Harry Potter e l'equazione di settimo grado

di Gae8989
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Sulla via di Damasco... ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Visite notturne ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Rintanati ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Finchè Ginny non vi separi ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Sulla via di Damasco... ***


CAPITOLO 6

Harry Potter e l’equazione di settimo grado

Capitolo 1 – Sulla via di Damasco… be’, non proprio di Damasco, è solo un riferimento biblico per dire in breve che nel primo capitolo ci sarà una, diciamo così, conversione, ma finiamola qui altrimenti il titolo viene più lungo del capitolo stesso.

Talvolta accadono delle cose nella vita che cambiano totalmente l’esistenza delle persone. Un po’come succede a Maggie Smith nel sequel di Sister act dove diventa amica di Whoopi Goldberg, che nel primo film non sopportava. Non che Maggie Smith avesse assistito a un qualcosa di straordinario nel primo Sister act, per cambiare atteggiamento nei confronti di suor Maria Claretta, alias Deloris Van Cartier (è sempre Whoopi Goldberg se non lo aveste visto, il film, anche se lo hanno ripetuto così tante volte su Raiuno che oramai lo conoscono anche i bambini non ancora nati). Insomma, insieme a tutte le sorelle del suo convento era andata a salvare Deloris dal tizio che voleva ucciderla.

Draco Malfoy non aveva salvato nessuno, per cambiare atteggiamento nei confronti di Albus Silente. Anche perché Silente era morto. Avrebbe dovuto ucciderlo, ma lo aveva fatto Piton al suo posto. Lo ha fatto per prendersi tutto il merito, pensava Draco tra sé e sé; tuttavia aveva letto delle teorie su internet, secondo le quali Silente era morto di comune accordo con Piton, ma preferiva pensare che se Piton fosse cattivo o buono, ciò lo si sarebbe scoperto con il proseguire della storia, che era ancora all’inizio. E lui, invece? Lui era ancora cattivo oppure era buono? Che cosa gli aveva fatto venire meno il coraggio di uccidere Albus Silente? La risposta era semplice: Lucia Mondella aveva fatto voto di castità perché lui si convertisse. Giustamente la Mondella non c’entra niente con questa storia, ma il voto lo aveva fatto e Draco aveva visto la Luce: la lampadina che aveva comprato per il suo abatjour funzionava.

Nonostante tutto, aveva paura: Lord Voldemort gli aveva affidato l’incarico di uccidere Silente e di trovare uno slogan per la sua nuova linea di elettrodomestici. Il primo compito, come già sappiamo, non fu portato a termine da lui. Il secondo pure, anche perché Voldemort non aveva creato una linea di elettrodomestici.

Suo padre Lucius era in prigione, per il momento al sicuro dall’incazzatura di Voldie. Eppure, un tempo, suo padre era spesso nominato impiegato del mese.

Adesso Draco era spaventato: spaventato perché era stato invitato al party per la morte di Silente che si sarebbe tenuto nella fortezza di BaradDur, nella cupa terra di Mordor, che Voldemort aveva ereditato da poco da suo cugino Sauron. Aveva come il presentimento che il Signore Oscuro lo avrebbe umiliato alla presenza di tutti i Mangiamorte. In ogni caso, sarebbe stato sempre meglio che rimanere confinato nella casa di Piton, a Spinner’s End. Ogni volta che faceva la doccia era costretto a usare dei bagnoschiuma orrendi che emanavano un tanfo peggiore di quello delle scarpe di Goyle e uno shampoo Pantene che, ne era certamente sicuro, si trovava in quella casa da almeno dodici anni.

E poi avrebbe rincontrato anche sua madre e sua zia, sebbene non fosse pienamente in vena di rimpatriate in famiglia alla Carramba che sorpresa.

“Andiamo, Draco” disse Piton la sera della festa.

“Aspetti, forse stasera riesco a indovinare chi è il personaggio famoso a Cultura moderna!” replicò annoiato Draco.

“Su, muovi quelle chiappe flaccide e vestiti, che sei in mutande da stamattina.”

“Come se non sapessi che le piace vedermi sculettare per casa.

Non-chiamarmi-codardo!” ringhiò Piton senza alcuna logica.

“Ma, veramente io stavo facendo un’allusione alla sua presunta omosessualità non alla sua codardia, comunque non mi sentivo così caustico da quando sgridai Sarah Michelle Gellar, all’epoca della squadra d’inquisizione.”

FLASHBACK

Draco: “Sarah Michelle Gellar?”

Gellar: “Sì, che c’è?”

Draco: “Le ultime serie di Buffy non mi sono piaciute e nemmeno lo spin – off Angel, quindi toglierò seicentocinquanta punti a Grifondoro. Ah, dimenticavo: c’è un vampiro che si nasconde sotto il mio letto, vai a distruggerlo prima che ti tolga altri punti. La parola d’ordine dei Serpeverde è “Lecca i peli della mia ascella sinistra”. Ci vediamo, ciao.

FINE FLASHBACK

Piton seccato chiese: “E chi è che pensa che io sia gay?”

“E’ scritto in una teoria su Mugglenet.”

Vabbè, prima o poi mi ritroverò citato in una qualche inchiesta su Esquire, dove diranno che gestisco un giro di prostitute. Comunque, non stare lì a perdere tempo, vestiti!”

“Allora, chiami Codaliscia, ho bisogno di avere un consiglio su cosa mettermi.

“Va bene.” Poi urlò: “Codaliscia!”

Si udì un rumore strascicato di passi e dopo qualche istante Codaliscia comparve davanti all’uscio della camera di Draco. Era tutto sporco di polvere e indossava addosso un grembiule con su scritto: CODALISCIA NON E’UN SERVO… CODALISCIA NON SERVE by Severus.

“Ti sta benissimo questo grembiule, Codaliscia. Disse Piton con un leggero velo di ironia.

La prima cosa che Peter Minus pensò fu: ma brutto figlio di pu… Ma improvvisamente provò una penetrante fitta nella schiena: Piton aveva estratto una bambolina vudù con le sue sembianze e la aveva colpita nel punto corrispondente al didietro.

“Ma che cazzo!” esclamò furente, “Dovrebbe farti male il culo e non la schiena. Vabbè” ed estrasse lo spillo dalla bambola, “Draco ha bisogno di un parere su cosa mettersi stasera. Fai presto, chè dopo mi devi tagliare le unghie dei piedi. E non lamentarti tra te e te altrimenti stavolta metto la bambola in freezer e ti faccio venire i geloni, è chiaro?”

Mugugnò Codaliscia: “Sì.” Piton uscì dalla stanza.

“Senti, che cosa dovrei mettermi?” chiese Draco.

“Guarda, secondo me staresti bene con un qualcosa di elegante ma sportivo, insomma qualcosa a metà tra l’abito formale e quello informale. In fin dei conti sei solo un ragazzo… cioè, non hai bisogno dell’abito da cerimonia…”

Dopo una buona ventina di minuti, passata a parlare della collezione autunno – inverno di Dolce e Gabbana, Codaliscia propose a Draco di mettersi una camicia azzurra a righe rosse con dietro griffe di Armani jeans e un pantalone Hugo Boss. “Be’” commentò Draco, “sono gli unici abiti da sera che ho qui, ma grazie lo stesso dell’aiuto.

“Oh, almeno abbiamo allungato un po’il brodo. Adesso vado, Severus mi sta aspettando… per, per…” rabbrividì un istante, “tagliarli le unghie dei piedi… oh, spero che una volta tanto se li sia lavati almeno… Io sono un leccapiedi, non un tagliatore di unghie dei piedi…” e se ne andò via borbottando.

Dopo che Piton si fu fatto tagliare le unghie dei piedi, indossò un completo tutto lustrini, regalatogli da suo cugino Renato Zero, e inforcò un paio di occhiali da sole.

Ma io non vengo?” protestò Codaliscia, quando Piton gli ordinò di andare in cantina per farsi battere dalla frusta automatica.

“No, non verrai. Ho parlato anche con la fatina buona di Cenerentola per dirle che non si deve nemmeno azzardare a farti comparire la carrozza, perché altrimenti la costringo a recitare nel film porno della strega di Biancaneve. Quindi vai in cantina, ho già programmato la frustatrice e me ne accorgerò se non ti sei fatto frustare, è chiaro?”

“Sì, signore.” Disse inchinandosi.

“Ripeti bene!”

“Sì, Sua Santità.

“Non sono il papa!”

“Sì, Sua Maestà.”

“Non sono neanche il re. Vai un gradino più in basso.

“Sì, Principe.”

A questo punto Piton esclamò, in una perfetta imitazione di Mike Buongiorno: “Esattoooo! Bene, sior Minus, lei ha vinto una bella punizione con la frusta automatica e una pelliccia Annabella di Pavia. Vada giù in cantina a ritirare il suo premio. Intanto siore e siori, noi ci lasciamo qui e ci ritroviamo domani per una nuova puntata di Genius, sempre qui su Rete4, la rete dell’allegriaaaa!”

Nell’assistere a quella scena, Draco provò compassione nei confronti di quel povero disgraziato. Piton ne stava proprio approfittando. Da quando Lucia Mondella aveva stretto quel voto di castità aveva iniziato a comprendere che cosa significassero sentimenti quali la pietà, la misericordia, ma non dava a vedere di essere cambiato interiormente. Avrebbe voluto fuggire da quella realtà in cui si era imbucato. Voleva trovare almeno un vigile urbano che gli indicasse la strada, ma la strada avrebbe dovuto trovarla da sé. E intanto tornava in lui la paura… la paura di trovarsi di nuovo al cospetto di Voldemort: cazzo! Se la poteva fare una plastica facciale, sembrava persino più brutto di Romano Prodi!

Piton non fu in grado di leggere nei pensieri di Draco in quel momento: stava cercando di ricordarsi se si era messo addosso il deodorante. Quando gli venne in mente che lo aveva fatto si rivolse al ragazzo e disse: “Su, smaterializziamoci da qui. E sparirono entrambi con due sonori “pop”.

Quando riapparvero si trovarono dinnanzi alla fortezza di BaradDur. Non ci intratterremo qui a dare una descrizione del posto. Perciò, se qualcuno la volesse, si andasse a leggere Il Signore degli Anelli o a guardarsi il film per farsene un’idea.

Mentre si avviavano verso l’entrata, Draco, spinto dalla curiosità, chiese a Piton: “Perché Lui non ha deciso di mettere al suo comando gli Orchetti e tutto l’esercito di Sauron?”

“Perché se ne sono andati tutti al Fanta Village di Ibiza.”

E Saruman?”

“E’entrato a far parte del cast di Centovetrine.

Giunti all’ingresso, Piton bussò. Dopo qualche istante una voce tuonò dall’interno: “Parola d’ordine?”

Piton rispose: “Mi piace sdraiarmi nello sterco. Fu aperto un portoncino all’interno di uno dei due battenti. Mentre entravano, Piton esclamò tra sé e sé: “Che parola d’ordine di merda!”

Una volta varcato l’uscio, Draco fu stupito nel vedere che la possente voce udita poco prima appartenesse ad una graziosa signorina dai capelli biondi, la quale li accolse dicendo in tono assai cortese: “Posso avere il vostro invito, prego?” Piton le porse il suo e quello di Draco. “Molto bene” annuì. “In fondo c’è l’ascensore, dovete andare al sessantesimo piano, lì c’è il salone delle feste. Buona serata.

L’ascensore era superveloce e aveva un navigatore satellitare incorporato. Ci impiegarono solo trenta secondi per arrivare al sessantesimo piano, giusto il tempo di vedere lo spot televisivo dei Kellogg’s Coco Pops sullo schermo del navigatore, che aveva anche la tv.

Una volta usciti si trovarono dinnanzi ad un piccolo corridoio che conduceva ad una porta incastonata in mezzo a due gargoyle di pietra. Sulla porta c’era scritto: NO ASSASSINI, NO PARTY. I due la varcarono.

La sala era gremita di gente. Se fosse stata la festa di un vip, si sarebbero viste anche le telecamere di Lucignolo – bella vita (o meglio, “bella figa”, visto che è solo quella, che fanno vedere N.d.A.), ma, trattandosi di un party riservato ai membri di un’organizzazione criminale, era ovvio che queste non ci fossero.

Piton si allontanò per fermarsi a parlare con un gruppo di sorcini.

Draco dava uno sguardo qua e là per la sala, in cerca di qualche viso noto. Riconobbe sua madre, la quale non appena lo vide gli corse incontro e lo abbracciò fortemente tra le sue braccia.

“Oh, Dracuccio mio adorato, come stai, tesoruccio?” disse quasi senza fiato.

Draco, assai in imbarazzo, fece nell’orecchio della madre: “Mamma, ti sembra il momento? Non siamo mica a C’è posta per te.”

“Lo so, lo so, ma è che non ti vedevo da così tanto tempo” si scusò. “Sono stata in pensiero per te, ma alla fine Severus ha mantenuto i patti.

