“Itachi
ha ucciso i suoi amici, ha
ucciso i suoi superiori, ha ucciso la
sua amata, ha ucciso suo padre, ha ucciso sua madre ma non ha
saputo
uccidere il suo fratellino.” – Tobi; cap. 400
DI
CUGINI, NUOVE CONOSCENZE E CHIOSCHI DI ONIGIRI:
Si
massaggiò stancamente le orecchie, aveva ancora i timpani
indolenziti dal
ciarlare di suo cugino Shisui: era stata decisamente una pessima idea
ubbidire
a sua madre che gli ordinava di andare ad avvisare gli zii che quella
sera
erano invitati a cena. Come era possibile che un bambino di appena
sette anni
sproloquiasse di cose inutili, senza
riprendere fiato, per sette minuti contati? Alla fine era
riuscito a
sfuggire da quella casa, non prima di sentire il cugino urlargli
dietro:
“Tranquillo Itachi, continuiamo il discorso
stasera!”
Valutando
se scappare in un altro paese e darsi alla macchia o se fare
affidamento al suo
proverbiale autocontrollo, prese a cullare il fratellino per farlo
addormentare.
Cinque
minuti dopo osservava il piccolo Sasuke, gli occhi chiusi e la bocca
leggermente aperta, dormire beatamente tra le sue braccia; era
pressoché
arrivato a casa quando si senti piombare qualcosa addosso. Pronto
all’azione si
girò a guardare chi lo stava attaccando ma vide solo una
bambina, di circa
cinque anni, che piangeva disperatamente sul suo vestitino bianco a
pois neri:
aveva lunghi capelli ebano e un paio di grandi occhi –sempre
neri- contornati
da folte ciglia, in quel momento luccicanti di lacrime; non vi erano
dubbi che
era un’Uchiha… un’Uchiha parecchio
sconvolta a dire la verità.
“Hei,
tutto bene?” le chiese senza scomporsi Itachi.
“Perché piangi?”
“Perché
ho deciso che non torno più a casa… non sopporto
più i miei genitori!” disse
l’altra, tra un singhiozzo e l’altro.
“Potresti
parlare piano? Il mio fratellino si è appena
addormentato..” le chiese lui
pacato, prima di aggiungere: “E perché non li
sopporti più?”
“Continuano
a litigare e si lanciano addosso tutti quei kunai..”
“ Bè..
pensa a chi i genitori non li ha nemmeno.”
“Meglio
non averli che averli come i miei.” ribattè
ostinata l’altra.
Sembrava
davvero sconvolta con i capelli arruffati, il viso paffuto tutto rosso
dallo
sforzo e il vestitino sporcato di terra; Itachi ebbe un moto di
compassione.
“Senti,
io sto andando a mangiare un po’ di onigiri”
mentì lui “ti va di venire con
me?”
“Va
bene.”
Per un
po’ camminarono in silenzio, una asciugandosi le lacrime,
l’altro che la
osservava di soppiatto.
“E’
carino il tuo fratellino.. quanti anni ha?” gli chiese,
guardando il bambino
che dormiva con un dito in bocca in braccio a Itachi.
“Appena
un anno…”
“E come
si chiama?”
“Sasuke.”
“Un bel
nome” approvò la bambina. “E tu come ti
chiami? Sei un Uchiha vero?”
“Io sono
Itachi e, si, sono del clan. Te, invece?” rispose
l’altro, sempre nel suo modo
fin troppo calmo per un bambino di soli sei anni.
“Io sono
Uchiha Miku. Piacere.” aggiunse poi, porgendoli la mano
graffiata, che venne
stretta dal moro.
“Sei
caduta?” le chiese, indicandole con un cenno la mano
graffiata e sporca di
terra.
“Eh già.”
sorrise l’altra. “Poco prima di incontrare te..
stavo correndo e non vedevo
bene per via delle lacrime e cosi ho fatto una caduta a terra, peggio
di un
sacco di patate!” E rise, con la sua voce limpida e
cristallina. L’altro fu
sollevato dal vedere che le stava tornando il buon umore.
Chiacchierando
arrivarono al chiosco di onigiri, appena fuori dal quartiere degli
Uchiha.
“Due
porzioni di onigiri, per piacere.”
“Oh..
ciao Itachi.” lo salutò cordialmente il
negoziante. “Vedo che hai portato anche
Sasuke e una tua amica oggi..”
“Eh già.
Questa è Miku.” fece le presentazioni il moro.
“Itachi..
prendi solo una porzione per te. Io non ho soldi con me..”
aggiunse timidamente
l’altra.
“Tranquilla.
Sta volta offro io.” si intromise di nuovo il negoziante,
prima di porgere ai
ragazzini due onigiri.
“Grazie
mille, signore.” ringraziò Miku, addentando con
gusto il cibo.
“Ti
ringrazio, Takumi-san.”
I due
consumarono il loro spuntino seduti su una panchina, in perfetto
silenzio,
ognuno perso nei proprio pensieri. Poi la bambina butto via il
tovagliolino e
si girò verso Itachi.
“Ora devo
proprio andare.”
