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-La storia semplice
di due elementi completamente diversi e assolutamente affini.-
ATTO I
Sayid è un uomo perennemente impegnato. Non riesce a
ricordare una volta sola in cui non ha pensato a qualcosa o non ha avuto un
obiettivo preciso. Prima la patria, poi Nadia. E le cose sono piccole e tante e
diventa normalità anche vivere così. Sayid è tipo da sacrificare ogni cosa per
un obiettivo. E adesso si ritrova lì. È solo o poco più, in questa situazione
di stallo e lo sa che uscirne non sarà facile quanto lo è stato entrarne.
Il suo obiettivo adesso, dopo tutta quella storia delle
radio e del segnale, e dopo quella sonora botta in testa, è tenere acceso il
fuoco. Sempre e comunque. Ogni ora Sayid deve vedere il fuoco. E se per qualche
motivo non ne ha la possibilità chiede a qualcun altro di cui si fida, a Kate,
a Jack,di farlo per lui.
Anche adesso è al fuoco. Fa scorrere la sabbia lenta tra le
dita e poi la lascia cadere. Per qusto non è andato alle grotte, per il suo falò.
Ogni tanto Sawyer e una delle sue battute cretine lo tirano su, o qualcosa di
simile.
Sayid non riesce più nemmeno a dormire, solo per star dietro
a quel dannato fuoco. Pensa a Nadia e pensa a Essam, e pensa a tutti gli altri,
quelli che sono vivi, quelli che sono morti e quelli che chissà.
Siamo in cinquanta. Come ce la faremo in cinquanta?
Ancora Nadia. Come aveva potuto essere così stupido da
perderla? Gli sarebbe bastato prendere il volo successivo, no?
“Ciao” dice lei. La sua voce, Sayid non è sicuro di averla
mai sentita. O almeno non è certo di poterla collegare a un viso.
“Ciao. Che ci fai qui? Tra un po’ il sole tramonterà e Boone
se la prenderà con te”
lei scrolla le spalle.
“Mio fratello se la prende sempre con me”
Sayid sorride. Dio, quanto è magra.
Anche lei sorride.
È una ragazza estremamente frivola. Ha le unghie laccate di
fresco, il lucidalabbra e la riga a zig-zag. Che dolce.
“Lo smalto dove lo hai trovato?”
“L’ho sempre portato con me”
e straordinariamente Sayid sorride di nuovo. Suona strano
che qualcuno nella loro situazione riesca a trovare il tempo per laccarsi le
unghie, no?
Non passa molto e Sayid si decide a guardarla. Ha lineamenti
dritti, nordici e dolci occhi verdi. Ha uno scialle rosa. È bellissima.
“Voi due non siete fratelli”
“No?” pausa “e come lo sai?”
“La lista dei passeggeri. Tu Rutherford, lui Carlyle. Siete due banditi?”
adesso è lei a sorridere. Ha le labbra perfette e il naso
asimmetrico. È bellissima.
Il sole non fa in tempo a calare. Sayid si è seduto con lei,
attorno al fuoco e parlano del più e del meno. Tipo “La notte è fredda, qui”
“E’ vero” oppure “Ce la faremo a tornare a casa?” o anche “Come sta tuo
fratello?” riferendosi alla storia dell’acqua e della donna morta annegata. E
lei risponde “Pensare che faceva pure il bagnino”
“Tu devi essere uno intelligente” continua lei “Che
università ci sono, in Iraq?”
“Ho studiato al Cairo.ma si tratta di un milione di anni
fa.”
“Esotico. Io non l’ho finita l’università”
“E perché no?”
“Non sono intelligente. Ero sempre in giro con uomini…cose
del genere”
Sayid sorride, di nuovo.
“Certo che sei intelligente”
“Vediamo. Tu cosa sai di me, per dirmi che sono
intelligente”
“Aspetta. Io so un sacco di cose di te. Innanzitutto so che
viaggi con uno che non è tuo fratello” lei sorride “Poi so…che sei asmatica. È
sempre Boone a portarti l’inalatore” lei arroscisce “So che hai dei problemi
alimentari, che ti piace il rosa e che ci sai fare con gli uomini. Non basta?”
lei alza le spalle, poi ride ancora.
