Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Salve
a tutti! Oggi inizio a pubblicare un progetto a cui sto lavorando da un
po' e che spero di riuscire a portare a termine senza stravolgere la
mia idea di partenza, prima di iniziare volevo ringraziare 1rebeccam, per il prezioso aiuto che mi ha dato e che continua a darmi, e samek che, come sempre, mi incoraggia e sprona a portare avanti nuove idee. Detto questo passiamo alla storia.
E' ambientata in un periodo non ben definito, ma sicuramente dopo i
primi episodi della quarta stagione, a cui però non ci sono
riferenze dirette.
Alternerò un capitolo nel "presente" ad uno nel "passato", in
modo da portare avanti la storia parallelamente e chiarire alcune
situazioni.
Ovviamente Castle non mi appartine, altrimenti non mi metterei di certo a scrivere fanfiction.
Ok, ho finito, quindi vi lascio alla storia. Buona lettura!
Falling
Prologo
Si,
erano stati a letto insieme qualche volta, ma niente di serio, o
almeno così pensava la detective. Era stato in quei momenti in cui
aveva bisogno di sentirsi amata, di capire che erano rimasti vivi
entrambi, che era successo.
Ne
avevano mai parlato? No. D'altronde non avevano mai parlato di molte
cose che erano successe tra di loro.
Voleva
parlarne? No, era più semplice così.
Era
come un tacito accordo tra di loro, si comportavano come se niente
fosse mai successo, o almeno lei faceva così, non poteva dire lo
stesso per lo scrittore, che più volte aveva cercato di portare il
loro rapporto ad un livello più alto, ottenendo un pugno di mosche;
non che lei non lo volesse, solo che era più forte di lei, quando le
cose si complicavano, scappava.
Certo,
non andava a genio neanche a lei questa situazione di amanti
occasionali, ma aveva bisogno di lui; magari se avesse avuto meno
paura non si sarebbe ritrovata in una situazione come quella in cui
era ora.
Odiava
le sale d'attesa, forse per via dell'aria triste delle persone che
aspettavano, o dei poster che illustravano i pericoli di alcune
malattie o il contatto con alcune sostanze, o forse per il semplice
fatto di dover stare lì, seduta, ad aspettare che accada qualcosa,
ma quel giorno nessuno di questi motivi era quello reale; le persone
che aspettavano erano felici, quasi tutte avevano dei bei sorrisi
stampati in faccia o chiacchieravano allegramente con la persona al
loro fianco, tutti tranne lei; lei non sorrideva e non aveva nessuno
con cui parlare, aspettava il suo turno in disparte, tentando di
resistere alla vocina dentro la sua testa che le diceva di alzarsi e
uscire da quel posto. Continuava a ripetersi che era l'unica
soluzione, la sua unica possibilità e che doveva farlo, ma in verità
sapeva bene che non era così, che avrebbe potuto escogitare un altro
piano, che aveva altre opzioni; certo, avrebbe dovuto rinunciare a
una parte della sua vita, ma così non stava facendo lo stesso?
Avrebbe potuto trovare un altro lavoro, persino cambiare città, ma
ciò avrebbe significato perdere i suoi amici, che negli ultimi anni
erano diventati come una famiglia per lei. Finalmente l'infermiera
chiamò il suo nome ed entrò nella sala d'esame.
Ed
ecco che come al solito non seguo le mie idee iniziali! Volevo
pubblicare una volta a settimana, ma c'erano il prologo lì, solo
soletto, e Skipper (il pinguino che ha preso posto accanto al computer)
che continuavano a sussurrarmi "Pubblica, pubblica, pubblica" e chi
può dire di no ad un adorabile pinguino? Quindi ecco a voi il
primo capitolo!
Cosa dovete assolutamente sapere prima di iniziare a leggere:
è ambientato 3 mesi prima del prologo e fa un po' di luce su
quello che è successo tra Castle e Beckett.
Prima di lasciarvi in pace voglio ringraziare nuovamente 1rebeccame tutte le altre persone che hanno commentato cioè: dilpa93, kate95, Luli87, angelad e madeitpossible (che supplico di lasciarmi in vita fino alla fine della storia).
Ok, ora ho davvero finito!
A presto,
Silvia e Skipper il pinguino tentatore!
Falling
Capitolo
1
Era
successo tutto così in fretta. Non avevi avuto neanche il tempo di
accorgerti della presenza del sospettato, che il colpo di pistola era
partito. Non sapevi come mai eri ancora viva. Fortuna? No!Non esiste
la fortuna in un mestiere come il tuo, esistono solo i giubbotti
antiproiettile e i partner che ti guardano le spalle e proprio in
quel caso entrambi ti avevano salvato. Come al solito Castle non ti
aveva ascoltato e ti aveva seguito in silenzio come un'ombra fino
all'interno dell'edificio in cui dovevate fare irruzione e ancora una
volta ti aveva salvato la vita, colpendo alle spalle il tiratore e
facendo deviare il proiettile che si era conficcato nel tuo giubbotto
all'altezza della vita. Incrociando lo sguardo preoccupato dello
scrittore, mentre Esposito ammanetta l'aggressore e Ryan lo
accompagna in centrale, non puoi fare a meno di notare come i suoi
occhi,in questo momento,siano di un colore più scuro. Forse ha a che
fare con la poca luce, ma è come se riuscissi a guardare nel
profondo della sua anima e leggere chiaramente tutti i sentimenti
contrapposti che sta provando
al momento. Paura, perché ti ha quasi perso un'altra volta, gioia,
perché sei viva e forse anche un po' di orgoglio per aver
interpretato ancora una volta la parte dell'eroe. Quando lui si
avvicina a te per assicurarsi che tu stia bene,non puoi fare a meno
di sorridergli, poi, improvvisamente, senti la sua mano calda sulla
tua guancia, il pollice ti accarezza dolcemente, questo gesto ti
lascia sorpresa, non te lo aspettavi. Ma non è né il luogo né il
momento adatto per rimanere incantata dal fascino dell'uomo che hai
davanti, così, facendo un passo indietro, ti allontani da lui e
segui i tuoi colleghi fuori dall'edificio, pronta ad interrogare
l'uomo che ti ha sparato.
Lui rimane lì, immobile, per un paio di
secondi, prima di raggiungerti nell'auto e di sedersi al tuo fianco,
come sempre. Ormai è la vostra normalità. Ti sembrerebbe strano non
averlo accanto a te, non vederlo entrare nel distretto con due caffè
in mano, non sentire le sue strampalate teorie o non sentirlo
lamentarsi sul fatto che non lo lasci mai guidare. Quel giorno però
c’è qualcosa di diverso. Lui rimane in silenzio per tutto il
viaggio di ritorno, è troppo intento a fissarti per fare altro, come
se volesse controllare millimetro per millimetro il tuo viso per
accertarsi che tu stia veramente bene e che questa non sia solo
un'illusione.
-Sto bene- sussurri, più per rassicurare te stessa
che lui. Con la coda dell'occhio puoi vedere che, anche se ha smesso
di fissarti intensamente come prima, continua guardarti, cercando di
non farsi notare.
Ormai
è tardi e sei rimasta sola al distretto; sei arrabbiata, non siete
riusciti ad incastrare il bastardo che ha ammazzato la vostra
vittima, che ha distrutto una famiglia. Quello che avete arrestato
era solo un complice, un pesce piccolo accusato di concorso in
omicidio, resistenza all'arresto e tentato omicidio, ma si rifiuta di
rivelare il nome del suo capo, anche sotto la promessa di un accordo.
Vorresti urlare, ma non servirebbe a nessuno; invece rimani lì a
fissare quella lavagna bianca che contiene tutti i dati che avete
raccolto, cercando di capire cosa non avete notato prima, anche il
minimo particolare può esservi utile per portare un po' di luce nel
buio in cui brancolate, ma sei troppo stanca per riflettere,
l'effetto del quarto caffè della sera sta ormai svanendo.
Continuando così rischieresti di addormentarti sulla tua scrivania e
non te lo puoi permettere. Ti passi le mani sugli occhi e fai alcune
circonduzioni con il collo, quasi come se ti potessero aiutare a
rimanere sveglia e a liberare la mente per riesaminare il caso;
prendendo in mano i fascicoli riguardanti il caso, il tuo sguardo
cade sul cellulare e un'idea nasce nella tua mente. Componi il numero
che ormai conosci a memoria e attendi in linea, sai che non è ancora
addormentato, prima che se ne andasse ti ha detto che avrebbe passato
la notte a scrivere perché questo caso l'aveva ispirato. Non sai
bene perché lo stai chiamando, ma la sua voce ti rilassa. Anche se
affermi sempre il contrario, lui ha un effetto calmante su di te e ti
aiuta a pensare con più lucidità, aprendo la mente a nuove teorie.
