Goodnight Sweetheart

di ila_D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Prologo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Un altro-.

Aveva perso il conto. Di tutto. Di quante ore era seduto sulla sedia di quello squallido locale, di quanti drink aveva bevuto, di quante volte i suoi piani andavano a farsi fottere.

Già, non ricordava nemmeno più da quanto ci stava provando ormai, ma ricordava perfettamente che neanche una volta è andata per il verso giusto. Mai.

Scolò il bicchiere di whiskey. Meglio offuscare la mente con un po' d'alcolico.

Fece cenno alla cameriera.

-Mi dica signore- esclamò quella con un sorriso idiota stampato in viso.

Si alzò e andò verso la porta.

-Ehi signore! Il conto, scusi!-.

Rimase fermo davanti alla porta.

La cameriera lo toccò su un braccio. -Forse si è dimenticato del conto da paga...-.

Si girò di scattò e l'assalì.

Le squarciò la gola in un istante, e beveva, finalmente, un qualcosa di decente che soddisfava la sua sete. Sangue.

Uscì dal locale lasciando sul pavimento la ragazza, mentre con un gesto si ravvivava la sua chioma bionda oro.

Forse non era andato tutto storto, a dire il vero. Era riuscito finalmente a diventare un ibrido, l'essere più potente al mondo, e adesso era in grado di creare altri come lui. Peccato però, che ora non gli era più possibile farlo. Si era lasciato sfuggire la doppelganger per colpa di un branco d'idioti.

Esatto, gli idioti avevano giocato bene le loro carte. Erano riusciti a risalire a lui.

Michael.

Come avessero fatto poi, risultava ancora un mistero. Ma ora il problema restava, e doveva pensare in fretta sul da farsi. Perchè se lui era sempre un passo avanti agli altri, Michael era sempre un passo avanti a lui.

Per questo aveva dovuto levare le tende, lasciando che l'altro fratello corresse dall'amata Elena, lasciandosi scappare il suo prezioso sangue. Però da un lato doveva essere grato all'allegra combricola : se la doppelganger fosse morta non ci sarebbero stati altri ibridi oltre lui. La strega originaria aveva pianificato nei minimi dettagli.

Mille anni nella tomba e ancora ti prende in giro.

Ma la dea bendata era stata dalla sua questa volta. Basta divagare, ora doveva pensare a riprendere la doppelganger; almeno era sotto la sorveglianza di Stefan. Anche lui l'aveva preso in giro con tutte le bugie raccontate nell'estate. Ma grazie a lui ora non provava più niente per l'umana, l'aveva guarito.

Rebekah camminava verso di lui a passo svelto.

-Perchè ci hai messo tanto?-.

-Ho procurato un pò di soldi Nick!- ammiccò sua sorella.

-Andiamo forza. Prima prendiamo la doppelganger, prima ci saranno altri ibridi- sentenziò Klaus mettendo le mani in tasca.

-Va bene, va bene...- disse Rebekah alzando le mani in segno di resa.

Così è di questo che si tratta.

No. Non era quello il motivo.

La tua ossessione per gli ibridi.

No. Figurariamoci se lo faceva per un motivo così futile.

Non vuoi restare solo?

Forse doveva smetterla lui stesso di prendersi in giro.

 

Le girava la testa e si sentiva debole. Aveva freddo, troppo freddo. Probabilmente aveva la febbre. Era il minimo per quanto le era capitato oggi. Era stata svuotata di quasi tutto il suo sangue, o almeno, così era sembrato a lei.

Klaus aveva soggiogato Stefan. Ora era solo un burattino che eseguiva gli ordini.

Ora non l'amava più.

Dopo tutto quello che avevano passato insieme, ora era semplicemente... finita.

Aveva assistito all'assassinio di suoi due compagni di classe, due persone innocenti. Morte perchè si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Morte per causa sua.

Rabbrividì e si strinse meglio la coperta.

Damon si sedette accanto a lei. -Bevi un pò di bourbon. Ti aiuterà a dimenticare-.

Dimenticare. Come se fosse possibile. O facile.

Ne bevve un piccolo sorso e storse la bocca. Dio, che saporaccio! Come faceva Damon a berlo ogni volta?

Ecco come nei momenti peggiori, pensava alle cose più ridicole.

Sono patetica, pensò.

-Lo so, è forte- aggiunse il vampiro.-Sai, anche io posso aiutarti a dimenticare. Perlomeno, le cose che non vuoi ricordare-

-No-. Sorprendentemente riuscì a non far tremare la sua voce. No. Non voleva dimenticare.-Non voglio essere soggiogata. Ho bisogno di ricordare...-

Sì. Era questo in realtà. Lei ne aveva bisogno. Aveva bisogno di quei ricordi.

-...ogni cosa-.

Damon abbassò lo sguardo per un attimo, dopodichè le porse il suo ciondolo.

Ora dovette trattenere le lacrime.

-Te l'ho riportato-.

-Questa volta se n'è andato per davvero. L'ho visto con i miei occhi. Dopo tutto quello che abbiamo passato per cercare... di aiutarlo...- Elena deglutì, ricacciando il groppo che le si era formato in gola.

-Ora se n'è semplicemente... andato-.

Abbassò lo sguardo. Le labbra le tremavano.

-Dov'eri Damon?-. Una lacrima sfuggì al suo controllo. Anche la voce le tremava.

Dov'era Damon?

Dov'era quando lei era sola in quella dannata palestra?

Dov'era quando Stefan l'aveva aggredita?

Dov'era nel momento in cui aveva più bisogno di lui?

-Non sarei dovuto andare via-.

Anche lui aveva gli occhi lucidi. Entrambi erano distrutti, più psicologicamente che fisicamente.

-Ti prometto-disse toccandole il ginocchio,-che non ti lascierò...mai più-.

Elena annuì con una smorfia, che doveva essere un sorriso.

Damon manteneva sempre le sue promesse.

-Che atmosfera intima-.

Elena e Damon si voltarono di scatto.

Stefan aveva appena varcato con nonchalance la soglia del salotto di casa Salvatore, come se nulla fosse accaduto.

-Cosa ci fai qui, fratello?- esordì Damon.

-A quanto mi risulta, io vivo qui- disse versandosi del bourbon.-Klaus è andato via, ma mi ha chiesto di tenerti d'occhio finchè non torna- continuò indicando Elena, troppo basita per dire qualcosa.

-D'ora in avanti, sei sotto la mia protezione- bevve un sorso, compiaciuto, poi aggiunse un "prego, continuate pure" e uscì dalla stanza.

Elena sentiva che stava per crollare. Come si suol dire, oltre al danno, la beffa.

-Forse... forse è meglio andare a dormire- mormorò Damon.

Lei annuì e si alzò piano, trascinandosi insieme alla coperta. Si sentiva uno straccio e voleva solo dormire.

-'Notte Damon...- biascicò insime ad uno sbadiglio. Senza aspettare una risposta salì le scale e s'intrufolò nella sua camera.

Voleva sforzarsi di pensare che domani sarebbe andata meglio, che domani è un giorno nuovo, ma non ci riusciva.

Aveva la spiacevole sensazione che sarebbe andata sempre peggio.

Come quando si è caduti in un baratro senza fine, e non si può far nulla per bloccare la caduta.

Doveva semplicemente andare avanti.

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

 

Bene, se siete arrivati fino qui senza chiudere scocciati la pagina, avete tutta la mia ammirazione! XD dato che ci siete, un altro piccolo piccolo sforzo per una recensione, così so che ne pensate!

Thhaaaanksss everyone :D

ila_D

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 

Capitolo 1

 

 

 

 

 

 

 

Elena fissava rassegnata il suo letto, o meglio ciò che c'era sopra: un vestito nero, molto sobrio, per i funerali. Infatti, quella mattina si sarebbe celebrata in piazza la commemorazione di Dana e Chad, vittime dell'ennesimo "attacco di animali".

Si era alzata presto quella mattina, aveva trascorso la notte in bianco e ora si ritrovava due ombre violacee sotto gli occhi da coprire con un bel po' di correttore.

Odiava quel vestito nero. Le faceva ricordare il funerale di Jenna. Faceva riaffiorare nel suo petto un dolore sordo: ancora non aveva superato la morte della zia. E stava ancora peggio a pensare al fatto che a uccidere i suoi compagni fosse stato Stefan.

Era stanca di essere forte, stanca di fingere che lei era una ragazza forte, che in un modo o nell'altro aveva il sorriso sulle labbra. Erano tutte idiozie. Lei non era forte per niente. Chi sarebbe stato forte in una situazione come la sua?

Prese quel pezzo di stoffa nero e si infilò nel bagno di casa Salvatore.

 

Stupida. Fastidiosa. Luce. Ecco il primo pensiero di Klaus quella mattina.

Non aveva ancora aperto gli occhi, voleva godersi appieno il dormiveglia, quel momento della giornata in cui hai la mente vuota, dimentica di ogni pensiero o preoccupazione del giorno precedente.

Poi si alzò di scatto.

-Rebekah spegni quella cazzo di musica!- urlò. Non era concepibile quell'insieme di rumori chiassosi, che definivano "musica", di mattina presto.

Nessuna risposta.

Ma il volume era assordante! Si scrollò la coperta di dosso, uscì dalla stanza come una furia, con indosso soltanto i pantaloni della sera precedente.

-Oh! Buongiorno!- trillò Rebekah.

Prese il telefono che emetteva quei dannati suoni e lo scagliò in terra.

-Ehi! Era nuovo! Perchè l'hai fatto?!- disse con isterismo la bionda.

-Stavo dormendo! Quella dannata musica sparata a tutto volume mi ha svegliato!- rispose lui quasi gridando.

-Ora devo comprarmelo nuovo!- piagnucolò sua sorella.

-Perchè, perchè non ti ho lasciato nella bara?- esclamò Klaus tornandosene in camera.

-Guarda che ti ho sentito!-urlò lei di rimando.

Si trovavano in una pensione presa in affitto il giorno prima, fuori Mistyc Falls. Non era per niente di suo gusto, ma si doveva accontentare. Doveva rimane nei paraggi di quella squallida cittadina, purtroppo.

Finchè non avrebbe ideato un piano per portare via Elena.

 

-...ed è così che ricordiamo i due ragazzi scomparsi, e siamo vicini nel dolore alle famiglie...-

Elena sospirò. Erano lì da quasi un'ora e Carol Lockwood non la smetteva di blaterare le solite cose. Com'è poi che la comunità credeva sempre alla storia degli attacchi di animali? Non si ponevano delle domande? Evidentemente no, si rispose. Probabilmente le persone hanno i loro problemi e non si soffermano a pensare troppo. Come biasimarli in fondo.

Si voltò verso Caroline, dietro di lei. La sua amica guardava per aria, quando non lanciava sguardi omicidi a Tyler, seduto vicino a "una troietta", come la definiva Caroline stessa. Tyler, dal canto suo non se ne curava minimamente.

Davanti a lei Bonnie e Jeremy; chissà se per loro andava tutto bene, ultimamente non c'era stato molto tempo per parlare.

Vicino alla sceriffo sedeva Damon, probabilmente stava raccontando, non troppo nel dettaglio, com'era andata la vicenda della sera precedente.

Vicino a lei c'era Stefan.

E lei sentiva dentro di sè un mix di rabbia, ansia e stanchezza. Eppure era ancora mattina. Sospirò un'altra volta.

-Cos'è che turba la fonte di sangue che devo proteggere?- le bisbigliò all'orecchio all'ennesimo sbuffo.

Ora rabbia, ansia e stanchezza si erano fuse insieme, facendo nascere un'incredibile voglia di prenderlo a schiaffi. Forse non doveva trattenersi, sfogarsi le avrebbe fatto solo bene. Però là davanti a tutti... per il momento si limitò a girarsi e far finta di non averlo sentito. La cosa migliore da fare era ignorarlo.

Inoltre le era venuto un gran mal di testa e le sembrava di soffocare in mezzo alla gente. Decise di andare a fare due passi, altrimenti sarebbe impazzita lì. Dopo molti "mi scusi" e "permesso" riuscì ad allontanarsi abbastanza. Peccato che si ritrovò davanti nientemeno che Stefan.

-Sul serio, Stefan?- .

Lui ghigno. -Faccio solo il mio dovere-.

-Almeno mi concedi 5 minuti? Una tregua? Voglio stare da sola- gli disse.

-E sia. Ma dopo torna qua-.

Si voltò senza nemmeno rispondergli. A chi credeva di dar ordini?

Dopo qualche passo che la fece calmare un poco, si ritrovò nei pressi del cimitero. Era da un pò che non andava là per scrivere nel suo diario. Sfortunatamente ora non l'aveva con sè, ma entrò ugualmente.

Camminò piano, respirando a fondo la pace e la tranquillità di quel luogo, a lei così familiare.

Si arrestò di colpo.

Le si mozzò il respiro in gola.

Klaus.

Era appoggiato contro un albero, a pochi metri da lei, e dormiva.

Elena rimase immobile, attenta a respirare pianissimo. Il panico si fece strada dentro di lei.

Era sola, nessuno sapeva dove fosse in quel momento e non aveva nulla con cui difendersi. Però lui sembrava non essersi accorto della sua presenza. Forse dormiva profondamente.

Ma lei aveva una dannata paura. Perchè si trovava al cimitero? Perchè proprio nel momento in cui c'era lei? Questa si chiamava sfortuna!

Alzò lo sguardo e l'osservò attentamente. Sembrava una statua antica, immobile com'era. Aveva i capelli un pò spettinati, color del grano; indossava una maglietta grigia, che lasciava intravedere un lembo degli addominali perfetti perchè aveva il braccio destro piegato dietro la testa, jeans e scarponi entrambi neri. Sul viso, l'ombra di una lieve barba. Sembrava un angelo.

Elena sbattè gli occhi.

Sì, un angelo della morte, si corresse. Ma perfino un angelo della morte era buono e gentile al confronto con Klaus.

In ogni caso, se si fosse svegliato, per lei era la fine. L'avrebbe portata via dalla sua casa, dai suoi amici, dalla sua città per svolgere il ruolo di sacca di sangue ambulante. Non avrebbe avuto più nessun futuro.

Ora iniziavano a farle male le gambe. Non poteva rimanere senza muoversi in eterno, doveva trovare un modo per andarsene di lì senza svegliarlo. Impresa impossibile, pensò.

Klaus si mosse nel sonno.

Il cuore della mora perse un battito.

Si maledì per aver indossato delle scarpe col tacco quella mattina.

Si alzò il vento, che le scompigliò i capelli e le fece volare alcune foglie secche in faccia, così chiuse gli occhi per ripararsi.

Quando lì riaprì non potè fare a meno di lanciare un urlo, che squarciò il silenzio del cimitero. Klaus si trovava a due centimetri dal suo volto.

-Elena, che bella sorpresa incontrarti proprio qui- le soffiò sul volto.

Era davvero sorpreso di ritrovarla proprio nel luogo che aveva scelto per sonnecchiare. Comunque, era un occasione da non perdere. Era sola.

La vide deglutire, e le sorrise. -Noto con piacere che abbiamo le stesse idee sul fatto di "luoghi rilassanti"- continuò, facendo qualche passo.

-Non sono qui per rilassarmi- disse lei tra i denti. Bugia. Era andata al cimitero proprio per trovare tranquillità.

Klaus alzò un sopracciglio.

-In ogni caso, sono affari miei- disse, leggermente più sicura di sè.

-Grazie per avermi risparmiato la fatica di venire a prenderti, Elena- disse l'ibrido. Le tese la mano.

-No-. Rispose Elena.

-Sai, oggi mi sono alzato con la luna storta, per così dire- continuò calmo -non ti conviene farmi arrabbiare sul serio tesoro-.

Elena lo guardò a lungo negli occhi, sostenendo il suo sguardo. La cosa si rivelava piuttosto difficile, pensò. Aveva degli occhi... basta Elena! Si rimproverò da sola. Stava impazzendo. Era la stanchezza accumulata nei giorni.

Si abbassò fino a terra e iniziò a levarsi quelle maledette, dolorose scarpe col tacco.

Klaus guardò incuriosito, non capiva perchè si stesse togliendo le scarpe. Continuò a fissarla mentre si massaggiava i piedi con un'espressione sofferente in volto. Senza scarpe era davvero uno scricciolo, quella ragazza.

Poi Elena si alzò di scatto e iniziò a correre.

Corse più forte che poteva, sentendo il vento che le sferzava il volto e le mandava all'aria i capelli; correre con un vestito non era certo il massimo.

Ultimamente non le sembrava di far altro che correre. Scappava continuamente, e tutta colpa di quel... quel... aveva esaurito gli insulti?! Non le veniva nulla. Però si era accorta che la stava lasciando andare di proposito, era stato troppo facile.

-Ahia!- dannazione, dannazione! Si era anche fatta male alla caviglia. Oddio no. No! Stava di nuovo entrando in panico. La calza le si era strappata e la caviglia stava sanguinando. Ecco, Klaus non aveva nemmeno bisogno di fermarla, aveva fatto tutto da sola. Dio, come le bruciava la caviglia!

Il biondo arrivò piano, camminando senza fretta alcuna. Sghignazzava per la misera figura che aveva appena fatto la ragazza.

S'inchinò di fronte a lei e fece un ampio sorriso.

 

Caroline si affiancò a Damon, che stava tornando a casa.

-Hai visto Elena? Doveva venire da me dopo la commemorazione ma si è volatilizzata nel nulla!-.

-No, non la vedo da stamattina- rispose Damon con un'alzata di spalle. -Magari è andata a fare quattro passi per schiarirsi le idee- ipotizzò il vampiro.

-Non risponde nemmeno al telefono!-

Damon alzò gli occhi al cielo, quando diventava isterica Caroline era insopportabile. Meglio dileguarsi e lasciarla blaterare da sola. -Ci si vede Barbie!- disse Damon, e se ne andò usando la super-velocità.

La biondina lanciò una serie di imprecazioni, prima di raggiungere il suo ragazzo, urlando il suo nome a squarciagola.

 

Elena aveva la nausea. Dopo che Klaus aveva notato la sua caviglia, l'aveva sollevata di peso e portata a super-velocità in un furgone. Non era abituata a "viaggiare" a quella velocità, e ora stava letteralmente per vomitare sul furgone. Klaus era alla guida.

-Klaus...-boccheggiò. -...ferma...ferma il furgone- riuscì a dire ansimando. -Per... favore...-. Elena non avrebbe mai immaginato di dover rivolgere queste parole a quell'assassino. Ma in quel momento si sentiva morire.

Il biondo si girò a guardarla.

Il viso di Elena era cinereo, e a tratti tremava.

Inchiodò e si fermò. Aprì lo sportello del passeggero e ne tirò fuori la ragazza, quasi svenuta. La mise in piedi.

-Non vomitare sul furgone, fallo qua fuori se proprio devi- le disse con un tono che Elena non riuscì a identificare.

Appena toccò terra le arrivò una scossa di dolore dalla caviglia, costringendola ad aggrapparsi all'ibrido. Le girava la testa, tutto il paesaggio vorticava. Strinse il braccio di Klaus ancora più forte. Poi il buio.

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Dopo una settimana esatta, ecco il secondo capitolo! (o primo, dipende dai punti di vista u.u) come vi sembra? Ho pensato di fare il funerale a quei poveretti di NonadessoDana! E l'amico, visto che nelle puntate sono stati "ignorati" xD

bene, ditemi che ne pensate, accetto anche critiche e correzioni per migliorare :) quindi lasciate una piccola recensione pleaaaaseeee!

Ringrazio _Ericuzza_ (:DD) e Aniel per aver recensito il prologo X)

A presto, ila_D

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

Capitolo 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era il crepuscolo.

Elena non era ancora tornata e non rispondeva alle chiamate. Damon finì il suo bicchiere di bourbon e uscì di casa, sbattendosi la porta alle spalle.

Si ritrovò davanti una Caroline tutta trafelata, che evidentemente stava per bussare.

-Elena non è tornata?- chiese.

-No, e nemmeno risponde al telefono quell'irresponsabile. Stavo giusto per venire da te a controllare che fosse lì- rispose Damon, con una nota di preoccupazione nella voce.

- Andiamo da Bonnie, ci aiuterà a rintracciarla- propose la bionda.

- Spero solo che Stefan non l'abbia portata da Klaus- mormorò il vampiro.

 

-Elena... cosa?!- esclamò Bonnie sconvolta. -Forse si trova insieme a Jeremy...- disse la strega.

-Impossibile- tagliò corto Damon. - Ho visto Jeremy tornare a casa da solo con i miei occhi-.

-Oddio, potrebbero aver rapito Elena! Ma perchè non siamo rimasti tutti con lei? Era anche piuttosto scossa...-.Bonnie stava quasi urlando.

-Basta Bonnie!- disse Caroline. -Non traiamone conclusioni affrettate-.

Per un momento nessuno di loro disse una parola. Poi Damon disse:-Allora puoi fare una delle tue stregonerie per trovare Elena?-.

-Sì, ma mi serve almeno una cosa che le appartiene e una cartina- rispose lei.

-Porca miseria- disse Damon tra i denti, e prese il telefono. -Ehi Rick, dove sei? Bene, porta qui degli oggetti che appartengono a Elena. Adesso-. Riattaccò.

 

Rebekah, in uno scalino fuori dalla porta, si godeva gli ultimi raggi di sole della giornata.

Non aveva idea di dove fosse finito suo fratello, dopo la sfuriata della mattina non lo aveva più visto. Era preoccupata, a dire il vero, per lui. Era sempre così ossessionato dal crerare quegli ibridi, che si stava dimenticando che aveva sempre la sua famiglia. Certo, ora erano morti dentro delle bare, e avevano evidenti problemi familiari, ma erano tutte cose che si potevano risolvere.

In fondo, erano tutti fratelli, erano legati dal sangue.

E poi lei li voleva bene.

Anzi, fin da piccola, il suo fratellone preferito era sempre stato Klaus.

Sospirò e chiuse gli occhi. Il calore del sole era davvero piacevole.

Prima o poi avrebbe dovuto affrontare il discorso con lui.

Poi sentì il rombo di un motore. Forse Nick stava tornando, pensò. E infatti, ecco il suo furgone gigante. Ora l'avrebbe accompagnata a comprarsi un nuovo telefono, almeno questo glielo doveva. Rebekah si alzò per andargli incontro, ma si fermò un attimo. Forse stava vedendo male.

Poco più avanti a lei c'era suo fratello che toglieva dal furgone un' Elena svenuta.

-Ma come hai fatto?- domandò sorpresa.

Klaus si avvicinò con la ragazza in braccio. -L'ho trovata al cimitero- disse lui. -Sono stato fortunato- aggiunse.

-Ma verranno a riprenderla, non te la lascieranno portare via- constatò Rebekah.

-Lo so, ma non ci riusciranno- disse lui bruscamente.

Entrarono nella casa e Rebekah si sedette sul divano. -Non la voglio in camera mia- affermò la bionda.

-Di certo non può stare in camera mia!- ringhiò Klaus.

La vampira fece spallucce.

-Sai cosa ti dico? Non solo dovrà stare in camera tua, ma adesso le presterai qualcosa di tuo da mettersi, visto che il suo vestito è praticamente stracciato- fece una pausa, sospirando -e la cambierai anche-.

-Scordatelo! Per chi mi hai preso?! Non la puoi lasciare così com'è?- sbraitò lei.

-Senti, ho bisogno che stia in salute, mi serve il suo sangue- disse piano l'ibrido, scandendo le parole.

-E va bene... le presterò un pigiama... ma non starà in camera mia comunque, altrimenti la troverai morta dissanguata-.

 

Elena si accovacciò sotto le coperte. Non voleva svegliarsi e andare a scuola, stava troppo bene lì al calduccio. Socchiuse le palepebre.

Un momento, pensò la ragazza. Non sembrava mattina, anzi era tutto buio. Non appena i suoi occhi si abituarono all'oscurità della stanza si accorse che qualcosa non andava. Le pareti della stanza erano bianche e spoglie, alla sua destra un piccolo comodino, di fronte a lei, attaccato alla parete, un armadio di legno.

Quella non era la sua stanza, decisamente.

Dopo che lo ebbe realizzato, si alzò di scatto dai cuscini.

Ora le stava tornando tutto in mente: la cerimonia, il cimitero, Klaus. Oddio, era svenuta! Probabilmente Klaus l'aveva portata via. Chissà in quale luogo sperduto si trovava ora. Non ci voleva pensare, era già abbastanza sconvolta dal fatto di essere sola nel covo del nemico.

La sua prima reazione fu quella di lasciarsi andare alle lacrime. Poi fece un lungo respiro e cercò di calmarsi e iniziare a ragionare.

Prima di tutto si guardò. Indossava una camicia da notte nera, piuttosto corta visto che le arrivava a malapena alle coscie; però era a maniche lunghe, anche troppo, pensò Elena. Si ritrovò una benda nella caviglia destra.

Poi si irrigidì. Chi l'aveva cambiata?

Sentì il sangue affluirgli alle guance, probabilmente era diventata rossa quanto un pomodoro. Doveva assolutamente andarsene da quel posto, anche se non aveva la minima idea di come fare. E per quanto ne sapeva, Klaus poteva essere dietro la porta.

Poggiò i piedi nel tappeto, ma le serviva un punto d'appoggio, la caviglia le dava ancora problemi. Zoppicando arrivò alla parete e vi si appoggiò. Cercando di non far rumore abbassò la maniglia della porta. Davanti a lei c'era un piccolo corridoio con solo un'altra porta di fronte alla sua. Poi delle scale. Puntò in direzione di quelle, sperando di non cadere. A metà scalinata fu fermata da una voce.

-Dormito bene?-.

Una luce inondò il piano di sotto, rivelando un Klaus che stravaccato nel divano, guardava un programma di dubbio gusto.

-Perchè mi hai portata qui?- domandò Elena a sua volta.

-Andiamo Elena, non sprecare fiato per domande di cui conosci già le risposte- disse lui.

-Verranno a prendermi- disse Elena -e mi porteranno via da qui-. Tutto ciò che udì in risposta fu una risata. Elena scese gli ultimi gradini e si diresse verso la porta principale.

-Sei davvero così stupida?-. Klaus era davanti alla porta.

-Lasciami andare- gli disse.

Klaus sorrise ironicamente.

-Allora uccidimi- continuò la ragazza.

L'ibrido alzò gli occhi al cielo.

-Uccidimi!- Elena era sull'orlo delle lacrime. Preferiva la morte piuttosto che vivere in quel modo che le si presentava davanti.

-Elena, Elena...- sospirò Klaus. -Rassegnati, resterai qui, viva- sentenziò.

-Nick, smettetela di far rumore! Mi avete svegliato-.

Elena si girò. Rebekah. Doveva immaginare che ci fosse anche lei.

-Rebekah...-.

-La sola e unica- disse la bionda -cercavi di fuggire? Peccato che intorno a questa casa non ci sia nulla...non hai scampo doppelganger- affermò sorridendo.

-Bekah, non farla spaventare... visto che resterà con noi perchè non fate amicizia?- sghignazzò Klaus, che nel frattempo era tornato a sedersi.

Rebekah lo fulminò con lo sguardo.- Questa è la stronza che ha rubato la mia collana- disse la vampira tra i denti.

-Non l'ho rubata- disse Elena -Me l'ha data Stefan-.

-L'ha fatto solo perchè non si ricordava di me- disse Rebekah.

-Tu hai conosciuto Stefan?- domandò Elena sorpresa.

Rebekah alzò un sopracciglio. -Lui mi ama-.

Fu come uno schiaffo in faccia di Elena. Stefan amava la sorella di Klaus? Non era possibile. Il mondo le stava crollando addosso. Si sentiva abbandonata. Si lasciò cadere su una poltrona.

-A proposito- esordì Rebekah -dov'è Stefan adesso? Non doveva tenerla d'occhio lui?-.

-Ho mandato un messaggio a Stefan. Adesso sa che lei è con me, e ora tiene d'occhio le mosse del fratello- disse Klaus.

Rebekah annuì e tornò nella sua camera.

-Allora- Klaus si voltò verso la ragazza -hai fame?- le domandò.

Elena fece no con la testa.

-Allora è meglio che torni in camera a riposare. Domani ci attende un lungo viaggio-.

 

Alaric entrò in casa di Caroline con una grande borsa, seguito a ruota da Jeremy.

-Jeremy?- fece Bonnie.

-Sei sorpresa del fatto che voglia aiutare mia sorella?- fece lui sarcasticamente.

Damon, Caroline e Alaric si scambiarono delle occhiate complici.

-Non è il momento per liti da fidanzatini, datevi da fare- troncò Damon.

Bonnie sospirò. -Okay, datemi un oggetto di Elena e una cartina-.

Alaric gli porse una cartina dell'America Settentrionale e la spazzola di Elena.

-Anche questa volta serve il mio sangue?- domandò Jeremy.

-Si, sarebbe d'aiuto- rispose la strega.

Jeremy si fece un taglio superficiale nel palmo e lasciò cadere alcune goccie sulla cartina. Poi Bonnie iniziò a recitare la formula a occhi chiusi. Tutti guardarono la traccia di sangue spostarsi fuori da Mystic Falls, e fermarsi in un'area deserta. Bonnie aprì gli occhi.

-Probabilmente è in una casa abbandonata nelle campagne fuori Mystic Falls-disse.

-Allora andiamo- fece Damon.

-Aspetta-lo fermò Caroline. -Ci saranno almeno una decina di case abbandonate fuori città-.

-Le controlleremo tutte- rispose il vampiro, come se fosse la cosa più naturale al mondo.

-Va bene- disse Alaric. -Ho già con me le armi. Andiamo con la mia macchina-.

 

Elena, accovacciata nella poltrona guardava Disaster Date. Mentre fissava senza interesse una ragazza che si asciugava tranquillamente i capelli in un ristorante, decise di uscire dal suo stato di mutismo.

-Perchè hai scelto Stefan?-.

Klaus la guardò serio.

Elena perse la sua sicurezza. -Voglio dire... perchè proprio lui? Potevi prendere chiuque altro come... compagno di viaggio-.

-A dire la verità, io conoscevo da tempo Stefan-. L'ibridò guardò Elena, che aveva sgranato leggermente gli occhi.

-Lui non me ne ha mai parlato...- disse lei.

-Lui non ricordava.- continuò Klaus. -L'ho soggiogato per dimenticare-.

-Perchè?- domandò curiosa.

Klaus adesso sembrava distante, ripercorrendo con la mente gli anni passati.

-Tutte le cose belle devono finire-.

Elena lo fissò perplessa. -Tu...-iniziò titubante -Tu... gli volevi bene, vero?-.

Klaus non rispose.

Ma il silenzio bastò ad Elena. Era una conferma. La conferma che anche Klaus, il primo nonchè spietato ibrido, aveva dei sentimenti. Ci mise un po' prima di assimilare del tutto il pensiero appena formulato.

Klaus era in grado di provare sentimenti positivi.

Si riprese. Questo non giustificava le sue azioni.

-Ma questo non giustifica tutto il male che gli hai fatto. Che ci hai fatto. Hai distrutto le nostre vite- sibilò Elena.

-Era necessario- disse semplicemente il biondo.

-Necessario? Era necessario trasformarti in un mostro uccidendo i miei cari? Era necessario trasformare Stefan in un assassino e portarlo via con te?-. Aveva alzato il tono della voce mentre pronunciava queste parole.

-Zitta! Io l'ho fatto per un motivo ben preciso-. Stava perdendo la pazienza. Quella ragazza era insistente.

-Hai tolto la vita a molte persone- disse piano Elena, una lacrima le rigava il volto. -Non esiste una ragione così importante da permetterti di togliere la vita a qualcuno-.

-Non fare l'ipocrita- disse Klaus.

Elena emise un flebile "cosa?", sicura del fatto che l'ibrido l'avesse sentita ugualmente.

-Allora ogni volta che Stefan o Damon hanno ucciso qualcuno per salvare te? Le persone che hanno ucciso non avevano forse il diritto di vivere?-.

Elena ammutolì.

-Dici questo solo perchè tua zia è morta, altrimenti non ti importerebbe- continuò Klaus con voce tagliente.

-Non è vero!- disse la ragazza.

-Ah, no?- Klaus sorrise, un sorriso inquietante. -Dimostramelo-. Sapeva che stava giocando sporco, ma non era riuscito a trattenersi.

Elena non seppe come ribattere. A lei importava delle persone uccise a causa sua... oppure no? Vickie era stata uccisa per salvare lei, ed era sicura che Jeremy ancora ne soffriva; le morti di qualche cittadino o suo compagno di classe in qualche modo, avevano a che fare con lei; e Jenna... non si era accorta di piangere e tremare finchè non sentì una mano sulla sua guancia.

Alzò lo sguardo.

Klaus le stava asciungando le lacrime.

-Non piangere- le disse con una voce vellutata, mentre sfregava dolcemente il pollice sulle sue guancie -Dobbiamo passare tanto tempo insieme, non fare queste scenate ogni volta- continuò. Elena non ci vide più.

- Non mi toccare!- gridò alzandosi di scatto. -Non mi toccare! Io non rimarrò con te! Non rimarrò con te!-. Si rese conto di gridare come un'ossessa, ma non riusciva a smettere. -Mi porteranno via da qui, hai capito? Mi porteranno via!-.

Si sentì sbattere al muro improvvisamente.

-Ho detto di fare silenzio!-. Rebekah le teneva le mani premute sul collo, e dai suoi occhi si poteva vedere che stava perdendo il controllo.

Si sentiva soffocare e mancare il respiro.

Per un attimo Klaus era rimasto a guardare l'entrata in scena della sorella. Poi la prese per le spalle e la scaraventò lontano da Elena. Anche se teneva alla sorella, non poteva permettersi che facesse del male alla doppelganger. Era essenziale che lei restasse in vita.

Elena si accasciò a terra, facendo dei profondi respiri. Poi rimase a fissare Klaus.

Rebekah si sentiva umiliata. Anche lei lo fissava. D'accordo che la doppelganger doveva restare in vita, ma questo atteggiamento da parte del fratello era troppo.

 

Caroline era seduta tra nei sedili posteriori tra Bonnie e Jeremy. Il silenzio che si era venuto a creare era insopportabile e tentò di spezzarlo.

-Ehi quanto pensi che manchi Damon?-.

Dal vampiro interessato arrivò soltanto una mezza risposta, e anche piuttosto stizzita.

Tentativo di conversazione fallito. Sospirò.

Jeremy e Bonnie guardavano entrambi dal finestrino, evitando persino di incrociare gli sguardi.

-Ma che cazzo...?-.Improvvisamente Alaric frenò di colpo.

