Heroides - Storie di Donne

di Filira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bulma - La Vittoria ***
Capitolo 2: *** Chichi - La Pazienza ***
Capitolo 3: *** C18 - La Forza ***
Capitolo 4: *** Videl - l'Amore ***
Capitolo 5: *** Mirai Bulma - La Speranza ***



Capitolo 1
*** Bulma - La Vittoria ***


Prima di cominciare: I personaggi presenti in questa storia sono tutti maggiorenni, e comunque non si tratta di persone realmente esistite o esitenti, bensì di personaggi di pura fantasia della serie © Dragon Ball di proprietà di Akira Toriyama e Bird Studio


Heroides - Bulma, La Vittoria


"Vince solo chi è convinto di poterlo fare."
Virgilio


Mentre fuori la neve cade, ovattando i rumori prodotti dalla città, nella stanza della scienziata si sente solo il lieve fruscìo prodotto dalle macchine robotiche sempre al lavoro, instancabili.
Pigramente Bulma solleva un braccio e si allunga fuori dal piumone. La piccola sveglia segna la mezzanotte, e lei non è ancora riuscita a prendere sonno. Sarà la serata appena trascorsa tra festeggiamenti e brindisi, le luci colorate o i regali. Sarà che ancora non è abituata, nonostante gli anni di convivenza, al fatto che il compagno si infili nel suo letto quando scende la sera. Un comportamento normale, se lui non si chiamasse Vegeta. Lentamente accarezza il profilo del corpo del saiyan, e viene a contatto con le cicatrici di mille battaglie.
Lui aveva ucciso e sterminato, vinto e a volte perso. Lei le sue battaglie le aveva combattute dentro, nella sua testa e nel suo cuore. E ora che, alzandosi, entrava in punta di piedi nella stanza del suo piccolo Trunks e lo guardava dormire dolcemente, non poteva far altro che pensare di averle vinte queste battaglie, dopotutto. Le aveva vinte e alla grande.
Ma la scienziata non poteva dire, nella sua vita, di aver saputo costruire solo una splendida famiglia. Passeggiando per i bui corridoi della sua grande casa era giunta ai laboratori, tanto frenetici e vitali di giorno, quanto oscuri e disabitati di notte. Anche qui erano conservati molti dei suoi successi. Nuovi prototipi, migliaia di progetti ancora da realizzare.
Era stata brava, doveva ammetterlo.
“Mamma non riesco a dormire.” Il bimbo dai capelli viola si stropicciava lentamente gli occhi, stretto in una coperta blu. La donna, dopo un iniziale spavento, gli si rivolge dolcemente.
“Tesoro, come mai? Hai fatto un brutto sogno?” Lentamente Bulma gli carezza il viso, e, non senza qualche difficoltà, lo prende tra le sue braccia e lo porta nella grande camera, posandolo sul letto.
“Vuoi dormire con mamma e papà stasera?” Per tutta risposta il piccolo si infila sotto le coperte. Bulma, guardandolo, non può che sorridere dolcemente.
Il saiyan, percepita la fastidiosa presenza del figlio, grugnisce scocciato.
Stava già per alzarsi con l’intenzione di trasferirsi nell’altra camera, quando la moglie, prendendogli il braccio, lo ferma.
“Resta con noi stasera, Vegeta.” I profondi occhi azzurri fissavano quelli del saiyan mostrando un tenacia assoluta, segno che la donna stanotte non si sarebbe arresa. L’alieno, ancora intontito dalle precedenti ore di sonno, e non avendo voglia di discutere, si infila sotto il pesante piumone, bofonchiando infastidito. Vittoriosa l’azzurra si affaccia alla finestra e guarda ancora una volta la luna prima di tornare a letto. Non può fare altro che ringraziare per tutto ciò che in quegli anni ha ottenuto, di come è cambiata.
Voltandosi una lacrima le riga il bianco viso, al pensiero di tutto quello a cui adesso non avrebbe più potuto rinunciare.
Mentre la neve fuori continua a scendere, lei si stende nel letto, facendosi portare nel mondo dei sogni da un'inebriante sensazione di vittoria.

