Beyond Love, Beyond War

di Verena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** City of the Damned ***
Capitolo 3: *** Boulevard ***
Capitolo 4: *** Are We the Waiting? ***
Capitolo 5: *** Jimmy ***
Capitolo 6: *** Give me a Long Kiss Goodnight (Part 1) ***
Capitolo 7: *** Give Me a Long Kiss Goodnight (Part 2) ***
Capitolo 8: *** Rebel ***
Capitolo 9: *** Extraordinary Girl ***
Capitolo 10: *** The City's Burning ***
Capitolo 11: *** Wake Me Up ***
Capitolo 12: *** Homecoming (Part 1) ***
Capitolo 13: *** Homecoming (Part 2) ***
Capitolo 14: *** Remember, Whatever ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO


La ragazza aprì gli occhi. La prima cosa che vide fu il proprio riflesso sul vetro che aveva davanti. I lunghi capelli le fluttuavano attorno, e una pesante mascherina collegata ad un tubo le copriva naso e bocca. Cercò di allungare una mano verso il vetro, ma il movimento le venne impedito dal fatto che aveva i polsi bloccati da qualcosa di metallico che non riusciva ad identificare meglio. Dopo un lasso di tempo indefinito, intravide una sagoma oltre il vetro; una sagoma umana, un uomo che indossava un camice da laboratorio. L’uomo si chinò su di lei, la osservò per qualche secondo per poi voltarsi e dire a qualcuno fuori dal campo visivo della giovane: “si è svegliata.”
 
Alcune ore dopo, si trovava seduta ad un tavolo con un gruppo di uomini, alcuni indossavano camici bianchi, altri giacca e cravatta. Si sentiva tremendamente spaesata. In testa aveva una sola domanda, e dopo alcuni attimi di imbarazzo trovò il coraggio di esprimerla ad alta voce. “Signori, io… Chi sono?”
Le rispose uno degli uomini in camice. “Non importa chi sei. L’importante è chi sarai. Il tuo nome d’ora in poi sarà Dark. Il tuo compito sarà quello di infiltrarti tra i Rudies, i vandali che infestano la nostra città come insetti. Dovrai raccogliere informazioni sulle principali bande per aiutarci a distruggerle. Ci riferirai ogni singolo particolare. In seguito ti verranno illustrati ulteriori dettagli. Per ora è tutto.”
 
Tarda serata. La ragazza usciva dal portone del grattacielo in cui era rimasta finora a gran velocità, con ai piedi dei pattini a rotelle. Due uomini la osservavano da una vetrata. “A volte mi chiedo se questi metodi avranno successo…” disse uno.
“Devono averlo” rispose l’altro, “è un ordine di padron Rokkaku.”
“Lo so benissimo, ma… Rapire una ragazza innocente, farle il lavaggio del cervello e poi farla diventare una spia mi sembra… Inumano, ecco.”
“Pensala come vuoi. Ma gli ordini sono ordini e come tali vanno eseguiti.” 








L'angolo di Verena

Benvenuti a tutti, io sono Verena, l'autrice di questa ff *fa un piccolo inchino*
Dunque, che dire della mia opera? Innanzitutto che è ispirata al videogame "JSRF- Jet Set Radio Future" , che è stato il mio primo videogame per Xbox e a cui mi sono molto affezionata fin da subito. In breve, parla di un gruppo di ragazzi che scorrazzano per le strade di Tokyo sui rollerblade disegnando graffiti per la città e lottando tra le varie bande per spartirsi i vari territori. Sembra quindi che siano solo dei vandali, e invece no: in realtà devono lottare contro un sindaco tiranno ed oppressore per riconquistare la libertà.
Dato che la banda protagonista, i GG, man mano che il gioco avanza diventa sempre più numerosa, ho iniziato ad inventare storie parallele sui vari membri del gruppo, e il mio sogno sarebbe quello di riuscire a completare tutta la serie un giorno *_*
Intanto, questa storia è incentrata su un personaggio non presente nel videogame, ma che ho inserito io e a cui mi sento molto legata; inoltre è solo la prima parte del tutto, perchè avrà un seguito che sarà una seconda storia.
che altro posso dire...nulla, lascio il giudizio a voi lettori!!!
A presto!!
  

