After rain

di Makeitorbreakit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Angel. Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Angel. Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Love me. ***
Capitolo 4: *** Déjà vu. ***
Capitolo 5: *** I'm gonna be crazy. ***



Capitolo 1
*** Angel. Parte 1 ***


Capitolo 1: Angel
Parte 1
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Vidi i suoi occhi chiudersi, sentii il suo cuore stopparsi: il monitor accanto alla
sua branda cominciò a fischiare; bip, faceva. Poggiai il pollice sulla sua guancia sinistra, e le altre dita su quella opposta, e le spostai il capo, di qua e di là. “Angel” strillai, ma nulla, non una parola, non un mugugno, niente se non il fastidioso BIP di quell’aggeggio. Due dottori di bianco vestiti entrarono correndo nella stanza. Il loro vociare mi confuse, sormontò il roteare dei miei pensieri nella mente. Caddi. Piansi. Lasciai che le emozioni mi si sciogliessero negli occhi. Cercai di non pensare ad Angel come ad un vero e proprio angelo, ma come quella ragazza che mi strappò il cuore dal petto, viva, felice e sorridente.
 
Una sfrontata folata di vento mi schiaffeggiò, riportandomi alla realtà. 
Mi sfiorai gli occhi: erano bagnati, gonfi, vuoti, stufi di rigurgitare emozioni. Il mio giardino, quello della casa in cui sono cresciuto, non mi era mai sembrato così grigio; quando ero piccolo sognavo di vivere sugli alberi virenti che lo ricoprivano, proprio come fece Cosimo, quel ragazzino di cui mia mamma tanto mi raccontava. Guardavo gli aceri innalzarsi alti al cielo, sognando di riuscire, un giorno, a toccare con loro le nuvole. Ora, invece, vorrei solo scalarli per raggiungere Angel, che corre chissà dove lassù.
 
Il suono metallico della campanella risuonò tra le mura dell’edificio. 
Un fiume di studenti abbandonò i corridoi per riversarsi nelle aule, dove i professori li aspettavano già seduti alla cattedra. Varcai la soglia d’entrata in simultaneo al tintinnio della campana. Pochi alunni ancora vagavano tra gli armadietti come anime in pena. Tra di loro vidi Chaz. “Ehi, amico, senti mi spiace per Angel.” mi disse, avvicinandosi a me e poggiandomi la mano sulla spalla. Angel… nel  sentire il suo nome il mio cuore perse un battito. “Anche a me” sussurrai, sopprimendo in me la voglia di piangere. 











Note d'autore:
Ciao. Mi presento, sono l'autrice di questa FF (Grazie al cazzo T.T). Ok, lo so che come presentazione è un po' penosa, è solo che non sono mai stata brava ad iniziare le cose. Comunque, questa è la prima storia che pubblico. Mi auguro che vi piaccia e spero recensiate per dirmi come migliorare o robe del genere.
Ok, la smetto di scrivere stronzate. Meglio che vi lasci T.T Ciao ciao bei... ANGELI

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Capitolo 2
*** Angel. Parte 2 ***


Note d'autore: Ciao. :) Come va? Sono felicissima perchè avete recensito in due ** Lo considero un buon inizio. Ringrazio anche quelle che hanno letto <3 GRAZIE <3 

Capitolo 1: Angel
Parte 2
 
Dal capitolo precedente…
“…Pochi alunni ancora vagavano tra gli armadietti come anime in pena. Tra di loro vidi Chaz. “Ehi, amico, senti mi spiace per Angel.” mi disse, avvicinandosi a me e poggiandomi la mano sulla spalla. Angel… nel  sentire il suo nome il mio cuore perse un battito. “Anche a me” sussurrai, sopprimendo in me la voglia di piangere.”
 
