...8th December...

di Vulpix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Memories ***
Capitolo 2: *** Apple ***
Capitolo 3: *** Chocolate-sex ***
Capitolo 4: *** Christmas tree, Nativity scene and... ***



Capitolo 1
*** Memories ***


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Una stanza poco arredata, due poltrone di pelle marrone scuro, una libreria sulla parete sinistra e una grande vetrata che occupa quella centrale.
All’interno ci sono due persone, una seduta sulla poltrona alla sinistra. È con la schiena ben poggiata ad essa. Un braccio su una gamba, la mano attorno al ginocchio e l’altro sul bracciolo della poltrona.
Ha un espressione seria e concentrata. Guarda l’altra persona all’interno della stanza e ascolta attentamente cosa gli sta dicendo.
Di fronte a questa, sulla seconda poltrona, una donna, completamente appoggiata al bracciolo sinistro, accovacciata con le gambe portate verso di se, fissava un punto indefinito oltre la vetrata.
Nonostante l’ampia parete a finestra, ricoperta da tende a fasce verticali che posizionate trasversalmente permettevano di vedere bene all’esterno, non era possibile ammirare il panorama.

New York quel giorno sembrava rispecchiare il suo stato d’animo. Una fittissima nebbia era scesa a coprire la città e non permetteva di vedere ad un palmo dal naso.

Era l’8 di dicembre, le strade e i palazzi erano pieni di addobbi natalizi. I negozi avevano messo festoni e scritte rosse e bianche che occupavano le vetrine. Gli alberi che tutto l’anno erano sui marciapiedi, adesso erano carichi di luci e palline. Agli angoli delle strade più affollate c’erano gruppetti di due o tre persone che suonavano musiche natalizie e jingle . La gente andava e veniva per le vie e dai negozi usciva carica di pacchi e allegra si scambiava gli auguri per il prossimo natale. Un brusio felice si alzava da quelle strade fino ad arrivare all’interno delle case già illuminate e pronte per le festività.

La città avrebbe dovuto risplendere di luci e colori, ma la nebbia rendeva impossibile ammirare tutto ciò dalla finestra di quella stanza. Sembrava che un velo cupo si era posato sulla città e ora tutta l’allegria che regnava in quei giorni, era offuscata e rendeva la vista da quella finestra, malinconica.
Lei si sentiva proprio così… Come se qualcosa posto sul suo cuore e nella sua mente, le impedisse di vivere a pieno quell’euforia e la rendesse cupa e malinconica.


Distolse lo sguardo dalla finestra, riportando il viso verso l’uomo seduto di fronte a lei, alzò gli occhi lucidi verso il soffitto e un sorriso carico di amarezza comparve sulle sue labbra
“quando ero bambina… questa giornata era speciale… era la prima vera giornata d’atmosfera natalizia!”

Fece un respiro per ingoiare il groppo in gola che la stava quasi per far piangere e poi vedendo l’uomo che con lo sguardo la incitava a parlare, continuò
“l’8 dicembre per me era una giornata di festa… In alcuni paesi Europei è il giorno dedicato alla madonna… la madre di Gesù… Mia madre credeva molto in questa festività e come gran parte delle persone, utilizzava questo giorno di festa come primo giorno delle festività natalizie….”

Sorrise al ricordo degli anni passati e a sua madre
“Per lei, non importava se a NY non fosse festivo… non importava se quel giorno dovesse smettere di lavorare… era un giorno importante… un giorno da passare in famiglia!
Ogni anno si svolgeva lo stesso rituale… costringeva papà, la sera prima a prendere scatole e scatoloni… quelli che ogni anno a fine feste, lei riempiva con tutto ciò che aveva sparso per la casa: addobbi, festoni, oggetti natalizi, albero, palline, luci e tutto il presepe… Tutto ben catalogato, ogni cosa al suo posto… e poi papà faceva sparire nel nostro garage.
La mattina dell’8, facevamo colazione presto tutti insieme… con dolci tipici natalizi, poi papà ci salutava e andava a lavoro…
Il resto della giornata era per noi… solo noi… io e lei.. e gli scatoloni..”


Sorrise serenamente, come se fosse ritornata a quei momenti felici.
“Lei si ritagliava quella giornata da passare interamente con me… e quelle sono state le giornate più belle della mia vita…
Nonostante avessimo sempre gli stessi addobbi, la mattina iniziava con la programmazione dettagliata di come doveva diventare il nostro salone… Passavamo ore a scambarci idee.. pensare i mille modi per fare un albero e un presepe diverso dai precedenti, pur utilizzando le stesse cose…
Poi si passava a spostare i mobili, coprirli con teli per non far prendere polvere… e aprivamo le scatole!”

Adesso rideva. Non era più la Kate adulta e complessata, che stava raccontando la sua storia allo psicologo, ma Katie… la bambina che si divertiva a fare l’albero insieme alla sua adorata mamma

“ogni volta mi chiedevo come faceva a infilare quel mare di roba in quegli scatoloni… temevo sempre che quando tagliava il nastro che li richiudeva, scoppiassero”
Una risata argentina risuonò nella stanza e fece sorridere anche lui.

Passarono un paio di ore in cui raccontò di come con la mamma si divertivano a montare l’albero..
“io sistemavo la base mentre lei toglieva tutti i rametti dallo scatolone… poi mi passava i due tubi che univo e mettevo sulla base e infine prendevamo i rametti e li montavamo negli appositi alloggi…”

Rise ancora
“la cosa buffa era che nonostante lei si impegnasse tutte le volte a raggrupparli per dimensioni… non so come, quando era il momento di montarlo… erano tutti sconfusionati… quindi giocavamo a ‘indovina dove va?’… ahah… giocavamo a chi metteva a posto per prima tutti i suoi rametti… e poi facevamo i giudici una dell’altra, sperando che una delle due avesse sbagliato a sistemarli…”

Si morse il labbro, sorrise ancora e continuò
“poi era il turno delle luci.. delle palline.. che puntualmente cadevano… ne mettevi una e quella prima era già a terra! Non so come facesse, ma con una santa pazienza faceva il giro dell’albero e le risistemava tutte!
Io intanto mi occupavo della base del presepe… della capanna che avevamo già ‘pronta’ ma dove mancavano tutte le luci... mi mettevo lì, a quel tavolino e cercavo di incastonare i pisellini uno a uno nel sughero… poi insieme passavamo a fare le montagne, il paesaggio, il laghetto con la carta argentata…
Mamma ricopriva i contorni con pezzetti di legno, facendo come una specie di fontana…
Poi mettevamo i pastori… a me toccava mettere la sacra famiglia e la mangiatoia…
Lei prendeva il bambinello e lo riponeva nel portagioie che aveva sul mobile nel salotto.
Intanto era già arrivata sera e quando tornava papà ci mettevamo tutti e due sul divano, abbracciati, lei spegneva le luci al soffitto e lasciava che la stanza fosse illuminata da quelle degli addobbi… dalle luci che aveva messo anche alle finestre e insieme, tutti e tre, restavamo sdraiati sul divano a coccolarci e ad ascoltare le musiche natalizie che il nostro stereo -messo lì per l’occasione- diffondeva nella stanza….”

Ormai i suoi occhi erano pieni di lacrime. Piano piano nel racconto, la piccola Katie aveva lasciato spazio all’adulta Kate e il sorriso sulle sue labbra era stato sostituito da un tremolio… quello che è tipico di chi cerca a tutti i costi di trattenere le sue lacrime
“…hh… Tutto questo si ripeteva ogni anno… da quando ero piccola a…”

Abbassò lo sguardo e una lacrima scese sul suo viso
“anche quando ero ormai grande… in questa giornata ritornavo bambina e mi divertivo spensierata, con lei ad addobbare casa… e anche se ormai mi vergognavo di restarmene abbracciata a loro due ad ascoltare musica, per quella giornata sempre così fantasticamente speciale, tornavo la loro bambina….”

“Poi? Non l’hai fatto più?” chiese lui

Scosse il capo in cenno di negazione
“Aveva perso la sua magia… era lei a rendere questa giornata speciale… e io, da… “ un respiro profondo “..da quel giorno, non credo più nella magia….
…non avevo più nulla da festeggiare…. Era la Sua festa preferita… il Natale era….
…era qualcosa di magico per mia madre….”

Sorrise di nuovo al suo ricordo

“da allora ha perso tutta l’attrattiva per me… è solo un giorno in cui non lavoro e che trascorro con mio padre….
Lui ancora ci tiene a festeggiarlo…. Gli ricorda lei!”

“e a te non la ricorda?”

“Si” disse ormai piangedo
“si mi ricorda mia madre… e mi sento ancora più sola… mi manca….
Preferisco non festeggiarlo… non ho più nulla da festeggiare!”

Lui cercò di continuare il discorso ma capì che sarebbe stato inutile, Kate Backett si era di nuovo nascosta dietro al suo muro... ‘ci vorrà ancora del tempo, prima di riuscire a liberarla dalla sua prigione’ pensò tra se.

Un altro paio di ore dopo, quella seduta speciale si concluse.
Lui quel giorno non aveva molti pazienti ed era stato felicemente sorpreso dal fatto che lei avesse voluto ‘sfogarsi’ proprio in quel giorno così importante per lei.
Lei adesso si sentiva sollevata… era la prima persona, a parte Castle con cui riusciva a parlare di sua madre… Con lui era facile tirare fuori quel peso che la opprimeva, sapeva che era in grado di aiutarla… Quando le aveva detto che la domanda era ‘se lei era pronta’… aveva risposto ‘si, penso di si!’
Ora ne era certa… Adesso sapeva che era pronta!
Quella chiacchierata le era servita! Forse quel giorno non avrebbe risolto i suoi problemi, non avrebbe abbattuto quel muro che si era creata, ma stava riuscendo a sgretolarlo a poco a poco… sapeva che presto sarebbe stata più di quello che era….

Si alzò, prese la sua giacca e dopo essersi coperta per bene, salutò il suo ‘nuovo amico’ e dopo tanto tempo augurò di nuovo Buon Natale… non più come una semplice risposta d’occorrenza…. Ma sentiva che questa volta poteva tornare ad annusare l’atmosfera natalizia.

Uscì dal portone e mentre lasciava che si chiudesse alle sue spalle, si avvolse nel suo giaccone e alzò lo sguardo di fronte a lei…
Un enorme sorriso si allargò sul suo viso. Si morse il labbro inferiore mentre i suoi occhi si erano incatenati in quelli blu, dell’uomo che le era di fronte.
Era lì, poggiato allo sportello di una macchina, che la stava aspettando.
Quando i loro sguardi si trovarono, i loro occhi brillarono come non mai.. sorrisero entrambi e dopo qualche secondo lui si mosse verso di lei…

Lei non riusciva a togliersi quel sorrisetto accennato dal suo viso… non solo le sue labbra erano piegate all’insù ma una strana e nuova luce c’era sul suo viso..
Ripesò a quanto detto poco prima con lo psicologo, a quello che lei aveva pensato…. All’unica persona con cui avrebbe potuto tornare a credere nella magia del natale… all’unica persona con riusciva ad essere se stessa.. era lui, l’unico e il solo che la capiva anche senza parole, che riusciva a starle accanto sempre ed era, forse, anche per lui che aveva deciso di farsi aiutare…

“Castle…”





Il mio Angolo...by Foxi
Salveeeeeeee
eccomi qua con una nuova pazzia!
la prima FF natalizia!!!!
siate clementi

Questa "cosa" mi è saltata in mente così... un pò per il mio stato d'animo attuale, un pò per il periodo ecc ecc
Così il mio piccolo e povero neurone ha iniziato a fantasticare!


Questo capitolo lo dedico alla mia Sister! e alla nostra paurosa conncetion!!!
Sai che apsetto di leggere, vero?

Un Grazie va a Silvia e alla mitica cugy Mari_Rina24 che gentilissime hanno letto, corretto e consigliato!


Grazie a tutte splendide ragazze del Castle Made Of EFP Writers per rallegrare le mie girnate e renderle Caskettose (e non solo :P)

Grazie alla mia "pazza" Family....e a tutte le ragazze del RCD2
Vi volgio bene ragazze!

e GRAZIE a tutti voi che con pazienza avete letto il cap 1 e questo angolo!
Spero tanto che vi sia piaciuta!
al prossimo :>

Vulpix

Grazie mille a tutte le ragazze dei CSA per averla votata e premiata !!!

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Capitolo 2
*** Apple ***


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"Castle..."
"Ehi!"
"Che ci fai qua, Castle?"
"Ti aspettavo" rispose come se fosse la cosa più ovvia.

Lei si limitò ad alzare un sopracciglio facendogli capire che voleva una spiegazione più concreta.
“Ehm… beh… si ti stavo aspettando..”
“E di grazia, sentiamo…. Come facevi a sapere che ero qua?” disse indicando con la testa, il palazzo alle sue spalle.
“Ti ho visto entrare” rispose placidamente l’uomo.
“Castle mi segui???” affermò iniziando ad innervosirsi.
“No no no!!!” disse immediatamente, con tono alquanto spaventato.
“Ero qui nei paraggi a fare spese natalizie, e ti ho vista. Ho cercato di chiamarti ma marciavi come un soldato, spedita verso il palazzo… mi sono incuriosito e quando ho visto che entravi qua, ho capito.” terminò la frase facendo spallucce.
“Capito cosa?”
“Beh non ci vuole un granché a capire che sei andata lì.” disse indicando l’enorme targhetta che riportava il nome dello psicologo.
“Tutto bene?” le chiese con espressione preoccupata.
“Si tutto ok” sorrise. Quell’uomo sapeva essere tremendamente infantile ed esasperante a volte, sapeva sempre farla ridere, ma era infinitamente dolce nei suoi confronti e questo, ogni volta, le scaldava il cuore.

