Odi et Amo

di _BlueLady_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Somebody to Hate ***
Capitolo 2: *** French Kissing ***
Capitolo 3: *** Faltering Certainties ***
Capitolo 4: *** Fireworks ***
Capitolo 5: *** Winning Strategy ***
Capitolo 6: *** Shopping Dependance ***
Capitolo 7: *** Fortitude ***
Capitolo 8: *** Anniversary Day ***
Capitolo 9: *** Twist of Fate ***



Capitolo 1
*** Somebody to Hate ***


Somebody to hate
 
 
Heather sapeva di essere disprezzata dai suoi compagni di reality per tutto ciò che aveva combinato loro nelle stagioni passate, e a sua volta li disprezzava.
La giudicavano essere subdola, approfittatrice, egoista e velenosa. Una persona dalla quale tenersi costantemente alla larga, questo lo avevano di certo imparato.
Heather giustificava tutto ciò con una semplice parola: strategia.
Non le importava farsi degli amici, né tantomeno essere in buoni rapporti con chi rappresentava soltanto un rivale e un ostacolo che si frapponeva tra lei e la vittoria.
A lei interessava soltanto il milione e nient’altro.
Forse era per questo motivo che, a differenza delle altre concorrenti, era l’unica a non aver trovato qualcuno con il quale avesse un’affinità particolare.
Se si escludevano Eva la cavernicola (che, data la sua aggressività, assomigliava più ad una belva feroce che ad un essere umano) e Katie e Sadie che bastavano già l’una per l’altra, Heather era l’unica ad essere rimasta sola tra le donne, senza uno straccio di accompagnatore.
Bridgette aveva Geoff, Courtney aveva Duncan, Gwen aveva Trent, Lindsay stava con Tyler (sebbene certe volte tendesse a dimenticarselo), LeShawna impazziva per Harold (o forse era il contrario), Izzy aveva una relazione folle con Owen, perfino quello sgorbio di Beth stava con uno “strafico pazzesco” (come l’aveva definito lei stessa al termine della seconda stagione, quando se li era ritrovati davanti che si sbaciucchiavano disgustosamente l’uno con l’altra, e non aveva potuto fare a meno di osservarli incredula a bocca spalancata).
Heather, invece, non aveva nessuno.
E si che era, a detta di tutti, la concorrente  più sexy di tutto il programma!
La verità, ne era consapevole anche lei, era che non aveva trovato qualcuno da amare, perché era solo capace di farsi odiare.
Non c’era posto per lei nel cuore di nessuno, così come nel suo cuore non c’era posto per alcuno.
- Heather, mi rosa preciosa!-
…Mi correggo: forse qualcuno era riuscito a trovarlo.
Qualcuno da odiare con tutta sé stessa, in maniera quasi viscerale.
- Alejandro, gira a largo!-
Quel cascamorto da quattro soldi rappresentava tutto ciò che ci fosse di peggio al mondo: era subdolo, approfittatore, dongiovanni e sicuro di sé. Troppo sicuro di sé.
Heather, tuttavia, aveva fegato da vendere, ed era troppo intelligente per cadere in una trappola così meschina come l'essere sedotta da un tipo come lui, lei, che di meschinità era la regina fatta a persona.
- Se continui ad essere così acida con qualsiasi ragazzo che ti faccia un minimo di filo, dubito che troverai mai qualcuno che sia disposto a sopportarti, querida!-
- Non hai in programma di sedurre qualche altra concorrente per farla eliminare definitivamente dal gioco? Ti ricordo che queste smancerie con me non attaccano, perciò gira i tacchi e stammi alla larga, se non vuoi rimpiangere di avermi conosciuta!-
- Aah, le tue minacce sono musica per le mie orecchie! Farò come desideri, mi princesa, e concluderò il lavoro lasciando te come ciliegina sulla torta!-
Povero illuso, davvero credeva sarebbe veramente riuscito a conquistarla con quei metodi tanto banali ed obsoleti?
- Continua a sognare, Burromuerto, non te la darò vinta tanto facilmente! Se stavi cercando qualcuna con cui scontrarti, sappi che hai trovato pane per i tuoi denti!-
Il sorrisetto strafottente che si dipingeva sul suo volto dai lineamenti perfetti ogni volta che gli rispondeva a tono era insopportabilmente irritante.
- Era quello che volevo sentirti dire…- le rispondeva lui, baciandole la mano prima di allontanarsi -… Por otra parte, las mejores cosas que son siempre los que se dejan para el final…- (*)
Il cuore le sobbalzava vertiginosamente ogni volta che la mano rovente di Alejandro sfiorava la sua.
Il fatto che il battito cardiaco continuasse a rimbombarle ferocemente in petto anche dopo che quel cascamorto se n’era andato non significava assolutamente nulla: era fastidio, il suo, nient’altro che fastidio.
Si, doveva essere per forza così: non lo sopportava quando si rivolgeva a lei in spagnolo, cosa aveva di tanto offensivo da dirle perché non lo potesse rendere comprensibile anche a lei?
L’idea di non essere riuscita a cogliere l’occasione per rispondere a dovere alle sue provocazioni la mandava inevitabilmente su tutte le furie.
Quel latin lover era senza ombra di dubbio la persona più detestabile che avesse mai avuto la sfortuna di incontrare.
Per questo motivo Heather non era capace di amare: nel suo cuore c’era solamente spazio per odiare Alejandro.
 

 “ …Io ti odio…”
“ Anch’io provo la stessa cosa…” 
(**)


 

Angolo Autrice:

(*) 
Traduzione: "Del resto, le cose migliori sono sempre quelle che si lasciano per ultime"
(**) Frasi pronunciate dagli stessi personaggi nel corso della penultima puntata di "A tutto reality: il Tour"

Buonsalve gente, probabilmente nessuno mi conoscerà perchè è la prima volta che pubblico una storia su questo fandom (e mi chiedo ancora se ho fatto bene a pubblicarla oppure no).
La one-shot che vi ho proposto (con la speranza che sia stata gradita) è la prima di una serie di storielle che riguarderanno una tra le mie coppie preferite della serie di A tutto Reality, ovvero la coppia HeatherxAlejandro.
Non so voi, ma io adoro i battibecchi tra loro e come si stuzzicano a vicenda dicendo di odiarsi, quando alla fine è evidente che è esattamente il contrario.
Il titolo della raccolta converge proprio su questo: il loro rapporto tormentato e i loro atteggiamenti aggressivi l'uno verso l'altra sotto i quali celano la vera essenza del loro rapporto: l'amore.
I capitoli saranno scritti sia dal punto di vista di Heather che dal punto di vista di Alejandro (dipende da come mi gira D:), gli aggiornamenti premetto fin da subito che non saranno regolari, perchè aggiornerò non appena l'ispirazione verrà a farmi visita.
Bene, detto questo spero di essere stata esauriente nelle spiegazioni e di ricevere qualche commento da parte vostra, giusto per sapere se è il caso di darmi all'ippica, piuttosto che scrivere fanfic.
Se le storie non dovessero piacere, sotto vostra richiesta, smetterò di aggiornare (piuttosto che tormentare povere persone innocenti!)
Se i personaggi dovessero essere OOC vi prego di segnalarmelo, in modo da aggiungere l'eventuale nota alla storia.
Ok, ora la pianto davvero di rompere e vi lascio.
Citicare e ricevere critiche non fa male a nessuno, perciò se ritenete necessario farlo, fatelo pure: non mi offenderò di eventuali commenti negativi, a meno che non venga insultata. Sentitevi liberi di esprimere il vostro parere come più vi piace (ribadisco: niente offese! D:)
D'accordo, adesso ho finito per davvero.
Attendo vostre notizie (se mai ce ne saranno...)
Un saluto a tutti!

_BlueLady_

 

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Capitolo 2
*** French Kissing ***


French Kissing
 

 

Inaccettabile!
Era assolutamente inaccettabile che fosse costretta a ridare l’esame di francese solamente perché, alla richiesta del professore di declinare a dovere in tutti i tempi verbali possibili e inimmaginabili la frase Tutto ciò che chiedo è di avere la possibilità di provare che il denaro davvero non può rendermi felice, aveva riso dicendo che “chi la pensa in questo modo è davvero un emerito idiota”. (*)
Insomma, lei era Heather dopotutto!
Perché avrebbe dovuto pensarla diversamente?
E, soprattutto, come faceva a sapere che il professore la pensava esattamente allo stesso modo del genio che aveva enunciato quella stupida frase?
Avrebbe dovuto tenerseli per sé, certi pensieri, e a quest’ora si sarebbe già ritrovata fuori dall’università intenta a bruciare gli odiosissimi libri di francese che l’avevano fatta penar tanto in quegli ultimi mesi, invece che starsene seduta al proprio banco a braccia conserte, fulminando irosamente con lo sguardo quella stessa pila di libri che l’avrebbe tormentata per un altro intero semestre.
Fu proprio in quel momento che entrò nell’aula, quasi a volerle fare un dispetto, nientedimeno che il latin lover di tutto il corso di lingue, un odioso sguardo di trionfo stampato in volto che le fece venir voglia di prenderlo a pugni in faccia.
- La tortura è finita, finalmente! Da ora in poi l’unica parola che mi limiterò a pronunciare sarà libertad!- aveva esclamato nel pieno della sua soddisfazione.
- Sparisci Alejandro!- gli aveva ringhiato contro lei.
- Uh, siamo nervosette oggi, a quanto vedo! Cos’è, il professore si è rifiutato di darti la tanto attesa promozione, solamente perché lo hai pesantemente insultato? Que crueldad!-
- Non sono affari tuoi, idiota!-
- Andiamo, chica, no te desesperes, se vuoi posso darti una mano io a superare questo maledetto esame!- le aveva proposto, poggiando disinvoltamente un gomito sul banco per farsi più vicino a lei.
Heather lo osservò con una nota di scetticismo nello sguardo.
- Tu… sai il francese?- domandò, per nulla convinta di ciò che aveva appena sentito dirgli.
Alejandro le sorrise sornione.
- Claro que si, querida!- aveva esclamato ammiccante – Il migliore della classe, per giunta!-
- Uno spagnolo che conosce il francese?!- esclamò stupita Heather, alzando un sopracciglio.
Alejandro assunse un’espressione indifferente, per nulla toccato dalla diffidenza che lei continuava a mostrare alle sue parole.
- Se proprio non vuoi il mio aiuto, basta dirlo…- rispose con un’alzata di spalle, dirigendosi verso la porta.
- Non ho detto questo!- esclamò di fretta l’altra, facendolo arrestare sul posto.
Tornò a fissarla con occhi maliziosi, mentre si riavvicinava al suo banco.
- Dunque accetti il mio aiuto per poter superare l’esame di francese e liberarti definitivamente di questo pesante fardello?-
Heather in risposta gli lanciò un’occhiata truce e infastidita.
- Quanto vuoi per le tue stupide ripetizioni?- gli domandò, distogliendo lo sguardo.
L’ombra di un sorriso trionfante si dipinse sul volto dell’aitante spagnolo.
- Dipende da cosa sei disposta ad offrirmi…- le sussurrò con voce suadente all’orecchio.
- Non usare questi stupidi giochetti con me, Alejandro!- ribatté lei piccata, scostandosi con uno scatto dalla vicinanza del bel latin lover - Rispondi: quanto?-
Alejandro sbuffò rassegnato, abbassando lo sguardo sconfitto.
- Dieci all’ora potrebbero andarmi bene. A patto che tu sottostia alle mie condizioni.-
- Quali condizioni?- domandò acida.
- Oh, niente di particolare, no te preocupes. Ti chiedo solamente di essere disponibile ogni qualvolta io sia disposto a darti lezioni.-
Heather gli lanciò un’occhiata fulminea, alquanto irritata.
- Scusa, ma non dovrebbe essere il contrario?-
Alejandro sogghignò maligno.
- Vuoi o non vuoi che ti dia ripetizioni di francese?-
Heather assottigliò gli occhi a due fessure, sperando di riuscire a fulminarlo con la sola forza del pensiero.
Lui non ci fece caso, e proseguì il discorso come se nulla fosse.
- Allora, ci stai?- chiese infine.
Heather impiegò qualche secondo prima di emettere un grugnito di assenso.
Lo spagnolo sorrise.
- Perfetto. Non te ne pentirai, te lo garantisco… anche perché, modestamente, sono il migliore insegnante che ti potesse capitare -
- Guarda che l’essere viscido quanto un’escargot non fa di te un esperto in lingua!- lo punzecchiò lei, scoppiando successivamente in una risatina soddisfatta.
Alejandro non reagì alla provocazione, bensì rise con lei.
- Vogliamo provare?- le domandò, chinandosi su di lei e avvicinandosi di più al suo viso.
Le guance di Heather si colorarono improvvisamente di indignazione.
- Neanche morta!- gli rispose disgustata, allontanandolo da lei con una spinta decisa.
Lo spagnolo indietreggiò di qualche passo, senza cancellare quel sorrisetto strafottente dalle labbra:- Sicura?- chiese – French Kissing è la mia lezione preferita, oltre che essere quella che mi riesce meglio…-
- Preferirei ingozzarmi di lumache, piuttosto che sentire la tua linguaccia viscida invadermi la bocca!- fu la risposta pronta dell’altra, mentre si alzava di scatto dalla sedia dirigendosi con passo affrettato verso la porta dell’aula.
Non appena Heather gli passò vicino tanto da poterlo quasi sfiorare, il ragazzo allungò tempestivamente un braccio per afferrarla, senza darle neanche il tempo di protestare.
Fu un attimo, ed Heather si ritrovò con le labbra incollate a quelle di Alejandro, il suo profumo dolce e piccante che le inondava le narici.
Tentò di divincolarsi in ogni modo, ma le forze le vennero improvvisamente meno quando sentì la stretta sul suo polso allentarsi, e le mani esperte di Alejandro stringerle la vita in modo talmente possessivo da farle perdere completamente la lucidità delle sue azioni.
Solamente quando il baciò finì Heather si rese conto di aver chiuso gli occhi, e quando li riaprì si ritrovò il volto del ragazzo a un soffio dal suo, le labbra inarcate all’insù in un sorriso soddisfatto.
- Piaciuta la prima lezione, querida?- le domandò malizioso, senza mollare la presa su di lei.
In un primo momento pensò di buttarlo giù dall’aula del quarto piano, con la speranza che si facesse molto, ma molto male.
Poi giudicò che il modo migliore per vendicarsi fosse solamente uno.
- Alejandro?- lo chiamò con tono suadente.
- Si?- domandò lui di rimando, sogghignando soddisfatto.
Heather si avvicinò al suo orecchio, puntellandosi con le mani al suo petto.
- …Limitati a studiarlo, il francese…- gli sussurrò, per poi andarsene non senza aver ancheggiato un’ultima volta nella sua direzione, come  a volerlo provocare ancora.
Alejandro aveva spalancato gli occhi, ferito nell’orgoglio, e l’aveva seguita con lo sguardo mentre se ne usciva soddisfatta dall’aula dopo aver riacquistato tutto il suo buonumore.
Sogghignò, riconoscendo in quelle parole il segno della sua rovinosa sconfitta.
- Touchè!- aveva esclamato, con un’alzata di spalle. 


Angolo Autrice:

(*)
 Citazione di Spike Milligan, comico e scritore britannico.

Ebbene, dopo settimane di silenzio rieccomi qui con una nuova shot per voi!
Perdonate il ritardo, l'ispirazione l'avevo già da un pò ma le mie condizioni di salute non mi hanno permesso di avvicinarmi al computer come invece volevo fare D:
Nulla di grave, non preocccupatevi, solo influenza.
Ma torniamo alla storia: dimentichiamoci del reality, di Chirs, Cheff e tutti i concorrenti.
Questa è una AU, come avrete ben capito, ambientata in un normalissimo giorno di scuola. Noioso all'apparenza, ma spero di aver aggiunto un tocco di originalità.
La narrazione dei fatti mi sembra piutosto chiara, e credo non sia necessario spiegarvi il parallelismo tra l'escargot (lumaca in italiano, ma questo già lo sapevate) e il comportamento viscido di Alejandro... insomma, dai, si è capito no?
E la battuta finale di Heather, per chi non l'avesse capito, lascia intendere che il bacio avuto con il bell'ispanico non lo ha gradito per niente, al contrario di quel che pensa lui.
Aparte questi piccoli chiarimenti, spero che il modo con cui ho narrato i fatti sia comprensibile, e lo abbiate gradito.
Insomma, in poche parole spero di non aver fatto un gran buco nell'acqua scrivendo questa fic.
Aspetto vostre notizie e commenti, riferitemi anche se la fic vi sembra OOC, nel caso ;)
Ora vi saluto, e spero di ricevere presto qualche vostro parere.
A presto!

