All Things Come To Those Who Wait

di BebaTaylor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici ***
Capitolo 14: *** capitolo Quattordici ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Uno


«Calliope! Sono arrivati!» esclamò Carl Zimmerman alla figlia diciasettenne.
«Sono pronta, arrivo.» disse la figlia uscendo dalla sua stanza e chiudendo la porta dietro di sé. Attraversò il salotto e salutò i suoi genitori e i loro più cari amici: Adrian e Tracy Green.
«Divertiti.» augurò Tracy agitando una mano. Calliope sorrise e uscì di casa, non ascoltando le solite raccomandazioni del padre -stai attenta, non dare confidenza a gente strana, non accettare bevande da sconosciuti- ormai le conosceva a memoria.
Fuori dalla villetta, in fondo al vialetto, era ferma la monovolume blu di James, il suo ragazzo. Calliope accelerò il passo, pregando di non inciampare -indossava dei sandali nuovi-, cadere e farsi male.
«Ciao.» disse aprendo la portiera posteriore a sistemandosi accanto a Daphne, una delle sue migliori amiche.
«Sei in ritardo.» le disse Liam, quarterback della squadra del liceo e fidanzato di Daphne da un anno e mezzo.
«Non è vero.» replicò Callie allungando una mano fino a sfiorare la guancia di James.
«Se avete finito, direi che possiamo andare.» disse lui cercando di trattenere una risata. «Dobbiamo andare a prendere Liz.» continuò ingranando la marcia.
«Ha iniziato lui.» bisbigliò Callie, appoggiando la schiena contro lo schienale.
«Lascialo perdere, lo sai che fa sempre così.» le disse Daphne. Calliope alzò le spalle.
«Ma chi canta stasera al locale?» domandò Liam mentre James accostava al marciapiede. Lì, ad aspettarli, c'era Liz.
«Non lo so.» rispose Daphne. «Ciao Liz. Sai chi canta stasera allo Zoe?» continuò mentre l'altra ragazza saliva in auto.
«Uh, no.» rispose Liz sistemandosi accanto a Callie, che si spostò per farle spazio. «Eddie è già là.»
«Lo sfido, io. Abita a due metri di distanza.» esclamò Liam lisciandosi la maglia bianca.

«Chi canta stasera?» domandò, ancora una volta, Liam quando, davanti all'ingresso dello Zoe trovarono Eddie.
«Non ne ho idea.» rispose il ragazzo passandosi una mano fra i capelli biondi e ricci.
«Non sapete mai nulla.» sbuffò Liam dando una pacca sulla schiena di Eddie che rischiò di cadere.
«Potevi informarti, se ci tieni tanto a sapere chi canta.» esclamò Liz toccandosi i lunghi capelli biondi.
Liam sbuffò e incrociò le braccia muscolose al petto, biascicando qualcosa d'incomprensibile.
«Andiamo?» domandò James che abbracciava da dietro Callie.
Cinque teste annuirono, così il gruppo s’incamminò verso l'ingresso del locale.
Lo Zoe era un locale frequentato per lo più dai ragazzi dei licei della città, anche se non mancavano le incursioni di qualche ragazzo al primo anno di college.
«No.» pronunciò Daphne poco dopo aver attraversato l'ingresso -uno stretto corridoio lungo un paio di metri-, indicando la locandina su cui spiccavano il gruppo che cantava quella sera.
«Che c'è?» domandò Callie avvicinandosi all'amica. Daphne sbuffò e indicò la locandina. Calliope corrucciò le sopracciglia, mentre fissava l'immagine di quello che fino a un anno prima era il suo migliore amico: Chris Deveau.
«Lo sfigato e il suo amico.» il disprezzo nelle parole di Liam era evidente. Chris e Travis non gli piacevano. «Per fortuna questo è l'ultimo anno, poi non li vedremo più.» continuò passando un braccio sulle spalle di Daphne e stringendola delicatamente.
Callie rimase a osservare la locandina. Oltre ai loro due compagni di scuola, c'erano altri tre ragazzi che lei non conosceva. Guardò i capelli neri e ricci e gli occhi azzurri del ragazzo.
Nonostante frequentassero lo stesso liceo, la San Marie High School, e avessero alcune lezioni in comune, erano quasi tredici mesi che non parlava né con Travis né con Chris.
«Andiamo.» James le afferrò il polso e la tirò dolcemente. I ragazzi si sistemarono in un tavolino non lontano dal palco.
Pochi minuti dopo la musica partì, e il gruppo iniziò a suonare e cantare. Calliope ebbe un tuffo al cuore riconoscendo la canzone: "Sorry seems to be the hardest word" di Elton John. Quella canzone, quelle parole le facevano ricordare i bei momenti passati con Chris e successivamente con Travis, fino al giorno in cui prese quella decisione. Quella di entrare a far parte "dell'élite" del liceo, anche se ciò voleva dire non parlare più con il suo migliore amico e Travis.

«Se vuoi uscire con me, devi smetterla di parlare con quei due.» James era appoggiato all'armadietto accanto a quello di Calliope e la guardava.
«Io... è il mio migliore amico.» mormorò lei appoggiando la fronte sull'anta dell'armadietto. La superfice era fredda. Callie chiuse gli occhi e sospirò.
«Pensavo d'interessarti.» esclamò James. Le lezioni erano finite da una manciata di minuti. «Evidentemente mi sbagliavo.» continuò facendo un passo avanti. Calliope voltò il viso verso il ragazzo e si morse le labbra.
«Ah, non importa, non sei l'unica ragazza di questa scuola.» James sorrise e si allontanò di qualche passo.
«No, aspetta.» lo fermò Calliope. «Va bene, lo farò.» mormorò.
«Perfetto. Ti chiamo stasera.» pronunciò James. Callie lo guardò allontanarsi, mentre sentiva le lacrime pungerle gli occhi.
Aveva appena scelto fra i suoi amici e il ragazzo che le piaceva. Sperò solo che fosse la decisione giusta.

«Callie, ti stavo chiamando! Non mi hai sentito?» domandò Chris posando una mano sulla spalla di Callie.
«Chris... no, scusa, ero soprappensiero.» si giustificò Callie evitando di guardare l'amico.
«Oh, capita.» mormorò Chris spostando la mano. «Volevo chiederti se potevamo studiare insieme per il test di economia.»
Callie abbassò il viso e strinse più forte la cinghia della borsa. Si sentiva in imbarazzo. Doveva mentire e ciò non le piaceva. «Non posso.» sussurrò.
Chris la guardò sorpreso, non era sicuro di aver capito bene. «Non puoi?» domandò.
Calliope alzò la testa e lo guardò. «No... cioè sì, non posso. Sono impegnata.» farfugliò; si guardò attorno cercando un pretesto per allontanarsi. Con la coda dell'occhio notò James e gli altri fermi in un angolo che li guardavano. Sospirò. «Devo andare.» disse e prima che Chris potesse dire o fare qualcosa si allontanò verso il suo ragazzo e i suoi nuovi amici. Mentre camminava sentiva lo sguardo di Chris guardarla, e sapeva che in quel momento gli stavano passando per la testa milioni di domande.
«Cosa voleva?» le domandò bruscamente James. guardando Chris che era ancora fermo e li stava guardando stupito.
«Nulla.» rispose Callie alzando le spalle. «Nulla.» ripeté.
«Non capisco cosa ci trovi d'interessante nello sfigato.» esclamò Liam alzando un po' troppo la voce. Callie si girò e notò che Chris se ne stava andando, la testa bassa e le spalle curve, come se portasse un peso troppo grande per lui e i suoi sedici anni.

«Cosa sperano, di diventare famosi?» esclamò Liam, riferendosi ai ragazzi sul palco. La sua bibita era quasi finita.
«Forse. O forse vogliono solo farci sentire le loro lagne.» rispose Eddie e gli altri scoppiarono a ridere. Callie rimase in silenzio.
«Cos'hai?» le sussurrò James sfiorandole l'orecchio con le labbra.
«Nulla.» rispose lei con un sorriso tirato. «Ho un leggero mal di testa.» aggiunse mentre il ragazzo le baciava il collo.
«Oh. Meno male.» esclamò il ragazzo sollevando il viso e guardando gli occhi verdi della giovane. «Nel senso che pensavo ti dispiacesse per quello che hanno detto Liam e Eddie.» aggiunse capendo che poteva essere frainteso.
Callie guardò per un attimo il palco, «No, non stavo pensando a quello.» esclamò afferrando con le mani il bicchiere.
James sorrise.
«Però quel tizio è carino!» esclamò Liz dando una gomitata a Callie e costringendola a voltarsi verso il palco.
«Ma chi?» domandò lei fissando i cinque ragazzi.
«Quello alle tastiere.» le spiegò Liz indicandolo con un gesto del capo.
Callie piegò la testa e socchiuse gli occhi, le luci basse non le permettevano di vedere bene l'aspetto dei ragazzi sul palco. «Sì, direi che hai ragione.» disse.
«Peccato che sia amico di quei due.» sospirò Liz.
«Di cosa state parlando?» s'intromise James, nella sua voce c'era un pizzico di gelosia.
«Nulla d'importante.» tergiversò Liz. James parve soddisfatto della risposta e riprese a chiacchierare con Liam.

Callie uscì a prendere una boccata d'aria con la scusa che doveva richiamare un'amica conosciuta in vacanza. Una volta fuori dal locale ignorò il cellulare e si appoggiò al muro. «Ciao.»
Callie si voltò e notò il ragazzo che le aveva indicato, circa quindici minuti prima, Liz. «Ciao» rispose educatamente. Lo sconosciuto dimostrava vent'anni, i capelli corti erano di colore castano scuro come gli occhi.
«Ho visto che mi guardavi.» disse il ragazzo avvicinandosi. Callie si guardò le unghie, anzi s'impose di guardarle. Quel ragazzo le piaceva.
«Ho il ragazzo.» rispose laconica. «Da un anno.» aggiunse alzando il viso. Le sue labbra si aprirono in una smorfia di sorpresa, quando si trovò il ragazzo a pochi centimetri di distanza. Riusciva a sentire l'odore del suo profumo.
«E allora? Io non sono geloso.» scherzò lui allungando una mano e sfiorando i capelli della ragazza. «Io sono Zack.»
Calliope si scostò bruscamente. «Quale parte della frase ho il ragazzo non hai capito?» esclamò.
«Zack, lasciala stare.»
Entrambi si voltarono. Chris, Travis e altri due ragazzi erano poco distanti da loro. «Calliope non si mischia con i comuni mortali.» continuò Chris.
Zack fece una smorfia, sorrise un'ultima volta a Callie e tornò dai suoi amici. Calliope lo guardò allontanarsi. Decise che era rimasta fuori anche troppo e s'incamminò verso la porta. Su di essa c'era un volantino che ritraeva la band di Chris, i Music Love. Callie staccò la locandina che era attaccata con del nastro adesivo di carta, la piegò e la infilò nella borsetta. Non sapeva nemmeno lei il motivo per cui aveva compiuto quel gesto.
«Telefonata lunga, eh?» le disse James quando ritornò al tavolo.
«Sì... Cissy è una chiacchierona.» mentì lei mentre si sedeva sullo sgabello. «Ma Liam e Daphne?» chiese guardandosi attorno.
«Sono là.» rispose Eddie indicando la coppietta, che appoggiata a una delle colonne del locale, si stava baciando.
Callie annuì e bevve un sorso della sua bibita, un cocktail analcolico alla frutta.
«Chi è quello? Perché ti sta fissando?» domandò James.
Callie lo guardò non capendo a chi si riferisse. Lui fece un cenno con la testa, indicando un ragazzo dietro di lei. Callie voltò la testa e vide Zack, appoggiato allo schienale di uno dei divanetti, con le braccia conserte che la osservava.
«Non lo so.» mentì. «Non lo conosco.»
«E allora perché ti sta fissando?» ripeté James.
«Perché sono bella.» rispose Callie con un sorriso avvicinando il viso a quello del suo ragazzo. James abbassò la testa e la baciò.
«A me sembra il tizio che prima era sul palco con i due sfigati.» s'intromise Liz, a Callie si raggelò il sangue nelle vene. «Sì, è lui.» confermò Liz.
«Si sta facendo tardi, andiamo?» domandò Eddie coprendosi la mano con la bocca mentre sbadigliava.
«Recuperiamo i due piccioncini e andiamocene.» concordò James alzandosi in piedi.

«Non mi tradirai mai, vero?» sussurrò James a Callie prima di salire in auto.
Lei scosse la testa, e una ciocca di capelli castani le finì sugli occhi. James la spostò delicatamente con la mano. «No, non lo farò.» rispose lei mormorando. Lo guardò negli occhi azzurri e pregò che lui non scoprisse quello che le stava passando per la mente.
"Potrei tradirti." pensò mentre saliva in macchina. "Potrei tradirti." E all’improvviso, si trovò a pensare a Chris, a Travis, alla locandina nella borsa. E a Zack.
"Potrei tradirti."


Nuova storia. In realtà è una vecchia storia che sto sistemando. La sto stravolgendo letteralmente.
Spero che sia di vostro interesse.
Se lasciate una recensione non vi mangio! Le parti in corsivo sono dei flashback.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Due


Callie era seduta a gambe incrociate sul suo letto, davanti a sé la locandina della band di Chris. Lisciò le pieghe della carta e piegò la testa di lato. Per qualche minuto rimase ferma in quella posizione a osservare lo sfondo giallo e i visi dei cinque ragazzi. I suoi occhi si fermarono su Zack, in particolare sugli occhi e le labbra carnose del tastierista. Callie scosse la testa, piegò la locandina e la infilò nella cartelletta verde che si trovava accanto a lei. S'impose di non pensare a Zack, lei era la ragazza di uno dei ragazzi più ambiti del liceo e, cosa più importante, lei amava James. E per lui, ma anche per Daphne, Eddie e Liam, aveva fatto una scelta dolorosa.
Andava tutto così bene, perché erano dovuti andare allo Zoe, il venerdì precedente? Callie sospirò profondamente e si sdraiò sul letto, chiuse gli occhi e si coprì il viso con le mani.
Il cellulare della ragazza squillò, e lei si sporse verso il comodino per prenderlo. Sul display lampeggiava il nome di Liz. «Dimmi.» esclamò.
«Callie, stasera il centro commerciale è aperto fino alle undici, ti va di mangiare un hamburger e poi fare un po' di shopping?» pronunciò Liz.
Callie si passò una mano sopra la caviglia, sfiorando l'elastico del calzino giallo. «Sì, certo, non ci dovrebbero esserci problemi.» rispose. «Ti chiamo fra cinque minuti, va bene?»
Callie sentì Liz sospirare. «Certo, va benissimo.» esclamò Liz.
Callie chiuse la comunicazione, posò il cellulare sul letto e si alzò in piedi. Il suo sguardo si posò sulla cartelletta contenente la locandina, la prese e la chiuse nell'armadio. Uscì dalla camera e si diresse al piano di sotto.
Trovò sua madre in salotto, seduta sul divano che guardava un programma di giardinaggio in tv. Le si avvicinò e le sfiorò la spalla. La donna voltò appena la testa.
«Posso andare al centro commerciale con Liz?» domandò la ragazza, anche se conosceva già la risposta. A sua madre non importava dove andasse e con chi, l'importante era che non combinasse casini.
«Vai pure.» rispose la donna. Calliope ringraziò, usci dal salotto e tornò in camera.
Chiuse la porta dietro di sé, si sedette sul letto, prese il cellulare e chiamò Liz. «Ci sono. Andiamo con la mia macchina?» pronunciò quando Liz le rispose. Sapeva già la risposta, Liz difficilmente usava la sua macchina.
«Sì. Riesci e passare fra un'ora?» chiese l'amica.
«Devo farmi la doccia e asciugarmi i capelli, dovrei farcela.» rispose Callie.
Le due ragazze si salutarono e Callie si avvicinò al grande armadio. Lo aprì e rimase a osservare i vestiti appesi all'interno. Dopo qualche minuto sistemò sul letto un paio di pantaloni neri e una maglietta a maniche corte rossa e andò in bagno a lavarsi.

Il centro commerciale era un grosso edificio di forma rettangolare, con una grossa cupola di vetro al centro del tetto.
«Che ne dici di quel vestito?» domandò Liz indicando un tubino nero esposto in una vetrina.
«Provalo.» commentò Callie buttando il bicchiere di plastica, ormai vuoto, nel cestino dell'immondizia. Le due ragazze entrarono nel negozio. Della musica da discoteca proveniva dagli auto parlanti neri posti sopra la cassa, che si trovava sulla parete di fronte all'entrata. Una commessa stava sistemando delle magliette su uno scaffale. Liz si mise a cercare l'espositore dove si trovava l'abito che aveva visto in vetrina. Dietro di lei Calli si fermò a guardare una maglietta bianca in stile impero. Afferrò il cartellino del prezzo e lo girò. Costava quindici dollari. Callie cercò una delle magliette della sua taglia, la trovò e la prese.
«Trovato qualcosa?» le chiese Liz che stringeva fra le mani l'abito che cercava.
«Sì, questa.» rispose mostrando la maglietta.
Liz sfiorò le piccole perline che decoravano il davanti della maglietta. «E' carina, mi piace.» disse. «Andiamo a provarli?»
Callie annuì e le due si diressero nei camerini. Poco dopo, erano davanti al grande specchio che si trovava davanti a camerini.
Liz posò le mani sui fianchi e fece un giro su se stessa, l'abito le arrivava a metà coscia. La ragazza sorrise compiaciuta all'immagine che lo specchio rifletteva.
«Prendilo, ti sta benissimo.» si complimentò Callie.
«Su serio?» chiese Liz voltandosi verso l'amica, Callie annuì. «Allora lo prendo.» aggiunse voltandosi per tornare nel camerino.
«Vai con James domani sera?» domandò Liz mentre si cambiava.
«Sì.» rispose Callie infilandosi la sua maglietta rossa. «Cioè, penso di sì. Non ne abbiamo ancora parlato.» aggiunse scostando la tendina e uscendo dal cubicolo dalle pareti color crema.
«Magari potete passare a prendermi.» anche Liz uscì dal camerino.
«Domani gli chiedo cosa facciamo.» esclamò Callie avvicinandosi a un espositore di collane. Ne prese una con delle grosse perle, bianche e nere, di plastica. Le perle erano unite da una sottile catenella color argento.
«Prendo anche questa.» disse rivolta più a se stessa che a Liz.
Insieme, le due giovani andarono alla cassa, pagarono i loro acquisti e uscirono dal negozio.
«Aspetta...» Liz fermò Callie posando una mano sulla sua spalla. «C'è Clarissa... con Travis!» esclamò indicando i due compagni di scuola seduti ai tavolini di uno dei fast food del centro commerciale. I due sembravano molto in confidenza. Callie guardò Clarissa, capo delle cheerleader, allungare una mano e fiorare i capelli neri di Travis.
«Ma non usciva con quel tizio che va all' UCLA?» domandò.
Liz annuì. «Sì, mi pare che si chiamasse Jordan, George o qualcosa del genere.»
«Dai, lasciamoli perdere. Continuiamo il nostro giro.» esclamò Callie riprendendo a camminare.
«Non capisco cosa ci faccia lei con uno come lui.» borbottò Liz.
Callie guardava davanti a sé. Aveva paura di voltarsi e di trovarsi di fronte Chris, o peggio, Zack.
«A cosa pensi?» le chiese Liz.
«Uh, a nulla in particolare.» rispose voltandosi verso l'amica. E dietro di lei apparvero, come se fossero spuntati dal nulla, Zack, Chris e uno degli altri due ragazzi della band. «Andiamo.» Callie afferrò la mano di Liz e la condusse, quasi trascinandola, dentro un negozio di borse.
«Cosa ti prende?» le domandò Liz. Callie si limitò a indicare, con un cenno della testa, Chris.
«Ci credo che sei scappata.» borbottò Liz. Callie afferrò una borsa nera e sospirò dal sollievo. Liz non aveva notato Zack o l'altro ragazzo ma solo Chris. Non sapeva neanche lei perché fosse scappata in quel modo. A lei non importava nulla di Chris o Zack. Non c'era una sola buona ragione per entrare di corsa in quel negozio, scappando come se qualcuno la stesse inseguendo.
«E' sempre in mezzo alle palle.» continuò Liz.
«Già.» mormorò l'altra, posò quello che aveva in mano e alzò il viso verso la vetrina. Al di là del vetro, Chris, Zack e l'altro ragazzo le stavano fissando. Callie distolse lo sguardo, incapace di sostenere quello accusatore dell'amico. O forse non voleva guardare Zack. Callie scosse la testa e si avvicinò all'amica.
«Guarda questa, non è carina?» esclamò Liz mostrando a Callie una borsa bianca a forma di coniglio.
«Carina.» commentò Callie. «Ma non penserai davvero di prenderla? Non andresti mai in giro con una roba del genere, vero?»
Liz alzò le spalle e posò la borsetta sullo scaffale «No, ma è tanto carina.» Liz si passò una mano sulla fronte, scostò una ciocca di capelli e la portò dietro l'orecchio destro.
«Non c'è nulla d'interessante. Usciamo?» propose Callie, dopo essersi accertata che quelli non fossero più davanti alla vetrina. Liz si limitò ad annuire.

«Aspetta, devo andare in bagno.» esclamò Liz. Le ragazze si erano stancate di stare al centro commerciale e avevano deciso di tornare a casa. Calliope annuì alla richiesta dell'amica e si diressero in uno dei bagni. Svoltarono in un corridoio laterale, che portava ai bagni, agli ascensori e alle scale d'emergenza.
Callie posò la mano sulla porta del bagno delle donne e in quel momento il suo cellulare squillò, lo cercò nella borsetta e si allontanò dalla porta.
«E' James.» disse. «Ti aspetto fuori.» continuò rivolgendosi a Liz e ritornò indietro, fermandosi a metà del corridoio. «Ehi, James.» disse.
«Ciao tesoro, sei ancora con Liz?» le domandò lui.
«Sì, stiamo per tornare a casa.» rispose e si appoggiò al muro. «Ora è in bagno.» continuò.
«Bene. Hai preso qualcosa? Qualcosa che posso vedere solo io?» scherzò James.
«Stupido.» rispose ridendo Callie, «Ho preso una maglietta e una collana.». Si voltò e notò, con orrore, che Zack stava venendo verso di lei.
«Ehi, Callie, ci sei ancora?» domandò James leggermente preoccupato.
«Cosa? Sì, ci sono. Scusa.» Callie guardò Zack passarle davanti ed entrare in bagno. «Ah, prima che me ne dimentichi, passi tu a prendermi per andare da Liam?» continuò, sollevata dal fatto che Zack non l'avesse degnata di uno sguardo.
«Sì, certo. Mi pare ovvio.»
«Liz mi ha chiesto se passiamo a prenderla.» Callie si staccò dal muro e si avvicinò alla porta del bagno delle donne.
«Va bene. Però potrebbe usare la sua di macchina, ogni tanto.» si lamentò lui.
Callie si passò una mano su viso. «Hai ragione.» disse e vide Liz avvicinarsi ai lavandini. «Devo andare. Ci vediamo domani.»
«Buona notte, Callie. Ti amo.» mormorò James.
«Buona notte. Ti amo.» Callie chiuse la comunicazione e mise il telefono nella borsetta.
«Gliel'hai chiesto?» domandò Liz.
«Sì. Passiamo noi.» disse Callie. «Andiamo? Sono stanca.» continuò lanciando una breve occhiata alla porta del bagno degli uomini, non sapendo neanche lei quello che voleva guardando quella porta. Improvvisamente si sentì confusa, e le stava incominciando a dolerle la testa.

***

Quando James, Callie e Liz arrivarono da Liam, la festa era in pieno svolgimento. Nel grande salotto della casa il lungo tavolo di acero era stato spostato contro una delle pareti, e sopra di esso si potevano trovare bibite, bottiglie d'acqua e alcolici; ma anche del cibo, semplici stuzzichini preparati da una delle ditte di catering della città.
James prese due bicchieri con Vodka e succo d'arancia e li passò alle ragazze, per poi prenderne uno anche per se stesso.
«Cosa facciamo?» domandò Liz e portò il bicchiere alle labbra. La giovane indossava il vestito che aveva acquistato la sera prima, e gli sguardi che i ragazzi le rivolgevano le piacevano.
James guardò Callie e lei si limitò ad alzare le spalle.
«Uh, dobbiamo cercare Daphne!» esclamò Liz, afferrò la mano di Callie e insieme si diressero verso la porta finestra che dava sul giardino posteriore. Callie si voltò e vide James parlare con uno dei ragazzi della squadra di football.
Daphne era in giardino, seduta su un basso muretto decorativo.
«Hai saputo?» domandò Liz sedendosi accanto a lei.
«Cosa?» chiese lei spostandosi leggermente per far posto a Callie.
«Ieri sera siamo andate al centro commerciale e abbiamo trovato Clarissa e Travis.» spiegò Callie.
Daphne inarcò un sopracciglio. «Insieme nel senso che...»
«Erano seduti allo stesso tavolo e si facevano gli occhi dolci.» esclamò Liz alzando la voce perché qualcuno aveva alzato al massimo il volume degli auto parlanti.
Daphne, sorpresa, spalancò la bocca. «Ma... ma... come? Perché?» balbettò.
Callie finì di bere il suo drink e lasciò cadere a terra il bicchiere vuoto. «Non ne ho idea.» pronunciò guardandosi attorno; era tranquilla, lì non avrebbe rischiato d'incontrare Chris insieme a Zack, si passò una mano sul viso e si maledisse. Più cercava di non pensarci più ci pensava.
«Per questo stasera non è venuta!» esclamò Daphne toccandosi la fronte con la mano. «Ha detto a Emily che non veniva perché aveva un impegno di famiglia.» spiegò.
«Quale impegno di famiglia! È uscita con Travis. Ci metto la mano sul fuoco.» sentenziò Liz.
«Non me l'aspettavo da Clarissa.» borbottò Liz, si alzò e si sistemò il vestito che si era leggermente alzato.
Callie rimase in silenzio ad ascoltare le sue amiche parlare, sputando giudizi su Clarissa, che da capo cheerleader non poteva uscire con uno come Travis.
«Io vado a cercare James.» informò le altre alzandosi. Daphne e Liz non la sentirono, troppo prese dai loro discorsi. Callie si allontanò da loro e rientrò in casa.
Trovò James insieme a Liam e alcuni ragazzi della squadra. Quando James la vide si alzò e andò da lei.
«Le altre dove sono?» le sussurrò in un orecchio.
«Fuori.» rispose lei stringendo con la mano un lembo della maglietta del ragazzo. Alzò il viso e lo guardò sorridendo.
Lui le sfiorò il viso con la mano. «Andiamo di sopra?» sussurrò ancora accarezzandole la schiena. Callie continuò a sorridere e annuì. Lui la prese per mano e facendosi largo fra i compagni di classe la condusse al primo piano. Entrarono nella prima camera libera che trovarono -quella di Cody, il fratello maggiore di Liam- e iniziarono a baciarsi non appena chiusa la porta.

Callie si era appena rimessa la maglia quando Liz aprì la porta.
«Sei qui. Ti stavo cercando.» esclamò rimanendo ferma sulla soglia. James mugugnò un insulto e si nascose sotto la coperta.
«Liz, cazzo, potevi bussare! E se eravamo... ancora impegnati?» domandò Callie chinandosi per prendere gli stivali neri che aveva lasciato ai piedi del letto.
Liz sbuffò e si mosse verso l'interno della camera. «Mi annoio, voglio andare a casa.» borbottò sfiorando la libreria in legno chiaro.
«Ma non è neanche mezzanotte! Non puoi chiederlo a Eddie o qualcun altro?» sbottò James abbassando la coperta fino al mento e guardando la compagna di classe.
«Uffa, vi aspetto giù.» sbuffò Liz uscendo dalla stanza e chiudendo la porta dietro di sé.
«Ma dobbiamo proprio accompagnarla a casa?» si lamentò James sedendosi sul letto. Callie lo guardò e alzò le spalle. «Sul serio, ci ha scambiato per i suoi tassisti personali?» continuò scostando la coperta; si chinò e prese i suoi vestiti che aveva buttato sul pavimento.
Callie andò davanti allo specchio e si sistemò i capelli. «Fai quello che vuoi.» disse voltando appena la testa.
James sbuffò e finì di vestirsi. «Io voglio stare qui.» disse alzandosi in piedi e tirando su la cerniera dei jeans.
«E allora andiamo giù e diglielo.» pronunciò Callie, poi si avvicinò a lui.
«Andiamo?» disse lui. Callie sorrise e si avvicinò alla porta.
James e Callie trovarono Liz in salotto, stava parlando con Eddie. «Andiamo a casa?» domandò la ragazza, prese la borsetta e si alzò in piedi.
«Ehm... veramente no.» esclamò James. Un ragazzo gli passò accanto e le loro spalle si sfiorano.
«Come no? Io credevo...» Liz si sedette e guardò Callie in piedi accanto a James.
«Noi vogliamo stare qui.» disse Callie sedendosi accanto all'amica.
Liz incrociò le braccia e appoggiò la schiena allo schienale del divano. «Ma io mi annoio.» mormorò.
Callie spostò lo sguardo su Eddie. «Non puoi accompagnarla tu?» domandò.
Il ragazzo scosse la testa. «No, anche io voglio stare qui.» esclamò, si alzò in piedi e si allontanò.
«James può accompagnarmi e tu rimani qui. Poi lui torna.» esclamò Liz.
Callie guardò prima lei e poi James. «No, vengo anch'io.» disse alzandosi.
Liz sorrise e a Callie quel sorriso sembrò strano, anche se non sapeva dire il perché. Pensò che fosse solo una sua impressione.
I tre ragazzi uscirono di casa senza salutare Liam. Tanto ormai lui era abituato a questi comportamenti, e non si lamentava.

***

Liz, Daphne e Callie erano al centro commerciale.
«Non è detto che siano qui anche oggi.» sbuffò Callie rivolgendosi a Daphne, la quale aveva insistito per andare al centro commerciale e vedere con i suoi occhi Travis e Clarissa insieme.
«Meglio un tentativo in più che uno in meno.» esclamò Daphne guardandosi attorno.
«Secondo me ha ragione Callie.» disse Liz fermandosi. «Magari non siamo qui a girare come tre sceme e loro sono chissà dove.» aggiunse incrociando le braccia al petto.
Daphne sbuffò. «Ma io voglio vederli!» disse piegando la testa di lato.
«Io ho fame.» Callie passò la borsa da una mano all'altra. «Andiamo a mangiare?» aggiunse guardando le sue amiche.
«Ma io voglio vederli.» si lamentò Daphne.
«Magari, stando ferme da qualche parte, riusciremo a vederli.» disse Liz. Callie la guardò sollevata.
«In che senso?» domandò Daphne.
«Nel senso che ora noi siamo qui e magari loro sono di là. noi andiamo di là e loro vengono qua.» spiegò Callie.
Daphne spalancò gli occhi. «Avete ragione.» disse, sospirò e riprese a camminare.
Callie guardò Liz e le sorrise. «Grazie.» mormorò. Liz ricambiò il sorriso. Ormai conoscevano bene Daphne e come era facile farle cambiare idea su certi argomenti; anche se a volte si impuntava e diventava molto difficile farle capire che una cosa era meglio di un'altra.
Le tre si fermarono in uno dei fast food e con i loro vassoio si avviarono verso uno dei pochi tavoli liberi.
«Spero di riuscire a vederli.» disse Daphne avvolgendo il cheeseburger in un tovagliolo di carta.
«Sei quasi stata esaudita.» ridacchiò Liz che era seduta davanti a lei.
«Cosa?» esclamarono Callie e Daphne all'unisono. Liz sorrise e indicò qualcuno davanti a sé. Le altre due, sedute vicine, si voltarono. A un paio di tavoli di distanza Chris, Travis, Zack e altri due ragazzi stavano mangiando.
«Ma io volevo Travis e Clarissa!» sibilò Daphne sporgendosi verso Liz.
Callie rimase in silenzio, guardando i ragazzi scherzare.
«Ti sei imbambolata?» le chiese Liz dandole un piccolo calcio.
«No. Stavo pensando.» rispose Callie voltandosi verso le amiche e pentendosi di aver seguito Liz e Daphne al centro commerciale. "Non potevo stare a casa?" pensò. Sperò solo che i ragazzi non l'avessero vista.
«Lei non c'è.» disse Liz. «Quindi direi di finire di mangiare e di farci un giro.» continuò prendendo una patatina.
Daphne si appoggiò allo schienale. «Magari arriva più tardi.» disse dubbiosa «Seguiamoli.»
«Io non posso.» esclamò Callie.
«E perché?» le chiese Daphne.
«Lo sai Daphne, James è geloso. Se scoprisse che mi sono messa a seguire cinque ragazzi si arrabbierebbe.» rispose Callie. Non era una bugia, James era molto geloso.
«Non preoccuparti, glielo spiego io.» trillò Daphne battendo le mani.
«Non credo sia il caso.» esclamò Callie e guardò Liz, in cerca del suo aiuto.
Liz finì di bere la sua aranciata e posò il bicchiere vuoto sul vassoio. «Però potremmo farlo.» esclamò guardando brevemente i ragazzi. «Ci siamo noi, James non si arrabbierà.» continuò rivolgendosi a Callie che annuì debolmente.
«Tu sta suonando il cellulare.» disse Liz rivolgendosi a Callie.
«Grazie.» mormorò lei, prese il cellulare dalla borsa e rispose. Era sua madre.
«Devi prendere un regalo per la signora Bennet.» le disse la donna. «È il suo compleanno.»
«Cosa le prendo?» chiese Callie alzandosi e allontanandosi di un paio di passi dalle sue amiche.
«Una cornice, un soprammobile... una cosa così.» rispose l'altra.
«Uhm... va bene.» disse Callie, salutò la madre e mise il cellulare nella borsa.
«Chi era?» le chiese Liz.
«Mia madre. Devo comprare un regalo per la vicina.» rispose Callie sedendosi.