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Capitolo 2
*** City of the Damned ***


CITY OF THE DAMNED
 


Era una bella notte di primavera. Dark pattinava con un’andatura piuttosto lenta, sul grande raccordo sopraelevato che portava da Highway Zero a Skyscraper District. Aveva bisogno di tempo per rimettere in ordine i pensieri e prendere familiarità con la sua “nuova vita”. Oddio, nuova era un parolone… Dato che non ricordava di averne avuta una vecchia. Non ricordava quale sarebbe potuto essere il suo nome, non ricordava se avesse una famiglia o degli amici… Nulla. Sospirò. Avrebbe dovuto farci l’abitudine. Saltò sul tetto di uno dei palazzi, che in quella zona erano talmente fitti ed alti da rendere praticamente impossibile scorgere la strada sottostante. Da quell’altezza si vedevano solo le luci dei lampioni e nient’altro. Con un altro balzo, atterrò a Pharaon Park, il grande parco in tema egizio. Un mendicante stava seduto a terra, la testa bassa ed un cappello logoro davanti a sé per raccogliere qualche spicciolo. Dark non si stupì, in fondo ne aveva notati parecchi da quando era uscita dalla base. Mentre si muoveva per le strade di Tokyo come se la conoscesse da sempre, anche se non ricordava se ci avesse mai vissuto, aveva attraversato quartieri residenziali e signorili come la 99th  Street, ma anche zone degradate e popolate solo da povera gente che viveva ai confini della legalità, come quelli che occupavano gli ex- uffici abbandonati nei dintorni della ferrovia. In fondo Tokyo, al di là delle sue luci scintillanti, era così. Una città di morti alla fine di un’altra autostrada perduta, i cui segnali non conducevano da nessuna parte. Una città di dannati, di bambini col viso sporco, ma dei quali a nessuno sembrava importare nulla.
 
Si riscosse da queste riflessioni e decise di esercitarsi un po’ in quelle acrobazie che rendevano famosi i Rudies. Erano loro il suo obbiettivo, o meglio l’obbiettivo del suo padrone. I Rudies, i famosi vandali che sfrecciavano per la città sui loro pattini in linea spruzzando graffiti ovunque e perennemente impegnati nelle loro piccole battaglie per rivendicare il dominio su questo o quel quartiere. Queste squadre di ragazzi continuavano a creare non pochi problemi alla polizia, e persino ai corpi speciali di sicurezza di Rokkaku, che da quando era diventato sindaco della città doveva dimostrare di essersi meritato il voto dei cittadini. La banda più grossa attualmente era quella dei GG, uno squadrone di dieci o quindici membri circa. Avevano addirittura una base nascosta ma ben organizzata, e lei aveva il compito di scoprire dove si trovasse. Saltò con decisione verso una delle enormi antenne paraboliche della zona, e lasciandosi andare nel gigantesco piatto curvo prese velocità, per poi spiccare un elegante salto verso l’antenna successiva. A mezz’aria, fece una giravolta su sé stessa come se stesse danzando, e atterrò con precisione chirurgica, senza il minimo errore. Sorrise. Quelle acrobazie sembravano frutto di anni di allenamento, e invece le riuscivano perfettamente nonostante portasse i pattini da una manciata di ore. Finita la serie di antenne, si lanciò verso le travi metalliche di un cantiere, atterrando con i pattini di traverso ed eseguendo una scivolata, anch’essa impeccabile. Ottimo. Se fosse stata abbastanza abile, avrebbe potuto passare tranquillamente per una di quei teppisti senza destare sospetti. D’altronde i soggetti che giravano in solitaria, senza appartenere ad alcun gruppo, erano tanti e ogni giorno ne spuntavano di nuovi come funghi.
 
Continuando a saltare da un grattacielo all’altro, tentò di sfruttare una rampa per prendere velocità e spiccare un salto più lungo dei soliti; ma qualcosa andò storto. Forse la rampa era troppo corta, forse aveva calcolato male la distanza, fatto sta che appena appoggiò i piedi sull’orlo del grattacielo su cui sarebbe dovuta atterrare perse l’equilibrio e si sbilanciò all’indietro. Riuscì a restare aggrappata con la punta delle dita al bordo, mentre il resto del suo corpo penzolava pericolosamente nel vuoto. Restò appesa così per parecchi minuti, nel panico. E se fosse precipitata? Se le fosse mancata la presa? L’avrebbero ritrovata spiaccicata sull’asfalto troppi metri più in basso. Non aveva scampo. Solo un miracolo poteva salvarla. Più per rabbia verso sé stessa che per disperazione, Dark urlò a pieni polmoni. Ad un tratto apparve qualcosa. Una testa di capelli rossi sormontata da un enorme paio di cuffie da cui partivano delle bizzarre antenne, e un paio di grossi occhiali con le lenti azzurre. Un ragazzo si era sporto dal tetto del grattacielo, e la stava fissando. “Hey” la apostrofò,  “Serve aiuto?”
“No, grazie, mi appendo sempre ai grattacieli quando voglio fare ginnastica.” Rispose Dark, sarcastica.
Il ragazzo ridacchiò. “Dai, afferra la mia mano. Poi, al mio via, punta i piedi contro la parete e usa la supercarica. Pronta? …VIA!!”
Dark fece come le aveva detto, innescando il meccanismo della supercarica di cui erano dotati i pattini. Dal retro si sprigionarono delle fiammate e lei fu violentemente spinta verso l’alto, mentre il misterioso ragazzo la tirava per un polso, riuscendo a metterla in salvo.
 