Quando finalmente lo scrittore risponde al telefono, gli proponi di
raggiungerti per lavorare al caso insieme e lui accetta, ma ad una
condizione, che l'incontro si svolga a casa tua, non c'è nessun
doppio senso nella sua richiesta, sottolinea, vuole solo assicurarsi
che tu dorma almeno un paio d'ore, prima di tornare al distretto la
mattina successiva. Non pensi a cosa potrebbe accadere, per una volta
accetti senza valutare i pro e i contro e, dopo aver chiuso la
chiamata, afferri tutto il materiale sul caso, il cappotto e la borsa
e ti dirigi verso il tuo appartamento.
Hai avuto solo il tempo
di toglierti le scarpe che suonano alla porta, per una volta Castle
non è in ritardo. Aprendo la porta ed invitandolo ad entrare gli
sorridi, perché quella scena ti sembra così familiare? Non te lo
sai spiegare. Seduti sul divano iniziate a ricostruire l'accaduto
quando per sbaglio vi sfiorate le dita, è un gesto normale, non
dovrebbe turbarvi, ma sollevando lo sguardo i vostri occhi si
incrociano e da lì tutto ha inizio. Come spinti da una forza
invisibile, vi avvicinate l'uno all'altra, lentamente, senza fretta,
quasi per dare spazio ai ripensamenti, prima di superare la linea
dell'amicizia e navigare in acque inesplorate. Finalmente le labbra
si sfiorano e la calma, che aveva caratterizzato i secondi prima di
questo contatto, si perde, ora la foga domina la scena. Avete
aspettato a lungo, forse troppo a lungo, è come se voleste
recuperare tutto il tempo perso ed esprimere tutta in una volta la
vostra passione repressa; i baci sono sempre più lunghi e
appassionati, sembra quasi che tu voglia divorargli le labbra, non
che lui se ne lamenti. Sai bene dove andrete a finire e non fai
niente per impedirlo; lo avvicini più a te prendendolo per il
colletto della camicia e lui ti cinge la vita, come per non farti
scappare, se prima eravate seduti alle due estremità del divano, ora
ti ritrovi accomodata sulle sue ginocchia; mentre lui risale la tua
schiena con una mano, tu giochi con i suoi capelli e con il primo
bottone della sua camicia. Durante un momento di lucidità lui tenta
di allontanarsi da te, non vuole spingerti, non vuole correre, ma tu
non gli permetti di scappare, non sei più una bambina, puoi fare le
tue scelte e la tua scelta è di andare fino in fondo con lui questa
notte. Per dimostraglielo ti metti in piedi, tirandolo su con te e,
senza interrompere i vostri baci, lo conduci verso la tua camera da
letto. Durante il tragitto lui perde la camicia e tu puoi sentire il
suo petto alzarsi e abbassarsi in modo irregolare sotto la tua mano,
insieme al battito accelerato del suo cuore; lo spingi all'indietro e
lui ti trascina con se sul letto; i vestiti vengono rimossi, le dita
si intrecciano e passate ad essere da due individui ad uno
solo.
Quando ti svegli, il sole sta sorgendo e insieme
a lui, nella tua mente riaffiorano i dubbi che ti eri lasciata alle
spalle la notte precedente. Rimani a guardare per qualche minuto lo
scrittore e più lo osservi, più sei sicura di non essere pronta per
intraprendere un rapporto serio con lui, così fai l'unica cosa che
ti viene in mente al momento, ti vesti e, senza guardare indietro,
esci dal tuo appartamento, diretta al distretto. Sai che quando si
sveglierà si girerà dalla parte del letto dove si aspetta di
trovarti e che, sentendola fredda, girovagherà per casa chiamando
inutilmente il tuo nome, nella vana speranza che tu non l'abbia
fatto, che tu non te ne sia andata via prima che si svegliasse, per
evitare un'altra discussione impegnativa. Accortosi dell'evidenza dei
fatti, si sarebbe chiuso dietro alle spalle la porta di
quell'appartamento che gli aveva portato tante speranze.
Ciao
a tutti! So benissimo che oggi è Giovedì e non
Venerdì, ma domani avrò una giornata talmente pesante che
non credo che mi connetterò, quindi ho pensato di anticipare di
qualche ora la pubblicazione di questo secondo capitolo.
Dunque, ci troviamo nuovamente nel "presente", inizia circa
un'ora dopo il prologo. Cosa farà Kate? Sta a voi
scoprirlo!
Come sempre grazie a 1rebeccam, madeitpossible , dilpa93, bice_94 e kate95. Spero che anche questo capitolo vi piaccia!
Buona lettura,
Silvia ^_^
Falling
Capitolo
2
Doveva pensare. I suoi sospetti e timori erano stati
confermati e ora doveva elaborare una strategia d'azione. Sapeva di
avere varie possibilità, ma voleva evitare quella più drastica, che
però avrebbe potuto risolvere molti dei suoi problemi, senza che
nessuno se ne accorgesse. Lei però non sarebbe stata bene, non era
quel tipo di persona, avrebbe vissuto il resto della sua vita con i
sensi di colpa, chiedendosi cosa sarebbe successo se avesse agito in
modo diverso. Il vento autunnale faceva frusciare le foglie degli
alberi del piccolo parco dove stava passeggiando; non c'era molta
gente lì insieme a lei, era il posto perfetto per stare in
tranquillità, vi erano solo alcuni anziani che davano da mangiarea dei piccioni e uno spazzino che raggruppava le foglie che
cadono dagli alberi. Lo scricchiolio delle foglie secche sotto le sue
scarpe è era l'unico rumore che l'accompagnava
lungo il suo percorso. Il vento iniziava a diventare più forte,
quindi preferì sedersi su una panchina in un punto riparato,
piuttosto che continuare a camminare e rischiare di prendersi un
malanno. Tirò fuori dalla borsa la sciarpa che si portava sempre
appresso e la indossò; il contatto con il tessuto le riscaldò
immediatamente la gola. Il foglio che le aveva dato il medico
richiamò la sua attenzione. Era stata talmente sconvolta, senza
sapere bene perché, in fondo si aspettava quella notizia, che aveva
ignorato tutto quello che l'uomo le aveva detto e l'aveva infilato in
borsa senza neanche guardare cosa aveva scritto. Aveva un
appuntamento per tre giorni dopo, tre giorni per decidere cosa fare,
tre giorni per decidere sul proprio futuro, tre giorni e poi tutto
sarebbe cambiato, in un modo o nell'altro. Piegò accuratamente il
documento e lo ripose in una tasca esterna della borsa, fu allora che
notò il suo telefono. L'aveva messo in silenzioso prima di entrare
in ospedale e non aveva notato le chiamate perse, 7 da Laine, 5 da
Castle e 4 da Ryan e Esposito. Non aveva voglia di richiamare i
ragazzi, aveva bisogno di parlare con la sua amica, magari a cena. La
chiamata durò solo qualche minuto, il tempo sufficiente a
rassicurarla che stava bene, che non era in pericolo di vita e che
non c'era bisogno di inviare una squadra di soccorso, promettendole
di raccontarle tutto la sera stessa a casa sua. Aveva fatto bene a
farle quella promessa? Voleva il parere di una persona cara, che le
volesse bene, senza coinvolgere suo padre o, peggio, Castle. Chi
poteva essere meglio della sua migliore amica?
Era ormai ora
di pranzo e, pur non essendo per niente affamata, decise di prendere
un taxi e tornare a casa, magari un bagno caldo l'avrebbe
aiutata.
Era ormai sera e la patologa aspettava che la
sua amica aprisse la porta; era curiosa, molto curiosa , ma anche
preoccupata. Kate non si prendeva mai un giorno libero, neanche se
stava male, doveva essere successo qualcosa di veramente sconvolgente
per farla rimanere a casa.
Quando Kate aprì la porta, Laine le
sorrise e entrò nell'appartamento.
-Ciao Laine, grazie per essere
venuta.- sussurrò Kate.
-Non dirlo neanche per scherzo, tesoro.
Ho sentito il tono che avevi al telefono, non stai bene e si vede,
quindi ora ci sediamo, passiamo una serata insieme, beviamo un po' di
vino-disse mostrando la bottiglia di rosso che aveva portato- e se ne
hai voglia mi racconti tutto, non sentirti obbligata a fare niente,
ok?- concluse sorridendo.
Si misero a mangiare e a guardare un
film, anche se Kate aveva la testa da tutt'altra parte, infatti si
stava già preparando psicologicamente a confidare tutto alla sua
amica, in fondo era lì per quello e parlare con qualcuno non le
avrebbe fatto male.
Quando i titoli di coda scorsero sullo
schermo, la detective decise che era il momento giusto.
