Noelene di Elisir86 (/viewuser.php?uid=688)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I- Il binario nove e tre quarti ***
Capitolo 2: *** Capitolo II- Alla fermata dell’autobus ***
Capitolo 3: *** Capitolo III- Il ragazzo di Villa Rosa ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV- Il professore ***
Capitolo 5: *** Capitolo V- Musica ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI- Fleur ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII- Ci fidiamo di te ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII- L'inizio ***
Capitolo 1 *** Capitolo I- Il binario nove e tre quarti ***
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Noelene
Capitolo
I
Il
binario nove e tre quarti
Noelene
non sapeva come ci era arrivata in quel luogo.
Voleva
scappare da suo fratello Clay e il suo amico Wilmot, e si era solamente messa a
correre nella vecchia stazione dei treni.
Ma
ora i suoi grandi occhi azzurri fissavano la scura locomotiva che stava di
fronte a lei.
Fermo,
su un binario nascosto al mondo, vi stava un treno. Un tempo probabilmente era
stato meraviglioso, e confortevole. Un treno che probabilmente aveva portato nel
suo grembo personaggi illustri.
Ora
però aveva perso la sua funzione, e lo avevano lasciato lì, a creare tane per
topi e qualche povero ragno.
Le
tende che coprivano i finestrini ormai rotti, erano state strappate e bruciate,
probabilmente causa di una guerra, ma erano rimaste di un rosso vivo.
Gli
scompartimenti un tempo di legno, non esistevano più, mangiati da piccole tarme
nel corso di anni, e di loro erano rimasti solo i costruzioni di sedili.
E
là, dove stava il ferroviere, tutto sembrava più cupo.
Se
non fosse stato per lo scheletro di una mano che penzolava fuori dalla piccola
finestrella che dava aria al povero uomo.
Alzandoti
sulle punta dei piedi per arrampicarti fino a sfiorare con le labbra le ossa
marce, puoi osservare il sorriso spaventoso del teschio.
Un
sorriso che di sicuro non aveva stampato sul viso, nel momento in cui moriva.
Ma
non era l’unico rimasto sul treno.
Nel
freddo e ormai distrutto corridoio, accasciata sotto un carrello pieno di dolci
marci e schifosamente puzzolenti, stava un altro scheletro umano, rannicchiato
nella posizione fetale.
Solo
il cranio non vi era, e al suo posto ci stava un buco, dal quale potevi
benissimo vedere il binario arrugginito.
Noelene
si allontanò velocemente, iniziando a camminare sul marciapiede che
fiancheggiava le rotaie.
Con
le manine torturava i lunghi capelli color miele, e gli occhi che fissavano la
polvere che s’alzava ogni volta che faceva un passo.
Ed
ecco che qualcosa catturò di nuovo la sua attenzione.
Per
terra, a pochi centimetri dai piedi di Noelene vi stava un cartello di ferro.
Sbiadito e nascosto dalla polvere vi erano un numero.
E
se t’inchini solo leggermente puoi soffiarci sopra e scoprire che di numeri ce
ne sono ben tre.
9¾
Noelene
sbatté un paio di volte le palpebre, mai nessuno le aveva parlato di quel
binario.
Ritornò
sui suoi passi con velocità sperando di trovare una via di fuga per ritornare a
casa.
“Non
posso trattenermi a lungo, mamma. Sono sulla carrozza di testa, i prefetti hanno
due scompartimenti riservati...”
La
voce eccitata di un giovane, e un sorriso sincero che illuminava il viso pieno
di efelidi.
E
il corpo di quest’ultimo che la oltrepassava.
“Oh,
tu sei un prefetto, Percy? Avresti dovuto dircelo, non ne sapevamo niente.”
“Aspetta
un attimo, mi ricordo di avergli sentito dire qualcosa in proposito una
volta...”
Noelene
si voltò trattenendo il respiro, a pochi centimetri da lei due figure
inconsistenti uguali che ridevano.
La
bambina spalancò gli occhi, vi era anche una donna un po’ grassottella e
altri due bambini vicino a loro.
Indietreggiò.
