Arancione, Paciock.

di _Marika_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** La nuova insegnante di Babbanologia. ***
Capitolo 3: *** Primo giorno. ***
Capitolo 4: *** Misogini ed ippogrifi. ***
Capitolo 5: *** Lethifold e Mollicci. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Albus Silente aggiunse un'altra zolletta di zucchero al suo tè, prendendosi tutto il tempo necessario per osservare la donna che gli sedeva di fronte da sopra gli occhiali a mezzaluna.

Era giovane, graziosa e minuta. Vestiva semplicemente, al modo babbano, e una massa di capelli grigi le incorniciava il viso rotondo.

Quanti anni avete detto di avere, signorina Roke?”

Ventisette”.

Ventisette” ripeté il preside. Non li dimostrava. Pareva perfino più giovane di alcuni studenti. A parte per i capelli, ovvio. Che colore inusuale.

Silente sorseggiò il suo té alla menta. Era la prima volta che una donna nella sua... condizione si proponeva come insegnante. Per un lungo momento aveva pensato di rifiutare.

Una maganò, anche se cresciuta nel mondo magico, avrebbe creato troppi inconvenienti.

Ma poi aveva osservato i suoi occhi.

E la soluzione a tutti i problemi era apparsa ovvia come la luce del sole.

Mi avete convinto, signorina Roke. Sono lieto di dirle che da domani potrà occupare la cattedra di Babbanologia”.

Destiny Roke sorrise. Un sorriso così radioso che assicurò al Preside che stava facendo la scelta giusta.

Naturalmente” aggiunse l'uomo dopo un po' “per qualche tempo le affiancheremo ad un altro insegnante che possa aiutarla e spiegarle come funzionato le cose qui. Dev'essere quantomeno strano per una -mi perdoni l'espressione- senzabacchetta”.

In effetti lo è, Preside” ammise la donna, stringendosi nelle spalle “ma credo anche che riuscirò ad adattarmi in fretta”.

Oh, lo credo anch'io” rispose Silente con un sorriso.

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Capitolo 2
*** La nuova insegnante di Babbanologia. ***


Destiny Roke si guardò allo specchio, sistemandosi alla meglio quei capelli assurdi. Ogni volta che li guardava un sorriso le spuntava sulle labbra.

Era decisa a fare buona impressione sugli altri insegnanti, ma non era affatto sicura su come ci sarebbe riuscita. Che doveva fare? Mettersi una toga? Il cappello da strega?

Sbuffò, e una ciocca grigia le ricadde davanti agli occhi. Oppure semplicemente essere se stessa, anche se non era sempre la carta migliore. Guardò i suoi abiti, così definitivamente babbani. Forse poteva mettere un mantello.

Provò, si trovò ridicola, lo tolse e sospirò.

Decise di lasciar perdere il suo aspetto.

Il Preside le aveva assegnato una camera molto spaziosa. Era perfino carina, almeno secondo i canoni di Hogwarts: imponente letto a baldacchino, poltrone imbottite, raffinati tavolini e candele ovunque.

Le piaceva.

Diede un'occhiata all'orologio e decise di scendere. Almeno sarebbe arrivata in anticipo.

Sapeva dove si trovava la Sala Grande perché Silente gliel'aveva spiegato proprio quella mattina. Prima ancora di arrivarci udì un vociare allegro, e quando superò i portali non riuscì a spiccare parola.

La Sala Grande era di una bellezza indescrivibile. Restò a guardare il soffitto splendente di stelle, completamente rapita. Centinaia di candele fluttuavano a mezz'aria, e un cavaliere fantasma scese quel momento per attraversare il portone, facendo impennare il cavallo che quasi lo disarcionò. Sentì un sorriso nascerle sulle labbra, e in quel preciso istante, Destiny Roke sentì che Hogwarts sarebbe diventata la sua casa.

Attraversò la sala dal lato destro, volendo passare inosservata. Alcuni professori già sedevano al tavolo in fondo, con Albus Silente nel mezzo.

Destiny deglutì e si costrinse ad alzare il mento. Buona impressione, buona impressione, buona impressione. Appena la vide, Albus Silente l'accolse con un sorriso aperto e calorosa una stretta di mano, e la donna si sentì già meno nervosa: c'era qualcosa in quell'uomo che riusciva a mettere le persone a proprio agio. Gli sorrise cordiale e si prese posto dove lui le indicò. Alla destra del Preside sedeva Minerva McGranitt, insegnante di Trasfigurazione che Destiny aveva conosciuto poche ore prima. Le sorrise, e con sua somma soddisfazione la docente ricambiò con calore.