Per poco Caroline, senza cintura, non finì spiaccicata nel parabrezza. -Ma che cavolo ti è preso?!-gridò.

Damon era già sceso dalla macchina.

Ora che ci faceva caso, c'era qualcuno davanti alla loro macchina.

Katherine.

-Cosa ci fai qui?- disse Damon.

-Porto buone notizie- sorrise quella.

-Spara- esclamò Damon.

Anche gli altri erano usciti dal veicolo.

-Siamo tutt'orecchi- aggiunse Caroline.

-Ho trovato Michael-.

Silenzio.

Fu Damon, come sempre, a interromperlo. -Dov'è?-.

-Sarebbe carino un "grazie Katherine per aver risvegliato un cacciatore di vampiri rinsecchito nonostante ti abbia quasi ucciso"-.

-Che ti ha fatto?- domandò Jeremy, visibilmente curioso.

La vampira gli lanciò un'occhiata tagliente. -Mi ha quasi dissanguata-.

-Sì, ma ora non abbiamo tempo- tagliò corto Damon. -Dicci dove si trova, adesso-.

-Non lo so-.

Il vampiro alzò un sopracciglio, come a dire "mi prendi in giro?!".

Katherine continuò. -Ha detto che sarebbe stato lui a raggiungere noi- fece una pausa e li guardò uno per uno. -Dove state andando?-.

-Cerchiamo Elena- rispose Alaric. -Crediamo che sia in pericolo-.

Katherine borbottò qualcosa che suonava come un "come se fosse una novità", poi aggiunse -Vengo con voi-.

 

L'unico rumore era il vociare della televisione.

Klaus si sentiva i loro occhi puntati addosso, come avesse fatto chissà cosa.

-Smettetela di fissarmi-.

-La tua reazione mi è sembrata esagerata, Nick-.

Ecco, sua sorella dritta al punto come suo solito. Esagerata? Doveva proteggere la ragazza.

Doveva ammettere che detto così sembrava tutt'altro.

Fino a qualche tempo fa doveva essere morta, ora si ritrovava a doverla proteggere. Proteggere. Da tempo immemore non usava quella parola.

D'un tratto si sentì strano. Ricambiò lo sguardo atterrito di Elena.

-Non dire cazzate- disse rivolto alla vampira.

-Questa situazione inizia a stancarmi- ribattè lei. Uscì dalla casa sbattendo la porta.

-È sempre stata difficile- disse l'ibrido rivolto a Elena.

Questa, era rimasta sempre attaccata al muro. Non pensava di resistere ancora, ogni minuto rischiava praticamente la vita. Però concordava con Rebekah. Klaus era stato un tantino esagerato. Non sapeva più cosa pensare. Voleva solo tornare a casa sua. Le mancava così tanto.

Klaus spense la TV.

Per un momento Elena pensò che forse era in imbarazzo. Sembrava così naturale, così normale mentre si grattava pensioroso la testa.

Si sentì le palpebre pesanti. Si stese nel divano. Dato che era costretta a rimanere lì, visto che scappare sarebbe stato inutile, decise di stare comoda.

-Mi dai una coperta?- domandò a Klaus.

Lui si voltò. -Una coperta?- chiese, del tutto spiazzato.

-Sì, una coperta- disse Elena. -Forse ti giungerà nuovo, ma gli umani soffrono il freddo-.

Detto ciò, si girò dall'altra parte e chiuse gli occhi.

Klaus andò a prendere una coperta. Sembrava che Elena si fosse rassegnata.

Quandò tornò con la coperta si accorse che era già addormentata. La guardò, incerto sul da farsi. Poi la spiegò e gliela mise sopra, lasciando fuori la testa. Infine spense la luce e si sedette sulla poltrona a lato.

 

Rebekah era appoggiata al furgone. L'aria fresca le scompigliava i capelli mentre pensava ancora alla reazione eccessiva del fratello.

Poi si accorse di una figura, distante da lei.

Si staccò dal furgone, facendo qualche passo. Si fermò non appena lo riconobbe.

-Michael?-.

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Ecco il capitolo 2/3! anche se mi sforzo di pubblicare in fretta, ci riesco soltanto dopo una settimana .-. spero che con le vacanza la mia mente lavori più in fretta! XD

Alloraaa... ta-dà! Finalmente papà Michael! Chissà che succederà ora! (te lo chiedi da sola?! -.-" nd_tutti)

Vi lascio immaginare in quale stanza fosse Elena se non era in quella di Rebekah u.u (hihihihihihihih xD)

beeene, finisco col ridere da sola e vi lascio u.u

Ditemi che ne pensate del capitolo, e se leggete, lasciatemi una piccola recensione per favoreee! (così mi spronate a scrivere u.u) Recensiiiteee!

Ringrazio infinitamente chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero:

newslim

Silvietta1994

Aniel

A presto, ila_D :D

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


 

Capitolo 3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Michael?-.

-Bene, bene-. Michael si avvicinò ulteriormente a Rebekah. -Quanto tempo, figlia-.

Rebekah lo fissava stupita. Erano secoli, nel vero senso della parola, che non vedeva il padre. Klaus le aveva detto che era morto dentro una bara. Come aveva fatto a svegliarsi da solo? -Come..?- riuscì a dire a mezza voce.

- Come mai sono qui? Come vi ho trovati?- fece una risata spenta. -Puoi immaginare chi mi ha trovato e risvegliato, Rebekah-.

Doveva entrare in casa e raggiungere Klaus. Dovevano di nuovo fuggire.

-Dì a quel codardo di tuo fratello di uscire e affrontarmi- esordì Michael. -Aspetterò qui- aggiunse in tono derisorio.

Senza aggiugere altro Rebekah entrò in casa. Ecco perchè Klaus non aveva sentito nulla, pensò. Si era addormentato sulla poltrona come un bambino.

-Nick! Nick svegliati!- lo scosse urlando. Lui aprì subito gli occhi. -Michael è qui!-.

-Cosa? Mi prendi in giro?-.

-No, ti sta aspettando fuori! Entrerà da un momento all'altro! Cosa facciamo?!-.

Klaus rifletteva velocemente sul da farsi. Scappare con Elena era impegnativo, bisognava stare attenti che non le succedesse niente. Ma d'altra parte rimanere e affrontare Michael... scosse la testa. Non sapeva cosa fare. Era del tutto impreparato a questo.

-Dobbiamo andarcene- disse.

Rebekah guardò la figura assopita di Elena nel divano. -E lei? La lasciamo qua?-.

Klaus non vedeva alternative. -Per il momento sì-.

Poi entrambi udirono la voce e i passi di Micheal.

-Allora se non vuoi uscire, entrerò io-.

Rebekah e Klaus si guardarono negli occhi, poi uscirono a tutta velocità dal retro.

Michael entrò in casa e sorrise. -Come pensavo...-. Poi un lampo nel suo sguardo, mentre osservava la ragazza destarsi dal sonno.

-Tornerai a prenderla-.

 

Damon, passato alla guida, fissava Katherine. -Hai idea di dove si trovi adesso?-.

La vampira, sbuffò. -No, ma posso dedurre che sia andato a cercare i figli, il che ci riporta direttamente a Elena-.

Damon serrò la mascella.

-Fermati qua- disse Katherine. -Penso che la casa sia questa. È abbandonata-.

Scesero tutti dalla vettura, avvicinandosi alla casa.

-State pronti a qualsiasi cosa- disse lentamente Damon. Caroline e gli altri annuirono.

 

Elena si svegliò. Si guardò intorno, questa volta capendo subito dove si trovava. Un brivido le passò per la schiena, costringendola ad alzare lo sguardo. Per poco non cadde dal divano.

-Chi... chi sei?-.

A pochi passi da lei vi era un uomo con un sorriso inquietante stampato in faccia.

-Michael-.

Elena sbarrò gli occhi. Stando a quel che le aveva detto Damon, Michael era il cacciatore di vampiri. Ma dov'erano Klaus e Rebekah?

-Dov'è Klaus?- gli domandò.

-È scappato- rispose.

Senza che Elena potesse aggiungere altro, la porta si aprì e si riversarono dentro i suoi amici. Caroline e Bonnie corsero ad abbracciarla. -Oddio Elena, stai bene? Cosa è successo?-.

-Tranquille, sto bene- disse lei ricambiando l'abbraccio.

Damon la guardava senza dire nulla, poi si voltò verso Michael. -Immagino che tu sia il famoso cacciatore- disse.

Elena si accorse che, dietro Jeremy e Alaric c'era Katherine.

-Presumo che Klaus non sia più qui- disse la vampira, rivolta a nessuno in particolare.

-Tornerà-.

Tutti si voltarono verso Michael.

Damon incrociò le braccia.-Tu sai come uccidere Klaus. Avanti, parla-.

-Non svelerò come uccidere un antico a te, ragazzino-.

Damon non rispose.

 

Quando entrarono in casa Salvatore trovarono Stefan che sorseggiava dell'alcool dalla scorta di Damon.

Stefan vide Elena.

Per un attimo si immobilizzò. -Credevo fossi con Klaus- disse.

Elena sorrise sarcastica. -Spiacente deluderti-.

Michael lo indicò. -Lui è dei nostri o no?-.

Stefan li fissava interrogativi.

-Uccideremo Klaus- spiegò Damon.

Stefan non trattenne una risata. -Come?-.

-Lui sa come ucciderlo- continuò Damon.

-Lui è... Michael?- disse dubbioso.

-Sì- risposero.

Stefan uscì di casa.

-Quel bastardo! Non starà andando da Klaus?- gridò Damon.

Elena si lasciò cadere sul divano, scoraggiata. Così non andava per niente bene.

 

Klaus entrò nel bar.

-Che ci facciamo qui?- gli domandò Rebekah.

L'ibrido, a passo sicuro raggiunse due uomini. Tratteneva a stento la rabbia. Avevano trovato e svegliato Michael. Volevano la guerra? E che guerra sia, pensò.

-Raduniamo i soldati- le rispose con un ghigno.

 

Alaric e gli altri erano tornati nelle loro case. Damon era di sotto a fare chissà cosa. Michael era andato via.

Elena rimuginava seduta nel letto della sua camera.

Il loro piano consisteva nell'aspettare che Klaus si facesse vivo, dopodichè dovevano distrarlo fino a che Micheal l'avrebbe ucciso col paletto di quercia. Niente di così complicato.

Tutto però era riposto nelle mani di Michael.

Doveva essere felice. Dopo la morte di Klaus, tutto sarebbe tornato come prima.

Mentre abbracciava il cuscino ripensò a Stefan. Sapeva che si stava illudendo. Nemmeno dopo la morte di Klaus lui sarebbe tornato da lei. Si sforzò per non far uscire nemmeno una lacrima. Non ne valeva la pena.

Niente più lacrime per Stefan.

Ma si senitva strana. Sentiva una morsa allo stomaco ogni volta che pensava a Klaus. Forse non desiderava più così tanto la sua morte. Anche lui, in fondo, aveva dei sentimenti. Aveva capito che era spinto da qualcosa mentre compiva le sue azioni, non agiva per il gusto di farlo. Chissà quante ne aveva passate in più di mille anni di vita.

Si alzò. Ma cosa stava facendo? Rimuginava sull'uomo che le aveva rovinato la vita?

Però c'era qualcosa in lui che la incuriosiva. Forse quel suo lato che aveva scoperto quella sera, mentre parlava normalmente con lei di fronte alla tv. Forse il modo in cui l'aveva difesa da Rebekah. O come si era svegliata su quel divano con una coperta rimboccata su entrambi i lati. Era certa che fosse stato lui. Ma quella gentilezza da dove veniva?

Dopo tutti quei pensieri era arrivata a un'unico punto. Klaus non era davvero malvagio.

Però incuteva terrore. E poi cosa se ne faceva di tutti quei ibridi che voleva creare? Non gli bastava un solo branco? Probabilmente non sarebbe mai arrivata a una risposta soddisfacente.

Ma era bello. Chiuse gli occhi rievocando la sua immagine. Bello era riduttivo. La sua bellezza toglieva il fiato.

Okay, il suo senno era andato sulla luna. Sospirò. Cosa le stava succedendo?

 

Era seduta su una roccia, in mezzo al bosco, mentre guardava il fratello impartire ordini. Alla fine aveva radunato il branco di ibridi che era riuscito a creare qualche giorno prima, per attaccare Michael e gli amici di Elena.

Rebekah sapeva che Michael non sarebbe morto, ma sicuramente Nick avrebbe trovato il modo di ucciderlo.

L'avrebbe fatta pagare a Michael. Al padre. All'uomo che aveva distrutto la loro famiglia.

 

-Ora potete andare-.

Klaus finì di spiegare al branco come si sarebbe svolto l'attacco. Aveva solo un pensiero fisso in testa. Togliere la vita all'uomo che gliel'aveva rovinata. Ora no. No, non temeva più suo padre. Non sarebbe più indietraggiato di fronte a lui. Non si sarebbe più fatto umiliare come una volta.

Solo una parola rimbombava nelle sue orecchie, come un grido costante.

Vendetta.

E si sarebbe ripreso Elena. A quel proposito, era da un po' che rifletteva sulle parole della sorella. Aveva difeso esageratamente la ragazza. Era vero. Non sapeva proprio che gli fosse preso in quell'istante.

Cacciò via il ricordo. Ora doveva solo concentrarsi... e andare a nutrirsi.

 

Adesso riusciva a pensare in maniera più lucida. Chiamò Stefan. -Dove sei?-.

-Sto venendo da te-.

-Cambio di programma. Raggiungi Rebekah e con lei trattenete Michael-.

-E tu?-.

-Io andrò a riprendermi Elena-.

-Poi potrò riavere la mia libertà?-.

-Sì, amico mio-. Riattaccò.

Non sapeva se Stefan una volta acquisito il controllo mentale sarebbe rimasto dalla sua parte. Almeno ci sperava. Gli mancavano i tempi in cui lui lo considerava un fratello. Non trattenne una risata. Da quando era così sentimentale?

Dopo aver chiamato Rebekah, decise che era ora di andare.

 

Con lo stereo sparato a tutto volume, Elena riordinava il soggiorno di casa Salvatore. Damon era uscito, e lei non sapeva come occupare il tempo. Aveva deciso che la polvere avrebbe cessato di far baldoria sui mobili.

-Ehi puoi abbassare il volume?-.

Si voltò -Damon!-.

-Ci sono anch'io!-.

-Caroline!-.

-Pensiamo non sia saggio lasciarti sola... voglio dire, ogni volta che è successo è capitata una disgrazia-.

Elena alzò gli occhi al cielo di fronte all'ironia di Damon, poi sorrise. Come avrebbe fatto senza di lui?

-Vedo che ti stai dando alle pulizie- commentò Caroline.

Elena prese un altro swiffer. -Che ne dite di darmi una mano voi due?-.

-Starai scherzando spero, ho appena rifatto la manicure!-.

Ecco la solita Caroline. -Okay, ho sbagliato a domandare a entrambi-.

Canticchiando si rimise a spolverare il tavolo, mentre Damon e Caroline si sedevano. Damon in particolare aveva un'aria esausta.

Un calpestio incessante risuonava vicino al pensionato. Caroline si alzò turbata, così come Damon. -Che succede?- domandò Elena.

Uscirono fuori.

Quello che videro da lontano li paralizzò.

Un branco di lupi correva verso la loro casa.

-Che cazz..- Furono le uniche parole di Damon.

Elena e Caroline avevano gli occhi sbarrati, incapaci di dire una parola.

In un battito di ciglia i lupi avevano circondato tutto il pensionato.

-Allora- disse una voce conosciuta, familiare alle orecchie di Elena. Klaus era tornato. -Dov'è il vostro asso nella manica... Michael?-. Il suo tono trasudava di sarcasmo.

-Sarà qui a momenti, Klaus-. Il tono di Damon invece, era chiaramente disprezzo. Ma in realtà nemmeno lui sapeva dove fosse Michael.

-Lo spero, altrimenti si perderà il divertimento- continuò l'ibrido. Poi i suoi occhi si posarono su di lei. D'un tratto Elena si sentì ridicola: aveva ancora lo swiffer in un mano, nell'altra un sacchetto dell'immondizia, e una maglietta larghissima con diversi buchi. Abbassò lo sguardo, desiderando di poter scomparire in quell'esatto istante.

-Ora, Elena mia cara, verrai con me-.

Damon si mise davanti alla ragazza. -Scordatelo-.

Il sorriso scomparve dal volto di Klaus. -Vieni con me, o i miei ibridi uccideranno lui, la tua amica qui, eccetera eccetera-.

Elena deglutì. Si accorse che Damon e Caroline avevano dietro di loro due lupi. Non aveva molta scelta, in fin dei conti. Non poteva permettere che succedesse loro qualcosa, ancora per colpa sua. -Io...-.

Elena ammutolì. Io cosa? Io vengo con te? Così arrendevole? Lei voleva andare, allora. Qualcosa la spingeva ad andare.

-Elena che stai facendo?-. Caroline la bloccava.

Non si era accorta di aver già mosso qualche passo.

-Lasciala- disse Klaus. Il lupo dietro Caroline ringhiò. Lei mollò la presa.

Elena bisbigliò a Damon -Devo andare. Non sopporto l'idea che si ripeta ciò che è successo qualche mese fa, Damon-. Si riferiva al morso di Tyler. Stavolta non avrebbero avuto nessuna cura.

-Ma non puoi arrenderti così a lui!-.

-Va tutto bene. Non mi ucciderà, lo sai-.

-Ma potrebbe succederti qualsiasi cosa!-.

-Tornerete a prendermi. So che non mi lascerete con lui-.

Damon sospirò. Sembrava affranto. -Elena...-.

-Non aspetterò tutto il giorno-. Klaus era impaziente.

-Va bene. Verrò con te-.

Elena si avvicinò a Klaus. Stava davvero andando con lui? Forse lo swiffer si sarebbe trasformato in un qualcosa che avrebbe risolto tutti i problemi, visto che lo teneva ancora stupidamente in mano. Poi vide Michael col pugnale di quercia.

Si girò e vide Damon sorridere beffardo.

Klaus si ritrovò steso a terra, sopra Michael col pugnale puntato al suo cuore.

-Addio, ragazzo-.

Poi tutto accadde molto velocemente. I lupi si avventarono tutti su Michael, mordendolo e spingendolo via. Klaus si rialzò e cercò di prendere il pugnale, caduto sull'erba, ma Michael fu più veloce e lo scagliò contro Klaus.

-No!-.

Rebekah comparve davanti al fratello a braccia spalancate.

-Bekah?- mormorò Klaus.

-Spostati Rebekah. Non voglio ucciderti- disse Michael.

-Non permetterò che tu uccida mio fratello. È colpa tua se la nostra famiglia è in rovina!-.

Elena era rimasta immobile a fissare la scena che si svolgeva davanti ai suoi occhi increduli. Rebekah teneva con tutta se stessa al fratello e voleva riunirsi alla sua famiglia. Come faceva Michael a non capirlo?

-Tua madre ha dato la vita per questa famiglia- disse piano Michael. -E lui l'ha distrutta. Non io. Niklaus.-.

Abbassò il pugnale. -Non è finita qui- disee, e se ne andò.

Rebekah cadde in ginocchio, respirando a fatica. Con un gesto che stupì tutti, Klaus si piegò e l'abbracciò.

Molti degli ibridi erano morti e giacevano inermi nel giardino.

Caroline e Damon non avevano parole, stavano semplicemente immobili.

Dopo dei minuti che sembrarono eterni, Damon parlò. -Dov'è Stefan?-.

Klaus e Rebekah si alzarono. -Micheal l'ha stordito. Non so dove sia ora-. La voce di Rebekah era flebile.

Con una velocità inaudita Elena si sentì sollevare e portare via, senza che potesse dire una parola. Damon non aveva fatto in tempo. Rimase a fissare il vuoto davanti a lui.

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Ed eccomi qua col capitolo 3! Stavolta pure in ritardo... premetto già che il capitolo non mi piace. Forse è un capitolo di passaggio, "di stallo", so solo che ci voleva per forza, non ho trovato altro modo. E non mi piace.

Ditemi voi per favore che ne pensate, mi va bene se scrivete anche "fa schifo", vi capirò! XD

Quindi siate buoni e mettete una recensioneee *occhioni lucidi* accetto tutto: consigli, critiche, il capitolo era brutto... etc. U_U

Oggi è 31 Dicembre! (ma va?!) siccome a Natale mi sono dimenticata di scrivere gli auguri come una scema, ecco a voi gli auguri per un buon anno!

 

Felice e sereno 2012 a tutti voi lettori!

 

A presto, ila_D

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


 

Capitolo 4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il silenzio si faceva sempre più pesante e incontenibile ogni minuto che passava. Elena guardava scorrere il paesaggio dal finestrino, senza dire una parola. Voleva rompere quel silenzio, ma allo stesso tempo temeva di farlo.

Era seduta, disgraziatamente e sfortunatamente, esattamente al centro dei tre posti del camion. Da una parte una Rebekah che sembrava dormisse, dall'altra un Klaus che guidava perso in chissà quali pensieri. Lei, al centro, teneva il capo chino, contando i buchini della maglietta che indossava. Stufa di fare questo lavoro, appoggiò la testa al sedile e chiuse gli occhi.

 

Erano in viaggio da diverse ore ormai e si stava annoiando. Klaus guidava il furgone con un braccio sul volante, l'altro a penzoloni fuori dal finestrino. Voleva accendere lo stereo, ma poi Rebekah si sarebbe svegliata. Avrebbe iniziato a parlare. E adesso non ne aveva nessuna voglia.

Era stata una giornata davvero fastidiosa. Avrebbe voluto gridare al mondo la sua frustrazione e la sua rabbia.

Sentiva il respiro lento e regolare di Elena, al suo fianco. Anche lei si era addormentata alla fine. Si era stancata di avere la testa bassa evidentemente. Era anche vero che fino ad ora non era stato nemmeno di grande compagnia, ma quello era un altro discorso.

Era riuscito a prenderla, e questa volta non sarebbero riusciti a trovarla tanto facilmente. Stavano andando via. Sarebbe riuscito difficile persino a Michael trovarlo.

Già Michael.

Se non fosse stato per Rebekah, ora non sarebbe a guidare il furgone così tranquillo. Anzi, non ci sarebbe e basta.

La guardò.

Lei era la sua sorellina. La sorellina che fin dai suoi primi anni di vita si era aggrappata alla sua gamba per imparare a camminare. La sorellina che quando piangeva andava sempre da lui per farsi consolare. La sorellina che quando litigava con chiunque, chiamava lui per sfogarsi. La sorellina che l'aveva sempre capito. Lei era sua sorella, e per quanto fosse difficile o insopportabile, non poteva negare l'evidenza. Lui le voleva bene.

Sentì un mugolio, si voltò verso Elena. Si era aggrovigliata con la cintura di sicurezza nel tentativo di trovare una posizione più comoda. Stava per strozzarsi e non si svegliava comunque. Che sonno pesante, magari stava anche sognando.

Facendo piano, abbassò il braccio e fece scattare la cintura di sicurezza, liberandola dal suo groviglio. Dovevano ringraziarlo: senza chiedere nulla in cambio le aveva salvato la vita da morte certa.

Trattenne una risatina; quella ragazza era riuscita a sopravviere al sacrificio, ed era capace di morire strozzata con la cintura di sicurezza. Gli ricordava tanto... No.

Bloccò subito il pensiero. Si era ripromesso di non pensarci più. Non doveva permettere al suo ricordo di farsi vivido nella sua mente.

Meglio concentrarsi sugli avvenimenti del giorno. O di quello precedente.

La tua reazione mi è sembrata esagerata, Nick.

Ecco. Nemmeno adesso riusciva a spiegarsi il perchè di quell'azione avventata. Aveva sentito qualcosa. Qualcosa era scattato in lui, spingendolo a proteggerla. Perchè?

A pensarci bene aveva avvertito qualcosa, percepito e sentito con tutto il suo essere, quando l'aveva morsa. Al momento del sacrificio aveva bevuto il suo sangue fino ad ucciderla e si era sentito magnificamente. Ma non era stata la sensazione del sangue, no, era stato qualcosa di più.

Se si concentrava anche adesso poteva percepire il battito del suo cuore, che pompava sangue nelle sue arterie e nelle sue vene, poteva sentirlo scorrere e palpitare nell'aorta, poteva quasi sentire il suo sapore paradisiaco nella sua bocca, mentre beveva avidamente dal suo corpo...

Respirò a fondo. Stava stringendo le mani sul volante furiosamente.

Da quando non riusciva a controllarsi? Diamine, non gli capitava da secoli.

Fece altri due respiri profondi. Ora andava meglio. Che gli era preso? Non era da lui.

Decisamente non era da lui.

 

Damon fissava il corpo del fratello steso sul tappeto. L'aveva trovato, non poco lontano dalla pensione, che giacieva sull'asfalto privo di sensi.

Alla base del collo, il morso di Michael, profondo, ma si stava rimarginando lentamente. Un ramo abbastanza lungo sporgeva dalla sua schiena. Era stato ridotto davvero male.

E se anche strafatto di sangue umano non era riuscito a difendersi, significava che Michael era davvero pericoloso.

Ora seduto sulla poltrona di fronte al camino, aspettava il suo risveglio.

-Aah, mi sento tutto indolenzito-.

-Mi stupirei se non lo fossi-.

-Mi hai portato tu qui?-.

-Secondo te?-.

Stefan si alzò in piedi guardando i suoi vestiti distrutti.

-Ora- iniziò risoluto Damon -dove diavolo sei andato prima?-.

-Non lo immagini davvero?- rispose perentorio Stefan.

-Voglio sentirlo uscire dalle tue labbra. Avanti, dimmi come sei corso scondinzolante dal padroncino, Stefan-.

-È inutile che te la prendi in questo modo. Ti ricordo che Klaus mi ha soggiogato-.

-Non mi sembra ti dispiaccia, dopotutto-.

Per un momento Stefan rimase in silenzio. Poi parlò. -No, infatti-.

Damon lo guardò, alzandosi e andandogli di fronte. Gli mise le mani sulle spalle. -Dimmi che era il tuo tentativo per sdrammatizzare, fratello-.

Stefan fece un amezza risata. -Vedi, non ho scelto Klaus perchè sono stato costretto. Forse all'inizio era così...- si passò una mano tra i capelli -ma adesso no. Ho deciso di rimanergli fedele perchè è mio amico-.

Damon rimase letteralmente a bocca a perta -Cosa?-.

-Hai capito- ribadì Stefan, serio. -Klaus è mio amico-.

 

Elena schiuse lentamente le palpebre. Si accorse di essere immersa nel buio, o, aprendo meglio gli occhi, nella penombra. Era ancora in viaggio.

Si girò lentamente alla sua destra, e vide Klaus che dormiva con le gambe incrociate sopra il cruscotto.

-Fossi in te non fiaterei- sibilò piano Rebekah.

Elena si voltò dall'altra parte, con aria interrogativa.

-Ha guidato per tutto il giorno, ha bisogno di riposo- le spiegò brevemente. Non sembrava avere un'aria partircolarmente serena.

-Fin'ora sei tu che hai parlato- rispose piano Elena.

Se le occhiate potessero uccidere, Elena sarebbe morta in quel preciso istante.

-Dove stiamo andando?-.

-Non ti riguarda-.

Elena perse la calma. Come sarebbe a dire "non ti riguarda"? Dopotutto era stata costretta ad abbandonare tutto e tutti improvvisamente, unendosi a quelle menti psicopatiche, e ora non le voleva rivelare la destinazione? Era troppo. -È un mio diritto saperlo-.

Rebekah sorrise. -Io dico di no invece. Per quanto mi riguarda, la tua presenza è pari a quella di un oggetto-.

-Non ho scelto io di venire con voi. Il minimo che possiate fare è dirmi dove diavolo siamo diretti.- disse tra i denti. Avrebbe volentieri strozzato quella vampira.

-Fai silenzio-.

Non ne voleva proprio sapere. Elena sbuffo stizzita.

Dal finestrino aperto stava entrando un vento gelido, e rabbrividì dal freddo. -Chiudi il finestrino?- domandò a bassa voce dopo un momento.

La vampira la guardò distrattamente. -Come si chiude?-.

Elena la guardò stranita. -Come sarebbe a dire "come si chiude"?- esclamò esterrefatta.

-Scusa se sono stata in una bara per più di novant'anni- rispose Rebekah acida.

-Dovrebbe esserci un pulsante a lato del tuo sportello-.

Rebekah tastò con una mano, tenendo lo sguardo sulla strada. -Non c'è!-.

-Deve esserci per forza, controlla meglio-.

Rebekah guardò a lato del suo sportello, ma sembrava non trovare niente. -Ma sei sicura sia qui?- domandò.

Elena vide dei fari emergere dal buio, che sfrecciavano a una velocità incredibile verso di loro. -Attenta!- gridò d'impulso, afferrando il braccio di Rebekah.

Lei premette sul freno, ma non il furgone non si sarebbe mai fermato in tempo.

Poi Elena vide due braccia forti che si allungavano oltre il suo sedile, per raggiungere Rebekah. Klaus, mostrando un repertorio di imprecazioni, girò il volante verso sinistra, un secondo prima che la macchina andasse a sbattare col furgone.

Grazie al suo interventò però, questo era già fermo e i danni riportati non erano così gravi.

Rebekah aveva un'espressione sconvolta e le mani serrate saldamente al volante.

Elena non si era accorta di stare ancora gridando finchè non si sentì afferrare e scuotere da Klaus. -Elena!-. Le sue mani le stringevano le spalle, provocandole un certo dolore, ma non riusciva a concentrarsi su quello.

-Elena! Basta!-. La sua mente era piena delle immagini dell'incidente. L'incidente in cui aveva perso i genitori. Non riusciva a calmarsi, anzi sentì lacrime bollenti bagnarle le guancie.

Poi Klaus le mise una mano sulla bocca. -Basta!-.

Le sue grida si smorzarono. Semplicemente perchè il suo cuore aveva accelerato improvvisamente i battiti, e lei era troppo sgomenta.

L'ibrido tolse la mano dalla sua bocca. -...Finito?- chiese titubante.

Elena sentiva il suo cuore rimbomabare nelle orecchie e doveva fermarlo. Doveva calmarsi, loro potevano sentirlo. Ma forse lo avevano associato al panico. Sì, era il panico.

-Rebekah.-. Klaus chiamò la sorella. Lei si girò, con un espressione ancora sconvolta, che non le si addiceva.

-Come diavolo hai fatto a perdere il controllo?-.

-Il finestrino... il finestrino era aperto, e non trovavo il pulsante per chiuderlo e poi l'auto è comparsa di fronte...-.

Era chiaramente spaventata. Ma si riprese dopo 5 secondi.

- Scusami se era la prima volta che guidavo- disse con un cipiglio contrariato.

Era la prima volta che guidava? Ma come era venuto in mente a Klaus di metterla al volante se non aveva mai guidato?

I suoi genitori... se quel giorno non avessero preso la macchina... e adesso era scampata per un pelo alla morte. Stava svilppando una sorta di fobia per i mezzi di trasporto.

Il suo cuore sembrava aver rallentato i battiti finalmente.

 

Klaus la fissava. Aveva sentito il suo cuore battere all'impazzata non appena l'aveva toccata.

Poteva la paura arrivare fino a questo punto?

Adesso Elena tremava dal freddo, infatti aveva solo una maglietta piuttosto sgualcita addosso.

Si tolse la giacca e gliela mi sulle spalle. Elena lo fissava con gli occhi nocciola sgranati.

Si sentiva in dovere verso di lei.

Il suo udito fine percepì il suo "grazie" quasi sussurrato. Continuava a guardare i suoi occhi, come se fosse incantato.

Il suo sguardo era limpido.

Le sue gote arrossate mentre guardava intensamente il cielo stellato.

Delle parole sussurate, per paura di rompere la magia.

"Grazie, Niklaus. Sono felice. È un sogno?"

Klaus distolse lo sguardo da Elena. Non sarebbe dovuto accadere.

Non avrebbe dovuto ricordare.

 

Che brutta cera. Elena si guardava allo specchio del bagno.

Si era fatta una coda bassa, per andare a dormire e ora si stava lavando i denti. Tutto ciò nel bagno di un piccolo motel, qualche kilometro più avanti dove era successo l'incidente. Avevano detto che per quella notte era necessario dormire in un albergo, il tempo di aggiustare i guasti al furgone. Avevano preso una tripla. Elena non avevano nemmeno un misero cambio, non aveva i suoi prodotti, non aveva nulla con sè. I prodotti del motel la disgustavano, ma al momento quelli passavano in convento.

Dopo aver appurato che il guardaroba notturno di Rebekah consisteva tutto in camicie da notte poco adatte al suo stile, per non aggiungere altro, Klaus le aveva prestato una sua maglietta e dei pantaloni di tuta neri.

Si guardò nuovamente allo specchio. Inutile dire che sembrava ridicola: il tutto le stava tre volte più grande, e lei sembrava una bambina che giocava a mettere i vestiti del papà.

Non voleva uscire dal bagno.

Oltre la porta sentiva fratello e sorella parlare, ma la sua mente non seguiva i loro discorsi. Vagava ancora a quando l'ibrido l'aveva toccata e il suo cuore era impazzito. Vagava a quando lui le aveva messo la sua giacca addosso per attenuare i suoi brividi, e aveva sentito un calore pervaderle le membra.

Ma non poteva stare tutta la notte in bagno, per quanto la prospettiva sembrava allettante.

Prima di ritirarsi là dentro, aveva visto di sfuggita i letti. Uno matrimoniale e uno singolo.

Voleva solo dormire e dimenticare quell'orrenda giornata. Solo dormire.

Con un sospiro aprì la porta del bagno ed entra nella camera. Rebekah era sdraiata al centro del letto matrimoniale, con gli occhi chiusi.

Klaus era in piedi contro la finestra. Si voltò a guardare Elena, e la risata gli uscì spontanea. Elena con i suoi vestiti era ridicola.

-Smettila di ridere- gli disse Elena.

Ma alla risata travolgente di Klaus, si unì quella della sorella.

-Non avevo i miei vestiti, e indovinate? La colpa non è mia!-. Il tono di quelle parole rasentava l'isteria.

Dopo essersi ricomposto, Klaus parlò -Okay, tesoro. Dove vuoi dormire?-.

-Lì-. Con un dito la ragazza indicò il singolo.

-Bhè, allora spengo la luce- disse la vampira sbadigliando.

Elena non fece in tempo a dire "un attimo" che era già inciampata in qualcosa, forse le scarpe di Rebekah. Stava per toccare terra quando sentì un braccio muscoloso circondarle la vita.

Avvampò. Pregò che nel buio non la vedesse nessuno.