Callie entrò in un'oreficeria, Liz e Daphne erano andate in bagno. La ragazza si fermò davanti a un espositore di cornici.
«Io prenderei quella.»
Callie si voltò, rimanendo sorpresa nel trovarsi di fronte a Zack. «Non ho chiesto il tuo parere.» disse duramente.
Zack fece una smorfia, cercando di trattenere una risata. «Ti ho solo detto quella che preferisco.» esclamò. «Ma il mio compleanno è ad Aprile.»
Callie si morsicò le labbra. Quel ragazzo aveva la capacità di farla arrabbiare. Era la seconda volta che ci parlava, ma secondo lei, quelle due volte, erano state anche troppe.
«Non ti ho chiesto niente e non m'interessa nulla di te.» disse Callie. «Ho il ragazzo...»
«Da un anno.» finì per lei Zack. «Sì, lo so, mi ricordo.»
Callie alzò gli occhi al cielo, si voltò e andò dalla commessa. Voleva uscire al più presto da quel posto.

Callie era al supermercato. Sua madre le aveva chiesto di prendere un paio di cose, peccato che poi la lista si fosse allungata di molto.
Infilò la scatola dei cereali nel carrello e guardò la lista. Doveva passare dal reparto di frutta e verdura e poi in quello dei surgelati.
Spinse il carrello, arrivò alla fine della corsia e svoltò a destra, per bloccarsi quasi subito, appena vide Zack e Travis gironzolare nel reparto della verdura. Callie non ci pensò due volte e spinse il carrello a sinistra, nella corsia dei preparati per dolci. Si fermò a metà corsia e prese un paio di confezioni poc corn da microonde. Non erano sulla lista, ma questo alla ragazza non importava.
«Guarda chi si vede.»
Zack. Callie fece finta di nulla e riprese a camminare. Improvvisamente girò il carello e tornò indietro. Tanto ormai era stata vista, non c'era più il bisogno di nascondersi. Passò accanto a Zack e lo guardò appena. Mentre si dirigeva verso il reparto frutta e verdura sentiva lo sguardo di Zack su di lei. Si fermò accanto ad uno scaffale e prese in mano un sacchetto di arance, lo guardò per un paio di secondi e lo sistemò accanto alla scatola di cereali. Prese anche una vaschetta di pomodori. Passò accanto a Travis, e i due s'ignorarono reciprocamente.
«Non puoi evitarmi per sempre.» esclamò Zack avvicinandosi a Callie, bloccandola contro uno degli scaffali che contenevano la verdura.
«Ho il ragazzo. Si chiama James, stiamo insieme da un anno.» sibilò Callie spostandosi.
«Mica voglio sposarti o uscire con te.» replicò Zack con un sorriso beffardo.
Callie sbuffò e riprese a camminare, dirigendosi verso il banco frigo. Doveva prendere anche la panna montata spray. Si fermò a guardare le diverse marche, indecisa su quale prendere.
«Non è che continui a ripeterlo per convincere te stessa?» Callie sobbalzò, Zack le si era avvicinato e le aveva sussurrato quella frase nell'orecchio. Riusciva a sentire il suo respiro sul collo, e il suo profumo le arrivava alle narici. S'impose di mantenere la calma e di non tirare in testa a ragazzo la bomboletta di panna spray.
Diede uno spintone a Zack. «Tu stai sognando.» esclamò, evitando per un pelo di essere travolta da un bambino.
«Non mi sembra.» esclamò Zack seguendo la ragazza. «Fino a prova contraria sei tu quella che sta cercando di evitarmi.»
Callie si fermò e si voltò verso Zack. «Lasciami in pace.» esclamò guardandolo negli occhi. Si bloccò, fissando gli occhi castani del ragazzo, le lunghe ciglia, le labbra carnose. Il suo sguardo scese a osservare le spalle larghe e muscolose, le braccia incrociate, il fisico perfetto. Deglutì a vuoto e riprese a camminare, dandosi mentalmente della stupida. Il suo comportamento poteva dar ragione a Zack. "Ma lui non ha ragione" si convinse Callie. Aprì lo sportello e prese una confezione gigante di lasagne surgelate. "E se invece, avesse ragione?"
Callie scosse la testa a quel pensiero.
«Lascialo perdere, è uno stupido.» esclamò Travis prendendo un sacchetto formato famiglia di patatine fritte. Lei rimase sorpresa, era la prima volta dopo svariati mesi che lui le rivolgeva la parola. Travis la guardò, fece un cenno di saluto e tornò da Zack.
Callie rimase imbambolata a guardare Travis che parlava con Zack. I due si accorsero di essere osservati, e Zack alzò il braccio destro e agitò la mano in segno di saluto. Callie, indispettita, si voltò e decise che ne aveva avuto abbastanza per quel giorno, e che voleva tornarsene a casa.

Salve! Ecco qui il secondo capitolo. Ringrazio tutti quelli che hanno letto la storia e StenMerry che ha commentato.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Tre


Callie guardò con sorpresa il padre. «Cosa hai detto?» chiese a bassa voce, la mano destra era ferma a pochi centimetri dalla fetta di pane tostato.
«Che ho sentito i tuoi amici ieri sera quando sono uscito con John. Sono davvero bravi.» rispose Carl aprendo il frigo per mettere a posto la bottiglia di latte. John era un suo collega di lavoro.
«Ah... ho capito.» mormorò Callie prendendo la fetta di pane e dividendola a metà.
«A proposito, che fine hanno fatto? è da un po' che non li vedo.» Carl chiuse il frigorifero e si voltò verso il bancone della cucina.
Callie non sapeva cosa rispondere. I suoi genitori non sapevano nulla di quello che era accaduto fra lei, Travis e Chris. «Stanno bene.» rispose e si chiese come mai suo padre si accorgesse in quel momento che era da un po' che non li vedeva, era passato più di un anno dal giorno in cui Chris era entrato in quella casa.
«Sono in ritardo, devo andare.» esclamò Callie guardando l'orologio appeso sulla parete di fronte a lei. Scese dallo sgabello, afferrò la borsa posata su un altro sgabello e uscì di casa.
Pochi minuti dopo era davanti alla villetta dove viveva Liz. Sonò il clacson un paio di volte. Lei e Liz si conoscevano da molti anni, ed erano sempre state molto legate, almeno fino al giorno in cui Liz decise di entrare nel gruppo più "in" del liceo, voltando le spalle alla sua migliore amica.
I pensieri di Callie vennero interrotti dall'arrivo di Liz.
«Scusami.» disse la bionda entrando in macchina.
«Non importa.» rispose Callie, ingranò la marcia e partì.

Appena arrivate andarono da Daphne, Liam, Chris e James. Callie si avvicinò a James e lo baciò, cercando di cancellare il ricordo dell'incontro con Zack a supermercato, avvenuto qualche giorno prima.
«Tutta la scuola lo sa.» esclamò Daphne.
«Sa cosa?» chiese Callie, ancora abbracciata a James.
Daphne sbuffò e incrociò le braccia con un gesto teatrale. «Che Clarissa e Travis stanno insieme!» spiegò.
«Ma dai? Che schifo.» mormorò Chris scendendo dal muretto sul quale era seduto.
La campanella suonò, e gli studenti entrarono nell'edifico.
La prima ora era quella di economia. Callie si sedette al solito posto, vicino alla finestra che dava sul campo da football. L'insegnate, il professor Brown attese l'arrivo di tutti gli studenti prima d'iniziare a spiegare la lezione. Callie guardò a destra, verso Clarissa. La cheerleader se ne stava seduta con lo sguardo basso, la penna stretta nella mano destra. Callie notò che teneva le spalle contratte. Il professore sì abbassò per raccogliere la penna che gli era caduta e sul banco di Callie arrivò un bigliettino. "Clarissa e Travis hanno una storia. Passaparola"
La grafia era di una ragazza, ma Callie non la riconobbe. Piegò il bigliettino, allungò le braccia dietro di sé e lascio cadere il biglietto sul banco che si trovava dietro al suo.
Clarissa si voltò verso di lei e Callie la guardò. Improvvisamente si sentì in colpa, abbassò la testa e prese la biro. Non osava alzare il viso, aveva paura di incrociare lo sguardo di Clarissa.
Finalmente le due ore di economia finirono. Callie, appena uscì dall'aula, si diresse in bagno. Appoggiò la borsa accanto al lavandino, girò la manopola dell'acqua e mise le mani sotto il getto caldo.
«Grazie tante.» esclamò duramente Clarissa, fissando Callie attraverso lo specchio.
Calliope prese qualche salvietta di carta dal distributore. «Per cosa?» domandò asciugandosi le mani.
Clarissa piegò la testa di lato e sorrise. «Lo sai. Tu e la tua amichetta eravate al centro commerciale.»
«E allora?» domandò Callie.
Clarissa fece una smorfia e scoppiò a ridere. «E allora? E allora?» domandò. «Dovevate farvi gli affari vostri.» continuò puntando il dito contro la compagna.
Callie gettò le salviette di carta nel cestino, prese la sua borsa e si allontanò.
«Tanto prima o poi lo sarebbero venuti a sapere.» disse con la mano appoggiata sulla maniglia della porta e prima che Clarissa potesse dire qualcosa, Calliope uscì in corridoio.

«Non riesco a capire perché devo scrivere io quell'articolo!» si lamentò Liz sbattendo con poca grazia il vassoio del pranzo sul tavolo tondo
«Che articolo?» domandò Daphne coprendosi la bocca con la mano.
«Quello su Chris, Travis e gli altri tre cretini.» spiegò Liz sedendosi.
«Dobbiamo fare anche delle foto.» esclamò Eddie.
Liz e Eddie facevano parte del giornale scolastico, mentre Daphne e Callie del comitato studentesco.
«Non v'invidio.» pronunciò Daphne girando la forchetta nelle zucchine lesse. «No, proprio no.»
Callie rimase in silenzio, guardando la frittata di patate che aveva nel piatto. Ripensava all'incontro con Clarissa.
«Allora vieni?» domandò Liz posando una mano sull'avambraccio dell'amica.
«Cosa? Dove?» domandò stupita Callie.
Liz sbuffò. «Con me e Eddie.» rispose Liz aprendo il brik del succo d'arancia. Callie la guardò stupita. «Da quei cretini. Per l'intervista.» spiegò Liz.
Callie aprì la bocca sorpresa. L'ultima cosa che voleva era trovarsi nella stessa stanza per più di un secondo con Zack. «Non so se posso.» rispose. «Quando dovreste farla questa cosa?»
«Oggi pomeriggio.» rispose Eddie.
Callie si bloccò. Quel pomeriggio non aveva nulla da fare. Non poteva uscire con James perché il ragazzo era impegnato con gli allenamenti della squadra di football, e questo Liz lo sapeva bene.
«Dai, ti prego!» mormorò Liz congiungendo le mani e guardando la l'amica con aria supplichevole. «Ho bisogno di supporto morale!» continuò. Daphne scoppiò a ridere.
«Ti prego, ti prego ti prego!» mormorò Liz; accanto a lei Eddie faceva la sua imitazione.
«Oh, va bene. Però ora smettila.» esclamò Callie allontanando il vassoio.
«E smettila anche tu.» aggiunse rivolgendosi a Eddie.
Liz sorrise raggiante e abbracciò Callie. «Grazie, grazie, grazie!»
«Mi devi un favore.» esclamò Callie posando una mano sulla spalla di Liz e si diede della stupida. Non doveva accettare, doveva dire di no, ma non l'aveva fatto, non era riuscita a dire quella semplice sillaba.
«Fatti trovare alle quattro vicino alla mia auto.» disse Eddie. Callie annuì. Mancavano tre ore e mezzo, forse sarebbe riuscita a trovare una scusa plausibile per declinare l'invito di Liz. Pensò che forse poteva cadere dalle scale e rompersi una gamba, ma scartò subito questo pensiero, mancavano una decina di giorni al ballo di Halloween, e lei lo stava organizzando, insieme a Daphne e agli altri ragazzi del comitato. No, non era proprio il caso di sperare di rompersi qualche osso, almeno non in quel periodo.

Le restanti ore di lezione proseguirono senza intoppi e alle quattro meno venti Callie era appoggiata al muretto accanto alla macchina di Eddie, rendendosi conto di essere molto in anticipo. Guardò gli altri studenti passarle davanti. Alcuni ridevano e scherzavano, altri si lamentavano di una imminente verifica di cui avevano paura. Callie si rese conto di conoscere nessuno dei ragazzi del primo anno, ma la cosa non le importò molto: lei era all'ultimo anno e non li avrebbe più visti. Guardò il cellulare, mancavano ancora parecchi minuti prima dell'arrivo di Liz e Eddie, sospirò e posò la borsa a tracolla sul muretto.
Davanti a lei passò Clarissa, da sola. Le due si guardarono a lungo, poi la cheerleader salì sulla sua auto e partì.
Callie scrollò le spalle. Non le importava nulla di Clarissa, benché facessero parte dello stesso gruppo, come non le importava dei problemi dovuti alla sua storia con Travis. Erano affari suoi. Sapeva che uscendo con lui le avrebbero parlato dietro. Se il padre di Clarissa, il signor Egan non fosse stato uno delle persone che contribuiva al bilancio della scuola con delle sostanziose donazioni, probabilmente Clarissa sarebbe stata sbattuta fuori dalle cheerleader. Callie si ripeté che non erano problemi suoi, al momento ne aveva uno che considerava ben più grave: doveva incontrare Zack, stare nella stessa stanza con lui e sopportare la sua arroganza e strafottenza.
«Terra chiama Callie. Terra chiama Callie.»
Calliope si riscosse dai suoi pensieri. Eddie e Liz erano davanti a lei. «Scusate, stavo pensando.»
«Bene, direi che possiamo andare.» disse Eddie schiacciando il pulsante del telecomando dell'auto. Le quattro frecce si accesero contemporaneamente ed emisero un "bip". I tre salirono, Eddie al posto di guida, Liz accanto a lui e Callie dietro.
«Dove l'intervistate?» domandò Callie mentre la macchina usciva dal parcheggio della scuola.
«A casa di Eddie.» rispose Liz con un sospiro.
Callie aprì la bocca ma la richiuse subito, non sapeva cosa dire. L'unica cosa che la consolava era il pensiero di non andare in un posto che non conosceva, a casa di Travis c'era stata diverse volte in passato. Durante il breve viaggio guardò fuori dal finestrino. Appena la macchina svoltò a sinistra Callie riconobbe la villetta dove viveva Travis. Eddie fermò la macchina all'inizio del vialetto, i tre scesero dall'auto e Eddie e Liz presero le loro cose dal bagagliaio.
«Siete pronte?» domandò Eddie e bussò alla porta. Dopo qualche secondo si sentirono dei passi provenire dall'interno della casa e la porta si aprì.
«Siete voi.» esclamò Travis. «Entrate.» aggiunse spostandosi per farli passare. Il ragazzo guardò con sorpresa Callie. «Tu cosa ci fai?» le domandò mentre faceva strada verso una stanza sul retro della casa.
«Un giro.» rispose Callie. Un brivido le percorse la schiena quando notò, dalla porta aperta, Zack. Deglutì a vuoto e sperò che l'intervista si risolvesse in modo veloce. Non voleva stare in quella casa, non con Zack presente.
La stanza era spaziosa e ben illuminata. Una parte era stata adibita a sala prove, osservò Callie guardando le casse, le aste dei microfoni, la batteria e le tastiere.
Nell'altra parte, invece, erano posizionati due divani, una poltrona e un tavolino basso. In un angolo, trovavano posto un piccolo frigorifero bianco e un piccolo mobiletto dello stesso colore.
«Sono loro quelli dell'intervista?» domandò un ragazzo con i capelli castani e gli occhi verdi.
«Sono loro.» rispose meccanicamente Chris.
Callie decise che avrebbe guardato da tutte le parti tranne verso Zack. Sentiva, anzi sapeva che lui la stava guardando. Liz si sedette su uno dei divani, e fece cenno a Callie di sedersi accanto a lei. La ragazza accettò con poco entusiasmo, visto che ciò significava trovarsi faccia a faccia con Zack, ma non poteva rifiutare.
«Io sono Antony.» si presentò il ragazzo che aveva parlato prima.
«Io sono Matthew, ma chiamatemi Matt.» esclamò quello seduto accanto a Callie. Eddie continuò a scattare le foto ai ragazzi.
«Non c'è bisogno che mi presenti, la tua amica mi conosce già.» pronunciò Zack con un sorriso sul volto che Callie avrebbe voluto togliere a schiaffi.
«Cosa?» domandarono all'unisono Eddie e Liz.
Callie si sentì osservata da tutti i presenti, avvicinò la mano destra alle labbra e iniziò a mordicchiarsi le pellicine attorno all'unghia del pollice.
«Conoscerci... è una parola grossa.» rispose in un sussurro. «So solo come si chiama.» continuò guardando Liz che aprì la bocca sorpresa.
«E James lo sa?» chiese Eddie leggermente stupito.
«Siete qui per intervistarci o per parlare dei problemi sentimentali di Callie?» domandò bruscamente Chris.
«Io non ho problemi con James!» sbottò Callie guardandolo. Zack scoppiò a ridere.
«Perché ridi?» domandò Liz.
Lui scosse la testa. «Oh, nulla di che. Incomincia pure con le tue domande.» le disse sorridendo.
Callie non presto attenzione né alle domande di Liz né alle risposte dei ragazzi, si limitò a tenere lo sguardo sul foglio dove Liz scriveva le risposte, anche se si era portata a dietro un piccolo registratore.
«Siete fidanzati? Insomma, avete qualche storia al momento?» domandò Liz. «È il preside che mi ha dato alcune domande da farvi, e questa è una di quelle.» si giustificò la giovane giornalista.
«No.» rispose Chris sbuffando.
«Nemmeno noi due.» disse Antony indicando se stesso e Matt.
«Ormai lo sapete.» esclamò Travis sistemandosi meglio sulla poltrona.
«Bene.» disse Liz. «E tu, Zack?»
Il ragazzo appoggiò le mani sulle ginocchia e si sporse in avanti. «Sono libero.» rispose guardando Callie. Lei fece una smorfia e sbuffò.
«Bene.» ripeté Liz. «Io ho finito.» disse. Callie si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, finalmente quella tortura era finita.
«Allora possiamo andare?» domandò alzandosi.
«Mi manca la foto di gruppo.» esclamò Eddie.
I ragazzi si alzarono dai loro posti e si sistemarono nella zona adibita alle prove. Eddie scattò un paio di foto e sembrò soddisfatto del risultato.
«Bene. Adesso possiamo andare?» chiese spazientita Callie prendendo la borsa e sistemandola sulla spalla.
«Sì.» rispose Liz.
Travis si avviò alla porta e i tre compagni di scuola lo seguirono. Callie chiudeva la fila.
«Perché sei nervosa?» le sussurrò Zack. «Forse perché ti piaccio almeno un pochino?» continuò sempre sussurrando.
Callie s'irrigidì, era la seconda volta che Zack appariva dietro di lei, in quel modo, senza che lei se ne accorgesse. E sapeva che non poteva reagire in nessun modo. Non voleva dare nessuna spiegazione, anche perché non c'erano spiegazioni da dare. La colpa era di lui, che la stuzzicava sapendo bene che lei era fidanzata. La ragazza rimase in silenzio, e quando oltrepassò la soglia si sentì sollevata.
«Grazie.» esclamò Liz con un sorriso che a Callie sembrò esagerato, infondo a lei non piacevano né Chris né Travis, ma pensò che forse le interessava uno degli atri ragazzi o Matt o Antony, o forse Zack.
Callie avvicinò la mano sinistra chiusa a pugno alla bocca e si mordicchiò le nocche delle dita. Il pensiero che a Liz potesse interessare Zack le dava fastidio.
«Cos'è questa storia che tu e Zack vi conoscete?» domandò Liz una volta che furono saliti in macchina.
Callie scrollò le spalle. «L'ho visto quando siamo andati allo Zoe e sono uscita a chiamare Cissy.» rispose. «Non è nulla.»
«Non direi... quel tipo ti fissava sempre...» esclamò Eddie.
Callie si morse l'interno delle guance. «Sul serio?» domandò. «Non me ne sono accorta.» disse cercando di fare l'indifferente.
«Se lo sapesse James...» continuò Eddie.
Liz gli diede una sberla sul braccio. «Ha detto che non è nulla, e io le credo.» pronunciò, si voltò e sorrise a Callie che ricambiò sollevata.
«Grazie.» mormorò, e si rilassò contro il sedile.

La schiena di Callie sbatté con volenza contro il legno della porta, le sue mani si mossero freneticamente alla ricerca del bordo della maglia del ragazzo, una volta trovato gliela alzò. Il giovane si scostò appena, qual tanto che gli permise di sfilarsi l'indumento e riprese a baciare la ragazza. Le sue labbra scesero lungo il collo, fermandosi sopra la clavicola. Con un gesto repentino fece scorrere le mani sulla cerniera e l'abito di Callie scivolò a terra.
«Ti voglio.» soffiò Callie. «Ti voglio.» ripeté prima di baciare il collo del ragazzo.
«Zack.»
Calliope si svegliò di soprassalto, balzando quasi a sedere sul letto. Era stato solo un sogno. Solo uno stupidissimo sogno. Si passò una mano sulla fronte, scoprendosi sudata.
Zack doveva tormentarla anche nel sonno?
Sospirò e si sdraiò.
Forse Zack aveva ragione, forse lui le piaceva. Si raggomitolò e sperò di non sognare Zack per il resto della notte.

Salve!
Inizaimo con il dire una cosa che mi sono dimenticata. Il titolo è il primo verso della canzone "Before is too late" dei Westlife, album Gravity, anno 2010.
Ringrazio incubus life e milly97 che hanno messo la storia fra le seguite.
Ringrazio ladysynacky che ha messo la storia fra le ricordate.
Ringrazio Medea91h, nemy salvatore, orihime02 e xsemprenoi che hanno messo la stroia fra le seguite.
Ringrazio nemy salvatore, orihime02 e xsemprenoi che hanno commentato il capitolo precedente.
Non mi aspettavo che la storia piacesse così tanto. Grazie anche a chi ha letto e basta.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


All Thing Come To
Those Who Wait


Capitolo Quattro


Callie sospirò. Aveva sonno e mancavano diverse ore prima della fine delle lezioni.
Erano diverse notti che dormiva male e tutto a causa di Zack.
Continuava a sognarlo. E lei non voleva. Posava la testa sul cuscino sperando che il suo inconscio non le facesse brutti scherzi, ma e sue preghiere non venivano ascoltate.
Accanto a lei Chris stava prendendo appunti. Callie lo guardò appena. Pensava che in un certo senso fosse anche colpa sua, visto che faceva parte della sua band. Sospirò e s'impose di concentrarsi su ciò che stava dicendo l'insegnante. Scacciò il pensiero che, forse, scannerizzare l'articolo di Liz sui Music Love, fosse un indice che forse Zack le interessasse. Non era vero, si ripeteva.
Con la mano sinistra si scostò i capelli dalla fronte e sospirò lentamente. Non era il momento di perdersi in inutili pensieri.

«Devo andare dal meccanico, non posso aspettarti.» esclamò Callie rivolgendosi a Liz.
Erano in mensa, sedute al solito tavolo, insieme a Daphne, James, Eddie e Liam.
«Ah no?» mugugnò Liz abbassando il viso.
«Mio padre ha preso appuntamento con il meccanico. Non posso tardare.» spiegò lei.
«E chi mi porta a casa?» piagnucolò Liz guardando l'amica.
Callie trattenne un sospiro. «Non lo so, chiedi a qualcuno.» rispose scrollando le spalle.
Liz sospirò rumorosamente. «Va bene.» disse guardando Callie.
Callie ignorò la faccia supplichevole dell'amica, prese l'arancia e iniziò a sbucciarla. Non poteva fare sempre da tassista a Liz, visto che lei aveva la macchina, ma la usava pochissimo, quasi per nulla. Non le dispiaceva darle uno strappo, ma Liz tendeva a esagerare: se non poteva riaccompagnarla a casa si offendeva, ma Callie, dopotutto non poteva sempre aspettarla, aveva anche lei degli impegni, e quel giorno erano con il meccanico. Lei avrebbe finito la scuola alle tre e mezzo, Liz alle quattro e mezzo, l'appuntamento con il meccanico era per le quattro. Se l'avesse aspettata sarebbe arrivata tardi. E lei non voleva far fare brutta figura a suo padre.
«Se vuoi ti porto a casa io.» si offrì Daphne. Liz le sorrise. «Tanto non ho nulla da fare, Liam si allena oggi.» aggiunse guardando il fidanzato.
Callie si sentì sollevata, anche se le dava fastidio il comportamento di Liz che tendeva a fare spesso la vittima.

«Ci vediamo stasera?» domandò James. Lui e Callie erano in corridoio. Lui doveva andare agli allenamenti di football, lei a parlare con i ragazzi del comitato del ballo di Halloween.
«Sì.» rispose Callie.
«Passo da te alle nove.» esclamò James, si chinò e baciò la ragazza.
Lei lo guardò allontanarsi verso la palestra, e quando sparì dalla sua visuale si voltò e andò nell'aula dedicata al comitato studentesco.
«Il preside non vuole dirci chi suonerà, ha detto che vuole che sia una sorpresa per tutti.» stava dicendo Daphne mentre Calie entrava.
«Perché?» domandò Cindy.
Callie si sedette sulla scrivania accanto a Daphne. «Non ne ho idea.» rispose quest'ultima.
«in ogni caso non pensiamo al questo, ora. Dobbiamo finire di decidere molte cose.» Daphne scese dalla cattedra e distribuì alcuni fogli.
«Ah, venerdì io non ci sono, devo andare dal dentista.» continuò Daphne voltandosi verso Callie.
«Ma cosa...» pronunciò lei. «Quindi devo... dirigere io il tutto?» Callie guardò con sorpresa e anche una leggere preoccupazione Daphne. Non le era mai capitato che al momento dell'allestimento delle decorazioni, fosse da sola. Non era un lavoro molto complicato, ma dover dare ordini non le piaceva, e le piaceva ancora meno il pensiero che quello che potesse fare non sarebbe piaciuto a Daphne.
«Va bene.» disse Callie stringendosi nelle spalle. Daphne le sorrise e Callie si sentì, per un momento, sollevata. Non doveva essere così difficile il compito che le era stato assegnato.

Calliope era in perfetto orario. Entrò nel cortile dell'officina, parcheggiò l'auto e scese. Entrò nell'edificio con la facciata dipinta d'azzurro e si avvicinò al primo meccanico che vide.
«Salve, sono Calliope Zimmerman, mio padre ha preso appuntamento per me...» disse.
L'uomo alzò lo sguardo dal motore dell'auto e guardò la ragazza. «Oh, sì, certo. Solo un momento signorina.» il meccanico si allontanò ed entrò in una stanza.
"No, non lui!" pensò quando vide il meccanico venirle incontro, seguito da un ragazzo.
«Callie.» esclamò il ragazzo.
«Zack.» esclamò lei irritata.
Zack non ci fece caso e seguì la ragazza fino alla macchina.
«Non sei contenta di vedermi?» domandò lui mentre Callie tirò la leva per aprire il cofano.
«Tantissimo, non lo vedi? Sto fremendo dalla contentezza.» ironizzò lei.
Zack piegò a testa di lato e sorrise. «Lo so che mi adori.»
«Tantissimo.» sbuffò Callie, ignorando i sorrisi che Zack le rivolgeva. «Ho visto che avete i distributori, vado a prendermi qualcosa.» aggiunse e si allontanò.
Si domandò perché, pur cercando di evitare Zack più se lo trovava fra i piedi.
Si avvicinò al distributore di bibite, inserì le monete e selezionò l'acqua frizzante.
La bottiglietta da mezzo litro cadde nel cassetto con un tonfo, Callie la prese, sbuffò, l'aprì e bevve un paio di sorsi.
Ripensò a quante volte e dove aveva incontrato Zack. Una volta, il loro primo incontro, fuori dallo Zoe, due volte al centro commerciale, una al supermercato, e una a casa di Travis. Cinque volte, con quella di quel pomeriggio diventavano sei in meno di un mese.
Erano troppe.
Dieci minuti dopo Calliope pagò il conto con i soldi che suo padre le aveva dato e Max, il proprietario dell'autofficina, le fece uno sconto. Callie salutò e andò alla macchina.
«Siamo destinati a stare insieme.»
Callie si trattenne dall'urlare contro Zack. «Non credo proprio.» mormorò e salì in macchina. Zack mise una mano sulla portiera impedendole di chiuderla.
«Molla, devo andare a casa a studiare.» disse duramente Callie.
Zack sorrise, un sorriso quasi compiaciuto. «Tanto lo so che mi adori.» mormorò. «E in ogni caso ci vedremo presto, molto presto.»
«Non credo proprio.» replicò lei, tirando con forza la portiera. Ma la presa di Zack era salda, e Callie era conosciuta per avere la forza di "un criceto morto".
«Io penso di sì.» Zack sorrise e Callie si sentì avvampare. Sperò che lui non se ne accorgesse. «Ci vediamo, Calliope.» Zack fece un gesto con la mano e ritornò nell'edificio.
Callie sbuffò rumorosamente e partì.

***

«Quello striscione pende a sinistra! Sistematelo.» esclamò Callie rivolgendosi ai due ragazzi che stavano sistemando uno striscione all'ingresso della palestra. Loro annuirono e in pochi minuti sistemarono lo striscione.
La palestra era egregiamente addobbata: sulle pareti erano appese ragnatele finte, su cui erano stati sistemati alcuni grossi ragni di plastica. Alcune zucche di plastica facevano bella mostra sui tavoli dove sarebbero state sistemate le bibite.
Callie guardò la cartelletta che stringeva nella mano destra. Le cose da sistemare erano rimaste poche: le bibite, ma a quelle ci avrebbe pensato il professor Morris, e sapere chi era la band che avrebbe cantato durante la serata. Callie guardò l'orologio che portava al polso sinistro, erano le cinque e mezza, la festa sarebbe iniziata alle otto.
«Il palco è quello?»
«Certo, Travis. Il palco è quello.» rispose Callie senza neanche voltarsi. «Che ci fai qui? Non dovresti entrare...» la ragazza si fermò, trovandosi davanti oltre a Travis anche Chris, Antony, Matt e, naturalmente Zack.
Travis sorrise. «Oh, non lo sapevi? Stasera cantiamo noi.»
Callie deglutì a vuoto. «Non lo sapevo. Il preside non ci ha detto nulla.» mormorò stringendo la cartelletta al petto.
«Dobbiamo provare.» esclamò Chris. Callie si limitò ad annuire, tenendo lo sguardo rivolto verso il pavimento. Non voleva incrociare lo sguardo di Zack.
«Te l'avevo detto che ci saremmo rivisti presto.» disse Zack. Callie non rispose. «E credo di aver ragione anche sul resto, non è vero?» continuò abbassando la voce.
«Non devi provare? Muoviti allora.» pronunciò Callie guardando Zack. Lui sorrise e raggiunse gli altri sul palco.
Callie scosse la testa e si avvicinò a Eddie che era venuto per darle una mano.
«Pensi di farcela a finire da solo?» domandò.
«Sì.» rispose il ragazzo. «Perché?»
Callie si passò una mano sul volto. «Ho un principio di mal di testa.» spiegò. «Non manca molto, in venti minuti avrai finito.»
Eddie sorrise. «Non preoccuparti, vai pure a casa.» disse. Callie gli sorrise. «Ci vediamo stasera.» aggiunse il ragazzo.

Alle otto e dieci Callie, vestita da Cappuccetto rosso, accompagnata da James, vestito come il Conte Dracula, entrò in palestra. Dietro di loro si trovava Liz, vestita da strega.
«Avete fatto un buon lavoro.» commentò James guardandosi attorno.
«Grazie.» mormorò Callie stringendosi al braccio del ragazzo.
«Devono proprio cantare loro?» sbuffò James.
Callie alzò le spalle. «Ehm... sì. Li ha voluti il preside.» rispose guardando il palco.
"Non devo guardarlo, che poi stanotte lo sogno di nuovo." pensò Callie, ma i suoi occhi si fermarono su Zack, che aveva abbandonato le tastiere e stava cantando. Rimase incantata dalla sua voce roca e da come si muoveva sul palco.
«Ti sai incantata?» le domandò bruscamente James.
«No.» rispose Callie scuotendo la testa. Quella sera aveva legato i capelli in due codini.
«Va bene.» disse James leggermente dubbioso. «Là ci sono gli altri, dai andiamo.» continuò indicando i loro amici in un angolo della palestra.