Si guardarono per qualche secondo negli occhi, poi come sempre lei riportò entrambi sulla terra.
“ Mi hai aspettato qui per tutto questo tempo?” disse dando uno sguardo all’orologio.
Annuì con la tipica espressione da bambinone che fece sorridere gioiosamente Kate.
“Beh sai… quando gioco con il mio cellulare, posso trascorrere ore e ore… sono abituato a farlo mentre ti aspetto, quando non abbiamo casi e sei impegnata con le pratiche da archiviare…”
“Si, quando non sparisci come per magia” rispose lei iniziando a ridere. Poco dopo il suo “neener neener“ la schernì arricciano il naso per poi seguirla nella risata.

“Allora detective che si fa?” intervenne lui, quando le risate passarono.
“Ah tu non lo so, io me ne torno a casa!”
“Come? Ti ho aspettato tutto questo tempo e mi molli così?!”
“Nessuno te l’ha chiesto, Castle.” rispose lei con il solito tono dei loro battibecchi.
“Perfida!” rispose lui, guadagnandosi un’altra risata.
“Dai siamo qua…” disse allargando le bracca e indicando la strada piena di negozi, “perché non approfittarne per comprare i regali natalizi?”
“Scordatelo Castle!” disse seria, poi notando che forse il suo tono era stato troppo duro aggiunse: “scusa… non ne ho voglia… non ero qui per questo!” rispose con un sorriso un po’ amaro.
Lui le poggiò una mano sul braccio destro, poco sotto la spalla e le disse: “lo so.”

Si guardarono di nuovo negli occhi e lui riprese a parlare:
“Senti, non è colpa mia se il tuo psicologo ha lo studio nella via della città che ha più negozi.
Ti ho vista entrare, ti ho aspettata… ora non ti lascio andare via, sola, a casa. Adesso vieni in giro a fare compere con me!”
“Castle...” stava per rispondere lei, ma non le diede il tempo di farlo.
“No… non voglio sapere nulla!! Ho bisogno di te!” disse perentorio.
A quelle parole, lei sgranò gli occhi e dentro di lei sentiva un tamburo battere all’impazzata.
“Ciiioè… ho bisogno del tuo aiuto!! Devo fare i regali di Natale e da solo mi annoio…” sfoggiando la sua espressione da cucciolo. “E poi, non so che comprare ad Alexis… è grande ormai, ha pure lasciato Ashley e volevo regalarle qualcosa di speciale… ma non so che farle!” disse con un aria sconsolata.

Lei lo guardò teneramente. Adorava vedere lo scrittore di fama mondiale entrare in paranoia per questioni che riguardassero la figlia. Ammirava profondamente la sua versione ‘papà’, lo trovava dolcissimo, sempre amorevole nei confronti della sua piccola e tremendamente spaventato al pensiero che stesse diventando grande… forse, più di quanto non fosse ancora lui!

“Ti prego, sei una donna no?! Chi meglio della straordinaria KB può aiutare un povero padre sconsolato a trovare un fantastico regalo per la sua principessa?”
Ed ecco che di nuovo quegli occhi da cucciolo le stavano scavando l’anima. Finse di guardare l’orologio.
“D’accordo Castle, ma non azzardarti a farmi girare ogni singolo negozio di NY!”
Sul viso di lui si allargò uno splendido sorriso “Sisissii…. Grazie!!!!” disse abbracciandola forte, preso da un impeto di gioia e di euforia per il solo fatto che lei avesse accettato di passare il pomeriggio con lui.
Fu spiazzata da quel gesto, ma dopo qualche secondo ricambiò anche lei l’abbraccio, cercando di calmare lo scrittore che aveva iniziato a urlettare saltellando e mentre scoppiava a ridere, sollevò gli occhi al cielo pensando ‘ecco che torna il bambino…’

Quando si staccò da lei, la prese per un polso, disse “Andiamo!” e iniziò a tirarla verso la prima vetrina.
Kate fu presa alla sprovvista ma sorridendo si lasciò trascinare dall’impeto di quell’uomo impaziente.
Attraversarono la strada e si fermarono proprio davanti all’ingresso di un negozio. Lui aveva gli occhi che luccicavano.
Due zaffiri blu che scintillavano al riverbero delle luci che provenivano dagli addobbi della vetrina.
Lei , si era fermata un tantino più indietro rispetto a lui e lo guardava sorridente.
“Entriamo?” chiese senza smettere di fissare quello spettacolo che aveva di fronte.
“Castle… non dovevamo cercare un regalo per Alexis? … non troveremo nulla di adatto in questo negozio di… addobbi natalizi!”
“Dai solo due minuti! Devo fare ancora l’albero e qui hanno un infinità di cose… guarda quelle palle laggiù..” disse indicando una scatola poggiata su un tavolino e rivolgendole il solito, infallibile sguardo da cucciolo.
Kate sbuffò un “entriamo” e si avviò verso l’ingresso, ma con un sorriso che non riuscì a mantenere, ringraziando il fatto che lui era rimasto indietro.

La raggiunse vicino al tavolino che aveva indicato e iniziò un lungo discorso sul suo megagalattico albero e le decorazioni che aveva usato negli anni passati. Le disse la sua idea per l’albero di quest’anno e ciò che gli serviva per realizzarla. Passarono in rassegna tutti i tavolini, scatole in mostra, addobbi e quant’altro c’era in quel negozio.

Ad un tratto si trovarono di fronte al reparto Babbi Natale.
Lui le prese la mano e fece quel solito sorriso, mosse il sopracciglio nel modo in cui la faceva sempre innervosire e corse verso l’interno della stanza, tirandola.
Beckett fece appena in tempo a dire un “No eh!” ma non riuscì a placare l’impeto di Castle.
Sapeva cosa ci sarebbe stato lì dentro: palchetto con una poltrona, un grosso omone con barba e baffi bianchi, vestito di rosso che prendeva in braccio bambini esaltati.
Un po’ come quello che le teneva la mano, pensò. E per l’ennesima volta sorrise.

Castle si fermò proprio davanti a quello che lei aveva immaginato e girandosi verso di lei… la vide… era bellissima, sorridente e spensierata. Per la prima volta, non era di fronte alla Detective Beckett, la straordinaria donna, ma quella a cui stringeva la mando era Kate,la ragazza di cui si era perdutamente innamorato.
Rimase imbambolato per un po’, finché un “Che c’è?” lo riportò alla realtà.
“Hmn” riuscì a malapena a sussurrare, ancora incantato.
“Mi stai fissando!”
“No, non ti sto fissando… Sei bellissima!” disse, e poi si fece sfuggire l’ultima parte della frase che provocò uno strano rossore sul viso della detective che prontamente si voltò verso la sua destra.

“Guarda” disse prima di tirarlo.Questa volta era lei a strattonare lo scrittore, verso un piccolo box che era posto nelle vicinanze del palchetto. Un box di quelli che si usano per i bambini, dove i genitori li lasciano giocare, uno di quelli con la retina e i paracolpi. Questa volta, però non conteneva un cucciolo di uomo, ungnometto o un elfo, ma piuttosto qualcosa di simile a un altro tipo di cucciolo, un piccolo aiutante di Babbo Natale.
Due occhioni blu incorniciati da ciuffetti di lana bianca, li fissavano da dietro la rete.
Con le zampette cercava di sollevarsi fino al bordo, ma era troppo piccolo. Un batuffolo di neve tutto vestito da Babbo Natale.

Kate si avvicinò al box e iniziò ad accarezzare quella testolina ricoperta dal cappuccio rosso. Il ponpon ricadeva di lato, dietro all’orecchia piegata e lo rendeva tenerissimo.
Quando gli furono vicino, il piccolo iniziò a guaire. Una ragazza vestita da elfo andò loro incontro dicendo che se volevano potevano prenderlo in braccio.
Kate non se lo fece ripetere due volte, lasciò la mano di Castle e prese tra le sue quel tenerissimo esserino.
“Guarda Rick, non è bellissimo?!” disse girandosi verso lo scrittore, avvicinando il viso a quel musetto.
“Già davvero bellissima…” rispose, immerso in quella fantastica visione. Il cucciolo si era aggrappato a Kate, aveva la zampetta su una sua spalla, con l’altra giocava con la mano libera di lei e aveva iniziato a leccarle il viso. Kate sorrideva felice e coccolava quel cucciolotto dolcissimo. I suoi occhi brillavano quasi come, e forse anche più, di quelli di quei marmocchi che stavano per incontrare il ‘vero Babbo Natale’.
L’elfo, che aveva fatto caso alle parole dello scrittore e lo guardava mentre fissava quei due con un aria ebete, cercò di attirare l’attenzione dicendo:
“In realtà è un maschietto!” poi sorrise.
“Ma lo sai che sei davvero bellissimo?” disse Kate rivolta al cucciolo, poi notò la medaglietta a forma di mela che gli spuntava dal vestitino e lesse Apple.

“Rick… Rick guarda… ahahah si chiama Apple !”
Finalmente lo scrittore si ridestò dalla visione e avvicinandosi a loro in un gesto istintivo, senza rifletterci più di tanto, prese tra le dita la medaglietta, per leggere l’incisione e contemporaneamente avvolse l’altro braccio alla vita di Kate.
Con naturalezza, senza nemmeno rendersene conto, lei si strinse a lui, avvicinandogli il cagnetto che iniziò a leccare le dita dello scrittore, facendoli ridere entrambi. Quando, dopo essersi scambiati un infinità di sguardi, mentre coccolavano il piccolo, si accorsero della ‘posizione’ in cui erano e la cosa li gelò di colpo. Si staccarono immediatamente e Rick cercò di rimediare all’imbarazzo che si era creato.

“Hai ragione! È davvero stupendo. Ed è anche fortunato…“ poi rivolto al cucciolo, accarezzandogli il nasino “Sai sono quasi geloso di te!”
Kate rise. Per la millesima volta quel giorno. Lui riusciva a rendere allegro o meno difficile ogni momento!
“Che c’è?” disse rivolto verso di lei, con finto fare offeso “Non prendermi in giro, è vero!”
“Beh devo ammettere che è davvero stupendo, morbidoso e tenero…”
Nella sua mente una frase si stava formulando, ma fortunatamente riuscì a trattenerla, questa volta… “Beh neanche tu sei così male, Castle” sostituendola con “Beh non mi sembra che sia il massimo della fortuna essere conciato così!” disse ridendo.
“Eheh no forse no, ma mi ‘concerei peggio’ se servisse a essere tra le tue braccia… ed è fortunato perché sei letteralmente innamorata di lui!” le rispose serio, fissandola negli occhi.
Quel contatto di sguardi durò un solo secondo, poiché come al solito lei distolse lo sguardo, stavolta concentratissima sul cuccioletto che aveva tra le braccia, anche se lui era rimasto la fermo ad ammirare la scena.

Agli occhi dell’Elfa sembrò una scena bellissima.Quei tre era davvero fantastici insieme, per questo cercò di intervenire.
“Anche Apple è innamorato di lei, signora.” disse rivolta alla donna “Non è così con tutti.. di solito è schivo… Invece con voi due è così vispo!!”
“Beh non è difficile innamorarsi… di lei.” disse Rick, facendo una pausa e guardandola negli occhi poi ritornando scherzoso.
“L’ho detto che è fortunato ma è anche furbo è intelligente! Vero piccoletto?!”ritornando a giocare con il cucciolo.

Un altro elfo, collega della ragazza, si accorse di quella scenetta e li raggiunse per cercare di trovare una casa a quel cucciolo teneroso.
“Salve, signori!”
“Salve!” risposero in perfetto sincronismo i due.
Porgendo la mano a Rick disse:
“Sono Alexander Wood, Direttore del NYPsD che non è la polizia di NY ma il Pets Department!” sorrise alla sua battuta, anche Rick e Kate si guardarono e sorrisero.
“Piacere, Rick Castle e lei è Kate.” esclamò lo scrittore stingendogli la mano.
“Piacere” rispose anche lei. Dopo i convenevoli, l’uomo continuò:
“Apple fa parte dei cuccioli che ospitiamo nel nostro dipartimento… non mi piace chiamarlo canile… anche perché abbiamo varie specie di animali!
Ho visto che avete preso a cuore questo cucciolo e volevo raccontarvi la sua storia, sperando che vogliate portarlo a casa con voi!”
Così iniziò a raccontare di come quel cucciolo di appena 2 mesi era finito da loro. L’avevano trovato in una scatola piccolissima, poggiata all’ingresso del dipartimento. Era un batuffolo di lana. Doveva essere nato da poco. Era ancora tutto sporco e con il cordone ancora attaccato. Loro l’avevano curato e nutrito con il biberon fino a che non aveva iniziato a bere da solo nella ciotola. Adesso era in perfetta salute e aveva iniziato anche a giocherellare con gli altri cuccioli. Ora desiderava solo trovare una famiglia che lo amasse.