_BlueLady_

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Capitolo 3
*** Faltering Certainties ***


Faltering certainties

 
Alejandro era un tipo in gamba.
Astuto, seducente, affidabile, terribilmente affascinante.
Le ragazze lo amavano, i ragazzi lo ammiravano.
Nonostante fosse uno dei due nuovi arrivati, nessuno osava trattarlo con la leggerezza e l’indifferenza con cui si tratta un novellino: Alejandro sapeva come guadagnarsi il rispetto dei suoi compagni, e giocava bene la sua partita. Fin troppo bene, a dir la verità.
La sua strategia era basata su un’unica regola fondamentale: fare buon viso a cattivo gioco.
Aveva lo show completamente nelle sue mani: manovrava alla perfezione ognuno dei singoli concorrenti, come un marionettista prende il controllo sui fili della sua marionetta.
Chiunque cadesse preda delle sue mani, era destinato a diventare un inerme burattino, e non poteva sperare nella salvezza.
Alejandro era spietato, e non conosceva cosa fosse la pietà.
Finché non arrivò lei.
Una bambola di porcellana pregiata, che spiccava in mezzo a quella miriade di insignificanti marionette.
Scaltra, spietata, astuta quanto lui, riusciva a tenergli testa.
In una parola: Heather.
In breve tempo era riuscita a conquistarsi tutta la sua ammirazione e il suo rispetto.
Non era come le altre ragazze presenti nel reality: Heather possedeva quel tocco di malignità in più che alle altre concorrenti mancava.
Gli piaceva il modo in cui macchinava alle spalle dei suoi avversari, adorava quella luce di trionfo che le si accendeva negli occhi ogni volta che un suo perfido piano andava a buon fine.
Era qualcosa che la rendeva più simile a lui, e lo faceva sentire meno solo al mondo.
Inutile negare, poi, che avere un valido avversario con cui scontrarsi rendeva tutto quanto più intrigante.
- Siamo fatti per essere nemici – gli diceva sempre, lanciandogli stilettate cariche d’odio ogni volta che lo incontrava.
- …Niente di più?- le domandava lui provocante, facendole accendere le gote di un vivido rossore.
- Siamo nemici: ci odiamo. Cosa dovrebbe esserci più dell’odio?-
Alejandro alzava le spalle disinvolto, come a voler dare una risposta ovvia che però entrambi non osavano proferire.
Si disprezzavano, eppure scorreva tra loro un’intesa perfetta.
Si odiavano, bramando in segreto le labbra dell’altro.
Si consideravano acerrimi nemici, eppure era l'unica verso cui aveva saputo provare pietà.(*)
Qualcosa ti è forse sfuggito dalle mani, latin lover?
 

“Uno ad uno, affonderanno tutti quanti.”
(**) 

 

…Chi ti dice che il prossimo ad affondare non sarai tu?(***)
Alejandro riteneva che a nessuno potesse essere concessa la sua pietà, ma certamente aveva imparato che a chiunque è concesso innamorarsi. 


Angolo Autrice:

(*)
 Ovviamente ci si riferisce alla puntata in cui Heather rimane bloccata in una fossa da un masso, ed Alejandro si lascia convincere ad aiutarla. Lui stesso, nella canzone che canta, afferma che "avrà pietà di lei"
(**) Parole Pronunciate da Alejandro nella prima puntata di TDT
(***) Il riferimento al reality è chiaro, ma per intenderci meglio ve lo spiego: avete presente l'ultima puntata di A Tutto reality il Tour, quando Heather butta Alejandro giù dal vulcano? (Si che ce l'avete presente!) Ebbene, Alejandro è letteralmente "affondato", consegnando la vittoria a Heather. Ahi, cosa non si fa per amore...

Buonsalve popolo!
La Vale torna dopo tremilacinquecentosettantasei anni (perchè poi?) con una nuova shot per voi! *_*
(Si odono grida di terrore e qualche pianto di commozione)
Mi scuso del notevole ritardo, ma proprio non ho tempo di stare al pc e pensare a buttar giù qualche storia ultimamente: è periodo di esami, e con gli esami si deve studiare.
Perciò concedetemi di presentarvi questo misero capitolo: lo so, è breve e piuttosto deludente, ma non ho saputo fare di meglio D:
Personalmente non mi convince, ma se piace a voi...
Vi avevo promesso un punto di vista Ale, ed eccolo qui: come l'ispanico può immaginarsi il suo rapporto con Heather nel corso del Tour. 
Volete la verità?

Riesco ad immedesimarmi meglio in Heather, i suoi punti di vista mi riescono decisamente meglio...
ma basta ciarlare(?): vi saluto che è tardi.
Chiunque voglia farmi sapere che ha gradito (o non ha gradito) la fic, una recensione sarà bene accetta.
Ah, si: un'ultimo appunto sul titolo della shot: tradotto in italiano significherebbe "Certezze vacillanti" (letteralmente: malferme). Ho pensato che si potesse riassumere in queste due parole ciò che è capitato ad Alejandro in questa stagione del reality ;)
Bene, con questo ho finito, e vi saluto.
Non vi dico a presto (poichè credo che non ci vedremo per un pò), ma vi do appuntamento alla prossima (quando, non si sa)
Bye!

_BlueLady_

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Capitolo 4
*** Fireworks ***


Fireworks

 
“Fireworks”.
Quello era il nome del sudicio bar nel quale Heather si era rifugiata in attesa che la neve di fuori cessasse di turbinare quel tanto che bastasse da poterle permettere di tornare a casa.
Dalla grande vetrata accanto alla quale era seduta osservava i grossi fiocchi di neve cadere dal cielo e depositarsi aggraziati sul terreno, ricoprendolo di una candida coperta lanuginosa e fredda, terribilmente fredda.
Il vento soffiava imperioso ed adirato, producendo un inquietante mormorio laddove si scontrava con le pareti di qualche abitazione.
L’atmosfera deserta e silenziosa che la circondava contribuiva ad aumentare il suo senso di irrequietezza. Perfino il locale era completamente deserto, la figura alta ed imperiosa del barista come unica compagnia.
Quello era decisamente l’inverno più insolito che Heather si fosse mai ritrovata a fronteggiare.
Neve, ghiaccio, nuvole e tempesta erano all’ordine del giorno, diventati ormai una fastidiosa abitudine anche per chi proprio non poteva tollerarli, come lei.
Chiunque abbastanza sano di mente avrebbe rinunciato ad uscire con un tempo come quello, eppure lei aveva voluto tentare lo stesso.
Non le importava che fuori si stesse scatenando l’apocalisse: voleva allontanarsi dall’atmosfera opprimente che respirava in casa a tutti i costi, anche a costo di rimanere sepolta sotto metri e metri di neve.
Il sole faceva capolino dalle nuvole, quando aveva deciso di uscire, era forse quel fatto che l’aveva tratta in inganno.
Convinta che almeno per quel giorno il cielo avrebbe fatto volentieri a meno di nevicare, era uscita, inconsapevole di ciò che si sarebbe scatenato di li a poco, scegliendo lei come vittima.
Il vento gelido che soffiava di fuori, infatti, affilati per bene gli artigli e attendendola dietro l’angolo di casa come un predatore fa con la sua preda, l’aveva subito aggredita, graffiandole la pelle non appena era uscita dal suo caldo rifugio.
Per questo si trovava in quel sudicio posto in quel momento, sola e infreddolita come un cane abbandonato.
Heather sbuffò, irritata dai candidi fiocchi che continuavano a turbinarle fastidiosamente di fronte, oltre la vetrata.
“Bel modo di passare il Capodanno…” pensò infastidita, stringendosi nelle spalle.
Proprio così: quello era l’ultimo giorno dell’anno, giorno che chiunque avrebbe passato a festeggiare in compagnia di amici, parenti e (perché no?) fidanzati, eccetto lei.
I motivi per cui non avrebbe potuto farlo erano abbastanza semplici da intuire: in primo luogo era bloccata in un sudicio bar dalla fastidiosa insegna lampeggiante, e, secondo motivo, anche se avesse voluto, non avrebbe comunque avuto nessuno con cui festeggiare.
Dai suoi familiari si era allontanata già da tempo, desiderosa di farsi una vita nella quale non potessero intromettersi, di amici ne aveva pochi e tutti impegnati a fare qualcosa di meglio, mentre il fidanzato semplicemente non c’era.
Anche per questo motivo odiava con tutta sé stessa l’inverno: troppo pieno di festività da passare in solitudine, troppa neve, troppo freddo contro il quale era impossibile scaldarsi, non essendoci nemmeno una calda atmosfera familiare a cui fare ritorno.
Heather semplicemente odiava l’inverno, perché rispecchiava quel lato della sua vita che più temeva e fuggiva: la solitudine.
Cosa c’era di entusiasmante nel passare l’ennesimo Capodanno da sola in casa, bevendo una bottiglia di champagne stappata solo per sé e la televisione accesa come unica compagnia a rallegrare la serata?
Nulla, assolutamente nulla.
Ripensandoci, ritrovarsi in quel bar non era poi così male.
Almeno era qualcosa di diverso dalle mura di casa sua, diventate quasi una prigione.
Un curioso tintinnio proveniente dalla porta di ingresso la riscosse dai suoi pensieri: qualcun altro, pazzo come lei, aveva deciso di avventurarsi nella tormenta, sperando di trovare un po’ di calore perduto in mezzo a tutto quel ghiaccio e quella neve.
Non si sforzò di alzare lo sguardo per vedere chi fosse entrato: quante probabilità c’erano che si trattasse proprio di una persona da lei conosciuta, dopotutto?
L’esclamazione che, tuttavia, seguì l’entrata del misterioso individuo la costrinsero a ricredersi dalle sue riflessioni.
- Guarda un po’ che coincidenza!-
Riconoscendo in quelle parole il tono caldo e malleabile di quella voce, sussultò.
- Heather!- un brivido le percorse la schiena nell’udirlo pronunciare il suo nome – Quando dicevo che avrei potuto incontrare chiunque in un posto come questo… beh, mi sbagliavo di grosso!-
Era inutile ostinarsi a tenere gli occhi fissi sul tavolo quando ogni singola parte del proprio corpo fremeva all’idea di alzare lo sguardo e puntarlo in un paio di occhi a lei ben noti.
Raccolta tutta la sua fermezza e alzando lentamente il volto dal tavolo, si limitò a rispondere flebilmente, non senza nascondere un velo di stupore nella voce: - Alejandro?-
Il ragazzo di fronte a lei sorrise, fiero:- En persona! Allora…- disse poi, afferrando una sedia nelle vicinanze e portandola al suo tavolo per sederle di fronte - …cosa ti porta a festeggiare il Capodanno in questo luogo decisamente fuori dal tuo stile?-
Non appena se lo ritrovò di fronte, il mento placidamente appoggiato al palmo della mano in attesa di una risposta, distorse il naso, assottigliando gli occhi.
Non riusciva a capire il perché di tutto quell’interesse, neanche fossero amici di vecchia data!
Dove stava l’inghippo?
- Potrei farti la stessa domanda…- accennò, non senza nascondere un velo di soddisfazione nello sguardo per essere riuscita a raggirarlo con tanta maestria.
Alejandro parve non curarsene, limitandosi ad una semplice alzata di spalle.
- Oh, io sto solamente aspettando un paio di amici con cui festeggiare dopo la mezzanotte, ma tu…-
Heather deglutì a fatica, intuendo finalmente dove lui volesse andare a parare.
Non gli avrebbe dato la soddisfazione di sentirsi superiore solamente perché lui, a differenza di lei, aveva una vita sociale!
- I-io, ahem…am…Amiche!- si affrettò prontamente a rispondere, bloccando la sua domanda sul nascere – Sto, sto aspettando delle amiche anch’io! Dobbiamo vederci all’incrocio qui fuori…- e volse gli occhi alla vetrata, come a voler confermare la sua falsa verità.
L’ispanico parve non accorgersi del suo turbamento.
- Capisco - si limitò a risponderle, pacato – E cosa avete in programma? –
Heather lo fissò spazientita:- E a te cosa dovrebbe importare?!– chiese acida, ricevendo in risposta un’occhiata sorpresa dell’ispanico – …Penso che andremo a festeggiare in qualche locale – buttò poi lì su due piedi, giusto per levarselo di torno.
- Davvero? Mi pareva che i locali fossero tutti chiusi stasera! – esclamò lui sorpreso.
Accidenti.
E ora che gli raccontava?
- Non tutti: ho sentito dire che ce n’è uno aperto, da qualche parte…- farfugliò.
Alejandro alzò un sopracciglio, scettico:- Parli forse dell’Irish Club, sulla 5th Avenue? –
- Probabile…- mugugnò Heather in risposta, non sapendo neanche di che cosa stessero parlando.
L’ispanico le volse un’occhiata particolarmente maliziosa.
- Volendo, potrei casualmente farci un salto anche io, sai?- sorrise – Dunque suppongo che casualmente ci incontreremo sulla 5th Avenue, stasera, prima di entrare…-
Heather gli rispose lanciandogli un’occhiata fulminante, seguita da una un’esclamazione inacidita. Ormai era in ballo, tanto valeva reggergli il gioco.
Che male avrebbe potuto farle un po’ di vecchia, sana competizione col suo nemico giurato come ai tempi del reality?
- Vedi di rompermi le scatole la sera di Capodanno, e farò in modo di umiliarti casualmente davanti a tutto il locale!- esclamò sadica, puntandogli un dito contro.
Si aspettava una provocazione di rimando, o quantomeno una risata sommessa da parte di Alejandro, e invece tutto quello che ricevette in risposta fu uno sguardo severo e piuttosto serio.
- Beh? Il freddo ti ha ghiacciato la lingua?- chiese, ottenendo in risposta un’altra occhiata storta.
- Heather - rispose lui infine - Non c’è nessun Irish Club sulla 5th Avenue che dà un party di fine anno stasera, e tu non mi stai dicendo la verità.-
Quella pungente affermazione la spiazzò a tal punto da lasciarla completamente senza parole.
Un lieve rossore le colorò le guance, mentre Alejandro di fronte a lei ridacchiava, soddisfatto che il suo giochetto avesse funzionato.
- Che ti prende? Il freddo ti ha ghiacciato la lingua?- la punzecchiò, notando il suo imbarazzo.
- Tu, brutto…!- cominciò ad imprecare lei, ma fu prontamente zittita dall’ispanico, che riprese a parlare.
- Dato che mi sembra di capire che per stasera non hai alcun tipo di impegno… che ne dici se annullassi il mio appuntamento, e festeggiassi con te questo ultimo dell’anno?-
Ecco come ricevere l’umiliazione del secolo, e al contempo offrire su un piatto d’argento al proprio acerrimo nemico la possibilità di vendicarsi.
Uscire con Alejandro la sera di Capodanno!
Sarebbe equivalso a proclamare la sua resa in uno scontro che non era intenzionata a perdere.
- Scordatelo: non uscirò mai con te, neanche sotto tortura!-
Come si suol dire: le ultime parole famose.
 