Incurante
se dietro di lei ci fosse un muro orribilmente pieno di muffa.
“Chi
è?”
Aveva
chiesto la donna.
“Har...”
E
improvvisamente Noelene si ritrovò per terra nella vecchia stazione. Clay che
la guardava stupito e preoccupato.
“Da
dove vieni fuori eh? Mi hai fatto preoccupare stupida!”
Ma
la bambina non si mosse.
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Capitolo 2 *** Capitolo II- Alla fermata dell’autobus ***
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Capitolo
II
Alla
fermata dell’autobus
King’s
Cross era la vecchia stazione di Londra.
L’avevano
abbandonata dopo che ci fu un attentato, ma non vi erano state bombe, ne
sparatorie.
E
stranamente nessun uomo, donna o bambino che fosse, non sopravisse alla
tragedia. E i loro corpi erano solo accasciati al suolo senza ferite, con il
viso stravolto dal dolore.
Non
l’avevano più utilizzata con la speranza che quel spaventoso ricordo se ne
andasse.
Babette,
la nonna di Noelene, ancora si ricordava il dolce profumo del negozio di
caramelle dove solitamente aspettava l’arrivo di suo padre.
Noelene
però non ci aveva mai messo piede, non fino il giorno in cui si era ritrovata
in un posto oscuro, e spaventosamente pieno di strane e fugaci immagini.
E
ora, lei, non capiva perché sua madre la stava trascinando via di casa, senza
lasciarla salutare suo fratello Clay e suo padre.
“Dove
andate?” aveva chiesto il ragazzo senza distogliere lo sguardo dalla
televisione. “Fra un paio d’ore torniamo.” Fu la fredda risposta della
donna.
Ma
una volta fuori dalla città, e nel bel mezzo della campagna, la signora Bleecky
parcheggiò la macchina.
“Scendi
e prendi la valigia.” Si era accesa una sigaretta, “Aspetta l’autobus e di
che devi andare a Villa Rosa.” Si sporse dal finestrino guardando con noia la
figlia, “Tieni un po’ di soldi.”
E
poi via.
Non
l’aveva nemmeno salutata.
Noelene
però, non si mise a piangere e si sedette lentamente sulla polverosa strada,
prima o poi sarebbe passato l’autobus.
E
Clay sarebbe andato a riprenderla subito...sospirò.
Poi
la vide.
Una
figura nera che correva verso di lei, i lunghi capelli biondi che si muovevano a
contatto con l’aria.
Incitava
una ragazza rossa di correre. “Corri! Siamo quasi arrivate! Corri Ginny!”
l’accento straniero era quasi mascherato dal fiato corto e dalla voce
strozzata.
La
rossa oltrepassò Noelene, e la bambina poté notare che in realtà era un
fantasma. Ma la bionda era rimasta indietro.
Gli
occhi sgranati dal terrore, e le mani che s’allungavano in avanti.
“BILL!”
La
voce carica di disperazione e orrore.
Una
luce verde e la giovane donna che cadeva a terra.
L’autobus
arrivò in quel momento.
Noelene
salì e con velocità si sedette. Premendo il volto sul finestrino osservò
ancora la lunga distesa del campo di grano. Ma della bionda nessuna traccia.
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Capitolo 3 *** Capitolo III- Il ragazzo di Villa Rosa ***
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Capitolo
III
Il
ragazzo di Villa Rosa
Noelene
non ci poteva credere.
Villa
Rosa non era altro che una splendida casa di legno circondata da capi di grano.
La padrona era una simpatica anziana (Enola), che la aveva fatta accomodare in
una stanza, che faceva invidia al suo salotto.
In
quel momento a Villa Rosa c’erano solo lei e una ragazza.
Ma
la ragazza non si fece mai vedere per tutto il giorno.
E
così arrivò la notte.
Noelene
però non dormiva.
Un
ragazzo stava suonando una triste melodia su un pianoforte inconsistente. Aveva
corti capelli biondi, quasi bianchi e la schiena rigidamente dritta.
“Perché
l’hai fatto?”
Era
la voce di donna.
Una
voce triste.
