The Doppler Effect

di Steangine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 # In punta di piedi, vedi la luna ***
Capitolo 2: *** 02 # Era la distruzione dell'Ordine Oscuro (again) ***
Capitolo 3: *** 03 # Volta la carta ***
Capitolo 4: *** 04 # Scottish Bubbling Rain ***
Capitolo 5: *** 05 # Danzando nella mente ***
Capitolo 6: *** 06 # Dietro la porta ***



Capitolo 1
*** 01 # In punta di piedi, vedi la luna ***


Titolo: The Doppler Effect

01 # In punta di piedi, vedi la luna

Autrice: Armònia

Manga: D.Gray-Man

Disclaimer: I personaggi appartengono a Katsura Hoshino. Non è mia intenzione utilizzarli a scopo di lucro.

Pairing: ARK - Kanda x Lavi x Allen

Genere: Comico, Erotico

Rating: Arancione

Avvertenze: Slash, What if?, Lime

Note: Volevo scrivere qualcosa di non troppo impegnativo su D.Gray-Man. Ci sono riuscita.

Breve Trama: L'effetto Doppler è un cambiamento apparente della frequenza o della lunghezza d'onda di un'onda percepita da un osservatore che si trova in movimento rispetto alla sorgente delle onde.

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Nella vita bisogna muoversi per comprendere quale sia la vera frequenza che si percepisce. Bastano una porta socchiusa ed una missione inopportuna per capirlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

The Doppler Effect

01 # In punta di piedi, vedi la luna

 

 

 

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Rientrare a notte fonda al quartier generale dopo una lunga missione comportava un'alta preparazione psicologica, soprattutto se il compagno con la quale hai portato a termine la suddetta è Aleister Crowley.

Crowley aveva la masochistica tendenza a deprimersi con la distorsione volontaria dei fatti, accompagnata da una buona dose di goffaggine e resa stabile dalla psicopatia indotta dall'Innocence: un ossimoro vivente.

Bonaccione, timido ed insicuro, con un aulico linguaccio infarcito dell'invero che sembrava sfuggirgli di bocca automaticamente alla fine di ogni frase.

Sadico, crudele e feroce non appena evocava l'Innocence. A questo cambiamento repentino che avveniva nel corso delle battaglie Allen ancora non si era abituato: un attimo prima era lui da solo con la sua Innocence a fronteggiare l'orda improvvisa di Akuma mentre Crowley piagnucolava con vocetta stridula, l'attimo dopo era Crowley stesso ad intimare con cattiveria di non intralciare la sua opera di sterminio.

Allen sentiva di avere il diritto di farsi tentare dalla morbidezza dei divanetti della sala comune, così vicina all'entrata del quartier generale rispetto alla propria camera, tuttavia sapeva di non averne la possibilità.

La notte significava il più delle volte straordinari e se la sezione scientifica era costretta a fare gli straordinari quasi di sicuro Komui tirava fuori dal suo nascondiglio segreto (doveva averne uno, altrimenti non c'era spiegazione per il numero inquietante di Komurin che tirava fuori ogni tanto) chissà quale diabolico aggeggio costruito per facilitare il lavoro di tutti ma che alla fine aumentava il lavoro a tutti.

E nella sala comune di sicuro avrebbe trovato i ragazzi ammassati sui divanetti, impegnati a districarsi tra le scartoffie mentre attendevano che Lenalee portasse loro il caffè di Jerry: ovvio che l'atmosfera che avrebbe trovato lì non sarebbe stata delle migliori per riposare (anzi, avrebbe anche rischiato che la propria bontà lo facesse arrendere a possibili richieste di aiuto da parte degli scienziati).

Allen voleva e doveva riposarsi per potersi permettere di affrontare nuove missioni, dunque la soluzione migliore che elaborò fu sfruttare quella buona dose di noncuranza nei confronti degli altri ereditata dal maestro per non farsi tentare dai pietosi gemiti provenienti dal corridoio che portava nella sala comune e tenere gli occhi aperti fino a che non avesse raggiunto la sua camera - tanto, troppo distante da lui.

Sapeva che Crowley lo stava seguendo, sentiva i suoi passi accompagnare i propri, creando un ticchettio che si diffondeva simile ad un eco nei corridoi vuoti che stavano percorrendo. Poi ad un certo punto, in un crocevia su cui affacciava una sinistra porta sbarrata in modo grezzo con travi di legno, i due si fermarono il tempo necessario per scambiarsi un saluto di buonanotte: Allen sorrise gentile, Crowley era ritornato a nascondersi dietro il lungo ciuffo bianco e ciò che mostrò fu un timido incurvarsi di labbra prima di stringere al petto il contenitore dell'Innocence e prendere la scalinata per raggiungere Hebraska. L'ultima cosa che Allen sentì non furono i suoi passi, ma il fruscio della divisa che sfiorava il pavimento.

Fu grato del fatto che a strappare l'Innocence incastonata nel quadro era stato Crowley, dunque il merito di aver impedito che le rappresentazioni ad olio prendessero vita per altre notti, seminando il panico in una cittadina francese a nord di Parigi, era suo e di conseguenza toccava a lui andare da Hebraska per affidargli la custodia del frammento.

Allen contava i passi che compiva mentre camminava, prima di giungere in prossimità del corridoio circolare che affacciava sull'esterno, quel percorso tramite il quale sarebbe giunto a destinazione. Testa dritta, nessuna esitazione, la stanchezza chiamava, Timcampi già sonnecchiava sprofondato nel cappuccio della divisa.

Tuttavia fu da lontano che Allen colse quel qualcosa di strano che stuzzicò malevolo la sua curiosità a tal punto da riuscire a fargli scordare parzialmente la sensazione di sonnolenza che pigramente lo aveva colto durante l'arrivo all'home: una porta socchiusa.

Non una qualunque porta socchiusa, ma la porta. La porta che affacciava su una precisa stanza, una stanza alla quale, nel migliore dei casi, avrebbe badato distrattamente se non fosse stato per quella sottile fessura scura ma non totalmente nera.

Dalla stanza di Kanda si poteva vedere la luna. Glielo aveva detto Lavi - chissà come Lavi era finito nella camera di Kanda senza uscirne con qualche ferita grave? Allen non aveva fatto in tempo a chiederglielo, o più probabilmente al tempo di quella discussione non gli era passata per la mente tale domanda.

Anche dalla sua stanza, quella di Allen, si poteva vedere la luna. Ma lui doveva alzarsi sulle punte dei piedi, perchè la finestrella era in alto, era piccola e bloccata da sbarre. Allen doveva alzarsi sulle punte dei piedi perchè era un pelo più basso dei ragazzi della sua età, come gentilmente Lavi e meno gentilmente Kanda gli avevano spesso fatto notare - tuttavia Allen non sapeva con esattezza la sua età, dunque non avrebbe dovuto importargli, ma gli importava perchè gli dava fastidio il loro tono da fratelli maggiori. - Kanda fratello maggiore? Quando mai?! E quel bambinone di Lavi?.

Allen dalla sua stanza poteva vedere la luna e la luna si vedeva anche dalla stanza di Kanda. Ma non era quello il punto.

Il punto era che chiunque nell'ordine avrebbe potuto avere un attimo di distrazione e non accorgersi che la porta non era stata chiusa bene, dunque poco sarebbe bastato perchè questa cigolasse senza riuscire ad aprirsi; quella era l'home, era il rifugio, il luogo dove tutti abbassavano la guardia perchè erano al sicuro.

Kanda no. Lui era sempre all'erta, sempre teso, sempre pronto a scattare al minimo segno di pericolo (per quanto pericolosi potessero essere i finder adirati con lui). Dunque perchè proprio la sua porta era socchiusa?

Camminando verso la stanza, solo in quel momento, si accorse che i suoi passi erano rumorosi, o forse era solo una sua impressione, tuttavia si mise a camminare issandosi sulle punte. Proprio come per vedere la luna - chissà se anche dalla stanza di Kanda bisognava allungare il collo per poter guardare fuori.

Un passo. Due passi. Tre passi. Era faticoso camminare a quel modo stando attento a non inciampare nella sua stessa giacca di una, forse due, taglie più grossa; spendeva più energia per concentrarsi che per muoversi probabilmente.

- ...nh, Yu. -

Era stato così attento a non provocare troppo rumore lui stesso che non aveva percepito fin da subito il cigolio quasi muto che spirava dalla fessura tra porta e muro. A renderlo più attento riguardo eventuali suoni era stato quel verso soffocato di una voce che gli parve familiare.

- Taci. -

Kanda.

Allen era davanti allo spiraglio e lui nel buio poteva vedere: doveva dire grazie al Conte che gli aveva portato via Mana, lasciandolo così in balia dei debiti e dei maltrattamenti (psicologici, si spera involontari) del suo maestro Cross Marian. Insomma, per risparmiare quei pochi soldi che Allen riusciva a salvare dagli sperperamenti in donne facili e alcolici, era costretto lui stesso a fare a meno del benessere della luce.

Si sporse in avanti, riappoggiò tutto il peso del corpo sulla pianta dei piedi, ma da dove si trovava ciò che riusciva a scorgere era soltanto il capezzale del letto ed un rigonfiamento sotto il lenzuolo che si stava muovendo.

Un respiro, due respiri. Affannati e pesanti.

Allen mise l'indice destro nel colletto della camicia ed allentò il nodo che formava il fiocco rosso; il cigolio era sempre più forte, ma non così forte da poterlo sentire senza fermarsi, senza origliare.

No, origliare no. L'orgoglio di Allen sostituì quella parola con preoccupazione. Sì, perchè se Kanda aveva lasciato la porta della stanza socchiusa doveva per forza essere accaduto qualcosa di grave.

Un gemito più forte ed Allen riconobbe la voce di Lavi.

Sentiva caldo, il caldo che spesso provava quando le pareti della locanda scelta dal maestro per pernottare non erano abbastanza spesse per impedire alla sua calda voce di raggiungere le sue orecchie durante la notte. Il maestro gli diceva sempre di girare alla larga la notte, non lo voleva tra i piedi, quindi avrebbe dovuto andarsene via.

Invece si alzò sulle punte dei piedi, non voleva constatare se Lavi avesse avuto ragione, se dalla stanza di Kanda si vedeva la luna.

Dalla stanza di Kanda la luna si vedeva benissimo. Ma anche senza quella Allen avrebbe potuto vederli - doveva ringraziare il Conte e il loop di eventi che aveva scatenato nella sua vita.

Kanda su Lavi.

Kanda dentro Lavi.

Ma quel preciso particolare non poteva vederlo così come avrebbe potuto vedere la luna.

Quello lo aveva immaginato, così come gli sarebbe stato più facile fare nella sua stanza, dove per vedere la luna -quando possibile- doveva stare in punta di piedi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About The Doppler Effect

 

Forse sono pigra io, o forse non c'è niente da dire su questo capitolo. Spero sia stato comprensibile, perchè rivedendolo ho notato di aver adottato un metodo narrativo che non so da dove sia uscito. Ah sì! Secondo me il Conte è alla base di ogni guaio di Allen, poichè facendogli incontrare Cross ha minato la sua autostima in quanto essere umano meritevole di colpi di fortuna.

Solo un'ultima cosa che mi sento in dovere di precisare: questa storia è una sottospecie di sorella (se non di sangue) dei filler, nel senso che è assurdamente ambientata tra l'incontro con Crowley e il viaggio alla ricerca di Cross Marian. Il motivo? Perchè Allen è ancora carino, perchè non mi andava di inserire tutti i problemi di Quattordicesimo e compari (perchè alla fine li avrei inseriti anche se non avessi voluto) e perchè lo dico io. Punto.

Alla fine ho scritto le note finali. E anche tante. Non ho voglia di tornare su a correggere però.

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Capitolo 2
*** 02 # Era la distruzione dell'Ordine Oscuro (again) ***


Titolo: The Doppler Effect

02 # Era la distruzione dell'Ordine Oscuro (again)

Autrice: Armònia

Manga: D.Gray-Man

Disclaimer: I personaggi appartengono a Katsura Hoshino. Non è mia intenzione utilizzarli a scopo di lucro.

Pairing: ARK - (Kanda + Lavi) x Allen

Genere: Comico

Rating: Arancione

Avvertenze: Slash, What if?, Lime

Note: Volevo scrivere qualcosa di non troppo impegnativo su D.Gray-Man. Ci sono riuscita.

Breve Trama: L'effetto Doppler è un cambiamento apparente della frequenza o della lunghezza d'onda di un'onda percepita da un osservatore che si trova in movimento rispetto alla sorgente delle onde.

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Nella vita bisogna muoversi per comprendere quale sia la vera frequenza che si percepisce. Bastano una porta socchiusa ed una missione inopportuna per capirlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

The Doppler Effect

02 # Era la distruzione dell'Ordine Oscuro (again)

 

 

 

 

 

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Quello che Allen non poteva sapere la sera prima era che durante la missione con Crowley il corridoio tramite il quale normalmente si accedeva alla stanza di Hebraska era esploso. Ma i corridoi, si sa, non esplodono per autocombustione spontanea. Allen scoprì quello stesso mattino, il mattino che era seguito alla sua notte quasi insonne, che una nuova serie di Komurin aveva dato di matto per qualche strano motivo (effettivamente qualunque cosa creata da Komui creava danni per il solo fatto che esistesse). Ecco spiegati gli straordinari, ecco spiegato perchè Lenalee per tutta la notte aveva continuato a fare spola dalla sala mensa a qualunque punto dell'Ordine in cui si trovassero gli audaci membri della Sezione Scientifica che dovevano far sparire ogni prova della scelleratezza di Komui prima di eventuali ritorsioni da parte dei piani alti.

Forse se Allen fosse stato più attento lo avrebbe capito da solo, non avrebbe fatto felice la donna pettegola che viveva in un angolino del cuore di Jerry, ci sarebbe arrivato da solo vedendo Johnny addormentato su una familiare testa metallica mentre un'assonnata Lenalee cercava di ridestarlo -e di ridestarsi- sfruttando l'inebriante fragranza del caffè caldo. Sarebbe giunto comunque solo ad una parte di verità, ma avrebbe capito che comunque qualcosa nell'Ordine durante la sua assenza era successo.

Ed Allen si ritrovò ad ascoltare Jerry, lo stava ascoltando soltanto perchè il suo carrello non era ancora pieno. Era comunque grato al cuoco, perchè l'immagine di Crowley, anche lui dotato di uno scarso senso dell'orientamento, che vagava in cerca di Hebraska invocando Eliade con tono lamentoso (due Finder furono portati in infermeria per esaurimento nervoso, avendolo scambiato per un Akuma) stava riuscendo a sovrastare quella di Lavi che gemeva tra le braccia di Kanda.

Lavi che gemeva. I capelli sciolti di Kanda che ricadevano su di lui. Ed Allen non si accorse che in verità Crowley non era riuscito a rimanere nei suoi pensieri.

La luce che filtrava dalla finestra aveva permesso ad Allen di vedere meglio. Aveva visto, anzi, vedeva ancora davanti agli occhi le labbra schiuse di Kanda, i suoi occhi lucidi, la pelle sudata. La mensa non c'era più, c'era di nuovo quella stanza. Poi i baci umidi, gli schiocchi di labbra che avevano fatto accaldare Allen, che lo stavano facendo accaldare sotto alla divisa dell'Ordine, sotto gli abiti che aveva sempre considerato comodi, ma che in quegli istanti sospesi tra la notte ed il mattino gli stavano sembrando troppo stretti. Jerry non parlava più, o forse era solo Allen che non riusciva a farsi raggiungere dalla sua voce, perchè erano le loro che gli stavano riempiendo le orecchie, le voci di Kanda e Lavi che si richiamavano con disperazione, roche e vibranti si stuzzicavano a vicenda con parole che avevano infiammato il viso dello spettatore che non avrebbero dovuto avere.