“Mamma, ma hai letto almeno qualche teoria su di lui? Io non ho ancora capito bene da che parte stia.

Infatti, sto conducendo delle ricerche per vedere se è coinvolto nello scandalo di Calciopoli” fece Bellatrix Lestrange, che nel frattempo si era avvicinata a loro due. “Ciao Draco, fatti salutare da tua zia.” E lui e Bellatrix si scambiarono un saluto alla rapper.

“Come stai, zia?”

“Oh, bene. E tu? Piton come si è comportato?”

“Oh, be’… ha rotto un po’i coglioni perché diceva che gli rovinavo i mobili nuovi comprati all’IKEA, ma quello con cui si comporta davvero male è Codaliscia… lo tratta peggio di un elfo domestico! Voglio dire, è pur sempre una persona, no?”

La zia assunse un volto sospettoso e dopo una breve pausa rispose: “Be’, ho le mie riserve su Piton, ma se devo essere sincera trovo che faccia bene a tenere Codaliscia nella stessa considerazione in cui si tiene un water…”

“Sì, ma zia dovresti vederlo… è quasi disumano…” Draco in quel frangente non si rendeva conto di come sua zia si stesse insospettendo. Quel parlare non era da lui, si diceva tra sé Bellatrix. Pensava quasi che suo nipote provasse nei confronti di quell’uomo, come dire? Pena, forse? Infine disse: “Draco, non è da te fare considerazioni del genere. Ho il sospetto che tu sia cambiato in questi ultimi tempi… Sai, quando ho saputo che Piton aveva ucciso Silente al posto tuo, ho provato vergogna e poi, sai… Piton… credo che non attendesse altro che un’occasione per mettersi in mostra davanti al Signore Oscuro. Scommetto che stasera lo premieranno e il Signore Oscuro lo elogerà, mentre noi saremo snobbati e umiliati… comunque, ho il sospetto che Piton ti abbia fatto qualche lavaggio del cervello, caro nipote.” Poi si rivolse alla sorella “Visto, Cissy? Che ti dicevo su Piton? Ed è tutta colpa tua!”

“Oh, Bella, non ricominciare con questa storia… non… non…”

Ma Draco le interruppe: “Mamma, zia Bellatrix! Su, smettetela! Non vorrete mica far sapere i cazzi nostri a tutti? E poi, se devo essere sincero, tutto questo dialogo è un po’una palla… sta diventando leggermente serio per essere in una fan fiction comica.

E cosa dovrei fare allora?” chiese polemica Bellatrix. “Dovrei travestirmi da Cicciolina?”

“No, ci vorrebbe una trovata comica che ribalti la situazione, che ne so…” Ma Draco non terminò nemmeno di pronunciare il suo ragionamento che un’orchestra, posizionata nel fondo della sala, in mezzo a due scale che conducevano ad una grande porta, cominciò a suonare la marcia imperiale di Star Wars. Intanto la grande porta sopra le scale si aprì e da essa fuoriuscì una nube di fumo, che quando si fu diradata lasciò comparire agli occhi degli astanti Lord Voldemort. Mentre l’orchestra continuava a intonare il brano, Voldemort scese lungo la scala di sinistra e quando giunse in mezzo alla sala gremita di Mangiamorte la musica terminò.

“Grazie, grazie… Ringrazio John Williams e la Filarmonica di Londra per essere venuti qui” esordì. “Ehi, John, mi potresti accennare solo un attimino il tema de Lo squalo?” John Williams eseguì.

“Grande, John… Miei cari Mangiamorte, un bell’applauso per John Williams e la Filarmonica di Londra!” poi si rivolse di nuovo al compositore: “Su, facci sentire qualcos’altro…”

Williams attaccò con il tema di Edvige, ma non appena Voldemort ne riconobbe le note, disse: “Avada Kedavra!” Williams cadde a terra morto. L’orchestra allora partì immediatamente a suonare il tema della doccia di Psycho (che in realtà è stato composto da Bernard Hermann N.d.A.)

Voldemort disse: “La prossima volta chiamatemi Patrick Doyle… aspetta, ha scritto la colonna sonora de Il Calice di Fuoco… vabbè, andiamo sul sicuro: chiamatemi Ennio Morricone.”

I Mangiamorte, come per assecondare il loro padrone, fecero tutti un applauso.

“Che cazzo vi applaudite? Non ho bisogno che facciate i leccaculo fino a questo punto. Non era mica una battuta… Comunque, veniamo al dunque (ho fatto pure la rima), siamo qui riuniti per celebrare la morte di uno degli uomini che mi ha tormentato di più in vita mia, Albus Silente. Per quanto questo mago credo sia stato uno dei più grandi maghi che abbia mai conosciuto, tuttavia ho dovuto decidere di farlo eliminare perché troppe volte mi ha ostacolato e troppe volte sono stato con lui fin troppo indulgente. Credo che una volta tanto avrà avuto davvero paura della morte, specialmente quando si è visto tradito da uno dei suoi più fidati membri del corpo insegnanti… Vieni qui, Severus!”

Piton si incamminò verso Voldemort, mentre l’intera sala lo fissava e borbottava commenti. Giunto al suo cospetto Tom, o come dicevan tutti Voldemort, disse: “Severus, io ti rendo onore per il grande servigio che mi hai reso. Perciò ti consegno la fascia di Mister assassino. E in quel momento una valletta si avvicinò loro e mise indosso a Piton la fascia, mentre un’altra valletta gli porse un bouquet di fiori.

Piton si esibì in un breve discorso di ringraziamento, tipo quello che fa un attore o un’attrice che ha appena vinto un Oscar, ringraziando la mamma, la nonna, lo zio, la pro-prozia ecc.

Quando Piton se ne andò, Voldemort riprese parola: “Ma adesso è il momento di invitare qui un altro ospite, un ragazzo che è nuovo di questo mestiere e che, come molti di voi sapranno, avrebbe dovuto portare a termine la missione che, invece, ha compiuto Severus. Facciamo un applauso di incoraggiamento per Draco Malfoy!”

Il peggior timore di Draco si materializzò in quell’istante, ed egli avanzò molto cautamente attraverso la sala, che continuava ad applaudirlo. Anche le sue parenti battevano le mani (sua zia in realtà stava facendo un classico gesto scaramantico).

“Buonasera” esordì Draco.

“Buonasera a te, caro Draco. Come vedi, non è solo Severus ad essere al centro dell’attenzione stasera, ma ci sei anche tu. Ora” e qui la sua voce assunse un timbro più severo, “ci vuoi dire perché non hai ucciso tu Albus Silente?”

Il ragazzo, all’udire questa domanda, portagli così di soppiatto, fu invaso da mille pensieri; tuttavia Voldemort, forse il più abile legilimens del mondo, non ne captò nemmeno uno, intento com’era a ricordarsi dove avesse lasciato il suo braccialetto portafortuna, comprato alle bancarelle di una festa patronale.

Draco infine rispose: “Ho avuto paura, Signore.

Voldemort, destatosi dai suoi pensieri, disse allora: “Capisco… in ogni caso, la prima parte del tuo piano è stata compiuta molto bene, però mi sarei aspettato da te più fermezza nel portare a termine la missione… insomma, forse dovresti verificare realmente se tu ti senta disposto ad svolgere un lavoro come questo…”

Ma io…” e non riuscì a proseguire. Voldemort ruppe il silenzio: “Va bene, Draco. Ora, contrariamente a quanto molti di voi pensino, io ho una certa dose di comprensione… pertanto, darò una mano a Draco a capire veramente che cosa voglia fare… E ora signore e signori, benvenuti a questa puntata di Chi vuol essere Mangiamorte?”.

E all’istante si aprì un muro della sala che rivelava al suo interno uno studio televisivo. Al centro dello studio si trovavano due computer; Voldemort si sedette di fronte a uno di questi, mentre Draco si posizionò vicino all’altro.

“Bene” fece Voldemort, quando tutti gli invitati presero posto nello studio, “Draco, dovrai rispondere a quindici domande. Se supererai la domanda finale da un milione di galeoni, ovviamente finti, sarai riabilitato come Mangiamorte. Bene, cominiciamo con la domanda da cento galeoni” e tutti i fari puntarono su loro due. “Qual è il tuo nome? Ecco le opzioni di risposta: Draco; Ridge; Thorne; Brooke.”

Se Draco fosse stato un accanito fan di soap opera avrebbe avuto dei seri dubbi a questa domanda e forse avrebbe pensato di chiamarsi “Brooke”. Per fortuna non era cosi insano di mente e perciò scelse l’opzione numero uno.

E’la tua risposta definitiva?” chiese Voldemort.

“Sì.”

“L’accendiamo?”

“Sì.”

Effetto musicale di suspance.

“La risposta è esatta!” confermò infine Voldemort che, dopo l’applauso del pubblico, ricordò a Draco: “Devi sapere che hai a tua disposizione tre aiuti: il 50:50, che elimina due risposte errate tra le possibili; la telefonata a casa, che ti permette di chiamare un amico o un parente per avere un consiglio; infine c’è l’aiuto del pubblico qui in studio, tutto chiaro?”

“Sì, chiaro.” Poi chiese: “Potrei fare dei saluti? Vorrei salutare papà che si trova ad Azkaban. Ciao, un bacio, papone!”

“Del resto sono qui anche tua madre e tua zia… ecco se la regia, che non c’è, le può inquadrare… benissimo… ok, continuiamo il gioco.

Le domande seguenti non furono così stupide come la prima e a quella da sedicimila galeoni Draco cominciò a tentennare: “Quale canto dell’Inferno contiene questo passo: “Ed elli avea del cul fatto trombetta”? Canto XIV; canto XXI; canto X; canto XII .

“Questa è un po’difficile per me… mi dovevo impegnare di più con la McGranitt…”

“E’un verso abbastanza noto, però saperlo collocare esattamente all’interno dell’opera è una questione mnemonica.

“Già, già” annuì Draco. “Posso usare l’aiuto del 50:50?”

E sia.”

Purtroppo, invece di dimezzarsi, le risposte si moltiplicarono. Adesso Draco doveva scegliere tra tutti i trentaquattro canti dell’Inferno dantesco quello giusto.

“Bizzarro” commentò Voldemort, “una cosa simile accadeva in uno sketch della Premiata Ditta… comunque, adesso più che di memoria questa mi sembra proprio una questione di culo.”

Stavolta Draco non riuscì ad esimersi dal rispondere con un “sì” leggermente sgarbato, ma Voldemort, impegnato a ricordarsi se avesse chiesto a Macnair di farsi prestare le videocassette con tutte le puntate di Fantastico ’85, non prestò attenzione.

A questo punto Draco, memore delle sue storiche giocate al casinò di Montecarlo, tentò un azzardo: “Io ci provo: canto XXI.

Voldemort, che nell’attesa si stava schiacciando un punto nero, si destò di soppiatto, poi disse: “E’il tuo Topexan definitcioè, è la tua risposta definitiva?”

“Sì.”

“L’accendiamo?”

“Sì.”

Per avere la conferma riguardo l’esattezza della sua scelta, Draco dovette attendere a causa di un piccolo spazio pubblicitario, in cui era incluso una breve televendita della Tesmed con Giorgio Mastrota. Al termine dei consigli per gli acquisti, Voldemort diede al ragazzo la certezza di aver azzeccato l’opzione esatta.

Il gioco potette proseguire e Draco si ritrovò a confrontarsi con altre domande a cinema, scienza, letteratura e altre materie. A quella da duecentocinquantamila galeoni, fece ricorso all’aiuto da casa. Dal momento che suo padre era in prigione e sua madre e sua zia in studio con lui, si telefonò un numero a casaccio. Rispose il parroco di un paesino del bergamasco. Ironia della sorte, la domanda aveva a che fare con la religione, quindi la situazione si risolse a buon fine per il nostro giovane.

Alla domanda seguente, Draco si avvalse dell’aiuto del pubblico, che però, trovandosi in difficoltà, chiedeva anch’esso l’aiuto del pubblico. Voldemort allora si arrabbiò e decise di eliminare quest’aiuto. Draco allora fece di nuovo affidamento alla tecnica “spara la prima minchiata” ed ebbe nuovamente fortuna. Si arrivò, dunque, all’ultima domanda: “In quale episodio de I Griffin, non ancora trasmesso su Italia 1, viene parodiato il titolo del sesto libro di Harry Potter? Nell’episodio PTV; nell’episodio Peterotica; nell’episodio North by North Quahog; nell’episodio The Father, the Son and the Holy Fonz.”

Oh cazzo, pensò Draco. Guarda un po’ se su Italia 1 non fanno sempre le cose a metà… quando devono mandare in onda le cagate come O.C. non lasciano mai nulla in sospeso… decise di affidarsi quanto più potesse sul suo sedere, che lo aveva già in precedenza salvato. Se fosse andata bene, tutto ok; se no, poteva sempre mandare solennemente tutti quanti a quel paese, cosa che, a dirla tutta, non gli dispiaceva: “Dico che è l’episodio North by North Quahog.”