“Dovevo...”
La
musica continuò e il corpo di una signora bellissima si materializzò vicino
alla finestra.
“E ora? Credi di poter sfuggire al Suo
castigo?”
“Mamma,
dimmi solo che mi vuoi bene.”
La
donna singhiozzò, nascondendo il viso tra le mani. La musica cambiò
improvvisamente, diventando allegra.
Sembrava
che il ragazzo volesse far sorridere sua madre.
“Ti
vogl...”
Noelene
si spostò nell’enorme letto finendo dall’altra parte. E dove prima c’era
lei, la donna bionda stava sdraiata.
Sorrideva
allegra e i biondi capelli erano ben pettinati in un elaborata acconciatura.
“Ormai
sei grande Draco, non puoi aver paura di rimanere da solo.”
E
un bambino di quattro anni dai corti capelli biondi, quasi bianchi le saltò
addosso. “Ma, mamma, tu domani te ne vai per tanto, tanto, tanto tempo.”
Sul
suo viso pallido si disegnò un tenero broncio.
Noelene
scese di scatto dal letto. Gli occhi sgranati che fissavano il corpo
inconsistente dei due che piano, piano scomparivano accompagnati dalla dolce
risata della donna.
E
ancora vide il bambino, più grande di qualche anno che stava seduto sulla sedia
imbottita.
Lo
sguardo arrabbiato.
“Ma
padre! Pansy non mi piace nemmeno! Perché dovrei passare l’estate con lei?”
Noelene
corse verso la porta della stanza, proprio quando un uomo dagli occhi glaciali
si avvicinava al bambino.
“Perché
sarà tua moglie!”
E
chiuse la porta dietro le spalle.
Ma
Noelene non riuscì a non vedere il ragazzo che prima suonava il piano,
camminare con velocità nel corridoio.
“Signorino!
Signorino Malfoy!” un tesserino verde che lo seguiva.“Signorino, non può lasciare la maschera su un
comò dove tutti possono vederla!” sembrava preoccupato.
Il
giovane si era girato furioso verso la piccola creatura, e strappando la
maschera argentea la lanciò contro il muro.
Si
frantumò.
"Non
me ne frega un cazzo!"
E
come se niente fosse entrò nella sua stanza passando su Noelene.
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Capitolo 4 *** Capitolo IV- Il professore ***
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Capitolo
IV
Il
professore
La
cantina di Villa Rosa era enorme. Piena di piccole finestre all’altezza del
suolo. Enola le aveva raccontato che un tempo vi erano delle prigioni, ma che
sua madre aveva fatto ristrutturare.
Noelene
si era ritrovata lì sperando di non vedere più quelle strane immagini. Ma si
sbagliava.
Un
uomo alto, dal viso appuntito e dai lunghi capelli scuri stava accovacciato
verso lo scafale dei vini bianchi.
Lo
sguardo distante, e il naso adunco.
Una
mano pallida, uscita dallo scafale, gli accarezzò il viso, e una sussurro
femminile uscì da una bottiglia del 2002.
“Non
importa, professore...l’importante è che il resto dell’Ordine resista
ancora.” Velocemente la mano dell’uomo coprì quella della ragazza.
“Presto
ti porterò fuori da qui...Potter senza di te non...”
“Professore
lei ha un compito più importante che salvare me.”
La
voce era sicura.
L’uomo
si spostò una ciocca di capelli unticci dietro l’orecchio destro.
“Non
c’è molto tempo, non lo deve sprecare con me. L’Ordine ha bisogno anche di
voi.” Il viso della giovane si materializzò vicinissimo a quello
dell’uomo.
Una
ciocca di capelli rossi le copriva gli occhi. “Riporti Silente da Harry...”
sussurrò baciandolo su una guancia, “...E lascia che io segua il mio
destino.”
Noelene
si voltò di scatto per risalire le lunghe scale.
Ma
di nuovo il ragazzo biondo le si materializzò davanti. Stava scendendo le
scale, seguito dall’uomo scuro.
“Dovremo
prendere uno di loro.”Sembrava stanco, con lo sguardo perso nel vuoto, “Chi
credi sia meglio Piton?”