Mentre riprendevano fiato, i due si studiarono per un po’. Dark notò subito che il ragazzo che l’aveva salvata non poteva essere che uno dei Rudies; oltre agli immancabili pattini, il ragazzo sfoggiava un abbigliamento bizzarro, composto di una maglietta verde acido ricoperta di vistose scritte e un paio di pantaloni in tessuto sintetico neri, nonché una grossa bomboletta di vernice spray fissata alla cintura. Anche lui, a sua volta, stava praticamente facendo una radiografia alla ragazza: interamente vestita di nero, con un top a bustino e dei pantaloni aderenti, e una lunghissima treccia di capelli di uno spiccato color rame. Niente male. Rimase incantato a fissarla per una manciata di secondi, prima di riscuotersi e tenderle nuovamente la mano. “Comunque, io sono Beat. Piacere di conoscerti.”
“Dark. Piacere mio.” Rispose lei con un sorrisetto.
“Sei una solitaria?”
“Beh… Sì, in effetti sono arrivata da poco a Tokyo e non ho né una banda né un posto fisso, per ora.” Quella era la versione che doveva raccontare ai Rudies che avesse incontrato durante la missione, per non destare sospetti.
“Beh, se non hai una base d’appoggio, puoi venire da noi. Siamo tanti, non sarà un problema ospitarti per qualche giorno. Chissà, magari alla fine anche di più.” Rise.
“A che gruppo hai detto di appartenere?” chiese lei.
“Non l’ho detto, in effetti. Sono un membro dei GG.”
Dark sorrise tra sé, mentre si dirigevano alla base. La sua missione stava iniziando a gonfie vele. 




L'angolo di Verena

Buongiorno popolo di EFP ^^
So che non aggiornavo la storia già da un po', ma sapete, tra le feste, le cene e altro non ho avuto molto tempo per occuparmi della nostra Dark...
Come vedete, in questo capitolo si comincia ad entrare nella storia vera e propria, mentre il precedente era solo un breve prologo.
Inoltre, i più curiosi di voi avranno notato che nel frattempo ho pubblicato un'altra shot che però non c'entra nulla con questa storia. Se vi va, dateci un'occhiata :D
Inutile dire che aspetto con ansia di sapere il vostro parere, per cui...Recensite, please XD
Alla prossima!!

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Capitolo 3
*** Boulevard ***


BOULEVARD



Era quasi l’alba quando i due finirono di girare per Tokyo e giunsero finalmente al Garage, la famosa base dei GG. Dark non aveva mai visto nulla di simile, né credeva esistesse un posto del genere in tutta Tokyo. Si era aspettata qualcosa come uno scantinato buio e umido, e invece Beat l’aveva appena portata in uno spazio aperto, veramente enorme. Dava quasi l’idea di essere un’area che era stata preparata per costruirci dei palazzi e poi abbandonata prima ancora di iniziare i lavori. Si trattava infatti di una vasta spianata, ma circondata da muri e palazzi altissimi e organizzata in un modo incredibile, come se simulasse la stessa Tokyo in miniatura. Nei vari punti di accesso alle diverse zone della città, infatti, alcuni dettagli rendevano subito riconoscibile la zona a cui si poteva accedere da lì; il passaggio per il Terminal Shibuya aveva le pareti verdi come i palazzi di quel quartiere, quello per Rokkaku Dai-Heights aveva lo stesso pavimento in terra battuta di quella zona ormai degradata, e l’enorme viale sopraelevato che avevano percorso per entrare nel Garage era esattamente identico a quello della 99th Street, da cui erano passati. Un passaggio scavato a mo’ di fossato divideva la zona più esterna da una centrale e più interna, costituita da una “terrazza” sopraelevata posta proprio al centro e che faceva anche da porticato, offrendo riparo in caso di pioggia. Ovunque si vedevano sparsi gli oggetti più disparati; enormi casse ed amplificatori, canestri da basket, un punching ball con incollata una foto del sindaco Rokkaku, ed addirittura delle scale sopraelevate come quelle che si trovavano a Hikage Street. Un muro nascondeva anche un gigantesco half-pipe, un mezzo tubo come quelli della struttura fognaria sotterranea. Dark era sconvolta da tutto quanto. Non riusciva davvero a credere che nel centro di Tokyo esistesse una struttura simile, e che per di più nessuno riuscisse a scovarla.