Si toccavano con frenesia. Le lenzuola cadevano. I movimenti si facevano più intensi. Le espressioni più stanche, ma deliziate. Ed Allen, sospeso tra un'emozione che non voleva ammettere e la paura di essere scoperto, non riusciva a smettere di osservare ancora una volta quella scena, troppo vivida pur essendo nei suoi ricordi.

- Ehi Allen! -

Il piatto colmo di mitarashi dango cadde a terra e si ruppe in mille pezzi. Timcampi planò dolcemente a terra ed osservò gli spiedini dolci ammucchiati tra i cocci sporchi. Allen sollevò lo sguardo, aveva una mezza idea di portare una mano al petto per capire se la gabbia toracica avrebbe potuto reggere al ritmo dei battiti del suo cuore, ma si scordò di farlo quando i suoi occhi prima di vedere il volto di Lavi scorsero una macchia violacea mal nascosta dalla sciarpa arancione.

Sapeva che chi lo aveva chiamato era Lavi senza avere bisogno di riconoscere la sua figura: la voce euforica e squillante aveva interrotto il lento ricordo, spezzando gli ansiti di quel Lavi che si -Allen deglutì mentre raccoglieva i cocci- era amato con Kanda sotto i suoi occhi.

Lavi vide Lenalee entrare nella sala ed avvicinarsi a loro con il solito vassoio vuoto tra le mani; sogghignò e colse la scusa di raccattare un pezzo lontano per poter soffiare nell'orecchio di Allen tre semplici parole.

- Ti sei innamorato. -

Non era una domanda, somigliava molto ad un'affermazione. Tuttavia Allen non badò al contenuto della frase, ciò che riuscì a cogliere fu soltanto quel tono basso e malizioso, dunque non resistette all'impulso di toccare il fiocco legato al colletto della camicia per allentarlo, ma ebbe abbastanza autocontrollo da impedirsi di strapparlo via. Si rialzò in piedi e si accorse di essere nuovamente accaldato, gli occhi gli facevano male.

- Ho dormito male stanotte. - lo disse mentre porgeva ciò che restava del piatto e dei dango a Jerry, come se con quell'affermazione avesse voluto scusarsi ed al contempo contestare l'ipotesi di Lavi - E' stata una missione impegnativa. -

Fu in quel momento che il vassoio rotondo di Lenalee, giunta nelle vicinanze appena in tempo per ascoltare quella confessione, venne premuto delicatamente sulla testa di Allen - Allora è meglio se vai a riposare. Troppe persone oggi vanno avanti solo con la forza del caffè. -

A dispetto delle parole di rimprovero, il tono di voce della ragazza era dolce, così come il sorriso gentile che esibì. Ma Allen era troppo impegnato a capire dove si fosse cacciato Timcampi (perchè improvvisamente si era ricordato di lui ed improvvisamente era diventato importante riempirsi la mente col pensiero del golem) per accorgersi ancora una volta di quanto fosse carina.

Timcampi sbucò furtivo da dietro una delle tazze di caffè che Jerry stava preparando per Lenalee e planò sopra la piramide di piatti, in corrispondenza della visuale di Allen, il quale continuò comunque a cercarlo imperterrito tra i piatti del suo carrello, non essendosi accorto di nulla.

Fu così che Lavi, per ordine repentorio di Lenalee, si ritrovò a scortare il carrello della colazione di Allen ed Allen stesso fino alla sua camera, onde evitare una ripetizione dello spiacevole episodio di Crowley.

- Andare in missione con Crowlino è così stressante? -

Lavi poteva ipotizzare cosa comportasse essere a stretto contatto per dieci giorni di seguito con Crowley, poteva immaginare lui meglio di altri, essendo Bookman, essendo abituato a registrare tutto ma anche ad usarle quelle informazioni che inglobava. Tuttavia le ipotesi non implicavano le sensazioni e le emozioni reali che si provavano in un singolo ed irripetibile momento, inoltre a Bookman non serve un cuore, come il vecchio Panda si premurava spesso di ricordargli. Dunque Lavi ipotizzava e si divertiva ad immaginare il più giovane alle prese con la doppia personalità di Crowley, della quale lui aveva comunque visto ben poco.

- Eh, abbastanza. -

Allen diede la colpa al fatto che Crowley solo due giorni prima lo aveva lanciato contro gli Akuma usandolo come un'arma, al fatto che lo stesso Crowley poco dopo quel rigurgito di rabbia si era inginocchiato di fianco a lui con il volto sporco di lacrime e moccio ed il cuore colmo di rimorso. Aveva passato la notte insonne per quel motivo, Allen, per lo stress delle missioni. Doveva prima convincersi lui stesso per poter convincere gli altri e il fatto che la voce di Lavi fosse ritornata la solita, alta, squillante ed insopportabile, lo stava aiutando più di quanto non avesse potuto immaginare.

- Eh eh eh. Certo che sei proprio un unluc... -

BOOM!

C'era stata un'esplosione. Il rumore dell'esplosione non era stato propriamente boom, ma qualcuno aveva urlato quell'onomatopea, una voce sinistramente metallica che aveva inserito quella parola di quattro lettere in una frase che nè Allen nè Lavi riuscirono a comprendere. Qualche muro da qualche parte doveva essersi frantumato, perchè i due ragazzi, scaraventati a terra dall'improvvisa onda d'urto, si rialzarono rovesciando a terra le polveri e i calcinacci di cui si erano ricoperti. Allen contemplò con un vago alone di depressione il carrello che era volato oltre la finestra in frantumi, diventato purtroppo una macchia informe nel cortile che circondava l'Ordine.

- Ehi Allen, guarda lì. -

Era stato Timcampi ad attirare l'attenzione dei due Esorcisti, sbattendo freneticamente le ali per far risaltare il suo bagliore dorato tra la polvere che stava impiegando troppo tempo a diradarsi.

- Cos'è successo? -

Johnny giaceva a terra, il camice bianco riportava delle bruciature che non avevano risparmiato i suoi vestiti e nemmeno parte della pelle.

Evidentemente la mancanza di sonno aveva debilitato Allen a tal punto da necessitare di parecchio tempo anche solo per provare un'emozione adeguata alle situazioni: si accorse di essere preoccupato per la situazione venutasi a creare soltanto quando un intenso dolore gli fece irrigidire i muscoli del collo. Lentamente quel dolore si trasformò in un formicolio fastidioso che si diffuse in tutto il suo corpo fino alle punte delle dita.

- Allen! -

Altro dolore, questa volta all'altezza della mano destra e vide numerose siringhe conficcate nel dorso. Aggrottò le sopracciglia, le sue facoltà intellettive sembravano essersi rallentate tanto da impedirgli di poter ipotizzare un quadro plausibile di ciò che stava accadendo, si stava limitando ad ammirare un bizzarro liquido ambrato riversarsi nei suoi muscoli.

- Esorcista Allen Walker. Preparare la sala operatoria. -

Lavi, che a poca distanza da lui aveva già evocato l'Innocence, incominciò a diventare per Allen uno sfuocato miscuglio di rosso, nero e bianco stagliato su una macchia argentea che probabilmente era un Komurin. Che quell'attacco improvviso fosse opera di un Komurin, Allen non lo capì, fu il suo subconscio, che aveva registrato il trauma avuto in passato con una di quelle macchine infernali, a suggerirglielo prima che gli venisse a mancare l'equilibrio con il quale si stava mantenendo in piedi.

Cadde a terra e ciò che vide prima che tutto divenne buio fu il brillio di Timcampi. Nel buio, prima che la sua coscienza venisse meno, sentì un fastidioso ronzio riempirgli le orecchie.

 

 

 

- Yu, sei arrivato proprio nel momento giusto. -

L'idea di Lavi di posare il corpo inerme di Allen sui divani della sala comune fu delusa quando vide con i propri occhi che la furia incontrollata dei Komurin aveva raggiunto anche quella zona -più tardi avrebbe scoperto che l'opera di distruzione era partita proprio da lì-

Kanda girò il viso quel che gli bastò per scoccare un tagliente sguardo a Lavi - Chiamami ancora una volta così e andrai a fare compagnia agli aborti di Komui. Tch. -

Era seccato. Kanda era abitudinalmente scocciato, essere scocciato rientrava nella descrizione base di Kanda, ma in quella particolare situazione la sua insofferenza nei confronti di qualunque cosa fosse viva o meno (del mondo intero insomma) era di sicuro incrementata. Dunque Lavi, benchè trovasse allettante l'idea di stuzzicare ancora un po' Yu, ragionevolmente decise di rimanere con la bocca chiusa, onde evitare di dire anche solo involontariamente qualcosa che avrebbe potuto aizzare Mugen contro la propria persona.

Inoltre stava ancora camminando con Allen sulle spalle e questo era fonte di ulteriore disagio, dato che la sua presenza gli avrebbe impedito una regolare fuga. Il primo posto in cui Lavi era andato, dopo che i colpi letali di Kanda ebbero fatto piazza pulita dei Komurin, era stata l'Infermeria, ma la vista della Capo Infermiera che troneggiava severa sui membri della Scientifica rimasti coscienti lo aveva indotto ad ignorare i loro sguardi che invocavano silenziosamente aiuto e a cercare un posto più tranquillo dove lasciare Allen. Avere un parere sulle sue condizioni da chi era più esperto di lui lo avrebbe tranquillizzato, tuttavia Lavi avrebbe informato la capo infermiera quando Allen nelle sue mani sarebbe stato più al sicuro che in pericolo.

- E adesso? -

Kanda si grattò il collo e, dopo che ebbe constatato l'assenza di pericolo immediato con un'ultima occhiata penetrante, ripose Mugen nel fodero.

- E' un problema tuo. - rispose freddo.

- Eh?! -

A venire in loro aiuto fu Jerry, che Lavi riconobbe solo grazie ai due lunghi codini che ondeggiavano oltre la pila di coperte. Non ebbe il tempo materiale di chiedergli dove stesse andando, tuttavia decise lo stesso di seguirlo, scoprendo così che la sala mensa era diventata temporaneamente un'infermeria. Sorrise spontaneamente di sollievo e si girò per esternare la sua gioia a Yu, ma l'unica cosa che c'era dietro la sua schiena (oltre ad Allen) era una minacciosa carcassa metallica che un gruppetto di Finder si stava affrettando a smontare in pezzi ulteriormente più piccoli. Kanda evidentemente aveva mantenuto fede alle parole pronunciate poco prima.

- Yu è sempre il solito. - sospirò Lavi con tono rassegnato.

Si fece strada con attenzione tra chi stava giacendo per terra su delle coperte ammucchiate come meglio si era potuto; i tavoli erano occupati da medicinali, bende e quant'altro fosse necessario per curare i feriti. Lavi, osservando quel surrogato di infermeria, non potè fare a meno di pensare che in una manciata di minuti Komui era riuscito a fare più danni di quanti ne avesse potuti fare il Conte nello stesso lasso di tempo.

Evitò per ben due volte di venire travolto dall'esuberante Jerry che stava ancora distribuendo coperte in giro e finalmente riconobbe una schiena familiare, la schiena di Lenalee.

- Lenalee, tutto bene? -

Nel voltarsi la ragazza sussultò dal dolore e l'infermiera che le stava curando un taglio sulla coscia rinsaldò la presa sulla gamba.

Lenalee non rispose alla domanda, il suo viso si contrasse in una smorfia preoccupata vedendo Allen privo di sensi - Cos'è successo? -

Lavi posò il corpo di Allen sul tavolo con poca grazia e il rumore che fece la testa del più giovane battendo contro il ripiano fu fin troppo forte, ma questi continuò a rimanere incosciente - Non preoccuparti, respira ancora. - si giustificò temendo lo sguardo della ragazza - Però temo che nelle siringhe lanciate da Komurin ci fosse un sonnifero o qualcosa del genere. -

- E' un paralizzante ad azione soporifera. -

I due Esorcisti si sorpresero nel sentire rispondere l'infermiera.

La donna lì guardò entrambi con fare severo - Non sono diventata infermiera per caso. Poi noi sappiamo meglio di voi cosa creano quelli della scientifica, dato che un giorno sì ed uno no qualcuno di loro viene ferito dalle loro stesse creazioni. - sbuffò - Tranne il Supervisore, lui è stranamente immune a questa maledizione. -

Lenalee abbassò lo sguardo, leggermente rossa sulle guance - Ed è pericoloso? - chiese ignorando sensi di colpa che non avrebbero dovuto essere suoi, ma di suo fratello.

- No, ma secondo il signor Reever gli effetti durano come minimo per 24 ore. - l'infermiera arrotolò con cura la benda attorno alla gamba della giovane - E' un guaio, perchè parecchi sono stati colpiti. La capo infermiera sta costringendo Komui a cercare un antidoto. -

Lavi, contento di non aver cercato di salvare i suoi compagni dalla strigliata della capo infermiera, si sedette sulla panca e con un solo sguardo memorizzò i volti dei presenti - Bè, la maledizione sembra essersi estesa a tutto l'Ordine, direi. -

Lenalee sospirò, colta dall'imbarazzo che suo fratello di sicuro non stava provando.

 

 

 

Nessuno aveva osato chiedere a Kanda ospitalità nella sua stanza, una delle poche sul piano risparmiate dall'attacco dei Komurin. Tuttavia, anche se fosse esistito nell'Ordine qualcuno con abbastanza coraggio (o con poco acume, era in fondo la stessa cosa) da chiederglielo, sarebbe rimasto deluso, perchè sarebbe giunto in ogni caso in ritardo.

Quando Kanda, dopo essere stato costretto a dare il suo aiuto per sgombrare le macerie dell'infermeria, finalmente riuscì a ritornare nel piccolo angolo dell'Ordine dove nessuno osava disturbarlo -se non Komui tramite golem per avvisarlo riguardo le missioni e solo per quello-, comprese, anzi, si ricordò che in quel nessuno non era compreso Lavi.

La sua sorpresa si esternò con la buffa espressione che assunse il suo viso nel vedere un letto matrimoniale al posto del suo solito letto ad una piazza. E su quelle coperte di un orrido color canarino-Timcampi, era seduto Lavi, con la giacca della divisa gettata a casaccio per terra, che stava leggendo un libro.

Fino a lì tutto normale (fatta eccezione per il letto), se non fosse stato per un piccolo e non insignificante particolare: accanto allo stupido coniglio dormiva profondamente la mammoletta, con le mani giunte sul petto in una posa che gli avrebbe reso giustizia solo se si fosse trovato a riposare in una bara.

Lavi alzò lo sguardo dal libro e sogghignò, un sorrisetto divertito e dannatamente irritante per la nota di malizia che presentava.

- Yu, finalmente sei ritornato! -

Oh. Quanto avrebbe voluto affondare la punta di Mugen nell'occhio sano di Bookman jr. Probabilmente sarebbe stato per una manciata di secondi, il tempo necessario a bagnare la sua lama di sangue, la persona più felice in tutto l'Ordine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About The Doppler Effect

Questo è un capitolo di transizione, nel senso che quello che accade qui è il ponte per qualcosa di più succoso. Mentre ero a metà di questo capitolo, così diverso dal primo, pensavo già al prossimo: se viene così come l'ho pensato, dovrebbe esserci qualcosa di simile alla luna. La luna del primo capitolo che vi è piaciuta tanto. Questo capitolo in particolare non mi attira, ma va bè. Di riscriverlo non si parla, se no entro in paranoia. Comunque ditemelo se ci sono parti incomprensibili, così almeno quelle le rivedo.