Perchè il suo corpo andava in subbuglio?

Klaus la tirò su e l'avvicinò al viso.

Non riusciva a distinguare i dettagli del suo volto in quell'oscurità, ma vedeva i suoi penetranti occhi come se ci fosse la luce del sole.

Lui accostò la bocca al suo viso e d'istinto Elena chiuse gli occhi, la mente staccata dal resto del corpo.

-Non ti azzardare a scappare dolcezza, ho il sonno leggero- le sussurò all'orecchio.

Klaus rimase un'altro istante a guardarla, soddisfatto della reazione della ragazza. Un sorriso gli si dipinse in volto: sapeva che non sarebbe andata da nessuna parte.

Smise di invadere il suo spazio personale e si diresse verso l'altro letto.

Elena rimase qualche secondo paralizzata, solo il suo cuore faceva le capriole, e di nuovo quella stretta che le attanagliava lo stomaco.

Si mise sotto le coperte e chiuse gli occhi, pregando per un sonno senza sogni.

 

Sentiva i respiri della sorella e di Elena. Calmi e profondi. Stavano dormendo da un bel pezzo. Lui invece fissava il soffitto.

Una volta dato il via libera ai ricordi, non era più riuscito a fermarli.Si maledì per essersi permesso il suo ricordo.

Con te sono felice. Non è un sogno vero?

La sua immagine lo tormentava. Possibile che nella doppelganger...? No. Non era possibile.

Con te sono felice.

No.

Non è un sogno vero?

Non era possibile.

Si addormentò sentendosi sussurare quella frase nella testa.

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Eccomi col capitolo 4! stavolta invece con un giorno d'anticipo! *sorriso sornione*

Ecco, non ho tanto da dire, a parte che questo capitolo mi piace più dell'altro u.u e a voi? Piace?

Idee sulla frase che tormenta Klaus? XD Pareri sulle reazioni di Elena?

Suuu ditemi che ne pensate! Fate un'opera buona e recensite u.ù

Recensite per dirmi qualunque cosa, impressioni, critiche, consigli. Sono le vostre recensioni che mi danno più carica per scrivere! XD

Gente, l'attesa è finita.

Domani finalmente la 3x10, The New Deal! (non sto nella pelle *---------*)

finisco qui che è meglio ùù

Un grazie gigantesco a chi ha recensito lo scorso capitolo:

Aniel

_Ericuzza_

Silvietta1994

lucythebest02

GRAZIE!

A presto,

ila_D

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


 

Capitolo 5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un raggio di luce si fece largo tra le tendine della stanza. Il sole era appena sorto e si sentiva il cinguettio degli uccelli. Nella camera però, il sole non era riuscito a svegliare tutti.

Klaus dormiva beatamente al centro del letto matrimoniale, le coperte attorcigliate ai suoi piedi. I raggi gli illuminavano il viso e i suoi capelli avevano acquisito una tonalità tendente al dorato. Il suo petto scoperto si alzava e abbassava al ritmo dei suoi respiri.

Nel letto singolo Elena, con le coperte tirate sino al mento, dormiva con la bocca leggermente dischiusa, l'elastico sfuggito durante la notte, lasciava i suoi capelli liberi sul cuscino.

Quando la ragazza addormentata si voltò dall'altra parte, cadde a terra con un tonfo insieme alle coperte. Si svegliò di soprassalto a causa del dolore alle natiche e alle spalle. Quando tentò di alzarsi, scivolò sulle sue stesse coperte e si appoggiò, prima di cadere nuovamente, ai piedi del letto matrimoniale.

Scampata, pensò con un sospiro di sollievo.

Poi lo sguardo le cadde su chi vi era sopra il letto: Klaus.

In quel momento le sembrava la cosa più bella che avesse mai visto. Sembrava risplendere di una luce dorata. I suoi capelli spettinati, i muscoli definiti delle braccia, gli addominali perfetti, la pelle diafana... si avvicinò.

Ora poteva rimirarlo da vicino. Il suo respirò accelerò, così come il suo cuore.

Questa reazione non aveva senso, pensò. Possibile che lei... non riusciva nemmeno a pensarlo, talemente era ridicolo e al contempo sconcertante.

Possibile che lei... fosse attratta da lui?

Allungò una mano verso il suo viso. Se sarebbe riuscita a sfiorarlo senza che si svegliasse... forse... le sue dita erano quasi arrivate alla sua guancia...

-Cosa.diavolo.stai.facendo.-.

Ritrasse velocemnte la mano e la mise dietro la schiena.

Aveva aperto gli occhi. Quegli occhi. Due pozze verde acqua, sembravano due laghi cristallini, che ora la fissavano...infastiditi.

-Ecco, io... ehm..- doveva inventare una scusa. E in fretta. -C'era una zanzara. Sì, c'era una zanzara sul tuo occhio- sperò che l'avesse bevuta. Non sapeva se le zanzare potessero bere il sangue di vampiri, tecnicamente morti, o di ibridi in questo caso.

-Una zanzara- disse lui con il tipico tono "credi che me la sia bevuta?".

-Ehm, allora... vado in bagno- e corse verso la stanzetta chiudendosi la porta alle spalle.

 

Klaus si voltò. Rebekah non c'era. Era sempre stata mattutina sua sorella. Richiuse gli occhi. Lui invece era l'esatto opposto.

Si era svegliato trovandosi Elena a qualche centimetro di distanza. Rise. Se non sapesse l'odio che la ragazza provava nei suoi confronti, avrebbe detto che fosse attratta da lui.

Quando il giorno prima si era avvicinato a lei, aveva chiaramente senitito il suo cuore, sembrava volesse uscirle dal petto da un momento all'altro.

Sentiva l'acqua della doccia scrosciare dall'altro lato della porta.

Dopo qualche minuto in cui stava per riprendere sonno, si sentì chiamare.

-Non ho un cambio!-.

Insopportabile.

E lui cosa doveva fare secondo lei? Girava con vestiti femminili in borsa?

-Te l'ho dato ieri un cambio!-. Cosa voleva ancora?

-Non posso certo andarmene in giro con i tuoi vestiti! Sono giganteschi!-.

Si mise il cuscino sopra la testa. Era uno strazio.

-Fratellone! Eccomi qui!-.

Rebekah entrò nella camera, vestita di tutto punto e con una sacca di sangue in mano. Klaus la prese al volo.

-Ma che fai ancora a letto? Su alzati!-.

Ora Klaus non sapeva se fosse peggio Elena o Rebekah. Bah, donne, pensò.

-Il furgone è okay. Il meccanico che avevi soggiogato ieri ha svolto splendidamente il suo lavoro- comunicò la sorella sedendosi al suo fianco. -Dov'è la ragazzina?-.

-In bagno- rispose Klaus. -Pensò rimarrà chiusa lì finchè qualcuno non le porterà dei vestiti-. -Appunto per questo sei ancora a letto? Dovresti portarla a fare shopping. Anzi, dovresti portarci a fare shopping! Io ho solo questi pochi straccetti...-.

-Okay. Basta. Capito. Andremo a "fare shopping"-.

Rebekah fece un gridolino d'approvazione.

-Poi torniamo seri e riprendiamo il viaggio. Il tempo stringe- sentenziòKlaus, alzandosi dal letto e andando a prendere i suoi vestiti.

 

Damon sedeva sul bancone del Grill, rimuginando e sorseggiando bourbon.

Doveva escogitare qualcosa per rintracciare Elena. Chissà dove l'aveva portata quell'essere. Poteva già essere lontana kilometri e kilometri... poggiò il bicchiere.

Non c'era un secondo da perdere.

Sentì dei passi dietro di lui e sorrise. Due mani gli tolsero la vista.

-Indovina chi sono?-.

-Barbie se non togli le zampe dagli occhi ti...-.

-Messaggio ricevuto- disse Caroline togliendo le mani. -Sono venuta come mi hai chiesto, ma...-. -Ma?-.

-Bonnie non è potuta venire. Dice che ha avuto un problema improvviso-.

-Cosa?- Damon non credeva alle sue orecchie. -Che problema può avere la precedenza su Elena? Pensavo fossero amiche. Dove cavolo è?-.

-Non lo so-.

Damon scosse la testa. Senza la strega le cose erano ancora più complicate.

-E c'è un altro problema- continuò Caroline malinconicamente prendendo posto accanto al vampiro. -Parla-.

-Tyler è scomparso-.

Caroline sembrava sull'orlo delle lacrime. Damon sospirò. Un altro problema ad aggiungere alla lunga lista.

-Sono andata a casa sua ma Carol non ha saputo dirmi nulla. Sembrava... soggiogata. E lui... lui non mi ha...-.

Damon le mise una mano sulla spalla. -Forza andiamo. Questo non è il posto adatto-.

Fantastico, pensò, le disgrazie non vengono mai da sole.

 

Klaus, Rebekah ed Elena riprendevano posto sul furgone.

-Ora mi dite dove stiamo andando?-.

Sorprendentemente fu Rebekah a risponderle. Sembrava parecchio di buon umore. -Andiamo a fare shopping-.

-Shopping?- disse Elena di rimando.

-Forse non te ne sei accorta, ma hai bisogno di vestiti. E anch'io.-.

Ah ecco. C'era il secondo fine, pensò Elena. In ogni caso meglio approfittarne, alla fine era dovuta uscire con i vestiti dell'ibrido addosso.

Con grande sollievo di Elena, vi era Klaus al posto del conducente.

Rebekah accese lo stereo e iniziò a canticchiare. Vide Klaus alzare gli occhi al cielo.

Era proprio vero che fratello e sorella si comportavano sempre allo stesso modo, sia che fossero umani o vampiri millenari. Sorrise divertita.

Arrivarono in breve tempo in una città che Elena non aveva mai visto. Quanto erano lontani da Mystic Falls? Sospirò.

-Basta con i sospiri Elena-.

La voce di Klaus la riscosse dai suoi pensieri. Elena lo fissò. Cosa gliene importava se sbuffava o no?

-A furia di rimuginare ti verranno le rughe sul tuo bel viso- continuò, mentre cercava un parcheggio. Rebekah si intromise. -Nick ha ragione sai-.

Elena li fissava perplessa.

-Ah, meno male io non ho di questi problemi- disse Rebekah.

Come mai oggi la vampira era così amichevole? Vampiri, pensò Elena.

-Se sorrido finite di rompere?- disse con ironia.

-No, altrimenti con chi mi divertirò dopo?- rispose Rebekah.

Elena si girò verso Klaus con un'occhiata di supplica. Per tutta risposta Klaus si mise a ridere. Doveva essere di buon umore anche lui, evidentemente.

-Okay ragazze. Arrivati-.

La vampira si precipitò giù dal furgone trascinando con sè Elena. -Allora, prima vediamo di rimediare qualcosa a te- le disse scrutandola -poi... si vedrà-.

Klaus le raggiunse subito dopo. -Fate in fretta- disse, ma Rebekah non gli rispose nemmeno, entrando nel primo negozio.

 

Elena si ritrovò dentro il camerino con una pila di vestiti in mano scelti da Rebekah.

-Ti aspetto qui! Voglio che esci a farti vedere con ogni singolo vestito!-.

Bene, pensò Elena, indecisa se ridere o piangere.

Cercò nel mucchio un paio di jeans e una maglietta. Sfilò i vestiti di Klaus e infilò quelli nuovi. Si guardò allo specchio, così andava decisamente meglio. Uscì lentamente dal camerino, e con grande sollievo notò che seduta ad aspettarla c'era solo Rebakah.

-Fantastico! Ho azzeccato anche la taglia!-.

Ancora non si capacitava di come la vampira avesse cambiato atteggiamento. Ieri voleva ucciderla e ora era tutta cuore-amore. Merito dello shopping?

-Diciamo che sapevo le tue misure, con mia madre avevo confezionato un abito per la prima doppelganger...-.

Quanto parlava. Aspetta. Che aveva detto? La prima doppelganger. Così la conosceva? Voleva saperne di più.

-Conoscevi la prima doppelganger?-.

-Oh se la conoscevo- continuò la vampira. -Lei era...ops, meglio che mi fermi. Klaus mi ucciderebbe altrimenti!-.

Oh. Interessante. Doveva rinunciare allora...

-Su prova gli altri vestiti, e poi prova questo- disse porgendole un abito. Elena la guardò. -Non si può mai sapere quando potrà servire!-.

 

Klaus si trovava nel bar adiacente al negozio. Era già passata più di un'ora e quelle due ancora non si vedevano. Niente da fare, in tutte le epoche le donne avevano una sorta di strana mania ossessivo-compulsiva per quanto riguardava lo shopping.

"Niklaus! Guarda!"

Fece un giro su se stessa per farsi ammirare col nuovo abito. Era viola, con alcuni motivi di un rosa tenue.

I suoi capelli volteggiavano con lei. Era uno splendore.

Si avvicinò correndo a lui. "Allora? Come mi sta?"

"Mah, non saprei..." disse scherzando e avvicinandola a sè.

Lei mise il broncio guardandolo "Dici sul serio?" sussurrò.

Era come se si sentisse... tradita?

"Ehi, scherzavo! Non capisci proprio quando scherzo eh?"

Lei gli fece la linguaccia. "Cattivo!" gli disse voltandosi.

"Ah sì?"

Non rispose.

"Vediamo se cambi idea adesso"

Si avvicinò da dietro e iniziò a farle il solletico sulla pancia e sul collo.

"Ahahahahahahahahaha! No ti prego! Basta! Ahahahahahahaah!"

Decisamente era il suo punto debole quello.

"No! Rimangia ciò che hai detto!" continuò finchè lei non cadde a terra, perdendo l'equilibrio.

Lui finì sopra di lei, si poggiò sui gomiti per non farle male. Stava ancora ridendo.

"Sono ancora cattivo?" gli domandò più serio.

Lei lo guardò, scrutandolo fino in fondo all'anima.

"No, peggio" sussurrò.

Lui si sentì sprofondare in un baratro senza fine.

"Tu hai rapito il mio cuore Niklaus"

Quelle parole, seppur sussurate, gridavano nella sua testa. Non riuscì più a trattenersi e posò le labbra sulle sue. Il contatto fu dolce, le sue labbra erano morbide e vellutate, e ricambiavano il suo bacio.

"Charlotte..."

Poggiò la bottiglia di birra ormai vuota.

Stava cadendo in un'assurda spirale di ricordi senza fine.

Faceva male.

Decise di andare a recuperare la sorella ed Elena.

 

Il vestito che le aveva dato Rebekah era un qualcosa di stupendo. Era un abito da sera, nero, lungo, con dei nastri rosa nel corpetto. A occhio era molto scollato, visto che non aveva le maniche.

Per la centesima volta, dopo tutti i vestiti che la vampira le aveva obbligato a provare, si tolse quelli che indossava e iniziò a indossare l'abito.

Fece piano, aveva paura che si strappasse con un movimento di troppo. Dove accidenti è la chiusura? Pensò Elena, tastandosi la schiena. Trovata, disse mentre iniziava a tirarla.

La lampo si fermò a metà schiena. E adesso? Occorreva chiamare Rebekah, sperando che fosse rimasta lì fuori.

-...Rebekah?-.

Nessuna risposta.

-Rebekah?- disse a voce più alta.

La tendina scura si scostò un istante e si richiuse subito dopo. Per la sorpesa Elena mollò la presa sul vestito, ma lo riagganciò e lo strinse nuovamente a sè prima che rimanesse in biancheria di fronte a lui.

Dietro di lei c'era Klaus.

Lo specchiò le rimandò il suo viso, di uno strano colorito tendente al bordeaux.

-Come arrossiamo in fretta...- disse Klaus in un tono che a Elena non piacque per niente. Boccheggiò un paio di volte, senza trovare parole, poi finalmente disse -Esci immediatamente da qui!-.

Non si era spostato d'un millimetro.

-Non vedi che mi sto cambiando?- continuò ancora.

-Pensavo avessi bisogno d'aiuto- disse piano, avvicinandosi a lei. -Rebekah è andata al piano di sotto. Sai, nell'intimo...-.

Elena sentiva il suo cuore battere come un tamburo. Voleva sprofondare.

Per l'ennesima volta si domandò perchè. Perchè il suo corpo reagiva così dannazione?

-Non avvicinarti- sussurrò, ma il suo tono sembrava un invito piuttosto che un avvertimento. E lei non si poteva spostare più di così. Il camerino era abbastanza stretto.

Klaus era esattamente dietro di lei, sentiva il suo respiro sul collo. Chiuse gli occhi. Sentiva l'impulso di abbandonarsi a lui, nelle sue braccia... lui le sfiorò i fianchi ed ebbe un brivido.

Si stava odiando in quel momento, ma era persa in sensazioni devastanti.

Stava di nuovo per far cadere il vestito, poichè le braccia non rispondevano al suo cervello, ma Klaus lo afferrò ai lati.

-Elena, cosa volevi fare?- le soffiò all'orecchio. Pensò che ora poteva fare della ragazza quel che voleva. Era letteralmente nelle sue mani. Era attratta da lui.

Elena in quel momento non ricordava più come articolare dei suoni.

Il biondo iniziò a fare risalire la lampo del vestito sulla sua schiena, lentamente. Poi la fece voltare. Ora Elena era a un centimetro dal suo volto.

-Stai d'incanto tesoro- le disse con voce roca.

Elena avvampò di nuovo. -Dici... sul serio?- sillabò.

Certo che diceva sul serio. Anche quella volta.

Dici sul serio, Niklaus?

-Ho mai mentito?- domandò di rimando.

-...No-.

Elena abbassò il capo. Si sentiva idiota. Era tutto così tremendamente assurdo. E sbagliato. Le sue emozioni erano sbagliate.

Klaus le alzò il mento con due dita. I suoi occhi catturarono ogni particolare del suo volto, i capelli dorati, gli occhi di un verde così luminoso, le sue labbra.

Lui la fissò. Si avvicinò di più a lei. I loro corpi si toccavano. Klaus avvertì quella sensazione, la stessa di... quella sensazione.

Niklaus...

Elena chiuse gli occhi, aspettando. Ogni pensiero scivolò via dalla sua mente. Solo una parola, come un rimbombo costante.

Anzi, due. Klaus. Bacio.

Klaus voleva di nuovo quelle labbra, voleva le sue labbra.

... hai rapito il mio cuore.

Ora erano distanti soltanto un respiro.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Eccomi col capitolo 5! Finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare!

... Non odiatemi per come ho fatto finire il capitolo! >.< mi piace farvi rimanere in suspance U_U *fugge via al riparo*

Perdonatemi, mi rifarò col prossimo! XD

Allooora... che ne pensate di cosa è successo qua? Sono curiosa delle vostre impressioni x)

Siate buoni e caritatevoli e lasciate una recensione! Sono così felice quando le leggo! T____T *lacrime di gioia*

Scusate per eventuali errori, non ho riletto <.<

Recensite anche per darmi eventuali consigli, critiche etc... ^-^

Un grazie gigantesco a chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero:

Esmeralda91

Aniel

Silvietta1994

Karma123

lucythebest02

 

GRAZIE!

 

Ora scappo, devo rimettermi (purtroppo) a studiare...

A presto,

ila_D

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


 

Capitolo 6

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Klaus stava per baciarla. E lei non lo stava respingendo. Lei voleva che lui la baciasse.

Tra loro non vi era più nessuna distanza, i loro corpi si toccavano.

Elena aveva brividi che le correvano su per tutto il corpo, non riusciva a controllarsi. Aveva chiuso gli occhi, sentiva il suo profumo sempre più intenso.

Era possibile provare qualcosa di così forte? Nemmeno Stefan la faceva sentire a quel modo.

Sentì le sue labbra sfiorarle la guancia, poco distanti dalla bocca.

Una vocina, in un angolo recondito della sua mente che ancora pensava, la fece rinsavire.

Aprì gli occhi.

Non poteva retrocedere, era attaccata allo specchio del camerino. Mise le mani sul petto di Klaus e iniziò a spingerlo via.

Anche lui si fermò di colpo, con uno sguardo spaesato, come se non sapesse cosa fosse successo. Fece alcuni passi indietro, con un'espressione sconvolta sul viso.

Mai Elena avrebbe pensato di vedere un'espressione simile sul suo volto.

Sentiva le lacrime premere per uscire. L'aveva respinto. Perchè era la cosa giusta.

Tante immagini le invasero la mente, con una rapidità che le fece quasi male fisicamente, e non riuscì più a trattenerle.

Klaus fissava la ragazza. Che diavolo aveva fatto? Non si riconosceva più. Lui non era così. Lui non era più così.

Elena si era accasciata contro lo specchio, gli occhi gonfi di lacrime. Probabilmente lei ora pensava le stesse cose.

Ma lui...come aveva potuto la sciarsi ingannare così da un ricordo? O forse doveva smettere di mentire a se stesso: quello non era un ricordo. Quello era il suo ricordo.

E lui ancora non aveva superato quello che era accaduto.

Uscì dal camerino senza dire una parola. Vide Rebekah che stava venendo in quella direzione.

-Nick? Che è successo?!-.

Doveva avere una faccia davvero insolita in quel momento. Mormorò un "niente" e si allontanò più in fretta che potè.

-Elena?-.

Rebekah era entrata e la guardava inebetita. In tutta fretta cercò di asciugarsi le lacrime e di rialzarsi.

-Che diavolo è successo? Mio fratello aveva un'espressione sconvolta e fidati, è piuttosto raro.-. Elena non voleva confidarsi con Rebekah: punto primo,non si fidava abbastanza di lei; punto secondo,era probabile che andasse a spifferare tutto Klaus.

-Prendo questo vestito- disse a mezza voce.

Rebekah le si avvicinò.-Posso immaginare cos'abbia sconvolto mio fratello. Ma non capisco perchè tu sei in quello stato- disse scandendo ogni parola.

-Non fare la furba con me-. E se ne andò anche lei.

Elena si mise jeans e maglietta e uscì dal camerino. Dopo aver affidato gli acquisti alla cassiera, si sedette in un divano del negozio.

Lei non aveva un soldo. Doveva per forza aspettare Klaus e Rebekah.

Era impossibile che fosse accaduto veramente. Klaus l'aveva quasi baciata.E lei non si era sottratta. Lo stesso pensiero si presentò di nuovo: perchè lo voleva.

Si vergognò di se stessa. L'unica cosa che gliel'aveva impedito era stata l'immagine di Jenna nella sua mente. Jenna. Non poteva fare questo a lei. Le si formò un groppo in gola.

Stava diventando una persona orribile. Dio, Klaus è l'assassino di Jenna!pensò, colui che ha distrutto la tua vita.

Cosa avrebbero pensato i suoi genitori guardandola adesso? E John, che era morto per salvarla da Klaus?

Voleva scomparire.

 

Rebekah non riusciva a ritrovare il fratello. Aveva girato mezza città e di lui nessuna traccia. Doveva trovarlo. Doveva parlargli.

Era evidente che ancora pensava a quella ragazza, e con la copia sputata davanti, per lui le cose si erano fatte più difficili.

Era sempre della convinzione che se avesse svegliato il resto della sua famiglia, ci sarebbero stati meno problemi. Quando si è con la propria famiglia, si riesce a superare insieme qualsiasi cosa. Era sicura che con il loro sostegno Klaus potesse andare avanti, e lasciar perdere il fatto degli ibridi. Sospirò e riprese le ricerche.

 

Damon aprì la porta.

-Strano tu abbia bussato-.

-Conosco anch'io le buone maniere Damon- disse Katherine, che entrò senza fare troppe cerimonie. -Cosa vuoi?- domandò il vampiro seccato.

-Dare una mano, ovvio-.

Nel salotto c'erano anche Caroline, Alaric e Jeremy. Per quanto ne sapeva Damon, Bonnie non era venuta perchè aveva avuto un impegno "importante", Stefan era scomparso dicendo che doveva andare dal suo vero amico: Klaus, Tyler non pervenuto.

-Allora qual'è il piano, super eroi? Indossare il mantello e volare dalla povera Elena in pericolo?-.

Gli altri non risposero.

-Scherzavo, mancate proprio d'umorismo-.

-Dobbiamo scovare Michael. Se vogliamo vincere una volta per tutte contro Klaus, lui è essenziale. O almeno, essenziale è l'arma che vanta di possedere- disse il vampiro.

-Ma come lo troviamo? Finchè Bonnie non si fa viva è praticamente impossibile- disse amaro Jeremy.

-Puoi ancora vedere la fidanzata morta?- domandò Katherine.

Jeremy alzò un sopraccicglio.

-Lei può andare ovunque senza essere vista, non ci metterà molto a scovarlo-.

Alaric annuì. -È un'idea- .

-Non funziona così- rispose Jeremy. -Non so bene perchè, ha detto che non è possibile-.

-Siamo punto e a capo- fece Damon stizzito.

-Io so dove potrebbe essere diretto Klaus- affermò Katherine, rompendo il silenzio che si era creato.

 

Stufa di starsene senza fare nulla, Elena uscì dal negozio di corsa. Il rumore del traffico e della città in un primo momento la stordì.

Prima di tutto doveva capire in quale città si trovava. Dopo aver fatto qualche metro lesse un manifesto di uno spettacolo. Cleveland.

Era abbastanza lontana da Mystic Falls. Considerato che erano stati più di un giorno in viaggio.

Era ancora in tempo per tornare a casa. Avrebbe messo fine all' assurda situazione che si era venuta a creare con Klaus. Solo il suo nome le metteva addosso una strana sensazione.

Il sole era già basso, iniziava il crepuscolo. Affrettò il passo per trovare velocemente un qualche mezzo che la riportasse a casa.

Ecco, nel tentativo di ritrovare il furgone, si era persa. E adesso? Non conosceva la città e non conosceva nessuno. Non aveva il telefono e nemmeno un centesimo. Insomma, non poteva neanche mettersi in contatto con qualcuno che la recuperasse.

Posso immaginare cos'abbia sconvolto mio fratello.

Le parole della vampira continuvano a ronzarle nella mente. Cosa aveva spinto Klaus a baciarla? E perchè era così sconvolto? Non riusciva a capire.

Si fermò e si guardò intorno. Ora era quasi buio e qualche persona si ritirava nella propria casa.

Ah, quanto voleva trovarsi a casa sua in quel momento! Seduta nel divano a guardare un film,con la coperta e una tazza fumante di cioccolata...il suo stomaco brontolò. Effettivamente era dal giorno prima che non toccava cibo.

Era piuttosto tardi, aveva fame ed era stanca. Perchè nè Klaus nè Rebekah si erano fatti vivi? Sconsolata, si sedette in una panchina appartata.

 

Klaus aveva lasciato il furgone poco distante da dove si trovava. Era fuori città, adesso, dopo essersi nutrito.

Ancora pensava a quel pomeriggio. Se lei non l'avesse spinto via, avrebbe baciato Elena.

Come un povero stolto, l'aveva confusa. Certo, erano uguali, ma Elena non era lei.

Però aveva sentito una scarica elettrica appena si erano avvicinati, toccati.

Un crudele scherzo del destino?

I suoi occhi vedevano solo fuoco.

Le sue orecchie sentivano solo le sue urla.

E lui era là, impotente, costretto a guardare senza poter fare niente per salvarla.

Urlò il suo nome, tentando disperatamente di fare qualcosa.

"Niklaus!"

Il suo nome fu la sua ultima parola.

Il suo nome gridato con una tale disperazione, come una supplica.

Un ultimo grido e smise di dibattersi.

Il fumo continuava a salire lento verso il cielo.

-Sei qui-.

Klaus si voltò di scatto. -Bekah...-.

Lo guardava con un cipiglio severo. -Devi smetterla Nick- disse risoluta. -Non puoi continuare a torturarti in questo modo. Ti rendi conto degli anni passati?-.

Klaus non rispose. Si limitò ad abbassare lo sguardo.

-Nick, ascolta- provò di nuovo sua sorella. -Devi...-.

-Smettila! Smettila! Non credi che abbia provato a dimenticare?- gridò -Non credi che abbia già provato in ogni maniera possibile, eh Rebekah?-.

Non era più riuscito a contenersi. Era pieno di frustrazione e sensi di colpa.

-Non è stata colpa tua...- disse Rebekah.

-Non è stata colpa mia?- fece una breve risata. -È come se io l'avessi uccisa! Io! Perchè sono un mostro! Perfino i miei genitori mi ripudiavano.

Il suo autocontrollo stava scemando, sentiva salire le lacrime.

-Nick non è vero... per quanto rigurdava nostra madre almeno. Lei ti amava, così come me e gli altri!-.

Si avvicinò a lui. Gli mise una mano sulla guancia.

-Tu non sei un mostro. Capito? Non lo sei- sorrise -perchè se tu fossi un mostro, io cosa sarei?-. Rise. Rebekah era fantastica. Poi qualcosa attraversò la sua mente.

-Dimmi che non hai lasciato Elena da sola-.

Rebekah sgrenò gli occhi.

-Dimmi che non l'hai lasciata libera di scappare-.

-Ecco io non ho pensato... sono corsa a cercarti e...-.

-Dannazione!- sbottò. -Sali! Dobbiamo cercarla!-.

Non poteva permettere che scappasse. O che le succedesse qualcosa.

Perchè ti serve il suo sangue, pensò. Si, è solo questa la ragione. Non deve importarti nulla di lei.

E allora perchè quest'ansia improvvisa?

-Nick.. è stata Elena vero?- gli domandò Rebekah.

Si voltò.

-Voglio dire, a causa sua hai ricordato lei?-.

Non poteva negare. Rimase fisso a guardare la strada. Doveva ammettere però, che qualcosa aveva provato.

Che fosse nostalgia o meno, era troppo presto per dirlo.

 

Elena fece di tutto per passare inosservata quando due tipi sembravano puntare nella sua direzione. Sperò che non la vedessero. Non sembravano proprio bravi ragazzi.

-Ehi bellezza!-.

Speranza vana.

-Come mai tutta sola a quest'ora?-.

Non rispose.

-Ti abbiamo fatto una domanda, rispondi!- fece il secondo, avvicinandosi barcollando a lei.

Pure ubriachi, pensò.

Si alzò e iniziò ad allontanarsi, lentamente, con naturalezza. Perchè aveva un brutto presentimento. Ma si sentì strattonare per il braccio. -Perchè non vieni con noi a divertirti?-. Risero sguaiatamente. -Lasciami subito.- disse Elena.

-Altrimenti che fai? Tiri fuori le unghie?-.

-No, meglio- disse Elena, e sferrò una ginocchiata al ragazzo, dove non batteva il sole.

Si voltò e iniziò a correre.

-Maledetta!-.

Sentiva la voce dei ragazzi dietro di lei, stavano per raggiungerla. I muscoli le dolevano da morire ma non poteva fermarsi. Non voleva immaginare cosa sarebbe accaduto se si fosse fermata soltanto un secondo. Perchè non era rimasta in quel dannato negozio? Non ce la faceva più, stava esaurendo le forze.

Rallentò di poco, ma subito fu afferrata con violenza per la spalla.

-Presa- ghignarono quelli.

Cercò di divincolarsi, ma anche l'altro ragazzo la tenne ferma.

-Lasciatemi!- gridò.

Ma sembravano finiti in una strada deserta. Poche luci. Era sola.

-Grida pure, tanto non ti sentirà nessuno- disse uno.

La paurà si fece strada dentro di lei. Non aveva scampo contro quelli.

La sbatterono al muro e mentre uno la teneva ferma, l'altro inizio a toccarla.

-Lasciatemi!- ripetè divincolandosi.

-E sta ferma!- dissero.

Le misero una mano davanti alla bocca, e poi sentì un dolore sordo alla nuca.

Non poteva finire così, pensò. Stava per perdere i sensi.

D'improvviso, il ragazzo che stava facendo scorrere la zip dei jeans, si accasciò al suolo emettendo un rantolo strozzato.

Il ragazzo che la teneva ferma si voltò. -Ma cos...-. Non finì la frase, cadde a terra anche lui.

Elena vide avvicinarsi la figura che l'aveva salvata.

Mai era stata così felice di vederlo.

-Klaus- disse.

Il sollievo la travolse quando lui si avvicinò ulteriormente. -Tutto bene?- domandò.

Elena fece sì con la testa, ma finora non si era accorta di tremare.

Klaus notò che non stava per niente bene. Se non fosse arrivato in tempo... le mise un braccio intorno alle spalle e l'attirò a sè.

-Vieni, andiamo via-.

Elena instintivamente si strinse a lui. Ora si sentiva più tranquilla. Al sicuro. Il suo abbraccio era forte e protettivo.

Il dolore alla testa non cessava, la vista iniziava ad appannarsi.

Ma non poteva perdere i sensi adesso. Non voleva che Klaus la portasse in braccio fino al furgone. Non sarebbe più stata in grado di guardarlo in faccia.

Aumento la presa sulla sua maglietta e si fermò. Fece dei respiri profondi a occhi chiusi.

-Sai, puoi anche lasciarti andare adesso-.

Sentì la voce di Klaus distante. Fece come aveva detto: si lasciò andare.

Al diavolo l'imbarazzo che avrebbe provato, inevitabilmente, al risveglio!

L'ultimo pensiero che formulò fu che doveva parlare con lui. Voleva chiarire quant'era successo. Prima di scivolare nell'oblio, sentì distintamente le sue braccia sollevarla e appoggiarla al suo petto marmoreo.

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Bene, rieccomi qui. Sarò molto breve questa volta. Mi scuso in anticipo se il capitolo è bruttino, ma questa settimana (e credo anche le seguenti -.-) è stata un inferno >.< Praticamente l'ho scritto mentre studiavo storia, filosofia, matematica... un pò di getto ecco u.u

Non ho neanche riletto, ecco ora siete avvisati XD

Prima di tornare a studiare, volevo ringraziare di cuore tutte le persone che hanno recensito, ben 9!

 

Silvietta1994

LadyJonas

Eris666

Aniel

ELENA98

lucythebest02

Nali Stone

_Sol92_

_Ericuzza_

 

Grazie, siete fantastiche! ç.ç *commossa*

Detto ciò, come sempre, recensite per dirmi le vostre impressioni, critiche, consigli e quant'altro! Accetto tutto! x) Pleeeaase!

Un'altra cosa: spero di riuscire ad aggiornare entro una settimana come al solito, ma non assicuro più niente, la scuola mi sta portando via tutto il tempo!

A presto,

ila_D

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


 

Capitolo 7

 

 

 

 

 

 

 

 

-Io so dove potrebbe essere diretto Klaus-.

L'affermazione di Katherine aveva lasciato i presenti senza parole.

-Avanti, parla- la incitò Damon.

-Al confine tra Georgia e South Carolina c'è un grande branco di licantropi. Anzi, posso dire quasi con assoluta certezza, che si tratta del branco più numeroso del continente-.

