Men and Women are (not) the same.

di _Connie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


[Angolo dell'autrice]
Ok. Questa cosa nasce da un'idea idiota sviluppata in un modo altrettanto idiota.
Io vi ho avvisati.
Spero comunque vi possa piacere.
 

~Capitolo 1~

 
«Terra!»
La voce profonda di Zoro, che in quel momento aveva il turno di guardia, attirò l'attenzione di tutta la ciurma di Cappello di paglia che, una volta accertatasi della veridicità della cosa, iniziò a gioire e a festeggiare –soprattutto i soliti idioti di turno, avrebbe detto qualcuno– dato che erano passati parecchi giorni da quando avevano lasciato l'ultima isola.
Una volta approdati, la navigatrice assegnò a ciascuno di loro un compito preciso: Brook e Zoro sarebbero rimasti sulla nave –il primo per non far prendere un colpo agli abitanti dell'isola, che sembrava piuttosto tranquilla, e il secondo perché non si perdesse, costringendoli poi ad andarlo a cercare–; Usopp, Sanji e Franky sarebbero andati a comprare viveri e oggetti vari per riparare la nave; Robin e Chopper avevano bisogno di altri libri per i propri studi, quindi sarebbero andati a cercare una biblioteca; lei, invece, avrebbe dovuto fare da balia a Rufy per impedirgli di fare una delle sue solite stupidaggini –ma, naturalmente, se avesse rotto qualcosa, glielo avrebbe fatto ripagare col 300% d'interessi.
Dopo essersi divisi, i membri della ciurma iniziarono ad andare in giro per il paesino, cercando di non dare nell'occhio per non essere costretti a scappare per l'ennesima volta con i Marines alle calcagna, anche se –ne erano certi– il loro capitano avrebbe comunque trovato il modo di cacciarsi in qualche guaio.
 
«Uau! Guarda che strano questo frutto! E quest'altro cos'è? Ehi, Nami! Posso comprarlo? ...Nami?»
L'ennesima vena iniziò a pulsare sulla fronte della rossa.
Ancora non riusciva a capire quale forza arcana non le avesse ancora fatto mollare un pugno a quell'idiota per farlo smettere di saltellare in continuazione da una bancarella all'altra.
Chi diavolo gliel'aveva fatto fare di passare proprio per il mercato?
«Eddai, Nami, non fare quella faccia! Non ti stai divertendo anche tu? Dovresti sorridere un po', così!»
Neanche il tempo di controbattere dicendo che non c'era assolutamente niente di divertente nello star dietro a un bambino troppo cresciuto, che l'ebete si era già messo a fare strane smorfie che, almeno secondo lui, avrebbero dovuto farla ridere un po'.
E, infatti, si ritrovò con un enorme bernoccolo sulla testa.
«Ahio! Nami, che...»
«Adesso mi sono davvero stancata, Rufy! Ora ce ne torniamo sulla nave, che ti piaccia o no!»
«Ma io ho fame!»
«NON MI INTERESSA! Forza, muoviti!»
Visto lo sguardo iniettato di sangue della navigatrice, Rufy non potè fare altro se non seguirla a ruota, col viso imbronciato.
«Non vorresti mangiare questo bel frutto, ragazzino?»
A parlare improvvisamente –facendo venire un principio d'infarto alla navigatrice– era stata una vecchia incappucciata, la quale tendeva uno strano frutto metà rosa e metà blu ai due pirati con un altrettanto strano sorrisino.
«No, spiacente, ma noi ce ne stiamo andand–»
«Sì! Grazie, vecchietta!»
Nami stava per mollargli un altro pugno, ma Rufy fu più veloce e mangiò in un sol boccone il frutto della vecchia.
«RUFY! Sputalo subito, non puoi sempre mangiare qualsiasi cosa ti capiti davanti agli occhi!»
«Ma era buono! Vecchietta, grazie ancor– Ehi, dov'è la vecchietta? E' sparita!»
«E' vero... Bah, se ne sarà andata. Comunque, adesso mi segui e non combini nessun pasticcio, chiaro?» disse, prima di trascinarlo per le orecchie fino alla nave.
 
Il mattino seguente, la ciurma di Cappello di paglia ebbe un brutto risveglio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


[Angolo dell'autrice]
Come potrete notare, questo sviluppo della storia mi è venuto in mente leggendo una SBS del volume 56 di OP.
Adoro i Gender Bender. E poi ho sempre voluto vederli in una storia.
Quindi ho deciso di scriverla io.
Naturalmente d'ora in poi la storia sarà incentrata soprattutto sull'interazione tra i Mugi e i loro GB.
Ringrazio tutti quelli che hanno commentato il precedente capitolo: davvero, grazie! *__*
 

~Capitolo 2~

 
Sanji si trovava in una spiaggia assolata, piena di palme e circondata da un mare cristallino. Le sue amate Nami-san e Robin-chan erano vicino a lui e indossavano dei bikini che le facevano apparire ancora più sexy di quanto già non fossero; ma la cosa più bella di tutte era che facevano a gara su chi delle due avesse il diritto di essere la sua ragazza.
«Io sono sicuramente più indicata a ricoprire un ruolo del genere, cara la mia navigatrice...»
«Spiacente, sorellona, ma io non rinuncerò mai al mio Sanji!»
Il cuoco, intanto, non riusciva ancora a credere che le sue dee stessero litigando tra di loro. In più, lo stavano facendo proprio per lui!
«Nami-san, Robin-chan, non c'è bisogno che battibecchiate, io– »
«Lui è già occupato!»
L'intromissioneera stata fatta da una splendida ragazza che non aveva mai visto prima: corporatura snella, occhi nocciola, lunghi capelli verdi, tre katana legate sul fianco...
Un momento.
Quella... quella era Zoro?!
 
Sanji aprì istintivamente gli occhi, ritrovandosi nella stanza dei ragazzi.
Quello stupido Marimo aveva osato rovinare per l'ennesima volta uno dei suoi meravigliosi sogni, dannazione!
Un bel calcio non glielo avrebbe tolto nessuno, quella mattina.
Comunque, ormai era sveglio, quindi tanto valeva andare in cucina a preparare la colazione per la ciurma –anche perché, conoscendo la fame del loro capitano, ci avrebbe messo almeno un'ora per finire di cucinare tutto quel cibo.
Neanche il tempo di alzarsi dal letto, che sentì la presenza di un'altra persona su di esso.
«Ma chi diav–»
Il cuoco sgranò gli occhi dallo stupore. Davanti a lui, c'era una donna che sembrava la sua copia esatta: stessi vestiti eleganti, stessi capelli biondi col ciuffo, stesso sopracciglio arricciato; l'unica differenza la facevano la corporatura più esile e bassa della sua e, naturalmente, i due seni che quella si ritrovava.
«AHHHHHHHH!»
A quest'urlo, lanciato in contemporanea da Sanji e dalla strana ragazza, ne seguirono altri, provenienti, invece, dagli altri componenti della ciurma.
 
«Ok, diamoci una calmata e cerchiamo di dare un senso a questa cosa.»
Nella cucina, dove si erano riuniti tutti da un buon quarto d'ora, Nami cercava di farsi passare il mal di testa che le era venuto a causa dei recenti avvenimenti massaggiandosi le tempie –cosa oltremodo impossibile, vista la situazione in cui si erano ritrovati.
Sanji, intanto, stava preparando la colazione aiutato dalla stessa ragazza che si era ritrovato nel suo letto la quale, però, lo aveva avvisato dicendo che lei cucinava solo ed esclusivamente dolci.
Pareva incredibile che, in realtà, fosse la sua controparte femminile. Se non sbagliava, aveva detto di chiamarsi Sanko*.
A dirla tutta, non riusciva ancora a credere che quelle splendide fanciulle apparse dal nulla fossero le controparti dei suoi compagni. Si ricordava il nome di tutte loro: Rufiko*, Usoko*, Frankiko* e Zoroko*. Quest'ultima, poi, era molto diversa da quella che aveva visto in sogno. Era la donna più bella e sensuale che avesse mai visto: alta e snella; capelli corti e brizzolati che avrebbero fatto venire a chiunque voglia di accarezzarli; tre pendenti che le stavano da favola; una panciera che le metteva ancora più in risalto il suo seno prosperoso; un sorriso smagliante che lo aveva folgorato sin da subito.
E quello splendido fiorellino doveva essere la versione femminile di quel buzzurro di un Marimo?!
Stranamente, però, Sanko aveva avuto la sua stessa reazione con Zoro e ora gli stava vicino ogni volta che poteva, spargendo ovunque cuoricini per quell'idiota. Bah.
«Ohi, Robizo*, non hai ancora trovato niente?»
La voce profonda di Namizo* echeggiò nel silenzio della stanza, dove Robin e Robizo stavano cercando una spiegazione a tutto quello che era successo all'interno di un libro comprato il giorno prima dall'archeologa nella libreria dell'isola.
«Ecco, forse ci siamo. Qui dice che, secondo una credenza dell'isola, chi mangia il leggendario frutto Genbe** richama i cloni di sé e di quelli che gli stanno vicino da un universo parallelo.»
«Quindi qualcuno di voi deve aver mangiato uno strano frutto, richiamandoci in quest'altro universo. Ma chi?»
Gli occhi di Nami erano diventati due fiammelle.
«Rufy...»
«Uhm? Che c'è?»
Le nocche della navigatrice scricchiolarono.
Nei minuti seguenti, si scatenò l'inferno.
 
 
*sono i nomi del genere opposto a quello dei Mugi, anche se la maggior parte li ho fatti un po' di testa mia per dar loro più musicalità: Rufy/Rufiko; Zoro/Zoroko; Nami/Namizo; Usopp/Usoko; Sanji/Sanko; Chopper/Choppeko; Robin/Robizo; Franky/Frankiko; Brook/Brooko.
**Genbe = da GENder BEnder. Sì, lo so, è un nome idiota, ma non mi veniva nient'altro in mente.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


[Angolo dell'autrice]
Ecco il terzo capitolo, finalmente! ^___^
Naturalmente, i Mugi dell'altra dimensione saranno diversi da quelli ''normali''... O forse no?
Spero che il capitolo vi piaccia! ;D 
 