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Spero che questo nuovo esperimento sia di vostro gradimento. Fatemi sapere le vostre impressioni, mi raccomando ;) la prossima dovrebbe essere Chichi il 15 Dicembre. Filira

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Capitolo 2
*** Chichi - La Pazienza ***



Heroides - Chichi, La Pazienza
 

"La pazienza può far germogliare delle pietre, a condizione di saper aspettare."
Driss Chraibi



La fresca aria di montagna le solleticava piacevolmente il viso, scompigliandole i capelli corvini. Il sole, arrivato quasi a metà del suo corso, si rifletteva sui panni bianchi appena stesi, illuminandoli.
Dal retro della casa Chichi poteva sentire chiaramente le voci di suo marito e del piccolo Gohan. Quella piccola peste l’avrebbe sentita, perché non si concentrava mai sullo studio? Ci voleva pazienza, solo pazienza.
Aveva ormai assunto questa riflessione quasi come un karma, che nella sua testa si ripeteva ogni volta che la rabbia cominciava ad essere difficilmente contenibile, il che spesso succedeva per qualche azione sconsiderata di Goku, in effetti.
L’ennesima tuta strappata del saiyan le si presentò davanti. Mai avrebbe imparato quello stupido scimmione che lei non era una sarta, e che a forza di rammendarle non sarebbero durate a lungo. E di certo non avevano abbastanza soldi per procurarsi nuovi abbigliamenti ogni settimana. Stavolta Goku non l’avrebbe scampata.
Con piccoli e frettolosi passi la donna si recò verso il luogo da cui proveniva il concitato vociare dei due combattenti. Il piccolo Gohan, infangato dalla testa ai piedi, sedeva sulle ginocchia del padre, che con infinita pazienza cercava di insegnare al figlio come creare una piccola sfera di luce.
La visione dell’allegro quadretto familiare non intenerì minimamente Chichi che, assunta la solita posa coi pugni adagiati sul fianco, continuava a rivolgere al marito uno sguardo carico di frustrazione. Il saiyan, intercettato la sguardo della moglie, e vedendo che non lasciava presagire nulla di buono, disse dolcemente al bimbo di tornare in casa per darsi una ripulita. Scompigliandosi i neri capelli con la mano destra si avvicinò alla moglie.
Chichi, vedendolo incedere lentamente così impacciato, fece non poca fatica a mantenere un’espressione seccata.

“Chichi, cosa succede?” Disse il saiyan con voce cauta.
“Cosa succede? Cosa succede?!? Questa –disse, mostrando la tuta strappata in più punti come un trofeo- è la quarta tuta che trovo in condizioni pessime. Vuoi cominciare ad andare in giro nudo? Mi farete diventare matta. Voglio vedere quando io sarò inefficiente chi manderà avanti questa casa. Che disastro, che disastro.”

Così si diresse verso la piccola casa. Invano Goku cercò di fermarla, provando a calmare le ire della moglie. In quel periodo aveva i nervi a fior di pelle. Ma le sarebbe passata, come al solito.
Chichi cercando di recuperare la calma, continuava a ripetersi che ci voleva pazienza, che non sempre era facile essere sposata con un saiyan.
Eppure sapeva che senza di lui non avrebbe potuto vivere. Già una volta l’aveva perso, e si era sentita persa in un oceano di dolore.
Improvvisamente sentì le forti braccia del compagno circondargli la vita, e lui le stampò un tenero bacio sul collo.
Con gli occhi ancora lucidi per l’aver rievocato i ricordi di periodi così brutti, la donna si girò, circondando con le braccia il collo del marito.
Bastava avere pazienza.