-Vuoi dire che...?-. Jeremy non riuscì a continuare la frase.

-Sì. Voglio dire che penso che Klaus stia andando lì. Con Elena. Facendo due più due potrete capire il ruolo giocato da Elena, e la fine che farà-.

Silenzio. Jeremy si accasciò nella poltrona. Le mani a coprire il suo volto, contratto in una smorfia di sofferenza. Caroline gi andò vicino, posandogli una mano sulla spalla. Voleva rassicurarlo e consolarlo, ma non sapeva cosa dire. Elena era sua sorella, l'unico familiare che gli era rimasto. Se Elena fosse... Caroline chiuse gli occhi. Non voleva neanche pensare quella parola. Era troppo per tutti loro. Con la coda dell'occhio, vide Damon vuotare un bicchiere d'alcol, e si trattenne dal romperlo per la rabbia.

Caroline controllò nuovamente il telefonino.

Di Bonnie ancora nessuna notizia.

 

"Ma non lo hai fatto. Hai messo da parte tutta la tua vita per aiutare noi."

"Ho fallito con te."

"Non è vero, io ho fallito con te. Mi dispiace"

Gli occhi di Jenna erano colmi di terrore e non poteva avvicinarsi per abbracciarla, per rassicurarla. Il fuoco divamapava tra loro due.

Non accettava il fatto che Jenna dovesse morire, no. Lei no.

"Promettimi che non appena ne avrai la possibilità...Scapperai"

Sentì il suo "sì" sussurato.

Le urla di Jules rimbombavano ancora nelle sue orecchie, nei suoi occhi aveva ancora l'immagine del suo cuore in mano a Klaus.

Adesso, si avvicinava a Jenna. No, non era possibile. Non stava succedendo davvero. Era impossibile che Klaus avesse appena immobilizzato sua zia. Era impossibile che mentre tra i singhiozzi e le urla implorava a Jenna di scappare, questa ,con il volto segnato dalla paura e dall'orrore, gurdava la morte arrivare sopra di sè.

E quando vide il paletto trafiggere il suo cuore, quello stesso dolore si propagò in lei. Finchè anche gridare risultò impossibile.

Riaprì gli occhi e si ritrovò tra le braccia di Klaus. La stringeva per impedirle qualsiasi movimento, ma tanto dove sarebbe potuta scappare? Non aveva senso. Si sentiva svuotata. Poteva fare di lei ciò che voleva.

Sentì le sue labbra sull'orecchio. Il suo corpo fu scosso da un brivido.

Sentì le sue parole sussurate. Il suo cuore perse un battito.

Sentì i suoi canini penetrarle la carne. Fu il paradiso nell'inferno.

"La tua vita mi appartiene"

Il suo urlo proruppe nella stanza. Continuò a gridare, non riusciva a coordinare nessuna parte del corpo, non riusciva a smettere mentre copiose lacrime le rigavano le guancie. Le grida si tramutarono in singhiozzi quando si sentì abbracciare. Respirava affanosamente e non riusciva a calmarsi.

-Shhhh, va tutto bene, era solo un brutto sogno-.

Era lavoce calda e rassicurante di Klaus.

Sobbalzò e si staccò immediatamente da lui. -Stai lontano da me!-.

Quel sogno così vivido, così reale, l'aveva più che spaventata.

Klaus si riavvicinò, allungando un braccio verso di lei.

-Non toccarmi-.

Ritirò il braccio. -Elena. Non ti voglio fare del male-.

Elena si guardò intorno. Era in... un'ospedale?! Possibile? Pareti azzurrine, letto reclinabile, un piccolo comodino con una bottiglia d'acqua. E un terribile mal di testa. Toccandosi, si rese conto di avere la testa fasciata. E alcuni cerotti nelle braccia e uno sul viso.

-Cosa... perchè sono qui?- domandò insicura, alzando lo sguardo verso l'ibrido.

-Hai preso una bella botta in testa. Ho ritenuto opportuno farla medicare prima che peggiorasse-. Oh. Klaus l'aveva portata in ospedale. Ricordò cos'era successo la sera prima. I due uomini che l'avevano assalita. Klaus l'aveva salvata. Il suo ultimo ricordo era quando l'aveva presa in braccio. Mentre lui la scrutava serio, le gote di Elena si tinsero di rosso. Lui alzò un sopracciglio.

Mentre guardava il suo viso, Elena non riuscì a bloccare le parole che le ronzavano in testa. -Perchè volevi baciarmi?-.

I lineamenti del suo viso si indurirono e si alzò dalla sedia. -È meglio che vada- disse.

-No! Non puoi eludere così la domanda! Voglio una risposta, adesso-. Doveva cogliere il momento, non sarebbe più riuscita a parlargli a quattrocchi.

Lui sopsirò. -Perchè sei una bella ragazza è sufficiente come risposta?-.

Elena sgranò gli occhi. Era un complimento quello? Iniziava a sentire una strana euforia. Non doveva lasciarsi incatare così però.

-Certo che no, sono sicura che non vai in giro a baciare ragazze solo perchè sono belle. Dev'esserci un motivo-.

Era quasi certa che c'era qualcosa di consistente dietro. Voleva scoprire cosa.

-Mi hai costretta a venire con te. Ho abbandonato la mia vita. Il minimo che tu possa fare è darmi almeno delle risposte-.

Forse le sue parole l'avevano colpito, perchè tornò ad accomodarsi sulla sedia accanto al suo letto. -Mi ricordavi qualcuno- disse fissando un punto nella parete di fronte.

Elena aspettò che continuasse, ma non accennava a farlo. Perciò domando -Chi?-.

Si grattò la testa, un gesto che a Elena sembrò tenero e sexy al tempo stesso. Si riscosse, dandosi per la centesima volta della stupida.

-La... prima doppelganger-. L'aveva detto. Le sue stesse parole risuonavano così estranee. Attese la reazione di Elena. Dopo qualche secondo di silenzio, forse elaborava la notizia, riprese a parlare. -Allora... che io te la ricordi, è un eufemismo, visto che siamo identiche-fece una pausa.

La voleva baciare perchè gli ricordava la prima doppelganger. Quindi lui e la prima doppelganger... -Ah!-.

Quello che aveva realizzato la lasciò intontita per qualche secondo.

-Tu e lei...-.

Non riusciva a formulare una frase.

-Lei era... la tua ragazza?-.

Klaus serrò la mascella.

Rimase zitta. Quindi aveva cercato di baciarla per quello. Non doveva farsi nessuna illusione. Ma che illusioni poi? Mica voleva essere baciata da lui.

O sì?

La voce dell'ibrido la riscosse dai suoi pensieri. -È così. Contenta? Finite le domande?-.

Sembrava seccato. Poi capì.

Capì che quelle parole celavano profonda sofferenza.

Voleva saperne di più. Meglio battere il ferro finchè è caldo, pensò.

-Cos'è successo? Puoi parlarne con me... se vuoi-.

Non credeva l'avesse detto sul serio. Doveva sembrare ridicola.

-Non capiresti-.

-Allora spiegamelo-.

In stava nascendo un intenso desiderio di sapere. Sapere cosa gli era accaduto.

Klaus la guardava. Non era opportuno raccontarle cos'era successo. Non le doveva interessare.

Non voleva la sua compassione. Si alzò nuovamente e si avvicinò alla finestra della camera, dandole le spalle.

Non sopportava quello sguardo indagatore. Come poteva raccontare che lui stava ancora male per lei? Che lui era ancora sommerso dalla colpa? Impossibile.

E gli ritornava ogni volta in mente, il suo volto, il suo sorriso, la sua voce...

Non è vero che il tempo guarisce ogni ferita.

Sentì dei passi lievi dietro di sè. Poi una mano sulla sua spalla che lo fece voltare. Non potè fare a meno di pensare a quanto fosse uguale a lei, ma al contempo era diversa. Già, diversa.

Ma allora perchè il suo ricordo si sovrapponeva a lei?

-Klaus-.

Un tono serio, che tradiva il suo aspetto. Il pigiama dell'ospedale arrotolato nelle braccia, i vari cerotti, la benda in testa da cui uscivano i capelli spettinati.

Ma i suoi occhi. Sembravano brillare di luce propria.

-Signorina Gilbert! Capisco che abbia voglia di stare col suo ragazzo, ma ora deve riposare! Su, a letto!-.

Elena e Klaus si voltarono non appena entrò l'infermiera.

Elena non aveva sentito il resto della frase, la sua mente era rimasta ancorea alle parole "suo ragazzo".

Sentì improvvisamente caldo. Si impose di mettere distanza tra lei e il "suo ragazzo".

-Anche lei giovanotto, sia più responsabile e l'accompagni a sdraiarsi-.

Klaus spostava lo sguardo dall'infermiera a Elena. Quest'ultima aveva assunto una tonalità tendente al viola. Non seppe nemmeno perchè, ma un sorriso gli spuntò sulle labbra. La situazione era piuttosto divertente in effetti.

-Sì tesoro, devi tornare a letto- disse convincente. Dopodichè le cinse le spalle e l'aiutò a distendersi. Era alquanto rigida. Eccolo di nuovo.

L'assurdo desiderio di baciarla.

L'infermiera sorrise compiaciuta e lasciò la stanza.

Elena stava per andare a fuoco. Klaus era chino su di lei, troppo vicino, e sentiva che anche stavolta non l'avrebbe fermato. Qualunque cosa avesse intenzione di farle.

Il suo buonsenso le gridava di scansarlo, che non era l'uomo giusto per lei, che erano sbagliate tutte queste emozioni per lui, che era l'assassino di sua zia.

Ma non ce la faceva.

In quel momento realizzò con orrore, che provava qualcosa per Klaus.

-Allora mia amata, ti senti meglio ora?-.

La sua voce roca e sensuale stava per farle perdere il controllo. Le venne naturale chiudere gli occhi e dischiudere le labbra.

Klaus trattenne una risatina. Quella ragazza lo stava sorprendendo. Era anche vero che se lo provocava in quel modo, non sarebbe riuscito a controllarsi ancora a lungo.

Sentiva qualcosa per lei.

Il problema era che non capiva se questo qualcosa fosse legato al ricordo di Charlotte oppure no.

Le diede un bacio sulla fronte. Lei aprì gli occhi, un ombra di delusione li attraversò come un lampo.

Elena si mise seduta. -Allora... non vuoi parlare- buttò lì dopo un momento.

Klaus si alzò. -No che non voglio parlare, Elena-.

-Ti farebbe stare meglio-.

Nessuna risposta.

-Perchè non risvegli la tua famiglia allora? Voglio dire, se li porti sempre con te vuol dire che ci tieni a loro, però non vuoi nemmeno estrarre i loro pugnali... e Rebekah? A lei va bene tutto questo?-.

L'ibrido perse la calma. -Stai zitta! Tu non sai nulla! Tu non hai idea di cosa sia successo, nè a me nè alla mia famiglia!-.

Si avvicinò pericolosamente a lei, furioso.

Elena rimpianse di non aver tenuto la bocca chiusa: Dio solo sa cosa accadrebbe se Klaus perdesse il controllo!

Invece si sedette di nuvo nella sedia accanto al letto e si prese la testa tra le mani. Dopo qualche secondo si alzò di colpo e si diresse verso l'uscita della camera.

-Cambiati, dobbiamo andare adesso- e uscì velocemnete, lascianod Elena sola con i suoi pensieri.

Ebbe una stretta al cuore ripensando alla sofferenza che aveva attraversato glio occhi dell'ibrido qualche istante prima.

E realizzò che lei voleva consolarlo, fargli sentire che non era solo.

Ripensò anche al suo sogno e rabbrividì.

Era come divisa in due: una parte di lei era incuriosita e - non poteva più negarlo- attratta da lui; invece la sua parte più emotiva e fragile non lo perdonava per tutto ciò che aveva fatto.

Il lato positivo (se si poteva considerare tale), era che non soffriva più per Stefan.

Era riuscita ad accettare il fatto che lui se ne fosse andato per sempre. Adesso riusciva a pensarlo serenamente.

Abbozzò un sorriso: era un piccolo passo avanti.

Era pronta già da qualche minuto, ma di Klaus nemmeno l'ombra. Perchè metterci tanto? Era forse con Rebekah?

Fece spallucce e uscì da sola.

L'ospedale era veramente grande in confronto a quello di Mystic Falls: era un labirinto di corridoi. Fortunatamente vi erano le indicazioni per arrivare all'atrio.

Una volta fuori dall'edificio sussultò per un improvviso tuono. Stava piovendo.

Ci mancava solo questa, pensò desolata Elena.

In meno di un secondo si ritrovò bagnata fradicia dalla testa ai piedi, non c'era neanche un luogo in cui ripararsi. La sua solita fortuna.

Poi vide una figura avvicinarsi a passo svelto, e nonstante la fitta pioggia riconobbe Klaus.

-Sei fradicia, avresti dovuto aspettarmi dentro- disse, mentre la metteva sotto il suo ombrello.

Adesso, guarda caso, il freddo le era passato. Alzò lo sguardo sul suo viso, e gli occhi di Klaus incatenarono i suoi. Erano magnetici.

Si passò la lingua sulle labbra, improvvisamente secche. Doveva dirgli ciò a cui stava pensando qualche istante prima.

-Klaus... ecco, io...-.

Fantastico, non ci riusciva! Forza Elena, si disse mentalmente.

-Ecco... grazie. Grazie per avermi salvato-.

L'aveva detto. Ce l'aveva fatta. Aveva ringraziato Klaus.

Lui sgrano leggermente gli occhi, forse era sorpreso delle sue parole. Ma perchè rimaneva zitto? Potevano almeno andarsene da lì, visto che si moriva di freddo.

Ma contro tutte le sue aspettative, Klaus l'attirò ancora di più a sè e poggiò le labbra sulle sue.

Elena rimase immobile, ma subito dopo le sue labbra si schiusero e Klaus approfondì quel bacio.

La loro lingue si trovarono immediatamente, ed Elena si sorprese dell'intensità con cui stava rispondendo al suo bacio.

L'ombrello cadde a terra mentre le mani dell'ibrido tenevano il viso di Elena. Lei afferrò i suoi capelli biondi e si strinse ancora di più a lui.

Mai bacio le era sembrato più bello.

Sentiva il sapore della pioggia mischiato a quello delle loro bocche, che danzavano mosse dalla passione.

Ma Klaus si staccò di colpo.

In quel momento Elena si sentì privata di una parte vitale di sè.

Seguì lo sguardo di Klaus per capire perchè si era voltato.

-Che diavolo sta succedendo qui?!-.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Eccomi qui, in colossale ritardo, ma mi perdonerete per il capitolo vero? Di questo sono partircolarmente soddisfatta di alcune parti, altre meno U_U

Ma voglio sapere che ne pensate voi invece! Via ai commenti! (Sapevo che molte di voi aspettavano l'ultima scena dal primo capitolo! XD) Perciò recensite per dirmi se era all'altezza delle vostre aspettative, come avevo già detto, è la mia prima fanfic >.<

12 recensioni per lo scorso capitolo. Ma io vi amo! *--* Un mondo di grazie a :

 

misachelsi

Silvietta1994

Eris666

Esmeralda91

Aniel

LadyJonas

ELENA98

bleachlove

Nali Stone

elygil91

lucythebest02

_Sol92_

 

GRAZIE!

 

Tengo molto a sapere le vostre opinioni su questo chap, accetto consigli, critiche etc etc. Lasciate una recensioncina, please! *^*

Non so quando aggiornerò per il prossimo, si apre davanti a me una lunga settimana di interrogazioni. (Pietà, pietà! T__T)

A presto,

ila_D

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


 

Capitolo 8

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bonnie si trovava nel bosco, vicino alla casa dove riposavano gli spiriti delle sue antenate.

Un sogno piuttosto vivido quella notte l'aveva spinta a recarsi lì. Aveva persino riufitato di andare alla "riunione d' emergenza"a casa Salvatore. Sentiva che era importante, doveva farlo prima di qualsiasi altra cosa.

Provava sempre una sorta di timore reverenziale entrando nella casa diroccata, dopotutto in quel luogo erano state massacrate centinaia di streghe.

Subito le candele divamparono intorno a lei e iniziò a sentire le loro voci.

"Sappiamo come uccidere Klaus"

In mezzo alle centinaia di bisbigli le arrivò questa frase, più forte tra tutte.

-Come? Vi prego ditemi come!-.

Che ci fosse una soluzione non ancora provata? Poteva ancora riporre le speranze per la fine dell'ibrido una volta per tutte?

Quando la risposta arrivò, Bonnie si lasciò cadere a terra, impietrita.

 

-Dobbiamo arrivare là prima di Klaus, in modo da sorprenderlo- disse Alaric convinto.

-Cosa ti dice che non sia già lì? E poi non sappiamo nemmeno il luogo esatto- ribattè Damon.

-È probabile che Klaus non sia ancora arrivato perchè è partito solo da qualche giorno, e sta viaggiando in furgone- gli fece notare l'insegnante.

-Anche se non sappiamo il luogo esatto dobbiamo partire subito. Ci sarà qualcuno in zona che saprà darci informazioni, no? Voglio dire, dopotutto il più grande branco di licantropi d'America avrà acquisito una certa fama tra gli esseri sovrannaturali- affermò Caroline.

Damon adesso sembrava convinto.

-Bene, non c'è un minuto da perdere allora-.

Dopo un secondo tutti erano in piedi per prepararsi al viaggio.

 

-Cosa diavolo sta succedendo?-.

Rebekah non credeva ai propri occhi. Era sull'orlo dell'isteria. Che diavolo aveva in mente suo fratello? Non aveva imparato niente dall'ultima volta?

-Che diavolo succede?- ripetè di nuovo.

Klaus ed Elena si voltarono. Uno impassibile, l'altra spaesata.

Rebekah quasi si era scordata della persona che aveva accanto a sè. Stefan era rimasto immobile come una statua ad osservare la scena.

-Che vuoi Rebekah?- domandò Klaus.

La vampira non sapeva se ridere o piangere. - Che voglio?! Voglio sapere quando la smetterai di farti del male Nick! Voglio sapere quand'è che imparerai!-.

Perchè non capiva? Non sarebbe finita per niente bene.

-Non immischiarti in faccende che non ti riguardano-disse gelido il fratello.

Rebekah rimase senza parole. Perchè faceva così? Lei non si meritava quel tono.

Tutto quello che diceva era per il suo bene: non voleva che soffrisse ancora.

Gli voltò le spalle e si dileguò in un battito di ciglia.

 

Elena fissava il volto di quello che era stato il suo ragazzo fino a poco tempo fa. Ma non provava niente. Non pensava a niente. Sentiva solo la pioggia e il freddo appiccicarsi alla sua pelle.

Stefan parve riprendersi velocemetne. Si avvicinò verso Klaus. Klaus lo guardò e sorrise.

Sembrava che tra loro due stesse avvenendo una tacita conversazione, qualcosa che lei non poteva percepire. Forse quei due avevano un legame.

-Stefan- disse poi Klaus -qual buon vento-.

Stefan tolse un pezzetto di carta dalla tasca dei jeans. No, non un pezzetto di carta. Una foto.

Klaus rimaneva in silenzio.

-Pensi che... potremo ricominciare?- domandò Stefan.

Dopo qualche secondò Klaus scoppiò in una risata.

Elena quella risata ormai l'avrebbe riconosciuta fa mille. Le era entrata in testa senza preavviso, colpendola, distruggendola, come aveva fatto il proprietario del resto.

Poi Elena si accorse che Stefan non era soggiogato. Era lui. Era Stefan. Ma non aveva più quella scintilla negli occhi verdi, quando la guardava.

Come se fossero due estranei.

Voleva andarsene, ma non riusciva a muovere un passo. Le mancava la forza. Rimase semplicemente lì in piedi, sotto la pioggia, a guardare Klaus e Stefan.

A passarsi un dito sulle labbra.

Ma che diavolo stai facendo stupida? Ringhiò la parte di lei con ancora un po' di sale in zucca.

Ti lasci baciare dal vampiro millenario che ti ha sacrificata per diventare ibrido e ucciso tua zia? Reagisci! Strinse i pugni.

Era successo una volta. Non sarebbe capitato mai più.

Si avvicinò a passo sicuro verso i due ragazzi. Si voltarono.

-Dobbiamo parlare- disse senza tanti giri di parole, puntando gli occhi su quelli del biondo.

-Dimmi tesoro-.

-Voglio sapere perchè fai così con me. Ti diverti a usarmi come una pezza vecchia? Ti serve solo il mio sangue, prendilo. Non vedo perchè debba venire con te. L'ho fatto solo per salvare i miei amici. Mi hai costretto. Ma non ti è bastato, oh no. Dovevi darmi il colpo di grazia, umiliarmi ancora dopo tutto quello che ...-. Si fermò, doveva respirare.

-Non mi hai fermato-.

Quelle quattro parole, sole, l'avevano ammutolita.

-Perchè Elena?-.

Bella domanda, se lo stava chiedendo da un pezzo.

Intervene Stefan. -Sarà meglio andare in luogo più... appartato-.

 

Ora Elena si trovava sola con Stefan, nella hall, deserta, di un albergo. Klaus li aveva lasciati lì dicendo che sarebbe andato a cercacare Rebekah.

Elena era furiosa. Fuoriosa con Klaus e con se stessa.

Stefan invece, dopo qualche istante di sbigottimento, sembrava quasi divertito dalla faccenda. -Allora Elena- esordì il vampiro, sorridendo. -Tu e Klaus...-.

Elena lo fulminò con lo sguardo. -No-.

-No? Non vi stavate baciando?-.

-Sì, ci stavamo baciando, però...-.

Però? L'aveva voluto tanto quanto lui. Era colpevole tanto quanto lui.

Stefan la guardava, sembrava tornato serio. -Perchè tu sei qui invece?- tentò di sviare.

-Volevo ragiungere Klaus-.

Elena sollevò le sopracciglia. Così lui continuò.

-Non sono più soggiogato, se è quello che stai pensando. Klaus..-.

Sembrava stesse scegliendo le parole da usare.

-Ecco, Klaus era un mio amico, qualche decennio fa-.

Aspettò la reazione della ragazza dopo la sua affermazione. Che non avvenne. Elena si limitò ad annuire.

-Non sei sorpresa-.

-Klaus me l'aveva detto, un tempo eravate amici-.

-Forse... a quei tempi... l'unico amico che avevo-.

Stefan la guardava, senza farlo davvero. Si vedeva che con la mente era lontano anni luce.

Il migliore amico di Stefan, quindi. Ma...

-E Lexi allora?-.

Stefan tacque.

-Lexi non era con me in quel periodo-.

Il silenzio cadde pesante, lasciando i due alle loro riflessioni. Sembrava così strano parlare con Stefan, dopo tutto quello che era accaduto. Dopo tutto quello che avevano passato. Dopo tutto l'amore che aveva provato per lui... ancora un po' faceva male.

Faceva male sapere che lui non l'amava più.

-Dimmi di te adesso. Ora sai perchè sono qui. Tu e Klaus?-.

Elena si alzò in piedi. -Io... io non lo so, Stefan. Non so perchè lui mi abbia baciata, non so come sia potuto accadere!-.

Era di nuovo preda dell'isterismo. Non aspettò la risposta di Stefan e continuò. -Ma io non l'ho respinto Stefan! Non l'ho fatto! Mi sento... mi sento una persona orribile-.

Anche Stefan si alzò e si avvicinò a lei. -Non sei una persona orribile Elena. Evidentemente... provi qualcosa per lui-.

Elena scosse la testa. Più e più volte. -No, non è vero-. Le lacrime erano sfuggite al suo controllo. -Lui ha ucciso Jenna! L'ha uccisa capisci?! E io... io facendo così... l'ho tradita!-.

Cercò di asciugarsi le lacrime e darsi un contegno, stava strillando.

-Elena...-.

-No, Stefan. Non ho scusanti.-.

Stefan la guardava, non sapendo cosa dire. Voleva consolarla, ma in fondo i suoi problemi non lo riguardavano più. Ma se lui viaggiava con Klaus, e Klaus la portava appresso, doveva almeno tenere un buon rapporto con lei. Senza pensarci più di tanto, l'abbracciò. E lei proruppe in singhiozzi.

-Io non... so cosa mi stia succedendo- disse tra un singhiozzo e l'altro.

 

Aveva perlustrato mezza città e di Rebekah nessuna traccia. Dannazione a sua sorella. Era più sbalordita lei che lui.

L'aveva baciata.

Non provava rimorso. Ma una sensazione strana. Forse era davvero nostalgia.

Ma che la nostalgia si manifestasse dopo tutto quel tempo non era normale.

Non era un bene lasciarsi andare a sentimentalismi vari. Doveva arrivare alla meta senza distrazioni. Elena gli serviva per il sangue, punto. Fine del discorso. Era stato da stupidi lasciarsi andare a quel modo.

Anche perchè la ragazza non ci sarebbe stata più una volta concluso il suo compito.

Però... quasi si sentiva in colpa.

Perchè non avrebbe mai inflitto una cosa del genere a Charlotte. E ora fare quest a Elena... sembrava quasi farlo a lei.

Scosse la testa, ridendo: l'aveva già sacrificata su un altare di fuoco e ora si faceva degli scrupoli? Quasi fuori dalla città vide il furgone. Affrettò il passo e si accorse che dietro era aperto.

Oh no, pensò Klaus. Poi, quando fu ai piedi del furgone si fermò paralizzato.

Rebekah era appoggiata ad una parete, e piangendo, guardava le bare. Aperte.

Klaus entrò dentro. Il suo sguardo volò rapido all'interno delle bare, e con sollievo si accorse che i corpi avevano ancora i pugnali.

-Rebekah-.

Voleva sapere cosa diavolo passava per la mente della sorella. Lei non si mosse, non lo guardò. -Rebekah, guardami- disse a voce più alta. Non sopportava essere ignorato a quel modo.

-Rebekah!-.

Lentamente, lei puntò i suoi occhi su di lui. -Cosa vuoi- disse lei, a voce bassa e spenta.

-Cosa diavolo volevi fare?- domandò.

-Rispondimi!-.

-Volevo vedere il resto della mia famiglia, Nick! Volevo... risvegliarli. Tutti-.

-Perchè non l'hai fatto allora?- chiese, sentendosi pervaso dalla tristezza.

Rebekah si alzò. -Perchè non l'ho fatto... forse perchè vivo nell'ansia che tu possa pugnalarmi da un momento all'altro! Forse perchè temo di passare di nuovo la mia esistenza a marcire dentro una bara se faccio qualcosa che non ti aggrada!-.

Adesso anche lei gridava.

-Credevo avessi superato questa... fase- disse lui.

-Io ti voglio bene Nick, lo sai. Ma voglio bene anche loro- disse, indicando le bare con un gesto della mano.

-Voglio che siamo di nuovo una famiglia-.

-Ancora non è possibile- affermò lui di rimando.

Ma lei sembrò non aver udito quelle parole e continuò -Voglio il loro aiuto- disse avvicinandosi- per non permetterti di rifare lo stesso errore due volte-.

Errore? Definiva lei un errore?

L'ira montò dentro di lui.

-Come ti permetti di dire che lei era un errore? Proprio tu che eri sempre dalla mia parte! Io l'amavo, maledizione!-.

Rebekah aspettò che il fratello smettesse di urlarle contro. -Ero dalla tua parte. Finchè non sei stato distrutto. Hai visto a cosa ti ha condotto quell'amore? O non lo ricordi più, eh? Adesso, io non permetterò che accada di nuovo. Con ogni mezzo. Per il tuo bene. Saremo di nuovo una famiglia-. Posò le mani sulle sue spalle.

-No!-.

L'afferrò per la gola e la spinse contro la parete.

-Tu non capisci!- le urlò a un centimetro dal viso.

-Non capisci! Non potremo essere una famiglia finchè non l'avrò ucciso! Finchè Michael non sarà morto! Finchè...- disse abbassando il tono -...io non l'avrò vendicata-.

Lasciò Rebekah, allontanandosi.

-Invece lo so, Nick. Solo che... non ti accorgi che Elena...-. Provò a riformulare la frase.

-Non ti accorgi che ti stai innamorando di Elena?-.

Le paorle gli finirono in faccia come uno schiaffo.

Lui innamorato di Elena?

Voleva ridere tanto la frase era assurda. Ma non lo fece. Rimase in silenzio.

-Elena mi serve soltanto per creare ibridi. L'esercito per uccidere Michael una volta per tutte.-. -Perchè baciarla allora?-.

Rebekah sapeva che quella era una facciata. Infatti Klaus non rispose.

-Sai che non ti servono gli ibridi per uccidere Michael-.

Klaus sollevò un sopracciglio.

-Hai bisogno della tua famiglia. Di me e dei tuoi fratelli. Nessun altro-.

-E pensi che mi aiuteranno?- rise amaramente. -Dopo quello che gli ho fatto? Dopo averli pugnalati uno per uno?-.

Rebekah era pronta a ribattere, ma Klaus la precedette. -E lo sai anche tu Rebekah, altrimenti gli avresti già tolto i pugnali-.

Anche la sorella lo sapeva, solo non voleva ammetterlo. Come lui non voleva ammettere che la storia si stava ripetendo.

-Ma loro sono la tua famiglia, non ti lasceranno...-. Rebekah si fermò.

Non voleva dirlo, si sarebbe infuriato come l'altra volta a Mystic Falls.

La parola aleggiò tra loro, mentre si guardavano negli occhi.

...solo.

 

Caroline fissava il cielo azzurro. Le nuvole erano soffici sotto di lei, sembravano cotone. Riappoggiò la testa al sedile, chiudendo gli occhi.

Avevano preso l'aereo per raggiungere più velocemente il South Carolina. Aveva fatto tutto Damon, prenotato il volo e quant'altro in un pomeriggio. Erano partiti immediatamente.

Nel posto vicino a lei c'era Jeremy, che ansioso, cercava di ascoltare della musica; davanti a loro vi erano Damon e Alaric, probabilmente addormentati entrambi visto che non emettevano un fiato. Dietro di lei, Katherine leggeva una rivista. Alla fine era venuta anche lei, dicendo testuali parole: "Senza di me non riuscirete a muovere un passo".

Caroline non sapeva cosa avrebbero fatto una volta atterrati, non sapeva proprio cosa aspettarsi. Sapeva solo che lo faceva per Elena, la sua migliore amica.

Volse nuovamente lo sguardo fuori dal finestrino, aprendo la bocca, sorpresa di fronte allo spettaccolo cui stava assistendo per la prima volta da un aereo.

 

Elena e Stefan uscirono fuori e alzarono gli occhi al cielo.

La pioggia era finita da un pezzo ormai, ma era stata "rimpiazzata".

Elena chiuse gli occhi e alzò le mani al cielo, sorridendo divertita.

 

Klaus e Rebekah uscirono dal furgone, senza parlare.

Camminavano uno dietro l'altro, quando Klaus si fermò.

Dei piccoli fiocchi di neve si erano posati sulla sua giacca e sui suoi capelli.

Alzò gli occhi al cielo per ammirare la neve che, silenziosa e solitaria, volteggiava nell'aria gelida.

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Gente sono tornata! Dopo una settimana e più, ecco l'ottavo capitolo. Non prendetemi per scema per la fine, ma persino qui da me sta nevicando tantissimo (proprio un sacco!) e volevo omaggiare la neve anche nella mia fic u.u (il sindaco ha deciso di chiudere tutte le scuole domani! Ecco perchè volevo omaggiare la neve *----*) penso che il prossimo capitolo inizierò a scriverlo ora, e sarà un extra, dedicato alla neve! (ancora?! nd_tutti ssssssssìììììì!)

Tornando seria, questo era il capitolo del dopo bacio. Che ne pensate? Avevate azzeccato dicendo che era Rebekah o Stefan XD erano entrambi però u.u

Non odiate Rebekah, cercate di capirla ò.ò io la amo! È uno dei miei personaggi preferiti!

Avete visto la 3x13?? è stata OMG! Spoiler per chi non l'avesse vista! :

Esther mi fa paura O_O

Comuuunque, recensiiite per dirmi che ne pensate o se non vi è piaciuto! Le vostre opinioni sono così preziose per me! *^* Per cui recensite please :)

Volevo ringraziare le 10 fantastiche lettrici che hanno recensito lo scorso capitolo, e mi scuso per non avervi risposto! Non so se è un problema del mio pc o altro, fatto sta che le recensioni sono visualizzate tutte a metà, e non c'era neanche il tasto rispondi ò.ò Sorry, spero di potervi rispondere per questo chap!

Una valanga (xD) di grazie a:

 

Eris666

newslim

Aniel

misachelsi

Silvietta1994

lucythebest02

LadyJonas

Esmeralda91

bleachlove

ELENA98

 

Bene, ho finito di blaterare ù.ù

A presto,

ila_D

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


 

Capitolo 9

 

 

 

 

 

Le era mancato il vociare familiare, la fila al bancone, i tavoli sempre pieni, la gente che era sempre di fretta.

Erano entarati in un Mc Donalds.

Fuori la neve e il vento stavano crando una perfetta tormenta.

Addentò vorace il suo hamburger, senza proccuparsi dell'occhiata che le rivolsero gli altri un po' allibiti da quella mancanza di eleganza a tavola. Ma chi se frega accidenti, pensò Elena. Aveva fame.

Stefan soffocò una risata mentre mangiucchiava una patatina. Rebekah e Klaus non avevano spiccicato parola. Il loro silenzio faceva quasi paura.

Forse era meglio così, dopotutto. Non aveva ancora il coraggio di guardare in faccia Klaus. Non dopo quello che era successo.

Ma doveva accettarlo, superarlo e andare avanti. Così non concludeva proprio nulla.

L'hamburger era proprio buono.

Klaus si alzò, lasciando delle banconote nel tavolo. -Andiamo- disse secco.

Elena finì l'hamburger e bevve un sorso di pepsi, alzandosi. Voleva ancora rimanere nel locale, al calduccio dell'aria condizionata, ma non aveva voglia di discutere col vampiro. Era evidentemente di umore nero.

Uscirono velocemente, e il freddo all'esterno procurò un brivido ad Elena. Nevicava proprio tantissimo. Pensò che si sarebbero dovuti procurare le catene per le ruote del camion.

Anche se decisamente preferiva non salire sul mezzo con quel tempo.

Sospirò, e le uscì una nuvoletta di fumo dalla bocca.

Klaus e Rebekah si fermarono di colpò, e quasi Elena andò a sbattere contro le loro schiene. Guardò Stefan con aria interrogativa.

-Ehm... penso abbiamo un problemino-.

-Cosa?- fece lei. Perchè erano fermi?!

-Il furgone doveva essere qui- disse Stefan.