-Laine-
disse attirando l'attenzione della sua amica- sono incinta...-. Ecco,
l'aveva detto, ora non era più la sola a saperlo e questo la
spaventava ancora di più, rendeva il tutto più reale. Una
sensazione di panico la pervase, era tutto reale, non era un sogno,
non poteva tornare indietro, non si sarebbe svegliata, no. Questa
volta non era tutto frutto della sua immaginazione, era la vita vera,
la realtà. Venne distolta dai suoi pensieri dalla mano di Laine
posata sul suo ginocchio.
-Kate, guardami, respira e raccontami
tutto,- le disse dolcemente- ma fai con calma, prenditi il tuo tempo,
non sono qui per giudicarti, va bene?-
La detective sospirò e
iniziò il suo racconto, omettendo le informazioni che l'amica
bramava di più, il nome del padre e cosa avesse deciso di fare.
Infine con un ultimo respiro profondo, rivelò tutto.
-E' di
Castle...- sussurrò impercettibilmente, come se qualcun altro
potesse sentire- è proprio per questo motivo che non so cosa fare.
Cosa succede se non mi vuole, se crede che l'abbia ingannato, che
voglia approfittare di lui? E se mi succede qualcosa? Non voglio
lasciare un bambino da solo, il mio è un lavoro pericoloso e
impegnativo, non ho molto tempo libero e un bambino richiede un
grande dispendio di energie e non so se ce la farei, però senza
questo lavoro non riuscirei a mantenerlo.- disse, quasi cercando di
giustificarsi.
-Tesoro, io ti voglio bene, ma certe volte ti crei
troppi problemi! Credi davvero che Castle ti lascerebbe sola?
Quell'uomo ti ama! Se potesse, adorerebbe la terra dove cammini!
E ti prego non tirare fuori queste stronzate sul tuo lavoro, sai
quanti agenti hanno una famiglia? E poi pensi davvero che, se anche
lui non volesse avere nulla a che fare con te, rimarresti sola? Non
dimenticarti di me, tuo padre e Ryan ed Esposito! Non saresti mai
sola! Ora, so che questa è una tua scelta e nessuno deve
intromettersi, però rispondi ad una semplice domanda: vuoi questo
bambino? Ma non voglio la risposta della detective Beckett o di Kate
la ribelle, ma quella di Katie.- le fece notare, guardandola negli
occhi.
Kate si prese qualche secondo per riflettere, aveva ragione
Laine, quella era la domanda a cui doveva rispondere prima di
prendere qualsiasi decisione, ma si accorse di conoscere già la
risposta, non aveva bisogno di riflettere.
Ciao a tutti!! Non so bene come ho fatto a sopravvivere
alla giornata di studio di oggi e non so neanche se riuscirò a
rimanere in vita dopo le tre interrogazioni di domani, quindi se non
sentirete più niente da me, sappiate che vi ho voluto bene! Ok,
vaneggi a parte, ecco a voi il nuovo capitolo. Cosa devo aggiungere?
Siamo in un passato che va da 1 mese e mezzo dopo il primo
capitolo e un giorno prima del prologo, detto così è un
po' confusionario, ma leggendo di dovrebbe capire meglio!
Un grazie enorme a 1rebeccam, senza la quale questo capitolo, per non parlare della storia in generale, sarebbe rimasto ad ammuffire nel mio pc, a kate95, dilpa93, angelad e tutte le persone che continuano a leggere ^_^
Buona lettura!
Silvia
Falling
Capitolo 3
Ti svegli con
il suo odore intorno a te, ma non lo trovi dall'altra parte del letto
e il suo posto è freddo; si deve essere alzato da un po'. E' strano,
di solito sei tu che scappi via o ti alzi prima che lui si svegli, ma
oggi vi siete scambiati i ruoli,quindi puoi prenderti un attimo per
riflettere, prima di svegliarti definitivamente. La notte appena
passata è iniziata in modo inaspettato, un temporale estivo ha
sconvolto i tuoi piani. Volevi tornare da sola a casa e rilassarti
guardando un film, bevendo un buon bicchiere di vino, invece,
uscendo dal distretto,lui ti ha seguita,si è offerto di
accompagnarti fino a casa, e tu non glielo haiimpedito. La notte è passata diversamente dal solito. Da
quando ti hanno sparato e quasi ucciso, il suono dei tuoni ti ricorda
la sensazione del proiettile che penetra la tua carne, spaventandoti;
questo non accade di mattina perché sei circondata da altre persone,
ma di notte, quando sei sola nel tuo letto, gli incubi ti assalgono e
Rick lo sa bene. “Abbracciami” gli hai semplicemente detto prima
di addormentarti e lui l'ha fatto, ti ha tenuto al sicuro senza
chiedere spiegazioni.
Improvvisamente senti provenire dei
rumori dalla cucina e il tuo istinto prende il sopravvento.
Dirigendoti silenziosamente verso la sala, riesci ad identificare il
rumore che ti ha svegliato. La sua voce. Probabilmente sta lasciando
un messaggio in segreteria ad Alexis ed a Martha e
questo può significare solo una cosa. Vuole parlare con te senza
essere interrotto da nessuno e stavolta non potrai scappare dalle sue
domande, sarai costretta a rispondergli, questa volta sei tu ad
essere sotto interrogatorio. Quando gira la testa per guardarti, nei
suoi occhi vedi solo delusione e rabbia; è così che inizia la
discussione. Ti dice che non riesce più a sopportare questa
situazione, che non sa più cosa siete e, onestamente, neanche tu lo
sai. Ti rinfaccia il voler camuffare i tuoi sentimenti, sapete
benissimo entrambi che siete sempre stati qualcosa di più e che
quello che avete silenziosamente deciso di diventare non sarebbe mai
bastato a nessuno dei due. Ti ripete quelle due semplici parole che
ti spaventano come non mai, ti ripete che ti ama, ma aggiunge che non
sa più cosa fare, che si sente usato, che credeva che le cose
sarebbero andare diversamente perché pensava che tu fossi pronta,
invece, evidentemente, non lo sei. E' stufo di lasciarti giocare con
i vostri sentimenti ed è questo che ti fa scattare; tu non stai
giocando, eri seria quando gli avevi detto che non ci sarebbero stati
coinvolgimenti sentimentali, ma evidentemente lui non ha capito cosa
cercavi, o almeno così gli dici, perché in verità lui ha capito
meglio di te quello che vuoi ed è proprio per questo che ha
accettato le tue condizioni, proprio per dimostrarti che non andavano
bene neanche a te. Ma ora è stanco, stanco di aspettare che tu la
smetta di fingere di non capire, fingere di non ricordare, fingere di
non provare per lui ciò che lui prova per te ed è proprio per
questo che esce da quella porta, sbattendola. Ti passi una mano tra i
capelli, sai che non tornerà indietro e che probabilmente non lo
vedrai più neanche al distretto, sai che hai tirato troppo la corda
e che tutto quello che ti ha detto è vero, ma non puoi fare a meno
di essere arrabbiata con lui. Non sai bene perché, forse perché
pensi che anche lui ti abbia abbandonata, lui che ti aveva detto che
per te ci sarebbe sempre stato, che ti avrebbe aiutato ad abbattere
quel muro, e che invece se ne è andato.
I giorni successivi
non viene al distretto, non si fa sentire, non risponde né alle tue
chiamate, né ai tuoi messaggi, una volta passi addirittura a casa
sua, ma non ti apre nessuno. I ragazzi continuano a domandarti il
perché della sua mancanza, a chiederti cosa è successo tra voi due
e tu continui ad evitare la risposta, perché dirlo a qualcuno
distruggerebbe anche le tue ultime speranze di rivederlo.
Inaspettatamente, ricevi una chiamata da Martha, forse l'unica
persona che conosce tutto, escludendo voi diretti interessati. Ti
dice che Rick è partito per un tour per tutto il Paese per
presentare il suo nuovo libro e non sa quando ritornerà, aggiunge
che ti vorrebbe aiutare, ma veramente non sa altro. Ormai, con Alexis
al college, chiama poco anche a casa e lo fa giusto per assicurarle
che sta bene, senza però dire quando tornerà.
Da quel giorno
passi spesso a trovare Martha al loft e lei ti accoglie sempre a
braccia aperte. Parlate di tutto e di niente, degli spettacoli a cui
lei partecipa, di come sta Alexis, della vita al distretto, ma
nell'aria aleggiano sempre quelle domande che non osi fare, perché
sai che lei non può risponderti. Dov'è Rick? Quando tornerà?
Perché tu speri ancora che ritorni, speri di svegliarti un giorno e,
entrando al 12°, di trovarlo seduto accanto alla tua scrivania, con
due caffè in mano, come se niente fosse successo, pronto a fare
battute idiote per alleggerire la tensione, formulare strane teorie
sul vostro caso più recente, ma sai che queste sono solo
fantasie.