Si
avvicinò allo scafale pieno di torce elettriche, sembrava osservare qualcosa da
una porta socchiusa.
Noelene
salì le scale stanca e spaventata.
Ma
una volta arrivata alla hall la bambina si bloccò di colpo. La donna che aveva
visto nella sua stanza stava seduta sulle scale che portavano al piano
superiore.
Nella
mano teneva un bicchiere di vino rosso e teneva gli occhi fissi sulla porta di
casa.
Noelene
si spostò verso la cucina.
La
donna scomparve e al posto suo si materializzò l’uomo di prima, si stava
trascinando verso la cantina.
"Cosa
vuoi fare Lucius?"
Un
altro uomo, con i capelli quasi argentei si delineo, scendeva lentamente le
scale, ma sul suo volto c’era dipinta la follia pura.
“Non
ti perdonerò mai!”
Urlò
prima che dalla sua mano protesa uscisse un raggio verde.
Noelene
urlò coprendosi il viso con le mani e cascando sul pavimento della cucina.
“Ho
sbagliato tutto nella vita, Narcissa, ma ora so quello che sono e cosa sto
facendo.”
La
voce sussurrata del moro.
“Severus...”
La
voce della donna carica di tristezza.
Poi
le mani gentili di Enola che l’aiutavano ad alzarsi e tutto ritornò normale.
Nessun
sussurro, nessuna immagine.
Solo
lei e la signora anziana.
“Noelene
piccola mia, cosa ci fai qui?” le stava domandando accompagnandola lungo le
scale.
“Non
riesco a dormire.”
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Capitolo 5 *** Capitolo V- Musica ***
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Grazie
per i commenti! ^///^
In
questo capitolo c'è uno scambio di parole tra Fred e George che è in un'altra
mia fanfic "SALICE PIANGENTE"
Spero
che anche questo capitolo vi piaccia!
Capitolo
V
Musica
Il
giorno prima aveva dormito con Enola e nessuna immagine inconsistente l’aveva
più disturbata.
E
quella mattina, la signora le aveva portate a fare un bel picnic vicino a un
fiume. Lontano qualche ora dalla villa.
Noelene
perciò aveva conosciuto Alysha la ragazza che abitava insieme a lei a Villa
Rosa. Era stata mandata lì da sua zia per farle curare le sue insonnie.
Fu
così che tra chiacchiere e risate che finirono il loro pranzo e si sdraiarono
sotto il un salice piangente.
“Assolutamente
no!”
Noelene
spalancò gli occhi azzurri, di Alysha e Enola nessuna traccia.
“Oh,
smettila Fred! Io sono più veloce di te e posso arrivare da Bill in meno di due
ore!” Il corpo di una ragazza dai lunghi
capelli rossi dava le spalle alla bambina.
“Non
è questo il punto! Mamma ti ha affidata a me e io di certo non ti lascerò fare
certe pazzie!” Un ragazzo di tre anni più
vecchio si materializzò accanto a lei. I capelli rossi spettinati e sporchi, la
barbetta incolta.
“Non
sono sola c’è anche Flebo con me!”
Noelene
s’alzò in piedi e la scena cambiò.
Due
ragazzi indettici stavano seduti sotto l’albero e una bottiglietta contente
fumo grigio stava nelle mani di uno di loro.
“Fred?”
“Si?” i lunghi capelli rossi che coprivano gli occhi del ragazzo.
“La
nascondi tu per favore?” la fiala cascò.
Si
spostò velocemente, doveva ritrovare Enola, aveva paura.
Una
ragazzina di sedici anni le corse incontro, “Bill!”
rideva felice, e saltò imbraccio al ragazzo oltrepassandola.
Noelene
notò solo i lunghi capelli rossicci e un orecchino bizzarro prima che tutto
scomparisse.
“Ehi!
Che faccia che hai!”
Alysha
la stava fissando preoccupata, in mano teneva due coni, “Abbiamo deciso di
comprare dei gelati. Che gusto preferisci? Limone o Fragola?”
