Prisoner.

di _ L a l a
(/viewuser.php?uid=64378)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Grotta. ***
Capitolo 2: *** La Stanza ***
Capitolo 3: *** 03. Il Cielo ***



Capitolo 1
*** La Grotta. ***


01. La Grotta.

 

Allen socchiude gli occhi, tossendo per la polvere che l’attacco degli Akuma ha sollevato.

Kanda si sta dando alla pazza gioia, Mugen saetta come impazzita trafiggendo qualsiasi nemico si trovi alla sua portata. 

- lasciane un po’ anche a me, Bakanda! – protesta l’albino, brandendo la propria spada. Kanda ringhia qualcosa che Allen non sente, perché troppo occupato a schivare le pallottole di un nugolo di livello uno.

Dopo qualche attimo, gli alberi intorno a loro finiscono disintegrati e i livello uno esplodono sotto i colpi dell’albino.

Johnny si sporge da dietro il masso dove si è rifugiato, osserva Kanda saltare ed abbattersi con forza su un Akuma. Il proiettile che questi gli aveva destinato va ad abbattersi contro una parete rocciosa, frantumandola.

Sono troppi per un bosco sperduto nel nulla. Ragiona l’albino, girando agilmente su sé stesso e trapassando tre o quattro Akuma che l’avevano accerchiato. Questi esplodono in nuvole di quella che sembra cenere, lasciando dietro di sé scie di vapori tossici.

Kanda libera i suoi insetti infernali, colpendo accidentalmente anche Allen che sobbalza quando una delle simpatiche creaturine gli azzanna amorevolmente una gamba.  

- sta’ attento, Bakanda! – gli ringhia accigliato, quando vede il ghigno soddisfatto sul volto dell’altro. – o ti raso a zero! –

Il più piccolo colpisce un Akuma, schiva l’ennesimo colpo e la (solita) parete rocciosa cui sta dando le spalle frana ancora un po’. Kanda non commenta, si limita a digrignare i denti poco finemente prima di tranciare di netto la testa ad uno dei due livello tre, la cui unica colpa era quella di essersi avvicinato troppo al giapponese.

L’altro livello tre è appollaiato su uno spuntone roccioso particolarmente alto, creato dalle frane della parete rocciosa. Allen alza lo sguardo verso di lui, poi prosegue ed osserva il la fiancata innalzarsi fino quasi a toccare le basse nuvole che coprono l’intero bosco e che minacciano pioggia.

Torna a guardare il livello tre, che lo fissa di rimando con un ghigno ben poco rassicurante. Allen chiude gli occhi, prende un sospiro e striscia lentamente il piede destro sul terreno fino a portarlo più avanti rispetto all’altro. Stringe la presa sulla spada e scatta: con un balzo si ritrova a quasi alla stessa altezza dell’Akuma,  il mantello che gli volteggia sulle spalle.  Mena un fendete, che va a vuoto perché l’Akuma si sposta  ed Allen è costretto a lasciare la spada per aggrapparsi ad una sporgenza della roccia, evitando la caduta.

- saaalve, Quattordicesimo ~ -  canticchia l’Akuma, ora appeso a testa in giù al suo spuntone. Allen gli lancia un’occhiata piena d’odio che fa ridere l’Akuma. L’albino si lascia cadere verso il basso, questa volta pronto ad atterrare, e riafferra la propria Innocence. Lancia uno sguardo di sfida al proprio avversario, che non aspetta certo un suo invito per lanciarsi all’attacco. Allen si abbassa, schiva il colpo e con un movimento agile si gira e trapassa l’Akuma che lo guarda stupito. Ma lo stupore passa in un lampo, ed Allen è costretto a sfilare la spada dal ventre del proprio nemico per schivare i spessi aghi intrisi di veleno che l’Akuma gli sta sputando addosso. Rotola via dalla portata d’attacco dell’avversario e sta per rialzarsi, quando la lama affilata di Mugen taglia via di netto la testa anche a questo Akuma.

- ehi – protesta Allen, puntando la propria spada contro Kanda. – quello era mio –

- sei troppo mammoletta per uccidere un livello tre – ribatte Kanda, rinfoderando la propria katana con fare vagamente soddisfatto. Allen sbatte un attimo le palpebre prima di cogliere appieno il senso della provocazione.

- guarda che io ho ucciso anche dei livello quattro! – lo rimbecca, alzandosi in piedi e lasciando che la propria Innocence riprenda la forma del suo braccio.

- grazie a me e Linalee, Mammoletta – ghigna l’altro Esorcista, scoccandogli un’occhiata di superiorità. Allen assottiglia lo sguardo e balza in piedi.

- è Allen! –

Si bloccano entrambi, Kanda sul punto di aprire bocca e fare qualche commento pungente, Allen già pronto a sferrare un pugno dritto sulla faccia dell’altro.

Entrambi si voltano di scatto nella stessa direzione, ritrovandosi a fissare il tronco avvizzito di un albero.

 Allen sbatte le palpebre e per qualche attimo il suo cervello non riesce a comprendere appieno la mancanza che sta registrando. Poi se lo ricorda – si ricorda che Lavi è disperso, che non si sa nemmeno da dove partire, che è per questo che non è lì a ridere del loro battibecco – e si dà dello stupido. Chissà perché, poi, si è aspettato di dover sentire la risata di Lavi. Non è la prima volta che succede, da quando Kanda e Johnny l’hanno ritrovato, ma quando era ancora all’Ordine e andava in missione con Kanda non gli succedeva mai.  Forse perché sapeva che Lavi era alla Home a bivaccare, o a leggere in biblioteca e non svanito nel nulla. È incredibile il modo in cui la preoccupazione rende tutte le cose completamente diverse.

Kanda aggrotta le sopracciglia, poi distoglie lo sguardo come se nulla fosse.

- tutto bene, ragazzi? – domanda Johnny, osservandoli incuriosito. Allen si volta verso di lui e fa un sorriso tirato.

- si, tutto ok. – gli risponde, cercando di tenere ferma la voce.

- li avete uccisi tutti? – chiede allora Johnny, con un sorriso, facendo molto delicatamente finta di niente.

