Il nostro destino si intreccia come le tue catene.

di DarkChan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-inizio ***
Capitolo 2: *** Prime conoscenze ***
Capitolo 3: *** gli occhi scarlatti ***
Capitolo 4: *** E adesso il lavoro?? ***
Capitolo 5: *** Il viaggio ***



Capitolo 1
*** 1-inizio ***


 Era un giorno come tutti, Kurapika stava passeggiando per le vie di York Shin City e cercava come al solito la comitiva del ragno, per compiere la sua vendetta... aveva incominciato già dalla mattina presto... verso le 8, e non si era fermato un attimo! era oramai mezzo giorno e la fame si cominciava a sentire. mentre camminava tra le strade della città, vide una locanda che emanava un odorino delizioso! ci entrò e si sedette in un tavolo da solo. Gon e gli altri suoi amici erano andati via... per lavoro o dentro a un videogioco! ed era rimasto da solo.
 
 Arrivò subito la cameriera a prendere le sue ordinazioni. "Salve, vuole ordinare?" "Si grazie. vorrei...." non fece in tempo a finire la frase che si sentì dalla porta di servizio mezza aperta:" DAI! FORZA! COSA TI PRENDE, STUPIDA?! NON VOLEVI LAVORARE PER COMPRARTI DA MANGIARE?!? E'?? STO' PARLANDO CON TE, SCEMA! RISPONDI!!!" si sentivano urlare 2 uomini contro una ragazza... probabilmente nuova arrivata che stava pulendo dove questi avevano buttato dell'umido aperto apposta per prenderla in giro. "Mi scusi un secondo..." disse Kurapika alzandosi da tavola e dirigendosi verso la porta di servizio. "Aspetti! dove vuole andare?!!" Li chiese la cameriera, "Perché stanno urlando contro quella ragazza insultandola?? Non mi sembra dal suo comportamento che stia facendo nulla di male." "Lasci stare! non si deve preoccupare! quella è una ragazza ribelle e che ha chiesto di lavorare da noi, ma non fa quello che le si dice."Kurapika si girò e proseguì, ignorando quanto aveva detto la cameriera. “Anche se è una nuova arrivata, e non è molto diligente non la si deve prendere a calci e strillarli addosso.”
 Arrivato davanti alla porta di servizio vide questi omoni giganteschi che stavano prendendo a calci questa ragazza magra e minuta. la quale non stava facendo nulla di male, anzi faceva tutto ciò che quei due omoni le dicenvano.
 "FORZA LAVORA! SE NON VUOI CHE TE NE DIA ALTRI 5 DI QUEI CALCI!?"
 A guardarla bene era una ragazza mora, occhi castani e un visino grazioso, che però adesso era devastato e con dei rivoli di sangue che lo percorrevano.
 "L-Lo.... lo stò fac-cendo...." disse la ragazza tutta tremolante.
 "E'?? CHE COSA?? NON HO CAPITO, PARLA PIÙ' FORTE SE NON VUOI CHE LA TUA TESTOLINA FINISCA SPIACCICATA CONTRO IL MURO!" diceva uno dei  due omoni, prendendola per i capelli, mentre questa gridava dal dolore.
Ad un certo punto un si udì un fruscio di catene… "Perchè le state facendo questo... non mi sembra stia facendo nulla di male..." Si sentirono dire alle spalle. un ragazzo biondo e con gli occhi scarlatti li stava fissando, tenendo delle catene in una mano, faceva davvero paura!
Allora uno di loro (quello che non teneva i capelli dalla ragazza) disse:"HEI TU? STAI DICENDO A NOI?" ...Non ebbe risposta... "STUPIDO HO CHIESTO A TE, QUANDO UN UOMO PIÙ' GRANDE DI TE TI FA UNA DOMANDA… DEVI RISPONDEREE!" e detto questo si scagliò contro kurapika, che con molta agilità e prontezza, schivò il colpo e trovò il nemico scoperto e senza difesa. Allo non esitò un secondo e li tirò un pugno carico di tutta la sua rabbia... anche a lui era successa la stessa cosa... anche alla sua tribù era successa la stessa identica cosa... e alla fine si era concluso tutto con la morte... anzi, lo sterminio...
Pensando a questo non riusciva a smettere… “la mia rabbia… perché esistono uomini tanto crudeli… perché!”
Ad un certo punto, Kurapika si sentì  dire dall’altro uomo:” HEI RAGAZZINO… S-SE NON LA SMETTI SUBITO I-IO UCCIDERO’ QUESTA RAGAZZA! E’ UN AVVERTIMENTO, TI GIURO CHE LO FACCIO!” A quelle parole Kurapika si blocco… non si riusciva più a muovere nulla contro a quell’uomo. Allora si alzò e si diresse verso l’individuo che aveva aperto bocca guardandolo negli occhi molto profondamente. L’uomo fece un passo in dietro quasi come se avesse paura. “Il tuo amico ha detto di ritenersi un uomo e che io devo rispondere alle sue domande per questo. Ha fatto un’enorme errore che mi ha fatto andare in bestia più di quanto lo ero già… voi non potete essere definirvi uomini, dato come trattate quells ragazza.” L’omone, non potendo reagire, lasciò i capelli alla ragazza e se ne scappò via. “Ascolta! Se qualcuno verrà a sapere di questa storia verrò a cercarti…”Lo avvertì Kurapika. Detto questo l’uomo scomparve velocemente ritirandosi nella locanda.
Kurapika prese la ragazza svenuta e la portò nell’unico posto sicuro che conosceva in tutta York Shin City: il suo albergo. Arrivato su in camera sua la lasciò riposare sul suo letto. Poi se ne andò chiudendo la porta dietro di se…