“Io invece non so proprio niente di te”
silenzio. È un momento perfetto e non c’è nessun motivo per
romperlo.
“E’ meglio che vada, o a Boone prenderà un ictus”
Che è successo? Perché qualcosa è successo. O forse non era
niente. Pazienza, è stato un bel momento.
-La
principessa non si era accorta che il soldato l’aveva seguita-
ATTO II
L’aria si sta muovendo. E’ evidente, è palese. Questo lo
spaventa. Il destino e la speranza sono cose che Sayid non può controllare. Per
quanto sia un tipo estremamente romantico, Sayid è anche un uomo concreto.
John Locke. Non è certo un uomo che Sayid ha in simpatia.
Questo non per attriti, o cattiverie, ma solo perché non ne riceve, da lui.
Spunta da una parte all’altra dell’accampamento, poi sei ore di fermo alle
grotte, per riposare e poi di nuovo nella giungla. È sibillino e serafico, e a
Sayid non piace. Sayid avrà fatto i suoi sbagli, non avrà certo un passato
candido, anzi, ma Sayid è un uomo onesto. Non ha la certezza che il vecchio con
la cicatrice lo sia. E non intende parlare di furti o omicidi. Parla di
un’onesta interiore.
Sayid si sforza di non dimenticare la voce di Nadia. È una
pretesa assurda. Sono passati sette anni.
Dio sette anni. Magari Nadia non è mai esistita, è solo un
sogno o un’allucinazione.
Ma non è così. Ogni parte di Sayid lo sa, ed ogni parte di
Sayid odia mentire.
È un attimo. Prima non c’è niente, poi c’è Boone, con un bel
taglio sulla faccia, e Jack che lo carica a spalla e se lo porta alle grotte.
Sayid si accoda alla fila di ammiratori, che cercano di capire cosa sia
successo.
Quando alza le spalle, rivolto a Jack, questo risponde
“Sawyer” e lo dice come se fosse la cosa più ovvia del
mondo. Sawyer. Solo il suo nome è sufficiente per descriverlo.
Ma arrivati alle grotte, qualcos’altro coglie la sua
attenzione. Lei è lì, indossa il suo scialle rosa ed ha tutto il trucco
sbavato, niente lucidalabbra e i capelli tutti arruffati. È bellissima.
Tossisce. Tossisce ancora e ancora.
Jack fa sedere Boone e, ovviamente gli chiede che cosa sia
successo. Sayid è indeciso tra restare lì o avvicinarsi a Shannon. Sicuramente
c’entra lei in questa storia. Boone sarà anche un ragazzino lagnoso, ma è
genuinamente innamorato della biondina.
Il ragazzo, colla sua faccia da modello vagamente deturpata,
risponde qualcosa a proposito dell’asma.
E ora ditemi, che ci guadagnerebbe Sawyer a picchiare uno
per delle ricariche di inalatore? Avrebbe potuto chiedere qualcosa in cambio,
guadagnarci. Sayid si dice che forse ha fatto un errore di valutazione. Sawyer
non è un tipo a posto, forse.
Quando Boone dice qualcosa sull’asma, e sul fatto che Lei
non la trovi ‘trendy’, si alza e se ne va.
Straordinario come una ragazza così gracile trovi la forza
di fare una cosa simile, nel bel mezzo di un attacco d’asma.
Se ne va tutta sola. Sarebbe una cattiveria lasciarla sola
in un momento come questo, no? Sayid la segue.
Si è allontanata, quanto basta per non sentire quanto viene
detto e non essere eventualmente sentiti. Può dire quello che vuole, ma è una
ragazza estremamente sveglia.
“Ciao” esordisce lui. Lei sussulta. Non si immaginava di essere
stata seguita.
“Ciao” risponde.
“Chiederti ‘come va?’ mi sembrerebbe superfluo”
lei sorride, fa l’offesa, ma l’ha giustamente presa sul
ridere.