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Eccomi quì con l'aggiornamento della mia raccolta. la protagonista di questo pezzo è Chichi, e confesso che, essendo la prima volta che scrivevo nei panni di un personaggio che non fosse Bulma o Vegeta, l'esperimento mi ha divertita molto. E credo di aver raggiunto un discreto risultato. Grazie a quelli che hanno letto il primo capitolo e che l'hanno recensito. Spero questo nuovo pezzo vi possa piacere.
Alla prossima, Filira

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Capitolo 3
*** C18 - La Forza ***



Heroides - C18, La Forza
 

La durezza di alcuni è preferibile alla delicatezza di altri.
(Kahlil Gibran)

 

La stanza era pervasa unicamente dal metallico rumore del portellone della capsula che lentamente si sollevava, svelando il suo terribile contenuto. Il coperchio lasciò intravedere le forme di una figura femminile, giovane ed estremamente bella.
I capelli biondi a caschetto incorniciavano il viso bianco come la neve, e due occhi dell’azzurro più gelido fissavano vuoti il muro di fronte alla capsula. La donna,  risvegliandosi lentamente dal torpore in cui era stata confinata, cominciò a sentire la vita scorrere nei suoi arti, il cuore riprese artificialmente a battere, e i freddi circuiti del cervello cominciarono a funzionare veloci.
La vista, inizialmente assente, cominciò ad acuirsi istantaneamente. C18, al suo risveglio, vide il viso rugoso del dottor Gelo sporto verso di lei, i piccoli occhi intenti a fissare il risveglio di tale miracolo della robotica. Lentamente le sue mani si appoggiarono ai bordi della fredda bara d’acciaio, e C18 vi fuoriuscì con estrema eleganza.
Era una creatura terribile e malvagia, ma possedeva un fascino naturale, in grado di ammaliare le sue prede nell’attimo precedente alla loro inevitabile distruzione. Il respiro era regolare, le articolazioni da sgranchire e la temperatura ancora troppo bassa. Ma era viva. Viva e terribilmente infuriata. Nonostante ciò mantenne una calma di ghiaccio, consapevole che la vendetta è più piacevole quando è a lungo aspettata e preparata. Lo sguardo le cadde sul telecomando, oggetto che per lei rappresentava vita e morte.
Poteva essere attivata e disattivata all’istante premendo un semplice tasto. E questo la disturbava, immensamente.
Con un gesto tipico della sua persona la mano destra scostò una ciocca bionda dal viso portandola dietro l’orecchio.

“Buongiorno dottore, che gioia rivederla.” La voce, forzatamente acuta, fuoriuscì metallica e distante. C18 salutava la vita parlando alla sua prossima preda, ammaliandola prima di distruggerla.

Il dottore si rivolse a lei con gioia, vedendo che era perfettamente guarita. Quei cyborg erano la sua salvezza, seppure mostrassero un atteggiamento insopportabilmente ribelle.
C18 ricevette passivamente l’ordine di distruggere tale Goku, e mentalmente registrò quest’informazione, pensando che sarebbe stato divertente sfogare i suoi primordiali istinti su qualche povero essere, capitato sfortunatamente sul suo cammino. 
Osservò distrattamente la porta metallica piegarsi sotto i colpi di una qualche forza esterna. Ad un suo cenno il fratello si mosse velocemente, prendendo il telecomando al dottore, e distruggendolo immediatamente. Prima che l’anziano cyborg potesse ribellarsi la porta cedette definitivamente, svelando un gruppo variamente assortito di combattenti.
Lo sguardo gelido di C18 si soffermò brevemente su ognuno di loro, vagamente interessata all’accaduto. Improvvisamente C17 attaccò il dottor Gelo, e tutto accadde molto velocemente. La testa dello scienziato rotolò per terra, e la donna si sentì invadere dalla soddisfazione per la vendetta appena compiutasi. Lentamente si diresse verso la capsula ancora chiusa, mentre il fratello si prendeva gioco dei terrestri. Il fantomatico cyborg 16 non le sembrava particolarmente potente, eppure la riluttanza del dottor Gelo nell’aprirla l’aveva riempita di una perversa curiosità, alimentata dalla volontà di disubbidire a un ordine imposto.
L’onda energetica la colse alle spalle, ma afferrata la capsula riuscì a mettersi in salvo. Dopo averla riappoggiata a terra scagliò lontano il coperchio, e C16 tornò alla vita. Finalmente ricongiuntasi col fratello e col nuovo compagno di viaggio l’impassibile cyborg si alzò delicatamente in volo, pronta a distruggere Goku. Si sentiva estremamente forte, viva e non aspettava altro che l’occasione giusta per liberare tutto il suo potenziale inespresso.
Forte e ammaliante, il mondo era suo.