~Capitolo 3~
 
«E ora che si fa, ragazzi?»
Le due ciurme di pirati si erano riunite nella piazza principale dell'isola, dopo essersi divisi per qualche ora alla ricerca di informazioni –e, naturalmente, dopo aver ritrovato i due Roronoa che si erano persi come al solito.
Nessuno era a riuscito a scoprire nulla, tranne che il frutto Genbe era effettivamente una leggenda dell'isola e che la vecchietta del giorno precedente pareva essersi volatilizzata nel nulla.
«Andiamo a mangiare! Sto morendo di fame!»
«RUFY! E' mai possibile che tu possa pensare solo al cibo?!»
«Non è vero! Io penso anche alla carne!»
«E' LA STESSA COSA, DANNATISSIMO IDIOTA!»
E giù un altro pugno.
Da quando era iniziata quella situazione, ormai, il capitano aveva ricevuto dalla navigatrice più mazzate di quante ne prendeva, di solito, in una settimana. E nemmeno quelle erano poche.
«Non riesco a credere che Rufy mangi così tanto: Rufiko è una maniaca della linea, mangia quasi esclusivamente insalata!»
Le parole di Choppeko fecero immobilizzare tutti i componenti della ciurma di Rufy: la sua versione femminile mangiava quasi esclusivamente insalata?!
«Che coooosa?! Ma come fai a non mangiare mai la carne?»
«Carne? Non ci penso nemmeno: non ho la minima intenzione di ingrassare!»
«Ehi, la carne è ottima! Non sottovalutare le proprietà della carne!»
I due iniziarono un'accesa discussione per decidere se fosse migliore l'insalata o la carne, spenta poi dagli altri componenti delle rispettive ciurme che li divisero subito.
«Comunque, forse dovremmo aspettare che gli effetti del frutto spariscano col tempo.»
«Ma se anche fosse così, Robin-chan, non sappiamo quanto dovremmo aspettare!»
«A me va benissimo così! Vorrei passare un altro po' di tempo con voi: sapete, magari tra di voi si nasconde il mio principe azzurro...» disse Sanko, prima di iniziare a strusciarsi addosso a Zoro, che, pur diventando rosso come un peperone, non pareva gradire particolarmente quelle attenzioni a cui non era abituato e che gli parevano piuttosto strane, soprattutto se pensava che quella lì era Sanji versione donna.
«Smettila, Sanko: con questi discorsi sul ''principe azzurro'' ti rendi ridicola!»
«Uffa, Zoroko, sei sempre la solita! Quello che faccio non è affar tuo, chiaro?»
«Sarà anche vero, ma il giorno in cui qualche uomo ti userà per poi tradirti non venire a piangere da me!»
E, invece, la cuoca iniziò a piangere proprio in quel momento, andandosi a ritirare tra le braccia del navigatore.
«Uheeee! Namizo-kun, Zoroko è sempre cattiva con me!»
«Sgrunt! Zoroko, perché voi due dovete sempre litigare?»
«NON APPROFITTARNE PER FATTI COCCOLARE, IDIOTA!»
«U-uheeee!»
«Muoviti, chiedile subito scusa!»
«E va bene! Mi dispiace, ok?»
«Sniff... Dici sul serio?»
«Sì, dico sul serio
«Ok, ti perdono! Sei o non sei la mia migliore amica?» esclamò, prima di saltarle letteralmente addosso.
Zoro e Sanji, intanto, erano paralizzati dallo shock, imitati dal resto della ciurma.
In un'altra realtà erano migliori amiche? Loro?!
«CHE COOOOSA?!»
«Uhm? Che c'è?»
«Come ''che c'è''! Quelle due si sono appena scusate e abbracciate
«E quindi? Succede sempre così: si punzecchiano, litigano, si chiedono scusa e ritornano amiche per la pelle, come se non fosse successo nulla. A volte non riesco proprio a capirle, ma, per comportarsi così, si capisce che il loro è un legame forte e particolare.»
Le parole di Usoko lasciarono spiazzati i due, prima che iniziassero a ridere nervosamente.
«Io, migliore amico di un buzzurro del genere?!»
«Io, migliore amico di un ricciolo idiota?!»
Si guardarono in contemporanea.
«MA NEMMENO PER SOGNO!»
Intanto, Sanko e Zoroko li stavano guardando allibite.
«Ma... Siete seri?»
«Certo che sì!»
«Ahhh, ho capito... Orgoglio maschile. Eh, Sanko?»
«Giusto, Zoroko!»
Il sorrisino che era spuntato sul viso delle due non piaceva per niente ai diretti interessati.
A salvarli, fu un uomo che si avvicinò a passo svelto ai pirati con un libro e una scatolina tra le mani.
«Scusate, siete per caso voi quelli che stanno cercando informazioni circa il leggendario frutto Genbe?»
«Sì, perché?»
«Ho qualcosa che potrebbe interessarvi.»
Detto ciò, iniziò a sfogliare le pagine del libro che portava con sé, fermandosi ad una  in particolare.
«Secondo questo libro regalatomi da mio nonno molti anni fa, il frutto Genbe cresce su un albero che si trova al centro di una certa isola di questi mari. Per annullarne gli effetti, bisogna mangiarlo una seconda volta.»
«E' vero: sul libro è scritto proprio così.» affermò Robin, che, intanto, aveva iniziato a leggerlo anche lei.
«Yohohohohoh! Che cosa emozionante! Non stiamo più nella pelle! Anche se la pelle noi non l'abbiamo! Yohohohoh!»
Da quando si erano incontrati per la prima volta, Brook e Brooko non finivano più di parlare e ridere contemporaneamente, facendo venire un mal di testa doppio anche ai loro compagni.
«Qual è il nome dell'isola?»
«Si chiama Olympos* ed è un'isola realmente esistente, non molto distante da qui. Basterà qualche giorno di viaggio.»
«Super!♥ Allora dobbiamo solo arrivare lì e far mangiare un altro frutto a Cappello di paglia-kun!»
«Un momento!»
Nami e Namizo stavano squadrando da capo a piedi il loro interlocutore.
«Non ce la stai raccontando giusta...»
«Vi giuro che è la verità!»
«Sgrunt! Qui c'è qualcosa sotto! Avanti, dicci dov'è l'intoppo!»
«B-beh, in effetti, un problema ci sarebbe...»
«Visto?»
«E quale sarebbe?»
«Quest'isola non è sulla rotta che indica il vostro Log Pose, quindi avete bisogno di un Eternal Pose che, guarda caso, si trova proprio nella mia mano destra.»
E iniziò ad indicare la scatolina che teneva in mano.
«Quindi, dato che questo è l'unico sull'isola...»
Le nocche di Namizo scricchiolarono minacciosamente, facendo sudare freddo l'altro.
«Forza, continua.»
«D-dato che questo è l'unico sull'isola, e-ecco... Ve lo do gratis!»
E, dicendo così, si dileguò in men che non si dica.
«Tsk, sono sicura che avrebbe voluto approfittarne per vendercelo a caro prezzo...»
«Senti chi parla...»
«Hai forse detto qualcosa, Zoro?»
«N-no, niente...»
«Comunque, ora che sappiamo cosa fare, direi di partire immediatamente per raggiungere Olympos. Forza, andiamo alla nave!»
Poche ore dopo, le due ciurme di pirati lasciarono l'isola, con grande gioia di un certo uomo che si stava ancora nascondendo nella foresta.
 
 
*Dal greco: significa ''Olimpo'' e si legge ''Oliumpos''.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


[Angolo dell'autrice]
Eccoci arrivati al quarto capitolo! :D
Non ho niente da dire se non... Buon Natale! Anche se in ritardo. 
 
~Capitolo 4~
 
«Uffa! Mi sto annoiando!»
«A chi lo dici...»
I due Monkey D. stavano spaparanzati sulla polena della Sunny – immobile a causa della mancanza momentanea di vento – senza avere nulla da fare.
All'inizio avevano pensato che, viaggiando con le rispettive controparti sulla stessa nave, avrebbero potuto divertirsi un mondo approfittando di quella stramba situazione. Invece, a dispetto delle aspettative, quel giorno di navigazione stava passando nella noia più totale per i due capitani.
Tutti, passato il momento di confusione iniziale, si erano abituati alla compagnia della propria controparte: nella biblioteca Robin e Robizo stavano studiando insieme il libro che l'archeologa aveva comprato sull'isola e quello rubato – non si sa come – da Nami all'uomo del giorno precedente; Nami e Namizo stavano controllando che il tempo rimanesse stabile seduti comodamente sulle sedie a sdraio, l'una a prendere il sole e l'altro a leggere il giornale; Zoro e Zoroko stavano dormendo sul prato della Sunny; Sanji e Sanko stavano preparando un nuovo dolce per la ciurma; Chopper e Choppeko si erano rinchiusi nella loro stanza a inventare chissà quale diavoleria, e lo stesso stavano facendo Franky con Frankiko e Usopp con Usoko; il tutto era allietato dalla musica di Brook e Brooko che, grazie ai megafoni che si trovavano sulla vedetta – in quel momento avevano loro il turno di guardia –, si sentiva per tutta la nave.
E, a causa di ciò, nessuno stava minimamente pensando ai poveri Rufy e Rufiko, che non riuscivano a trovare niente da fare.
«Uffa! Voglio un'avventura!»
«Anch'io!»
Ormai era una buona mezz'oretta che i due non facevano altro che sbuffare, assecondandosi a vicenda.
«Ohi, Zoro, svegliati! Vuoi giocare con me? Ti preeeeego!»
«Sì, anche tu, Zoroko!»
La disperazione più totale li aveva portati a saltare letteralmente addosso ai due malcapitati, che videro la loro bella pennichella pomeridiana interrotta bruscamente da quei due cicloni viventi.
«Rufy! Perché diavolo mi hai svegliato?!»
«Ohi, Rufiko, non puoi sempre saltarmi addosso mentre dormo, chiaro?»
I due capitani assunsero l'espressione più pietosa del loro repertorio.
«Ma noi ci stiamo annoiando!»
«Allora andate a rompere la scatole a qualcun altro!»
«L'abbiamo già chiesto agli altri, ma nessuno vuole giocare!»
«Beh, nemmeno io, spiacente!»
«E nemmeno io!»
Detto ciò, i Roronoa si avviarono contemporaneamente verso la cucina, facendoli sprofondare di nuovo nella noia più totale.
«Ohi, cuoco!»
«Ohi, cuoca!»
«Sake!»
Quella parola, pronunciata in contemoranea dai due, fece uscire un sospiro di rassegnazione dalle bocche dei due biondi.
«Marimo, è mai possibile che l'unica cosa che tu sappia dire sia ''Ohi, cuoco, sake''?!»
«Tsk. Smettila di lamentarti per ogni cosa, damerino idiota, e dimmi dove hai nascosto il mio sake!»
Sanji abbandonò l'impasto che stava preparando per fare dei dolcetti e si avventò sull'altro con rabbia.
«Non mi faccio dare dell'idiota da un idiota! E poi: il tuo sake?! Senti, sottospecie di alga: il sake NON è solo tuo, quindi, dato che sono sicuro che lo finiresti in meno di un giorno, ho deciso che lo potrai bere solo durante i pasti. Chiaro?»
Poi, cambiando radicalmente atteggiamento, si rivolse a Zoroko, spargendo cuoricini ovunque.
«Naturalmente, se Zoroko-chan lo desidera, per lei posso anche fare un'eccezione!♥»
«Cosa?! Perché lei sì e io no?»
«Perché lei è una donna, spadaccino decerebrato! Che gentiluomo sarei se non le facessi nemmeno un favore del genere?!»
Sanko sbarrò gli occhi, mentre l'espressione di Zoroko passò velocemente dalla schifata ad una particolarmente dura e glaciale.
«Perché sono una donna
«Eh? Ma Zoroko-chan, che ti pre–»
«Non ho più voglia di bere.» esclamò, prima di uscire sbattendo la porta.
Sanko, intanto, sembrava arrabbiata non poco.
«Sanji! Ma sei idiota o cosa?!»
«Ma che ho fatto? Volevo solo essere gentile, perché se n'è andata così?»
«Davvero... non lo sai?»
«Beh, no... Cosa dovrei sapere?»
Sanko guardò entrambi come se non potesse credere alle sue orecchie.
«Siete due idioti.» disse semplicemente, prima di uscire anche lei per raggiungere l'amica.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


[Angolo dell'autrice]
Bene. Dopo non so quanti giorni, eccomi di nuovo qui ad aggiornare. u__u''
Questo capitolo è più lungo dei precedenti (non avrei mai pensato di riuscire a scrivere più delle solite quattro parole striminzite °-°) e, riguardo la questione ''pensieri di Zoro'', non prendetela troppo sul serio. Vedetela più come una delle mie tante congetture mentali. u___u''
A voi! *________* 
 
