Eternamente senza risposta.

di N i s h e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** google translator che mi stupisce. ***
Capitolo 2: *** giorno due. ***
Capitolo 3: *** giorno tre. ***
Capitolo 4: *** giorno quattro. ***
Capitolo 5: *** giorno cinque. ***
Capitolo 6: *** giorno sei. ***
Capitolo 7: *** giorno sette. ***
Capitolo 8: *** giorno otto. ***
Capitolo 9: *** questo vale due giorni. oppure tutti i giorni. ***
Capitolo 10: *** giorno undici. ***
Capitolo 11: *** giorno dodici. ***
Capitolo 12: *** giorno tredici. ***
Capitolo 13: *** giorni quattordici/quindici. ***
Capitolo 14: *** giorno sedici. ***
Capitolo 15: *** giorno diciassette/diciotto. ***
Capitolo 16: *** giorno diciannove. ***
Capitolo 17: *** giorno venti. ***
Capitolo 18: *** giorno ventuno. ***
Capitolo 19: *** giorno ventidue. ***



Capitolo 1
*** google translator che mi stupisce. ***


bozza. - Quando mi tagliai i capelli e piansi.

Dirò solo questo:
"Grazie al cielo, perchè pioveva incessantemente, la notte che ti incontrai."
La pioggia ci rivestiva completamente, fondendosi al nostro animo esitante, mentre mi sorridevi splendente.
Come i lampioni, che proiettano luci malinconiche e rassegnate.

"Non preoccuparti". Ti eri chinato a raccogliere l'I-Pod a terra, le cuffie erano rimaste attaccate alle tue orecchie, dondolavano interrogative.
Io ti guardavo, spaventata, inorridita per essere finita su di te. L'I-Pod era caduto durante lo scontro dei nostri corpi, correvi verso chissà cosa. Come me.
"Scusami...", ripetei per la quinta volta, mentre mi porgevi l'ombrello che era volato via, libero. 
"Non preoccuparti.", di nuovo tu. "Vedi? Non si è rotto. Questo I-Pod è da anni che cade e non si è mai rotto sul serio."
Sorridevi ancora, la pioggia ti bagnava. Le gocce si facevano grandi sulla tua giacca nera. "Non ne ha abbastanza ancora, beato lui."
Ti sei sistemato bene il cappuccio della giacca e mi hai salutato, toccandomi un braccio con gentilezza.

Ho capito che siamo foglie in mezzo al nulla, che credono di saper volare senza rendersi conto di stare per abbracciare duramente il freddo e doloroso suolo.
I tuoi occhi scuri mi presero da parte, mi dissero: "sei a casa."
La pioggia cadeva, l'acqua ha rimescolato e impastato i visi che avevo precedentemente incontrato nella mia vita, facendo nascere il tuo.

Ti fermai, non ti lasciai andare quella notte.

Hai una cicatrice sotto il sopracciglio sinistro, in quel punto i peli sono restii a crescere ma non fa differenza: ti dona, irresistibilmente.
Ho aspettato per un segno.


Quando mi chiesero per quale motivo sorridevo dopo mesi e mesi, risposi che in realtà non avevo capito nulla della mia vita:
se il mondo sarebbe esploso, da lì a un battito di ciglia, io avrei voluto far cadere quell'IPod per un'altro pezzo di eternità.

Mi ero tagliata i capelli, mi sentivo ispirata, l'aria passava dietro il mio collo baciandomi.


_

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Capitolo 2
*** giorno due. ***


lalabum - Quella volta che sono cresciuta.

Il giorno che sono cresciuta sentii un formicolio alle mani e vidi quello che in realtà stringevano, quello che mi ero illusa di trovare nel mio presente: niente.


E allora mi alzai da terra e mi incamminai verso non so cosa.

Vidi una donna inginocchiata a terra, il capo chino, il corpo trasparente. Era semplice eppure emanava un dolore quasi elegante, riservato.
Aveva in mano un cartello che non lessi, ero occupata a fissarle il volto con ancora poche rughe e degli occhiali bianchi a cingerle gli occhi.
Guardava per terra e io mi bloccai sul posto.