Oddio, ci mancava solo questa, pensò Elena.

Alzò lo sguardo sull'ibrido. Rebekah si era allontanata, ora era vicino a Stefan.

Dopo un secondo realizzò il perchè. Klaus tremava di rabbia.

-Nick... non mi ero accorta che fosse un divieto di transito... scusa- mormorò Rebekah, senza guardarlo negli occhi.

-Divieto di transito.-. Klaus sembrava sul punto di scoppiare. -Ti avevo detto semplicemente: "parcheggia il camion in un posto sicuro." E tu lo hai messo in un "divieto di transito".-.

Elena indietreggiò.

-Scusa Nick, non mi ero accorta...-.

-Zitta. Non dire altro-.

L'atmosfera era diventata eccessivamente pesante.

-Okay, hanno lasciato l'indirizzo del deposito. Io e Rebekah andremo a recuperarlo, faremo in fretta- disse Stefan.

-Bene- disse solamente Klaus.

Prima di andare, Stefan rivolse ad Elena un sorriso e un occhiolino.

Elena rimase interdetta. Cosa? La lasciava sola con Klaus? Che in quel momento era in grado di fare una strage? No, non poteva farlo davvero.

E invece si ritrovò sola col biondo, ad aspettare sotto la neve.

 

-L'aereo è prossimo all'atterraggio, si avvisano i signori passeggeri di allacciare le cinture-.

Caroline si svegliò all'avviso, si era assopita. Allacciò la cintura e scosse Jeremy, addormentato. -Jer! Stiamo per atterrare, allaccia la cintura-.

Finalmente, pensò Caroline. Aveva sete e doveva andare in bagno. Probabilmente quella era l'ansia, si disse.

Dovevano trovare quel branco assolutamente prima di Klaus. O per Elena sarebbe stata la fine. Chissà come doveva sentirsi Damon in quel momento. Si vedeva lontano un miglio che teneva ad Elena più di ogni altra cosa.

Si rassicurò: Damon non avrebbe mai permesso che accadesse qualcosa di spiacevole a Elena.

 

Stefan e Rebekah camminavano. La vampira era stranamente silenziosa per i suoi standard, pensò Stefan.

Alla fine l'unico che la prendeva con filosofia era lui. Non valeva più la pena di tenere il broncio e l'astinenza dal sangue umano, meglio godersela.

-Come mai hai parcheggiato in divieto?- chiese dopo qualche minuto.

-Ero distratta- rispose. Poi aggiunse velocemente -Pensavo-.

Prima che Stefan potesse fare domande, lei riprese: - Ho avuto una discussione con Nick-.

-Mh, ormai saprai che è fatto così, no?- fece notare Stefan.

-Sì ma... riguardo la nostra famiglia-.

Stefan era consapevole che quello era un tasto dolente, per entrambi.

-... e riguardo Elena-.

-Cosa?- chiese lui incredulo.

-Hai capito-.

Sì, sapeva che si erano baciati. Ma Klaus turbato solo da quello era impossibile.

-Forse tu non l'hai notato Stef, ma io sì. Lo conosco da una vita come le mie tasche ormai. Lui si sta innamorando della doppelganger... di nuovo-.

Tacque, e Stefan non sapeva cosa dire. Era troppo sbalordito. Klaus innamorato di Elena? Scoppiò in una risata.

-Cos'hai da ridere tanto?- chiese Rebekah contrariata.

-Nu... nulla- fece tra una risata e l'altra.

-Non è buffo per niente Stefan-.

-Okay allora. Ma un bacio? Andiamo, non puoi dire che è innamorato solo perchè le ha dato un bacio- disse, dopo essersi ripreso.

-Tu non hai visto come la trattava! Lui era così... solo con Charlotte!- esclamò la vampira.

-Allora magari è attratto da lei, semplicemente-.

-Questa storia non porterà a niente di buono- sospirò Rebekah.

Stefan l'attirò a se e la strinse. -Via quel broncio, Rebekah. Non ti si addice- le sussurrò all'orecchio. Rebekah ridacchiò. -Mi sei mancato Stefan-.

 

Klaus era appoggiato al muro con le mani nelle tasche, Elena si era seduta in uno scalino vicino. Cercava di scaldarsi le mani, faceva un freddo cane lì fuori. Almeno sarebbero potuti restare dentro il locale, non capiva perchè fuori al gelo. Diamine, lei non era un vampiro, sentiva la temperatura!

Chissà a cosa stava pensando l'ibrido, se pensava ancora al loro bacio.

Perchè, purtroppo, lei come una stupida non riusciva a levarsi dalla testa la sensazione di quelle labbra sulle sue, dei brividi che le aveva procurato la sua vicinanza.

Mentre ora aveva una leggera morsa allo stomaco, probabilemte l'ansia, o la paura, causata da lui in quel momento. Si vedeva che avrebbe potuto scatenare l'apocalisse se fosse successo altro. Un'ultima goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso.

-Tanto non mi prendete! Potete provarci quanto volete!-.

Elena si voltò, stava arrivando un bambino correndo. Probabilemete giocava con i suoi amici. Sorrise intenerita.

Poi lo vide attraversare la strada di corsa, inciampare e cadere.

Si alzò per andare ad aiutarlo, ma vide una macchina arrivare ad alta velocità. Sgranò gli occhi, e corse velocemente gridando al bambino di spostarsi.

Ma non avrebbe mai fatto in tempo.

La macchina stava per mettere sotto il bambino.

Gridò ancora qualcosa, forse all'automobilista,ma non sentiva. Non aveva visto il bambino a terra, non si poteva evitare la tragedia.

Poi in un attimo cambiò qualcosa. Il bambino non era più in mezzo alla strada, la macchina passò sfrecciando indisturbata.

Ma cosa...? pensò, spaesata.

Si voltò e vide Klaus col bambino in braccio.

Klaus aveva salvato quel bambino.

Silenzioso e rapido, aveva salvato la vita di un innocente.

Cadde in ginocchio, mentre con un sospiro di sollievo diceva :-Klaus...-.

Lui, per la prima volta in quella serata, la guardò. La guardò come se le stesse scavando nell'anima, con quelle due pozze verde azzurre. Poteva annegarci dentro.

Si riprese e si avvicinò a loro. Klaus aveva messo il bambino, visibilmente sotto shock, nello scalino.

-Ehi, come ti chiami?- gli chiese, gentile.

In quel momento sembrava un'altra persona. Non un ibrido millenario e sanguinario.

-...Jack- rispose il bambino a bassa voce. Tirò sul col nasino, trattenendo le lacrime. Sanguinava da un ginocchio.

Elena si guardò un attimo intorno. Gli amici del bambino non c'erano più, forse se n'erano andati. Che amici, pensò tornando a guardare i due.

-Ascolta Jack... ti fa molto male?- chiese Klaus.

Elena ora si era avvicinata al piccolo Jack. Non poteva avere più di otto anni.

Annuì col capo. -Che ne dici se andiamo a disinfettare questa brutta ferita e poi ti riportiamo dalla mamma?-.

Elena non riusciva nemmeno a rassicurare il bambino, era troppo sconvolta dal nuovo modo di fare di Klaus. E si scoprì a fissarlo senza pudore.

Arrossì, e si nascose il volto con i capelli.

-Sì..- rispose piano il bambino.

Finalmente Elena ritrovò l'uso della parola.- Riesci a camminare?-.

Jack puntò i suoi occhi scuri nei suoi. Si mise in piedi, fece due passi barcollando e annuì. -Andiamo allora- fece Klaus. Ma il bambino non si mosse.

-Che c'è?- chiese Elena.

Jack tese la sua manina verso di lei. Lei la prese nella sua. Poi Jack fce lo stesso con Klaus.

L'ibrido guardava la mano del piccolo come se fosse un qualcosa a lui estraneo.

Elena gli tirò un occhiata incoraggiante.

Klaus prese la mano del bambino.

Si diressero così verso l'ospedale, come... una famiglia.

Elena e Klaus che tenevano per mano un bambino.

Klaus era stato così premuroso. Gentile.

E adesso, mentre camminavano, il cuore di Elena batteva come un tamburo.

 

Mentre aspettavano che un dottore fasciasse il ginocchio del bambino, Elena e Klaus si erano seduti fuori l'ambulatorio.

Elena si decise a rompere il silenzio di tutta quella giornata.

-Tu l'hai salvato-. Semplice constatazione.

-Sì- disse secco.

-Perchè?-.

-Avresti preferito che l'avessi lasciato morire?-.

-Ovvio che no-. Ma cosa andava a pensare?

-Ma credevo che...-.

-Credevi che siccome sono un mostro millenario avrei provato gusto nel lasciar morire un bambino, dico bene?-.

-Credevo non t'importasse di nessuno all'infuori di te. E l'hai dimostrato più volte-.

Klaus la fulminò con lo sguardo, Elena si sentì morire da una stretta allo stomaco.

Ancora aveva paura di lui.

Poi il suo viso si addolcì. E lei pensò un'altra volta a quanto fosse dannatamente stupendo il suo viso. E non solo.

-Non avere paura, Elena-.

Pronunciò con una tale enfasi il suo nome che sentì un'ondata di calore pervaderla. Non riuscì a rispondere, così lui continuò.

-Avevo un fratello, Henrik.-. Fece una pausa e deglutì.

-Aveva appena undici anni. L'avevo portato con me a guardare gli uomini trasformarsi in lupi, nel bosco vicino. Ci hanno attaccati, non sono riuscito a difenderlo. È... morto tra le mie braccia-. L'ultima frase Elena quasì non la sentì.

Non sapeva cosa fare, cosa dire.

Era evidente che non l'aveva mai raccontato a nessuno, e lei avvertirva chiaramente tutto il suo dolore. Lo capiva.

Dimentica per un attimo dell'odio che una parte di lei provava nei suoi confronti, fece l'unica cosa che poteva alleviare il suo dolore.

L'abbracciò.

Non ci aveva pensato, aveva agito impulsivamente dettata dal suo istinto e dal suo cuore.

Si strinse a lui, voleva fargli sentire che lei c'era.

Era lì per lui ora.

Klaus era rimasto rigido per qualche secondo, poi appoggiò il capo sulla sua spalla.

Soffocò un singhiozzo sulla sua spalla.

Parlò ancora sulla sua spalla.

-Mio fratello... è morto per colpa mia. Sono responsabile della sua morte. Dannazione... aveva solo undici anni-.

Elena sfregò la mano sulla sua ampia schiena.

-Mi dispiace... so come ci si sente. Lo so- disse a Klaus. Che ora sembrava un uomo oppresso dal troppo dolore.

Come faceva ad odiarlo se lui faceva così?

Adesso aveva capito il perchè di tanta premura verso quel bambino. Lui si sentiva ancora in colpa- dopo mille anni- per la morte del suo fratellino.

Elena provò a immaginare come la sua famiglia si fosse comportata con lui.

Avevano iniziato a odiarlo? E Michael? Aveva magari provato a ucciderlo?

Chiuse gli occhi.

Klaus si era comportato in modo orribile con lei. Ma ora iniziava a comprendere che la sua vita era stata un inferno.

Rimaserò così per parecchio tempo; Elena ignorò il suo cuore impazzito che gli diceva di baciarlo e altro, ignorò -e si maledì ancora una volta- l'eccitazione causata dalla sua vicinanza.

Jack entrò col dottore e Klaus si alzò velocemente.

-Sta bene, ha solo qualche livido ed escoriazione. Siete i suoi genitori?- domando il medico.

-No, no, no. Non siamo i suoi genitori- disse Elena in fretta.

Il medico alzò un sopracciglio.

Elena si voltò verso Klaus in cerca d'aiuto, ma quello sorrise furbescamente, come a dire "cavatela da sola".

-Siamo... sono... sono sua cugina- disse, sperando di sembrare credibile.

-... Va bene. Andate pure- disse il dottore, e se ne andò.

Elena sospirò di sollievo. -Sai la strada di casa, Jack?- gli domandò.

Lui sorrise ed esclamò un "sì" quasi euforico. -Però...-.

-Che c'è?-.

-... Mi prendi sulle spalle?- chiese rivolto a Klaus.

L'ibrido stava per rispondere sicuramente un "no", quando Elena lo precedette. -Ma certo che ti prende! Vero, Klaus?-.

Sorrise soddisfatta, ora non poteva più negare!

-E va bene- disse lui.

Uscirono in strada con Klaus che teneva sulle spalle il piccolo Jack ed Elena che camminava affianco.

-Se riferisci ad anima viva questa cosa, preparati ad una morte lenta e dolorosa- le sibilò all'orecchio, e lei ridacchiò mentre mimava di cucirsi la bocca.

Osservò Klaus alle prese con Jack che si dimenava urlando frasi come "è altissimo!" oppure "sono un gigante!"

-Elena...-.

-Sì?-.

-Il telefono. Sta vibrando. Potresti prenderlo e passarmelo? Se lo lascio, questa peste cadrà a terra-. Prendere il suo telefono. Dalla tasca dei jeans.

Elena fu sicura di essere diventata bordeaux.

Klaus si fermò. -È nella tasca sinistra- le disse, ignaro del tumulto interiore di Elena.

-O-okay-.

Cercò di fare il più veloce possibile. Infilò la mano nella tasca sinistra e sfilò il telefono che vibrava. Klaus cercò di tener fermo Jack con una sola mano.

-Bekah. No, ho avuto un contrattempo. Arrivo subito.- e riagganciò.

-Era Rebekah, hanno riportato il furgone. Dopo aver riportato lui a casa ci rimetteremo in viaggio-. Elena annuì.

Certo che vedere Klaus alle prese con un bambino era esilarante. Era un perfetto... sexy fratellone. Forse ora il suo umore era migliorato.

Ma perchè si preoccupava per lui? Non era in grado di fornirsi nessuna risposta.

E perchè lui aveva mostrato solo a lei quel suo lato... umano? Nessuna risposta.

Tutto era così confuso.

Sapeva solo che qualunque sentimento provasse per lui, stava crescendo a vista d'occhio.

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

I'm back! Non so nemmeno con quanto tempo di ritardo, ma sono tornata U_U ho scritto questo capitolo tra lo studio di una materia e un'altra, per cui se è un pò pietoso... capitemi, suvvia. Ripeto che nelle recensioni potete chiaramente dirmi se vi ha fatto schifo, cercherò di fare di meglio! XD

Piano piano ci stiamo avvicinando al "fulcro" della storia. (credo)

Quiiindii... cosa ne pensate? Ditemi tutte le vostre impressioni! Lasciate una recensioncina!

Stavolta sarò breve perchè sono piuttosto stanca u.u (e chissene direte voi xD)

Ringrazio di tutto cuore le meravigliose e stupende persone che hanno recensito lo scorso capitolo, mi riempite di gioia!

 

Eris666

misachelsi

Silvietta1994

Aniel

ELENA98

LadyJonas

newslim

lucythebest02

bleachlove

Hugghina

 

Ho notato che ci sono molte persone che leggono silenziosamente, che ne dite di lasciarmi una recensione piccola piccola? Solo per dirmi se vi piace la storia o se fa schifo! x) Grazie anche solo di leggere comunque, vi adoro tutti!

Al prossimo aggiornamento,

ila_D

 

P.S. Ho superato le 50 recensioni! Io vi amo, GRAZIE!

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


 

Capitolo 10

 

 

 

 

 

 

 

Bonnie guidava con una certa fretta. Era ancora sconvolta da tutte le informazioni che aveva appreso, e continuava a ripetersi che una cosa del genere non era possibile.

Semplicemente non era possibile.

Altrimenti perchè questa storia non era saltata fuori prima?

Aveva chiesto aiuto alle streghe anche in passato, quando Elena stava per essere sacrificata, ma nè Emily nè le altre le avevano riferito questa storia.

In ogni caso, era la loro ultima speranza.

Finalmente arrivò alla casa sul lago. Spense il motore e chiuse qualche minuto gli occhi per riordinare le idee.

Doveva prendere i diari di Jonathan Gilbert, lì avrebbe trovato le sue ricerche sugli Originali e sull'ibrido, Klaus.

Avrebbe dovuto imparare un nuovo incantesimo, che avrebbe implicato anche la sua morte.

 

Elena, con la testa appoggiata al finestrino, osservava il paesaggio scorrergli dietro, monotono. Era in viaggio da quasi un giorno ormai, e pensava che la destinazione dovesse essere prossima.

Ancora non sapeva di preciso dove fossero diretti.

Sapeva solo che Klaus voleva creare un esercito di ibridi, per cui gli serviva il suo sangue.

Magari dopo l'avrebbe riportata a casa. Magari.

L'ibrido era al volante, e batteva a ritmo di musica le dita sul volante.

Non ci stavano tutti nei sedili, così Stefan viaggiava dietro, con le bare, e Rebekah si era offerta per fargli compagnia.

Probabilmente Stefan si divertiva a lasciarla sola con Klaus. Non avrebbe dovuto sfogarsi con lui. Sospirò rassegnata.

-Siamo quasi arrivati, mia cara-. Klaus si era voltato e puntava i suoi occhi nei suoi.

Elena annuì, pensando che non poteva andare avanti a quel modo.

 

-Stai fissando le bare-.

-Non è vero-.

-Sì che è vero- disse Stefan.

Rebekah chiuse gli occhi. -Okay, è vero-.

Era combattuta. Voleva togliere i loro pugnali ma al contempo voleva dar retta a Klaus.

Stefan, forse avvertendo la sua lotta interiore, la fece appoggiare a sè e la cinse con le braccia.

-È che... mi mancano Stefan-.

-Lo so- disse lui, comprensivo.

Lei non ce la faceva più senza tutti loro, era arrivata ad un punto di rottura. Non voleva più vivere senza la sua famiglia.

-È normale che ti manchino. Anche se cerchi in tutti in modi di non pensarci, di convincerti che puoi stare senza di loro... ti accorgerai che qualsiasi tentativo è inutile, perchè loro sono una parte di te-. Tacque. Quel discorso valeva anche per lui.

Rebekah alzò di scatto il capo e lo fissò.

-Che c'è?- chiese Stefan.

-Tu mi amavi?-. Si accorse che l'aveva colto di sorpresa.

-Sì- rispose, ed era la verità. Aveva amato quella donna forte e sicura di sè, come se ne incontrano poche. Ma...

-Mi ami ancora?-.

Appunto. Non sapeva dirlo con certezza.

-E tu?-.

Rebekah non era preparata all'eventualità che lui le rigirasse la domanda. Decise di essere sincera con lui.

-...forse-.

-Forse- ripetè Stefan.

Rebekah sorrise. Stefan la baciò dapprima dolcemente, poi il bacio divenne più intenso e passionale. Lei infilò le dita tra i suoi capelli folti, attirandolo di più a sè. Lui fece scorrere le mani sulla sua schiena e scese a baciarle il collo.

-Abbiamo un bel po' di tempo per pensarci- affermò Stefan.

-Hai ragione- ghignò Rebekah.

 

-Allora... dobbiamo controllare tre foreste- iniziò Alaric uscendo da un pub insieme a Damon.

-Già, pare che nei dintorni ce ne siano parecchie, e quelle "abitate" sono tre-.

-Qual' è la più vicina?- domandò Caroline.

-Ce n'è una a... più o meno 4 km da qui- disse Alaric.

-Andiamo allora- fece Jeremy.

Quando furono di nuovo in macchina, partiti a tutta velocità, Caroline sentì il suo telefono squillare. -È Bonnie!- strillò.

-Bonnie? Pronto? Oddio perchè non hai risposto alle chiamate e ai messaggi? Che fine hai fatto? Mi hai fatto preoccupare da morire!-disse tutto d'un fiato.

-Okay... ti metto in vivavoce allora-.

-Esiste un altro modo per uccidere Klaus. È scritto in uno dei diari di Jonathan Gilbert, sto andando a prenderli proprio ora-.

-Come?-chiese Damon.

-Non conosco ancora i dettagli, ma so che aveva lavorato per un progetto insieme ad Emily...-. -Prendi ciò che occorre e raggiungici allora-.

-... va bene. Datemi un po' di tempo e sarò lì- e chiuse la chiamata.

-...Bonnie? Ha rittaccato!- sbuffò Caroline.

-Okay... allora abbiamo più di una possibilità adesso, per uccidere Klaus- disse Alaric.

-Siamo quasi arrivati- disse Jeremy controllando la mappa.

 

Klaus fermò il furgone.

Erano arrivati. Ma non si sentiva felice. Al contrario. Elena sarebbe dovuta morire.

Era la cosa giusta, continuava a ripetersi. Ma ogni volta che se lo ripeteva, sentiva una stretta all'altezza del cuore.

Però non poteva fermarsi adesso, non dopo aver sacrificato l'intera esistenza per questo scopo.

Se avesse rinunciato... inutile. Tutta la sua vita sarebbe stata inutile.

La rabbia, il dolore, la sofferenza... una vocina insistente sussurrava che anche quella ragazza aveva patito molto. E per causa sua.

Ma il suo sacrificio non sarà inutile, pensò l'ibrido, grazie a lei potrò uccidere Michael.

Fremette di rabbia.

"Porrò fine a questa situazione insensata, Niklaus"

Quelle parole trasudavano di odio. Lui sentì come una pugnalata al petto.

Il padre lo odiava.

Probabilmente fin dal momento in cui era venuto al mondo. Aveva sentito più volte i suoi discorsi, lo definiva il figlio bastardo, era meglio se non fosse mai nato, ripeteva.

Il suo onore era stato intaccato per colpa sua, e Michael non poteva sopportarlo.

La sua vita, la sua breve vita, fino a quel momento era stata un'agonia.

Un continuo cercare di piacere all'uomo che lo odiava con tutte le sue forze.

Il suo unico raggio di luce era arrivato un giorno, all'improvviso.

Charlotte.

Lei era la sua luce. E ora voleva portargliela via.

"No"

La sua voce suonava più chiara e ferma di quanto in realtà credesse.

"Non vi è nulla da risolvere... padre"

L'ultima parola uscì a fatica dalla sua bocca.

"Oh, invece sì. Eccome. Sigillerò quella tua parte mostruosa. Dopodichè ti ucciderò. Sei

un'abominio, ragazzo"

Dopo quelle parole, non provava nulla. Solo vuoto.

Si passò una mano sulla fronte, come per scacciare quei ricordi.

Incredibile come l'assalissero in ogni momento. Lo tormentavano. Non facevano che aumentare la sua tristezza e il suo odio.

Si voltò verso la ragazza vicino a lui. Si era addormentata alla fine.

L'odore del suo sangue lo investì, forte, invitante.

Inspirò ed espirò, per riprendere il controllo. Si era appena nutrito, non doveva sentirisi così... affamato.

Senza accorgersene si ritrovò con le mani appogiate al suo sedile e il naso quasi incollato al suo collo.

Sentiva il suo respiro lento e regolare... l'abbassarsi del petto... i capelli sottili... sfiorò con la punta delle dita il profilo del viso scendendo fino al collo e alla spalla.

La sentì mugolare e si ritrasse velocemente.

Sconvolto.

Che Rebekah avesse ragione? Si stava innamorando della doppelganger... di nuovo?

La sorte mi è avversa, pensò scendendo dal furgone.

 

Aprì gli occhi di scatto al rumore dello sportello che si apriva.

-Elena-.

Quella voce... Klaus!

Si mise dritta tastandosi la bocca per controllare che non avesse qualche filo di bava. Tutto a posto, sospirò di sollievo.

-Siamo arrivati?-.

Davanti a lei si estendeva sconfinata, per kilometri e kilometri una boscaglia fitta, con alberi alti e imponenti; non aveva mai visto niente di così maestoso.

-Sì-.

Un brivido le salì su per la schiena, rendendola inquieta e ansiosa.

-Finalmente, aggiungerei- disse Rebekah.

-Andiamo- fece Klaus, invitandolo a seguirlo.

Dopo qualche passo erano già immersi nella natura, ed Elena voltandosi indietro, non riusciva più a scorgere il furgone.

Inoltre si sentiva osservata. Forse se n'erano accorti anche gli altri.

O magari era solo suggestione. O paura.

Klaus le caminava davanti, con passo sicuro e deciso. Dietro Rebekah e Stefan chiaccheravano.

-Chi siete?-.

Elena trasalì. Quella era una voce sconosciuta.

Infatti un uomo era fermo davanti a loro. Alto, muscoloso, bruno, abbronzato. Licantropo.

Stefan si avvicinò a Klaus -Non hai sentito parlare di lui? Strano- disse con aria divertita.

L'uomo sembrò pensarci, senza staccare un attimo gli occhi da Klaus. Poi sembrò capire.

-Sei l'ibrido originale-.

-In persona- disse Klaus.

-Vattene- disse secco.

Klaus incrociò le braccia e alzò un sopracciglio. -Scusa? Forse non ho capito bene-.

-Hai capito benissimo. Vattene. Io e i miei compagni non siamo interessati alla tua offerta-.

Klaus rise. Ma quella risata non prometteva nulla di buono, Elena la conosceva ormai.

-Peccato che la mia non sia un'offerta- affermò tornando serio.

Con una tale rapidità, che Elena quasi non se ne accorse, Klaus aveva già attaccato l'uomo.

Morto.

Soffocò un gemito e si portò le mani alla bocca; mentalmente ordinò ai suoi piedi di rimanere ben ancorati al suolo, perchè stava per voltarsi e correre via, lontano da quell'orrore.

-Adesso sappiamo che siamo sulla strada giusta- disse Rebekah facendo spallucce.

Quando Elena passò vicino al cadavere, si voltò dall'altra partre. Non voleva rivedere la posizione innaturale del collo.

-Ehi, ricorda che devi trasformarli, non ucciderli perchè ti fanno innervosire!- disse Stefan, dando a Klaus una pacca sulla spalla.

-Ti dispiace prenderlo e portarlo con noi?- domandò a Stefan. -Servirà come... avvertimento per gli altri-.

-Okay- fece Stefan.

L'ibrido ora camminava affianco a Elena. Si era accorto che il battito del suo cuore era aumentato, e tremava impercettibilmente.

Elena sussultò quando sentì sussurarsi all'orecchio -Sei turbata tesoro?-.

Adesso sì, avrebbe voluto rispondere lei.

La sua vicinanza era decisamente troppo.

Se poi si metteva anche a sussurargli all'orecchio con quella voce... Dio, non poteva sentirsi così. Perchè era successo? Qualche entità divina si divertiva a vederla soffrire?

Visto che era rimasta zitta, Klaus le mise un braccio attorno allle spalle e l'attirò a sè.

Elena andò completamente in tilt.

Sentiva rimbombare nella testa il suo cuore, e una morsa d'acciaio le strinse lo stomaco. Avvampò e divenne rossa in volto.

-Che...stai facendo?- riuscì a domandargli dopo che ebbe recuperato l'uso della parola.

-Non voglio che tu abbia paura- mormorò guardando altrove.

Non poteva dirle cose come queste. Non poteva fare cose come queste. Avrebbe ceduto. Semplicemente avrebbe ceduto a ciò che sentiva.

Era arrivata al suo limite.

-Klaus...-.

Il suo profumo era così buono, ma non riusciva a classificarlo ora come ora.

-...perchè mi stai facendo questo? io... non ce la faccio più- sussurò con gli occhi lucidi.

Klaus si fermò. Le prese il volto tra le mani e la baciò.

Nuovamente, non sapeva il motivo preciso per cui l'aveva fatto. Era stato... naturale, istintivo.

Sentì Elena rispondere subito al suo bacio, quasi come se non stesse aspettando altro.

Entrambi si sentivano attraversati da scosse elettriche su tutto il corpo, il contatto delle loro labbra fu un'esplosione di passione.

Elena si era stretta al petto muscoloso del biondo, e si aggrappava alle sue spalle perchè le gambe le stavano per cedere.

Non pensava a nulla. Solo a quanto era meravigliosamente felice in quel momento.

Klaus invece era attraversato da pensieri differenti.

Era insensato baciare la doppelganger. Era insensato baciarla se tra qualche ora sarebbe morta. Era insensato seguire un sentimento breve e sfuggente che aveva attraversato il suo cuore morto.

Si staccarono lentamente, riaprendo piano gli occhi per guadarsi.

Il viso di Klaus splendeva di una luce nuova. Diversa. I suoi occhi esprimevano la sua emozione. Anche se la sua bocca era serrata, non riusciva a mascherare completamente ciò che comunicavano i suoi occhi.

Klaus si stupì nel vedere il volto di Elena, non riusciva neanche a sostenere il suo sguardo. Tutto in quello sguardo suggeriva...amore.

-Ci siamo- disse Stefan.

Elena si voltò. Stefan era ridente. Teneva la mano sulla spalla di Rebekah, come a volerla trattenere. Infatti lei era decisamente furente, la guardava con astio.

Klaus invece si voltò avanti. In uno spiazzo gigantesco si estendevano gruppi e gruppi di tende da campeggio e varie borse.

-Fantastico- disse dopo qualche secondo.

Avendo avvertito la loro presenza, iniziarono a comparire gruppi di persone.

Stefan gettò a terra il licantropo morto. Una ragazza e un ragazzo si precipitarono su di lui.

-Oh mio dio! Sam! Sam! Rispondi!-.

-Oh beh, sarà difficile che ti possa rispondere... visto che è morto- disse Klaus.

-Chi sei?- fece il ragazzo.

-Nessuna idea?- rispose Klaus.

Elena vide che le persone stavano aumentando. Erano tantissime. E ancora ne stavano arrivando. Sgranò gli occhi quando un pensiero le attraversò fulmineo la mente.

Se avesse dato il sangue per trasformare tutti quei licantropi... sarebbe morta.

Guardò Klaus mentre chiedeva di parlare col capo branco. Le ginocchia le cedettero e si ritrovò a terra, ansimante.

Morta. Sarebbe morta. Klaus l'avrebbe lasciata morire. Klaus l'avrebbe uccisa.

Gli occhi le si appannarono di lacrime, non riusciva più a distinguere nulla.

Dopo quello che era successo... dopo quello che sentiva per lui... Klaus l'avrebbe uccisa senza tante cerimonie.

-Elena va tutto bene?-.

La voce di Stefan era lontana. Capì di essere fissata nello stesso momento in cui si rese conto di tremare e ansimare a terra.

-Elena che ti succede?-.

Klaus si era chinato su di lei. Quando alzò la testa per guardarlo, sentì come una pugnalata al cuore. Che senso aveva preoccuparsi se doveva ucciderla? pensò Elena, mentre le lacrime le scorrevano senza sosta sulle guance.

Non riuscendo a guardarlo senza provare una dolorosa fitta al petto, si alzò, a capo chino.

Sotto i loro sguardi interrogativi, si voltò e iniziò a correre.

Devo fuggire, fu il suo unico pensiero.

-Resta qui- fece Klaus a Stefan, prima di inseguire Elena.

Ma fatto neanche qualche metro, si fermò, atterrito e sconcertato.

Tre uomini tenevano Elena immobilizzata.

-Finn...Kol... Elijah...-.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Rieccomi dopo secoli, ma scusatemi per i miei aggiornamenti a rilento. Ce la sto mettendo davvero tutta per continuare a scrivere nonostante lo studio.

Il capitolo l'ho fatto anche un poco più lungo stavolta u.u

So... what do you think about it? (ilaria riprenditi!)

Che ve ne pare? Come al solito accetto tutti i commenti, belli, brutti etc. Quindi recensite, recensite e recensite! Siete la mia linfa vitale! (addirittura?! nd_tutti)

xD

Intanto ringrazio di cuore le fantastiche 14 persone che hanno recensito allo scorso capitolo, ovvero:

 

paty87

Eris666

Esmeralda91

bleachlove

Silvietta1994

Hugghina

iLaaa

_Sol92_

MimiVampirePrincess

ELENA98

_Ericuzza_

nikita95

lucythebest02

Aniel

 

Sono super contenta di aver letto nuovi nomi tra le recensioni! *commossa*

Davvero, GRAZIE! *-*

Bene, vi lascio adesso :)

A presto,

ila_D

 

P.S. La pausa mi sta uccidendo!

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


 

Capitolo 11

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Finn...Kol... Elijah...-.

I suoi fratelli. Vivi.

Quelle parole vorticavano nella sua mente.

Chi era stato? Chiunque fosse stato, non l'avrebbe passata liscia.

-È bello vederti, fratello- disse Kol, con un sorriso di sfida.

-Siamo alla resa dei conti, Niklaus- affermò Elijah.

-Elijah... lasciate che vi spieghi...-.

-Cosa?- tuonò Kol. - Vuoi spiegare come ci hai lasciato marcire dentro delle bare mentre tu te la spassavi?-.

-Era necessario affinchè fossimo di nuovo una famiglia!- rispose lui.

-Beh, ora di certo non potremo più esserlo- disse Finn.

Finn teneva immobilizzata Elena, paralizzata dal terrore.

-Lasciatela andare-.

-Parli di questo bel bocconcino?- fece Kol.

-Lasciatela.Andare.- ripetè ancora.

-Oh no, Niklaus. Non credere che ti permetteremo di creare un esercito di ibridi. La doppelganger morirà- fece Elijah, calmo.

-No!- gridò lanciandosi contro Finn.

Kol lo bloccò. -Ho giusto un pò di fame- ghignò divertito.

Klaus guardò Elena. La ragazza aveva gli occhi sgranati per la paura, e lucidi. La sentì mormorare un "Elijah, ti prego non farlo", e vide il fratello che le lanciò un'occhiata di scuse, ma nulla di più. Sapeva che loro l'avrebbero uccisa, per vendicarsi di lui. E fu in quell'esatto secondo che una frase attraversò la sua mente. Fu in quell'esatto secondo che lo realizzò.

Lei non poteva morire.

Si liberò dalla presa di Kol dandogli una forte gomitata nello stomaco, e si precipitò verso Finn, pronto ad attaccarlo. Ma una fitta lancinante di dolore non glielo permise. Elijah lo aveva trafitto con uno dei pugnali.

-Questo sarà solo l'inizio, fratello- gli sibilò all'orecchio.

E un'altra volta fu pervaso dal dolore, quasi all'altezza del cuore. Kol gli aveva conficcato un ramo nel petto.

-Klaus!no...-.

Elena aveva sussurrato il suo nome. Ma oramai era piegato a terra, con la vista appannata dal dolore che continuavano a infodergli.

No. Reagire. Doveva reagire.

-Nick! Cosa è succes... oh mio dio! Nick!-.

Rebekah corse verso di lui, poi li vide.

Riguardò Klaus a terra e di nuovo i suoi fratelli. Ancora non poteva crederci. I suoi fratelli -la sua famiglia- erano lì davanti a lei.

-Per quanto hai intenzione di rimanere imbambolata Bekah?- chiese Kol.