Callie, con un bicchiere di succo d'arancia in mano, era appoggiata ad una parete e guardava il palco. James, Liz e gli altri stavano ballando. Guarda Zack. Cercò, ancora una volta, di negare che il ragazzo le piacesse. Scosse la testa. Non poteva fare a meno di pensarci. «Perché lo stai guardando?» James era davanti a lei, con le mani sui fianchi e l'aria arrabbiata.
Callie aprì la bocca e cercò una scusa plausibile. «Chi dovrei guardare? Stavo solo pensando.»
James le posò le mani sui fianchi. «Quel tizio che sta suonando le tastiere. Lo stai fissando da un po'.»
Callie si sentì come un bambino che viene scoperto con le mani nel barattolo della marmellata. «Sul serio? Non me ne sono accorta...» rispose cercando di fare l'indifferente. «Te l'ho detto, stavo pensando, e non a lui.» continuò e fece una risatina.
L'espressione sul viso di James si addolcì e l'abbracciò. Callie si sentì sollevata, il suo ragazzo aveva creduto alla sua bugia.

Ormai era quasi mezzanotte, e la festa era quasi finita. Callie uscì dal bagno e si scontrò con Zack.
«Ci incontriamo sempre.» esclamò lui.
«Per mia sfortuna.» mugugnò lei.
Lui sorrise, le prese un braccio e la costrinse a guardarlo. «Continuiamo ad incontrarci, anche se tu dici non volerlo.» sussurrò lui, con il viso a pochi centimetri da quello di lei. «Vorrà pur dire qualcosa.»
Callie si liberò dalla presa. «Sì, vuol dire che devi lasciarmi in pace!» esclamò lei arrabbiata.
Zack le lasciò il braccio. «Siamo nervose, eh?» replicò lui sorridendo. «Scommetto che sono io a renderti così.» le sussurrò e la baciò velocemente sulle labbra per poi andarsene. Callie rimase impietrita in mezzo al corridoio. Si portò una mano sulle labbra, ancora scossa per quel bacio non richiesto.
«Pensavamo che ti fossi persa, stavamo per mandare una squadra di soccorso.» scherzò Eddie quando Callie tornò dagli amici.
«Ero in bagno.» rispose lei. Guardò James e sperò che lui non si accorgesse del suo stato d'animo. L'aveva tradito, anche se lei era stata colta di sorpresa. Non poteva dire che non lo voleva, perché non era vero.
«Direi che possiamo andare.» disse Liz.

***

Callie aprì la porta di casa canticchiando. Era felice. Aveva preso il massimo dei voti al test di storia, non vedeva Zack da un paio di settimane, Liz era meno piagnucolosa e appiccicosa del solito e James era meno geloso.
Posò la giacca sulla panca bianca che si trovava accanto alla porta e andò in salotto.
Sul divano si trovava Tracy, con le mani si copriva il viso. Stava singhiozzando. L'unica volta che l'aveva vista così sconvolta era stato alla morte del figlio.
In piedi accanto a lei si trovava Adrian, che stava parlando al cellulare e appena vide la ragazza salutò il suo interlocutore. «Calliope...» mormorò l'uomo.
«Cosa succede? Perché siete qui?» domandò Callie.
Adrian si passò una mano sul volto. Callie pensò che fosse stanco.
«Perché piangi?» domandò Callie guardando Tracy.
«Ci hanno chiamato qualche ora fa...» spiegò Adrian.
«Non capisco.» mormorò Callie sedendosi accanto a Tracy.
«Dio... come posso dirtelo?» Adrian si accasciò sul divano.
«Dirmi cosa?» mormorò Callie sempre più confusa.
«Hanno avuto un incidente!» strillò Tracy balzando in piedi.
Callie aprì la bocca sorpresa. «Cosa? Chi?» domandò con un filo di voce, bastò un'occhiata di Adrian per capire che i suoi genitori erano morti.
«Non è vero.» esclamò scuotendo la testa e guardando Adrian.
L'uomo annuì debolmente. «Mi dispiace tesoro.» sussurrò abbracciandola. Callie rimase immobile, con le mani appoggiate sulle ginocchia e alcune ciocche di capelli scivolarono fino a coprirle il viso. Non riusciva a fare altro che guardare la televisione spenta di fronte a lei.
Una voce nella testa continuava a ripeterle "Non ci sono più. Mamma e papà sono morti. Non ci sono più."
Callie si liberò dall'abbraccio di Adrian, si alzò è andò in cucina.
«Cosa fai?» le chiese lui, che l'aveva seguita.
«Ho sete.» rispose lei meccanicamente, aprendo il frigo e prendendo la bottiglia d'acqua. Sentiva su di sé lo sguardo di Adrian. Aveva tante domande da fare, ma non riusciva a pensare chiaramente.
«Perché loro?» domandò voltandosi.
«Non lo so.» mormorò Adrian. «Da quello che ci ha detto la polizia loro hanno attraversato un incrocio e un furgone li ha presi in pieno.»
Callie posò il bicchiere sul tavolo e si coprì le mani con le orecchie, non voleva ascoltare nulla. «Vado in camera mia.» mormorò.
«Siamo noi i tuoi tutori.» esclamò Adrian. «I tuoi genitori lo volevano.» continuò, ma ormai Callie aveva salito le scale.
La ragazza entrò in camera sua, si chiuse la porta alle spalle e si buttò sul letto. Afferrò l'orsacchiotto posato sul cuscino e lo strinse a sé. Voleva piangere ma non ci riusciva. Non riusciva a fare nulla, neppure a pensare, si limitava a fissare il soffitto bianco.
Non sapeva dire per quanto tempo fosse rimasta così, stesa sul letto con il pupazzo fra le braccia. Si accorse di essere stata coperta e di non avere più le scarpe. Pensò che fosse stato Adrian. Si mise a sedere sul letto e guardò fuori dalla finestra. Era buio. Afferrò la sveglia e guardò l'ora, erano quasi le dieci di sera. Guardò la foto appesa alla parete di fronte a lei, ritraeva lei e i suoi genitori in vacanza a New York.
Sulla sedia della scrivania era stata posata la sua borsa.
Callie si alzò, indossò le scarpe e scese al piano inferiore.
«Calie.» la chiamò Adrian. Lei lo ignorò e si guardò attorno. Sulle pareti c'erano foto che la ritraevano insieme alla sua famiglia. Ovunque voltasse la testa i suoi genitori le sorridevano felici, ma erano solo delle fotografie, non era più la realtà. Improvvisamente si rese conto che mamma e papà non le avrebbero più sorriso, che non li avrebbe più visti, che sua madre non le avrebbe preparato più la colazione. Suo padre non le avrebbe più chiesto come fosse andata la giornata, che non le avrebbe più detto di far restare James a cena... erano morti.
Adrian la chiamò ancora, ma lei non rispose e guardò la porta d'ingresso di fronte a lei. C'erano solo due persone da cui voleva andare, e sapeva perfettamente dove trovarle. Si avvicinò alla porta mentre Adrian le chiedeva cosa volesse fare. Lei lo guardò, aprì la porta e uscì incominciando a correre.

***

I ragazzi erano sulla spiaggia. Mancava circa una settimana al giorno del Ringraziamento, ma la spiaggia non era del tutto deserta.
«Guardate là.» esclamò Antony indicando una figura in lontananza. Gli altri guardarono dove stava indicando il ragazzo, scorgendo una figura che correva nella loro direzione.
La ragazza scavalco un piccolo masso, e quando era a un paio di metri da loro inciampò in un pezzo di legno e cadde a terra.
«Ma è... Callie!» esclamò Travis alzandosi e avvicinandosi alla ragazza che si era messa in ginocchio. Chris seguì l'amico.
«Perché piangi in questo modo? Cosa è successo?» le domandò Travis aiutandola ad alzarsi e la condusse dove prima era seduto lui, un grande masso piatto.
«Chiama casa sua.» ordinò Travis a Chris. Gli altri, Antony, Matt, Zack e Clarissa li guardarono senza parlare.
«Perché?» domandò Chris incrociando le braccia al petto.
«Perché è sconvolta!» rispose Travis scostandosi una ciocca di capelli neri dalla fronte. Si inginocchiò davanti a Callie e le strinse le mani. «Cosa è successo?» le chiese dolcemente. Callie non rispose e continuò a piangere.
Chris tornò dall'angolo in cui era andato a chiamare, scostò Travis e abbracciò Callie. «Tesoro... mi dispiace.» le sussurrò.
«Fate capire anche a noi perché è qui?» esclamò duramente Clarissa.
«Sono morti.» disse Callie con il viso premuto contro la spalla di Chris.
«Chi?» domandò Matt, che non stava capendo più nulla.
«Mamma e papà.» rispose Callie alzando la testa.
Rimasero tutti in silenzio, si sentiva solo il rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia e alcune risate lontane.
Travis aprì la bocca, ma la richiuse subito: non sapeva cosa dire. Si limitò ad accarezzarle il braccio destro. Callie si limitò a farsi coccolare dai suoi amici, fino a quando Matt non le mise davanti un bicchiere d'acqua.
«Grazie.» sussurrò lei. Matt le sorrise e tornò a sedersi in mezzo a Antony e Zack.
Matt, che era il più grande -aveva quasi ventitré anni- guardò Zack, che stava osservando Callie. «Vai da lei.» gli mormorò.
«Non posso.» Zack si passò una mano sul viso.
«Sì che puoi.» ribatté Matt.
Zack voltò la testa verso di lui. «Non mi sembra il momento adatto.» mormorò. Guardò Callie che piangeva fra le braccia di Chris, mentre Travi e Clarissa rimanevano vicino a lei. Zack si alzò e andò da loro sistemandosi dietro Callie.
Voleva fare qualcosa ma non sapeva cosa fare, qualsiasi cosa gli veniva in mente gli sembrava troppo stupida, infantile e fuori luogo.
Si accorse che Callie era uscita di casa senza la giacca, indossando solo una maglietta a maniche lunghe. Velocemente controllò di non avere nulla nelle tasche della sua giacca, se la tolse e la posò delicatamente sulle spalle della ragazza.
Callie alzò il viso sorpresa, quasi non si aspettasse di trovarselo lì.
«Grazie.» mormorò. Zack le sorrise.

«Grazie ragazzi.» esclamò Adrian quando Travis e Chris riportarono a casa Callie.
«Di nulla.» rispose Travis, per poi tornare alla macchina con Chris.
«Vado in camera.» disse Callie. Adrian annuì.
La giovane entrò in camera, si spogliò e indossò il pigiama. Stava per infilarsi sotto le coperte quando si accorse che per terra c'era la giacca di Zack. D'istinto si alzò in piedi, la raccolse, la indossò e tornò a letto.

Salve!
Nell'ultima parte ho cambiato il POV, ma dal prossimo capitolo tornerà tutto normale. L'ultima parte non mi è uscita esattamente come volevp... ma spero che vi piaccia ugualmente!
Ringrazio chi legge, chi ha messo la storia fra le seguite, fra le preferite e le ricordate.
Grazie.
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Questo è il nuovo sito che sto creando, riguarda Shane Filan e la sua carriera solista, quando i Westlife si scioglieranno, ossia quest'anno :(

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Cinque


Calli aprì gli occhi, si girò sul fianco e guardò la sveglia. Erano le dieci del mattino.
Adrian entrò nella sua camera con un vassoio in mano. «Ti ho portato la colazione.» esclamò vedendo la ragazza sveglia. «Ho chiamato il preside e l'ho avvertito.» aggiunse, si avvicinò al letto e fece una carezza alla ragazza.
«Grazie.» mormorò Callie. Adrian fece un sorriso tirato ed uscì dalla camera. Callie si alzò e si accorse di indossare ancora la giacca di Zack. La tolse e la lasciò sul letto, si alzò e si sedette alla scrivania. Adrian le aveva preparato i pancake e una spremuta d'arancia.
Versò lo sciroppo d’acero sui pancake, ne tagliò un pezzo e iniziò a mangiare. Callie si accorse di avere fame, non mangiava dal pranzo del giorno prima. In pochi minuti finì la colazione e tornò a letto. Guardò la giacca di Zack e pensò che doveva ridargliela. Lui era stato così gentile a prestargliela. Callie afferrò la sua borsa e cercò la ricevuta di quella volta che era andata dal meccanico. La trovò in una delle taschine interne, la prese e l'appoggiò sul comodino. Prese il cordless e chiamò il numero riportato sul foglio. Sperò che a risponderle fosse proprio Zack.
«Max Car.»
«Zack?» sussurrò Callie, stringendo con la mano libera il cuscino.
«Callie? Sei tu?» domandò Zack sorpreso.
«Sì... io ieri... non mi sono accorta di essere andata via con la tua giacca...» continuò a mormorare Callie.
«Oh, non preoccuparti. Puoi ridarmela quando vuoi. Oppure puoi darla a Travis o Chris.» disse Zack.
Callie spostò la mano dal cuscino alla bocca e incominciò a mordicchiare le pellicine attorno all'unghia del pollice. «Oh...va bene.» sospirò. «Io... grazie ancora.» esclamò.
«Ciao Zack.» disse dopo un attimo di silenzio.
«Ciao Callie.» pronunciò Zack. La ragazza si stupì del tono dolce del ragazzo.
Guardò il telefono e lo posò sul comodino.
Si sdraiò di nuovo sul letto, voleva solo dormire.

Callie venne svegliata dal suono del telefono. Allungò una mano e prese il cordless. «Pronto?» biascicò ancora assonnata.
«Cosa fai, dormi? Stamattina ti ho aspettato, ma sono dovuta andare a scuola con la mia macchina.... » esclamò Liz. «E sono arrivata in ritardo! Tutto per colpa tua!»
Callie si passò una mano sul viso. «Liz... ieri...»
«Non m'interessa cosa hai fatto ieri! Ho preso una nota per colpa tua!» gridò l'altra.
«Stupida! Ti importa solo di te! Perché non mi chiedi come mai non sono venuta a scuola?» urlò Callie. «Ieri i miei sono morti! Morti! Non li rivedrò mai più!» continuò con la voce rotta dalle lacrime. Non aspettò una risposta da Liz e chiuse la chiamata, per poi lasciar cadere il telefono sul tappeto. Non le importava se poteva rompersi. Non le importava di nulla in quel momento.
Dopo pochi istanti il telefono squillò ancora. Callie lo lasciò suonare, ci avrebbe pensato Adrian oppure Tracy a rispondere. Mise la testa sotto al cuscino e tirò le coperte fino a sopra le orecchie.
Pochi secondi dopo il telefono cessò di suonare.
«Era la tua amica Liz, dice che le dispiace.» disse pochi minuti dopo Adrian entrando in camera di Callie. La ragazza tolse la testa da sotto il cuscino e abbassò le coperte.
«Si scusa per essersi arrabbiata.» continuò l'uomo.
«Va bene.» mormorò Callie.
«Io e Tracy più tardi andremo all'obitorio... vuoi venire?» chiese Adrian.
Callie lo guardò e fece una smorfia. Non sapeva cosa fare. Andare oppure no? Andare e rischiare di avere gli incubi per il resto della vita o non andare e avere il rimorso?
«Non lo so.» rispose in un sussurro. Adrian annuì e uscì dalla stanza.
Callie prese il telefono che aveva lasciato cadere sul telefono e schiacciò il tasto per richiamare l'ultimo numero che aveva composto.
«Max Car.» disse Zack. Callie sospirò di sollievo.
«Sono Callie, scusa se ti disturbo di nuovo...» disse.
«Nessun disturbo.» esclamò lui.
Callie si mordicchiò il labbro inferiore. «Secondo te, dovrei andare all'obitorio? Io non so cosa fare...»
«Devi deciderlo te.» rispose Zack.
«Io non so cosa fare.» mormorò lei. «Se ci vado e mi pento? E se non ci vado e mi pento ugualmente?»
«Non so cosa consigliarti.» disse Zack.
Callie sospirò e posò la testa sul cuscino. «Io non voglio andarci. Ma se poi gli altri mi dicono che sbaglio?»
«Non devi pensare a quello che diranno gli altri.» rispose Zack. «Devi fare quello che ti senti.»
Callie sospirò ancora. «Lo so. Io... grazie.»
«Di nulla. E scusami per la sera del ballo.» disse Zack. «Per il bacio.» continuò abbassando la voce.
«Non preoccuparti.» disse lei. Un rumore di portiere che si chiudevano attirò la sua attenzione. Si alzò e guardò fuori dalla finestra. James, Liz, Daphne, Eddie e Liam si stavano avvicinando all'ingresso. «Devo andare. Ciao Zack.» e senza aspettare una risposta gettò il cordless sul letto. Sentì la porta d'ingresso aprirsi e la voce di Adrian. Callie guardò la giacca di Zack ancora posata sul letto, la prese e la mise nell'armadio. Nessuno, in particolare James, doveva sapere dove era stata la sera prima.
Si sedette sul letto e un paio di secondi dopo James aprì la porta della sua stanza.
«Tesoro mio.» mormorò il ragazzo abbracciandola. Lei si strinse a lui e posò la testa sulla sua spalla.
Il ragazzo si scostò e si sedette accanto a lei. Liam e Daphne rimasero in piedi vicino all'armadio bianco.
«Ci dispiace tanto.» esclamò Daphne. Callie la guardò, si aspettava un po' di più da lei.
Eddie si limitò ad abbracciarla, per poi sedersi sulla sedia.
Liz si avvicinò al letto e strinse Callie. «Scusami per prima.» disse. Callie guardò la sua migliore amica. Qualcosa non l'aveva convinta.
Secondo lei si era scusata solo perché doveva farlo, non perché sentisse di fare delle scuse.
Nella stanza calò il silenzio, erano tutti imbarazzati. Per alcuni minuti non parlò nessuno.
«Quando ci sarà il funerale?» domandò Liam infilando le mani nelle tasche dei pantaloni della tuta della squadra di football.
«Non lo so.» rispose Callie guardandolo, era quasi grata che avesse rotto il silenzio. «Prova a chiederlo ad Adrian.» aggiunse posando la testa sulla spalla di James. Lui le circondò la vita con il braccio destro.
«Domani ti porto i compiti.» esclamò Liz. «Andiamo?» chiese rivolgendosi a Daphne, la quale annuì.
«Ma come... andate già via?» mormorò debolmente Callie.
Liz annuì. «Devo fare il compito che mi hanno dato come punizione.» rispose. Eddie si alzò e insieme a Daphne, Liam e Liz si avviò alla porta. «Ti aspettiamo alla macchina.» esclamò Liam pria di chiudere la porta dietro di lui.
Callie abbracciò James, voleva sentirsi protetta, dato che i suoi non potevano più farlo.
«Dovresti farti una doccia.» disse James alzandosi.
«Cosa?» esclamò, più arrabbiata che stupita, Calie. «Vuoi dire che... puzzo?»
James annuì. «Devo andare.» disse, le baciò la guancia.
«Ti chiamo più tardi.» aggiunge prima di uscire.
Callie guardò la porta chiudersi. Non riusciva a capire il motivo per cui i suoi amici fossero rimasti così poco da lei. Ripensò al tono con cui Liz aveva pronunciato la frase relativa al compito assegnatole come punizione. Sembrava quasi che fosse colpa sua. Fissò la porta finché non sentì l’auto di Liam allontanarsi.
Ma quello che le faceva più male erano stati le parole e l'atteggiamento di James.
Afferrò il telefono e con le mani che tremavano compose il numero di casa di Travis.
«Casa Bones.» le rispose la madre di Travis.
«Son Calliope, Travis è in casa?» domandò Callie.
«Oh, Calliope... mi dispiace per i tuoi genitori.» disse la signora Bones.
«Grazie.» mormorò Callie.
«Vado a chiamare Travis, sta studiando.» le disse la donna. «Aspetta un attimo.»
Callie sospirò. Non sapeva neppure lei il perché stesse chiamando Travis. Sapeva solo che non poteva chiamare -di nuovo- Zack, tre volte in un giorno erano troppe, e chiamare Chris voleva dire farlo arrabbiare e correre da James per prenderlo a pugni. No, Travis, era l'unico persona che poteva chiamare.
«Ciao Callie.» esclamò Travis.
«Ciao Travis, io volevo dirti...» Callie si bloccò, non sapeva cosa dire. «Volevo dirti... che prima è venuto qui James e lui non ha voluto abbracciarmi perché....»
«Perché cosa?» la incalzò dolcemente lui.
«Mi ha detto che devo farmi la doccia.» rispose Callie. Prese un respiro profondo e continuò. «Secondo te è normale?»
«No, non è normale. James è un cretino, lo sai che l'ho sempre pensato.» disse Travis.
Callie sapeva che lui e James non si erano mai sopportati, anche se non aveva mai capito il perché. «Io pensavo...» iniziò a parlare.
«Lo so che ci tieni a lui, ma è stato un cretino insensibile. Come si possono dire certe cose?» esclamò duramente Travis.
«Magari è sconvolto...» disse Callie alzandosi in piedi e si avvicinò allo specchio appeso al muro vicino ala scrivania.
«Cosa? No, Callie, non è lui che deve essere sconvolto, quella sei tu.» Travis sospirò profondamente. «James è stupido.»
Callie fissò il suo viso riflesso allo specchio. «Io... non so più cosa pensare. mi scoppia la testa.» mormorò. «E ho anche fame.»
«Mangia.» le disse Travis. «Ci vediamo.» aggiunse prima di riattaccare.
Callie si avvicinò alla sedia e si lasciò cadere su di essa. Travis era arrabbiato con James, l'aveva capito. E per fortuna non gli aveva raccontato di Liz. Decise di scendere in cucina. Era dal giorno prima che non vedeva Tracy.
«Callie... hai fame?» le disse Adrian vedendola apparire in cucina. Callie annuì. «Sto cucinando delle bistecche, le ho trovate nel frigo, avevo paura che andassero a male.»
Callie annuì ancora. «Tracy?» domandò.
«E' in garage, sta pulendo la nostra auto.» rispose l'uomo «Sai com'è fatta.» aggiunse cercando di fare un sorriso, ma fece solo una smorfia. Callie abbozzò un sorriso. «Vado da lei.»
Mentre si dirigeva verso il garage pensò a quando Joey, il figlio di Adrian e Tracy si era ammalato di leucemia per poi morire quattro mesi dopo. Callie non aveva mai visto Tracy comportarsi in quel modo. Dopo il funerale del piccolo -aveva solo sette anni-, era tornata a casa, si era cambiata il vestito, aveva indossato una tuta scolorita e aveva iniziato a pulire le fughe delle piastrelle del bagno con un vecchio spazzolino.
Tracy era rimasta lì per delle ore, e nessuno era riuscito a spostarla. E nei giorni seguenti aveva pulito a fondo tutta casa.
«Tracy, la cena è quasi pronta.» disse Callie entrando in garage.
La donna, che stava pulendo la carrozzeria della macchina si fermò e fissò la ragazza. «Ciao tesoro.» esclamò sorridendo debolmente. «Arrivo.» La cena si svolse quasi in silenzio, nessuno di loro aveva voglia di parlare, così si limitarono a dirsi cose come "mi passi il sale?" "Vuoi ancora qualcosa?"
Alla fine, alle nove e mezzo, dopo un lungo bagno caldo, Callie andò a dormire.
Aveva appena posato la testa sul cuscino quando si ricordò della giacca di Zack nell'armadio. Si alzò, la prese e tornò a letto; e stringendo quel pezzo di stoffa di jeans si addormentò.

Il silenzio al cimitero era interrotto dalle parole de prete. Callie, in piedi in mezzo a Tracy e Adrian, fissava i suoi piedi.
Dietro di lei, c'erano i suoi amici. James le aveva sorriso quando lei si era voltata e Callie dimenticò le parole che lui le aveva detto un paio di giorni prima.
Alla fine non era andata all'obitorio e né Adrian né Tracy le avevano detto qualcosa.
Callie alzò il viso e vide, a qualche metro di distanza, Chris, Travis, Clarissa, Antony, Matt e Zack. Callie abbozzò un sorriso nella direzione dei ragazzi e Zack ricambiò.
Callie abbassò il viso sentendosi colpevole. Aveva sorriso a Zack -perché quel sorriso era per lui- quando dietro di lei c'era James. Non era quello il momento di sorridere a Zack, non durante il funerale dei suoi genitori.

«Perché sono qui?» chiese James quando il funerale finì.
«Chi?» domandò Callie, anche se aveva capito a chi si riferiva.
«Gli sfigati.» rispose il ragazzo facendo un cenno con la testa.
«Ehm... perché eravamo amici? Perché conoscono... conoscevano mamma e papà?» rispose Callie aprendo la portiera dell'auto. Adrian e Tracy era a qualche metro di distanza e stavano parlando con alcune persone.
«Per Chris, Travis e Clarissa va bene. Ma gli altri tre?» James aveva abbassato il tono della voce.
«Non lo so.» rispose stancamente Callie. «Chiedilo a loro.» aggiunse e salì in macchina.
James sospirò profondamente e Callie capì che si stava arrabbiando.
«Non arrabbiarti, per favore. Non oggi.» lo supplicò lei.
L'espressione del viso di James si addolcì. «Scusa. Ci vediamo domani.» le sussurrò all'orecchio prima di baciarla. Lei annuì e notò che Zack li stava guardando. Quando James si allontanò, lei si girò verso Zack era già scomparso, e inaspettatamente si sentì delusa. Non l'aveva più sentito ne visto dal giorno in cui l'aveva chiamato al telefono.

Salve! Ringrazio chi ha letto questo capitolo e quelli precedenti, chi ha messo la storia fra le seguite, ricordate e preferite.
Grazie mille.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Sei

Callie era tornata a scuola da un paio di giorni. Affianco a lei Liz chiacchierava senza sosta. Anche quella mattina si era fatta venire a prende.
«Liz... puoi smetterla, per favore?» Callie afferrò per una spalla l'amica, facendola fermare in mezzo al corridoio. «Mi stai facendo venire mal di testa.»
Liz la guardò sorpresa. «Ti stavo solo informando.» si giustificò abbassando il viso.
Callie sorrise. «Lo so.» disse e riprese a camminare. Incrociò lo sguardo di Travis che le sorrise.
«Cosa vuoi? Lasciaci in pace!» esclamò Liz. Callie abbassò la testa sentendosi osservata dal ragazzo.
«Non voglio nulla.» rispose Travis e chiuse con forza l'anta dell'armadietto. «Non voglio nulla da un'isterica come te.» esclamò rivolgendosi a LIz..
«Ma come ti permetti?» sbraitò Liz attirando l'attenzione di alcuni compagni. «Io isterica?» continuò a brontolare abbassando la voce.
«Perché lo sei. Sei un'isterica approfittatrice.» rispose Travis. «Ci vediamo Callie.» continuò prima di allontanarsi.
«No, voi due non vi vedrete. Sei solo uno sfigato.» esclamò Liz, mentre Callie riprendeva a camminare.
Callie si fermò davanti al suo armadietto e lo aprì. Si voltò e notò Travis che parlava con Chris. I due si accorsero di essere guardati da Callie.
«Perché li stai guardando?» domandò Liz. «Lo sai che James è geloso.» Liz fissò Callie.
«Non li stavo guardando.» rispose Callie infilando alcuni libri nell'armadietto.
Liz voltò appena il viso, e notò che Travis e Chris le stavano ancora osservando. «Invece sì. Li stavi guardando.»
Callie sbuffò. «Pensala come vuoi.» mormorò chiudendo l'anta.
«Mi aspetti dopo?» chiese Liz seguendo l'amica lungo i corridoi dell'edificio scolastico.
Callie sbuffò e alzò gli occhi al cielo. «Certo, come potrei non farlo?» disse ironicamente.
Liz non si accorse del tono di voce dell'amica e sorrise. «Grazie! Ci vediamo in mensa.» esclamò prima di entrare nel laboratorio di scienze.
Callie sbuffò ancora ed entrò nell'aula di letteratura che si trovava di fronte al laboratorio di scienze. Si sedette al suo posto -secondo banco a partire dal muro a sinistra in penultima fila- posò la borsa ai suoi piedi e guardò l'insegnate che stava sistemando alcuni fogli sulla scrivania in attesa dell'arrivo di tutti gli studenti. La giovane si sentì osservata e si voltò verso destra. Da uno dei primi banchi Travis la stava guardano e Callie riuscì a scorgere un'ombra di delusione.
Callie poteva tirare ad indovinare cosa potesse averlo deluso: lei. Sapeva che con il suo comportamento -ignorare lui e Chris, dopo tutto quello che loro avevano fatto per lei- non era giusto. Ma lei non poteva farci nulla. E pensare che, oltre ad aver raccontato quello che le aveva detto James, Callie aveva detto a Travis della sfuriata di Liz, e non sapeva perché l'aveva fatto. Per questo quella mattina Travis aveva chiamato Liz "isterica approfittatrice". Si passò una mano sul viso e si concentrò sul professore. Improvvisamente si ricordò di avere ancora a casa la giacca di Zack. Doveva anche lavarla visto che la portava a letto con sé quando andava a dormire. Non sapeva neppure lei perché lo facesse, sapeva solo che la cosa la faceva stare bene, e ciò la faceva sentire in colpa verso James.

«Venerdì do una festa. Naturalmente voi ci sarete.» esclamò Liam. Erano un mensa e il quarterback osservava con disgusto gli spinaci nel piatto bianco di plastica dura.
«Io... non lo so se vengo.» mormorò Callie che dopo aver passato il giorno del Ringraziamento con Adrian e Tracy non se la sentiva di andare a qualche festa.
«Come no?» domandò sorpreso James.
Callie alzò le spalle. «Non me la sento.» rispose. «Scusa.» disse rivolgendosi al suo ragazzo che fece una smorfia di disappunto.
«Ma non puoi mancare!» esclamò, quasi indignata, Liz.
«Dai, piccola, vieni.» James circondò le spalle di Callie con un braccio. «Hai bisogno di divertirti!»
«E io ho bisogno che qualcuno mi venga a prendere.» mormorò Liz.
Callie sbuffò. Liz pensava sempre che gli altri dovessero farle da tassista. «Non lo so. Per ora per me è no, ma potrei cambiare idea.»
James sorrise e la baciò. «Devi venire, ci divertiremo.» le sussurrò.
Callie sorrise, guardò gli altri che erano rimasti in silenzio e si accorse di non esserne stupita. Liam, Daphne ed Eddie non le avevano parlato molto dal giorno del funerale. Si sentiva delusa dai suoi amici.
«Su, dai vieni! Così potete passare a prendermi!» Liz fece un sorriso che Callie ricambiò a fatica.

«Vorrei sapere perché quelli continuano a guardarti.» esclamò Liz.
«Non lo so, vai da loro e chiediglielo.» Callie aprì la portiera della macchina e gettò la borsa sul sedile posteriore.
«Nah... non vado da quei tre.» disse Liz salendo in macchina. «Non è che mi nascondi qualcosa?»
Callie si bloccò. Certo che le stava nascondendo qualcosa. «No, non nascondo nulla!» mentì sorridendo. «Non potrei mai farlo!» continuò avviando la macchina.
«Bene.» anche Liz sorrise. «Allora vieni alla festa?»
Callie sospirò. «L'ho già detto, non lo so. Dipende da come mi sento venerdì.» rispose.
«Su, dai vieni.» esclamò Liz. «Lo sai che se tu non ci sei James non mi viene a prendere!»
«Ma cosa pensi, che io sia la tua tassista personale?» esclamò Callie con veemenza. «Cazzo, Liz. La patente ce l'hai, la macchina pure... vedi di usarla!» continuò.
«Ma io... lo sai che non mi piace guidare.» si lamentò Liz.
Callie alzò gli occhi al cielo. Era sempre la solita scusa quella che le propinava Liz. E lei si stava stufando.

Un altro giorno di scuola, giovedì, per l'esattezza. Doveva ancora dare una risposta a James, se sarebbe andata alla festa oppure no. Callie armeggiò con il lucchetto dell'armadietto. «Apriti, stupido!» mormorò. E quello, come se l'avesse sentita, si aprì.
«Hai ripreso ha parlare con l'armadietto?»
Callie si voltò, sorpresa di trovare Chris di fronte a lei. «Ogni tanto mi ascolta.» rispose lei.
«Cosa vuoi, Sfigato? Sparisci!» ordinò James avvicinandosi ai due. Chris guardò Callie, ma lei non disse nulla e abbassò il viso sentendosi colpevole.
«Allora?» incalzò James. Chris guardò un'ultima volta Callie e si allontanò in silenzio. La ragazza si sentì in colpa, non era la prima volta, e non sarebbe stata l'ultima, in cui James se la prendeva con Chris. Quello che lei aveva sempre considerato il suo migliore amico.
«Cosa voleva?» domandò James sfiorandole la guancia con i polpastrelli.
«Niente.» rispose lei. «Non voleva nulla.»
James fece una smorfia, e a Callie sembrò poco convinto della risposta ricevuta.
«Ci sei domani sera?» mormorò James all'orecchio di Callie.
Lei si morse le labbra e si guardò attorno. Chris, poco più in là, stava sistemando qualcosa nel suo armadietto. «Non lo so...» rispose guardando il pavimento.
«Dai, piccola, vieni.» disse James.
Callie alzò il viso, e lo guardò. Improvvisamente le tornò in mente la giacca di Zack, che lavata e infilata in un sacchetto di plastica, aspettava solo di essere riconsegnata al suo legittimo proprietario. Doveva ridargliela. Quel giorno.
«Ti chiamo più tardi, adesso vado o faccio tardi.» disse Callie cercando di sorridere. Non voleva andare a quella festa, non voleva andarci né con James né con nessun'altra persona.