Stavolta non ci fu alcuna pausa: “LA RISPOSTA E’SBAGLIATA!” e Voldemort si esibì nella stessa risata di Peter Griffin. “Mi dispiace, Dracodisse quando si fu calmato, “ma credo che devi riflettere molto bene, forse non hai tutta la convinzione di voler essere un Mangiamorte.”

Allora Draco decise di sfogarsi una volta per tutte: “E sa che cosa le dico? Che lei mi ha rotto proprio i coglioni! Lei e tutti suoi leccaculo di merda… E la sa una cosa? Io non voglio leccare il fondoschiena a nessuno, tanto meno a lei, sono stato chiaro? Lei non mi piace. Nessuno di voi qui mi piace e nemmeno Silvio Muccino nella pubblicità della Vodafone mi piace! Pertanto, arrivederci e grazie!” e, detto ciò, voltò le spalle e si incamminò verso l’uscita, senza che nessuno gli venisse dietro. La cosa sembrava strana e, non appena ebbe varcato la porta che lo ricondusse nella sala, sentì dire: “E che cazzo fate lì come i bradipi? Andate ad ucciderlo subito!”

Allora Draco prese a correre il più veloce possibile e, poco dopo, sbucò nel corridoio, mentre sentiva la folla di Mangiamorte che si precipitava a raggiungerlo. Entrò nell’ascensore. Premette il tasto del piano terra è lì giunse nello stesso tempo in cui terminò il sopraccitato spot della Vodafone con Muccino.

Uscito dall’ascensore si ritrovò dinnanzi Piton, che gli disse in tono minaccioso: “Che diavolo hai fatto?”

Draco lo scansò, facendolo rovinare al suolo: “E non rompa i coglioni anche lei!” poi diede un pugno in faccia a Paolo Limiti, che si trovava lì per cedere a Voldemort alcuni dei suoi Inferi (tra i quali anche Mino Reitano e Nilla Pizzi). Infine diede una pacca sul sedere alla receptionist bionda, aprì la porta e uscì proprio nel momento in cui diversi anatemi gli venivano lanciati contro.

Una volta fuori continuò a correre, ma si concentrò sulla destinazione che voleva raggiungere: sì, è l’unico posto dove posso andare, si diceva. Capiranno, dovranno capire per forza…

E con un sonoro “pop” si smaterializzò, proprio nel momento in cui gli venne da ruttare.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Visite notturne ***


CAPITOLO 6

Riassunto del capitolo primo: Draco Malfoy, giovane mago mentalmente instabile, incontra una giornalista di Dipiù, alla quale confessa di essere stato violentato da un pedofilo all’età di cinque anni. Intanto Severus Piton, ispettore privato e ospite fisso a L’Italia sul Due, viene contattato da una ricca ereditiera per indagare sulla scomparsa di alcuni cimeli di famiglia. La donna rivela di avere dei sospetti su Tom Riddle (meglio noto con il nome di Lord Voldemort), proprietario della gioielleria, ubicata sotto casa sua. Più tardi, in serata, Draco Malfoy si presenta a casa di Piton, dicendo di essere una persona informata dei fatti.

Ad ogni modo, se questo riassunto non vi ha aiutato a ricordare bene la trama del primo capitolo, l’autore vi consiglia di rileggerlo interamente, in quanto il suddetto sunto non ha minimamente a che fare con gli svolgimenti del precedente capitolo e nemmeno con quelli dei capitoli a venire..

Dunque, passiamo direttamente al...

Capitolo 2 – Visite notturne

Harry Potter tentava di prendere sonno. Se ne stava sdraiato sul letto della sua stanza a Privet Drive e cercava di ricordarsi se avesse fatto la ricarica del cellulare.

Quella era l’ultima volta che era costretto a starsene a casa dei suoi zii per il periodo estivo.

Gli zii di Harry, avendo considerato ciò, avevano deciso di volersi comportare in maniera diversa nei suoi confronti. Ma quel disgraziato si era portato con sé due dei suoi strambi amici che frequentavano la sua scuola. Senza nemmeno avvertire, oltretutto! Ah, magari si fosse portato con sé Aida Yespica, pensava Vernon Dursley…

Stavolta ciò che faceva infuriare il signor Dursley non era tanto il comportamento del nipote quanto quello dei suoi compagni: avevano adibito la camera degli ospiti ad un set di film porno. E non finiva lì: si presentavano a colazione solo con la biancheria intima addosso, e sua moglie Petunia era certa che facessero qualcosa anche in bagno, perché aveva trovato suo figlio a spiare dal buco della serratura.

“Ti rendi conto che abbiamo dovuto spiegare a Dudley come nascono davvero i bambini? Fino ad oggi la spiegazione della cicogna per lui era più che sufficiente!” aveva detto il signor Dursley al nipote, lamentandosi per l’irrispettosa e irriverente condotta dei suoi amici.

“E vi prendeva per il culo. Dudley sa tutto quello che c’è da sapere sul sesso. Zia Petunia fa finta di niente, ma se vai sotto al letto di Dudley troverai un casino di numeri di Playboy.”

“Ce li hai messi tu, di’la verità!”

“Sì, come no…” Harry era troppo abituato a quelle accuse inesistenti che non ci fece troppo caso. Anche se, dovendolo ammettere, Ron e Hermione esageravano un po’troppo. Però, il fatto che questa cosa desse fastidio allo zio sembrava giustificare il loro comportamento. Sua zia Petunia, invece, non si lamentava come il marito. Era per lei un periodo difficile. Si sentiva molto insoddisfatta della vita coniugale con il marito e invidiava non poco quella Hermione. Il suo ragazzo la faceva eccitare in un modo che non ricordava dai tempi dell’idraulico che veniva a ripararle la lavatrice…

Quella sera, mentre Harry pensava alla ricarica, Ron Weasley e Hermione Granger avevano da poco terminato di fare l’amore.

“Hai ragione, tesoro” disse Ron. “Quando sono io a stare sotto è più arrapante.”

“Vedi che non mi sbaglio… Comunque, devo dire che stasera hai superato te stesso. Non mi sentivo così soddisfatta da quella volta che riuscii a declinare gli inviti galanti di Tom Cruise”.

FLASHBACK

Hermione: “No, Tom… se vuoi venire con me alla festa di Lumacorno le condizioni sono queste, fine della storia.”

Cruise: “Assolutamente no! Non andrò all’Oprah Winfrey Show a dire che Scientology è una cazzata e che io sono gay!”

Hermione: “E allora? Hai fatto tutto quel casino quando dicesti di amare Katie Holmes…”

Cruise: “E ti dimentichi che me lo avevi chiesto tu e poi non me l’hai nemmeno data?”

Hermione: “Dovevo studiare per il compito di Trasfigurazione, e comunque è inutile rivangare. O fai quello che ti dico o non se ne parla, chiaro? Ah, e volevo ricordarti che il cellulare dal quale mi stai chiamando si auto-distruggerà entro cinque secondi.”

FINE FLASHBACK

“Su, dammi un altro bacio.” Fece Ron.

“Mhhh, porcellone…” E si baciarono.

“Eeee stop! Fine delle riprese” disse Rocco Siffredi.

“Ma da dove sbuca fuori?” chiese Ron.

“Boh? Chissene” fece Hermione e riprese a baciarlo.

Mentre i due continuavano ad amoreggiare, Siffredi e la sua troupe smontarono il set. Una volta usciti dalla stanza degli ospiti, trovarono Petunia Dursley ad attenderli: “Allora, avete fatto le riprese?”

“Sì, signora Dursley” rispose Siffredi. “Non appena ultimerò il montaggio le manderò il filmato.”

“Mi raccomando, lo faccia recapitare presso la signora Figg, le ho già spiegato tutto…”

“Signora Figg… ah, quella che voleva girare il film mentre faceva accoppiare i suoi gatti. Non si preoccupi, ho già l’indirizzo.”

“Molto bene. Allora vi accompagno alla porta.” E li fece scendere silenziosamente - di modo che nessuno se ne accorgesse, soprattutto suo marito - al piano di sotto. Aprì la porta dell’ingresso e gli fece strada fino al furgoncino che avevano parcheggiato sul viale.

Una volta che ebbe ringraziato Siffredi, vide il furgoncino allontanarsi. Rimase qualche istante sul marciapiede, poi si girò e ripercorse il vialetto. Tutt’ad un tratto si irrigidì: udì un rumore proveniente dal cespuglio alla sua destra. Un istante dopo comparve Freddy Krueger che la minacciò con la sua mano artigliata. La signora Dursley trattenne per poco un urlo. Freddy la guardò bene poi disse: “Scusi, ma questa è Elm Street?”

“N-no, è Privet Drive.”

“Ops, mi sa che ho sbagliato. Scusi tanto, buonanotte.” E se ne andò.

Petunia resto lì, a metà vialetto, ancora qualche istante per riprendersi. Poi ritornò a camminare in direzione di casa, quando udì un rumore simile a un “pop”. Pensò: adesso non ditemi che esce Micheal Myers.

Si guardò prima a destra e poi a sinistra, quando vide all’improvviso un ragazzo dai capelli biondi.

“Chi è là?” chiese. Si avvicinò al ragazzo e notò che aveva in mano una bacchetta magica. Le fu subito chiaro tutto: “Aspetta, non dirmi che sei un altro amico di mio nipote, Harry?”

Il ragazzo titubò: “Ehm… sì.”

“Vabbè, entra dentro, è meglio.” Ed entrarono.

“Ma mio nipote sapeva del tuo arrivo?”

“Veramente no.” Fece lui.

“Ah… be’ senti, qui le stanze sono tutte occupate, non so dove posso metterti e…”

Il ragazzo la interruppe bruscamente: “Senta, devo parlare immediatamente con Harry!”

“Ma sta dormendo! Stiamo tutti dormendo… tranne me.”

“Non me ne frega!” e prese la bacchetta, dicendo: “Sonorus!”

“Niente incantesimi qui!”

Ma lui la ignorò: “Il signor Harry Potter è atteso alla cassa numero 5! Signor Potter, cassa 5”.

Intanto Harry si risvegliò dal sogno che stava facendo, in cui un TV-fonino della 3 lo inseguiva minacciosamente. Aveva sentito chiamare il suo nome da quella che sembrava una commessa di un supermercato. Scese dal letto e, guidato dal suo sesto senso, che non possedeva, aprì la porta della stanza e fu in corridoio. Dopo qualche istante vide Ron e Hermione seminudi uscire dalla stanza degli ospiti.

“Harry, hai sentito?” chiese Ron.

“Sì, devo aver dimenticato l’ammorbidente alla cassa.”

Hermione gli diede uno schiaffo. Harry si riprese: “Ah, scusa… sì, l’ho sentito.”

“Anch’io l’ho sentito” sbraitò zio Vernon, uscendo dalla sua stanza: “Tra l’altro tua zia non è a letto. Cos’hai combinato stavolta?”

“Io? Niente, lo giuro!”

“Non mentire a me!”

In quel momento comparve Dudley Dursley: “Ma che diavolo succede qui?”

Tutti emisero un urlo, nel vederlo.

“Cacchio! Potresti pure togliertela questa maschera di bellezza, Dudley!” esclamò Harry. Intanto Ron e Hermione ridevano sotto i baffi.

“Senti, nipote” cominciò cauto zio Vernon, “qui sta succedendo qualcosa di strano, e in genere le cose strane in questa casa sono in qualche modo sempre legate a te. Perciò, vedi di scoprire che cazzo sta succedendo!”

“E non ti scaldare! Adesso andiamo giù e vediamo se c’è zia Petunia e le chiediamo se ha notato qualcosa di strano. E quanto la fai lunga…” e così scesero in salotto.

Ciò che vide Harry lo lasciò completamente esterrefatto: Draco Malfoy era in salotto con sua zia Petunia visibilmente turbata.

“Ehm, Harry… questo è il tuo amico… scusa, non mi hai detto come ti chiami?” fece zia Petunia.

“Il mio nome è Malfoy, Draco Malfoy”.

“Che cazzo ci fai qui?” esclamò Harry, sfoderando la bacchetta. “Zia, questo ragazzo non è mio amico. E’un ricercato.”

“Che diavolo stai dicendo, ragazzo?” fece zio Vernon.

“Sto dicendo che quell’ominide non è affatto mio amico, e se lui è qui siamo tutti in pericolo!” disse voltandosi verso suo zio, poi avendo visto di nuovo suo cugino disse: “Porca puttana, Dudley, vai a toglierti quella merda dalla tua faccia!”

Ron e Hermione risero di nuovo.

“E che cazzo vi ridete, voi due?” sbottò Dudley, infiammandosi.

Disse Ron: “No, stavamo pensando a quella volta che vedemmo Harry con i bigodini in testa…”

“Ah, ok…” e se ne andò.

“Ma che cacchio dite?” fece Harry. “Begli amici che siete… invece di fare i cretini perché non prendete le vostre bacchette magiche?”