E
fu in quel momento che tutto accanto a Noelene fu buio.
Si
ritrovò da sola con la musica di un pianoforte inesistente, e la figura del
giovane ragazzo biondo.
“Cosa
volete da me?”
Gli
occhi carichi di lacrime e le manine che tremavano.
La
musica continuò triste.
“Nessuno
di noi lo sapeva. Nessuno voleva questo. Nemmeno Lui.” La voce del ragazzo
era strascicata e stanca.
“Eravamo
in tanti sai? Molti di più dei babbani. C’era chi odiava, chi distruggeva e
chi...Chi tentava di salvare la vita a quelli senza magia. Ma, mai avremmo
immaginato che il nostro mondo si sarebbe concluso così.
Che
i maghi si sarebbero estinti.
Da
bambino pensavo che i babbani dovessero sparire dalla faccia della terra...”
S’azzittì
mentre cambiava musica.
Da
triste a allegra.
“Abbiamo
abbandonato in tutti i luoghi le nostre esperienze...i nostri ricordi...” Noelene
si guardò attorno sperando che tutto fosse un incubo.
“E
abbiamo lasciato la nostra vita. Molti di noi non hanno trovato pace. Io non ho
trovato pace!” la musica divenne più veloce.
“Stavamo
in un mondo di ricordi e silenzio. Un mondo che nessun babbano poteva vedere,
sentire. Ma tu...Tu sei entrata nel mondo della magia! Hai oltrepassato la
sottile linea che divide maghi e babbani...”
Noelene
iniziò a piangere, “Io non volevo, io...”
“I
nostri nomi non sono rimasti impressi nella storia. Dimmi, sai magari chi era
Harry Potter? E Luna Lovegood? Sono solo due nomi che nessuno considera. Eppure
di nomi come questi ce ne sono tanti. Perché sono i nomi di eroi, ma non si può
pretendere che i babbani possano ricordarsi di persone morte in un mondo che ora
non esiste.”
La
musica cessò e il ragazzo si voltò verso la bambina.
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Capitolo 6 *** Capitolo VI- Fleur ***
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Grazie
a tutti per i commenti.
Quello
che suona il piano, si è Draco... In questo capitolo la voce di Draco è in
grosetto, poiché è come se fosse il narratore della storia.
Da
questo capitolo iniziano i ricordi.
Vi
prego di lasciare ancora commenti!
Capitolo
VI
Fleur
La
prima ad andarsene fu Fleur, la moglie di Bill.
Noelene
sobbalzò nel vedere il salice piangente sotto al quale pochi minuti fa
riposava.
Un
ragazzo e una ragazza dai capelli rossi stava in piedi. E la voce del ragazzo
biondo divenne solo un mormorio di sottofondo.
“Assolutamente
no!” Frederick osservava furioso
sua sorella, i capelli rossi tagliati in maniera bizzarra.
“Oh,
smettila Fred! Io sono più veloce di te e posso arrivare da Bill in meno di due
ore!” Lei gli dava le spalle, e guardava
con freddezza il cielo limpido. Un cielo troppo bello per tempi come quelli.
“Non
è questo il punto! Mamma ti ha affidata a me e io di certo non ti lascerò fare
certe pazzie!” Si portò una mano tra i
capelli appiattendo solo alcuni ciuffi. La barbetta incolta che gli dava un
aspetto malato.
Si
avvicinò a Ginny affiancandola, lei aprì leggermente le labbra “Non
sono sola c’è anche Flebo con me!”
Frederick
sospirò arrabbiato, affondando le mani nelle tasche dei jeans, “Vuoi
sempre vincere tu...” mormorò abbassando
lo sguardo sul prato verde, “Ma questo non è un gioco! Tu non puoi
tornare in vita, non hai altro che una sola opportunità che...” alzò gli occhi blu, carichi di lacrime, per fissarli in quelli azzurri
di lei, “Io non sopporterei di perderti...”
Ginny
sorrise dolcemente, abbracciandolo.
“Oh,
il mio dolce fratello!”
Due
fratelli, che in quel momento non pensavano che quel gesto fosse stato il loro
addio. Non è forse triste Noelene? Non hai mai sentito parlare di loro, della
famiglia Weasley?