Un sorriso illuminò il volto della vampira. Iniziò a correre e si gettò letteralmente su di loro, abbracciandoli. Qualche lacrima sfuggì al suo controllo, ma non se ne curò. Loro erano insieme a lei. Niente era più importante.

-Mi siete mancati tantissimo- disse soffocandoli in un abbraccio uno ad uno.

-Anche tu, Rebekah. Anche tu- mormorò Elijah.

-Così sei con loro adesso-.

La voce di Klaus ruppe l'atmosfera. Aveva la maglietta strappata in più punti, ma le ferite si erano già rimariginate e l'ibrido era di nuvo in piedi.

-Nick non sto dalla parte di nessuno. Siamo una famiglia-.

-No- fece Finn.

-Cosa?-. Forse Rebekah non aveva sentito bene.

-Niklaus pagherà per ciò che ci ha fatto. Dovresti essere arrabiata con lui anche tu!- disse Kol. -Infatti lo ero! Ma non potevo essere arrabiata con mio fratello per l'eternità!- ribattè Rebekah. -Allora vendicatevi. Ma lasciate andare Elena-.

-Nick, non fare pazzie per quella doppelganger-.

Klaus non rispose, si limitò a guardarla.

-Dev'essere parecchio importante per te allora- constatò Kol, sfiorando il viso di Elena. Questa si ristrasse. -Non mi toccare- sibilò.

-Come siamo aggressive- rispose il vampiro.

Elena tentò più volte di liberarsi, senza successo. Si dimenava, spingeva, scalciava ma niente. Era come stretta in una morsa d'acciaio. Era finita dalla padella nella brace, pensò. Scappava per non essere vittima di Klaus, e finiva dritta dritta dai suoi fratelli -ebbene sì- che la volevano uccidere per vendicarsi dell'ibrido.

Ancora non riusciva a credere che Elijah era disposto a ucciderla. Si era dimostrato così... giusto, in passato. Però lo capiva. Klaus l'aveva tradito in un modo orribile.

Gli altri due la spaventavano. Il più giovane, Kol, sembrava un pazzo. Quello che la teneva immobilizzata che quasi non respirava, Finn, era freddo e distaccato, con un cipiglio severo stampato in faccia.

Forse doveva iniziare a dire le sue ultime preghiere, visto che sembrava che tutti stessero perdendo la pazienza.

- Rispondi a una domanda, Niklaus- esordì Elijah. Senza aspettare una sua risposta riprese -Non è che la storia si sta ripetendo?-.

Klaus abbassò lo sguardo.

-Non si tratta più solo degli ibridi- proseguì Elijah, con calma -ti sei innamorato di Elena-.

Nessuna risposta. Nessuno mosse un muscolo.

Quelle parole furono come...quasi dolorose. Sì, facevano male. Perchè erano vere.

Dannatamente, schifosamente e orribilmente vere.

Doveva solo avere il coraggio di ammetterlo a sè stesso. Ammettere che il suo cuore batteva di nuovo.

Per un'altra donna.

Elena non aveva ancora afferrato le parole del vampiro. Si susseguivano come un disco rotto nella sua testa. Poi si levò una risata. Kol.

-Ma guardati- disse- giochi tanto a fare il duro, quando in realtà sei il più emotivo di tutti noi-. Rebekah tirò via Elena. Klaus le guardò, senza dire nulla.

-Questo giocherà a nostro favore- disse Elijah.

-Dille addio, Niklaus-.

Elena chiuse gli occhi quandò sentì che era giunta la sua fine. Ma il dolore non arrivò.

Aprì gli occhi. Stefan.

Stefan aveva fermato Rebekah. Stefan l'aveva allontanata da tutti loro.

-Salve Stefan- disse Elijah.

-Elijah-.

-Fatti da parte-.

-No- disse semplicemente.

Elijah fece un mezzo sorriso. -Torneremo- disse, e se ne andarono. Rebekah con loro.

Per qualche minuto i tre stettero in perfetto silenzio. Immersi nei propri pensieri. Elena fissò Klaus, poi Stefan.

-Bene... vi lascio...parlare- disse quest'ultimo, sparendo nel bosco.

Tutto era così surreale, pensò Elena. Quasi come fosse un sogno, un brutto sogno. Klaus sembrava invecchiato di altri mille anni, non l'aveva mai visto così. Si lasciò cadere su una roccia, strofinandosi la fronte.

Elena rimase in piedi. Schiarendosi la gola, ruppe il silenzio. -Quindi... loro erano i tuoi fratelli-. Nessuna risposta.

Smettila di fare domande stupide! Si ammonì mentalmente.

-Vogliono uccidermi-.

Non era una domanda stavolta. Ancora silenzio.

-Ti rifiuti di parlare ora?- disse a voce più alta.

Klaus alzò piano il capo. -Cosa vuoi che ti dica, Elena?-.

-Per esempio se quel che ha detto Elijah è vero-.

L'aveva detto. Non avrebbe voluto, ma le parole erano uscite sole dalla sua bocca. Il suo cuore iniziò a battere freneticamente. Lui la guardò. La fissò a lungo, come se stesse scavando nella sua anima.

E i suoi occhi esprimevano una muta conferma alla domanda implicita.

Elena rimase immobile. Sentiva soltanto il rumore del suo cuore, veloce, che non dava spazio ad altri pensieri. Era vero. Tutto vero.

Poi, il rumore della risata di Klaus la distrasse. -È ironico- disse senza un reale entusiasmo.

-Ma tu... mi vuoi uccidere- sussurrò Elena.

Klaus si alzò. -Cosa?-.

Ora faceva finta di non capire? Pensò Elena.

-Il branco. Vuoi dare il mio sangue a tutti-.

L'ibrido alzò un sopracciglio. Quanto era magnifico, pensò ancora Elena. Poi i suoi occhi verdi si illuminarono e... rise. Di gusto.

-Che c'è di così divertente?- sbottò lei infastidita. L'aggettivo lunatico non bastava a descrivere quell'uomo.

-Tu- disse.

-Io?-.

-Davvero credevi che saresti morta?-.

Elena non capiva, così continuò. -Anche se i licantropi sono tanti, il tuo sangue basta per tutti-.

Elena sbarrò gli occhi, iniziando a sentirsi incredibilmetne stupida.

-E poi mica lo devi dare tutto in una volta-.

Ora voleva sprofondare sotto terra dalla vergogna. Perchè non ci aveva pensato? Era corsa via senza riflettere, invece. Anche Klaus sembrò realizzarlo.

-Ah. Per questo sei corsa via- affermò camminando verso di lei. Le accarezzo una guancia con una lentezza che a Elena parve estenuante. Da dove veniva tutta quella dolcezza? Perchè un vampiro- ibrido sanguinario dimostrava tutta quella dolcezza? E lei non resisteva più. Ormai aveva capito che non poteva più ignorare quello che il cuore le comunicava da un bel pezzo.

Klaus appoggiò la fronte contro la sua e sussurrò sulle sue labbra. -Elena...-.

Poi azzerò la distanza tra le loro labbra. Ma questa volta il bacio non ebbe nulla di dolce. L'ibrido sembrava necessitare delle sua labbra.

Elena si ritrovò contro la corteccia di un albero in meno di un secondo e circondò la sua schiena con le braccia. Voleva sentirlo contro di lei. Ne aveva bisogno.

Poi iniziò a lasciarle una scia di baci roventi sul collo e sulla spalla, ed Elena si ritrovò a dover trattenere un gemito. Iniziava a sentire un certo calore nel ventre.

Improvvisamente sentì freddo. Aprì glì occhi con un'espressione di disappunto.

-Non puoi...-.

Cosa? Lei "non poteva" cosa? Praticamente aveva iniziato lui, pensò Elena con un espressione eloquente.

-"Non posso" cosa? Vorrei capirlo. Ci sei dentro tu tanto quanto lo sono io... Klaus-.

Adesso basta. Non ce la faceva davvero più a continuare così. E lui non faceva altro che sedurla e piantarla in asso. Questa era già... no, aveva perso il conto ormai.

Klaus la trapassò con lo sguardo. Si vedeva chiaramente che aveva un conflitto interiore.

-Non posso- disse ancora.

Stavolta la voce era più un sussurro che Elena sentì a stento.

-Perchè? Se me lo permetti io posso aiutarti-.

Gli mise una mano sulla guancia, accarezzandolo. Cercava di trasmettergli fiducia. Ma forse lui non la percepiva. Il suo volto era una maschera sofferente.

-Parla con me-.

Lui sospirò. Prese la mano di Elena, indugiò per qualche secondo sul palmo, e poi la tolse via. E indietreggiò.

Da quando la situazione gli era sfuggita di mano? Come erano arrivati a quel punto? Aveva perso il controllo, quando si era già stabilito di darci un taglio.

La vide in piedi, di fronte a lui, che lo fissava. Gli occhi lucidi. Ferita. Stava per parlare, e sapeva già cosa avrebbe detto. Sapeva la loro situazione senza che lei glielo dicesse.

Per cui alzò una mano e la fermò prima che dicesse qualcosa. Prima che potesse far cadere la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso.

Prima che succedesse l'irreparabile.

-Non puoi aiutarmi- disse distaccato. -Nessuno può-. E tagliò la corda.

O almeno, così avrebbe voluto fare, se un paletto non l'avesse trafitto in quell'esatto istante. Incurante del dolore, lo tolse via dal fianco, arrabbiato. Chiunque fosse, aveva sbagliato momento, decisamente.

Si voltò trovandosi tutta la band al completo. Persino Katherine.

Sorrise malevolo. -Ma guarda, ci siete proprio tutti-.

Con la coda dell' occhio vide Elena abbracciare Caroline e Jeremy.

-A cosa devo la piacevole visita?-.

-Non credo che tu non ne sappia il motivo- disse Damon velenoso.

-Hai ragione, so perchè siete qui. Ma ora non è il momento, quindi vi consiglio di farvi da parte- fece una pausa, guardandoli uno per uno – e andarvene una volta per tutte-.

-Andremo via. Con Elena- disse Caroline.

Senza replicare si avventò su di loro, colpendoli col paletto che aveva in mano. Tranne i due umani. Era anche troppo buono, pensò.

-No, Damon! Caroline!-.

Elena era già su di loro. Non aveva avuto dubbi a riguardo. Sempre là, a voler aiutare gli altri, anche se non poteva. Si asciugò in fretta una lacrima mentre si alzava in piedi.

-Klaus, sono i miei amici-.

-Lo so-.

-Ti ho seguito affinchè tu non gli facessi del male-.

-Se loro sarebbero restati buoni a casa, non gli avrei fatto del male-.

Alaric lanciò un paletto contro di lui, ma lo prese subito. -Davvero credevi...-.

-Damon no!- gridò Elena.

In quell'istante Klaus si voltò per bloccare il vampiro che voleva colpirlo alle spalle. -Piccolo codardo... colpire alle spalle eh?-.

Lo infilzò ancora e lo lanciò contro un albero.

Elena aveva gli sguardi di tutti puntati su di sè.

-Perchè, Elena?-, domandò Jeremy.

-L'avevamo in pugno, saremmo potuti andare via! Perchè hai fermato Damon?- urlò Caroline sull'orlo dell'isteria.

-Io...- Scosse la testa, incapace di continuare.

Katherine si levò in una risata. -Davvero, Elena?-.

Gli altri si voltarono.

-Ti sei già stufata di Stefan?- chiese guardando Klaus, che sembrava trattenersi dall'ucciderla in quel momento.

Non ebbe il tempo di ribattere, poichè sentì un giramento di testa. Strane parole si stavano insinuando nella sua mente, intorpidendola. Le gambe cedettero e cadde.

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Stavolta sono imperdonabile, lo so. Capisco se volete impalettarmi, soprattutto dopo che mi ripresento con un capitolo... che non mi convince per nulla.

Comunque, sì, non sono morta (no? xD) e torno, sperando di non metterci un altro mese per riaggiornare. Non mi stupirei se vi siete dimenticati di me ç.ç

Non ho avuto tempo di rispondere alle meravigliose recensioni (ho giusto appena finito il chap), ma ci tengo a ringraziare e a farvi sapere che è merito vostro se la storia continua :) Siete fantastiche, tutte!

Spero anche di non deludervi con questo capitolo, davvero ditemi ciò che ne pensate :S

Se ancora qualcuno mi segue, recensite! Anche solo per dire che avete il mio indirizzo per impalettarmi se la storia sta diventando... mmmmmmmmh *cerca il termine adatto*... scialba? Prevedibile?

Scrivete cosa pensate, ne ho bisogno T___T

Abbracci virtualmente soffocanti con una marea di "grazie" a chi ha recensito la volta scorsa:

 

Esmeralda91

Eris666

JustNemy

Hugghina

Aniel

iLaaa

emanuela89

MimiVampirePrincess

ELENA98

 

 

So che Klaus ed Elena sono terribilmente "lenti" (anche a me, che scrivo, fanno venire il mal di testa xD!) ma è che non voglio che tutto succeda troppo veloce. Voglio dire, non penso che scoprano di amarsi, se lo dicono, e pace tutto rosa e fiori. Io lo farei se fossi Elena U_U, ma si tratta di Elena, appunto: Klaus ha rovinato la sua vita e non è piacevole scoprire di amarlo; idem per Klaus che ha tutta la sua marea di problemi vari. Ci tenevo a precisarlo, ecco U.U

Abbiate ancora un pò di pazienza per una bella svolta! x)

Casco dal sonno, vi lascio

A presto,

ila_D

 

P.S. La pausa mi ha svuotata, destabilizzata e fatta deprimere per un bel pò. Ma ecco che mi riprendo e.... domani è il 19 Aprile gente!

P.P.S. OMG. Solo ora mi accorgo che il prologo ha superato le 1000 visite O.O oddio. Mi riempite di gioia, non credevo che sarei mai arrivata fino a questo punto :')

Grazie mille a tutti, anche a chi segue in silenzio :')

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


 

Capitolo 12

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Era proprio necessario?-.

-Sì, e ti ho già detto il motivo!-.

Chi era che strillava in quel modo? Non si poteva mai stare tranquilli, fu il primo pensiero di Elena. Si stava svegliando pian piano, il corpo intorpidito, ma ancora non riusciva a capire chi urlasse.

-Forse dovresti consultare qualcuno prima di prendere decisioni avventate!-.

Ora la prima voce aveva superato il tono stridulo dell'altra. Era più grossa... era una voce da uomo.

-Non ne ho avuto il tempo! Dovevo agire in fretta!-.

Voce femminile. Ma ancora la sua mente si rifiutava di svegliarsi del tutto.

-Basta Damon! Sai che non era possibile in quel momento!-.

Un'altra voce. Iniziava a venirle l'emicrania. Si girò dall'altra parte, coprendosi del tutto.

Era sdraiata su qualcosa di morbido, e anche le coperte lo erano. Un raggio di luce le investì il viso, togliendole definitivamente la possibilità di ignorare le voci e riaddormentarsi. Costrinse le palpebre a sollevarsi. La stanza era nella penombra, e in un primo momento non la riconobbe. Dopo che l'ebbe riconosciuta, iniziò a dirsi che era impossibile che lei si trovasse lì.

Casa Salvatore?! Nah, impossibile.

Si mise seduta lentamente, cercando di ricordare brevemente perchè non poteva trovarsi lì. Fece mente locale: i suoi ricordi si fermavano alla foresta, quando era con Klaus e improvvisamente erano arrivati i suoi amici.

Oh.

Forse allora... era davvero a casa Salvatore!

-Poteva succederci di tutto mentre eravamo incoscienti e lo sai bene!-.

-Ma non è successo!-.

E quelle che urlavano con Damon erano Bonnie e Caroline.

Non ci capiva più nulla, dov'erano finiti Klaus e Stefan? Decise di alzarsi e andare a chiedere spiegazioni.

 

Finn e Kol erano andati a nutrirsi, e Rebekah era rimasta sola con Elijah. Anche se non parlavano, era bello sentire di nuovo la presenza del fratellone taciturno di nuovo con se.

Si erano sempre capiti e lasciati i loro spazi, con Elijah aveva litigato poche volte. Kol era quello che la faceva imbestialire sempre. In senso buono, naturalmente.

Sentiva calma, ma qualcosa non le tornava. Cioè sì, a essere onesta le tornava, solo che non voleva soffermarsi a pensarci.

-Cosa c'è Bekah? Sembri turbata-.

Rebekah sorrise rassicurante al fratello, che aveva già intuito che qualcosa non la faceva rilassare. -Niente, non è niente Elijah-.

-Si vede bene quando qualcosa ti preoccupa, sorella-.

Rebekah sbuffò e si alzò ravvivandosi la chioma bionda. -È vero. Credo che andrò a fare una passeggiata per schiarirmi le idee-.

Elijah le sorrise comprensivo senza dire nulla.

Cosa c'era?

C'era che così non funzionava per niente. C'era che come suo solito aveva agito senza pensare. C'era che non avrebbe dovuto lasciare Niklaus senza nessuna spiegazione.

Aveva seguito i suoi fratelli perchè era una vita che non li vedeva e che non stava con loro. Era stata così contenta che non era riuscita a pensare ad altro se non ad andare con loro, per essere di nuovo insieme.

Ma senza Nick non andava per niente.

Si diede della stupida. Ma come aveva fatto ad abbandonarlo così? Dopo tutti quegli anni... la verità era che lui era l'unico che non l'aveva mai abbandonata. Delle incomprensioni c'erano state, ma erano pur sempre fratello e sorella, e litigi ce ne sarebbero stati ancora. Ma quando erano diventati vampiri, Finn e Kol se n'erano andati, ed erano rimasti solo lei, Elijah e Klaus. Dopo qualche anno anche Elijah se n'era andato.

Erano rimasti solo loro due. Erano stati sempre insieme, malgrado tutto.

Lui non l'aveva mai lasciata, c'era stato quando aveva avuto bisogno di lui.

Invece lei era andata via, l'aveva lasciato solo in balia dei suoi problemi. Non era mai stata così meschina.

Doveva tornare da lui.

Soltanto dopo avrebbero pensato a "riunire" la loro famiglia.

Dopo che Nick avrebbe risolto i problemi con Michael, ibridi e soprattutto, Elena.

 

Damon, Caroline e Bonnie si voltarono contemporaneamente verso di lei, esclamando un "Elena!" piuttosto sorpresi.

Bonnie e Caroline l'abbracciarono mentre Damon le regalò un sorriso.

-Ragazze...sto bene- disse -ma ora ho bisogno di spiegazioni- continuò risoluta allontanandosi da loro.

Caroline e Bonnie si guardarono. Damon alzò gli occhi al cielo e disse -Te le darà Barbie, io e la strega abbiamo fretta ora-. E uscirono lasciando Elena e Caroline a fissare la porta.

Elena si sedette. -Allora? Cos'è successo? Perchè sono qui?-.

Caroline sospirò e si sistemò di fronte alla ragazza.

-È quasi finita Elena- disse sorridendo -abbiamo la vittoria in pugno-.

Il cuore di Elena perse un battito.

-Dov'è Klaus? Cos'è successo Caroline?-.

-Quando Klaus stava per attaccarci è arrivata Bonnie...-.

Elena la incitò a continuare

-....con Michael.-.

Elena alzò le sopracciglia, confusa.

-Con un incantesimo, non ricordo benissimo, ci ha addormentati tutti meno che lei e Michael. Mi ha raccontato che addormentare Klaus non è stato per nulla semplice e ha... acquisito molto potere dalle sue antenate. Michael ha preso Klaus, e poi siamo tornati qui. Damon e io ci siamo svegliati per primi, e l'avrai sentito come gridava perchè Bonnie non ha chiesto il suo "permesso", poi Jeremy e Alaric-.

Elena aveva ascoltato tutto mentre il suo stomaco si attorcigliava in una morsa.

Paura. Paura per lui.

-Dov'è Klaus?- domandò di nuovo all'amica.

-Elena, che ti importa? Sei libera, siamo tutti salvi e ...-.

-Rispondimi!- gridò Elena con le lacrime che premevano per uscire.

Caroline rimase spiazzata, la sua incredulità palese sul volto diafano.

-Credo... che lo stiano portando alla cripta-.

Un singhiozzo trattenuto le mozzò il respiro.

Le si mozzò il respiro in gola.

Klaus.

Era appoggiato contro un albero, a pochi metri da lei, e dormiva.

Elena rimase immobile, attenta a respirare pianissimo.

Ora non riusciva a restare immobile, sentiva il suo corpo pervaso da un formicolio.

Perchè si trovava al cimitero? Perchè proprio nel momento in cui c'era lei? Questa si chiamava sfortuna!

Adesso realizzava che lui non era stata la sua sfortuna, bensì l'incontrario.

Elena lo fissò perplessa. -Tu...-iniziò titubante -Tu... gli volevi bene, vero?-.

Klaus non rispose.

Ma il silenzio bastò ad Elena. Era una conferma. La conferma che anche Klaus, il primo nonchè spietato ibrido, aveva dei sentimenti.

Lei aveva avuto adesso la conferma. La conferma che provava dei sentimenti verso lui.

-Non aspetterò tutto il giorno-. Klaus era impaziente.

-Va bene. Verrò con te-.

Elena si avvicinò a Klaus. Stava davvero andando con lui?

Sì, era davvero andata con lui. E lo avrebbe rifatto ancora. E ancora.

Elena vide avvicinarsi la figura che l'aveva salvata.

Mai era stata così felice di vederlo.

-Klaus- disse.

-Vieni, andiamo via-.

Elena instintivamente si strinse a lui. Ora si sentiva più tranquilla. Al sicuro.

Senza di lui non era tranquilla. Non era tranquilla sapendo che lui era in pericolo.

-Ecco... grazie. Grazie per avermi salvato-.

Era arrivato il momento di ricambiare.

-Non avere paura, Elena-.

No, non avrebbe più avuto paura.

Klaus si fermò. Le prese il volto tra le mani e la baciò.

E se soltanto pensava che non avrebbe più potuto baciarlo... che non avrebbe più sentito la sua voce...

-Parla con me-.

-Non puoi aiutarmi- disse distaccato. -Nessuno può-.

Lei poteva. Ci sarebbe riuscita, lo sentiva. Lo sentiva come il cuore che batteva furiosamente nel suo petto, ribellandosi alle parole di Caroline.

Si alzò di scatto e andò alla porta.

-Dove vai Elena? Che ti sta succedendo?- le chiese la vampira agitata, bloccandola per il polso.

-Devo andare da lui. Devo liberarlo. Non potete ucciderlo-.

La sua voce spaventava anche lei.

-Ragiona Elena! Cosa stai dicendo? È Klaus! Devo ricordarti che ha ucciso Jenna? Che ti ha sacrificato su un altare di fuoco? Che ha trasformato Stefan in un mostro? Hai dimenticato tutto?- gridò d'un fiato Caroline.

Al nome di Jenna le lacrime si fecero strada sul suo viso. Le asciugò. -Non ho dimenticato, Caroline-.

-E allora qual'è il problema?-.

Abbassò la testa, Elena. Era inutile nasconderlo a se stessa. Alzò gli occhi lucidi e li puntò su quelli dell'amica.

-Io sono innamorata di lui, Caroline-.

 

A quel punto Caroline avrebbe dovuto sbarrare gli occhi, avrebbe dovuto sospirare, l'avrebbe dovuta abbracciare stretta, le avrebbe dovuto sussurare un "allora corri da lui", e lei le avrebbe espresso tutta la sua gratitudine con un sorriso e un "grazie" appena sussurrato.

Appunto. Avrebbe dovuto.

Invece no, stava andando tutto a rotoli. Caroline aveva emesso un verso strano -una risatina isterica strozzata, probabilmente-, aveva scosso testa, e prima che Elena se ne rendesse conto l'aveva fatta cadere sul divano e poi, ironicamente, l'unica cosa che aveva sbarrato era stata la porta. Letteralmente.

Poi si era seduta in una poltrona di fronte a lei. La mente di Elena non riusciva a elaborare altro se non "trappola". Sei in trappola.

-Tu non vai da nessuna parte, Elena- le disse la vampira, con il suo tipico tono da "stai scherzando vero?"

Ecco, una delle prediche di Caroline era imminente. Inspirò a fondo, e si preparò.

-Hai battuto la testa, per caso?-.

-No, Caroline. Sono io, sono in me, sto bene- rispose.

-Allora non ha senso! Dimmi che ho sentito male io, ti prego-.

Era davvero così terribile ciò che aveva ammesso? Forse poteva sembrarlo agli occhi degli altri.

-No. È vero.-.

Si sentiva libera da un peso, ora che l'aveva finalmente confermato con se stessa.

-Se questo è un incubo voglio svegliarmi subito- gemette la bionda.

Dopo qualche secondo, si riprese. -...sei innamorata di lui. Di Klaus- scandì.

-Sì-.

Interminabili minuti di silenzio.

-Ci sono!- Caroline si alzò in piedi.

Forse aveva accettato la cosa, l'avrebbe lasciata andare da Klaus e...

-Hai la sindrome di Stoccolma-.

e...

Eh?! La sua migliore amica era impazzita?

-Caroline...- tentò, invano.

-No, no, no! Così si spiega tutto! Ma non ti preoccupare Elena, ti aiuteremo noi a guarire, sono certa che sia passeggera! L'avevo letto tempo fa su una rivista e adesso sono sicura che..-.

-Caroline!-.

La bionda tacque.

-Non ho la sindrome di Stoccolma! Cosa ti salta per la testa?!-.

-È così invece. Deve essere così.-.

-No. Ora fammi uscire, Caroline-.

Aveva perso fin troppo tempo, doveva andare da Klaus. Doveva impedire... sentiva che non c'era più tempo.

-Non posso Elena! Lo faccio per il tuo bene-.

Lei non capiva. Non capiva.

E come poteva? Le sussurrò una vocina nella sua testa. Come poteva, se anche lei stessa l'aveva appena scoperto? Si lasciò cadere nel divano nuovamente.

-Care, siediti-.

Capirà. Disse ancora la vocina.

Si sedette.

Raccontale cosa senti, raccontale tutto, e capirà.

Non credeva ce l'avrebbe fatta, a dire tutto quello a qualcun altro.

Invece, inaspettatamente, le parole uscirono dalla sua bocca senza difficoltà.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Buon pomeriggio a tutti! Sono tornata, e inizio col dire che la fonte di tutti i miei problemi è finalmente finita. Manco da EFP da più di un mese... *commossa*

Comunque, essendo in vacanza (soave parola), sono lieta di annunciare che gli aggiornamenti saranno più regolari, probabilmente come agli inizi, una volta alla settimana :)

Se l'aggiornamento non è puntuale, vi prego io stessa di recensire affinchè mi dia una mossa! x)

Come sempre, vi invito a recensire per dirmi che ne pensate di questo capitolo, se vi piace ancora la ff, critiche, consigli... per qualsiasi cosa insomma :)

Avrete notato come ho quasi "dedicato" il chap a Elena... bene, il prossimo sarà per il nostro Klaus u.u

Ringrazio le anime buone che hanno recensito la scorsa volta, ovvero:

 

Eris666

iLaaa

emanuela89

Hugghina

Aniel

vampireXDyumi

LauGelso

 

 

e ripeto ai tanti che leggono in silenzio: una piccola recensione per sapere che ne pensate? *occhioni dolci* *-* per faavooooreee!

Vi lascio, a presto

 

ila_D

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


 

Capitolo 13

 

 

 

 

 

 

 

 

Il sole era tramontato già da qualche ora, e la notte era scesa come un velo scuro sul villaggio. Il silenzio era palpabile, ed era interrotto soltanto dal bubolare di qualche gufo lontano. Probabilmente questa non è la notte migliore, continuava a ripetersi nella sua testa.

Ma non aveva potuto fare a meno di acconsentire, era troppo importante.

Lei era troppo importante.

Si alzò e andò a svegliare il fratello, serviva una copertura o sarebbe andato tutto a rotoli. "Henrik!"

Un mugolio e l'interessato si girò dall'altro lato.

"Avanti Henrik, svegliati!"

Sospirando il fratello si sfregò le palpebre. "Nick cosa c'è?"

"Ti sei già dimenticato? Stanotte devi venire con me"

Sembrò voler ribattere, ma poi si alzò e gli sorrise. "No tranquillo, è il favore che ti dovevo"

"Ti aspetto qua fuori, muoviti"

Questa non è la notte migliore, continuò alzando lo sguardo al cielo.

"Eccomi, andiamo Nick" disse il fratello.

S'incamminarono a passo svelto, e si inoltrarono nel bosco.

Questa non è la notte migliore, si disse ancora guardando la luna divenire quasi piena.

Si risvegliò bruscamente, tossendo e respirando affannosamente. La vista offuscata inizialmente non gli permise di capire dov'era.

Sentiva dolore in ogni parte del corpo, e perfino ruotare la testa risultava qusi impossibile. Cercò di portare una mano alla testa,senza risultati. Era bloccata.

Soltanto quando mise a fuoco il luogo in cui si trovava ricordò all'istante cos'era successo.

-Figli di puttana...- biascicò.

Era seduto, appoggiato alla parete. Almeno, pensò, avevano avuto la gentilezza di farlo stare "comodo".

Gambe incatenate saldamente al pavimento, con due paletti conficcati su di esse; stessa cosa per le braccia, incatenate alla parete e bloccate ancora da due paletti di legno sui polsi. Per completare l'allegro quadretto, tutt'intorno a lui vi erano piante di verbena. Alcune gli toccavano il viso facendolo bruciare continuamente, altre ancora arrivavano a ustionargli le braccia che aveva scoperte. E le vene iniziavano a bruciargli. Aveva fame.

Chissà da quanto tempo lo avevano sbattutto lì, legato per essiccarsi lentamente. Era nella cripta di Mystic Falls.

Pensò a tutto quello che aveva perso in quelle poche ore: la possibilità di ricostruire una famiglia coi fratelli, Rebekah, l'esercito di ibridi che avrebbe potuto creare, Elena.

Già, Elena. Lei era... diversa? Forse. Speciale? Possibile. Importante? Sì.

Era importante. Elena era importante. Se lo ripetè ancora, come un mantra, sentendo via via che quella frase diventava familiare. Elena era importante. Da quando una persona non era così importante per lui?

Arrivarono nei pressi del villaggio vicino, con un po' di timore.

"Pensi che arriverà?" chiese Henrik.

"Certo che verrà" rispose ovvio.

Veniva sempre, sarebbe venuta da lui anche stavolta. Soltanto che questa non era la notte migliore. "Nick!"

Una figura andava loro incontro a passi svelti.

"Ciao Henrik!" Si chinò a dare un bacio e un buffetto al fratello.

"Ciao, Charlotte!" ripose quello.

Poi gli gettò le braccia al collo baciandolo. "Ciao, Nick"

"Charlotte" disse solo guardandola negli occhi.

"Nick, posso guardare gli uomini che si trasformano in lupi mentre voi state via?"

"Sì, ma fai attenzione. E rimani sempre nascosto mi raccomando"

"Certo, grazie fratellone!" e scomparve tra le collinette.

"Andiamo?" fece a Charlotte porgendogli il braccio.

La luna era quasi piena.

Aprì gli occhi di scatto, entrava e usciva dal dormiveglia continuamente. E il dormiveglia non era per niente piacevole.

La sua mente iniziava a giocargli brutti scherzi. Era perseguitato dal ricordo di quella notte, ma non voleva mai soffermarcisi troppo. Ma evidentemente il suo subconscio non era d'accordo con lui. Tirò un sospirò, che gli seccò ancora di più la gola. Iniziava a indebolirsi davvero; il suo sangue era ovunque e si sentiva arso dentro.

Gli vennero alla mente le parole di Elena. Se me lo permetti io posso aiutarti.

Avrebbe potuto aiutarlo? Avrebbe potuto sanare una ferita di mille anni?

Una parte del suo cuore -se ancora aveva un cuore, si corresse- era andata via con lei, con Charlotte. La parte che era rimasta era stata divorata dai sensi di colpa per molti secoli, prima di essere ignorata -o soppressa- e andare avanti. Cancellando il passato.

E ci stava riuscendo, dannazione, ci era riuscito! Prima di conoscere lei. Prima di passare del tempo con lei. La copia di Charlotte. La doppelganger. No, Elena.

Erano sdraiati sull'erba fresca, in una collinetta poco distante, e fissavano il cielo. Quella notte non vi era nemmeno una nuvola e le stelle parevano brillare solo per loro.

" Quando potremo uscire allo scoperto Nick?"

Quella domanda rimase qualche secondo sospesa nel vuoto. Poi decise di rispondere sinceramente. "Non lo so. Sai chi è mio padre, no?"

"Chi non lo conosce?" sospirò lei "ha una sua reputazione..."

"Non voglio parlare di lui"

"Scusami, non volevo..."

Le sfiorò una guancia. "Troveremo una soluzione, te lo prometto" le sussurrò.

"Scapperemo insieme"

Per un attimo lo fissò, sorpresa. "Davvero?"

"Sì"

Poi si accocolò sul suo petto e iniziò a ridere, sommessamente. Ascoltarla ridere era per lui stupendo. Non si sarebbe mai stancato di sentire quel suono cristallino, così dolce e musicale... Videro una stella cadente. Chiuse gli occhi ed espresse velocemente un desiderio. Il desiderio.

La guardò. Il suo sguardo era limpido.

Le sue gote arrossate mentre guardava intensamente il cielo stellato.

Delle parole sussurate, per paura di rompere la magia.

"Grazie, Niklaus. Sono felice. È un sogno?"

La baciò.

Delle grida lo destarono bruscamente.

Il dolore fisico non gli dava tregua. Sentiva il volto in fiamme, gli arti intorpiditi e lacerati, le vene, le arterie, i vasi sanguigni accartocciarsi.

E si accorse che le grida erano le sue. Ma il dolore non era solo fisico.

Si sarebbe spento in questo modo? Torturato e ucciso da dei ragazzini? Se gliel'avessero detto solo qualche tempo prima, avrebbe riso dell'assurdità della cosa. Ora non aveva più tanta voglia di ridere.

Era quasi l'alba. Decise di riaccompagnarla al villaggio, in fretta, prima che i rispettivi genitori si svegliassero e scoprissero la loro assenza.

Inoltre doveva riprendere Henrik, era stato la sua copertura per la notte. Così sarebbero stati salvi se qualcuno avesse scoperto che era stato via per la notte: era andato fuori col fratello per vedere i lupi.

Nessuno- Michael- avrebbe sospettato di lui e Charlotte.

La salutò promettendole che presto avrebbe organizzato la fuga. Un bacio. L'ultimo bacio...

"Henrik!"

Nessuna risposta. Forse si era allontanato.