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Heather sedeva imbronciata e a braccia conserte accanto ad Alejandro, lanciandogli ogni tanto delle occhiate fulminanti.
L’ispanico la ricambiava, regalandole di tanto in tanto uno dei suoi più splendid… odiosi sorrisi, quando non era concentrato sulla strada.
La ragazza sbuffò, mettendosi a fissare il paesaggio che sfrecciava di fuori.
Ancora non riusciva a capire come fosse riuscito a convincerla a salire nella sua macchina.
E si che era stata estremamente chiara sul fatto di non voler passare il Capodanno con un viscidone come lui.
Come poteva sperare in un anno migliore del precedente, se i primi secondi dell’anno nuovo li avrebbe dovuti passare in compagnia di Alejandro?!
Sospirò inacidita, osservando di tanto in tanto con la coda dell’occhio il ragazzo di fianco, intento a canticchiare una canzone che davano alla radio.
Era… affascinante il modo in cui socchiudeva gli occhi, rapito dalla musica…
Ed osservare le sue labbra dischiudersi in maniera così sensuale le faceva improvvisamente venir voglia di…
No, ma che andava a pensare!
Accidenti a Burromuerto e alle sue strabilianti doti persuasive!
Non avrebbe dovuto essere lì con lui in quel momento: si sarebbe dovuta trovare da sola a casa, intenta a sgranocchiare la sua cena a base di snack e pop-corn davanti alla televisione.
Eppure, nonostante non fosse ciò che aveva esattamente pianificato, tutto le sembrava dannatamente perfetto.
- Si può sapere dove diavolo mi stai portando?- gli chiese a un tratto con tono spazientito.
Lui le ammiccò fiducioso:- Aspetta e vedrai.- le disse solo.
Proseguirono il loro viaggio su una strada desolata per una buona mezz’ora, finché Alejandro non inchiodò improvvisamente, facendola andare a sbattere contro il cruscotto della macchina.
L’ispanico scosse la testa saccente:- A questo servono le cinture…-
- Stai zitto e impara a guidare! Non sarebbe successo se non guidassi peggio degli autoscontri!... Che razza di posto è?- domandò Heather, dopo una breve pausa di silenzio.
Alejandro sorrise fiero:- Non trovi che sia un posto magnifico?-
Heather lo osservò negli occhi, come per accertarsi che non la stesse prendendo in giro.
Erano sperduti in mezzo alla campagna, parcheggiati su una collina desolata ed attorniata da chilometri e chilometri di campi.
Più che magnifico, quel luogo era a dir poco inquietante.
- … Dimmi una cosa: ci porti le ragazze in un posto come questo?-
Alejandro le ammiccò malizioso.
- Soltanto poche fortunate hanno il privilegio di godersi questo splendido paesaggio – le rispose, avvicinandosi .
- Poche fortunate o poche sfortunate - ribadì lei in risposta.
- Gelosa di non essere l'unica tra prescelte, chica?- le domandò lui, cingendola con un braccio.
Heather distorse leggermente la bocca, osservando con disprezzo il braccio di Alejandro posato sulle sue spalle.
- No affatto - rispose, altezzosa – Perché mai, poi, dovrei essere gelosa di uno come te?-
Si sottrasse agilmente dalla sua stretta, spingendogli via il braccio con notevole disappunto.
Alejandro sospirò teatralmente con fare rassegnato.
- Perché ti ostini ancora a resistere al mio fascino, querida?-
Heather, per tutta risposta, incrociò le braccia al petto, dandogli le spalle.
Resistere al suo fascino.
Perché mai avrebbe dovuto resistere al suo fascino?
No, lei non stava affatto tentando di resistergli, semplicemente per il fatto che non era mai stata minimamente interessata a lui.
E come ci si poteva interessare ad uno spagnolo troglodita come lui?
Viscido e calcolatore.
Subdolo da fare schifo.
Accattivante e intimidatorio.
Provocante e terribilmente… sensuale
Scosse la testa con vigore, cancellando quell’eresia che aveva appena concepito la sua suscettibile mente.
Alejandro era perfido e crudele, nulla di più.
Non avrebbe mai rappresentato nient’altro che un rivale da schiacciare come se fosse stato una piccola ed insignificante formica.
Non avrebbe condiviso nient’altro con lui che non fosse l’odio reciproco che provavano l’uno verso l’altra.
Già, e allora perché si era lasciata convincere a passare la notte di Capodanno assieme a lui?
D’un tratto si voltò nella sua direzione, turbata dai suoi stessi pensieri, sorprendendolo ad alzare il volume della radio.
- Mancano dieci minuti a mezzanotte – si giustificò.
Heather si rimise a braccia conserte, rimuginando ancora sul perché si trovasse lì in sua compagnia.
- Visto che ti sei offerto di portarmi a festeggiare, avresti almeno potuto scegliere un luogo un po’ più… civilizzato, ecco!- cominciò a dire.
- L’idea di stare sola con me ti agita così tanto? -  la provocò lui.
Heather sentì le guance bruciare.
L’idea di essere sola con lui la fece inevitabilmente arrossire.
Non di imbarazzo, sia chiaro.
La sua era irritazione. Pura e semplice irritazione.
- Non dire idiozie! – esclamò – Se proprio vuoi saperlo, avevo progetti ben diversi dal passare il Capodanno con te!-
- Eppure, sei venuta lo stesso… come mai?- le chiese lui, scrutandola col suo sguardo malizioso.
- Non dimenticare che mi ci hai costretta tu! E poi chi diavolo te l’ha fatto fare di rinunciare alla tua uscita con i tuoi amici insulsi per stare con me?-
- Non montarti la testa, chica: mi faceva semplicemente pena l’idea che tu passassi il Capodanno da sola –
Quello era veramente troppo.
Le aveva detto di aver rinunciato a una serata a dir poco eclatante per stare con lei, solamente perché gli faceva pena?!
Razza di idiota insensibile e spregiudicato!
Avrebbe pensato che lui la disprezzasse, la odiasse, la temesse, ma mai che provasse pena per lei!
E si che, in un primo momento, aveva addirittura creduto di... piacergli. Come una volta.
Invece la sua era solamente stupida compassione. Non sospettava neppure che Alejandro potesse provarlo, un sentimento simile.
È forse delusione quella che ti si legge in faccia, Heather?
Sbatté due volte le palpebre, analizzando per bene ciò che lui aveva appena osato dirle.
Solamente dopo un attimo di sgomento riuscì a tirar fuori tutta la sua rabbia in un’unica frase.
- Meglio sola che stare in tua compagnia!-
Alejandro non rimase in silenzio a sorbirsi la sua ira, ma reagì prontamente.
- Fossi tu a disprezzare la mia compagnia quanto io disprezzo la tua in questo momento!-
- Davvero? Se mi disprezzi così tanto, puoi anche andartene!- ribadì lei con astio.
- Dimentichi che la macchina è mia…-
Seguì un attimo di silenzio, in cui entrambi distolsero lo sguardo l’uno dall’altra.
Poi un sospiro dell’ispanico contribuì a distendere la tensione che si era creata tra loro.
- Senti, Heather, finiamola qui: non ho voglia di litigare con te anche gli ultimi cinque minuti di quest’anno…- le disse a un tratto, costringendola a voltarsi nella sua direzione.
- Guarda che hai cominciato tu!- ribadì ancora lei.
- Io?!- esclamò lui piccato - Se tu non avessi…- ma poi si bloccò a metà frase, sospirando.
Heather gli volse un’occhiata interrogativa.
- La verità è che anch’io ero destinato a passare il Capodanno da solo, prima che arrivassi tu…- le confessò infine, quasi in un sussurro.
Heather sgranò gli occhi, confusa. Lui continuò a parlare, incurante di aver detto fin troppo.
- Quando ti ho vista per caso in quel bar, ho pensato non fosse stato solamente un crudele scherzo del destino ad averci fatto incontrare. Così ho creduto di approfittare… ho voluto approfittare dell’occasione per…- si fermò di nuovo, voltandosi verso il finestrino dell’auto senza guardarla minimamente in viso.
Heather sentì il respiro bloccarsi in gola, e maledisse sé stessa e Alejandro per aver volutamente lasciato la frase a metà, e per averla fatta sperare inutilmente in qualcosa che mai avrebbe osato, potuto, voluto dirle.
Non una seconda volta, almeno.
E questo perché era schifosamente orgoglioso. Come lo era lei.
“ Meno dieci secondi a mezzanotte!” annunciò a un tratto la voce dello speaker alla radio, riscuotendola dai suoi pensieri.
Heather si volse verso l’apparecchio elettronico, non accorgendosi che Alejandro aveva fatto lo stesso.
Si guardarono negli occhi un istante soltanto.
Il conto alla rovescia era ormai iniziato.
- Ti piacciono i fuochi d’artificio?- le domandò lui dal nulla, sfoggiando un mezzo sorriso.
Lei alzò un sopracciglio, cinica:- Perché me lo domandi? Non c’è anima viva qui intorno che possa fare qualcosa che sia anche solo simile ad un fuoco d’artificio…-
Lo vide osservarla severo, in attesa di una vera risposta.
- Sono una delle poche cose che sopporto - sospirò infine, vedendo il volto di lui farsi più vicino.
Alejandro ridacchiò, quasi come se in quella risposta si trovasse la soluzione a tutti i suoi problemi.
- Spero riuscirai a sopportare anche questo, allora - sussurrò, a un soffio dalle sue labbra.
Heather lo vide socchiudere gli occhi, proprio mentre la mezzanotte stava per scoccare.
In un primo momento tentò di ritrarsi, ostinata a non cedere, ma non vi riuscì.
Il corpo era ostile a qualsiasi ordine gli imponesse di seguire.
Era in trappola, come un topo.
Dannatamente, inconcepibilmente, irrimediabilmente in trappola. 
Fu così che, al sorgere dell’anno nuovo, le sue labbra vennero catturate da quelle di Alejandro.
Il contatto fu veloce e quasi impercettibile, ma bastò.
Bastò a farle capire quanto l’irritante presenza di Alejandro fosse così fastidiosamente fondamentale per lei.
Bastò per rendersi conto che c’era qualcosa di più dell’odio, a tenerla legata a quel latin lover da quattro soldi.
Bastò per provocarle in petto una nuova tempesta di emozioni sconosciute, mai provate prima.
Bastò a farle mettere da parte il suo schifoso orgoglio, per una volta.
Bastò per una serie di altri infiniti motivi che non conosceva neppure lei, ma bastò.
Quell’anno, Heather li vide davvero, i fuochi d’artificio. 



Angolo Autrice:

...
Mmmh, ok, vi starete chiedendo il perchè di questo aggiornamento straordinario, e soprattutto il perchè del tema della shot.
La verità è che non lo so nemmeno io.
So solo che, di punto in bianco, mi è venuta l'ispirazione per una shot in "stile Capodanno"  (sebbene sia ormai passato da 17 giorni), e l'ho creata.
Non è niente di che.
Oltre al fatto che dubito di essere riuscita a mantenere l'Ic dei personaggi (soprattutto nell'ultima parte), non mi è nemmeno riuscita come speravo D:
Pensavo di farla un pò meno lunga e un pò più... eclatante, ecco.
Questo è il meglio che sono riuscita a fare (con la speranza che vi piaccia almeno un pò).
Non so, ma ho come l'impressione di aver toppato alla grande. Spero di non aver rovinato questa coppia col postare questa fic, non me lo perdonerei.
Le critiche, se le ritenete necessarie, saranno più che bene accette, ho bisogno di sapere che ne pensate veramente.
Per quanto mi riguarda...
Tralasciando il fatto che non mi piacciono le fic a tema natalizi e simili, trovo tutto alquanto banale.
Il tema è banale.
La fiction in sè è banale.
I dialoghi sono banali.
Perfino la battuta finale è banale.
Vi chiederete, dunque: perchè mai l'ho postata?
Beh, per sapere se fa veramente così schifo ho bisogno dei vostri pareri! (magari sono una critica più severa di quel che credo)
Sappiate, comunque, che nello scrivere la shot sono andata contro tutti i miei principi.
E l'idea di aver reso Heather e Alejandro terribilmente OOC mi tormenta.
Insomma, ho cercato il più possibile di mantenerli fedeli al loro personaggio: orgogliosi fino al midollo, vendicativi anche a parole, terribilmente ostinati. 
Eppure sento di avere irrimediabilmente sbagliato qualcosa. Temo di averli resi... troppo sdolcinati...
Se la fic farà davvero così schifo, mi prenderò la briga di cancellarla.
Nulla deve deturpare il buon nome della Aleheather! é___é
Detto questo, vi saluto ancora una volta.
Attendo vostre notizie, necessito di molte, ma molte certezze.
Alla prossima.

_BlueLady_

 

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Capitolo 5
*** Winning Strategy ***


 Winning Strategy

 

Conquistare una donna è come giocare una partita a carte: non si è sicuri di avere la vittoria in tasca finché non si è riusciti completamente a costringere il proprio avversario a giocare il nostro stesso gioco.
Bisogna saper adottare una strategia vincente, per conquistarsi l’ambito premio, ed è lecito ricorrere a qualche subdolo inganno per far cadere la preda inconsciamente nelle nostre mani.
Alejandro lo sa, perciò serba gelosamente per sé qualche arma segreta.
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, però, la sua arma vincente non consiste nel consueto asso nella manica che tutti si apprestano a giocare nel momento in cui la partita comincia a farsi difficile.
La sua speranza di successo è racchiusa in una singola carta: semplice, banale, ma efficace.
- Re di Cuori. Impavido e scaltro condottiero, non si arrende alla sconfitta finché la partita non è dichiarata ufficialmente conclusa. I suoi modi affabili e seducenti sono ottimi per conquistarsi la fiducia degli altri giocatori, e, al contempo, sotto questa maschera fatta di occhiate dolci ed ammiccanti sorrisi, si cela uno spietato calcolatore pronto perfino a sacrificare un proprio alleato, pur di ottenere la gloria.-
Talvolta, però, bisogna tener conto del fatto che non siamo i soli a possedere una strategia di gioco, e ad Alejandro è toccato scontrarsi contro un temibile avversario, abile quasi quanto lui.
Imprevedibile, astuto, scaltro.
Heather, giocatrice agguerrita, non perde l’occasione per contrattaccare.
Di fronte all’arma segreta dell’ispanico, decide di giocare il suo, di asso nella manica.
Due di Picche. Subdolo e senza scrupoli, colpisce i propri avversari alle spalle quando meno se lo aspettano, lasciandoli inermi ed incapaci di reagire al contrattacco. Di fronte a lui, anche il Re di Cuori è destinato a soccombere.-
Alejandro affonda le sue iridi in quelle di Heather, rispondendo al suo ghigno di sfida con un sorriso altrettanto malizioso.
Quella misera carta dev’essere sua: è l’unico ostacolo che si frappone fra lui e la sua conquista.
Non gli importa quanta fatica gli costerà questo suo capriccio: vuole la vittoria, e con lei il premio che gli spetta.
E’ determinato, e nulla lo può persuadere.
Così il Re affila le spade e lucida l’armatura, pronto a scontrarsi in una nuova battaglia.
Le Picche sono affilate e potrebbero ferirlo, ma nulla può scalfire un cuore pulsante, se a colpirlo è la stessa mano dell’Amore.
Le carte sono già in tavola, pronte ad essere giocate, dunque…
Che la partita abbia inizio.
 

“Non mettetevi in testa strane idee, chiaro?!
È soltanto strategia…”
(*)


 

Angolo Autrice:

(*)
 Quante volte li abbiamo sentiti pronunciare questa fatidica frase?

Ed ecco per voi una one-shot dai tratti metaforici, altro esperimento della mia mente perversa.
Non so se il parallelismo si sia capito, ho cercato di renderlo al meglio ma non ci sono riuscita come speravo.
E' ovvio che la partita di carte, come le carte stesse che giocano i due protagonisti, sono delle metafore: in realtà il gioco rappresenta la loro "guerra in amore" e le carte impersonano gli stessi personaggi.
Insomma, se dovessi scegliere in un mazzo di carte quelle che riescano meglio a rappresentare Heather e Alejandro, credo che sarebbero proprio il Re di Cuori e il Due di Picche.
Alejandro può essere veramente definito come tale, dato che di cuori ne ha conquistati, nel reality: una vera strage!
Quanto ad Heather, beh... chi meglio di lei è riuscita a tener testa al bel latin lover, non cadendo nella sua trappola di seduzione? Il Due di Picche gliel'ha dato eccome! xD
Questo è il ragionamento che ha compiuto la mia mente malata nello scrivere la fic.
Non vogliatemene a male se non condividete quello che ho scritto: ognuno ha le sue idee, che per quanto bizzarre possano sembrare, restano pur sempre tali.
Spero abbiate gradito il capitolo.
In arrivo altre shot meno filosofiche e più sviluppate dal punto di vista narrativo (santa ispirazione!)
Fatemi sapere il vostro parere, e già che ci sono ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente :)
Un saluto a tutti!