- alcuni sono fuggiti – grugnisce Kanda, sedendosi con poca grazia su un sasso. Allen inarca un sopracciglio.

- non fuggirebbero, se ci fosse dell’Innocence nei dintorni – nota, grattandosi con fare perplesso una guancia. – non avrebbe senso –

- forse sono andati a chiamare un Noah – suggerisce timoroso Johnny, ed Allen arriccia il naso con disappunto.

La pioggia inizia a cadere leggera, poi sempre più fitta ma nessuno di loro dà segno di volersi muovere finché Allen non dice:

- forse è il caso di cercare un riparo. –

Johnny annuisce, si carica sulle spalle il proprio bagaglio mentre gli Esorcisti fanno lo stesso, e s’incammina, tenendosi sempre il più vicino possibile alla parete rocciosa, sperando in una sporgenza particolarmente ampia che permetta loro di ripararsi.

Sta giusto rinunciando all’idea di trovare riparo quando vede una sottospecie di grotta naturale. Fa segno ai due ragazzi dietro di sé di affrettarsi, infilandosi poi velocemente nell’apertura non troppo larga della caverna.

All’interno, lo spazio è ampio ma decisamente buio. Fortunatamente Allen ha pensato di raccogliere qualche ramo trovato a terra, quindi Johnny si mette alla ricerca dell’accendino che è sicuramente finito in fondo a tutta la loro roba.

Quando finalmente lo trova, ci vogliono una decina di tentativi prima che il fuoco faccia presa sul legno umido del bosco e in quei minuti Allen sente ancora di più la mancanza di Lavi, che avrebbe acceso il fuoco in un battibaleno – e che magari l’avrebbe abbracciato, scaldandolo ancora di più.

Allen scuote la testa e s’impone di non pensarci, portandosi le ginocchia al petto e rabbrividendo per il freddo.

Kanda è irrequieto, continua a muoversi avanti e indietro per la caverna e ad affacciarsi sull’uscita per vedere la situazione esterna.  Allen vorrebbe dirgli di smetterla, che gli sta dando fastidio, ma al contempo non ha voglia di litigare di nuovo con il giapponese. Così si limita a sospirare, nascondendo il volto contro le ginocchia ed appoggiandosi al muro.

Anche Kanda, dopo qualche ultimo passo nervoso, va a sedersi contro la parete in fondo alla grotta. Johnny sta per aprire bocca per dirgli di avvicinarsi al fuoco, altrimenti non farà altro che prendersi un malanno, ma all’improvviso Kanda scompare.

- Kanda! –

Allen balza di colpo in piedi, raggiungendo il punto dove prima c’era l’altro e scopre che sulla parete, ora, si è aperto un passaggio e che Kanda è molto elegantemente caduto al suo interno.

L’albino non riesce proprio a trattenere un risolino derisorio che si guadagna un’occhiata piena d’odio e d’istinto omicida da parte del giapponese.

Anche Johnny lo raggiunge.

- chissà dove porta – domanda sommessamente, più a sé stesso che agli altri due. Allen sorride e torna indietro ad afferrare due rami per accendere delle fiaccole, lanciandone poi una a Kanda.

- scopriamolo – suggerisce, una nota divertita nella voce. Lo scienziato gli sorride di rimando e corre a prendere i bagagli e a spegnere il fuoco; poi segue i due Esorcisti.

Stanno scendendo degli scalini ripidi e scivolosi da quella che sembra un’eternità, quando davanti a loro si apre improvvisamente un corridoio che si dirama in due direzioni.

- probabilmente siamo sotto alla parete – dice Johnny, tirandosi su gli occhiali in un gesto automatico mentre scende l’ultimo gradino stando attento a non scivolare. – quindi penso che una direzione valga l’altra. –

Kanda si avvia senza nemmeno una parola verso la sinistra, chiudendosi meglio la giacca per via del freddo che inizia a farsi sentire prepotentemente.

Allen tossicchia e nuvolette di denso vapore gli si formando intorno al volto, facendolo sorridere. Johnny, invece, batte forte i denti e si stringe di più nel proprio cappotto.

Dopo qualche minuto di cammino in cui non accade nulla d’interessante, la luce delle torce comincia ad illuminare delle cavità su entrambi i lati. All’inizio sono semplici buchi all’altezza del viso, poi si fanno sempre più grandi fino a raggiungere le dimensioni di una camera.

Le prime che incontrano sono vuote, ed Allen vi guarda dentro distrattamente, chiedendosi sorpreso a cosa mai possano servire delle stanze vuote in una galleria sotterranea, ma poi le stanze cominciano ad avere delle sbarre che impediscono l’entrata – o l’uscita – ed infine delle vere e proprie porte.

Alcune sono in legno e, nonostante siano chiuse a chiave, Kanda le abbatte con un calcio. Altre sono in metallo, così resistente che nemmeno i colpi del giapponese fanno nulla.

Ma Allen, dopo qualche ispezione, decide che preferisce che rimangano chiuse.

La prima che porta che aprono, infatti, rivela una decina di scheletri incatenati al muro esattamente di fronte alla porta.

- o.. oddio – rabbrividisce Johnny, distogliendo lo sguardo.

- è.. una sottospecie di prigione? – ipotizza Allen, mordendosi l’interno della guancia. – forse c’è qualcun altro –

Kanda gli lancia un’occhiata e Allen crede di poter capire che anche lui sta pensando quello che sta pensando lui.

La seconda contiene un lungo tavolo di legno, simile a quello che Komui ha nel suo laboratorio segreto – e Allen lo sa, perché Lavi, dopo l’ennesimo Komourin distruttore, ha deciso che serviva una spedizione punitiva. Così l’albino si era ritrovato, assieme al rosso e a Kanda, dentro uno stanzone inquietante dove l’unico grande tavolo era occupato da un’infinita marea di strani aggeggi ed altre cose poco rassicuranti che Lavi si era assicurato di lanciare accuratamente per terra con forza distruttiva.- solo che quello della stanza ha sopra un’ordinata serie di strani attrezzi che sembrano predisposti alla tortura.

La terza,  segna definitivamente la loro fine: quando Kanda distrugge la porta una dozzina di Akuma, tra cui tre livello tre, si voltano verso di loro.