Finalmente la lezione di economia era finita. Callie pensò che chi avesse deciso di mettere quella lezione dopo il pranzo doveva essere un pazzo. O un sadico. Oppure entrambe le cose.
Si massaggiò le tempie e camminò lungo il corridoio, diretta verso il bagno. Doveva anche aspettare Liz, e la cosa non l'alettava molto. Le stava venendo mal di testa e in più voleva rivedere Zack, doveva ridargli la giacca.
Incrociò Travis, Chris e Clarissa e sorrise verso di loro, ma rimase leggermente perplessa quando Clarissa e Travis la ignorarono. Chris invece la guardò. E quello sguardo a Callie non piacque. Era odio, quello che leggeva negli occhi di Chris. Puro odio. La ragazza abbassò la testa e continuò a camminare.
Callie spinse la porta del bagno che si aprì con un cigolio, lasciò cadere la borsa vicino al cestino della spazzatura e si guardò allo specchio.
Nulla stava andando bene. Liz la trattava come una tassista, James non riusciva a capirla fino in fondo, Daphne, nel comitato studentesco, si stava rivelando sempre più dispotica. Eddie pensava solo a fare il pagliaccio, mentre Liam era il solito egocentrico.
Callie si bagnò il viso, stanca di tutto quello che le stava accadendo.
«Stai bene?»
Callie guardò la ragazza al suo fianco. Era Emma, una ragazza del terzo anno. «Sto bene, ho solo in po' di mal di testa.» rispose asciugandosi le mani. Prese la sua borsa e fece quei pochi passi che la separavano dalla porta.
«Emma?» chiamò.
La ragazza si voltò. «Sì?»
Callie si avvicinò a Emma. «Tu sei nella redazione del giornale scolastico con Liz, vero?» domandò.
«Sì, certo.» rispose Emma.
«Ecco... puoi dirle che non mi sento bene e che sono tornata a casa?» chiese Callie. Per quel giorno ne aveva abbastanza della scuola.
Emma sorrise. «Certo, vai pure a casa a riposare.» rispose.
Callie sorrise a sua volta e uscì dal bagno. Non sarebbe andata a casa.

La macchina si fermò nel parcheggio della caffetteria. Callie sospirò e guardò l'autofficina dove lavorava Zack. Osservò, Max, il proprietario, uscire dall'edifico e dirigersi verso la caffetteria. Callie prese la sua borsa e scese dalla macchina. Aprì il bagagliaio e prese il sacchetto contenente la giacca di Zack. Lentamente attraversò la strada, il cuore in subbuglio. Non vedeva Zack dal giorno del funerale dei suoi genitori, e voleva dirgli tante cose.
«Zack?» lo chiamò entrando nell'autofficina. Il ragazzo era chino sul motore di un'utilitaria rossa.
«Hai problemi con la macchina?» le chiese lui bruscamente.
«No, nessun problema.» Callie fece un paio di passi verso di lui. «Ti ho riportato la giacca.» continuò.
Zack si morse il labbro inferiore, si avvicinò a lei e prese il sacchetto che Callie gli stava porgendo. «Grazie.» mormorò. «Ora puoi anche andartene.»
Callie aprì la bocca sorpresa. Non si aspettava un tono del genere da lui. «Ma come...» mormorò guardandolo. Zack, però, evitò il suo sguardo. Si avvicinò ad una tavolino e vi gettò sopra il sacchetto.
«Zack... io....» mormorò Callie. Zack le voltava la schiena.
«Sei solo una stronza.» disse il ragazzo senza voltarsi.
«Cosa? Perché?» esclamò Callie.
«Perché?» Zack voltò il viso. Callie non l'aveva mai visto così arrabbiato. «Perché...» ripeté Zack e Callie annuì.
Zack si voltò completamente verso di lei. «Vuoi veramente saperlo?» chiese. togliendosi i guanti da lavoro e stringendo le mani a pugno.
Callie annuì ancora, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.
«Bene.» Zack si inumidì le labbra e prese un respiro profondo. «Sei una stronza perché, nonostante Chris e Travis ti siano rimasti vicina dopo la morte dei tuoi genitori tu ancora li eviti.»
Callie lo guardò sorpresa, non pensa che Chris o Travis gli riferissero quello che accadeva a scuola.
«Non guardarmi così, so cosa succede nella vostra scuola.» disse lui come se l'avesse letta nel pensiero. «So un sacco di cose. Travis, quando inizia a parlare, non la smette.» continuò accennando un sorriso che però si spense subito.
Callie continuava a guardarlo. Se Travis non riusciva a tenere la bocca chiusa, allora Zack sapeva tutto. Callie impallidì a questo pensiero. Zack sorrise, ma nei suoi occhi brillava la cattiveria. «Oh, si, so pure quello che ti ha detto James e come si è comportata la tua amica isterica.» il ragazzo incrociò le braccia al petto.
Callie abbassò il viso e si morsicò il labbro inferiore. Non riusciva più a reggere lo sguardo, carico di odio, di Zack. E la cosa le faceva male.
«Sei una stronza. Chris e Travis ti vogliono bene, ti sono stati vicini quando ne hai avuto bisogno... e tu cosa fai?» Zack si fermò e fissò Callie. La ragazza percepiva il suo sguardo su di sé, ma non osava alzare l viso verso di lui. Aveva paura di quello che poteva vedere.
«Li ignori, non difendi Chris quando quello cretino del tuo ragazzo lo offende...» Zack si avvicinò a Callie, le prese il viso con una mano costringendola a guardarlo. «Sei una stronza. Ecco cosa sei.»
Callie non sapeva cosa dire. Sentiva che sarebbe scoppiata in lacrime da un momento all'altro.
«Zack, io pensavo... credevo che tu...» mormorò la ragazza.
Zack fece una smorfia e lasciò il viso di Callie. «Anch'io credo che tu fossi diversa, ma evidentemente mi sbagliavo.» esclamò. «Ed ora tornate da quel cretino con cui stai.» aggiunse.
Callie lo guardò, sentendosi il cuore rompersi in mille pezzi. Annuì, si voltò e uscì dall'edificio.

***

Zack guardò Callie correre via. L'aveva offesa e le aveva detto cose terribili. Si passò una mano sul volto sentendosi un completo idiota. Non voleva dire tutte quelle cose, però l'aveva fatto. E se ne era già pentito amaramente.
Doveva chiederle scusa. Immediatamente.
«Tutto bene?» domandò Max.
Zack lo guardò sorpreso, non si era accorto che fosse rientrato. «Sì, cioè no. Sono un coglione.» rispose «Ho bisogno di fare una pausa.» aggiunse. Max si limitò ad annuire.
Zack prese il sacchetto e andò nel retro dell'edifico. Aprì il suo armadietto e vi gettò dentro il sacchetto; sospirò e si sedette sulla panchina in metallo.
«Ho rovinato tutto.» mormorò prendendosi la testa fra le mani. Con rabbia afferrò il cellulare e chiamò Travis.
«Dammi il numero di Callie.» ordinò appena l'amico gli rispose.
«Perché?» domandò Travis.
«Perché sono un coglione. Ecco perché.» rispose Zack.
«Cos'hai combinato?» chiese leggermente preoccupato l'altro.
Zack sospirò. «Lei è venuta qui e mi ha ridato la giacca.» prese un respiro profondo e continuò a parlare. «L'ho trattata malissimo. Le ho detto che è...»
«Le hai detto che è?» lo incalzò Travis.
«Che è una stronza.» mormorò Zack in risposta. E ancora una volta, si sentì uno stupido.
«Allora auguri amico. A meno di un miracolo Callie non vorrà più sentirti.» disse Travis.
«Non dirmi questo.» sussurrò Zack passandosi una mano fra i capelli castani. «Devo chiederle scusa. Dammi il suo numero.»
Travis sospirò. «E va bene. Ti do il numero, ma se non ti risponde devi prendertela solo con te stesso.»
«Lo so. Mi sto già insultando per conto mio.» esclamò Zack alzandosi. Trovò un blocchetto di post-it e una biro nera sul tavolino poco distante. «Ma devo farlo, devo dirle che sono uno stupido e che mi dispiace di averla offesa.»

***

Callie si lasciò condurre nella camera da letto da James. Alla fine era andata alla festa di Liam. Non voleva, ma le parole di Zack le avevano spezzato il cuore e lei voleva dimenticare.
Lasciò che James la baciasse e l'accarezzasse, e che facesse ciò che desiderava con il suo corpo. Perché se il suo corpo era in quella camera da letto, steso su quel letto, la sua mente era lontana mille miglia. E ritornava al pomeriggio precedente, alle parole che le aveva rivolto Zack e alla sua cattiveria.
Lui aveva provato a chiamarla più volte, ma lei, appena sentiva la sua voce che le chiedeva perdono, chiudeva la chiamata. Era rimasta sorpresa quando aveva risposto alla chiamata di quel numero che non conosceva, e quando sentì la voce di Zack pronunciare il suo nome aveva riattaccato, troppo sorpresa e ancora scossa per quello che era successo nemmeno mezz'ora prima.
Era rimasta troppo ferita dalle sue parole. Anche se sapeva che erano vere. Non aveva difeso Chris, si era sfogata con Travis e l'aveva ignorato. Non sopportava più Liz e il fatto che pretendesse che lei fosse la sua tassista, ma nonostante ciò, continuava ad andarla a prendere.
Non poteva fare a meno di farsi schifo da sola. Avrebbe tanto voluto tornare indietro, tornare al giorno in cui aveva deciso di mandare al diavolo l'amicizia con Travis e Chris per James.
Ma era convinta che non potesse fare più nulla per sistemare le cose.
«È stato fantastico, vero?» mormorò James.
«Sì.» rispose meccanicamente Callie girandosi sul fianco destro. Portò la mano destra sotto la nuca e chiuse gli occhi. No, non era stato per niente fantastico. Si passò la mano sinistra sul volto, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sentì la mano di James sfiorarle la schiena e di scatto si alzò, non voleva più rimanere lì, in quel letto con lui.
«Cosa fai?» le domandò James.
«Mi rivesto.» rispose lei infilandosi i jeans neri, «Non lo vedi?» continuò sedendosi sul letto per mettersi gli stivali.
«Lo vedo che ti stai vestendo.» esclamò James mettendosi seduto. «Solo non capisco il perché.»
Callie si bloccò con in mano lo stivale destro. «Ah... ecco, perché...» balbettò guadando il ragazzo. «Perché potrebbe entrare Liz, ecco il perché. La conosci anche tu, sai com'è fatta.» aggiunse, sollevata dall'aver trovato una scusa plausibile, perché non avrebbe mai potuto dirgli la verità, ossia che le faceva schifo stare lì con lui. E che la sua mente pensava ad un altro, anche se lei non voleva pensarci.
James sorrise. «Hai ragione.» disse, attirò a sé Callie e la baciò. La ragazza si divincolò e si alzò, sentendo lo sguardo sorpreso di James su di sé.
«Devo andare il bagno.» si giustificò. James annuì sorridendo.
Callie finì di vestirsi, indossando lo stivale destro e la maglietta; si alzò, prese la borsa e uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Entrò nel primo bagno libero che trovò -la casa di Liam era un'enorme villa e si lavò le mani, evitando di guardare la sua immagine riflessa nello specchio. Prese il cellulare dalla borsa e lo guardo. Tredici chiamate senza risposta e due messaggi. Callie guardò per prima le chiamate. Due erano di Travis, una di Chris -e la cosa la sorprese molto,- e le rimanenti di Zack. Callie sussurrò il nome del ragazzo e guardò i messaggi. Il primo, quello di Chris, la implorava di rispondere a Zack, il secondo, quello di Travis, le chiedeva scusa per aver dato il suo numero a Zack.
Callie fece una smorfia e mise via il cellulare, decisa a continuare ad ignorare i tre ragazzi. Si portò una mano allo stomaco, sentendo una leggere nausea. Respirò a fondo e uscì dal bagno, decisa a farsi portare a casa. Incominciava a non sentirsi bene fisicamente.
«James, puoi portarmi a casa?» domandò Callie entrando in camere. James si era rivestito e sedeva sul letto.
«Perché?» domandò il ragazzo.
«Non mi sento bene. Mi fa male la pancia.» rispose lei.
«Va bene. Avvertiamo Liz?» chiese James alzandosi in piedi.
Callie scosse la testa. «No. Torna pure qui se vuoi.» rispose lei.

«Ti chiamo domani per sapere come stai.» esclamò James fermando la macchina davanti alla casa di Callie.
«Va bene.» disse lei. Lo baciò sulla guancia. e scese dal mezzo.
Una volta arrivata in camera si spogliò e indossò il pigiama. Il cellulare che aveva posato sul comodino vibrò e lo schermo si illuminò. Callie lo prese. Un messaggio di Zack.
"Ti prego scusami non volevo dirti quelle cose! per favore Callie, rispondimi!"
Callie sospirò e digitò la sua risposta. Posò la testa sul cuscino, chiuse gli occhi e scoppiò a piangere, pensando alle parole del messaggio che aveva appena inviato a Zack.
"Lasciami in pace. Sparisci. Non farti più sentire"

Salve! Non è colpa mia se quei due sono dei cretini. Mi riferisco a Callie e Zack.
In ogni caso, la parte finale del capitolo lo scritta ascoltando principalmete questa canzone: What about now, dei Westlife, album Where we are, anno 2009.
Anzi, ho ascoltato praticamente tutto l'album. Ultimamente i Westlife sono la mia più grande fonte d'ispirazione.
Sarà perché li seguo del giugno '99, sarà perché a Giugno vado a vederli a loro penultimo concerto, sarà perché li tampino su Twitter ma loro non mi calcolano manco per sbaglio... ma li amo.
http://www.youtube.com/watch?v=Vc7Fn4Hk088&ob=av2e
Ecco a parte ringraziare chi legge e commenta non so cosa dirvi. Ah, sì. Grazie.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Sette

Mancava poco più di una settimana a Natale e i giardini delle case erano addobbati con svariate decorazioni. Fuori dai finestrini dell'auto scorrevano le immagini di Babbi Natale, di slitte e di renne contornate da mille lucine colorate.
Callie guidava la macchina in silenzio non ascoltando le parole di Liz che parlava.
In pochi minuti arrivarono a scuola.
«Sei pensierosa, che cos'hai?» le domandò Liz mentre varcavano la soglia dell'edifico scolastico.
Callie scrollò le spalle. «Niente.» rispose. Non era vero. Quello sarebbe stato il primo Natale che avrebbe festeggiato senza i suoi genitori, e ogni volta che ci pensava, lo stomaco le si stringeva in una morsa dolorosa. Poi c'era Zack. Il ragazzo aveva smesso di chiamarla e di mandarle messaggi dopo pochi giorni dal loro incontro.
Callie si sentiva triste anche per questo. Anche se era arrabbiata con lui, il fatto che lui la cercasse in qualche modo la faceva sentire desiderata; pensò che la colpa fosse anche sua, era stata lei a mandargli quel messaggio. Voleva tornare indietro e cancellare tutto quanto.
«Dopo la scuola andiamo al centro commerciale?» chiese Liz.
«Sì, certo.» rispose Callie.
Liz sorrise. «Ci vediamo dopo!» trillò prima di scomparire lungo i corridoi.
Callie la guardò e si avvicinò al suo armadietto.
«Ciao Callie.» la salutò Daphne.
«Ciao Daphne.» rispose Callie aprendo l'armadietto.
«Ti ricordi che oggi dobbiamo finire di organizzare il ballo d'inverno?» le chiese Daphne passandosi una mano fra i capelli biondi.
«Certo che me lo ricordo.» rispose Callie. Le piaceva organizzare i balli e gli altri eventi del Comitato.
Daphne sorrise. «Volevo avere solo una conferma.»
Callie aprì la bocca sorpresa. «Da quando ti sei fatta il piercing alla lingua?» domandò.
Daphne si mise una mano davanti alle labbra e ridacchiò. «Ieri pomeriggio.» rispose.
La campanella suonò. «Ti racconto tutto più tardi.» esclamò Daphne prima di allontanarsi.
Callie sospirò. Chiuse l'armadietto e si diresse verso l'aula di economia. Si domandò come avesse reagito la madre di Daphne, la signora Connor, al piercing sulla lingua della figlia. Lei, che un pomeriggio aveva detto alla figlia che finché lei fosse rimasta sotto quel tetto non si sarebbe fatta né tatuaggi né piercing. Callie scrollò le spalle, in fondo non erano problemi suoi, e si sedette al suo posto.

«A mia madre è quasi venuto un infarto.» disse Daphne.
«E non ti ha sbattuto fuori di casa con un calcio rotante?» domandò Liz guardandola con interesse. Callie sapeva che anche lei desiderava un piercing, ma sapeva anche che Liz aveva troppa paura degli aghi e di qualsiasi cosa che fosse ricordasse, o ne avesse almeno in parte l'aspetto, di una sala operatoria.
«Uh... no.» Daphne si versò un po' d'acqua in un bicchiere di plastica. «Cioè ha iniziato a delirare che il mondo sta andando in rovina, che io non sono più la sua piccola e dolce bambina e si è chiusa nella sua camera.»
Callie era rimasta in silenzio. James e Liam, come il resto della squadra di football, erano ad un allenamento extra in vista della prossima gara che era ormai alle porte.
«E mio padre le ha detto di darsi una calmata, che sono grande e che deve smetterla di prendere i suoi psicofarmaci.» continuò Daphne.
«Stamattina era più calma?» chiese Callie. «Tua madre, intendo.»
«Un po'. Ha brontolato un pochino quando sono uscita ma nulla di che.» rispose Daphne.
Liz sbuffò rumorosamente. «Cosa c'è?» le domandò Callie.
«Quei due. Continuano a guardarti.» rispose Liz.
«Ma chi?» chiese Callie infilando il cucchiaino nella panna cotta al caramello.
Liz sbuffò ancora e si toccò i capelli. «Travis e Chris.» rispose.
Callie aprì la bocca sorpresa. «E allora? Non è mica vietato.» disse in un sussurro.
«Al limite sono solo fastidiosi.» esclamò Daphne.
Liz fece una smorfia e incrociò le braccia al petto. «Non devono farlo e basta!» esclamò indignata.
Callie alzò gli occhi al cielo e continuò a mangiare in silenzio.

Le lezioni erano finite. Al club studentesco, Daphne, Eddie, Callie e gli altri avevano deciso le ultime cose per il ballo d'inverno.
Callie e Liz uscirono dall'edificio, salutarono Eddie e Daphne e si incamminarono verso la macchina.
«Cosa regali a James?» domandò Liz.
«Non ne ho idea.» rispose sinceramente Callie. «Vedo se mi viene in mente qualcosa dopo.»
«E a me, cosa regali?» chiese ancora Liz, questa volta con un sorriso a trentadue denti.
«Non compro il regalo per te quando siamo assieme! Che regalo sarebbe?» rispose Callie, aprì la portiera e salì in auto.
«Uhm... hai ragione. Altrimenti non sarebbe una sorpresa!» concordò Liz.
Callie girò la chiave dell'accensione, il motore fece uno strano rumore, come uno sbuffo. La ragazza riprovò ad avviare l'auto, ottenendo lo stesso risultato di prima.
«Non si accende.» mormorò. «Ed ora?» chiese guardando Liz, la quale scrollò le spalle.
«Chiamo Adrian.» disse Callie. «Mi sembra l'unica cosa da fare.» continuò aprendo la portiera.
«Adrian?» esclamò Callie quando l'uomo le rispose al cellulare.
«Stai bene? E' successo qualcosa?» le chiese preoccupato l'uomo.
«No. Cioè sì. La macchina non parte. Ho provato un paio di volte ma non succede nulla.» spiegò la ragazza appoggiandosi alla cofano dell'auto. Liz fece lo stesso.
«Va bene, ho capito. Chiamo qualcuno che venga a vedere, io non ne capisco di macchine.» disse Adrian.
«Va bene.» mormorò Callie iniziando ad arrotolare una ciocca di capelli attorno all'indice sinstro.
«Ti richiamo fra cinque minuti.» esclamò Adrian.
«Cosa facciamo?» domandò Liz mentre Callie infilava il cellulare nella tasca della giacca.
«Ha detto che chiama qualcuno.» rispose Callie. Mi richiama fra poco.»
«E se non parte?» continuò Liz facendo qualche passo avanti.
«Torniamo in autobus.» rispose l'altra alzando le spalle.
Liz aprì la bocca. «Cosa?» esclamò. «Io non voglio tornare con l'autobus!» si lamentò.
Callie rimase in silenzio ad osservare la sua amica camminare su e giù per il parcheggio, e quando il cellulare suonò, lei fece un sussulto.
«Adrian, allora?» domandò dopo aver letto il nome sullo schermo.
«Ho chiamato un meccanico. Arriva fra una decina di minuti.» rispose l'uomo. Callie sospirò di sollievo. «Ho chiamato il meccanico dove andava tuo padre.» continuò Adrian.
«Cosa?» mormorò sconvolta Callie. Significava rivedere Zack e non era sicura che volesse vederlo.
«Sì, mi sembrava il più indicato.» disse Adrian. «C'è qualche problema?»
«No.» rispose lei, imponendosi di calmarsi. «Va tutto bene. Ci vediamo dopo.»
Callie chiuse la chiamata e prese la borsa che aveva lasciato in auto. «Sta arrivando il meccanico.» disse.
Liz annuì. «Vado dentro a prendere da bere.» esclamò. Prese la sua borsa dalla macchina e guardò Callie. «Vuoi qualcosa?» le chiese, Callie scosse la testa, Liz alzò le spalle e si diresse verso l'ingresso della scuola.
Il carro attrezzi arrivò un paio di minuti dopo che Liz era andata a prendere da bere. Callie guardò chi guidasse il mezzo e il cuore le fece una capriola nel petto quando riconobbe il profilo di Zack.
Il ragazzo scese dal mezzo e guardò appena Callie. «Sei tu che hai problemi alla macchina?» domandò.
«Ehm... sì.» rispose Callie. «Non parte.» spiegò.
«Apri il cofano.» disse Zack continuando a non guardare la ragazza. Callie si limitò ad aprire la portiera e a tirare la leva per aprire il cofano.
«Ma che hai combinato? La cinghia è ridotta a un colabrodo!» esclamò Zack dopo una breve occhiata al motore.
Callie si avvicinò a lui. «Io non ho fatto nulla!» si difese lei. Zack richiuse il cofano e si avvicinò al carro attrezzi .«Non ci capisco nulla dei motori!»
«Devo portarla in officina.» Zack mise in moto il carro attrezzi e lo sistemò davanti all'auto di Callie.
«Ci vorrà tanto per sistemarla?» domandò Liz. Callie non si era accorta del suo arrivo.
«Un paio di giorni. Al massimo quattro.» rispose Zack mentre la macchina venina sistemata sul pianale del carro attrezzi.
Callie guardò Liz sorridere a Zack, un sorriso che conosceva e che non le piaceva. Sospirò di sollievo quando si accorse che lui non la stava degnando di uno sguardo, troppo occupato a concentrarsi su quello che stava facendo.
«Dammi le chiavi.» ordinò Zack rivolgendosi a Callie, guardandola negli occhi.
«Ehm... cosa?» domandò lei, che si sentiva la testa vuota., mentre fissava gli occhi di Zack.
«Le chiavi.» disse Zack allungando il braccio davanti a sé.
«Ah, sì.» mormorò Callie prendendo le chiavi dalla tasca della giacca. «Tieni.» disse dandogli le chiavi. Zack le prese, stando attento a non sfiorare -neppure accidentalmente- le dita di Callie.
«Chiamiamo noi quando è pronta.» Zack salì sul carro attrezzi. «Ci vediamo.» aggiunse prima di chiudere la portiera e partire.
«Però... è davvero figo!» commentò Liz. «E ha un bel culo!»
«Già.» mormorò Callie. «Andiamo?» le chiese. Liz annuì e insieme si diressero alla fermata dell'autobus.

***

«Ci vediamo domani!» disse Daphne, ferma davanti al suo armadietto, agitando la mano. Callie rispose al saluto con un sorriso e continuò a camminare per arrivare al suo armadietto.
Non aveva la macchina da due giorni, non era ancora pronta, e lei era stufa di sentire i lamenti di Liz mentre guidava. Oramai lo sapevano persino i muri che non le piaceva guidare.
Aprì l'anta e questa volta non litigò con il lucchetto; e una busta bianca scivolò fuori e cadde a terra, posandosi accanto ai piedi della ragazza.
Callie lo guardò, prese un libro e si chinò per raccogliere la busta. Una volta aperta ne trasse furori un foglio -anch'esso bianco- piegato in quattro.
Curiosa, la ragazza spiegò il foglio. Quello che lesse la lasciò senza fiato. Le lacrime le riempirono gli occhi mentre le mani iniziarono a tremare.
La busta che stringeva nella mano destra scivolò a terra.
«Guarda che ti è caduta quella.» le fecero notare.
Lei voltò lentamente la testa verso chi aveva parlato. Travis.
«Stai bene?» le domandò lui preoccupato.
«Lasciala stare, andiamocene.» esclamò Chris continuando a camminare.
«Ho tro.. trovato... era dentro l'arma... armadietto.» balbettò Callie allungando il foglio a Travis.
Il ragazzo lo prese e lo lesse velocemente. «Che bastardo!» disse con rabbia. «Cazzo, Chris, vieni qui ha vedere!»
Callie sentì il ragazzo sbuffare mentre si avvicinava. «Cosa c'è?» domandò.
«Guarda questo.» gli disse Travis mettendogli il foglio davanti, mentre con l'altra mano accarezzava la schiena di Callie.
«Non ne ho voglia.» rispose sgarbato. «Andiamocene.»
Travis sbuffò e iniziò a leggere, visto che Chris non voleva farlo. «I tuoi genitori sono morti in un incidente automobilistico. E tu vai in giro in macchina. Non dovresti avere una fobia per le auto? E invece no, continui a guidare come se niente fosse successo.» Travis si fermò e guardò Chris. Il ragazzo lo fissavo sorpreso e indignato da ciò che stava ascoltando. «Quindi, andando a logica, non t'importa nulla dei tuoi genitori. Non sei veramente triste per loro. Chissà, magari hai pure pregato per far avere loro l'incidente.» continuò il ragazzo.
Callie si passò le mani sul viso, asciugandosi le lacrime. Sentì il braccio di Travis che la stringeva, e lei posò la testa sulla sua spalla. «Io ammazzo chiunque abbia scritto questa cosa!» sbottò Chris.
«Che cosa state facendo?» tuonò James. Nessuno di loro l'aveva sentito arrivare.
Callie si staccò da Travis, prese il foglio e lo diede a James. «L’ho trovato nell'armadietto.» sussurrò.
James lo prese e lo lesse. «È una stupidata. Devi farti abbracciare da quello per una minchiata del genere?» domandò. Accartocciò il foglio e afferrò Callie per il polso sinistro. «Andiamocene da qui.»
«Ma sei coglione? Una minchiata?» domandò Chris avvicinandosi a James. «Una bastardata. Ecco come la chiamerei io.» aggiunse. Callie si divincolò e fece qualche passo indietro.
«Voglio andare a casa.» mormorò guardando Travis; il ragazzo annuì e le chiuse l'armadietto.
«Callie, vieni qui. Subito!» ordinò James facendo un passo verso la ragazza.
«Lasciala stare.» pronunciò Travis e si mise di fronte a Callie.
«Che cosa vuoi? Levati dai coglioni.» sibilò James.
Callie guardò James e si rese conto di non amarlo più. Non poteva amare una persona che non le era stata vicino alla morte dei suoi genitori, che considerava le parole scritte su quel foglio una stupidata.
«Mi porti a casa?» pigolò Callie rivolgendosi a Travis. Il ragazzo annuì, fece un cenno a Chris e insieme s'incamminarono verso l'uscita. «Callie! Se vai via con quelli fra noi è finita! Per sempre!» gridò James.
Callie non si voltò, prese per mano Chris e gli sorrise. E quando anche lui sorrise, una lacrima, questa volta di gioia, le rotolò lungo la guancia.

***

«Tracy!» gridò Callie, «Non voglio arrivare in ritardo!» continuò abbassando la voce. Non aveva detto nulla del biglietto che aveva trovato il giorno prima. Quella mattina aveva chiesto alla sua tutrice se poteva portarla a scuola lei. Alle domande della donna, aveva risposto che aveva litigato con Liz.
Tracy uscì da bagno. «Non c'è bisogno che urli, non sono ancora diventata sorda!» scherzò la donna prendendo la borsetta.
«Stai bene? Mi sembri pallida.» esclamò Callie mentre andavano verso il garage, da cui si accedeva da una porta in cucina.
«Sto bene, non preoccuparti.» disse Tracy.
Durante il viaggio, le due rimasero in silenzio. Callie pensava a come avrebbero reagito i suoi amici a quello che era successo il giorno prima e alle chiacchere che ci sarebbero state.
«Hai chi ti porta a ritirare la macchina?» le domandò Tracy mentre accostava al marciapiede.
«Sì, non preoccuparti.» rispose Callie. Aprì la portiera, salutò Tracy e, dopo aver preso un respiro profondo uscì dalla macchina.

Le ore prima della pausa pranzo le erano sembrate eterne. Aveva dovuto subire le occhiate di Liz, Daphne ed Eddie. Mentre entrava nella grande sala, s'impose di non badare più alle stupide chiacchere che iniziavano a circolare.
Daphne le aveva detto che dovevano parlare, "per stabilire i ruoli all'interno del Comitato studentesco"; e Callie era convinta che Daphne non la volesse più come suo braccio destro.
Pochi minuti dopo, con in mano il vassoio, cercò i suoi amici. Quelli veri, quelli che le erano stati vicino quando ne aveva bisogno.
«Ti ricordi che devi portarmi a prendere la macchina?» domandò sedendosi accanto Chris. Di fronte a lei c'era Clarissa, con indosso la divisa delle cheerleader.
«Mi ricordo.» rispose Chris. Callie sorrise, e cercò di sorridere ancora, quando intercettò lo sguardo, carico di risentimento, di James. «Andiamo insieme al ballo?» le propose Chris.
Callie aprì la bottiglietta d'acqua, la mise davanti a sé e sorrise. «Certo.» rispose.
«Anche perché solo noi studenti possiamo partecipare.» pronunciò Travis.
«Cosa vuoi dire?» chiese Callie piegando la testa di lato.
«Oh... nulla. Solo che Za... ahi!» Travis guardò Chris. «Mi hai dato un calcio!» si lamentò.
Chris si portò una mano davanti alla bocca. «Davvero? Scusa, non me ne sono accorto!»
«Stavi dicendo?» domandò Callie cercando di non scoppiare a ridere.
«Nulla.» rispose lui piegandosi in avanti per massaggiarsi la parte colpita.
Callie alzò le spalle e continuò a mangiare.

«Vuoi che rimanga?» domandò Chris.
«No, non è necessario.» rispose Callie. «Grazie.» continuò e abbracciò l'amico.
«Ci vediamo domani.» disse lui.
Callie sorrise e scese dalla macchina di Chris.
Guardò l'amico allontanarsi e quando vide svoltare la macchina a sinistra, si voltò verso l'entrata dell'officina.
«Max? Sono Calliope...» esclamò una volta entrata.
«La tua macchina è pronta.» disse Zack sbucando da dietro una colonna.
«Bene,» mormorò Callie. «Adrian ha già pagato.»
Zack annuì. «Lo so, c'ero quando è arrivato.» il ragazzo fissò Callie. «Ti porto fuori la macchina?» domandò.
Callie seguì la direzione che Zack stava indicando, trovando la macchina quasi incastrata fra due colonne. «Oh, sì. Grazie. Probabilmente la distruggerei.»
Zack scosse la testa divertito. «Donne...» mormorò, prese le chiavi da un armadietto e in poche mosse portò la macchina sul piazzale davanti all'officina.
«Grazie ancora.» disse Callie sistemando la borsa sul sedile del passeggero.
«Di nulla.» esclamò Zack. «So cos'è successo ieri. Mi dispiace.» aggiunse guardando Callie negli occhi.
Callie non si chiese nemmeno come facesse Zack a saperlo. «Travis.» borbottò.
«Chiacchera molto.» disse Zack.
«Già. Devo andare.» disse Callie sedendosi al posto di guida. «Grazie.»
Zack chiuse lo sportello. «Mi perdoni? Scusami tanto.»
Callie non rispose, accese la macchina e parti. Arrivò a pochi centimetri dal ciglio della strada e si fermò per far passare alcune macchine; alzò gli occhi e guardando nello specchietto retrovisore vide Zack con il viso triste, che guardò un'ultima volta la macchina e tornò dentro Improvvisamente spense la macchina, scese e corse verso il ragazzo.
«Ci sono problemi? Stai bene?» le domandò Zack quando Callie lo afferrò per una mano.
La ragazza si limitò a fissarlo e ad annuire. Si alzò sulle punte dei piedi e baciò Zack. Il ragazzo la strinse e ricambiò.
«Nessun problema. Non più.» mormorò Callie staccandosi da lui. Poi gli diede uno schiaffo.
«Ahi!» si lamentò lui massaggiandosi la guancia. «Cos'ho fatto? Mi hai baciato tu!»
Callie piegò la testa di lato e sorrise. «È Per il bacio che mi hai dato al ballo di Halloween.» spiegò.
«Uhm... hai ragione.» sussurrò abbracciandola. «Mi perdoni?» le chiese.
Lei si limitò a baciarlo ancora.
Zack sorrise. «Vuol dire che mi hai perdonato?» domandò sulle labbra di lei, che annuì e lasciò che lui la baciasse.
«Devo andare.» disse lei. «Se stasera non mi chiami ti spezzo le mani.» continuò sorridendo e si allontanò.
«Lo so che non lo farai mai! Mi adori troppo!» esclamò lui divertito.
«Maschilista!» replicò lei voltandosi.
«E questo cosa c'entra?» domandò lui perplesso.
Callie alzò le spalle. «Non lo so. Però suona bene.» rispose sorridendo e salì in macchina.