Il cielo grigio pianse, i passanti si allontanavano da lei.
Il giorno che sono cresciuta ho respirato il fallimento di quello che sarei stata. Mi resi conto che il Futuro insieme a un ignaro Passato di qualcuno, da qualche parte nel mondo o precisamente dov'ero io, erano appesi a un filo sempre più debole.
E allora il cielo divenne buio perchè ero cresciuta.
Crescendo capii. Avere dei sogni ci porterà ad umiliare noi stessi, pur di realizzarli e mettere a tacere la nostra incompleta esistenza.
Ci rendono incompleti e ci fanno fallire, i sogni.

Non viviamo, questo mi fu chiaro. Perchè aspettiamo che la straordinarietà ci travolga mentre noi restiamo inerti.
Aspettando senza fare nulla è come morire lentamente.
Quella donna aspettava che qualcuno le porgesse una mano e l'aiutasse ad alzarsi; che andasse con lei fino ai confini della terra a gridare l'imponente gioia di avercela fatta.

Nessuno lo fece e io mi vergognai del momento in cui mi ero resa conto di essere cresciuta.


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Capitolo 3
*** giorno tre. ***


lalabum2 - Quando ricordai di avere una soffitta.

- E così pensi sempre al Piccolo Principe, quando scrivi?
- Le mie parole ne sono impregnate, è diverso.
- "...credo che egli approfittò, per venirsene via, di una migrazione di uccelli selvatici."
- Io, un giorno, me la tatuerò quella frase.
E tu mi guardasti, alzando gli occhi dal libro e mi sorridesti con l'ombra di una tenerezza mal celata. In quel momento ti amai, me lo ricordo ancora.

La luce grigia del pomeriggio cercava uno spiraglio per entrare definitivamente, dalle fessure della finestra e noi stavamo chini su vecchi libri impolverati, scatoloni aperti. Sentivamo l'odore di tante vite.

- Questa cosa di Saint Exupery che scompare nel nulla è parecchio misteriosa, però.
- Penso che se ne sia andato nel momento esatto in cui si è reso conto che non ritorneremo più bambini. Quando si è reso conto di quanto siamo noiosi e prevedibili, da grandi.
 
Mi guardasti e forse in quel momento provasti pena per me o forse mi amasti anche tu, per un solo istante.

Preferivo quei momenti dove capitava di rimanere in silenzio nonostante tutte le parole che avremmo potuto dire.
Perchè ce n'era il tempo e lo spazio e mille altri fattori che giravano come galassie, su di noi.
Rimanemmo in silenzio perchè così preferivamo, perchè le parole non servono a nulla quando due cuori sono talmente sintonizzati l'uno sull'altro.

Il Piccolo Principe preferì affidarsi alla libertà degli uccelli, per imparare a volare.
Da lì iniziò tutto.

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Capitolo 4
*** giorno quattro. ***


lalabum3
- Quando mi misi a fare Jogging in piena tempesta.


Mi sarei bagnata completamente, per sempre.
Puoi solo immaginare quanti metri hanno percorso i miei piedi, correndo. Forse non ci vuole molto, forse non era poi una cosa così strana.
Fuggire forse non richiede tanto rumore.
Ma è perchè non c'eri, in quel momento, con me.
Rendermi conto che la detestavo, la pioggia, perchè era l'unico posto che bramava il mio corpo. Io, la detestavo.
Ma cos'aveva il mondo che non andava con me? Cosa nascondeva di così sbagliato?

Io mi bagnai, forse piansi ma non ne ho il ricordo perchè l'acqua aveva cancellato anche le lacrime.
Dispiacermi non avrebbe cambiato le cose, cos'altro avrei dovuto fare?
Sentirmi inadeguata, sentirmi scoppiare dentro...tu non c'eri, non l'hai mai saputo e probabilmente non lo saprai mai.

Poi affidandoci a una canzone pregheremo perchè ci dica come è nata, cosa ha provato l'autore quando scriveva parole che si completavano.


Ed era bellissima, quella canzone.
Ed era straziante correre nella pioggia, essere inghiottita dalle luci della notte e sentire il mio corpo urlare il suo disappunto.