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Capitolo 2
*** Prime conoscenze ***


Kurapika prese la ragazza svenuta e la portò nell’unico posto sicuro che conosceva in tutta York Shin City: il suo albergo. Arrivato su in camera sua la lasciò riposare sul suo letto. Poi se ne andò chiudendo la porta dietro di se…
“Coma sta’?” …. “Bene, è solo svenuta, non c’è nessun osso rotto, come pensava.” …. “A… grazie tante!” Kurapika aveva chiamato una dottoressa a controllare come stava la ragazza, siccome non si riprendeva più. Mandata via,era rimasto da solo con la ragazza svenuta… la fissava… era carina. Guardandola bene li sembrava di conoscerla, no! Impossibile! Se la sarebbe ricordata! È un soggetto troppo particolare da poterlo dimenticare! Eppure…
Ad un certo punto la ragazza si svegliò. Vedeva Kurapika che la stava fissando e non si sentiva per niente a suo agio.
“Salve! Io mi chiamo Kurapika, lei come si chiama?”
 “… Kita…”
Disse mormorante. Lui le sorrise.
“Penso che si domanderà come mai è qui, giusto?”
 Non ebbe risposta.
“Dove sono gli scagnozzi…”
 “Scagnozzi…? Quali scagnozzi, quelli che la stavano picchiando…?”
“Si… dove sono… se ne sono andati via, o mi stanno aspettando…”
 “Non si ricorda proprio nulla…”
Pensò Kurapika.
“Non si ricorda?! Ieri sono arrivato e li ho mandati via… non si ricorda nulla??”
 “A, si! Certo! Tu sei quel ragazzo che è venuto ieri da noi…”
“Si! Sono proprio io!”
Le disse compiaciuto.
“Scusa mi potresti spiegare perché… perché sei venuto ad aiutarmi…? Nessuno mai aveva pensato di darmi una mano, anzi, tutti mi hanno sempre buttato sassi in faccia e nessuno mi ha mai dato un briciolo di pietà… perché tu… perché hai scelto di aiutarmi?”
 Kurapika diventò improvvisamente serio.
“Non… non gli posso dire il perché, è una cosa… troppo personale. Ma le posso dire che l’ho fatto perché anche io mi sono trovato in una situazione simile alla sua, e non voglio che qualcuno provi le stesse mie sensazioni… non voglio che nessuno soffra più…”
 Kita era rimasta sconvolta dal discorso che le aveva fatto… non ci credeva, finalmente qualcuno che aveva provato delle emozioni simili alle sue… e se magari anche lui aveva vissuto come lei??
 “Senti… scusa la domanda… ma non posso proprio sapere le ragioni per cui mi hai aiutato?”
 “No, mi dispiace ma non posso.”
 Era rimasta dispiaciuta che quel ragazzo fosse così formale e “staccato” da lei… vorrebbe avere un vero amico al suo fianco in questo momento.
“Adesso mi scusi lei, ma perché quegli “scagnozzi” la stavano picchiando?”
La ragazza fece un bel sospiro e disse:
 “Perché si divertono a vedermi soffrire. Pensano che al mondo vige sempre e solo la legge del più forte…”
“E perché non si è mai ribellata? Perché non li ha mai denunciati? Pensa che sia una cosa bella il modo in cui la trattano?”
“No, ma tanto anche se li denunciassi non cambierebbe nulla, la gente continuerebbe a guardarmi dall’alto in basso e a sputarmi in faccia… solo perché sono una…”
 cominciò a piangere.
“ PERCHE’ SONO UNA POVERACCIA! NESSUNO MAI MI VUOLE PER QUESTO!!”
Disse la ragazza bagnando tutto il cuscino dalle lacrime. Kurapika si intenerì e un po’… si può dire che la capiva. Le poggiò una mano sui capelli e le disse:
“Non è vero, io ti ho aiutato.”
Le disse sorridendo. Lei ancora piangendo alzò la testa per guardarlo come per dire “è vero” quando però…! Mentre Kita stava alzando la testa Kurapika si accorse che…! Eh, eh… Kurapika si accorse che aveva gl’occhi scarlatti!! 