La situazione ti pesa più di quanto tu voglia dare
a vedere, una costante emicrania ti assale e ti sembra che il mondo
si muova troppo velocemente per te, è come se non riuscissi a tenere
il passo con quello che accade, come se le immagini ti scorressero
davanti come quando guardi un film, come se vivessi sempre le stesse
situazioni. Hai un caso, ti rechi sulla scena del crimine, parli con
i testimoni, vai all'obitorio per sapere cosa è successo, interroghi
i sospettati, li fai crollare, vai a casa e il giorno dopo inizia
tutto da capo, come un CD rotto che suona imperterrito la stessa
parte della stessa canzone. Certo cambiano i nomi, ma le azioni sono
sempre le stesse, non ti è mai pesata questa routine, anzi, in
questo modo eri certa di sapere cosa ti avrebbe aspettato il giorno
dopo e quello dopo ancora, ma ora, ogni giorno che passa, stai sempre
più male, non vorresti neanche alzarti dal letto e questo non è da
te. Pensi a tutti i giorni di riposo che dovresti recuperare e l'idea
di prenderti una settimana libera ti stuzzica, poi un dubbio ti
assale, lo stesso dubbio che hai messo da parte giorni prima, ma che
ti sta logorando dentro ed è per questo che decidi di chiamare il
tuo medico e fissare un appuntamento per l’indomani, perché sai
che lasciando passare del tempo le cose non miglioreranno, anzi, se
possibile, peggioreranno ancora.
Domani sarà il giorno in cui
scoprirai la verità, ma stanotte sarà un'altra notte passata da
sola nel tuo appartamento a pensare cosa potrebbe essere stato e cosa
non è, a lasciarti cadere nel buio.
Salve a tutti! Mi sono appena ricordata che oggi
è venerdì e quindi devo postare un nuovo capitolo! Cosa
devo dire? Credo che ormai abbiate capito l'alternanza temporale
dei capitoli, quindi vi lascio ringraziando come sempre chi recensisce,
aggiunge la mia storia tra le seguite ecc. Grazie!!! (scusate se non ho
taggato nessuno, ma sono un po' di corsa!)
Inoltre colgo l'occasione per farvi i miei più grandi auguri di Buon Natale!
Non so se Lunedì sarò in grado di postare un altro
capitolo, comunque al massimo il prossimo dovrebbe arrivare
mercoledì!
A presto!!
Silvia
Falling
Capitolo 4
Era stanca,
dolorante e affaticata, ma si sentiva più felice di quanto lo fosse
mai stata in vita sua. Tra le braccia teneva il suo bambino, che
dormiva beatamente avvolto in una coperta celeste, piccolo e
indifeso. Sembrava un piccolo angelo, accarezzandogli dolcemente la
guancia con un dito, poteva sentire la morbidezza della sua pelle,
che rendeva il tutto reale. Finalmente aveva suo figlio, il loro
figlio, ma lui ancora non lo sapeva. Aveva provato in tutti i modi a
contattarlo, era persino andata fino agli Hamptons, sperando di
trovarlo per raccontagli della piccola vita che cresceva dentro di
lei, quella vita che avevano creato con il loro amore, ma
inutilmente. Sembrava che fosse stato ingoiato dal centro della
Terra.
Quando la porta della sua camera di ospedale si aprì,
invece di veder tornare Laine e suo padre come si sarebbe aspettata,
entrò proprio lui, l'oggetto dei suoi pensieri e delle sue
preoccupazioni, l'uomo che amava, ma che era scomparso mesi prima,
Richard Castle.
-Allora è vero...- sussurrò avvicinandosi al
letto -Come... Perché non me l'hai detto? Perché mi hai tenuto
all'oscuro?- le chiese lui deluso.
-Rick, io ho cercato di
rintracciarti, ti avrò lasciato centinaia di messaggi in segreteria,
ho tentato di scoprire dove eri, ma nessuno lo sapeva di preciso,
neanche tua madre! Non mi hai mai richiamata Rick, in 7 mesi non mi
hai mai richiamata! Come potevo dirtelo se non rispondevi alle mie
telefonate? Con un messaggio in segreteria? Ciao Rick, sono Kate,
come stai? O a proposito, sono incinta di tuo figlio! Avresti
preferito questo?-
-Si! Sei solo un'egoista Kate! Non hai pensato
che magari avrei preferito saperlo da te, anche da un messaggio in
segreteria piuttosto che da Esposito?- le urlò contro, svegliando il
bambino.
-Rick, ti prego, calmati! Te lo volevo dire, veramente!
Volevo che tu fossi insieme a me durante questi mesi, non lontano da
casa. Volevo solo stare tra le tue braccia e sentirmi dire che
sarebbe andato tutto bene, sentirmi al sicuro. So che potrei
occuparmi di nostro figlio da sola, ma non voglio farlo, voglio che
ci sia anche tu.- rispose lei con le lacrime agli occhi, cullando il
neonato per tentare di calmarlo.
-Kate, sei davvero così
presuntuosa? Credi davvero di essere in grado di crescere un bambino
da sola? In fondo, cosa ne sai dell'essere madre? Come farai una
volta tornata al lavoro? Come potrai permetterti tutte le spese con
il tuo stipendio da detective? Un bambino costa, specialmente uno
piccolo. Sai cosa penso? Forse mio figlio merita di meglio, qualcosa
che tu non gli potrai mai dare- disse tentando di prendere il piccolo
dalle sue braccia, mentre lei lo guardava terrorizzata, stringendo il
figlio forte a sé- Si, credo proprio che starebbe meglio con me, non
combattermi Kate, lo sai bene anche tu che ho ragione, sai che non
riuscirai a fare tutto, in fondo, sei umana anche tu.- finalmente
riuscì a strappare il bambino dalle braccia della madre e si diresse
verso la porta.
-No Rick! No! Non il mio bambino! Ti prego! Non
portarmelo via!- urlò tentando di raggiungerlo, inutilmente- Rick!
Non puoi farlo! Ti supplico! E' tutto quello che ho! Ho puoi portarmi
via anche lui! Rick! Fermati!- cercò di fare qualche passo verso
lui, ma le gambe le cedettero e cadde a terra. -Rick, è il mio
bambino! Ti prego! Torna indietro!- urlò piangendo, ma era troppo
tardi, era di nuovo sola nella sua stanza d'ospedale, senza l'unico
raggio di sole che era entrato nella sua vita da poco meno di 6 ore.
Senza il suo bambino.
Si svegliò di soprassalto e il
buio l'accolse. Immediatamente si portò una mano al ventre, un senso
di calma la pervase quando poté sentire la piccola sporgenza che si
stava iniziando a formare. Era stato solo un incubo, un terribile
incubo. Si asciugò il sudore che le imperlava la fronte e le lacrime
che le rigavano il viso; le era sembrato tutto così reale. Guardò
la sveglia sul comodino, segnava le 3 del
mattino, sapeva che con questo stato d'animo non sarebbe riuscita a
tornare a dormire, quindi decise di alzarsi e prepararsi una tisana
calda, magari sarebbe servita a calmarla.
Mentre aspettava che
l'acqua bollisse, si avvolse in una coperta e, sedendosi sul divano,
si portò le gambe al petto come per proteggersi.
-Nessuno ti
porterà via da me, te lo prometto...- sussurrò accarezzandosi la
pancia.
Prima di rimanere incinta le era sembrato stupido parlare
ad una persona che non può né sentirti né tanto meno capirti, ma
ora farlo la rassicurava, era come sapere di non essere mai sola, di
avere almeno una certezza nel mare di menzogne e mezze verità in cui
navigava.
-Riuscirò a mettere le cose a posto con il tuo papà.
Sai, lui è un uomo tanto buono, è molto giocherellone, certe volte
si comporta come un bambino e mi fa arrabbiare, ma lo perdono sempre
perché in fondo senza di lui mi annoierei. E' sempre stato lì
quando ho avuto bisogno di avere qualcuno al mio fianco, mi ha
salvato la vita tante volte e se non è qui ora è solo colpa mia, la
mamma ha fatto tanti errori nella sua vita, ma forse questo è stato
il più grande. Non dovevo trattare così il tuo papà, lui mi amava,
forse mi ama ancora, e io non volevo ammettere a me stessa di
amarlo,ed è per questo che se ne è andato, è per questo che siamo
qui solo io e te, è per questo che lui non è qui a parlare con te,
ad accarezzarti attraverso la mia pelle, a condividere la mia
felicità. Si, sono felice che tu ci sia, ma sono anche un po'
triste, perchè vorrei che la mia mamma fosse qui, sarebbe stata
tanto felice anche lei. Ma forse se lei fosse ancora viva non avrei
conosciuto il tuo papà, di sicuro non sarei diventata una detective
e non mi sarei innamorata di lui, probabilmente sarebbe rimasto solo
il mio scrittore preferito, mentre ora è molto di più, è il mio
partner, il mio migliore amico, l'altra metà della mia mela.-.