_BlueLady_

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Capitolo 6
*** Shopping Dependance ***


 Shopping Dependance

 
- …Che ne pensi di questo, Alejandro?-
Era diventata quella, ormai, la frase ricorrente della giornata, la sua parola d’ordine.
Costretto a forza da Heather ad accompagnarla nel suo shopping sfrenato, Alejandro se ne stava boriosamente seduto su un divanetto vicino ai camerini delle signore, sospirando ogni volta che la fidanzata compariva davanti a lui con indosso un nuovo abito da mostrargli.
Con triste rassegnazione le buttava una veloce occhiata, giusto per farla contenta, per poi sbuffare e tornare ad annoiarsi, guardandosi intorno.
Ti sta benissimo, chica, come tutti quelli che ti sei provata finora, e come tutti quelli che ti proverai - avrebbe voluto dirle ormai al limite dell’esasperazione, ma un’inspiegabile consapevolezza dentro di lui lo pregava ogni volta di lasciar perdere e tenersi per sé certi pensieri.
- Carino - era quello che le diceva in realtà.
A quel punto Heather, non soddisfatta neanche di quell’ultimo abito, tornava dentro al camerino per provarne ancora uno, il cinquantesimo quel giorno, per essere precisi.
Nel frattempo Alejandro tornava a domandarsi quando mai sarebbe giunta la fine di quel terribile supplizio, e cercava di scovare le mille ragioni per cui Heather avesse voluto punirlo a quel modo. E si che era da circa una settimana che si comportava da bravo fidanzato, senza farla innervosire più di tanto…
Non riusciva davvero a capire cosa mai ci trovassero le donne di tanto esilarante nel fare shopping: poche erano quelle che ancora non erano affette da quella grave sindrome capace di ammazzare di noia mariti e fidanzati.
Heather, poi, avrebbe letteralmente ucciso per un vestito.
L’aveva vista, poco fa, mentre si accaniva contro una vecchia signora solamente perché aveva osato sfiorare l’abito che aveva adocchiato lei.
- Come pretende che possa starle bene una roba così attillata? Ma si è vista allo specchio?!- le aveva urlato, lo sguardo omicida che le lanciava occhiate taglienti e velenose. - Parla per te, ragazzina! Impara a stare al tuo posto e a rispettare chi è più maturo di te!- aveva risposto la vecchia, inviperita da tanta impertinenza.
Più che matura, oserei definirla marcia!-
A quel punto, entrambe avevano cominciato a strattonare il pezzo di stoffa da una parte e dall’altra nel disperato tentativo di appropriarsene, con scarsi risultati.
La donna non aveva intenzione di mollare la presa, ed Heather non era da meno.
- Ti faccio diventare marcia io a suon di schiaffoni, razza di stuzzicadenti ambulante!- aveva replicato la vecchia con fare ostinato, squadrandola con fare superiore e prepotente.
… Non l’avesse mai detto!
- Stuzzicadenti ambulante?!- aveva squittito Heather, dopo qualche secondo passato a lottare inutilmente.
Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare un vaso già troppo pieno.
Alejandro aveva visto benissimo il volto divenirle paonazzo, e gli occhi iniettarsi di sangue.
Era stato allora che si era deciso ad intervenire, temendo più per l’incolumità della donna che per quella del vestito, ridotto ormai a vestire una taglia in più tanto era stato sformato.
Non c’era alcun dubbio: quando si trattava di shopping le donne erano capaci di trasformarsi in vere e proprie macchine da guerra, e lui, da brav’uomo qual era, era costretto a fare da ambasciatore di pace.
Era proprio per colpa di quello stesso vestito che ora si trovava lì, nel più grande negozio di capi firmati di Toronto, dove anche un paio di pantofole non costava meno di duemila dollari.
Proprio per questo non capiva lo strano comportamento di Heather: perché lo aveva trascinato lì dentro, se era perfettamente consapevole di non potersi permettere di comprare nemmeno il cartellino del prezzo?
Bah, le donne, chi le capisce è bravo. E lui era uno dei pochi che ci riusciva!
Con Heather, però, la sua esperienza in materia si dimostrava ogni volta inutile.
- Alejandro, mi stai ascoltando?-
La voce pacata e minacciosa di Heather lo riscosse improvvisamente dai suoi pensieri.
- Certo, querida, sono tutt’orecchi – le rispose, stampandosi in faccia un finto sorriso – Sei incantevole come sempre – le disse infine, senza osservarla più di tanto neanche quella volta.
- Come fai a dirlo se nemmeno ti sei voltato a guardarmi? – gli chiese lei, leggermente irritata.
Alejandro sospirò esausto:- Heather, amor…- disse, con tono sofferente -… siamo qui da due ore e mezza, ormai, e ti sei provata quasi tutto il negozio. Cosa c’è ancora che dovrei vedere?-
A quelle parole l’espressione inacidita che era riuscita a reprimere a fatica fino a quel momento le spaziò prepotente in volto.
- Mi stai dicendo che passare del tempo con me ti annoia?-
L’ispanico avvertì l’alterarsi della sua voce, ora più simile a un ringhio sommesso.
- No, princesa, che hai capito?- si affrettò subito a rimediare – Ogni minuto passato con te è un dono prezioso del cielo che serbo gelosamente nel mio corazòn…-
- Evita certe ruffianate, Alejandro, ho capito benissimo dove vuoi arrivare. D’accordo: se la metti così, mi cambio e ce ne andiamo. Non usciremo più di casa per il resto dei nostri giorni, e passeremo i migliori anni della nostra vita a giocare a carte come due vecchi noiosi e rincoglioniti.-
Alejandro la vide tornare offesa nel camerino, senza dargli la possibilità di ribattere.
Si vide costretto a fermarla, prima che fosse troppo tardi.
- Oh, andiamo Heather, non fare così!- le disse, afferrandole un polso e costringendola a voltarsi verso di lui prima che potesse entrarvi.
Aveva intenzione di addolcirla con qualche apprezzamento, una battutina maliziosa e un’occhiata saccente, ma quando la vide fissarlo con quel suo sguardo magnetico e penetrante semplicemente ammutolì, dimentico di ciò che aveva pianificato di fare.
La fissò attentamente per qualche istante, contemplandola in silenzio
Quella era la prima volta in cui si era messo veramente ad osservarla, quel giorno, e ciò che vide semplicemente lo spiazzò.
Heather lo fissava accigliata, con la sua solita espressione imbronciata in volto: gli occhi lo guardavano severi, e la bocca era inarcata all’ingiù.
Niente di nuovo: fin da quando l’aveva conosciuta gli aveva riservato quello sguardo colmo di disprezzo e rammarico.
Eppure, in quel momento, gli sembrava diversa.
Per quanto gli fosse sempre piaciuta la sua rude espressione, non l’aveva mai trovata così bella come in quell’istante.
Maravillosa.
…Forse era per merito del vestito che indossava: uno splendido abito bordeaux che le scendeva sinuosamente lungo i fianchi, evidenziando le sue forme perfette. Le spalle erano coperte da due sottili strati di stoffa che si andavano ad unire in un’elegante scollatura, lasciandole scoperta parte del decolleté.
Quanti desideri inespressi, quante fantasie gli lasciava immaginare quella scollatura!
La gonna cadeva leggera lungo le cosce, aprendosi a destra in uno spacco provocante e accattivante che lasciava intravedere le sue gambe snelle e perfette.
Se solo avesse potuto godere di quella simile perfezione in quell'istante!
Heather era semplicemente incantevole,la cosa più bella che avesse mai visto.
Alejandro ne era completamente affascinato.
Continuava ad osservarla ad occhi spalancati, boccheggiando di tanto in tanto come un pesce fuor d’acqua, incapace di qualsiasi reazione.
Non lo avrebbe mai ammesso davanti a lei, ma quel vestito la rendeva terribilmente sexy.
Più attraente di quanto non fosse mai stata fino ad alloraEd Heather era decisamente attraente.
Deglutendo a fatica il bolo di saliva che gli si era bloccato in gola, incapace di toglierle gli occhi di dosso, non poté fare a meno di pensare che, Madre de Dios, era indubbiamente un uomo fortunato, nel poter godere di tanta meraviglia.
E la cosa che più lo eccitava era che, diamine, quella meraviglia era tutta sua!
- Heather - riuscì a dirle dopo diversi minuti passati a contemplarla – Compra questo vestito.-
La ragazza, che fino ad allora non aveva cessato di squadrarlo, scattò.
- Cosa?! Vuoi scherzare?! Costa cinquemila dollari!-
Alejandro, senza toglierle gli occhi di dosso, scosse piano la testa.
- Non mi interessa il prezzo: compralo e basta.-
Nel sentirsi rivolgere parole tanto avventate, Heather si accigliò.
- Innanzitutto voglio mettere in chiaro una cosa – gli disse, prendendolo per il colletto della camicia – Io non prendo ordini da te, chiaro?! Secondo: perché vuoi a tutti i costi che compri questo vestito? Non ho cinquemila dollari da spendere!- (*)
Lui continuò a fissarla ad occhi sbarrati, come ipnotizzato.
- Non c’è problema: te lo pago io- disse.
TU?!- esclamò lei di rimando, scoppiando in una fragorosa risata – Davvero saresti disposto a comprarlo?-
 Alejandro annuì, famelico.
- Non se ne parla!- riprese lei risoluta – So dove vuoi arrivare! Vuoi che lo compri per poi potermi rinfacciare la scusa di poter spendere altrettanti soldi per le tue insulse stupidaggini. Non sono nata ieri, per chi mi hai presa?-
- Heather, amor,…- ribadì lui, guardandola finalmente negli occhi -… ti assicuro che non è assolutamente come pensi tu. Non ho doppi fini, fidati. Solo: compra il vestito, ti supplico –
Il fatto che fosse arrivato perfino a supplicarla, pur di convincerla, sembro addolcirla un poco.
- Perché ti dai tanta pena per un vestito? Non sei certo il tipo che fa carinerie per il semplice gusto di farlo…-
Madre de Dios, perché doveva mostrarsi così ostinata in ogni situazione?
Adesso era costretto ad inventarsi un diversivo…
- … Tra due mesi è il tuo compleanno, giusto?- buttò lì a un tratto.
Heather lo osservò, scettica: - Si…-
Sogghignò appena.
- Bene. Consideralo come un regalo anticipato. Un piccolo privilegio che la mia bontà ha voluto concederti -
Non gli sembrò ancora del tutto convinta.
- Non mi inganni, Burromuerto – gli disse – Comprandomi una cosa così costosa, pretenderai di certo che io ti ricambi facendoti un regalo altrettanto dispendioso per il tuo compleanno…- asserì, astuta.
Alejandro tornò a fissarla supplicante, incapace di trattenersi oltre.
L’unica cosa che ti chiedo per il mio compleanno, è di presentarti con indosso quel vestito.- disse solo, affondando le sue iridi in quelle di lei, sempre più famelico.
Heather lo osservò sospettosa per qualche altro istante.
- D’accordo – disse infine – mi hai convinto. Ma devi promettermi che non avrai ripensamenti in futuro -
Alejandro scosse la testa convinto, come a volerle assicurare la sua parola d’onore.
…E come avrebbe mai potuto avere dei ripensamenti?
Heather si diresse nel camerino pronta a rivestirsi, non senza avergli prima lanciato un’ultima occhiata intimidatoria.
Un ghigno soddisfatto apparve sul volto dell’ispanico.
Già pregustava il piacevole momento in cui glielo avrebbe sfilato di dosso, quell’abito…
Sorridendo tra sé e sé, senza cancellare quell’aria di trionfo che aveva stampata in volto, non poté fare a meno di pensare che, più che a Heather, il regalo lo stava facendo a sé stesso.
Non poteva certo immaginare che, dall’altra parte della tenda che li separava, anche Heather stava ghignando vittoriosa.
Si era concessa qualche altro minuto per rimirare allo specchio l’abito che aveva visto assieme al fratello, una settimana fa, e che aveva desiderato di possedere con tutta sé stessa: fin dall’inizio non aveva avuto dubbi sul fatto che Alejandro glielo avrebbe comprato.
… Del resto, se quando l’aveva indossato la prima volta aveva riscontrato un certo successo (ed era con suo fratello!), con Alejandro il risultato non avrebbe potuto che affinarsi. (**)

Angolo Autrice:

(*) 
Qui potreste contestarmi il fatto che Heather non abbia cinquemila dollari da spendere, essendo la vincintrice della terza edizione di TD, ma devo ricordarvi che fne ha fatto il tanto ambito milioncino?
(**) Ok, non sono sicura sul fatto che Heather abbia un fratello maggiore, ma per la fiction era essenziale mettercelo. Il senso  della fiction sarebbe andato tutto perduto, altrimenti! (per chi non avesse capito, vedendola con quel vestito addosso, anche il fratello di Heather è rimasto... di stucco come Alejandro. Dunque, se il vestito ha fatto un certo effetto sul fratello, immaginatevi un pò cosa può fare sul fidanzato...) 

Rieccomi qui, ultimamente sono un pozzo di idee e tendo ad aggiornare con più frequenza del solito.
Non esultate (o disperatevi, dipende dai punti di vista) troppo presto, però: non è detto che questo periodo fruttuoso permanga anche in futuro!
Per ora, però, ne approffitto per stressarvi deliziarvi con le mie shots da quattro soldi.
Allooora, che dire di questa idiozia che ho postato qui sopra?
Provando a concentrarmi sulle classiche cose che farebbe una coppia di fidanzati, la mia attenzione si è concentrata sul "momento shopping".
Tutte le coppie, almeno una volta nella vita, sono andate a fare shopping insieme, e puntualmente è l'uomo che deve patire tale sofferenza.
Ricordiamoci, però, che stiamo parlando di Heather e Alejandro: una coppia decisamente fuori dagli schemi e, soprattutto, calcolatrice, terribilmente calcolatrice.
Anche nello shopping.
Alejandro, col pretesto di fare un regalo di compleanno alla sua fidanzata, decide di comprarle il vestito per soddisfare in realtà le sue perverse fantasie (non biasimatelo, dopotutto è un uomo!). Una macchinazione perfetta degna della sua mente malvagia.
Ma cosa succederebbe se in realtà scoprisse che la vittima della sua stessa macchinazione è lui stesso?
Non è Alejandro ad aver macchinato contro Heather, ma esattamente il contrario! xDD
Insomma, ho voluto creare una "macchinazione nella macchinazione" che soltanto due menti subdole come le loro avrebbero potuto concepire.
La domanda è: chi inganna chi? xD
Spero che la shots sia stata gradita, e che vi abbia divertito come ha divertito me scriverla.
Non penso che i personaggi siano OOC (per una volta!), ma se doveste riscontrare dell'incoerenza con i caratteri originali dei personaggi, fatemelo sapere.
Beh, non mi resta che salutarvi, e sperare di ricevere commenti positivi e critiche costruttive. Sono sempre pronta a migliorare, dove serve ;)
Ah, ho cambiato il rating da verde a giallo: dato che qui i bollenti spiriti di Alejandro cominciano a scaldarsi un pochino, e si comincia a fare certi tipi di riferimenti...
Ci sentiamo alla prossima!
Fatemi sapere che ve ne pare, ci tengo a un vostro parere ;)
Ringrazio tutti coloro che mi seguono: da chi recensisce a chi legge soltanto.