Ad ogni parola sul passato, presente e futuro di quel cucciolo, Kate lo stringeva a se, lasciando teneri bacetti sulla sua testolina. Richard passava lo sguardo dal loro interlocutore alla donna, sorrideva e tornava al primo.
“Quindi vorrei chiedervi se foste interessati a portarvelo a casa.”
Ci fu un minuto di silenzio, Kate guardava fisso in quegli occhietti blu. Era combattuta. Richard sapeva che avrebbe voluto tanto tenerlo con se ma stava per pronunciare un no.

Intervenne Alexander, rivolto verso Richard:
“Sono sicuro che sarebbe un bellissimo regalo di Natale, per sua moglie! Ne è davvero innamorata e noi non chiediamo soldi, solo un regolare ‘contratto d’adozione’ per essere sicuri che Apple abbia una famiglia che lo ama e lo curi.”
“Ehm non siamo sposati.” rispose Rick un po’ imbarazzato.
“Ah mi scusi.. allora alla sua compagna?” rispose l’uomo imperterrito.
“No, non siamo fidanzati!” rispose ancora più imbarazzata lei “Siamo solo partner.”
“E amici” intervenne lui.
“Capisco… Beh allora signora lo prenda lei, perché no? Vedo che le si è affezionata!”
“No, non posso. Sono fuori tutto il giorno, non riuscirei ad occuparmene. È piccolo ora, e nel mio appartamento vivrebbe tranquillo, ma non posso lasciarlo sempre da solo. Ha bisogno di cure, attenzione e anche di uscire per i bisogni.” lo guardò negli occhietti e a malincuore “merita di meglio!”
Alexander, Richard e l’Elfa guardarono con ammirazione quella donna con gli occhi un po’ lucidi che stava rinunciando al cucciolotto, non perché non lo volesse, ma per il suo bene.

“E se…“ intervenne Richard attirando l’attenzione della detective.
“Se… lo prendessi io? Alexis adora i cuccioli, me ne ha sempre chiesto uno! Ora è abbastanza grande da potersene occupare lei. L’unica mia preoccupazione è la salute mentale del cucciolo… avrà a che fare con mia madre!” disse sorridendo e facendo ridere tutti, anche i due che non conoscevano Martha.
“Rick ma sei sicuro? È una bella responsabilità! Alexis è una ragazza matura ma sei certo che voglia farlo?
Hai pensato al tuo loft? Non è un posto alla ‘portata’ di un cucciolo!”
“Nel loft non c’è nulla che non si possa ricomprare, e nulla è comparabile con vedere felice mia figlia e te…”
I due elfi si scambiarono uno guardo del tipo ‘sono solo amici eh!’

“Non so Rick, non essere precipitoso! Pensaci. Se prendi questo piccolo non ti permetterò di riportarlo indietro perché non hai valutato tutte le conseguenze!”
“Non ce ne sarà bisogno! So quel che faccio! E credo che un cucciolo possa davvero tirare su l’umore di mia figlia!! So quanto lo desidera, anche se ormai ha smesso di chiederlo, ed anche per questo che sono convinto di quello che faccio!“
Eccolo. Davanti a lei c’era non solo il ragazzino che si stava buttando a capofitto in questa avventura, quello che aveva visto un nuovo passatempo, ma anche l’uomo, il padre che per il bene e la felicità della figlia avrebbe accettato anche la devastazione della casa… e in fondo sapeva che lo stava facendo non solo per Alexis ma anche per lei.

“Allora è andata?” disse rivolto a lei, poi guardando il cucciolotto “Allora piccoletto, se questi signori saranno d’accordo, da Natale avrai una nuova casa! Una padroncina dolcissima, una… beh ti toccherà anche sopportare le pazzie di mia madre… ma tu nasconditi in un posto tranquillo e non preoccuparti…”
Scoppiarono a ridere tutti e il cagnetto abbaiò.

“Ve la intendete già benissimo!” disse Kate tra una risata e l’altra.
“Già…” strizzò l’occhiolino al cucciolo e poi “Avrai il più fantastico padrone che ci sia!”
“Ecco sapevo che sarebbe arrivata…” disse lei provocando l’ilarità generale.
“E cosa più fantastica, Kate potrà venire a trovarci ogni volta che vorrà…” disse guardando la donna negli occhi. Lei sorrise e con lo sguardo espresse il suo ‘Grazie’.
“Always” rispose lui.

“Bene! Allora se è deciso, signor Castle se può seguirmi al banchetto lì infondo che ci organizziamo per un appuntamento per stilare le pratiche.”
“Certo” disse Richard seguendolo.

Kate rimase ancora un po’ con quel cucciolo in braccio, mentre chiacchierava con l’Elfa che le stava raccontando un po’ di abitudini del piccolo.
Una decina di minuti dopo, Richard le raggiunse. Aveva in mano un plico di fogli che avrebbe dovuto compilare e consegnare l’indomani negli uffici del NYPsD e poi una volta ‘accettati’ come nuova famiglia avrebbero potuto organizzarsi su quando passare a prenderlo e portare a casa il nuovo piccolo membro della famiglia Castle.

“Ok! Ora saluta Apple e andiamo a finire il giro di compere….” Disse Rick alla donna mentre accarezzava la testolina bianca, ormai senza cappuccio.
Lei diede un piccolo bacio al cucciolo, lo poggiò di nuovo nel box:
“Ciao Apple! A presto!” disse salutandolo.

Si girò di nuovo verso l’uomo facendogli segno che era pronta. Salutarono i due elfi e dopo aver lanciato, insieme un ultimo sguardo verso quegli occhioni blu, si diressero di nuovo verso l’uscita di quella stanza.

Un “baubau” li fece voltare. Sorrisero al cucciolo e fecero cenno con una mano, mentre le altre, ormai vicine tra di loro, si intrecciarono l’una con l’altra istintivamente.
A quel contatto si girarono a guardarsi silenziosi e sorridenti si diressero verso l’ingresso.
La giornata era lunga e avevano ancora tante cose da comprare. Questo Natale sarebbe stato diverso e,inconsciamente, lo sapevano entrambi.





Il mio Angolo...by Foxi
Salveeeeeeee
eccomi qua con la seconda parte della mia pazzia!


Meno male che questa "cosa" doveva essere una shot!
Sono già al cap 2 e ci sarà sicuro un cap 3...
solo quello, sempre che non continui a seguire Nathan e a lievitare ancora :P


Un Grazie again alla mia Sister che mi ha "ispirata" durante le nostre chiacchierate chattesche
A Silvia e alla mitica cugy Mari_Rina24 che gentilissime hanno letto, corretto e consigliato, again!

Che dire...vi lascio una fotuzza del tenerissimo Apple...

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*Curiosità*
Ho scelto questo nome perchè Apple è la parola di sicurezza di Rick
E Apple cucciolo è una scusa per avere Kate a casa, più spesso! :P


Vulpix
:>

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Capitolo 3
*** Chocolate-sex ***


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Due persone, un uomo e una donna, uscirono dal negozio e si fermarono sul marciapiede in cerca di una direzione da prendere per proseguire il loro pomeriggio di shopping natalizio.
Ad un occhio esterno, potevano sembrare la classica coppia di fidanzati. Erano mano nella mano, le dita intrecciate e mentre l'uomo si girava verso destra e poi a sinistra come quando si guarda la strada prima di attraversare, lo sguardo della donna era caduto sulle loro mani e, mordendosi il labbro, aveva sorriso.

"Allora dove si va ora?" le aveva chiesto.
"Non so, sei tu l'esperto di shopping".
Lui ci pensò un po' e poi disse:
"Allora... Abbiamo due alternative: continuare per quei negozi là" disse indicando la strada alla loro destra
"oppure fermarci a prendere qualcosa di caldo...".
La donna ci pensò un po’, si portò la mano destra alla bocca e mordicchiandosi l'unghia dell'indice faceva vagare i suoi splendidi occhi tra l'uomo e la strada.
In quel momento una ventata di freddo li avvolse e lei istintivamente si strinse nel suo piumino.
Castle notò il gesto di lei e immediatamente, le lasciò la mano e mentre con l'altra le alzò il colletto del giaccone, si sfilò la sciarpa dal collo e l'avvolse attorno a quello di lei.
Kate si lasciò coccolare dalla dolcezza di Rick, sorridendogli, affondò il viso nella sciarpa.

"Cioccolata calda?" propose lui.
Kate annuì con la testa e strinse di nuovo la mano che lui le porgeva.

Insieme si incamminarono verso il più vicino Starbucks per prendere qualcosa di caldo.. il tempo forse, non era dei migliori, tirava un discreto venticello e probabilmente presto avrebbe pure inizato a nevicare, ma in loro di certo c’era un fuoco che ardeva e piano piano si stava facendo strada, palesandosi.
Dopo appena cinque minuti di cammino, arrivarono a destinazione. Quello era uno degli Starbucks più piccoli, tra i tanti che affollano le vie di NY, ma decisamente era molto carino, accogliente e anche ‘intimo’.
L’ingresso era situato in una stradina secondaria, un po’ isolata dal resto delle vie piene di
negozi, ma molto tranquilla. Il locale era a due piani e aveva una grande vetrata che
affacciava sulla strada principale. Le finestre erano piene di festoni natalizi e all’interno
c’era un atmosfera soft e calda.
Oltre al bancone per le ordinazioni, c’erano degli scaffali pieni di dolci e tutti i tipi di tazze con il tipico logo verde. La sala era illuminata da una tenue luce giallastra e l’atmosfera era resa calda dalle luci degli abeti addobbati e dalle luminarie natalizie. Sparse nei punti strategici c’erano delle stufe a fungo che per le festività erano molto simili a camini, anch’esse addobate a festa. Vi erano tre tipi di tavoli. Il bancone con gli sgabelli, era al piano terra, vicino all’ingresso, i tavoli e le sedie invece occupavano la restante parte della sala. Il piano superiore aveva l’aspetto di un salotto: c’erano poltrone e tavolini bassi, quasi dappertutto, tranne alcuni punti più lontani e un po’ appartati, dove vi erano divanetti e una o due poltrone che circondavano un tavolino rettangolare.

Giunti all’ingresso, Castle aprì la porta e fece cavallerescamente passare Kate, che sorrise a quel gesto, rispondendo con un quasi inchino.
Una volta entrati Rick le lasciò la mano dicendo:
“Io vado ad ordinare, tu inizia a prendere i posti”.
“Ok” rispose Beckett prima di abbassare lo sguardo sulle loro mani ormai separate e provando subito nostalgia.
Mentre si incamminava verso l’interno della sala, la voce di Rick richiamò la sua attenzione
“Cercali su...” disse lasciando a metà la frase e strizzandole un occhiolino.
Lei annuì e entrambi si diressero verso i rispettivi ‘incarichi’.

Qualche minuto dopo, apparve un Richard Castle nelle insolite vesti di cameriere/giocoliere.
In una mano aveva un vassoio tondo con un bicchierone di cartone e una tazza di ceramica, fumante. Nonché due cannucce, tovaglioli, cucchiai e una stecchetta per girare il contenuto dei bicchieri.
Nell’altra mano, una guantiera con tre ciambelle, una ciotolina con i marshmellows e alcuni tovaglioli.
Camminava guardandosi intorno in cerca della sua Musa.
Ad un tratto la vide… era seduta su una poltroncina, un po’ in fondo alla sala ma vicino alla grande vetrata che dava sull’esterno e consentiva di vedere lo splendido panorama di luci e colori.
Aveva tolto il cappotto ma aveva ancora in dosso la sciarpa… Era immersa nei suoi pensieri e guardava verso l’esterno. Sorrise a quella visione e si avvicinò piano, godendosi a pieno quel momento.

“Ecco a lei, Milady” esclamò quando le fu di fianco e mentre poggiava il primo dei due vassoi, sul piccolo tavolino tondo, tra le poltrone.
“Oh grazie Ambrogio, avevo voglia di qualcosa di buono” rispose lei a tema, con un sorriso, mentre Castle poggiava anche il secondo vassoio con i dolci.
Richard sorrise e prima di accomodarsi sulla poltrona di fronte, la prese e spostò di fianco a Beckett, poi si accomodò.