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Eccomi qui con un personaggio che reputo particolare ma tremendamente affascinante! C18 all'inizio è spietata e sanguinaria, eppure nel corso della storia subisce un cambiamento notevole. Comunque eccola qui, al suo arrivo sulla terra. Spero che gradirete questo scorcio su di lei! Per la scrittura del capitolo ringrazio infinitamente la cara 
   Xhennet, che mi ha aiutata molto nella caratterizzazione del cyborg. Alla prossima, Filira .
 

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Capitolo 4
*** Videl - l'Amore ***



Heroides - Videl, l'Amore



"Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. "
Dante Alighieri



“Mi dispiace, ma prima o poi l’avreste scoperto comunque. I piccoli Goten e Trunks stanno bene, ma Vegeta e Gohan purtroppo non ci sono più.”

La voce di Goku, spezzandosi nel pronunciare il nome dell’amato figlio, arrivò diretta a Videl, e la investì, potente e distruttiva come una valanga.
Gohan, il suo Gohan, era scomparso.
Le lacrime prepotenti sgorgarono dai grandi occhi azzuri, mentre una metà della sua anima, quella che oramai apparteneva di diritto a Gohan, la abbandonava. Questa separazione le provocò una profonda ferita al cuore, accompagnata da un dolore lancinante e insopportabile. Gohan, il suo Gohan
Se lo immaginava, steso a terra e privo di vita. I suoi occhi, che lei adorava quando erano accesi da quello sguardo vivace e intenso, quegli occhi che l’avevano amata e osservata, li immaginava ora vuoti e spenti. Le spalle si incurvarono sotto il peso troppo grande del dolore, le gambe cedettero portando il corpo esanime di Videl al suolo. Gohan, il suo Gohan.
Chissà lei cosa stava facendo quando il suo amore se n’era andato, abbandonando questo mondo. Magari stava ridendo, magari stava pensando a lui. In quel momento non le importava che potessero riportarlo in vita con le sfere del drago, non le importava che le sarebbe bastato pazientare per rivederlo nuovamente. Lui ora non c’era più.
E lei era totalmente sola. Vicino a lei Bulma, straziata dal dolore, piangeva disperata e Chichi, povera Chichi, era svenuta, incapace di recepire una tale notizia.
Dappertutto disperazione e solitudine, nel suo cuore desolazione e terrore. Terrore di vedere il suo volto bianco, le sue braccia inermi, lo sgurdo vacuo. Come un fantasma lentamente si alzò e, avvicinandosi ai limiti della grande terrazza del palazzo, per un momento ebbe la folle idea di raggiungere istantaneamente l’amato. Eppure, in quel momento di confusione, le parve di sentire una voce, la sua voce.

Cosa pensi di fare Videl? Tornerò, sai che lo farò. Aspettami, non staremo lontani per molto.

La disperazione aveva riprodotto perfettamente la voce di Gohan, e la ragazza, recuperata un minimo di lucidità, si era abbandonata ad un sonno che somigliavo più a uno stato di ibernazione. L’aveva sognato, perfetto e bellissimo come voleva ricordarlo.

Perfetto e bellissimo com’era, il suo amore.