“Scusa, Beat… ma come fate ad avere tutto questo? Nel senso, è enorme, come fate a non essere scoperti?”

“Beh, diciamo che abbiamo i nostri metodi. Innanzitutto questa zona non risulta sulle mappe, o se viene registrata, risulta come un’area dismessa o un cantiere aperto. Addirittura su alcune viene considerata come un cantiere abbandonato. Che, in effetti, è ciò che sarebbe. Per cui a nessuno interessa venire a farci un giro, e se dovesse capitare, siamo sempre all’erta per evitare l’arrivo di intrusi.”
 

Mentre parlava, si avvicinò loro una ragazza: era alta, con un fisico da top model, accentuato dal miniabito fasciante che indossava: color panna con bordini e decorazioni blu e azzurre, dal colletto alto ma con una scollatura vertiginosa. Indossava anche delle ginocchiere e dei pattini a rotelle che salivano a metà polpaccio come degli stivaletti. I suoi capelli erano di un blu intenso, raccolti ai lati della testa da due spirali dorate. Dark notò subito che, mentre si avvicinava, la stava squadrando con un’espressione attenta, quasi severa, e che qualcosa nei suoi occhi cerchiati di make-up le ricordava molto un felino.

“Ciao, Beat.” Lo salutò. “Posso chiederti chi è questa ragazza?”

Non lo aveva detto in tono aggressivo; sembrava solo una semplice richiesta di informazioni.

“Si chiama Dark, è una solitaria; l’ho aiutata stanotte e le ho offerto riparo qui da noi per un po’.”

“Benvenuta, allora. Io sono Gum.”

Le due si strinsero la mano, poi si diressero verso la parte centrale del Garage, dove si trovavano gli altri. Nel giro di pochi minuti Dark conobbe tutti i membri dei GG: c’era Yoyo, un ragazzo tarchiato con i capelli verdi e un paio di occhiali da sole da cui non si separava mai; Corn, il capo dei GG, soprannominato così per lo strano cappello che portava sempre, talmente alto da ricordare quello delle guardie inglesi; Combo, un energumeno di colore, tipicamente rapper che portava sempre un grosso stereo in spalla; Ryth, una piccoletta interamente vestita di azzurro, capelli compresi; Jazz, una ragazza dalla carnagione scura che, a differenza delle altre, portava pantaloni lunghi e un maglioncino a maniche lunghe; Soda, un tizio con pochi capelli in testa e un gran naso; Garam, un ragazzo di carnagione scura e con degli occhialoni che lo rendevano simile a una mosca; Clutch, un capellone con una massa di capelli ricci incredibilmente fitti; Cube, una ragazza magrissima vestita di nero e Roboy, un robot umanoide che era in qualche modo il fulcro del gruppo. Dark strinse mani e sfoggiò sorrisi, colpita dal senso di unità che traspariva da quel gruppo tanto numeroso.


“Andate avanti a godervelo,” pensava quella sera, mentre percorreva il viale che l’avrebbe riportata al palazzo della sede centrale di spionaggio di Rokkaku per fare rapporto. “Tanto, se i piani del mio padrone procederanno bene, non durerete ancora a lungo.”







L' Angolo di Verena

Salve a tutti lettori ^^
Eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo. Qui finalmente entrano in scena molti nuovi personaggi, che però conosceremo meglio nel corso della storia, così come conosceremo meglio i piani di Dark...hehehe.
Avrete notato che i titoli dei capitoli, così come alcune frasi inserite nella storia, ricordano le canzoni di "American Idiot" dei Green Day; ebbene, diciamo che l'idea per la storia mi è venuta mentre ascoltavo quell'album (che adoro) e quindi alcuni dettagli saranno direttamente legati alle parole dell'album.
Se leggete la storia, per favore, RECENSITE!!! Altrimenti non posso sapere cosa pensiate della storia...
Alla prossima!!