Allen sente Johnny, dietro di sé, irrigidirsi e cominciare ad arretrare lentamente.

- porca miseria – impreca Kanda a denti stretti, serrando la mano destra sull’impugnatura di Mugen, pronto a sguainarla.

C’è un attimo di calma, prima che si scateni l’inferno.

Kanda non ci impiega nemmeno un attimo e alcuni Akuma non fanno nemmeno in tempo a muoversi che Mugen li ha già tagliati a metà.

I minuti che seguono sono solo confusione, esplosioni ed altra confusione ancora.

Quando agli Akuma già presenti se ne aggiungono altri arrivati da qualche meandro della grotta, i tre decidono di fuggire lungo il corridoio, sperando di trovare un’uscita.

Così, mentre Kanda corre all’indietro per affettare chiunque si avvicini troppo, Allen e Johnny s’affrettano lungo il corridoio fino ad arrivare ad un bivio.

Johnny prende di corsa il corridoio sulla destra, che sembra illuminato da una luce esterna di cui non riesce ad intuire la provenienza, ma Allen si blocca davanti all’altro corridoio, e fissa il nero fitto senza riuscire proprio a distogliere lo sguardo.

Senza quasi accorgersene avanza, facendosi luce con la fiaccola, e Kanda gli lancia un insulto mentre trafigge l’ultimo Akuma che li ha seguiti.

Ma Allen lo ignora, e la sua torcia rivela che il corridoio, in realtà, è un vicolo cieco che si chiude con una porta di metallo.

- Allen? – Johnny si affaccia sul corridoio, chiamandolo perplesso.

- Mammoletta! Che stai facendo! – ringhia Kanda, irritato.

- è Allen! – ribatte scocciato l’albino, appoggiando la mano sulla maniglia della porta e spingendo.

Si sorprende di trovarla aperta, e per qualche attimo rimane fermo, indeciso sul da farsi. Poi la socchiude e sbircia all’interno attraverso la fessura: è vuota, o almeno così gli sembra a causa del buio. Aggrotta le sopracciglia, e si sente quasi deluso per essersi fatto ingannare da una stupidissima sensazione.

Sta per chiuderla nuovamente, quando sente un mugolio sommesso, appena percettibile.

Allen s’immobilizza, poi spalanca del tutto la porta e si fionda all’interno, voltando lo sguardo in tutte le direzioni finché non trova la provenienza del suono.

Ci mette un attimo, ma alla fine riconosce la figura accasciata contro il muro.

- ..! –

 

 

NdA.

Uccidetemiii .____.

No, davvero. Come posso aver scritto una cosa simile? Ç___ç

La colpa è di Phantom_Miria e della sua frase incriminante che metterò alla fine del terzo capitolo. – perché, suvvia, è ovvio chi sarà salvato, ma noi non lo citiamo per mantenere la suspance u.u

In qualsiasi caso, questo capitolo fa schifo. Non ho voglia di andare a correggere quello che ho scritto, ma penso andrò comunque per evitare le bacchettate della mia Musa improvvisata.

Boh. Parlando d’altro.

Mi ero rotta di vivere a one-shot, quindi mi impegnerò e scriverò qualcosa di più lungo (ossia una storia di tre capitoli. Ahah, lunghissimo XD).

Il capitolo non mi piace davvero, odio i capitoli di stupida introduzione/descrizione, perché non riesco mai a scriverli è___é

In qualsiasi caso, oggi mi sono comprata un cestino e sappiate che tutti gli ortaggi che lancerete saranno raccolti ed utilizzati per scopi nobili u.u

Kanda è difficile da muovere. Perché? È___è

E Johnny non so come farlo comportare! *si dispera*

Almeno Allen si salva. (forse. No.)

E perché ho scritto al presente continuando ad utilizzare fottutissime coordinate? Non lo so.

Arriveranno mai, delle risposte, a dare un senso a questa fic? Probabilmente no.

OH, BASTA.

Andrò a vergognarmi di quello che ho scritto da qualche altra parte.

Addio *aria drammatica*

 

P.S. secondo voi esiste un sinonimo di Akuma? No, perché mi sono scoperta a scriverlo almeno trenta volte, e la cosa diventa sconcertante D:

P.P.S anche “parete rocciosa” l’ho scritto almeno quindici volte. Sono davvero molto ripetitiva D:

 

_ L a l a

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La Stanza ***


 02. La Stanza

 

- Lavi! –

Allen gli si fionda addosso, il cuore che gli martella in gola con una forza inaudita mentre s’inginocchia al suo fianco scostandogli i capelli dalla fronte.

Sono cresciuti parecchio, dall’ultima volta che si sono visti e, Dio, gli sembra passata un’eternità. Quasi non ci può credere.

Gli passa piano le mani sul volto, mentre i suoi occhi si abituano alla semi-oscurità permettendogli finalmente di vedere ogni singolo dettaglio sul viso dell’altro, a partire dai graffi e dai tagli. Il suo stomaco si stringe in una morsa poco piacevole, al pensiero di come se li è procurati.

Il rosso apre lentamente l’occhio, sbattendo più volte le palpebre, e probabilmente la prima cosa che vede sul serio è Kanda che entra nella stanza sbattendo con malagrazia la porta – e Allen sa che è stupido, ma avrebbe tanto voluto essere lui, la prima cosa vista dal rosso.

Poi Lavi alza lo sguardo ed incontra gli occhi di Allen, fissi su di lui. Stiracchia il volto in quello che dovrebbe essere il solito ghigno ma che in realtà è più una smorfia poco definita.

- ehi – li saluta con un filo di voce, come se non fossero mesi che non si vedono ma solo qualche giorno, e cerca di tirarsi a sedere, forse per togliersi di dosso quella parvenza di completo abbandono.

Ad Allen viene quasi da piangere per il sollievo, mentre lo aiuta a sistemarsi meglio contro il muro, ma Johnny lo batte sul tempo: si accovaccia accanto al rosso, un sorriso gigantesco a dipingergli le labbra mentre grosse lacrime gli solcano le guancie.