“Allora a parte aver svaligiato il reparto dociumi, che hai preso di caldo?” disse lei sporgendosi verso le bevande e poi aggiunse “non so se ho fatto bene a fidarmi di te e non dirti la mia ordinazione”
“Mia cara detective, puoi Sempre fidarti di me…” disse mentre si avicinava anchegli per mostrare i suoi acquisti.
“Dunque… questo qui è per te” prese la tazza ancora fumente e gliela porse.
“Cos’è?” chiese la donna incuriosita e con poca fiducia.
“Assaggia e lo scoprirai… però stai attenta è bollente!”.
Le lasciò la tazza tra le mani e mentre lei la stava per avvicinare la interruppe
“Aspetta… ho dimenticato di mescolare…” disse prendendo la stecchetta di legno con una mano, immergendola nel liquido e inizando a girare, mentre con l’altra avvolse quella di lei che teneva ferma la tazza.
Quando l’operazione fu terminata, Beckett portò la tazza alle labbra e assaggiò quel caldo liquido marrone scuro.
“Mhm… è buonissimo” disse abbassando di un po’ la tazza.
Allo sguardo interrogativo di Castle, si leccò lentezza il labbro superiore in maniera molto senuale e poi disse:
“Cioccolato al latte e caramello?”
“Esatto!” rispose lui compiaciuto dalla sua espressione estasiata.
Nella mente di Beckett, ma soprattutto nello stomaco, si stava affollando un groviglio di emozioni che andavano dalla splendida sensazione di dolcezza che le aveva procurato la bevanda, al calore del liquido, alla cremosità del cioccolato mischiata alla gelatinosità del caramello… al fatto che entrambi fossero i suoi preferiti e che uniti insieme creassero qualcosa di unico…unico come la persona che l’aveva ordinato per lei… Possibile che mi conosce così bene? Fu l’unica cosa che riuscì a pensare mentre i suoi occhi non erano capaci di staccarsi da quel blu in cui erano immersi.

Dopo qualche attimo si staccò dall’oceano in tempesta degli occhi di Castle, che avevano iniziato a scintillare, e poggiando la tazza sul tavolino, chiese:
“Invece lì cosa c’è?” indicando l’alto bicchiere di cartone:
“Quello è per me!” esclamò lui.
“Ma va?... Castle, ‘per te’ cosa hai preso?” disse con curiosità.
Richard si aprì in un meraviglioso sorriso, come quello dei bambini che mostrano il loro giocattolo più bello.
“Vedo che hai preso un po’ di panna” disse lei ridendo.
“Già”.
“E che altro c’è di ‘leggero’ lì dentro?”
Richard prese un cucchiaio e dopo averlo immerso nel bicchiere, lo estrasse mostrandole il contenuto.
Una crema di cioccolato fondente incastonata da pezzettini di cioccolato bianco, ricoperto da un ciuffetto di panna, era in bella mostra sul cucchiaio che lui le stava muovendo davanti agli occhi, fino ad arrivare a pochi centimetri dalla sua bocca.
Kate, quasi ipnotizzata dai gesti di Castle, istintivamente aprì la bocca e lui, molto delicatamente la imboccò.
Un turbinio di sapori la invase e chiuse gli occhi per godere maggiormente di quallo strano mix.
Richard sorrise, ancora una volta, nel vedere la sua musa che piano piano si stava lasciando andare a mostrare le sue emozioni. Lui non poteva esserene più felice!

Nei minuti seguenti, entrambi gustarono le loro bevande, chiacchierando della bella atmosfera che era già calata sulla città, nonostante quella giornata fosse stata inizialmente turbata dalla nebbia, che poi nel corso della ore, si era mano mano diradata, lasciando che il pallido sole tornasse a splendere sulla città.
Più che altro i discorsi furono di Castle, che tra una cucchiaiata e un’altra tentava di tenere viva la conversazione.
Ad un tratto, la risata cristallina della sua musa lo fece silenziare.
Lei lo guardava e rideva.
Che c’ha da ridere ora? si domandò Castle, e prima che potesse trovare una risposta alla sua domanda non espressa, Beckett disse
“Sei peggio di un bambino…. Un po’ di panna e non riesci a non spalmartela ovunque?” ancora ridendo, si avvicinò a lui e gli passò un dito sul naso, dove un ciuffetto di panna era poggiato sulla punta.
Quello che colpì e sbalordì lo scrittore, non fu tanto il gesto materno di Kate che gli ripuliva il naso con un dito, levandogli via la panna, ma il gesto successivo, accompagnato da uno sguardo malizioso, mentre si portava qual dito alla bocca e leccava via quel poco di panna…
Kate sorrise apertamente nel vedere lo stupore dipinto sul viso dello scrittore e l’espressione ebete conseguente a quel gesto. Si morse il labbro inferiore e incatenò i suoi occhi a quelli di Richard.
Rick era quasi ipnotizzato, seguiva i suoi movimenti, lenti, con gli occhi finchè non la vide soridere e qualcosa in lui lo fece muovere verso di lei.
Beckett capì immediatamente ciò che probabilmente lui stava per fare e come se avesse un sistema di antifurto, che fa scattare le serrature, rialzò quel muro che con tanta fatica e pazienza lui stava abbattendo mattone dopo mattone.
Di nuovo con un dito, gli sfiorò le labbra, anch’esse sporche di panna e lo spinse all’indietro.
Non aveva fatto i conti con la caparbietà dello scrittore che, approfittando della situazione, prese a baciarle le dita, proprio dove poco prima si erano poggiate le sue labbra.
A quel gesto seguirono alcuni secondi degni delle migliori scene da ‘pubblicità di profumi’ in cui i loro sguardi restarono incatenati, i loro respiri erano diventati veloci e dove la loro tensione era alle stelle.
Fu Castle a spezzare quel clima, cercando di riportarlo a quello scherzoso di qualche minuto prima.

“Sai ho preso anche 3 ciambelle… non sapevo quali scegliere… ce ne sono tantissime e mi piacciono tutte…”.
“Chi sa perché me l’immaginavo” lo interruppe scherzosamente lei, ringraziando mentalmente il suo essere bambinone e anche capace di capire quando è ora di ‘cambiare aria’.
“Ma l’ho fatto più per te che per me! Non sapevo quale poteva piacerti di più, per cui ho preso le mie preferite, sperando che almeno una ti piaccia!... beh se poi non fosse così… non andrebbero perse.” disse ridendo e trasciando anche lei nella risata.
“E questi?” chiese lei indicando i marshmellows che erano vicino alle ciambelle
“Mhm questi…” rispose prendendone uno e immergendolo nella tazza di Kate, tenedolo con attenzione per non farlo cadere, per poi portarlo verso la bocca.
“Non ti permettere quello e mio” disse lei cercando di fermargli la mano.
“Vieni a prenderlo” rispose lui prima di infilarlo in bocca e guardarla negli occhi.
Aveva osato… l’aveva sfidata nella speranza di far crollare un altro pezzetto di muro, ma forse aveva osato un po’ troppo, quindi prese un altro marshmellows e ripetette la stessa cosa di prima, solo che questa volta lo imerse nel suo bicchiere e lo portò alla bocca di lei.
“Siamo pari ora!” disse sorridendo e stemperando l’atmosfera creatasi.
Lei sorrise, grata di aver spezzato quell’imbarazzo che stava nascendo in lei.

Quando l’atmosfera tornò alla normalità, Castle riportò le loro menti, che avevano divagato per strade troppo pericolose, al loro pomeriggio insieme… Erano in giro per spese natalizie!
“Cosa facciamo dopo?” chiese.
“Non so… Credo di aver capito che il regalo per Alexis l’hai trovato! Non hai più bisogno della mia consulenza” disse guardandolo con aria interrogativa aspettando la sua risposta.
“No!” disse e aspettò qualche secondo, scrutando la splendida espressione dispiaciuta che si era formata sul viso di Kate.
“…Ho sempre bisogno di te!” sorrise.
“Devo ancora fare un mucchio di regali e comprare gli addobbi per il mio megagalattico albero di Natale...”
Kate alzò un sopracciglio e risero inseme ancora una volta.
“Ehi! io ti ho raccontato del mio albero ma il tuo come sarà?” disse lui eccitato come un bimbo.
Kate non rispose ma si limitò ad abbassare lo sguardo.
Quando tornò a guardare Castle negli occhi, lui capì che non ci sarebbe stato nessun albero in casa Beckett.
“Mhm… farai il presepe, allora?...” ma anche a questa domanda seguì un leggero movimento della testa.
“Niente?” disse sconvolto “Né albero, né presepe? Niente di niente? Ma che natale è?” continuò senza riuscire a credere che rifiutasse una delle più belle festività esistenti e lo spirito natalizio fino a quel punto.
“No! Niente di niente! Contento Castle?” rispose lei molto innervosita, poi si rese conto di aver risposto in maniera più dura di quanto fosse necessario e volgendo lo sguardo verso la finestra, pronunciò un flebile “Scusa”.
A Richard fu subito chiaro il motivo per il quale lei non voleva addobbare la sua casa a festa e non mettere nemmeno un piccolo cenno che ricordase quei giorni di festività. La guardò mentre era intenta a fissare fuori dalla finestra ma sapeva che nulla aveva attirato la sua attenzione, bensì era un modo per fuggire, ancora una volta, dall’affrontare quei ricordi.
“Kate..” la chiamò dolcemente e aspettò qualche secondo, finché lei non tornò a guardarlo negli occhi.
Vide i suoi occhi lucidi chiedergli di non continuare su quell’argomento, ma lui era convinto più che mai che dovesse fare qualcosa, così continuò:
“Non puoi limitare la tua vita.. perché le cose che fai ti ricordano lei..”
Kate tornò a guardare fuori, non avrebbe retto ancora il suo sguardo senza piangere e non voleva farlo davanti a lui.
“Non è il modo giusto per ricordarla… ed evitando di vivere, non onorerai la sua memoria… anzi, rovinerai quei bei ricordi che hai di lei… è solo vivendoli e affrontandoli che la terrai ancora in vita.. Lei è con te, in te… ogni momento! Uccidendo i ricordi la fai morire di nuovo!”
Le si avvicinò e le prese la mano. Kate lasciò che lui intrecciasse le dita con le sue e quando le strinse intorno al dorso della sua mano e iniziò a fare dei piccoli cerchi con il suo pollice accarezzandola. Tornò a guardare quegli occhi blu che la fissavano con amore e una dolcezza infinita.

Senza staccare lo sguardo dai suoi splendidi occhi, piegò di poco la testa e gli sorrise proprio come aveva fatto quando le propose di fare una raccolta fondi per finanziare una borsa di studio a nome di sua madre.
Lui c’era sempre… per lei, sapeva, avrebbe fatto qualunque cosa… ma soprattutto, sapeva che aveva ragione… lei stessa era stanca di quella situazone, di quel muro che le impediva di vivere a pieno la sua vita.. ed era cosciente che fare prendere il sopravvento alle sue paure non era il modo giusto per ricordare sua madre!

“Kate…” richiamò la sua attenzione e quando lei spostò lo sguardo sulle loro mani intrecciate e iniziò a ricambiare le carezze di lui, giocando con il suo pollice, continuò:
“Il natale ti ricorda tua madre vero? Scommetto che era lei quella più entusiasta di questa festività… Era tua madre a coinvolgerti negli addobbi… Amava l’albero, scommetto! Dalle foto che vidi a casa tua, eri così felice mentre lo addobbavi… Ma ci scommetto che adorava anche il presepe… Ho visto come guardavi quello nel negozio!”
Richard aveva iniziato un monologo di ‘ricordi’, ad ogni parola sembrava descrivesse davvero quello che succedeva in casa sua… come se lui fosse stato lì, con lei, da sempre… Riusciva perfino ad immaginare e descrivere quello che ogni anno succedeva e raccontò anche qualcosa di molto simile a quello che lei aveva detto la mattina al suo psicoterapeuta… come se anche allora lui fosse stato presente!

Ad ogni cosa che Rick raccontava, parola dopo parola, lei si immergeva sempre più nei suoi ricordi…
“Non è così Kate?” lei sorrise emozionata e lui ricambiando, trovò la forza di andare avanti e osare ancora:
“Perché non iniziare da adesso! Fai rivivere il ricordo dei momenti passati con tua mamma! Facciamolo insieme, io sono con te… Sono sicuro che da qualche parte avrai conservato degli scatoloni con gli addobbi!”
Kate rise pensando che aveva ragione! Lui la conosceva talmente bene che poteva andare anche a ritroso nel tempo, avrebbe indovinato lo stesso.
Il groppo alla gola le impedì di rispondere ma riuscì ad annuire.
“Allora… avevate un albero che usavate ogni anno, o ne prendevate uno nuovo ogni volta?...”
senza lasciarle il tempo di rispondere
“Sempre lo stesso!”
Lei rise e stvolta riuscì a dire “Si… mia mamma preparava sempre tutto con cura… gli addobbi erano sempre gli stessi ogni anno… e a fine feste li riponeva in scatoloni che papà portava in cantina..”
Eccolo… Lui era riuscito di nuovo ad abbattere un altro mattone del suo muro…
Ora si sentiva più leggera… era riuscita a raccontare anche a Rick qualcosa del suo natale… era stato così facile, farlo entrare nei suoi ricordi.. forse perché li aveva già esternati quella mattina, o forse perché lui gliel’aveva descritti come se già li conoscese…
“Allora detective, le va di concedere a questo scrittore l’onore di fare l’albero, presepe e adobbare casa sua con lei?” Sorrise e dalle sue labbra uscì il più bel “Sì” che Richard Castle avesse mai potuto udire.
“Bene!” disse lui allegro, poi aggiunse “Allora dove sono gli addobbi è tutto il resto? A casa tua o da tuo padre?”
“Da papà…” rispose lei, di nuovo un po’ triste.
“Allora chiamalo e digli che stiamo andando a prenderli!!” disse serio.
Kate non riusciva a credere alle sue orecchie.. Aveva davero detto che l’avrebbe accompagnata da suo padre per degli stupidi addobbi e poi sarebbero tornati indietro a casa sua a montare il tutto?
Castle intuì i pensieri che le affollavano la mente e rispose:
“Prima andiamo, prima torniamo e più tempo ci rimane per rendere casa tua splendidamente natalizia!”
“Ma…” stava per replicare lei, per dirgli che era lontano, che potevano benissimo comprare qualcosa di piccolo…
“Niente ma!” la interruppe lui “voglio che questo natale sia speciale! E per esserlo devi avere quello a cui eri legata… tutto ciò che usava tua madre… e se per averlo dobbiamo andare fino a casa di tuo padre, ci andremo!!! Solo avvisalo prima! Non mi pare carino pimbare lì a sua insaputa!”
“Tranquillo Castle, quella armata in famiglia sono io! Al massimo potresti trovarti mio padre che ti insegue con un piccone!” disse sorridendo, per poi passare a ridere di gusto all’espressione terrorizzata di Rick.