_BlueLady_ 

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Capitolo 7
*** Fortitude ***


 Fortitude

 
L’amore è per i deboli.
Questo è ciò che Heather ha sempre ritenuto un’incrollabile certezza.
L’amore è per i deboli, perché quando si ama le gambe tremano e la mente si appanna.
Gli sguardi di sfida si tramutano in occhiate dolci e trasognate, il proprio ringhio di battaglia in un sospiro languido e melenso.
Gli innamorati vivono succubi del proprio amore. 
Il tempo perde di significato, ogni giorno scorre in uno stato di apatia perenne che soltanto la presenza del proprio amante riesce a ravvivare.
L’amore è per i deboli, fatto per quelle persone che non sanno stare sole con sé stesse.
Ricercano nell’amore il significato della loro vita, senza accorgersi che chi li ama succhia via loro l’anima dal corpo a poco a poco, come il più infido dei parassiti. Una volta che ha prosciugato tutto, l’amante si dilegua in cerca di un altro ospite a cui aggrapparsi, lasciando dietro di sé soltanto i resti di un cuore arido e dolorante.
Soltanto gli stupidi amano.
Si sarebbe disposti a rinunciare a qualsiasi cosa per la persona amata.
Persino ad un milione di dollari.
Le prove gliele avevano fornite i suoi stessi compagni di reality nel corso delle tre stagioni che si era ritrovata a fronteggiare.
Trent aveva sprecato l’occasione per amore di Gwen più di una volta: l’unico risultato che era riuscito ad ottenere erano state il suscitare compassione per essersi comportato come un rammollito, e l’umiliazione di vedere la sua donna cadere tra le braccia di un altro.
L’amore rende ciechi.
Courtney non aveva voluto credere al tradimento di Duncan finché non l’aveva visto coi suoi stessi occhi. Allora era diventata cieca di rabbia, perdendo di vista l’obiettivo principale del gioco: la vittoria.
L’amore è per gli sprovveduti.
Bridgette e LeShawna avevano affidato con troppa leggerezza la propria fiducia ad Alejandro, ricevendo in cambio della loro devozione un biglietto di sola andata per l’eliminazione definitiva dal reality.
Certo, in qualche modo l’amore si era rivelato un alleato fondamentale nel gioco, un’arma perfetta da usare contro i propri avversari, ma poiché tutti i concorrenti all’infuori di lei erano soltanto degli sciocchi rammolliti, nulla poteva confutare la sua teoria che quel sentimento tanto insulso fosse riservato solamente ai più deboli.
Chi ama si rammollisce.
Perfino il suo avversario più promettente era infine caduto sotto i colpi di quel bruciante sentimento.
Alejandro.
L’amore aveva cominciato a confondere anche lui, rendendolo incapace di ragionare con quell’abilità da stratega che aveva sempre posseduto.
In pochi attimi si era ritrovato succube di una passione capace di ottenebrargli la mente a tal punto da renderlo vulnerabile come non mai agli attacchi del suo spietato avversario.
Heather non aveva mai percepito la possibilità della vittoria così vicina come allora.
La certezza di accaparrarsi la gloria e il milione di dollari era stata in grado di mettere a tacere in un attimo quel mormorio sommesso del suo cuore che sembrava quasi volerle suggerire un altro motivo per essere felice, in alternativa al denaro.
Senza rendersene conto aveva sorriso, soffocando nell’incresparsi delle sue labbra quel momento di debolezza, negando a sé stessa il fatto che, impegnata a far sì che l’ispanico bruciasse sotto il flagello dei suoi sguardi roventi, avesse finito per scottarsi anche lei.
Le sarebbe bastata una semplice menzogna per porre fine a quel vacillare incerto del suo animo, così aveva preso in considerazione l’idea di fingersi affranta per la fine di quella lotta fra titani che aveva intrapreso con Alejandro nel corso di tutta la stagione del reality, senza rendersi conto che lacrime spontanee avevano cominciato a solcarle le guance rese bollenti dai vapori che uscivano dal vulcano sul quale erano stati costretti a fronteggiarsi per la resa dei conti finale.
Soltanto gli stupidi, gli sprovveduti, i rammolliti, gli ingenui, gli innamorati sentono il bisogno di credere alle menzogne che vengono loro raccontate.
Le menzogne sono fatte per ingannare, e chi si lascia ingannare è indubbiamente un debole.
Perciò, l’amore è per i deboli.
E debole era anche Alejandro, perché le aveva ingenuamente creduto, troppo accecato dall’amore per lei per poter scoprire il nodo dell’imbroglio.
Questo pensava Heather mentre osservava disgustata i suoi compagni darsi alla pazza gioia sul ponte del sudicio motoscafo nel quale Chris li aveva fatti imbarcare, in attesa di giungere finalmente sull’isola dove avrebbero dovuto tentare di sopravvivere alla quarta temutissima stagione del reality.
Illusi, anche stavolta soccomberete sotto il peso delle vostre stupide azionipensava Heather in collera col mondo intero.
Tra di loro c’era anche Alejandro, che la osservava di sottecchi con un sorriso sornione stampato in volto.
Le sue labbra piegate all’insù in una smorfia di amara consapevolezza, accompagnate da uno sguardo di provocazione mista a una punta di afflizione, non seppe il perché, le provocarono una morsa al cuore che le tolse per un attimo il respiro.(*)
Non si voltò dall’altra parte quando i loro occhi si scontrarono.
Non gli rivolse una smorfia di disgusto, né si diede la pena di provocarlo.
Semplicemente, rimase immobile a fissarlo, la mente persa altrove in pensieri tumultuosi.
E allora sentì di nuovo aprirsi di fronte a sé quella porta attraverso la quale non era voluta passare quando era stato il momento di scegliere tra la felicità e il denaro.
Vedere Alejandro lì in piedi davanti a tutto il gruppo, come un valoroso capitano pronto a condurre la sua nave in battaglia, Fiero, nonostante l’umiliazione subita che lei stessa gli aveva inflitto gli bruciasse ancora in petto, Deciso, sebbene tutte le certezze in cui aveva creduto fino ad allora fossero state soffiate via miseramente da un alito di vento che odorava di menzogna, Ancora pieno del suo Fascino, nonostante profonde cicatrici solcassero quel corpo un tempo immacolato e perfetto, le fece capire una cosa.
L’amore è per i deboli, ma soltanto i più forti sono in grado di sopportare il peso di una delusione.
 

Angolo Autrice:

(*) Si, so benissimo che nella prima puntata della quarta stagione, quando tutti gli ex concorrenti sono sul motoscafo, Heather è in braccio ad Alejandro-robot. Tuttavia, siccome non ho mai amato la versione "metallica" dell'ispanico, ho preferito tralasciare questo particolare e fingere che il nostro Al sia solamente un pò... ammaccato. 

...
....
.....
Buh! Chi non muore si rivede, eh?
Si, tranquilli, non siete in preda ad una dose eccessiva di allucinogeni: sono proprio io.
Dopo mesi di silenzio, torno a rompervi le scatole con un'altra delle mie insulse shot. Mi scuso con tutti i miei lettori (sempre che ce ne siano ancora) se ho tardato così tanto a postare, ma purtroppo sono stata sommersa di impegni fino al collo: università in primis, studio ed esami, impegni vari.
Il tempo è stato talmente poco che non mi sono avvicinata al computer per un bel pò, e ho lasciato marcire questa ed altre storie nei meandri oscuri dei vari fandom per mesi e mesi. Forse stavate già gioendo per la mia dipartita: in tal caso mi duole dovervi rovinare la festa.
Sono tornata, ma per poco purtroppo. Ho deciso di approfittare di queste vacanze di Pasqua per scrivere un pò, ma non garantisco di riuscirci anche in futuro. Per ora spero di...ehm... deliziarvi (?) con questa piccola shot. Dovrei riuscire a postarne anche un'altra nel corso delle prossime settimane (per vostra somma gioia), poi credo mi prenderò un altro attimo di pausa nel corso del quale penserò a nuove storielle e mi dedicherò allo studio per gli esami universitari.
Chiedo quindi perdono per l'assenza passata e futura, forze superiori mi impediscono di creare nuove fictions.
Parlando di fiction, spero che questa shot sia stata di vostro gradimento.
Forse ho fatto una Heather un pò troppo riflessiva e, boh, per certi aspetti anche troppo sentimentale, per questo (non fucilatemi, ve ne prego) temo di essere caduta nell'OOC. Spero mi farete sapere i vostri pareri a riguardo.
Per la storia in sè non c'è molto da dire: pensavo solo che una mente malvagia come Heather potesse avere certe riflessioni riguardo un sentimento insulso come l'amore, come ritiene lei stessa.
Fatemi sapere se concordate con le sue idee.
Il titolo del capitolo, per chi non lo sapesse, significa "Forza d'animo". Credo si capisca il motivo per cui ho voluto intitolarlo così: la chiave del mistero sta tutta nell'ultima frase scritta. (un coro di "Ooh" affascinati si propaga nell'aria). 
Bene, senza togliervi altro tempo prezioso, vi saluto, dicendovi che ci rivedremo nelle prossime settimane (non so quando, ma ci rivedremo).
Ditemi se la storia fa così schifo, è passato del tempo e potrei non essere più tanto allenata a scrivere storie decenti.
Quasi dimenticavo: auguro una Buona Pasqua a tutti!
Ci si vede!

_BlueLady_

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Capitolo 8
*** Anniversary Day ***


Anniversary day

 
Tutto preannunciava l’inizio di un’ottima giornata, per Alejandro.
Alcuni raggi di sole filtravano dalla finestra, accompagnati da qualche timido cinguettio, e l’aroma del caffè ancora caldo nella tazza andava a solleticargli piacevolmente le narici.
Fu la prima cosa che notò non appena aprì gli occhi destandosi dal suo piacevole sonno.
Il vassoio era posto esattamente accanto a lui, tra gli inviluppi delle candide lenzuola del letto semisfatto, e sopra erano appoggiati una tazza tiepida e ancora fumante accompagnata da qualche biscotto dorato e croccante che amava concedersi ogni tanto, uno strappo alla regola necessario per mantenere il suo corpo in forma, ma senza viziarsi troppo.
Alejandro fissò sorridente il banchetto che aveva di fronte a sé, non senza nascondere una nota di sorpresa nello sguardo.
Si aspettava di ritrovare Heather al suo risveglio, ancora avvolta nelle lenzuola e intenzionata a dormire fino a tardi come ogni weekend, invece la sua presenza era stata sostituita da qualcosa di altrettanto piacevole.
Se c’era una cosa che l’ispanico adorava, infatti, era quando gli veniva portata la colazione a letto.
Quel gesto che qualsiasi altra persona avrebbe giudicato essere terribilmente semplice e banale, per Alejandro era motivo di grande soddisfazione e appagamento, perché era in grado di riaccendere in lui tutto l’orgoglio e la stima che aveva di sé stesso, e lui semplicemente amava crogiolarsi nel suo orgoglio.
Cosa c’era di meglio dell’essere serviti e riveriti, ricevendo un trattamento pari quasi a quello di un re?
Si, Alejandro decisamente amava sentirsi venerato a quel modo, soprattutto se a farlo era Heather. La stessa ragazza che, fino all’anno prima, era stata in grado di fargli passare le pene dell’inferno, umiliandolo e mortificandolo, calpestandogli il cuore e i sentimenti, tutto per un misero milioncino di dollari verdi e fruscianti.
Era stato buttato giù dalle pendici di un vulcano, vittima di un sacrificio che mai sarebbe stato disposto a fare in qualsiasi circostanza, eppure per Heather ci era stato costretto.
Mentre precipitava in basso, lo sguardo ancora rivolto alla traditrice, gli era sembrato tutto improvvisamente irraggiungibile: l’agognato milione di dollari, per il quale aveva sprecato (si poteva proprio dirlo) sangue e fatica, ed Heather, la fredda calcolatrice tanto abile quanto spietata, che era stata in grado di ammaliarlo con la sua tenacia e la sua forza di volontà.
Semplicemente irraggiungibili. E tutto per una scelta sbagliata.
A pensarci adesso, non poteva fare a meno di sorridere. E non per la comicità della situazione, nonostante tutta la sofferenza che era stato costretto a sopportare dopo quel fatidico episodio, ma perché, se si fosse ripresentata l’occasione, avrebbe agito esattamente allo stesso modo di allora.
Dove l’aveva portato il suo sbaglio, dopotutto?
A godersi la colazione calda a letto che gli aveva preparato la stessa persona spregevole che l’aveva costretto a ridursi in quello stato.
Alla fin fine, sebbene non fosse andato esattamente tutto secondo i suoi piani, quello che voleva lo aveva ottenuto comunque.
Compiere scelte sbagliate non era poi così male, in fondo.
Alejandro sorseggiò la sua tazza di caffè sorridendo sornione, lasciando che il liquido caldo si disperdesse per le membra, mentre si crogiolava in quelle assurde quanto insensate riflessioni.
Sono incredibili i pensieri che una misera colazione a letto può suscitare.
Dopo aver finito di sorseggiare il suo caffè, l’ispanico si prese il tempo per fare una doccia, pronto poi a riconsegnare il vassoio vuoto nelle mani di chi l’aveva riempito.
Scese pigramente le scale, quasi a volersi godere qualche secondo di più di quel momento di gloria che gli era stato gentilmente concesso.
Giunto in cucina la trovò stranamente vuota: il dolce profumo di Heather come unico segno della passata presenza della ragazza.
Un bigliettino leggermente accartocciato era poggiato sul tavolo, fissato con un barattolo di zucchero perché non volasse via accidentalmente.
Alejandro ne riconobbe subito la calligrafia, resa quasi illeggibile dall’atteggiamento nervoso ed irritato con il quale era stato scritto.
 
“ Non farci troppo l’abitudine a questo tipo di smancerie: sarà la prima e l’ultima volta che mi abbasserò a compiere simili idiozie.
L’ho fatto solamente perché lo richiedeva l’occasione, perciò non montarti la testa.
A stasera, e vedi di ripagarmi a dovere.”
 
Sul volto dell’ispanico si dipinse un sorriso ancor più sornione di quello che aveva fatto in precedenza, immaginando la fatica alla quale Heather si era sottoposta nel compiere quell’ardua impresa.
Qualsiasi gesto che potesse anche solo lontanamente avvicinarsi ad un minimo di dolcezza nei suoi riguardi si trasformava in un’impresa colossale per lei, la conosceva fin troppo bene, perciò si limitò ad apprezzare lo sforzo, senza soffermarsi più di tanto sull’importanza del gesto.
In silenzio mise a lavare la tazza ed il vassoio, dirigendosi poi in salotto con il biglietto ancora tra le mani e il giornale sottobraccio.
Sedutosi in poltrona si concesse un minuto per concentrarsi ancora sul bigliettino lasciatogli da Heather. Anche dal modo in cui acuminava le lettere si poteva intravedere la sua tagliente personalità, per non parlare delle perle di acidità che spiccavano in ogni singola frase!
Minacce, intimidazioni e l’evidente aspettativa di una ricompensa in cambio era ciò che traspariva a chiare lettere dal foglietto stropicciato.
Eppure c’era qualcosa che ancora non gli era del tutto chiaro.
Heather aveva specificato di avere agito a quel modo non di sua spontanea volontà, ma perché delle misteriose circostanze esterne lo avevano richiesto.
Parlava di un’occasione alla quale aveva fatto ricorso.
Di che accidenti si trattava?
Alejandro si spremette con forza le meningi, sperando in un’improvvisa illuminazione.
Provò a pensare a tutte le occasioni possibili che gli vennero in mente: compleanni, San Valentino, festività varie, la visita di colei che ormai poteva quasi considerare sua suocera, anniversari…
Un lampo di genio gli attraversò improvvisamente la mente, come un fulmine a ciel sereno.

Anniversario.

Anniversario.
Quella parola tornava stranamente a tormentarlo.
Anniversario.
Continuava a saltargli più e più volte in testa, accendendosi a intermittenza peggio di quelle insegne lampeggianti che vengono poste all’entrata degli strip club.
Anniversario.
Anniversario.
Anniversario.

