi far soffrire? Cosa ti ho fatto? Lasciami in pace e basta, okay?» e si girò, per andarsene. Ma Ron non aveva nessunissima intenzione di lasciarla andare adesso; balzò in piedi e le afferrò un braccio.

Lei si divincolò. «Lasciami andare!» gli ordinò, di nuovo in lacrime.

«Aspetta, aspetta! Cosa mi stavi dicendo prima?» era caduto in una specie di trance, un filo di speranza di nuovo in lui. Lei lo fissò, stavolta perplessa, ma ancora diffidente. Lui scosse la testa.

«Io... io credo di non aver... afferrato, ecco.» arrossì.

Lei spalancò gli occhi. «Io... stavo dicendoti... che tu, insomma... mi piaci, brutto deficiente!» disse infine, rossa in faccia.

Ron sentì improvvisamente caldissimo, e le lasciò andare il braccio.

«Ah. Ah. No, no... allora no.... non avevo capito, no...» fu solo capace di dire.

Suo malgrado, Hermione, roteò gli occhi, incredula. «E... allora?» chiese poi, timidamente.

«Allora dico... dico che sì.» mormorò, impacciato.

«Sì significa...» iniziò lei, questa volta decisa a non fare confusione.

«Significa... significa che sì... che mi piaci anche tu, ecco» concluse alla fine, arrossendo ancora di più. Alzò gli occhi sul suo viso, e si accorse sussultando che non l’aveva mai trovata così bella; gli occhi arrossati luminosi, un grande sorriso sul viso, i capelli scompigliati... improvvisamente fu conscio di cosa significava il fatto che si piacevano a vicenda, e non potè frenarsi.

Esitante, si abbassò verso di lei, ed Hermione si sporse verso l’alto; le loro labbra si sfiorarono appena un attimo, poi si scostarono velocemente, ancora increduli di quel che era loro successo. Si fissarono un attimo, prima che la scena si ripetesse: lui si sporse verso di lei, lei verso di lui, gli occhi chiusi, le bocche unite, e questa volta dopo qualche istante Ron dischiuse quasi involontariamente le labbra, la sua lingua che lambiva piano la bocca di Hermione; lei dopo un po’ la dischiuse a sua volta per approfondire il bacio. Ron non potè fare a meno di pensare al sogno della sera prima, e dirsi che in ogni modo quello era decisamente meglio.

Lentamente cominciò ad accarezzarle la schiena da sopra la maglietta, ma poco dopo le sua mani scivolarono esitanti sotto di essa, incerte; la sentì trattenere il respiro, per poi stringersi di più a lui, infilandogli le mani nei capelli. Ron, acquistato un po’ di coraggio, stava per spostare le mani sul davanti, quando lei si staccò improvvisamente, rossa in volto. Lui la guardò, affascinato ed allarmato.

«Cosa c’è? Ho fatto qualcosa di male?» chiese, ansioso. Lei scosse la testa.

«No, no... anzi,» disse, e abbassò gli occhi sorridendo. «Però, pensavo... cosa credevi che ti stessi dicendo, prima, allora?»

Ron avvampò. «Uhm, bè» cominciò sfregandosi il mento imbarazzato, «Io... credevo che ti riferissi all’altra sera... che ti fossi... offesa, per il sogno.» disse, infine.

«Oh!» disse lei sorpresa. «Io... no... no, per niente, a dirla tutta» confessò, e le sue guance si imporporarono. Stettero abbracciati così per qualche attimo, prima che lei tornasse a sollevare la testa, per ricominciare quello che avevano interrotto. Ma questa volta fu a lui che venne in mente una cosa.

«Aspetta,» disse, «Ho sentito, mentre eri addormentata... che anche tu hai pronunciato il mio nome.» la guardò interrogativo. «Cosa sognavi?» incalzò.

Lei aprì la bocca ad intermittenza. «Ah, no... niente di che... non me lo ricordo più...» balbettò. Ron sorrise furbescamente. 

«Eh, no, non vale! Io te l’ho detto ieri sera, stavo morendo di vergogna ma l’ho fatto!» disse, incrociando le braccia.

«Ti giuro, non ricordo...» cominciò Hermione, sulla difensiva. Lui la guardò accigliato, ma dentro di sè gioiva. «Signorina Granger, stava facendo brutti pensieri sul sottoscritto?»

Lei lo fissò incredula «Ehi, ehi, da quando sei così audace, tu?» Ron sorrise compiaciuto. Si sentiva di affrontare il mondo in quel momento.

«E comunque... no, non erano brutti, decisamente no.» concluse Hermione, arrossendo.

Lui le puntò un dito accusatore addosso. «Ma che imbrogliona! Tu che mi avevi fatto tutta quella scena per il mio sogno, quando anche tu...»

«Oh, sta zitto e baciami» disse lei, scocciata. Aveva appena posato le labbra sulle sue quando lui la spinse via dolcemente. «No, non cercare di sviare il discorso...»

Lei alzò gli occhi al cielo, esasperata. «Va bene, va bene. Mi dispiace, scusami. Soddisfatto?»

Lui la guardò per un attimo, pensoso. «Sì,» decise, «Ma non abbastanza» aggiunse poi, attirandola a sè nuovamente.

Fine.

 

Che dire, eccoci qui col capitolo finale ancora una volta! Spero che vi sia piaciuto leggerlo almeno quanto è piaciuto a me scriverlo ^_^ Ringrazio moltissimo tutti quelli che hanno commentato e commenteranno. Buone vacanze a tutti! ^_________^

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