E finalmente... suonino le campane, rullino i tamburi... si sono baciati! Non siete contente?
Sette capitoli, mi hanno fatto penare sette capitoli, sti due.

Ringrazio 1D_loveyou, Medea91h, minelli69, nemy salvatore, orihime02, Rituss_, Vagnona94 e xsemprenoi perché hanno messo la storia fra le preferite.
Ringrazio ladysynacky e TheSlivy perché hanno messo la storia fra le ricordate.
Ringrazio 1abuabu, anle06, anna1993, DeliveranceDane, eliana1991, incubus life, MadnessOnMars, milly97, myllyje, petusina, rodney, sheila, xxStellina92xx e _Sara_ perché hanno messo la storia fra le seguite.
Se lasciate un commentino ne sarei felice, non vi mangio!
Ringrazio nemy salvatore, ThePoisonofPrimula, Sten__Merry, xsemprenoi e orihime02 perché hanno commentato i capitoli precedenti.

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Otto

«Solo una foto... l'ultima!» esclamò Tracy controllando la macchina fotografica.
«Tracy, basta! Questa sarebbe la quinta!» borbottò Callie guardandosi allo specchio dell'ingresso e lisciandosi alcune pieghe che vedeva solo lei sul vestito blu che indossava.
«Callie, è solo una foto, per me va bene.» disse Chris e sorrise Tracy.
Callie alzò gli occhi al cielo e si mise in posa vicino a Chris.
«L'ultima.» disse. Tracy annuì e scattò la foto ai due ragazzi.
«Bene. Possiamo andare?» domandò Callie.
«Ancora una!» esclamò Tracy, e prima che Chris e Callie potessero fare qualsiasi cosa, scattò un'altra foto.
«Tracy!» sbuffò Callie. La donna piegò la testa di lato e sorrise.
«Lasciali andare.» pronunciò Adrian divertito.
«Ci vediamo.» esclamò Callie sorridendo all'uomo e prese la giacca. «Andiamo Chris.» aggiunse spingendo il ragazzo verso la porta d'ingresso.
«Comportatevi bene!» esclamò Adrian.
«Non preoccuparti!» disse Callie chiudendo la porta dietro di sé.
«Come l'hanno presa?» domandò Chris mentre i due salivano in macchina.
«Cosa?» chiese di rimando Callie.
Chris guardò Callie e accese la macchina. «James.»
«Oh.» Callie alzò le spalle e si girò verso il finestrino. «Niente di particolare. Adrian ha detto che ho fatto bene, che sono troppo giovane per avere un ragazzo, che devo pensare a studiare, ad andare all'università e cose del genere.»
«Quindi di te e Zack non lo sa, vero?» domandò Chris.
Callie rimase in silenzio pe qualche secondo. «No.» rispose guardando il ragazzo. «Mi sembra presto.»
Chris sorrise e scosse leggermente la testa.
Callie arricciò il naso e incrociò le braccia al petto. «Cosa c'é? Perché ridi?» domandò.
Chris svoltò a destra, e rimase qualche secondo in silenzio. «Non stavo ridendo!» esclamò.
Callie lo fissò dubbiosa ma tornò a guardare la strada. «E se a Tracy e Adrian non dovesse piacere?» mormorò.
«Gli piacerà, vedrai. Zack piace a tutti.» rispose Chris.
Callie piegò la testa di lato e lo guardò socchiudendo gli occhi. «E con questo cosa vorresti dire?» domandò fissando il suo amico.
Chris arrossì leggermente e scosse la testa. «Cosa? Niente, non volevo dire assolutamente nulla!» esclamò scuotendo la testa.
«Mmh...» mormorò lei, «Va bene, mi hai convinto.» si appoggiò allo schienale e guardò la scuola che cominciava a intravedersi in lontananza.
Chris posteggiò l'auto nel grande parcheggio del liceo e i due scesero dal mezzo.
«Travis e Clarissa dovrebbero essere già dentro.» mormorò Chris chiudendo l'auto; i due amici varcarono l'ingresso, lasciarono le giacche nei propri armadietti ed entrarono nella grande palestra, dove la musica proveniva, al massimo del volume, dagli auto parlanti. Un grosso pupazzo di neve, circondato da alcune scatole ricoperte da carta da regalo, era ai piedi del palco. Il dj non aveva ancora iniziato a suonare, e nella palestra si udiva il chiacchiericcio degli studenti.
«Mi hai lasciato per questo qui?» domandò James fermandosi davanti a loro. Callie non rispose e sbuffò. «Come sei caduta in basso...» continuò il ragazzo.
«Lasciami in pace.» disse Callie, afferrò Chris per la manica della giacca e lo condusse verso l'angolo dove aveva visto Clarissa e Travis.
«Perché non ti lascia in pace?» domandò Travis.
Callie alzò le spalle. «È un cretino.» rispose appoggiandosi alla parete e sentendo su di sé lo sguardo di Clarissa; sospirò e guardò Chris. «Cosa facciamo?»
Il ragazzo alzò le spalle. «Non lo so.» rispose. «Guardiamo il tuo ex che ci sta fissando come se avessimo quattro teste ciascuno?» propose divertito.
Callie fece un passo avanti, e guardò James, che insieme ad alcuni compagni di squadra che li stavano guardando; scosse la testa, posò una mano sulla spalla di Chris e lo spinse. «Non sei divertente!» esclamò, incrociò le braccia al petto e si appoggiò di nuovo alla parete.
«Andiamocene.» disse Travis cercando di non scoppiare a ridere.
«Ma siamo appena arrivati!» esclamarono all'unisono Clarissa e Callie; le due spostarono lo sguardo da Travis, si guardarono e scoppiarono a ridere.
«Direi che è una buona idea. Non siamo obbligati a rimanere qui.» concordò Chris.
«E dove andiamo?» chiese Clarissa.
«Usciamo di qui e decidiamo.» rispose Chris.
«Io lo so dove potremmo andare...» Clarissa fece un passo avanti, si sfiorò i capelli e sorrise a Callie, che la guardò dubbiosa, inarcando le sopracciglia.
«E dove?» chiese Travis.
Clarissa sbuffò e si voltò verso di lui. «Al Breeze.» rispose.
«Ah.. sì, va bene, andiamo al Breeze.» rispose lui e guardò Chris, il quale annuì con vigore.
Callie alzò le spalle. «Per me va bene.» disse alzando la voce per sovrastare la musica che proveniva dagli altoparlanti, era stata poche volte in quel locale che si trovava sulla spiaggia.
Dopo pochi minuti salirono sulla macchina di Travis, avevano deciso di usare una sola macchina, lasciando quella di Chris nel parcheggio della scuola. Callie, seduta sul sedile posteriore insieme a Clarissa, prese il cellulare dalla borsa e guardò lo schermo. Niente, nessuna chiamata persa o un messaggio da parte di Zack; era anche vero che l'aveva chiamata una decina di minuti prima di uscire da casa, sospirò e mise a posto il cellulare, alzò gli occhi e intercettò lo sguardo di Clarissa.
«Se non ti chiama gli spezzo le gambe.» esclamò Travis, Callie alzò gli occhi al cielo e sorrise. «È la verità, deve chiamarti!»
«Lo ha fatto prima.» disse Callie, guardò Clarissa e vide che si copriva la bocca con la mano cercando di trattenere una risata.
«Ah... bene.» disse Travis svoltando a sinistra. «Ma se non lo fa, gli spezzo le gambe.»
«Grazie.» pronunciò Callie, «Ma non credo si necessario.» aggiunse. Travis alzò le spalle e continuò a guidare.

Venti minuti dopo erano seduti ad uno dei tavolini del Breeze, davanti a loro quattro bicchieri di aranciata; il locale, che si trovava sulla spiaggia, era pieno di avventori; i ragazzi erano riusciti a trovare un tavolo libero per pura fortuna.
Callie aprì la borsa, le era sembrato di sentire il cellulare suonare, e non si stava sbagliando. Si alzò in piedi, si scusò con gli altri e uscì dal locale, allontanandosi dalla confusione.
«Pronto? Chi è?» domandò, non conosceva il numero che era apparso sul display. Sentì un fruscio e dei singhiozzi soffocati. «Pronto?» ripeté e incominciò a spazientirsi.
«Callie... sono James.»
La ragazza aprì la bocca sorpresa e si sedette sul muretto che divideva la spiaggia dal marciapiede, il vento soffiava leggero e cominciò a provare qualche brivido. «Cosa vuoi?» domandò.
«Perdonami.» mormorò James.
Callie sbuffò, osservò il piccolo bonsai che decorava l'aiuola davanti a lei; rimase in silenzio ad ascoltare il rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia e sugli scogli.
«Ci sei? Callie?»
«Ci sono. James, non chiamarmi, è finita e lo sai.» rispose Callie, si passò una mano sulle gambe, maledicendo mentalmente le collant che le incominciavano a dare prurito. Sbuffò quando senti un singhiozzo provenire da James.
«Ma io ti amo!» piagnucolò lui.
Callie si alzò in piedi, lasciò che alcune persone le passassero davanti e s'incamminò verso il locale.
«Callie...» mormorò lui, ma lei chiuse la chiamata e mise il telefono in borsa. Si domandò quando il suo ex avesse cambiato numero, ma forse era il cellulare di uno dei ragazzi della squadra di football. Si grattò la coscia destra e imprecò a bassa voce.
«Se ti danno così fastidio, posso aiutarti a toglierle.»
Callie si bloccò e sorrise. Zack. Non aveva ancora capito come facesse ad arrivarle alle spalle in silenzio, avvicinarsi così tanto a lei da sussurrarle all'orecchio; si voltò e lo abbracciò. «Ti piacerebbe!» mormorò.
Zack sorrise, quel sorriso beffardo e strafottente che Callie aveva imparato ad amare, e piegò la testa di lato. «Sì.» ammise divertito.
«Travis, Chris e Clarissa sono dentro.» lo informò Callie, Zack annuì, chinò la testa e la baciò.
«Chi era al telefono?» domandò il ragazzo guardando Callie.
Lei lo fissò sorpresa. «Nessuno d'importante.» rispose. «Entriamo? Incomincio ad avere freddo.» domandò con voce dolce. Zack annuì.
Entrarono nel locale, Zack prese una sedia da un tavolino libero e si sedette fra Chris e Callie.
«E gli altri?» domandò Travis.
«Arrivano fra poco.» rispose Zack. Callie guardò Chris e capì il perché dei messaggi che il ragazzo stava scrivendo mentre erano in macchina.

«Ti accompagno io a casa?» domandò Zack abbracciando Callie.
Lei sorrise e lo baciò sulla guancia. «Non credo sia l'ideale. Adrian sarà sicuramente sveglio.» rispose lei guardandolo.
Zack sbuffò. «E allora?»
«Mi ha visto andare via con Chris, se torno a casa con te inizierebbe a riempirmi di domande.» rispose lei posando la testa sulla spalla del ragazzo e respirò il suo profumo. Rimase in silenzio aspettando una reazione da parte di Zack, reazione che non arrivò. Alzò la testa e lo guardò.
«Non è che non voglio parlargli di te, è solo che vorrei aspettare un pochino...» spiegò.
«Va bene, come vuoi tu.» mormorò lui.
«Ci vediamo domani sera per scambiarci i regali?» domandò Travis, «Visto che poi tu parti...» aggiunse rivolgendosi a Callie.
«Parti? E quando?» domandò Zack.
Callie scrollò le spalle e si mordicchiò le pellicine del pollice. «Andiamo in Florida, dai genitori di Tracy. Partiamo il ventitré e torniamo il ventotto.» rispose evitando di guardare Zack. Non gliela aveva ancora detto perché non sapeva come dirglielo.
«Ah, ok. In ogni caso il regalo per te l'ho già preso.»
Callie aprì la bocca sorpresa. Lei non gli aveva ancora preso nulla e non aveva idea di cosa prendergli. «Grazie.» mormorò non sapendo cosa dire. Aveva solo un pomeriggio per trovare il regalo per Zack, fortunatamente per gli altri era a posto.

***

Callie voleva fuggire da quella che lei chiamava "bolgia infernale". Guardò i nipotini di Tracy correre nel grande salotto, gli adulti che, ubriachi, ricordavano vecchi episodi della loro vita ridendo. Osservò Adrian e capì che anche lui sarebbe voluto scappare.
«Allora, mi dici chi ti ha regalato il braccialetto?» chiese l'uomo indicando il gioiello che la ragazza portava al polso destro.
Callie fissò il bracciale e sorrise, gliela aveva regalato Zack; lei al ragazzo aveva regalato un orologio, e secondo quanto le aveva detto al telefono, gli era piaciuto molto. Callie guardò Adrian non sapendo cosa rispondere. Dire la verità o no? Prese un respiro profondo decidendo cosa fare. «Un amico.» rispose.
Adrian sorrise. «Un amico, eh?»
Callie abbassò il viso sentendosi colpevole. «Sì. un amico.» mormorò.
I bambini corsero accanto a loro urlando e quasi travolsero un tavolino su cui erano posate delle cornici contenenti alcune foto di famiglia.
«Quando ce ne andiamo?» borbottò Adrian passandosi una mano sul volto.
«Domani.» rispose Callie. «Per fortuna.» aggiunse. Non sopportava più di stare lì, in quella casa, dove la gente invece di parlare urlava, dove i bambini facevano quello che volevano senza pensare alle conseguenze, e dove nessuno si faceva gli affari suoi; si alzò e andò nella camera che le avevano dato.
Quando entrò, trovò Emily, nipote di Tracy, di quattordici anni, che seduta sul letto, si metteva lo smalto alle unghie dei piedi.
«Il tuo cellulare a suonato.» biascicò Emily masticando una caramella. «E sono stata brava, non ho guardato chi era.» continuò alzando lo sguardo da quello che stava facendo.
Callie si avvicinò al comodino su cui si era dimenticata il cellulare e controllò chi l'avesse chiamata. James e Zack. Sedendosi sul letto, scrisse un SMS a Zack, dicendogli che lì si annoiava e che voleva tornare a casa.
«Stai scrivendo al tuo ragazzo?» domandò Emily.
Callie sbuffò. Per quello non le piaceva stare lì, un paio di giorni prima si era arrabbiata con Emily perché aveva preso il suo cellulare senza permesso, e non si era neppure scusata, anzi, per lei era una cosa normale curiosare nelle cose degli altri. Si sdraiò sul letto, sollevata dal fatto che presto quella tortura sarebbe finita.

***

Lo Zoe era pieno di gente. Clarissa e Callie erano vicino al palco sul quale si stavano esibendo i Music Love. Era il trentuno Dicembre ed erano le dieci e mezzo di sera.
Clarissa sfiorò il braccio di Callie e le indicò una ragazza. «Continua a guardare Zack!» esclamò alzando la voce per sovrastare la musica.
Callie guardò la ragazza che Clarissa le indicava. Era bassa, con i capelli corti e biondi ed era molto formosa. «Finché si limita a guardarlo...» disse. «Non posso cavare gli occhi a tutte le ragazze che guardano Zack!» continuò ridendo.
Clarissa sorrise e bevve un sorso della sua bibita. «Hai ragione!» rise anche lei.
Poco dopo i ragazzi scesero dal palco, dandosi il cambio con l’uno degli altri gruppi che avrebbe suonato quella sera.
La ragazza che aveva indicato prima Clarissa si avvicinò a loro.
«Zack!» gridò avvicinandosi al tastierista. Zack si voltò sorpreso verso di lei, mentre Callie lanciò un'occhiata di fuoco alla nuova arrivata. «E lei chi è?» domandò abbracciando Zack.
«Lei è Jessica, veniva a scuola con me, anche se ha tre anni in meno.» spiegò lui. Gli altri, intanto, si erano già seduti al tavolino che era stato riservato a loro.
«Ho capito.» esclamò Callie stringendosi più forte a Zack, e guardò Jessica che sorrideva, secondo lei come una scema, a Zack. «Andiamo con gli altri?» sussurrò al ragazzo. Lui annuì e andarono al loro tavolo. Solo quando si furono seduti Callie si accorse che Jessica li aveva seguiti.
«Posso unirmi a voi?» domandò spostando il peso del corpo da un piede all'altro, e prima che qualcuno le rispondesse prese una sedia e si mise fra Zack e Matt.
«Veramente nessuno ti ha detto di sì.» esclamò Callie. Zack si voltò verso di lei. «È la verità! Ha fatto una domanda ma non ha aspettato una risposta!» continuò, guardò Clarissa e capì che era d'accordo con lei; sbuffò e appoggiò la testa sulla spalla di Zack. Promise a se stessa che nessuno le avrebbe rovinato quella serata. Jessica poteva stare lì se lo voleva, lei si fidava di Zack.

Mancavano cinque minuti a mezzanotte, e diverse persone stavano già brindando, adducendo come scusa "Da altre parti è già cominciato l'anno nuovo".
Callie si strinse ancora di più a Zack, guardò Jessica che parlava della sua festa di compleanno avvenuta qualche settimana prima. Era tutta un "Dovevate esserci, non sapevo dove trovarvi!", però, quando lo diceva, guardava Zack.
Callie sbuffò annoiata e irritata. «Baciami.» sussurrò a Zack. Lui sorrise e la baciò sulle labbra mentre iniziava il conto alla rovescia.
Callie lo guardò, decise di infischiarsene di Jessica e di prendere quello che la vita, il fato avevano deciso di darle. Era lì con Zack e con i suoi amici, e quella era la cosa più importante.

Scusatemi per il ritardo!ma l'ispirazione latitava, sono stata via una settimana e sto per traslocare.
Siamo più o meno a metà della prima parte della storia, prima parte che finirà con la fine del liceo.
Grazie a chi legge, mette la storia nelle seguite/preferite/ricordate. Grazie a chi commenta.
A presto!

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Nove

Calliope spostò il cuscino da sopra la testa, si mise seduta e prese il cellulare dal comodino.
«Pronto?» biascicò ancora assonata.
«Callie, ma stai ancora dormendo?»
«Clarissa... è l'alba.» fece notare Callie sdraiandosi e coprendosi con la coperta.
«Non è l'alba, sono quasi le dieci!» replicò Clarissa. «Ti ho chiamato perché ho bisogno del tuo aiuto.»
«Dimmi.» Callie si passò una mano sul volto e si sdraiò sulla schiena, ormai il sonno le era passato.
«Sai che venerdì è il compleanno di Travis?» mormorò Clarissa.
«Certo che lo so.» rispose l'altra. E pensò che doveva fargli il regalo ma al momento non aveva idee.
«Ecco stavo pensando di organizzargli una festa a sorpresa.» esclamò Clarissa. «E vorrei che tu mi aiutassi a organizzarla.»
«Cosa? Io? E perché?» domandò Callie, si sedette sul letto e posò i piedi sul tappeto verde mela.
«Perché sei brava.» rispose allegramente Clarissa. «E perché consci Travis da più tempo di me.» continuò abbassando la voce.
Callie sospirò. Era vero, conosceva Travis da diversi anni, ma non era sicura di conoscerlo meglio di Clarissa, infondo loro due stavano insieme. E poi lei non aveva parlato con lui per più di un anno... «E va bene, ti aiuterò.» disse infine; e lo voleva davvero.
«Benissimo! Ci vediamo fra un'ora al centro commerciale? Ti offro la colazione!» propose l'altra, e Callie sorrise nel sentire l'eccitazione nella voce dell'amica, perché ormai la considerava un'amica. Anzi, ormai era l'unica amica che le era rimasta.
«Va bene.» disse lei. Salutò Clarissa e posò il cellulare sul letto. infilò le ciabatte e usci dalla camera.
In cucina trovò Travis e Adrian che parlottavano a bassa voce, le teste vicine.
«Buongiorno.» disse, prese un bicchiere dalla credenza e si avvicinò al frigo.
I due tutori la guardarono sorpresi.
«Vi siete spaventati?» domandò prendendo del latte de frigo.
«Non ti abbiamo sentito arrivare.» disse Tracy scendendo dallo sgabello sul quale era seduta.
«Eh, lo immaginavo.» Callie sorseggiò lentamente il latte che aveva versato nel bicchiere «Di cosa stavate parlando?» chiese curiosa.
«Nulla d'importante, stai tranquilla.» rispose Tracy scuotendo la testa. Calliope piegò la testa di lato e la guardò, era sicura che quei due le stessero nascondendo qualcosa. Finì di bere il latte e posò il bicchiere nel lavandino.
«Oh, bene.» la ragazza guardò l'orologio appeso alla parete. «Io devo andare, devo vedermi con Clarissa al centro commerciale.»
«Adesso si chiama Clarissa, eh?» domandò divertito Adrian.
«Certo che si chiama Clarissa. Esco con lei.» rispose Callie incrociando le braccia al petto.
«Divertiti tesoro! Torna per cena.» le disse Tracy sorridendo.
«E il tuo amico come sta?» domandò Adrian.
Callie sorrise. Se Adrian sperava di scucirle qualche informazione su chi le avesse regalato il braccialetto si sbagliava di grosso. «Bene.» rispose uscendo dalla cucina. Sentì Adrian borbottare in cucina e salì le scale. Non voleva parlare di Zack ad Tracy e Adrian, non ancora. Non si sentiva pronta.
Salì le scale di corsa ed entrò in camera; aprì le ante dell'armadio e rimase lì, in piedi, ad osservare i vesti all'interno. Si chinò e prese una maglia che era scivolata dalla gruccia di plastica nera, la guardò e arricciando il naso la lasciò cadere. Spostò gli abiti appesi e prese una camicetta azzurra e un maglioncino bianco di cotone. Prese un paio di pantaloni neri e mise tutto quanto sul letto.
«Allora, chi è? Come si chiama?»
Callie si voltò verso Tracy, non si era accorta che l'aveva seguita ed era entrata in camera con lei.
«Come si chiama chi?» domandò.
Tracy posò le mani sui fianchi e sorrise. «Quello che ti ha regalato il braccialetto.» rispose sedendosi sul letto.
Callie si fermò, guardò il bracciale e sorrise appena. «Non te lo dico.» rispose.
«Dai, su, a me puoi dirlo!» protestò Tracy sedendosi sul letto.
«Vado in bagno.» replicò la ragazza scuotendo la testa e si diresse verso la porta.
«Invitalo a cena uno di questi giorni! Magari domani sera!» sentì dire da Tracy mentre la porta del bagno si chiudeva dietro di lei.

***

«Vogliono invitarlo a cena! Domani sera!» esclamò Callie quando raggiunse Clarissa. La cheerleader era seduta su una delle panchine poste attorno alla fontana rotonda che adornava l'ingresso sud del centro commerciale.
«Chi?» domandò Clarissa.
Callie sbuffò e si sedette accanto a lei. «Zack.» rispose in un soffio. «Tracy e Adrian vogliono invitarlo a cena.»
«E allora?» chiese Clarissa alzandosi in piedi.
«E allora nulla. Solo che... beh... sai...» borbottò Callie guardandosi le mani. Non sapeva neppure lei cosa voleva dire. Si sentiva confusa. Una parte di lei voleva far conoscere Zack a Tracy a Adrian, l'altra aveva paura e non sapeva nemmeno lei per che cosa.
«Tu dillo a Zack, non dirà di no.» disse Clarissa.
Callie rimase in silenzio qualche istante, pensando alle parole dell'amica. «Hai ragione!» esclamò alzandosi in piedi. «Sbaglio o mi vuoi offrire la colazione?» continuò ridendo, aveva deciso di lasciare perdere i pensieri sulla probabile cena con Zack e i suoi tutori.

«Allora, la festa la facciamo da me.» disse Clarissa posando il bicchiere pieno per metà di spremuta d'arancia. Indossava un paio di occhiali con una sottile montatura nera che le davano un'aria da collegiale sexy.
«I tuoi lo sanno?» chiese Callie.
«Uhm, sì. Lo sanno.» rispose l'altra. «E saranno fuori tutto il week end.» aggiunse con un sorrisetto malizioso.
Callie sorrise e aprì il block notes che si era porta dietro. Tolse il cappuccio alla penna, pronta scrivere. «Chi invitiamo?» domandò.
«Gli altri ragazzi del gruppo e mi sembra ovvio.» rispose Clarissa, Callie annuì e scrisse i loro nomi in una colonna ordinata, con la sua calligrafia tonda e un po' infantile.

«Poi direi Jennifer e Alana... » continuò Clarissa, riferendosi alle sue compagne di squadra. Alana era anche sua cugina e sapeva che si era presa una cotta per Antony.
Callie scrisse anche i loro nomi. «Erik?» domandò alzando la testa.
Clarissa annuì, «Certo.» disse. Erik era il fratello maggiore di Travis.

Due ore e tre frullati dopo, le due camminavano per i corridoi del centro commerciale. Avevano deciso chi invitare, come addobbare la casa e cosa mangiare; Calliope avrebbe parlato con Chris e Zack.
«Come fanno a sapere di Zack?» domandò all'improvviso Clarissa, fermandosi davanti ad un negozio di video game.
«Ah... il braccialetto.» rispose Callie. «Adrian l'ha visto e mi ha chiesto che me l'avesse regalato e io ho risposto...» si fermò, guardò Clarissa e sospirò «Un amico.»
Clarissa inarcò un sopracciglio. «Forse è per questo.» commentò scrollando le spalle.
Callie sospirò e riprese a camminare. «Forse hai ragione. Ma più ci penso più vado nel panico.» ammise. «In ogni caso dopo passo da Zack e gli parlo.»
Le due ragazze cambiarono discorso, commentando i vestiti esposti alle vetrine.
«Guarda chi c'è!» mormorò Clarissa afferrando il braccio di Callie costringendola a fermarsi e a voltarsi verso destra.
«Jessica.» mormorò infuriata Callie, ricordano che era rimasta con loro la notte di Capodanno, cercando di attirare l'attenzione di tutti i ragazzi, in particolare quella di Zack. La ragazza era davanti ad un negozio di biancheria intima.
«Andiamocene.» disse Clarissa, anche lei non aveva gradito le attenzioni di Jessica nei confronti di Travis e Zack. Callie si limitò ad annuire. «Ciao! Voi siete le ragazze che l'altra sera erano allo Zoe, vero?»
Troppo tardi, Jessica le aveva viste e raggiunte.
«Ehm... sì.» rispose Clarissa.
«Li conoscete da tanto?» domandò Jessica.
«Conosciamo chi?» chiese di rimando Calliope, il cui unico desiderio era allontanarsi da quella ragazza.
Jessica scoppiò a ridere. «Come chi! Ma parlo dei Music Love, naturalmente.»
«Conosciamo Chris e Travis da circa dieci anni. gli altri da qualche mese.» rispose Calliope incrociando le braccia al petto.
«Oh, sul serio?» domandò Jessica portando dietro l'orecchio una ciocca di capelli. «Io conosco Matt, Antony e naturalmente Zack da otto anni.» rispose quasi gongolando.
Callie si trattenne a stento dal darle un pugno.
«Ma è vero che il sei è il compleanno di Travis?» domandò Jessica, «Perché piace alla mia amica Sam, e vorrebbe fargli un regalino...» continuò senza aspettare risposta.
Callie notò l'occhiata di fuoco che Clarissa lanciò a Jessica. «Travis è impegnato.» rispose Calle capendo cosa voleva dire Jessica con "regalino". «Con lei.» aggiunse indicando Clarissa con un gesto della testa.
«Oh, peccato.» mormorò Jessica. «Ma se fate una festa invitate me e le mie amiche?» domandò.
Callie e Clarissa si guardarono in silenzio. «Ma certo! Però ora scusaci, siamo in ritardo, dobbiamo andare.» disse Clarissa, afferrò la mano di Callie e insieme si allontanarono da Jessica. Era ovvio che non le avrebbero invitate, era come dare libero accesso ai lupi in una stalla, dove, piccole e innocenti, riposavano le pecore.
Passarono in uno negozio che vendeva tutto il necessario per un party, facendo incetta di palloncini, piatti e bicchieri di plastica. Avevano preso anche uno striscione con scritto "Buon Compleanno". L'indomani sarebbero andate ad ordinare la torta nella migliore pasticceria della città, anche se Clarissa aveva proposto d andarla a prendere a Los Angeles, però, aveva cambiato idea quando Callie le aveva fatto notare che ci volevano quasi quaranta minuti per arrivarci, e che la torta si sarebbe rovinata durate il viaggio.

***

Callie fermò l'auto nel parcheggio dell'officina. Lei era ancora in vacanza, ma Zack lavorava. Sospirò, cercando di raccogliere il coraggio di dire al ragazzo che i suoi tutori lo volevano conoscere, anche se, in un certo senso, Adrian lo aveva già visto.
Entrò nell'edificio e si bloccò quando vide Zack, bellissimo nella sua tuta da meccanico, parlare con Jessica.
Calliope respirò a fondo e si avvicinò ai due. «Ciao Zack.» lo salutò con un sorriso. «Jessica.» si avvicinò ancora di più a Zack e gli prese una mano, lui le sorrise e lei si sentì felice, poté quasi ignorare la presenza di Jessica.
«Devo dirti una cosa.» Calliope guardò Zack.
«Dimmi tutto.» disse lui.
Callie aprì la bocca, fissò Jessica per un paio di secondi per poi tornare a guardare Zack. «È preferirei dirtela in privato.» mormorò.
Zack annuì. «Certo, nessuno problema.» disse lui. «Ci vediamo Jessica.»
Jessica fece una smorfia. «Uff... va bene.» mugugnò. «Chiamami!» esclamò uscendo.
«Hai intenzione di chiamarla? O, peggio, di vederla?» Calliope aveva socchiuso gli occhi e guardava Zack.
«Sono quasi una star, tesoro. Mi vogliono tutti!» scherzò, ma gli basto guardare Callie per capire che lei non stava scherzando. «Va bene, non lo farò, tanto lei non m'interessa.» continuò posandole le mani sui fianchi.
Lei sorrise. «Bene, altrimenti ti picchio!» esclamò lei.
«Cosa dovevi dirmi?» domandò lui.
Callie sospirò e si schiarì la voce. «Sì, ecco, sono venuta qui per dirti che...» si bloccò e guardò Zack. «Tracy e Adrian vogliono conoscerti.»
Zack scrollò le spalle. «Certo, va benissimo.»
«Domani sera. A cena.» disse lei in un sussurro.
«Vuoi uscire a cena? Domani? Per me va benissimo. Passo alle sette?» chiese Zack.
Callie si liberò dall'abbraccio del ragazzo e fece un passo indietro. «No, i miei... i miei tutori vogliono che tu venga a cena. Domani sera.» spiegò, guardò Zack sperando che lui non volesse scappare, che la lasciasse o che non inventasse una scusa stupida per declinare l'invito. All'improvviso desiderò che lui venisse a cena da lei, la sera seguente e tutte le volte che lo desiderava.
Zack deglutì e annuì lentamente. «Certo, va benissimo.» disse e sorrise. Callie si sentì sollevata.
«Più tardi ti faccio sapere a che ora devi venire.» disse lei felice.
«Oh, io e Clarissa stiamo organizzando una festa a sorpresa per il compleanno di Travis.» aggiunse avvicinandosi a Zack.
«Bene. E qual è il mio compito?» domandò.
«Nessuno, se non quello di tenere la bocca chiusa con lui e procurare qualche alcolico.» rispose Callie.b Zack piegò la testa di lato e sorrise. «Vedrò quello che posso fare.» mormorò chinando la testa e sfiorando con le proprie labbra quelle di lei. «Bene.» mormorò lei socchiudendo gli occhi. «E non dire nulla a Jessica e alle sue amiche.» continuò.
«Perché?» domandò lui sorpreso e si gratto la testa. Callie sbuffò spazientita. «Perché? E me lo chiedi pure?» Zack annuì.
«Perché la sua amica Sam vuole provarci con Travis.» e perché Jessica vuole provarci con te, pensò, ma non lo disse, non volendo apparire accora più gelosa.
«Ah, ho capito.» disse Zack, anche se la sua faccia diceva tutto il contrario.
«Devo andare, adesso.» Calliope si alzò sulle punte dei piedi, si strinse a Zack e lo baciò sulle labbra. «Ci sentiamo più tardi.»