….
…..
Oh, cacchio.
Oh, cacchio, cacchio e stracacchio.
Era da un anno che stavano insieme, e lui non ci aveva fatto caso.
Anniversario.
Era da un anno che sopportava Heather ed ogni suo più minimo sclero, e non si era nemmeno reso conto di quanto tempo fosse passato dalla volta in cui avevano deciso di fare coppia fissa.
Anniversario, anniversario, anniversario.
D’accordo, diamoci un taglio” si disse, cercando di riprendere controllo sulla mente che ormai divagava senza limiti.
È il vostro anniversario, e tu te ne sei completamente dimenticato.
La consapevolezza di quell’amara verità lo stravolse semplicemente.
Stupido, stupido, stupido!
Davvero aveva creduto che Heather gli avesse portato la colazione a letto solamente per il semplice piacere di farlo?
Lo aveva sempre saputo che qualsiasi gentilezza da parte sua nascondeva sempre qualche doppio fine, e nonostante tutto ci era cascato come un allocco.
L’aveva anche specificato, nel biglietto, che si aspettava qualcosa in cambio.
E a giudicare dalla spontaneità della sua azione così inconcepibilmente zuccherosa, pretendeva certamente il meglio che lui aveva da offrirle. 
- Maldita sea, ¿cómo me olvido de algo así?- esclamò, scattando in piedi come una molla e schizzando in camera a vestirsi, pronto ad uscire per andare a cercare uno straccio di regalo per la sua esigente fidanzata. (*)
L’ironia della sorte volle che il loro anniversario cadesse proprio di domenica, quell’anno.
E di domenica, si sa, i negozi sono tutti chiusi.
 

¤¤¤¤¤¤
 

 

Come volevasi dimostrare.
Heather era seduta a braccia conserte davanti a lui e lo fissava con sguardo truce ed impaziente, la bocca leggermente inarcata all’ingiù in una smorfia di notevole irritazione.
- Allora?- gli domandò acida, aspettando la sua reazione che tardava ad arrivare.
Alejandro, per tutta risposta, fissava interdetto il pacchetto che Heather gli aveva rifilato brutalmente tra le mani, tentando disperatamente di ritardarne il momento dell’apertura per guadagnarsi qualche minuto di vita in più.
Deglutì a malapena, sforzandosi di stamparsi in volto uno dei suoi soliti sorrisi seducenti e disinvolti. Uno di quelli che faceva ogni qualvolta era certo di avere la situazione sotto controllo.
La preda non deve mai far sentire l’odore della sua paura al predatore.
Prese un profondo respiro, boccheggiando qualche istante dopo, poi si decise a parlare.
- Heather…-
 “…ho dimenticato il nostro anniversario, e non ho uno straccio di regalo da rifilarti”
Diablo.
- Io non ho un regalo da darti per il nostro primo anniversario –
Seguì qualche secondo di silenzio, nel quale Alejandro approfittò per riprendere fiato.
- Che cosa hai detto?!-
L’urlo isterico ed improvviso e l’occhiata truce che seguì subito dopo la sua frase fece perdere diversi battiti al suo povero cuore innamorato.
Diablo, diablo, diablo!
Doveva affrettarsi a concludere, altrimenti Heather l’avrebbe incenerito prima che potesse arrivare al punto.
- Alejandro Burromuerto, prega solo che la tua sia una morte veloce ed indolore!-
L’ispanico poteva già vedere il corpo snello ed aggraziato della sua splendida quanto passionale ragazza sporgersi con uno scatto fulmineo verso la tavola imbandita, le braccia tese e contratte verso il suo collo, pronte a stringerlo in un affettuosoabbraccio di ringraziamento.
- Frena i bollenti spiriti e fammi finire, chica!- la interruppe, prima che potesse muovere un passo di più – So che non vedi l’ora di gustare quel che ho preparato per te, ma questo mi sembra alquanto eccessivo, non trovi?-
- Smettila di farneticare e arriva al punto! - esclamò lei, lo sguardo omicida ancora visibile nei suoi occhi – E’ già tanto che sia costretta a sopportare questo supplizio una volta all’anno! Vedi di non dilungarlo ulteriormente con il tuo stupido quanto irritante tentativo di suspence! Dammi il risarcimento che mi spetta e facciamola finita! Mi ci vorrà un mese intero per digerire tutto questo disgustoso zucchero!-
Alejandro continuò a sorriderle, senza togliersi dal volto quell’espressione di trionfo tipica di chi è riuscito a farla franca per l’ennesima volta.
- La tua impazienza non ha limiti, eh? Ebbene, ti stavo dicendo - riprese, riacquistando il suo atteggiamento tranquillo e pacato - che non ho un regalo da darti, semplicemente per il fatto che io sono il tuo regalo di stasera!-
Heather lo fissò seria negli occhi, come per accertarsi che non la stesse prendendo in giro.
- Sei in vena di scherzare, vero Burromuerto?-
- Certo che no - le rispose lui, facendosi più vicino – Cosa c’è di meglio del sottoscritto come ingrediente per rallegrare la serata?- le disse infine, sorridendole malizioso.
Heather voltò di scatto la testa di lato, allontanandosi dal viso di lui e puntellandosi con le mani al suo petto nel tentativo di allontanarsi.
- Il tuo narcisismo non ha limiti… – osservò piccata, mentre lui le percorreva lentamente la schiena con la punta delle dita.
- E’ anche per questo che non puoi fare a meno di me - le soffiò lui all’orecchio.
Heather scoppiò in una risata che sapeva di ostinatezza e malignità.
- Mi credi forse una sprovveduta, Alejandro?-
L’ispanico ghignò, non potendo non notare i brividi di piacere che continuavano a percorrerle la schiena, nonostante lei cercasse in tutti i modi di reprimerli.
- Arrenditi all’evidenza e ammettilo: sono il regalo migliore che ti potesse capitare -
 

 

¤¤¤¤¤¤
 

 

Niente colazione a letto, quella mattina.
Sebbene Heather fosse di nuovo assente, al suo posto non aveva lasciato nessun biscotto, nessun aroma di caffè che lo accompagnasse nel suo dolce risveglio, perché doveva essere per forza un dolce risveglio.
Scese dal letto di malavoglia, lasciandosi accogliere dal gelo che lo attendeva famelico fuori dalle lenzuola, dirigendosi giù in cucina a passo lento e pesante.
Il momento di gloria era terminato, si tornava alla normalità. E la normalità richiedeva che tornasse a prepararsi da solo la colazione, come ogni mattina.
Nonostante quella piccola consapevolezza contribuisse a demolire l’orgoglio che il giorno prima era stato motivo di grande soddisfazione, l’aria di trionfo che aveva dal momento in cui si era svegliato continuava a regnargli sovrana in volto.
E come dovrebbe sentirsi colui che è riuscito a godersi alla grande il proprio anniversario, nonostante se ne fosse completamente dimenticato?
Una soddisfazione, era una vera soddisfazione sapere di essere riuscito a schivarsi l’ira di Heather, averla abilmente ingannata per poi godersi appieno il resto della serata, senza dover scontare un minimo di pena.
Alejandro Burromuerto, non ci sono storie: oltre che affascinante, sei anche terribilmente astuto. Il miglioreLa natura ti vuole proprio bene, se ti ha voluto premiare così!
Con la mente piena di queste convinzioni, terminò di scendere le scale, notando con stupore che la porta di cucina era stranamente chiusa.
Attaccato alla maniglia un altro biglietto, ancor più stropicciato di quello della mattina precedente, l’inconfondibile calligrafia di Heather a marchiarne la superficie.
 
“ Ti ripeto la domanda: mi credi forse una sprovveduta?
Credi che non mi sia accorta del tuo patetico quanto vano tentativo di ingannarmi?
Ricordati che stai giocando col fuoco, Burromuerto. E con il fuoco spesso si rischia di essere bruciati: le tue esperienze precedenti avrebbero già dovuto farti da lezione.
Spero solo che il piccolo assaggio di quello che ho intenzione di farti per il tuo affronto sconsiderato ti sia gradito.
Stasera riceverai il resto, con tanto di interessi.
Dopotutto, hai un conto in sospeso, e devi pagare.
Ti ricordo solo una cosa: ieri ci siamo alzati da tavola senza assaggiare il dolce…
Bonne appétit!”
 
Continuò a fissare interdetto il nuovo biglietto che Heather gli aveva lasciato, percorrendolo più volte con lo sguardo.
Dunque si era sbagliato.
Heather non era così ingenua come credeva. Ma, dopotutto, si era trattata di una splendida serata anche per lei, no?
Di che mai avrebbe dovuto vendicarsi?
Senza intimorirsi più di tanto, aprì la porta di cucina, giudicando le sue parole come un finto tentativo di spaventarlo malriuscito.
Fu allora che videquella cosa, e, colto alla sprovvista, fece l’unica cosa che fu in grado di fare in quel momento.
Rabbrividì.
Madre de Dios, sapeva che Heather aveva una mente criminale, perfida, cospiratrice e tutto il resto, ma fino a quel punto!
Avrebbe preferito di gran lunga strilli, schiaffi, essere condannato a dormire sul divano per il resto dei suoi giorni, perfino vedere i suoi vestiti gettati fuori dalla finestra, ma mai si sarebbe aspettato un affronto simile!
Una malvagità del genere avrebbe fatto fatica a concepirla perfino lui.
Eppure quella torta era proprio lì davanti ai suoi occhi, e la glassa nero fondente sulla quale spiccavano chiare e sottili le lettere bianco panna che componevano quella dannata frase lo invitava a leggere ancora e ancora quella formula, quasi a volerlo maledire sotto il marchio di un terrificante maleficio.
“ Felice Anniversario, AL ”
Nel leggere quella piccola, insignificante parola, non poté fare a meno di pensare che, se quello era solo un assaggio della vendetta che Heather gli aveva preparato, certamente non sarebbe riuscito a sopportarne il resto.
Con la fronte che sudava freddo e la bocca contratta in un’espressione scioccata, Alejandro promise seriamente a sé stesso che mai, in tutto il resto della sua storia con Heather, si sarebbe più dimenticato di un loro anniversario.


Angolo Autrice:

(*)
 La traduzione dovrebbe essere: " Maledizione, come ho fatto a dimenticarmi di una cosa del genere?". Tuttavia, dato che non conosco lo spagnolo e, lo ammetto, ho usato un traduttore, se qualcuno esperto in lingua dovesse riscontrare degli errori lo pregherei gentilmente di farmelo sapere e di indicarmi la giusta correzione :)

...
Ehm, salve!
Come vedete sono ritornata (miracolo!) con una nuova fic che non so da dove l'ho partorita. Da quel che mi risulta (ma le mie fonti sono poco attendibili e potrei anche sbagliarmi) non dovrebbe esserci nessuna fic che tratta i nostri due diavoletti nel giorno del loro anniversario, dunque ho voluto provare a dare una mia visione di questo giorno goiglorioso xD
Spero solo di non aver combinato qualche pasticcio, perchè ammetto che ho molti dubbi sull'Ic dei personaggi (stranoooo!) e sul fatto dei bigliettini di Heather. Mi piaceva l'idea che non fosse direttamente presente quando Alejandro scopriva lameravigliosa sorpresa che gli aveva lasciato sul tavolo della cucina, però l'idea di avvisarlo via cellulare mi faceva ancora più schifo, quindi ho optato per dei deliziosi post-it.
Mi sono molto divertita a scrivere questa fic, ma non sono per niente convinta del risultato e dubito che vi soddisferà: l'ho buttata giù in fretta e furia e potrei aver combinato solo pasticci. Tentar non nuoce, comunque, quindi lascio a voi il giudizio finale.
Approffitto di questo spazio per dirvi che per un pò di tempo la raccolta la lascerò in stand-by, causa momentanea assenza di ispirazione e di tempo per buttar giù qualcosa di decente. Indi per cui vi pregherei di non trucidarmi se non dovessi postare nulla da qui ai prossimi due mesi ^_^"
Terminato ciò che avevo da dirvi non mi resta che salutarvi, con la speranza che dopo aver letto la fic l'impulso di correre in bagno non sia così eccessivo da maledirmi per il resto della vita.
Un saluto a tutti voi!
Ringrazio anche chi ha recensito finora e chi mi ha seguita fin qui :)
Ci si vede!

_BlueLady_

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Capitolo 9
*** Twist of Fate ***