“Si nota così tanto?” Sayid fa cenno di no col capo, ma
sorride. Lei gli tira una pacca sulla spalla, che avrebbe dovuto essere una
sberla. È la prima volta che si toccano.
Poi lei tossisce. Sembra non avere intenzione di smettere,
perdio.
Sayid le carezza il viso e le da dell’acqua, dalla sua
bottiglietta. Lei sorride, sembra stare meglio.
“Credo che dovremmo tornare” le dice lui
“Non voglio vedere Boone almeno per un paio d’ore. Ho solo
un po’ di tosse”
“Boone fa del suo meglio”
“Boone è andato a farsi picchiare dal tipo più grosso
dell’isola”
Sayid alza un sopracciglio, lei ha dimenticato Hurley. Lei
capisce e sorride.
“Deve essere un tipo istintivo”
“Non immagini quanto”
silenzio.
“Potevate pensarci prima che finissero, no?”
“Boone crede nei miracoli. Pensava che le avremmo ritrovate”
Sayid è molto divertito dall’immagine di un Boone tranquillo
che aspetta placidamente una mano dal cielo che gli dia i flaconi per l’asma.
Silenzio. Ma è un silenzio rilassato, non come quelli di
Mia, in Pulp Fiction. L’acqua, la terra, il vento hanno un buon odore.
“Ommioddio. Ommioddio.” Dice lei “ma tu sei… sei quello
della valigia, ma certo!”
Sayid non capisce. Quale valigia?
“Tu! All’aeroporto mi hai lasciato la valigia e…” ecco, lei
si è ricordata il punto negativo della storia “Mioddio, scusa se ho… ho
lasciato la valigia lì, scusa”
lui è perplesso.
Eri tu?
Ha rimosso gran parte del suo recente passato, forse è colpa
della caduta. Ha battuto la testa, forse.
Lei sorride. Le piace l’idea di una predestinazione. Magari
lei e quell’uomo sono fatti l’uno per l’altra anche se a vederli non
sembrerebbe.
Altro momento perfetto. Ma ecco. Le prude la gola. Non
vuole, ma deve. Tossisce, tossisce e tossisce.
“Non riesco a… non riesco! Non respiro, diocristo!”
-Il Soldato le teneva la mano, mentre si sentiva morire-
Da quando lei ha iniziato a stare male, è stato tutto un crescendo. Di una sola
cosa, Sayid è certo. Non ha più nessuna idea di chi fidarsi e di chi no.
Pensare che credeva pure di essere bravo, per queste cose. Adesso Sayid si
sente come imprigionato nel plexiglas. Lei, quella stupida ragazzina, chiama il
nome di suo fratello, da cui tanto scappava. In un momento di debolezza, Sayid
pensa che se un giorno s’innamorerà della ragazza, ci sarà sempre Boone, tra i
piedi. Non è colpa sua. Non è colpa di nessuno. È così e basta, maledizione.
Boone si prodiga. È bello come un angelo, e anche se è costantemente
d’intralcio, nessuno ha il coraggio di dirglielo. E invece Sayid resta in
disparte con la bile a logorargli l’animo.
Dimmi perché, dimmi perché, Sawyer. Che cosa ci guadagni, cosa?
Dio, questa cosa lo tormenta. Almeno parla, Sawyer.
Se una cosa gli ha insegnato la guerra, pensa Sayid, se la guerra può
insegnare, allora gli ha insegnato che ci sono uomini che fanno del male senza
una ragione. Ecco, a prima vista Sawyer non sembrava uno di questi. La prima
impressione non conta un bel niente.
Per tutta la vita Sayid ha cercato qualcuno che alla prima impressione
sembrasse quello che è. Una volta sola l’ha trovato. L’ha trovata. E adesso se
ne sta sdraiata e tossisce, oppure respira affannosamente.
Ma ecco che Jack compie il miracolo.
Le dice di calmarsi e lei, anche se il suo angioletto custode le ronza intorno,
si calma.
Respira di nuovo, anche se lo fa palesemente a fatica.
La donna coreana, sembra avere qualcosa da dire. Dice due parole nella sua
incomprensibile lingua, poi torna al suo posto. Medica il polso di suo marito,
che proprio Sayid ha reso così malandato.