Il
fischio del bollitore interruppe i suoi pensieri, riportandola alla
realtà.
Falling (capitolo 5)Si, finalmente ce
l'ho fatta, ecco a voi un nuovo capitolo! Ci troviamo pochi giorni
prima del quarto capitolo, si lo so, facendo riferimenti temporali del
genere si perde il filo, rischio di perderlo anche io! Comunque sto
pensando di inserire nelle note del prossimo capitolo uno specchietto
dove riassumo la sequenza temporale degli eventi, fatemi sapere se
è necessario o no. Grazie mille a 1rebeccam, dilpa93, angelad e kate95! Concludo porgendomi i miei auguri di un Buon Anno Nuovo! A presto! Silvia PS Quasi dimenticavo, questo
week-end non sarò a casa, quindi è molto improbabile che
lunedì riesca a postare un nuovo capitolo...
Falling
Capitolo 5
Hai
sempre pensato che andare in giro per il Paese per firmare libri
fosse divertente. Incontrare i fan, specialmente le donne, pazzi di
te, essere circondato da gente che ti ammira, ma solitamente non sei
da solo, c'è sempre Alexis con te, qualche volta anche tua madre, ma
in questo tour sei da solo. Ti domandi perché hai accettato, poi ti
ricordi, Kate. Avevi bisogno di cambiare aria, non potevi sopportare
la situazione e sei scappato. Buffo, è una delle tante cose che le
hai rinfacciato e ora usi la stessa tattica. Forse sei stato troppo
duro con lei, ma ne avevate bisogno entrambi, dovevi dare un taglio
netto a quello che stava succedendo, ma ormai è passato più di un
mese e lei è come l'acqua per te, puoi sopravvivere senza per un
paio di giorni, ma poi muori. Ti manca sentire la sua voce, anche
quando ti sgridava al distretto, ma come potresti chiamarla? Cosa
dimostreresti? Solo che sei il suo cagnolino fedele, che torna sempre
indietro dal suo padrone. No, non puoi farlo.
Aprendo
la casella di posta elettronica noti una sua e-mail. Sei indeciso.
Vorresti aprirla, ma hai paura. Paura di non poterti fermare dal
correre da lei per riaverla tra le tue braccia, per stringerla a te
senza mai lasciarla andare, per guardare nei suoi occhi verde
smeraldo e dirle che va tutto bene e che la perdoni, perché la ami.
Sei combattuto, ma infine prendi la tua decisione e sposti l'e-mail
nel cestino.
Hai
appena finito di inviare un messaggio di posta a Rick, sperando che
lui lo legga prima di cancellarlo. Ti sei scusata per l'ennesima
volta con lui, pregandolo di chiamarti o almeno di rispondere alle
tue chiamate, perché dovevate discutere di questioni importanti. Non
gli hai detto niente del bambino, non ti sembra giusto che lo venga a
sapere così, anche se vorresti renderlo partecipe della tua
decisione, una scelta della quale subirai le conseguenze, non per
forza negative, per almeno i prossimi 18 anni, se non per il resto
della tua vita.
Il
tuo sguardo cade sulle immagini della tua ecografia di stamattina e
un sorriso ti illumina il volto, prendi in mano l'immagine e tracci
il contorno del tuo bambino, sei all'incirca incinta di 8 settimane
e,come ti ha spiegato il medico, gli arti del piccolo si stanno
iniziando a formare. Otto
settimane, significa che è successo all’incirca a metà
luglio. Hai la certezza che questo bambino è il frutto del vostro
amore e questo ti rassicura, ti da speranza, perché se c’è una
cosa di cui non puoi dubitare e quanto lui ti ama, anche se in questo
momento avresti bisogno di sentirglielo dire. Sai che riuscirai a
farlo tornare da te, riuscirai a risolvere i problemi che vi
separano. Devi riuscirci, devi combattere per voi, fino ad ora lo ha
fatto lui per tutti e due, ora tocca a te, perché ora hai un motivo
in più!
Potrebbe
non vedere subito la tua e-mail, perciò decidi di aspettare
una settimana prima di lanciare la tua offensiva.
Sei
pronta anche a fare ore di fila insieme a tutti i suoi fans pur di
non farti più ignorare, in fondo deve pur esserci da qualche parte
un calendario con tutti i suoi appuntamenti per le firme dei libri e
tu lo troverai. Ecco che torna a galla il tuo lato da detective e
questa volta non lo reprimerai. Tenterai con ogni mezzo di portare a
casa Richard Castle lo scrittore, il tuo scrittore, l'uomo che ami e
padre del tuo bambino.
Peccato
che questa tua determinazione verrà messa a dura prova dal muro che
hai dentro e dall'indifferenza che continuerai a ricevere come
risposta, nonostante i tuoi continui tentativi di entrare in
contatto.
Peccato
che gli incubi continueranno a tormentarti e non riguarderanno più
solo il cecchino o la morte di tua madre, ma anche la tua gravidanza,
Castle, la tua famiglia e persino il capitano Gates.
Ma
non sei la sola che avrà degli incubi, dall'altra parte del Paese,
infatti, Castle non riuscirà a prendere sonno pensando che possa
capitarti qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, senza che lui abbia
la possibilità di salvarti, di starti accanto, di controllare che tu
stia bene, che tu sia ancora lì, con lui.
Sonni
agitati aspettano entrambi, ma di chi è la colpa? Si potrebbe
incolpare la paura o la lontananza, ma sapete entrambi che la colpa è
dell'amore che vi lega, che tutti gli altri sentimenti e sensazioni
sono causati da quest'emozione, perché se non vi amaste, se non
voleste soltanto il bene per l'altro, non avreste paura di perderlo e
non avreste questi terribili incubi.
Prima
di andare a letto entrambi guardate la luna piena che spunta da
dietro i grattacieli, è un miracolo che non sia oscurata da delle
nuvole. Entrambi
ricordate quando lui aveva sostenuto, che con la luna piena,
tutti i pazzoidi di questo mondo escono allo scoperto e questo
strappa un sorriso a tutti e due, riportando alla mente tanti altri
momenti trascorsi di notte, sia come partner, sia come amanti.
E'
ormai tardi e decidi di lasciarti andare tra le braccia di Morfeo.
Indossi una
sua maglietta al posto del pigiama, probabilmente l’ha dimenticata
dopo uno dei vostri tanti incontri notturni e tu non ti sei
preoccupata di rendergliela. Immergi il naso nella stoffa e senti
ancora il suo profumo, è tenue ma lo senti. Non che tu abbia bisogno
di risentirlo, ormai è impresso a fuoco nella tua mente e niente
potrebbe cancellarlo, come niente potrà mai cancellare i ricordi di
lui e te insieme, di voi. Un sorriso ti illumina il viso mentre ti
addormenti.
Non
riesci a prendere sonno, senti l'ispirazione che prende possesso di
te e devi scrivere, non il capitolo di un nuovo libro, semplicemente
quello che ti passa per la testa, poi magari non verrà mai
pubblicato, ma suona così bene nella tua mente che sarebbe un
peccato dimenticarlo e lasciarlo finire nell'oblio. Senza
accorgertene passano le ore e quando l'aurora sorge, stai ancora
battendo i tasti del tuo portatile, nella tua stanza d'albergo. Hai
finito per scrivere una storia, non un poliziesco come tuo solito,
somiglia tanto a una di quelle favole che inventavi per Alexis quando
era piccola e voleva sentire qualcosa di diverso dai classici. Sarà
pure una favola, una sciocchezza, per la quale Alexis è ormai
troppo grande, ma continui a scriverle per il semplice piacere di
farlo, ti aiuta a tornare indietro nel tempo, non sai che presto
potrebbero di nuovo esserti utili.
Falling (capitolo 6)
Lo so, lo so, dovevo pubblicare ieri, ma non ce l'ho
fatta, se dovete incolpare qualcuno, incolpate mia sorella che non
mi lascia dormire perchè ha paura del vento!
Comunque, ecco a voi il sesto capitolo, cosa accadrà? Beh,
dovete leggere per scoprirlo! *risata malvagia che va bene con tutto*
Come sempre grazie mille a 1rebeccam, dilpa93, angelad, madeitpossible e tutti coloro che leggono la mia storia.
Ok, ho finito, vi lascio al capitolo!
A Venerdì prossimo!
Silvia. ^_^
Falling
Capitolo 6
Una fitta pioggia affliggeva Denver quel giorno. La detective aspettava
pazientemente nell'ombra il momento giusto per avvicinare il suo
obbiettivo.