Prese il telefono dalla tasca, cercò tra le chiamate rapide ‘papà’ e fece partire la telefonata.
Dopo qualche secondo, dall’altro lato del filo, un Jim Beckett proccupato rispose immediatamente.
“Ciao Papà… sono io.”
“No tutto bene!... Senti… volevo sapere se eri a casa e… se potevamo passare un attimo…”
“Io e Rick… Castle!...”
“Mi servirebbero gli addobbi natalizi della mamma….”
“Si! Ho deciso di riprendere la vecchia tradizione… “
“Non occorre che vai a prenderli, ci pensiamo noi…”
“Ok papà, grazie! Allora il tempo di arrivare!..”
“A dopo, papà!”
Chiuse la telefonata, sorridendo e tornò a guardare Richard un po’ imbarazzata…
“Papà ci aspetta!” disse.

Lui sorrise e mosse il capo in segno di assenso, si alzò e prese il suo cappotto.
“Allora andiamo! Abbiamo un po’ di strada da percorrere e non vorrei fare aspettare ‘papà’!”
Lei rise. Quell’ultima parola pronunciata da Rick le fece uno strano, ma piacevolissimo effetto.

Si alzarono e dopo essersi incappottati per bene, si diressero verso l’uscita, non prima di essersi ripresi per mano.
Quando furono fuori, Rick disse: “Ho la macchina da quella parte” indicando la direzione alla loro sinistra.
Mentre si dirigevano verso la vettura, immersi ognuno nei propri silenzi, dei piccolissimi fiocchi di neve iniziarono a cadere sulla città e su di loro.
Si fermarono qualche istante, uno di fronte all’altro, guardandosi mentre minuscoli fiocchetti di neve si stavano incastonando nei loro capelli e sui loro vestiti.
Si sorrisero e Kate sollevò il viso verso il cielo, chiuse gli occhi e ispirò profondamente…
Si… Inizia proprio a essere di nuovo Natale…
Riaprì gli occhi e tornò a guardare l’uomo che era di fronte a lei… l’uomo che amava.
Si fissarono per qualche altro secondo e mentre si incamminarono nuovamente verso la macchina, pronti per dirigersi verso la sua vecchia casa, pensarono contemporaneamente:
questo sarà un Natale speciale…





Il mio Angolo...by Foxi
Salveeeeeeee
eccomi con il terzo capitolo di questa che doveva essere una shot!
il prossimo dovrebbe essere l'ultimo :P
Spero tanto che vi sia piaciuto!

Grazie alla mia Sister che oltre a leggere e correggere, mi ha suggerito i titoli!
io sono negata!!!
quindi se avete da dire... pigliatevela con lei! :P
Grazie alla mitica cugy Mari_Rina24 che continua a betarmi e supportarmi (forse meglio sopportarmi :P)
Chiedo scusa all'altra rader che per questioni di tempo non ha potuto! sorry Silvia!

Al prox capitolo!
baci
Vulpix
:>

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Capitolo 4
*** Christmas tree, Nativity scene and... ***


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L’auto procedeva con regolare andatura, nelle strade Newyorkesi, diretta verso casa Beckett.
Nell’abitacolo, tra i passeggeri, regnava il silenzio. Solo il suono che proveniva dall’autoradio, spezzava quell’atmosfera tranquilla ma pensierosa.
Da quando erano entrati in macchina, con Beckett alla guida, ovviamente, entrambi si erano chiusi in due mondi paralleli. Lei concentrata sulla strada mentre la sua mente ripensava alle parole che si era ripetuta uscendo dallo studio dello psicologo, quella mattina. Le ritornarono in mente le frasi dolci che si erano scambiati con Rick e quello che era successo. Si voltò un secondo verso di lui e lo vide poggiato con il gomito sullo sportello, il viso sul pugno chiuso, gli occhi che saettavano a destra e sinistra mentre fissava ciò che c’era al di fuori dell’abitacolo e un sorriso che gli illuminava il viso.
Richard, apparentemente, sembrava interessato ai passanti e alle vetrine ma in realtà, davanti ai suoi occhi c’era l’immagine di lei… quello che era successo nel negozio.. le aveva preso la mano e miracolosamente era ancora vivo, anzi lei gliel’aveva addirittura stretta e anche dopo che si erano sciolte, era stata lei a riprenderla. Pensò a quello che era accaduto poco prima, alla panna, a quei suoi gesti che non si sarebbe mai aspettato e al fatto che si era aperta con lui, mostrandogli un altro pezzo della Kate di un tempo. Un sorriso si allargò sul suo volto al pensiero che da lì a poco avrebbe cercato di tirar fuori la Kate bambina da quella donna chiusa nella sua malinconia… lui ce l’avrebbe messa tutta per farla divertire mentre avrebbero fatto l’albero insieme. La cosa che più gli piaceva del Natale sarebbe diventato un ‘loro’ momento!

“Arrivati!”
La voce di Kate lo distolse dai suoi pensieri, mentre parcheggiava l’auto nel vialetto antistante la casa.
Jim Beckett dalla finestra al piano terra, con un sorriso sinceramente felice, li guardava mentre scendevano dalla macchina. Rick si fermò sul vialetto mentre attese che la sua Musa facesse il giro.
Intanto Jim era uscito e gli stava andando incontro.
“Siete arrivati!” esclamò Jim felice, abbracciando la figlia.
Kate si strinse a lui in un caldo abbraccio, uno di quelli che non si scambiavano da così tanto tempo e Jim non potè fare a meno di pensare a quanto figlia stesse cambiando, a come a poco a poco , stesse ritornando la sua Kate, quella che era prima della morte di Johanna e il fatto che fossero la, ne era la prova. Quando si staccò da quell’abbraccio, si voltò verso Richard che li guardava teneramente e gli porse la mano:
“Benvenuto nella mia residenza invernale” esclamò stringendo la mando di quell’uomo, che era certo, fosse l’artefice del cambiamento di sua figlia.
“Grazie! Piacere di rivederla Signor Backett!”
“Quante volte devo ripeterti di chiamarmi Jim, figliolo?”
Entrambi risero, mentre Kate iniziava a sentirsi un po’ in imbarazzo per quella strana situazione.

Dopo i saluti, Jim li condusse all’interno del suo piccolo ma confortevole cabin.
Superata la porta d’ingresso, Kate notò subito quegli scatoloni ammassati alla sinistra del camino, poco più in là.
“Papà ma hai già portato su tutto, da solo? Ti avevo detto di aspettarci!”
“Non ti arrabbiare Katie… Non avevo nulla da fare… e come tradizione, lì ho sempre presi io… volevo ritornare alle vecchie e care abitudini” disse sorridendo dolcemente al ricordo dei natali passati.. forse passati da troppo tempo…
Lei sorrise tristemente, ricordando nuovamente quello che accadeva ogni volta e pensando a quanto le era mancato tutto questo… stavolta sarà diverso, non ci sarai tu mamma… ma spero che sarai felice che ci sia lui al posto tuo… pensò mentre spostava lo sguardo dal padre, verso Richard per poi alzare il viso, chiudendo gli occhi e stringendo le labbra, un po' come aveva fatto sotto la neve.

Richard per poco non svenne alla vista di quei cinque scatoloni ammassati uno accanto all’altro.
Ne avevano uno per ogni cosa, forse anche di più. C’era uno rettangolare in cui sicuramente era riposto l’abete smontato, uno gigantesco con la scritta ‘Albero’ a pennarello rosso, uno più piccolo con la scritta ‘capanna’ , un quarto anche questo enorme con la scritta ‘Presepe’ e alla sinistra uno ancora più grande riportava ‘Addobbi’.
Se lui e la sua famiglia erano megalomani in fatto di addobbi natalizi, anche quella di Kate non doveva esserne da meno, visto l’arsenale che avevano tirato fuori!
Kate rise nel vedere l’espressione dello scrittore, avvicinandosi e dandogli una pacca sulle spalle
“Forza Castle! Non sono poi così pesanti!” disse prima di scoppiare a ridere vedendo la faccia che fece lui.

Stava per avviarsi verso gli scatoli, quando la mano di Rick la prese per un polso.
“Resta qua.. me ne occupo io!” disse lui con fare da superuomo.
Lei stava per dire qualcosa quando Rick l’anticipò:
“Tranquilla non morirò se trasporto 4 pacchi!”
“sono 5!” puntualizzò lei ancora ridendo.
“5… Tu approfittane per passare un po’ di tempo con tuo padre!” disse allentando la presa al suo polso, trasformandola in una carezza.
Jim Beckett aveva assistito a tutta la scena e quel piccolo particolare non gli era di certo sfuggito.
Si avvicinò sorridendo e disse:
“Ti do’ una mano io!”
“No, grazie. Non c’è ne bisogno!” esclamò Castle “resta pure qui con Kate.. io carico la macchina in un attimo!”
Disse dirigendosi verso i pacchi e sollevando il primo scatolone. Jim lo aiutò, tenendo aperta la porta.
“Kate.. “ esclamò poco dopo aver oltrepassato la soglia
“Mi daresti le chiavi?”
“Sì certo! Aspetta che apro il cofano!”
“No dammi solo le chiavi, non prendere freddo!” le disse tenero.
Kate sorrise e lui le fece segno con la testa di poggiare le chiavi sulla scatola, quindi si incamminò verso la macchina.

Jim mise un triangolino di legno come blocco alla porta e insieme alla figlia si accomodarono sul divano di fronte al camino.
Mentre Castle litigava con le chiavi, cofano e scatola, loro lo guardavano da lontano, divertiti.
Jim sembrava serio e pensieroso mentre teneva d’occhio l’uomo.
Ad un tratto Kate attirò la sua attenzione:
“Papà…”
“Sì?” rispose lui
“Non lo fissare così.. non è uno dei miei ex fidanzatini, venuto a prendermi per portarmi via!” disse lei sorridendo.
“No… Lo so!..” si voltò verso sua figlia, sorrise e terminò la frase “Lui è quello giusto!”
Kate alzò i suoi occhi sul viso del padre. Aveva uno sguardo serio, fiero e allo stesso tempo felice. La guardava intensamente aspettando una qualsiasi reazione da parte sua.
Lei rivolse lo sguardo verso l'oggetto del loro discorso che in quel momento si voltò per tornare indietro.
“Ti ama!” sentì dire a suo padre. Non era una domanda, ne era pienamente convinto e nella sua voce c’era un qualcosa di emozionato.
Kate non seppe come, ma vedendo il suo scrittore tornare sorridente verso di loro, si lasciò sfuggire in un sussurro ma con tono sicuro “Anch'io…”

Dopo dieci viaggi, litigate con le scatole per infilarle nel portabagagli, in cui non entrarono tutte. Dopo aver messo l’albero e una più piccola sul sedile posteriore, erano di nuovo tutti vicino alla macchina, pronti a salutarsi e ripartire.
Rick si avvicinò a Jim per salutarlo, porgendogli la mano ma lui l’afferrò e lo tirò a sé abbracciandolo mentre gli diceva:
“Grazie per averla portata di nuovo qui!”
Quel gesto e quella frase colpirono Richard che non seppe spiegarsi se dietro a quelle parole c’era un altro significato. Forse anche Jim aveva notato che in Kate qualcosa era cambiato.
Ancora un po’ frastornato, sotto gli occhi di una Kate sempre più imbarazzata, rispose
“Si figuri! È sempre un piacere rivederl..” ma lo sguardo minaccioso di Jim lo fermò
“Mi fa solo piacere accompagnare Kate da te!” cercò di rimediare alla frase troppo distaccata.
Kate iniziò a ridere e con lei lo fecero anche gli altri due.
Dopo aver salutato ‘papà’ Beckett, si rivolse a Kate per porgerle le chiavi. Quando furono vicinissimi, le allungò il mazzo e le disse sussurrando “Non avrà la pistola, ma mi fa paura quanto te! Capisco da chi hai preso!” disse facendo finta di rabbrividire.
Lei sorrise dopo aver preso le chiavi gli diede un buffetto sulla spalla.
Mentre lui entrava in macchina dal lato passeggeri, Jim accompagnò sua figlia dal lato del guidatore.
Quando furono dinanzi allo sportello, si scambiarono un lungo abbraccio e poi le mise le mani ai lati delle spalle e guardandola negli occhi le disse:
“Quello che hai detto a me, prima… dillo anche a lui! Trova il coraggio di essere felice, Katie”
Immediatamente abbassò lo sguardo. Suo padre le diede una leggera scossa per farla tornare a guardarlo negli occhi. Lei sorrise e abbracciò di nuovo l’uomo, prima di aprire lo sportello ed entrare in macchina.
Inserì la chiave e partirono alla volta di casa sua.

