Eggs? Not Just For Cooking

di The Mad Tinhatter
(/viewuser.php?uid=8814)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1: No, Not Again! ***
Capitolo 2: *** Cap. 2: When Destiny Is Green ***
Capitolo 3: *** Cap. 3: A Name For A Dragon ***



Capitolo 1
*** Cap. 1: No, Not Again! ***


Eggs? Not Just For Cooking


Cap. 1: No, Not Again!


- Ok, ok, ora vola da questa parte, così, seguimi - disse Nino. - Dobbiamo raggiungere la caverna dell'eremita, e non ci riusciremo mai se continuiamo così... no, no, no! Devi volare verso di me, cavoli! Io vado a destra, tu vai a destra! Smettila di gironzolare!
- è questo... questo coso che non funziona! E poi, sapessi almeno dove andare! - fece Jun.
- è perché non hai mai giocato in vita tua, ecco!
- Non è vero! È perché questo gioco è stupido! E c'è questo dannatissimo filo che ci unisce! È una rottura di palle!
- Ora stai attento... sto saltando... E CHE CAVOLO, PERCHé TI SEI SPOSTATO? Ora siamo caduti, dobbiamo rifare tutto daccapo! - urlò Nino.
- è questa maledetta rotella, porca miseria! E come faccio a muovermi bene quando tu mi copri la visuale?
- Non è colpa mia se tu hai voluto Spyro e lui sta davanti!
- Non mi piaceva quell'altra. E poi, Spyro è viola!
- Sì, certo, ma non può essere manovrato da un incapace! Lascia che ci pensi qualcuno che ci sa fare!
- Basta, ragazzi! - intervenne Ohno. - Smettetela di comportarvi come dei bambini!
Erano seduti tutti e cinque sul divano a casa di Nino. Quando quest'ultimo aveva chiesto ad uno di loro di giocare con lui, solo Jun si era offerto: sapevano tutti bene che Nino tendeva a diventare piuttosto irritabile quando era troppo coinvolto da un gioco.
- Sai una cosa, Nino-kun? Sei così bravo a giocare, tanto vale che io mi tolga di mezzo! E comunque, odio i draghi! - sbottò Jun, lanciando il controller davanti a sé e facendolo finire proprio sopra alla console.
- Complimenti, Jun-kun! Ora cerchi pure di rompermi la Playstation! Sai, mica è grat-
Il ragazzo si interruppe. All'improvviso la luce era saltata, e tutto si era fatto buio.
- è... strano - disse Sho. L'agitazione era palpabile nella sua voce.
- In che senso, strano? - domandò Aiba.
- Dovrebbe entrare luce dalla finestra - rispose Sho. - E invece non è così.
- Oh, no! - urlò Nino. - Ne ho abbastanza di queste cose strane!
- Cosa sta succedendo? - fece Ohno.
- Aaaah! Il divano! - fece Jun. La cosa aveva dell'incredibile: tutto attorno a loro stava svanendo, e il divano non faceva eccezione; tutti e cinque caddero a terra.
- Ahi! Il mio sedere! - strillò Aiba.
E poi, la luce tornò.
Si trovavano in quella che sembrava una camera da letto. L'arredamento era piuttosto spartano, e le pareti sembravano strane, come fatte di tessuto. Sul letto, una ragazza dalla pelle scura si agitava nel sonno.
- Siamo in una tenda - mormorò Sho, toccando la “parete”.
- Che palle - disse Nino. - Cos'abbiamo fatto di male, ora? Chissà dove siamo finiti!
- Parla piano, Nino-chan - fece Ohno. - Sveglierai la ragazza.
- Wow, guardate quello! - disse Jun, indicando il mobiletto accanto al letto. Era una specie di comodino, e sopra c'era una grossa pietra verde luccicante. Il ragazzo si avvicinò ad essa.
- Stai attento, Jun-kun - disse Aiba. - Potrebbe essere pericoloso.
- Ho affrontato abbastanza pericoli fino ad oggi - disse Jun. Si sentiva incredibilmente attratto da quella pietra... forse perché era era grande, e brillava?
Toccò la pietra con la mano. Era stranamente calda.
- C'è qualcosa che non va in quest'oggetto - mormorò Jun.
- Allontanati. Aiba-chan ha ragione, potrebbe essere pericoloso - disse Sho.
Jun non gli diede ascolto, ma colpì la pietra con le nocche delle dita. Un suono brillante invase l'aria, come il rintocco di una piccola campana.
Un fruscio, e Jun sentì qualcosa di freddo e appuntito toccargli la schiena.
- Che-cosa-stai-facendo?
La ragazza, che poco prima stava dormendo, ora era in piedi, e teneva un pugnale premuto contro la schiena di Jun.
Il ragazzo urlò, e a ruota lo imitarono anche gli altri.
- Shhh! - fece la ragazza. - Non fate rumore!
- Chi... chi sei? - fece Nino.
- Pensavo che lo sapeste già, dato che vi siete intrufolati nella mia tenda.
- Per favore, non farci del male! - fece Aiba.
La ragazza abbassò il pugnale. - Per ora, non vi farò niente. Se mi aveste voluto uccidere, l'avreste fatto immediatamente, e vi siete spaventati per un semplice pugnale, quindi....
- Perché, esiste qualcosa di peggiore di quello? - fece Jun. Avevano affrontato la magia, ma in qualche modo l'idea di avere un pugnale piantato tra le costole lo spaventava di più.
La ragazza lo guardò, incredula. - In che mondo vivete? Questo è niente.
- Posso morire ora, per favore? - disse Nino, con espressione teatrale.