***

Calliope era nervosa, era seduta sul divano, ogni tanto guardava la porta d'ingresso. Mancavano pochi minuti e poi Zack avrebbe fatto il suo ingresso in quella casa.
Adrian era al piano di sopra, chiuso in camera a finire di vestirsi, Tracy era in cucina, probabilmente stava finendo di decorare la torta che aveva preparato, anche se Callie aveva detto che non era necessario, e lei era seduta lì, nervosa come non lo era mai stata.
«Sei nervosa?»
Callie sobbalzò, non aveva sentito Adrian scendere le scale. «Un pochino.» ammise.
Adrian le sorrise, e anche Callie accennò un sorriso.
Il campanello della porta suonò. Callie sospirò, si alzò e andò ad aprire. «Ciao.» disse quando, una volta aperta la porta, si trovò davanti Zack. Il ragazzo indossava dei jeans neri, e un maglioncino azzurro che si intravedeva da sotto la giacca aperta.
«Ciao.» mormorò lui, chinandosi per baciarla, ma si fermò quando senti su di sé lo sguardo di Adrian.
«Vieni.» disse l'uomo. Callie indicò al ragazzo dove appendere la giacca e poi, insieme andarono in sala da pranzo.
Adrian sparì dietro una porta, scusandosi e dicendo che andava in cucina ad aiutare Tracy.
«Sei nervoso?» domandò Callie.
Zack si sedette di fronte a lei. «No, non molto.» disse. «Tutti mi adorano! Lo faranno anche loro!» scherzò, ma poi tornò serio. «Un pochino.» allungò il braccio sul tavolo e sfiorò la mano di Callie.
«È pronto!» trillò Tracy, entrando con in mano due piatti di lasagne, ignorò le guance rosse dall'imbarazzo dei due ragazzi e mise davanti a loro i piatti, Adrian era dietro di lei, con altri due piatti in mano.
«Allora, Zack, oltre a lavorare nell'officina, cosa fai di bello?» domandò Adrian servendosi un bicchiere di vino.
«Sono il tastierista dei Music Love, e ogni tanto canto.» rispose lui.
«Ah.» disse Adrian, bevve un sorso di vino e guardò Callie. Lei evitò il suo sguardo. «E quanti anni hai?» continuò l'interrogatorio.
«Ventuno.» rispose Zack, incominciando a sentirsi a disagio.
«Ventuno, eh?» Adrian alzò un sopracciglio castano e fissò a lungo Zack, il quale si limitò ad annuire.
Callie improvvisamente sentì che la serata stava incominciando con il piede sbagliato.

«È troppo grande!» sbottò Adrian. Zack era andato via da cinque minuti.
«Sono solo quattro anni!» ribatté Callie.
«È troppo grande.» ripeté Adrian. «Non voglio che lo frequenti.»
Calliope sgranò gli occhi, sentendosi sull'orlo delle lacrime. «Non puoi impedirmelo!»
«Si che posso!» Adrian lo aveva quasi gridato.
«Non sei mio padre!» urlò Callie, la braccia rigide lungo i fianchi, le mani strette a pugno, le lacrime che le scendevano lungo le guance.
«Sei sotto la mia responsabilità, ora.» disse Adrian, «E fai quello che ti dico!»
Callie lo guardò, sentendosi disperata. E sola. «Ti odio.» mormorò guardando Adrian, poi sali velocemente le scale, fece sbattere la porta della sua camera dietro di sé e si getto sul letto, singhiozzando rumorosamente. Non aveva neanche acceso la luce.b Anche da dietro la porta chiusa riuscì a sentire Adrian e Tracy litigare, e ciò la fece piangere ancora più forte.
Sentì il suo cellulare suonare. Era Zack. Fece un respiro profondo, si asciugò gli occhi con la manica della maglietta e rispose.
«Non è andata bene, vero?» domandò Zack.
«No.» rispose lei e si morse il labbro inferiore. «Adrian mia ha detto... mi ha detto... che non devo vederti.»
Zack rimase in silenzio e sospirò.
«Dice che sei troppo grande per me.» continuò Callie. «Cosa facciamo?» domandò, ricominciando a piangere.
Zack sospirò ancora. «Non lo so, piccola, non lo so.» mormorò lui, triste quanto lei. Forse anche di più.
«Però alla festa di Travis io ci vengo, non può impedirmelo. E se lo farà, io uscirò di nascosto.» mormorò Callie.
«Non fare stupidate, prima che ti chiuda in un qualche collegio dall'altra parte del mondo.» il tono di Zack era serio.
Callie si lasciò sfuggire un singhiozzo. «Non voglio perderti.» mormorò.
«Lo so, neppure io.» disse Zack. «Troveremo una soluzione, e sistemeremo tutto. Lo prometto.»
Callie sorrise, un sorriso appena accennato. «Grazie.» mormorò. Sentì dei passi sulle scale. «Io vado a dormire, ho mal di testa.»
«Va bene piccola, ci sentiamo domani. Buona notte.» le augurò Zack.
Anche lei gli augurò la buona notte, e velocemente s'infilò sotto le coperte. Non le importava che avesse ancora i vestiti addosso.
Sentì la porta aprirsi, il respiro, pesante, di Adrian. Callie rimase in silenzio, con la testa sotto le coperte, mordendosi le labbra per impedirsi di urlargli quanto lo odiasse e lo detestasse in quel momento.
La porta si chiuse, e Callie chiuse gli occhi, sperando di svegliarsi e di scoprire che era stato solo un incubo, ma sapeva bene che non lo era.

Salve!
E in questo capitolo vediamo un po' di più Jessica, e la vedremo anche nei prossimi capitoli.
Il finale...vi prego non mi ammazzate, altrimenti non saprete come andrà a finire!
Grazie a chi legge!
P.S: le recensioni sono sempre gradite!

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Dieci

Chris sospirò. Era davanti alla finestra della sua camera, e stava guardando il figlio dei suoi vicini di casa sistemare alcune cose nel capanno degli attrezzi. Riusciva a vederlo perché la porta del capanno era aperta. Chris scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri dalla testa. Era da un po' che ci pensava, e non voleva farlo.
Non doveva farlo.
Si passò una mano sul viso per scostare i capelli che gli erano finiti davanti agli occhi e sospirò di nuovo.
Il cellulare suonò, cogliendolo di sorpresa, si avvicinò al comodino e lo prese in mano. Era Callie.
«Ti ricordi il piano?» domandò lei senza neanche salutarlo.
«Ovvio che lo ricordo.» rispose lui. «Comunque, ciao Callie.»
«Ciao Chris.» ridacchiò lei.
Chris sorrise, contento che la sua amica avesse ritrovato un po' di serenità dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni. «Quindi ci sei stasera?»
«Certo che ci sono!» esclamò lei. «È il compleanno di Travis, non potrei mai mancare.»
«Quindi niente segregazione?»
«No. Non stasera. Ho detto a Adrian che se non mi fa uscire io scappo dalla finestra.» Callie era seria.
«Non puoi scappare dalla finestra della tua camera, ti romperesti l'osso del collo!» scherzò Chris, ma tornò subito serio. «Non farlo, rischi solo di peggiorare le cose.»
Callie sbuffò. «Mi ripetete tutti le stesse cose. Siete noiosi.» mormorò. «Non può impedirmi di vederlo, non è mio padre!»
Chris rimase in silenzio, non volendo dire quello che pensava veramente, ossia che ora era Adrian che si prendeva cura di lei e lei doveva ubbidirgli. Non poteva dirglielo, non se voleva evitare crisi di pianto isteriche.
«Va bene. Puoi ripetermi il piano, per favore?» chiese cambiando argomento.
«L'avevo detto io che non ti ricordavi nulla!» ridacchiò lei.
Chris scosse la testa e ascoltò quel piano che sapeva a memoria.

***

Callie chiuse la cerniera del borsone, lo afferrò per i manici e uscì dalla sua camera. Scese lentamente le scale, con la paura che Adrian si rimangiasse la parola data e non la facesse andare alla festa a sorpresa, che lei aveva organizzato, per Travis.
Era vero, gli aveva raccontato una bugia. "Siamo solo noi compagni di scuola, lui non c'è", gli aveva raccontato e con lui intendeva Zack.
«Io vado.» disse passando davanti al salotto su cui era seduto Adrian che guardava distrattamente la TV.
«Divertiti. E ricorda cosa ti ho detto.» pronunciò lui.
Calliope annuì e uscì di casa. Ovvio che non avrebbe fatto quello che gli era stato chiesto. Lei Zack l'avrebbe visto, con la sua approvazione o senza.
Lanciò il borsone sul sedile posteriore dell'auto e partì.
Non le piaceva mentire ad Adrian, me era costretta a farlo. Mancavano pochi mesi al diploma, alla sua partenza per l'università, poi avrebbe fatto tutto ciò che voleva, senza che nessuno le dicesse chi doveva o non doveva frequentare.
Uscì in retromarcia dal vialetto e s'immise sulla via. Passò davanti alla casa di Liz e la vide ferma, in piedi sul marciapiedi, ad aspettare qualcuno.
Rivederla le fece male, perché, in fondo, era stata per molto tempo la sua migliore amica.
Callie scosse la testa e sorrise quando si accorse che mancava poco e poi avrebbe rivisto Zack, non lo vedeva dalla sera della cena.
In pochi minuti arrivò a casa di Clarissa.
Nel borsone che si era portata dietro aveva infilato il vestito e le scarpe che avrebbe usato quella sera, era andata lì, nel primo pomeriggio, solo per aiutare Clarissa con gli ultimi preparativi. La festa l'aveva organizzata lei, e voleva che fosse perfetta.

***

«Ok. Ora mancano solo il bere.» esclamò Clarissa, in piedi al centro del salone, con le mani posate sui fianchi. Lo striscione con scritto "Buon Compleanno" era appeso al centro della stanza, i palloncini di diverse forme e colori erano sparsi un po' dappertutto.
«Già. A che ora arrivano?» domandò Callie, un filo d'emozione nella voce.
Clarissa sorrise, comprensiva. Anche lei sapeva tutta la storia. «Oh, dovrebbero essere qui a minuti.»
«Clarissa!» urlò Will, il fratello maggiore di Clarissa, dalla cucina.
«Arrivo.» rispose lei alzando le spalle. «Deve sempre urlare.» si lamentò rivolgendosi a Calliope.
Andarono in cucina e trovarono Will in piedi, con un panino in una mano. «Ci sono due tizi fuori che dicono di essere tuoi amici.» biascicò con la bocca piena.
«Will... fai schifo quando parli con la bocca piena!» Clarissa era disgustata. Will rispose con un sorriso. La ragazza scosse le spalle e aprì la porta della cucina, quella che dava sul giardino sul retro della villa.
«Ciao.» salutò. «Entrate.» continuò spostandosi di lato per far passare Antony e Zack, in mano avevano alcune casse di plastica, contenenti le bottiglie di alcolici.
«Ciao Zack.» mormorò Callie avvicinandosi al ragazzo. Lui posò la cassa sul bancone della cucina e l'abbracciò.
Callie posò la testa sul torace di Zack e si strinse a lui, quasi con disperazione.
«Se volete vi lascio la mia camera da letto.» ammiccò Will.
Callie si staccò da Zack, il viso rosso per il bacio che aveva appena scambiato con lui.
«Will!» lo riprese Clarissa. Antony ridacchiò, mentre Callie e Zack fecero finta di nulla. «Non dovevi andare dalla tua amichetta?»
Will gettò il tovagliolo di carta nel cestino sotto al lavandino. «Vado un attimo in camera e poi vado da lei.»
«Stupido fratello.» mormorò Clarissa, scuotendo la testa, una mano sulla fronte.
Will uscì dalla cucina, Clarissa sussurrò qualcosa all'orecchio di Calliope, prese la cassa e ordinò ad Antony di seguirla.
«Avrei potuto farlo io.» mormorò Zack. Callie alzò le spalle. «E poi, cosa ti ha detto?»
Callie non rispose, limitandosi a prenderlo per mano.
«Callie! È la casa di Clarissa! Non possiamo andare in giro in questo modo!»
La ragazza non ascoltò le proteste di Zack, e continuò, tenendolo per mano, a camminare lungo il corridoio del secondo piano. Aprì una porta sulla destra ed entrò.
«Perché siamo qui?» domandò Zack guardandosi attorno.
«Volevo stare sola con te.» mormorò lei.
Zack sorrise e accarezzò il viso di lei. «Cosa ha detto a proposito di questa sera?»
Callie fece un passo indietro, si voltò e andò verso il letto.
«Callie?» chiamò Zack. Lei rimase in silenzio e si sedette sul letto.
«Non lo sa?» domandò Zack.
«Gli ho detto che tu non c'eri, che era una festa fra noi compagni di scuola...» mormorò Callie scuotendo la testa.
Zack sospirò e si sedette sul letto, accanto a lei. «Perché gli hai mentito?» domandò. Callie scrollò le spalle e lui sospirò ancora. «Sai che se lo viene a sapere peggiorerai le cose?»
Callie si strinse nelle spalle e posò la testa sulla spalla di Zack. «Lo so...» ammise. «Però io ci tengo a questa festa. Se gli avessi detto la verità non mi avrebbe fatta venire.»
Zack l'abbracciò, le baciò i capelli e rimase così, in silenzio, con la guancia posata sulla testa di lei. Callie si rilassò fra le sua braccia. «Piccola, lo so, lo so. È solo che... che non voglio che le cose peggiorino.»
Callie rimase in silenzio, godendosi le mani di Zack che le accarezzavano la schiena e le spalle; sapeva che aveva ragione, ma trovava tutto ciò ingiusto.
Non capiva perché Adrian ostacolasse la sua storia con Zack. A lei la differenza d'età non importava, perché per lui era così importante?
Rimasero così, in quella posizione, per diversi minuti, in silenzio, ascoltando il rumore dei loro respiri.

****

«Cosa stai facendo?» domandò Zack.
«Cosa sto facendo? Secondo te?» replicò Callie, seduta a cavalcioni su di lui, cercando di slacciare l'ultimo bottone della camicia di Zack.
Appena anche l'ultimo bottone fu sfilato dall'asola, lei gli accarezzò i pettorali.
Zack ansimò, quando lei gli mordicchiò il lobo dell'orecchio. «Callie?»
«Sì?» soffiò lei, le labbra a pochi millimetri da quelle di lui.
«Forse è... il caso di smetterla...» disse lui, fra un gemito e l'altro.
«E perché?» Callie alzò il viso e lo guardò.
Zack piegò la testa di lato e aprì gli occhi. «Sotto ci sono Clarissa, Antony e Will!» protestò.
«Will è uscito.» gli ricordò lei, e ricominciò a baciargli il collo. Sussultò quando sentì le mani di lui accarezzarle i fianchi e la schiena.
Zack le baciò l'orecchio e da lì le lasciò una scia di baci fino a raggiungere la bocca di lei. Callie si mosse su di lui e mugugnò quando sentì l'eccitazione di lui premerle sulla coscia.
«Callie.» sospirò Zack, con le labbra a pochi millimetri da quelle di lei.
«Non possiamo..» Zack posò le mani sulle spalle di lei, chiedendosi quando si fosse tolta il maglioncino, rimanendo con una canotta blu dalle spalline sottili. «E poi siamo nella stanza degli ospiti di Clarissa!»
Callie sbuffò e si alzò. Afferrò il maglioncino che aveva fatto cadere per terra. «Guastafeste.» mormorò indossandolo.
Zack scosse la testa e sorrise mentre ricominciava a rivestirsi.

***

«Cosa avete fatto di sopra?» domandò curiosa Clarissa una vota che i ragazzi se ne furono andati.
«Nulla.» rispose Callie osservando il divano che Antony aveva spostato, dal centro del salone, contro una delle pareti.
Clarissa inarcò le sopracciglia con aria dubbiosa. «Uhm... ok.» si passò una mano sul viso. «Andiamo a prepararci?» domandò cambiando argomento.
Callie annuì e seguì Clarissa al piano superiore.
«Vai prima tu.» Clarissa indicò a Callie la porta del bagno.
Callie annuì, entrò nella camera degli ospiti, quella dove era stata con Zack e prese le cose che gli servivano. Sorrise, felice. Felice per la festa per Travis, felice perché avrebbe rivisto Zack.
Si fece la doccia, rimanendo sotto la doccia per lunghi minuti. Davanti allo specchio appannato, avvolta da un asciugamano rosa, si guardò allo specchio.
Prese un altro asciugamano e iniziò ad asciugarsi i capelli. Il cellulare, che aveva lasciato su un mobiletto, iniziò a suonare.
«Ciao Adrian.» esclamò.
«Ciao Callie. Cos'hai? ti sento strana.» disse l'uomo.
«Nulla. Sono appena uscita dalla doccia.» rispose lei e posò l'asciugamano vicino al lavandino.
«Oh, bene. Ricordati quello che ti ho detto.»
«Certo.» disse lei, ma lui aveva già riattaccato.
Callie posò il cellulare. Sapeva perché l'aveva chiamata: per controllarla. E a lei non andava bene. Era vero, gli aveva mentito, ma era lui che l'aveva voluto, impedendole di vederlo. Sospirò e iniziò a vestirsi.

***

«Vi ricordate cosa dovete fare?» domandò Callie guardando gli invitati davanti a lei. «Bene.» continuò, anche se nessuno le aveva risposto. Spense le luci del salone e si sistemò vicino a Clarissa.
Il piano che aveva architettato era perfetto: Travis era convinto che lui e Chris sarebbero andati a prendere Callie e Clarissa a casa di quest'ultima, per poi andare allo Zoe dove avrebbero incontrato gli altri. Sarebbero entrati in casa, convinti che avrebbero aspettato che Clarissa e Callie finissero di prepararsi e invece...
«Sorpresa!»
Travis rimase sorpreso, con la bocca aperta e gli occhi blu spalancati.
Guardò i suoi compagni di scuola, suo fratello e gli altri ragazzi del gruppo.
«Io... oh, grazie.» biascicò ancora sorpreso.
Dietro di lui passò Chris e andò verso Clarissa e Callie.
«Voi due...» Travis sorrise e si avvicinò a Callie. L'abbracciò e le baciò la guancia. «Grazie.» sussurrò.
Callie sorrise e Travis abbracciò Clarissa baciandola sulla bocca.
«Ok, io direi che la festa può cominciare!» urlò Antony accendendo lo stereo.
Callie scosse la testa e si avvicinò a Zack. «Balliamo?» gli sussurrò all'orecchio.
Zack sorrise, la prese per mano e la condusse al centro del salone, dove alcune persone stavano già ballando.

***

«E lei che ci fa qui?» esclamò Callie.
«Ma chi?» domandò Alana, afferrando uno dei pochi salatini rimasti.
«Jessica.» rispose Clarissa.
«Con la sua amica. presumo che sia Sam, da come sta mangiando con gli occhi Travis.» se gli occhi di Callie avrebbero potuto incendiare, di Jessica e la sua amica sarebbe rimasto solo un mucchietto di polvere e forse neanche quello.
«E chi sono?» domandò Jennifer. «Due che detestate a giudicare da come le state guardando.»
Callie sospirò. «A Jessica interessa Zack, e alla sua amica Travis.» si passò una mano sulla fronte. «Perché sono qui?» domandò.
«Qualcuno le ha invitate.» rispose Alana.
«Noi no!» rispose Clarissa, senza staccare gli occhi da Sam e Jessica che si erano avvicinate a Travis e Zack.
«E nemmeno Chris. E neppure Matt o Antony.» osservò Callie.
Clarissa afferrò il polso di Callie e la guardò. «Andiamo da quelle due, e facciamo vedere chi comanda qui.»
«Comandi tu, la casa è tua!» scherzò Jennifer.
Calliope e Clarissa si arrivarono alle spalle di Zack e Travis.
«Ciao Jessica.» mormorò Clarissa.
«Oh, ciao. Bella festa.» esclamò Jessica.
«Bella festa, già. Ma chi ti ha invitato? Non eravate sulla lista.» sbottò Callie, ignorando l'occhiataccia di Zack.
Jessica alzò le spalle. «Un uccellino.» rispose sorridendo.
«Un uccellino che spennerò con le mie mani.» mormorò Clarissa.
«Non fare la gelosa, non è nulla di grave.» disse Zack circondando le braccia di Callie con il braccio.
«Calliope Zimmerman, questa è la.... fe...festa più bella!» biascicò Chris, abbracciando da dietro la ragazza.
«Oddio è ubriaco!» gemette Zack. Spostò il braccio dalle spalle di Callie e afferrò Chris. «Aiutami Travis.»
«Dove lo portiamo?»
«Di sopra, seguitemi.» disse Clarissa.
«Zimmerman?» domandò Jessica socchiudendo gli occhi. «Sei quella Zimmerman? Quella che è rimasta orfana qualche mese fa?»
Callie aprì la bocca sorpresa e annuì.
«Oh, mi dispiace tanto.» esclamò Jessica e per un momento a Callie sembrò veramente dispiaciuta.

***

Era sabato mattina, due giorni dopo la festa. Calliope uscì dalla cucina con una fetta di pane tostato ricoperta di marmellata alle ciliegie in mano e andò a sedersi in salotto. Adrian era fuori per lavoro, Tracy stava facendo il bucato.
Callie accese la tv e passò da un canale all'altro, non trovando nulla d'interessante.
Sbuffò un paio di volte e finì il suo spuntino nello stesso momento in cui Adrian entrò in casa.
«Perché mi hai mentito?»
Calliope guardò Adrian, gli occhi verdi spalancati dallo stupore. «Cosa?»
«Lui c'era.» sibilò Adrian avvicinandosi al divano.
«Chi, Zack? Non c'era, lo giuro!» esclamò Callie fissandolo.
«Bugiarda!» l'urlo di Adrian fece sobbalzare Callie.
«Non è vero.» pigolò Callie, le mani che tormentavano il tovagliolo di carta. Voltò la testa quando sentì la porta della lavanderia aprirsi. Tracy era sulla soglia, i panni piegati nella cesta di plastica azzurra. «Bugiarda!» ripeté Adrian. «Non pensare di fregarmi, Calliope. Lui a quella festa c'era e tu mi hai disubbidito e mentito!»
«Non ti ho mentito. Zack non c'era! In che lingua te lo devo dire!» urlò Callie alzandosi in piedi.
«Sei una bugiarda e lo sai!» la mano di Adrian la colpì prima che lei potesse reagire in qualche modo.
Callie posò la mano sulla guancia ferita e guardò Adrian con la testa piegata di lato, i capelli davanti agli occhi. «Sì! Sì, ti ho mentito!» gridò. «Ma ho dovuto farlo, tu non mi avresti mai permesso di uscire!» continuò poi corse su per le scale.
Tracy guardò Adrian, «Adrian...» lo chiamò piano, quasi sussurrando.
Lui distolse lo sguardo da quello della moglie e seguì la ragazza. Entrò in camera sua e la trovò sdraiata sul letto, il viso affondato nel cuscino, che singhiozzava rumorosamente.
«Cosa stai facendo?» esclamò, con orrore, Callie quando vide Adrian prendere il portatile e il cellulare dalla scrivania.
«Non puoi portarmeli via! Mi servono!» urlò seguendolo fuori dalla stanza.
«Questi li tengo io.» esclamò duramente lui, già in fondo alle scale.
«Mi servono!» ripeté lei, la voce rotta dalle lacrime.
«Per cosa? Per sentirti con lui?» domandò ironicamente lui.
«Per la scuola...» singhiozzò lei, appoggiò le mani sul corrimano e si sedette sui gradini. «Mi serve per la scuola.»
«Bene, se ti servono per la scuola lo usare quando ci sono io e davanti a me.»
Callie guardò prima lui e poi Tracy. «Non puoi... tu...»
«Stai zitta se non vuoi peggiorare la situazione! O forse vuoi che inizi ad accompagnarti io a scuola?» Adrian era serio.
Callie boccheggiò e si alzò in piedi. «Ti odio! Ti detesto!» disse, si girò e si voltò e salì quei pochi gradini. Sospirò e si voltò. Guardò con odio e per interminabili secondi Adrian.
«Vorrei che fossi morto tu al posto di papà.» disse con calma. E con una cattiveria che non aveva mai usato in tutta la sua vita.

Salve popolo di EFP.
Ho aggiornato prima del previsto. Siete contenti, vero?
*una balla di fieno le rotola davanti*
Bene. Chi ha detto ad Adrian della festa? L'indizio c'è, quindi spremete le meningi!
*passa un'altra balla di fieno*
E Zack e Callie hanno avuto un incotro un pochino hot... siete contenti?
*altra balla di fieno*
RIngrazio chi legge, chi mette la storia fra le seguite/ricordate/preferite.
Grazie.
Non vi mangio, per cui potete lasciarlo pure un commentino! *sbatte le lunghe ciglia castane*

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


All Things Come To
Those Who Wait


Dedico questo capitolo a quei quattro (che prima erano cinque) ragazzi che in questi tredici anni hanno riempito la mia vita con le loro voci e le loro canzoni, che hanno reso il 22 Giugno 2012 uno dei giorni più belli della mia vita. Lo dedico anche a quel tizio della sicurezza che con i suoi "bon bon" mi ha fatto ridere, e a tutti gli uomini e le donne della sicurezza che hanno reso le ore d'attesa, sei, per essere abbastanza precisi, divertenti.
Thank you lads.

Capitolo Undici

Callie baciò la guancia di Tracy. «Ci vediamo nel pomeriggio.» esclamò, prese la borsa dal bancone della cucina e uscì in giardino senza degnare di una parola o di uno sguardo Adrian. Era ormai più di una settimana che non gli parlava, anche se lui aveva cercato più volte un contatto con lei. Le aveva restituito il cellulare e il portatile, sperando in un segno di pace da parte della ragazza.
Ma lei aveva sempre rifiutato. Rifiutato le sue parole, le sue scuse, i suoi abbracci. Tanto sapeva che non sarebbe cambiato nulla. Non gli avrebbe mai permesso di vedere, di frequentare Zack. Solo perché lui era più grande di quattro anni.
Per fortuna era riuscita a chiamare Zack e Chris, per dirgli cos'era successo.
E Zack si era arrabbiato con lei. Perché se non avesse mentito ad Adrian tutto ciò non sarebbe accaduto.
E aveva dovuto calmare Chris, che, appena aveva saputo dello schiaffo, voleva correre lì e vedersela con Adrian, anche se quest'ultimo era più grande e forte del liceale.
Callie sospirò, per fortuna che c'era Clarissa che la capiva.
La ragazza non si era accorta di essere arrivata a scuola, persa com'era nei suoi pensieri.
Lentamente si avviò verso l'entrata, dove l'aspettava Chris.
«Gli altri dove sono?» domandò.
Chris non rispose, perso com'era nei suoi pensieri. Guardava davanti a sé, lo sguardo fisso su qualcosa, ma Callie non riuscì a capire esattamente cosa guardasse.
«Ehi, Chris! Ci sei?» Callie agitò la mano davanti al viso del ragazzo.
«Uh, Callie, sei tu.» mormorò lui, accorgendosi di non essere solo.
Callie sorrise. «Cos'hai? Ti vedo strano.» domandò.
Chris scrollò le spalle. «Nulla, non preoccuparti.» rispose accennando un sorriso.
«Ma Travis e Clarissa?» chiese Callie, mentre la prima campanella suonava.
«Non lo so.» rispose Chris.
Callie alzò le spalle e seguì l'amico dentro la scuola. Lo salutò prima di andare verso il suo armadietto.
«Ciao Callie.»
Calliope sospirò a fondo, prima di voltarsi verso James. «Ciao.» mugugnò aprendo l'armadietto.
«Mi manchi.» sospirò James accarezzandole i capelli.
Callie si scostò, infastidita da quel contatto. «Tu no.» Prese un libro e richiuse l'anta.
«Non potremmo ricominciare, per favore?» il tono di James era quasi supplichevole, e Callie non sapeva se dargli uno schiaffo o mettersi a ridere. Decise di stare in silenzio.
«Non sbaglierò più! Lo prometto!» James si era avvicinato a lei.
«No, James, è finita, mettitelo in testa.» sibilò Callie, poi si allontanò, dirigendosi verso l'aula di matematica, infastidita dal comportamento di James e da tutte le sue attenzioni.
Imprecò sottovoce quando un ragazzo del primo anno la urtò, facendole cadere il libro che aveva in mano.
La sua giornata non era iniziata bene.

***

«Hai un'idea di chi possa essere stato?» domandò Travis durante la pausa pranzo.
Si riferiva a chi potesse aver detto che Zack era presente alla festa di Travis.
Callie sospirò e posò la forchetta nel piatto. «No. E più ci penso più non capisco chi possa averlo fatto.»
«Qualcuno che era alla festa.» osservò Travis.
«Fino a lì c'ero arrivata anche io!» sbuffò Callie e Clarissa alzò gli occhi al cielo.
«Chris, cosa ne pensi?» domandò Travis.
Il ragazzo non rispose, osservava il suo piatto con gli spinaci ancora intatti.
«Chris!» lo chiamò Travis.
Chris alzò gli occhi dal piatto e guardò Travis. «Eh, sì, cosa?» mormorò.
Travis sospirò. «A cosa stavi pensando?» domandò con un sorriso. «O a chi stavi pensando.»
Chris sbuffò. «Piantala Travis.» replicò acidamente. «Per me è qualcuno che ha delle mire su Zack.»
«Cosa?» esclamò Callie e afferrò la bottiglietta d'acqua.
Chris annuì. «Sì, altrimenti perché l'avrebbe fatto? Sicuramente pensava che la differenza d'età sarebbe stata un problema.»
Callie lo guardò. Il suo ragionamento era giusto. Bevve un sorso d'acqua e si girò verso Clarissa, che era seduta di fronte a lei.
«Jessica!» dissero in coro le due ragazze.
«E come fa a sapere di Adrian?» domandò Chris.
«Bella domanda.» mormorò Callie. «Però ha scoperto il mio cognome.» continuò guardando Chris.
«Ehm... già... scusami.» borbottò lui, le guance rosse dall'imbarazzo.
«Ah, non importa. Non sei tu che hai invitato quella e la sua amica.» disse Callie e accarezzò la mano dell'amico. Chris alzò lo sguardo e ricambiò il sorriso. «Ma se becco Antony giuro che lo prendo a sberle.»
«Ora dobbiamo solo scoprire come ha fatto Jessica a dirlo ad Adrian.» esclamò Clarissa.

***

Callie sospirò, chiuse l'anta dell'armadietto, prese la borsetta che aveva posato pochi minuti prima ai suoi piedi e si voltò.
«Cacchio, Travis! Mi hai quasi fatto venire un infarto!» esclamò trovandosi davanti Travis.
«Scusami!» disse lui passandosi la mano fra i capelli. «Devo parlarti.»
Callie si sistemò la borsa a tracolla e fissò l'amico. «Certo.»
I due iniziarono a camminare verso l'uscita.
«Cosa devi dirmi?» domandò Callie.
Travis sospirò. «Ti sei accorta che Chris è strano?»
«In che senso?» domandò Callie.
Liz passò davanti a loro, li guardò e fece una smorfia infastidita fermandosi davanti alla porta d'uscita.
«Nel senso che è strano, assente...» rispose Travis, guardò Liz, fermò Callie e si chinò verso di lei. «Spesso guarda il vuoto, non risponde.» il tono del ragazzo era preoccupato.
«Uh, sì, ci ho fatto caso.» esclamò lei, tentando di non guardare Liz. Si conoscevano da così tanto tempo; avevano passato molti momenti insieme, a ridere, scherzare, studiare o tentare di farlo, e tutto ciò un po' le mancava.
Ma non poteva dimenticare il modo in cui si era comportata.
«E cosa ne pensi?» le chiese Travis togliendole un pelucco dalla giacca azzurra.
«Niente. Abbiamo diciassette anni, a settembre iniziamo l'università, abbiamo gli esami a fine anno...» Callie si fermò, sospirò e guardò l'orologio appeso sopra la porta. Se non si sbrigava sarebbe arrivata in ritardo.
«Magari è innamorato.» aggiunse spostando lo sguardo sull'amico.
Travis sorrise, e due fossette apparvero sulle guance. «Forse hai ragione!» esclamò.
Anche Callie sorrise. «Devo andare altrimenti arrivo in ritardo.»
«Vai pure, ci vediamo domani!» la salutò Travis e le accarezzò il viso.
Travis si voltò verso destra, diretto alla palestra, dove Clarissa si stava allenando con le cheerleader.
«Posso parlarti?» domandò Liz avvicinandosi a Callie.
«No, sono in ritardo.» rispose Callie e uscì dall'edificio.
«Ti prego!» supplicò Liz.
Callie la ignorò e continuò a camminare verso la sua auto.
«Eravamo migliore amiche!» esclamò Liz.
«Lo hai detto, eravamo.» Callie salì in macchina sbuffando. Una parte di lei voleva andare da Liz, l'altra avrebbe preferito andare da qualsiasi parte che restare lì con lei.
Qualsiasi parte che non fosse il luogo in cui si stava dirigendo.

«Come stai Calliope?»
Callie si guardò le unghie. «Bene.» mugugnò in risposta alla signorina Marie Taylor, la sua psicologa.
Era stato Adrian a mandarla da lei dopo la morte dei suoi genitori.
Callie non era d'accordo con quella decisone, ma ci andava ugualmente.
Rispondeva con poche parole alle domande di Marie.
«Non vuoi raccontarmi nulla? C'è qualcosa che non va?» indagò la psicologa.
Callie alzò il viso e la guardò. Avrebbe voluto urlare che sì, c'erano tante cose che non andavano. Adrian le impediva di vedere Zack, il suo ex che le implorava di riprovarci, Liz che voleva parlarle e le ricordava che erano migliori amiche. E Zack che diceva che non doveva più mentire ad Adrian, che non doveva minacciare di uscire di nascosto. Neanche lui la capiva. E Jessica che era arrivata a rompere le scatole. E Tracy che non diceva nulla e che sembrava stare male. Anche quella mattina l'aveva sentita vomitare.
Questo avrebbe voluto dire, ma non lo fece.
«Non ho nulla d'interessante da dire.» rispose.
«Qualcosa ci sarà.» Marie sorrise.
Callie la guadò per un secondo e spostò lo sguardo su muro bianco dietro la psicologa. Rimase in silenzio. Non voleva parlare con quella donna.
«Ho molto da studiare.» mormorò. Era la verità. Si guardò le mani a lungo, mentre Marie le parlava, decidendo, ancora una volta, di rimanere in silenzio per il resto della seduta.