****


Un'oretta dopo erano finalmente giunti a casa Beckett e gli scatoloni occupavano il suo salotto.
Richard si tolse il cappotto e lo poggiò sulla poltrona mentre lei era andata in camera da letto per cambiarsi.
Mentre l’aspettava, diede uno sguardo in giro e poi prese il primo scatolone, quello con la scritta ‘Addobbi’ e lo portò vicino al divano. Spostò di un po’ il tavolino, si sedette e continuò a pensare ad un posto dove mettere l’albero e il presepe.
In quel momento, Kate tornò in salotto e si sedette di fianco a lui. Richard era assorto nei suoi pensieri che si accorse di lei solo quando gli fu vicina.
“A cosa pensi?” chiese lei accovacciandosi come al suo solito
“ Non so dove mettere tutta questa roba!”
Si voltò verso di lei e la vide ridere.
“Ma come? Il maestro di addobbi.. quello che ha in casa il megagalattico albero di natale.. Com’era? Ah si.. il più fantastico di tutti i tempi… si spaventa per quattro scatole?
“aha spiritosa!... questo non è il mio splendido loft…. È una bellissima casa molto sobria… temo di rovinare il ‘tuo stile’” disse triste.
Quelle parole la colpirono… Lui era così premuroso nei suoi confronti da temere che un po’ di addobbi in ‘stile Castle’ potessero rovinare ciò che c’era di ‘suo’.. la sua privacy, i suoi spazi.
“Avanti Castle! Di piuttosto che ti sei stancato!” disse scherzosamente, poi dopo avergli fatto uno dei suoi più meravigliosi sorrisi:
“tranquillo… lo faremo insieme.. e se ritengo che esageri, so come fermarti…” disse avvicinandosi a lui ancora di più, per poi alzarsi e lasciarlo imbambolato come al solito.

Ci vollero più di un paio di secondi, prima che Castle ritornasse alla realtà. Si alzò e stirando le braccia, incrociando le dita davanti a se, disse
“Su detective… mettiamoci a lavoro!”
Kate si mise seduta al posto dove poco prima era Rick, mise le gambe ai lati dello scatolone, mentre lui si diresse in cucina e prese un coltello. Quando tornò, si mise di fronte a lei , accucciandosi sulle ginocchia.
Stava per tagliare lo scotch che chiudeva ermeticamente lo scatolo, quando un fischiettio natalizio, proveniente dalla sua tasca, risuonò nella stanza.
Poggiò il coltello sul tavolino lì di fianco e prese il telefono. La scritta Alexis lampeggiava sul display.
“Scusa” disse rivolto a Kate, mentre si tirava su e si allontanava.

“Pronto” rispose immediatamente fu in piedi.
“Ciao papà! Dove sei?” la voce della ragazza, risuonava forte da dentro l’apparecchio e Kate riusciva a sentirla nitidamente.
“Sono da Kate, perché? Successo qualcosa?” rispose l’uomo, un po’ agitato.
“No papà! Nulla… Non ti vedevo tornare… volevo sapere se avevi svaligiato i negozi o c’è rimasto ancora qualcosa! “ disse scherzosamente.
Richard rispose con una risata sarcastica e la figlia continuò:
“Dovrei uscire con delle amiche a fare spese… e poi mi fermo a dormire da Rebby. Per te è un problema se rimandiamo a domani gli addobbi?. Posso papà?”
Prima che il padre potesse dire nulla, continuò “So che ci tieni tanto a farli insieme… e anche io! Perciò se li facessimo domani? È domenica e abbiamo tutta la giornata per noi!”
“Tranquilla piccola! Non c’è problema! Divertiti e resta pure dalla tua amica… Come tradizione lo faremo insieme! … Anche io stavo per chiamarti… Sono qui da Kate e non tornerò prestissimo.. Ma domani sarò tutto tuo e degli addobbi! Vedrai che faremo un albero megagalattico!” disse tutto eccitato.
“Non ne dubito papà” rispose Alexis e tutti e tre scoppiarono a ridere.

Mentre Richard continuava la telefonata con la sua bambina, tra scherzi e battute, Kate si richiuse nel suo guscio. Quella telefonata l’aveva riportata ad un po’ di anni addietro, quando lei e sua madre si organizzavano, liberandosi da ogni impegno per trascorrere quella, allora, magica giornata insieme.
Posò lo sguardo sul pacco, tra le sue gambe, ancora chiuso e si fece scivolare a terra dal divano.
Si accucciò sul tappeto, piegando le gambe ai lati dello scatolo, come a volerlo cingere in un abbraccio e iniziò a percorrere la lunghezza dello scotch… come se quel gesto la mettesse in ‘collegamento’ con colei che l’aveva apposto tempo addietro. La sua mente tornò a quell’ultimo anno e a quando sua madre l’aveva richiuso, per l’ultima volta e delle lacrime fecero capolino ai bordi dei suoi occhi.

“D’accordo tesoro divertiti!” rispose Richard “e non prosciugarmi la carta di credito!”
“Papà… il folle di famiglia non sono io! E non sono nemmeno la Nonna! Sai che compro solo quello che mi piace veramente e che serve!” rispose con finta aria irritata.
“Hai ragione tesoro!” rispose lui
“Salutami Kate… e non farla arrabbiare, è armata!” rispose la figlia, prendendosi gioco del padre.
“Ci proverò!... Non fare tardi! A domani” rispose lui
“D’ accordo! A domani!” disse, prima di terminare la telefonata.
Quando si voltò, di nuovo, verso di Kate, ebbe come un pugno nello stomaco. La vide seduta per terra che abbracciava, quasi, lo scatolone e aveva un aria infinitamente triste. Un groppo gli si formò in gola , impedendogli di respirare. Istintivamente si mosse verso di lei. Si avvicinò al divano e dopo aver lanciato lì di fianco il suo telefono, passò una gamba dall’altro lato di Kate e si sedette, sul divano, proprio dietro di lei. Le mise entrambe le mani sulle spalle, stringendole delicatamente ma facendole sentire che lui era lì.
Kate si accorse di lui solo nel momento in cui avvenne il contatto. Stava trattenendo le lacrime e in quel momento anche il respiro venne meno.
Contemporaneamente, mentre Richard fece scivolare le mani lungo le braccia, fino a cingerla in un abbraccio, lei spostò la testa all’indietro, fino a poggiarla sulla spalla di lui. “Shh… tranquilla… ci sono qua io!” le sussurrò vicino all’orecchio.
Kate tirò un profondo sospiro e si allungò verso il tavolino per prendere il coltello, poi si voltò verso Rick che la teneva ancora tra le braccia e dopo essersi persa per un attimo nel meraviglioso blu dei suoi occhi, si apprestò a infilare la punta del coltello nello scotch per rompere l’imballaggio ma prima di toccare la superficie, si fermò un secondo, esitando.
“Forza Kate… non devi temere gli eventi del passato! Rivivili nel ricordo di quei momenti felici! Facciamolo insieme!” e detto questo spostò la sua mano su quella di lei, impugnando il coltello e aiutandola a tagliare quel nastro. Così come due novelli sposi si apprestano a tagliare la loro torta che è il simbolo della nuova vita insieme, così i due recisero quel nastro che li divideva dal passato.

Quando aprirono i lembi dello scatolone, un mare di colori sbrilluccicanti li inondò.
Kate nel rivedere tutti quei festoni e oggetti del suo passato, si sentì stranamente felice. Si sarebbe aspettata che tutto ciò che le ricordava sua madre, le avrebbe procurato tristezza e una sensazione di soffocamento, come avveniva ogni volta che tornava a quella notte con il pensiero… invece il vedere quegli oggetti che le ricordavano una Johanna felice la rendeva in qualche modo serena!
O forse era che questa volta davvero non si sentiva sola… aveva Rick al suo fianco e lui aveva ragione a dire che solo affrontando quella paura avrebbe ricominciato a essere felice.. e glielo disse:
“Sai… avevi ragione! Non è così brutto rivivere i ricordi… Non credevo potesse essere così bello rivedere questi oggetti! Ognuno di loro ha una storia che mi ricorda mia mamma e tanti momenti felici vissuti insieme.”
Intanto aveva preso tra le mani un orsacchiotto vestito da babbo natale e lo aveva stretto a sé.
“Scommetto che anche questo ha una storia…” disse lui, spostandosi appena per riuscire a guardarla in viso e sorridendo nel vedere quell’espressione finalmente felice sul suo volto.
“Sì… “ sorrise lei e poi fissandolo negli occhi
“Grazie! Senza di te non avrei rivissuto tutto questo! Da sola non ci sarei mai riuscita” e gli fece i più teneri dei sorrisi
“Always!” rispose serio per poi ricambiare il suo sorriso e aggiungere.
“Me la racconterai la sua storia?” indicando con un cenno il pupazzetto
“Certo! Ma non ora! Abbiamo un mucchio di lavoro da fare!”
Si slegarono dall’abbraccio, lui si posizionò di nuovo di fronte a lei e iniziarono a rovistare all’interno della scatola.
Per ogni oggetto che tiravano fuori, discutevano insieme sul posto che avrebbe dovuto occupare e quando l’avevano stabilito, passavano all’oggetto successivo. Quando tutto fu stato pianificato, andarono a prendere una scala e uno scaletto per poter appendere le varie cose alle finestre, porte e alle pareti….

Un’ora e mezza dopo, la casa di Kate Beckett era più addobbata di un negozio! Forse anche più natalizia della baita di Babbo Natale. Festoni di Buone Feste o Buon Natale erano attaccati sulle finestre alle spalle del divano. Sopra di esse un filo, simile a un serpentone, percorreva da un lato all’altro, faceva scendere piccole luminarie che ricadevano lungo i vetri. Pupazzi di Neve e Babbi Natale erano sistemati un po’ ovunque, perfino un gigantesco Babbo Natale si arrampicava per una scaletta appoggiata alla libreria. Candele di ogni tipo, genere e forma erano state sistemate su ogni spazio libero della casa. Anche il tavolo non era stato escluso dagli addobbi, proprio al centro c’era una composizione che aveva 4 candelabri di cristallo, con candele dorate e dai quali scendevano dei fili perlinati. Più avanti c’erano due candele bianche a forma di albero di natale e alcune grosse candele cilindriche di varia altezza e qualche pallina. In fine, come base, c’era una distesa di piccole pietruzze bianche che davano l’effetto di una distesa di chicchi di grandine.
Sulle porte c’erano piccoli scenari natalizi appesi, mentre su quella d’ingresso, dal lato esterno, come cornice della porta c’era un addobbo fatto di foglie e fiocchetti che partiva da metà altezza, salendo verticalmente fino a contornare orizzontalmente l’infisso della porta e cadere dal lato opposto. Al centro di questo c’era un fiocco di raso dorato con un babbo natale che si appendeva nel centro e penzolava poco al di sopra della porta.
Su quest’ultima all’esterno era appesa una corona che contornava lo spioncino, fatta di legnetti intrecciati e tenuti insieme da un nastro bianco che si richiudeva in alto in un fiocchetto e dalla quale pendeva un piccolo fiocco di neve in cristallo.
Invece , dal lato interno c’era un calendario dell’Avvento, con 24 finestrelle.
Questo piacque particolarmente a Richard.. poiché dietro ogni finestrella c’era un disegno diverso e sotto un piccolo sacchetto che avrebbe dovuto contenere un cioccolatino che andava mangiato di giorno in giorno.
In fine, immancabili, al di sopra della porta, c’erano due ramoscelli di vischio bianco e rosso intrecciati che scendevano giusto al centro.
Quando ebbero finito anche con l’ultimo addobbo, Kate prese lo scatolone e lo mise da parte, mentre Richard fece un giro su se stesso, ammirando il lavoro fatto.

Dopo la casa, venne il turno dell’albero! Prima però Castle e Beckett si fermarono qualche minuto. Kate prese dal frigo due birre e ne diede una a Rick.
“Kate…” iniziò lui
“Dimmi”
“Quanto è grande l’albero?”
“E’ di grandezza media… perché?”
“Dove lo mettiamo?” rispose lui sconsolato.
Kate rise e poi assunse quella classica espressione che ha sempre, mentre pensa quando fissa la lavagna dei crimini, stavolta poggiandosi al tavolo in cucina. Anche Rick assunse la sua solita posa e si sistemò di fianco a lei.
Ad un tratto, contemporaneamente:
“E se…” si guardarono negli occhi sorridendo all’ennesima manifestazione della loro connection, poi Rick le fece cenno di proseguire:
“Se togliamo quel comodino là...” disse lei indicando quello alla loro destra
“...spostiamo il divano un po’...” proseguì lui
“...togliamo anche l’altro...”
“...e mettiamo al suo posto l’albero!” conclusero insieme.
Si sorrisero annuendo e di scatto iniziarono a mettere in pratica ciò che avevano appena detto.