~Capitolo 5~
 
Il rumore della porta della cucina che sbatteva attirò l'attenzione dei due capitani, che si precipitarono subito verso la figura appena uscita dalla stanza.
«Ohi, Zoroko, hai cambiato idea? Evviva! A cosa vogliamo giocare?»
«Sgrunt!»
Lo sguardo assassino che la spadaccina riservò loro fu più che sufficiente a farli desistere dal loro intento.
«Ma che le prende?»
«Boh!»
Zoroko si avviò con decisione verso uno tra i tanti pesi sparsi per il prato della Sunny – quello da 300 kg, per la cronaca – e iniziò ad allenarsi.
«Uno! Due! Tre!»
«Si può sapere che le prende? Sembra strana...»
«Ho capito!»
Rufiko l'urlò come se avesse risolto il più arcano dei misteri, ma l'espressione ebete dell'altro non mutò.
«Che cosa?»
«Quando Zoroko è particolarmente nervosa, si scarica sempre facendo pesi e allenandosi con la spada. Quindi qualcuno deve averla fatta arrab–»
«Ohi, Zoroko! Che diavolo stai facendo?!»
Neanche ebbe il tempo di finire la frase che una Sanko molto incazzata andò a piantare uno dei suoi tacchi a spillo proprio al centro della fronte della spadaccina.
«Ahia! Sanko, che cavolo ti prende all'improvviso?!»
«Choppeko te l'avrà detto un migliaio di volte: nelle tue condizioni, dopo quello che è successo a Thriller Bark, non puoi sforzarti nel modo più assoluto!»
«Sgrunt! Fatti gli affari tuoi, principessina tappa!»
«Non sono tappa!»
«Se non fosse per quei tuoi stupidi tacchi, non saresti mai alta quanto me!»
«Sei tu ad essere troppo alta!*»
«Ohi, Sanko! Non avrai mica fatto arrabbiare di nuovo Zoroko!»
«No, questa volta è stato Sanji, non io!»
«Perché, non è la stessa cosa?»
Vedere quei due pseudo-capitani intenti a scaccolarsi con la faccia più idiota del loro vastissimo repertorio fece pulsare minacciosamente una dozzina di vene sulla fronte di Sanko; quello che li salvò da chissà quale orribile fine fu la voce della verde che, intanto, si era avviata verso la camera delle ragazze.
«Io me ne vado in cabina.»
«Ohi, Zoroko! Aspettami!»
«Zoroko-chan! Aspetta!»
La voce di Sanji fece voltare la spadaccina che, fosse stato per il suo sguardo, l'avrebbe fulminato all'istante.
«Che diavolo vuoi?»
«Volevo solo sapere il perché ti sia arrabbiata così tanto. Sono stato sgarbato? Non ho fatto qualcosa che avresti voluto? Non–»
«Odio le persone come te.»
Questa fu l'unica frase che uscì dalla sua bocca, prima di entrare nella cabina e chiudersi dentro.
«...Eh?»
«Sanji, certo che sei proprio idiota! Zoro-kun, potresti andare a calmarla un po', per favore?»
«Beh, va bene...»
Il cuoco notò che lo sguardo dello spadaccino si era incupito all'improvviso.
Ma che diavolo prendeva a tutti quanti, quel giorno? Erano forse impazziti?
«Tu, invece, vieni con me.»
Sanji riuscì appena a sentire le parole dell'altra, prima di essere afferrato per la manica e trascinato di nuovo in cucina.
«Che diavolo è preso a quei due?!»
Sanko emise un profondo sospiro.
«Tu e Zoro-kun non parlate mai, vero?»
«Non vedo l'utilità di parlare con un'alga senza cervello come lui!»
«Ma se l'aveste fatto, ora avresti già capito cosa li ha infastiditi.»
«E-ecco, io...»
«Ho capito, te lo dovrò spiegare io. Zoro-kun avrà accennato qualche volta al proprietario... anzi, alla proprietaria della sua spada bianca, no?»
«Beh, sì. Si chiamava Kuina, mi pare...»
«Esatto. Fin da piccola, Zoroko era in grado di battere tutti gli spadaccini del suo villaggio, anche gli adulti; ma, essendo femmina, nessuno credeva che sarebbe diventata la più forte del mondo, come, invece, lei desiderava. Questo, col passare del tempo, la fece demoralizzare davvero molto. Kuino – così si chiamava nel nostro universo – era l'unico che riuscisse sempre a batterla. Dopo l'ennesima sconfitta, Zoroko non riuscì più a trattenersi e si sfogò con l'altro. Kuino si arrabbiò tantissimo per quell'atteggiamento arrendevole, così fecero una promessa: uno di loro sarebbe sicuramente diventato lo spadaccino migliore del mondo. Purtroppo, come sai, il giorno dopo...»
Si lasciò sfuggire un altro sospiro.
«Per questo motivo non sopporta le persone che, anche con le migliori intenzioni, fanno differenze tra uomo e donna. Credo che sia anche lo stesso motivo per cui Zoro-kun spesso si irrita quando fai dei favoreggiamenti alle donne.»
«Adesso capisco.»
In quel momento, Sanji non poteva fare a meno di sentirsi un perfetto idiota.
Anche se lo conosceva da tempo, anche se vivevano sulla stessa nave, anche se era arrivato a dare la sua stessa vita per lui... solo ora si rendeva davvero conto di non conoscere per nulla i pensieri che passavano per la testa di quello stupido spadaccino.
E sapere che, al contrario, la sua controparte di un altro universo li conosceva fin troppo bene per il semplice fatto che, con l'altra, ci parlava, gli fece provare una strana sensazione di malessere.
Frustrazione, forse.
«Siete proprio due idioti.»
La risata che gli arrivò alle orecchie lo fece destare dai propri pensieri.
«Per prima cosa devi scusarti con Zoroko e, per seconda, dovresti parlare con Zoro-kun.»
«E cosa dovrei dirgli, scusa? Anche se provassi a parlargli, ricominceremmo a litigare come al solito.»
«Dovresti almeno fargli capire che tu ci tieni a lui, a dispetto delle apparenze.»
«Tsk. Più facile a dirsi che a farsi.»
Nell'esatto momento in cui un profondo sospiro uscì dalla bocca di Sanji, l'espressione della cuoca si fece subito seria.
«Non mi dirai mica... che ti piace Zoro?!»
Per poco l'altro non si strozzò con la sua stessa saliva.
«M-ma che diavolo vai farneticando?!»
«Sarà, ma intanto sei diventato tutto rosso... Comunque, calmati, scherzavo!»
Era una parola calmarsi dopo aver preso un mezzo infarto.
Per aiutarsi, prese una delle sue amate sigarette e l'accese. Fumare lo aiutava sempre ad allentare la tensione.
«Va be', stasera cercherò di farmi perdonare da Zoroko-chan cucinadole esattamente gli stessi piatti che preparerò per i maschi.»
«Sono certa che ti perdonerà.»
Sanko si diresse verso la porta che conduceva sul ponte della Sunny.
«E sono certa che risolverai la questione anche con Zoro.»
Il sorrisino che accompagnò queste parole, pronunciate dalla bionda prima di chiudersi la porta alle spalle, non piacque per niente all'altro.
Proprio per niente.
 
 
*Sanji è più basso di Zoro di un centimetro, quindi, dato che io sono bastarda, ho pensato che Sanko lo fosse ancora di più rispetto a Zoroko. Muahahahahah.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


[Angolo dell'autrice]
Allora. Riguardo la prima parte di questo capitolo, prima che qualcuno mi salti addosso urlando all'OOC, vorrei fare una piccola considerazione strettamente personale; quindi, se qualcuno si trova in disaccordo con me, me lo dica in modo che la prossima volta io possa limitare i danni.
Zoroko è una ragazza forte ed orgogliosa, su questo non ci piove. Ma rimane pur sempre una ragazza, appunto. E, in quanto tale, è comunque più sensibile dei maschi.
Ci tengo a sottolineare, però, che si mostrerebbe debole solo ed esclusivamente quando è completamente sola, come in questo caso.
Dopo questa parentesi, vi lascio al capitolo. u___u'' 
 
~Capitolo 6~
 
«Dannazione!»
Zoro sentì la spadaccina imprecare all'interno della camera delle ragazze appena prima di aprire la porta della stanza.
«Ohi, tu, che–»
Sgranò gli occhi.
Zoroko era di fronte al muro, intenta a dare pugni a quest'ultimo, e a rigarle il viso c'erano le ultime cose che l'altro avrebbe pensato di poter vedere su di esso: lacrime.
Lacrime di rabbia, d'ira. Lacrime di frustrazione.
«Dannazione!»
Un pugno più forte degli altri fece iniziare a uscire del sangue dalle nocche della ragazza.
«Ohi, Zoroko, smettila di comportarti così per una cosa del genere.»
L'altra trasalì, ma, una volta riconosciuto il proprietario della voce, per tutta risposta si voltò verso di lui con uno sguardo che avrebbe potuto raggelare il sangue nelle vene anche al pirata più temibile.
«Fatti gli affari tuoi, tu!»
«Mi sembra semplicemente ridicolo mettersi a piangere solo perché quel cuoco imbecille ti ha fatto un favoritismo per del sake!»
«Non è solo questo, idiota!»
La spadaccina si avventò sull'altro, andando ad afferrarlo con entrambe le mani per la maglietta.
«Anche se siamo la stessa persona, tu non sai assolutamente nulla di ciò che ho dovuto subire ogni singolo giorno della mia vita! E nemmeno di tutte quelle persone che non facevano altro che dire che non sarei mai riuscita a diventare la più forte del mondo solo per il fatto di essere nata donna! Non ti rendi minimamente conto di quanto tu sia stato fortunato a nascere uomo, quindi fammi il piacere di star zitto e di lasciarmi in pa–»
«Smettila di sparare cazzate!»
Le parole urlate dallo spadaccino rimbombarono nella stanza, avendo sulla ragazza lo stesso effetto di una doccia fredda.
«Nemmeno io riesco a sopportare le persone che tendono a fare delle stupide differenze tra gli uomini e le donne, cosa credi?! Ma quello che sopporto ancor di meno sono le donne che, invece di mostrare agli altri il loro valore, iniziano a fare degli ancor più stupidi discorsi sul fatto che sarebbero volute nascere maschi! Se una persona si sente debole, non deve cercare giustificazioni in queste idiozie, ma cercare di migliorarsi! Quindi smettila di frignare come una ragazzina e torna in te!»
Quelle parole lasciarono completamente spiazzata Zoroko, la quale allentò subito la presa sulla maglietta dell'altro, fino a lasciarla andare completamente.
«Hai... ragione...» disse, prima di iniziare ad asciugarsi le lacrime.
«Quel cuoco da quattro soldi è solo un deficiente!»
«Allora non sei una ragazzina!»
«Ragazzina io?! Con chi credi di star parlando?! Sono pur sempre te stesso, anche se donna!»
Si scambiarono uno sguardo d'intesa, ghignando.
 