Non pensai più.


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Capitolo 5
*** giorno cinque. ***


lalabum3
- Quando mi resi conto di dover ricominciare tutto d'accapo.


Non può andare peggio di così.
Ho già dato al mondo la mia dose di sbagli e stronzate.
Non posso.
Chiudendo gli occhi sento la me che avrei dovuto essere:
di notte a guardare il cielo, con le lacrime agli occhi - ma perchè ero felice, cazzo; a ringraziare l'intero creato per il solo esistere.

Non adesso. Non questo.

Le migliori melodie si assaggiano prima di dormire.

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Capitolo 6
*** giorno sei. ***


lalabum6 -Quando scrissi parole che non ti dissi mai. 

-Sarò migliore e riuscirò a lavare via quest'apatia. Puff, come se non fosse mai esistita.
Non saranno possibili nemmeno una manciata d'anni per cancellare te, che l'hai provocata, invece.
Semplicemente vivrò ignorandoti, non dimenticandoti. E ti ignorerò in silenzio, senza disturbarti nè darti altro da parte mia.

Mi basterà sapere che ci sarai ancora come un'eco sempre più debole a ricordarmi cosa e come ho vissuto. Perchè i tuoi occhi mi hanno vista crescere.
Anche se non hai saputo - e non ho saputo a mia volta - cogliere quelle ombre che mi sforzavo di mostrarti, nascondendole.

Parole verranno spese, amanti si diranno addio: parole verranno urlate.
Due cuori si incontreranno, non ci saranno parole.
Io ti dimenticherò difficilmente, perchè non è mia intenzione.
Ma ti lascerò fuori dalla mia vita, parole saranno cantate.

Il sole sorgerà, domani?
Io sono stata creare per aspettare. Aspetterò per rincontrarti o per dimenticarti definitivamente.
Fino ad allora chiuderò gli occhi e diventerò parte del paesaggio che mi circonda, abbracciandomi.

Io, al centro del mondo. Letteralmente.
Non c'è cosa più dolce.

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Capitolo 7
*** giorno sette. ***


lalabum7
- Quella volta che ti amai.


Lasciami sola che non mi capirai mai.
Ma ti amo, ti amo, ti amo. Io. Ti. Amo.

E' che la notte è così scura e la luna è malinconica e non brilla.
Urlando stonerei di più.
Ma sono così rassegnata che quasi sussurro: io ti amo.
Sono quella cupa e pessimista che ti è capitato di incontrare mentre sorridevi all'incerto, davanti a te.
Quella che ti fece inciampare nei tuoi stessi piedi perchè non ha mai imparato a starsene zitta.

Ma ti amo, anche se piove e il sole se ne starà dietro le nuvole, domani.

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Capitolo 8
*** giorno otto. ***


lalabum - Quando osai sfidare i grandi amanti della storia.

Quando mi chiedesti cos'era per me la felicità, esitai.
Gli occhi, grandi globi quasi vitrei, sospesi a guardare qualcosa che non c'era realmente. Poi chinai la testa, sconfitta, e li richiusi.
Una volta scrissi da qualche parte che ero rimasta a guardare troppo a lungo il mare: le mie iridi si erano rivestite di un celeste tendente al verde.
Ho uno sguardo determinato come l'oceano, mi piace scriverlo.
Non potevo dirlo cos'era la felicità: non sarebbe più ritornata.
La mia era stata costellata da libri, due occhi scuri, profumo di pelle salata, notti d'estate.


Tu mi incontrasti quando ancora mi capitava di sorridere all'avventura e assomigliavo a una spensierata, quanto inconsapevole, foglia nel vento.
Mi chiedesti in dono un abbraccio e quando ti guardai interrogativa, mi rispondesti solo:
"Perchè tu non mi conosci. A te posso chiederlo perchè tu non mi guarderai con compassione. Perchè tu potrai rifiutarlo."