- Johnny, ti prego, non guardarmi con quell’aria sognate – ride Lavi, finendo con il tossire forte. Allen si trattiene dal toccarlo, per paura che possa svanire tra le sue dita nonostante non l’abbia fatto prima, e si scambia un’occhiata con Kanda, che lo guarda stranito, e l’albino sa che se anche l’altro non lo dà a vedere è sollevato tanto quanto lui.

Johnny balbetta qualcosa di indefinibile, tirando su con il naso.

- che ti hanno fatto? – sibila Allen, stringendo le mani a pugno mentre sente una non-tanto-insolita rabbia montargli nel petto. – dov’è Bookman? –

Lavi arriccia il naso, e si morde il labbro inferiore rimanendo fermo per qualche attimo senza nemmeno respirare. Allen teme sia sul punto di vomitare, ma subito dopo il rosso prende un profondo respiro scuotendo lievemente la testa.

- no.. non lo so. Penso.. con i Noah –

Allen fa finta di non notare che ha poco elegantemente ignorato la sua prima domanda che, ad essere sinceri, è quella che gli preme di più. Niente contro Bookman, figurarsi, - Allen non riesce proprio ad odiarlo, nonostante possa strappargli Lavi da un momento all’altro. -  ma l’incolumità del rosso, ora, è la cosa più importante.

- e tu che ci fai qui? – grugnisce Kanda, stringendo l’elsa della katana fino a farsi diventare le nocche bianche. Lo sguardo di Lavi si perde nei meandri del soffitto, come se avesse scollegato per qualche attimo le comunicazioni con il mondo esterno, – e Allen sa che in quel momento sta sfogliando tutti i suoi ricordi per giungere ad una risposta -  prima di replicare:

- non ne ho effettivamente la più pallida idea. Forse è.. umh, una sorta di prigione? – scrolla le spalle, rantolando poi per il dolore, ed Allen lo guarda con aria preoccupata. – comunque, - continua il rosso, posando lo sguardo affascinato sulle dita delle proprie mani che si muovono – credo di aver perso la cognizione del tempo da.. beh, un po’. – ridacchia stupidamente, pulendosi subito il rivolo di sangue gli scende dal labbro inferiore. – quanto tempo è passato dalla missione? –

- quattro mesi -  risponde meccanicamente Kanda e Lavi lo fissa con aria inebetita, come se facesse fatica a registrare l’informazione appena ricevuta.

- cos.. cosa?! –

- hai sentito, idiota – borbotta Kanda, con aria truce. Lavi ridacchia un’altra volta, meno convinto di prima, portandosi con fatica una mano alla testa per grattarsi. Il movimento si blocca a metà e Lavi sembra quasi piegarsi su sé stesso per il dolore. Si lascia sfuggire un gemito sofferente nonostante i denti stretti.

Dopo qualche minuto in cui il rosso respira affannosamente mentre Allen lo sostiene, la situazione sembra tornare normale.

- diamine, Lavi! – ringhia l’albino, cercando di contenere la preoccupazione, e Johnny sobbalza per il tono di voce troppo altro – si può sapere che cosa ti hanno fatto? –

Lavi prende un profondo respiro, premendosi due dita sul setto nasale mentre scuote la testa.

- n.. non. Non lo so, okay? –

Quella risposta non convince nessuno, e Lavi lo sa, ma nessuno indaga oltre, perché per le domande ci sarà tempo dopo ed ora devono pensare a come uscire di lì senza farsi notare. Cosa decisamente impossibile, visto il precedente combattimento, ma la speranza è sempre l’ultima a morire.  

- andiamocene. – decide Kanda, e Allen scatta subito in piedi, chinandosi poi ad afferrare Lavi così da sostenerlo. Il rosso fa qualche passo malfermo sulle proprie gambe, prima di sentire le ginocchia sul punto di cedere, rassegnandosi quindi ad appoggiarsi al più piccolo – che tanto più piccolo non è, constata con fare vagamente sorpreso. – potrebbe arrivare un Noah da un momento all’altro. –

- ottima intuizione, Esorcista –

Lavi s’irrigidisce di colpo, udendo la voce melliflua che ha parlato, e Kanda si volta lentamente fino a trovarsi davanti un Noah.

Non l’ha mai visto prima, e la prima cosa che nota è lo sguardo leggermente allucinato. Gli viene fa pensare che non sia totalmente a posto, ma quale Noah lo è?

La seconda sono i capelli, lunghi, di un colore che va dal marrone scuro al nero, tenuti stretti in una coda più simile ad una treccia che ad altro. L’assurda frangia triangolare gli lascia scoperte le stigmate ai lati della fronte. A Kanda viene in mente un ananas, ma non sa bene perché e nemmeno vuole saperlo. L’unica cosa che il suo cervello registra, ora, è la presenza di un nemico da abbattere.

Allen trova strano come le cose più stupide siano le prime a saltare all’occhio. Infatti, quello che nota Allen ad una prima occhiata, sono gli orecchini triangolari che porta e i calzoni bianchi che indossa (e che lo fanno somigliare ad una mongolfiera. Un giorno, Allen vorrebbe tanto salire su una mongolfiera, magari con Lavi.)

- e tu chi diavolo saresti? – ringhia il giapponese, sguainando con un colpo secco la spada e puntandogliela a pochi centimetri dal naso.  Il Noah ghigna, inclinando lievemente la testa  verso sinistra. Non dice nulla, e le sopracciglia di Kanda sembrano volersi fondere, tanto sono accigliate.

Dopo qualche istante di silenzio teso, in cui l’unico rumore percettibile è il respiro di Lavi che si fa sempre più affannoso, il Noah amplia il proprio ghigno e mostra loro la lingua. All’inizio Allen non vi trova nulla di particolarmente strano – a parte il fatto che il Noah dev’essere davvero un po’ più matto degli altri - e quasi non ci fa caso, perché il gemito di dolore di Lavi lo costringe ad aiutarlo ad appoggiarsi a terra.

Ma è quando Johnny emette un verso di stupore e disgusto che Allen alza lo sguardo, seppur riluttante, e vede.