Insieme ci dirigemmo in classe, io con gli occhi consumati dalle lacrime e la voce stanca di urlare, straziata, irriconoscibile, lui messo in soggezione dal mio malessere, che come un demone munito di tentacoli stuzzicava anche gli amici che mi circondavano. 
Attraversammo il corridoio. Arrivammo davanti all’aula: la porta era già chiusa; da piccole finestrelle aperte al di sopra dello stipite le parole della professoressa fluivano flebili. Abbassai lentamente la maniglia ed entrai. 
“Salve” salutammo io e Chaz all‘unisono, prendendo posto ognuno al rispettivo banco.
“Siete in ritardo”. La professoressa ci rimproverò senza nemmeno alzare il capo dai fogli che stava esaminando con attenzione. 
“Lo sappiamo”.
“E quale scusa userete questa volta?” si stoppò per lasciare che un pizzico di ironia si unisse per bene agli ingredienti del rimprovero, poi riprese: “Il gatto vi ha graffiato le scarpe e avete dovuto lucidarle? La porta di casa vostra non si apriva? E’ scoppiato il lampadario? Ditemi, vi ascolto.”. La classe rise. -Ma non ha riso di voi, ha riso con voi- avrebbe detto Angel imitando la profonda voce del suo pazzo nonno Gennaro. -Ricordati che mai rideranno di voi, a meno che non vogliano offendervi- avrebbe aggiunto, ben sapendo di aver pronunciato sintagmi scomposti e senza senso, scoppiando in una sonora risata. Il ricordo del suo sorriso mi trafisse il cuore. Per un attimo smisi di vivere, mi sembrò di essere il protagonista di un sogno. Ma la stridula voce carica di rimproveri della professoressa Rubert mi riportò nell’aldiquà: “Be’? Io sto ancora aspettando una spiegazione”. Il silenzio si era ormai rimpadronito della classe. 
“Ci siamo fermati in corridoio un attimo in più a parlare di questioni importanti.” si spiegò Chaz, sistemando l‘astuccio trasbordante di penne in un angolino del banco. 
“E che cosa è più importante dell’arrivare puntuali a lezione, Chaz?”. 
Non ho idea di cosa mi prese poi, se rabbia o malinconia; so solo che urlai, che sbraitai il nome della mia ragazza: “ANGEL“.
La professoressa sembrò inorridirsi nei confronti del tono di voce che utilizzai. Aggrottò le sopracciglia e con disprezzo mi domandò: “Oh, e chi sarebbe? La tua morosina signor Bieber?”. La classe rise alla sua battuta. Di nuovo. Sentii nascer qualcosa dentro di me, non so bene cosa, ma sono certo che la mia anima partorì un che di strano, caldo come i raggi del sole, bollente come un fuoco, che cresceva, cresceva, alimentato dalla vergogna, dalla rabbia, dal dolore, dal disprezzo. 
Tutti conoscevano Angel a scuola; tutti sapevano che era la ragazza del tanto famoso Justin Bieber, tutti adoravano la sua gentilezza, la sua delicatezza, il suo sorriso: tutti la amavano. Quando se ne andò l’intero istituto pianse. Organizzò un corteo a  cui l’intera cittadina di Stratford partecipò, per cui l’intera Stratford pianse. Angel, andandosene, aveva portato con sé un pezzo di tutti noi.  Ma la prof, evidentemente, non lo so sapeva e porgendo quella domanda con fare deridente mi estirpò il cuore dal petto. Mi ribellai: “No, prof, la correggo: era la mia ragazza. Ora è morta cazzo!”. Caddi. Piansi. Cedetti sotto il peso del mio dolore. “E’ morta” ripetei, cercando di convincere anche il mio cuore di non averla più accanto.
 