Io non lo rifiutai: quella notte che le luci erano più vive e più incomprensibili che mai, io ti ho amato.
Mi hai permesso di amarti e mi hai distrutta.
E le tue lacrime assomigliavano alle mie e ci amammo. Non come i grandi amanti della storia: meglio.
Perchè ti amai senza aver bisogno di troppe parole, perchè amai le tue dita e feci mie le tue lacrime.
Perchè ci fidammo l'uno dell'altra, in quel preciso momento, così intensamente che non ci fu bisogno di conoscersi "seriamente".
Perchè avevano ragione le luci, quella notte.
In quel momento io avevo bisogno di una direzione, un'abbraccio. Come te.
E non ci servì nient'altro per amarci perchè le cose semplici sono quelle più difficili da accettare e noi le accettammo e ci lasciammo trascinare via.
E ci perdemmo e ti raccontai in silenzio tutta la storia della mia vita, in una sola notte, mentre mi accarezzavi i capelli.
Tu trovasti rifugio nei miei sospiri.



E...io esitai.


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Capitolo 9
*** questo vale due giorni. oppure tutti i giorni. ***


lalabum9 - Quando ribadii un concetto per la milionesima volta.


Il destino di quella fotografia sbiadita, il cui soggetto si arrampicava a rimanere tra il bianco e il nero per l'eternità, fu quello di ricordarmi l'evoluzione che il mio corpo avrebbe ospitato.
Senza fermarsi, senza indulgiare troppo sarebbe invecchiato, racchiudendo con avidità, gelosia e determinazione tutti quegli aliti di fiato che riusciva a trattenere dentro di se.
Io avrei rinchiuso la polvere che mi vorticava intorno, invisibile. Io c'avrei provato.
Lo scrigno che mi avrebbe contenuta.
Perchè ho un'anima che tutte le vite del mondo hanno, almeno per una volta abitato, convivendo tra alti e bassi.
E ne vado fiera, perchè un tassello dopo l'altro mi hanno messa al mondo.

- Cosa pensavi quando ti scattarono questa foto?
- Ero imbronciata, non vedi?
- Ma perchè?
- Perchè ho sempre odiato che mi si facessero delle foto. Non mi voglio accorgere di crescere e le foto lo ricordano troppo.

E poi mi avevi abbracciata mormorando una serie di moine che odio sentirti dire.
Ma il fatto è che io stessa immortalo momenti ovunque, con qualsiasi mezzo a disposizione, è praticamente quello che faccio da sempre.
Voglio solo provare a mettere a tacere l'assordante evidenza che mi urla: "Stai crescendo, muoviti a vivere!"

Non si ferma mica, il tempo.

Vivere.    Devo vivere.

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Capitolo 10
*** giorno undici. ***


- Quando mi misi a fare piani sulla fine del mondo.


L'ultima notte del mondo sarà quella in cui io sarò all'apice della felicità.
E sai perchè? Perchè avrò urlato a squarciagola la mia canzone preferita, affidando al cielo tutti i momenti che essa avrà racchiuso fino ad allora.
Dio, che libertà!
Ma ci vieni con me, all'ultima notte del mondo? Mi terrai la mano quando le lacrime solcheranno il mio viso, perchè non posso fare a meno di pensare alla malinconia delle cose?
E poi ci guarderemo negli occhi, con quel cipiglio che sembrerà aver capito tutto della vita e finiremo per baciarci.

- Stai dicendo un mucchio di cavolate, piccola.
- Ma tu ci verresti, con me?
- Sì, sì, ci verrei con te.
- Non mi convinci così.
- Scherzi? Aspettare l'ultima notte del mondo per vederti felice, meglio di niente...

Ti lanciai una lunga occhiata, chissà come apparivo ai tuoi occhi. Chissà cosa avevi sempre visto di me, qual'era la cosa che ti aveva spinto ad amarmi.

- E portiamo i pop-corn?
- Porteremo i pop-corn.
- Sarà la mia notte felice del mondo.


Chiudo gli occhi.

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Capitolo 11
*** giorno dodici. ***


lalabum11
- Quella volta che mi misi a fare della filosofia spicciola dentro una stazione affollata.


Tutte le cose che iniziano male ti porteranno a pensare che finiranno male, solo perchè non ne conosci l'esatto destino.
Solo perchè non ci provi, a togliere quella brutta sensazione che ti assale più dell'ansia.
Provaci, mi disse.