- Non dire scemenze - gli rispose Ohno, stringendogli la mano.
- Sembrate molto strani... da dove venite? E chi siete? Certamente non siete Varden, non vi ho mai visti qui.... - disse la ragazza.
- Siamo gli Arashi, e veniamo dal Giappone! - disse Aiba.
- Arashi? È un'altra razza? Strano, parlate la nostra lingua... e non ho mai sentito parlare del vostro regno.
- Giappone... a est, molto a est.... - disse Sho, tentando di spiegarsi.
- E poi, noi non siamo una razza! Siamo un gruppo, abbiamo dei nomi! E non siamo noi a parlare la tua lingua, semmai il contrario! - esclamò Nino.
- Ho capito. Venite da fuori dai confini di Alagaesia. Beh, se avete dei nomi, mi piacerebbe saperli.
- Solo se prima ci dici il tuo - disse Ohno.
- Già, potresti essere tranquillamente una specie di strega e farci fuori tutti quanti con una sola parola! - fece Nino.
La ragazza scosse la testa. - Sono Nasuada, la regina dei Varden. Non ho nulla a che fare con la magia, quello è un ambito che spetta ad altri, qui.
- Ohhh, sei una regina! - esclamò Aiba, meravigliato.
- Piacere di conoscerti, Nasuada-san - disse Jun, inchinandosi. - Io sono Matsumoto Jun.
- Aiba Masaki, onoratissimo! - fece Aiba, imitando frettolosamente l'amico.
- Sho Sakurai.
- Ohno Satoshi.
- Kazunari Ninomiya - bofonchiò Nino. - E comunque, sono stufo di presentarmi a gente strana che ha a che fare con cose strane!
- Nino-kun, sii più gentile... è una regina! - lo rimproverò Aiba.
- Avete dei nomi strani - disse Nasuada.
- Sono nomi di uso comune, nella nostra cultura - rispose Sho.
- Comunque, non ho finito con le domande. Come mai siete qui? E come mai stavate toccando l'uovo?
- Non lo sappiamo esattamente... stavamo giocando con la Playstation, e si è fatto tutto buio, e poi siamo finiti qui - disse Ohno.
- Cosa? La pietra è un uovo? E quale animale deposita uova del genere? - esclamò Jun.
- Playstation? Non ho mai sentito parlare di nulla del genere... comunque... Jun... si tratta di un drago, e non credo che apprezzerebbe l'essere chiamato animale.
- Mai più videogiochi fantasy, mai più! - esclamò Nino.
- Ci mancano solo gli unicorni, e siamo a posto! - disse Aiba...
- Non voglio sapere cos'altro potrebbe esserci in questo posto - fece Nino.
- Capisco che ora siate troppo sconvolti... domani mattina avrete un'udienza con me e con le altre personalità, così potremo chiarire meglio la vostra situazione. Nel frattempo, non posso fare a meno di tenervi come prigionieri... mi piacerebbe potervi trattare da ospiti, ma non so ancora che intenzioni avete, e il fatto che vi siate comunque intrufolati nella mia tenda non vi metterebbe in una buona posizione agli occhi degli altri... Nar Garzhvog!
Vi fu un fruscio della tenda. - Ho sentito dei rumori, Lady Furianera. È necessario che intervenga?
I cinque ragazzi si voltarono, e quasi immediatamente ripresero ad urlare.
Davanti a loro c'era una creatura orrenda: era molto più alto di loro, con corna enormi sulla fronte, pelle grigia e fitti aculei sulla schiena.
- Oh-chan, Oh-chan! Se non sopravvivo a questo, ricordati che ti amo, e ti amerò per sempre! - urlò Nino.
Sho si era posto davanti a Jun, come a fargli da scudo, e Aiba si era nascosto dietro le sue spalle.
- State tranquilli... non vi farà del male, a meno che non glielo chieda io. Nar Garzhvog, scortali fino alla tenda dei prigionieri. Stai attento ad ogni loro mossa, e possibilmente fai in modo che nessuno li veda, a parte le guardie.
- Sarà fatto - rispose l'essere, e prese Nino per un braccio.
- Giù quelle manacce, essere schifoso! E non provare nemmeno a toccare Oh-chan, dovrai passare sul mio cadavere! - strillò il ragazzo.
- Se Lady Furianera me lo ordina, sarò costretto a farlo.
- Kazunari... se non stai calmo, considererò la vostra intrusione nella mia tenda come un attentato a tutti gli effetti, e ordinerò la vostra esecuzione - disse Nasuada.
Nino si zittì.
Vennero condotti tutti e cinque ad una piccola tenda. Mani e piedi vennero loro legati con corde robuste, in modo tale che non fuggissero. Nar Garzhvog poi si allontanò, lasciandoli sotto la custodia di una coppia di soldati.
- Che cos'era quello? - domandò Aiba.
- Era un Urgali - rispose uno dei soldati. Non sembrava molto felice all'idea di trovarsi vicino a una di quelle creature.
- Dunque? - fece Nino.
- Sono creature feroci... quasi animali, per come la penso io. Se potessero, ci mangerebbero tutti. Ma Lady Nasuada vuole che siano nostri alleati, quindi non possiamo farci molto.
Ohno sospirò. - Di bene in meglio, direi.
- Non bastavano i maghi e i giochi strani! Ora anche queste specie di cosi! - disse Nino.
- E poi, avete sentito dei draghi? - fece Jun.
- Chi siete voi? - domandò la guardia. - Non sembrate del posto.
- Siamo viaggiatori. Non volevamo arrivare fin qui, ma un incantesimo ci ha portati - disse Sho. Aiba lo guardò con aria interrogativa.