A proposito, ma non esiste un rating tra l'arancione e il rosso? Tipo arancione vermiglio o rosso Grifondoro? Se esistesse la mia fan fiction dovrebbe collocarsi lì per quello che accadrà dopo. Per quello che accade prima cito brutalmente ed impropriamente Phantom_Miria: cicciaculo. Mi ripeto, se vi dessi tutto subito non manterrei l'attenzione viva. Poi, per quanto Allen possa vedere bene, era notte, non era su gaytube e i due si stavano abbarbicando l'uno all'altro sotto le coperte.

Un'altra cosa. L'immagine che ho messo adesso era da principio quella del primo capitolo. Per farla breve l'ho modificata nel capitolo scorso, lo dico per chi non l'avesse vista la versione grafica definitiva.

Coooooomunque. Grazie inanzitutto a chi ha recensito, poi a chi ha messo la storia tra seguite, preferite o sfavorite, alla fine a chi ha soltanto letto fino a qui, perchè significa che non ha mollato alle prime tre righe del primo capitolo.

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Capitolo 3
*** 03 # Volta la carta ***


Titolo: The Doppler Effect

03 # Volta la carta

Autrice: Armònia

Manga: D.Gray-Man

Disclaimer: I personaggi appartengono a Katsura Hoshino. Non è mia intenzione utilizzarli a scopo di lucro.

Pairing: ARK - (Kanda + Lavi) x Allen

Genere: Comico

Rating: Arancione

Avvertenze: Slash, What if?, Lime

Note: Volevo scrivere qualcosa di non troppo impegnativo su D.Gray-Man. Ci sono riuscita.

Breve Trama: L'effetto Doppler è un cambiamento apparente della frequenza o della lunghezza d'onda di un'onda percepita da un osservatore che si trova in movimento rispetto alla sorgente delle onde.

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Nella vita bisogna muoversi per comprendere quale sia la vera frequenza che si percepisce. Bastano una porta socchiusa ed una missione inopportuna per capirlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

The Doppler Effect

03 # Volta la carta

 

 

 

 

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Il suono che si creava toccando le pagine di un libro era estremamente rilassante e per niente banale, il quale non si riduceva ad un semplice frush seguito da un lungo silenzio occupato da un'attenta lettura.

Questo pensava Lavi. Per lui leggere un libro non significava la mera acquisizione di informazioni volte alla sua istruzione per meritare il titolo di Bookman, di un libro, Lavi, ancora prima del contenuto, ammirava la forma. Osservava attentamente la copertina, sfiorava i bordi rigidi prima di aprire il tomo e di scrutare il colore delle pagine, delle lettere stampate. Poi c'era il profumo di un libro. Se avvicinava il naso alle pagina ed inspirava a fondo, Lavi riusciva, anche a distanza di tempo dalla stampa, a sentire profumo di inchiosto e carta: un aroma quasi impercettibile che non aveva comunemente un nome, ma che lui chiamava conoscenza.

La cosa che tuttavia Lavi preferiva era ascoltare le pagine. Mentre le voltava si toccavano tra loro, in una lenta carezza, prima che con un abile gesto del dito completasse il movimento. Crepitio e schiocco. Due suoni che ricordavano il rumore bruciante del fuoco e quello assordante dei fulmini che richiamava con la propria Innocence; chissà se Dio non gli avesse conferito quel potere in virtù del suo amore per i libri. E continuava a toccare le pagine anche mentre leggeva, faceva scorrere i pollici sulla ruvida carta, così che il crepitio di quel contatto accompagnasse il suo percorso di assimilazione di ogni singola lettera.

Tra le tante cose che Kanda non sopportava di Lavi -tra cui era inclusa la sua presenza stessa- non rientrava questo particolare vizio. Kanda aveva imparato col tempo che i libri assorbivano la mente di Lavi più di quanto non lo facesse l'idea di stuzzicare come un idiota chi lo circondava con nomignoli idioti ed allusioni ancora più stupide: dunque niente Yu, niente treccioline ai capelli, niente tentativi di colorargli la faccia e nient'altro che gli facesse venire voglia di alzare la spada verso di lui.

Tuttavia quella sera era diverso. Lavi guardava distrattamente il libro e di tanto in tanto roteava la pupilla sinistra posandola su Allen per qualche istante prima di riprendere la lettura: sempre dalla stessa identica riga. Kanda non era così interessato a ciò che Lavi stava facendo da volersi accorgere che da ben dieci minuti non aveva ancora voltato pagina, ma il fruscio delle pagine era diverso dal solito, e lo stava innervosendo quasi quanto il fatto che in mezzo a loro due giaceva la mammoletta.

Lavi incominciò a giocherellare con l'angolo di un pagina e fu allora che quando di nuovo abbassò lo sguardo per osservare Allen, vide troppo vicino alla sua gola la lama affilata di Mugen.

- Yu! Cosa c'è?! -

Non si era preoccupato di tenere basso il tono di voce, Allen non si sarebbe svegliato prima del mattino a venire. Se Kanda era stato costretto da Lenalee a prestare il suo aiuto per tutta la giornata al fine di accorciare i tempi di restauro (una mano in più non faceva mai male), Lavi aveva sfruttato le sue innate doti di mimetizzazione che gli consentivano gli ingressi in scena più inaspettati per sparire, ricomparendo solo per spilluccare qualcosa all'ora di pranzo e cena. Quando Yu, distrutto dai troppi contatti umani avvenuti nel giro di sole quattordici ore, ritornò infine nella camera, trovò l'insopportabile sorriso di Lavi, il quale aveva poi spiegato che il suo tempo lo aveva ben speso negli innumerevoli tentativi di svegliare Allen. Ovviamente falliti, visto che la suddetta mammoletta ancora giaceva in stato di incoscienza e posizione da futuro morto nella bara.

Kanda dunque aveva raggiunto il limite massimo di sopportazione accorgendosi che i gesti di affezione naturale di Lavi verso i libri quella sera erano forzati, non spontanei e quasi ingenui come al solito: lo stava facendo apposta per cercare di distrarsi, senza ovviamente riuscirci.

- Posa quel libro e dormi. - intimò con un tono che non ammetteva alcuna replica. Ma Lavi era uno stupido coniglio e come tale seguì il suo stupido istinto che esulava dall'autoconservazione.

- Lo sai che non riesco a dormire se non legg... -

La frase venne brutalmente troncata.

- Non stai leggendo. -

Non fu lo sguardo carico di intenti omicidi di Kanda a indurre Lavi a scivolare il più silenziosamente possibile sotto le coperte, e nemmeno le parole scandite chiaramente con un tono basso e piatto. Fu vedere la punta di Mugen tagliare in due la sua adorata fascia verde confezionata con tanta cura da Johnny a convincerlo che la strategia migliore per quella sera fosse la resa. Anche se di solito sarebbe finita in modo molto diverso e molto più piacevole.

Il silenzio che seguì un breve tramestio di coperte -Lavi probabilmente si era girato per trovare una posizione comoda- fu il segno che finalmente quell'idiota aveva deciso di addormentarsi senza fare troppe storie.

- Yu. -

Kanda si aspettò il solito buonanotte che avrebbe preceduto il meritato oblio del sonno al quale anelava, tuttavia Lavi riuscì a stupirlo ed irritarlo ancora una volta.

- Allen ha ancora addosso i vestiti. -

- E allora? -

Fintanto che fosse rimasto in quella posizione, sdraiato su di un fianco con la schiena rivolta alla mammoletta, Kanda non avrebbe avuto possibilità di vedere Lavi, tuttavia gli parve di sentire il ghigno che si allargava sul suo volto.

- Dobbiamo mettergli il pigiama. Così dormirà scomodo. - la giacca della divisa gliel'aveva già tolta e si trovava da qualche parte per terra vicino agli stivali.

- La mammoletta non dorme, è in coma. Il discorso è chiuso. -

La risposta di Kanda non ebbe l'effetto sperato, poichè Lavi sbuffò - Yu, Yu, Yu... - dal tono sembrava che stesse cercando pazientemente di spiegare un concetto ovvio ad un bambino dal discutibile quoziente intellettivo - ...il punto non è il pigiama. Il punto è spogliare Allen. -

Ora Kanda riusciva a focalizzarlo perfettamente il ghigno, bianco e perfetto, stagliato contro l'oscurità che avvolgeva la stanza. Quella sera il cielo era gonfio di cupe nuvole, probabilmente il giorno seguente avrebbero dovuto aspettarsi la pioggia. Ma Kanda stava osservando il buio oltre la finestra della stanza solo per distrarsi dall'insistente fruscio che proveniva da dietro di lui.

Fu quando parte della coperta gli scivolò dalle spalle quasi fino al gomito che si decise a voltarsi: Lavi stava cercando di sciogliere il nodo del nastro rosso e la mammoletta continuava a dormire immobile nonostante la poca grazia delle dita di Bookman Jr; una scena abbastanza comica.

Era stretto quel dannato nodo e Lavi, mentre le sue dita scivolavano in continuazione sulla stoffa rossa senza riuscire a concludere nulla, si chiese come facesse Allen. Fu allora che davanti ai suoi occhi comparve un luccichio ed il nastro venne reciso senza che vi fossero danni sulla camicia.

- Yu, sei un gran figo. -

Kanda storse il naso stizzito, senza capire se Lavi fosse più stupito per la sua precisione nel taglio o più grato per essere riuscito ad eliminare quell'ostacolo che per lui forse sarebbe stato insormontabile (a meno che non avesse scelto di strozzare Allen). Comprese che era giusta la seconda ipotesi quando Lavi manovrò il corpo inerte di Allen in modo da farlo sedere sulle proprie gambe incrociate ed incominciò a sbottonargli uno ad uno i bottoncini lucidi del gilet.

- Non chiamarmi in quel modo. -

In una situazione solita Kanda avrebbe attentato alla vita di Lavi, ma anzichè impugnare -a che numero di volte era arrivato quella sera?- Mugen ancora una volta, le sue dita scivolarono sinuose accanto alle asole della camicia di Allen, rompendo le costrizioni dei bottoni con piccoli e rapidi gesti.

Lavi contò mentalmente quarantanove secondi netti prima che il torso di Allen fosse totalmente scoperto: lui e Yu non erano riusciti a capirsi, i loro gesti non si erano coordinati a dovere e quella manciata di attimi in più erano riusciti ad indispettire Kanda tanto da fargli strattonare la camicia per gettarla via assieme al gilet. Lavi aveva sentito un sinistro rumore che gli richiamò alla mente uno strappo, tuttavia non gli importò più di tanto. Anzi, gli sarebbe vagamente interessato se non fosse stato così impegnato ad esaminare il torace e l'addome di Allen.

- Non capisco Yu. -

- Cosa? -

Lavi sollevò lo sguardo su Kanda ed immediatamente si scordò di ciò che gli premeva sapere. Era una cosa del tutto plausibile, nonchè comprensibile, dato che una delle sue ricorrenti fantasie erotiche stava parzialmente iniziando non solo davanti ai suoi occhi, ma addirittura tra le sue mani. Il pensiero che di sicuro Yu non avrebbe concluso completamente con Allen -come lui stesso del resto, non avrebbe approfittato, non troppo, di quella fortunata situazione- non riuscì ad evitargli un'erezione. Non che Yu avesse fatto qualcosa di eccezionale oltre a togliere i pantaloni ad Allen, oltretutto con un gesto più brusco che sensuale -si poteva usare un tale aggettivo?- Ma Lavi avrebbe ucciso per vedere Kanda ed Allen fare sesso davanti a lui. E Kanda, Lavi stesso ne era quasi sicuro, avrebbe invece evitato di uccidere per vedere la stessa cosa avvenire tra la mammoletta e lo stupido coniglio.

Solo che Yu non esternava nulla, se non tramite gesti sottili dalla difficile interpretazione. Chissà, forse all'interno del suo corpo c'era un movimentato tramestio di pensieri ed emozioni che tuttavia non riuscivano ad intaccare in modo completo le sue parole o le sue espressioni. Lavi, nel momento in cui Kanda aveva deciso non di colpirlo ma di svestire Allen lui stesso, era riuscito a comprendere che Yu probabilmente aveva deciso di diventare, prima che fosse troppo tardi, il freno per le perversioni di entrambi.

Perchè se Yu non avesse impedito alle sue mani di andare sotto l'intimo di Allen, tutti e due il mattino dopo si sarebbero risvegliati con il rimorso di essere andati troppo oltre con quel gioco che all'inizio gli era parso divertente - divertente per Lavi, forse Kanda lo aveva saputo fin dall'inizio che si trattava di una scemenza, ma anche lui aveva voluto togliersi lo sfizio per evitare di ricaderci. Sempre con un forse di mezzo.

Solo che quando entrambi ricaddero sul materasso stretti in un abbraccio ed in un bacio, mentre Allen giaceva immobile accanto a loro, Lavi si accorse che tutta quella situazione era soltanto triste. Non gli bastava baciare la pelle di Yu, non gli bastava carezzare con la lingua la sua intimità, non gli bastava sentirlo gemere e contorcersi mentre prendeva possesso del suo corpo.

Non bastava. Tuttavia la rete del letto continuò disperatamente a cigolare.

 

 

 

Lavi e Kanda avevano entrambi diciotto anni e grazie tante. Allen invece ne aveva ipoteticamente quindici; Lavi e Lenalee avevano scoperto che l'origine dell'ipoteticamente proveniva dal fatto che Allen stesso non aveva idea di quando fosse nato e che nessuno nel circo in cui era cresciuto si era mai premurato di informarlo a tal proposito. Era stato Mana a fare una stima della sua età ed Allen si era fidato perchè era Mana, non aveva bisogno d'altro.

Dunque Allen non aveva età. Lavi aveva incominciato a pensarlo nel preciso istante in cui si era accorto di essere attratto sessualmente da lui - anche se un preciso istante non c'era, era accaduto e basta. Erano soltanto tre anni, ma tre anni non contano finchè non ne compi dieci; superata quella soglia il divario reale bisogna moltiplicarlo, come per l'età dei cani.

Diciotto contro quindici significava che Lavi, assieme a Kanda, era un adulto fatto e finito, mentre Allen ancora navigava nell'ingenua pubertà. Il tutto dallo spassionato punto di vista di Lavi, al quale faceva comodo pensare che probabilmente Allen poteva anche essere più vecchio di lui con un organismo che tuttavia cresceva a rilento.

Nemmeno Kanda sapeva quando il suo corpo avesse iniziato a reagire alla mammoletta in modo anomalo, tuttavia il ricordo dell'aver finalmente ammesso questa sua debolezza lo perseguitava.

Lo stupido coniglio. Uno stupido scherzo dello stupido coniglio. Dello stupido alcool -a detta di Lavi, ma di sicuro c'entrava di mezzo qualche droga- di dubbia provenienza messo nella sua stupida cena dallo stupido coniglio per fargli uno stupido scherzo.

Kanda, quando con l'ultimo barlume di coscienza comprese che era stato drogato, aveva minacciato Lavi di morte. Poi gli aveva detto di uscire dalla stanza e che ci avrebbe potuto rimettere piede soltanto nudo con la mammoletta (nudo anche lui). Ed infine si era svegliato il mattino dopo con un pesante mal di testa, Mugen troppo lontana e Lavi troppo vicino (per l'esattezza che dormicchiava beato sul suo petto). Per quanto la storia di Lavi, il quale ovviamente aveva avuto per quella sera una forma mentale migliore di quella di Kanda, fosse stata palesemente romanzata con particolari irritanti, il messaggio di fondo puro si era riuscito a capire.