“Justin, devi reagire cazzo. Oggi ti sei messo a piangere davanti a tutta la classe, non è da te.”. Chaz mangiucchiò l’ultima patatina fritta del suo piatto, prima di proseguire col dire: “Insomma, io lo so che fa male. Ma…”. “Ma cosa, Chaz? Ma cosa? Ma niente, Chaz, ma niente. Non sei tu quello che ha perso l’amore della sua vita.” lo interruppi. Lui fece una smorfia, imitando la mia voce: “Non sei tu quello che ha perso l’amore della sua vita”. Mi poggiò una mano sulla spalla. “Justin, sentiti. Una volta non avresti mai parlato così di una ragazza. Mai. Io lo so che fa male perdere una persona a cui vuoi bene, ma devi reagire, cazzo! Ti stai rendendo ridicolo.”. “Chaz, proprio non vuoi capire: io l’amavo. Veramente. E se sei così stupido da non riuscire a capire quello che sto passando, be’, forse non dovremmo esser più amici.”. 
 
 
 
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Arriva un momento della vita in cui ti accorgi di essere solo. Abbassi un attimo lo sguardo e quando che lo rialzi, POOF, amici, fidanzati, parenti, tutti scomparsi, nessuno che ti stia accanto. Ci sei tu e tu soltanto, circondato dai problemi, sommerso dal dolore, e nessuno ti aiuti ad uscire da quel minestrone di  vita. 

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Capitolo 3
*** Love me. ***


Capitolo 2
Love me
 
Dal capitolo precedente
“Justin, sentiti. Una volta non avresti mai parlato così di una ragazza. Mai. Io lo so che fa male perdere una persona a cui vuoi bene, ma devi reagire, cazzo! Ti stai rendendo ridicolo.”. “Chaz, proprio non vuoi capire: io l’amavo. Veramente. E se sei così stupido da non riuscire a capire quello che sto passando, be’, forse non dovremmo esser più amici.”. 
 
Infuriato mi alzai di scatto dalla sedia, lasciando che la mia veemenza la scaraventasse a terra in un sonoro tonfo. Guardai qualche secondo Chaz negli occhi, piantai il mio sguardo nel suo, ma il frantumarsi di un bicchiere di vetro nel tavolo accanto mi distrasse. Così scostai gli occhi dai suoi e gli voltai le spalle. 
 
Corsi fuori dalla scuola. Camminai fino all’Avon Theatre. La platea era vuota. Io mi accovacciai sul palco, con le gambe incrociate, i gomiti sulle cosce e le mani messe in modo che sorreggessero il capo. Fissavo le sedie imbottite di velluto rosso davanti a me, maledettamente solo, fottutamente triste. Il silenzio regnava sovrano: non un ticchettio, non un fruscio, solo il rumoroso vorticare dei miei pensieri nella mente. Potevo sentire il mio cuore pompare sangue nelle vene. Quando ero piccolo odiavo il silenzio; mi imbarazzava, mi faceva credere d’esser solo: ed è orribile rimanere soli. “Se son solo e  cado e non riesco più a camminare? Chi mi porta ‘da mangiare’?” mi domandavo con l’innocenza di bambino. Così, quando il silenzio sembrava voler urlare e sovrastare ogni cosa, cantavo.
Quel giorno mi sentii solo, immerso nel “tacere” della platea. Mi misi dunque a cantare:
 
My friends say I’m a fool to think 
That you’re the one for me 
I guess I’m just a sucker for love
 
 
 
Mi fermai per sentire la mia voce vibrare tra le mura. Poi continuai:
 
Cuz honestly the truth is that 
You know I’m never leavin’ 
‘Cuz you’re my angel sent from above  
 
Ad un tratto le mie parole non furono più gli unici suoni a colmare il silenzio.  Lo scricchiolare del parquet sotto il peso di alcuni passi presero il loro posto. Sentii una porta aprirsi per poi chiudersi violentemente, il tutto seguito dall’inquietante sospirare  di due sconosciuti.  Sussultai, colto impreparato dalla paura di essere scoperto a “cantare da solo come una femminuccia”. Rabbrividii prima di gettarmi tra  le morbide bracci a del sipario. 
 
La coltre di velluto mi avvolgeva uniformemente, offrendomi nascondiglio e rendendomi invisibile. La scostai quanto necessario per spiare ciò che accadeva all’ “esterno“. Vidi un ragazzo ed una ragazza, avvinghiati, bocca contro bocca, con lingue intrecciate l’una all’altra che si rincorrevano a vicenda nelle loro bocche.  Sentivo i loro cuori battere, vedevo nei loro occhi risplendere una luce. Poi scrutai per bene la ragazza e quasi svenni per la sorpresa: era Angel.