La
famiglia che tutti dovrebbero prendere come esempio.
La
famiglia che perfino io avrei voluto.
Ne
hai mai sentito parlare?
E
in quel momento con passo veloce arrivò Fleur, i capelli legati in un alta
coda. Al collo una pesante collana.
“Andiamo?”
chiese con dolcezza, non mascherando l’accento
francese.
In
pochi minuti Ginny era già alla passaporta, mentre la giovane moglie di suo
fratello era rimasta con il gemello.
“Fred,
so quanto ami tua sorella. E finché ci sarò io vicino a lei te non ti devi
preoccupare...”
Lo
guardò un momento, sembrava scettico.
“Non
permetterò mai che le succeda qualcosa.”
Raggiunse
velocemente la rossa e insieme toccarono il capello di paglia. Scomparvero da
quel luogo.
E
si ritrovarono nel capo di grano.
Ma
mai si sarebbero aspettate di trovarsi in mezzo a dei maggiamorte.
E
iniziarono a correre per salvarsi la vita... Per salvare la vita di tutti i
babbani.
Dimmi
Noelene qualcuno ti ha parlato di questa corsa? Ti hanno parlato della
disperazione che queste due giovani donne hanno dovuto provare in quei attimi
per dare un futuro a tante persone sconosciute?
Hanno
corso per questo mondo.
E
Fleur, la bella Fleur...
La
giovane donna si tolse la pesante collana, lanciandola tra le mani tremanti di
Ginevra, “Corri! Siamo quasi arrivate! Corri Ginny!”
La
incitava nonostante fosse più vicina di lei alla nuova passaporta.
Fleur
aveva perso l’elastico e ora aveva i lunghissimi capelli sciolti. Vide suo
marito in lontananza abbracciare sua sorella.
Gli
occhi azzurri come il cielo sgranati dal terrore, e le mani che s’allungavano
in avanti, nell’insulsa speranza di darsi più forza.
“BILL!”
Urlò
con disperazione e orrore, proprio mentre la maledizione senza perdono, che ti
toglieva la vita la stava per colpire.
E
la colpì.
Vigliacchi
come pochi erano i mangiamorte, perché colpire una persona di spalle non è mai
un gesto di cui vantarsi.
Non
è un peccato Noelene, che una donna così bella se ne andasse proprio quando
aveva scoperto l’amore?
Noelene
trattenne un singhiozzo.
“Smettila.
Non voglio vedere queste cose!”
Il
ragazzo comparve ancora, sempre seduto sul pianoforte, con le magre e lunghe
dita che si muovevano sui tasti.
“Ma
tu devi...Devi raccontare di Fleur, Ginny, di me, e di tutti gli altri. Devi far
conoscere i nostri nomi, e le nostre ultime gesta.
Eravamo
solo ragazzini, Noelene.
Ronald
ne aveva solo diciassette.
Io
dicianove.
Eppure
abbiamo combattuto come pochi.
Devi
raccontare la fine di un mondo che doveva essere eterno.”
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Capitolo 7 *** Capitolo VII- Ci fidiamo di te ***
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Capitolo
VII
Ci
fidiamo di te
“Perché
suoni sempre il pianoforte.”
Il
ragazzo continuò una melodia che mai nessun umano aveva sentito, “Se
stessi ad ascoltare i ricordi lo sapresti.”
Noelene
si avvicinò al giovane.
“Mi
fai vedere il ricordo...”
“Ho
sempre detestato Percy Weasley.” Iniziò
alzando la testa e fissando il nero davanti a lui.
La
bambina sobbalzò.
“L’ho
sempre detestato da quando sono nato, come tutti quelli della sua famiglia. Tu
come pensi che lo vedresti qui, se fosse lui a raccontarti del suo ultimo grande
gesto?”
Noelene
indietreggiò.
“Come
pensi che vedresti Fleur? E Potter? E perché no, come vedresti Granger?”
“Io
non lo so.”
E
fu in quel momento che tutt’intorno a Noelene diventò chiaro.