- Incantesimi... ecco perché preferisco non avere nulla a che fare con essi. Non si sa mai cosa potrebbe andare storto. Meglio risolvere tutto a suon di spada.
- Ci sono dei maghi, qui? - domandò Sho, con calma.
- Esattamente come Galbatorix ha i suoi, altrimenti saremmo perduti già da molto tempo. Grazie a loro, e grazie ad Eragon Ammazzaspettri e Saphira Squamediluce, abbiamo qualche speranza. Piuttosto, come mai vi hanno portati qui?
Nino aprì la bocca per fare qualche commento acido dei suoi, ma Sho lo zittì. - L'incantesimo che ci ha trasportato avrebbe dovuto portarci lontano da qui, ma purtroppo siamo finiti dritti dritti nella tenda della regina. Non volevamo farle niente di male, in realtà, ma lei per sicurezza ci ha fatti portare qui.
- Certo! - esclamò Nino. - Noi tranquilli che non volevamo far del male a nessuno, e lei che ci sguinzaglia addosso quell'energumeno! Bel trattamento! E poi, chi sarebbe questo Galbatorix? E l'Ammazzaspettri Squamediluce?
- Ringrazia che non ci ha uccisi tutti sul posto con quell'arma letale - fece Jun.
- Jun-kun ha ragione! Nasuada-san ci ha lasciati vivi, devi esserle riconoscente! - disse Aiba.
- Aiba-chan, ti sei per caso preso una cotta per la regina? - replicò Nino.
Ohno gli mise una mano su un ginocchio. - Nino-chan... stai tranquillo. Tutto si sistemerà, vedrai.
Nino sospirò, e non disse più una parola. Il suo Oh-chan era l'unica persona a cui dava effettivamente retta, in situazioni del genere.
- Galbatorix è il tiranno che governa l'Impero. Ora ci troviamo a Dras-Leona, che è una delle sue città principali. Volevamo assediarla, ma il servitore più devoto a Galbatorix e il suo drago sono di guardia. Anche Galbatorix è un Cavaliere di drago. Per fortuna, però, Eragon Ammazzaspettri e la sua dragonessa Saphira sono dalla nostra parte. Non è un'esagerazione dire che sono la nostra speranza più grande.
- Lei mi sta dicendo che là fuori c'è un bestione sputafuoco che potrebbe incenerirci tutti da un momento all'altro? Posso svenire? - fece Nino, accasciandosi per finta contro la spalla di Ohno.
- è esattamente così... anche se per il momento sembra che non ci sia alcun pericolo.
- Mi sa che siamo piombati proprio nell'occhio del ciclone.... - fece Sho, stringendosi istintivamente a Jun.
Qualcuno entrò nella tenda. Si trattava di nuovo dell'Urgali. Aiba si ritrasse: non voleva sembrare poco gentile, dopotutto lui non li aveva fatti fuori pur avendone avuto la possibilità, ma non riusciva a fare a meno di averne paura.
- Ho bisogno di parlare con loro da solo - disse, e le due guardie uscirono senza nemmeno fiatare.
- Che c'è, la regina ha deciso che dobbiamo morire? - domandò Nino.
- No - rispose l'Urgali, bruscamente. - Chi di voi ha toccato l'uovo?
- I-io... - rispose Jun. Perché era stato così stupido da avvicinarsi a quell'uovo? Perché? Come minimo l'avrebbero giustiziato!
- Dovrai seguirmi, allora.
Sho circondò le spalle del ragazzo con fare protettivo. - Se vorrai uccidere lui, dovrai uccidere anche me!
- Non lo voglio uccidere - disse l'Urgali. - Ma l'uovo nella tenda di Lady Furianera si è schiuso, e credo sia a causa sua.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap. 2: When Destiny Is Green ***


Cap. 2: When Destiny Is Green

Nar Garzhvog lo condusse fuori dalla tenda.
- Che cos'è successo? - domandò Jun alla creatura, ma non ricevette nessuna risposta.
Odiava ammetterlo, e stava tentando con tutte le sue forze di non darlo a vedere, ma era terrorizzato. Era in un mondo che non conosceva e che poteva essere potenzialmente ostile, e in qualche modo era successo qualcosa che gli avrebbe impedito di andarsene via assieme agli altri senza essere notati. Aveva sentito quello che aveva detto la guardia: esistevano i draghi, e dunque i loro Cavalieri; e l'unico Cavaliere presente nella loro fazione era considerato la speranza di tutto l'Impero. L'Urgali aveva detto che l'uovo si era schiuso per lui, quindi effettivamente non ci voleva una laurea per capire cosa fosse successo.
Come entrarono nella tenda della regina, furono accolti da una creatura verde che trotterellò verso di loro. Aveva le dimensioni di un cane di piccola taglia, tuttavia non c'era alcun dubbio che si trattasse di un drago.
- Questo... questo è il tuo drago, Jun - disse Nasuada, che era seduta sul suo giaciglio. Sembrava piuttosto preoccupata.
- Il mio... drago? - fece Jun. Sapeva benissimo che cosa voleva dire, ma non era affatto sicuro di volerlo sentire.
- Sì, Jun. Sei diventato un Cavaliere di drago.
Il ragazzo si sentì come se il terreno sotto di lui stesse sprofondando. Aveva una minima idea della responsabilità che avrebbe avuto nel ricoprire quel ruolo, e non sapeva se fosse pronto per un fardello del genere. Allo stesso tempo, guardando negli occhi il cucciolo di drago, sentì istintivamente che non poteva abbandonarlo, e certamente non se lo sarebbe potuto portar dietro in un'eventuale fuga.