Note d'autore:
VFBREWGUYEFH Ciao :D Come ve la passate? Visto come sono brava? Pubblico un capitolo il giorno della Virginia (?) di Natale così che possiate leggerlo :D Non è un bel regalo di Natale?? :)) Dai dai, su con la vita. Se volete sdebitarvi potete... RECENSIRE. Dai, non fate le pigre e ricordate che A NATALE SI PUO' FARE QUELLO CHE NON SI PUO' FARE MAI.

PS: Buon Natale :D 


 
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Capitolo 4
*** Déjà vu. ***


Prima di iniziare il capitolo vero e proprio, vorrei fare una sorta di "sommario" dei punti e le vicende principali della storia.

 Allora, Justin è spesso triste e malinconico perchè il suo grande amore, Angel, è morto qualche mese fa. Quasi impazzisce quando nel teatro della sua città
incontra Angel, che tutti credono morta, avvinghiata ad un altro ragazzo.
 



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Capitolo 3

Déjà vu
 
Dal capitolo precedente:
[…] Vidi un ragazzo ed una ragazza, avvinghiati, bocca contro bocca, con lingue intrecciate l’una all’altra che si rincorrevano a vicenda nelle loro bocche.  Sentivo i loro cuori battere, vedevo nei loro occhi risplendere una luce. Poi scrutai per bene la ragazza e quasi svenni per la sorpresa: era Angel.  
 
Mi strofinai gli occhi con il palmo della mano nella remota speranza di vedere Angel sparire. 
Chiusi le palpebre qualche secondo, ma quando le riaprii lei era ancora lì, con la maglietta leggermente rivoltata all’insù, le mani del ragazzo nelle mutande, i capelli spettinati e la bocca troppo impegnata a giocare con quella dell’amico per parlare. 
 
Il mio cuore iniziò a batter veloce, le guance mi si infuocarono.  Sentii tutto il sangue raggiungere la testa e, piano piano, le immagini attorno a me divennero sempre più sfuocate, finché la luce si spense ed i suoni si convertirono in un costante e fastidioso fischio: svenni.
 
Aprii gli occhi, ma la luce delle lampade m‘abbagliò, costringendomi a richiuderli. Solo al secondo tentativo riuscii a tenere le palpebre aperte. Sentivo le tempie pulsare ed i pensieri roteare confusi e chiassosi nella mente. Mi portai le mani sulle guance, constatai d’esser molto caldo e poi le feci scivolare sulla nuca, dove per qualche secondo le lasciai.  
Lentamente mi alzai, percuotendo la stoffa dei jeans per liberarli dalla polvere. Mi guardai poi attorno, scostando la testa prima da un lato e poi dall’altro, scrutando la platea, i sipari e le scale.  Il silenzio, tuttavia, fu l’unica cosa che vidi. Il ricordo del volto di Angel, così vivido, così reale, piombò tutt’un tratto protagonista delle mie fantasie e per un attimo mi sembrò di rivivere il giorno in cui m’annunciò di avere solo pochi mesi di vita.  
Le lacrime, il dolore, l’incredulità, la paura, tutto pareva esser tornato ancora e di nuovo il peso della sofferenza mi schiacciò a terra, chino sul pavimento, con le dita tra i capelli e le lacrime agli occhi.
 