- Ehi Yu. -

Ringhio.

- Cosa c'è? -

Lavi guardava Allen. Anche Kanda guardava Allen. Lo avevano guardato mentre stavano venendo e forse erano venuti entrambi perchè lo avevano guardato.

- Dato che lo chiami mammoletta, pensavo che Allen fosse più gracile. -

Non era così. Il corpo di Allen era magro e muscoloso.

- Tch. -

- In effetti con quella divisa enorme sembra più piccolo di quanto non sia. - nel dirlo, Lavi si chinò per raccogliere il libro caduto a terra durante l'amplesso.

Kanda ignorò le sue elucubrazioni riguardo al nomignolo che Allen secondo lui (Kanda) si meritava a pieno. Non ci aveva riflettuto per darglielo, era spontaneo chiamarlo mammoletta, dato che era una mammoletta senza spina dorsale. Kanda lanciò uno sguardo ad Allen - Devi rivestire la mammoletta. - la mammoletta che, nel suo essere mammoletta, faceva reagire il suo corpo in un modo che non voleva. Digrignò i denti seccato.

- Posso farlo anche domattina Yu. - ribattè l'altro con leggerezza - Comunque solo qualche paragrafo. -

Un fruscio, aveva girato la pagina Lavi. Questa volta Kanda non fu infastidito dal rumore dei polpastrelli che sfioravano impertinenti la carta.

- Non chiamarmi così. -

Era tranquillo Lavi, anche se sapeva che solo con Yu non era soddisfatto, si sentiva stranamente tranquillo. Fu silenzio mentre scorreva con l'occhio le righe piene di parole.

Poi Lavi esordì nel bel mezzo del crepitio delle pagine che venivano strofinate l'una contro l'altra.

- Io dirò ad Allen che voglio fare sesso con lui e te. - si massaggiò il collo indolenzito e richiuse il libro - Non è salutare portarsi dietro i rimorsi. - non era da lui giustificarsi, ma farlo con Yu gli risultava naturale anche quando non era necessario, poichè le scuse rappresentavano il suo primo tentativo di salvarsi dalle ire che suscitava nell'altro.

Kanda ancora non dormiva, non si sarebbe addormentato finchè non sarebbe stato sicuro di essere l'ultimo sveglio in quella stanza. La rivelazione di Lavi non lo stupì più di tanto.

- Fai come ti pare. -

 

 

 

Risvegliarsi nel letto di Kanda aveva rappresentato per Allen un profondo shock che molto probabilmente non avrebbe avuto se tale situazione si fosse verificata soltanto qualche giorno prima. Dunque, quando si ritrovò ad osservare il buco che era rimasto nell'edificio al posto della propria camera, Lenalee attribuì il suo sguardo perso nel vuoto ed il pallore sul suo viso a quella pessima visione abbinata alla notizia che i suoi -pochi- averi erano praticamente andati in polvere. Quando poi andarono assieme a fare colazione, ipotizzò che la lentezza di Allen nel mangiare (mangiare, non divorare a tutto spiano qualunque cosa commestibile avesse avuto davanti) fosse dovuto a un qualche residuo del siero che il suo organismo non aveva ancora smaltito del tutto e che lo aveva ridotto ad essere meno reattivo del solito.

- Allen, tutto bene? -

Avrebbe dovuto rispondere di no per amor di sincerità, ma per amor di amicizia rivolse a Lenalee un candido sorriso -la ragazza nascose un leggero rossore prendendo un sorso di succo di frutta- e la rassicurò, spiegandole in poche parole che si sentiva solo un po' rigido nei movimenti.

- Più mi muovo e più sento che sto recuperando la mobilità, dunque non c'è nulla di cui preoccuparsi. - concluse in risposta allo sguardo preoccupato di Lenalee, addentando finalmente il pezzo di omelette infilzata sulla forchetta.

- Meno male. - sospirò lei - Tuttavia non sforzarti. -

Lenalee avrebbe voluto sorridere di rimando, ma ciò che le venne spontaneo fare fu rivolgere ad Allen uno sguardo di severo rimprovero: essendo lui più piccolo, le veniva quasi naturale comportarsi come una sorella maggiore. Anche se, in fondo, lei tendeva a comportarsi da sorella maggiore anche con gran parte del personale della Sezione Scientifica, oltre che con Kanda certe volte.

- D'accordo. -

Allen riuscì comunque a strapparle un sorriso, biascicando con una pagnotta rotonda e bianca tra i denti.

- Buongiorno Lena! Buongiorno mammoletta! -

Quel mattino Lavi sembrava particolarmente di buon umore. Allen sputò il pane approfittando del fatto che Lenalee fosse impegnata a rispondere al saluto, subito dopo una mano gli diede una forte pacca sulla schiena.

- Mi chiamo Allen. - borbottò tra i denti mentre tirava a sè un piatto di dango.

- Vedo che il tuo appetito non è diminuito. Ne deduco che ti senti bene. -

Lavi sorrideva come al solito, mostrando una contentezza addirittura esagerata considerando il fatto che seppure fosse rimasto alla home quel giorno non avrebbe potuto riposarsi come al solito perchè avrebbe dovuto dare una mano per la ristrutturazione. Allen non replicò, ma diede ragione a quelle parole vuotando una ciotola di stufato a grandi bocconi.

- A proposito. - Lavi mise in una tazza colma di latte una brioche - Prima di venire qui ho incontrato Reever. Tra dieci minuti dobbiamo andare da Komui. -

Allen abbassò la ciotola, ma fu Lenalee a porgere la domanda che avrebbe voluto fare lui non appena fosse riuscito ad ingoiare il boccone troppo grande.

- Come mai? -

- Andiamo in missione con Yu. -

Lavi stava ancora sorridendo a Lenalee quando Allen gli sputò in faccia pezzi di carne caldi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About The Doppler Effect

Devo smetterla di pensare che le mie storie diventino stupide dopo il primo capitolo. A dire il vero non so gestire tanto bene le storie di innamoramenti ed inciucciamenti vari, dunque possiamo dire che sono nuova in questo campo (non è vero mi sa, ma voi pensatelo se no mi demoralizzo).

Allora... questo capitolo tendenzialmente fa capire un po' il significato del titolo, ma se non l'avete capito lo spiegherò più avanti (forse adesso non ho voglia, oppure rischio di fare spoiler prevedibili). In seguito voglio approfondire un po' di più la storia dell'innamoramento Kanda/Lavi/Allen, non l'ho fatto troppo qui altrimenti sarebbe diventato un capitolo abbastanza noioso. C'è tempo e spazio per vari paragrafi dedicati ai vagheggiamenti mentali come quest'ultimo.

Lavi e Kanda sono abbastanza pervertiti (secondo me Kanda lo è un sacco di più di Lavi, ma nasconde tutto dietro l'aria da asociale), non so se ho reso bene quella parte che a dire il vero è venuta fuori così. Puff. All'inizio avrei voluto inserire un qualcosa dal quale non si capiva bene se i due fossero attratti da Allen o meno, poi la mia mentora mi ha dato un calcio nel culo e mi ha imposto di renderlo palese. Dunque ho chinato la testa. Però il motivo per cui sia andata così... boh, loro due sono eccitati da Allen e si lasciano un po' andare, ma hanno ancora un barlume di coscienza per pensare che farlo a quel modo sarebbe, oltre che una violenza sessuale bella e buona, poco soddisfacente e molto triste.

- Non è salutare portarsi dietro i rimorsi. -

In quanto erede di Bookman penso che i precedenti log di Lavi siano stati costretti a parecchie privazioni dal punto di vista umano. Non approfondirò sulla questione Bookman, niente cuore e bla bla blate varie, altrimenti troppa roba da mettere e su cui ponderare. Volevo solo precisare il motivo di quella frase. In questo capitolo mi sono concentrata un sacco su Lavi, difatti a volte ho usato Yu al posto di Kanda proprio per prendere un po' il suo punto di vista, ma toccherà anche a Kanda di essere psicanalizzato un po', diamo tempo al tempo.

Ah, una cosa IMPORTANTE: questa storia è collocata temporalmente in un periodo ipotetico (nell'anime, che non conosco bene) tra l'arrivo di Crowley all'ordine e la missione di cercare Cross -maaaa, penso di averlo già detto, va bè- dunque, ad occhio e croce, potremmo dire che i sentimenti di Kanda e Lavi non durano da mesi e mesi. Insomma, non considerateli due repressi che non sanno confessarsi e si limitano a scoparsi a vicenda per paura della reazione di Allen. Solo che considerate le missioni, la situazione dell'Ordine contro il Conte ed il fatto che non si tratta di dire "Lo sai che mi stai simpatico?" ma "Lo sai che se penso a te nudo mi viene un'erezione?", mi pare un buon compromesso.

Il titolo l'ho preso da una canzone di De André che adoro un sacco. Ciò che Lavi voleva chiedere a Kanda ma si è scordato di farlo perchè aveva la sua fantasia erotica sotto gli occhi era per l'appunto il perchè avesse incominciato a chiamare Allen mammoletta.  Penso di aver detto tutto. Se non l'ho fatto keep calm and wait for the next chapter.

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Capitolo 4
*** 04 # Scottish Bubbling Rain ***


ATTENZIONE!!!

Manterrò questo avviso ad inizio capitolo fino a che non posterò il capitolo 5. Il paragrafo che avrebbe dovuto aprire questo capitolo l'ho spostato alla fine del capitolo 3 poichè si integrava meglio con quello e gli dava una fine più decente. So di essere una tonta per essermene accorta dopo (anche perchè avevo già in mente l'inizio del capitolo 4 e avrei potuto pensarci un po' di più) e vi chiedo sinceramente scusa.

 

 

 

 

 

Titolo: The Doppler Effect

04 # Scottish Bubbling Rain

Autrice: Armònia

Manga: D.Gray-Man

Disclaimer: I personaggi appartengono a Katsura Hoshino. Non è mia intenzione utilizzarli a scopo di lucro.

Pairing: ARK - (Kanda + Lavi) x Allen

Genere: Comico

Rating: Arancione

Avvertenze: Slash, What if?, Lime

Note: Volevo scrivere qualcosa di non troppo impegnativo su D.Gray-Man. Ci sono riuscita.

Breve Trama: L'effetto Doppler è un cambiamento apparente della frequenza o della lunghezza d'onda di un'onda percepita da un osservatore che si trova in movimento rispetto alla sorgente delle onde.

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Nella vita bisogna muoversi per comprendere quale sia la vera frequenza che si percepisce. Bastano una porta socchiusa ed una missione inopportuna per capirlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

The Doppler Effect

04 # Scottish Bubbling Rain

 

 

 

 

 

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- Tch. -

- Cosa c'è che non va, Yu? -

La pioggia aveva incominciato a cadere quando il treno, dopo essere uscito dalla nebbia che li aveva accolti al confine, si era addentrato nella desolata brughiera scozzese. La loro mancanza di esperienza nel leggere i segni meteorologici osservando quel tipo di paesaggio li aveva fatti trovare impreparati alle forti folate di vento che fecero volare via la bandana di Lavi non appena questi ebbe compiuto un balzo sulla banchina della stazione; lui le era corso disperatamente dietro fino a che il pezzo di stoffa verde non si dileguò in lontananza, sparendo nel cielo gonfio di nubi.

Dunque Kanda, a seguito di ciò, scoprì che c'era un'ulteriore cosa che non andava in Lavi, ovvero il fatto che continuasse a portare una mano tra i capelli nella vana speranza che la lunga frangia restasse indietro. Più che altro era il modo in cui lo faceva a renderlo insopportabile: infilava lentamente le dita tra le ciocche rosse, piegava la testa indietro in modo da facilitare l'azione e, quando finalmente sembrava che i capelli riuscissero a non ricadere davanti al suo viso, scuoteva la testa, vanificando così quel gesto. Insomma, il cerchio si chiudeva solo ritornando al fatto che Kanda detesta Lavi in quanto idiota fatto e finito qualunque cosa lui facesse.

Tuttavia non era quello il motivo per cui Kanda aveva sbuffato durante l'inutile l'ennesima accozzaglia di movimenti di Lavi, ai quali aveva reagito con un semplice sguardo di noncurante indifferenza.

- Se non ci sbrighiamo ad arrivare gli Akuma arriveranno all'Innocence prima di noi. - sbottò osservando in lontananza la mammoletta ed il Finder impegnati in una conversazione con un ometto scozzese.

Il maltempo aveva avuto la naturale conseguenza di rendere inagibile la via marina e colui che avrebbe dovuto portarli fino all'Isola di Skye (suddetto uomo tarchiato con rada peluria rossa sul capo) si era categoricamente rifiutato anche soltanto di prestare loro il traghetto, suo unico bene: continuava a ripetere che sarebbe stato inghiottito dalla furia delle onde.

- Secondo me non riusciremo a convincerlo in alcun modo. - sentenziò Lavi poco prima che una raffica di vento improvvisa spostasse bruscamente i capelli di Kanda facendoli sbattere contro al suo naso.

- ... -

- Yu, le tue risposte riescono sempre a rasserenarmi. -

Il Finder li raggiunse sotto la pensilina in legno dove avevano trovato un parziale riparo dalla pioggia prima che Kanda esplodesse contro Lavi, Allen era pochi passi dietro di lui e non fu necessario esaminare la sua espressione per comprendere che le trattative si erano concluse con un nulla di fatt: l'uomo stava già risalendo la stradina che conduceva al paese, dunque nessuno di loro pose l'ovvia domanda - Com'è andata? - ma Kanda sbuffò, guardando Allen come se fosse colpa sua che gli agenti atmosferici avessero deciso di mandare sulla terra quel diluvio; Lavi invece nuovamente cercò di dare un senso ai suoi capelli che continuavano a ricadergli sul viso per colpa del vento. Il Finder, con fare abbastanza reverenziale, prese un fazzoletto scuro dallo zaino e glielo porse; Allen non ascoltò quel breve scambio di parole, ma si ricordò che all'Ordine lui possedeva una benda verde che spesso aveva usato in passato per nascondere i suoi capelli. Dunque si ricordò che tutto ciò che si trovava nella sua stanza era andato in fumo, il che significava che anche i suoi risparmi per pagare i debiti del maestro erano stati devastati; ci aveva già pensato sul treno, mentre faceva finta di rimuginare sul rapporto dei Finder nel tentativo di non guardare troppo Lavi e Kanda, tuttavia, pur essendo la seconda volta che quella visione gli balenava in testa, la nausea fu forte come la prima ondata. Si appoggiò sulla pensilina con una mano, provocando un moto di apprensione da parte del Finder.

- Signor Walker, tutto bene? -

- Sì. -

No, non andava per niente tutto bene. Ma sorrise lo stesso e guardò distrattamente prima Lavi, il cui viso era illuminato da un gongolante ghigno fuori luogo, poi Kanda, che sembrava non gradire il fatto che il vento si insinuasse sotto la sua divisa facendola gonfiare all'altezza delle gambe. Non andava bene perchè aveva perso tutti i risparmi per pagare i debiti del maestro e avrebbe dovuto ricominciare da capo. Non andava bene perchè aveva imparato a memoria il briefing sulla missione dato loro da Komui a furia di rileggerlo per evitare di guardare Lavi e Kanda, vedendo nei loro gesti cose che forse non c'erano. E non andava bene perchè il fatto che Lavi avesse fatto del tormentare Kanda il suo passatempo preferito non aiutava: le loro mani si sfioravano spesso, si scambiavano sguardi reciprocamente, Lavi rideva, Kanda no perchè detestava sentire troppe volte proprio il nome.