«Fame, abbiamo fame!♪ Cibo, vogliamo cibo!♪»
«Aspettate ancora un po', non posso mica portare il cibo ancora crudo a tavola!»
«E i dolcetti li potrete mangiare solo alla fine della cena!»
«Uffa, ma io sto morendo di fame! Voglio la carne, subito!»
«Rufy, se non chiudi quella boccaccia, ti faccio restare digiuno per tutta la serata!»
«NO! Digiuno no
«Allora taci!»
«Ehi, Sanji, dev'essere pronto!»
«Infatti! Ecco a voi!»
I piatti che i due cuochi portarono a tavola avevano tutti un aspetto delizioso: la carne appena grigliata era condita al punto giusto e il tutto era decorato da foglie d'insalata – per la gioia di Rufiko –; in più, per tutta la cucina si era sparso un profumo davvero invitante che fece venire ai pirati l'acquolina in bocca.
E, infatti, si avventarono sul cibo senza tanti preamboli.
«Che tipo di carne è?»
«E' la carne del mostro marino che io e Usoko abbiamo abbattuto stamattina, ovvio!»
«Uau! Davvero, Usopp?!»
«Certo, Choppeko! All'inizio è stata dura, ma, come sai...»
I due iniziarono a raccontare le loro incredibili gesta da Capitani a Chopper e Choppeko che li ascoltavano con ammirazione, non imitati, però, dal resto della ciurma.
«Allora, com'è?»
«E' buofiffifo, Fanfi!»
«Se parli con la bocca piena non capisco niente, Rufy!»
«Davvero ottimo!♥»
«Nami, mia adorata, sono così felice che potrei morire anche subito!♥»
«Fallo, così ci togliamo un cuoco inutile dai piedi.»
«Nessuno ti ha interpellato, stupido marimo!»
«Ripetilo, se hai il coraggio!»
«Calmatevi, voi due!»
«D'accordo, Nami-swan!»
«Quella lì ti tiene al guinzaglio...»
«Farò finta di non aver sentito... Ehm, Zoroko-chan, perché non mangi? Non ti piace, forse?»
Zoroko era stata l'unica a non aver ancora assaggiato nulla. Si era limitata a rimanere seduta con le braccia incrociate sotto il seno e ad osservare i piatti.
Probabilmente, era stata l'unica anche a notare che erano tutti perfettamente uguali.
Alle parole del cuoco ebbe un piccolo sussulto, ma si riprese subito.
Dopo averlo squadrato da capo a piedi, decise di iniziare a mangiare anche lei.
Il tempo che passò prima che la ragazza assaggiasse la pietanza a Sanji parve un'eternità.
«Beh, devo dire che...»
Ancora un po' e avrebbe sicuramente iniziato a sudare freddo.
«E' de-li-zio-so!♥»
«Sul serio?»
Il sorriso che comparve sul viso dell'altra lo fece illuminare d'immenso.
«Adesso posso anche morire felice!»
«Ti ho già detto che ci faresti un grossissimo piacere.»
«Taci, stupida testa d'alga!»
«Che hai detto, torciglio idiota?!»
Come al solito, iniziarono a battibeccare vivacemente, facendo però spuntare sulle bocche di Zoroko e Sanko dei sorrisini divertiti.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


[Angolo dell'autrice]
Non guardatemi con quelle facce. Lo so che sono in ritardo, ma non è colpa mia! E' colpa di Moon., che si è messa col fiato sul collo dicendo: ''scrivimi, scrivimi!''. *fa pubblicità occulta*
Anche se all'inizio il mio intento era quello di mettere solo accenni della coppia, non ho resistito. Questo capitolo è palesemente ZoSan (ma perché, gli altri com'erano? xD) e spero di non essere andata OOC...
A voi! ^__^ 
 
~Capitolo 7~
 
Erano ormai passati un paio di giorni da quando Zoroko e Sanji avevano fatto pace –  e, naturalmente, il cuoco aveva ripreso a spargere cuoricini a destra e a manca per lei – e i due Roronoa si trovavano sulla vedetta, dato che, quella sera, il turno di guardia spettava a loro.
Approfittando del fatto che sia Chopper sia Choppeko si trovavano nella loro stanza a dormire profondamente e che, quindi, non erano più costretti a sentire che le loro condizioni "erano ancora precarie" – parole loro – ogni qual volta tentavano di fare un qualsiasi allenamento con i pesi, decisero di ingaggiare una specie di sfida tra di loro.
Nell'esatto momento in cui Zoro mise l'elsa dell' Ichimonji in bocca, l'altra assunse un'espressione quasi schifata.
«Mi ero sempre chiesta come facessi a combattere con tre spade, ma così non ti rovini i denti?»
«R-rovinarmi i denti?!»
«Ehi, non guardarmi così! Sono pur sempre una ragazza, ci tengo al mio aspetto!»
Lo spadaccino strabuzzò gli occhi, ma, anche se ancora allibito, decise di far finta di non aver sentito e si mise in posizione, mentre l'altra estraeva la sua unica spada – anch'essa l'Ichimonji – dal fodero.
Partirono all'attacco contemporaneamente, producendo un forte clangore di spade: il suono del metallo contro altro metallo fece salire l'adrenalina nelle loro vene.
Anche se Zoro era decisamente più forte dell'altra, Zoroko riusciva a schivare molto più facilmente i suoi attacchi.
Andarono avanti per una buona mezz'ora, finché non furono entrambi esausti, a corto di fiato.
«Certo che sei davvero veloce...» soffiò Zoro, tra un ansimo e l'altro.
«Beh, dato che, in quanto a forza, sono piuttosto svantaggiata rispetto ai maschi, mi concentro soprattutto sul miglioramento della mia agilità... In quanto a questa, non mi batte nessuno!»
Si scambiarono dei ghigni divertiti, per poi riporre le proprie spade nei rispettivi foderi e tornare a sedersi sulla poltrona-panchina della vedetta.
 
«Che stai facendo?»
L'improvvisa apparizione di Sanko nella cucina fece trasalire il povero Sanji, il quale lanciò un urlo a dir poco terrorizzato.
«Ma sei impazzita?! Che diavolo fai qui sveglia a quest'ora?!»
«Mi era venuta improvvisamente sete, così mi sono alzata per venire a bere... Piuttosto, che ci fai tu qui!»
«I-io? E-ecco, ho pensato che a Zoroko-chan avesse fatto piacere se le avessi portato uno spuntino di mezzanotte, dato che oggi ha il turno di guardia; così le ho preparato un bento*...»
«E come mai ce ne sono due
L'altro deglutì impercettibilmente.
«Se non l'avessi fatto anche a quel buzzurro di un marimo, Zoroko-chan si sarebbe arrabbiata di nuovo, no?»
«Mh... Sì, hai ragione. Però muoviti a finirli, altrimenti quei due si addormenteranno prima che tu glieli possa portare. Io intanto vado a prendere del sake, ché sicuramente ne vorranno bere almeno una bottiglia a testa!»
Quando la ragazza sparì dentro il deposito, il cuoco si lasciò andare ad un sospiro di sollievo.
 
«Ohi, voi, apritemi!»
Quando il cuoco iniziò a battere un pugno contro la botola per farsi aprire, i due spadaccini erano quasi completamente assopiti.
Zoro fu il primo ad alzarsi e ad andarlo ad aprire, sbadigliando sonoramente e portandosi una mano dietro la nuca a scompigliarsi i capelli.
«Ohi, chi diav– Cuoco?! Che ci fai qui?!»
«Sono venuto per portarvi qualcosa da mangiare, mi pare ovvio.»
Dire che l'altro fosse sorpreso sarebbe stato un eufemismo.
«Ma se tu non l'hai mai fatto! Le uniche per cui fai questi tipi di favori sono Nami e Robin!»
«Infatti non farti strane idee, marimo. A te l'ho fatto solo per una questione d'uguaglianza, tutto qui. Zoroko-chan, per prepararti gli onigiri ci ho messo tutto il mio amore!♥»
«Sembrano buonissimi!»
«Grazie!♥ Sono così felice!»
«Secondo me sono qualcosa di immangiabile.»
«Zitto tu, alga decerebrata!»
«Cosa?!»
Avevano appena iniziato a litigare per l'ennesima volta nel corso della giornata, quando Zoroko si sentì chiamare da qualcuno che si trovava sul ponte.
Affacciandosi, vide che era Sanko, la quale le stava facendo segno di scendere.
“Che diavolo vuole?” pensò, ma alla fine decise di starla a sentire e lasciò i due al loro battibecco, portandosi comunque dietro sia il sake che gli onigiri – mica li poteva sprecare!
Sanji notò dopo poco la mancanza della ragazza.
«Uhm? Dov'è finita Zoroko-chan?»
«Mah, forse si è sentita male per i tuoi onigiri ed è andata da Chopper e Choppeko.»
«Ma fammi il piacere! Non capisci niente di cucina, tu! E poi, secondo me, è scesa da Sanko: lei è voluta rimanere giù. Chissà perché...»
Soltanto nello stato di relativa calma che si andò a creare subito dopo, il cuoco notò che l'altro non aveva più i bendaggi che gli aveva messo il medico di bordo quel pomeriggio.
«Ma sei idiota o cosa?! Perché diavolo ti sei tolto le bende?!»
«Perché mi intralciavano i movimenti, mi pare ovvio.»
«E a me pare altrettanto ovvio che Chopper te le avesse messe proprio per questa ragione, razza di deficiente!»
«Non mi servono 'ste cose! Sto benissimo!»
«E ora vorresti farmi credere che, dopo tutto quello che è successo a Thriller Bark, tu stia bene?!»
Il tono di Sanji si stava facendo via via sempre più arrabbiato.
Quell'incosciente. Non bastava che lo facesse dannare giorno e notte per i sensi di colpa che lo assalivano in continuazione ogni qual volta ripensava al combattimento contro Kuma, no. Doveva anche infischiarsene della propria salute!
Quella era una delle tante cose che proprio non sopportava dello spadaccino: infischiarsene della morte.
Se si trovava in una situazione pericolosa, non se ne preoccupava e andava avanti; non pensava minimamente alle persone che, magari, avrebbero sofferto per la sua morte. Era solo un egoista.
«Fatti i cazzi tuoi, cuocastro! A te non è mai importato niente di me! Da quand'è che ti inter–»
La frase gli morì in gola.
Il biondo gli aveva preso il viso tra le mani e lo stava baciando.
Lo stava baciando.
Era un bacio che non aveva niente di dolce o di romantico: sembrava quasi che l'altro gli volesse trasmettere tutta la sua frustrazione e la sua disperazione.
Dopo pochi istanti, una volta divisosi, Sanji si prese qualche secondo per ritornare in sé, per poi accendersi tranquillamente una sigaretta e iniziarla a fumare, dirigendosi verso la botola per scendere sul ponte.
Zoro, intanto, aveva assunto un'espressione a dir poco scombussolata e sorpresa.
«Che... che diavolo era quello?»
L'altro si volse verso di lui, per poi scuotere il capo e lasciarsi andare ad un sospiro di rassegnazione.
«Allora, te lo dirò in modo che anche uno del tuo intelletto possa capirlo: quello era un bacio. Ripeti con me: BA-CIO!»
«So benissimo cos'è!», rispose, diventando di un colore tendente al rosso. «Non capisco il perché tu l'abbia fatto!»
Il cuoco dapprima lo guardò sbigottito, meravigliandosi della sua immensa idiozia, poi scosse di nuovo il capo.
«Io non vado in giro a baciare la gente, marimo
Detto ciò, si girò e si diresse di nuovo verso la botola.
Ma non fece in tempo.
Lo spadaccino l'aveva fatto voltare e, tirandolo per la cravatta, gli aveva restituito il bacio, facendogli cadere la cicca a terra.
Quando si staccarono, Sanji aveva gli occhi sgranati e le labbra leggermente schiuse dallo stupore.
«Cosa...?»
«Nemmeno io vado in giro a baciare la gente, cuocastro
Sulle sue labbra si fece spazio un ghigno malizioso, mentre l'altro sgranò ancor di più gli occhi e si colorò di un rosso acceso.
 
«Perché diavolo mi hai fatta scendere?»
Zoroko si trovava nella cabina delle ragazze – a cui erano stati aggiunti dei letti a castello costruiti dai carpentieri per far dormire tutte nella stessa stanza – e stava seduta sul suo letto – esattamente quello sopra a quello di Sanko –, intenta a finire i suoi onigiri e il suo sake, mentre l'amica si trovava sotto le coperte del suo letto, cercando di dormire.
La bionda sbuffò.
«Zoroko, certo che non hai un minimo di intuito per certe cose!»
«''Certe cose'' cosa
«Lasciamo stare, va'... 'Notte!»
E, detto questo, si addormentò con un sorrisino malizioso sulle labbra, lasciando la povera spadaccina ancora confusa.
 