Si sentì euforica. Tutto stava andando a meraviglia.

La Sala Grande cominciò a riempirsi di studenti schiamazzanti, tutti vestiti delle loro uniformi nere.

Sobbalzò appena quando udì il rumore di una sedia scostata, accanto a sé. Si voltò e vide un mago dall'aria stanca, che la salutò con un debolissimo sorriso. Era piuttosto giovane, ma aveva i capelli striati di grigio e occhiaie violacee attorno agli occhi castani. Le porse una mano, e Destiny la strinse.

Tu devi essere la signorina Roke” disse sorridente “Remus Lupin, molto piacere”

Piacere mio”

Siete nuova qui a Hogwarts?” le chiese l'uomo dopo un po'.

Sì” ammise “sono la nuova insegnante di Babbanologia”

Furono interrotti dall'ingresso degli alunni del primo anno, guidati dalla professoressa Minerva McGranitt.

Destiny aggrottò appena la fronte. Non l'aveva vista uscire.

I bambini seguivano timorosi la severa insegnante, guardandosi attorno affascinati. Destiny sorrise nel ritrovarsi in quelle espressioni sconcertate.

Stava ancora sorridendo persa nei suoi pensieri quando udì un fruscio alla sua destra. Si voltò e vide un mago con una lunga toga nera, il naso aquilino e lisci capelli neri. Come se avesse percepito uno sguardo estraneo su di sé il mago si voltò verso di lei. Dapprima la squadrò corrucciato, poi i suoi occhi divennero glaciali. Non le rivolse la parola, e Destiny decise che era meglio seguire il suo esempio.

La donna si girò con noncuranza, tornando a chiacchierare amabilmente con il professor Lupin. Intanto in mezzo alla Sala era stato posato uno sgabello, sopra il quale si stava stiracchiando un curioso capello a punta.

Uno alla volta, i nuovi alunni venivano chiamati a sedersi sullo sgabello, e il Cappello Parlante -così Lupin le aveva detto che si chiamava- decretava la Casa in cui avrebbero studiato. Destiny osservava affascinata tutto il procedimento, facendo a Lupin un sacco di domande.

Poi, quando il coro concluse il suo inquietante motivetto, Silente si alzò dal suo scranno e si avvicinò al leggio.

Cominciò dando il benvenuto a tutti gli studenti, ma presto il suo tono si fece molto serio.

...come ormai tutti saprete dopo la perquisizione dell'espresso di Hogwarts, la nostra scuola attualmente ospita alcuni dei Dissennatori di Azkaban, che sono qui in missione per conto del Ministero della Magia”

Si interruppe, e Destiny fu scossa da un brivido impercettibile. Il Preside continuò mettendo in guardia gli studenti sul pericolo che avrebbero corso uscendo dal castello e sull'indole poco comprensiva dei Dissenatori.

Destiny sapeva tutto sui Dissennatori e su Azkaban, e ciò non la aiutò a sentirsi meglio. Con la foto di Black appiccicata ad ogni muro del mondo magico poi...

Per passare ad un argomento più allegro” riprese il Preside con un tono più leggero “sono lieto di dare il benvenuto a tre nuovi insegnanti. Innanzitutto al professor Lupin, che ha gentilmente accettato la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure”

Risuonò un flebile applauso. Destiny sorrise e batté forte la mani.

Poi fu il turno di un certo Rubeus Hagrid, un omone gigantesco che oltre al ruolo di guardiacaccia aveva accettato quello di insegnate di Cura delle Creature Magiche. Seguì un applauso fragoroso, sopratutto dalla tavolata di quelli che Destiny aveva riconosciuto come Grifondoro.

Quanto alla nostra terza nomina” riprese Silente, quando l'applauso si spense “sono lieto di presentarvi la signorina Destiny Roke, che occuperà la cattedra di Babbanologia, almeno finché la professoressa Charity Burbage non si rimetterà dal brutto incidente con il troll avvenuto l'anno scorso

Destiny si alzò arrossendo appena, ringraziando con un sorriso il tiepido applauso. Silente non aggiunse altro, e Destiny gliene fu grata. Non voleva che gli studenti sapessero già da subito che cos'era, altrimenti sapeva non l'avrebbero presa sul serio.

Si sedette con un sospiro. Si voltò pigramente e sobbalzò: due torbidi occhi neri la fissavano con gratuito disprezzo. Ma che diavolo vuole questo qui?

Destiny lo guardò, sorpresa, ma lui distolse bruscamente lo sguardo. La donna fece una smorfia e tornò a guardare davanti a sé.