La libreria era colma di gente e lui non rimaneva solo neanche per pochi
secondi, erano proprio queste condizioni che le causavano, pian piano,
la perdita del coraggio, quello stesso coraggio che l'aveva spinta a
chiedere due giorni di permesso da lavoro per raggiungerlo in Colorado,
solamente per poterci parlare, e lasciavano spazio alla paura e al
ripensamento.
Stava per uscire dal locale, quando, con la coda dell'occhio, lui
riconobbe la sua figura familiare e cercò il suo sguardo, a quel punto
non poteva più farsi indietro.
Quando finalmente i loro occhi si incontrarono, lo scrittore iniziò a
farsi largo tra la folla, ignorando completamente le persone che gli
rivolgevano la parola o lo fermavano per scattare delle foto, si sarebbe
scusato dopo, il suo unico pensiero era quello di raggiungere la donna
che non sarebbe dovuta essere lì, ma che, per qualche arcano motivo, era
presente, non che gli dispiacesse.
Quando finalmente la raggiunse, non ebbe tempo di formulare neanche una parola, perché la detective lo anticipò.
-Rick, possiamo parlare in un posto più tranquillo, prometto che ti
spiegherò tutto: perché sono qui, perché ti ho chiamato così spesso da
quando te ne sei andato e molto altro, poi me ne andrò e sparirò dalla
tua vita, se vorrai questo.-.
Senza fiatare, Castle la prese per mano e la condusse, passando
attraverso i vari reparti della libreria, fino al magazzino, situato sul
retro del locale.
Solo due persone, oltre loro, occupavano lo spazio, ma erano troppo
prese dal loro compito, cioè svuotare un camion contenente vari
scatoloni di libri, per notare la loro presenza.
-Qui possiamo parlare- le disse lo scrittore, mollando la presa.
Kate iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore e a passarsi una mano
nei capelli, improvvisamente la gola le si era seccata e, anche ben
sapendo cosa doveva dire, non riusciva a spiccicare parola, chiunque
avrebbe potuto capire che era nervosa. Per cercare di tranquillizzarla
Rick le accarezzò delicatamente la guancia destra e lei, abbandonandosi
al suo dolce tocco, dopo aver preso un respiro profondo, iniziò il suo
discorso.
-Rick, so di aver fatto molti errori, lo sappiamo entrambi, ma il più
grande l'ho fatto lasciandoti andare via da me, rovinando quello che
avevamo con la mia testardaggine. Non avevo il diritto di chiederti di
ignorare quello che provavi per me, senza che neanche io rispettassi
questa mia stessa richiesta, eppure tu hai accettato questa assurda
condizione per riuscire a starmi vicino, pensando che le cose sarebbero
migliorate, che avrei cambiato idea, quando invece sin dall'inizio
sapevo che non sarei riuscita a trattenere i miei sentimenti per te,
sono troppo forti. Quando te ne sei andato, sono finalmente riuscita ad
ammettere a me stessa quanto... quanto ti amo.- disse, lasciando lo
scrittore stupito ma allo stesso tempo felice, lui avrebbe voluto
rassicurarla, ma lei non glielo permise- Ti prego, lasciami finire. Ho
capito quanto sono stata egoista e codarda e quanto tu avessi ragione,
tutto questo grazie a quello che ho scoperto due settimane fa. Non ti
chiamavo solo perché volevo chiederti scusa, per dirti quanto avevi
ragione o per chiederti un'altra possibilità; ti ho chiamato e sono
venuta qui per dirti che, durante uno dei nostri incontri, se così si
possono chiamare, abbiamo creato qualcosa di nostro...- lo guardò negli
occhi e vide una scintilla comparire nel suo sguardo a quella notizia,
quando realizzò quello che gli stava dicendo.
-Sei incinta...- il suo tono non era triste, ma neanche felice,
semplicemente sconvolto- Sei incinta!- esclamò sprizzando gioia da tutti
i pori quando lei annuì.
-Rick, voglio dirti solo che se non vuoi aver più niente a che fare con
me, posso cavarmela da sola, non sei obbligato a stare con me solo
perchè sono incinta...- disse lei distogliendo lo sguardo.
-Kate, guardami.- disse prendendole delicatamente il viso tra le mani-
ti sembra che non sia felice? Non ti abbandonerei mai! Né te, né questo
bambino! Ti starò sempre vicino, always! Mi dovrai sopportare per un bel
po'!- rise, stringendola tra le sue braccia- Ti amo, non dimenticarlo,
mai. So che quella mattina, quando sono andato via dal tuo appartamento,
sono stato brusco e anche un po' stronzo forse, ma ero così arrabbiato!
Non volevo permetterti di rovinare la nostra storia ancora prima che
nascesse.- detto questo la strinse a se, posandole un bacio sulla
fronte.
Prima che potessero continuare il loro discorso, l'agente di Rick, Paula, entrò come una furia nella stanza.
-Ecco dove ti eri cacciato! Sciagurato di uno scrittore! Lì fuori ti
stanno tutti cercando! Sei scomparso nel nulla! Forse te ne sei
dimenticato, ma siamo qui per pubblicizzare il TUO libro, non il mio o
di quel mingherlino del commesso! Muoviti a venire fuori da questa
stanza! Potrai vedere la tua amichetta stasera!- gli urlò contro.
-Non parlare così! Non è la mia “amichetta”, come l'hai chiamata tu! E'
la mia Musa, la mia migliore amica e la donna che amo, quindi torna lì
fuori e io ti raggiungerò tra cinque minuti.- le disse deciso. Quando
l'agente se ne andò sbuffando, si rivolse nuovamente a
Kate.- Ora devo andare, ma mi consenti di invitarti a cena stasera? Se
mi dai l'indirizzo dell'hotel dove alloggi, posso passare a prenderti,
facciamo alle 8?- le chiese con un tono dolce e gentile.
-Va bene, comunque non c'era bisogno che mi difendessi così...-.
-Paula ha sbagliato, non doveva permettersi di rivolgersi a te così,
punto e basta. Ci vediamo stasera allora?- chiese spostandole una ciocca
di capelli che le scendeva sul viso.
-Va bene, ti invio per messaggio il nome dell'hotel, alle 8 quindi?-.
-Si, ma se vuoi puoi anche rimanere qui per un altro po'... io di certo non mi lamento!- disse sorridendo.
-No, preferisco tornare in hotel, non credo di stare molto simpatica alla tua agente.- scherzò lei.
-A chi, Paula? Lei non sopporta nessuno! Va dritta per la sua strada,
tipo un uragano!-rise- comunque se davvero te ne vuoi andare, prima devi
lasciarmi fare una cosa.- aggiunse, guadagnandosi un'occhiata curiosa
da parte della detective.
Piano piano lo scrittore spostò la sua mano sul fianco della donna,
dirigendosi verso il suo ventre e, alzando di qualche centimetro la
maglietta che indossava, iniziò ad accarezzarle dolcemente la pelle
sotto all'ombelico, poi si abbassò fino a raggiungere con la bocca il
livello della mano.
-Ehi piccolo, mi senti? Io sono il tuo papà e voglio tanto tanto tanto
bene a te, ma anche alla tua mamma. Mi prometti di fare il bravo fino a
quando non sarai nato? Poi ci penseremo insieme a far impazzire la
mamma!- alzò lo sguardo verso Kate, che aveva gli occhi lucidi, ma
sorrideva- Non so se sono gli ormoni, ma ho fatto commuovere la mamma,
devo segnare questo giorno sul calendario!- si rialzò e venne catturato
dall'abbraccio della detective, che gli stringeva le braccia intorno al
collo.
Salve
a tutti! Si, sono ancora viva! Scusate per il ritardo colossale, ma
nella mia scuola il quadrimestre finiva sabato 21, vi lascio solo
immaginare le mie ultime due settimane!
Beh, cosa dire? Ecco l'ultimo capitolo al passato di questa storia. Si,
sta finendo, il prossimo sarà l'ultimo capitolo *me triste*.
Grazie mille a 1rebeccam, Kitt, Luli87, Carola_29, angelad edilpa93, grazie grazie grazie!
Ora, se non vi dispiace, vado a nascondermi da qualche parte, in attesa dell'ira di madeitpossible!
A presto!!!
Silvia
Falling
Capitolo
7
Sei appena salita sull'aereo che ti porterà a Denver, tra
tre ore e mezzo lo raggiungerai, ma sei sicura che riuscirai a
rivelargli il perché della tua visita? Si, ci devi riuscire, è la
cosa giusta da fare.
Riponi il piccolo trolley che hai portato con
te nella cappelliera e prendi posto accanto al finestrino,
fortunatamente l'ala dell'aereo non ti impedisce la visuale, almeno
potrai goderti il viaggio.