Allen non sapeva il perchè, ma gli si contorceva lo stomaco come se avesse avuto fame, gli si infiammavano le orecchie, le guance, il petto e stringeva le cosce mentre ricordava qualcosa di tanto intimo che non avrebbe dovuto vedere. E ciò che più lo scombussolava era il non capire cosa stava provando.

Rabbia? No di certo, comprendeva il fatto che avrebbero voluto tenere nascosto qualcosa di simile.

Disgusto? Impossibile, era certo del fatto che il ricordo di quella notte non gli provocava la stessa nausea che lo coglieva quando era più piccolo e sentiva i gemiti del maestro.

Gelosia? I suoi rapporti con Lavi e Kanda erano sempre gli stessi, considerata anche la probabilissima ipotesi che quella relazione tra i due fosse iniziata ancora prima del suo arrivo all'Ordine. Dunque lui, Allen, non poteva nemmeno anelare ad avere il diritto di dire alcunchè al riguardo senza nemmeno aver confessato la malizia che quella notte lo aveva spinto ad andarsene soltanto quando si fu accertato che sia Kanda sia Lavi stessero dormendo profondamente.

- Uff... accidenti... - si massaggiò la fronte e sentì un dolce solletichio lungo il braccio sinistro: dalla manica uscì Timcampi che si aggrappò alla sua spalla come per consolarlo. Con l'indice gli carezzò la croce - Grazie. -

- Signor Walker! - il Finder richiamò la sua attenzione - Il signor Lavi ha trovato il modo per arrivare all'isola. -

- Oi mammoletta. -

- Mi chiamo Allen. - sbottò con poca convinzione, riprendendosi però in parte da quel deprimente vortice di pensieri.

Lavi sembrava estremamente soddisfatto nel non sentire più il fastidioso solletichio dei capelli davanti al viso.

- Sei preoccupato? -

- Mh, un po'. In fondo si tratta di Innocence e non vorrei che gli Akuma arrivino prima di noi. -

- Dai, non preoccuparti mammoletta. -

Con un gesto brusco Lavi scompigliò i capelli di Allen e si divertì nel ricevere uno sguardo arrabbiato. -

- E' Allen! -

- Devi sapere... - Lavi si battè un pugno sul petto atteggiandosi con aria di importanza - ...che conosco un modo per raggiungere l'isola. -

 

 

 

Quella fu probabilmente la prima occasione in cui Allen e Kanda, se avessero avuto modo di superare i pregiudizi che si erano creati da soli tra di loro, si sarebbero ritrovati a parlare senza litigare, poichè senza saperlo erano riusciti ad avere un pensiero in comune: quel piano non andava. Benchè fosse l'erede di Bookman, Lavi non sembrava mostrare nemmeno la metà del buon senso del suo maestro e continuava a sorridere come uno scemo.

- Dai, cosa sono quelle facce? - esclamò prendendo in mano la forma base di Ozuchi-Kozuchi. Evocò l'Innocence divertito non tanto dalle espressioni scettiche dei due, quanto dal fatto che in quel momento entrambi gli stavano rivolgendo il medesimo sguardo.

- Lavi, piove e tira un vento fortissimo. Il manico rischia di andare da tutt'altra parte. -

Allen, non essendo mai andato a scuola, non conosceva nulla delle leggi della fisica riguardanti l'equilibrio o le correnti d'aria, tuttavia l'esperienza, unita al buon senso che mancava a Lavi, gli stava suggerendo tramite un bruciorino al petto che quel piano geniale, com'era stato definito dal suo ideatore, aveva delle falle.

- Dai mammoletta, non avrai solo paura? -

- Mi chiamo Allen! -

Lavi sghignazzò, contento di aver provocato la reazione indignata del più giovane con una semplice insinuazione: era stato quasi più semplice che far infuriare Yu.

- Fidati di me. In questo modo ci metteremo anche meno tempo di quanto ce ne avremmo messo con il traghetto. -

- Non è il tempo il problema. - Allen si grattò una tempia - Per lo meno non quel tipo di tempo. -

Kanda si avvicinò al martello e, dopo aver assicurato Mugen alla cintura della divisa, vi si aggrappò con una sola mano.

- Se per qualche motivo non giungiamo a destinazione e cadiamo in mare. - assottigliò lo sguardo, Lavi deglutì nervosamente ed il suo sguardo per un istante saettò verso la spada mentre con gli occhi della mente la vedeva sguainata da una mano invisibile - Ti uccido prima che tu riesca ad affogare. -

- Sta tranquillo Yu. - lo sforzo di sorridere e di nascondere la sua paura gli riuscì molto bene, dopotutto fingere per mantenere una certa personalità era alla base del suo essere Bookman.

L'ultimo a stringere il manico di Ozuchi-Kozuchi fu Allen, il quale rinsaldò d'istinto la presa ricordandosi dello shock subito la prima ed unica volta che si era fatto trasportare in quel modo, quando incautamente aveva utilizzato una sola mano, per giunta quella destra, il che aveva significato meno forza e più dolore. Sentì sotto la divisa la coda di Timcampi avvolgersi attorno al suo braccio ed Allen, che stava scrutando per un ultima volta il Finder rimasto sotto la pensilina per avvertire i suoi compagni, venne colto da un orrendo dubbio.

- Lavi. -

Ma Lavi aveva già incominciato a parlare - Martellone, martellino... -

- Hai imparato ad atterrare come si deve, ver... -

- ...allungati! -

La partenza fu brusca, il manico incominciò ad allungarsi con un'accelerazione improvvisa che riuscì a contrastare le correnti d'aria, impedendo così eventuali oscillazioni che avrebbero potuto portarli fuori rotta. Se soltanto Kanda non avesse avuto la necessità di mantenersi aggrappato con tutte e due le mani, ne avrebbe volentieri usata una per tappare la bocca della mammoletta, la cui frase si perse in un breve grido di sorpresa mista ad agitazione. Lavi rise di gusto, ma il fischio del vento tagliato dal loro passaggiò coprì la sua voce.

 

 

 

" Mana, sono vivo... "

Allen era sul punto di piangere per la felicità, distesto sulla spiaggia, incurante della pioggia che violentemente gli stava sferzando la parte del volto non affondata nella sabbia bagnata. Toccare a pieno corpo quel qualcosa chiamato terreno fu un'esperienza inebriante per lui che era sopravvissuto a quella violenta quanto breve traversata. Poco importava che la sabbia, per via dell'acqua, avesse assunto una consistenza simile a fanghiglia e si stesse quindi attaccando ai suoi abiti. Aveva sentito parlare una volta di un tale, un certo Cristoforo Colombo e sembrava che non appena giunto in America avesse baciato la terra; pocò mancò che lo facesse anche lui, ma il suo aplomb inglese gli aveva consentito solo per pura disperazione di lasciarsi cadere sulla spiaggia.

Era quasi caduto da quel dannatissimo martello: se Kanda e Lavi si erano aggrappati ad esso a mani nude, il suo bel paio di guanti progettato da Komui aveva reso la propria presa più debole di quel che fosse in realtà a causa del manico bagnato che gli era quasi costato un tuffo tra i cupi cavalloni.

Nell'istante in cui Allen aveva realizzato che arrancare con le dita dolorosamente serrate su quell'unico appiglio era totalmente inutile, Kanda e Lavi lo avevano afferrato per le spalle della divisa con il risultato doppio di impedirgli un'eventuale caduta e di ridurre drasticamente la quantità d'aria che entrava nei suoi polmoni, facendogli sfiorare il rischio di asfissia. Dunque la prima cosa che Allen fece non appena si riprese dallo schianto del martello con il suolo (no, Lavi decisamente non si era esercitato sugli atterraggi) fu sbottonarsi freneticamente il colletto della divisa e sciogliere il fiocco per poter aprire anche la camicia: aveva bisogno di aria.

- Ehi, Allen! -

Lavi gli si avvicinò e gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi. Allen notò un livido sulla guancia e non fu tanto sicuro che il ragazzo se lo fosse provocato nell'atterraggio; lanciò uno sguardo a Kanda, impegnato a risalire una stradina naturale che portava via dalla spiaggia.

- Stavi per fare un bel volo, eh? -

Chissà perchè Lavi trovava divertente qualsiasi cosa che includesse una disgrazia altrui; sorrideva perchè non era lui che stava per fare un tuffo fuori programma in un mare agitato.

- Sì... -

Seguendo il percorso di Kanda, Allen si massaggiò la gola: sembrava che nè lui nè Lavi si fossero accorti del fatto che stavano per spedirlo all'altro mondo tramite soffocamento. Ripensò a ciò che era accaduto soltanto poco più di un giorno prima e si chiese se fosse più pericoloso fronteggiare il Conte o far parte dell'Ordine; per qualche folle istante Allen capì perchè il maestro odiasse tanto quel posto da non volerci più far ritorno e provò pena per lui. Poi ritornò in sè e vide Lavi che scrutava il cielo gonfio di nubi.

- Speriamo che questa sia la strada giusta. - commentò osservando la schiena di Kanda allontanarsi ad una velocità considerevole. Riuscì a rilassarsi quando riconobbe in lontananza una divisa bianca apparire oltre la collina.

- Mmmh... -

- Cosa c'è Lavi? - ancora aveva il naso per aria.

- Ah! - Lavi battè improvvisamente il pugno destro sul palmo sinistro della mano e spalancò l'occhio in segno di sorpresa - Il timbro di legno! -

- Timbro di legno? -

 

 

 

Allen scoprì che il timbro di legno altri non era che uno dei sigilli evocati da Lavi per effettuare i suoi attacchi tramite l'Innocence. Grazie ad esso Lavi poteva letteralmente controllare le condizioni atmosferiche, dunque avrebbe anche potuto far spostare altrove le nuvole in modo da poter quietare i flutti marini il necessario per poter attraversare il breve tratto verso l'isola Skye.

Solo che Lavi era un idiota e in quanto tale se l'era ricordato quando oramai era troppo tardi, il che gli costò un bernoccolo sulla testa e la paura che l'Innocence di Allen avesse potuto tranciargli il collo di netto. Allen aveva sorriso affabile mentre lo minacciava silenziosamente di una morta lenta e dolorosa e a salvargli la testa fu il richiamo inflessibile di Kanda; Lavi fu grato all'indole dei due ragazzi che li condusse all'ennesimo litigio della giornata nel quale lui non era contemplato.

Smisero di litigare quando improvvisamente la pioggia non cadde più. Era stata una cosa improvvisa, come se qualcuno avesse improvvisamente impedito all'acqua di scendere dalle nubi gonfie, che tuttavia ancora oscuravano la luce con la loro presenza. Allen si voltò verso Lavi, pur sapendo che era impossibile che avesse usato il timbro di legno senza farsi notare ed il Finder un istante dopo spiegò loro che quella situazione si era venuta a creare dopo l'improvviso attacco da parte degli Akuma.

Giunti davanti al castello il motivo di quello strano fenomeno divenne chiaro: bolle. Il castello Dungevan era circondato da miriadi di bolle che galleggiavano pigramente nell'aria restando quasi immobili nello spazio rotondeggiante che occupavano.

- Ci sei soltanto tu? -

Allen si era aspettato che almeno qualche altro Finder fosse lì ad attenderli e trovò strano che lì non ci fosse nessuno.

- I miei compagni sono rimasti nel castello. Io sono riuscito a scappare. - aveva abbassato lo sguardo, come se si vergognasse di essere l'unico ad essere riuscito nella fuga - Poi ho provato a rientrare, ma improvvisamente sono comparse tutte quelle bolle che mi hanno seguito fino all'esterno. - l'ultima frase l'aveva aggiunta frettolosamente, quasi avesse voluto avanzare una scusa per giustificarsi. Kanda sbuffò.

- Quelle bolle sono Dark Matter, vero? -

L'uomo si asciugò la fronte con un gesto della mano e scostò involontariamente il cappuccio mentre annuiva, mostrando così un taglio sulla guancia tamponato alla buona.

- Nel castello siamo stati colti di sorpresa mentre cercavamo l'Innocence. Un Akuma è arrivato all'improvviso ed ha sputato quelle bolle. Una è esplosa contro un'armatura e ha rilasciato un liquido che a contatto con le altre... - sospirò - ...ha provocato una reazione a catena. Io sono riuscito a nascondermi in tempo ma il caposquadra è stato preso in pieno volto. La Dark Matter lo ha polverizzato. - non stava singhiozzando, nè dava segno di volerlo fare, era semplicemente stanco e avrebbe voluto ritornare all'Ordine il prima possibile.

Era difficile che qualcuno tra i Finder rimasti indietro fosse ancora vivo, dunque nè Lavi nè Kanda sprecarono parole su quell'argomento: loro erano abituati ad annoverare uno o più morti nei rapporti da consegnare, ma Allen no. Fu dunque Allen a posare una mano sulla spalla del Finder e a sorridergli - Se c'è ancora qualcuno, lo salveremo. - tuttavia non seppe se fosse riuscito nell'intento di consolarlo, l'uomo lo guardò con rassegnazione.

Kanda stava osservando la situazione, contemplava le bolle sistemate in modo da non lasciare alcuno spazio per poter passare senza essere toccate; ed ovviamente quella vicinanza, all'esplosione di una sola delle sfere, avrebbe scatenato un effetto domino per cui l'area circostante sarebbe stata contaminata dalla Dark Matter.

- Mammoletta, non giocare a fare l'eroe. Noi siamo qui per trovare l'Innocence, non per recuperare dei falliti che si possono sostituire. -

- Lo so benissimo. -

I toni forzatamente pacati e le parole pronunciate senza alcuna intonazione particolare di voce od una precisa espressione facciale, fecero rabbrividire Lavi più di quanto i due non avessero potuto in condizioni normali di rabbia. In particolare venne intimorito dallo sguardo duro e quieto di Allen, dal quale avrebbe preferito rivedere il candido sorriso con il quale lo aveva minacciato poco prima. Era totalmente d'accordo con Yu, Lavi, tranne sul modo in cui aveva espresso le sue idee, tuttavia evitò di farlo presente al più giovane.

- Come facciamo ad entrare senza far esplodere le bolle? -

Allen osservò il tetto, ma penetrare dall'alto sarebbe comunque risultato vano, dato che anche sulle tegole le bolle volteggiavano minacciose.

- Tch. - Kanda posò la mano su Mugen e la gestualità delle sue braccia fece capire che era in procinto di sfoderarla - Basta che vi allontaniate ed in un attimo avremo finito. -

- Non provarci nemmeno. - Allen si erse minaccioso (per quanto potesse risultarlo, data la visibile differenza di altezza) di fronte a lui - Non sappiamo che effetti avrebbe farle esplodere tutte, forse colpirebbe qualcuno ancora vivo nel castel... -

- Nessuno è vivo lì dentro. - Kanda estrasse Mugen e la puntò contro di lui - Ora levati da davanti. - lo sguardo risoluto e calmo di Allen gli diede sui nervi.

- No. -

- Sigillo di fuoco! -

I due si guardarono perplessi, per un istante cercarono di capire chi tra loro avesse pronunciato quelle parole. Poi una forte luce li investì assieme ad una vampata di calore che riuscì a cancellare ogni traccia dell'umidità che la pioggia aveva lasciato nei loro vestiti e sulla loro pelle.