“Oh, be’” esordì Hermione, “devono essere sparse da qualche parte nella nostra stanza, ci perderemmo del tempo a ritrovarle.”

“Porca troia!”

“Aspettate, ragazzi” intervenne finalmente Draco. “Non sono qui per quello che credete. E poi, comunque non potrei farti alcun male, Potter… almeno non fino al tuo compleanno.”

Harry rimase alquanto stranito a quelle parole: “Come fai a saperlo?”

“Ho origliato Piton mentre lo diceva a Voldemort per telefono.”

Effetto musicale di sorpresa.

“Probabilmente quando sarà il tuo compleanno verrà a farti visita.” Riprese Draco.

“E tu vuoi farmi credere che hai avuto il buon cuore di avvertirmi? Credi che sia scemo?”

“Ascolta, è una lunga storia… Io, io… io sono cambiato.”

Ron spifferò qualcosa nell’orecchio a Hermione e i due scoppiarono a ridere e stavolta alla loro si accompagnò una risata fuori campo, in stile sit-com.

“Perché ridete?” chiese curioso zio Vernon.

Rispose Ron: “No, perché il fatto che lui sia cambiato è vero quanto il fatto che io sono ancora vergine.”

“No, invece è vero quanto il fatto che tu e la Granger lo avete già fatto 13 volte questa settimana.” Ribattè Draco.

I due ammutolirono. “C-come fai a saperlo?” balbettò Hermione.

“Ah…uhm, ho sparato a caso.”

Allora zio Vernon, incazzato per il fatto che fosse stato svegliato mentre stava sognando di mangiare una bistecca di brontosauro, disse: “Insomma, è tardi, volete trovare una soluzione a questa storia?” e poi aggiunse, rivolto al figlio, che era appena ricomparso: “E santo Iddio, Dudley, la vuoi smettere con questi travestimenti?”. Dudley si era infatti travestito da Mojo Jojo.

“Che palle!” e tornò nuovamente in camera sua.

Harry stava per dire qualcosa quando le luci si spensero e un faro ad occhio di bue illuminò una parte del salotto dove comparve Alfred Hitchcock. Nello stesso istante partì la sigla dell’“Alfred Hitchcock presenta”.

“Buonasera” esordì Hitchcock, una volta terminato lo stacchetto. “Dunque, in casa Dursley è arrivato un personaggio pieno di mistero. Il suo passato è macchiato da un grave delitto al quale ha partecipato. Inoltre il suo comportamento è stato sempre molto scorretto e poco amichevole. Ora davanti a questi sbigottiti spettatori dice di essersi ravveduto… Ma dov’è la verità?” E riprese nuovamente la sigla mentre l’occhio di bue si spegneva e le luci del salotto si riaccendevano.

Harry rimase per qualche secondo meditabondo finche disse: “Ma certo, la verità!” e poi si rivolse a Ron: “Vai, a prendere la macchina della verità che ha costruito tuo padre.” Ron eseguì.

“Perché, non andava bene un po’di Veritaserum?” chiese Draco.

“Oh, sai… fa più effetto la macchina della verità.” Rispose Hermione.

Dopo qualche istante Ron tornò con un bizzarro macchinario che posizionò sul tavolo del salotto. Fece sedere Draco su una sedia. Basta con i quiz e le domande, pensò tra sé e sé. Intanto Hermione collegò tutti i fili e fece inserire due dita della sua mano destra in due anelli, infine gli montò anche una cintura di sicurezza. Mentre questa eseguiva tali operazioni, Draco non potette fare a meno di notare che aveva davvero un bel seno. Altro che Mezzosangue, questa è proprio una Mezzagnocca… anzi ci toglierei pure il “mezza”… peccato che non siamo in una Draco\Hermione, pensò.

“Allora sei pronto?” chiese Harry.

“Sì.” Fece Draco.

“Bene, Ron, puoi accendere.” E Ron mise in funzione la macchina.

“Procediamo con le domande: sei gay?”

“Ma che cazzo c’entra? Dimmi piuttosto se sto mentendo riguardo al mio pentimento, è questo quello che vuoi sapere, no?”

La macchina emise alcuni rumori.

“Allora, Draco, devi rispondermi soltanto sì o no, altrimenti la risposta non è valida, è chiaro? Devi rispondere a qualunque domanda io ti faccia, anche se ti chiedessi se ti sei fatto il bidet stamattina.”

Draco sbuffò: “E va bene.”

“Ripeto la prima domanda: sei gay?”

“No.”

Rumori della macchina.

“La macchina dice che è vero” annunciò Harry. “Seconda domanda: ti piacciono i romanzi Harmony?”

“No.”

Rumori della macchina.

“La macchina dice che è falso.”

Ron e Hermione emisero un gemito, inorriditi.

Anche Harry si scandalizzò: “Oh, cielo, Draco… Va bene, pass…”

“Aspetta, rifammi la domanda, ti prego.” Supplicò Draco.

“Ok. Ti piacciono i romanzi Harmony?”

“No.”

“La macchina dice che è vero.”

“Meno male!” esclamò Ron.

“Scusate, perché vi siete tanto spaventati prima?” chiese zia Petunia.

“Pensavamo fosse un Harry\ Hermione shipper.” Spiegò Hermione.

“Ah, capisco.”

“Cos’ha detto? Cos’ha detto?” fece zio Vernon.

“Niente, poi te lo spiego.”

“Allora, passiamo alla prossima domanda” disse Harry, “Ti piacciono i film dell’orrore?”

“Ehm, Harry” intervenne Ron, “questa cosa c’era già dentro Scary Potter.”

“Ah, già… allora, secondo te Marcellus Wallace ha l’aspetto di una puttana?”

“No.”

Rumori della macchina.

“La macchina dice che è vero. Allora perché hai cercato di fotterlo come una puttana?”

“Aspetta, così non ti posso rispondere con un sì o con un no!”

“Ah, scusa… vabbè, andiamo al sodo: hai veramente rinnegato tutto ciò che hai fatto in passato, sei realmente cambiato?”

“Sì.”

Rumori della macchina.

“La macchina dice che è vero. Ok, per me può bastare. Ti credo.”

“Per me è ok.” Fece Hermione.

“Anche per me.” Confermò Ron.

Poi Harry si rivolse agli zii: “Voi cosa dite?”

“Se voi dite che è ok, va bene.” Fece zia Petunia.

“Oh, sì, basta che non faccia casino qui.” Disse zio Vernon.

“Dudley?” chiese Harry.

Il cugino, che era appena arrivato lì e non aveva assistito alla scena, in quanto impegnato a prepararsi un panino prosciutto e formaggio, disse: “Va bene.”

Allora Harry prese un timbro da ufficio e lo stampò sul palmo della mano di Draco. Lo stampo diceva: APPROVATO DA HARRY POTTER™ - TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

“Cos’è ‘sta roba?” esclamò Draco.

“E’il marchio di fiducia HARRY POTTER™” spiegò Harry. “Quando sarai con noi e ti troverai davanti a persone che conosciamo, basterà fargli vedere il marchio e capiranno.”

“Harry, però sarebbe meglio non esporlo troppo in pubblico. E’possibile che Voldemort e i Mangiamorte lo stiano cercando e se lo vedono con noi non sarà una buona cosa.”

“Giusto.” Confermò Draco.

“Va bene.” Fece Harry. “Comunque, adesso pensiamo a dove sistemarlo. Tutte le stanze sono tecnicamente occupate.”

Allora intervenne zio Vernon: “Potrebbe stare nella camera del ragazzo e il ragazzo potrebbe andare a stare…”

Ma Harry comprese subito le intenzioni dello zio: “Se stai parlando del sottoscala, te lo puoi scordare. Mi farò un po’di spazio nella stanza di Ron e Hermione. Possono sempre far comparire un altro letto.”

Ron e Hermione soffocarono uno sbuffo di disapprovazione.

Allora intervenne Draco: “Ehm, sì è carino da parte vostra pensare alla mia sistemazione, però potreste prima smontare questa macchina del cazzo e togliermi questa cintura di sicurezza?”.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Rintanati ***


CAPITOLO 6

Riassunto del secondo capitolo: Petunia Evans in Dursley, ex prima ballerina della Scala, offre ricovero a Draco Malfoy, un giovane imprenditore finito in mezzo alla strada per colpa del fallimento della sua società. Petunia abita insieme al marito Vernon, un tempo trapezista del Circo Orfei, al figlio Dudley, che ha recitato piccole parti in film per la televisione, e al nipote Harry Potter, figlio della sorella Lily, spacciatrice di crack morta insieme al marito James per mano di un folle torturatore omicida. La casa ospita anche due degli amici di Harry: Ron Weasley, brillante avvocato, e Hermione Granger, affascinante psicologa di successo.

Se tutto ciò vi sembra la trama di una sit – com, l’autore vi consiglia di rileggere attentamente il secondo capitolo, di evidenziarne tutte le sequenze narrative, descrittive e dialogiche e di rispondere alle domande n°3, n°4 e n°7 del questionario a pag. 394 per lunedì prossimo, perché si faranno interrogazioni a tappeto e se stavolta la Rowling si fa trovare nuovamente impreparata, l’autore andrà a parlare con il preside. Perciò avvertitela, perché oggi è assente… così, poi non venga a dire di non essere stata avvisata!

Capitolo 3 – Rintanati

“Leotordo, tesoro, ma tu mi ami?” disse al telefono - nel linguaggio degli uccelli – Edvige, la civetta bianca di Harry. “Qui ultimamente sta succedendo un casino, poi ti racconto. Sicuramente quel rompicoglioni di Harry mi farà spedire una lettera del cazzo lì da voi… vabbè, vuol dire che ci vedremo presto… aspetta un momento… che c’è, Grattastinchi?”.

Il gatto di Hermione che era appena entrato nella stanza miagolò: “Guarda che Harry deve spedire qualcosa.”

“Figurati se non era come dicevo. Allora ci vediamo presto, amore.” Intanto Grattastinchi miagolò ancora.

“Ah, sì, Grattastinchi dice che ti saluta… Gratta, ti ringrazia. Ok, ciao, biscottino.” E riattaccò.

Harry spalancò la porta ed entrò con in mano un pezzo di pergamena: “Edvige, puzzettona di papà, ti do un servizietto da fare: devi spedire questa a casa di Ron, è chiaro? Aspetta un momento, ché devo mettere il timbro di garanzia, così possono stare tranquilli.” E tiro fuori un timbro che appose sulla lettera: SCRITTO, VISIONATO E INVIATO DA HARRY POTTER™ - TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

Poi arrotolò la pergamena, aprì la gabbia e la porse ad Edvige, dicendo: “Mi raccomando, vai dritta, dritta alla Tana, è chiaro?”.

“Cosa ti credi, che sia una babbea arteriosclerotica?” tubò la civetta, in tono un po’aspro. Dopodichè Harry la fece uscire dalla finestra.

Era la mattina del 30 luglio, il giorno prima del compleanno di Harry. Siccome Draco aveva avvertito tutti della possibilità di un attacco da parte dei Mangiamorte proprio il giorno seguente, Harry aveva stabilito che sarebbero partiti quel giorno. Perciò aveva inviato quella lettera per spiegare il tutto, anche del suo nuovo acquisto, Draco appunto, che aveva comprato su Media shopping alla modica cifra di… no, aspettate… quello era il tostapane elettrico! Vabbè… comunque la lettera serviva a spiegare la situazione. Inoltre, per assicurarsi che i Dursley non venissero trovati dai sicari di Voldemort, Harry aveva comprato tre biglietti per una crociera lungo il Mediterraneo.

Harry scese giù, in cucina, dove trovò zia Petunia intenta a preparare il caffè, Ron e Hermione (stavolta vestiti) e Draco.

Zia Petunia sembrava visibilmente turbata: aveva ricevuto due lettere che l’avevano molto scossa.

La prima diceva:

Cara signora Petunia,

Guardi che ho capito che lei letteralmente mi sbava dietro. Le dirò che non mi dispiace avere delle ammiratrici, ma mi sento in dovere di avvertirla che se Hermione lo venisse a sapere non ne sarebbe assai contenta. So che ormai la nostra permanenza qui sta per finire e che quindi non avrebbe nemmeno il tempo necessario per provarci con me (anche se le assicuro che se ci provasse non otterrebbe alcun risultato), ma credo sia meglio che si tolga dalla testa questa sua ossessione per me.

Distinti saluti

Ronald Weasley

Ma la seconda lettera era quella che più la metteva in agitazione:

Cara signora Petunia,

Sono al corrente della sua infatuazione per il mio fidanzato, e la cosa non mi fa affatto piacere. Mi pregio di informarla, inoltre, che sono in possesso del filmato che ha fatto registrare mentre io e il compagno condividevamo un momento di intimità. Per precauzione, terrò il suddetto filmato con me e le ricordo che se in futuro tenterà di intromettersi con qualsiasi mezzo nella nostra privacy, mi vedrò costretta ad adire le vie legali, e in un simile caso potrei mostrare il filmato come prova. Pertanto si ritenga avvertita.