***

Callie sbuffò e finì di sistemare le posate sul tavolo. Era venerdì sera e Adrian aveva invitato un suo collega di lavoro a cena, con la moglie e la figlia. Callie si sentiva incastrata, sapeva che Adrian aveva organizzato tutto solo per farla parlare con lui.
Dalla cucina proveniva il buon profumo dell'arrosto che cuoceva nel forno, l'aveva preparato Tracy. Callie pensò che quello e la torta al cioccolato fossero le uniche cose buone di quella serata.
«Saranno qui a momenti.» sentì dire da Adrian.
Callie tirò fuori il cellulare dalla tasca e sorrise nel vedere un messaggio di Zack, le diceva che l'avrebbe chiamata più tardi.
«Hai finito di preparare la tavola?»
Callie mise il cellulare. «Sì.» rispose alla domanda di Adrian. «Vado a lavarmi le mani.» aggiunse, rivolta più a se stessa che a Adrian.
Entrò nel bagno del piano terra, chiuse la porta dietro di sé e si guardò allo specchio. Aprì il cassetto bianco accanto al lavandino e si pettinò lentamente i lunghi capelli castani. Voleva prendersi più tempo possibile. Sospirò e mise la spazzola al suo posto. Mentre si lavava le mani sentì il campanello della porta suonare.
«Callie, sono arrivati.» si sentì chiamare da Adrian.
La ragazza non rispose, si asciugò le mani e si stampò in viso un falso sorriso.
Uscì dal bagno e andò nella sala da pranzo. Vide Adrian parlare con un uomo più basso di lui, i capelli biondi, con una accentuata stempiatura sulla fronte.
Accanto a lui una donna, più piccola dell'uomo, capelli castani e la corporatura robusta.
«Ecco Calliope!» esclamò Adrian vedendola. Lei continuò a sorridere e si avvicinò ai tre adulti.
«Salve.» esclamò la ragazza. I due sconosciuti le sorrisero.
«Avete proprio una bella casa.»
Callie aprì la bocca sorpresa e lentamente si voltò. «Jessica.» mormorò.
Jessica le sorrise con la testa piegata di lato. «Ciao Calliope!» esclamò allegramente.
Callie si voltò verso Adrian, che abbassò lo sguardo. Improvvisamente Callie capì in che modo Adrian avesse scoperto tutto. Le sembrò così ovvio che si diede della stupida per non esserci arrivata da sola. Voleva informare Clarissa e gli altri, ma sapeva che in quel momento non poteva fare nulla.

Poco prima che Tracy servisse il dolce, Callie si alzò con una scusa. Si chiuse in bagno e inviò un messaggio a Clarissa.
"Il padre di Jessica è un collega di Adrian! Per questo sa tutto! Ti chiamo dopo."
Si appoggiò alla porta e respirò a fondo. Odiava Jessica, odiava Adrian e odiava anche se stessa. Sospirò e s'impose di tornare dagli altri prima che Adrian la venisse a cercare pensando che stesse male.
«Non mangi la torta?» domandò rivolgendosi a Tracy.
La donna scosse la testa. «No, ho mangiato troppo.» rispose con un sorriso, che a Callie apparve finto. Ma non ci badò più di tanto e mangiò la sua fetta di torta. Si sentiva sollevata ora che aveva scoperto tutto.

«Jessica mi sembra simpatica.» esclamò Adrian dopo che Jessica e i suoi genitori se ne furono andati, verso le dieci.
«Tantissimo.» ironizzò Calliope. «Vado in camera mia, sono stanca.» aggiunse e sbadigliò, si voltò e andò in camera sua.
Prese il cellulare che aveva lasciato sulla scrivania e digitò velocemente il numero di Clarissa; mentre aspettava che la ragazza le rispondesse guardò il ripiano della scrivania, invaso da libri, fogli e alcune magliette. Pensò che doveva mettere in ordine.
«Dimmi tutto.»
«Jessica è una vera stronza.» esclamò Callie e si sedette sul letto. «Continuava a sorridere, ed era troppo gentile.» sospirò e guardò la foto di lei e Chris scattata prima del ballo d'inverno. «Oh mio Dio, che bella casa! Ma che buona che è la torta! Tracy è bravissima a cucinare!» aggiunse cercano di imitare la voce di Jessica.
«In pratica una lecca culo.» disse Clarissa.
«E quando le ho mostrato il giardino sul retro ha avuto il coraggio di chiedermi se recentemente avevo visto Zack!» Callie si sdraiò e sbuffò rumorosamente.
«E non l'hai strozzata?» domandò Clarissa.
«Non sapevo dove nascondere il cadavere!» scherzò Callie.
«Già. Devo andare ora.» Clarissa bisbigliò qualcosa che Callie non capì, «Accenno io qualcosa a Travis.»
«Va bene. Ci vediamo domani.» Callie lasciò cadere il cellulare sul letto e sbuffò. Era venerdì sera e lei non poteva uscire, ma sarebbe uscita ugualmente, non le importava quello che le diceva Adrian.
Afferrò la borsa e il cellulare e si guardò allo specchio poi uscì dalla sua camere e scese velocemente le scale.
«Dove pensi di andare?» le domandò Adrian.
«Fuori.» rispose lei mentre indossava la giacca.
«Sei in punizione.» Adrian le si avvicinò e le posò una mano sulla spalle, una stretta forte, sicura e decisa.
«Non m'importa. Ho bisogno di uscire.» esclamò lei e finì di allacciare i bottoni.
Adrian respirò a fondo, cercando le parole.
«Calliope, non puoi uscire.»
«Invece sì.» Callie si scostò e si avvicinò alla porta, ma Adrian fu più veloce di lei e si mise in mezzo.
«Sei in punizione.» Adrian cercò di mantenere il controllo.
«Tu hai solo paura che io lo veda.» sibilò Calliope. «E va bene non esco! Tienimi pure segregata in casa, fammi diventare la sfigata della scuola!» urlò. «Tanto non t'importa nulla se io sono felice o meno!» continuò ritornando di sopra, pestando i piedi ad ogni gradino.
Se Adrian pensava di tenerla chiusa lì si sbagliava, avrebbe trovato un modo per uscire. Si sedette sul letto e si coprì il viso con le mani, scoppiando a piangere. Voleva uscire, voleva vedere Zack, rivoleva la sua vita.

***

"Non t'importa se sono felice o meno"
Quelle parole continuavano a girare nella testa di Adrian, impedendogli di concentrarsi totalmente sul lavoro che aveva davanti.
Non stava rendendo felice Callie, anche se lui stava facendo di tutto per proteggerla.
Sentì un profumo alla fragola e alzò gli occhi dal foglio che aveva davanti, trovando Jessica davanti a lui. Si domandò perché le ragazza non studiasse o lavorasse, e perché suo padre le permetteva di ciondolare in giro tutto il giorno.
Era stata lei a dirgli tutte le cose che sapeva su Zack, e gli aveva anche detto della festa di Travis. Sapeva che aveva lasciato l'università, che era stato sospeso due volte al liceo, e Adrian non voleva un tipo del genere accanto alla "sua" piccola Calliope.
Adrian sospirò, cercando inutilmente di dare un filo logico alle parole impresse sul foglio davanti a lui.
«Se parla ancora un'altra volta di quel ragazzo potrei sbattere la testa contro al muro.» sospirò Sandy, la segretaria.
Adrian alzò un sopracciglio e la guardò.
«Sto parlando di Zack.» Sandy posò una tazza di caffè davanti ad Adrian e fissò Jessica parlare con il padre.
«Lo conosce...» Adrian afferrò a tazza e la portò alle labbra e si fermò, guardando l'espressione stupita di Sandy.
«Quel ragazzo le piace da quando ha quindici anni, ma a lui non interessa.» disse Sandy a bassa voce, «Farebbe di tutto per stare con lui...» aggiunse abbassando ancora il tono di voce, guardò un'ultima volta Adrian e se ne andò.
Lui la guardò, rimuginando su quello che Sandy aveva appena detto, domandandosi se fosse vero, se Jessica, che appariva così dolce, carina e posata potesse arrivare a tanto, solo per un ragazzo.
«Salve Adrian.»
L'uomo si voltò, e quasi sobbalzò sulla sedia quando si accorse che davanti a lui c'era Jessica; respirò profondamente e abbozzò un sorriso.
«Circa mezz'ora fa ho visto...» Jessica piegò la testa di lato e sospirò, «Callie e Zack, erano in macchina davanti all'officina e di certo non si stavano solo baciando.» Jessica sorrise, si voltò e tornò da suo padre.
Adrian si senti mancare, Calliope gli aveva disubbidito. Con la mano destra si allentò la cravatta, e finì di bere il caffè in un sorso, desiderando che fosse corretto con qualcosa di forte, molto forte.
Guardò l'orologio, mancavano cinque minuti e sarebbe potuto andare a casa; iniziò a sistemare i fogli sparsi sulla scrivania, tanto ormai non sarebbe riuscito a concentrarsi su nulla. Voleva andare a casa, aspettare Callie e parlargli. E, se fosse stato necessario, l'avrebbe mandata in un'altra scuola, magari la stessa che aveva frequentato lui, a New York.

***

«Tracy!» urlò quando rientrò in casa. Lasciò cadere la ventiquattr'ore sul divano, e andò in cucina.
«Non serve che urli, non sono sorda.» Tracy stava tagliando delle zucchine in una grande insalatiera.
«Vuoi sapere cosa stava facendo un'ora fa Callie?» domandò bruscamente Adrian.
Tracy sospirò e posò il coltello. «Guarda che lo so.» rispose. Adrian sbiancò, iniziandosi a sentire male. «Da due ore lei e Clarissa sono di sopra, stanno studiando.» aggiunse Tracy.
«Ma mi hanno detto di averla vista... con Zack, in macchina...» biascicò sconvolto. Non era sicuro più di nulla. Chi gli stava mentendo? Jessica, la figlia del suo collega, quasi socio, o Tracy, sua moglie, la persona con cui condivideva la sua vita da vent'anni?
"O forse ha ragione Sandy"
Adrian scosse la testa, cercando di cacciare quel pensiero dalla sua mente.
«Non vedo Zack da quasi due settimane.»
Adrian si voltò verso la ragazza non si era accorto che lei era entrata in cucina, dietro di lei riconobbe Clarissa.
«È stata Jessica a dirti questa bugia?» continuò Callie e Adrian si limitò ad annuire. «Lei vuole Zack, e farebbe di tutto per averlo.»
Adrian ripensò alle parole di Sandy, e decise di credere a Callie. «Scusami.» mormorò. Si passò una mano sul volto, sentendosi sollevato e stanco. «Ma lei sembrava così sincera...»
«Io devo andare.» esclamò Clarissa.
«Ciao Clarissa.» la salutò Tracy riprendendo a tagliare le zucchine.
«Ti accompagno alla porta.» disse Callie.
«Hai così poca fiducia in lei?» mormorò Tracy.
Adrian si voltò verso di lei e la fissò, si voltò verso la porta da dove erano uscite Callie e Clarissa. «Non so più cosa pensare.» mormorò. «Forse Jessica mi ha mentito questa volta, ma il resto?» si fermò e fissò la moglie.
«Il resto cosa?» domandò lei.
«Non ha finito l'università, è stato sospeso un paio di volte...» Adrian si fermò e sospirò, «e ha quattro anni più di Callie.»
Tracy posò il coltello nel lavandino e si pulì le mani con uno strofinaccio. «Ci sono mille motivi per cui uno non finisce l'università.» esclamò. «E anche tu sei stato sospeso.» gli fece notare.
Adrian annuì, sentendosi in colpa. Anche lui era stato sospeso al liceo, non poteva giudicare negativamente Zack solo per questo.
«E sì, è più grande di lei, ma mi sembra una persona matura.» Tracy si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le mani. «Diamogli una possibilità.» mormorò guardandolo.
«Non ci riesco.» sussurrò Adrian. «Ho paura che la faccia soffrire e io non voglio.»
Tracy si scostò da lui. «E allora temo che Callie continuerà... a non parlarti.»
Adrian sospirò, sapendo che in realtà Tracy voleva dire che Callie avrebbe continuato ad odiarlo. Lo sapeva, anche se non era quello che voleva, ma quello che desiderava era mantenere la sua promessa.

***

Adrian indossò gli occhiali da sole per ripararsi dal vento, ascoltando il rumore delle foglie mosse dall'aria.
Incurante di sporcarsi i pantaloni s'inginocchiò sul prato, cercando di trattenere le lacrime. Un'altra settimana era passata, altri sette giorni di silenzi, di risposte fatte di monosillabe, di sguardi accusatori e di odio, di preoccupazioni.
Non aveva avuto il coraggio di dire a Jessica che quella che gli aveva raccontato era una bugia, non sapeva il perché, ma quando se l'era trovata davanti, con quell'espressione innocente, si era limitato a salutarla.
Gli tornò in mente una scena che aveva visto pochi minuti prima, quando era sceso dall'auto: una giovane coppia con un lattante di poche settimane, e all'improvviso un ricordo gli tornò in mente.

Adrian guardò quel piccolo esserino che Ellen gli aveva messo in mano. Osservò estasiato le piccole mani strette a pugno, le labbra a forma di cuore appena dischiuse; la paura di farle involontariamente del male, di farla cadere o di stringerla troppo, lo avvolse, alzò il viso per cercare Ellen ma la vide andare verso il bagno accompagnata da Tracy.
«Devo chiederti una cosa.»
Adrian si voltò verso Carl, suo migliore amico e padre della bambina che teneva fra le braccia. «Spara.»
Carl sospirò e sfiorò la fronte di sua figlia. «Devi promettermi che se mi dovesse succedere qualcosa tu ti prenderai cura di lei. Devi renderla felice e proteggerla.»
«Non ti succederà nulla.» disse Adrian.
«Lo so, ma voglio che tu me lo prometta ugualmente.» mormorò Carl.
Adrian guardò il suo amico e sorrise. «Va bene, lo prometto.» esclamò, e tornò a guardare la bambina. Sorrise quando lei gli strinse l'indice nel piccolo pugnetto; abbassò il viso e le baciò la fronte. «Ti renderò felice e ti proteggerò.» sussurrò. «Te lo prometto, piccola Calliope.»

Quando aveva fatto quella promessa non si era di certo aspettato di trovarsi, quasi diciott'anni dopo, inginocchiato davanti alla tomba di Carl ed Ellen; si asciugò le lacrime e respirò profondamente; si domandò se stava proteggendo Callie.
Sì, lo stava facendo, stava cercando di fare in modo che non soffrisse a causa di Zack.
La stava rendendo felice?
No, non lo stava facendo, le impediva di vedere Zack. Le due cose, proteggerla e renderla felice cozzavano fra di loro.
"Non puoi proteggerla per sempre."
Un sussurro portato dal vento. Adrian alzò il viso, si tolse gli occhiali e si passò una mano sul viso. No, non avrebbe potuto proteggerla per sempre, presto sarebbe andata all'università, Callie stava crescendo e lui non poteva comportarsi come se le avesse ancora cinque anni, e sapeva che non poteva fare in modo che fosse sempre felice.
Però in quel momento poteva farlo. Per la promessa che aveva fatto, per Callie, per la sua famiglia.

***

Callie entrò in cucina. «Non è la serata della pizza.» esclamò notando le scatole di cartone sul bancone della cucina. «E poi sono quattro. Perché?»
«Adrian dice che abbiamo un ospite, una sorpresa.» rispose Tracy, prese i piatti per la pizza e li posò accanto ai cartoni e richiuse l'anta con un piede.
«Una sorpresa?» mormorò Callie e aprì il primo contenitore, pizza al salmone e gamberetti con doppia mozzarella.
Il campanello suonò. «Vado io!» urlò Adrian, mentre Callie e Tracy sistemavano le pizze nei piatti, poi le portarono in sala da pranzo.
«Ciao Callie.»
La ragazza ci mise qualche secondo ha capire che quella voce era la sua, che lui era lì e che non era una visione; lo guardò sorpresa, guardò Adrian ancora più sorpresa, urlò e corse verso l'ospite, facendo quasi cadere una delle sedie nella foga.
Lo abbracciò e nascose il viso nell'incavo del collo di lui.
«Zack.» mormorò mentre le lacrime le bagnavano le guance.

Salve! Scusate il ritardo, ma mi sono trasferita e qui non ho ancora internet e la chiavetta funziona da come gira il vento. E non sto scherzando. E sono stata quattro giorni a Dublino…
*ripensa al concerto*
*prima fila del Pitch Standig*
*sono passati davanti a lei e ha sfiorato le loro mani*
*muore*
...
...
...
Passando al capitolo, spero vi sia piaciuto. Ci ho messo tanto a scriverlo perché avveo perso l'ispirazione verso la fine -.-
Sono nove pagine (escluse le note) in Arial 12, quando mi lascio prendere divento un pochino prolissa.
Spero di ricevere qualche commentino.
Alla prossima *agita la manina con cui ha sfiorato i Westlife*
*io c'ero e voi no! gnègnègnègnègnè*

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***


All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Dodici

«Tu lo sapevi?» domandò Callie prendendo un piattino dal ripiano sopra il lavandino.
«No! Sono sorpresa quanto te.» rispose Tracy tagliando la crostata di frutta.
«Forse l'hanno rapito gli alieni.» mormorò Callie.
Tracy la fissò e sorrise, si asciugò una lacrima.
«Dovrei essere io quella che piange, non tu.» scherzò Callie, posò il piatto sul bancone e si voltò per prenderne un altro.
«È che sono felice... tutto sta andando a posto,» Tracy sorrise, e un'altra lacrima le scivolò lungo la guancia, «noi tre e... il bambino.»
Callie aprì la bocca sorpresa, il piattino ancora in mano. «Bambino? Quale bambino?» domando, poi capì. «Sei incinta?» domandò sorpresa.
Tracy si limitò ad annuire mentre prendeva un tovagliolo di carta per asciugarsi le lacrime.
«Oh cacchio!» strillò Callie e lasciò cadere il piattino che s'infranse al suolo.
Immediatamente arrivarono Adrian e Zack, «State bene?» domandò il primo.
Tracy annuì, continuando a piangere in silenzio.
«Stai bene?» chiese Zack a Callie, notando i cocci ai piedi della ragazza.
Lei annuì, lo guardò e poi tornò a fissare Tracy.
«Allora?» domandò Adrian.
«Lei... lei...» balbettò Callie.
«Io sono incinta.» sussurrò Tracy guardando Adrian, che aprì la bocca sorpreso, le braccia morbide lungo i fianchi.
«Tu cosa?» mormorò, «Veramente?»
Tracy annuì, ancora. «Sì.»
Adrian lanciò un urlo di gioia, abbracciò la moglie e la baciò sulle labbra, «Un bambino, un bambino!» mormorò; si allontanò dalla donna e fissò Callie. «Tuo padre aveva dello spumante, dov'é?» le domandò non aspettò una risposta e si diresse verso la porta che portava in cantina, continuando a mormorare "un bambino, un bambino!"
Callie fissò Tracy e scoppiò a ridere.
«Oh... congratulazioni.» esclamò Zack, con i mano i cocci più grandi del piattino.
«Buttali qui.» disse Callie, aprendo il mobile sotto al lavandino e indicando il cestino dei rifiuti.
«Un bambino, avremo un bambino!» cantilenò Adrian tornando dalla cantina, prese quattro calici dal mobile e li riempì di spumante.
«Devo guidare.» fece notare Zack.
«Un sorso almeno, dobbiamo festeggiare.» esclamò Adrian passando uno dei calici al ragazzo e ne diede uno anche a Callie.
«No, tu no.» continuò l'uomo togliendo dalle mani di Tracy il bicchiere che le aveva appena dato. «Aspetti il nostro bambino, non puoi bere alcolici!» aggiunse prima di bere in due sorsi quello che prima era il bicchiere di spumante di Tracy.
Zack scrollò le spalle, sorrise a Callie e bevve un sorso.
«Perché non ve ne andate a fare un giro?» esclamò Adrian, posò il bicchiere sul bancone e spinse i due giovani verso la porta sul retro.
«Ma cosa?» domandò sorpresa Callie. «Dici sul serio?» continuò, voltandosi verso Adrian e guardandolo quasi con preoccupazione.
«Sì, sì, certo!» rispose l'uomo, incurante degli sguardi sorpresi degli altri.
Callie si convinse ancora di più che quello non era il solito Adrian, ma un altro, e che il suo vero tutore in quel momento era da qualche altra parte, magari sotto il bisturi di qualche alieno.
«Però devi essere a casa per le dieci e mezza. Domani devi andare a scuola.»
«Va bene, allora noi andiamo.» esclamò Callie, poi abbracciò Tracy, prese per mano Zack, che era rimato in silenzio, e lo trascinò verso l'ingresso principale.
«È felice...» mormorò Zack mentre salivano in macchina.
«Bhe... sì. Ti ho parlato di Joey.» disse Callie. Ripensare a quel bambino, che considerava quasi un fratellino minore, la faceva star male.
«Ma dimmi...» continuò lei, cambiando argomento. «Cosa è successo fra te e Adrian?» domandò curiosa.
Zack scosse le spalle. «Niente di che, abbiamo solo parlato.» rispose Zack.
Callie piegò la testa di lato e si passò la lingua sulle labbra. «E di cosa?»
Zack scrollò le spalle e svoltò verso l'oceano. «Niente d'importate.»
«Niente d'importante?» domandò Callie stupita. «Niente d'importante?»
Zack, si limitò ad annuire.
Callie sbuffò e si agitò sul sedile. «Dai, ti prego, dimmelo!» esclamò guardando Zack. «Per favore!» aggiunse posando la mano sul braccio destro di lui.
«No.» rispose lui divertito. «Diciamo che sono cose private.»
Callie tolse la mano dal braccio di lui e guardò fuori dal finestrino. «Sei cattivo.» mormorò e sorrise, non stava dicendo sul serio.
«Ma mi adori proprio per questo.» esclamò lui, tolse la mano destra dal volante e le scompigliò i capelli.
«Smettila!» disse lei, cercando di non scoppiare a ridere, «Mi spettini!»
Zack posò la mano sul volante e svoltò a destra, verso la spiaggia. Dopo pochi minuti posteggiò l'auto nel grande parcheggio mezzo vuoto.
In silenzio scesero dall'auto e si diressero verso una zona un po' isolata della spiaggia.
«Non azzardarti a dire agli altri di questa cosa.» esclamò Callie sedendosi su una panchina in metallo, «Voglio dirlo io a Chris, Travis e Clarissa.»
«Non sono io il chiacchierone!» si difese lui.
Lei sorrise e appoggiò la testa sulla spalla di Zack. «Lo so.» mormorò.

***

«Ti sei mai chiesta perché non abbia finito l'università?» domandò ad un tratto Zack.
Callie scosse la testa e fissò l'oceano. «No.» rispose.
Zack sospirò e fissò l'oceano. «E perché?» domandò dopo qualche secondo di silenzio.
Callie scrollò le spalle. quasi non le importasse. «Non me lo sono mai chiesto.»
«Io ho,» pronunciò Zack guardando Callie, «avevo.» si corresse.
«Avevo un fratello, aveva due anni meno di me.» iniziò a raccontare, lo sguardo perso nei ricordi. «Due anni fa, mentre ero al primo anno al college, Frank si è ammalato.»
Zack si chinò e raccolse una manciata di sabbia. «Leucemia.» mormorò, lasciando scivolare la sabbia fra le dita.
Callie si portò una mano alla bocca, sorpresa, non sia aspettava una rivelazione del genere.
«È rimasto in ospedale otto mesi.» Zack sospirò. «E poi... e poi...» si fermò e si coprì il viso con le mani, la voce incrinata dalle lacrime.
Callie lo abbracciò, e lui posò il viso sulla spalla di lei, aggrappandosi alla ragazza come se fosse l'ultima persona al mondo.
Dopo qualche minuto Zack si staccò da Callie e fece un debole sorriso.
«Le spese erano alte, l'assicurazione non copriva tutto...» Zack si fermò, e Callie gli accarezzò i capelli.
«E tu hai dovuto lasciare l'università e iniziare a lavorare.» finì lei.
Zack annuì. «E in più c'era anche il debito per l'università.»
Callie rimase in silenzio, gli prese la mano e la sfiorò lentamente. «Mi dispiace.» sussurrò.
Lui sorrise, avvicinò il viso al suo e le baciò la fronte. «Ti va una cioccolata?»
Calliope annuì. «Con la panna!» si alzò in piedi e porse una mano a Zack. Lui si passò una mano sul viso per asciugarsi le lacrime, porse la mano a Callie e si alzò in piedi. Avanzarono lentamente, mano nella mano, fino a ritornare alla macchina.
Zack aprì la porta del passeggero e aiutò Callie a salire.
«Grazie.» sussurrò lei, lasciò cadere la borsa sul pavimento della macchina e appoggiò la schiena contro il sedile e si allacciò la cintura.
Zack salì accanto a lei, le accarezzò una mano e accese l'auto.
«Allora, non vuoi proprio dirmi di cosa avete parlato tu e Adrian?» domandò Callie, non sapeva di quale argomento parlare.
«No.» rispose lui. «Te l'ho già detto, se vuoi saperlo chiedilo a lui.»
Callie scrollò le spalle. «Lo farò.» disse. «Voglio saperlo, sono curiosa.» aggiunse. E lo era davvero, voleva sapere come mai Adrian avesse cambiato idea, e cosa si fossero detti quei due.
«Chissà che faccia faranno gli altri quando lo sapranno.» esclamò Zack uscendo dal parcheggio.
«Io vedrò quella che faranno Travis, Chris e Clarissa.» disse lei. «Rimarranno senza parole.» Callie si voltò verso di lui. «Non vedo l'ora di dirglielo.» aggiunse con un sorriso.

***

«Sono in perfetto orario.» esclamò Callie aprendo la porta di casa la chiuse e vide i fari dell'auto di Zack allontanarsi. «Sono le dieci e ventotto.»
«Siamo di sopra.» Tracy apparve in cima alle scale, indossava un pigiama verde chiaro di raso. «Ricordati di chiudere la porta.»
«Certo, lo faccio subito.» disse la ragazza, chiuse a chiave la porta e inserì l'allarme.
Lasciò la giacca sull'attaccapanni e andò in cucina. Sul bancone era ancora presente la bottiglia di spumante. La prese in mano e la guardò: era vuota, la rimise sul bancone e prese un bicchiere pulito e lo riempì con del latte. Spense e salì al piano superiore bevendo il latte mentre saliva le scale. Si fermò davanti alla camera degli ospiti, dove dormivano Tracy e Adrian. Sentì l'uomo russare e Tracy che si lamentava.
Callie ridacchiò ed entrò in camera sua. Lasciò cadere la borsa sulla poltroncina e andò in bagno per cambiarsi.

***

Calliope posteggiò l'auto vicino a quella di Clarissa e dopo aver preso la sua borsa si diresse verso i suoi amici.
«Indovinate chi c'era ieri sera a cena a casa mia?» domandò quando li raggiunse.
«Jessica?» chiese Clarissa.
Callie scosse la testa. «No, no. Quella cretina non c'era.» rispose stringendosi il libro di storia al petto.
«Direi Zack dal tuo sorriso.» disse Chris. «Sembra quello del Joker.» aggiunse e prese lo zainetto che aveva posato vicino ai piedi. «Ma mi sembra impossibile...» Si fermò e osservò Callie.
«Zack era da te?» urlò Travis, facendo voltare alcune persone e Clarissa lo colpì al fianco con una gomitata.
«Ah ah.» Calliope annuì e fissò i visi sgomenti dei suoi amici.
«E Adrian non l'ha sbattuto fuori di casa con un calcio?» domandò Travis.
«No.» Callie spostò dietro l'orecchio una ciocca di capelli, «È stato lui ad invitarlo.»
«Eh?» Chris era sbigottito. «Adrian? Stiamo parlando dello stessa persona?» domandò, «Quella che fra un po' ti avrebbe chiusa in casa?»
«Sì.» Callie scoppiò a ridere. «Proprio lui.» La campanella suonò. «Ne parliamo più tardi.»
I ragazzi entrarono nell'edificio, e si divisero. Callie e Clarissa andavano dalla stessa parte.
«Avete sentito?» domandò Jennifer raggiungendole.
«Cosa?» domandarono all'unisono le altre due.
«Liam ha mollato Daphne ieri sera.» rispose Jennifer. «Lei è furiosa.»
«Lo immagino.» disse Callie.
«Tanto fra poco saprete tutti i dettagli.» disse Jennifer fermandosi davanti ad una porta, agitò una mano e sparì all'interno dell'aula.
«Ci vediamo dopo.» esclamò Callie ed entrò anche lei in un aula. Pensò che la cosa fosse molto buffa: Adrian invitava a cena Zack, e le cose erano tornate alla normalità, Liam e Daphne avevano rotto. Era curiosa di scoprirne il motivo. Daphne entrò nell'aula, guardò i suoi compagni del Comitato Studentesco e grugnì un saluto. Callie la guardò gettare la borsa sulla scrivania. Liam l'aveva lasciata perché la considerava troppo gelosa e isterica. «Non fatemi incazzare.» esordì Daphne. «Abbiamo un mucchio di cose ha cui pensare.» continuò. Alcune ragazze sedute dietro Callie ridacchiarono. «Che c'è di tanto divertente?» esclamò Daphne avvicinandosi. «Pensate anche voi che io sia isterica?» Callie appoggiò il gomito sul banco e si coprì la bocca con la mano, coprendo il suo sorriso. era ovvio che se Daphne si comportava così appariva isterica. «Allora?» strillò Daphne. Callie si voltò, Daphne era davanti a due ragazze, le mani posate sui fianchi «Daphne, non è meglio cominciare?» chiese Daphne la fissò per qualche istante e tornò al suo posto. «Sì, cominciamo.» mormorò. «C'è la raccolta fondi per la casa famiglia e dobbiamo iniziare a preparare il ballo di San Valentino.» aggiunse alzando la voce. «Per la raccolta fondi direi di distribuire barrette al cioccolato, come l'anno scorso.» Igor, un ragazzo del terzo anno alzò la mano. «Che c'è?» domandò Daphne. Igor abbassò la mano. «Stavo pensando che, forse, potremmo fare qualcos'altro per la raccolta fondi.» rispose. «Magari potremmo...» «Niente! Facciamo come abbiamo sempre fatto!» strillò Daphne. Igor incurvò la schiena e abbassò la testa. «Però ha ragione.» esclamò Callie. «L'hanno scorso abbiamo venduto solo ottanta barrette,» aggiunse fissando Daphne «solo un quarto degli studenti.» Daphne aprì la bocca, posò le mani in avanti e drizzò la schiena. «Noi venderemo le barrette!» «Hanno ragione.» disse Eddie. «Abbiamo a stento recuperato il costo delle barrette.» Daphne afferrò la borsa e fissò i suoi compagni. «Voi non capite nulla!» urlò. «Io sono il capo!» «Isterica.» mormorò qualcuno dal fondo dell'aula. «Io non sono isterica!» strillò Daphne e se ne andò, facendo sbattere la porta. Callie si alzò in piedi, era ancora il vice capo, quindi in assenza di Daphne, lei ne faceva le veci, «Qualcuno ha qualche proposta per la raccolta fondi?» domandò sedendosi sulla cattedra. Sperò solo che qualunque decisione avrebbero preso Daphne non si arrabbiasse troppo.

***

Daphne entrò nell'aula, guardò i suoi compagni del Comitato Studentesco e grugnì un saluto. Callie la guardò gettare la borsa sulla scrivania. Liam l'aveva lasciata perché la considerava troppo gelosa e isterica.
«Non fatemi incazzare.» esordì Daphne. «Abbiamo un mucchio di cose ha cui pensare.» continuò.
Alcune ragazze sedute dietro Callie ridacchiarono.
«Che c'è di tanto divertente?» esclamò Daphne avvicinandosi. «Pensate anche voi che io sia isterica?»
Callie appoggiò il gomito sul banco e si coprì la bocca con la mano, coprendo il suo sorriso. era ovvio che se Daphne si comportava così appariva isterica.
«Allora?» strillò Daphne.
Callie si voltò, Daphne era davanti a due ragazze, le mani posate sui fianchi «Daphne, non è meglio cominciare?» chiese
Daphne la fissò per qualche istante e tornò al suo posto. «Sì, cominciamo.» mormorò. «C'è la raccolta fondi per la casa famiglia e dobbiamo iniziare a preparare il ballo di San Valentino.» aggiunse alzando la voce.
«Per la raccolta fondi direi di distribuire barrette al cioccolato, come l'anno scorso.»
Igor, un ragazzo del terzo anno alzò la mano.
«Che c'è?» domandò Daphne.
Igor abbassò la mano. «Stavo pensando che, forse, potremmo fare qualcos'altro per la raccolta fondi.» rispose. «Magari potremmo...»
«Niente! Facciamo come abbiamo sempre fatto!» strillò Daphne.
Igor incurvò la schiena e abbassò la testa.
«Però ha ragione.» esclamò Callie. «L'hanno scorso abbiamo venduto solo ottanta barrette,» aggiunse fissando Daphne «solo un quarto degli studenti.»
Daphne aprì la bocca, posò le mani in avanti e drizzò la schiena. «Noi venderemo le barrette!»
«Hanno ragione.» disse Eddie. «Abbiamo a stento recuperato il costo delle barrette.»
Daphne afferrò la borsa e fissò i suoi compagni. «Voi non capite nulla!» urlò. «Io sono il capo!»
«Isterica.» mormorò qualcuno dal fondo dell'aula.
«Io non sono isterica!» strillò Daphne e se ne andò, facendo sbattere la porta.
Callie si alzò in piedi, era ancora il vice capo, quindi in assenza di Daphne, lei ne faceva le veci, «Qualcuno ha qualche proposta per la raccolta fondi?» domandò sedendosi sulla cattedra. Sperò solo che qualunque decisione avrebbero preso Daphne non si arrabbiasse troppo.