“Tornerai
a casa?” si informò, un po’ preoccupato
l’altro.
“Si,
almeno fino a quando non sarò in grado di provvedere a me
stessa.”
“Bene.”
“Ciao
allora.”
Poi la
ragazzina si girò in un turbine di capelli neri e sorrisi, e
partì correndo
verso il quartiere degli Uchiha; Itachi la osservo allontanarsi e quasi
si
prese un colpo quando la vide ruzzolare rovinosamente a terra, ma Miku,
alzandosi di scatto, si girò e gli fece il segno
dell’ok con la mano, prima di
ripartire a razzo verso casa.
Itachi si
concesse un sorrisino, poi si alzò e si diresse verso casa,
sempre tenendo in
braccio l’amato fratellino.
Erano le
dieci del mattino e Itachi era ancora a letto, tormentato dagli incubi
della
sera prima: Shisui che per tre ore ininterrotte gli urlava in un
orecchio.
Stava giusto per rigirarsi nel letto e concedersi un’altra
mezz’oretta di
sonno, quando un vagito disperato ruppe il silenzio della casa.
“Mamma,
vado io a vedere cos’ha Sasuke.”
“Ok, fai
attenzione però!” le rispose Mikoto, dal piano di
sotto.
Itachi entrò
nella stanza del fratellino, che stava piangendo disperatamente,
delicatamente
lo prese in braccio e iniziò a cullarlo; Sasuke, sentendo la
voce del fratello
e il calore del contatto si tranquillizzò subito.
“Che ne dici?
E’ ora della colazione, giusto?”
Scese al
piano di sotto, facendo attenzione a dove appoggiava i piedi in modo da
non
rovinare giù dalle scale.. non che ce ne fosse bisogno date
le sue capacità di
ninja.
“E’ ora
della pappa, Sasuke!” gli venne incontro Mikoto, con i
capelli raccolti in una
coda e il grembiule stretto in vita. “Dammi pure il piccolo.
Per te c’è del
latte caldo in cucina.”
“Grazie,
mamma.”
Aveva
appena finito di fare colazione quando bussarono alla porta. Quando
aprì si
trovò appoggiato allo stipite il suo migliore amico,
nonché cugino, altresì
definito come Shisui Uchiha.
“Sei
ancora in pigiama, Itachi?” gli domandò lui, senza
nemmeno degnarsi di
salutarlo prima.
“Mi sono
appena svegliato..” gli rispose l’altro.
“Fai
schifo… Mia mamma mi ha tirato giù dal letto due
ore fa! Comunque andiamo a giocare
fuori! E’ una giornata bellissima..”
scalpitò l’amico, agitandosi sul posto.
“Si,
lascia almeno che mi cambi..” aggiunse, indicando
eloquentemente il pigiama con
gli stemmi Uchiha che indossava.
“Fai
veloce però; non metterci mezz’ora come sempre..
peggio delle femmine sei!” lo
canzonò Shisui, seguendolo al piano di sopra. Itachi, del
resto, mantenne la
sua solita aria tranquilla e sorvolò sulla frecciatina del
cugino.
Si stava
cambiando quando suonarono nuovamente alla porta, dal piano di sotto si
sentì
Mikoto andare ad aprire.
“Itachi!”
lo chiamò trenta secondi dopo.
“C’è una persona per te.”
“Arrivo
subito, mamma.” Si infilò veloce la maglia con lo
stemma Uchiha sulla schiena e
poi scese al piano di sotto, sempre seguito da Shisui.
In mezzo
al tappeto del salotto c’era Miku, i capelli tenuti insieme
da un fermaglio a
forma di giglio e in mano una scatoletta.
“Ciao
Itachi.” lo salutò lei, un po’
imbarazzata.
Itachi
aveva appena aperto la bocca per pronunciare un piccolo
“Ci..” che Shisui si
piazzò davanti a lui, coprendogli la visuale, e si
presentò con fare da
marpione alla ragazzina: “Sono Shisui Uchiha,
l’Uchiha più carino del clan e
cugino di quel musone di Itachi.. piacere di fare la tua
conoscenza.”
“Piacere
di conoscerti, Shisui. Io sono Miku Uchiha.” lo
salutò lei, poi si sporse a
guardare l’altro moro e gli porse la scatoletta che teneva in
mano. “Questi
sono per te, un paio di onigiri fatti da me, sono per ringraziarti di
ieri..”
“Grazie,
non dovevi!” le sorrise lui, prendendo un’onigiri e
offrendo gli altri due alla
sua nuova amica e al cugino; di sicuro quello era l’inizio di
una lunga amicizia.
SPAZIO
AUTRICE:
Eh si, una nuova storia per Eikochan.. che culo, direte voi!
Questa storia, che non penso sarà molto lunga, mi
è saltata in
mente leggendo quello che dice Tobi a
Itachi… ho voluto quindi immaginare
l’amata di Itachi. Spero vi piacerà,
questo era solo un piccolo capitolo di presentazione; gli altri saranno
più
lunghi.
Beh.. fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e se
l’idea vi intriga.
Un
bacio, Eikochan.
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