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Capitolo 3
*** gli occhi scarlatti ***


Le disse sorridendo. Lei ancora piangendo alzò la testa per guardarlo come per dire “è vero” quando però…! Mentre Kita stava alzando la testa Kurapika si accorse che…! Eh, eh… Kurapika si accorse che aveva gl’occhi scarlatti!!
Sgranò gli occhi dallo stupore. Come poteva essere che avesse quel colore negli occhi?! Infondo aveva visto tutta la sua gente esser uccisa, tutta! Ma allora…. Come poteva essere che avesse quegl’occhi così simili a lui?? Allora solo un’unica domanda occupava i suoi pensieri: “Chi è in realtà questa ragazza?? Come fa ad avere gli occhi scarlatti se non si è salvato nessuno da quella strage… a parte me…?”
“oh! Mi scusi!”
 Disse Kita asciugandosi le lacrime rimaste.
“Ha visto i miei occhi..? beh… ora? Ora si metterà anche lei a prendermi in giro e a sputarmi in faccia?!”
Disse guardando il materasso
“No.”
Rispose Kurapika.
“Io non la potrei mai prenderla in giro… per… per motivi personali…”
Disse mentre si girava e si alzava verso la porta. Intanto Kita pensava: “Perché, perché! Perché non mi dice niente di lui!! Uffa… io come faccio a sentirmi meglio con uno che si chiude come se fosse… come se fosse… un vecchio riccio!!! Però… però forse… forse lui ne sa qualcosa del mio problema! Magari sa come curare questo mio colore degli occhi snaturale!” allora chiese a Kurapika, con molta timidezza:
“Scusi… ma-magari lei… magari lei sa come curare questo mio colore degl’occhi snaturale..?”
Kurapika si girò sconvolto. Come poteva dire che gli occhi scarlatti erano “Una malattia” chissà che cosa deve aver passato per dire una cosa del genere… poi Kurapika sempre fissandola disse:
“ Perché la definisci una malattia?”
“Perché sono l’unica a cui si trasformano gli occhi… non ho mai conosciuto nessun altro che abbia avuto gl’occhi color rosso…”
“Cavolo… si vede che deve esser proprio svenuta ieri… perché ricordo di aver avuto gli occhi rossi… o forse sono io che sto impazzendo..!”
Pensò Kurapika. Poi si girò e verso la porta e le fece cenno di venire con lui. Lei annuì e vestita e pettinata uscì con Kurapika.
“Dove stiamo andando di preciso?”
“Alla locanda, devo sistemare due cosette.”
“Alla locanda?! No caro mio! Io la dentro non ci entro più! Anzi si! Ci tornerò e mi auto licenzierò!”
Mentre Kita parlava Kurapika pensava di gran lunga ad altro, fin ché non giunsero davanti alla locanda che emanava un odorino come la prima volta che ci era entrato. Kita la guardava male, non ci voleva entrare, non sapeva ancora come affrontare il capo… e aveva paura…
Entrarono. La cameriera che aveva servito al tavolo Kurapika la volta scorsa era corsa davanti a loro e disse:
“Oh! Bene signorino è tornato! Vuole un tavolo lib…”
Si fermò quando vide la ragazza che era entrata dietro di lui.
“Kita…”
Mormorò… dopo di ché, non avendo ricevuto risposta, batté in retro fronte e se ne andò da un’altra cameriera.
(Cameriere)
“Hai visto?”
“Cosa..?”
“Il ragazzo figo a cui avevo servito i tavoli l’altra volta è con quella poveraccia!”
“…Si, è vero! Ora che me lo fai notare è vero!”
“Non ci voglio neanche pensare che a uno come lui piacciano le ragazze sporche e puzzolenti!”
“Già! Ma, magari… magari non è che è venuto qui con quella la per farsi vedere da te?!”
“Dici?!”
Disse imbarazzata