Dal martello di Lavi si sprigionò un sinuoso serpente di fuoco che avanzava a zanne spalancate, inghiottendo nella sua morsa le bolle senza che queste tuttavia esplodessero. Quando la radura fu sgombra dalla minacciosa presenza della Dark Matter le fiamme esplosero per un'ultima volta in tutta la loro maestosità prima di cancellarsi in una spirale.

Lavi appoggiò l'Ozuchi-Kozuchi sopra la spalla destra e con un gesto teatrale, sminuto da un ghigno, compì un movimento circolare col braccio sinistro per poi indicare il portone - Yu, mammoletta... La strada è libera! -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About The Doppler Effect

Questo capitolo è stato un parto, specialmente la prima parte (che non mi piace per niente, dunque potrebbero esserci alcune inesattezze, imperfezioni ed altro perchè l'ho ricontrollato, rivisto e riscritto circa dieci volte in due giorni e dopo la terza il mio cervello chiedeva pietà). La seconda parte, dopo l'arrivo sull'isola è comunque uscita abbastanza decentemente perchè mi è arrivato un lampo di genio. Comunque spero che la lettura non risulti troppo pesante, perchè ho scritto il capitolo 4 con l'idea che qualunque long fiction io scriva questa finisca sempre per andare verso il baratro della schifezza perchè non ci metto mai abbastanza di niente: introspezione, romanticismo, approfondimenti psicologici. Sono convinta di scrivere con leggerezza (vabbè). Anzi, lo ero fino a che non ho ricontrollato per un'ultima volta il capitolo, poi mi sono tranquillizzata (per qualche strano motivo *coffcoff*ovvero mi hanno minacciata*coffcoff*)

Avrei dovuto finirlo aggiungendo per lo meno un altro paragrafo, ma se lo allungavo ancora non lo concludevo più e preferisco avere uno o due capitoli in più rispetto al previsto piuttosto che sforzarmi di restare nel numero. All'inizio avrei voluto inserire anche un Finder che si chiama Donald in onore di Paolino Paperino dato che suo Zio Paperone è scozzese... non riesco mai a stare nei piani.

A parte questo, non so quanto possa essere stata fino ad ora, o quanto sarà in futuro, verosimile la mia fan fiction, ma mi consolo pensando che l'ho scritta per puro piacere di slasher e di vedere quei tre felici assieme nello stesso letto (ovviamente nudi).

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Capitolo 5
*** 05 # Danzando nella mente ***


Titolo: The Doppler Effect

05 # Danzando nella mente

Autrice: Armònia

Manga: D.Gray-Man

Disclaimer: I personaggi appartengono a Katsura Hoshino. Non è mia intenzione utilizzarli a scopo di lucro.

Pairing: ARK - (Kanda + Lavi) x Allen

Genere: Comico

Rating: Arancione

Avvertenze: Slash, What if?, Lime

Note: Volevo scrivere qualcosa di non troppo impegnativo su D.Gray-Man. Ci sono riuscita.

Breve Trama: L'effetto Doppler è un cambiamento apparente della frequenza o della lunghezza d'onda di un'onda percepita da un osservatore che si trova in movimento rispetto alla sorgente delle onde.

---

Nella vita bisogna muoversi per comprendere quale sia la vera frequenza che si percepisce. Bastano una porta socchiusa ed una missione inopportuna per capirlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

The Doppler Effect

05 # Danzando nella mente

 

 

 

 

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- Allora io prendo il corridoio a destra. -

Sorriso.

- No! A destra voglio andarci io! -

Broncio.

- Sei arrivato in ritardo Lavi. -

Ghigno.

- Allen, non fare uscire di nuovo il tuo lato oscuro... -

Tremore.

- Quale lato oscuro? Comunque io vado a destra! -

Decisione.

- Ma non voglio andare a sinistra! Porta male! -

Piagnucolio.

- ..... -

Indifferenza.

- Non pretenderai mica che ci vado io a sinistra? Sono già maledetto di mio! -

Stizza.

- Allora maledizione più o maledizione meno non cambia nulla no? -

Ghigno.

- Tch. -

Kanda.

- Cosa significa quello sbuffo? -

Allen.

- Sei sempre il solito Yu. -

Lavi.

- Ahia! -

Timcampi.

Il Golem si era aggrappato con le zanne all'indice sinistro di Allen e, sebbene fosse sprovvisto di un paio di occhi, il ragazzo potè intuire chiaramente uno sguardo carico di rimprovero. Tolse il guanto ed osservò con attenzione il dito, ma non fu sorpreso nello scoprire che pur avendo sentito il dolore non c'era alcuna traccia di quel gesto - Hai ragione Timcampi, non possiamo restare qui a litigare. - sorrise.

Si girò e la piena convinzione di ritrovarsi faccia a faccia con Kanda e Lavi esagerò la reazione di stupore che accompagnò la realizzazione di essere rimasto da solo: riconobbe le schiene dei due, i quali avevano rispettivamente imboccato uno la strada a sinistra e l'altro quella a destra.

- Lavi! Kanda! -

L'unica risposta che ricevette fu l'eco del suono della sua voce che si era diffusa oltre il cupo portone che dava sulla via centrale, perpendicolare al corridoio di cui Lavi e Kanda avevano deciso di occuparsi approfittando della sua momentanea distrazione. I loro nomi ritornarono al suo orecchio distorte, echeggiando in un sinistro sibilo acuto che indusse Timcampi a tuffarsi dentro al cappuccio della divisa. Allen deglutì, i suoi occhi esaminarono le due file di armature che occupavano il sottile ponticello in pietra sospeso su di un vuoto oscuro (Lavi aveva giurato di aver visto un bagliore muoversi laggiù): ognuna di esse reggeva all'altezza dell'elmo una diversa arma -Allen riconobbe una spada e qualche mazza con strane protuberanze dall'aria nociva- e dalla posizione delle braccia sembrava che fossero pronti a colpire chiunque avesse osato avventurarsi in quella sottile striscia di pietra rimasta calpestabile.

Avrebbe potuto colpirle con l'Innocence e farle cadere di sotto, Allen, tuttavia se in quel baratro buio Lavi aveva veramente visto una luce, avrebbe rischiato di fare del male a qualcuno. Dunque gli sarebbe bastato correre seguendo le striscie di luce filtrate dagli oculi che campeggiavano ai bordi dell'immenso soffitto: l'ampiezza di quella stanza, racchiusa da pareti che sembravano infinite a causa del buio che le oscuravano, contribuì non poco a mettere in soggezione Allen. Si fece coraggio ed oltrepassò la prima coppia di armature.

E forse era stata solo la situazione, unita all'ambiente poco rassicurante, ad averlo reso particolarmente sensibile a suoni che normalmente avrebbe trascurato, tuttavia fu sicuro di aver sentito un cigolio provenire dalle sue spalle. La sua mente traditrice gli mostrò un movimento di elmi puntati verso di lui che una strizzata d'occhi dopo sparì e tutto ritornò normale. Silenzioso come la quiete prima della tempesta. Allen deglutì di nuovo, ma questa volta non aveva più abbastanza saliva con cui bagnarsi la gola.

- Bè... meglio questo che andare a sinistra. - si disse con un'ondata di positivismo forzato.

 

 

 

Nel silenzio dei corridoi Kanda sentiva soltanto il rumore dei propri passi. Rapidi e leggeri. La suola degli stivali creava a contatto con la pietra un suono ritenuto dai più piacevole (come se a lui potesse importare dello stupido suono provocato da un paio di calzari), tuttavia lui cercava, non appena fosse possibile, di camminare sopra i tappeti che ovattavano i rumori da lui provocati, consentendogli così di percepire con più attenzione segnali di eventuali presenze: non gli era permesso di farsi cogliere impreparato e, se aveva ben imparato dalle sue numerose esperienze passate, molto probabilmente gli Akuma lì presenti si erano già accorti dalla loro presenza dal momento in cui Lavi aveva tolto di mezzo quelle fastidiose bolle.

Lanciò uno sguardo al golem che finalmente poteva seguirlo senza il pericolo di essere spazzato via: anche se gli Akuma fossero andati all'esterno, il Finder era rimasto di guardia e benchè da solo, il loro nemico non era noto per la sua silenziosità. Per questo Kanda camminava con la mano stretta al fodero di Mugen, pronto a sfoderare la sua arma per qualunque evenienza. Non inquieto, ma prudente e all'erta. Scrutava ad ogni passo lo spazio davanti a sè e con l'udito riconosceva l'eco del suo camminare, in modo da poter avvertire subito qualunque rumore estraneo.

Poi si fermò, immobile sul tappeto tinto di un rosso cupo: le pareti assieme alla stoffa sembravano essere stati corrosi da un qualcosa che non si trovava più lì, da lisce qual'erano, le pietre costituenti lo scheletro del castello avevano preso la forma di grottesche e ruvide concavità che di sicuro avevano in qualche modo minato la stabilità del disegno originale. Di alcuni stendardi sopravvissuti rimaneva soltanto il bastone incastrato nei muri. Il gesto con cui Kanda sfoderò Mugen impedì che la lama procurasse alcun rumore nello sfiorare il fodero o nel fendere l'aria seguendo il movimento circolare del braccio.

Un passo. Due passi. Tre passi. Un braccio che lentamente divenne parte di un intero corpo riversato a terra davanti ai suoi occhi: un Finder. Immobile sul pavimento, di lui rimanevano soltanto le vesti in cui erano racchiusi pezzi di carne uccisi dal virus degli Akuma.

Nel rapporto di Komui era assicurata la presenza di cinque Finder. Uno era rimasto ad attenderli sulla costa, il secondo invece sorvegliava l'esterno del castello, un terzo era morto e di sicuro lo erano anche gli altri due. Due su cinque, oltre le più rosee previsioni.

Il golem, dopo aver oltrepassato il Finder senza degnarlo di ulteriore attenzione, incominciò a ronzare e Kanda si aspettò di sentire una voce parlare, invece ciò che sentì fu il crepitio assordante di una fiammata, distorto dalla ricezione radio disturbata dalle interferenze dovute alla loro posizione geografica isolata.

- ...ehi, cosa succede? -

La trasmissione continuò a fargli ascoltare il rumore del fuoco scoppiettante, Kanda ipotizzò che da qualche parte Lavi stava lottando e che dunque fosse troppo impegnato per parlare al golem. Un'altra vampata e Kanda fu sicuro di essere riuscito anche coglierne il rumore reale.

- Sono qui vicino. -

D'improvviso saltò all'indietro, un istante prima che un sospetto pop si aggiungesse ai vari suoni; era stato il suo istinto a far muovere l'impulso che spinse i suoi muscoli a contrarsi in modo da farlo allontanare dal pericolo. Si era accorto appena in tempo della presenza di una bolla i cui residui esplosi non riuscirono a raggiungerlo, ma evaporarono rapidamente in un sinistro sfrigolio. Kanda si accorse che i danni arrecati con quel colpo erano stati minimi e che le pietre già corrose non avevano subito un ulteriore degrado.

" Dunque conta il numero e non la potenza. "

Un ghigno malato si aprì sul suo volto e spalancò gli occhi mentre avvertì la familiare sensazione della sincronizzazione scuotergli il corpo. Si voltò ed incrociò con lo sguardo una sottile e lucida superficie increspata da un trasparente ribollire.

- Hah, tentate di meglio. -

Sapeva che non poteva consumare in modo scellerato la propria riserva vitale, specialmente scontrandosi con una bolla bitorzoluta sul punto di rompersi, era però consapevole delle proprie capacità e sapeva che sarebbe stato in grado di fenderla con un solo gesto, di farla esplodere in modo che i suoi lerci residui non lo avrebbero colpito.

Ma qualcosa gli impedì anche solo di sollevare Mugen.

- Kanda! -

 

 

 

La minaccia era meno grave di quel che sarebbe potuta sembrare. Dato che i Finder avevano soltanto i Talisman come protezione -che spesso e volentieri risultavano inutili di fronte alle offensive nemiche- la loro versione dei fatti tendeva ad essere sempre più ostica rispetto a quella di qualunque Esorcista. Ad aver creato quello sciame di bolle inseguitrici era stato un Livello 2 alquanto chiacchierone somigliante ad un ammasso di bubboni simili a schiuma solida (Lavi aveva sentito chiaramente l'impatto dell'Akuma sul suo martello) sotto al quale era possibile intravedere l'imitazione di uno scheletro umano. Grazie a lui Lavi era venuto a conoscenza del fatto che in quel castello oltre a lui vi erano tre Livello 1 e un - Tanto troveremo prima noi l'Innocence! - gridato al culmine di uno scontro faccia a faccia conclusosi più o meno alla pari (l'Akuma aveva barcollato a causa dell'impatto) lo aveva rasserenato, facendogli comprendere che non erano giunti in ritardo. Purtroppo quell'Akuma era tanto chiacchierone quanto abile nella fuga e, usando come capro espiatorio le bolle che creò tramite un taglio all'altezza dello stomaco, scappò via nel momento in cui Lavi evocò il sigillo di fuoco per difendersi.

- Waaaah! Me ne sono scappate alcune accidenti! -

Non si sarebbe mai aspettato che quelle bolle fossero in grado di muoversi a loro piacimento -insomma, prima galleggiavano lì senza far nulla!- dunque la sua reazione che scatenò l'inseguimento fu abbastanza lenta e perse di vista l'ultima bolla mentre girava un angolo a destra. Per nulla perso d'animo evocò il cerchio dei sigilli ed ancora una volta si affidò al suo serpente di fuoco.

Il corridoio venne invaso da una lingua di fuoco e fu con spavalderia che Lavi andò ad accertarsi del proprio operato, spavalderia esternata tramite un ghigno che scomparve non appena il ragazzo si accorse che il pavimento sul quale stava camminando non era completamente liscio, ma presentava numerose cavità poco profonde, come se fosse stato corroso.

- Mammoletta. -

L'inconfondibile intercalare di Yu gli fece ritornare il sorriso e saltellò allegro, dimenticandosi subito della sospetta conformazione della pietra.

- Mi chiamo Allen. -

Lavi sbattè le palpebre e smise bruscamente di muoversi: quando atterrò sul piede destro il contraccolpo dovuto al suo peso gli diede una fitta di dolore alle tempie e le sue braccia dondolarono appena lungo i fianchi. Senza accorgersene aveva socchiuso la bocca e molto probabilmente aveva cercato di dire qualcosa, perchè sentì la sua gola pizzicare, ma fu una lontana sensazione trascurabile.

Non sapeva com'era successo e in tutta sincerità gli importava ben poco, era troppo impegnato a registrare quell'immagine, godendo del fatto che la sua mente non avrebbe mai dimenticato nessun particolare. I vestiti di Allen erano diventati brandelli che ancora si stavano deteriorando sopra la sua pelle e Lavi potè finalmente vedere e non più soltanto immaginere le sue cosce mentre si toglieva di dosso a Kanda. Li aveva colti entrambi in quel preciso momento, Allen che ancora non si era reso pienamente conto della situazione e che stava disattivando l'evocazione dell'Innocence in modo da facilitarsi coi movimenti, e Yu che... bè, nella testa di Lavi, Yu stava decisamente guardando e toccando troppo per un semplice movimento che lo aiutò a liberarsi di quel fastidioso peso.

Fu Kanda ad accorgersi per primo della presenza e dell'espressione ebete di Lavi, impegnato a contemplare la scena per rendersi conto che i suoi muscoli facciali stavano agendo quasi per conto proprio; poi Allen lo notò e subito dopo, avvertendo fin troppo freddo, realizzò di essere quasi totalmente nudo.