Si ritrae d’istinto, rabbrividendo per l’orrore che quella cosa bitorzoluta e piena di occhi che esce dalla bocca del Noah gli fa. Anche Kanda rimane un attimo interdetto, e la presa su Mugen trema piano, prima di tornare salda.

Il Noah ridacchia, ritraendo la lingua, e Allen si chiede stupidamente come, esattamente, quell’ammasso poco definito riesca ad entrare senza problemi nella bocca del Noah.

Kanda lo attacca in un attimo, fendendo l’aria con Mugen, senza mai riuscire a raggiungere il Noah che ha iniziato a saltare all’indietro evitando i colpi dell’esorcista. Allen non ci pensa troppo, lascia Lavi a Johnny che, inginocchiato a terra, lo sostiene con le braccia tremanti,  e corre a dar man forte a Kanda.

Lavi fa fatica anche solo a respirare, e si accartoccia su sé stesso nel tentativo di contenere il dolore che sta dilagando per il suo corpo. Non è la prima volta che sta male in questo modo, e Lavi detesta doversi mostrare debole davanti agli altri – davanti ad Allen.

- La.. Lavi? – balbetta Johnny, terrorizzato, guardandolo boccheggiare trafelato. Il rosso scuote la testa, udendo distrattamente Allen urlare qualcosa a Kanda. Johnny si è voltato verso di loro, il viso teso, ma Lavi non riesce, non ha la forza nemmeno di alzare lo sguardo dal punto imprecisato del pavimento che sta guardando.

- La.. Lavi, dobbiamo tirarci indietro. – gli sussurra Jhonny, prendendolo per le braccia e cercando di trascinarlo un po’ più lontano dal combattimento. Lavi lo segue, ed una parte del suo cervello, quella ancora abbastanza lucida, gli ordina di non abbandonarsi sul terreno a peso morto. Ma l’altra parte, quella che il dolore sta molto lentamente avvolgendo, non fa altro che urlare, e contorcersi, e confonderlo, e Lavi comincia a non distinguere più i contorni delle cose, a non capire più dove inizia la realtà e dove la sua mente che, dio, già è abbastanza incasinata di per sé.  

Non sa quanto tempo passa, sente solo l’eco del proprio cuore affannato rimbombargli in testa, insieme alle grida di Allen e Kanda, ai colpi violenti e al respiro di Johnny. Ogni tanto gli sembra di poter riemergere da quella pozza viscosa che è il dolore, ma l’attimo dopo percepisce qualcosa muoversi dentro di sé e ripiomba nella confusione.

Una risata lo fa sobbalzare, e voltare in direzione del combattimento.  Ci vuole un po’ prima che riesca a mettere completamente a fuoco la situazione,  e forse quel po’ è meno lungo di quanto si sarebbe aspettato.

Il Noah è inginocchiato in mezzo alla sala, il volto rivolto verso il soffitto contratto in un ghigno sadico. Allen lo tiene legato con i lacci di Crow Clown, e alcuni sono avvolti stretti intorno al collo del nemico, contro il quale è puntata Mugen.

Sia Allen che Kanda sembrano pieni di ferite, e lividi, ma quando si tratta di un combattimento nessuno dei due sembra mai farci troppo caso.

Kanda solleva Mugen, pronto a tranciare via di netto la testa al Noah, quando quest’ultimo volta completamente indietro il volto fino a guardare Allen in una posa decisamente innaturale. L’albino rabbrividisce e arriccia il volto in una smorfia di disgusto, osservando quel ghigno capovolto.

- lo sai, Quattordicesimo?  - chioccia, con la voce resa roca dai lacci stretti attorno al suo collo. Allen si irrigidisce impercettibilmente e Kanda alza un sopracciglio, indeciso se lasciar finire il discorso al Noah o meno. – lo sai che se uccidi me, - si passa la lingua sulle labbra – il virus che ho piantato nel tuo amico rosso, là – fa un cenno con la testa verso Lavi, - lo distrugge dall’interno? –

Allen si volta di scatto verso Lavi, notando improvvisamente come i capelli rossi risaltino sul volto pallido dell’altro. Il rosso fissa il Noah, l’unico occhio sgranato un po’ per il dolore che lo arrovella, un po’ per lo stupore.

Poi il suo sguardo passa a Kanda, che ha ancora la mano sollevata e fissa il Noah con un misto di diffidenza e odio. Il Noah schiocca le labbra contento, sicuro di averla vinta.

Sente che Johnny trattiene il respiro, stringendolo per le spalle senza riuscire a staccare gli occhi dalla scena.

Ed è in quel momento che, per la prima volta in tutta la sua vita, Bookman Jr si ritrova ad avere ragione e sentimenti concordanti: - ammazzalo! – urla, stringendosi la gola che ha iniziato a bruciare in un modo insopportabile. – YU! Uccidilo, cazzo, uccidilo! –

E Kanda esegue, senza nemmeno pensarci, e la testa del Noah rotola sul pavimento. Il corpo – ed anche la testa staccata – del Noah, comincia a ribollire, come se sotto la pelle ci fosse qualcosa che spinge per uscire, finché quella cosa davvero non esce, causando un’esplosione poco discreta.

Lavi comincia a tossire forte per il fumo e la polvere.

- idiota! – ruggisce Allen, sul punto di prendere a pugni Kanda. – perché l’hai fatto? –

Kanda non risponde, lo guarda con la solita aria truce che, se possibile, irrita ancora di più Allen.

- senza il Noah non la troviamo, una cura al virus! –

- è incredibile come tu ti beva ogni singola parola degli altri – ribatte astioso il giapponese.

- è vero, Yu – interviene Lavi, passandosi una mano tra i capelli con un sospiro pesante, come se sul suo petto gravasse un incredibile peso. – non credo esista una cura. – scrolla le spalle con non curanza, alzando lo sguardo al soffitto, come se non gli interessasse.

Johnny lo guarda stranito, gli occhi sgranati e lucidi.

- e allora perchè? – sibila Allen, sull’orlo di un pianto frustrato.

Perché?

Perché, in un attimo di assurda lucidità, ha capito che sarebbe stato meglio morire e portare con sé all’inferno anche un Noah. 