“Si, si! Mica mi avevi detto di aver fatto colpo?”
“Si, però…”
“Dai prova! Vai li e fatti valere, e intanto guarda come si comporta!”
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Intanto Kurapika era andato al bancone dicendo di voler parlare con il capo del locale molto urgentemente. E la cameriera di servizio li aveva indicato una porta. Kurapika e Kita andarono di fretta verso la porta del capo. Quando ad un tratto li si parò davanti la cameriera che lo aveva servito al tavolo.
“Non mi ha risposto prima, cosa desidera?”
“Solo parlare con il vostro capo e nient’altro, per favore ci può far passare?”
“Oh, ma chi vedo li dietro che si nasconde! Ciao sfacciatella!”
Disse a Kita facendo finta di non aver sentito ciò che Kurapika le aveva detto prima.
“Cosa c’è? Ti nascondi?? Hai paura???”
“La prego, la smetta. Ci lasci stare.”
Intervenne Kurapika. La cameriera si girò guardandolo negl’occhi.
“M-ma… io… io ero solo venuta per sapere cosa desiderava… come potevo servirla…”
E così dicendo se ne andò con le lacrime agl’occhi.
“O… signorina aspetti..!”
Tentò di fermarla Kurapika, ma lei sembrava non averlo neanche sentito.
“A… cavolo! Kita non ascoltare di quello che dice. Io sono convinto che non è vero nulla.”

Lei annuì arrossendo un po’. Dopo aprirono la porta ed entrarono.
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CAMERIERE
“Hei?? Hei?? Se ne sono andati nella stanza del capo.”
La cameriera smise di piangere di colpo. Si vedeva che stava fingendo. Poi si girò verso l’amica con cui si era confidata poco prima dicendole:
“Come sono andata, si capiva che lo stavo facendo apposta??”
“No, sembravi arrabbiata perché non ti aveva risposto…!”
Le rispose ridendo sotto ai baffi.
“Comunque che t’a detto?”
“Non capisco… non capisco! Come mai prima si dimostra scontroso e protettivo verso la stracciona, e poi tenta di fermarmi quando fingo di piangere… dimmi, tu che ne pensi?!”
“Beh… secondo me fa una specie di tira e molla… devi insistere.”
“Bene, se me lo consigli tu, mi fiderò.”

E così dicendo fissò la porta facendo un sorrisino malizioso.
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Dopo 20 minuti circa uscirono dalla stanza del capo Kurapika e Kita. Che non passarono inosservati agl’occhi della cameriera “maliziosa”. Mentre si incamminavano verso l’uscita del locale un omino piccolo e magro chiamò 4 persone, tra cameriere e omoni. I quali si chiedevano come mai proprio loro erano stati chiamati. (tra questi c’era anche la cameriera maliziosa). Usciti dal locale, (Kurapika e Kita),  si guardarono. Poi Kita si mise a ridere!
“Ha, ha, ha! Kurapika ce l’ho fatta! Ora si che avranno dei pentimenti di quello che hanno fatto! Ha, ha, ha!”
“Si…! Davvero! Ora avranno dei seri ripensamenti!”
“Beh… io da sola non avrei neanche avuto la forza di reagire, quindi devo tutto a te! Grazie mille Kurapika, sei… sei un amico!”
“Nulla. L’ho fatto con piacere. Anche io… diciamo… sono come te!”
E così dicendo si incamminarono verso la grande città di York Shin City
.