Twist of Fate
 

Buio, luci lampeggianti, odore di chiuso, musica assordante capace di penetrare fin nelle viscere, facendole vibrare come quella disgustosa gelatina verde che schifava tanto Courtney.
Heather non sapeva come avesse fatto a trovare quel posto, né per quale assurdo motivo si fosse decisa ad entrarvi. Odiava i locali come quelli, dove lo spazio è talmente poco per cui l’unico modo per riuscire a spostarsi è quello di sgusciare tra la miriade di corpi sudaticci ed accaldati, spalmandosi addosso quell’insopportabile olezzo tipico di tutti i perdenti che proprio non si addiceva ad una come lei.
Li odiava, si, eppure aveva avuto il coraggio di entrarvi lo stesso, forse per rincarare la sua dose di malvagità quotidiana, andata leggermente perduta ultimamente, rivolgendo ogni sorta di pensiero malvagio a chiunque gli passasse davanti agli occhi.
Se ne stava seduta su uno dei pochi divanetti rimasti liberi e asciutti (molti colavano di schifosi drink maldestramente rovesciati a terra), osservando con malvagia compassione la folla di sfigati che si agitava di fronte a lei come una mandria di bufali in calore a ritmo di musica.
Nonostante fosse da sola e rappresentasse perciò una preda abbastanza abbordabile per chiunque, nessuno osava avvicinarsi a lei, intimorito dalle occhiatacce glaciali che rivolgeva ai pochi sconsiderati che osavano avvicinarsi anche solo di un passo in più del dovuto.
Se stai anche solo provando a pensarci ti uccido - sembrava dire il suo sguardo, e ciò era in grado di indurre a lasciar perdere anche i più temerari.
Non era venuta in quel postaccio in cerca di un’avventura di una notte soltanto – per nessuno al mondo sarebbe mai valsa la pena di vendersi per un simile capriccio – né per sopportare le odiose moine di tutti quegli sfigati che le ronzavano attorno come api su un vasetto di miele.
Heather era entrata a “La Fortuna” solamente perché era l’unico posto in tutta la città di Toronto (o, almeno, in una buona parte di essa ) a mostrare qualche segno di vita mondana.
Non che lei ne fosse una gran appassionata, ma necessitava di lasciarsi alle spalle anche solo per una notte la sua solitudine, ed immergersi nella confusione che soltanto una folla festante sapeva concedere.
Un maggior numero di persone implicava una maggiore possibilità di sfogare la sua cattiveria repressa, dopotutto.
Aveva incontrato quel locale per puro caso: era stata una vera fortuna (non poté fare a meno di digrignare i denti nel pensare ciò) trovarlo a pochi isolati di distanza da casa sua, in questo modo si sarebbe risparmiata di farsi centinaia di chilometri a piedi al ritorno, col rischio di essere abbordata da qualche autista ubriaco fradicio desideroso di passare una nottata di fuoco con qualsiasi cosa avesse anche solo una parvenza di sembianze femminili.
Impegnata com’era a riversare il suo odio contro tutto il resto del mondo, non si accorse di aver distrattamente abbassato la guardia, così da permettere ad uno dei tanti scimmioni presenti all’interno del locale di avvicinarsi a lei quanto bastasse da rivolgerle la parola.
L’impavido salutò Heather con un sorriso che voleva essere seducente, ma che di seducente aveva ben poco.
Notò con estremo fastidio che teneva un drink di un disgustoso color vomito in mano, completo di cannuccia ed ombrellino.
- Ciao – le disse, digrignando i denti in una maniera tale che fu capace di farle ricordare una delle poche volte in cui Eva aveva tentato un sorriso, finendo per rimanere con mezza faccia paralizzata.
- Che cosa vuoi?- chiese acida, con un tono talmente velenoso che, se solo fosse stato possibile, avrebbe potuto ucciderlo all’istante.
La sua domanda parve non turbarlo minimamente, rimase in piedi di fronte a lei a fissarla come fosse un cioccolatino da scartare e assaporare in tutto il suo gusto.
- Mi chiedevo cosa ci facessi seduta qui tutta sola, e se avessi bisogno di un po’ di compagnia… – le disse, proponendole un’altro dei suoi innumerevoli ghigni.
- Sparisci!- gli abbaiò Heather in risposta, continuando a trafiggerlo con le sue occhiatacce raggelanti.
Lui, per tutta risposta, non accennò alcun movimento, anzi, osò addirittura ridere dell’ostilità che lei continuava a mostrargli.
- Siamo piuttosto nervosette, eh? Lascia che ti offra qualcosa da bere – disse ancora, ponendole davanti agli occhi il suo disgustoso drink dall’odore terribilmente penetrante.
Che diamine ci avevano messo dentro?
Heather si alterò solamente al pensare che qualcuno potesse ritenerla capace di bere una brodaglia simile.
Lo scarico dei gabinetti del confessionale di Wawanakwa in confronto era da considerarsi pura acqua di sorgente, e questo diceva tutto.
- Osi anche rifilarmi questa robaccia da bere? Ti ho detto di sparire di qui, non ho nessuna intenzione di mischiarmi con la feccia di questo posto schifoso. L’olezzo dei perdenti che rimane sui vestiti mi da il voltastomaco. TU mi dai il voltastomaco, perciò dissolviti in fretta, prima che perda del tutto la pazienza!-
… Si, la sua malvagità andava assolutamente riesercitata un poco, si vedeva che era parecchio fuori allenamento.
Osservò il suo interlocutore soddisfatta, credendo che per una nullità come lui ciò che aveva detto fosse sufficiente, ma dovette ricredersi quando, abbassatasi un momento per tirare fuori il cellulare dalla borsa, se lo ritrovò ancora piantato davanti, quasi avesse messo radici in quel punto solamente per darle fastidio.
- Ti piace fare la difficile, eh? Guarda, non chiedo molto, soltanto due chiacchiere di fronte a un bicchiere di vodka-lemon, ti va?-
Heather lo osservò come per accertarsi che non la stesse prendendo in giro.
Quella roba osava definirla vodka-lemon?!
- Non sono stata abbastanza chiara, forse? Gira. A. Largo!-
- Niente vodka-lemon? Vada per un pesquito, allora!
- BASTA! –
Sentì un’ondata di collera pervaderle il corpo, le mani che prudevano terribilmente.
- Senti: non ho nessuna intenzione di bere con te qualsiasi schifezza tu abbia il coraggio di propormi, nessuna voglia di parlare con te il tuo stupido linguaggio per babbuini, nessuna aspirazione a lasciarmi infettare dai tuoi germi da perdente! Ed ora, insetto insignificante e dannatamente fastidioso, fammi il piacere di sparire!-
Dovette aver urlato parecchio, perché al termine della frase si sentì innumerevoli sguardi puntati addosso: nonostante il volume della musica fosse molto alto, la maggior parte delle persone che aveva intorno l’avevano sentita, ed avevano preso a guardarla a bocca aperta e con gli occhi sbarrati, quasi chiedendosi se fosse umana.
Heather si limitò ad ignorarli.
Prese a pigiare con rabbia i tasti del cellulare, simulando di scrivere un messaggio a un destinatario inesistente, soltanto per sviare tutte quelle occhiate indagatrici e terribilmente fastidiose.
- … Sei davvero sicura di non volere compagnia per stasera? Una bella ragazza come te non merita di passare tutta la serata da sola - si sentì ancora dire.
Non ci poteva credere, ci stava provando ancora!
Pigiò con più forza la tastiera del cellulare, rischiando addirittura di far saltare via uno dei tasti dal troppo nervosismo.
Un ringhio rabbioso le fece vibrare le corde vocali: alzò il volto verso il suo stupido importunatore - perché doveva per forza essere stupido se dopo le sue continue minacce osava ancora posare gli occhi su di lei - e fece per aprir bocca, pronta ad abbaiargli contro le medesime parole ripetute in precedenza in tono più crudele e spietato, tanto perché arrivasse a capire il concetto una volta per tutte.
- Infatti non lo è – esordì a un tratto una voce dai toni caldi e seducenti alle sue spalle - una voce terribilmente familiare, si ritrovò a pensare - che le tolse tutto il divertimento nell’umiliare il suo assillante corteggiatore.
Impiegò qualche secondo a voltarsi: giusto il tempo di realizzare chi si celava dietro le sue spalle, e la sua bocca si contorse in una smorfia infastidita.
Il volto di Alejandro che le sorrideva sornione le comparve davanti agli occhi quasi per dispetto, peggiorando ancora di più il suo già pessimo umore.
Lui parve non farci caso, anzi, si rivolse con tutta calma al persecutore di Heather senza togliersi quel sorriso a tratti strafottente dal volto.
- Perdona il disturbo, amigo. Mi spiace informarti che questa splendida ragazza è con me – disse, Heather storse il naso nell’udire l’appellativo volutamente ironico con cui Alejandro aveva osato chiamarla.
L’altro lo fissò con un’occhiata mista tra sbigottimento e scetticismo.
- Scusa se ci ho messo tanto, amor…- continuò l’ispanico, volgendo ad Heather un’occhiata complice - … ma non c’era uno straccio di parcheggio nelle vicinanze neanche a pagarlo. Ho dovuto spingermi piuttosto in là per trovarne uno decente -
Heather osservò prima lui accigliata, poi l’altro che ancora li osservava sospettoso.
- Mi chiedevo quanto ancora ci avresti impiegato a raggiungermi – disse poi, ricambiando l’occhiata complice all’ispanico.
L’altro si ostinava ancora a non capire.
- Lei è la tua ragazza?- domandò, rivolto ad Alejandro.
- A chi credevi che stesse inviando il messaggio?- rispose lui, accennando al cellulare che Heather teneva ancora tra le mani.
L’idiota parve finalmente capire di essere di troppo. Con fare avvilito cominciò ad allontanarsi dalla coppia, conscio di aver appena fatto una terribile figura.
- Mi dispiace aver rovinato i tuoi piani, amigo!- gli urlò dietro Alejandro – Sarà per un’altra volta!-
- Addio!- salutò invece Heather con il più soddisfatto dei toni.
Non appena ebbe finito di crogiolarsi nella sua soddisfazione, tornò a concentrare la sua attenzione su Alejandro, che aveva preso posto accanto a lei e la stava osservando con quel suo solito sguardo carico di malizia, porgendole uno dei due drink.
- Tutto questo ha dell’incredibile – esclamò in un sorriso saccente.
Heather non si lasciò sfuggire l’occasione per controbattere:- Cosa? Il fatto che nonostante il locale sia pieno di splendide ragazze – marcò volutamente le ultime due parole - nessuna di loro si sia ancora fatta avanti per chiederti un autografo ed un’uscita a cena, tanto che sei dovuto per forza ricorrere ad importunare me? Stai perdendo punti, a quanto vedo! - esclamò pungente, lanciandogli un’occhiata di sfida.
Alejandro non parve minimamente cogliere la sua provocazione. Anzi, si limitò a sorseggiare il suo cocktail con estrema disinvoltura, quasi la provocazione di Heather non l’avesse minimamente sfiorato.
- Se è per questo, nemmeno a te nessuno ha ancora osato chiedere l’autografo, sbaglio? O devo credere che il tizio mezzo ubriaco che ti ha importunato giusto pochi secondi fa fosse un tuo sfegatato fan, piuttosto che un poveretto in cerca di una ragazza qualsiasi con cui passare una piacevole serata in compagnia?- e sorrise nel notare lo sguardo di lei accendersi di iraconda indignazione – La piacevolezza della serata dipende dai punti di vista, ovviamente.- 
Heather gli lanciò un’occhiataccia di sbieco osservandolo sorseggiare con aria soddisfatta il suo drink, e trattenendo a forza l’impulso di rovesciargli il resto del bicchiere in testa. Qualcosa le disse che non era certo il cocktail a renderlo così di buon umore, quanto la frecciatina che gli aveva appena rivolto.
- Di certo la mia serata era piacevole, finché non sei comparso tu a rovinarla del tutto - ribatté arcigna.
Lui sorrise:- Lieto di averti rovinato il divertimento, allora - disse – Ne prenderò nota per il futuro, nel caso avessi ancora in programma di farti da guastafeste.-
Lei non rispose, limitandosi ad incrociare le braccia in un grugnito di disappunto.
Alejandro bevve un altro sorso del suo drink, poi entrambi si chiusero nei loro pensieri, intrappolati in un lungo ed imbarazzante silenzio.
Heather non poté fare a meno di domandarsi il perché il destino avesse voluto giocarle uno scherzo simile proprio quella sera.
Avrebbe preferito incontrare chiunque dei concorrenti del vecchio reality, perfino quella grossa mongolfiera di LeShawna o quella logorroica psicotica di Sierra, eccetto lui.
L’ultima volta che si erano visti l’aveva umiliato in diretta mondiale, rifiutando il suo amore e spingendolo giù dalle pendici di un vulcano in cambio di un milione di dollari fruscianti. Un mese dopo, essendo venuta a conoscenza delle gravi lesioni che aveva riportato in seguito all’accaduto – non certo per colpa sua, si era ritrovata a pensare, che colpa ne aveva lei se il vulcano aveva deciso di eruttare proprio in quel momento, sommergendolo sotto metri e metri di lava bollente?- si era augurata di non doverlo mai più incontrare in vita sua.
Aveva sperato ciò, non tanto perché si sentisse in colpa – lei, malvagia com’era?-, né perché non riuscisse a sopportare la vista del suo più grande amor… rivale ridotto peggio di uno straccio.
La sua era stata soltanto una semplice presa di posizione in difesa del suo beneamato orgoglio.
E come avrebbe potuto riuscire a guardarlo nuovamente in faccia senza provare un briciolo di vergogna, dopo tutto quello che gli aveva fatto passare, per ricevere in cambio soltanto un cumulo di soldi ridotti in cenere?
Non avrebbe tollerato le sue prese in giro sul fatto che avesse inevitabilmente compiuto la scelta sbagliata, finendo per rimanere con un palmo di naso sotto ogni punto di vista.
Un leggero colpo di tosse la riscosse improvvisamente dai suoi pensieri.
Alejandro le era ancora seduto accanto, e non cessava di osservarla con quegli occhi verde smeraldo piantati nei suoi, in cerca di un segno di cedimento che si ostinava a celargli.
Istintivamente la schiena di Heather fu percorsa da un brivido.
Sostenne fiera lo sguardo dell’ispanico, senza dar cenni di cedimento. Se doveva fronteggiarlo, l’avrebbe fatto a testa alta come aveva sempre fatto anche in passato.
- A dire il vero – cominciò lui, passando l’indice sull’orlo del bicchiere ormai vuoto – Ciò che trovo piuttosto incredibile è il fatto di averti incontrata qui questa sera dopo tanto tempo, ed in circostanze così singolari –
Heather alzò istintivamente un sopracciglio, chiedendosi dove volesse mai andare a parare Alejandro con quel discorso.
Lui, per tutta risposta, le rivolse un altro dei suoi sorrisi maliziosi:- Che strana coincidenza! Una vera fortuna, non trovi?- le chiese, ed appoggiò il bicchiere completamente vuoto sul tavolo accanto.
Heather digrignò i denti nell’essere costretta ad udire ancora una volta quell’odioso gioco di parole che continuava ad assillarla da inizio serata.
- Chiamalo più uno scherzo del destino – rispose acida, accennando una smorfia di disgusto – Un pessimo scherzo del destino, per giunta!-
- Andiamo, non mi dirai che non sei contenta di vedermi, dopo tutto questo tempo! - esclamò lui con finta sorpresa.
- Ti sembra forse il volto di una che sta morendo dalla felicità, il mio?- ribatté lei, indicando il suo viso corrucciato – Sapevo che avrei fatto pessimi incontri entrando qui dentro! - mormorò poi tra sé e sé, dandosi inevitabilmente ragione.
Quella serata era cominciata da schifo e non dava cenni di miglioramento. Dannate coincidenze, dannato Fato.
L’ispanico si limitò a ridacchiare.
Passarono qualche minuto senza scambiarsi una parola, la musica che ancora rimbombava nel locale a coprire il loro silenzio. Alejandro non distolse gli occhi da Heather un istante, e ciò provocò in lei un’irritazione sempre più crescente.
- Beh?!- fece a un tratto, incrociando le braccia al petto e squadrandolo da capo a piedi con aria di sfida.
Alejandro parve non capire:- Cosa, chica?- chiese col più innocente dei toni.
- Perché sei ancora qui? Non devi nasconderti dalle grinfie delle tue migliaia di fan, sempre che tu ne abbia ancora qualcuna? O sei qui soltanto per infastidirmi?-
- Noto con piacere che il tuo pessimo carattere non è cambiato di una virgola dal nostro ultimo incontro – rispose Alejandro, sviando con abilità la domanda.
Heather si prese il tempo di studiarlo ancora per qualche secondo.
- Ho capito!- disse infine, assolutamente convinta di averlo colto sul fatto – Ti aspetti di ricevere qualcosa in cambio per le tue gesta da eroe! Credi che io sia disposta a prostrarmi ai tuoi piedi adorandoti per il resto dei miei giorni per quello che hai appena fatto?- gli domandò, sempre più acida.
- Cosa ti fa pensare che io voglia qualcosa in cambio, querida?-
- Perché ti conosco, Burromuerto, e so bene che non faresti mai un favore a qualcuno senza avere uno scopo in mente – ribadì lei, assolutamente ferma nelle sue decisioni.
Alejandro sospirò:- Ah, Heather, perché devi sempre pensar male delle persone?- esclamò, mostrandosi quasi ferito dalle sue parole.
- Tu non sei una persona qualunque, sei Alejandro Burromuerto. L’essere più subdolo, schifoso, viscido, manipolatore e opportunista che sia mai esistito sulla faccia della terra.-
- Lo prendo come un complimento - sorrise lui.
Heather lo fulminò con lo sguardo, per nulla incantata dalla sua ridicola messa in scena:- Sputa il rospo: che cosa vuoi? – gli chiese ancora.
Alejandro alzò le spalle con tutta la disinvoltura di cui era disposto.
- Nada, te l’assicuro. È già una soddisfazione vederti sana e salva dalle grinfie di quell’essere viscido che ha osato importunarti.- disse soltanto.
Heather, tuttavia, non si lasciò abbindolare.
- Soldi? Ammirazione?- tentò.
Alejandro rimase impassibile.
- E’ un bacio quello che vuoi? Una stupida dichiarazione d’amore? Ti aspetti che ora mi inginocchi ai tuoi piedi giurandoti fedeltà eterna? – suppose ancora lei, maligna.
L’ispanico scosse la testa, indifferente: - Non mi aspetto nulla di tutto ciò, chica. Anche perché non ho più alcun interesse a riguardo.-
Quell’ultima frase pronunciata con la più fredda delle intenzioni, non seppe il perché, le accese un campanello d’allarme in testa.
- Come sarebbe a dire che non hai alcun interesse?!- esclamò, rizzandosi in piedi e volgendo un’occhiata pressoché stupita verso colui che aveva osato proferire tanto.
Alejandro alzò le spalle, disinvolto:- Sarebbe a dire che è finita. Adios. Bye, bye. Ormai è acqua passata.-
Quelle poche parole la fecero montare su tutte le furie. Cercò di controllarsi, ma le riuscì praticamente impossibile farlo.
- Acqua passata?! Acqua passata?! Fino a sei mesi fa dicevi di esserti innamorato di me e ora mi vieni a dire che è acqua passata?!- strillò, riversando di nuovo l’attenzione di tutti i presenti su di lei.
L’ispanico, per nulla turbato della sua reazione, si prese tutto il tempo del mondo per risponderle.
- Che ti devo dire, querida, il tempo cambia le persone, i fatti, e anche i sentimenti…- biascicò, quasi annoiato.
Ad Heather quella risposta non bastò. Anzi, la giudicò quasi un profondo affronto verso di lei.
- Ma non dopo sei mesi! Come puoi esserti dimenticato di me dopo soli sei mesi?! Hai detto che ti avevo preso in ostaggio il cuore! Hai detto di amarmi!-
- Non te la stai prendendo un po’ troppo per una che non è mai stata minimamente interessata, querida?- le chiese lui di rimando, scorgendo una punta di gelosia in lei.
- Non è questo il punto, Alejandro!- esclamò lei al limite della pazienza – Come puoi dire di esserti innamorato, quando ti bastano sei mesi per dimenticarmi? Nessuno si scorda di Heather, ricordalo!-
- E’ facile dimenticare la strega che ti ha buttato giù da un vulcano, preferendo un milione di dollari al ragazzo che le si è appena dichiarato!- le sputò finalmente in faccia lui, guardandola negli occhi con rabbia.
- Non biasimarmi! Avresti fatto lo stesso!- ribadì lei senza distogliere lo sguardo da quello di Alejandro.
Chi li stava osservando poté quasi giurare di aver visto le scintille spuntar fuori dai loro occhi, tanto era l’odio che covavano l’uno verso l’altra.
I due si guardarono ancora un istante negli occhi, prima di voltare i volti da parti opposte, offesi e colmi di rabbia.
Poi Alejandro parlò:- Senti, chica – cominciò - non sono venuto qui per assistere alle tue scenate di gelosia.-
- Quali scenate di gelosia? Le mie sono soltanto semplici constatazioni, tienilo bene a mente!- si affrettò a puntualizzare lei.
L’ispanico sospirò rassegnato:- Certo, allora ti informo che non sono venuto qui per sentire le tue constatazioni a proposito del fatto di quanto tu sia gelosa di me, Heather. Mi piacerebbe, ovvio: tutto ciò rappresenta una grande fonte di soddisfazione per il mio affascinante ego, tuttavia ho, come dire, affari più urgenti da sbrigare, ora. Te saludo, chica. Non nascondo il fatto che è stato bello rincontrarti e constatare quanto tu sia ancora così ossessionata da me – e nel dire ciò, non poté fare a meno di sciogliersi in un sorriso compiaciuto.
Heather arricciò il naso accigliata:- Tu per me non rappresenti affatto un’ossessione, sei più che altro una maledizione. E poi che hai di tanto urgente da fare che ti costringe a scappare via in questo modo con la coda tra le gambe?-
Alejandro fece per darle le spalle nel tentativo di andarsene, ma fu costretto a voltarsi di nuovo verso di lei per risponderle:- Diciamo che ho pesci più grossi di te da pescare, in questo momento.-
Heather ridacchiò:- Pesci più grossi? Da quando ti sei dato alla pesca, Burromuerto?-
Lui la osservò negli occhi, impassibile:- Da quando ho scoperto che con il fuoco ci si può bruciare parecchio – rispose.
Il sorriso che Heather aveva dipinto in volto si spense non appena si sentì addosso l’occhiata raggelante che l’ispanico le aveva rivolto.
Passarono circa dieci secondi di silenzio prima che lui si decidesse a parlare nuovamente.
- Muy bien, Heather. È stato, come dire, interessante rincontrarti. Chissà che la fortuna non ci riserverà un altro scherzo simile, in futuro. Ora, se non ti dispiace, ho una mujer che mi sta aspettando qui fuori, e sarebbe davvero scortese farla attendere per restare qui con te, quando la mia presenza non ti è nemmeno gradita, non trovi?- e le rivolse un altro dei suoi strafottenti sorrisi.
- Una cosa?- esclamò lei di rimando, comprendendo solo la metà del discorso.
Heather odiava con tutta se stessa la fastidiosa tendenza di Alejandro nel parlare per enigmi, utilizzando qualche parola in spagnolo a caso nel discorso perché lei non potesse intendere, e quindi controbattere alle sue provocazioni. Era una delle cose che gli erano meno mancate di lui in assoluto. Non che lui gli fosse mancato, sia chiaro.
Lo vide sorridere sornione alla sua domanda, come se non stesse aspettando altro.
- Una mujer, Heather – rispose - Una chica proprio come te. Forse meglio di te, chissà…-
- Meglio di me? Nessuna ragazza è migliore di me! Io sono Heather, ricordalo!- ribatté lei, più infuriata di quello che avrebbe dovuto essere.
Alejandro schioccò la lingua soddisfatto nel vederla così agitata, troppo agitata per i suoi gusti.
- Non prenderla troppo a male se non sei più la mia prima scelta, querida, non hai alcun motivo per farlo. Sono certo che saprai andare avanti, come sono andato avanti io – sorrise - Del resto, sei stata tu stessa a pregarmi di togliermi dalle scatole per non infastidirti oltre, ed è proprio quello che sto facendo - 
- Non credere che mi importi qualcosa di te e dei tuoi stupidi giri, non mi interessa affatto. La mia è soltanto una presa di posizione: nessuno può piantarmi in asso così, men che meno tu, Alejandro! Non te lo permetto!-
- Ebbene, guarda a caso, è proprio quello che mi sto permettendo di fare -
Heather rimase stizzita a fissarlo voltarle le spalle senza proferire parola.
Assolutamente inaudito!
Come si permetteva quel pidocchio di lasciarla lì da sola senza neanche un minimo di riguardo? Come si permetteva di trattarla a quel modo, dopo tutto quello che avevano passato insieme?
Come poteva preferire una sgualdrinella qualunque a lei?
Come poteva non amarla più, quando per lei era stato disposto a sacrificare, in passato, un milione di dollari?
Che fine aveva fatto quel bastardo e subdolo Alejandro di sei mesi fa, così determinato nel raggiungere i suoi obiettivi, eppure così pieno di premure per lei?
Non l’avrebbe mai ammesso neppure a se stessa, eppure le mancava terribilmente quell’assillante dongiovanni da quattro soldi che le ronzava sempre attorno. Ci si era abituata, ormai, al suo fastidiosissimo ronzio.
Alejandro le volse un cenno di saluto con la testa, e si accinse a dirigersi verso l’uscita del locale.
Heather lo osservò allontanarsi senza riuscire a muovere un muscolo.
Dov’era finito l’Alejandro di sei mesi fa? Talmente odioso da essere quasi adorabile?
Dov’era quell’Alejandro insopportabile, ma la cui presenza era così essenziale per spronarla a dare il meglio di se stessa in qualsiasi sfida che era stata costretta a fronteggiare?
Dov’era quell’Alejandro così innamorato di lei?
Accetta le cose come stanno, Heather: lui non ti ama più – le suggerì la coscienza.
- Inaudito – pensò ad alta voce.
Inaudito, insopportabile, impossibile…
Inaccettabile?
Quella situazione le risultava troppo assurda per crederla vera. L’atteggiamento che quell’idiota aveva tenuto nei suoi confronti semplicemente l’indignò: la rese così indisponente, così isterica, così infuriata, così…
Gelosa?
Chi diamine era lui per trattarla a quel modo? Lei era Heather, diamine! La stronza delle stronze, la malvagità fatta a persona! Come poteva permettere che un Alejandro qualunque la spodestasse dal trono così facilmente?
Con il petto gonfio d’ira e gli occhi brucianti di rabbia, si fece coraggio e gli urlò a pieni polmoni, giusto un istante prima che lui sparisse dalla sua vista.
- Ehi, Burromuerto! Aspetta soltanto un secondo!-
L’ispanico l’udì, e si voltò nuovamente verso di lei, in attesa di sentire ciò che aveva da dirgli.
Heather si diresse a grandi passo verso di lui con gli occhi iniettati di sangue, tanto era furibonda.
- D’accordo, vuoi sapere la verità? – gli domandò, con aria di sfida, fulminandolo con gli occhi.
- Sto aspettando – le rispose.
– Mi ha dato terribilmente fastidio il fatto di averti incontrato qui oggi, terribilmente fastidio che tu mi abbia sottratto tutto il divertimento nell’umiliare al posto mio quel povero sfigato che aveva osato rivolgermi, terribilmente fastidio il fatto che tu ti sia spacciato per il mio fidanzato, quando è evidente che non potremmo mai condividere nulla io e te insieme, eccetto il nostro odio reciproco – man mano che gli vomitava in faccia tutta quanta la verità, sentiva un’orda di euforia ribollirle nel sangue.
 – Mi ha dato terribilmente fastidio lo stupido atteggiamento strafottente che hai tenuto nei miei riguardi questa sera, come mi ha dato terribilmente fastidio il fatto che tu abbia anche solo potuto pensare che io possa essere gelosa di te. Mi da terribilmente fastidio il modo in cui pretendi di piantarmi in asso, andandotene con la prima puttanella disponibile che incontri…-
Alejandro continuava ad ascoltarla impassibile, senza battere ciglio.
 -… Come mi da terribilmente fastidio l’espressione indifferente che aleggia sul tuo volto in questo momento, quando dovresti soltanto aver paura di me – esclamò Heather, prendendo un lungo sospiro – Ma soprattutto, mi da terribilmente fastidio il fatto che tu sia ricomparso nella mia vita, proprio ora che stavo cominciando a dimenticarmi di te!- gli sputò infine in faccia, tutto d’un fiato.
Al termine della lunga sfuriata fu costretta a riprendere fiato un istante, mentre Alejandro sgranava gli occhi basito, osservandola con aria stupita e compiaciuta al tempo stesso.
Solo in un secondo momento si rese conto di aver detto più di quanto avrebbe dovuto dire in realtà.
D’improvviso si portò le mani alla bocca come per impedirsi altre distrazioni, mentre le labbra dell’ispanico si allargarono in un sorriso vittorioso.
- Diablo, Heather, mi sarei aspettato qualsiasi cosa da te, eccetto questa dichiarazione inaspettata!- gongolò soddisfatto – Non credevo che potesse darti così terribilmente fastidio la paura di potermi perdere, chica – affermò, lanciandole un’occhiata maliziosa che fu capace di farla arrossire.
- Cos… Che diamine vai dicendo?! – esclamò irritata, nel tentativo di celare un evidente imbarazzo – Non brilli proprio di intelligenza tu, eh? Hai frainteso ogni cosa: i miei sentimenti non c’entrano niente con tutto questo! Ho parlato per difendere il mio orgoglio! Io sono Heather, diamine, sono io che dovrei piantarti in asso, e non il contrario! Capisci che intendo?-
Alejandro le si avvicinò malizioso, guardandola negli occhi.
- Ho capito benissimo quello che intendi dire, querida, fin troppo bene. Guarda quale sorta di marchingegni mi costringi ad architettare per costringerti ad ammettere la verità – ridacchiò intenerito.
Le sembrò quasi di scorgere, in quella risata sommessa, l’Alejandro di sei mesi fa.
Era tornato, dunque?
- Che cosa vai farfugliando, Burromuerto?-
La bocca dell’ispanico si allargò nell’ennesimo sorriso.
- Intendo dire che è stato un bene che il destino ci abbia fatti incontrare in situazioni così propizie. Non sarei riuscito a farti ammettere la tua gelosia per me, altrimenti…-
- Alejandro…?-
- … Ciò dimostra il fatto che, nonostante tutto, tieni ancora a me. Quando ti ho scorto sola soletta seduta su quel divanetto a rivolgere occhiatacce raggelanti a chiunque ti passasse a fianco, ho temuto che tutta la fatica che avevo consumato per convincere il tuo assillante fan ad approcciarsi con te sarebbe andata rovinosamente sprecata. Non è stato facile per lui riuscire a rivolgerti la parola, terrorizzato com’era dai tuoi sguardi omicidi, ma alla fine ne è valsa proprio la pena. Mi sarei aspettato qualsiasi cosa in cambio delle mie gesta da eroe, ma mai avrei potuto sperare in un simile risultato.-
- Vuoi dire che tu…- cominciò Heather, sgranando gli occhi in un misto di rabbia e stupore.
- Posso svelarti una cosa, chica?- le chiese lui, senza darle il tempo materiale per replicare e soffiandole dolcemente all’orecchio - …Mi sarei accontentato, in cambio, anche di un semplice Grazie. Ma ciò che mi hai detto mi appaga molto di più -
E, detto questo, la lasciò basita all’entrata della discoteca, senza darle il tempo di realizzare realmente ciò che le aveva confessato.
L’ispanico scomparve dalla sua vista in un istante, e per lei fu impossibile riuscire a ritrovarlo una volta uscita, pieno com’era di persone tutte uguali fra loro.
Alla fine, Alejandro l’aveva piantata in asso. C’era riuscito per davvero.
Poi lo squillo del suo cellulare la riscosse dallo shock.
Aprì, scorse un messaggio, e lesse.
 