E oggi ho rivissuto i treni che mi fanno dormire in un mondo ovattato, sperando di respirare ancora quell'aria che sapeva solo di me.

"Non smettere mai di sognare: le cose che desideri, in un modo o nell'altro, si avverano sempre", ho scritto su un foglio.
L'ho appeso mostrandolo al mondo, con la speranza che qualcuno gli sorrida teneramente, leggendolo.

- Ti mancava, tutto questo?
- Il trovarmi a mio agio dentro una stazione affollata? E me lo chiedi anche? Non vedi quanta vita viva hai intorno?

E ti fermasti a guardare anche tu, con un'espressione sospesa e limpida che difficilmente compare sul tuo volto.
Lasciammo un messaggio al mondo, qualcuno ci avrebbe creduto prima o poi.

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Capitolo 12
*** giorno tredici. ***


lalabum13 - Quando rischiai di fare una proposta di fidanzamento che tanto 'proposta' non era.

Ti ho comprato un anello e te l'ho regalato, anche se non era il tuo compleanno, perchè mi hai definito completamente nella tua testa già prima di incontrarmi dentro.

Avevi definito già, quella che sono ora.
C'era qualcosa dentro me che ancora non conoscevo: l'hai trovata tu, di qualunque cosa si trattasse.
Mi hai costruita nella tua mente, facendomi diventare il tuo pensiero riflesso.
E io ho scoperto che mi piaceva, la tua visione di me. Mi sono amata.

- Sei fottutamente speciale, vorrei esserlo quanto te. L'hai fregata ai Radiohead, ammettilo.
Questo c'era inciso su quell'anello.
- No, sono loro che hanno deciso di usare la frase prima di me.
- Sai che è una delle cose più dolci che qualcuno abbia mai fatto per me?
- Non ti commuovere, ti prego.

Mi guardasti fiero, mentre ti inserivi l'anello al dito un po' impacciato.
Non era una promessa, non era qualcosa che ci avrebbe legato come un laccio: noi non avevamo bisogno di anelli.
Non era niente, solo un anello, lo sapevamo.

- Voli sempre in alto con gli uccelli tu, eh?

Ti sorrisi.

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Capitolo 13
*** giorni quattordici/quindici. ***


lalabu13 - Quando mi sentii per la prima volta a casa, in un posto che non era mio.

Lo senti il cuore pulsante, selvaggio e ansimante della città? Ogni tanto sembra capirti, ogni tanto ti protegge e ti permette di scaricare tutto su di lei .

E' paziente quando si lascia vivere e tu ti lasci andare.
Ti permette di staccarti da quei lancinanti pensieri poco sani che crea la tua mente inerte, facendoti ballare nel suono di luci psichedeliche che la circondano.
Non ti permette di sentirti sola perchè fallirebbe il suo stesso concetto, la sua entità: fallirebbe e basta.

Tu scappi e lei ti ritrova.
Respirando acquisirai tutta le verità del mondo e le nuvole non ti sembreranno più semplici nubi, saranno - da quel momento in poi - i mezzi sui quali viaggiano indisturbati e irragiungibili i sogni.
E ti farà ridere, la sola idea che ti stia proteggendo da te stessa quando avrebbe anche quell'ingrato potere di distruggertela, la vita.
Però il suo debole alito di vento ti chiude sempre gli occhi e tu ti lasci andare.

Nel bene e nel male.



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Capitolo 14
*** giorno sedici. ***


lalabum14 - Quella volta che mandai all'aria tutti i dubbi e affrontai la vita.

E se avessi aspettato un attimo, prima di uscire da casa?
E se non fossi andata all'università, quel giorno?
E se quel giorno non girava tutto per il verso giusto, nella mia mente?
E se non ti avessi incontrato?

Chissà come, decisi che quel giorno sarebbe stato diverso dagli altri. Decisi che ne avevo abbastanza del mio appartamento umido e freddo e del suo rifugio sicuro.
Uscii e non seguii gli schemi e i "se": se piove non ho l'ombrello, mi bagno sicuro, ma chissenefrega.
Quel giorno era tutto mio, era il mio giorno, perchè allo specchio promisi a me stessa che avrei fatto di tutto.
Di tutto...