"Henrick dobbiamo rientrare!"

Silenzio.

"È quasi l'alba!" Svoltò dietro una collinetta più bassa.

E lo vide. A terra, il petto dilaniato. Morto.

Rimase lì per minuti, forse ore. Immobile. Quella non era stata la notte migliore, continuò a ripetersi stupidamente.

Poi la rabbia e il dolore esplosero insieme.

"Madre!"

"Madre!"

Era quasi arrivato al suo villaggio, e chiamò ancora.

"Madre!"

Non aveva più fiato ma non importava. Era morto.

"Henrik!"

Ecco Rebekah con gli altri...

"Madre!"

Si lasciò cadere a terra, dopo aver posato il corpo del fratello, senza forze. Ma non importava. Era morto.

"No. No!" gridò sua madre. "Cos'è successo?"

"I lupi" riuscì soltanto a dire. Anche se avrebbe voluto gridare che Henrik non c'era più a causa sua. Ma non importava più. Era morto.

"Mi dispiace. Mi dispiace tantissimo"

Ma le sue banali scuse non servivano più. Era morto.

"Dobbiamo salvarlo. Ti prego dev'esserci un modo" diceva sua madre. Supplicava Ayana di salvarlo.

"Gli spiriti non ci concederanno un modo, Esther. Il tuo ragazzo è morto."

Niente importava più. Era morto. Per colpa sua.

Sto morendo, pensò.

Questa volta non riusciva ad aprire neanche gli occhi, e il dolore era diventato così forte che gli stava ottenebrando i sensi. Non sentiva altro. Dolore, dolore, dolore.

Forse se lo meritava. Meritava tutto questo. Perchè dopo aver perso il fratellino...

Micheal lo atterrò con un calcio. E un altro. E avrebbe continuato se Esther non l'avrebbe fermato. Andarono via con Ayana. Rebekah lo abbracciò, e li seguì senza farsi vedere. Poi i sensi lo abbandonarono.

Si risvegliò in una stanza, insieme ai fratelli. Michael ed Esther li fecero mangiare, e poi bere del vino. Michael lo guardava con un ghigno di disprezzo e trionfo insieme.

Nessuno parlava quella sera, mentre Michael lucidava la sua spada. Nessuno fece in tempo a reagire, quando colpì i suoi figli al cuore, uno dopo l'altro. Mentre Esther guardava. Senza fare nulla.

Di nuovo buio.

"Rebekah"

"Sangue. Cos'è successo?"

Magari lo avesse saputo.

"Andrà tutto bene. Ce la caveremo"

Non ci credeva neanche lui.

Poi Michael entrò con una ragazza. "Che stai facendo?"

"Dobbiamo finire quello che abbiamo iniziato. Devi bere se vuoi vivere"

Non voleva vivere.

Obbligò Rebekah a bere il sangue della ragazza, dopo averlo scaraventato a terra.

Poi fu il suo turno. E bevve. Bevve mentre pensava che non voleva più vivere. Troppo tardi.

"Ora vieni con me"

Fuori lo attendeva l'inferno. L'incubo non aveva mai fine.

Charlotte, con un braccio insaguinato, si trovava all'interno di un cerchio di fuoco.

"Nicklaus!"

Provò ad avvicinarsi a lui, ma le fiamme gliel'impedivano.

"Charlotte" sussurrò.

Guardò Michael, sconvolto. Aveva scoperto tutto quanto?

"So che sei innamorato di quella puttana" disse con rabbia indicandola "la puttana figlia di un uomo lupo"

"Smettila!" gridò spingendo via Michael, ma quello lo immobilizzò.

"Cosa vuoi farle, pazzo!"

"Osserva" disse.

E vide Esther – no, non era più sua madre quella che era rimasta a guardare mentre i suoi figli venivano uccisi uno ad uno- che faceva un incantesimo sollevando una coppa di sangue. Il sangue di Charlotte.

"Porrò fine a questa situazione insensata, Niklaus"

Quelle parole trasudavano di odio. Lui sentì come una pugnalata al petto.

Il padre lo odiava.

Probabilmente fin dal momento in cui era venuto al mondo. Aveva sentito più volte i suoi discorsi, lo definiva il figlio bastardo, era meglio se non fosse mai nato, ripeteva.

Il suo onore era stato intaccato per colpa sua, e Michael non poteva sopportarlo.

La sua vita, la sua breve vita, fino a quel momento era stata un'agonia.

Un continuo cercare di piacere all'uomo che lo odiava con tutte le sue forze.

Il suo unico raggio di luce era arrivato un giorno, all'improvviso.

Charlotte.

Lei era la sua luce. E ora voleva portargliela via.

"No"

La sua voce suonava più chiara e ferma di quanto in realtà credesse.

"Non vi è nulla da risolvere... padre"

L'ultima parola uscì a fatica dalla sua bocca.

"Oh, invece sì. Eccome. Sigillerò quella tua parte mostruosa. Dopodichè ti ucciderò. Sei

un'abominio, ragazzo"

Dopo quelle parole, non provava nulla. Solo vuoto.

"Sigillerò la tua parte mostruosa, di lupo, come la sua- e indicò ancora Charlotte- e lo farò uccidendo lei. Morirete entrambi"

Voleva sacrificare Charlotte per sigillare il suo gene mostruoso. E lei stava morendo. A causa sua. Mentre Esther gli portava alla bocca il suo sangue, vide nella sua mano una pietra, che nascose velocemente. Una pietra di luna.

Non voleva berlo. Non avrebbe mai potuto farlo. Ma lo fece, sollecitato da Michael.

Lo liberò dalla stretta e andò verso di lei.

Cadde in ginocchio, debole. I suoi occhi vedevano solo fuoco.

Le sue orecchie sentivano solo le sue urla.

E lui era là, impotente, costretto a guardare senza poter fare niente per salvarla.

Urlò il suo nome, tentando disperatamente di fare qualcosa.

"Niklaus!"

Il suo nome fu la sua ultima parola.

Il suo nome gridato con una tale disperazione, come una supplica.

Un ultimo grido e smise di dibattersi.

Il fumo continuava a salire lento verso il cielo.

Michael l'aveva pugnalata.

Era morta. A causa sua.

...aveva perso anche lei. Erano morti entrambi per colpa sua. E ogni giorno aveva vissuto con questo fardello. Fingendo che aveva superato tutto ormai.

Sollevò le palpebre. Ora Henrik e Charlotte sarebbero stati vendicati.

Stava morendo. Torturato e ucciso da un gruppo di ragazzini che non erano mai riusciti a sconfiggerlo con i loro ridicoli piani. Non ci erano mai riusciti. Perchè adesso...oh.

Tutto è chiaro adesso, pensò.

Michael. C'era lui dietro a tutto questo.

Alla fine era riuscito a mantenere la parola. Sigillerò quella tua parte mostruosa. Dopodichè ti ucciderò. Sei un'abominio, ragazzo.

Tossì e sputò del sangue. Forse aveva ragione. Un abominio non aveva il diritto di vivere, men che meno di creare altri abominii. Usandola e facendole del male come aveva fatto.

Alla doppelganger. No, a Elena.

Stava morendo.

E lei, avrebbe pianto la sua morte? Lei, si sarebbe sentita vuota, come si era sentito lui?

Forse, si disse.

Forse, perchè insieme avevano condiviso qualcosa di diverso, di speciale, di importante.

Forse, perchè lei aveva riaperto con forza la sua ferita -la sua colpa, il suo dolore- e voleva sanarla. Voleva aiutarlo. Ma ora era troppo tardi.

Chiuse gli occhi. E poi un rumore di passi. Stava arrivando qualcuno.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Buona sera!

In anticipo vi presento il capitolo 13! Come vi sembra? Anzi, riformulo: vi piace?? io non sono convintissima, però è stato difficile per me scriverlo, Klaus è difficile (Sì, tesoro mio bello, sei difficile u.u) Ho sudato sette camicie per farlo venire almeno decente! È venuta fuori finalmente la storia di Charlotte, spero che sia all'altezza delle aspettative, perchè ci giravamo intorno dal primo capitolo, no? XD se avete dubbi o non si capiva qualche passaggio, chiedete e cercherò di dare risposte esaustive xD

Vi prego di recensire per dirmi com'è venuto fuori il capitolo, ne ho bisogno ç-ç

Chiedo solo un minutino del vostro tempo per scrivere un parere, per me sono importantissimi U.U

Ringrazio tantissimo chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero:

 

AmoTVD98

Aniel

emanuela89

LauGelso

_Ericuzza_

Elisetta Slitherin

 

Un bacione a voi!

 

Bene, vi lascio ora x)

A presto,

ila_D

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


 

Capitolo 14

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non appena ebbe finito di raccontare tutto a Caroline, tra un singhiozzo trattenuto e un altro, si lasciò finalmente andare e pianse. Per tutto quello che era successo, per tutto quello che aveva passato, per tutto quello che provava per lui, per tutto ciò che non si poteva più cambiare.

E Caroline nel frattempo aveva ascoltato, sconvolta come non lo era mai stata. Non riusciva ad articolare che suoni sconnessi, era semplicemente troppo.

Era riuscita soltanto a porgere con mano tremante il pacchetto di Kleenex alla sua amica, dopodichè era caduta mormorando qualche parola. -Non può essere vero...-.

-Elena... lui...Klaus-.

Era in evidente stato di shock, non riusciva a muoversi, o a pensare coerentemente.

Elena. Klaus. Klaus.Elena. Era un incubo?

Klaus che gli aveva portato via Tyler. Già, Tyler. Che non si sapeva dove fosse finito. Tyler.

E si alzò di scatto, i pugni serrati, furiosa. Non poteva perdere anche Elena.

Aveva perso tutto nell'ultimo anno, la sua vita si era trasformata, era stata distrutta. Aveva perso la vita, aveva perso Matt, e ora Tyler. E stava perdendo Elena.

Ma un pensiero s'insinuò nella sua mente. Di chi è davvero la colpa?

-Capisci Caroline?-.

Elena si rivolse a lei, con i capelli scompigliati, le guancie rosse e gli occhi lucidi.

-Non posso tornare indietro dopo quello che è successo, dopo quello che lui... che noi...-.

Il suo battito e il suo respiro acelerarono simultanemante. Si stava strozzando con la sua stessa saliva.

-Magari quello senti è vero. Sincero. Ma ti rendi conto... ti stai rendendo conto di quanto è grave questo?-.

Aveva parlato a bassa voce, sempre con i pugni stretti.

-Non si tratta solo di te, Elena. Lo capisci? Non si tratta più solo di te!- finì col gridare.

L'amica aveva sgranato gli occhi. No, non capiva.

-Elena, non si tratta più solo di te- ripetè ancora -è la mia vita. La vita di Bonnie. La vita di Stefan, di Damon, di Jeremy, Matt, Tyler...- prese un respiro profondo -siamo tutti dentro. Non si tratta più solo di te, Elena.- e se ne andò.

Caroline corse fuori, ed Elena giurò di aver visto una lacrima solcare il suo volto pallido.

Ma non c'era tempo di riflettere ora come ora. Non c'è più tempo.

Strofinò ancora il viso col fazzoletto e uscì.

Non puoi aiutarmi. Nessuno può.

Infilzò le unghie nei palmi mentre correva, per non cedere alle lacrime e alla tristezza.

Io posso invece, pensò determinata. Io posso farcela, Klaus.

-Sto arrivando- ansimò, coi capelli al vento.

 

Non rispondeva.

Il signorino si permetteva di ignorarla, pensò infastidita Rebekah. Stava provando a chiamare Stefan da chissà quanto, e lui non rispondeva.

Poteva essere importante, questioni di vita o di morte, e si lasciava lo sfizio di non rispondere al maledetto telefono.

Si calmò per non distruggere il suo, di telefono.

Era corsa a Mystic Falls, dopotutto non erano lontani da lì, i suoi fratelli. E ora doveva trovare Klaus. Ma dove? Stefan poteva -no, doveva!- darle una mano, un sostegno morale... invece era perfettamente inutile. Non rispondeva al telefono, il dannato!

Poi, in lontananza, in fondo alla strada, li vide.

Damon, Alaric, la strega e il fratello di Elena.

Erano di spalle a lei, appartati in un angolo che confabulavano tra loro. Un brivido le salì lungo la spina dorsale.

Stavano parlando con Michael.

Doveva avvicinarsi, doveva sapere cosa dicevano. Aveva un brutto presentimento.

Nascosta, si concentrò per ascoltare .

-Sì, come ci avevi detto-.

-Bene-.

-Non perdiamo tempo, allora. Andiamo!-.

Dove? Pensò la vampira disperatamente. Dove?

Si sentiva sempre più agitata e non sapeva cosa fare. Era sola, e a pochi metri da lei, Michael.

Dire che aveva paura era un eufemismo a questo punto. Ma se aveva visto giusto, loro avevano Klaus. Michael lo voleva morto, e anche quei ridicoli amichetti di Elena.

Dove accidenti poteva essere? Pensa come quegli idioti, forza! Si ordinò Rebekah. No, non ci riusciva.

Sussultò e quasi gridò quando il telefono le vibrò nella tasca dei jeans. Ringraziò mentalmente una qualche entità superiore mentre lesse nel displey il nome di Stefan.

-Dove accidenti sei? Ho bisogno del tuo aiuto! Hanno preso Klaus!-.

Lungo silenzio dall'altro capo della linea.

-Sto arrivando- e attaccò.

Finalmente la bionda si concesse un respiro di sollievo. Stefan stava arrivando.

Stefan stava arrivando.

Si sporse dal muro in cui era appoggiata e imprecò. Michael e gli altri erano andati via mentre era distratta.

 

Qualcosa non quadra, fu il primo pensiero di Stefan quando aveva visto che non c'era nessuno nella foresta. Era andato via per lasciare Klaus ed Elena un po' da soli, per chiarirsi... torna dopo una mezzora e... il nulla. Uno scherzo? Scosse la testa, non sapendo se ridere o infuriarsi.

Nessuno, tutto deserto.

Poi aveva visto un grosso ramo pieno di sangue, e si era chiesto se non fossero tornati i fratelli di Klaus. E allora aveva provato a rintracciarli, senza successo. In fondo lo sapeva che non sarebbe riuscito a trovarli se loro non volevano essere trovati.

E poi si era ricordato di avere il telefono spento.

14 chiamate perse, Rebekah.

Dopo aver imprecato l'aveva chiamata, e ora stava andando a Mystic Falls, essendo- fortunatamente- in quelle vicicinanze.

E sperò con tutte le sue forze che non fosse successo l'irreparabile.

 

Entrarono velocemente nella cripta, in testa Damon e Bonnie, prima di bloccarsi all'improvviso facendo sbattere alle loro spalle Jeremy e Alaric. Michael si era fermato in tempo.

-Perchè vi siete fermati?- domandò Jeremy contrariato.

Poi si sporse oltre le loro spalle e lo capì subito.

L'essere che gli si presentava davanti non poteva più definirsi l'ibrido millenario e potente, Klaus. Quello era soltanto un corpo ustionato e insanguinato, in fin di vita, ragionò con orrore il ragazzo. -Spostatevi- tagliò corto Michael.

Gli tirò un potente calcio alle costole che gli fece sputare del sangue e risvegliare bruscamente. Rantolò qualcosa, a voce troppo bassa per un normale orecchio umano. Ma gli altri avevano sentito. -Sì, sono io. E guardami bene, perchè questa sarà l'ultima faccia che vedrai, ragazzo- disse aspro mentre estraeva dalla giacca il pugnale dell'antica quercia.

Michael accarezzò l'arma, compiaciuto, prolungando il momento che aveva atteso per secoli: ucciderlo.

Si crogiolò nella vista del figlio -no, mai stato suo figlio quello- sofferente e privo di forze, senza nemmeno la forza di replicare.

Ma così non c'era gusto, pensò.

-Non reagisci neanche, ragazzo?- gridò.

Nessuna risposta.

-Finalmente potrò porre fine alla tua abominevole esistenza da mostro- disse lentamente.

Klaus tossì ancora, e puntò i suoi occhi sul vampiro.

-Forse ancora non ti è chiara una cosa- la voce bassa, rauca per lo sforzo. -...tu hai creato il mostro-. Michael non rispose, per un momento.

-Rimedierò al mio errore, puoi starne certo-.

Klaus chiuse gli occhi, esausto. Il dolore non lo sentiva quasi più.

"Eccomi, andiamo Nick" Henrik.

"Grazie, Niklaus" Charlotte.

Sto venendo, sì. Ed è meglio così.

L'unico rimpianto..."Se me lo permetti io posso aiutarti". Elena.

Sentì Michael che alzava il pugnale di quercia. Questione di secondi adesso. Uno... due...

-Non osare toccarlo!-.

Tre.

Era già morto? Non aveva sentito questo grande cambiamento, dopotutto. Anzi, il dolore c'era ancora. Che razza di fregatura.

-Togliti!-.

Aspetta.

Forse... delle grida, un grande fragore nella cripta. E un altro, e un altro ancora... stavano combattendo.

Se solo avesse avuto la forza di liberarsi... socchiuse le palpebre. Macchie sfocate e indistinte, si muovevano veloci.

Un altro sfozo e strizzò gli occhi. Michael stava combattendo. Con Rebekah. E più in fondo combatteva Damon. Con Stefan.

Era scoppiato un putiferio e nessuno più si curava di lui.

Di nuovo l'oblio e stavolta lo accolse a braccia aperte.

 

Si fermò ansante e si portò una mano al petto, i polmoni stavano scoppiando e le gambe le bruciavano. Ma solo quel pensiero rimbombante come quello di un tamburo le diede la forza di correre per altri pochi metri.

Klaus, sto arrivando. Klaus, sto arrivando... finalmente la cripta.

Scese in fretta e quasi inciampò sugli scalini, e si fermò ascoltando il caos che proveniva dall'interno.

Si affacciò nell'entrata non più oramai coperta, e vide il caos.

Damon e Stefan rotolavano a terra, dandosele di santa ragione, Stefan aveva la maglia sporca di sangue, Damon aveva del sangue sul volto; poco più in là Michael che lottava contro la figlia. In evidente svantaggio. Infatti Rebekah era caduta sotto i violenti colpi di Michael.

Ma aveva registrato tutte queste informazioni inconsapevolmente, con gli occhi fissi sull'unica persona che le interessava.

E non riusciva più a muoversi. Non lo riconosceva più.

Sfigurato dal sangue e dalle bruciature della verbena, quel corpo sembrava privo di vita.

E non riusciva a staccare gli occhi da lui, non riusciva a muoversi, a parlare. Non riusciva a capire niente se non lui, torturato e inerte, lui col volto immobile abbandonato su una spalla.

Lui con le braccia insanguinate bloccate da paletti, lui con le gambe perforate e ridotte a un'unica macchia di sangue.

Lui circondato dalla verbena che continuava a bruciarlo. Lui.

Lui che stava morendo sotto i suoi occhi.

Gli era di fronte adesso, non sapeva come aveva fatto a mettere un piede dopo l'altro. Temeva a sfiorarlo per paura di fargli ancora più male.

-Klaus...- le mancava la voce.

Riprovò, scacciando il groppo in gola. -Klaus, sono io-

Non si muoveva.

-Klaus- scostò della verbena.

-Klaus- ne scostò dell'altra.

Non si muoveva.

Doveva togliere i paletti. Chiuse gli occhi e tirò via quello del bracico sinistro. Un respiro, e tirò via anche quello del braccio destro.

Non si muoveva.

Per le catene non sapeva cosa fare, la sua sola forza non bastava per romperle. Ci avrebbe pensato dopo, ora doveva togliere i paletti dalle gambe.

Allontanò altra verbena- sembrava non finire mai- e mise le mani sul primo.

Prima di essere scaraventata contro la parete opposta.

-Non credere di riuscire nel tuo intento, doppelganger-.

Si era abituata a essere chiamata così da sconosciuti -vampiri- negli ultimi tempi, ma quella parola pronunciata dall'antico era... un insulto.

Racchiudeva tutto l'odio che provava nei suoi confronti.

Reciproco. Oh, sì. Reciproco.

-Non lo ucciderai-.

Si alzò, ma non poteva contare più sul braccio destro. Si era rotto.

-Chi me lo impedirà? Tu forse?-.

-Bastardo- disse tra i denti.

Diede un rapido sguardo intorno a se: Rebekah cercava di rialzarsi, Bonnie, Jeremy e Alaric non c'erano più, Damon e Stefan la guardavano come se non capissero cosa diavolo fosse.

-Elena, cosa... come?-poi Stefan annuì in silenzio, avendo capito tra se e se.

-Dove diavolo è Caroline?-.

-Mi ha lasciata andare- disse rapidamente. -Fermate Michael, adesso-.

-Cosa? Sei completamente ammattita?- gridò Damon -e anche Santo Stefan è completamente fuori! Perchè diavolo state cercando di salvare Klaus?-.

-Damon, tu non capisci..-.

-No hai ragione, Elena, non capisco! Non capisco perchè dopo tutti i nostri sforzi, state facendo andare tutto a rotoli!-.

Damon era fuori di se. Comprensibile, però.

Guardò Stefan in cerca d'aiuto, ma si era già allontanato verso Rebekah.

Damon l'afferrò e la trascinò fuori dalla cripta, gridando a Michael di procedere.

-No!- gridò dibattendosi.

-No! Non puoi! Damon lasciami!-.

-Sta zitta-.

-Lasciami, ho detto! Damon!-.

Scalciava con tutte le sue forze e il braccio le doleva immensamente.

-No! No! Devo andare da lui, Damon lasciami!-.

-Tu devi andare da lui?-.

-Sì, lasciami andare ti prego!-.

-Tu sei diventata completamente pazza-.

Damon non mollava la presa. E ogni secondo sprecato in quel modo poteva essere fatale. Michael potrebbe già averlo... no. C'era ancora Stefan. E Rebekah, loro non l'avrebbero lasciato morire. -Damon. Devi lasciarmi andare, adesso.- riprovò con un tono fermo e deciso.

-Perchè? Dammi una sola buona ragione per farlo- ribattè lui.

-Perchè lo sta uccidendo! Non posso lasciarlo morire, Damon io...-.

Il vampiro si fermò. Finalmente, pensò Elena.

Levò lo sguardo e ne vide il motivo: i fratelli di Klaus.

Si avvicinarono fino a essere esattamente di fronte a loro.

-Elijah, devi fermarlo...- esordì Elena.

-Sarai così cortese da farci passare, Damon- disse calmo l'originario.

-Perchè dovrei?-.

-Non abbiamo tempo per scherzare, levati dai piedi- aggiunse Kol. Finn non disse nulla.

Prima che Elena se ne potesse rendere conto, vide Damon a terra ed Elijah che si riassettava la giacca. -Andiamo- disse poi.

Elena scosse la testa e rinunciò a chiedere come avessero saputo di Klaus. Ma era evidente che ci tenevano ancora, che l'episodio accaduto nella foresta era dovuto soltanto alla rabbia del momento. Di nuovo nella cripta, la situazione era ulteriormente cambiata. Michael lottava con Stefan, anche se quest'ultimo era allo stremo; Bonnie -quando era tornata?, si domandò mentalmente- stava provocando degli aneurismi su Rebekah, che gridava con le mani sulle tempie.

Klaus giaceva ancora incatenato.

Elena guardò Elijah e gli altri, e solo allora le sorse un dubbio: e se invece fossero venuti per assistere alla fine di Klaus?

Ma fu un attimo, subito dopo vide Kol andare verso Bonnie e scostarla bruscamente, per aiutare Rebekah.

Elijah e Finn si avventarono su Michael e lo bloccarono.

Il paletto dell'antica quercia cadde rotolando.

Stefan le fece un cenno, e si precipitarono su Klaus. Lui staccò con forza le catene dalle caviglie e dai polsi, e tolse senza tante cerimonie i paletti delle gambe.

Klaus però non si era alzato, e le ferite quasi non si rimarginavano.

-Stefan...- riuscì soltanto a dire Elena, nel panico.

-Elena non rimane più molto tempo- disse – sai cosa fare-.

Elena invece scosse la testa, non se ne capacitava, oppure...

-Sì, invece- proseguì Stefan, serio.

Oppure aveva paura.

Aveva paura che lui non si fermasse e la uccidesse. Ma non poteva lasciarlo così...

-Elena, ha bisogno di sangue, adesso.-.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Buon pomeriggio, popolo di Efp!

Chiedo perdono per essere terribilmente lenta! ç_____ç

Sono troppo lenta, scusatemi >-< gli aggiornamenti risentono della mia stupida lentezza!

Comunque, ecco il capitolo. È quasi tutto azione, e io non sono brava con l'azione, spero sia comprensibile e che abbia il suo senso U-U

Lasciatemi una piccola recensione per dirmi come vi è parso :)

Continuo a ripetere che le recensioni mi motivano di più a scrivere, e mi velocizzano un poco, quindi forza! XD Farete del bene alla mia lentezza cronica!

Ringrazio profondamente coloro che hanno recensito lo scorso chap, ovvero:

 

Aniel

emanuela89

_Ericuzza_

LauGelso

Serena Taylor

Elisetta Slitherin

Silvietta1994

 

Ho raggiunto e superato le 100 recensioni, e tutto questo grazie a voi, che leggete la fic, la recensite e capisco se faccio bene a continuarla o se è uno schifo ed è bene smetterla. Non so davvero come ringraziarvi, vorrei farlo davvero con tutti, dal primo all'ultimo. Grazie soprattutto a chi recensisce, vi adoro, continuate x)

Grazie anche a chi legge in silenzio, so che siete lì, fatevi avanti, non mordo

U-U

 

Thank you everyone, my friends! I love you :)

 

A presto,

ila_D

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


 

Capitolo 15

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Elena ha bisogno di sangue, adesso-.

Restituì a Stefan uno sguardo che rasentava la pazzia, tanto era vacuo e stanco.

Sangue. Ha bisogno di sangue. Ha bisogno del mio sangue.

-Andiamo Elena! Morirà!-.

Morirà. Klaus morirà.

Stefan sembrava esasperato; non aveva a che fare con Elena, ma con lo spettro di questa. Stava cercando di far ragionare un involucro privo di vita. La scosse violentemente per le spalle, pentendonese subito dopo dall'urlo che cacciò lei. Le aveva toccato il braccio rotto.

Ma aveva funzionato, il suo sguardo aveva di nuovo la consueta scintilla di determinazione.

Se non gli dono il mio sangue Klaus morirà.

Giaceva a terra, sostenuto parzialmente dalle braccia di Stefan. Sembrava addormentato. Il sonno della morte.

Aveva un braccio fuori uso, ma si alzò rapidamente, prendendo la prima pietra affilata che trovò. Non poteva ferirsi sulle braccia. Bene, anzi perfetto. Si aprì una ferita all'altezza della gola.

Una sottile linea rosso scarlatto ne fuoriuscì. Poi iniziò a uscire velocemente.

Si accosto alle sue labbra, ora pallide e screpolate. Aveva teso il braccio sinistro, quasi istintivamente. Così Stefan si alzò e lo affidò completamente a lei. Corse dall'altro lato della cripta, forse in aiuto agli altri, o da Rebekah... non aveva più importanza.

Strinse quel corpo a se.

Lo strinse come se fosse la sua unica ancora di salvezza in mezzo al mare in bufera.

Lo strinse come se non ci fosse un domani.

Lo strinse come se fosse la sola ragione per cui restare in vita.

Lo strinse come lui aveva stretto lei la notte del sacrificio.

Si sentiva mancare al solo pensiero di quella volta, della cattiveria di lui e della morte di... no, basta.

Ora era tutto diverso.

Un altro respiro profondo. E chiudendo gli occhi accostò la gola sanguinante alle sue labbra. E attese.

I secondi e poi i minuti in cui non avenne niente. Nessun cambiamento.

Nessun movimento che le fece percepire se qualcosa stesse cambiando in lui. Se il suo sangue stesse facendo effetto.

Strinse ancora di più il suo corpo, anche se le forze la stavano abbandonando insieme al sangue. Secondi e minuti. Niente.

La presa del suo braccio si era allentata.

Secondi e minuti. Niente.

Stava perdendo conoscenza.

Secondi.

I suoni scomparvero.

E minuti.

Così come la presa su di lui.

Un cambiamento.

Priva di svenire completamente, sentì la sua bocca muoversi sul collo, e una mano sulla nuca.

 

Un corpo caldo sopra di lui. Un odore invitante gli stuzzicava il delicato olfatto. Una leggera pressione sul suo busto.

L'odore più forte e penetrante. Una dolce e lenta tortura.

Ne sentiva quasi la consistenza... era... cos'era?

I sensi erano in subbuglio. Un turbinio di sensazioni diverse, ma che richiamavano e convergevano tutte nella fame. Bruciante. Vitale. Fame.

E poi capì.

Capì dove si trovava.

Sentì il suo corpo ridotto a un cadavere raggrinzito, sentì la necessità.

Sangue. Qualcuno gli stava offrendo il suo sangue.

Inspirò e si lasciò avvolgere quasi inconsapevolmente da ciò che oramai era diventato parte del suo quotidiano.

Sentire il cuore battere insieme a quello della vittima, sentire a fiotti il liquido che gli inondava la bocca e restituiva nuovo vigore al corpo. Il cuore morto che pompava ancora, la pelle riacquistava pian piano la sua consistenza.

Riacquistava la vita.

I due cuori ora battevano all'unisono, quel suono rimbombava in tutto il suo essere.

Sarebbe rimasto così per sempre, se non si fosse reso improvvisamente conto di chi stringesse tra le braccia.

Si staccò bruscamente, gli occhi ancora iniettati di sangue e i canini che pulsavano. All'inizio non distinse nulla, se non una cascata di capelli castani sopra di se.

Riversa totalmente contro di lui, Klaus vide Elena priva di sensi. Pallida, un brutto taglio alla base del collo -lenito un poco dalla sua saliva-, un braccio piegato in una posizione innaturale, piccoli graffi e lividi un po' ovunque sulla pelle, e polvere sul viso e gli abiti. Lacrime incrostate sulle guancie.

Si era donata completamente a lui.

Gli aveva ceduto il suo sangue.

Gli aveva affidato la sua vita.

L'adagiò sulla parete di roccia e si alzò. Nuova forza gli scorreva in corpo, adesso.

Ma la rabbia, quella era sempre la stessa.

Il dolore, quello era sempre lo stesso.

Erano sempre gli stessi mentre puntava gli occhi su colui che odiava, Michael.

I suoi fratelli stavano lottando con lui. Elijah, Kol, Finn.

Bene, era arrivata la resa dei conti.

 

Rebekah teneva Bonnie per la gola, visibilmente fuori di se. Stefan le diceva di stare calma e aspettare. Aspettare cosa?

Che quella stronzetta mandasse in pappa il cervello a tutti a forza di aneurismi? Col cavolo! In più faceva parte attivamente al piano per uccidere suo fratello. Doveva morire, altrochè!

-Bekah, lasciala. Aspettiamo prima di compiere gesti avventati-.

Ancora Stefan. La mollò bruscamente facendola cadere a terra, sotto lo sguardo atterrito di Alaric. Bonnie ansimava con le mani sul collo, a occhi chiusi. Stefan sorrise, ma il sorriso non arrivò a illuminargli gli occhi verdi.

Diciamo che non riusciva a dire di no a Stefan.

-Così sarei un mostro, eh?-.

Si voltò al suono di quella voce. Era Nick.

-Invece tu cosa sei?-.

Un ghigno beffardo in risposta.

-Tu cosa sei?-.

Un brivido le corse sulla schiena all'udire suo fratello gridare.

-Per tutta la vita mi hai trattato come fossi un animale, tuo figlio!-.

Insieme a Rebekah ora guardavano anche Stefan e gli altri.

-Oh no, ma non mi hai mai considerato come tale, vero? Ero una vergogna per te, una macchia incacellabile sul tuo onore!-.

I suoi fratelli avevano lasciato Michael e si erano affiancati a Klaus.

-Il figlio bastardo nato dall'unione di tua moglie con una bestia-.

Sentì la mano di Stefan sulla sua spalla, e solo allora si rese conto di tremare. Aveva sempre avuto paura di uno scontro tra Nick e Michael. E ora che stava avvenendo, probabilmente sarebbe stata l'ultima volta. Per Michael. O per Nick.

-Con l'inespiabile colpa di essere venuto al mondo! Dillo! È così non è vero? La mia colpa è essere nato! Dillo!-.

-È così-.

Improvvisamente sentì le guancie umide. Lacrime irrefrenabili vi scorrevano. Lacrime di dolore per lui.

-Guardami. Guarda in cosa mi hai trasformato! Guarda cosa hai fatto di me!-.

Lacrime di dolore per l'inferno della sua vita.

-Sono ancora io il mostro?-.

L'inferno della propria vita. Di Elijah. Di Finn. Di Kol.

-E per completare la tua grandiosa opera hai ucciso lei! Cosa ti aveva fatto? Cosa ti aveva fatto?-.

-Ho evitato il rischio che altri mostricciatoli venissero al mondo...-.

Chiuse gli occhi. Ma non cambiava nulla. Come si era arrivati a tal punto? Come si era arrivati a tutto quell'odio?

-...sei un ibrido. Eri mezzo umano e mezzo lupo. Lei era la figlia di una bestia-.

Riaprì gli occhi. Lei era...Non sapeva tutta la storia allora.

-Ma non era così! Il gene del licantropo salta una generazione! E tu lo sai! Lo sapevi! L'hai uccisa perchè io soffrissi di più!-.

Ancora quell'odiosa risata di scherno.

-Sono scappato da te per mille anni. Non ti bastava aver reso la mia vita un inferno, dovevi rendere un inferno anche la mia eternità-.

Erano scappati da Michael per mille anni. Non erano rimasti in un posto più di qualche mese, lui riusciva a scovarli ogni volta. Dovevano abbandonare tutto ogni volta. Guardò Stefan, sempre vicino a lei.

-Ma adesso basta. Non scapperò più da te.-.

-Finalmente hai deciso di arrenderti?-.

Poi lo vide. Il paletto dell'antica quercia nella mano di Elijah. E lui lo porse al fratello.

Michael lo gettò a terra, e rotolarono insieme, dandosi dei pugni. Ma Nick non mollava mai la presa dal paletto. Rotolò sopra Michael, il paletto sul suo cuore. Michael ribaltò la posizione, il paletto sul cuore del fratello. E così svariate volte.

I suoi fratelli non intervenivano. Capivano. E aspettavano.

Invece sentì la strega provare a fare qualcosa in favore di Michael. Certo che non si arrendeva mai quella, pensò stizzita. La tramortì con un pugno prima che Stefan potesse aprire bocca. Lo guardò, e lui con un sospiro l'assecondò.