Cominciamo bene.

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Capitolo 3
*** Primo giorno. ***


 

Il giorno dopo, alle nove, Destiny era in classe ad attendere i ritardatari. Non fece lezione quel giorno, perlopiù chiacchierò con gli alunni, chiedendo quanti di loro avessero già avuto esperienze del mondo babbano. Erano tutti figli di maghi, constatò la professoressa un paio di ore dopo. Tutti purosangue dall'animo gentile, a parte una ragazza del terzo anno. Lei era figlia di babbani. Destiny le aveva chiesto allora perché aveva deciso di frequentare quella lezione, e la sua risposta era stata qualcosa che suonava come: “Sarà affascinante studiarli dal punto di vista dei maghi!”

Destiny le aveva sorriso.

La prima lezione si era conclusa in fretta e, mentre gli alunni lasciavano l'aula, Destiny si alzò dalla cattedra e si sentì molto soddisfatta. Stava rimettendo i libri nella sua sacca quando udì un tossicchiare educato.

La donna si voltò e vide un ragazzo ritto sulla soglia, con folti capelli rossi e un sorriso sbilenco.

Buongiorno professoressa”.

Buongiorno” rispose sorpresa la donna.

Questo è per darle il benvenuto a Hogwarts!” esclamò tutto contento, allungandole un dolcetto.

Destiny lo squadrò con diffidenza. “Weasley?” chiese infine.

L'altro parve offeso a morte: “Chi, io? No! Io sono... Davies! Roger Davies”.

Certo” annuì l'altra, guardando lo stemma rosso oro cucito sull'uniforme “Ma purtroppo sono allergica ai dolci, signor Weasley, mi dispiace. Però puoi farmi un favore”.

Tutto quello che vuole, prof!” disse il ragazzo con un'espressione astuta.

Mangia tu quel dolcetto per me” disse lei con un tenero sorriso.

Weasley deglutì, poi tornò a fare il suo sorriso sbilenco.

Credo di essere in ritardo per la lezione, prof”.

Sì, lo credo anch'io” .

Il ragazzo sparì in un attimo, e Destiny scosse la testa con un sorriso ricordando le parole di Lupin.

Attenta ai capelli rossi...

 

Venne chiamata nello studio di Silente subito dopo pranzo. Faticò a trovare la strada, e solo dopo aver chiesto informazione ad un ragazzino dipinto riuscì a trovare la statua del gargoyle che faceva da ingresso all'ufficio del Preside. Destiny guardò la statua soddisfatta, prima di accorgersi che non aveva la minima idea di come entrare. Probabilmente serviva una parola d'ordine.

Destiny si mordicchiò un'unghia, pensierosa.

Avrebbe dovuto aspettare che qualcuno passasse di lì e chiedere se gentilmente se poteva dirle come entrare. Oppure andare a cercare la McGranitt. O Gazza. Uhm... no, Gazza meglio di no.

Aveva conosciuto quel tipo grottesco quella stessa mattina e le aveva lanciato uno sguardo carico di odio. Non capiva ancora il perché.

Per associazione di idee subito i suoi pensieri corsero al professore vestito di nero. Lo aveva visto a pranzo, e per sbaglio aveva urtato con la mano il suo bicchiere. Si era voltata per scusarsi, ma la faccia dell'uomo era talmente inviperita che Destiny aveva preferito fare finta di nulla. Non era stata il massimo dell'educazione, ma che poteva fare?

E poi non era colpa sua! Se quel tipo la fissava ogni volta come se fosse un piccolo goblin deforme, era ovvio che neanche lei potesse essere troppo accomodante.

Destiny fece una smorfia divertita, pensando che comunque non si poteva andare d'accordo con tutti. E poi ci incontriamo solo durante i pasti. Mi basterà ignorarlo come lui ignora me. E' un buon compromesso.

Udì un fruscio dietro di sé, e si voltò con un gran sorriso. Finalmente avrebbe potuto entrare. Ma il sorriso le si gelò sulle labbra quando riconobbe la persone che si stava avvicinando.

 

Il professor Severus Piton stava andando all'ufficio del preside, piuttosto irritato poiché a causa di quella chiamata inaspettata aveva dovuto lasciare la suo sudatissimo Veritaserum. Adesso avrebbe dovuto ricominciare da capo. Ma che cosa diamine poteva volere Silente da lui?! Avanzò a grandi falcate nei corridoi vuoti, incenerendo con lo sguardo chiunque avesse la sventura di trovarsi sul suo cammino. Prima di arrivare al gargoyle, Grifondoro aveva perso cinquanta punti e Neville Paciock almeno quattro anni di vita.