- Sul serio? Voglio dire, magari si è schiuso per caso, magari c'è un errore... io non sono nemmeno di questo posto! - fece Jun.
- Nessun errore. L'uovo si schiude solo quando il prescelto o la prescelta lo tocca. Quando io l'ho toccato non è successo niente, e ora il drago non si lascia nemmeno avvicinare da me, mentre si è avvicinato a te appena ti ha visto. Ora devi solo toccarlo, per stabilire il legame - disse la regina.
Jun sospirò, poi si abbassò per toccare il drago. Non appena lo fece, sussultò.
Fu come se una scarica elettrica emanata dal drago avesse attraversato tutto il suo corpo. Come ritrasse la mano, una specie di cicatrice a forma di spirale era impressa sul suo palmo.
Jun sapeva di dover essere spaventato dalla cosa, ma gli bastò un'occhiata del drago, il suo drago, per capire che, almeno in quel momento, non c'era nulla di cui avere paura.
Quella creatura era davvero strana. Non poteva parlare, ovviamente, ma Jun era sicuro che, se ne avesse avuto la possibilità, avrebbe avuto molto da raccontare.
- Che cos'è? - fece il ragazzo, guardando la cicatrice.
- è il gedwey ignasia. Contraddistingue i Cavalieri di drago. Credo anche che catalizzi la magia, o qualcosa del genere... ma domani Eragon ti spiegherà tutto meglio - disse Nasuada. Anche dopo aver avuto la conferma del fatto che lui fosse il futuro Cavaliere, sembrava molto preoccupata.
- Non capisco... perché io?
Aveva saputo dell'esistenza dei draghi quasi solo perché se n'era ritrovato uno davanti; per quello che sapeva Nasuada lui non era di quella nazione, ma addirittura lui apparteneva ad un altro mondo... come mai quel drago aveva scelto lui?
- Non ne ho idea, bisognerebbe parlarne con gli elfi, magari sanno qualcosa di più... piuttosto, perché... perché proprio in questo momento....
- Una delle prime cose che ho sentito qui è che Eragon e il suo drago sono la speranza del vostro popolo, come mai per me non è la stessa cosa?
- Non è colpa tua, Jun - fece Nasuada, scuotendo la testa. - è che Saphira è uscita dall'uovo molto tempo fa, nel frattempo lei e Eragon sono cresciuti, sono diventati più potenti, e solo ora c'è la probabilità che possano sconfiggere Murtagh e Galbatorix. Per quanto riguarda te, invece... con ogni probabilità non hai mai impugnato un'arma, e nemmeno conosci l'Antica Lingua per invocare incantesimi. Il tuo drago e la tua magia cresceranno solo col passare dei mesi, e per ora non saresti pronto a scendere in campo nemmeno da soldato semplice. Allo stesso tempo, abbiamo comunque due draghi nell'accampamento, e siamo vicinissimi al nemico... se per caso la notizia della schiusa dell'uovo verde giungesse ad orecchie indesiderate, verremmo attaccati immediatamente, e probabilmente tu e il tuo drago sarete i bersagli numeri uno.
- Quindi... cosa dovrei fare? - domandò il ragazzo. Se la situazione era davvero quella che Nasuada stava descrivendo, erano tutti e cinque in pericolo quanto se non anche più di quando erano finiti in quel gioco assurdo ad Hogwarts.
- Tu e i tuoi amici siete, al momento, liberi da qualsiasi obbligo nei confronti della mia gente, quindi in teoria potreste anche scappare... sono sicura che almeno uno di voi ci ha già pensato.
Jun annuì. Poteva tranquillamente visualizzare Nino che si arrovellava per trovare una via d'uscita da quel posto, quasi come se si trattasse di un videogioco.
- Ecco, ve lo sconsiglio caldamente. Non possiamo tenere un drago senza il suo Cavaliere e, vedendo quello che succede tra Eragon e Saphira, ben presto sia tu che lui o lei soffrireste per la lontananza. In più, soprattutto non conoscendo il territorio, non sareste né abbastanza veloci né abbastanza abili da non farvi notare. Potreste resistere qualche giorno, se avete fortuna, ma non oltre.
Soprattutto considerando il fatto che nemmeno sapremmo come tornare a casa, pensò Jun.
- Per prima cosa, domani tu e i tuoi amici verrete visti ed esaminati da Eragon e dagli elfi. È probabile che loro conoscano qualche modo per proteggervi, o per nascondere la presenza del drago. Poi, bisognerà trovare un modo per allenarvi, sia con le armi che con la magia, almeno per quanto riguarda te.
- Con... con la magia? - fece Jun, sorpreso. Beh, almeno una volta nella sua vita aveva sognato di avere poteri magici, ma acquisirli così, ed essere consapevole che anche qualcun altro, oltretutto molto più potente, avrebbe potuto usarli contro di lui era tutt'altra cosa.
- Sì, con la magia. Per quello che ne so, è possibile che anche i non Cavalieri imparino ad utilizzare la loro energia, ma per un Cavaliere si tratta di una cosa quasi spontanea. Bisogna fare tutto il possibile affinché tu e il tuo drago possiate essere utili perlomeno durante lo scontro finale, e senza magia non avreste alcuna speranza nemmeno di avvicinarvi a Galbatorix e uscirne vivi.
Il cucciolo di drago si muoveva tra le gambe di Jun. Il ragazzo abbassò lo sguardo. Era innegabile, anche se in poco tempo sarebbe diventato un bestione, faceva tenerezza.