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Capitolo 4
*** E adesso il lavoro?? ***


Ritornati nell’albergo Kita si chiedeva come avrebbe fatto ad andare avanti ora che il suo lavoro part-time non esisteva più. “Meno male!” pensava da un lato, e “Uffa e adesso cosa faccio…” dall’altro.
Era un serio problema che non sapeva come risolvere. Non aveva grandi titoli di studio, e aveva fatto a mala pena la quinta elementare… per gente come lei non c’era posto. Avrebbe per lo meno dovuto seguire un corso! Ma i soldi? Waaa!!! Non sapeva più cosa pensare!
Kurapika, che aveva notato che dopo averla liberata da quel lavoro immane, non aveva più tanto sorriso se non quando le parlava e la faceva ridere. Non aveva il coraggio di parlarle, forse aveva sbagliato lui? Magari… magari non era quello che voleva aver perso il posto di lavoro, o meglio, essersi licenziata! Ricordava la sua timidezza mostruosa quando parlava con il capo, riusciva a mala pena a finire una frase che quasi scoppiava in lacrime… e quel direttore… cavolo! Di certo non se lo sarebbe scordato facilmente. Quell’aria da superiore, ricordava che mentre discutevano non guardava neanche per sbaglio Kita. E solo questo comportamento diceva molto sul suo conto. Ma la cosa che più lo ha fatto arrabbiare è stato che ai primi rapporti di quello che stava accadendo nel suo locale se ne era fregato altamente, ma quando Kurapika ha alzato un po’ la voce e li ha urlato in faccia di essere un Hunter mostrandogli la carta che lo provava, questo cambiò di colpo atteggiamento e cominciò quasi ad adorare Kita. “Che falsità…” pensava di quell’uomo. “E pensare che ora Kita potrebbe stare male a causa di quell’uomo tanto spregevole…” non riusciva proprio a levarsi quel dubbio dalla testa. Doveva chiederle come mai era così giù, non resisteva! “e-em…” Kurapika stava cercando di chiederle il motivo della suo silenzio, ma Kita sembrava non aver neanche sentito il misero lamento che Kurapika aveva appena emanato! Per fortuna…! “E-em… Kita, scusa se ti disturbo m-ma… volevo chiederti…” Anche a questo richiamo non aveva girato lo sguardo verso di lui. “O-ok Kurapika… o-ora le dici tutto in una sola volta!” Pensava per incoraggiarsi. “No… devo attirare la sua attenzione, se magari non le chiedo nulla e lei non riesce a sputare il rospo da sola, potrebbe stare male per troppo tempo.” Allora si girò verso di lei e le mise una mano sulla spalla, poi facendo attenzione la girò verso di lui, subito lei arrossì per come l’aveva girata fissandolo profondamente. “Kita… se c’è qualche cosa che ti angoscia… o che ti fa paura… potresti sempre parlarmene, ti posso dare una mano io forse, sono un hunter.” Le chiese. “No… penso che non serva essere un hunter per risolvere il mio problema… ecco vedi… la mia paura adesso è quella di… non trovare più lavoro, e di essere respinta da tutte le parti. Il mio livello non va sopra la quinta elementare… perché mia mamma è malata… e da sempre l’ho dovuta aiutare con tutto il lavoro possibile che riuscivo a dare… andare a scuola… allora non mi serviva a niente!” e dicendo così si mise a piangere sulle sue ginocchia. Rivelando tutta la sua angoscia che da giorni al tormentava. Kurapika capì al volo il suo dolore che lo fece ripensare al suo doloroso passato. Ma forse…! Ma forse una soluzione c’era! Subito le prese una mano e le disse pieno di speranza: “Kita for….se…..” Ancora una volta, mentre la fissava, rivide quegl’occhi tristi e… scarlatti. A prima vista si bloccò. Ma allora… no! Non poteva essere di nuovo! Non era la prima volta che succedeva, ma allora… poteva essere che… “Scusa Kurapika… sono i miei occhi che ti fanno impressione veroo???” Disse Kita lagnante ancora fra lacrime e singhiozzi. “No! Ma figurati! Stavo comunque dicendo che potresti tenere l’esame per diventare un hunter. Così non ti servirà una laurea per trovare lavoro!” Le disse sorridendo! Lei subito smise di piangere e si illuminò di colpo saltando al collo di Kurapika: “E’ vero! Non ci avevo pensato!! Grazie, grazie e ancora grazie, senza di te… io ero ancora là in mezzo a quei due omoni!” e così dicendo si alzò e lo guardò negl’occhi, erano tornati normali i suoi e ora splendevano di luce come non mai! “Così se qualcuno cercherà ancora di farmi male io… io ce la farò!! Glie ne darò di santa ragionee!! Kurapika, Kurapika non vedo l’ora, quand’è la partenza???” “Sei fortunata Kita, mi ricordo esattamente il giorno e il mese, e ti dico che non sono lontani!!” 