Girò l'angolo e lì si arrestò. C'era qualcuno accanto all'entrata dello studio. Piton riconobbe i capelli argentei e una repentina sensazione di ribrezzo gli salì in gola come un viscido rospo.

Che ci faceva lei qui?

Ingoiò il viscidume e continuò a camminare. La donna lo sentì arrivare e si voltò. Piton vide chiaramente il veloce cambio di espressione sul volto di lei, che da sorridente si era fatta cauta non appena lo aveva riconosciuto. Cauta. Non spaventata, né offesa, né nervosa. Cauta.

La cosa lo infastidì enormemente.

Cosa ci fa lei qui, se è lecito?” sibilò rivolto alla donna, non appena fu davanti all'entrata.

Lei lo squadrò titubante. “Silente mi ha fatto chiamare, ma non conosco la parola d'ordine” spiegò.

Piton la guardò con sufficienza e mormorò qualcosa in inglese. Il gargoyle si spostò di lato, la roccia che sfregava piano contro il pavimento. Si rivelò una stretta scala a chiocciola, ben illuminata.

Il professore di Pozioni cominciò a salire senza mai voltarsi indietro, e Destiny lo seguì.

 

Oh, benvenuti! Vi stavo aspettando” gorgogliò il Preside appena li vide. Indossava una lunga veste rossa e un gran cappello dello stesso colore.

Non era la prima volta che Destiny entrava il quello studio, ma si prese qualche istante per osservare di nuovo lo straordinario arredamento.

Era una stanza molto luminosa, di forma circolare, e conteneva un'infinita serie di strani oggetti. C'erano scaffali di vecchi tomi rilegati, tavolini dalle gambe sottili, clessidre colorate e sfere di cristallo. Destiny avrebbe voluto avere qualche ora a disposizione per curiosare e mettere sottosopra quella stanza meravigliosa.

Notò che Fanny che la fissava con uno sguardo strano. Adesso ci si metteva anche lei?!

Destiny si sedette al tavolino che Silente le indicò. Piton invece rimase in piedi.

Perché ci hai fatto chiamare?” domandò lui spiccio. Era chiaramente impaziente di lasciare quel posto.

Perché così tanta fretta, Severus? Guarda che bel tè abbiamo qui!” Silente ne offrì una tazza bollente a Destiny, che accettò di buon grado.

Piton invece rifiutò, ancora in piedi e con le braccia conserte.

Bene, bene, allora facciamola breve” cominciò il Preside stranamente divertito, prendendo posto dietro la sua scrivania. “Avevo già detto alla signorina Roke che, almeno per i primi tempi, avrebbe avuto qualcuno che la aiutasse ad ambientarsi, non è vero?”

E' vero” confermò la donna, bevendo il suo tè.

E, considerata la sua condizione di maganò” continuò tranquillo Silente, mentre a quella parola Piton ebbe un fremito di disgusto “credo che sia necessario che qualcuno la tenga d'occhio. Hogwarts non è sempre un posto sicuro per i non-maghi”

Ed è qui che entri in gioco tu, Severus!” esclamò infine, deliziato.

Piton si irrigidì, e Destiny guardò sconcertata prima lui poi il Preside. Stava dicendo che...?

Non credo di essere la persona adatta” scandì lentamente Piton, incollerito. Che diavolo gli era saltato in mente a quel vecchio pazzo? Mettere lui ad assistere una non-maga?

Non esisteva.

Ma Silente non parve sorpreso. “Comprendo i tuoi scrupoli, Severus, ma penso che sia un incarico adatto. Lavori in questa scuola da anni e sei molto abile nel tuo campo, l'unico che la nostra signorina Roke possa provare a mettere in pratica. Non sarà nulla di particolarmente faticoso: le mostrerai la scuola e le spiegherai come funzionano le cose qui da noi. Ogni tanto seguirà le tue lezioni e, se si dimostrerà portata, potresti insegnarle qualcosa in privato. Credo che la cosa gioverebbe ad entrambi”

Piton -che, per quanto di sforzasse, non riusciva davvero a capire come la collaborazione forzata con una stupida non-magica avrebbe potuto portare a lui qualcosa di buono- serrò la bocca in una linea sottile.

No” ripeté, arrabbiato “non credo che sia un incarico adatto a me”

Forse ha ragione lui, Preside” saltò su Destiny, che non era per nulla attratta dalla prospettiva di passare più tempo con quella specie di pipistrello gigante.