Il
rumore del mare e il profumo di salsedine.
E
al posto del biondo ci stava un ragazzo dai corti capelli rossi e dagli occhiali
dalla scura montatura.
Lo
vide fermo seduto su una panchina.
Nella
mano destra una bacchetta di legno.
“Non
potevo vedere il mare. Ma lo sentivo.”
La
sua voce era rauca.
“Tu
l’hai mai visto Noelene?”
Gli
occhi verdi su di lei e il sorriso allegro, come quello del ragazzo che aveva
visto nella vecchia stazione.
La
bambina scosse la testa, “No, signore.”
“Non
avere paura di nessuno di noi. Non possiamo farti del male...Vogliamo solo
ritrovare quella pace che ci aspetta.
Abbiamo
combattuto sai?
E
nessuno a mai pensato di venirci a cercare.
Io
ad esempio, sono ancora in Grecia. E chissà dov’è Charlie. Tu, l’unica che
dopo secoli è riuscita a vedere un po’ di magia, hai il compito di salvarci
tutti.
Hai
il dovere di raccontare di noi, dei nostri sogni, e delle nostre ultime parole.
È
difficile, una cosa che durerà anni. E forse non riuscirai nemmeno a trovare
alcuni di noi. Ma ci fidiamo di te, Noelene.”
“Perché?”
Il
rosso sorrise, “Ora non te ne posso parlare...” s’accucciò sulla piccola accarezzandole i biondi capelli. Noelene si
meravigliò di sentire il dolce calore della mano.
“Vorrei
farti vedere altre fini.
Altre
lacrime.
Ma
non è così che deve andare.
Quello
che Malfoy ti ha appena fatto vedere è l’ultima immagine di Fleur sulla
terra... Te l’ha mostrata per farti capire.”
La
bambina gli prese una mano tra le sue, “Cosa?”
“Tu
devi capire i ricordi. E solo così si troverà il giusto equilibrio. Solo così,
noi e tutti gli altri potremo andarcene.”
La
fece sedere sulla panchina.
“E
dopo? Non vi vedrò più?”“Non pensare al dopo...Capirai tutto, un
giorno.”
E
così, con lentezza il bianco che la circondava divenne nero, e il ragazzo dai
capelli rossi iniziò a scomparire.
“Ma
come faccio?”
“Questo,
Noelene non lo so. Nessuno non lo sa. Anche se siamo maghi non abbiamo risposte
a tutto...”
E
anche il dolce sorriso scomparve, la musica continuò e il biondo stava sempre lì,
a suonare.
“Sono
tante le anime in pena. Sarà difficile.”
Le
lanciò uno sguardo privo di sentimenti. Poi anche lui scomparve insieme alla
sua musica.
Si
svegliò di soprassalto in una stanza frasca, che sapeva di mandorla. Enola le
stava accanto, “Oh piccola, ci hai fatto preoccupare! Il medico dice che non
è nulla, solo un po’ di stanchezza.”
Noelene
sorrise tristemente.
I
suoi occhi erano puntati dietro le spalle della signora anziana, dove una sagoma
di una ragazzina bionda stava ferma ad osservare il soffitto.
“Luna...Credi
che sia giusto? Che io scriva questa coppia del Cavillo dove...”
Enole
si alzò raggiante, “Meno male che c’era questo piccolo ambulatorio. Vado a
chiedere quando posso portarti via...” Si girò oltrepassando il corpo della
bionda con la borsetta.
“Ma
penso che fra mezz’ora potremmo andare.”
Se
ne andò trapassando due fantasmi.
“Dovrà
esserci un ricordo di noi...E ora lascia lì, dobbiamo andare da Hermione.” Il ragazzo annuì facendo cadere la piuma a terra.
“Continuerò
dopo...”
Scomparvero.
E
gli occhi di Noelene poterono vedere i delicati fogli di pergamena dove prima
stava scrivendo il giovane.
Si
muovevano a contatto con l’aria. Un’aria che in quel momento non c’era.
Ma
nessun altro entrò in quella stanza.
Nessun
fantasma.
Nessun
ricordo.