Ed ecco che Sawyer ha il coraggio di passare di lì, per prendere la sua dannata
acqua, o diosolosa cosa. Jack è infuriato. Sayid decide di restare in disparte.
Come al solito, Jack non risolverà niente.
Jack è uno strano, buon tipo d’uomo. Almeno, di questo Sayid è sicuro, non lo
tradirà mai, e chiederà sempre la sua opinione.
In un paio d’ore l’aria è di nuovo calma. Boone sta riposando col viso rivolto
verso di lei. Ma lei è sveglia e anche Sayid è sveglio, e lo sanno entrambi.
Sarà una strana lunga notte di luna piena.
Sayid è tenuto sveglio dai rumori delle grotte, e dall’adrenalina.
E mentre osserva la luna, le sue fossette, e pensa a che strano che sia, che la
luna è uguale da qualunque punto della terra, in fondo. Lei si alza, e va verso
la fontana. Sayid la osserva bere con grazia, appoggiata su quegli stecchini di
gambe. Ha lasciato a terra lo scialle.
Sayid si avvicina. Lei si spaventa di nuovo.
“Non è sano spaventare due volte nello stesso giorno una donna malata”Sayid
sorride, sfoderando tutto il suo sense of humor.
“Ma io non ti sto spaventando, ti sto solo facendo compagnia”
lei gli sorride. Adesso non si tratta più di trucco sbavato. Ha il viso solcato
dai profondi segni della spossatezza. Ovviamente, è bellissima. Pensare che è
tutta colpa di quell’americano.
“E lui come sta?” Sayid accenna a Boone
“Ti interessa più lui di me?”
Sayid fa cenno di no col capo. A volte anche lui può essere un ingenuo.
Parlano per un po’. Lei non accenna alla sua malattia, e non lo fa neanche
Sayid. Perché crucciarsi coi problemi e rovinare i preziosi minuti di buona
conversazione?
Lei non è tipo da uscirsene con frasi tipo ‘Io credo che morirò’ o cose del
genere. Adesso sta bene, e Sayid è con lei, e quindi è tutto a posto. Lei parla
un sacco. È stanca di essere trattata da malata. Poi, a un certo punto, dopo
qualche manciata di minuti con lei che parla e Sayid che l’osserva annuendo lei
si ferma. Sta in silenzio per un po’ e fissa i grandi occhi sinceri di lui.
“Sai, una cosa?” dice lei. C’è enfasi nel suo sguardo. “io credo… credo che una
donna ti abbia spezzato il cuore”
Lui vorrebbe rispondere. ‘E’ la cosa più patetica che abbia mai sentito’. Ma
mentirebbe. Lei ha ragione. Dio, l’ha detto come se fosse un dramma da
telenovela. E che altro è, Sayid? Non è vero. L’ha detto in modo onesto. Lei ci
crede, perché è la verità. Chi doveva conoscere chi?
È un istante lunghissimo. Così lunghi Sayid non ne ricorda, e Sayid ha una
discreta esperienza di lunghi istanti.
“C’è speranza che tu dimentichi questa persona?”
Ecco la connessione. Sayid e lei sono legati ad altre persone, irraggiungibili
da ogni punto di vista. Ecco perché sono così vicini. Comunanza di sentimenti.
Sayid ha pensato troppo in troppo poco tempo. Ha bisogno di riposo, con ancora
la ferita alla testa dolorante. Ha bisogno di pensare.
“Sarà meglio che tu ti riposi” le dice.
“Magari hai ragione.”
Sayid si siede nel suo angolino, e per dieci minuti ignora i rimuri delle
grotte. Il gocciolio dell’acqua, il rumore degli animaletti, il vento che
fischia, e tutti gli altri accampati là intorno. Adesso ricorda perché ha
scelto la spiaggia. La spiaggia è un vezzo.
Non vuole dimenticarla. Magari è morta da sempre, magari è morto il giorno dopo
quella volta, sette anni fa. Ma se solo potesse rivederla, una volta soltanto,
Sayid sente che potrebbe capire se l’ama ancora, se l’ha mai amata. Nadia. Sei
un fantasma? Non vuole dimenticarla.