Piton prese la palla al balzo. “Vede?”disse “nemmeno la signorina Roke è sicura che questa sia una buona idea”

Albus Silente studiò entrambi i professori da sopra le lenti a mezzaluna. Poi fece un sorrisetto ambiguo.

Insisto”.

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Capitolo 4
*** Misogini ed ippogrifi. ***


Mentre il gargoyle si spostava rumorosamente alle sue spalle, Destiny sospirò. Silente aveva vinto, ovviamente. Guardò Piton che camminava al suo fianco. “E adesso cosa facciamo?” chiese.

Non ne ho idea” rispose brusco l'altro, evitando il suo sguardo.

Rimasero in silenzio per parecchi minuti e i pensieri di Destiny volarono inevitabilmente ad altro. Si ricordò di una cosa.

Oggi c'è una lezione di Cura delle Creature Magiche”

Non era una domanda.

E allora?” disse freddo l'altro.

E' possibile assistere?”

Piton corrugò la fronte. “Credo di sì” Che cosa stava cercando di dirgli?

Seguì un breve silenzio.

Mi ci accompagneresti?”

Piton provò un odio feroce che non tentò di mascherare. “Ho da fare” rispose velenoso, pensando alla sua pozione abbandonata. Maledetto Silente.

Per favore”

Il pozionista si voltò rabbioso verso di lei, deciso di rispondere a tono ad una ragazzina tanto sfrontata. Per la prima volta la guardò dritto negli occhi e notò quanto fossero verdi. Un lampo accecante gli attraversò la mente: due occhi di smeraldo, che lo fissavano brillanti di un sorriso celato.

Lily.

Piton si riscosse e guardò la donna con puro disprezzo. Lei non si scompose. “Per favore” ripeté.

Merlino, quanto era petulante! Con uno ringhio frustrato Piton cambiò bruscamente direzione, seguita a ruota dalla donna. Camminarono per un po', e Destiny vide che si stavano dirigendo verso l'uscita. Attraversarono in silenzio il parco del castello.

Destiny percepiva vagamente le onde negative che provenivano dal professore come crepitanti scariche elettriche, ma non ci badò. Dopotutto la stava accompagnando, no?

D'un tratto vide in lontananza la foresta proibita e, appena prima degli alberi, una piccola costruzione di legno, simile ad una capanna. Destiny pensò che fosse una specie di deposito degli attrezzi.

S'inoltrarono in un gruppo di alberi e presto cominciarono e sentire delle voci. Destiny sbucò da dietro ad un grosso albero e vide una ventina di studenti davanti ad un recinto. E, dentro al recinto, una dozzina delle più stupefacenti creature che avesse mai visto. Avevano la stazza di cavalli e in parte ne ricordavano la forma, ma avevano una testa d'uccello e due portentose ali richiuse sui fianchi. Ippogrifi.

Ogni bestia aveva un grosso collare di cuoio legato ad una catena, stretta saldamente attorno al pugno dell'enorme insegnante.

Destiny si lasciò andare in un miagolio eccitato e subito sentì un fastidioso formicolio all'altezza della nuca. Fu certa che Piton la stesse fissando con odio, e la cosa curiosamente la fece sorridere.

Dopo un minuto Destiny si voltò con un'altra domanda sulle labbra, ma Piton era sparito. La donna si strinse nelle spalle e si arrampicò su di una collinetta lì vicino. Da quella posizione dominava tutto dall'alto. Vide un ragazzino con i capelli neri inchinarsi davanti ad una bestia argentata che, dopo averlo fissato per qualche istante con i suoi penetranti occhi arancioni, aveva risposto allo stesso modo.

Destiny osservò il ragazzo farsi avanti incerto, assolutamente rapita. Era la cosa più affascinante che avesse mai visto.

Dopo un minuto di tensione il ragazzo riuscì finalmente ad accarezzare il becco dell'Ippogrifo, e dalla classe si levò un applauso. “Bravo Harry! Adesso si farà montare, guarda” capì la donna, mentre l'omone alzava di peso il ragazzo e lo depositava senza sforzo sul dorso della creatura scalpitante.

Il ragazzo -tale Harry- sollevò qualche preoccupata obiezione, ma l'insegnante non se ne curò. “Avanti” ruggì, dando una manata sul fianco della creatura. Le lunghe ali si spalancarono all'improvviso e l'Ippogrifo prese il volo. Destiny era senza parole. Rimase a guardare sognante il volo della bestia argentata, sentendo il desiderio potente di fare la stessa esperienza. Voleva cavalcare un Ippogrifo.

Appena fosse finita la lezione avrebbe chiesto al professore se poteva farle provare.