Perché gli fa male tutto, anche respirare, anche sbattere le palpebre, e ha pensato che se davvero il virus l’avrebbe ucciso almeno tutto quel dolore sarebbe finito una volta per tutte.

Perché                 quel lurido bastardo meritava di morire per il semplice fatto di aver chiamato Allen Quattordicesimo.

Perché..

Non riesce a formulare nemmeno un altro pensiero che il virus comincia a muoversi, ad espandersi fino al suo cervello, facendolo quasi impazzire. Si morde le labbra per non urlare, sentendo i muscoli del suo corpo iniziare a contrarsi di propria iniziativa, facendogli ancora più male – cosa che riteneva piuttosto impossibile.

Cerca di continuare a pensare lucidamente, ma la cosa si rivela parecchio ardua, tanto che decide di lanciare un ultimo sguardo al viso di Allen. Se deve morire, almeno vuole morire con la sua immagine impressa nella retina.

 

 

Nda.

Lol, questo capitolo già mi piace di più, ma ho come la sensazione che manchi qualcosa di fondamentale. Non so che, ma ormai è fatta.

Deeetto ciò, v’informo che decidere come far combattere Allen e Kanda contro Fiddler è stata dura. Nella mia mente c’era solo l’immagine finale, ovvero Allen con i lacci che strangola Fiddler, Fiddler che ha la testa girata in modo molto innaturale verso di lui e Kanda che ha Mugen pronta a sferrare il colpo.

Così ho optato per un: combattono ma io non lo faccio vedere perché anche Lavi ha bisogno della sua fantastica introspezione. Yay.

In più, non ho la più pallida idea di come combatta Fiddler. Fosse stato Tyki, o Road, allora la storia sarebbe stata diversa. Ma Fiddler non l’ho mai visto in azione, quiiindi, ho deciso che era meglio non inventarmi niente. (e avete mai notato che i suoi capelli sono più castani che neri? Bah.)

All’inizio Lavi doveva urlare “Ammazzzalo, Allen!” ma poi ho considerato che è Kanda quello con la spada in mano e puntata alla gola del nemico. vabbè, diamo un po’ di spazio anche al povero Yu-chan *pat-patta*

E Johnny, porca miseria! Non faccio altro che dimenticarmelo.  Johnny, ti odio >___>                                           

Beeene, il prossimo è quello conclusivo.

Speriamo di riuscire a scriverlo presto :3

Adieeeeu :3      

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 03. Il Cielo ***


03. il Cielo

 

Il corpo di Lavi continua a tremare, in preda alle convulsioni.

- sei un idiota Kanda! – urla Allen, tirando un pugno al giapponese. – l’hai ucciso! –

- Tch. ho solo fatto quello che voleva lui. -

Kanda lo fissa astioso, tirandogli un colpo di rimando, e i due finiscono per fare a botte per l’ennesima volta. Ma questa volta Allen fa sul serio, quasi non si rende conto di quello che fa, vuole solo picchiare l’altro e fargli male, fargli tantissimo male, perché ha praticamente firmato la condanna a morte di Lavi, e Lavi non deve morire, non  può, e se muore è colpa di Kanda e Kanda deve pagar-

 - Allen! – Johnny lo chiama, riportandolo improvvisamente alla realtà. Kanda è sotto di lui, gli sta tenendo il collo con una mano per allontanarlo da sé. Allen guarda il proprio pugno sospeso per aria come se non l’avesse mai visto e realizza che ha davvero perso il controllo senza bisogno che Neah bussasse ai margini della sua coscienza.

Si stacca di scatto, arretrando come se l’altro gli avesse tirato un altro pugno. La rabbia ancora scorre nelle vene, Allen può quasi sentirla ribollire furiosa, e si chiede se sarebbe stato in grado di fermarsi se Johnny non l’avesse chiamato. La risposta, per quanto terribile, è no.

Stoperdendoilcontrollostoperdendoilcontrollosto—

È solo dopo, quando Kanda si alza senza rivolgergli la parola e senza staccare lo sguardo da qualcosa alle sue spalle, che Allen si rende conto che Johnny non l’ha chiamato per fermare il combattimento. Si volta di scatto ed una smorfia di orrore gli si dipinge sul viso.

Lavi è completamente immobile, sdraiato a terra.

- non respira. - Singhiozza Johnny – non respira. –

Anche Allen smette di respirare, rimanendo a fermo immobile a guardare Kanda sbraitare insulti a tutto spiano. Poi ringhia qualcosa a Johnny, che s’affretta ad abbassarsi di nuovo su Lavi per sentirne il respiro. Scuote la testa, ma di colpo il rosso trema riprendendo a respirare così piano che se non vedesse il petto alzarsi ed abbassarsi nemmeno Kanda ci crederebbe.

- è d—debole – gracchia Johnny, tirando su con il naso mentre misura il polso a Lavi.  – se non facciamo qualcosa morirà –

È a quel punto che, sotto gli occhi sgomenti di Johnny, anche la pelle  del collo del rosso comincia a ribollire, come se qualcosa premesse sotto la superficie. L’Esorcista comincia a tremare più forte, e la sua pelle torna quella di sempre, ma lo scienziato non può fare a meno di pensare che, presto, quella cosa tornerà.

Allen fissa Lavi senza vederlo realmente. Se Lavi muore è tutto inutile. Se Lavi muore tanto vale lasciar spazio a Neah, nella sua testa.

- e allora fa’ qualcosa, cazzo! – sbraita Kanda, fulminando Johnny, che in tutta risposta singhiozza scuotendo ancora la testa.

- è.. come se avesse qualcosa qui – lo scienziato picchietta all’altezza del petto del rosso, cercando di tirar fuori il proprio lato pratico e di evitare di fissare ansioso il collo dell’altro. Non sa se anche Kanda l’ha visto e non sa come risolvere il problema. – che gli impedisce di respirare-

Il virus, pensa Allen, posando lo sguardo vacuo sul rosso che trema sempre più forte, battendo anche i denti. Poi si chiede, quasi distrattamente, se è davvero da considerarsi un virus. Non è che una parte di un Noah che si è infiltrata dentro Lavi, più o meno come Neah si è infiltrato nella sua testa.