 
*una specie di scatoletta usata spesso dai giapponesi per portarsi dietro il pranzo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


[Angolo dell'autrice]
Non. Riesco. A. Trovare. Il. Tempo. Per. Scrivere.
Davvero, la scuola ti sta sempre col fiato sul collo. ._______.
Quindi, d'ora in poi, aspettatevi aggiornamenti minimo minimo settimanali. Minimo minimo.
Non vi rubo altro tempo. Spero vi piaccia. :) 
 
~Capitolo 8~
 
La mattina dopo, Sanji e Sanko si trovavano, come al solito, in cucina di buon ora, intenti a preparare la colazione per i membri delle due ciurme. La ragazza stava finendo di decorare alcuni pancake con della panna, mentre l'altro versava il caffè in delle caraffe, per poi poggiarle sul tavolo, canticchiando un motivetto orecchiabile.
«Ohi, ragazzi! Buongiorno!»
Ad entrare improvvisamente nella stanza erano stati Usopp e Usoko, i quali si sedettero subito sulle panchine vicino al tavolo per poi iniziare a consumare avidamente la propria colazione.
«Usoko-chan, buongiorno anche a te!♥ Come mai vi siete svegliati così presto, oggi?»
«Come se con Rufiko si riuscisse a dormire... Russa in continuazione!»
«Per non parlare di Rufy... Mi ha addentato il braccio pensando fosse un cosciotto di carne! E poi avevamo intenzione di finire i nostri ritratti!»
«Ritratti? Che ritratti?»
«Abbiamo deciso di sfidarci per vedere chi dei due è il migliore in assoluto in disegno, quindi ci stiamo facendo degli auto-ritratti.»
«Quando si tratta di disegno a matita, sono molto più bravo di lei, ma se parliamo di dipingere, non la batte nessuno. Siamo entrambi i migliori! Non per niente siamo la stessa persona!»
Neanche a dirlo, si misero subito nella loro posa da "Capitani", col pollice rivolto verso il petto e l'aria di chi la sa lunga.
«Sono curioso di vedere la tua opera finita, Usoko-chan!♥ Sono sicuro che sarà un vero capolavoro!»
«Invece io voglio vedere quella di Usopp! Adoro gli uomini che hanno senso artistico!♥»
Dopo un'altra sfilza di complimenti – che fecero riempire ancor di più d'orgoglio i diretti interessati – i due cuochi portarono a tavola anche la colazione per gli altri: biscotti al cioccolato, crêpes, pancake, ciambelle... tutti dolci dall'aspetto delizioso e dal profumo invitante.
«Buongiorno, cuoco-san e nasone-san.»
A fare il suo ingresso in cucina, questa volta, era stata Robin, con uno dei suoi soliti sorrisi innocenti stampato sulle labbra.
«'Giorno anche a te, Robin-chan!♥»
«Oggi sei particolarmente allegro, Sanji-san. E' successo qualcosa di bello ieri sera?»
Il biondo per poco non fece cadere la pila di piatti che stava portando per apparecchiare la tavola, diventando impercettibilmente rosso in viso, mentre Sanko se la rideva sotto i baffi.
«Non è successo proprio niente, davv–»
«Ohi, cuoco. Ho fame.»
Proprio in quel momento entrò nella stanza Zoro, con una mano appoggiata sulle spade e l'altra portata vicino alla bocca a coprire un sonoro sbadiglio, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del cuoco.
«Un "buongiorno" sarebbe più che gradito, marimo. Ma, naturalmente, essendo solo un buzzurro senza cervello, a certe cose non ci arrivi proprio, vero?»
«Tsk. Non vale nemmeno la pena salutare un damerino perfettino come te.»
«Come mi hai chiamato?!»
Iniziarono la loro prima scazzottata della giornata – come se tra loro potesse realmente cambiare qualcosa, poi – sotto gli occhi degli altri, ormai abituati a quella routine quotidiana, spezzata, però, dalle risa di Sanko.
«Sono proprio carini insieme!»
«Che hai detto?»
«Niente, niente!» rispose sbrigativa, per poi ricominciare a ridere, accompagnata, questa volta, dall'archeologa.
«Ma che diavolo sta succedendo?»
«Zoroko, Nami! Buongiorno! Quei due stanno litigando di nuovo, come potete vedere.»
«Ah, va be'... Yahmmm! Sto morendo di fame!»
«E smettetela di fare chiasso di prima mattina!» urlò la navigatrice, andando a mollare un pugno ad entrambi.
Era sempre la stessa storia, infondo.
 
«Se ho capito bene, siamo super-vicini ad Olympos. Giusto, ragazzina?»
«Non chiamarmi "ragazzina"! Comunque sì, mancano un paio di giorni di navigazione, al massimo.»
«Yohohohohoho! Quindi staremo insieme ancora per poco tempo! Prima di separarci, Sanko-san, potrei vedere le sue mutan–»
«Neanche per sogno!»
Un sonoro "crack" fece capire a tutti i presenti che il tacco a spillo lanciato dalla cuoca aveva centrato in pieno l'obbiettivo.
«Uffa, non voglio! Perché dovremmo tornare indietro? Voglio restare qui!»
«Sgrunt! Rufiko, non iniziare a fare la bambinona! Se rimaniamo troppo, finiremo per sconvolgere gli equilibri che governano sia il nostro che questo universo!»
«Namizo ha ragione. Appena troveremo il modo per andarcene, lo faremo.»
«Zoro-kun, hai sentito? Non potremo più vederci! Come farò senza il mio principe?»
Sanko si buttò  per l'ennesima volta addosso a Zoro, iniziando a frignare su quanto avrebbe sentito la sua mancaza e cose del genere, che fecero irritare e imbarazzare al contempo lo spadaccino – anche se non sembrava sorpreso più di tanto di quelle attenzioni.
«C'è solo un particolare che io e Robizo abbiamo notato solo ieri.»
Tutti si voltarono incuriositi verso Robin, la quale riprese subito a parlare.
«Ci sono alcune pagine del libro sull'isola di Olympos troppo rovinate, tanto che non siamo riuscite a leggere. Era il continuo della leggenda dei frutti Genbe, ma non sappiamo di che parli.»
Usopp e Usoko si scambiarono sguardi preoccupati con i medici e i musicisti, per poi deglutire sonoramente.
«E... cosa credi ci fosse scritto...?»
«Credo qualche pericolo mortale che si trova sull'isola stessa. Può essere qualsiasi cosa: sabbie mobili, animali feroci, mostri...»
I due prodi Capitani iniziarono a tremare come foglie, mentre gli altri correvano per la stanza chiedendo aiuti e soccorsi a chissà chi.
«Robin! S-smettila di fare previsioni così macabre!»
«A me sta venendo la "Non-posso-scendere-su-quell'isola-o-morirò-ite".»
«Hai detto pericoli mortali? Evviva!»
Le facce dei due Monkey D., al contrario, emettevano entusiasmo da tutti i pori.
«Finalmente una nuova avventura!»
«Non vedevo l'ora!»
«Calmatevi tutti quanti! Ci restano ancora due giorni di navigazione!»
Dopo un buon quarto d'ora – e qualche mazzata di Nami – i pirati riuscirono finalmente a finire la colazione in santa pace – o, almeno, a qualcosa che ci si dovesse quantomeno avvicinare – e ripresero a navigare verso l'isola.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


[Angolo dell'autrice]
Scusatemi per il ritardo immondo, davvero. Non trovavo nè il tempo nè l'ispirazione per scrivere. Ma ora che mi è tornata, cercherò di non farvi aspettare più così tanto. u__u
E... niente, ho finito di blaterare inutilmente. Eccovi il nuovo capitolo. u__u

 

~Capitolo 9~

 

«R-ragazzi...? Non mi sento molto bene... Devo avere sul serio la "Non-posso-scendere-su-quell'isola-o-morirò-ite"...»
«Ehi, Chopper, Choppeko! Usoko e Usopp si sono di nuovo messi a tremare dalla fifa!»
«Non abbiamo p-p-paura! E' solo che fa f-freddo!»
«Si, come no...»
La Sunny era arrivata, ormai, a poche decine di metri dalle coste di Olympos: questa era formata interamente da un'enorme montagna, non contando la piccola spiaggia che la divideva dal mare, e pareva estendersi per centinaia e centinaia di metri d'altezza, tanto che il suo punto più alto era coperto da qualche nuvola.
Una volta attraccati, decisero all'unanimità di sostare lì vicino per la notte e di partire solo il giorno dopo all'esplorazione dell'isola, con la sola eccezione dei due capitani, i quali continuavano a lamentarsi del fatto che "volevano assolutamente partire subito per l'avventura".
«Ho detto di no!», urlò esasperata la navigatrice. Già era impossibile riuscire a far ragionare quell'idiota del suo capitano, figurarsi se ce n'erano due!
«Eddai, Nami! Perché non possiamo?», disse supplichevole l'altro, sfoggiando una delle sue espressioni da cane bastonato. Ma lei non si sarebbe fatta condizionare. Assolutamente no.
«Perché ormai è quasi sera e non possiamo avventurarci così, su due piedi, in un'isola sconosciuta e per di più disabitata!»
«Ma...»
«Niente "ma"! O fate come vi diciamo o Sanji e Sanko vi lasceranno a digiuno per il resto della settimana!»
A quel dire, Rufy e Rufiko tacquero all'istante, andando a sedersi anche loro intorno al fuoco con un'espressione annoiata dipinta sul volto.

 

«Oi, ragazzi! Qui ce n'è uno!»
Quella mattina mattina si erano svegliati tutti molto presto – compresi i Roronoa, anche se continuavano ancora a stiracchiarsi e a sbadigliare sonoramente – e Frankiko aveva finalmente trovato un sentiero adatto a scalare la montagna, non troppo lontano dalla Sunny.
«Finalmente si va all'avventura!»
«Speriamo di trovare quei famosi pericoli mortali!»
«La volete piantare, voi due?!», squittì adirato Usopp, che, intanto, si stava nascondendo dietro a Zoro, imitato anche da Chopper.
«Ehi, ragazzi... Guardate qui!»
Le due ciurme di pirati si voltarono all'unisono in direzione di Sanko, che si trovava poco più dietro.
Nami, alla vista dell'oggetto che quella aveva in mano, sbiancò.
«Ma questo... è... No, non posso crederci...»
«Ehi, Nami! Ma quello non è lo stesso mantello che portava addosso quella vecchietta gentile dell'altra isola? Che ci fa qua?»
«Coooosa? E' il mantello della vecchia?!»
Tutti i presenti rimasero sbalorditi da quella scoperta.
Come diavolo faceva quell'oggetto a trovarsi lì? Significava forse che anche la vecchia si trovava su Olympos? Se sì, come diavolo aveva fatto ad arrivare prima di loro?
«E se... E se fosse u-una... strega
«Una strega?! Dici sul serio, Usoko?»
«Per forza! Altrimenti come spiegate tutti questi strani avvenimenti che stanno accadendo?»
«In effetti... Però...»
«Noooo! Come faremo? Sicuramente vorrà ucciderci tutti, oppure mangiarci, oppure trasformarci in porci, oppure–»
«Basta, Usopp! Abbiamo capito!»
Il tono deciso di Namizo fece zittire subito il povero cecchino.
«Quella vecchia potrebbe essere una strega, non vedo altre spiegazioni plausibili. Quindi, d'ora in poi, dovremmo fare la massima attenzione ed aspettarci i più svariati pericoli: è chiaro?»
Tutti annuirono con decisione, mettendosi poi in marcia attraverso il sentiero, decisi ad affrontare e sconfiggere chiunque avesse ostacolato il loro cammino.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