- Va bene - disse il ragazzo. - Imparerò tutto quello di cui avrò bisogno. Piuttosto, lui... adesso tornerà con me dagli altri?
- No - fece Nasuada. - Rimarrà qui, con me. Non è prudente che anche le guardie lo vedano. Piuttosto, stanotte puoi cominciare a pensare ad un nome da dargli... o da darle, se è una femmina.
Jun annuì. - Posso parlarne con i miei compagni, almeno?
La regina scosse la testa. - Ci sono le guardie assieme a voi, e per mio ordine vi stanno tenendo d'occhio costantemente. E ho appena detto che non voglio che loro scoprano dell'esistenza del drago. In ogni caso, i tuoi amici sapranno tutto domani, quindi puoi mantenere il segreto almeno per stanotte.
- Va bene. Non ne parlerò con nessuno, allora.
- Piuttosto... il gedwey ignasia. Non puoi certo andare in giro a farlo vedere a tutti - disse Nasuada.
- Come lo si può nascondere?
La ragazza strappò una striscia di stoffa dal suo lenzuolo. - Coprilo con questo. Potrai sempre dire agli altri di esserti scottato con una delle lanterne. Non è una cosa improbabile.
Il ragazzo seguì il consiglio di Nasuada, e si fasciò la mano.
- Ora posso... posso andare?
Nasuada fece un cenno, e Nar Garzhvog lo condusse fuori dalla tenda.

*

La guardia li stava guardando con aria estremamente perplessa.
- Aiba-chan, siamo prigionieri in una tenda, ti pare che all'angolino ci sia il rotolo di carta igienica pronto per chiunque faccia i propri bisogni? - esclamò Nino.
- Non è colpa mia se mi scappava! - disse Aiba.
Data la situazione in cui si trovavano, quello che aveva appena detto Nino era abbastanza intuibile, ma Aiba-chan aveva comunque chiesto alla guardia se per caso non avesse della carta igienica a portata di mano, e questa l'aveva guardato come se fosse stato un alieno.
Sho era preoccupato. Jun-kun ormai si trovava nella tenda della regina da una mezz'oretta, e anche se Nasuada-san non sembrava una persona minacciosa, non era improbabile che Jun-kun si trovasse in pericolo.
E poi, quella frase dell'Urgali... l'uovo nella tenda di Lady Furianera si è schiuso, e credo sia a causa sua... cosa poteva significare? Aveva appena sentito la guardia parlare di draghi e Cavalieri ma, insomma, non era possibile. Loro nemmeno appartenevano a quel mondo, come avrebbe potuto Jun-kun ricoprire quel ruolo? E, se davvero fosse successa una cosa del genere, quando mai sarebbero riusciti a tornare a casa?
Rabbrividì al pensiero di quello che sarebbe successo se qualcuno si fosse accorto della loro assenza. Avrebbero portato scompiglio e un sacco di problemi nell'agenzia, e una volta ritornati a casa, sarebbe stato un miracolo se non avessero perso il lavoro.
Jun ritornò poco dopo. Dall'espressione sul suo volto sembrava scioccato, e molto preoccupato. Era strano vederlo così: al momento, la loro condizione non comportava certo molta pressione psicologica, e l'unico tra di loro che si sarebbe aspettato di veder reagire così era Aiba-chan.
- Cos'è successo? - disse Sho.
Jun scosse la testa. - Nulla, nulla.
Era abbastanza ovvio che ci fosse qualcosa sotto, ma Jun sembrava non volerne parlare. Invece, si lasciò cadere seduto tra lui e Aiba-chan, con aria esausta.
Non era da escludere che gli fosse successo esattamente quello che lui aveva pensato. In tal caso, la regina l'aveva sicuramente obbligato a mantenere il segreto. Piuttosto inutile, almeno per come la pensava lui. Insomma, un drago non era decisamente una creatura che passava inosservata.
- Jun-kun, cos'hai fatto? - chiese Aiba.
Solo allora Sho abbassò lo sguardo verso la mano del ragazzo: era fasciata con una benda bianca.
- Oh, non è nulla - rispose Jun. - Mi sono bruciato con una delle lanterne nella tenda della regina.
Jun-kun non era molto bravo a mentire, ormai Sho lo sapeva. Tuttavia sul momento non gli fece altre domande: il ragazzo sembrava esausto e sicuramente non gli avrebbe risposto.
L'unica cosa che voleva fare in quel momento era riuscire a confortarlo in qualche modo, fargli capire che non era solo, che lui gli era accanto, e che anche gli altri c'erano.
- Beh, Jun-kun? Che è successo nella tenda della regina? - disse Nino.
- Domani ci vuole vedere tutti e cinque. Capirete tutto.
- Sono abbastanza sicuro che qualcosa è successo. Altrimenti, perché avresti questo atteggiamento-
Ohno lanciò un'occhiata di rimprovero al ragazzo, e Nino si zittì.
- Possiamo parlarne domani, per favore? - intervenne Sho. - Siamo tutti e cinque stanchi, dovremmo riposarci.
Jun posò la testa sulla spalla di Sho. - Grazie - mormorò.
- Beh, direi che Sho-kun ha ragione, forse sarebbe meglio dormire - disse Ohno.
Aiba non se lo fece ripetere due volte, e si accovacciò addosso alla schiena di Jun.
- Ehi, Aiba-chan! Spostati da lì! - fece Jun, contrariato, ma Aiba non diede nemmeno segno di averlo sentito.
- è incredibile! S'è già addormentato! - continuò Jun, lasciandosi di nuovo andare contro Sho.