Lavi si ritenne fortunato nell'aver scorto l'intimità di Allen -prima che questi si rannicchiasse d'istinto-, mal trattenuta da ciò che restava dei suoi pantaloni, tanto che per un istante gli parve di provare una piacevole sensazione di galleggiamento. Tuttavia fu bruscamente riportato alla realtà dalla calda morsa che gli rese difficile sopportare la costrizione dei pantaloni.

E Kanda, con un leggero ritardo rispetto a quanto avrebbe fatto di solito, prese in mano la situazione.

- Dai alla mammoletta la tua giacca. -

Lavi lo guardò con aria vagamente smarrita prima di concedersi ad un sorriso forzato.

- Prestagli la tua Yu. -

L'intesa tra i due arrivò fin troppo tardi e Kanda, quando comprese il motivo che aveva spinto Lavi a formulare quella frase dal contenuto assurdo, diede le spalle ad Allen dopo avergli lanciato bruscamente la giacca.

- Tch. -

 

 

 

- Signor Lavi. -

Lavi, pur avendo sentito la voce del Finder, non alzò la testa da un vecchio e consunto libro di leggende scozzesi; lo aveva trovato sotto al letto della casupola che l'Ordine aveva affittato loro per quella notte, in modo che potessero riposarsi prima di ritornare. Tuttavia, per far capire all'uomo che era in ascolto, fece un bizzarro movimento con la testa mentre voltava la pagina.

- Ho avvisato il Supervisore dell'esito della missione. Mi ha raccomandato di riportare lo stendardo al castello. Inoltre il mio collega rimasto sulla costa è stato richiamato alla home, dato che la sua presenza lì era inutile. Domani mattina ci riporterà indietro un peschereccio. -

Un altro cenno. Il Finder esitò, spostando il peso da un piede all'altro.

- Allora io vado. Al mio ritorno redigerò il rapporto. -

Il sonoro clunk della spessa porta in legno spostò nuovamente tutta l'attenzione di Lavi sulle storie di quel libro; non ne era sicuro, ma sembrava che quel Finder avesse parlato così tanto per esorcizzare il rimorso di dover scrivere, e dunque rendere totalmente reale, che lui tra i suoi compagni era l'unico rimasto.

Aveva ripreso a piovere non appena Kanda, con un solo letale fendente, era riuscito ad eliminare il Livello 2. Se n'erano accorti quando per i corridoi, mentre erano alla ricerca dell'Innocence, incominciò a risuonare un soffice ticchettio e subito attribuirono quel fenomeno alla scomparsa degli Akuma, per lo meno fino a che il Finder rimasto all'esterno non li contattò.

Lo trovarono nei pressi del portone d'ingresso e reggeva nella mano destra un pezzo di stoffa logoro, nella mano sinistra un frammento di Innocence: erano entrambi caduti dal cielo e la pioggia aveva ripreso a scrosciare con forza. Allen poi, più rivolto al Finder stesso che a Lavi e Kanda, aveva detto che non era strano, che con l'acqua le bolle sarebbero scoppiate e la Dark Matter contenuta in esse avrebbe potuto rovinare irrimediabilmente il castello oltre che il paesaggio, dunque era stata l'Innocence a voler proteggere quel luogo.

Lavi aveva trovato una leggenda curiosa su quel libro: la Fairy Flag, come l'avevano chiamata gli abitanti del piccolo villaggio quando era stata mostrata loro, era stata investita del potere di proteggere il clan MacLeod (i signori del castello Dunvegan) per tre volte. Due volte, prima della loro missione, era già successo. Ed infine anche la terza.

Ma Lavi, fissando le immagini dal gusto cavalleresco disegnate con cura, non pensava minimamente alla leggenda della fata che aveva fatto quel dono al clan. La sua mente era ferma sul sedere di Allen e sull'idea che la divisa cucita da Johnny non gli facesse giustizia: invece la giacca di Yu era più stretta sui fianchi, dunque Lavi invece di memorizzare passivamente il percorso, aveva ammirato attivamente il fondoschiena attraente che ancheggiava (nella sua testa, perchè Allen non ancheggiava, camminava normalmente) davanti ai suoi occhi.

Passò l'altra dietro al collo e sospirò - Accidenti. - faceva davvero caldo in quella casa, ma molto probabilmente il caldo era dovuto al pensiero del sedere di Allen, oltre che a tutto il resto del suo corpo che era riuscito a gustare con gli occhi quel giorno.

Avrebbe dovuto dirgli tutto dopo la missione, tuttavia teoricamente sarebbero stati in missione fino a che non avessero rimesso piede alla home (anche perchè Allen sembrava essere stato scombussolato dalla serie di eventi che lo avevano visto come favorita e forse unica vittima del destino), dunque, a conti fatti, tutto quel vortice di pensieri era un modo per rimandare ancora la cosa. E concluse che forse era meglio aspettare un po', soltanto un altro po', quando non ce l'avrebbe fatta più per davvero.

Richiuse il libro, si era stancato di leggere. Sorrise impertinente.

- Vediamo cosa sta facendo Yu. -

 

 

 

In qualche modo, e per qualche assurdo motivo, Allen si stava crogiolando nella certezza che Lavi si fosse stizzito per la scena a cui aveva dovuto assistere nel castello e che Kanda, di riflesso, fosse riuscito ad approfondire l'odio che nutriva nei suoi confronti. Nonostante un pesante mal di testa gli stesse martellando le tempie, Allen era riuscito ad organizzare un complesso cerchio di causa-effetto argomentato da valide prove.

Quando Kanda aveva, ovviamente, mostrato la sua riluttanza nel volergli far indossare la propria divisa, la reazione di Lavi aveva fatto sprofondare Allen in un limbo di vergogna stimolata dal senso di colpa nell'aver scoperto la relazione tra i due. Ed era colpa proprio di quel particolare se Allen non era riuscito a vivere quella situazione normalmente, cogliendo invece i segnali impliciti di gelosia nei gesti dei due.

Lavi si era rifiutato apertamente di aiutarlo (da lui non se lo sarebbe mai aspettato) e lui -Allen- aveva ripiegato sulla divisa che Kanda gli aveva gettato addosso con un gesto di puro disprezzo. Non sapeva praticamente per nulla come funzionassero le cose tra gli -deglutì- innamorati, ma dai segnali era possibile che i due non avessero gradito molto la sua decisione di fare da scudo a Kanda contro la Dark Matter.

Bè, per lo meno era stato fortunato a cavarsela con una divisa in meno, senza che anche la sua pelle venisse corrosa (benchè il liquido viscoso creò su di lui una trama a stelle immediatamente purificata dalla propria Innocence).

Girò la testa e il suo sguardo si posò sulla divisa di Kanda, abbandonata su uno sgabello in legno che si reggeva su tre gambe sbilenche. Con un notevole sforzo, che gli costò una fitta alla testa, Allen si mise in ginocchiò sul letto, quindi infilò gli stivali (salvati dal fatto che quella volta li aveva indossati sotto ai pantaloni) per prendere l'indumento.

La sua stanza era isolata, messa al fondo del corridoio. Era stato il primo a scegliere, mostrando abbastanza prepotenza, onde evitare che eventuali rumori molesti notturni lo avessero raggiunto; si era sentito un prevenuto e un pervertito nel pensarlo, ma l'esperienza con il maestro gli aveva insegnato che i cuscini in certi casi non erano mai abbastanza e che era meglio non fidarsi della garanzia di silenziosità altrui. Poi il Finder avrebbe dormito al piano inferiore, in una stanzetta opposta al punto dove si trovavano le altre, dunque era logica la conseguenza della sua intuizione poco pulita. Lavi e Kanda avrebbero quasi sicuramente -deglutì di nuovo prima di bussare- fatto sesso, dunque sarebbe stato meglio dare indietro la divisa il prima possibile.

La risposta di Kanda fu un brusco - Cosa c'è? - e Allen provò una sensazione di mancamento allo stomaco: possibile che avesse capito di già che era lui? Aprì la porta e fece un passo in avanti scrutando la stanza con una rapida occhiata; posò lo sguardo su una sedia pericolosamente vicina al letto dove Kanda era seduto. Un secondo dopo, osservando il vetro bagnato di pioggia, si chiese perchè in quella casupola, riscaldata soltanto da un minuscolo caminetto che oltretutto si trovava al piano inferiore, facesse così caldo dappertutto.

- Ti ho riportato la divisa. - provò a sorridere, ma fu quasi certo di aver fatto una smorfia - Grazie. -

Silenzio. Il pavimento scricchiolò quando Allen compì il movimento per girarsi.

- Mammoletta. Cos'avevi in testa quando ti sei buttato su di me? - Kanda parlò con tono freddo - Il tuo compito è sconfiggere gli Akuma, non andare in giro a salvare le persone. -

Allen si fermò - Mi pare di avertelo già detto durante la nostra prima missione. E poi tu stavi per... -

- Io so badare a me stesso. -

- ...va bene. -

Nonostante la discussione avesse preso la monotona piega che mostrava pienamente le divergenze di vedute tra lui e Kanda, Allen si sentì decisamente più sollevato nell'accorgersi che tutto sembrava essere ritornato nella direzione normale. Per lo meno gli rivolgeva ancora la parola.

- Tch, sei una mammoletta brava solo a parole. -

Un tic fece tremare la palpebra destra di Allen - Cosa vuoi dire? -

Kanda stava sorridendo. Ironico e pungente, lo stava guardando con una strana espressione, quasi fosse sul punto di sputare una cattiveria che lo avrebbe gonfiato di soddisfazione. Una cosa poco da Kanda, che emanava sentenze su chiunque senza che la sua espressione facciale praticamente unica ne risentisse.

Ad Allen ritornò in mente proprio in quel momento che aveva sentito un profumo dolciastro nell'istante in cui la prima bolla aveva dato il via ad uno scoppio a catena, perchè la stessa fragranza gli riempì le narici, facendo fremere il suo stomaco indolenzito per la nausea. Non si era accorto subito che Kanda si era alzato in piedi - Mugen era proprio lì, a due passi ed Allen pigramente si chiese, con un pizzico di ironia, se non fosse il caso di evocare l'Innocence. Poi smise di rimuginare inutilmente quando il dolore alle tempie venne sostituito dalla sensazione di avere un'inutile e vuota testa attaccata sul collo.

Si era stancato all'improvviso, le sue gambe e le sue braccia sembravano aver preso la consistenza di gelatina, perchè non reagì in alcun modo quando notò che il viso di Kanda era abbastanza vicino da consentirgli di notare una lieve sfumatura rossastra sul viso pallido.

Faceva davvero caldo.

Non si ribellò nemmeno alle mani che lo fecero cadere sul materasso. Qualcosa cigolò ed Allen, invece di preoccuparsi del fatto che il corpo di Kanda torreggiasse sopra al suo, trovò interessante pensare che forse quel letto non avrebbe retto i loro pesi.

Tutta quella situazione ai suoi occhi appariva surreale ed Allen era abbastanza certo che ad un certo punto si sarebbe svegliato ed il suo corpo avrebbe smesso di dargli quella sensazione di galleggiamento che lo faceva sentire così lontano dalla realtà e così poco padrone di sè.

- Mmmh... dov'è Timcampi? -

Socchiuse gli occhi, non sarebbe stato male dormire in quel momento, ma Kanda era ancora più vicino. Un brillio dorato lo indusse a girarsi su di un fianco, un normale gesto reso scoordinato e difficile da quell'odore che impregnava l'aria, un gesto che non compì, perchè Kanda lo bloccò.

Allen aveva l'aria trasognata, gli occhi lucidi e la bocca dischiusa, come se improvvisamente nel suo corpo avesse incominciato a circolare una qualche droga che gli impediva di ragionare lucidamente. Kanda si fermò sul fatto che quella stessa espressione, lo stava irritando da morire, perchè non riusciva a fermare le mani, non cercava nemmeno di impedirsi di tastargli i fianchi e il ventre piatto, di alzargli la camicia e di passare i polpastrelli attorno all'ombelico.

Allen ansimò, Kanda digrignò i denti sentendo una fastidiosa scossa di calore scuotere le sue gambe. Non era stato solo il suono della sua voce, ma anche la reazione del suo corpo: le dita avevano esercitato una dolce presa sulle coperte, la schiena si era contratta sotto il brivido che lo fece contorcere. Gli toccò i capezzoli e volle leccargli le labbra, voleva chiudergli la bocca ed impedire alla sua insopportabile voce di avere la meglio sul proprio corpo.

Kanda si chinò in avanti e una gamba leggermente piegata di Allen gli sfiorò il bassoventre. Ringhiò e detestò la mammoletta ancora di più nel realizzare che la sua personale battaglia contro di lui l'aveva persa nel momento in cui aveva deciso che doveva toccarlo in ogni modo e con tutto il corpo.

Al soffuso suono della pioggia si mischiarono i respiri soffocati e gli schiocchi di labbra umide; Kanda si staccava da lui ad ogni dannatissimo bottone di quella dannatissima camicia che riusciva a togliere dalla rispettiva asola, per guardarlo respirare e martoriarsi con le fitte di calore che si dipartivano dalla sua erezione. Stava respirando anche lui più rumorosamente del solito, ma tutti i suoi sensi erano concentrati a vedere, toccare, sentire, annusare -dolce, schifosamente dolce!- e gustare Allen. Non se ne accorse. Non c'era niente oltre ad Allen e al desiderio di sentirsi padrone sulle sue sensazioni, in modo da bilanciare la propria dipendenza dalla mammoletta che meschina si era insinuata nel suo corpo fino ad avere bisogno di uno sfogo fisico per soddisfarsi.

Lavi.

- Yu...? Allen...? -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About The Doppler Effect

 

Siamo in direttura d'arrivo. Ancora un capitolo ed è finita (risento ancora degli sforzi per il capitolo 4). La fine di questo capitolo... mmmh... non so, non mi convince granchè, ma l'ho ideata fin dall'inizio della fan fiction questa svolta, dunque accettatela così come viene. Lo spiegherò nel prossimo capitolo, però voglio vedere quanti capiscono qual'è stato il Deus Ex Machina della situazione (approssimativamente, perchè in realtà la storia è più "complessa"). A parte questo, la storia non mi pare abbia molto senso (e nemmeno il titolo XD), ma per lo meno mi sono divertita ad immaginarla (un po' meno a scriverla).

Vi lascio imponendovi di passare da questa pagina Facebook --> http://www.facebook.com/pages/DGray-Man-Log/129987960444904?sk=wall

Si tratta di un archivio dove si può scaricare un sacco di materiale (tra volumi, capitoli, doujinshi, artbook, ecc.) su D.Gray-Man. So che scrivere una recensione è faticoso, ma mettere un mi piace non lo è, dunque fatelo *è un ordinetassativoapprossimativoradicequadratadi* Ovviamente per favore *insert a smile here*

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Capitolo 6
*** 06 # Dietro la porta ***


Titolo: The Doppler Effect

06 # Dietro la porta

Autrice: Armònia

Manga: D.Gray-Man

Disclaimer: I personaggi appartengono a Katsura Hoshino. Non è mia intenzione utilizzarli a scopo di lucro.

Pairing: ARK - (Kanda + Lavi) x Allen

Genere: Comico

Rating: Arancione

Avvertenze: Slash, What if?, Lime

Note: Volevo scrivere qualcosa di non troppo impegnativo su D.Gray-Man. Ci sono riuscita.