- Ehi, scusami!
Mi voltai: nel nome del cielo io stavo sostenendo una conversazione del tutto immaginaria con mia madre. Le avevo appena detto che mi sarei tinta i capelli di un bel rosa shocking, volevo vedere la sua immaginaria faccia.
- Tu sei la tipa che ha tutti gli appunti?
- "La tipa che ha tutti gli appunti." Certo, che ti serve?
Oh, mio amato sarcasmo.
Mi fissò.
- Ecco, volevo solo sapere gli argomenti delle ultime cinque lezioni. Anche solo un accenno, se ti scoccio tanto.
- Non mi stai scocciando. La cosa che mi scoccia è quando la gente non si prende la briga di venire alle lezioni, perchè tanto c'è sempre la tipa che ha tutti gli appunti.
Non farci caso, avrei voluto dirgli, mi rivolgo più o meno così a tutti.
Mi guardava senza dire niente, le sopracciglia inarcate.
- Scusami. Eccoti gli appunti.
- Io... Beh, grazie. Mi sono molto d'aiuto, mi sdebiterò, in qualche modo.
- No, tranquillo.
Volevo solo andarmene e continuare la mia conversazione immaginaria.
- Mi chiamo Marco, comunque. E il mio debito lo pagherò così: ti va di venire con me stasera?
Lo guardai ironica, certo come no, sarei venuta con te, perfetto sconosciuto.
- Venire con te? Stasera? Non sai neanche come mi chiamo.
- Sinceramente mi interessa poco il tuo nome. Io voglio sapere la storia che si nasconde dietro a quegli occhi azzurri, se tu me la racconterai. Non voglio sapere come ti chiami, anzi dimentica anche il mio nome. Stasera inaugureranno la libreria in centro, dimmi a che ora posso passare a prenderti. 
Determinato e diretto.
Gli sorrisi.

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Passate delle buone Feste, tutti quanti. :)

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Capitolo 15
*** giorno diciassette/diciotto. ***


lalabum15
- Quando ci baciammo sotto un vischio immaginario.


Sai quando è Natale e tutti si danno da fare per starsene senza pensieri che valgono la pena di essere disturbati?
Quando senti quell'aria senza nome che ti circonda, come dei fantasmi che ti esortano a vivere.
Io penso, invece. Perchè non c'è occasione più adatta, quando le menti degli altri sono invulnerabili e protette da pensieri futili, e tu puoi startene lì a provare un po' di malinconia dal sapore dolciastro.
So che tante cose si stanno muovendo per andare avanti, so che la mia mente non può fermarsi a un preciso momento e ancorarsi per sempre ad esso.
Per quello sono triste. Quando me ne rendo conto sono triste, perchè ogni Natale è bello a modo suo e allo stesso tempo è sempre incompleto di qualcosa che non tornerà più.
Hai deciso di ignorarmi - tutti mi ignorano, prima o poi - e quelle risate non torneranno più. Quei progetti di noi saranno solo ricordi che mi sforzerò di non ricordare perchè mi farebbero sentire una fallita. Più di quanto non lo sia già.

- Perchè te ne stai in silenzio?
- Sono felice a modo mio, non ti preoccupare, va tutto bene.
- Chissà perchè non ci sono più le mezze parole.
Ti guardai, avevi gli zigomi di un rosso appena accennato e gli occhi felici: presto dritto al reparto "Crollo da sonno et troppe bottiglie di birra bevute."
Ti assecondai perchè mi guardavi con una tenerezza negli occhi che sembrava conoscere tutto, eppure mi aspettava senza pretendere troppo.
- E i pini innevati?
- E gli amanti al chiaro di luna?
- Perchè non ci sono più poeti capaci di renderli immortali, tesoro.
- Sei bellissima.
- E tu ubriaco.

Il muro sosteneva le nostre teste esauste, quattro occhi pieni di ricordi color della notte si incontravano sopra due sorrisi stanchi ma familiari.