Il solo pensiero di quella giornata in teatro mi faceva rivoltare le budella dello stomaco. In classe mi capitava spesso di addormentarmi e di rivivere quel momento; ogni volta vedevo Angel avvinghiata a quello sconosciuto, con i fulvi capelli che le cadevano sulle spalle come una cascata di polvere d’oro, ed ogni volta mi svegliavo di soprassalto urlando invano il suo nome. Ben presto a questa mia stranezza se ne aggiunsero altre: divenni sonnambulo ed iniziai a correre la notte per casa cercandola in ogni possibile nascondiglio; incominciai a scrivere il suo nome con le fette di bakon della colazione e a disegnare il suo volto sui finestrini appannati dell’auto. A volte mia madre mi domandava di passarle il sale, a cena, ed io le rispondevo “Angel mi ha tradita con un altro.”. La situazione iniziava a diventare seria. 
 
La folla mi acclamava.  Le mani di migliaia di ragazze erano congiunte a formare un cuore e le braccia dondolavano di qua e di là, a tempo di musica. Le vedevo saltare,  le vedevo urlare, cantare, ballare, le vedevo felici d’essere lì, a qualche passo da me, le vedevo estasiate di respirare la mia stessa aria per una volta, le vedevo realizzate e compiaciute nell’aver realizzato il proprio sogno; le vedevo bene dal palco, le mie beliebers. 
“There's gonna be one less lonely girl” urlai. “One less lonely gir” ripetei, sommerso dagli applausi e dalle grida. Nel frattempo, una mia assistente accompagnò una ragazzina sul palco, che spaesata e sommersa dalle lacrime, barcollando, raggiunse a stento il seggiolino posizionato al centro dal palco. Cantando, raggiunsi un ballerino che danzando mi pose un mazzo di rose rosse da donare alla “One less lonely girl”
“Ormai è tradizione” mi diceva Scooter prima di ogni esibizione. Ma più  portavo avanti questa “tradizione” e più mi convincevo di, così facendo, fare un torto a qualcuno.
Con i fiori avvolti nella plastica sfrigolante, mi avvicinai alla ragazza, che con un malinconico sorriso piantò i suoi occhi nei miei. Per qualche secondo rimasi immobile, a fissarla; smisi di cantare e, di conseguenza, la musica, lo staff, le beliebers, tutti si ammutolirono ed il tempo sembrò fermarsi per un attimo ed io, colto dall’emozione, le sussurrai: “Angel, sei viva”.



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Note d'autore:
vferiywgewyreywg CIAO :D
Sono felicissima perchè avete recensito ben in 4 la volta scorsa :') Per ringraziarvi ho pubblicato questo capitolo abbastanza in fretta <3 Anche se non è il massimo spero vi piaccia. 

With love,
Giuly.

PS: Recensite, mi raccomando :))

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Capitolo 5
*** I'm gonna be crazy. ***


Capitolo 4
I’m gonna be crazy
 
Dal capitolo precedente:
Con i fiori avvolti nella plastica sfrigolante, mi avvicinai alla ragazza, che con un malinconico sorriso piantò i suoi occhi nei miei. Per qualche secondo rimasi immobile, a fissarla; smisi di cantare e, di conseguenza, la musica, lo staff, le beliebers, tutti si ammutolirono ed il tempo sembrò fermarsi per un attimo ed io, colto dall’emozione, le sussurrai: “Angel, sei viva”.
 