Distinti saluti

Hermione Granger

Mamma mia, pensò Petunia, questi sono peggio dei servizi segreti. Chissà se conoscono quali misteri si nascondono dietro alla morte di Lady Diana.

Mentre questa era assillata da cotali ed altri dubbi, Il signor Dursley si presentò in cucina, seguito da Dudley che aveva in mano una videocassetta del corso di ginnastica di Jane Fonda, che dopo colazione avrebbe visto.

“Petunia, dammi la clava!” esclamò zio Vernon. Era sua abitudine, di quei tempi, di fare colazione munito di quest’arnese

“Ma tesoro, l’ultima l’hai rotta il mese scorso, dovevi andare a comprarla ieri, non ti ricordi?”

“Ah, già…”

Draco osservava la scena, non senza una punta di divertimento. Più passava del tempo in quella casa e più notava che alla fin fine i babbani non erano poi così male. Erano un po’come loro: sembravano tutti gli attori di una compagnia di avanspettacolo. E alla fine si era reso conto che anche Harry e i suoi amici non erano poi così male. Se si fosse comportato ancora male nei loro confronti, l’unico modo per avere molta visibilità in una fan fiction sarebbe stato quello di fare la parte del gay pervertito in una yaoi. Siccome non era in vena di personaggi ambigui (per quelli c’era sempre Piton) si diceva realmente contento della sua conversione.

I pensieri di Draco furono interrotti dalle proteste di Dudley: “Mamma, ma cosa cazzo ti sei fumata? Mi dai l’insalata a colazione?”

“Ma tesoruccio, tu sei a dieta.”

“Sì, ma nemmeno Rosanna Lambertucci si mangia l’insalata a colazione!”

“Beh, zia… non ha tutti i torti.” Intervenne Harry.

Hermione fece una risatina leggermente acuta.

Dopo colazione, i ragazzi andarono a finire di preparare i bagagli.

“Harry, sei sicuro che Edvige sia già arrivata?” chiese Ron, affacciandosi in camera di Harry.

“Certo che sì. Ho inviato la lettera per posta prioritaria.”

“Ah, ok.”

Siccome Draco era giunto a casa Dursley senza alcun bagaglio, Harry gli aveva fornito una particolare valigia, cioè il KIT HARRY POTTER™ DI SOLIDARIETA’ NEL CASO SI AGGIUNGA IMPROVVISAMENTE UN ALTRO MEMBRO ALLA SQUADRA – TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Nella valigia c’era davvero di tutto. Persino alcune paia di mutande Armani Jeans.

Scesero in salotto, dove trovarono Dudley alle prese con alcuni esercizi di aerobica, mentre zio Vernon leggeva il giornale. Erano pronti per salutarli, quando comparve zia Petunia che disse: “Aspettate un momento! Mi è venuta in mente una cosa.”

“Allora diccela.” Fece Harry.

“Ehm, ecco… sapete, mi sono documentata su internet e ho letto che nel settimo libro si sarebbero sapute alcune cose riguardo al mio conto…”

Ma Hermione la interruppe: “E le sappiamo: abbiamo scoperto che è una guardona.”

“Cosa, cosa, cosa?!” esclamò zio Vernon.

“Ecco, da chi ho preso!” disse Dudley.

“No” fece Petunia, “ho letto che si sapevano altre cose a proposito della mia corrispondenza con Albus Silente.”

“E cosa aspetti?” la incalzò Harry. “Parla!”

“Be’, vedete, il fatto è che nemmeno io so che cosa devo dirvi.”

“A questo punto” intervenne Hermione, “perché ci trattiene ancora qui? Ci faccia andar via, se non sa che cosa dirci…”

“Aspetta!” disse Draco. “E se è qualcosa di importante?”

“Già” asserì Harry.

“Be’ può sempre mandarci una lettera.” Suggerì Ron

“Esatto!” esclamò Hermione, con una certa foga.

“Ma vi pare che le rivelazioni importanti si facciano via lettera?” si accalorò Harry.

“Be’ fai come ti pare, allora. Perché noi ce ne andiamo. Se si ricorderà che Silente le aveva spiegato per corrispondenza come funziona il rubinetto dell’acqua calda, ce lo farà sapere.”

Allora zia Petunia ebbe un’illuminazione: “Ecco, si trattava di questo… o almeno credo.”

Effetto di pubblico televisivo che si meraviglia.

Harry la fissò stupito.

“Visto che ti dicevo?” fece Hermione con il solito tono da “te lo avevo detto”. “Su, muovetevi, aggrappatevi a me.”

Ognuno di loro afferò saldamente i propri bagagli e Harry si appoggiò sul fianco destro della ragazza, mentre Ron le agguantò un seno, sicché le fu leggermente difficile trovare la concentrazione per smaterializzarsi. Draco, invece, fece da solo.

“Arrivederci!” dissero tutti prima di scomparire con un sonoro “pop” (ormai questa frase mi sembra una clausola formulare N.d.A.).

Riapparvero nel giardino della Tana.

“Allora tutto a posto?” chiese Hermione.

I ragazzi fecero un cenno affermativo.

Allora Ron si sentì quasi in dovere di fare una precisazione a Draco: “Ehm, penso che tu sappia che casa mia ha un tocco… come dire? Ehm, rustico.”

“Ah, non ti preoccupare, casa mia non è il maniero che descrivono in certe fan fiction. E’ solo l’attico di un condominio. Sai, prima mi sparavo tutte quelle pose. Figurati che certe volte siamo andati in vacanza in certe bettole, perché mio padre voleva risparmiare…”

Quindi si avviarono verso la casa. Giunti all’entrata, Ron bussò alla porta. Dopo qualche istante essa fu aperta da Fleur Delacour, che li accolse assai calorosamente: “Uhhh, mammà, venit’ ccà! So’ arrivat’ Eduardo, Peppino e Titina!”.

Allora Draco sussurrò a Ron: “Ehm, sei sicuro che questa sia casa Weasley? Forse è casa Cupiello.”

“Non ti preoccupare. Non sbaglio più casa da quella volta che capitai sul set di Malcolm.”

FLASHBACK

Voce fuori campo: “In questo episodio, il ruolo di Malcolm sarà interpretato da Ron Weasley.”

Ron: “Mamma, sono tornato.”

Lois, prendendolo per le orecchie: “Dove diavolo sei stato? Per punizione rimarrai chiuso in camera tua per una settimana.”

Ron, rivolgendo un primo piano alla telecamera 2: “La prossima volta che Frankie Muniz mi indica la strada di casa glielo metto in quel posto!”

Intanto, alla Tana…

Molly Weasley (nel ruolo di se stessa): “La prossima volta che mi dici che sono una povera imbecille ti faccio una fattura al sedere. Chiaro, Ronald?”

Frankie Muniz (nel ruolo di Ron), rivolgendo un primo piano alla telecamera 2 (che non c’è): “E pensare che credevo che Hermione fosse qui… Sono venuto solo perché volevo farmela…”

Molly: “Ti ho sentito, sai… questo non è il set di un telefilm!”

FINE FLASHBACK

Poi Fleur disse: “Mammà, ce sta pure chillu giovine di cui ha scritto Eduardo nella lettera… comme se chiama? Ah, Totò!”

Allora Ron disse in napoletano: “Ccà ce manca sulo a Malafemmena e stiamo al completo.”

“Ehhh, te piace sempe pazzià! He’ visto comme o’ pparl’ bbuono l’ingles’?”

“Ohhh” esclamò Hermione, con un tono da perfetta leccapiedi, “Ma c’est magnifique!” e si salutarono baciandosi sulle guance.

“Eddie” fece Fleur, avvicinandosi a Harry, “Vien’ accà! Fatte ddà nu vas’” e diede un bacio anche a lui. Poi fece la stessa cosa con Draco.

“Ehm, e a me, nessun bacio?” chiese Ron.

Fleur stava per chinarsi a dargli un bacio, quando Hermione disse: “Aspetta, Ron! Ti dimentichi che ti sei messo quella crema speciale per il viso?”

“Crema? Qual…” Hermione gli diede un pizzicotto sul fianco. “Ah, gìà… la crema.”

“Non vorrai forse che il bel visino di Fleur si sporchi? La crema potrebbe danneggiare la sua epidermide e farle spuntare brufoli e foruncoli grandi come case!”.

“Ah, vabbuò! E’meglio che lasciamo stare… io mo’ mo’ m’aggio fatt’ ‘a doccia…” e se ne andò.

Hermione allora disse nell’orecchio a Ron: “La prossima volta che fai il cascamorto te li faccio comparire io i brufoli grandi come case, chiaro?”.

Si accomodarono in cucina, dove furono accolti nuovamente in maniera calorosa, ma stavolta dalla signora Weasley. La quale, dopo aver abbracciato o, meglio, stritolato tutti i ragazzi, si dedicò alla sua attività preferita: il rimpinzo. Nonostante fossero solo le nove di mattina, e i ragazzi avessero già fatto colazione.

“Cosa? NON-VOLETE-MANGIARE?!” esclamò Molly, furente, quando ebbe udito il rifiuto a cibarsi della sua mensa. “Io che mi faccio il mazzo così per…” ma non disse più nulla, perché fu improvvisamente pietrificata da Fred e George.

“Scusatela” fece Fred, “Stiamo testando su di lei, a sua insaputa, le pillole umorali.”

“Già” continuò George, “pensavamo che fosse il tipo adatto per questo genere di cose.”

“Ah, abbiamo il nuovo acquisto, vero, Harry?” chiese Fred, rivolgendo uno sguardo a Draco.

“E, adesso che sei dei nostri, Draco” intervenne George, “potrai usufruire dei singolari privilegi del nostro negozio Tiri vispi Weasley. Sconti, buoni acquisto e molto altro…”

“Inoltre, potrai partecipare alle nostre inchieste sul mercato. Sai, stiamo cercando di aprire anche un sexy shop, un supermarket, un negozio di elettronica...”

“Uhm” fece Draco, “sapete mi piacciono i negozi di elettronica.”

“Mentre io sarò la cliente numero uno del sexy shop, insieme a Ron, è ovvio…”

Mentre discorrevano di queste cose, Harry si avviò al piano di sopra, perché, aveva avuto l’impressione di vedere una persona dai lunghi capelli rossi che li osservava dalle scale. Una volta arrivato al piano superiore, intravide Ginny vestita come Taddeo dei Looney Tunes, armata di un fucile. Allora si mise due orecchie da coniglio, due incisivi finti e prese una carota che iniziò a rosicchiare. Poi si avvicinò a Ginny e disse: “Ehm… che succede, amico?”

Ginny rispose: “Sto cevcando uno stupido coniglio, lo conosci, pev caso?”

“Ha due denti come questi?” e indicò i denti di plastica.

“Sì, sì!” esclamò trionfante.

“E ha due orecchie lunghe come queste?” e indicò le orecchie da coniglio.

“Sì, sì, sì!”

“E saltella in giro in questo modo?” e prese a saltellare su e giù per il corridoio.

“Sì, sì, sì!” Ginny si eccitava sempre più.

“E dice ‘che succede, amico?’ in questo tono?” pausa: “Ehm… che succede, amico?”

“Sì, sì, è pvopvio lui!”

“No, non lo conosco.” E se ne andò in camera di Ron, dove si tolse il travestimento, poi disse: “Povera Ginny… mi dispiace trattarla così, però è meglio che si scordi di ciò che c’è stato tra noi.”

Poi, all’improvviso, la porta si spalancò: Ginny entrò e sparò: “Credevi di farmi fessa?”

“N-no… ecco…”

Poi Ginny si avventò su di lui, facendolo cadere sul letto, e iniziò a baciarlo.

“Dai, Harry… facciamolo! Lo so che lo vuoi.”

“Ginny, ti prego, lasciami!” Ma Ginny prese a leccargli la cicatrice.

“Ginny, smettila: lo sai che questa non è una NC-17!”

Intanto, nella fortezza di Barad-Dur…

“Ah, maledizione!” esclamò Voldemort. “Chissa se è il solito Mangiamorte che fa porcate con il Marchio Nero o è qualcuno che fa porcate con la cicatrice di Potter! Ma perché non riesco a godere dei piaceri altrui?”

Ginny stava per sbottonare la camicia di Harry, quando si aprì la porta, rivelando Ron e Hermione.

“Harry” stava per dire Ron, quando poi vide la scena. “Ehm… meglio non disturbarvi.” E sparì seguito da Hermione, lasciando così sull’uscio Draco, il quale disse: “Ah, ecco, è meglio che me ne vada anch’io…”

“No, no!” esclamò Harry, e si divincolò finalmente da Ginny. “Ehm, Ginny, ti volevo presentare Draco…”

Ginny si mise in piedi e disse: “Guarda che lo conosco, deficiente!” poi si rivolse a Draco: “Comunque, mi fa tanto piacere che ora tu sia dei nostri” e lo bacio sulle guance, poi gli fece un occhiolino e gli rivolse un’altra occhiata, come per dirgli: non vederci una Draco\Ginny, chiaro? Però, non prendere impegni qualora avessi bisogno di un aiutino.