E gli amanti al chiaro di luna?



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Capitolo 16
*** giorno diciannove. ***


lalabum18
- Quella volta che guardando le stelle, rimanemmo senza fiato.


Si dice che le stelle siano fanciulli, in realtà, fuggiti dalla terra per non dover crescere e perdere la loro innocenza.
Si dice che sono i loro occhi, quelli che vediamo brillare; Bramano le braccia delle madri che ancora li stanno cercando, disperatamente.

Io voglio solo godermi questo vasto, rumoroso, insaziabile silenzio.
E sai anche tu che non c'è nulla di meglio che perdersi nei boschi, quando è notte; sdraiarsi su una vecchia coperta di lana e diventare una singola cosa col cielo.
- Riesci a sopportarlo tutto questo silenzio?
Mi hai sussurrato, con gli occhi incollati al cielo.
- Non riesco a contenerlo. Anche se ne sono parte, adesso.
- Siamo?
- Siamo parte di tutto questo. Non smettere di sussurrare, potrebbe cascarci tutto addosso.
Sei scoppiato a ridere e io con te: eravamo così insignificanti eppure infiniti a modo nostro. Ti ho sussurrato all'orecchio che c'era una sacralità in quello che stavamo vivendo, ti ho sussurrato di non lasciarmi andare con loro.
Tu mi hai guardato e il tuo sguardo era stranamente fermo. Le lampade intorno a noi erano come sempre anonime e ci rendevano limpidi.
- Non ti lascio andare.


E io ti ho creduto.



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Capitolo 17
*** giorno venti. ***


lalabum  
- Quando mi feci un tatuaggio e rischiai di vomitare l'anima.


Ho sempre guardato le mani di una persona, dalle mani catturo un briciolo della sua vita. Lunghe, grandi, fine, affusolate.
Per questo probabilmente non sono mai riuscita a premere delle dita sulle vene sporgenti, senza sentirmi male da sola.
E' una cosa così bruta, premersi le dita sulle vene.
Tu lo facevi per farmi un dispetto e io mi coprivo gli occhi inorridita.
Ti accarezzavo le mani e le tenevo forte nelle mie. Hanno una tale nobiltà, le tue.

- Mi sono fatta un tatuaggio.
Dall'altra parte del mondo, tu rimanesti in silenzio. Forse avevi uno sguardo rassegnato, forse divertito, forse tutti e due.
- Fare salti mortali con una certa nonchalance è da te, si era capito.
- E' che mi manchi.
Forse i tuoi occhi si erano addolciti.
- Non farmi saltare sul primo aereo che trovo, amore. - Mi avevi supplicato, per me e per te.  - Il tatuaggio?
Too late, I already found what I was looking for, sul polso sinistro. E mi sono sentita davvero male, ti giuro, l'ago sulle vene è stata la mia morte ma dovevo farlo. Dovevo, amore.
Ero assonnata, cercavo di spiegarti. Tu ti sei commosso.
Non parlammo per un po', il telefono piangeva e noi pensavamo all'inutilità di esistere lontani.

Fissavo la frase immortalata al polso cercando di non ripensare al dolore, fisico e morale, che l'aveva fatta diventare mia.
 

Avrebbe cancellato tutti i dubbi e indicato quale bivio seguire, mi hai fatto notare prima che mi addormentassi di nuovo.

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Capitolo 18
*** giorno ventuno. ***


lalabum
- Quella volta che ringraziai segretamente un certo Kurt Cobain.


Ascoltavo una canzone d'addio e il tempo si è fermato.
La canzone proseguiva ancora, le immagini scorrevano senza fermarsi, davanti ai miei occhi dall'aria sospesa.
Alla fine tirai su col naso e ascoltai un'altra canzone.
E parole di sublimi anime in pena mi supplicarono di dar loro ascolto: loro ci provarono a vivere, anche se l'immensità delle cose li aveva schiacciati.
Vinse sul loro corpo, non sul loro spirito.
Mi dicevano di cantare con loro, imitando quella commozione che avevano nel cuore, perchè non gli era rimasto nient'altro.
Lo feci e riuscii a dirti quello che, in realtà, tentavo di dirti dal primo momento che ti ho ritenuto più importante di qualsiasi altra cosa.