***

Callie aprì la portiera dell'auto e gettò la borsa sul sedile del passeggero.
«Guarda che non l'avrai.»
Callie si morse le labbra e si voltò, Jessica era a pochi centimetri da lei. «Non hai niente di meglio da fare?» le chiese.
Jessica scrollò il capo e si appoggiò al cofano dell'auto. «No.» disse e si passò una mano fra i capelli. «Lui sarà mio.»
Callie sbuffò, «Tu sei fuori di testa.» le disse. «E ora levati, devo andare.»
Jessica rimase ferma dov'era e incrociò le braccia al petto. «Io amo Zack e lui sarà mio.»
«Hai finito?» Callie si avvicinò a lei. «Sembri un disco rotto.»
«Tu devi lasciarlo in pace.» sibilò Jessica facendo un passo in avanti. «Lui sarà mio.»
Callie sbuffò spazientita. «Sì, ho capito.» disse. «Ti do una notizia: i tuoi giochetti non funzionano più.», osservò Jessica spalancare gli occhi per la sorpresa. «Sai che ieri sera Zack era a cena a casa mia?» domandò, sentendosi felice, «E indovina chi l'ha invitato?»
Jessica si morse le labbra. «Non è vero, stai mentendo.»
Callie scosse la testa. «Ti piacerebbe.» disse. «Ma è la verità. Adrian ha invitato Zack a cena.» Entrò in macchina, un sorriso trionfante sul viso.
«Forse è vero.» disse Jessica, «Ma Zack ti lascerà, prima o poi, per mettersi con me.»
«Non credo proprio.» esclamò Callie e guardò un'auto allontanarsi dal parcheggio della scuola. «E comunque puoi dire qualsiasi cosa ad Adrian, tanto lui non ti crede più.»
«Io no gli ho detto nulla!» si difese Jessica.
Callie alzò gli occhi al cielo e sbuffò rumorosamente, «Ah no? E cos'era quella storia che io ero in macchina con Zack?»
Jessica abbassò lo sguardo sulle sue scarpe.
«Potevi farcela, peccato che io fossi a casa con Tracy e Clarissa.» continuò e salì in auto, chiuse la portiera e abbassò il finestrino. «Levati, altrimenti rischio d'investirti.»
Jessica si spostò e Callie partì, decisa ad ignorare quell'incontro. Non voleva pensare a Jessica e a quello che stava tentando di fare.
Era sicura che Zack non l'avrebbe mai lasciata, e sicuramente non per Jessica.

***

«Perché hai un livido sulla fronte?» domandò Callie dividendo a metà la fetta di pane che si era appena tostata.
Adrian si passò una mano sul viso e cercò di specchiarsi nel frigo in acciaio. Non rispose e salì al piano di sopra.
Callie scrollò le spalle e sorrise a Tracy. «Allora, com'è andata la visita?»
La donna sorrise, posò la borsa sul bancone della cucina e l'aprì. «Bene.»
La ragazza versò del latte in un bicchiere dai bordi alti e ci aggiunse un cucchiaino di cacao in polvere. «Ma Adrian che cos'ha?» domando, Tracy aprì la borsa e prese una busta.
«Vuoi vedere l'ecografia?» domandò.
Callie annuì e si pulì le mai in uno strofinaccio. «Certo!» esclamò.
Tracy aprì la busta e tirò fuori un cartoncino bianco piegato in due. «Sono due.» mormorò.
Callie prese il cartoncino e lo aprì, dentro c'era la foto dell'ecografia. Callie piegò la testa di lato cercando di capirci qualcosa, ma non riuscì a vedere nulla. «Dov'è l'altra?» domandò. «Hai detto che sono due.»
Tracy scoppiò a ridere. «Non due foto, ma due bambini!»
Callie aprì la bocca e il cartoncino le scivolò di mano finendo sul bancone. «Due? Gemelli? Avrai due bambini?»
Tracy sorrise e riprese il cartoncino. «Sì.» rispose, gli occhi blu che brillavano dalla gioia. «Adrian è quasi svenuto. Ha sbattuto la testa sul lettino.»
Calliope scoppiò a ridere. «Avrei voluto esserci!» esclamò coprendosi la bocca con la mano. «E quando nasceranno?»
«Il sei settembre, ma è probabile che anticipino il parto.» rispose Tracy, guardò l'ecografia e sorrise. «Sappiamo solo che sono identici.» aggiunse.
«Che bello.» mormorò Callie e posò il bicchiere. «Dai, raccontami di Adrian. Voglio sapere come ha reagito.»
Tracy scoppiò a ridere, una mano davanti alle labbra. «Niente di che.» disse. «Quando la ginecologa ha detto che erano due, lui mi ha guardato, ha guardato lei e ha detto "sono gemelli".» si fermò e guardò Callie. «Poi ha detto che non era sicuro di sentirsi bene, è scivolato dallo sgabello e ha battuto la fronte contro il lettino.»
«Avrei voluto esserci.» disse Callie ridacchiando. Finì di bere il latte e fissò l'orologio. «Devo finire di fare i compiti.» si alzò e infilò il bicchiere nella lavastoviglie. Sorrise a Tracy e salì al piano di sopra.
Passò davanti alla camera degli ospiti, dove dormivano Adrian e Tracy, e si fermò. Guardò Adrian seduto sul letto, che fissava il muro.
«Ciao.» esclamò Callie appoggiandosi allo stipite della porta. «Tracy me l'ha detto.»
Adrian si voltò verso di lei e sorrise. «Non me l'aspettavo.» disse.
Callie sorrise. «Nessuno di noi se l'aspettava che fossero gemelli.» si fermò e infilò le mani nelle tasche della felpa bianca. «Vado a fare i compiti.» aggiunse prima di andare nella sua camera.
Era felice per Tracy e Adrian, anche se avere due neonati per casa la preoccupava un po'. All'improvviso si rese conto che la camera degli ospiti sarebbe stata troppo piccola per due adulti e due bambini e le loro cose.

***

«Ciao Chris.» salutò Callie raggiungendo l'amico a pochi metri dalla porta della scuola.
«Ciao.» disse lui con un sorriso.
«Volevo chiederti una cosa.» disse Callie dopo un respiro profondo.
«Spara.» disse lui appoggiandosi al vetro della porta.
Callie fissò per qualche istante il pavimento poi alzò il viso. «Ecco... volevo chiederti...» si morse le labbra, «se potevi aiutarmi a portare in soffitta le cose dei miei.»
«Perché?» domandò Chris aprendo la confezione di una barretta al cioccolato. Callie lo guardò, indecisa se dirgli la verità oppure no. Non gli mentiva. sarebbe
stato solo questione di tempo e sarebbe venuto a sapere di Tracy «Tracy è incinta.» rispose, decidendo di dire la verità.
«Che bello!» esclamò Chris, prese una barretta ai cereali e cioccolato dallo zaino e la scartò.
«Di due gemelli.» Callie lo guardò, domandandosi come Chris non ingrassasse nonostante tutto quello che ingurgitava.
«Ah.» fece lui, «Bene. E questo c'entra qualcosa con la tua decisione di sistemare la camera?»
«Non ci staranno in quattro nella stanza degli ospiti.» spiegò lei. «Serviranno le culle, poi ci saranno i loro vestiti, i pannolini, tutte le cose dei bambini... é troppo piccola quella camera.»
«Bhe, ma in autunno andrai al college e loro potranno tornare alla loro casa.» disse Chris.
Callie scosse la testa. «No, perché, secondo quello che hanno deciso i miei genitori, Adrian e Tracy devono stare in casa finché non avrò ventuno anni.» rispose Callie. «Ne compio diciotto fra poco più di due mesi, mancano più di tre anni.» aggiunse.
«Oh, già, capisco. Hai ragione.» concordò lui.
«E non avevano ancora comperato la casa prima...» Callie si fermò, «dell'incidente, erano in affitto.»
«Ah, già. Me l'avevi detto.» Chris staccò con un morso un pezzo della barretta. «Me l'ero dimenticato, scusa.»
Callie scrollò le spalle. «Capita.» disse e sorrise, sistemò il libro nella borsa e si fermò vicino all'uscita.
«Certo, dimmi quando.» disse lui posandole una mano sulla spalla
Calliope sorrise «Domani, visto che finiamo entrambi alle tre.» rispose Callie «Adrian e Tracy tornano alle cinque e mezza.»
Chris annuì. «Io vado, ci vediamo.» baciò la guancia della ragazza e uscì da scuola.
Callie si avviò verso l'aula del Comitato, sperando che Daphne fosse meno isterica dei giorni precedenti e, soprattutto, accettasse l'idea che avevano avuto per la raccolta fondi. Tutti erano d'accordo, persino Eddie. E anche l'insegnate di educazione artistica era entusiasta di quell'idea e aveva detto che ne avrebbe parlato lui con i suoi allievi e il preside.
«Spiegami che storia è questa!» strillò Daphne, indicando dei fogli posati sulla cattedra, quando Callie la raggiunse nell'aula.
«Un'idea migliore di quella delle barrette.» rispose lei immaginandosi a cosa si riferisse e si sedette accanto a Eddie.
«Un mercatino?» domandò Daphne avvicinandosi ai compagni. «Un mercatino in cui vendere quello che fanno quegli stupidi del laboratorio di artistica?» continuò, il viso rosso per la rabbia.
Callie sospirò e si voltò verso Eddie. Lui scrollò le spalle.
«E pure uno stand per le nostre cose usate!» continuò a strillare Daphne camminando in tondo. Si bloccò di colpo e si avvicinò a Callie.
«Noi non faremo nulla di tutto ciò.» esclamò. «Venderemo le barrette. Adesso chiamo l'azienda.» aggiunse, si spostò verso la borsa e prese il cellulare.
«Veramente...»
«Taci Eddie, non capisci nulla.» sbottò lei senza alare lo sguardo dal telefono.
Eddie si alzò, «Veramente il signor Morris è d'accordo e ne ha parlato con il preside.» esclamò.
Daphne lo fissò, gli occhi socchiusi. Alcune ciocche di capelli erano sfuggite dall'elastico. «Non m'importa di cosa dicono quei due cretini! Noi venderemo le barrette!» strillò. «Sono io il capo del comitato! Sono io che decido! Io e nessun'altro!»
Callie si coprì la mano con la bocca. Dana, seduta accanto a lei fece cadere la matita, con un pon-pon viola attaccato.
«Signorina Connor.» esclamò il preside. Tutti l'avevano visto entrare, ma non Daphne che dava le spalle alla porta.
Daphne si voltò lentamente, il viso diventato improvvisamente bianco.
«Mi segua nel mio ufficio.» continuò l'uomo. «Zimmerman, continui lei.»
Callie annuì e si alzò continuando a guardare Daphne che prendeva la borsa e seguiva il preside.
Il professor Morris le diede una lista. «È quello che possiamo vendere.» le disse.
Callie prese il foglio e annuì. «Le faremo sapere.» esclamò. L'insegnate fece un cenno di saluto con il capo e uscì chiudendo la porta dietro di sé.
«Oh, bene.» mormorò Callie fissando la lista che aveva in mano. «Credo di essere io il capo.» posò la lista sul suo banco e fissò i compagni. «Almeno per il momento.»

***

«Daphne è stata sospesa!» esclamò Liz parandosi davanti a Callie. «È colpa tua!»
Callie sbuffò spazientita. «E perché dovrebbe essere colpa mia?» domandò.
«Avresti dovuto dirle che c'era il preside.» rispose Liz e infilò le mani in tasca.
«Se non li offendeva sarebbe stato meglio.» replicò Callie, fissò l'orologio e sbuffò, se non si sarebbe sbrigata sarebbe arrivata in ritardo.
«Lo so e hai ragione, ma avresti potuto fare qualcosa!» Liz si avvicinò a Callie.
«Io non dovevo fare proprio nulla, se lei è isterica perché Liam l'ha mollata non è colpa mia.» Calliope si voltò e fece qualche passo in avanti.
«Io...» mormorò Liz, «Callie, aspetta!» gridò, facendo voltare alcuni studenti, si mise a correre e raggiunse Calliope vicino all'uscita.
«Che c'è?» domandò bruscamente Callie.
Liz si morse le labbra. «Noi eravamo migliori amiche, e io...» si fermò e fissò Calliope, «vorrei parlarti.»
«No. Devo andare, sono in ritardo.» disse l'altra e uscì in cortile, non le interessava di cosa volesse parlare Liz.
Si avvicinò all'auto ed entrò, sistemò la borsa sul sedile del passeggiero e sospirò. Una volta erano un bel quartetto: lei, Liz, Chris e Travis. Poi Liz decise di diventare amica di Daphne e gli altri, lasciandola sola. E lei aveva fatto lo stesso con Travis e Chris.
Scosse la testa e avviò la macchina, era quasi in ritardo.

***

«Da dove iniziamo?» domandò Chris.
Callie fissò la porta chiusa di quella che era la camera dei suoi genitori. Non entrava lì dentro da mesi, da prima dell'incidente.
«Dall'armadio.» rispose senza voltarsi, respirò profondamente e posò una mano sulla maniglia, fissò per alcuni secondi la porta e l'aprì.
Rimase qualche secondo ferma, in piedi, al centro della stanza. Guardò il grande e letto, i comodini e la cassettiera.
Si voltò verso Chris. «La cabina armadio è di là.» disse indicando una porta bianca.
Lui annuì, uscì dalla stanza per prendere le scatole di cartone e raggiunse Callie nella cabina armadio. La ragazza aveva già tolto qualche vestito dagli appendiabiti.
«Non li guardi?» domandò lui posando una delle scatole sul pavimento e togliendo il coperchio.
«No.» rispose Callie, Piegò le camice di sua madre e le sistemò nella scatola. «No. Rischierei di perdere troppo tempo.» alzò il viso e fissò Chris.
Lui piegò le labbra in un sorriso. «Come vuoi.»
Callie prese altri vestiti, li piegò malamente e li sistemò sopra le camice, mentre Chris prese un'altra scatola e l'appoggiò accanto all'altra.
«Se mi dai una mano forse riusciamo a svuotarlo e a portare le cose di sopra prima che arrivino.» disse Callie.
Chris aprì la bocca sorpreso. «Io non so cosa devo fare!» esclamò.
Callie si alzò in piedi e prese alcune giacche di jeans. «Prendi i vestiti li pieghi in qualche modo e li metti nella scatola.» spiegò, «Mi sembra semplice.» aggiunse mettendo le giacche nella scatola.
Chris si limitò ad annuire e si alzò in piedi.

Alle cinque e un quarto Chris chiuse la botola che portava in solaio.
«Abbiamo finito oppure continuiamo un'altra volta?» domandò.
«Abbiamo finito, il resto lo farò io.» rispose Callie avviandosi verso le scale.
«Dai, andiamo in cucina, ho sete.» aggiunse.

***

Callie si rigirò nel letto. Continuava a ripensare a quel pomeriggio, non aveva versato una sola lacrima mentre metteva via le cose dei suoi genitori, non si era soffermata su nessuna cosa, sia che le ricordasse qualcosa oppure no.
Ripensò a Tracy, che quando svuotò l'armadio di Joey piangeva per ogni singola cosa, anche per un semplice calzino in spugna.
Il suo cellulare vibrò e l'accensione dello schermo illuminò la stanza buia. Lo prese e sorrise nel leggere il messaggio di Zack che le augurava la buona notte.

Salve! Ecco il dodicesimo capitolo! Spero vi sia piaciuto!
Ed ecco che tornano sia Daphne che Liz. Una è stata mollata, l'altra vorrebbe parlare con Callie ma quest'ultima non vuole. Chissà cosa le vorrà dire...
E Tracy aspetta due gemelli... e Adrian è quasi svenuto al momento dell'ecografia xD
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici ***


All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Tredici

Callie si guardò allo specchio e sorrise nel vedere la sua immagine riflessa, pensò che il vestito lilla le stava bene. Si voltò e scostò la tendina del camerino; Clarissa sorrise.
«Sei uno schianto!» esclamò la cheerleader, sistemò il vestito nero ripiegato sul suo braccio sinistro e tornò a guardare Callie, «Ti aspetto alla cassa. »
Callie annuì e tornò nel camerino, afferrò la tendina rossa e la tirò. Sospirò mentre abbassava la cerniera sul fianco destro. Quel vestito, e anche quello che aveva preso Clarissa, erano per il ballo di San Valentino, e lei voleva andarci con Zack, ma non poteva. Zack era più grande, e non poteva entrare nella scuola per un ballo. Per un attimo invidiò Clarissa, lei aveva Travis, e ci sarebbe andata con lui al ballo, mentre lei si doveva accontentare di Chris.
Non che la cosa le dispiacesse, Callie voleva molto bene a Chris, era il suo migliore amico, quasi un fratello, ma... non era Zack.
Si sfilò il vestito e lo sistemò sulla gruccia di plastica nera; afferrò i jeans e l'indossò per poi sedersi e infilarsi le scarpe.
Finì di vestirsi e uscì dal camerino, l'abito in mano.
Clarissa era ferma davanti ad un espositore di collane e sorrise quando Callie le si avvicinò. «Le prendiamo?» domandò indicando due collane, entrambe formate da grosse perle in plastica, una e aveva nere e argento, l'altra nere e lilla.
Calliope ne prese una mano e la guardò, la chiusura era un semplice moschettone argentato. «Mi piace.»
Clarissa sorrise. «Perfetto. Paghiamo e poi andiamo ad organizzare la festa.»
La festa era quella per il compleanno di Chris, che compiva gli anni il ventitré febbraio. Due feste, a una settimana l'una dall'altra. Mentre porgeva i suoi acquisti alla cassiera, Callie ebbe paura di non farcela.
Due feste doveva organizzare. E nei minimi dettagli, altrimenti non si sarebbe sentita a posto. Se qualcosa fosse andata male, qualsiasi cosa, si sarebbe sentita male. Non era mai accaduto ma lei aveva paura che potesse succedere. Era a capo del Comitato e la cosa la rendeva ansiosa.

***

«La facciamo ancora da me?» domandò Clarissa, il vassoio del fast food in mano, mentre il suo sguardo vagava fra i tavoli alla ricerca d i due posti liberi.
«Per me va bene.» esclamò Callie seguendola fra i tavolini.
«Ma che scusa gli propiniamo?» domandò Clarissa quando finalmente le due trovarono un tavolino libero, vicino al cestino dei rifiuti.
Callie arricciò il naso e strappò la carta che avvolgeva la cannuccia. «Non ne ho idea.» rispose.
Clarissa alzò le spalle e versò della maionese sulle patatine. «Se chiediamo aiuto a Travis rischiamo che quello scemo spifferi tutto.» disse con un sorriso.
Anche Callie sorrise. «Certe volte lo strozzerei, non sa tenere la bocca chiusa.»
Clarissa sbuffò. «Già.» alzò lo sguardo dall'insalata di pollo. «Però è adorabile!»
Callie scosse la testa e sorrise, si vedeva che Clarissa amava Travis. «Potremmo chiederlo a Zack oppure a Matt.» propose, «Almeno loro non spifferano tutto.»
Clarissa annuì. «Sì, direi che di loro ci possiamo fidare.» prese un tovagliolo pulito e si pulì la bocca. «E credo che dovremmo fare un discorsetto a Antony.»
«È ovvio che dovremmo farlo. Se osa invitare Jessica giuro che lo prendo a calci.» esclamò Callie. E pensò che lo avrebbe fatto sul serio. Jessica era la sua fonte di guai e non voleva vederla. Non voleva vederla vicino a Zack.

***

Calliope si fermò e si appoggiò al muro, quando l'aveva scaricata dalla macchina di Clarissa, quella trapunta non le era sembrata così pesante; ma in quel momento le sembrava di stringere fra le braccia un masso, non una morbida trapunta.
Respirò profondamente e riprese a salire le scale, una volta davanti alla stanza degli ospiti mollò la trapunta e si passò una mano sul viso.
Doveva sbrigarsi se voleva che tutto fosse pronto prima del rientro di Tracy e Adrian.
Aprì la porta ed entrò, trascinando la confezione della trapunta.
Quando la trapunta fu sistemata sul letto, Calliope sorrise, il risultato le piaceva, mancava solo una cosa: la tendina, anzi le tendine, per la finestra.
Scese al piano inferiore e prese il sacchetto che aveva lasciato sul divano. Le tendine erano arancioni, in tono con la trapunta e i tappeti che aveva preso qualche giorno prima. Era sicura che né Tracy né Adrian avessero visto la stanza. Sperò solo che la sorpresa piacesse ai suoi tutori.

***

Calliope infilò la scaletta nello sgabuzzino e sobbalzò quando sentì il suono del campanello; chiuse la porta dello sgabuzzino e mentre si dirigeva verso le scale controllò che anche quella della stanza degli ospiti fosse chiusa. Il campanello suonò ancora.
«Arrivo!» gridò Calliope scendendo le scale. Aprì la porta e rimase sorpresa nel trovarsi di fronte Liz. «Cosa vuoi?» le domandò bruscamente.
Liz la guardò, e si morse il labbro inferiore.
«Allora? Ho da fare.» Callie si appoggiò allo stipite della porta, le braccia incrociate.
«Possiamo parlare?» pigolò Liz.
«E di cosa?» domandò Callie.
Liz sospirò e si guardò le scarpe, poi alzò lo sguardò su Callie. «Di noi.»
Callie sbuffò. «Di noi? E perché?» chiese.
«Perché non mi parli più.» mormorò Liz.
Callie scoppiò a ridere, si coprì la bocca con la mano destra, continuando a fissare Liz. Si spostò dalla porta e continuò a guardare l'altra. «Sei tu quella che mi ha abbandonato. Due volte. Non mi hai mai chiesto come stavo, dopo la morte di mamma e papà.» si fermò e prese un respiro profondo. «Ed ora vuoi parlare? Scordatelo.»
Entrò in casa e chiuse la porta, sbattendola.
Sbuffò ancora e andò a sedersi sul divano. Abbracciò il cuscino e posò i piedi sul tavolino.
Liz le mancava, ma cercava di non pensarci. Non voleva pensarci.
Era stata la sua migliore amica, ma ora aveva Clarissa, e Jennifer. Anche Alana. Erano loro le sue amiche, non Liz.
Scosse la testa decisa a non pensare a Liz; c'erano cose più importanti per lei in quel momento.
Lasciò il cuscino e decise di salire in camera sua a controllare la lista per la festa di Chris, lei e Clarissa dovevano decidere ancora molte cose; in particolare quale scusa usare con Chris.
Entro in camera e sentì una macchina fermarsi sotto cosa, Callie si avvicinò alla finestra, scostò la tendina con due dita e vide Adrian e Tracy scendere dall'auto.
Callie uscì dalla sua stanza e scese al piano di sotto; sorrise ai suoi tutori quando questi entrarono.
«Tutto bene?» chiese con un sorriso. «Devo iniziare a preparare la cena?»
Adrian sorrise e appese la giacca. «Come mai sei così gentile? Hai bisogno di qualcosa?» domandò divertito. «Mi sembra di averti già dato il permesso per uscire stasera.»
Callie incrociò le braccia e lo guardò. « Non posso essere gentile senza pretendere nulla in cambio?» Adrian sorrise e ai avviò al piano di sopra.
«Non ridere! Ti sto sentendo!» esclamò Callie rivolgendosi ad Adrian.
«Di cosa hai bisogno?» domandò Tracy.
«Nulla.» rispose Callie seguendola in cucina. «Io e Clarissa stiamo organizzando la festa per Chris.»
«E tu ci vuoi andare?» chiese Tracy appoggiandosi al bancone della cucina.
Callie annuì. «Certo. È il mio migliore amico.» rispose.
Tracy sorrise. «Va bene, aiutami adesso.»
Callie sorrise e ascoltò gli ordini di Tracy. Voleva fargli vedere la camera quel pomeriggio, ma aveva cambiato idea. Le era venuto in mente che poteva prendere un bel mazzio di fiori, un bel vaso e sistemare il tutto sulla cassettiera.
Alzò lo sguardo verso l'orologio, mancavano poco più di tre ore e avrebbe rivisto Zack. Lui e gli altri avrebbero cantato allo Zoe.
Sorrise e iniziò a pensare cosa indossare, indecisa se usare un vestito o un paio di jeans.
Continuò ad aiutare Tracy pensando a cosa indossare.

Salve. Questo capitolo non mi convince del tutto, ma pazienza. Spero vi piaccia.
In ogni caso è ormai un anno che la storia è iniziata e dovrebbero mancare pochi capitoli alla fine di questa prima parte. Poi ci sarà la seconda parta e pure la terza!
A presto!

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Capitolo 14
*** capitolo Quattordici ***


All Things Come To
Those Who Wait


Capitolo Quattordici

Calliope fissò il palco desiderando che là sopra, invece del DJ, ci fosse Zack.
Zack che cantava, che suonava, che la guardava con occhi innamorati.
Sbuffò e guardò Chris che appoggiato al muro, fissava il palco con aria annoiata.
«Mi sto annoiando.» esclamò Callie.
Chris alzò le spalle e sbuffò. «Loro si stanno divertendo.» disse indicando con un cenno del capo Travis e Clarissa che ballavano abbracciati.
«Beati loro.» sospirò Callie appoggiandosi alla parete con le spalle. Incrociò le braccia e continuò a fissare gli amici.
«Se non ricordo male anche tu hai il ragazzo.» replicò Chris.
Callie si voltò verso di lui. «Vorrei solo che Zack fosse qui.» disse iniziando a giocherellare con la collana, era quella che aveva comprato con Clarissa.
«È il tuo ragazzo, cosa pretendi di più?» esclamò Chris.
Callie lo guardò sorpresa, non si aspettava un comportamento del genere da Chris. «Perché sei così acido? Mi sembra normale lamentarmi.» disse, «Io vorrei sul serio che Zack fosse qui, e invece non può neanche entrare.»
«Sei fortunata! Perché non lo vuoi capire?» sbottò Chris prima di andarsene.
Calliope lo seguì con lo sguardo, domandandosi come mai l'amico si comportasse in quel modo.
«Dov'è andato Chris?» le domandò Travis.
Callie voltò il viso verso di lui, non si era accorto che lui e Clarissa le si erano avvicinati. «Non ne ho idea.» rispose. «Io mi stavo lamentando del fatto che vorrei qui Zack, e lui si è arrabbiato.» aggiunse.
Travis scrollò la testa e s'incamminò verso l'uscita della palestra; le due ragazze si guardarono e seguirono Travis. «Perché si è arrabbiato?» domandò Clarissa.
Callie alzò le spalle «Non ne ho la minima idea.» rispose. «Quando è venuto a prendermi sembrava felice.»
Chris era seduto sul pavimento, poco lontano dalla porta della palestra.
Travis era in piedi davanti a lui, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. «Alzati e torna dentro, sembra che ti sia morto il gatto.» esclamò.
Chris scosse la testa, si passò una mano sul viso e sospirò.
Callie si avvicinò a lui, inginocchiandosi per poterlo guardare negli occhi. «Che cos'hai?» domandò dolcemente, stringendogli delicatamente un mano.
Chris alzò il viso e la guardò e per un attimo Callie pensò che volesse aggredirla.
«Non mi sento bene.» mormorò Chris, «Credo che andrò a casa.» si alzò e guardò Travis. «Puoi accompagnarla tu?» domandò.
Travis annuì. «Certo.» rispose. «Mandami un messaggio quando sei a casa.»
Chris si limitò a fare un cenno di assenso con il capo e camminò piano verso l'uscita, sotto lo sguardo degli altri tre.
«Cosa facciamo?» domandò dopo qualche secondo Travis. «Restiamo o ce ne andiamo?»
«Ormai la serata è quasi finita, direi di rimanere qua.» propose Callie. Avrebbe potuto dire di andarsene, ma sapeva che non avrebbe potuto vedere Zack, visto che era impegnato in una cena di famiglia.
Ritornarono in palestra, la musica era cambiata nuovamente, nel locale suonava una canzone che Callie non conosceva.

***

Calliope si guardò allo specchio e sorrise; afferrò la spazzola e la passò fra i capelli; non aveva bisogno di spazzolarli, erano già a pasto così, ma era nervosa, Zack sarebbe passato a prenderla dopo pochi minuti.
Posò la spazzola e guardò la sveglia, mancava un minuto alle venti.
Afferrò la borsetta, spense la luce e uscì dalla sua camera, chiudendo la porta dietro di sé.
Zack arrivò qualche minuto dopo, Callie salutò Adrian e Tracy e uscì, promettendo che sarebbe tornata per mezzanotte. «Sei riuscita a parlare con Chris?» domandò Zack.
Callie scosse la testa, «No.» rispose, spostò la mano e la posò su quella di Zack. «Mi ha solo mandato un messaggio per chiedermi scusa.»
Rimase in silenzio, la testa appoggiata sul finestrino.
«Se contiua così, non so se sarà contento per la festa.» mormorò.
Zack svoltò a sinistra e non disse nulla.
«Non gli sono mai piaciute le feste a sorpresa.» continuò Callie.
Zack staccò per un attimo la mano dal volante e le fece una carezza. «Non pensarci, gli passerà.»
Callie lo guardò e sorrise.

Il locale era pieno. Zack e Callie erano seduti a un tavolino in un angolo, vicino alla vetrata che dava sulla spiaggia, da dove si poteva vedere l'oceano.
«Hai spiegato, bene, ad Antony che non può, non deve invitare Jess e le sue amichette alla festa di Chris?» esclamò Callie.
Zack annuì. «Sì, lo sa. E sa anche che se lo farà, tu lo prenderai a calci.»
Callie sorrise e spostò la sedia in avanti. «Ma dovevano proprio metterla qui questa pianta?» si lamentò e cercò di spostare le foglie che le sfioravano le gambe.
«Tu hai voluto sederti qui!» Zack sorrise e le prese le mani.
«Meglio qui che vicino al corridoio che porta ai bagni.» mormorò lei avvicinando il viso a quello di lui, lo guardò per un istante, chiuse gli occhi e lo baciò sulle labbra.

***

Callie infilò la mano nella borsa e prese le chiavi. Esclusa la luce sopra la porta d'ingresso, la casa era buia. «Buonanotte.» mormorò Callie posado le mani sulle spalle di Zack. Si sollevò sulle punte dei piedi e lo guardò. Lui sorrise e le posò le mani sui fianchi.
«Buona notte Calliope.» Zack le sfiorò i capelli, scendendo ad accarezare il viso.
Lei sorrise e si strinse a lui, sfiornado le labbra di Zack con le proprie.
«Ti amo.» le sussurò Zack sulle labbra.
Callie lo guardò, sentenosi il cuore scoppiare dalla felicità. «Ti amo.»

Come avrete capito, ho deciso di sospendere questa storia.
I motivi?
Non mi piace più. L'ho letta, riletta un sacco di volte, e più la leggevo, meno mi piaceva come proseguiva; mi sono accorta di non aver dato abbastanza spazio a diverse cose, di averne inserite altre tanto per, di non aver sviluppato alcune situazioni. Ci sono troppi personaggi che spariscono e riappaiono senza troppe ragioni, senza contare alcune situazioni che reputo assurde. Assurde, e per fortuna che l'ho scritta io questa storia!
Ho lasciato indietro alcune situazioni, prima di tutto la morte dei genitori di Callie. Due capitoli dopo se ne è già dimenticata. Ho affrettato troppo l'unione fra Callie e Zack, avrei dovuto, e me ne rendo conto solo ora, dare più spazio ai loro "litigi". La mia colpa? Volerli vedere insieme al più presto, avrei dovuto aspettare un po', far capire meglio cosa provava Callie nei confronti di Zack e viceversa. Avrei dovuto far litigare di più Callie e James, dare un input alla rottura dell'amicizia fra Callie e Liz. E avrei dovuto rendermi conto di tante altre cose.
Non ha senso portare avanti una storia che non convince, prima di tutto, me stessa. Non ha senso né per me né per voi. Quindi le cose sono due: lasciò la storia così com'è, cercando di riempire i buchi della trama in un qualche modo, magari con della oneshot, oppure cancellarla del tutto e riscriverla da capo.
Devo pensarci bene.
Questa storia nasce tanti anni fa, e la protagonista era un esserino sfigato, con una sola amica, preso in giro dai bulli, anzi delle bulle della scuola, perché le piace disegnare. Un giorno vede il volantino di un gruppo, cerca info sul web e scopre che il manager dei ragazzi e il fratello del socio del padre. Così chiama e ottiene il biglietto e il pass per il backstage gratis. Inizia la storia con il cantante e tutte la detestano ancora di più. E poi ci sono bla bla vari.
In ogni caso anche la prima versione mi piaceva, magari escludiamo la protagonista vessata dai bulli... Ma la trama mi piaceva. Non so perché l'abbia cambiata. Chissà, se non l'avessi fatto, magari a quest'ora voi avevate una bella storia, magari già conclusa.
E io sarei stata stata soddisfatta.
In ogni caso, qualsiasi decisione io prenda, troverete un avviso nel mio profilo.
Ringrazio chi ha commentato, chi ha inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate. Grazie anche a chi ha solo letto la storia.
Grazie di cuore.
Barbara.

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