Passata ancora una mezzora, avevano sistemato il mobilio e aperto la scatola contenente l’albero.
Avevano messo il treppiedi e su di esso era stato issato il palo che costituiva la parte di sotto.
Mentre Rick si occupava del montaggio del corpo dell’albero, Kate aveva suddiviso i vari gruppi di rami che erano stati catalogati per grandezza e ora era pronta per montarli insieme a lui.
Dopo un po’ di battibecchi su ‘questo va qua’ , ‘no va qua’ , l’albero fu montato!
Si guardarono, contenti del bel lavoro fatto, ma quello era solo il primo passo. Dopo aver sistemato bene i rami in modo che le punte fossero aperte, dovevano mettere luci e palline varie.
Presero l’altro scatolone e dopo averlo aperto si suddivisero i compiti: Rick si sarebbe occupato della questione luci, doveva mettere le tre serie che aveva a disposizione, in modo che fosse illuminato in maniera equa.
Kate invece doveva risistemare tutte le palline e fiocchetti in modo che ognuno avesse di nuovo il gancetto che nei vari trasbordi erano finiti ovunque nello scatolone.
Rick, quindi, prese la prima serie di ‘pisellini’ e dopo aver fatto una prova che fosse ancora funzionante, iniziò a sistemarla sull’albero, partendo dai rami più bassi, fino a girare tutto intorno per arrivare alla punta.
Intanto Kate aveva messo da parte un paio di palline e quando ne aveva trovata una senza gancetto, aveva iniziato la ricerca nelle profondità della scatola.
Mentre svolgeva il suo lavoro, seduta a terra, di fianco al divano, con lo scatolone tra le gambe, le venne in mente una scena molto molto simile successa tanti anni fa…
Erano lei e la mamma! Stavano svolgendo più o meno gli stessi compiti che ora lei e Rick avevano.
Ad un tratto lei attirò l’attenzione di Johanna:
“Mamma…mi prometti che anche quando sarò grande, in questo giorno faremo l’albero io e te?” disse la piccola Katie
Johanna lasciò la serie di luci che stava sistemando e si diresse verso la figlia che aveva poco più di 6 anni.
Si sedette vicino a lei e prendendole le manine disse:
“Tesoro mio… anche quando sarai grande continueremo a regalarci questa giornata tutta per noi…. Ma un giorno, piccola mia, non sarà con me che vorrai addobbare la tua casa…”
La piccola Katie la guardava stranita, voleva risponderle che lei avrebbe voluto farlo sempre con la sua mamma ma Johanna capendo la linea dei suoi pensieri le disse:
“Vedi piccola, un giorno avrai una casa tutta tua… Avrai qualcuno che ami e sarà con lui che vorrai goderti la magia del Natale….ma la tua mamma sarà sempre con te! Se vorrai, potrai venire a casa nostra un altro giorno e lo faremo insieme! Ma l’8 Dicembre, il nostro giorno magico, lo passerai nella magia e nell’amore…”
La piccola Katie, non riusciva a capire a pieno le parole della mamma ma annuì e rispose
“Allora verrò il 9 Dicembre a casa e faremo l’albero insieme! E se quel qualcuno che dici non vuole, dovrà vedersela con me!” disse seria la piccola….
Kate sorrise a quel ricordo… Quando la sua mente riproduceva le immagini di quel discorso, alle parole di sua madre sul fare l’albero con ‘qualcuno che ami’ i suoi occhi si posarono su quell’uomo che era ora nel suo salotto e stava litigando con la seconda serie di luci e stava perdendo. Sorrise alla scena buffa, apparentemente, ma in realtà pensava che le parole di sua madre avevano finalmente trovato un riscontro veritiero… era lì in casa sua, con l’uomo che amava e stava tornando a vivere la magia del Natale…
Una lacrima le spuntò sugli occhi, quando pensò che però non ci sarebbe stato nessun 9 dicembre in cui avrebbe fatto l’albero con lei…. Si asciugò gli occhi mentre un sorriso le comparve, era certa che con lui, non ci sarebbe stato bisogno di litigare per trascorrere una giornata con la madre… lui l’avrebbe sicuro capita e incoraggiata….

Richard si accorse di ciò che era successo ma fece finta di nulla… sapeva che lei molto probabilmente stava rivivendo qualche bel ricordo e si finse concentrato sul suo lavoro, tenendola sotto ‘controllo’ con la coda dell’occhio e quando vide quella lacrima ne ebbe la conferma.
Quando la vide sorridere di nuovo, capì che il momento era passato ed era ora che tornasse a vivere il presente.
“Allora detective… la vuoi smettere di poltrire e venire a darmi una mano?”
Kate gli lanciò uno sguardo come al suo solito, mentre una pallina colpì lo scrittore, poi si diresse verso di lui dicendo:
“Ahhh non sei capace di mettere nemmeno due luci! Cosa faresti senza di me!” non era una domanda ma un’affermazione, ma lo scrittore ripose comunque:
“Sarei perso!” disse serio guardandola fisso negli occhi.
Lei distolse lo sguardo, ora concentratissimo sulle lucine e così continuarono a sistemare quel magnifico albero.
Quando ebbero messo tutte le serie di luci, passarono a sistemare le palline e i fiocchetti. Misero le più grandi sotto e man mano che arrivarono alla punta dell’abete, sistemarono quelle sempre più piccole. Dopo fu la volta nel lungo cordone di stoffa. Ne presero un lembo ciascuno e avvolsero alla punta la parte di mezzo e tirando, girando intorno all’albero, in direzioni opposte, lo avvolsero mano mano scendendo. Quando si incrociavano, Rick alzava il braccio e lei passava al di sotto e più volte finirono per scontrarsi, ma tutta la situazione li faceva ridere… Kate non solo non era più triste ma adesso cominciava anche a divertirsi…
Era il più bell’8 Dicembre che aveva mai passato!

Dopo l’albero fu la volta del presepe. Anche per questo aprirono la scatola della capanna e quella che conteneva i pastori con le luci.
Decisero che l’avrebbero fatto sulla scalinata alle spalle della cucina. Quindi Kate sistemò lo strato di carta color mimetica, che faceva da terreno, per tutto il rettangolo del piano che portava alla terrazza fino a farlo scendere come un tappeto, lungo le scale. Mentre Kate srotolava la carta, Rick sollevava a poco a poco i libri che erano adagiati sui bordi e li riposizionava al di sopra. Kate sistemò con cura tutti gli angoli, in modo che non avesse pieghe, mentre Rick salì al piano superiore e posizionò la capanna, stando attento a portare i fili delle luci interne, verso la cucina. Con molta attenzione, completarono il posizionamento dei pastori, delle pecore e delle altre luci lungo le scale. Quando ebbero finito, ragrupparono tutti i cavi in un’unica scarpetta che inserirono nella presa della cucina e passarono a cospargere tutto il percorso di terriccio, misero la paglia nella mangiatoia. I re magi e i loro cammelli, invece li posizionarono sulla mensola laterale, quella al di sopra del frigorifero, dove c’erano delle ‘sculture’ che per l’occasione diventarono edifici… Vicino ad essi, misero altri pastori e delle casette, per simulare dei paesi lontani nello scenario di Betlemme.

Finalmente tutto era sistemato! Adesso gli restava solo di spegnere le luci dell’appartamento e accendere quelle natalizie. Kate si diresse verso l’ingresso mentre Rick in salotto. Spensero tutte le luci e solo grazie al tenue chiarore che entrava dalle finestre, si avvicinarono, rispettivamente alla cucina, per accendere le lucette del presepe e al lato del divano, per quelle dell’albero e del serpentone sulle finestre.
Quando i colori provenienti dalle piccole lucette inondarono l’intero appartamento, entrambi si diressero verso il centro della stanza principale, sistemandosi uno vicino all’altro ad ammirare a bocca aperta il risultato del loro lavoro.
Ad un tratto Rick disse:
“Non ti sembra che manchi qualcosa?”
Kate lo guardò dubbiosa, ma quando lo vide avvicinarsi al divano e prendere la stella cometa, puntale dell’albero, esclamò:
“E’ vero!” poi sorrise e continuò “Quella era la preferita di mia madre… la mettevamo sempre alla fine, insieme… ”
“Beh allora stiamo rispettando la tradizione!” disse lui e sorrisero.
Entrambi si avvicinarono all’albero e Richard le porse la cometa dicendo:
“Un oggetto così bello, può essere posta solo da una creatura altrettanto bella…”
Kate sorrise imbarazzata e mentre prendeva dalle sue mani la stella, disse:
“Allora dovremmo metterla insieme… questa stella è magnifica…. “
Lui sorrise e insieme impugnarono la cometa per la coda, avvicinandosi alla punta dell’abete.
L’albero era troppo alto, per entrambi, allora Kate propose di utilizzare lo scaletto, ma Richard in un gesto che la colse di sorpresa, ancora tenendole la mano sinistra con la propria, le cinse il bacino con la destra e la tirò su. La prese in braccio quel tanto necessario per riuscire a raggiungere la punta e in un sol colpo Kate infilò lo spirale, base della stella, sopra il rametto e posizionò la cometa al suo posto.
Quando la riportò con i piedi per terra, si ritrovarono abbracciati. Lei aveva messo una mano sopra a quella che lui teneva alla sua vita e le loro mani sinistre erano tornate ad incrociarsi, ma sta volta dorso contro palmo e poi le avevano portate sulle altre.
Fecero qualche passo indietro, per ammirare nuovamente lo splendore dell’ albero con la sua stella e dei giochi di colori che le lucette creavano.
Richard posò il mento sulla spalla di lei e vicinissimo al suo orecchio le sussurrò
“E’ stupendo…” poi voltandosi verso la sua musa, vide il suo profilo illuminato dalle lucette e non riuscì a trattenere il “ma non quanto te…”
Kate sorrise, con un pizzico di imbarazzo e si sciolse dal suo abbraccio.
Richard stava per maledire se stesso e la sua lingua che non riusciva a frenare, quando la vide voltarsi tra le sue braccia. Adesso erano stretti l’uno all’altro, uno di fronte all’altro. Lui le con una mano le cingeva il bacino mentre l’altra era poggiata sulla sua schiena. Kate invece aveva una mano sul petto di Rick, tra i loro corpi, l’altra era sulle sue spalle e con la mano giocava con i suoi capelli.
I loro visi erano così vicini, tanto da farsi ombra a vicenda. Occhi negli occhi si guardavano timorosi di fare anche solo un piccolo movimento… Tutto quello che avevano desiderato per così tanto tempo, era a un passo da loro, ma erano come bloccati.
Fu Rick a sbloccare la situazione, portò la mano verso il viso di Kate, proprio come aveva fatto per quel bacio sotto copertura e si avvicinò a lei… stavolta più lentamente…. stavolta non c’era nessuna scusa per baciarla… questa volta erano solo loro due… loro due e... il suo cellulare che iniziò a suonare!

Entrambi chiusero gli occhi e sospirarono…
Quello stramaledetto telefono pensò Rick, prima di sciogliersi dall’abbraccio e sussurrarle “Scusami…”
Si diresse in cerca di quell’aggeggio che non smetteva di suonare e non ricordava più dove fosse finito.
Seguendo il jingle natalizio, arrivò al divano e finalmente lo trovò.

Kate aveva assistito divertita alla scena, ma la cosa che la fece ridere di più fu la faccia di Rick quando lesse il nome del chimante….
“Madre!” rispose lui furente
“Darling, che fine hai fatto?” disse Martha e come per la telefonata con Alexis, la sua voce si percepiva chiaramente…
“Mamma, cosa vuoi?... “ disse con tono molto seccato
“Scusami figliolo se mi preoccupo perchè non torni….tutto bene?... resti fuori per la notte?” disse notando il tono risentito del figlio
“Sì tutto bene… e no torno più tardi…” disse, anche se in cuor suo avrebbe voluto rispondere che ‘si, non torno stanotte’.. poi aggiunse
“Ma Alexis non ti ha detto che facevo tardi?”
“No, tesoro... Al è uscita con amiche e io non ero in casa… mi ha mandato un sms per dirmi che le avevi dato il permesso di dormire fuori…”
“Le avevo detto che sono da Kate e che avrei fatto tardi…strano che se ne sia dimenticata!” rispose lui pensieroso.
“Non mi ha detto nulla…” si sentirono dei rumori, come se stesse trafficando con qualcosa, poi ad un tratto
“Oh benedetta figliola!... Mi ha lasciato un post-it in cucina, sulla cappa…” qualche secondo di silenzio in cui la sentì trangugiare qualcosa e poi “Se l’avesse lasciato sullo sportello degli alcolici, questa telefonata non te l’avrei fatta…. Come le viene in mente di metterlo qua.. l’ho visto per caso…” disse Martha
“Già come l’è venuto in mente?... forse una persona normale si sarebbe preparata qualcosa da mangiare per cena, invece che un Bloody Mary!” disse spazientito, il che fece scoppiare Kate in una sonora risata che prontamente si apprestò a nascondere coprendosi la bocca con le mani, facendo ridere anche lui.
“Vabbè ormai è fatta!” esclamò Martha
“A questo proposito, ti cercavo per sapere dove hai messo la carta di credito… c’è uno splendido spettacolo in un teatro qua vicino.. hanno ancora un posto e volevo andarci..”
“Ah ecco! Ora ti riconosco!” esclamò Rick
“Tutto questo interesse per il mio essere in ritardo… comunque è al solito posto! Dovrebbe esserci l’altro portafoglio nel secondo cassetto della scrivania!”
“Grazie Richard, sei un tesoro!”
“Figurati…” rispose, ma in realtà nella sua mente aggiunse se sei impegnata… non ci disturberai più
“Buona serata allora, darling…. ”
“Buona serata a te mamma!” rispose e poco prima di chiudere la telefonata la sentì dire:
“Ops…spero di non aver interrotto nulla…” poi il ‘tu..tu…tu’ della linea interrotta.
Quando mai, lo fai…. Pensò tra sé ironicamente, prima di mettere il telefono in tasca e voltarsi verso di lei..