Anche Jun, così come Aiba, si addormentò dopo qualche minuto. Normalmente, se costretto a dormire in quella posizione, si sarebbe lamentato in tutte le lingue, ma era evidente che quella situazione era tutto fuorchè normale.
Ohno cadde tra le braccia di Morfeo poco dopo, così solo lui e Nino erano rimasti svegli. Dallo sguardò dell'amico intuì che probabilmente nemmeno lui aveva molta voglia di dormire.
Quella sarebbe stata una lunga notte....

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cap. 3: A Name For A Dragon ***


Cap. 3: A Name For a Dragon


Il mattino dopo Jun si svegliò con un tremendo mal di schiena. Si domandò come, effettivamente, fosse riuscito a dormire, vista la posizione scomodissima. Durante la notte si era praticamente accucciato addosso a Sho, ma sicuramente nulla poteva equivalere alla comodità di un morbido letto. Ebbe però l'impressione che, almeno per qualche giorno, si sarebbe potuto scordare un lusso del genere.
Si rialzò, e notò che gli unici due che stavano ancora dormendo erano Ohno e Aiba.
Quei due ronferebbero tranquilli in qualsiasi situazione.
Al contrario, Sho e Nino davano l'impressione di non aver chiuso occhio.
Jun si stiracchiò.
- Pronti per l'incontro con la regina? - disse, ancora un po' assonnato.
- Sì, certo, come no - rispose Nino. - Se questi due si svegliassero, forse sarebbe ancora meglio!
Jun si voltò verso Sho. Sorrideva debolmente, e sembrava abbastanza stanco.
- Dì la verità... non hai chiuso occhio tutta la notte - gli disse.
Sho sospirò, e scosse la testa. - Non riuscivo proprio ad addormentarmi. Troppo scomodo.
- Speriamo che ci diano un posto decente in cui dormire, stanotte - disse Nino, stuzzicando Ohno per svegliarlo.
- Non lo sveglierai certo così, dovresti saperlo bene - disse Sho.
- Mi tocca allora passare alle maniere forti... - fece Nino, toccando un particolare punto del collo di Ohno. Quest'ultimo si alzò di scatto, spaventando Aiba, che durante la notte si era appoggiato a lui.
- Aiuto! Aiuto! Ci stanno attaccando! - strillò quest'ultimo, prima di svegliarsi completamente.
Jun rise. Era facile dimenticarsi di quello che l'avrebbe atteso di lì a poco, con amici del genere.
Ohno era ancora mezzo addormentato, e sicuramente si sarebbe appisolato di nuovo sul comodissimo terreno, non fosse stato per l'entrata di Nar Garzhvog nella tenda.
- Lady Furianera vi attende - disse.
Non poterono fare a meno di seguirlo. Jun si domandò come avrebbero reagito gli altri nel vedere il drago. Pensandoci bene, non aveva nemmeno riflettuto su come chiamarlo... o come chiamarla, se fosse stata una femmina.
Su due piedi, non aveva molte idee al riguardo. Certo, avrebbe potuto semplicemente chiamarlo Ryu, e il nome sarebbe stato adatto se si fosse trattato di un maschio, ma se non fosse stato così?
E poi, un drago doveva avere un nome epico... e al momento era decisamente a corto di nomi epici.
Non appena entrarono nella tenda, il draghetto trotterellò allegramente verso di lui.
- è... è un drago, quello? - fece Nino, non appena lo vide.
Jun annuì, abbassandosi per accarezzarlo.
- Che carino, che carino! Possiamo portarlo a casa? I KAT-TUN saranno gelosissimi! - esclamò Aiba.
Sho si schiarì la voce. - Non siamo da soli - disse.
Presi dal drago, non avevano notato le altre quattro persone che stavano davanti a loro. Una di loro era, naturalmente, la regina; quanto alle altre, si trattava di uno strano uomo ricoperto di pelo, una giovane donna e un ragazzo.
- Vedo che il drago è molto contento di rivedere il suo Cavaliere - disse Nasuada.
- Scusate - disse Jun, rialzandosi.
- Quindi, è questo il nuovo Cavaliere - disse il ragazzo. Sembrava piuttosto deluso.
In effetti, Jun non aveva sicuramente il fisico da battaglia, ma ciò non significava certo che non sarebbe stato utile.
- Possiamo sapere i vostri nomi? - disse la donna.
Jun annuì, e i cinque ragazzi si presentarono.
- Io sono Arya, e loro sono Blodhgarm e Eragon - disse lei, indicando prima l'uomo e poi il ragazzo.
Eragon. Dunque era lui l'altro Cavaliere... questo significava che il suo drago doveva essere da qualche parte.
- Prima di tutto, dobbiamo esaminare le vostre menti, per assicurarci che siate veramente chi dite di essere - Jun vide sul volto di Sho un lampo di terrore, che però riuscì a dissimulare subito - Poi, decideremo sul da farsi. Purtroppo non esistono incantesimi capaci di nascondere qualcosa di grande come un drago, quindi dovremo arrangiarci in altro modo - disse Arya.
- è ancora piccolo - disse Nino. - Come fate a non trovare un modo per nasconderlo?
- Può sembrare piccolo, ma ha la mente di un drago. E quella non è facile da nascondere.
Nino non osò replicare.
- Cosa stiamo aspettando? - fece Blodhgarm. - Dobbiamo esaminarli.
- Sono umani, forse è meglio che ci pensi Eragon - disse Nasuada.
- Che cosa siete, voi? - domandò Ohno. Non sembrava allarmato, ma semplicemente curioso.
- Sono elfi - rispose Eragon, avvicinandosi a Jun.