E
Noelene iniziò a pensare che quello fu l’ultimo ricordo dei due.
E
poi ecco.
Di
nuovo.
Un
ragazzo dai lunghi capelli spettinati chino a scrivere su una scrivania
inesistente. E una ragazza bionda ferma al centro della stanza che fissava il
soffitto.
“Scrivi
di tutti loro...e di noi...Sarà l’ultima coppia del Cavillo. Ho già scelto
l’immagine della copertina.”
Lui
si era voltato verso di lei.
“Luna...Credi
che sia giusto? Che io scriva questa coppia del Cavillo dove...”
Lei
lo guardò di sfuggita, “Neville...” “Cioè, voglio dire,
nessuno lo leggerà...”
“Dovrà
esserci un ricordo di noi...E ora lascia lì, dobbiamo andare da Hermione.” Il ragazzo annuì facendo cadere la piuma a terra.
“Noelene,
hanno detto che possiamo andare!” Alysha la raggiunse con slancio. E scendendo
dal letto notò ancora le due figure.
“BRUCIANO!
BRUCIANO!” La voce della ragazza
terrorizzata, lei che inciampava in una piccola lampada ad olio.
Alysha
la trascinò verso la porta, e ancora l’immagine cambiò.
C’era
solo il ragazzo e stava in piedi con un foglio in mano. “Mi spiace
Luna...” mormorò, e poi scomparve.
Aprirono
la porta e la ragazza stava correndo lungo il corridoio “Neville!
Ron è morto!” Alysha fu oltrepassata dal
corpo alto del giovane moro e la bionda l’abbracciò.
E
improvvisamente Noelene capì cosa doveva fare.
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Capitolo 8 *** Capitolo VIII- L'inizio ***
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Capitolo
VIII
L’inizio
Le
visioni aumentarono.
Ovunque.
Vedeva
gente che rideva, e poi magari con solo qualche anno in più che moriva.
E
ora, lei era ancora nella vecchia stazione dei treni.
Alla
ricerca del binario nascosto.
Con
la mani tastava i muri, e con i piedi schiacciava con forza sulle piastrelle.
Anche se erano passati alcuni mesi, e fosse pieno inverno, Noelene non aveva
ancora salvato nessuno.
“Ci
vorrà tempo...” aveva sussurrato al corpo trasparente di un Draco bambino
qualche giorno prima.
E
intanto stava alla stazione seguita a vista da suo fratello.
Poi
quando la vide scomparire all’interno di un muro la seguì. E anche lui, come
lei si ritrovò in un mondo sconosciuto.
Con
un treno devastato davanti a lui.
Noelene
lo guardò tristemente, “Sono ancora qui, e non riesco ad aiutarli.” Mormorò
mentre due figure uscivano dal treno ridendo.
E
così anche Clay li vide.
“Basil
lei è sempre così divertente!” la donna si portò una mano tra i capelli
ricci e scuri.
“È
un dono di natura!” scherzò lui.
“Vieni
qui, vicino a me...” lo richiamò la sorella.
E
si ritrovarono circondati da uomini incappucciati. “Cosa sta succedendo
Noe?” la voce di Clay alterata.
“Questo
è il mondo che io devo far ricordare.”
Le
urla dell’uomo la fecero azzittire. “Sono morti tutti con la disperazione
negli occhi e nella voce...”
Fece
cadere a terra una margherita.
E
improvvisamente tutto cambiò.
Poi
un’altra margherita cascò a terra, seguita da molte altre.
“A
finché le loro vite non siano dimenticate, io...” Noelene chiuse gli occhi.
E
qualcosa cambiò.
“...Il
binario nove e tre quarti tornerà a splendere.”
Le
finestre del treno di ripararono. Le tende tornarono intere. La vernice era
tornata uniforme.
E
dal finestrino del ferroviere non c’era più una mano scheletrica che
penzolava, ma il viso allegro di un uomo.
Una
donna s’affacciò alla finestra di uno scompartimento, “Basil, è
arrivata!” esclamò, ma l’uomo ridendo la corresse, “Sono
arrivati!”
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