Immerso nei suoi più o meno inutili pensieri, Sayid non ha tempo, prima di
addormentarsi, di ammettere che ormai è un po’ innamorato della biondina. Ma
giusto un po’.
Tutto è accaduto decisamente troppo in fretta per essere
descritto. È accaduto di nuovo. Lei è stata di nuovo male, insomma. È stata
male sul serio, e Jack né Boone né nessun altro ha saputo più che cosa fare.
Sayid ha avuto di nuovo la sensazione di essere imprigionato nel plexiglas,
mentre lei respirava così male da non riuscire a chiamare nemmeno il nome di
Boone. E allora è successo. Molto peggio di perdere le staffe, mettersi a
gridare, a imprecare, o qualsiasi altra reazione follemente normale che un uomo
qualsiasi avrebbe potuto avere. Sayid ha iniziato a non pensare più. Per questo
avvicinato Jack, per questo gli ha esposto il suo piano. A Jack è sembrato un
piano ragionevole. D’altra parte non aveva nessuna idea migliore. In realtà era
rimasto a corto di idee.
Sayid non pensa più alla donna coreana che ha qualcosa da
dire. Non pensa più a Boone,c he è sempre d’intralcio.Pensa solo a Sawyer, che è un uomo
irragionevole e lo detesta.
Così lo ha fatto di nuovo. Ci sono voluti molto più di sette
anni per assorbirlo e dimenticarlo, per andare avanti, ma Sayid l’ha fatto di
nuovo.
E Adesso, due, tre, sei, dieci ore dopo, non riesce a
smettere di pensarci. Non ha importanza il contorno. Non ha nessuna importanza
che Sawyer l’ha fatto per niente, tranne le attenzioni della bella Kate,non ha nessuna importanza che la donna
coreana abbia trovato una soluzione. Nessuna. Sayid si rende conto d’essere
l’unico colpevole dell’intera vicenda. Ha sollevato il coperchio. Si sente
stupido, solo e bugiardo. Non si fida più nemmeno di sé stesso. In particolare
non si fida di sé stesso.
Cosa fai, cosa accade, non è importante sull’isola. Loro
possono dimenticare. Ma Sayid no.
Sayid non può di certo dimenticare sé stesso. È uno strano
senso di vergogna che s’impossessa di lui. Ma è molto più della semplice
vergogna.
Che cosa farò adesso? Che cosa accadrà adesso?
Tiene una mano nella sabbia e con l’altra le foto di Nadia.
Ci incontreremo nella prossima vita, se non in questa-
Dimenticala. È l’unica cosa da fare. Dimentica quello che
eri prima di essere qui.
Sayid non è un uomo forte a sufficienza. Sayid è un uomo
saldo, un uomo saggio, ma perdio non è forte. Non lo è abbastanza.
Però Sayid deve ammettere che vederla respirare
decentemente, dopotutto, non è stato male. L’ha fatto strare meglio per quei
trenta secondi.
Basta.
Perché lo senti perfettamente. Che se resterai fermo ancora
per un po’. Continuerai a pensare finchè. Finchè non impazzirai. E la tua
presenza sarà del tutto. Inutile.
Per cui questo devi fare. Devi trascorrere del tempo da solo
e riflettere, sulla bionda, su Nadia, sul bamboo tra il polpastrello e
l’unghia, sul coltello. C’è una cosa che non capisce. S’è fermato soltanto
quando lo ha ferito. Dio, quanto sangue.
Questo lo ha fermato, il sangue?
Guardati. Sei un uomo pieno di risposte, e non ne hai
nemmeno mezza per te.
Sayid si alza dalla sabbia e mette le foto nella busta, tra
la cinta e la pancia nuda.