- Tu sei la mia casa.
Dissi prendendoti le mani tra le mie. Mi hai guardato con un cipiglio preso alla sprovvista.
- Cosa?
- Tu sei la mia casa, ecco cosa. Io...non credo di avertelo detto mai. Te l'ho detto mai?
Hai sbattuto gli occhi una o due volte. Sconcertato proprio.
- Ehm, non saprei. Non lo ricordo, amore...
- No. Non te l'ho detto mai. Voglio lasciare intatto il mio spirito, anche se il mio corpo verrà schiacciato. Voglio lasciarlo dimorare in te,  perchè sei l'unico scrigno capace di contenermi.
Rare volte sono stata così convinta di quello che dicevo. Rare volte mi hai guardata in quel modo.
- Non dovresti nemmeno dirmele, queste cose.
Hai mormorato avvicinando la tua testa alla mia.
- Perchè? E' quello che provo, è colpa tua se sei l'unico capace di farmi esistere.
Avevo allontanato la mia testa dalla tua.
- Perchè io queste cose le so già. - Mi hai riavvicinata a te.

- Perchè anche tu sei la mia sola casa...

Quella notte dormimmo con la serenità dipinta sul volto, dopo aver pianto a lungo.


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Capitolo 19
*** giorno ventidue. ***


lalabum
- Ricapitolando:

Tu che mi sposti i capelli dagli occhi. Il nostro viaggiare paralleli, che nonostante tutto ci siamo intrecciati sempre.
Perchè non servono troppe parole, mi hai detto una volta.
Vieni qui, abbracciami, ti ho supplicato.
Quando rimanemmo senza benzina e invece di disperarci mi hai fatta ridere fino allo sfinimento.
Perchè di notte sei sempre stato così luminoso.
Perchè di notte vedi tutto chiaramente nel modo che non ti aspetteresti mai, sai?
A quando è bastata una sola canzone per far nascere un pensiero che ha cambiato le mie giornate.

Le foglie sull'asfalto, calpestate e ignorate.
Quelle siamo noi, ti ho detto una volta che ero più fragile del solito. Tu mi hai dato il tuo cappotto e mi hai coperta dall'aria gelida della notte.
Quando sperammo di riportare in vita generazioni di angeli che ci hanno sempre sorretto.
Sentimmo il rumore tiepido delle loro anime e quell'amore che fu rifiutato loro di vivere e diventammo tristi.

Ma poi un'altra notte era arrivata, lo sai bene.

Ci baceremo fin quando l'amore non sarà esausto a farci muovere ancora. Fino ad allora non ci sarà un attimo sprecato e vuoto.
Perchè di attimi sprecati e vuoti ne ho vissuti tanti e non ne sento la mancanza, perchè ci sei tu a riempirli.

- Mi hai fatta diventare una macchina sforna-moine, renditene conto.
- Shh, dormi.
Hai mormorato, ancora più piano tu, mentre mi coprivi.
Ho avvicinato la mia testa al tuo petto, stringendomi a te.

Qualcuno potrebbe chiedermi cos'è la felicità, in questo preciso momento? Grazie.





Just this: finalmente è finita. Ce l'ho fatta, ye!
Mi scuso per il fatto che l'abbia pubblicata oggi invece di ieri, ma non ci sono riuscita per ovvi motivi di impegno.
Ho iniziato a scriverla ieri e l'ho conclusa oggi, credo vada bene lo stesso nè?

Ad ogni modo: un grazie dal più profondo di me stessa, a chi ha seguito questo progetto. A chi ha commentato/messo tra le preferite/seguite.
L'unica cosa che voglio augurare quest'anno a tutti è di Vivere. Vivete, è quello che ha fatto la protagonista di questo progetto. Vivete, perchè è la parte più difficile di tutto. Perchè ne uscirete sconfitti, a volte, ma alla fine sarete sempre orgogliosi di voi stessi.
Scegliete di fare la cosa più giusta, non quella più facile.

Fantastico 2012 a tutti!

- Nishe.

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