Rivolgi la tua attenzione al libro che
hai precedentemente sfilato dal tuo bagaglio, un suo libro, l'ultimo
libro della serie di “Nikky Heat”. Anche questa volta, come le
altre, ti ha fatto ottenere una copia in anteprima, è vero, non te
l'ha consegnata lui di persona, lo ha fatto un semplice postino, ma
pensi che questo significa solo che tiene ancora a te. Anche
se il pensiero di non essere
più nel suo cuore, ti ha sfiorata, lo hai scacciato subito dalla tua
mente, perché…
sai bene che lui tiene a te. E’ qualcosa di cui non puoi dubitare,
lui ti ama, punto. Non avrebbe potuto fingere per tutto questo tempo,
nessuno ne sarebbe capace. Ti ama e te l'ha dimostrato ogni volta che
ti ha portato il caffè al distretto, che ti chiedeva come stavi, che
rimaneva con te a lavorare ad un caso fino a quando non lo
costringevi ad andarsene, ogni volta che ti accarezzava la guancia,
ogni volta che ti baciava. Perché hai paura della sua reazione,
allora? Forse perché tutto questo ha sconvolto anche te, che l'hai
provocato. Forse, ma riflettendoci ti rendi conto che la sua,
paradossalmente, non è la reazione che ti preoccupa di più, sei più
in pensiero per quello che penserà Alexis. Sai che Martha e tuo
padre la prenderanno bene, lei ti adora e lui sa come sei fatta,
conosce la tua parte ribelle ed è venuto a patti con la realtà da
tempo, in più Rick gli è simpatico, ha fiducia in lui; ma Alexis è
un'incognita, ha 19 anni e non sai come potrebbe reagire. Sei
cosciente che lei è una persona molto matura, ma sono sempre stati
solo lei, suo padre e sua nonna, questo stravolgerà il mondo di
tutti voi e hai paura che lei, pur essendo al college, sarà quella
che ne soffrirà di più.
Cerchi di scacciare via questi pensieri
concentrandoti sull'hostess, che segnala le varie uscite di emergenza
e ascoltando il messaggio del capitano, proveniente
dall'alto-parlante. Chissà come mai non si capisce mai quello che
dicono, ti chiedi, riesci solo a distinguere il nome dell'aeroporto e
poche altre parole.
Ripensi alla sera precedente, Laine è rimasta
a dormire da te, offrendosi di accompagnarti stamattina per
assicurarsi che non cambiassi idea all'ultimo momento. Saranno state
le 11 e 30, avevate finito di cenare da un po' e stavate guardando
una puntata di Temptation Lane, quando hai espresso ad alta voce il
tuo dubbio più grande. “Forse non dovrei andare. Forse non dovrei
dirglielo” avevi detto “Non ho il diritto di rovinargli la vita
così” e a quel punto l'unica cosa che la patologa aveva potuto
fare, era stato spegnere la televisione, guardarti negli occhi e
prepararti una bella cioccolata calda. Una volta tornata da te con
due grandi tazze piene di quel delizioso liquido bollente, si era
seduta sul divano, al tuo fianco e, dopo aver sorseggiato la bevanda,
ti ha chiesto, con la voce più calma che avessi mai sentito, il
perché di quelle tue affermazioni. Ti ha ascoltato in silenzio,
senza spiccicare parola, fino a quando non le hai esposto tutte le
tue paure e preoccupazioni, a quel punto, porgendoti la tua tazza e
posando la sua sul tavolino basso situato davanti al divano, aveva
iniziato a dissolvere tutti i tuoi dubbi, facendoti sentire più tranquilla.
Ti ha assicurato che Castle non avrebbe mai potuto considerare questo
bambino, vostro figlio, un terribile errore, che non sarebbe scappato
via e non avrebbe mai pensato che la sua vita sarebbe stata rovinata;
anzi, conoscendolo ti avrebbe stretto a se, impedendoti di lasciarti
andare per paura di perderti, perdervi, nuovamente. Non eri riuscita
a trattenere le lacrime e Laine, per sdrammatizzare, aveva iniziato a
parlare con tuo figlio, sostenendo che sarebbe diventata la sua zia
preferita e che non vedeva l'ora di incontrarlo, a poco erano servite
le tue osservazioni sul fatto che sarebbe stata la sua unica zia e
che ci sarebbero voluti mesi e mesi prima che nascesse.
Parlare
con lei ti ha aiutato molto, anche se i tuoi dubbi sono sempre lì,
sono un po' più facili da sopportare. E' più forte di te, non puoi
fare a meno di pensare allo scenario peggiore, forse perché hai
paura di essere felice. A causa del tuo lavoro, sei abituata a vedere
così tante situazioni terribili, che non credi più sia possibile
essere pienamente felici nemmeno per un momento. Ma la tua paura più
grande è credere di non meritarti una persona come lui, dopo tutto
quello che ti è successo, pensi che lui si meriti qualcosa di più
di te, di meno danneggiato, di meno pericoloso, di meno
temporaneo.
Leggi per l'ennesima volta la frase stampata sulla
prima pagina del libro. “La fine non è altro che l'inizio di
qualcos'altro. Sempre.” Quanto ha ragione, la fine della vostra
amicizia, non solo ha fatto evolvere e elevare il vostro rapporto ad
altri livelli, ma ha anche dato la vita a un essere completamente
nuovo. Poi c'è quel sempre, il vostro sempre, quello che vi siete
promessi senza che nessuno lo sapesse. Un giuramento messo a dura
prova dalle circostanze, ma che, hai la certezza, verrà rispettato
sempre. Una semplice parola che per voi significa tutto. Lui ci sarà
sempre, anche, come in questo caso, dopo un feroce litigio, lui ti
ascolterà, accetterà le tue scuse; lui ti consolerà sempre, quando
non vorrai alzarti dal letto, quando non vorrai andare a dormire per
paura degli incubi. Lui combatterà al tuo fianco sempre, giorno dopo
giorno, anche quando non dovrebbe, lui ti proteggerà sempre, quando
un criminale tenterà di ucciderti, quando rischierai di perderti nei
meandri del caso di tua madre. Voi sarete legati indissolubilmente
dal legame più forte al mondo, l'amore, sempre.
La forte luce del lampadario illuminava la camera d'albergo di Richard Castle mentre questo si preparava per una delle sere più
importanti della sua vita. Il silenzio surreale che si era venuto a creare fu interrotto
dalle note di una dolce e allegra melodia che proveniva dal suo computer
portatile. Lo scrittore, cercando di decidere quale cravatta indossare davanti
allo specchio, iniziò a canticchiare il testo simpatico della canzone.
- When the moonhitsyoueyelike a big pizza pie, that'samoreeeee - provò la cravatta che teneva nella mano
destra - When the world seemstoshinelikeyou've hadtoomuch wine , that'samoreeee - no, quella
cravatta viola era troppo sgargiante, aveva bisogno di qualcosa che non dicesse
"Guardatemi, sono uno scrittore famoso, venite a rovinarmi la
serata"- Bellswill
ring ting-a-ling-a-ling, ting-a-ling-a-ling
and you'llsing "Vita bella" - decise di tentare con la
cravatta blu - Heartswill
play tippy-tippy-tay, tippy-tippy-taylike a gay tarantella – soddisfatto della sua scelta,
si ammirò allo specchio when the starsmakeyoudrool just like a pasta fazool, that'samoreeeeee- stava decisamente bene, l'abito blu notte con
righine grigie e la camicia azzurra gli donavano molto e la cravatta era un
tocco di classe, era elegante ma non troppo, insomma, perfetto per un'uscita
del genere, però mancava qualcosa, un tocco "alla Castle",
sapeva che molto probabilmente durante e dopo la cena avrebbero parlato di
argomenti seri e cercato di risolvere questioni importanti, gli serviva
qualcosa per sdrammatizzare. Voltandosi verso l'armadio aperto, vide spuntare
da un cassetto un fazzoletto da taschino, un regalo di Alexis, ovviamente non
era un semplice lembo di stoffa, era quello che gli serviva, ora l'abito aveva
la sua firma.
Quando aveva accettato l'invito a cena di Castle,
era talmente ipnotizzata dalle sue parole e dal suo sguardo che aveva
dimenticato un "piccolo dettaglio", non si era portata nessun vestito
elegante, in fondo doveva stare via solamente due giorni, pensava che non le
sarebbe servito.
Aprendo il piccolo trolley che si era portata, notò, piegato in maniera
impeccabile, un capo che non si ricordava di aver portato. Tirandolo fuori e
posandolo sul letto, si rese conto che altro non era che un lungo abito da sera
nero, quell’abito che lui gli aveva regalato poco prima di partire, quando
aveva accettato di accompagnarlo alla festa per la presentazione dell’ultimo
libro della serie di NikkyHeat,
festa che poi era stata cancellata e sostituita con il tour per il Paese.