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Capitolo 5
*** Il viaggio ***


Arrivati nella città dove attraccava la nave che portava gli aspiranti hunter a destinazione per la loro priva, Kurapika e Kita cercano subito una locanda per pranzare. Finito il pranzo, i due si incamminarono verso il porto.
“ Kurapika quanti soldi sono avanzati? Il ristorante era caro, basteranno per pagare il biglietto?”
“Non ti preoccupare Kita, faccio l’hunter come lavoro. Non è stato affatto una grande perdita, non ti pare!” le disse sorridendogli. Lei arrossì appena… quella giornata per lei era davvero molto importante. Poteva finalmente sapere com’era l’esame di un hunter e c’era la possibilità di diventare uno di loro. In quel giorno era tartagliata di emozioni; era felice, spaventata, coraggiosa, timida… era un miscuglio di emozioni che la facevano sentire atrana. Guardandola da fuori era molto rossa(per intenderci come quando è estate e si stà a 40°c sotto il sole per quaranta venticinque!), aveva lo sguardo serio e determinato, ma era molto distratta (ad esempio non sentiva quando Kurapika le parlava!).
Mentre si incamminavano sotto il sole di mezzo giorno Kurapika scorse una figura familiare… la osservava bene, ma niente. Non riusciva a riconosciere chi erano “magari assomigliano un po’ a qualcuno che conosco… non mi pare di averci mai parlato, ma forse…” pensava Kurapika, ma ad un certo punto fu interrotto dalla voce serena e allegra di Kita:” S-senti Kurapika, il paese che si vede su quella collina esisteva già prima che tu venissi a far l’esame per diventare un hunter??” Disse indicando un promontorio che si scorgeva all’opposto della nave, e quindi all’opposto della loro direzione. Kurapika si girò, lo scrutò un attimo e le rispose:” Non lo avevo notato, ma penso che non sia nuovo…” le rispose con calma. Lei guardò per un attimo ancora il promontorio, poi con un aria un po’ delusa li rispose: “Ah… quindi tu non sei una fonte attendibile. Ho sentito dire ke da un anno hanno aperto ufficialmente un paesino da queste parti…” “A! no, beh se è stato appena aperto da queste parti magari non si vede da qui! Forse è più spostato verso quelle montagne, o nella foresta.” Disse indicando verso ovest, dove infatti c’era una montagna e una foresta. “Oh!! Scusami! Mi sono fatta prendere dalle chiacchiere! Che ore saranno? Magari non ci fanno più salire come hanno fatto con i tuoi amici come mi hai raccontato!” “Calmati!” Le disse lui sorridendole: “Mancano ancora venti minuti alla partenza siamo ancora in anticipo!” .
Saliti sulla nave presero posto a sedere sotto un degli albero che sostenavano le vele. Avevano chiesto al capitano (che Kurapika conoscieva molto bene) se avrebbe potuto accompagnare Kita per le prove che le si fossero presentate, dicendo di essere suo fratello maggiore. L’esito fu positivo. Intanto Kurapika aveva messo in guardia Kita che la prova per diventare un hunter iniziava da quel viaggio e quindi di stare attenta, ma lei insisteva con il fatto di essere forte, e che sapeva badare a sé, ma Kurapika ne era poco convinto.