Intanto, animati dal successo del primo ragazzo, gli studenti si arrampicarono sulla staccionata e ben presto furono tutti impegnati in una serie di nervosi inchini.

Fu un attimo, uno scatto velocissimo. Un ragazzo biondo giaceva a terra, urlando di dolore, mentre il sangue cominciava a inzuppargli la divisa. Destiny scese dalla sua postazione, giungendo in un attimo di fianco al ferito. La classe nemmeno la notò, lo sguardo terrorizzato fisso sul sangue del loro compagno.

Muoio! Muoio! Sto morendo!” strepitava il ragazzo, tenendosi il braccio ferito.

Non muori!” disse il professore, pallidissimo.

Dobbiamo portarlo in infermeria” disse pratica Destiny. L'uomo gigantesco annuì, prendendo in braccio il ragazzo. Uscì dalla staccionata e corse verso il castello. La classe, scossa, li seguì a distanza.

Destiny rimase sola, abbandonata a se stessa. Si voltò verso gli Ippogrifi, che scalpitavano nervosi dopo tutto quel baccano. La donna rimase ad osservarli in silenzio, cercando con lo sguardo quello argentato che aveva visto in volo.

Lo trovò e il suo sguardo si fissò sugli artigli delle zampe anteriori. Il sangue scarlatto colava ancora.

 

Andò in infermeria un'ora dopo. Vi trovò una strega con una cuffietta in testa e l'aria molto occupata, e Destiny dedusse che era proprio la persona che stava cercando.

Madama Chips?”

La donna alzò la testa dal letto che stava rifacendo con cura. “Sì?” chiese, brusca.

Destiny si grattò il collo. “Ehm, salve. Sono qui per vedere un ragazzo ferito. Non conosco il suo nome, ma è biondo e...”

Draco Malfoy” l'interruppe la strega, aspra. “In fondo a destra”

Destiny si allontanò in fretta dalla donna nevrotica e andò dove le era stato indicato. Il ragazzo biondo giaceva nel lettino, profondamente addormentato, con un'espressione assolutamente rilassata. Non sembrava affatto uno che è appena stato ferito a morte da un Ippogrifo.

Destiny spostò una sedia lì vicino e vi si accomodò. Notò che era molto pallido e una stretta benda candida gli fasciava la spalla, ma non c'erano tracce di sangue.

Draco Malfoy, si ripeté la donna, cercando di tenerlo a mente. Le ricordava qualcosa.

Un suono di passi la fece voltare. Il professor Piton stava avanzando verso di lei con un fare minaccioso, il mantello nero che gli turbinava dietro le spalle. “E tu che ci fai qui?” sbottò, irritato.

Destiny non mancò di sorprendersi per quella durezza.

Questo ragazzo ha avuto un incidente con un Ippogrifo. Volevo vedere come stava” rispose titubante.

Il professore sbuffò e lanciò un'occhiata allo studente addormentato.

Non sembrava preoccupato, ma nemmeno incurante. Destiny si chiese cosa lo avesse spinto in infermeria. Quel ragazzo alla fine era un alunno come un altro... ed era assolutamente certa che non fosse costume del professor Piton far visita ad ogni studente finito in infermeria.

Lo guardò mentre con occhi apatici fissava Malfoy. “Com'è successo?” chiese, indolente.

Destiny davvero non riusciva ad inquadrarlo, quell'uomo.

E' stato aggredito. Non so per quale motivo. Forse... forse ha fatto un gesto troppo brusco” Destiny tornò a posare lo sguardo sul viso rilassato di Malfoy, il petto che si alzava e si abbassava a ritmo regolare. Sentendo che l'altro non rispondeva, Destiny si voltò. Piton la stava scrutando indagatore. La donna si accigliò. Che credeva adesso? Che fosse stata colpa sua?

Ma Piton non disse nulla e le voltò le spalle.

Domani mattina lezione di Pozioni, signorina Roke” disse, prima di chiudersi la porta alle spalle.

 

Destiny si lasciò cadere sul letto, stremata.

Quel posto era assurdo.

Solo un'ora prima un polgereist impazzito aveva cercato di spingerla giù dalle scale e, se per un malaugurato caso Lupin non fosse passato di lì proprio in quel momento, avrebbe potuto vantare la carriera più breve di Hogwarts. Ed era lì da appena una settimana!

Per non parlare poi degli elfi domestici! Esserini rattrappiti di un colore verdastro che parlano di sé in terza persona. Le avevano fatto venire un infarto.

Twinky ha spaventato la signorina? Twinky non voleva, non voleva... la signorina perdona Twinky?”