In effetti, avevano le orecchie a punta, ed erano bellissimi. Anche Blodhgarm, che pure aveva il corpo coperto di pelo, aveva qualcosa di affascinante.
Osservando più da vicino il ragazzo, sembrava che anche le sue orecchie fossero strane... che anche lui non fosse umano?
- Adesso penetrerò nella mente di ciascuno di voi, uno per volta. Se non avete nulla da nascondere, non dovete temere.
Jun annuì. Eragon chiuse gli occhi, e immediatamente dopo Jun sentì un qualcosa di indefinito farsi largo tra i suoi pensieri. Spontaneamente, anche lui chiuse gli occhi, e vide tante scene della sua vita presentarsi davanti a sé, mentre anche Eragon, ne era certo, le visualizzava: il giorno del loro debutto... le luci accecanti del loro primo concerto, a cui ne erano seguiti tanti altri... folle urlanti... studi televisivi... il rendersi conto che quello che provava per Sho era più di una semplice amicizia... il gioco ad Hogwarts, e la sua felicità nel scoprire che Sho provava le stesse cose... quello che era successo la notte dopo - Jun ebbe l'impressione che la mente di Eragon si ritraesse, come se il ragazzo fosse stato imbarazzato - il videogioco a cui stavano giocando a casa di Nino... la luce che mancava... il suo stupore nel trovarsi lì, in un mondo che non conosceva....
Quando l'attacco mentale di Eragon si esaurì, Jun si sentì completamente esausto.
Non era tanto una condizione fisica: era più un qualcosa di mentale... un po' come se avesse saputo che qualcuno era andato a frugare nei suoi cassetti, ed era venuto a conoscenza di cose su di lui che non aveva mai esternato: un'invasione della privacy bella e buona.
Qualche secondo dopo, ecco arrivare la paura: perché Eragon aveva scoperto che sia lui che gli altri avevano mentito sulla loro provenienza, e anche se ciò non aveva influito sulle loro intenzioni, avrebbe potuto cambiare significativamente l'idea che quelle persone avrebbero avuto su di loro. Poi, c'era la sua relazione con Sho: anche nel loro mondo, non sempre la gente era disposta ad accettare due uomini che si amavano, e aveva l'impressione che in quel mondo simil-medievale la situazione non sarebbe potuta essere molto migliore.
Ma Eragon invece non disse niente, e passò ad esaminare le menti degli altri.
A giudicare dalle espressioni degli amici, Jun dedusse che non era l'unico a non sentirsi proprio a suo agio con questa procedura: in particolare Aiba si comportava quasi come se Eragon stesse per ucciderlo.
Quando Eragon finì, tutti e cinque attesero il suo verdetto, preoccupati. Avrebbe svelato tutta la verità su di loro, e sarebbe stata la fine.
- Scusatemi, so che non dev'essere stato piacevole, ma era necessario - disse Eragon, in tono calmo. Poi, si rivolse alla regina: - Sono a posto, possiamo fidarci di loro.
Tutti e cinque furono stupiti dalla risposta. Eragon, che nemmeno li conosceva, aveva scelto di coprirli.
- Suppongo che il drago non avrebbe scelto uno di loro, altrimenti - disse Nasuada.
- Dimentichi Murtagh - rispose Eragon. La regina si rabbuiò.
- Piuttosto... il drago. Come facciamo? - domandò Blodhgarm.
- Come ha già detto Arya, non abbiamo a disposizione un potere abbastanza forte da poterlo nascondere. Credo che dovremmo ricorrere ai metodi tradizionali, e sperare di avere fortuna - rispose Eragon, rivolgendo la sua attenzione verso il drago. - Come l'hai chiamato? - domandò.
- Io... non so nemmeno ancora se è maschio o femmina... insomma, l'ho visto ieri! - disse Jun.
- Potremmo provare ad entrare nella sua mente per scoprirlo, ma temo che sarebbe troppo anche per noi elfi - disse Arya.
- Potrei chiedere a Saphira di farlo, dovrebbe essere tornata dalla caccia - disse Eragon.
Inspiegabilmente, Jun sentì il suo stomaco contrarsi per l'emozione. Poco dopo, avrebbe visto un drago cresciuto; avrebbe avuto una minima idea di come sarebbe potuto diventare il suo, di drago.
Eragon si concentrò per qualche secondo, poi disse: - Arriva.
Poco dopo sentirono dei passi pesanti avvicinarsi alla tenda.
Anche gli altri sembravano tesi. Sapevano che Saphira non avrebbe fatto loro del male, tuttavia incontrare un drago non era una cosa che capitava tutti i giorni. In effetti, vivendo in un mondo normale, non capitava mai.
Jun continuava a fissare il suo draghetto, cercando di far ordine nella sua mente per trovargli, o trovarle, un nome.
Si aspettavano che la dragonessa entrasse direttamente nella tenda, ma non fu così. Si stupirono molto nel vedere la sua testa fare capolino da un'apertura apposita. Probabilmente era troppo grossa per entrare senza combinare disastri.
Per quel poco che si riusciva a vedere, Saphira era meravigliosa. Le sue scaglie erano di un blu metallizzato, e il suo sguardo esprimeva un'enorme saggezza, anche se non aveva ancora spiccicato parola. Istintivamente, Jun abbassò il capo.
- Ha accettato di sondare la mente del nuovo drago - disse Eragon.
Subito dopo il draghetto, che prima si muoveva incessantemente per la tenda, si fermò, come incantato. Questo durò soltanto qualche secondo, poi Eragon parlò.
- è una femmina - disse.