[Angolo dell'autrice]
...Da quanto non aggiorno? Un mese? u___u''
La frusta è di là. Sono pronta a qualsiasi punizione. .___.
Dannata scuola! ç_____ç
Comunque, come potrete notare, in questo capitolo ho aggiunto accenni di altre coppie di OP che mi piacciono. ù__ù
LuNami e Frobin POWAH! è__é9

 

~Capitolo 10~

 

Stare in quella foresta era come trovarsi in una vera e propria giungla. Le foglie degli alberi erano così folte che non permettevano a nessuno spiraglio di luce di passare, tanto che i cespugli erano molto radi e sembrava che gli alberi facessero a gara a chi potesse raggiungere l'altezza maggiore, come se, in caso fossero stati eccessivamente bassi, non avessero potuto sopravvivere in quell'ambiente così poco illuminato.
I pirati di Cappello di paglia, intanto, erano in cammino da quasi un'ora, sempre in massima allerta. Nessuno fiatava, troppo concentrati a cercare di percepire il più piccolo segno di pericolo in cui si sarebbero potuti imbattere da un momento all'altro.
«Non ce la faccio più! Sto morendo di fame!»
Naturalmente, c'era sempre chi faceva da eccezione.
«Rufy! E' mai possibile che tu abbia fame anche dopo tutto quello che hai ingurgitato stamattina a colazione?!»
«Ma Nami! Non è colpa mia! Stiamo camminando da un sacco di tempo e ora ho bisogno di fare rifornimento d'energia!»
«Se non la smetti di lamentarti, il "rifornimento" te lo puoi scordare per i prossimi tre giorni!»
Bastarono quelle parole a far zittire il Capitano.
«Certo che la ragazzina ci sa fare proprio con Cappello di paglia!» notò Franky, e Robin, che camminava al suo fianco con un sorrisino stampato sulle labbra – era davvero divertente vedere come il Capitano attirava l'attenzione della Navigatrice, per non parlare di come il Cuoco e lo Spadaccino continuassero a litigare e a comportarsi come se non fosse successo nulla tra loro – annuì di rimando.
Avevano camminato per un altro quarto d'ora, quando si imbatterono in una triforcazione.
«E ora che si fa?»
«Siamo costretti a separarci, mi pare ovvio. Non sappiamo se tutte e tre i sentieri porteranno alla cima, quindi, per essere sicuri, ci divideremo in vari gruppi.»
A quel dire, Sanko si avvinghiò subito al braccio di Zoro.
«Io voglio andare con Zoro-kun! Zoroko, tu vieni con me, altrimenti finirai col perderti.»
«Ehi!» sbottò l'altra, infastidita da quell'affermazione assolutamente infondata.
«Sanji, non vorrai mica lasciare Zoroko da sola, vero?»
«Ma certo che no! Zoroko-chan, sarò il tuo cavaliere!♥»
«Bene», incominciò Namizo. «Chopper, Choppeko: voi andrete con loro, al sentiero che porta a destra. Nami, Rufy, Rufiko, Usopp e Usoko: voi verrete con me e prenderemo quello centrale. Gli altri, invece, prenderanno quello di sinistra.»
«Yo ho ho!♪ Ce la metteremo tutta!»
«Super!♥ Robizo, siamo capitati nello stesso gruppo!» esultò Frankiko con la sua solita posa "super", e a quelle parole, stranamente, sulle labbra dell'archeologo apparve la parvenza di un sorriso, mentre si affrettava a dirigersi verso il sentiero prestabilito.
«Ragazzi, qui ci separiamo. Quella strega potrebbe essere ovunque e aver preparato qualsiasi tranello, quindi fate attenzione. Ma sono sicuro che riusciremo a sconfiggerla, alla fine!»
I sorrisi smaglianti che i due Monkey D. regalarono ai membri delle due ciurme prima di separarsi riuscirono a rischiarare un po' quella tetra foresta e a far pensare loro che, beh, non avrebbero potuto scegliere dei capitani migliori, dopo tutto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


[Angolo dell'autrice]
Fatevene una ragione: non riesco ad aggiornare prima di così, spiacente. u___u *la buttano in mare*
La LuNami è fluff puro. Per questo la adoro.♥
Spero solo di non essere andata OOC... ò___ò
A voi! :3

 

 

~Capitolo 11~

 

«Non ne posso più!» urlò esasperata Nami.
Era passata l'intera giornata, ormai, da quando si erano separati dagli altri, e quella in cui lei e Rufiko erano cadute – salvate poi rispettivamente da Rufy e Namizo – era già la terza zona di sabbie mobili in cui si erano imbattuti.
«Non ce la faccio più!» ripetè la navigatrice. «Voglio farmi un bagno! Sono piena di fango!»
«Dobbiamo stare attenti: siamo capitati in una palude col terreno particolarmente saturo d'acqua. Queste sabbie mobili potrebbero stare dappertutto, quindi d'ora in poi andremo avanti tastando il terreno con dei bastoni.»
«Hai detto bastoni
Gli occhi dei due capitani già brillavano come due fanali.
«Cerchiamoli subito! Non è una vera scampagnata senza!»
«Infatti non lo è!» sbraitò la rossa, prima di mollare un pugno al povero malcapitato.
«Rufiko, smettila di fare la bambinona! Per ora cerchiamo un riparo, sta iniziando a fare buio...»
«...e tu hai paura, non è vero, Usoko?»
«C-chi? Paura, io? Io sono la grande Capitan Usoko, n-non dimenticarlo!» squittì l'altra, iniziando però a tremare dalla testa ai piedi.
«Usoko ha ragione! Però andiamocene in un posto asciutto: qui basta poggiare un piede sul terreno che questo diventa una pozza d'acqua!»
«Devo dire che una palude del genere non l'avevo mai vista... L'umidità del terreno è davvero impressionante.»
«Nemmeno io avevo mai visto una cosa del genere: su una montagna, poi. Sembra quasi... irreale.»
«Ecco, lo sapevo! E' colpa della strega, non c'è dubbio! Vuole impedirci in tutti i modi di arrivare alla cima, dove vive nel suo antro insieme al suo assistente stregone!»
«Usopp, e adesso questo assistente da dove sarebbe saltato fuori, scusa?»
Intanto, riprendendo a camminare, erano arrivati nei pressi di una parete rocciosa.
«Ehi, guardate là!»
Rufiko e Usoko erano riuscite a trovare una grotta in un punto piuttosto nascosto della palude, dietro ad un enorme albero e a del foltissimo fogliame che ricopriva l'entrata, mimetizzandola con l'ambiente circostante.
Dopo un'ora buona passata a cercare pezzi di legno abbastanza asciutti per accendere un fuoco – in quella palude così umida era stata un'impresa riuscire a trovarli –, si erano tutti profondamente addormentati all'interno di essa, tranne Rufy e Nami, che avevano ricevuto il compito di tenere la guardia.
Si stavano coprendo entrambi con la stessa coperta – quello scemo del suo Capitano non aveva minimamente pensato di portarsene una all'interno del proprio zaino –, con la sola compagnia dello scoppiettare del fuoco di fronte a loro e del russare di Rufiko e di Usopp.
Rufy sbadigliò. «Nami, ho ancora fame!»
«Non ci pensare nemmeno. Il cibo che ci ha dato Sanji ci dovrà durare ancora qualche giorno, quindi smettila di lamentarti.»
L'«uffa» uscito dalle labbra del moro fu l'ultima parola che i due si scambiarono, prima di cadere in un profondo silenzio.
Questo durò per un po', finché all'improvviso Nami non gli domandò:
«Secondo te, ora gli altri stanno bene?»
A quel dire, Rufy si girò verso di lei, per poi risponderle: «Perché non dovrebbero? Non ti fidi dei tuoi compagni?»
«Non è questo...», e si fermò un momento per sospirare. «Solo che sto iniziando a pensare seriamente che quella vecchietta sia veramente una strega... Non so se riusciremo a cavarcela senza troppi problemi, stavolta.»
L'altro iniziò a fissarla con serietà, prima di afferrare il suo amato cappello e poggiarglielo sulla testa, quasi fosse una cosa abituale. «Vedrai che andrà tutto bene! Ci penserò io!» disse, mostrandole uno dei suoi migliori sorrisi.
La rossa, dapprima un po' sorpresa per quel suo gesto – era risaputo quanto il suo Capitano tenesse al proprio cappello di paglia –, strinse delicatamente tra le mani i lati di esso, bisbigliandogli un «hai ragione», mentre un sorriso sincero le andava a dipingere il volto.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


~Capitolo 12~

 

Quella sottospecie di giungla si faceva sempre più pericolosa a mano a mano che si addentravano al suo interno, ormai di questo Sanji era più che sicuro.
Ma non era di certo per la dozzina di giaguari più grandi del normale che avevano incontrato in soli due giorni di cammino o per le altrettante pantere che si erano ritrovati tra i piedi persino in piena notte – era bastato qualche calcio ben assestato per far scappare via quei micetti troppo cresciuti con la coda tra le gambe.
No, non era questo quello a cui si riferiva, ma a qualcosa di ben peggiore.
Ed era proprio per questo motivo che tutti i suoi cinque sensi erano pronti a dargli segno del minimo pericolo da parte di quei mostri. Sì, mostri. Non avrebbe potuto trovare parola migliore per descriverli.
Sanko, che si trovava tremante al fianco di Zoro – diciamo pure che gli stava letteralmente stritolando il braccio a cui si era aggrappata – sembrava condividere i suoi stessi timori.
Anche lui si trovava al fianco dello spadaccino – e no, non era di certo perché aveva paura, neanche per idea – e stava camminando cercando di percepire ogni rumore sospetto, nel tentativo di quantomeno anticipare le mosse del nemico.
Ma tutto ciò non bastò.
Eccolo, il nemico, mentre senza fare il minimo rumore si cala velocemente dalle fronde di un albero che si trova proprio sulle loro teste e si posiziona di fronte a loro, appeso ad un filo.
Due urla agghiaccianti, un rapido movimento e poi il silenzio assoluto.
L'unico a parlare – con un'espressione piuttosto incazzata e una vena pulsante sulla fronte – fu Zoro.
«Sentite, voi due...» iniziò. «Questa è già la terza volta che mi saltate addosso alla vista di un misero ragnetto, quand'è che la pianterete?!»
Quando, qualche ora prima, alla comparsa di uno scarafaggio piuttosto grosso aveva scoperto la fobia degli insetti del cuoco, aveva trovato la situazione parecchio divertente – tant'è vero che aveva subito iniziato a prenderlo in giro.
Ma ora, con i due cuochi ancora tremanti dalla paura che gli stavano attaccati addosso come due cozze su uno scoglio, non la trovava poi così divertente, la situazione.
«Primo: scendetegli da dosso, il ragno se n'è già andato via. Secondo: Sanko, la vuoi finire di approfittarne per fare l'idiota con Zoro? Sono pur sempre io, anche se maschio! E' fastidioso!»
A quanto poteva vedere, neanche Zoroko era particolarmente contenta della piega che stavano prendendo le cose.
«Ma non è colpa mia se il te stesso di quest'universo è così figo! E poi non mi sembra di essere l'unica che se ne sta approfittando...» le rispose, lanciando uno sguardo al povero Sanji, che stava iniziando a sudare freddo.
«Cuoco, davvero, non so come tu faccia a combattere contro bestie feroci che potrebbero sbranarti vivo e poi avere paura di esserini così piccoli. Persino Usopp non ne ha!»
«I-io non ho paura! S-semplicemente mi fanno senso!»
«Ancora peggio. Certe volte sembri proprio una ragazzina.»
«Senti, brutto zoticone, non ti permetto di darmi della ragazzina, sono stato chiaro?!»
«Voi due, so che siamo le ultime a potervi dire una cosa del genere, ma smettetela di litigare e proseguiamo.»
Si rimisero in cammino, sperando tutti vivamente di non trovare più alcun insetto.