Tornando con lo sguardo alla valigia, notò un bigliettino per terra,
probabilmente si trovava dentro in mezzo al vestito ed era caduto quando
l’aveva poggiato sul letto. Poté riconoscere la calligrafia ordinata della
dottoressa Parrish, ovviamente era stata lei a
mettere di nascosto il vestito in borsa! Scosse la testa e iniziò a leggere: “
pensavi veramente che ti avrei fatto incontrare il tuo scrittore senza un abito
elegante a portata di mano? Chiamala intuizione, ma penso che ti sarà utile!
PS. Ricordati che mi dovrai raccontare tutto appena tornata a New York!”. Sì,
era proprio nello stile di Laine e in questo caso
aveva avuto ragione, fortunatamente ci aveva pensato lei. Terminò di prepararsi
quando ormai mancavano pochi minuti alle otto. Il cellulare squillò, aveva
ricevuto un messaggio da Richard “Sto uscendo adesso dal mio albergo, vuoi che
ti aspetti fuori o che ti faccia chiamare in camera quando arrivo?”, rispose
velocemente che l’avrebbe aspettato fuori. Prese la giacca e la pochette e uscì
dalla camera, sperando che andasse tutto bene.
Prima di scendere dall’elegante automobile che aveva affittato per la sera,
Rick riconobbe la figura della sua Musa che lo aspettava davanti all’ingresso
della hall. Era splendida come sempre e quando si avvicinò non poté fare a meno
di rimanere senza parole. I capelli lunghi e mossi erano lasciati sciolti e le
scendevano dolcemente sulle spalle, anche se la giacca copriva in parte il suo
vestito, lui l’aveva perfettamente riconosciuto e si ricordava benissimo il
modello e poteva già immaginarsi come il corpetto l’avrebbe fasciata e come il
tessuto sarebbe caduto dolcemente dalla vita in giù. Quando la donna si voltò
vedendolo, uscì dall’auto e le si avvicinò sorridendole, una volta davanti a
lei le accarezzò la guancia e poi, spostandole una ciocca di capelli dietro
l’orecchio le diede un casto bacio a fior di labbra.
-Sei davvero fantastica Kate… - le disse, guardandola
negli occhi.
-Anche tu non sei male Castle- rispose sorridendo la
detective.
-Oh no, non Castle, non siamo al distretto, non siamo
qui come Castle e Beckett, siamo solo Rick e Kate, tu
ora non sei una detective e io non sono uno scrittore, siamo solo due persone
che si amano che vanno a cena insieme, beh, facciamo due e mezzo.- aggiunse
accarezzandole il dorso della mano- Per te va bene?- chiese infine.
-Più che bene, Rick. Sai qualche volta mi dimentico quanto dolce tu possa
essere.-.
-Il mio obbiettivo d’ora in poi sarà non fartelo dimenticare mai più. Da oggi
per sempre. O almeno fino a quando non mi sparerai perché no mi sopporti più!-
disse, guadagnandosi un colpo sul petto da Kate.-
Bene, ora che abbiamo rotto un po’ il ghiaccio, le dispiacerebbe seguirmi fino
alla nostra vettura, signorina?- chiese lui con fare cavalleresco.
- Oh mio bel cavaliere, la seguirò con molto piacere.- scherzò lei, porgendogli
la mano.
Più la sera andava avanti, più i due amanti riuscivano a ritrovarsi, ripresero
a scherzare tra di loro, a flirtare come loro solito, sempre però avendo ben
presente l’obbiettivo della serata.
Il ristorante dove avevano consumato la cena era uno dei più eleganti di
Denver, il servizio era ottimo e grazie a uno dei suoi contatti Rick era
riuscito a farsi riservare un tavolo in disparte, in modo che potessero passare
una serata tranquilla, senza essere disturbati. Più la cena andava avanti, più
gli argomenti che affrontavano erano personali e dovevano essere trattati con
le pinze, quindi, se mentre mangiavano gli antipasti, Rick aveva chiesto
notizie dei ragazzi e di Laine, quando erano ormai
arrivati al dolce, parlavano del periodo passato da quando Kate aveva scoperto
del bambino, fino alla sua decisione di raggiungerlo a Denver. Molte delle
ferite che si erano inferti vennero ricucite quella sera e molte decisioni
vennero prese. Rick ribadì le sue intenzioni, voleva essere lì per Kate e per
il loro bambino e i suoi occhi lo dimostravano brillando ogni volta che
ripensava al bambino che la detective portava in grembo, il loro figlio, suo e della
donna che amava. Rimase sorpreso quando, mentre aspettavano il conto, lei gli
fece scivolare tra le mani la sua prima ecografia, una lacrima scivolò sulla
guancia di Rick, seguita da un’altra e un’altra ancora, mentre tracciava il
piccolo profilo dell’immagine con un dito.
-E’ così piccolo- disse lo scrittore guardando Kate-
così piccolo ma così vero. Sarei voluto essere lì con te.-
aggiunse.
-La prossima volta, se vorrai, ci sarai, nel frattempo puoi tenerla se vuoi, ne
ho una copia a casa.- gli sussurrò, poi prendendogli
il fazzoletto dal taschino, gli asciugò le lacrime. Guardando bene il pezzo di
tessuto azzurro, rise.
- Pinguini, Rick? Ti facevo tipo da orsetti- disse facendolo ridere.
-No, gli orsetti si abbinano solo con l’abito marrone e gli alieni con quello
nero, sai, sono un regalo di Alexis, come hai notato, sono molto utili per
sdrammatizzare!-.
Così si concluse la loro cena, con risate e amore, come dovrebbe sempre essere
quando due persone che si amano si incontrano.
L’indomani la detective Beckett tornò a New York, ma questa volta non era sola
durante il viaggio in aereo, aveva al suo fianco l’uomo che amava.
NA O mio Dio, non ci posso credere, ho finito!!!
Cosa posso dire? Questa ff è nata dalla scena di Rick
che canta “That’s amore”, si, io ho scritto una long di
8 capitoli per inserire questa scena, lo so, non sono normale…
Iniziamo con i ringraziamenti: ovviamente grazie a
Rebecca, anzi, se la storia vi è piaciuta, dovete ringraziarla anche voi,
probabilmente senza il suo aiuto non l’avrei mai postata, quindi davvero
grazie!
Grazie anche a dilpa93,Carola_29,angelad,valeeePe
per ultima, ma non per importanza amadeitpossiblespero che quest’ultimo capitolo vi sia piaciuto e scusate se non ho
risposto alle vostre recensioni, sono stata malata tutta la settimana…
Grazie mille a
chiunque sta leggendo questa nota, a chi ha recensito, a chi ha aggiunto questa
storia tra le preferite o le seguite e anche a chi ha solo utilizzato qualche
minuto del suo tempo per leggerla.
Con cosa vi
lascio? Con una piccola conversazione tra me e una delle mie migliori amiche,
stavamo “discutendo” su dove avrebbe trovato il vestito Kate, mi ringrazierete
per aver fatto intervenire Laine!
Io: Scusa, ma tu per due giorni, metteresti in
valigia un abito da sera? Mica ti puoi portare tutto l’armadio in viaggio!
Lei: Bè
magari chiede a hermione come si fa l’incantesimo che
ha usato per la borsa nel settimo libro ed è a posto
Io: O si fa prestare i
topini di cenerentola
Lei: Anche o chiama le fate
di aurora
Io: E ma poi litigano sul
colore
Lei: Si allora solo serena
Io: E se glielo facesse recapitare
Castle?
Lei: Naa
ma che cavolo! Deve essere una sorpresa! Io dico che le deve arrivare in un
pacco col paracadute … si si mi piace
Io: Ahahah
e chi lo manda?
Lei: Mah…mollyweasley? Magari con
una strillettera
Io: xD
oppure Laine si catapulta lì xD
Lei: Si, con una strillettera!
Io:Ma così si prende un colpo!
Lei: Naa
ma è una detective! Non si può spaventare così! Eh.. è solo una lettera volante
e parlante, che cavolo..
Io: Rimango dell’idea che
sia meglio far atterrare Laine con il paracadute
Lei: Ma è troppo banale!
Io: E se insieme a Laine e la strillettera
arrivassero anche serena e i topini?
Lei: Tombola…
visto che ci sei fai partorire Kate,chiama il bimbetto Harry e fai arrivare Voldy…
Io: E ma è presto, al
massimo faccio resuscitare la madre di Kate
Ah, l’arte di mischiare i fandom! Comunque io sono scusata, avevo la febbre!
Va bene, ora vi lascio
veramente, manon vi libererete di me
così facilmente, sentirete ancora parlare di me su questo fandom,
magari a proposito di piume, alcol, divani e panna spray.