E, se …

Allen si porta la mano sinistra all’altezza del viso, guardandola come se non l’avesse mai vista.

- spostatevi – dice con tono perentorio, attivando l’Innocence, e il mantello che volteggia alle sue spalle gli dà un’aria grave.

- ch.. che vuoi fare? – domanda preoccupato e spaventato Johnny, lanciando uno sguardo strano alla spada stretta nella mano destra dell’albino.

- la spada non può fare male agli umani – spiega Allen, tentando di suonare rassicurante – ma ai Noah sì. E quello che Lavi ha dentro - arriccia il naso – è più o meno la parte di un Noah. Forse.. riesco a distruggerlo –

Kanda si sposta subito, guardandolo con aria seria e truce allo stesso tempo. Johnny si trascina un poco lontano, senza smettere di osservare Lavi il cui colorito tende sempre di più al bianco cadaverico.

Colpire Lavi – fargli del male in generale – è sempre stato uno degli incubi peggiori di Allen, soprattutto da quando il Maestro gli ha detto che, una volta diventato Noah, avrebbe dovuto uccidere le persone che ama. Anche adesso, che sa che ferirlo è forse l’unico modo per salvarlo, continua a nutrire timori probabilmente infondati.

Così, per non guardare, per non vedere avverati i suoi incubi, Allen chiude gli occhi quando la propria spada s’infila nel petto di Lavi.   – ma non lo fa per estraniarsi, per evitare di sentirsi colpevole. Sa quello che sta facendo, semplicemente non vuole vederlo.

All’inizio non succede nulla e Allen, quando sente che il rosso ha smesso improvvisamente di tremare, spalanca gli occhi di scatto, riempiendoseli dell’immagine di Lavi steso a terra con la sua Innocence conficcata nel petto – e rimpiange di averli aperti, perché sa che quel momento lo perseguiterà nei suoi incubi finché avrà vita.

Poi il rosso si alza di scatto a sedere, il viso distorto in una strana maschera di dolore sordo, e Allen barcolla all’indietro colto di sorpresa, estraendo Crow Clown dal petto dell’altro.

La pelle del rosso sembra sul punto di non riuscire più a trattenere il virus, e Allen per qualche istante teme di aver solo peggiorato le cose; poi, Lavi si china a vomitare.

C’è una grande macchia scura e ribollente, ora, sul pavimento, che si sta allargando sempre di più. Ma, nonostante ciò, Lavi continua a rimettere, tenendosi stretto lo stomaco mentre è scosso dai continui colpi di tosse.

Poi, così come è incominciato, tutto finisce. Lavi, ancora piegato a metà e con i capelli che gli coprono il viso pallido, si asciuga un rivolo di saliva a lato della bocca prima di tossire piano un altro paio di volte.

- bleh – è l’unico commento che fa, convincendo sé stesso e gli altri di non essere più sul punto di morire.  Scruta per qualche attimo la sostanza nera e viscida che fino a qualche attimo prima era probabilmente nel suo corpo.

- bleh – ripete convinto, storcendo il naso. Si tira i capelli indietro, piegando le gambe ed appoggiandosi con i gomiti sulle ginocchia. – però, stavolta c’è davvero mancato un pelo.

Ruota la testa, cercando di sgranchirsi il collo. A quel punto Kanda si alza di scatto in piedi, tirandogli un calcio in pieno stomaco.

- Coniglio idiota! – ringhia furioso, digrignando i denti e puntandogli Mugen all’altezza del volto.

- e tu sei poco coerente, Yu-chan – gracchia contento Lavi, con la voce un poco arrochita, mentre si tiene la pancia più per abitudine che per altro – prima ammazzi il Noah, sapendo che mi avrebbe ucciso, e poi maltratti Johnny per salvarmi – sorride beota, davanti all’espressione congelata di Kanda, e Allen si fa sfuggire un risolino lieve di sollievo. Anche Johnny sorride, asciugandosi il sudore dalla fronte con la manica della propria giacca.

Kanda decide di fare la propria uscita di scena prima di sentire altro, così si avvia verso l’uscita borbottando maledizioni contro il rosso a mezza voce. Johnny lo segue scoccando un’occhiata strana ad Allen e Lavi, ancora nella stanza.

- ehi – dice il rosso, grattandosi una guancia con fare pensieroso – grazie-

Allen avvampa, senza alcun motivo, sentendo il proprio cuore iniziare a battere furioso quando Lavi si volta a guardarlo, con la stessa intensità di sempre. Forse non ci è più abituato.  

- sei un cretino – gli dice lapidario, per dissipare l’imbarazzo, e Lavi ridacchia.

- già – si gratta la nuca e Allen si alza, porgendogli poi una mano per alzarsi.

- sarà il caso di uscire, non credi? –

Lavi afferra la mano con uno sorriso a trentadue denti, pensando che nemmeno nei propri sogni Allen è stato così bello come in quel momento.

 

Allen guarda il cielo nero e puntellato di stelle, appoggiato ad un grande sasso subito fuori dalla grotta. Hanno deciso di rimanere lì per la notte, dopo aver recuperato l’Innocence di Lavi in una stanza poco lontana ed aver chiuso con un masso il passaggio ai corridoi.

L’albino rabbrividisce, stringendosi un po’ di più nella coperta che si è portato dietro e chiudendo gli occhi. Non può credere di aver ritrovato Lavi.

Probabilmente questo è un sogno e adesso mi sveglierò.

Sfiora con la mano un graffio che il Noah gli ha lasciato sulla fronte, premendo forte per sentire il dolore. Quando riapre gli occhi tutto sembra identico a prima e la mano ricade molle al suo fianco.

Allen sospira.

- ehi – Lavi striscia fuori dal passaggio e gli si siede accanto con un sorriso mesto e poco da lui – non riesci a dormire? –

- avresti dovuto rimanere dentro – lo rimprovera Allen porgendogli un lembo di coperta senza riuscire a staccargli di dosso. Davvero, come può non essere un sogno?

Lavi nota il suo sguardo ed amplia il sorriso in un ghigno, facendo avvampare l’albino.