Era rimasta ferma, immobile, vicino all’albero e mentre lui era a telefono avevano continuato a puntarsi gli occhi a dosso. Erano attratti come due calamite…
Richard si riavvicinò a lei, cercando di recuperare la posizione precedente: l’attirò di nuovo a se cingendole la vita. Il magnetismo per un minuto vinse su Kate che si ritrovò di nuovo tra le braccia di Rick e con le sue sul petto di lui. Erano di nuovo troppo vicini… Richard prese di nuovo coraggio e tentò di annullare la distanza, ma questa volta in Beckett la consapevolezza che, forse, nessuno li avrebbe interrotti, che forse la serata avrebbe potuto finire in maniera troppo diversa, la bloccò.
Il magnetismo si era scontrato di nuovo con il suo muro di piombo!
Il momento magico era passato e la consapevolezza di ciò che sarebbe potuto succedere le fece tornare la paura… Era combattuta! Aveva un piccone in mano e stava cercando di abbattere quel muro che anche se ormai era solo fondamenta, era ancora lì…
Istintivamente, fermò l’uomo che dolcemente le si stava avvicinando sempre più.
Puntò le mani sul suo petto e cercò di allontanarlo. La cosa le riuscì facilmente, lui le cingeva la vita saldamente ma non esercitava una presa forte, le lasciava una possibilità di ‘fuga’…. La conosceva troppo bene e non voleva farla sentire in gabbia… tutto quello che poteva succedere dovevano volerlo entrambi.

“Rick… ti prego va a casa…” disse con un tono che poteva sembrare spaventato.
Lui si fermò a qualche centimetro da lei e la guardò negli occhi. Capì immediatamente cosa stava succedendo in lei e allentò la presa, indietreggiando con il viso.
Kate fu colta da un duplice senso di timore e indecisione…
Malediva quel muro per averla fatta bloccare e rovinato tutto, ancora una volta, ma allo stesso tempo aveva paura di affrontare quel sentimento così forte che provava per lui e aveva paura di rovinare il magnifico rapporto che avevano… non voleva essere sua solo a metà… e finchè quel muro era lì, non sarebbe riuscita a essere completamente se stessa!
Come se lui avesse intercettato i fili del suo pensiero, le stava accarezzando il viso e lo sentì sussurrare
“Tranquilla Kate… è… è tardi, vado via!” prima di dirigersi verso la poltrona e prendere il suo giaccone.

Kate restò ferma ancora per qualche secondo… avrebbe voluto fermarlo, spiegargli il suo comportamento, ma non ci riusciva, e forse non ce ne era nemmeno bisogno. Lui le tornò accanto, le sfiorò la guancia con un tenero bacio e le prese la mano.
Sorrise alla dolcezza del suo scrittore e a come era l’unico in grado di capirla e supportarla in qualunque occasione.
Si avvicinarono alla porta in silenzio e i suoi occhi furono attirati da qualcosa poco più su..
Sorrise… il muro era lì… ma poteva tentare di dare un’altra picconata.
Aprì la porta con un sorriso ancora più grande e sincero. Castle la guardava curioso… dopo aver interrotto il secondo tentativo di bacio, sembrava rattristata e ora era tornata a sorridere come qualche ora prima?
Iniziava a pensare che lei era davvero ‘il mistero che non avrebbe mai risolto’, quando lei lo fermò proprio mentre era sotto l’arco della porta.
“Rick…” attirò la sua attenzione sorridendo maliziosa…
Lui la guardò sollevando un sopracciglio, non capiva… finchè non la vide indicare con gli occhi, qualcosa sopra di loro.
Alzò lo sguardo e li vide… I rametti di vischio erano proprio sopra la sua testa… quando abbassò lo sguardo, la sua musa si era fatta vicinissima a lui e ora ne erano entrambi al di sotto. Sorrise…
“Siamo sotto al vischio…” disse lei
“Sai… sai cosa vuol dire?” continuò con il tono della voce che aveva iniziato a tremare ma mantenendo il sorriso.
Lui ricambiò e prendendole il viso tra le mani, si avvicinò a lei e annullo completamente la distanza tra loro. Le sfiorò con delicatezza le labbra con le sue.
Non era quello che voleva Kate e si aggrappò con una mano alla manica del suo giaccone e con l’altra al suo collo attirandolo con forza verso di se.
Richard sorrise sulle sue labbra a quel gesto di lei così inaspettato, ma non si fece prendere alla sprovvista. Approfondì il bacio premendo con passione sulle sue labbra. Quando la sentì gemere di piacere e desiderio, cercò il labbro inferiore prendendolo tra le sue. Kate glielo lasciò fare e lo assecondò stuzzicandolo con la lingua. Insieme chiesero l’accesso alle loro bocce e sorrisero, labbra contro labbra, quando capirono che la loro connection c’era anche in quel ‘campo’… Fu Richard a vincere la prima battaglia impossessandosi della sua bocca ma la guerra non era finita. Kate ricambiò ampiamente e insieme ‘lottarono’ impegnandosi per un bel pezzo in un bacio che tolse loro il fiato.

Si staccarono quando il bisogno di aria fu più forte del desiderio represso da tempo. Erano ancora stretti nell’abbraccio e vicinissimi. Rick poggiò la fronte contro quella di lei e si sorrisero.
Kate lo guardò negli occhi e sfiorò di nuovo le sue labbra.
“Ora capisco perché piaceva tanto a mia madre” disse sorriendo e sollevando gli occhi verso il vischio.
Lui sorrise e le disse “piace tanto anche a me…” prima di tornare a baciarla mentre lei sorrideva a fior di labbra.

Erano ancora lì, a metà via tra il pianerottolo e il suo appartamento, ma non c’era altro posto in cui avrebbe voluto stare… era tra le sue braccia.
Un rumore, proveniente dall’ascensore la fece tornare in sé. Si staccò un poco da lui, pur rimanendo abbracciati.
Guardò di nuovo i rametti e disse
“Sai… mia madre ci teneva così tanto che sulla porta ci fosse il vischio”
Lui la guardava sorridendo e i suoi occhi semilucidi tradivano la sua emozione.
“Le chiesi mille volte il perché… un giorno la sentì dire a mio padre che così aveva una scusa per baciarlo, tutte le mattine prima di andare a lavoro… lui le rispose che però così avrebbe dovuto baciare chiunque fosse venuto a casa… lei sorrise e rispose che quando qualcuno viene, il bacio di saluto lo si dà... per cui si rispetta l’usanza del vischio, ma che era lei a scegliere che tipo di bacio dare….”
Lo guardò negli occhi e continuò :
“Sono io che voglio questo…” disse prima di afferrarlo per i lembi del giaccone e tirarlo nuovamente a sé.

Si scambiarono un nuovo lungo e passionale bacio poi lui disse:
“Allora vado…” chiese speranzoso ma lei annuì.
Aveva fatto un passo importante, ma non era ancora pronta per farne un altro. Il sorriso sul volto di Kate si rabbuiò un poco. Lui questo lo capì e la strinse a sé, facendole alzare gli occhi verso di lui che la guardava sorridendo. La tristezza scomparve anche dagli occhi di lei…
“Allora ci vediamo domani?” propose lui.
“Non dovevi fare il megagalattico albero con tua figlia?”
“Ohug… già…ma puoi venire tu da me e ci dai una mano! Sai il vischio c’è anche da me…” disse scherzando e guadagnandosi un buffetto
“No!” rispose lei seria “ Hai promesso ad Alexis che saresti stato tutto suo… è la vostra giornata… ti ho sequestrato già oggi… e avete rinviato!”
“Abbiamo posticipato… ma nemmeno mia figlia era così interessata a farlo oggi, visto che è via con le amiche!!” disse serio, poi aggiunse “Quanto a te… se vuoi sequestrarmi, ammanettarmi … fai pure..”
disse avvicinandosi sempre più e rubandole un altro bacio, sempre rigorosamente sotto il vischio.
Lei sorrise a quel nuovo gioco che non le dispiaceva per nulla! Però lo allontanò facendolo uscire sul pianerottolo e guardandolo con finta aria minacciosa… Era tornato il suo solito sguardo ma accompagnato da uno splendido sorriso.
“Ok d’accordo! Domani giornata con mia figlia…” disse serio, fingendosi spaventato “Ma… posso chiamarti?” domandò titubante
“Certo!” sorrise lei “Devi raccontarmi come procede e descrivermi dettagliatamente com’è il tuo megagalattico albero!” disse scherzosamente.
“Sarà fatto!” rispose lui.
Stava per voltarsi e andarsene, quando lo tirò nuovamente verso di lei che era ancora sotto al vischio.
“Dove credi di andare, senza salutarmi… io sono ancora qui sotto”
Lui sorrise e la baciò di nuovo. Si scambiarono un tenero bacio e solo staccandosi di poco le sussurrò sulle labbra:
“Buona note, Kate… sogni d’oro”
“Buona notte Rick!” rispose lei
“lo sarà di sicuro!” continuò lui “Sognerò te...”
Lei sorrise e si morse il labbro inferiore.
Piano si sciolsero dall’abbraccio e lo vide sparire giù per le scale…

Mentre scendeva, si sentiva felice come non mai!
Adoro il vischio pensò e decise che prima di tornare a casa avrebbe fatto un salto a comprarne due o tremila rametti!

Kate chiuse la porta alle sue spalle e vi si appoggiò, toccandosi le labbra. Era felice, finalmente felice!
Poteva affermare che quel muro era definitivamente crollato? Non lo sapeva, ma di certo aveva trovato un modo per evitare le macerie e vivere finalmente il loro amore! Si incamminò verso il centro della stanza e si voltò verso la porta. Guardò l’artefice della sua ‘scusa felice’ e pensò a quanto avesse ragione sua madre ad adorare quei rametti… Si girò verso l’albero e notò sulla poltrona, la sciarpa che Rick le aveva messo al collo quel pomeriggio.
La prese e la portò al viso, annusando il profumo di lui… di colui che forse presto sarebbe diventato definitivamente il suo LUI.
Sorrise e felice, la indossò di nuovo e si avviò alla camera da letto.

Si avvicinò al cofanetto in legno per riporre l’orologio del padre e l’anello della madre.
Prima di richiuderlo, si fermò un attimo e si ricordò di avere ancora in tasca il bambinello del presepe. Lo prese e lo depositò lì dentro. Poi richiuse il coperchio con la foto dei suoi genitori felici e accarezzando il viso della donna disse:
Grazie mamma!





Il mio Angolo...by Foxi
Salveeeeeeee
eccomi qua con l'ultimo enorme capitolo!!!
ci sono riuscita e quindi intera, parteciperà ai CSA 8°Turno :>


Dunque prima di passare ai ringraziamenti volevo dirvi che per la casa di Beckett mi sono ispirata a una piantina che girò tempo fa:
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Per cui i riferimenti a oggetti e stanze sono in relazione a questa!


Adesso veniamo ai ringraziamenti!
Grazie alla mia Sister che mi sOpporta, corregge, ispira e incoraggia!
A volte dei pezzi in più sono usciti proprio mentre chiacchieravo con lei, che ignara di tutto mi ispirava!!!
molto spesso anche grazie alla nostra Connection!

Grazie alla mitica cugy Mari_Rina24 e a Silvia per aver betato anche questo capitolo!

Grazie alla mitica Rebecca, o Rebby... (non l'amica di Alexis ma la mia cara amica :P)
spero ti tia piaciuto il riferimento! :P
grazie per aver "giocato con me", insieme a Lau nella scelta di alcune cose, a vostra più totale insaputa del "motivo" della mia domanda! :P

e GRAZIE a tutti voi che con pazienza avete recensito e a tutte quelle che hanno anche solo letto!
Siete tantissime! GRAZIE



ultima cosa poi chiudo anche l'angolo...
Come avete visto ho cliccato la casellina 'completa'
ora vi fo una domanda:
Secondo voi è finita?
cioè volete che sia finita o siete curiose/i di scoprire che faccia farà Alexis al suo regalo?
volete sapere come "evolve", se "evolve" la situazione?
Beh fatemi sapere! :P



Baci
Vulpix
:>


ah se qualcuno si fosse chiesto com'è il centrotavola di Kate... eccovelo:
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