 

«Ma guardali: non sono carini?»
Sanko e Zoroko si trovavano sedute accanto al fuoco, ognuna con la propria coperta addosso.
Fattasi ormai sera, avevano deciso all'unanimità di fermarsi a dormire nella cavità di un albero abbastanza grande il cui tronco era ormai vuoto – era un mistero il come potesse esistere una cosa del genere –, trovato per puro caso.
Convinto Sanji a lasciar loro fare la guardia quella sera, dato che quella precedente l'avevano fatta lui e Zoro – e chissà che avevano fatto insieme, pensò Sanko – quei due erano stati costretti a dormire vicini, data la scarsità di spazio, e ora stavano inconsciamente dormendo l'uno abbracciato all'altro.
«Io ancora non posso credere al fatto che io e te in quest'universo abbiamo una relazione... Mi fa venire i brividi.»
Ancora si domandava cosa l'avesse spinta a chiedere a Sanko il suo parere su quel loro strano comportamento. Avrebbe fatto meglio a stare zitta la prossima volta.
«Se non te l'avessi detto io, tu non te ne saresti mai accorta, vista la tua immensa idiozia in questioni amorose» sbuffò l'altra di rimando.
«Queste cose non mi interessano, a differenza tua. Ma si può sapere perché ti interessa così tanto la loro relazione? Non è la prima volta che vedi due... innamorati» e per dire l'ultima parola le ci volle uno sforzo immenso, perché le balenò subito alla testa l'immagine, degna del peggiore dei manga shojo*, di Zoro e Sanji circondati da fiori e da cuori mentre si dicevano roba del tipo "ti amo" o "amore, non ti lascerò mai più". Quasi non le veniva da vomitare.
«Perché, dici...?»
Il sorriso malizioso che si impossessò delle labbra dell'altra non le piacque neanche un po'.
«Quand'è che ritroverò davanti ai miei occhi due uomini così fighi in atteggiamenti amorosi?» rispose la cuoca, mentre i suoi occhi diventavano a cuore e iniziava a perdere sangue dal naso, a causa di chissà quali pensieri perversi.
Zoroko si lasciò andare ad un sospiro di rassegnazione. Quella pervertita non sarebbe mai cambiata, neanche quando si trattava, sebbene versione maschile, di loro due.
La sua compagna le faceva paura sul serio, a volte.

 

 

*Fate finta che esistano anche in One Piece, questa battuta la volevo fare assolutamente. u__u

 

[Angolo dell'autrice]
Ho. Aggiornato.
Non posso crederci nemmeno io. o____o''
Finalmente ho trovato un po' di tempo per scrivere, ed ecco quello che ne è uscito fuori.
Sanko è una yaoista incallita, ne sono più che sicura. E non potevo non mettere una scena con la fobia degli insetti di Sanji. ù__ù
Comunque, ancora due o tre capitoli e questa fic arriverà alla sua fine. Meglio per voi.
Cercherò di aggiornare prima, davvero! >____<

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


~Capitolo 13~

 

Dopo ben quattro giorni, il gruppo formato da Franky, Robin, Brook e rispettive versioni di sesso opposte, ormai esausto, era ancora in cammino per raggiungere la vetta del monte.
«Questa foresta sembra non finire mai...», sbuffò Frankiko.
«Frankiko-san ha ragione, i miei muscoli non ce la fanno più – anche se noi, i muscoli, non ce li abbiamo! Yohoho! Skull joke!» disse Brooko, prima di iniziare a ridere con una serie di "Yohoho" insieme a Brook.
Oh, no. Ecco che quei due ricominciavano con le loro battute trita e ritrita e le loro acute risate, maledizione. Non vedevano l'ora di arrivare, così almeno non sarebbero più stati costretti a sorbirseli.
«Voi due, piantatela, per favore. Comunque, non credo manchi molto, ormai. Probabilmente arriveremo entro stasera», li informò Robizo, con il suo solito tono di voce autoritario.
«Spero vivamente che sia così, quelle stupide piante carnivore ci hanno fatto consumare tutte le riserve di cola che avevamo portato con noi! Sono super-stanco!», si lamentò Franky. Quei quattro giorni erano stati davvero estenuanti: erano stati attaccati da una miriade di piante carnivore affamate e per questo lui e Frankiko avevano consumato tutta la loro cola. Una volta in cima alla montagna, se avessero dovuto combattere, non sarebbero stati di grande aiuto, e questo era un gran problema. Non avevano voglia di restare in disparte durante il combattimento contro la strega – se davvero si trovava lì –, ma senza il loro carburante non avrebbero potuto fare altrimenti, dannazione.
«Anch'io credo che riusciremo ad arrivare entro la fine di questa giornata. Mi chiedo solo se gli altri stiano bene: forse sono morti nelle fauci di qualche bestia feroce», osservò Robin, con un tono di voce così calmo e neutro che degli estranei – e a volte anche gli stessi membri della ciurma – avrebbero faticato a credere che le importasse sul serio la sorte dei suoi compagni.
«Oi, Robin, smettila di fare certe previsioni super-macabre!», la rimproverò il cyborg. L'archeologa gli rivolse di risposta uno dei suoi soliti sorrisetti, per poi continuare come se nulla fosse il cammino, con quell'espressione divertita ancora dipinta sul volto.
Franky si chiese, quasi d'istinto, se prima di incontrare quella stramba ciurma a cui si era poi aggiunto anche lui, quella donna avesse mai riso di gusto. Con il passato che aveva alle spalle, però, non si sarebbe sorpreso più di tanto se la risposta fosse stata negativa.
Diventare ricercata all'età di soli otto anni dopo che la propria isola natale è andata completamente distrutta da un Buster Call, essere costretti a passare da un'ala protettiva all'altra – anche fin troppo spesso costituita da un'organizzazione criminale –, tradire per non essere tradita: era questa la vita che le era stata riservata per venti lunghi anni, prima di incontrare quei ragazzi che per lei rappresentavano dei veri e propri salvatori.
Robizo si accorse dell'aria distratta del cyborg. «Oi, tutto bene?», gli chiese, per destarlo dai suoi pensieri.
«Uh? Ah, sì. Va tutto bene», gli rispose quello in fretta, accorgendosi improvvisamente di essere stato per troppo tempo con la testa tra le nuvole in un luogo decisamente pericoloso. Quella Robin riusciva a dargli più grattacapi di qualsiasi altro, davvero.
Portò automaticamente lo sguardo su di lei: era come un magnete, una calamita che lo attirava inevitabilmente a sé. Scosse la testa, sbuffando. Non era il momento per distrarsi con cose del genere, quelle piante carnivore sarebbero potute spuntare di nuovo fuori da un momento all'altro.

 

Il sole era ormai calato da poco e il gruppo di pirati era ancora in cammino, speranzoso di raggiungere il più in fretta possibile la loro meta.
Dopo qualche minuto scorsero in lontananza una luce, prodotta probabilmente da un fuoco acceso.
«Siamo arrivati, finalmente!», esultò Frankiko, che ormai non ce la faceva più a camminare.
Per Robizo, però, quel fuoco non diceva nulla di buono. «Spero solo che quelli lassù siano i nostri compagni...»
«Lo spero anch'io: pensa se invece fosse la strega! Che paura!», esclamò Brooko, tremando improvvisamente come una foglia.
«A proposito, Frankiko-san, Robin-san...», iniziò Brook. «Prima di arrivare su quello spiazzo... Posso vedere le vostre mutandine?»
Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che quella gli morì in gola.
Due paia di occhi assetati di sangue gli furono piantati addosso e, se avessero potuto, l'avrebbero fulminato seduta stante.
Il suo cuore mancò di un battito a quella paurosa visione – anche se lui non lo aveva, yohohohoh! – e pensò bene che, per la sua incolumità, avrebbe fatto bene a non far più una richiesta del genere alle due ragazze nelle vicinanze di Robizo e Franky. Quei due erano davvero due tipi molto gelosi, non c'erano dubbi.
Finalmente arrivarono allo spazio, dove, a dispetto delle loro previsioni, c'erano già ad aspettarli tutti gli altri.
«Oi, ragazzi! Siete arrivati!», gridarono i due capitani, felici di rivederli finalmente con loro.
«Siete stati gli ultimi ad arrivare, che vi è successo?», domandò Namizo, rivolgendosi al compagno.
«Abbiamo incontrato dozzine di piante carnivore, ma nulla di cui preoccuparsi.»
«Dividerci è stato perfettamente inutile, dato che siamo comunque arrivati tutti fin quasi alla cima», sbuffò Nami, portandosi una mano sulla fronte come per disperazione. Almeno avrebbero potuto affrontare i pericoli di quella montagna tutti insieme, invece che in sole sei persone.
«Ma... La strega? Dov'è?», chiese Frankiko, sorpresa di non aver ancora visto nulla che potesse ricondurre alla vecchia, dopo quel mantello sulla spiaggia.
«Abbiamo scoperto che c'è un altro sentiero poco più avanti e forse è con quello che si arriva da lei», rispose Chopper, per poi subito aggiungere: «Spero che non ci sia, ho troppa paura!»
«Già, domani mattina lo percorreremo e vedremo dove ci porterà», aggiunse Zoroko.
«Frankiko-chan, Robin-chan, vi ho preparato qualcosa da mangiare con tutto il mio amore!♥», cantilenò Sanji in direzione delle due ragazze, non stando minimamente a sentire i discorsi degli altri e concentrandosi unicamente sulle sue dee.
Alla parla "mangiare", il capitano si buttò a capofitto sul cuoco, urlando: «Sanji, ho fame anch'io!»
L'altro iniziò a cercare di allontanarlo a suon di calci: non era possibile che quel pozzo senza fondo avesse già fame a distanza di una sola ora dalla cena. «Questo è per le ragazze, non per uno stupido gomu come te!»
«Ma ho fame!», insistette l'altro.
«Basta! Hai già mangiato prima!», abbaiò Nami, prima di mollargli un sonoro pugno in testa.
Dopo qualche altra ora passata a fare casino e a festeggiare il loro arrivo in cima ad Olympos, le due ciurme di pirati si decisero finalmente ad addormentarsi intorno al fuoco ormai spento, ignari di ciò che sarebbe loro successo il giorno successivo.