“Benissimo, allora andiamo, Draco?”chiese Harry.

“Oh, sì…” Draco uscì.

Allora Ginny disse a Harry: “Dove scappi? Tanto sempre da Ginnina tua devi tornare… piripì” e fece un gesto malizioso con la mano destra.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Finchè Ginny non vi separi ***


MIME-Version: 1.0 Content-Location: file:///C:/D0694D81/copia.htm Content-Transfer-Encoding: quoted-printable Content-Type: text/html; charset="us-ascii" Riassunto del capitolo terzo: Ginny Weasley, esperta crittografa, de= ve decifrare un codice segreto complicatissimo creato da Draco Malfoy, uno scienziato pazzo trapiantato in Russia durante la Guerra Fredda il quale all’epoca aveva lavorato al progetto d

Riassunto del capitolo terzo: Ginny Weasley, esperta crittografa, deve decifrare un codice segreto complicatissimo creato da Dra= co Malfoy, uno scienziato pazzo trapiantato in Russia durante la Guerra Fredda il quale all’epoca aveva lavorato al progetto di un esplosivo con capacit&agra= ve; distruttive senza precedenti. Nell’ardua impresa Ginny è aiuta= ta da suo fratello Ron, un avventuriero in cerca di fama e denaro, e da un’agente dei servizi segreti, Hermione Granger. Il codice permette l= ’accesso ad informazioni segretissime che potrebbero sconvolgere l’intera umanità. Ginny deve fare i conti non solo con la sua abilità = ma anche con Harry Potter, il capo di un’antichissima setta religiosa che vuole a tutti i costi ottenere il codice segreto.

Se vi pare di aver letto la trama dell’ennesimo romanzo di Dan Brown il consiglio dell’autore è quello di reca= rvi al museo del Louvre, a Parigi, e di cercare la tomba di Maria Maddalena (non prima di aver dato anche un’occhiatina alla Gioconda di Leonardo, già che siamo in tema). Lì potrete trovare il Santo Graal oss= ia il vero riassunto del terzo capitolo. Ma dal momento che questa storia della tomba della Maddalena &egr= ave; una bufalata colossale, di conseguenza, lo è anche l’esistenza= del vero riassunto. Perciò non indugiamo oltre e immergiamoci nella lett= ura del…

Capitolo 4 – Finché Ginny non vi separi&#= 8230;

Il giorno appresso, Harry trovò, al risveglio, = un insolito biglietto d’auguri per il suo compleanno:

Semmai volessi imparare a spegnere diciassette candeline sai dove puoi trovarmi…

Tanti auguri, piripì!

Sebbene mancasse il nome del mittente, per il lettore sarebbe stato facile chiarirne l’identità. Harry, invece, poiché non riusciva minimamente a capire chi fosse, pensò di telefonare al Telefono Azzurro, per avere una mano. Tuttavia l’operat= rice gli rispose in maniera assai sgarbata, poiché pensava si trattasse d= el solito burlone di turno, dicendo che non era affare di sua competenza e “di fare qualcosa di costruttivo invece di rompere i coglioni a chi lavora”. Non appena ebbe riattaccato, Harry disse rivolto a sé: “Lo sapevo che dovevo chiamare il servizio clienti di Telecom!”= .

Decise allora di andare per esclusione. Chi e perch&ea= cute; mai avrebbe voluto insegnargli a spegnere diciassette candeline? Diede uno sguardo a Ron, che ancora dormiva. Be’ lui diciassette anni li ha già compiuti, ma non ha spento le candeline sulla torta… &egra= ve; finito in infermeria avvelenato. Quindi Harry lo eliminò dalla lista= dei sospetti. Ma dopo questa brillante deduzione era tornato nuovamente a brancolare nel buio più totale. Decise di andare a chiedere consigli= o a Hermione. Uscì dalla sua stanza e trovò Ginny in corridoio.

“Harry, tanti auguri!” esclamò la ragazza, che si avvicinò e lo baciò con la lingua. Assai conf= uso e imbarazzato al tempo stesso, Harry si staccò a fatica dalla sua mo= rsa: “Ginny, ma sei impazzita?!?”

“No, che non lo sono. Sei tu che ti comporti peg= gio di una checca… volevo solo farti gli auguri.”

“Ginny, ti ho detto che devi toglierti questa fi= ssa che hai per me, è chiaro? Ti ho detto che potrebbe essere pericoloso= per te se Voldemort scoprisse il sentimento che ci lega e…”

Ma Harry non terminò la frase che Ginny replicò: “Su, non ammosciarmi, per piacere. Piuttosto hai rice= vuto il mio biglietto d’auguri?”

Ci fu un attimo di silenzio.

“Ahhhh, allora eri tu!” fece Harry con lo = stesso tono di chi ha appena capito il problema del tempo in S.Agostino.

Ginny gli diede una sberla.

“Grazie” disse lui, riscuotendosi. “= Sai, ogni tanto mi sveglio un po’rincoglionito…”

“Non avevo dubbi in merito.”

Ci fu un’altra pausa di silenzio, rotto solo dal= le note di un tema musicale del tipo di quelli che mettono nei film, nelle sce= ne d’imbarazzo tra innamorati.

“Cos’è ‘sta roba?” chie= se Harry.

“E’il classico tema dell’imbarazzo. = Lo mettono in quelle scene dove un ragazzo e una ragazza sentono che i loro sentimenti stanno per esplodere e, in genere, finiscono sempre per baciarsi” e subito si rifondò sulle labbra di Harry, il quale = si liberò da lei con uno strattone e si precipitò lungo le scale, giungendo al piano di sotto.

“Dove scappi? Torna subito qui!” la voce di Ginny faceva eco dalle scale.

Harry allora analizzò ben bene la cucina, per v= edere di trovare un nascondiglio dove rifugiarsi. Ad un tratto notò una po= rta che prima non aveva mai notato o, almeno, non nei romanzi della Rowling. De= ve essere il laboratorio del signor Weasley, pensò, dal momento che sul= la porta c’era scritto: INGRESSO INTERDETTO AI NON AUTORIZZATI. Non ebbe modo e tempo di riflettere se fosse autorizzato o meno ad entrare, cos&igra= ve; aprì la porta e si introdusse all’interno. Entrato che fu, scoprì di trovarsi, diversamente da come avesse creduto, in uno stanzino. Cercò la lampadina e tirò la cordicella dell’interruttore, ma non appena l’ebbe tirata il pavimento cro= llo sotto di sé e precipitò. La caduta fu diretta e immediata, ta= nto che Harry urlò solamente dopo essere atterrato su di un cuscino form= ato gigante.

“Oh Harry, sei tu!” esclamò il sign= or Weasley, nel vederlo. “Avevo riconosciuto il tuo tipico timbro di voc= e da ragazzina.”

“Non ho un timbro di voce da ragazzina!” protestò lui.

“Dai, sto scherzando” mentì, “= ;su fatti dare gli auguri, pirlone!” e il ragazzo se li fece dare.

“Ieri non l’ho vista per tutta la giornata= . Sua moglie mi ha detto che era al lavoro. E’vero che l’hanno nuovam= ente promossa di grado?”

“Sì, adesso sono il capo dell’Uffic= io per la Confisca dei CD falsi di Madonna.” Disse con una certa fierezza.

“Oh… uhm, interessante.”

“Oh, si… pensa che una volta sequestrati i dischi, li rivendo ai marocchini.”

Harry si scandalizzò: “Ma è illegale!”

“Be’ devo pur arrotondare lo stipendio, e = poi parli tu che spacciavi autografi falsi di Justin Timberlake.”

“E lei come lo sa?”

“Ne comprai uno tramite il tuo servizio per corrispondenza. C’è lo qui, te lo faccio vedere.” E prese una foto dal taschino del camice bianco che indossava e la mostrò al ragazzo. La foto ritraeva Whitney Houston ed esibiva una firma che diceva: = con affetto, Justin Timberlake.

Harry arrossì. Il signor Weasley aggiunse: R= 20;E poi, oltre al danno la beffa!” e girò la fotografia. Sul retro c’era il segno di un timbro che diceva: FALSIFICATO DA HARRY POTTER™ - TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

“Insomma, Harry, avrei potuto pure farti causa&#= 8230; vabbe’, cambiamo argomento, ché odio vederti con quella faccia= da beota che fai in queste situazioni. Vieni, ti mostro il laboratorio.”= E lo seguì. Varcarono insieme un’altra porta ed entrarono in una sala di dimensioni assai grandi. Dovunque Harry buttasse l’occhio ved= eva bizzarri macchinari che sembravano fissarlo e scrutarlo con curiosità= ;. A un certo punto gli fu quasi lecito domandarsi se tutto ciò altro non fosse che un set costruito da Dante Ferretti, ma quando il signor Weasley g= li disse: “No, ti assicuro che non è quello che pensi tu, è vero.”

Harry rimase spiazzato: “Come ha fatto?E’ = forse un Legilimens?”

“No” rispose il papà di Ron, “è solo il mio marchingegno di lettura della mente.” E g= li mostrò un minuscolo affarino rotondo, della grandezza di una pallina. “E’ancora in via sperimentale, però poco fa mi hai dimostrato che riesce a leggere nella mente molte più cose di quelle= che leggeva prima.”

“E cosa leggeva prima?”

“Solo fantasie sessuali.”

“Ah… capisco.”

“So che la mia macchina della verità ha funzionato a meraviglia, è vero?” disse il signor Weasley per cambiare argomento.

“Oh, sì. Ci è stata utile per capi= re Draco da che parte stava realmente.”

“Oh, a proposito: come si comporta?”

“Benissimo. E’proprio diverso dal maniaco pervertito ritratto in certe fan – fiction.”

“Hai intenzione di portartelo dietro nella tua r= icerca degli Horcrux?”

Harry sbiancò all’improvviso: “Come= fa a sapere degli Horcrux?”

Il signor Weasley lo scimmiottò: “Come fa a sapere degli Horcrux? Co= me faccio, secondo te, cretino? Sono andato su internet. Di questi tempi tutti stanno cercando di documentarsi su internet.”
”Ah, già…” fece Harry. Il signor Weasley, a suo avviso, si stava prendendo un po’troppa confidenza nei suoi confronti= . In fin dei conti, lui non si permetteva di parlargli apostrofandolo con epiteti come “pirlone” o “cretino”.

“Ad ogni modo” fece il signor Weasley, “sto sperimentando una cosuccia che fa proprio al caso tuo.” E portò Harry dinnanzi ad uno strano macchinario che, ad un primo impa= tto, sembrava uno di quei vecchi videogiochi da sala. Sul lato frontale era incastrato un oggetto grande quanto un telecomando (probabilmente l’invenzione di cui parlava il signor Weasley) e vicino ad esso c’erano una serie di tasti; ve ne era uno rosso e molto grande con su scritto: NON TOCCARE ASSOLUTAMENTE. Sopra la zona comandi si trovava uno sc= hermo che indicava lo stato di aggiornamento del congegno.

Esordì allora il signor Weasley: “Harry, = sto mettendo a punto un ricercatore di Horcrux. Quella specie di telecomando che vedi lì dovrebbe essere in grado di captare la presenza di un Horcrux.”

“E come c’è riuscito?”

“Oh, ho seguito solo le istruzioni che ho fregat= o ad un altro inventore…”

“Ah… ehm, fantastico…”

Il signor Weasley stava per decantare tutte le funzioni della sua diavoleria, quando udì una voce che fece sobbalzare sia lui che Harry: “Arthuuuuur, tesoro! Vieni, la colazione è pronta!”

“Oh, no… mia moglie!”

“Dove sei? Eccoti qui! C’è anche Harry!” esclamò la signora Weasley quando li trovò.

Intanto il marito si era parato davanti al congegno “cerca Horcrux” nel tentativo di coprirlo agli occhi della mogl= ie. Harry osservava la cosa domandandosene il perché. La risposta fu resa molto eloquente dal comportamento della signora Weasley.

“Cosa mi nascondi, amore?”

“Niente, tesoruccio.” Fece il marito, molto agitato.

“Su, spostati.” La signora Weasley parlava= con un tono di voce assai birichino, come una bambina che pensa che il pap&agra= ve; si stia divertendo a nasconderle le caramelle. Ma il signor Weasley non si stava divertendo affatto.

La moglie allora si fiondò su di lui all’improvviso e lo spostò, così da poter osservare l’invenzione.

Poi, ad un certo punto, parlando come Dee – Dee,= la sorella di Dexter, disse: Ohhhh, che cos’è questo bottoncino?”

“NOOOOOOO!” urlò disperatamente il = signor Weasley, ma lei aveva già premuto il tasto che non si doveva toccare= .

La macchina esplose. E la reazione del signor Weasley = fu simile a quella appena descritta: “Esci subito di qui! Ora!”