- e rinunciare ad una romantica slinguazzata sotto le stelle? – ridacchia il rosso, guadagnandosi uno schiaffo sul braccio ed uno scandalizzato: - Lavi! –

Il più grande ridacchia, rannicchiandosi un po’ più vicino all’albino che s’allontana indispettito.

- eddai, Allen! –

- sei un maniaco, ecco cosa sei! – ribatte il più piccolo, scacciandolo con un pugno che va a vuoto – nemmeno essere stato sul punto di morire riesce ad abbattere il pervertito che è in te, porca miseria! –

Guardando la sua espressione imbarazzata, Lavi si dice che nonostante sia cresciuto quello rimane sempre il suo Allen e trae un sospiro di sollievo – perché fino a quel momento non si era accorto di aver avuto paura di scoprire Allen troppo cambiato.

Dopo un paio di minuti di lotta giocosa in cui Allen ringhia – ridendo – insulti e Lavi miagola e fa le fusa tentando di addossarsi sull’altro, il rosso riesce finalmente ad afferrare Allen e ad abbracciarlo, strusciando il mento sui suoi capelli.

- aaaw, è che mi sei mancato, Allen-chan! ~ - chioccia, stringendolo un po’ di più e guardando con un misto di rimpianto e divertimento la coperta lanciata poco lontano.

- sei un idiota – pigola Allen, abbracciandolo stretto ed affondando il viso nel suo petto.

- mmh-mh – concorda Lavi, chiudendo l’occhio e godendosi la sensazione di avere Allen di nuovo tra le proprie braccia.

- anche tu – mormora l’albino dopo un po’, rigirandosi nell’abbraccio per recuperare la coperta.

- anche tu cosa? – fa perplesso Lavi, sciogliendo l’abbraccio e scivolando sdraiato accanto a lui, le braccia incrociate dietro la testa.

- mi sei mancato – replica Allen come se fosse ovvio, tirando su con il naso e stendendo la coperta su di loro, prima di accoccolarsi al suo fianco.  Il rosso gli cinge le spalle con un braccio, attirandolo più vicino a sé.

Rimangono così per qualche istante poi Lavi si stacca lievemente e Allen alza il volto per guardarlo. Lavi si china su di lui, lo bacia e gli sfiora la schiena e Allen si aggrappa alle sue spalle e smette finalmente di pensare, di sentire quel continuo rumore nella propria testa.  

- Allen.. – lo chiama piano Lavi, strusciando il naso sulla sua guancia, prima di baciarla lievemente. – Allen –

- mmh? – mugugna l’altro in risposta, troppo preso dal calore che Lavi emana per accorgersi del tono lievemente preoccupato dell’altro.

- tu stai bene? - 

Allen s’irrigidisce di colpo alla domanda, alzando lo sguardo spaurito.

- come? –

- stai bene? –

Lo sguardo di Lavi è fin troppo serio, Allen vorrebbe solo fingere che vada tutto bene ed continuare con quello che hanno appena interrotto.

- si – risponde secco, cercando di avvicinarsi all’altro per un bacio, ma Lavi si scosta e lo guarda con un misto di preoccupazione e serietà nello sguardo.

- sicuro? Cos’è successo in questi quattro mesi? –

- troppo – ribatte l’albino con tono duro, voltandogli le spalle e rannicchiandosi su se stesso.

Sente Lavi avvicinarsi, poi il suo respiro caldo sull’orecchio che manda brividi lungo la schiena.

- Allen.. – mugola come sconfortato, ma l’albino si ostina a dargli le spalle, fissando con odio un albero poco lontano.

Lavi lo guarda di profilo, socchiudendo gli occhi, e cercando di scacciare la preoccupazione che attanaglia il suo stomaco. Non ha bisogno di sapere da Allen cosa è successo: Johnny – con qualche breve e seccato intervento di Kanda – gli ha già raccontato tutto (ma, in qualsiasi caso, lo sarebbe venuto a sapere ugualmente: è o non è l’allievo di Bookman?).

Si gratta una guancia, affondando il naso nel collo dell’altro e facendo aderire la sua schiena al proprio petto.

- per ora la pianto – gli sussurra in un orecchio, chiudendo l’occhio. – ma non credere di sfuggirmi ancora a lungo –

Allen rabbrividisce alla leggera vena maliziosa che coglie nel tono dell’altro, senza riuscire ad impedirsi di sorridere lievemente quando lo sente addormentarsi dietro di sé.

Si rigira piano nell’abbraccio, arrivando a sfiorare il suo naso con il proprio, chiudendo a sua volta gli occhi.

Sa che Lavi lo assillerà finché non avrà risposte – un po’ per il suo essere Bookman, un po’ per la preoccupazione - , ma nemmeno Allen è sicuro di averne.

Sospira, tirando su con il naso piano, e, quasi senza accorgersene, si addormenta.

 

 

NdA.

Porca paletta che schifo.

Non pensavo avrei mai raggiunto certi livelli di schifosità ma a quanto pare sbagliavo.

(l’ultima frase è terribile, vi prego uccidetemi e consigliatemi una fine migliore cjhgfaH,GYDFI)

Occhei, posso dire di aver concluso questa sottospecie di long con scarso successo, ma mi sento abbastanza realizzata solo per il fatto di essermi rimboccata le maniche e di averci almeno provato.

Ed ecco a voi l’incriminante frase di Phantom_Miria!

Ma scusa eh, dato che la meni amorevolmente sempre che nessuno va a cercare Lavi, scrivi una shottina in cui Allen lo trova [aggiungere faccina poco identificabile qui]

Si, lol. Testuali parole u.u

 

Prendete questo capitolo come il regalo di Natale che nessuno vorrebbe perché fatto male *lancia coriandoli a forma di Babbo Natale.*

Bene, andrò umh, credo a sdraiarmi sotto l’albero di Natale per guardare le lucine che si accendono e si spengono. 

(e giuratemi che, se scriverò qualcosa di più lungo di una One-Shot con il tempo presente, mi ucciderete a sassate. GIURATELO!)

Buon Natale, Buon Ultimo dell’Anno, Buon Inizio Anno e Buona Befana a tutti! (perché non ho scritto buone feste? T^T)

_ L a l a

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=887896