Il suo tono di voce era molto serio. Accanto a lui, Arya scosse la testa, mentre Nasuada assunse un'espressione preoccupata.
- è così importante che quel cosetto sia maschio o femmina? - fece Nino.
Il cosetto, intanto, si era diretto di nuovo verso Jun, ed era fermo davanti a lui, come se stesse aspettando qualcosa. Era difficile da spiegare, dato che si trattava di sensazioni nuove ed improvvise, ma Jun in cuor suo sapeva che ormai era legato indissolubilmente a quell'esserino, indipendentemente dal suo sesso.
- è importante eccome - disse Eragon. - Questo drago e Saphira sono gli ultimi della loro specie... e dal momento in cui il nuovo arrivato è femmina, così rimarrà. Non credo che Castigo, il drago di Murtagh, sopravviverà a questa guerra, soprattutto in caso di vincita da parte nostra... lui e il drago di Galbatorix sono gli unici due maschi in vita. In teoria, se non vengono abbattuti in maniera violenta, i draghi sono immortali, ma assicurare un futuro sicuro a questa terra è necessario che vi siano dei Cavalieri a proteggerla... e senza draghi, questo non è possibile.
- Ora, però, non è il momento di porci questo problema, Eragon - intervenne Nasuada. - Dobbiamo pensare a cosa farne di questi ragazzi... non possono certo starsene con le mani in mano.
Eragon annuì.
- Jun potrebbe allenarsi con me, sia per quanto riguarda la magia che per quanto riguarda il combattimento... purtroppo non saremo in grado di fare molto, ma è meglio di niente - disse il ragazzo.
Sho non sembrò molto felice della cosa, ma non disse niente.
- E... noi? - domandò Aiba.
- Credo che sia compito della regina dirvi cosa potreste fare.
- Potreste entrare nell'esercito, oppure assistere uno dei fabbri... noterete ben presto che qui c'è sempre bisogno di un paio di braccia in più, e non solo in battaglia - disse Nasuada.
Tutti annuirono, tranne Ohno, il quale, inaspettatamente, alzò la mano, come a voler chiedere la parola.
- Parla pure - disse Nasuada, facendogli un cenno.
- C'è un modo per inparare la magia, anche se non si è Cavalieri? - domandò lui.
- Oh-chan....
- Nino-chan, davvero... voglio saperlo.
Nino sembrava molto contrariato, come se volesse tenere Ohno fuori da tutto quello che riguardava la magia.
Fu Arya a rispondere. - Un modo c'è. La magia non è qualcosa di esclusivo... anche se non ad alti livelli, per tutti è possibile fare qualche incantesimo. Bisogna solo imparare a rilasciare l'energia, e questo può essere semplice per qualcuno, ma impossibile per qualcun altro. Puoi provare, se vuoi. Gli stregoni si allenano ogni giorno nel padiglione a sud. Se vorrai combattere, però, ti consiglio di imparare a usare anche qualche arma più tradizionale.
- Voglio provarci - disse il ragazzo con fermezza. Nino scosse la testa.
- Voglio farlo anch'io - disse Sho.
Jun non pensava che Sho aspirasse a diventare uno stregone, ma poteva immaginare che la faccenda in parte lo incuriosisse.
- Anche io! Anche io lo farò! - esclamò Aiba, alzando addirittura la mano. Fissava insistentemente la regina, la quale sorrise, imbarazzata.
Aiba-chan, cosa pensi di fare?
- Aiba-chan, anche tu? - fece Nino.
- Nino-kun, tu non ci proverai? - fece Aiba.
- Assolutamente no! - rispose il ragazzo. - Non ho proprio tempo da perdere con questi stupidi abracadabra! Se proprio devo far fuori qualcuno preferisco infilzarlo con qualcosa, e sapere con cosa il mio avversario potrebbe colpirmi! E anche tu, Oh-chan, mi chiedo come tu possa scegliere di fare una cosa del genere, dopo - Eragon lo fulminò con lo sguardo - ... dopo aver scoperto che è così difficile. Io preferisco avere a che fare con qualcosa di solido.
- è solo una mia curiosità - disse Ohno, anche se sembrava esserci qualcos'altro dietro.
Inoltre, mentre per Sho e Ohno un certo interesse per la magia poteva essere anche plausibile, lo stesso non poteva dirsi per Aiba. Che cosa frullava per la testa di quel ragazzo?
- Bene. Quindi, il Cavaliere con Eragon, loro tre con gli stregoni e al campo di addestramento, mentre lui solo al campo - fece Nasuada. - Direi che va bene così.
Tutti e cinque annuirono. Nino sembrava avere molto da dire, ma non spiccicò parola.
Il drago, o per meglio dire la dragonessa, reclamò l'attenzione di Jun, aggrappandosi alle sue gambe.
Ancora non sapeva bene come comportarsi con lei. Da un lato, era ancora un cucciolo, quindi gli sembrava normale trattarla come un tenero animaletto; dall'altro, lei era molto di più, e ben presto l'avrebbe dimostrato.
- E adesso, come ti chiamo? - disse, rivolto verso di lei.
- è impazzito, sta già parlando al suo lucertolone! - fece Nino. Saphira, dall'altra parte della tenda, ringhiò, mentre Jun lo ignorò.
Fissando gli enormi occhi verdi della creatura, gli venne in mente un nome. Non sapeva bene da dove gli fosse uscito, dato che sicuramente gli elenchi di nomi non erano il suo pensiero principale, ma non si poteva dire che non fosse evocativo.
Sayaka....
Come se l'avesse sentito, lo sguardo della dragonessa si illuminò, colmo di approvazione.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=892122