“E calmati, Arthur… adesso vado. Comunque, volevo dire che ieri mentre facevo pulizie ho tolto delle carte dalla scriv= ania e lo buttate tra i rifiuti.”

“Oh, porca troia! Ti rendi conto di quello che h= ai fatto? Hai distrutto l’unica copia del progetto della macchina che hai appena distrutto… Vai fuori, adesso! Raus!”

Nonostante questo piccolo, diciamo, incidente di perco= rso, la giornata proseguì in maniera tranquilla e quella sera fecero una piccola festa per Harry che ricevette molti regali:

- = una scatola di preservativi da parte di Ron e Hermi= one (al regalo aveva partecipato anche Draco, seppure ignaro di che cosa avesse= ro comprato);

- = un cavallo di peluche da parte di un gruppo di ammiratrici di Daniel Radcliffe che avevano sbagliato indirizzo – “Che se lo mettessero in quel posto!” esclamò Harry, irritato dal fatto;

- = uno specchio da un gruppo di Auror – nella de= dica c’era scritto: perché tu e Hermione possiate specchiare la vos= tra perfezione in esso. Ginny e Hermione provvederono a distruggerlo all’istante;

- = una bottiglietta di profumo Tommy Hilfilger dal cor= po docenti di Hogwarts;

- = una strana sacca contenente quelle che all’apparenza sembravano due biglie enormi – il regalo era di Hagrid ed era lo scroto contenente i genitali di un Grugnocorto svedese, oggetto da lui considerato portafortuna;

- = un blazer blu da parte di Fred e Gorge;

- = il gioco in scatola de “L’Eredità” da parte di Moody, Remus e Tonks;

- = un paio di tanga rossi da parte di Bill e Fleur = 211; “Chiedett’ a Peppino e Titina che t’avesse piaciut’ havè ppe regalo… e mme dicetteno ca tu iesce pazz’ ppe ‘sti genere e’mutande”

Disse Fleur (Harry stava meditando di strozzare i suoi amici con quel paio di perizoma)= ;

- una tessera di iscrizi= one alla Margherita (cosa di cui non aveva mai fatto richiesta) “Ma vedi<= span style=3D'mso-spacerun:yes'>

= Dove mettertela, tu e Barbara Palombelli!” fu il suo commento seccato;

- = infine il regalo di Ginny: un paio di manette (il b= iglietto diceva: non ti preoccupare,

Hermione, mi ha spiegato = come usarle).

Dopo aver scartato tutti i regali, la signora Weasley = mise in tavola un sacco di buone prelibatezze (che stavolta non aveva preparato = lei, ma le aveva ordinate presso un azienda di catering), in modo da confondere Harry con tutte quelle leccornie e non fargli notare che né lei, né il marito gli avevano regalato niente.

Giunti al dolce, bussarono improvvisamente alla porta.= Fleur si alzò da tavolo emozionantissima, dicendo: “O Madonna mia, c= he bello! E’venut’ Guglierm’!”

“Chi è Guglielmo?” chiese Harry.

“E’Bill” spiegò Ron. “E’tornato dal periodo di controllo al San Mungo”

Quando si aprì la porta, però, Harry pensò che quello non poteva essere Bill… Cosa gli era successo? Quello sembrava proprio… sì, sembrava proprio… Mario Mer= ola!

Ginny notò l’espressione sbigottita di Ha= rry e si affrettò a spiegare come stavano le cose: “Si è scop= erto che questo è l’effetto collaterale del morso di Greyback, ogni volta che c’è luna piena, come stasera, si trasforma in Mario Merola. Qualche volta può diventare anche come Gigi D’Alessio.”

“Ma, sbaglio, o questa famiglia sta diventando un po’troppo partenopea?”

“Embè, e che teniss’ a’ dicere?” fece Ron leggermente irritato.

“No, niente, facevo così per dire…&= #8221;

In questo frangente, la signora Weasley si era alzata = da tavola e si era avvicinata al figlio, con le lacrime agli occhi.

“Mammà…” esordì Bill, “Lèvate nu mumento, pecchè mo… aggia cantà!” e si esibì in una performance dello Zappatore. Harry pensò in quel momento di non essersi mai trovato in una situaz= ione più imbarazzante di quella, nemmeno quella volta che Ron e Hermione tenevano lezioni di educazione sessuale nella sala comune dei Grifondoro.

FLASHBACK

Hermione: “Molto bene, ragazze e ragazzi, come a= vete potuto vedere, Ron ci ha dimostrato come si effettua la masturbazione masch= ile, che voi ragazzi dovreste già conoscere e aver praticato almeno una v= olta finora. In realtà abbiamo fatto questa dimostrazione per la curiosit= à di molte ragazze. Nella prossima lezione, sarò io, invece a masturba= rmi, e Ron vi darà alcuni consigli pratici per rendere più accattivanti i preliminari, visto che voi maschi non gli date molta importa= nza. Bene, ci sono domande? Sì, Lavanda.”

Lavanda: “Ehm, Ron è disponibile per̷= 0; ecco, per dimostrazioni private?”

Ron: “Oh, ehm… ecco, io…”

Hermione: “No, purtroppo. E se qualcun’alt= ra me lo chiede verrà espulsa da questo corso, chiaro?”

FINE FLASHBACK

Dopo la sentita interpretazione di Bill, la festa continuò in maniera piacevole. Fred e Gorge organizzarono un giro di “Colpisci la pignatta” (con Harry che faceva la pignatta) e di “Attacca la coda all’asino” (con Harry nel ruolo dell’asino). Dopo la mezzanotte, attaccarono con la disco a tutto spi= ano e Fred cominciò a servire superalcolici. Harry pensò: e vai! Finalmente mi potrò bere una vodka! Ma appena chiese a Fred un long island, gli fu detto di no. “Scusa ma sono maggiorenne adesso, e sono anche il festeggiato, tra l’altro!”.

“Ehi, non surriscaldarti, pivello!” gli ri= spose George.

“Intanto, questo pivello che avete davanti vi ha fornito la disponibilità economica necessaria ad intraprendere la vo= stra attività. E posso sempre riprendermi quei soldi!”

“Osi ricattarci?” chiese in tono di sfida George.

“Non ti conviene, Harry” aggiunse Fred, “Abbiamo comprato una laurea in legge per corrispondenza e siamo anche autorizzati ad esercitare la professione di avvocati. Possiamo ridurti all’osso!”

“Certo che siete proprio bastardi!” esclamò Harry, esterrefatto. Avrebbe voluto dirgli qualche altra cos= a, ma George aveva già chiamato il signor Weasley, ordinando di chiamar= e la security.

Harry si stupì: “La security?”. Non sapeva che avevano chiamato pure dei buttafuori, ma poi scoprì che si trattava di persone che conosceva molto bene: Ron, Hermione e Draco.

“Che problema abbiamo?” chiese Ron.

“Questo vuole bere” gli spiegò Fred= .

Intervenne Hermione in maniera risolutiva: “Ce ne occupiamo subito.”

“Ma cosa diavolo state facendo?” Harry protestò, ma Ron e Hermione lo avevano saldamente afferrato sotto le braccia, mentre Draco faceva strada. Lo trascinarono difficoltosamente su p= er le scale, poiché si dimenava da tutte le parti.

“Siete proprio degli stronzi! Che cazzo di amici siete?”

“Scusa, Harry” fece Draco, “ma ci ha= nno pagato.”

Harry si infervorò maggiormente: “Venduti, siete dei venduti di merda. Hermione da te non me lo aspettavo.” Poi = si voltò verso Ron: “Quoque tu, Ronalde, filii mi!”

“Ehm, Harry, guarda che non stiamo facendo n&eac= ute; una versione di latino né il Giulio Cesare di Shakespeare, e smettil= a di sparare cazzate, altrimenti te le do sul serio ventitrè coltellate, è chiaro?” disse Ron, in tono perentorio. Harry ammutolì= ;.

Intanto erano giunti davanti all’uscio della cam= era di Ron. Draco aprì la porta della stanza e Ron e Hermione condussero de= ntro “il prigioniero” e lo gettarono di peso sul letto.

“Draco ti sorveglierà” fece Hermion= e. “Mi raccomando, va’a dormire.” E sia lei che Ron uscirono dalla stanza.

“Su” ordinò Draco, “spogliati= , e vai a letto!”

Harry non rispose né fece nulla.

“Allora, cosa aspetti? Fa’ciò che t= i ho detto!”

“Ehm, Draco… non è che così = poi sembra una classica situazione da yaoi?”

Draco alzò gli occhi al cielo: “Harry, dimentichi che quando mi sono sottoposto a quel tuo ridicolo test della verità è risultato, tra le altre cose, che io non sono gay?”

“Ah, giusto…”

“Bravo, quindi muoviti, ché devo andare a= fare una gara di rutti con il signor Weasley. Su, muovi il culo!”

“Ma perché mi tratti così male? Ad= esso assomigli proprio al Draco acido e pervertito delle yaoi!”

“Harry, non ti rendi conto che ti sto trattando = male come stanno facendo tutti in questo capitolo?”

“E perché lo fate?”

“Be’, dovresti saperlo che ai lettori piace vederti subire. Li fa ridere!”.

Harry non aggiunse altro (se non la sua solita espress= ione beota) ed eseguì gli ordini dati, dopodichè andò a dormire.

Nei giorni seguenti, tutti i Weasley continuarono a tr= attare Harry in un modo talmente sadico che gli fece rimpiangere i metodi di zia Petunia. Quando una mattina, però, a colazione, la signora Weasley f= ece il consueto “zuppon’ ‘e latte” a tutti, meno che a = lui, sbottò infuriato: “Adesso basta! Non ne posso più! Ma s= ono forse il figlio della schifosa?”

E tutti quanti risposero all’unisono: “S&i= grave; che lo sei!”. Harry corse piangendo su per le scale e andò a rifugiarsi in camera sua.

Il signor Weasley allora chiese agli astanti: “Q= ualche volontario che si offre per consolare Harry?”

Nessuno diede alcun cenno di risposta; neppure Cesare = Cadeo, presente in quel momento per ragioni a noi ignote.

Verso la metà di agosto il comportamento dei We= asley nei confronti di Harry cambiò, in quanto erano troppo occupati a met= tere in atto i preparativi per le nozze Weasley\Dealcour, fissate per il 31 dello stesso mese. La cerimonia si sarebbe tenuta alla Tana; sarebbero venuti i genitori e la sorella di Fleur (il resto della numerosa famiglia, purtroppo, era stato fatto fuori dalla camorra). La signora Weasley aveva creato da sé l’abito nuziale (assai pacchiano, in verità) per la futura nuora. Il signor Weasley, invece, aveva rubato un completo buono di Harry e lo aveva modificato con un incantesimo alle misure del figlio ̵= 1; Harry non se ne accorse.

In quei giorni, giunsero anche le lettere da Hogwarts. Quella di Harry diceva:

Caro signor Po= tter,

Vabbè, = bando alle formalità: che si dice da quelle parti, faccia di culo? Qui, è una rottura di palle! Pensa, sono la nuova Preside, e devo ancora scrivere le lettere agli studenti…Lo sapevo che non dovevo affidare ad Hagrid la carica di vicepreside, ma cosa potevo farci, se quelle altre test= e di cazzo dei miei colleghi non hanno voluto accettare l’incarico? E così, visto che Hagrid scrive peggio di uno che è stato riman= dato dieci volte in quarta elementare, è meglio che m’incarichi io delle questioni burocratiche.

Ma andiamo al = sodo: quest’estate ho girovagato un po’su internet a leggere qualche teoria (a proposito, le teorie degli Auror sono da pisciarsi dal ridere) e = un po’tutti i siti confermavano il fatto che molto probabilmente tu e i = tuoi amici non tornerete ad Hogwarts. Be’lo so che è una tua scelta= e che non posso costringerti a venire a scuola se tu non vuoi…per&ograv= e; il problema è che qui ci è rimasto solo un cretino che vuole frequentare la scuola (per la privacy non ti dirò chi è, comu= nque si tratta di Zacharias Smith, se proprio lo vuoi sapere… oh, porca di quella troia, l’ho detto! Vabbè, chissene…). Non è che potreste tornare almeno voi (e anche Draco, mi fido del tuo timbro). Se tornaste, ci potremmo fare un po’di pubblicità, qualche foto c= on Dustin Hoffmann e torneranno tutti come dei boccaloni!

Il 31 agosto verrò al matrimonio di Bill e Fleur. Fammelo sapere allora, ok? Quest’anno cominciamo più tardi, l’8 settembre, cos&igra= ve; avrete tutto il tempo di comprare tutti quei cazzo di libri di testo. =

Dimenticavo, p= er i tagli della finanziaria alla = scuola quest’anno non potremo disputare più incontri di Quidditch.