Era oramai passata più di mezz’ora, quando ad un tratto un marinaio si mise al centro della nave e iniziò a provocare gli apprendisti hunter:”Su! Vediamo un po’ cosa sapete fare! Mi accerterò subito chi è degno di diventare un apprendita hunter!” Il comandante della nave si avvicinò a Kurapika e Kita:” Il bello inizia adesso cari ragazzi!” Li disse il capitano con un leggiero piacere e senso di curiosità. Kurapika si girò verso la sua “sorellina” e le disse con una certa fretta:” Non andare, capito? Se ti dicono qualcosa fai finta di non capire e…” -Un momento??? Ma-ma io… io non posso intervenire! Cavolo… E ora?? l’ho accompagnata fin qui ed oltre, ma non posso far nulla per aiutarla se qualcuno le farà del male??- “Non preoccuparti.” Le disse vedendolo in ansia per la situazione:” Ti ho già detto che se qualcuno mi dice qualcosa io li saprei rispondere e cavarmela da sola. Non mi servirebbe il tuo aiuto!” Li disse sorridendogli. “Kurapika ti prego… non aiutarmi. Tu non sai cosa posso fare da sola… e non mi hai mai vista all’opera, quindi ti prego di non interferire…” Il povero Kurapika era spiazzato. Non sapeva cosa dirle per non farla sentire di nuovo sola… Kita si alzò: “ Vieni! Andiamo a vedere come se la stanno cavando i miei futuri rivali!” Li disse Kita porgendoli la mano e con un’aria solare e piena di speranza.
La prima prova sulla nave era iniziata e tutti i membri dell’equipaggio la stavano assistendo. Due ragazzoni grandi e muscolosi si erano lanciati per primi contro il marinaio, che con assoluta facilità e leggerezza schivava i colpi dei due. Ad un certo punto i ragazzotti si scontrarono eliminandosi l’un l’altro dalla sfida. “Ops… si sono messi fuori gioco tutti e due da soli… hihi… chi sarà il prossimo mio sfidante?” Nessuno si fece avanti. “Nessuno? Beh, allora dovrò scegliere io!” Diceva mentre cercava chi poteva andargli a genio da affrontare. Ad un certo punto si fermò proprio nella direzione di Kita. In quell’attimo le salì il cuore in gola… aveva detto a Kurapika di non preoccuparsi… ma non era stata molto sicura delle sue parole… Il marinaio si cominciò ad avvicinare dalla sua parte. Era sempre più vicino… sempre più viceno… e lei non poteva né scappare né far notare che aveva paura. Ma allora? Era spacciata! Nessuno di sicuro si sarebbe offerto per salvarla da una brutta fine... così marinaio si avvicinava sempre di più e sempre di più aumentavano i battiti nel cuore della povera Kita. Ad un certo punto un ragazzo si lanciò al centro del cerchio (che avevano creato gli spettatori) e urlò al marinaio:”Bello ci sono già io qui ad aspettarti!? Cosa vai a prendere dell’altra gente inutile?!” disse molto sfacciatamente il ragazzo al marinaio che subito si girò incuriosito dal nuovo sfidante. il ragazzo era alto, moro e con occhi color grigio-verde. Giudicandolo da fuori si puoteva dire che sembra avere la stessa età di Kurapika, ma con carattere ed atteggiamento completamente diverso dal suo.
Lo scontro iniziò e i due sembravano essere alla pari:” Beh ragazzino, devo dire che non sei male…!” Disse il marinaio con un po’ di fiatone; “Anche tu… se lo vuoi sapere… non sei male..!” Li rispose lui. Kurapika era attento alla battaglia, ma qualcosa non gli tornava… “Perché non è entrato subito nel “ring” quel ragazzo…? Perché ha aspettato che il marinaio cominciasse a scegliere il suo prossimo sfidante… magari è solo un atteggiamento vanitoso per farsi vedere, e per far sembrare che fosse stato “il salvatore” degli altri concorrenti… ma allora perché proprio quando si stava dirigendo da questa parte??” I conti non gli tornavano, ma poteva essere stato per un puro caso. Si girò verso Kita e si sorprese nel vederla; aveva le lacrime agli occhi, ma osservava la partita con stupore. A quel punto Kurapika fece una piccola risatina sotto ai baffi. Kita si girò:” Co-cos’hai da ridere!!” disse accorgendosi che rideva di lei: “N-non sono… non sono spa-aventata...!” “Si! Certo! Comincio a conoscerti bene, sai Kita!” “S-smettila!!” disse lei arrossendo appena di vergogna. Ad un tratto una piccola goccia di pioggia si posò sul nasino