Appena era riuscita a respirare normalmente lo aveva ringraziato per il tè e lo aveva rispedito giù in cucina.

L'elfo l'aveva fissata con i suoi inquietanti occhi liquidi, grandi come piattini, e poi era scivolato silenziosamente nel corridoio buio. Destiny si era ripromessa di essere più gentile la prossima volta.

Aveva anche visto i gemelli Weasley in corridoio, ma non avevano più cercato di offrirle strani dolci; anzi, le avevano fatto un gran sorriso.

Destiny si stiracchiò come un gatto.

Il giorno dopo non aveva lezione, ma avrebbe dovuto seguire quella di pozioni. Con una smorfia si ricordò che Piton nemmeno le aveva detto l'ora. Cos'aveva quell'uomo contro di lei? Forse era misogino. O un fautore della purezza della stirpe magica. Aveva conosciuto un sacco di gente che l'aveva guardata storto dopo aver ammesso di essere una maganò. Solo perché non aveva una stupida bacchetta! Bè, che razzista. Non era affatto professionale.

Ripensò a quando Piton era andato in infermeria, da quel ragazzo ferito. Malfoy... era sicura di averlo già sentito, quel nome.

Destiny si raggomitolò sul letto e strinse il cuscino, soddisfatta nonostante tutto. Hogwarts le piaceva. Era un luogo magico, misterioso e intrigante. Ed era tutta la vita che desiderava insegnare laggiù, e adesso nessun elfo verdastro, fantasma folle o pozionista misogino avrebbe potuto ostacolarla.

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Capitolo 5
*** Lethifold e Mollicci. ***


Arancione, Paciock”

Destiny sollevò la testa dal suo angolino. Paciock era un ragazzino insicuro e grassottello che ora, rosso in faccia, tremava sotto lo sguardo sadico di Piton.

Il professore fece colare di nuovo la pozione arancione nel calderone, perché tutti potessero vederla.

Cosa devo fare perché tu capisca, Paciock?” rincarò Piton soave. Un gruppo di studenti ridacchiò malevolo, ma Piton parve non sentire.

La prego, professore” disse una ragazza con i capelli a cespuglio, che Destiny riconobbe all'istante “per favore, mi permetta di aiutare Neville a sistemare le cose...”

Non ricordo di averti chiesto di esibirti, signorina Granger” replicò Piton gelido.

Paciock, alla fine della lezione...”

Mentre Piton parlava, Destiny lo scrutò inarcando le sopracciglia. Pareva proprio che provasse una sorta di perverso piacere nel torturare gli studenti.

Nell'aula c'era un silenzio di tomba. Gli unici suoni erano il basso crepitare del fuoco sotto i calderoni e il rumore secco di ingredienti tagliuzzati alla meglio. Destiny vide Neville mescolare febbrile il suo calderone, e notò che la Granger ogni tanto si chinava verso di lui fingendo di raccogliere certe radici di mandragola che misteriosamente non facevano che cadere dal tavolino.

Mancavano cinque minuti alla fine della lezione, quando Piton chiamò a sé gli studenti attorno al calderone di Neville.

Tutti qui” ordinò “e guardate cosa succede al rospo di Paciock... se è riuscito a preparare una pozione restringente, diventerà un girino. Se ha sbagliato, e non ho alcun dubbio in proposito, è probabile che il suo rospo finisca avvelenato”.

Ma, con suo sommo stupore, con un lieve pop al rospo si tramutò in un girino, che si contorse disperato nella sua mano. L'irritazione di Piton a quel successo era così palese che strappò un sorriso a Destiny.

Non capì bene come, ma il professore riuscì perfino a sottrarre punti al Grifondoro con una motivazione assurda.

La classe uscì, i Serpeverde tronfi e soddisfatti, i Grifondoro borbottando scontenti. Destiny non si mosse, osservando le mosse di Piton dal fondo dell'aula, che in pochi colpi di bacchetta fu in ordine.

Siccome Piton pareva essersi dimenticato di lei, Destiny cominciò: “Forse, ecco, forse non sono la persona più adatta per parlare di metodi di insegnamento, ma...”

Infatti non lo è” sbottò Piton stizzoso.

Destiny tacque, stringendosi nelle spalle.

Piton uscì dai sotterranei senza aggiungere nulla e Destiny lo seguì. Lui parve enormemente infastidito, ma non poté scacciarla. In fondo, era pur sempre un'insegnante.