“Mi hai buttato giù da un vulcano, facendomi perdere contemporaneamente dignità ed un milione di dollari. Questo scherzo me lo dovevi, non ti pare?
E già che ci sei, mi devi anche una cena. Ristorante più chic della città, piatti più raffinati di tutto il menù: offri tu. Dopotutto sei tu quella che ha vinto un milione di dollari, sbaglio?”
 
Heather fissò allibita lo schermo del cellulare per qualche istante, prima di digrignare i denti in una smorfia infastidita.
Dannato Burromuerto e dannata Fortuna.
Dedusse che la resa dei conti con quel dongiovanni da quattro soldi era appena cominciata. Avevano entrambi molto da pagare, su questo non c’era alcun dubbio. E la posta in gioco, questa volta, valeva molto di più che un misero milione di dollari.
Al solo pensiero, una sensazione piacevolmente familiare le piombò nuovamente addosso, come se una secchiata d’acqua gelida l’avesse ridestata improvvisamente dopo essere stata assopita tanto a lungo in lei.
Gli ingranaggi della mente leggermente arrugginiti ripresero a mettersi in moto, il dolce sapore di una vendetta ancora da progettare riprese a sfrigolarle in bocca, ed in testa le balenò come un lampo a ciel sereno la consapevolezza di una vittoria certa, ma ancora tutta da giocare.
Era una sensazione che l’aveva abbandonata da un po’ – da all’incirca sei mesi, per l’esattezza - e che mai avrebbe immaginato di provare ancora in maniera così terribilmente intensa.
Ma le era mancata. Eccome se le era mancata.

Angolo Autrice:

Da quanto non aggiorno questa raccolta??
Da tanto, troppo, troppissimo tempo... mamma mia, vengono i brividi anche a me ora che ci penso!
Sono sparita da un pò dalla circolazione, ma ho i miei validi motivi.
La vita reale mi ha tenuto parecchio impegnata in questi... ehm... due anni... e di scrivere non se ne parlava neanche. Contiamo anche il fatto che mancavo terribilmente di ispirazione, e siamo a posto.
Ma adesso il tempo degli esami è finito: sono in vacanza, e sebbene il mio computer mi abbia dato il suo ultimo addio, quindi di rimettersi a scrivere non se ne parla di nuovo, oggi mio padre mi ha gentilmente concesso di utilizzare il suo, ed eccomi qui a partorire questa.... cosa...
Non so se facevo meglio a starmene buona buona senza tentare più di scrivere alcunchè, o se ho fatto bene a postare questa one shot, ma... beh, chi non risica non rosica, dunque sono pronta a sentire i vostri commenti a riguardo!
Ho pensato ad un possibile reincontro dei nostri due diavoletti al di fuori del reality, ed ecco ciò che la mia mente ha partorito.
Speriamo bene va... non credo che i personaggi siano OC, ma i commenti spettano a voi, quindi non temete di giudicarmi, sono pronta alle critiche!
Ringrazio chi fino ad ora mi ha seguito, e chi eventualmente recensirà questa os!
Scusate ancora la lunga assenza, comunico che comunque ce ne saranno ancora in futuro per cause di forza maggiore (coff coff - tirocinio - coff coff), ma, dai, mi salvo in calcio d'angolo solo perchè questa non è una long, ma una raccolta, e quindi ogni capitolo è a se stante e non rischiate di perdere il filo della storia.
...No, eh?
Va beh, io ci ho provato....
Ah, già, dimenticavo di drivi che il titolo della fic singnifica "scherzo del destino"
Saluto tutti e auguro delle buone vacanze a tutti!
Ci risentiamo!

_BLueLady_

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