Stammi bene, microcefalo

Minerva McGran= itt

Preside

Dopo averla letta, si convinse ancor più di non tornare ad Hogwarts. “Niente Quidditch! Ma stiamo scherzando?” = si disse. Però si fermò a riflettere: avrebbe potuto sempre scioperare per questa faccenda. Senza contare, poi, che ci teneva tanto a diventare rappresentante di Istituto. Aveva già lo slogan pronto per= la sua lista: NON FAREMO UN CAZZO, MA LO FAREMO MEGLIO DEGLI ALTRI!

Ma se Harry iniziava ad avere ripensamenti, i suoi ami= ci avevano assunto posizioni ben più rigide e non erano disposti affatt= o a tornare a scuola. A Hermione non andava giù il fatto che, essendo l’unica alunna con quoziente intellettivo al di sopra della media, avrebbe dovuto seguire altri corsi aggiuntivi (tra i quali anche letteratura russa, fisica quantistica e diritto amministrativo) solo perché la McGranitt non av= eva voglia di pagare degli insegnanti che non facessero niente (tanto gli altri suoi colleghi avrebbero insegnato a Smith). Draco, invece, si lamentava dei sistemi che la scuola avrebbe adottato per mascherare la sua identità= ;: “Hai capito che stronza? Mi vorrebbe far prendere una pozione polisuc= co che mi darebbe le sembianze di Milingo!”

La risposta di Ron e Ginny era identica. “Non ci= penso proprio a ritornarci!” esclamò Ginny.

“Infatti” aggiunse Ron, “non dopo qu= ello che ci è successo nell’armadio svanitore.”

FLASHBACK

Ron: “Dove siamo, Ginny?”

Ginny: “Non lo so, ma di certo non siamo a Buona Domenica.”

Fauno Tumnus (comparendo all’improvviso davanti = ai due ragazzi): “Benvenuti a Narnia, io sono il signor Tumnus e sono un fauno.”

Ron: “Piacere, mi chiamo Ron Weasley.”

Ginny: “E io sono sua sorella Ginny.”

Tumnus (allarmandosi all’improvviso): “Oh = mio Dio! Weasley?!? R-ron&= #8230; G-g-ginny… Oh, poveri voi, non sapete…”

Ginny: “Non sappiamo cosa?”

Tumnus: “La Strega Bianca non ammette che qui a Narnia ci siano persone che = si chiamino Ron o Ginny e tanto meno che di cognome facciano Weasley.”

Ron: “E perché?”

Tumnus: “Perché è proibito! E, ade= sso che ci penso, dovreste tingere i vostri capelli. Non si possono portare i capelli rossi… Se mi vedesse il Lupo Maugrim a parlare con voi!”= ;

Ginny: “Ehm, fratellino, questo posto non ha l’aria di sembrare un avamposto Auror?”

Ron: “No, più che altro mi ricorda un cer= to forum su Harry Potter…”

Tumnus: “Ah, un’altra cosa: non fate battu= te ironiche. L’ironia è un reato gravissimo qui!”

Ron: “Sì, qui è praticamente ident= ico a quel forum.”

FINE FLASHBACK

Di conseguenza Harry deliberò di inviare subito= delle lettere per informare la scuola della loro decisione, in modo da non dare f= alse speranze alla McGranitt (sebbene la prospettiva di non poter diventare rappresentante d’istituto lo rattristasse molto).

Nei giorni seguenti giunsero i genitori e la sorella di Fleur (personaggi minori che qui ci limiteremo soltanto a citare, perch&eac= ute; l’autore non ha abbastanza inventiva per dare dignità letterar= ia a costoro; del resto, nemmeno i genitori di Hermione hanno mai avuto una gran= de caratterizzazione da parte della Rowling, n.d.A.), i quali alloggiarono a Diagon Alley presso la pensione Marisa. Fleur andò a trovarli ogni giorno, portando loro ogni volta una pastiera.

Il 31 agosto giunse finalmente il grande giorno: la cerimonia si sarebbe tenuta nel giardino della Tana. Per non dilungarci in descrizioni prolisse, diremo che il matrimonio fu un misto tra uno sposaliz= io in stile Beautiful e uno in stile La vita in diretta. Ricorderemo, inoltre,= che Bill si esibì in una (assai) sentita interpretazione dell’Ave Maria di Shubert e che, durante il ricevimento, canto tutte le canzoni di G= igi D’Alessio. Insomma, per farla con Peppino De Filippo “ho detto tutto”.

L’episodio che a noi piace evidenziare avvenne al tavolo di Harry, Ron, Hermione, Ginny e Draco dove si avvicinò ad un certo punto Hagrid.

“Harry” esordì con la sua voce tona= nte, “Com’è che non mi hai proprio cagato per tutta la cerimonia?”

“E perché devi essere proprio così esplicito? Prima quella che mi scrive una lettera da scuola, come se fossi = il suo amico del cuore. Ah, a proposito, non scrive delle cose molto carine su= di te…”

Hagrid reagì stizzito: “Non parlare cos&i= grave; di Minerva!” Tutti notarono l’uso del nome, al posto del pi&ugr= ave; formale “professoressa McGranitt”.

Solo in Ginny fu in grado di rompere il silenzio imbarazzato: “Sì, Hagrid, comunque potresti essere meno diretto”

“Sì” aggiunse Hermione, “pote= vi dire: perché mai hai fatto f= inta di non vedermi per tutta la cerimonia?

“Vabbè” riprese Harry il discorso, “ e adesso dopo questa lezione di eloquenza, te lo dirò perchè ho fatto finta di non vederti. Perché l’autore ha deciso di tagliare, altrimenti qui non la finiamo più.”

“Ok, ok, ma non fare l’arrabbiato…&#= 8221;

“Che succede qui?” disse Minerva McGranitt, arrivando al tavolo. “Che c’è, Hagrid, tesoro? Ti hanno fatto qualcosa questi cattivoni?”

Hagrid era sull’orlo delle lacrime: “Mi= 230; mi… stanno prendendo in giro… però io ci voglio bene…”

“Ma cosa diavolo dice? Prendere in giro, noi?= 221; esclamò Harry, sbigottito.

La McGranitt continuò ignorandolo: “Ti mancano queste persone, Hagrid?̶= 1;

“Sì.”

“Vorresti che tornassero a scuola?”

“Sì.” E qui Hagrid emise un lamento più forrte.

“Allora, non vi fa pena il vostro amico Hagrid?&= #8221;

Ginny intervenne di nuovo per tutti: “Andiamo, a= ndiamo… siete patetici. Ve lo potevate risparmiare questo siparietto da avanspettacolo!”

“Ahò, io c’ho provato, a Minèè!” disse Hagrid perdendo di colpo l’aria da = cane bastonato e andandosene via.

“Aspetta, Hagriduccio! Vieni qui!”

“Ginny, certo che hai polso per queste situazioni…” osservò Draco.

Intervenne Ron: “Si direbbe che nella vostra cop= pia Ginny sia l’uomo e Harry la donna.”

Tutti risero meno Harry che esclamò: “Ma = che dici? Io e Ginny…” ma non riuscì a completare

“Non stiamo insieme!” lo canzonarono gli a= ltri.

“Ma cos’è? Mi prendete per il culo?”

“Adesso lo hai capito?” fece Ron.

Ma questo piccolo momento di ilarità fu presto interrotto dalla vista di altre vecchie conoscenze: Remus e Tonks. Il primo stavolta non presentava la solita aria trasandata; anzi presentava un volto più pulito e più candido che mai, merito delle sedute di puli= zia del viso dall’estetista che Tonks gli aveva consigliato di fare. Cost= ei, invece, negli ultimi tempi stava cercando di utilizzare le sue capacit&agra= ve; di Metamorphomagus per assomigliare a Nicole Kidman, ma il massimo che era riuscita ad ottenere era Orietta Berti. Per il matrimonio, però, ave= va deciso di mostrare i suoi normali connotati. Dopo i soliti convenevoli, Rem= us catapultò immediatamente la discussione su tematiche scottanti che nemmeno Bruno Vespa era riuscito a trattare a Porta a porta: ”Harry, siamo qui per discutere di una cosa molto importante: vedi, qualche settima= na fa abbiamo letto il testamento di Silente.”

Harry ebbe un moto repentino (tanto per fare la scenata drammatica), al nome di Silente.

Tonks proseguì: “Dal testamento tu risulti erede universale.”

Ron, Hermione e Draco sgranarono gli occhi; Harry saltò fuori con la sua solita espressione ebete; Ginny rimase impassibile.

“Be’, erediti un pacchetto di sigarette che teneva per collezione e un Cd dei Blink 182.”

“Ah…” fecero tutti, tranne Ginny.

“Ma c’è dell’altro” rip= rese Remus, “dal momento che Silente non c’è più abbia= mo bisogno di un nuovo capo per l’Ordine, te lo ha forse detto Minerva?”

“Ehm, no… veramente abbiamo parlato di scuola” intervenne Hermione.

“Ah, sì… perché non volete t= ornare a scuola?”

“Sinceramente ci rompiamo” spiegò R= on.

“E poi ci vogliono far stare lì a certe condizioni…” aggiunse Draco.

A questo punto, Remus puntò lo sguardo sul bion= do. Ci fu un attimo di silenzio poi disse: “E allora? Quando ho insegnato io= a Hogwarts l’ho fatto in condizioni peggiori. Cos’è, al signorino mancano i suoi servitori, eh?”

“E che cazzo vorrebbe dire?” reagì = Draco stizzito.

“Voglio dire che ci si adegua.”

Ma Harry troncò subito la lite: “Senti, R= emus, lo sai che Draco è cambiato. L’ho timbrato io, e il mio timbro è una garanzia.”

Draco pensò: adesso se n’è ricorda= to. Meno male!

“Su, calmati, Remus… non siamo mica a Buona Domenica!”

Riprese Harry: “E poi credo che tu mi volessi pa= rlare d’altro: allora chi avete scelto?”

“Be’” esordì titubante Tonks, “noi pensavamo a te, Harry.”

Il ragazzo fu colto alla sprovvista e non seppe cosa d= ire, ma all’improvviso Ginny parlò per lui: “In realtà, Harry sapeva di questa vostra decisione.”

Harry le rivolse un’espressione “scusa un attimo,eh… ma che cazzo stai dicendo?”, ma Ginny gli assest&ogr= ave; un calcio sotto il tavolo: “Sì, dicevo che Harry sa di questa decisione e dice che non può accettare. Vero, Harry?”

“Ehm…”

“Vero, Harry?” ripetè con tono di v= oce leggermente più alto Ginny.

“Oh… sì, sì, è vero!&= #8221;

Ginny continuò: “E, inoltre, dice che, es= sendo proprietario della casa a Grimmauld Place, voi dovete sloggiare.”

“Cosa?” esclamarono Tonks e Remus.

“Sì, avete capito bene. Harry e noi non a= bbiamo più bisogno del vostro aiuto. Ce la caveremo da soli. Quindi, per qu= anto ci riguarda l’Ordine è sciolto. Se volete trovare un successor= e a Silente, andate a fare il Conclave alla Cappella Sistina.”

“Ehm, lo abbiamo chiesto, ma stanno facendo dei lavori.” Precisò Tonks.

“Be’, allora andate via, credo che il mess= aggio sia chiaro, no?”

“Harry, è vero ciò che dice Ginny?”

“Ma certo che è vero!” continu&ogra= ve; lei. “Per quanto tempo volete mandare avanti questa menata? Comunque tutta la roba dell’Ordine è stata messa all’asta su E-bay.”

“Eh? Ma siete pazzi?” fece Remus. “Se ciò è vero, allora da questo punto le nostre strade si divido= no. Sappi che li troveremo gli Horcrux.”

All’udire quella parola Harry si scosse: “Perché, sapete anche voi…?” E tutti gli diedero u= no schiaffo.

“Harry, per la trentunesima volta” disse R= on, “qui sanno tutti questa storia degli Horcrux. C’è intern= et, capito?”

“Ah, già… Be’, sentite Remus, Tonks, io… io” ma Ginny continuava a fissarlo, “be’, fate come volete.”

E così i due si congedarono.

“Mi spieghi cos’è questa storia, Ginny?” chiese Harry infuriato.

“Infatti” fece Hermione, “credo di e= ssermi persa qualche virgola. Perché li ha mandati a quel paese?”

Draco e Ron annuirono.

“Be’, forse non avete seguito gli ultimi a= vvenimenti in fatto di politica interna. Il Ministero sta intensificando l’addestramento e l’aggiornamento degli Auror. E così ha= nno chiamato delle accanite sostenitrici della H\Hr. Ora, Tonks è un Aur= or, e non è l’unica dell’Ordine. Quindi adesso a quelli stan= no facendo i lavaggi del cervello. Metterti a capo dell’Ordine gli sareb= be stato utile per plagiarti e per…”

Ma Hermione la interruppe: “No, basta, basta! Non voglio sentire oltre… hai fatto benissimo, Ginny… Immischiarci = con gli Auror, che cosa orrenda! Giusto, Ron?”

Ron, tanto il terrore, si era aggrappato saldamente al= la fidanzata (cingendole in modo particolare il seno).

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