Raggiunsero la sala insegnati e Piton si accomodò in una poltrona bassa, richiamando a sé un grosso tomo rilegato. Destiny invece rimase in piedi, guardandosi attorno con curiosità. Era stata già una volta in quella stanza, ma non aveva avuto il tempo di ispezionarla a dovere. Come in tutte le stanze di Hogwarts, era certa che anche lì dentro ci fosse qualcosa di molto interessante. Era una sala lunga, rivestita di legno, piena di sedie scompagnate. Alcuni scaffali polverosi adornavano le pareti. Destiny li scorse tutti, la testa piegata di lato per leggere i titoli sulle copertine.

Arrivò in fondo alla stanza, davanti ad un vecchio armadio nero, e trasalì quando quello si agitò con tanta forza da sbattere contro il muro.

Destiny si voltò verso Piton, ma non aveva nemmeno alzato gli occhi dal libro. L'armadio si agitò di nuovo, e Destiny tornò ad affrontarlo. Ma cosa c'era dentro?

Tentata, allungò una mano verso la maniglia.

So che forse la mia opinione le può sembrare irrilevante” disse una voce annoiata dietro di lei “ma ci tengo comunque ad informarla che non la ritengo una buona idea”.

Destiny ritrasse la mano di scatto, voltandosi di nuovo verso il professore. Adesso lui la stava guardando, con un sorrisetto sgradevole appena accennato sull'angolo della bocca.

Hogarts non è i posto adatto agli incoscienti, signorina Roke. Per quando ne sa lei, lì dentro potrebbe esserci un esercito di Lethifold”

Destiny non aveva idea di cosa fossero i Lethifold e Piton parve intuirlo, perché il suo sorriso si allargò.

Dunque la prego di non curiosare troppo in giro e di dedicarsi strettamente al campo che le compete” concluse sardonico, tornando al proprio libro. Destiny rimase immobile, allibita. Poi marciò fino alla finestra e lì rimase, corrucciata, rimuginando pigramente su come poteva assassinare quello stupido mago senza finire ad Azkaban.

D'improvviso si udirono delle voci, e la porta si spalancò. Destiny riconobbe subito la figura grigia a trasandata del professor Lupin, che guidava la sua classe nella sala.

Oh, salve” salutò Lupin appena li vide. Destiny fece un gran sorriso, mentre Piton si alzò con una smorfia, facendo sparire il libro.

Lasciala aperta, Lupin. Preferisco non assistere”.

 

La lezione di Lupin non avrebbe potuto essere più esauriente di così. Identificare il pericolo, scegliere l'incantesimo adatto e imparare a padroneggiarlo. Sembrava così maledettamente semplice.

Destiny aveva osservato gli studenti mettersi in fila di fronte all'armadio nero in fondo alla stanza, per fronteggiare, letteralmente, le loro più intime paure. I ragazzi borbottavano Riddikulus! agitando maldestri la bacchetta e subito Piton aveva un uccello impagliato in bilico sulla testa -era stato esilarante, Destiny aveva riso fino alle lacrime- oppure un ragno enorme perdeva tutte le zampe. Destiny li guardava sorridente, pur nascondendo, perfino a se stessa, un filo di invidia.

E solo adesso, in un remoto angolo del parco di Hogwarts, poteva tornare al insultarsi per la propria debolezza. Insegnava in una scuola di maghi, per Merlino!

Avrebbe dovuto abituarsi.

Avrebbe dovuto già essere abituata, anni e anni prima.

Ma non poteva fare a meno di chiedersi perché a lei. Perché solo a lei?

Un rumore improvviso la riscosse. Allarmata, scrutò nel buio della foresta proibita, dove tutto però sembrava immobile. Attese per dei lunghissimi istanti, sentendo il cuore battere forte contro la gabbia toracica, mordendosi un labbro. Due occhi luccicarono dall'oscurità e Destiny sobbalzò, ma prima che potesse anche solo pensare di fare qualcosa, un grosso cane nero emerse dalla foresta.

Destiny sospirò di sollievo, premendosi una mano al petto.

Mi hai spaventata” lo accusò, ma si abbassò comunque per invitarlo a farsi accarezzare. Il cane la squadrò diffidente e allungò il muso per annusarle una mano. La donna ritenne di aver passato l'esame, perché subito l'animale scodinzolò soddisfatto e cominciò a leccarle la mano richiedendo attenzioni.

Lei lo grattò dietro le orecchie, poi si alzò. Stava cominciando a fare freddo, e voleva rientrare. Il cane uggiolò piano, ma non la seguì. Destiny si voltò a guardando: era seduto al limitare della foresta, come se non volesse varcare la linea immaginaria del parco di Hogwarts.

Gli sorrise.

Tornerò a trovarti”.

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