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Capitolo 4
*** Are We the Waiting? ***


ARE WE THE WAITING?



 
Erano passati alcuni mesi da quando Dark si era infiltrata nei GG, e nonostante quella notte facesse decisamente caldo, tipico dell’estate che ormai era iniziata da un pezzo, era nuovamente in ricognizione in giro per Tokyo. Le informazioni che aveva portato a Rokkaku erano sicuramente utili, ma non erano ancora sufficienti. C’era ancora un elemento esterno che supportava i Rudies: il misterioso DJ-K, un individuo su cui nessuno sapeva nulla o quasi ma che aiutava fortemente i Rudies fornendo loro informazioni sulle strade e su Rokkaku trasmettendole attraverso la sua radio pirata, Jet Set Radio.
“Nessuno di noi ha mai visto in faccia DJ-K” le aveva spiegato Beat, “ma tutti lo conosciamo tramite la radio. Le frequenze cambiano spesso e c’è da smanettare parecchio per trovarle, ma una volta sintonizzati si ha accesso ad una miniera d’oro. Non trasmette solo musica, ma dice un sacco di cose utili su cosa gira per le strade e sulle novità, positive e negative.”
“E dove le prende certe informazioni, scusa?” aveva ribattuto lei. “Certe cose dovrebbero essere segrete, soprattutto i piani di Rokkaku.”
“Questo è il bello. Nessuno lo sa né tantomeno riesce a scoprirlo.”
 
Era stato questo a incuriosirla particolarmente. E per questo aveva deciso di provare a cercarlo. Se trasmetteva da una radio, sicuramente doveva avere una sede, una redazione, un qualsiasi cosa da cui trasmettere. Già, ma da dove poteva cominciare a cercarla? Decise, o meglio scelse ad istinto, di dirigersi ancora verso Skyscraper District. Qualcosa di istintivo la spingeva ad andare proprio da quella parte, anche se Dark non sapeva davvero spiegarsi cosa. Una volta arrivata, fu come se una forza invisibile la guidasse senza esitazioni. Sembrava quasi che Dark conoscesse da sempre la zona e quindi come muoversi, dove andare e quali fossero le vie migliori. Questo stranissimo istinto la portò fino al più grande dei palazzi del quartiere, un enorme edificio sormontato sul tetto da una terrazza panoramica con parapetti e camminamenti, e da una gigantesca sfera ornamentale. Dark ci girò attorno, guardandosi in giro meravigliata. Dopo aver osservato la terrazza in lungo e in largo qualcosa la spinse ad arrampicarsi sulla sfera, che era percorsa da tubi al neon e vari cavi che servivano per l’illuminazione e per i giochi di luce che la decoravano; Dark provò a saltare su uno dei tubi più grossi e riuscì ad arrampicarsi, eseguendo una perfetta scivolata lungo tutta la lunghezza del tubo. Arrivata in cima alla sfera, che in realtà sulla sommità era leggermente piatta, Dark rimase senza fiato da ciò che vide: una figura galleggiava a mezz’aria davanti a lei, splendendo di luce propria. Aveva quasi l’aspetto di un teschio, se non fosse per la parte inferiore molto più lunga e che ricordava quasi un piedistallo su cui poggiava il resto della figura. Il “teschio” aveva due enormi orbite vuote, sproporzionate rispetto al resto della figura, e sembrava indossare un paio di cuffie da cui partivano due lunghi spuntoni. Dark era allo stesso tempo intimorita ed affascinante: quella… Cosa, qualsiasi cosa fosse, sicuramente non era umana né tantomeno terrestre. In effetti, assomigliava molto a un teschio alieno. Ciò nonostante, il fatto che fluttuasse e che splendesse di una luce tanto forte lo rendeva simile ad un’apparizione divina. Dark non riuscì a trattenersi, e allungò timidamente una mano, fino a sfiorare la figura: al primo tocco sembrò gelida, ma un secondo dopo parve sciogliersi in un calore fortissimo ma non bruciante, anzi; sembrava che quel calore si irradiasse attraverso tutto il suo corpo, fino a riscaldarle l’anima. Dark chiuse gli occhi, mentre si rilassava e si lasciava invadere da quella piacevolissima sensazione. Improvvisamente delle immagini apparvero vivide nella sua testa: una strana torre nera, circondata da un anello dorato con dei raggi; un ragazzino che stringeva una pistola, in piedi su un molo a strapiombo sul mare, di spalle; Beat in ginocchio, con la testa tra le mani e le guance rigate di lacrime; una grossa spada, non una katana ma di foggia occidentale, dall’elsa tempestata di gemme bianche; e ancora quella figura, quello strano teschio splendente, che emanava una luce abbagliante, tanto da cancellare tutte le immagini circostanti; e poi, Dark udì una voce. Una voce profonda, ultraterrena, che pronunciò solo una frase: “Attendo che la ribellione oscuri il sole di ghiaccio.” Poi, Dark riaprì gli occhi e la visione scomparve improvvisamente come era arrivata. Anche il teschio splendente era scomparso nel nulla.
 