Note d'autore:
Ecco qui la parte dedicata a Videl, personaggio che personalmente io adoro (nonostante mi è parso di capire che non sia molto amata dal pubblico ^^). Ringrazio moltossimo tutti i fantastici lettori che hanno letto e recensito i capitoli precedenti.. riguardo a C18, al ritorno dalle vacanze natalizie, penso scriverò qualcosa di indipendente e dedicato interamente a lei ;)
Buone feste, Filira

 


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Capitolo 5
*** Mirai Bulma - La Speranza ***



Heroides - Mirai Bulma, La Speranza

 

"La speranza è un sogno fatto da svegli."
Aristotele


Bulma si passò distrattamente una mano sulla fronte, sporcandola del grasso della macchina del tempo; sorrise impercettibilmente osservando il suo viso imbrattato. Un leggero venticello le scompigliò i lunghi capelli blu; da troppo tempo non li curava, all'incirca da quando tutto era cominciato, da quando tutti avevano abbandonato il pianeta, uccisi dai cyborg sterminatori. Davanti a lei l'imponente figura dell macchina del tempo la osservava, immobile. La progettazione e creazione della macchina era oramai ultimato, mancava solo una piccola aggiunta. 
Alzò la testa al cielo, constatando che il tempo era perfetto per volare. Si perse nell’osservare i colori vividi del manto celeste, beandosi della tranquillità di quella giornata. Nessun androide, nessuna distruzione. Quel giorno era stato inspiegabilmente tranquillo, così diverso dai giorni precedenti, così lontano dai tempi in cui Vegeta si era sacrificato.

Rabbiosamente gettò lontano la chiave inglese, mentre le lacrime cominciavano a farsi strada prepotenti. Dopo tutti quegli anni, dopo tutte quelle battaglie, il ricordo di Lui era ancora così vivo e doloroso da toglierle il fiato. A fatica si ricompose, sentendo in lontananza i passi del figlio. Velocemente prese un foglietto che aveva notato in precedenza, e scrisse semplicemente “Mi manchi.” Lui l'avrebbe letto, e avrebbe capito. Ne era sicura.

Mamma!” Il ragazzo, vedendo la madre inginocchiata, si avvicinò turbato, aiutandola a rialzarsi. “Va tutto bene?” Fece finta di non notare le piccole lacrime che rigavano il viso stanco della donna.

Non ti preoccupare tesoro.” La donna, alzandosi in piedi e asciugandosi il viso, gli porse le medicine per Goku. Osservò poi il ragazzo, quanto gli somigliava in quella posa fiera, quanto era diventato grande.

Trunks si avvicinò alla cassetta degli attrezzi della madre, prendendo un pennarello indelebile. Si voltò verso la donna e scrisse a chiare lettere sul fianco della macchina “Hope!”. “Non perdere mai la speranza, mamma.” Disse con voce flebile.

Bulma, regalandogli un dolce sorriso, gli disse “Mi raccomando, non commettere imprudenze.”

Trunks annuì: “Sì, daccordo mamma, abbi cura di te.”

Vai. - accarezzò lentamente la guancia del suo ragazzo- E non deludermi.”

Il ragazzo, investito di un compito di vitale importanza, balzò nella cabina di comando del velivolo, salutando con un cenno la madre.

Bulma socchiuse gli occhi, osservando la navicella spiccare il volo. Era sicura che il suo ragazzo non l'avrebbe delusa, e mentre Trunks si allontanava verso una dimensione che la donna riusciva a malapena a ricordare.

La donna sentì il cuore riempirisi di orgolio, di orgoglio e speranza.



Note d'autrice:

So che per questo ultimo capitolo avete dovuto aspettare molto, spero che abbia soddisfatto le vostre aspettative! Avevamo aperto con la Bulma del presente e chiudiamo con la Bulma del futuro alternativo di Mirai Trunks! La frase che Mirai Bulma spera arrivi a Vegeta è di mia invenzione, non è presente nè nell'anime nè nel manga, spero sia inerente alla scena ;) Visto che la storia parla del "Futuro Mirai" ne approfitto per invitarvi tutti al contest indetto da me, NeDe e Lady Nazzumi: "Mirai Stories" (
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10062806)
Beh, buon annno a tutti! 
Filiria

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