Raduna qualche bottiglia, che poi andrà alla sorgente a
riempire, in silenzio, senza farsi vedere da nessuno. È pomeriggio, ma alle
grotte sembra sempre notte. Prendo la maglietta che ha salvato dal disastro, un
coltello, carta e penna e altre cose più o meno utili. Forse le sta radunando
solo per occupare il suo tempo, prima di andarsene. Quando gli sembra d’aver
preso tutto, allora si siede, guarda per un po’ il suo vecchio fuoco e il sole
negli occhi. Chi penserà al suo fuoco? Deve dire due parole a Kate, a
proposito. Si giustificherà in qualche modo. Non vuole parlare con Jack, né
tantomeno con Sawyer. Chissà cosa sanno gli altri.
“Ciao” lei è arrivata senza che Sayid la sentisse. Il suo
scialle è ricomparso. È di nuovo pulito come il primo giorno, probabilmente
Boone ha pensato di lavarlo per bene.
Sayid è scosso dal suono della sua voce. Ormai, non era
abituato a nessun’altra voce che quella dei suoi pensieri. Un suono monocorde
ormai da un sacco di tempo.
Sayid è un uomo severo, ma è così poco fiero di sé stesso da
non riuscire a guardarla negli occhi. Cosa penserà? Sicuramente lei sa tutto.
‘Ti ho giudicato male’ dirà ‘Tu sei uno… uno che fa male
alla gente’ adesso come adesso, Sayid sente che non può sopportarlo un rifiuto,
da parte di nessuno, e in special modo da parte della principessa.
Certo. Lei è molto americana. Non capirà. D’altra parte non
c’è niente da capire, sei colpevole, e in quanto colpevole, sei solo.
Silenzio.
“Io volevo chiederti scusa” dice lei. Non lo dice con la
solita semplicità. Pare che sia una persona difficile alle scuse. Che dolce.
Lo scialle è così rosa che risalta sul pallore del suo
corpicino magro. È bellissima.
Sayid non sa spiegarsi delle parole simili.
“Hai fatto tutto questo perché… e io… non potrò mai…sono una
frana. Jack ha detto che tu eri…”
Sayid sorrise. Una frase composta da scomposte frasi senza una
coda.
Ad ogni modo è sempre più incerto, e questa sensazione
lievita, quando lei si avvicina.
“Hai pianto?” gli chiede
davvero? Si dice lui, ho pianto?
Annuisce.
Lei sorride e gli toglie quel che resta di una lacrima dal
viso.
È un nuovo lunghissimo, perfetto istante. Sayid si sente un
po’ meno colpevole, e anche Shannon.
Gli espressivi occhi di lui riprendono il tono usuale,
perdendo quell’idea di disperazione.
Restano per un po’ in silenzio. Nessuno dei due sa quanto.
Sull’isola il tempo non conta niente.
“Cosa ci fai con quella roba?” dice lei. Parla dello zaino.
“Credo che starò via per qualche giorno” lei è delusa.
Proprio adesso?
“Io devo andarmene.” Pausa “Ho fatto una cosa che mi ero
promesso di non fare più.” Le loro mani si toccano. Sono dolci e stupidi come
due adolescenti, adesso, perché anche lui è estremamente vulnerabile. “Se non
posso fidarmi di me io…”
Lei annuisce. Capisce perfettamente. Certo, la cosa le
secca.
Si avvicinano. Lei, la principessa, emana l’odore profondo
dell’eucalipto, che la donna coreana ha usato come medicinale. È un odore che
le si addice, dolce e acre allo stesso tempo, ed estremamente fresco.
Si fissano. Non c’è nient’altro che possano fare, se non
guardare l’uno negli occhi dell’altro. Hanno entrambi bellissimi occhi,
sinceri.
“Lo fai anche per quella donna, vero?”
lui risponde con un silenzio di assenso.
Sayid le sfiora le dita. Senza staccare un attimo gli occhi
da lei, non ci riesce, si alza e prende lo zaino. Come in quella canzone di
Damien Rice, non riesce a staccarle gli occhi di dosso. Sempre guardando
nella sua direzione, si allontana. Anche lei lo segue con lo sguardo.
La Principessa aveva seguito il Soldato, aveva sentito
dalle sue labbra i suoi racconti, e adesso non voleva perderlo. Ma la Principessa
lo lasciò andare, perché sapeva che sarebbe tornato diverso.