“Angel, parlami.” sbraitai. La presi per le spalle e la percossi appena, nella speranza di sentirla rispondere. Ma lei mi fissava imperterrita, con gli occhi sgranati fissi sui miei e la bocca aperta dallo stupore. 
“Angel” urlai di nuovo, alzando le mani al cielo, incurante degli spettatori atterriti che  osservavano la scena confusi.  “Ti prego Angel, parlami. Io ti amo. Perché non mi rispondi?” continuai, gettando a terra le rose rosse che ancora stringevo in mano. “Angel! Rispondi! Ti prego! Angel! Angel”. 
Lentamente alzai il braccio e quando fui certo di averlo teso per bene lo feci scattare, come una molla, lasciai che fendesse l’aria e che portasse la mano sulla guancia di Angel, che, allo “SCIAF” prodotto dall’impatto, mugugnò e cadde a terra, toccandosi la zona colpita con la punta delle dita. Un “oh” di disappunto provenne dalle tribune, seguito poi dal mormorio crescente di voci stranite.
“Perché mi hai tirato uno schiaffo?” domandò Angel, sommersa dalle lacrime. 
“Perché ti amo, Angel.”. Quasi faticai nel pronunciare quelle parole; forse perché ero stanco di urlare, o forse perché le emozioni pesavano su di me come un macigno. 
“Io-non-sono-Angel”.
Alle sue parole il mio perse un battito. Il buio che m’avvolgeva sembrò allontanarsi e tutto si fece più chiaro: Angel scomparve. Il suo volto fu sostituito da quello vivido e reale della vera “One less lonely girl”.  I fulvi capelli biondi dell’ormai defunta amata, si scurirono, divennero neri come la pece; gli occhi cerulei si tramutarono in fazzoletti virenti di terra ed io, colto dall’esasperazione, caddi a terra, in un sonoro pianto.
Un mormorio di sincera preoccupazione dilagò tra le mie fans. La “One less lonely girl” accorse da me, chiedendomi se stessi bene. Mi si mise accanto, in ginocchio, ed iniziò ad accarezzarmi la nuca, spettinandomi i capelli. “Justin, ti senti bene? Vuoi che venga chiamata l’ambulanza?” mi chiese con la dolcezza d’una mamma. Io smisi per un attimo di piangere ed alzai lo sguardo su di lei, scuotendo la testa in risposta alla sua domanda. Notai un qualcosa sbrilluccicare nei suoi occhi; lo vidi crescere e trasformarsi in lacrime. Sentii la punta della mia lingua vibrare e le corde vocali in attesa di essere percosse. Sollevai leggermente le labbra ma, proprio quando stavo per parlare, Scooter si catapultò sul palco portandomi via. Un altro mio assistente si scusò per l’accaduto e giurò di rimborsare il costo di ogni singolo biglietto.
 
 
“Justin non possiamo andare avanti così. Ti stai rovinando. Da qui a qualche settimana le critiche aumenteranno a dismisura. Il ricordo della tua ‘scenata’ rimarrà nella mente dei tuoi fans per moltissimo tempo e nella mente di coloro che ti odiano  e ti criticano per l’eternità. Con la cazzata di oggi ti sei rovinato la carriera. Nessuno ti prenderà più sul serio, te ne rendi conto?”. Scooter si stoppò per un attimo, deglutendo rumorosamente. Poi proseguì: “Ti devi ripigliare se vuoi continuare a cantare e a guadagnare soldi. Cazzo, Justin, ma cosa avevi in testa quando hai schiaffeggiato quella povera ragazza?”. I suoi occhi si piantarono nei miei. Sentivo la rabbia voltarsi e rivoltarsi nel suo stomaco. Vedevo la delusione nel suo sguardo. Mi sentii morire e travolgere dalle emozioni. Cercai di ignorarle, conficcandomi un unghia nella carne e tentando di concentrare tutta la mia attenzione su quell’unico punto dolente. Ma Scooter sembrava volermi vedere annegare nel rimorso e nei sentimenti. “Farai un video in cui ti scuserai per l’accaduto. Poi smetterai di cantare per uno o due anni. Dopodichè vedremo il da farsi.”. CRASH. Il mio cuore si ruppe. Tentai di replicare, non volevo rinunciare alla musica,  ma già Scooter stava scomparendo al di là dello stipite d’una porta. L’unica cosa che riuscii ad urlare fu: “Angel, mi hai rovinato la vita!”.

 
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Note dell'autore:
Sciao belle :D Ma da quanto tempo non ci sentiamo? In anzi tutti buon anno a tutti, ai belli e ai brut...Ok, basta, sto degenerando D: Comunque questo capitolo è particolarmente orribile, ma accontentatevi per ora. Aspettatevi, invece, grandi colpi di scena nel prossimo capitolo :DDD Yeah xD ahahah fcuierqghuiwuhx Non so più che dire... vabbe', recensite mi raccomando.
Mi dileguo.

Kiss,
Giuly.

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