di Kita che la rendeva ancora più buffa di prima. “Kita, sei proprio una ragazza speciale!” Le disse lui poggiandoli un dito sul nasino bagnato. Lei a quel punto non arrosì per vergogna… ma per puro imbarazzo! Intanto il capitano della nave aveva fermato lo scontro fra i due perché cominciava a piovere, e quindi si sospndeva l’incontro per andare in sottocoperta della nave. “Forza, andiamo!” Le disse lui sorridendole. Lei rimase per un attimo li imbambolata, ma subito seguì Kurapika e gli altri partecipanti per andare in sottocoperta. Il tempo non prometteva niente di buono… e il capitano era più soddisfatto del solito (che ciò non è affatto un buon segno)! Si misero tutti in una enorme stanza ammucchiati fra loro. Kurapika prese un’amaca e la stase sul pavimento:” Kita questo è un buon metodo per non vomitare e soffrire il mal di mare” Disse indicando l’amaca. “Su! Aiutami a montarla!” Kita si precipitò subito e prese un estremo dell’amaca e lo montò proprio come faceva Kurapika. “Ecco fatto! Sei stata bravissima!” Le disse sorridendo. “Ora puoi salirci. Vedrai come si stà meglio.” Disse sedendosi per terra. Lei lo guardò un attimo prima di salire:” E tu… la tua amaca non la monti?” “No, serve più a te che a me.” Le rispose “M-ma tu… ma tu non soffri il mal di mare?” “Non ti preoccupare per me Kita. Io stò bene così! Non ti preoccupare!” Le disse sorridendo. Lei, allora, salì sull’amaca un po’ dispiaciuta per la risposta di Kurapika, ma se non voleva…
Quando si era seduta sull’amaca, Kita, tentò ancora per una volta di far cambiare idea a Kurapika dicendo:” Dai… c’è posto! E-e se… e se viene una tempesta…? Dai Sali per favore!” “Salgo io se proprio insisti” Una voce la sorprese da dietro di lei. Il ragazzo che si era offerto di combattere qualche ora prima era proprio li di fianco a lei che la guardava in modo malizioso. “Se proprio insisti… e non c’è nessun volontario… quel nonno in cariola non capisce la fortuna che ha. Io, invece, capisco perfettamente quindi… puoi cedere a me il suo posto…!” Kita a quella vista arrossì in un modo pazzesco!” E-em… no! C-c’è questo posto non è per te! È per il mio amico!” Li disse tutta imbarazzata. “ Ah si?? E io che pensavo di aver trovato qualcuno che mi potesse ospitare. Sai… io soffro molto il mal di mare….” “La finisca immediatamente…” Intervenne Kurapika abbastanza in****ato per il comportamento che aveva avuto quel tizio nei confronti della sua “sorellina”. “L’invito non era rivolto a lei… se ne vada!” Li disse in modo molto secco e deciso. Il ragazzo moro si alzò e disse:” Va bene, va bene! Sai… stavo solo approfittando della situazione.” Poi si avvicinò all’orecchio di Kurapika e li sussurrò:” Sai com’è… dovresti badarle un po’ di più. È così carina… che potrebbe sparire da un momento all’altro…!” Poi si alzò con lo stesso sguardo maizioso che aveva avuto prima con Kita. Poi si girò verso di lei e le fece un’occhiolino… Kita, a quella vista, arrossì appena, girandosi dall’altra parte. Come se fosse arrabbiata. Poi guardò Kurapika che stava sedendo sull’amaca e esultò:” Allora stai salendo!” “Si, perché se nò qualcuno ti potrebbe dare fastidio, e questo non mi piacerebbe affatto.”  A quelle parle Kita divenne rossa più di prima e rispose con lo sguardo rivolto verso il basso:”A… ho capito…! Comunque… grazie… Kurapika. Non sapevo proprio come comportarmi con quello lì…” Disse lei tre volte più imbarazzata di prima. “Non ti preoccupare… sai… mi sentirei inutile se non faccio qualcosa ogni tanto per te. Perché è per te che sono venuto.” 

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