Breve Trama: L'effetto Doppler è un cambiamento apparente della frequenza o della lunghezza d'onda di un'onda percepita da un osservatore che si trova in movimento rispetto alla sorgente delle onde.

---

Nella vita bisogna muoversi per comprendere quale sia la vera frequenza che si percepisce. Bastano una porta socchiusa ed una missione inopportuna per capirlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

The Doppler Effect

06 # Dietro la porta

 

 

 

 

 

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Kanda non era un idiota, Lavi lo sapeva ed era certo che ci fosse arrivato anche lui: il profumo che aveva sciolto le loro (poche) inibizioni era probabilmente un residuo del colpo ricevuto da Allen, il quale ne aveva subito gli effetti in modo così pesante da costringere entrambi ad un tour de force sessuale ben gradito. Se all'inizio sembrava che Allen stesse per cadere in coma, all'improvviso, mentre Lavi era impegnato a sfilargli del tutto la camicia, si era risvegliato, tanto da far credere ai due che avesse potuto correre via dalla stanza.

Ovviamente non era accaduto, anzi, Allen aveva preteso silenziosamente di essere toccato e Lavi aveva benedetto l'energia che si poteva avere solo nella piena adolescenza -nella sua testa lui e Kanda si erano già addentrati nei meandri dell'età adulta- La facilità sorprendente con cui gli avevano fatto raggiungere ogni singolo orgasmo avrebbe dovuto stufarli fin da subito, perchè Allen era un moccioso, non sapeva trattenersi e continuava a gemere senza ritegno. Però, per quanto avessero provato soddisfazione nel vederlo sciogliersi a quel modo tra le loro mani, non sembravano essere stati in grado di placare la sua eccitazione: dopo il terzo orgasmo Allen era ancora accaldato, ancora -per dirla con termini schietti- duro e non si riusciva a calmare. Per Kanda fu l'occasione di un'eccitante sfida, resa più interessante dall'insofferenza naturale che provava nei confronti della mammoletta, per Lavi fu un sogno che si realizzava.

- Yu, te ne vai? -

Lavi osservò pigramente Kanda indossare uno dopo l'altro gli abiti dei quali era stato spogliato in qualche modo: il tutto era stato un groviglio di mani, bocche e gemiti, dunque per tutti e tre era stato impossibile capire chi togliesse cosa - anche se Lavi fu praticamente certo che Allen non avesse tolto un bel niente a nessuno, dato che era troppo impegnato a cercare (inutilmente) di continuo un modo per evitare di essere sottomesso in modo palese.

- Non chiamarmi a quel modo. -

Sorvolando sul fatto che Kanda fosse ritornato così rigido in breve tempo dopo essersi rilassato nel bearsi del corpo di Allen, Lavi continuò.

- Non resti qui? -

Oramai era conscio del fatto che a Yu bastava l'atto sessuale in sè e che eventuali "coccole" -anche nella mente quella parola aveva un suono bizzarro- successive con lui non le avrebbe mai trovate. Però adesso c'era Allen, dunque Lavi aveva non aveva creduto possibile che Kanda non si sarebbe lasciato tentare: evidentemente non lo conosceva ancora così bene come ostentava.

- Tch. -

Quella risposta fu sufficiente e Lavi, approfittando della situazione, si ridistese sul letto e stuzzicò con una mano un bozzo aggrovigliato di coperte sotto al quale era rannicchiato Allen.

- Ehi, Allen... - sussurrò avvicinando la bocca lì dove a occhio aveva supposto si trovasse la testa. Nessun movimento e Lavi ipotizzò che si fosse addormentato, cosa abbastanza plausibile dato che in fin dei conti era stata una specie di battaglia impari.

Allen si era infine risvegliato dal caldo torpore che tanto irritava Kanda, poichè mostrava un comportamento remissivo che non si addiceva alla mammoletta che -senza troppi giri di parole- avrebbe voluto dominare sessualmente. Per l'esattezza Allen era ritornato pienamente sè stesso quando Lavi, dopo essere stato poco gentilmente invitato da Kanda a scegliere tra l'andarsene dalla stanza o il prendere posto sul letto, lo aveva bruscamente stretto a sè, inebriandosi della fragranza che la sua pelle emanava.

Come folgorato da un'illuminazione, Lavi, chino sulla gobba di coperte, si ricordò di quel singolo particolare, di quel profumo dolce che, esaminato con un lucido senno di poi, era sicuro di poter considerare come il deux ex machina di quella particolare situazione. Tutto ciò che aveva sentito aprendo la porta era stato un forte aroma dolciastro, insopportabile in un primo momento, ed aveva subito storto il naso, ma la sua riluttanza nel continuare a respirare era stata sopraffatta dal vago istinto sessuale che dal cervello -divenuto incredibilmente più leggero- era passato nei suoi pantaloni.

Lavi inspirò a fondo e le sue narici diventarono più fredde mentre il suo olfatto venne stuzzicato dall'odore di legno umido che caratterizzava quella stanza: la fragranza era sparita, portando con sè anche il desiderio sessuale a cui perfino Kanda, con la sua frigidità, si era abbandonato. Lavi non si era ricordato di averlo mai visto così rilassato, tuttavia il tempo di accorgersene fu sopraffatto dal ritorno della rigidezza nei suoi gesti.

- Ehi Allen... -

Non riuscì a trattenere un sorrisetto mentre intrufolava le dita tra le pieghe della coperta; riconobbe al tatto i capelli di Allen e andò dritto sicuro a tastare una sua guancia morbida prima che delle cupe parole si elevassero da sotto la stoffa. Kanda smise di litigare con un bottone della divisa e persino lui dovette amettere che se non avesse saputo della presenza della mammoletta su quel letto, non avrebbe riconosciuto di chi fosse quella voce.

- Idiota. Non toccare. Mi fa male dappertutto. -

Era parzialmente vero. Allen aveva male, non dappertutto, ma aveva male. Gli faceva male il fondoschiena e non voleva muoversi, perchè se si fosse mosso le fitte di dolore gli avrebbero fatto ritornare in mente tutto quello che aveva appena passato ed in quel momento voleva soltanto chiudere gli occhi ed addormentarsi. Cosa difficile con il materasso che molleggiava ad ogni minimo movimento di Lavi, e Lavi era solito sfogare l'energia che non usava nelle situazioni in cui ce ne sarebbe stata necessità esternando inutili e fastidiosi movimenti.

Kanda sbuffò di nuovo ma non uscì dalla stanza; si avvicinò al letto e posò lo sguardo, senza pensarci troppo, sul punto preciso dove la rientranza morbida della coperta faceva intuire che lì poteva esserci il sedere di Allen.

- Mammoletta. -

- Mi chiamo Allen. -

Quell'improvviso moto burbero costò a Kanda un notevole sforzo per non sorridere compiaciuto: intuì che l'orgoglio di Allen stava lottando con l'insofferenza verso quel nomignolo che lo sminuiva ancora più di quanto non facesse già da solo il suo aspetto. Tuttavia evitò di proseguire per la strada degli insulti vicendevoli e proseguì con la domanda che si era prefissato di porre.

- Vedi di non fare queste scenate ogni volta d'ora in poi. Sei seccante. -

Lavi cadde dal letto: la foga di Allen nel mettersi a sedere era stata tale da spaventarlo fino a fargli perdere l'equilibrio.

- D'ora in poi? -

Kanda si era stupito, perchè da parte della mammoletta, vista la reazione alle sue parole, si sarebbe aspettato un'espressione di imbarazzo misto a rabbia o consapevolezza; invece Allen lo stava guardando con aria vagamente inebetita, come se non avesse colto a pieno il senso delle parole.

- ...ma perchè? -

- Perchè io e Yu ti guardiamo il sedere da quando sei arrivato all'Ordine. -

Se a colpire prima Lavi fosse arrivata la gomitata di Allen, o l'elsa di Mugen, fu difficile constatarlo.

- Idiota. - sibilò Kanda lanciandogli uno sguardo di disprezzo - Perchè sì, mammoletta. - tagliò corto riprendendo l'arma - Muovetevi voi due, dobbiamo tornare indietro. -

La porta si richiuse in un prolungato scricchiolio, Lavi si soffermò ad osservare il profilo perplesso di Allen, che ancora non accennava a richiudere la bocca - Bè Allen... - esordì cercando di far ricorso a tutto il tatto che possedeva - ...dopo che ti sei strusciato su di noi senza ritegno cosa ti aspettavi? Quello è stato il suo modo per dirti che lo rifaremo. -

Allen rimase in silenzio a fissarsi le mani e Lavi decise che era arrivato il momento di rivestirsi; indossò la maglia e fece per alzarsi in modo da recuperare i pantaloni, ma cambiò idea ancora prima di posare i piedi a terra.

- Mammoletta... - sospirò pazientemente, sicuro di poter attirare la sua attenzione in quel modo - ...non fare quella faccia, a me è piaciuto! -

Si guardarono - Ma tu e Kanda... -

Lavi lo zittì lanciandogli sulla testa la camicia - Vedere te e Yu che vi baciavate e toccavate è stata una delle mie più grandi soddisfazioni personali! -

Non era quella la risposta adatta alla domanda che avrebbe voluto fare, ma Allen si accontentò.

 

 

 

Komui aveva rapito Kanda non appena aveva rimesso piede nella mensa, così Lavi aveva spiegato ad Allen, trascinato in infermieria da una Lenalee che aveva appena letto il rapporto, dove erano riportate le parole "doccia di Dark Matter" troppo vicine al nome del più giovane.

- Dovrà andare in missione? -

- Chi lo sa... - Lavi sembrò abbattuto - Quando lui va via non so mai chi prendere in giro. Oh... - prevenì Allen, con la bocca aperta per rispondere - ...tu sei un buon soggetto, ma Yu... - sospirò sognante - ...prendere in giro lui è qualcosa di esaltante. - affermò abbandonandosi contro lo schienale della sedia - Però mi ha appagato di più vedere la tua testa in mezzo alle mie gam... -

Una cuscinata, e il fiume di parole che stava sgorgando dalla sua bocca venne interrotto. Allen lo guardò con evidente imbarazzo, che venne accentuato dal sorriso comprensivo comparso sul viso di Lavi.

- Anche Yu all'inizio aveva le tue stesse reazioni. Non voleva parlarne, ma farlo e basta. - assunse un'aria pensierosa - Anche adesso è così, però prima era più teso e non voleva farlo tanto, ora è addirittura lui a venirmi a cercare. -

Lavi sembrava compiaciuto e Allen si ricordò come era in fondo incominciata quella storia. Perchè non si sarebbe lasciato andare a quel modo -probabilmente- se la sua mente non fosse stata imbevuta delle immagini di Kanda che baciava Lavi e Lavi che si lasciava dominare da lui. Quel pensiero, sul quale si costringeva a rimuginare, era l'unico appiglio che potesse consolarlo, perchè la maggior parte della colpa sarebbe stata comunque di Kanda e Lavi, non sua. Anche se gli era piaciuto. Piaciuto fin troppo.

Sprofondò nel letto, non riuscendo a sopportare quel qualcosa che sapeva chiamarsi scheletro nell'armadio; non era un rimorso, ma quasi.

- Lavi. Io ho visto te e Kanda. - scandì piano le parole - La sera del mio ritorno dalla missione con Crowley. Nella stanza di Kanda. -

Lavi si strozzò con il sorso d'acqua che aveva preso per noia - Ci hai visti? - era incredulo: gli ci era voluto poco per collegare i vari elementi, sapeva che Allen era rientrato tardi e sapeva che lui aveva passato tutta la notte nella stanza di Yu - Ci hai spiati! - si corresse.

- No! -

Il ghigno di Lavi era poco rassicurante - Allora ti eccita guardare? -

- Certo che no! -

- Perchè sei venuto ad aprire la porta allora? -

- La porta era già aperta e si sentiva tutto. -

- Non ti devi giustificare. -

- Non mi sto giustificando! -

Allen vide Lavi scoppiare in una genuina risata e sentì avvicinarsi come conseguenza i passi furiosi della capo infermiera. Ma non gli dispiacque l'espressione che l'altro aveva assunto per rispondergli, anche se questa possibilità gli venne preclusa dalla donna decisa a trascinarlo fuori dall'infermeria trascinandolo per un orecchio.

 

 

 

Un'altra missione con Crowley ed Allen aveva compreso che Komui voleva mettere a dura prova le sue capacità psichiche, già ridotte all'osso. Ovviamente ritornarono tardi ancora una volta ed ovviamente dovette passare il viaggio sveglio a sorbirsi i gemebondi lamenti del compagno che implicavano delle balbettate scuse per essere stato la causa che aveva fatto perdere loro il treno precedente. Ebbe uno sgradevole senso di déjà-vu passando davanti alla sala comune affollata di scienziati in bilico tra la coscienza e il coma, tuttavia si limitò ad affrettare il passo e si lasciò alle spalle il forte aroma di caffè.

I suoi passi risuonarono lungo i corridoi vuoti, ma era tranquillo, grazie al Finder e ad una solenne promessa di Reever era quasi sicuro di non girare l'angolo ritrovandosi di fronte ad un Komurin sul piede di guerra.

Poi arrivò lì. Se l'era aspettato e si era deciso a mantenere lo sguardo basso, fisso sul pavimento, ma non riuscì. Con un movimento impercettibile del capo sollevò lo sguardo e la vide: la porta aperta. Inarcò le sopracciglia e non pensò perchè fosse socchiusa, nè chi l'avesse incautamente lasciata così; sapeva che Kanda e Lavi erano in missione, ma ciò non gli impedì di arrossire.

Inspirò a pieni polmoni ed espirò con lentezza, sentendo l'agitazione scivolare via. Era tardi, doveva soltanto andare nella sua stanza per riposare. Eppure, passando davanti alla stanza, la sua attenzione fu calamitata da quel sottile spiraglio dal quale potè scorgere la finestra: sì, decisamente il panorama di cui godeva Kanda era migliore rispetto a quello a cui si era abituato lui. La luna era naturalmente lì.

- Vedi Yu? Lo eccita spiare! -

Allen sussultò sentendo quella voce emozionata soffiargli contro l'orecchio, poi un paio di mani lo spinsero dentro alla camera. Sentì un'altra voce dopo essere stato costretto sul letto sotto il peso di due corpi.

- Stupido coniglio, vai a chiudere a chiave quella dannata porta! -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About The Doppler Effect

Fine della storia. Ho scoperto solo ora che è praticamente nonsense e scritta solo al fine di vedere questi tre fare gli idioti, specialmente Allen. All'inizio era a rating rosso, ma era troppo difficile prenderli assieme. Rimedierò. Forse. Non so.

Quest'ultimo capitolo è troppo buttato lì? Ve lo chiedo perchè dal capitolo 3 questa fan fiction già non mi convinceva più XD Sono un caso disperato, perdonatemi. Ho comunque voluto concludere, perchè rischiavo di non pubblicare più se continuavo a cancellare e riscrivere. Dunque se vi sembra che sia un'accozzaglia di cose senza senso penso che abbiate ragione. Vi ho deluso? Pazienza.

Io ritornerò prossimamente -è una minaccia- con non so che cosa, ho tante idee ma poca voglia concreta di buttarle giù. O sono troppo difficili o sono totali idiozie come questa.

Ringrazio chi ha commentato, letto, messo in preferiti, sfavoriti, seguiti, inseguiti e balle varie, se siete arrivati fin qui vuol dire che per lo meno un po' vi ho incuriositi. Per festeggiare la fine del capitolo ho messo un'immagine doppia, dato che non sapevo decidermi (sono indecisaaaaa °A°)

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