-Scusami Rick- e quello svenne dopo un pugno alla stomaco.

Ecco fatto, che intervenissero sullo scontro, adesso.

Una pugnalata a Nick. Un battito perso.

Una pugnalata a Michael, ma nello stomaco.

Poteva sentire che anche Stefan, vicino a lei, era teso come una corda di violino. Pronto a scattare.

Si sentì circondare, e si sentì un pochino meglio con i fratelli vicino. Le sorrisero brevemente.

Un urlo e del fuoco improvviso posero fine allo scontro.

Il terrore la scosse dal profondo e corse fino al fuoco.

Illuminava la cripta con dei bagliori arancio e dorati, rendendo il tutto stranamente inquietante.

Si sentì mormorare con voce flebile -no,no,no,no,no...- finchè lo vide, e le gambe le cedettero.

Lo guardò in ginocchio, come se fosse la prima volta. Lui fissava il fuoco, gli occhi ridotti a due fessure.

-Addio, padre-.

Lentamente si voltò verso di lei e le rivolse un sorriso stanco.

-Oh, Nick!-.

E rise. E pianse. Le stille salate in bocca e sulle labbra, e rideva.

Gli buttò le braccia al collo, la sensazione indescrivibilmente bella di poterlo abbracciare ancora per tutte le volte che voleva. Sano e salvo.

Niklaus era sano e salvo.

-Attenta a non stritolare le mie ossa, Bekah- le disse piano.

-Va bene, va bene, ho capito...- disse in risposta allontanandosi.

Era finita. L'incubo era passato. Stavano bene. Era finita.

Pensò che sarebbe stato difficile adesso cancellarle il sorriso ebete che si era stampata in faccia.

Lui e Stefan si diedero due pacche sulla schiena -nemmeno fossero dei camerati- e poi Stefan gli fece un cenno. Il fratello rispose con grugnito e si voltò dall'altra parte.

Ma come facevano a capirsi esprimedosi a versi e grugniti?!

Uomini, si disse scuotendo la testa.

Nick ora si dirigeva nell'altro lato della cripta. Si era accovaciato e fissava il terreno.

Perchè fissava il ter...?

Oh.

Non fissava il terreno.

No.

Fissava Elena.

E non si stava limitando a fissarla. Le stava accarezzando una guancia, e i capelli.

E il sorriso ebete che aveva stampato sulla faccia, e che niente e nessuno poteva cancellare... era scomparso. Svanito, cancellato.

Suo fratello stava sollevando Elena, delicatamente.

Maledizione, pensò contrariata. Ecco, ci risiamo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

In costante ritardo, eccomi gente!

Non ho avuto molto tempo, e scrivevo nei pochi momenti in cui ero a casa. Inoltre (sono in vacanza, capitemi xD) la connessione non è delle migliori, per non dire pessima, per cui devo sbrigarmi prima che mi abbandoni nuovamente.

Allora, credo che con questo chap il problema "Michael" sia definitivamente chiuso u.u Ora mi concentrerò sulla nostra coppietta! XD

Ho urgente bisogno di sapere se questo capitolo andava bene, e se vi è piaciuto, perchè questa volta sono molto insicura...

Per favore, se passate lasciatemi una recensione, ve ne sono immensamente grata!

Ringrazio di tutto cuore i magnifici che hanno recensito la scorsa volta, ovvero:

 

Elisetta Slitherin

emanuela89

Dama DeLupottis

morgansglasses

Hugghina

Aniel

 

Detto ciò, scappo!

Spero al più presto,

ila_D

 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Casa.

Era davvero là, nel suo letto, nella sua stanza? Quasi non lo credeva più possibile. Invece era sdraiata nel suo letto, tra i suoi cuscini, e perfino il suo orsacchiotto di peluche era lì.

Le tende erano semiaperte e i raggi entravano solo in parte attraverso i vetri della finestra, creando una luce soffusa e piacevole. Si voltò, e la prima cosa che vide fu la foto dei suoi genitori sul comodino. Miranda e Grayson Gilbert la fissavano sorridenti dalla cornice, mentre la abbracciavano.

Un'ingenua e spensierata Elena. Un' Elena felice.

Sospirò e diede loro il buongiorno, come faceva ogni mattina. Guardò verso la finestra. Ma era mattina? Non lo sapeva in realtà. Si mise a sedere scostando le coperte e si ravvivò i capelli spettinati. Aveva ancora addosso i vestiti del giorno prima, sporchi e lacerati in alcuni punti.

Si stiracchiò e notò che era anche piuttosto indolenzita. I muscoli le dolevano un po' ovunque. Doveva assolutamente fare una doccia.

Si alzò e andò verso il comò per prendere i vestiti. Lo specchio restituì la sua immagine. Era sciupata e pur avendo dormito aveva dei solchi viola sotto gli occhi. Era stanca. Niente a che vedere con l'Elena felice e spensierata delle vecchie foto. Scosse la testa e chiuse il cassetto.

C'era un silenzio innaturale in casa. Non sentiva nè Jeremy nè Rick. Che fosse sola? Decise di controllare al piano di sotto, e ancora scalza scese le scale lentamente. S'immobilizzò dopo nemmeno il terzo scalino. Aprì la bocca per parlare, ma non riuscì a dire niente. Strizzò gli occhi un paio di volte, ma niente. Era ancora lì.

Klaus si aggirava per la sua cucina con addosso solo un asciugamano. La sua mente andò in tilt, non ricordava nemmeno il suo nome o la sua età. Il suo cervello registrava solo l'uomo che ora apriva lo sportello del frigo, ora il cassetto. I capelli umidi, resi più scuri dall'acqua, gli ricadevano disordinatamente sulla fronte, le sopracciglia corrucciate, lo sguardo confuso mentre guardava cosa aveva preso in mano e apriva nuovamente il frigo, le palpebre semichiuse che celavano un poco il meraviglioso colore degli occhi, la linea decisa della mascella con un accenno di barba, e le sue labbra, quasi rosse.

Il suo sguardo vagò ancora, ammirò le spalle larghe, i pettorali e le braccia muscolose, gli addominali leggermente contratti, una lieve peluria bionda prima del bordo dell'asciugamano... si morsicò la guancia per riportare gli occhi sul suo viso. Decisamente meglio non guardare più in basso. Dio, era perfetto.

Da quanto tempo era ferma sullo scalino? Era stata così concentrata a guardarlo che non si era chiesta nemmeno cosa ci facesse nella sua cucina. Oltre a preparare un panino, ovvio.

La piccola parte di razionalità sopravvissuta in lei, la stava esortando a dire qualcosa, anche se le labbra non volevano proprio saperne di aprirsi e parlare. Riprenditi, stupida!

Era anche ovvio che lui si fosse accorto quasi sicuramente della sua presenza che lo osservava insistentemente, e si diede nuovamente della stupida.

-...Dove sono gli altri?- la sua voce era bassa e raschiava.

L'ibrido si voltò con calma, i movimenti misurati. -A casa Salvatore- disse semplicemente.

Non replicando alla sua affermazione, il silenzio calò nella stanza.

-Che ore sono?- disse poi all'improvviso.

-Quasi le cinque, credo- rispose Klaus.

Le cinque... non poteva essere quell'ora.

Notando la sua faccia confusa e pensierosa lui la precedette, sghignazzando -Del pomeriggio.-. -Ho...- iniziò Elena esitante.

-Hai dormito tutto il giorno- concluse l'ibrido.

Elena chiuse un attimo gli occhi e tutti i ricordi di quello che doveva essere il giorno precedente l'assalirono senza preavviso. Aveva donato il suo sangue a Klaus e poi... poi non ricordava più niente.

-Oh mio Dio cos'è successo? Dove sono Stefan e gli altri? Michael è ancora vivo? E...-.

Non continuò perchè le mise un dito sulla bocca. -Shhhh, troppe domande tutte insieme tesoro-. Quel semplice contatto e la sua voce bastarono a provocarle mille brividi su per la schiena.

-Perchè non vai prima a fare una doccia e poi ne parliamo?-.

Annuì, ricordandosi che aveva ancora i vestiti laceri e sporchi. E chissà che aspetto orrendo aveva! Corse veloce su per le scale e si chiuse in bagno. Un altro secondo a contatto con lui e non avrebbe retto. Aveva già il battito cardiaco accelerato, non voleva rischiare di rimanerci secca proprio ora. Che diamine, certo che anche lui poteva vestirsi!

 

 

Caroline alzò un braccio esitante, verso la porta.

Era stata via per più di un giorno dopo che era letteralmente scappata via da Elena. Era stato terribile sentire quelle parole proprio da lei, lei che aveva sofferto più di tutti loro. Inconsapevolmente, quasi come se i suoi piedi avessero deciso da soli la strada, era tornata. Aveva fatto un salto dalla madre, per assicurarle che era tutto okay e non doveva preoccuparsi, ed era corsa là in fretta e furia.

Bussò, più per buona educazione che altro, altrimenti sarebbe stata già dentro casa Salvatore senza pensarci due volte. Tanto era sicura che fossero tutti lì.

Le aprì uno Stefan mezzo nudo seguito da Rebekah che si rimetteva la maglietta.

-Oh, Caroline... ehm...-.

Era rimasta a bocca aperta letteralmente.

-...Noi ecco, noi...-.

-Santo cielo Stefan, risparmiami i particolari!- strillò con la voce più acuta del solito.

-Ciao, Caroline- soffiò Rebekah.

Caroline la fissò senza dire nulla. Li scostò malamente ed entrò nell'ampio salone.

-Io non capisco Stefan, che sta succedendo? Perchè sei con... questa? Cosa credi di fare?- urlò tutto d'un fiato.

-Attenta alle parole che usi ragazzina- scandì Rebekah.

-Care, calmati, va bene? Siediti e parliamo con calma- disse Stefan recuperando la sua maglia.

Si sedette nel divano, aspettando che lo facesse anche lui.

-Dove sono Damon e gli altri?- iniziò ansiosa.

-Jeremy, Bonnie e Alaric sono nel suo appartamento. Damon... non so dove sia Damon- rispose il vampiro con tono cupo, abbasando lo sguardo.

Caroline chiuse un attimo gli occhi, come per liberare la testa da ansie inutili, e chiese ciò che le interessava davvero.

-Dov'è Elena?-.

Anche se iniziava ad avere paura della risposta che avrebbe ottenuto.

Stefan guardò Rebekah per un lungo momento, che annuì, poi tornò a osservare lei. Si passò una mano tra i capelli, in un gesto nervoso.

-A casa-.

Caroline rilasciò il respiro finora trattenuto.

-Con Klaus- aggiunse dopo un po’ Stefan.

Lei rimase immobile. Un secchio di acqua gelida sarebbe stato meno devastante in quel momento. -Con Klaus. Elena è a casa con Klaus-.

-Sì- confermò serio Stefan.

-E tu sei qui con Rebekah- disse ancora Caroline.

-Sì-.

Rebekah sbuffò -Sai che non me n'ero affatto accorta? Grazie per averci illuminato Caroline!-. Caroline perse tutta la calma e si alzò dal divano. Stefan la imitò e la bloccò prima che si prendessero entrambe per i capelli.

-Lasciami ammazzare questa stronza Stefan! Lasciami!-.

-Care, calmati adesso!-.

Rebekah sorrise soddisfatta.

-Cosa è successo ad Elena? Cosa le ha fatto quell'assassino?- urlò fuori di se.

Perchè qualcosa era successa, non poteva essere così, come le aveva confessato il giorno prima. Forse era vittima di qualche incatesimo, forse era impazzita...

-Caroline, non è successo nulla di grave, puoi stare tranquilla-.

-Nulla di grave?! L'ultima cosa che Elena mi ha detto è stata che era innamorata di Klaus! Per te è tutto normale?-.

-Non dico che sia normale, ma soltanto che riguarda Elena e nessuno di noi...-.

-Stefan, Klaus le ha distrutto la vita-.

-Lo so-.

-E anche a te.-.

-Lo so-.

-E a me-.

Lacrime traditrici le offuscarono la vista e presero a scorrere per le guance diafane, facendo colare il trucco. Stefan l'abbracciò.

-Caroline, nessuno di noi se l'è passata bene ultimamente, specialmente Elena. Merita di scegliere da sola, su qualunque cosa. Fidati, è così.-.

Rebekah alzò gli occhi al cielo. -Possibile che si tratti sempre e solo della povera Elena? Tutti abbiamo sofferto! E per la cronaca, anche Klaus-.

Calò il silenzio sulla stanza.

-Quella doppelganger non lo merita-.

Stefan sospirò e si lasciò cadere nel divano. Caroline rimase in piedi, immobile, di fronte a Rebekah.

-Bekah non ti ci mettere anche tu, è già difficile così...-.

-Non sai cosa ha passato mio fratello, e sta facendo di nuovo lo stesso errore-.

-Non è detto. Magari questa volta sarà diversa-.

-E se così non fosse? Ne uscirà straziato! Di nuovo!-.

Stefan non seppe più cosa ribattere, mentre Rebekah era sull'orlo delle lacrime e Caroline era caduta in un mutismo insolito per lei.

Non si poteva andrae avanti in questo modo, pensò.

 

 

Lo scrosciare dell'acqua sulla pelle le distese un poco i nervi. Mentre insaponava i capelli prese a riordinare i suoi pensieri e le sue emozioni.

Era svenuta il giorno prima -mentre Klaus prendeva il suo sangue- con un braccio rotto e varie contusioni. Ora il braccio sembrava completamente a posto e i lividi erano del tutto spariti (solo lo sporco era rimasto in effetti). Era ancora piuttosto indolenzita però.

Mikael era di certo morto. Doveva esserlo, o non avrebbe trovato nella sua cucina un Klaus mezzo nudo che si faceva un panino. Arrossì al solo pensiero. Non sapeva cosa ci facesse a casa sua, né dov'erano tutti gli altri. Era sola con Klaus.

Il cuore riprese a martellare incessantemente. Quella sensanzione, quella morsa allo stomaco... era davvero innamorata. Innamorata.

Da quando non pensava più a Stefan? Quando le cose erano cambiate a tal punto?

Lo sai quando, disse quella vocina petulante nella sua testa.

Basta, dovevano assolutamente parlare. L'ultima volta erano stati interrotti, ma adesso erano soli e non sarebbe successo. Avrebbe ottenuto tutte le risposte che voleva. Uscì dal bagno e si vestì velocemente con una tuta, e prese qualcosa dall'armadio di Jeremy per quello screanzato.

Scese veloce le scale e lo trovò a guardare la TV.

-Mettiti questi subito- disse lanciando una maglietta e un pantalone scuri in faccia all'ibrido.

-Ehi, che modi!- si lamentò lui.

Si girò e si coprì il viso fintanto che si metteva i vestiti. -Ti stanno?-.

-Mh, più o meno... -.

Si voltò a guardarlo. Non si sarebbe mai stancata di guardarlo. Ma non era il momento.

-Dobbiamo parlare-.

Lui la guardò senza rispondere, il suo sguardo che le scrutava il volto attentamente.

Lei lo fissò a sua volta, perdendosi nei suoi occhi verdi. Che celavano sempre un velo di tristezza. Le immagini iniziarono a farsi sfocate e le venne un forte capogiro.

-Cos...?- mormorò prima di perdere l'equilibrio e cadere.

Divenne tutto buio.

 

 

Grazie a i suoi riflessi era riuscito a prenderla prima che sbattesse la testa a terra. L’aveva sollevata e distesa sul divano, sistemandole la testa in grembo.

Immobile, la guardava. Le labbra semiaperte, i capelli lunghi che ricadevano sulle sue gambe, il lieve alzarsi ed abbassarsi del suo petto.

Era svenuta perché era ancora debole.

Il sangue che gli aveva donato il giorno prima era stato troppo, e anche se le aveva fatto immediatamente bere il proprio, per guarirla dalle ferite più gravi, era ancora molto debole.

Non si era azzardato a toccarla. Era minuta, uno scricciolo di ragazza.

Era fragile. Anche emotivamente?

Trattenne una risata per non svegliarla. Cosa gli importava dei sentimenti di quella ragazza? Il suo sangue era importante.

Se me lo permetti io posso aiutarti.

No, ormai nemmeno lui credeva più alle sue parole.

Non si trattava più solo del sangue. Non si tratta più solo degli ibridi. Di cosa allora?

Ti sei innamorato di Elena. E gli faceva male questo. Dannatamente male.

 

How the hell does a broken heart get back together when it’s torn apart?

 

Perché aveva promesso a se stesso che mai, mai in tutta la sua vita –mai per l’eternità- si sarebbe innamorato di nuovo.

Mai avrebbe permesso una seconda volta ai sentimenti di prevalere.

L’amore è la debolezza più grande di un vampiro. Ti sconvolgono, ti cambiano, ti mettono in gioco. E noi non siamo deboli, Elijah. Ti fanno soffrire.

Noi non sentiamo. Ti lasciano vuoto.

E a noi non importa. Vuoto, e poi addolorato.

Non era così, una volta. E arrabbiato.

E fino ad ora era riuscito egregiamente nel suo intento. Aveva passato ere senza soffrire più in quel modo. Ma aveva passato ere da solo. Solo, prendendo il suo cuore, spezzato –no, lacerato- e tentando di rimetterne insieme i pezzi.

 

Teach itself to start beating again…

 

Aveva “spento l’interruttore” per molti anni. Non curandosi di nulla, godendo del sangue delle vittime. Caccia, mordi, uccidi. E poi di nuovo, di nuovo e di nuovo.

In questo modo era diventato ciò che era ora. Temibile. Potente. L’Antico. Quasi una leggenda.

Era riuscito perfino a spezzare la maledizione, era diventato finalmente un ibrido. Invincibile.

Non era nemmeno caduto nell’inganno della strega originaria –no, non era più sua madre quella che era rimasta a guardare mentre i suoi figli venivano uccisi uno ad uno- ed aveva capito come creare altri ibridi.

Vi era riuscito solo perché non aveva permesso ai sentimenti di prendere il sopravvento.

Solo perché non aveva permesso a se stesso di sentire. Nessuna distrazione dal suo obiettivo.

 

Don’t you think it was hard?

 

Invece adesso sembrava tutto inutile. Tutto ciò che aveva passato, che aveva fatto… per colpa sua. Dello scricciolo di ragazza sdraiata su di lui.

Lei aveva riaperto le sue ferite- la sua colpa, il suo dolore- e voleva aiutarlo.

Ma in che modo? Non era possibile rimediare a quello che aveva fatto.

A suo fratello. Grazie fratellone!

Gli spiriti non ci concederanno un modo, Esther. Il tuo ragazzo è morto.

A lei. Lei,lei,lei. Charlotte. Grazie Nicklaus. Sono felice.

Sigillerò la tua parte mostruosa, e lo farò uccidendo lei. Morirete entrambi.

 

I didn’t even say that you died…

 

Doveva portare il peso delle loro morti innocenti per sempre. Era colpa sua. Meritava il dolore che sentiva. Non poteva sparire da un momento all’altro. Non posso. Perché? Parla con me. Non puoi aiutarmi. Nessuno può.

Però… Mikael era morto. E forse i suoi fratelli avrebbero potuto perdonarlo. Forse era ora di voltare pagina.

 

So I went looking for her

 

Inconsapevolmente aveva iniziato ad accarezzarle i capelli. Elena mugolò e aprì piano gli occhi.

Li richiuse. Li riaprì di nuovo, e li tenne fissi nei suoi. Gli sorrise; e vide che tutto il suo volto e gli occhi le si erano illuminati. Guardandolo.

In quel momento non sentiva dolore. Neanche il vuoto. Si sentiva bene.

In quel momento, con Elena che gli sorrideva, si sentiva bene.

 

and I found… you.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

Salve gente, vi ricordate ancora di me? Se no, ne avete tutti i diritti. Conviene che almeno dia qualche spiegazione: ho avuto un blocco, il capitolo era iniziato da tempo ma non sapevo come continuare, così ho lasciato per un po'. Poi la scuola mi sta dando parecchi problemi, e mi è rivenuta un pochino “d'ispirazione” in questi giorni, che ho più momenti liberi.

Spero non ricapiti più, non voglio lasciare la storia incompleta, voglio dire, come lettrice so che non è piacevole se una fic viene lasciata a metà, e io non intendo lasciare questa. Certo, se ancora qualcuno mi segue.

Vorrei dire un grazie speciale alle persone che hanno recensito il precedente capitolo (sembra passato un secolo lo so xD):

 

AmoTVD98

emanuela89

Aniel

Silvietta1994

ErikaconlaK

Hugghina

valeriadmdb

morgansglasses

 

Uno speciale grazie a chi addirittura mi ha mandato un messaggio privato:

 

Mii_Malik

 

e soprattutto ad Aniel.

 

 

Grazie anche a chi legge in silenzio, siete tanti e mi fa comunque un grande piacere :)

 

Chiudo dicendovi di lasciare una recensione, commentate il capitolo, ditemi cosa vi è piaciuto e cosa no, accetto anche critiche, voglio migliorare :)

(Non ho risposto alle ultime recensioni per pubblicare il chap più in fretta, ma solitamente rispondo! x) )

 

A presto,

ila_D

 

 

P.S. Nelle ultime righe, le frasi inglese sono della stupenda canzone di Christina Perri, Bluebird. Consiglio a tutti di ascoltarla! :)

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***



 

Capitolo 17


 


 


 


 

La verità è che non ti ho mai amato. È sempre stato Stefan”


Damon ci tengo a te, ma amo Stefan. Sarà sempre Stefan”


Ho sentito parlare di te. Il vampiro pazzo e impulsivo. Innamorato della ragazza di suo fratello.”


Damon, tu non capisci! Lasciami devo andare da lui! Non posso lasciarlo morire, io …”


Ti sei innamorata di Klaus.


Avrebbe voluto ridere dell’ultima beffa riservatagli dal destino. Avrebbe voluto urlare. Avrebbe voluto sfogare la rabbia, fare

qualcosa. Invece stava immobile, fissava il cielo. Era vuoto.


Ora avrebbe voluto spegnere i sentimenti. Avrebbe voluto che il famoso pulsantino delle emozioni esistesse davvero. Sapeva

che tra poco il dolore sarebbe arrivato a ondate, mozzandogli il fiato. Lo sapeva, e non poteva farci nulla. Nulla.

Per questo ora voleva godere degli ultimi minuti in cui dentro sentiva solo un grande, infinito vuoto.


Allora, è così? Ti ho persa per sempre?”


Dopo tutto quello che avevano passato insieme. Dopo tutto quello che aveva fatto per lei. Per permetterle di vivere. Per

salvarla … salvarla da Klaus.


Avrebbe voluto prenderla e portarla via. Avrebbe voluto scuoterla e farla ragionare, dannazione, non poteva stare con lui,

Klaus era un assassino, un mostro!


Il suono della sua risata improvvisa riempì l’aria. Ma chi voleva prendere in giro? In fondo, non erano tutti loro degli assassini

e dei mostri? Che differenza c’era tra loro e un serial killer? Tra loro e un omicida? Nessuna.

Soltanto, tra tutti i mostri, Elena ne aveva scelto uno. Tutto qui.


Sì. Mi hai persa per sempre.”


Eccolo. Il dolore.


Elena.


E stavolta non riuscì a impedire alle lacrime di cadere.


 


 

Caroline camminava a passo svelto verso casa.


L’unica cosa che voleva era buttarsi sotto le coperte e chiudere fuori il mondo. Che evidentemente aveva preso a girare

sull’asse sbagliato. Ma non voleva più pensarci. Elena voleva stare con Klaus? Perfetto, contenta lei contenti tutti. Ecco, il

mondo non girava sull’asse sbagliato, forse semplicemente girava intorno a Elena. In fondo era sempre stato così, fin da quando

erano piccole.

Si sentiva sola. Dov’era Tyler? Dov’era quando aveva più bisogno di lui?

Sospirò ed entrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle.


Caroline dove sei stata? Ero così preoccupata!-.


Liz Forbes non ebbe nemmeno il tempo di finire la sua ramanzina, che la figlia le fu addosso in un attimo, stritolandola in un

abbraccio e singhiozzando. La donna ricambiò la stretta, sorpresa ed ancora più preoccupata.

Caroline … cos’è accaduto? Stai bene?-.

Non ottenne risposta. Decise di non fare altre domande, di non infierire. Era sicura che da lì a poco le avrebbe spiegato ogni

cosa. Caroline era così: non riusciva a tenere il proprio dolore dentro di sé troppo a lungo. Dopo poco, inevitabilmente, questo

straripava in un fiume in piena di parole, talvolta accompagnate dai singhiozzi.


Sono qui, è tutto a posto- le mormorò tra i capelli.

Caroline si scostò, tentando di abbozzare un sorriso, tra le lacrime e il trucco colato. Liz si sedette sul divano, invitando la

figlia a sistemarsi accanto a lei. Non aveva impegni di lavoro quella sera, aveva tutto il tempo. La ragazza si sedette e iniziò a

parlare.

Caroline era così. La sua bambina era così, e non avrebbe mai smesso di amarla così com’era.


 


 

-Per questo sei ancora debole. Hai perso molto sangue- concluse Klaus puntando gli occhi nei suoi.

Poco prima era svenuta e si era ritrovata stesa sull’ibrido. Aveva aperto gli occhi e la prima cosa che aveva fatto era stata

sorridere. Così, come un riflesso incondizionato. Si era svegliata, aveva scorto il suo volto sopra di se, e aveva sorriso. Non si

era chiesta come o perché.

Poi qualcosa era scattato in lei. Con un movimento brusco si mise seduta, avvertendo subito un capogiro. Ma non vi badava,

stava ancora metabolizzando quel fatto. Sdraiata su di lui. Aveva dormito mentre lui la guardava. Sdraiata su di lui. Si era

voltata a guardarlo, per verificare se lui era ancora lì, nella sua casa, nella sua cucina, nel suo divano. Se non stava sognando.

Se era reale.

Lo era.

Aveva dovuto interrompere il contatto visivo –quegli occhi le scavavano l’anima- e il silenzio, diventato pesante. Gli aveva

chiesto cos’era successo il giorno prima. Così con voce atona, aveva iniziato brevemente a dirle com’era andata. Michael era

morto, ma quel fatto non la turbava.


-Allora … è tutto finito?- chiese infine, esitante.


-Dipende da cosa intendi con “finito”-

Elena sgranò gli occhi, provando, nonostante tutto, un moto di paura. Ma non era solo paura: era tensione, aspettativa, ansia,

angoscia … non necessariamente in quest’ordine. Dopo aver perso un battito, il suo cuore riprese a battere velocemente. E lui

dovette sentirlo poiché gli spuntò un sorrisetto compiaciuto. Ah, se sorrideva a quel modo … suo malgrado, avvertì il calore

diffondersi nelle gote. Le si avvicinò pericolosamente e senti un dito che le sfiorava la guancia, lentamente.


-Mi serve ancora il tuo sangue tesoro- le sussurrò, e le vennero i brividi sulla nuca.


-Ieri … te ne ho dato ieri- annaspò Elena.


 

Klaus s’irrigidì. Era vero eccome. Se si concentrava abbastanza, riusciva quasi a sentirne di nuovo il sapore.

I due cuori ora battevano all'unisono, quel suono rimbombava in tutto il suo essere.

Gli aveva affidato la sua vita.

 

Si staccò bruscamente da lei, i canini che gli pulsavano e dolevano. Ancora non si capacitava di come il suo sangue riuscisse a fargli quest’effetto. O lei. Respirò a fondo per riconquistare la calma.

 

Elena era rimasta immobile. Le sue sinapsi non riuscivano a lavorare decentemente, sentiva un turbinio di sensazioni diverse. Ed un unico pensiero: Perché ti sei allontanato?

Era arrivato il momento di chiarire le cose. Erano in una situazione di stallo da troppo tempo ormai. Si schiarì la voce per attirare la sua attenzione. Gli si fece più vicina, ora erano l’una di fronte all’altro. Le loro ginocchia erano tanto vicine da sfiorarsi. Lo fissò, non voleva perdersi nemmeno una sua reazione mentre parlava.

Premette le labbra sulle sue.

Quel semplice contatto le inviò scariche elettriche ovunque. Che diavolo le era saltato in testa? Le sembrava parlare quello?! Smettila e parla! Parla dannazione! La mente era in subbuglio, ma non riusciva a staccarsi da lui. Ma lo fece dopo pochi secondi, per guardarlo. Per osservare la sua reazione dopo che aveva parlato.

 

La calma che aveva appena faticosamente recuperato, ora era andata a farsi un giretto altrove. L’aveva baciato.

Non davvero un bacio –era stato piuttosto un appoggiare le labbra sulle sue per un secondo- ma l’aveva fatto. Lei, di sua spontanea volontà. Le altre volte, era sempre stato lui.

A dire il vero, per ogni cosa, era sempre stato lui. Per ogni male, ogni sofferenza, ogni dolore era sempre stato lui. Represse quei pensieri in un angolo buio.

Lei era vicinissima, gli occhi grandi e lucidi, le guance arrossate. Stava aspettando. Forse una sua reazione, ma lui era rimasto immobile. Col tempo aveva imparato a nascondere ogni emozione, a restare impassibile al di fuori, anche se dentro di lui si scatenava la tempesta. Anche ora succedeva lo stesso. Ma lei stava aspettando. Non l’avrebbe fatta aspettare ancora.

Si avventò su di lei velocemente, incollando le labbra alle sue con passione. Era stato così veloce che Elena perse l’equilibrio e cadde all’indietro, lui la seguì continuando a baciarla. Le passò le mani sul viso, nelle spalle, nei capelli lunghi, sulla schiena. Approfondì il bacio, e catturò nella sua bocca un sospiro di lei.

 

Sembrava non dovesse accadere nulla, invece senza nemmeno accorgersene si era ritrovata sotto Klaus. La baciava con foga mentre lei aveva portato le mani tra i suoi capelli, afferrando le ciocche morbide. Poi scese sulle sue spalle e sulla sua schiena e lo abbracciò. Voleva sentirlo più vicino.

 

Insinuò le mani dentro la maglietta e prese ad accarezzarle la schiena, mentre i suoi baci si spostavano sul collo. La sentì ansimare più forte e sorrise contro la sua pelle. Sentiva le sue mani delicate su e giù per la schiena, e ciò non faceva che aumentare il suo desiderio di lei.

 

Gli avvolse le gambe intorno al bacino, e allora Klaus si mise dritto. Lo guardò confusa e le sorrise furbescamente prima di levarsi la maglietta e gettarla in un angolo. La visione che si presentò davanti le azzerò la salivazione. Il torace pallido e scolpito, le braccia muscolose, i muscoli addominali leggermente marcati … era perfetto. E i suoi occhi, di quella tonalità così particolare e stupenda, che non si lasciavano sfuggire la sua espressione di quel momento. Calò nuovamente su di lei, riprendendo a baciarla, e poté sentire direttamente la sua pelle fredda contro le sue dita bollenti.

 

Si fermò per qualche istante e la guardò negli occhi. Era in sua completa balia. Nel momento in cui lo realizzò, avvertì una strana sensazione. Era vulnerabile in quel momento. Glielo leggeva in volto, nel suo sguardo, nei suoi occhi.

Poteva farle del male ora più che mai. Poteva spezzarla.

Cosa glielo impediva? Cosa c’era in lei di diverso? Cosa era cambiato? Sentiva il suo respiro sulla pelle. Al diavolo, pensò d’un tratto. Non era il momento di rifletterci adesso, era difficile anche solo formulare un pensiero con lei premuta sotto il suo corpo.

 

Ragiona Elena! Cosa stai dicendo? È Klaus! Devo ricordarti che ha ucciso Jenna? Che ti ha sacrificato su un altare di fuoco? Che ha trasformato Stefan in un mostro? Hai dimenticato tutto?

 

Quelle parole non facevano che vorticare insistentemente nella sua testa.

 

Tu sei diventata completamente pazza.

 

Quella voce le martellava la mente.

Non riusciva a ricacciare quelle frasi. Perché erano vere. Tutti loro avevano ragione. Cosa stava facendo? Si era innamorata di un mostro.

 

Sai bene che quella è solo la superficie, disse una parte di lei.

 

L’altra, quella più razionale-quella che tendeva a proteggerla dal soffrire ancora- ripeteva che era sbagliato.

Aveva ceduto.

Si stava donando a lui, corpo e anima.

Non sapeva neanche quali fossero le sue reali intenzioni. Sta giocando con te, e lo sai. Era innamorata di lui, ma non voleva lasciarsi usare.

E se fosse diventata il suo passatempo? Il suo giocattolo? Un ripiego per distrarsi o dimenticare qualcuno? O voleva farle semplicemente del male? Non voleva questo. Voleva delle certezze e delle risposte.

Non hai mai fatto le domande, che ti aspettavi?

-Klaus…aspetta-.

Non si era resa conto di quanto in là si era spinto. Si erano spinti.

-Non credo…-.

È sbagliato.

È malato.

Le sue mani erano ovunque.  E vedeva solo lui, sentiva solo lui. La stava baciando.  Lei ricambiava.

Era un qualcosa di più forte di lei. Non riusciva a controllarlo.

Lasciò correre i pensieri, ma si abbandonò a lui. L’ultima cosa che riuscì a registrare fu la sua incredibile velocità mentre la portava di sopra.

In camera e poi nel letto.


 


 


 


 


 


 

Note dell’autrice u.u


 

Buongiorno popolo di Efp! Non so nemmeno con che faccia mi sto ripresentando a scrivere dopo tipo un anno di assenza. Beh,

eccomi qui col capitolo. Se qualcuno ancora si ricorda dell ff e di cosa è successo prima. ( confesso che anche io non ricordavo


xD). È per un sacco di ragioni tutte sommate assieme che ho “staccato”per un po’ di tempo. Una di queste è anche che sono

un’anima profondamente Klaroline e

quindi …

Ora non riesco a rispondere alle recensioni, ma devo comunque citare qui le fantastiche persone che hanno commentato lo

scorso capitolo:

Eris666

AmoTVD98

Aniel

emanuela89

morgansglasses

DestinyOfLove

e

vampirelove (bellissimo trovare nuovi nomi tra le recensioni! :D)


 

Con un particolare ringraziamento (ancora una volta!) a Mii_Malik:

Grazie davvero, non ho mai ricevuto una recensione così lunga e leggerla è stato un piacere enorme. Hai centrato il punto della

storia e tutto quello che avevo voluto esprimere :) Grazie mille!


 

Non so quando aggiornerò ancora, non farò false promesse (xD), forse, e dico forse, scriverò delle OS, perché ultimamente ne

ho una gran voglia, devo solo trovare … l’illuminazione, ecco xD

A presto,

ila_D

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