 

[Angolo dell'autrice]
Eccomi qui, in ritardo come sempre! ^___^
La Zoro/Chopper che ho scritto mi ha fatto perdere più tempo del previsto. u__u
A proposito di Chopper... Sono un'idiota. Idiota, idiota, idiota.
Mi sono dimenticata di inserire Chopper e Choppeko nel capitolo precedente! Perché, sì, erano nel gruppo di Sanji e Zoro.
...Facciamo finta che la loro fosse una presenza silenziosa, va bene? u___u" *le lanciano pomodori marci*
Questo capitolo non mi ha soddisfatta appieno, anche perché non ho dimestichezza con la FRobin e temo che gli accenni che ho messo facciano un po' schifo.
Spero che almeno a voi il capitolo sia piaciuto.♥
Il prossimo sarà probabilmente l'ultimo capitolo, quindi la fic è proprio finita. ç__ç

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


~Capitolo 14~

 
Si erano svegliati tutti di buon'ora, quella mattina – persino i due spadaccini che, al contrario, erano abituati a dormire per parecchie ore – e si erano avviati verso il sentiero che avevano scoperto il giorno prima, sicuri di trovare e di dover affrontare la strega alla fine di esso.
Usopp, per tutta la durata del percorso, non aveva mai smesso di tremare come una foglia e di camminare il più possibile vicino a Zoro – con grande disappunto di Sanko, che voleva invece essere l'unica a godere della vicinanza del suo principe azzurro – lanciando occhiate nervose in tutte la direzioni.
Se lo sentiva fin dentro le viscere: non sarebbero usciti vivi da Olympos. Non con quella strega in circolazione, almeno. Era anche fin troppo ovvio che tutti quei pericoli che avevano affrontato erano stati opera sua, vista la loro pericolosità, e non osava pensare cosa avrebbero dovuto affrontare una volta arrivati alla fine del sentiero.
«Sentite, ragazzi... Non dovremmo prepararci prima di affrontare la strega? Nel suo antro potrebbe avere chissà quali pozioni magiche da usare contro di noi, oppure potrebbe ricorrere ai suoi poteri...»
«Davvero, Usopp?», domandarono i due medici, con fare impaurito.
«Yohoho! Questo sì che fa paura!», aggiunsero i due musicisti, spaventati quanto loro.
«Non dire sciocchezze», sbuffò Zoro. «Secondo me non esiste nessuna strega.»
«Sono d'accordo con lui», assentì Zoroko.
«Allora come ha fatto la vecchia ad arrivare prima di noi? Ad affrontare da sola tutti quei pericoli? E come fanno ad esserci così tanti mostri e fenomeni strani su quest'isola? Secondo me esiste eccome, la strega!»
«Tutti questi eventi sono fin troppo strani, ci deve essere per forza qualcosa sotto», osservò Robizo.
«Bene, allora! Tra poco lo scopriremo!», esclamarono eccitati i due capitani, richiamando l'attenzione di tutti e indicando la fine del sentiero, ormai vicina.
 
«E questo che diavolo significa?»
Le due ciurme pirata non poterono fare a meno di rimanere sbigottite da ciò che trovarono una volta arrivate allo spiazzo che si trovava alla fine del sentiero: quel  piccolo tratto di terreno era dominato da una casetta di legno dal tetto spiovente, sul cui retro si trovava una specie di recinto.
«Non posso credere che esista qualcuno che abbia il coraggio di vivere quassù», affermò Nami, guardandosi intorno stupefatta. «Quest'abitazione non sembra per nulla disabitata.»
«Già», annuì Robin, che intanto si era diretta verso il recinto. «Ma forse un motivo per cui qualcuno dovrebbe vivere qui c'è.»
Tutti si avvicinarono al recinto, curiosi di vedere ciò che l'archeologa stava indicando loro: al centro di esso c'era un albero, molto più basso di quelli che avevano trovato nella foresta e non più alto di una persona adulta, che però aveva la particolarità di avere le foglie rosa e il tronco blu.
«E' l'albero dei Genbe!», esclamarono tutti in coro, stupiti.
«Esatto, è proprio lui. Ed è di mia proprietà.»
I pirati si voltarono di scatto verso la direzione da cui proveniva quella voce. Davanti a loro, c'erano la stessa vecchia che aveva dato a Rufy un frutto Genbe e, al suo fianco, un uomo sulla quarantina, che aveva lo sguardo puntato sui due navigatori e un'aria terrorizzata.
«Tu sei il tizio dell'Eternal Pose!», esclamò Namizo, stupito.
Usopp era paralizzato dalla paura. Ecco, era davvero finita. La strega e il suo aiutante erano arrivati e loro non avevano vie di scampo. La vide alzare lentamente la mano destra verso la loro direzione e, mentre tutti si mettevano in posizione di combattimento per contrastarla, lui rivide tutta la sua vita in pochi secondi. Avrebbe voluto diventare un coraggioso guerriero dei mari per rendere fieri i suoi amici e suo padre, avrebbe voluto riabbracciare la sua adorata Kaya... ma ormai la sua ora era arrivata.
Chiuse gli occhi d'istinto, aspettando che la strega gli lanciasse uno dei suoi sortilegi. Ma, non essendo successo nulla nei secondi seguenti, li riaprì lentamente, quasi si fosse aspettato di essere investito di lì a poco da una luce accecante.
Quella si trovava ancora immobile sul posto dove l'aveva vista prima, puntando verso di loro il palmo della mano aperto.
«Cinque.»
«...Eh?»
«Sono cinque milioni di berry a frutto, prego.»
Caddero tutti a terra con un tonfo. E ora che significava tutta quella storia?
«Scusa, in che senso?», domandò Frankiko nella sua direzione.
«Nel senso che mi dovete pagare il frutto Genbe che quel ragazzino si è mangiato sull'altra isola e quelli che vorrete prendere dall'albero», rispose la vecchia, come se fosse la cosa più normale del mondo. «E non dimenticate di pagarmi anche l'Eternal Pose che avete preso dal mio assistente.»
Nami le si avvicinò, ancora scettica. «Vuoi dire... che non sei una strega?»
A quelle parole, l'altra scoppiò in una fragorosa risata. «Strega? Ne ho avuti di soprannomi, ma uno del genere non mi era mai stato affibbiato!»
«E allora come hai fatto ad arrivare prima di noi?»
«Probabilmente il vostro Eternal Pose è difettato, ma dovrete comunque pagarlo, visto che vi ha portati a destinazione.»
«E le piante carnivore? Gli animali più grandi del normale?»
«Questa è la Grand Line, ragazza mia, dovresti sapere che le stranezze sono all'ordine del giorno.»
«E quelle strane sabbie mobili come le spieghi?»
«Mai sentito parlare di savane tremanti*?»
«E allora come avete fatto voi due ad arrivare fin quassù senza problemi?»
«Abbiamo usato il sentiero nuovo.»
La vecchia ne indicò uno poco distante da loro.
«Per di là si arriva al villaggio dell'isola. Tutt'intorno è disseminato di trappole per allontanare piante carnivore e animali, quindi non ci sono pericoli. Non avrei mai pensato che dei ragazzi avrebbero avuto il coraggio di usare il vecchio sentiero!»
Nami si accasciò a terra, depressa. Non era possibile che, dopo essere sopravvissuti a mille pericoli ed essere arrivati a destinazione, scoprissero sempre troppo tardi che esisteva una strada molto meno pericolosa per arrivarci. Aveva sempre sperato che, dopo Skypiea, non accadesse più, ma era chiaro che c'era un dio che non la vedeva di buon occhio – chissà, forse era proprio Ener che voleva vendicarsi per averlo sconfitto.
Era una maledizione, non c'erano dubbi.
 
Dopo una mezz'ora buona di contrattazioni e dopo che i due navigatori si erano arresi e avevano pagato, sotto ricatto, l'intera somma che la vecchia aveva preteso, le due ciurme pirata erano tornate sulla nave, questa volta usando il sentiero sicuro.
«Quei due truffatori! Farci andare nei guai solo per poter guadagnare soldi! Assurdo!»
Nami non aveva fatto altro che sbraitare per tutta la durata del viaggio di ritorno, ancora arrabbiata per aver dovuto sborsare tutti quei berry.
«Dai, Nami, non te la prendere! In fondo è stata un'avventura divertente, no?», le sorrise Rufy, per farla calmare un po'.
«Tu non parlare!», abbaiò l'altra, mollandogli un pugno in testa. «E' colpa tua se tutto questo è successo!»
«Almeno non era una strega! Ho avuto una fifa terribile...», ammise Chopper, che in quel momento si trovava sulle spalle di Zoro.
«Noi ve l'avevamo detto», disse Zoroko con fare ovvio.
«Comunque, ormai non ha più importanza: siamo finalmente riusciti ad avere un frutto Genbe, no?»
Le parole di Robizo fecero intristire tutti: era vero, la loro avventura insieme era finita e ora non restava altro che separarsi.
«Ehi, Rufiko...», iniziò Rufy, con il frutto tra le mani e il cappello di paglia leggermente abbassato a coprirgli gli occhi. La ragazza lo guardò preoccupata: quando loro due facevano così, non era mai per qualcosa di bello.
«Vedi di diventare la Regina dei Pirati, mi raccomando!», disse invece l'altro, sorridendole sinceramente.
Rufiko ricambiò il sorriso. «Ci puoi scommettere! E tu sarai presto Re dei Pirati, ne sono sicura!»
Veder ridere i due Monkey D. riuscì a risollevare il morale generale. Era inutile girarci intorno: non avrebbero mai potuto incontrare dei capitani come loro.
Senza ulteriori indugi, Rufy addentò il frutto, e la ciurma che aveva richiamato da un altro universo per uno strambo caso del destino sparì in quello stesso instante.
 
«Che diavolo vuoi, alga?»
Sanji si trovava da solo in cucina davanti ai fornelli a preparare il pranzo e, naturalmente, a rimpiangere le sue adorate dee sparite solo qualche ora prima. O, almeno, pensava di trovarsi da solo in cucina. Evidentemente si sbagliava, viste le braccia possenti dello spadaccino che gli erano appena andate a circondare la vita.
Zoro poggiò il mento sulla sua spalla. «Nulla in particolare», gli rispose, prima di trusciare il proprio naso tra i suoi capelli per respirarne il profumo e iniziare poi a lasciare una scia di baci leggeri sul suo collo.
«Non mi pare che questo sia “nulla in particolare”», lo prese in giro il cuoco, nonostante quelle attenzioni non gli dispiacessero più di tanto. «Sto cucinando, quindi levati da dosso, marimo in calore.»
A quell'esortazione, lo spadaccino gli mise il muso, come un bambino a cui era appena stato negato un gioco.
«Non fare storie e levati», gli ripeté Sanji, per niente toccato da quell'espressione. Certe volte gli sembrava proprio un bambinone, e dire che era conosciuto come “il Demone dell'Est”.
Questa volta Zoro gli diede ascolto, ma la sua espressione era passata rapidamente all'arrabbiata.
«E dillo che avresti preferito che fossi nato donna! Zoroko non sembrava dispiacerti così tanto, vero?»
Sanji si immobilizzò, spiazzato da quelle parole. Sapeva che quell'alga fosse un tipo molto geloso – bastava vedere come reagiva ogni qual volta lui faceva il filo ad altre ragazze –, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato al punto di esserlo addirittura di se stesso.
Si mise a ridere di gusto. «Certo che sei proprio idiota!»
«Cosa?!», berciò l'altro, mentre le guance gli diventavano di un colore tendente al rosso.
«Ho detto che sei idiota, sei sordo?», ridacchiò il cuoco, regalandogli un bacio fuggevole. «Se stasera vuoi il resto, dovrai fare il bravo, capito?», ghignò poi.
Lo spadaccino dapprima strabuzzò gli occhi, ma poi ricambiò il ghigno.
«D'accordo», disse, avviandosi verso la porta ed uscendo dalla cucina.
Sanji sorrise fra sé e sé, pensando a quanto fosse facile accontentare quell'idiota del suo compagno, prima di tornare a cucinare, canticchiando.
 
 
*Savane tremanti: bacini che si trovano in mezzo alle paludi con il fondo costituito da sabbie mobili. "Il Corsaro Nero" insegna. ù__ù
 
 
 
[Angolo dell'autrice]
E' finita! La mia prima long-fic è finita! ç__ç
Come prima cosa: lo so, il capitolo finale lascia un po' (molto)  a desiderare, ma avrei fatto qualsiasi cosa pur di non fare il solito cliché “strega cattiva che i mugi devono sconfiggere”. .___.
E so anche che avevo detto che il tizio dell'Eternal Pose non sarebbe più riapparso, ma l'idea di farlo diventare il socio della vecchietta per truffare la gente è stata troppo forte per non prenderla in considerazione. xD
Per chi se lo stesse chiedendo: sì, la scena finale ZoSan dovevo metterla per forza, perché la volevo inserire da quando ho iniziato questa fic. x)
Comunque, spero che il capitolo non abbia fatto troppo schifo. u___u
Infine ringrazio di cuore tutti quelli che hanno seguito la mia storia! :3

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