Mentre vagava senza meta per le vie di Tokyo, non riusciva a smettere di pensare a quelle immagini e alla voce che aveva sentito. Era talmente sconvolta che aveva totalmente scordato lo scopo per cui era uscita, quella notte. Cos’era, dov’era quella torre? Chi era quel ragazzino? Cosa significava quella spada? E soprattutto, perché Beat stava piangendo? Una valanga di domande si riversavano nella sua testa, e non riusciva a trovare uno straccio di risposta. “Attendo” aveva detto la voce. Cosa attendeva? Chi attendeva? E poi, chi o cosa aveva scatenato quelle visioni? Quel teschio era forse magico? Un dubbio si insinuò nella sua mente. E… E se fosse stata lei, quell’attesa ignota? Questo avrebbe spiegato perché la visione era apparsa proprio a lei… No, che assurdità. Dark si diede della stupida per averlo anche solo pensato.




L'Angolo di Verena

 Salve a tutti!!! Eccomi tornata con un nuovo capitolo, in cui le cose, come se non fossero già complicate di per sé, si complicano ancora di più...
Cosa vorrà dire questa misteriosa apparizione? Come influirà sul corso degli eventi? E cosa rappresentano le immagini che la nostra Dark ha visto?
Per scoprirlo non vi resta che leggere il resto...
Al prossimo capitolo!!

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Capitolo 5
*** Jimmy ***


JIMMY


Trasportata dai propri pensieri, Dark era arrivata fino ad Highway Zero. Si fermò un attimo in una piazzola, dove si sedette per terra a riflettere. Dopo un minuto, forse un’ora, forse due, Dark non avrebbe saputo dirlo, un paio di piedi dentro a scarpe sportive si fermò davanti a lei. Alzò lo sguardo, per trovarsi davanti un ragazzo di tredici, quattordici anni. Indossava semplicemente una felpa e dei jeans, e aveva i capelli biondi, con una frangia che gli copriva parte del viso. Dark lo fissò, un sopracciglio alzato come a chiedergli cosa volesse.

“Sei una Rudies, vero?” chiese lui.

“Perché, cosa te ne frega?” ribatté lei, acida. “Se sei venuto a rompere, puoi anche tornare da dove sei venuto.” Aggiunse, alzandosi in piedi.

Il ragazzo fece un sorrisetto ironico. “Semplice curiosità.”

“Lo sai che chi si fa gli affari propri campa cent’anni?” replicò Dark. Iniziava a darle veramente fastidio quel ragazzino. Avrebbe fatto meglio ad andarsene alla svelta, se non voleva prendersi un pugno in faccia.

“Lo so, ma non mi importa granché. In fondo, in questa città è già tanto se si riesce a campare, non importa quanto.” Rispose, appoggiandosi con aria spavalda al muro.

Dark rimase molto stupita da quella risposta. “Tu… Sai qualcosa delle lotte tra i Rudies e la polizia, per caso?” domandò, alzando un sopracciglio.

“So quello che sanno tutti, bellezza. Che il clima a Tokyo è opprimente e la situazione insopportabile. E che tutto questo deve finire alla svelta, in un modo o nell’altro. Perché la gente comune non ci capisce davvero più niente,” aggiunse con aria mesta. “da un lato dei vandali che si propongono di liberare la città ricoprendola di vernice e scorrazzando sui pattini, ma dall’altra un sindaco corrotto e un corpo di polizia che sembra obbedire solo alla legge marziale. Una vera e propria dittatura su cui nessuno osa dire nulla. I Rudies saranno un branco di ragazzi allo sbando, ma è l’ultimo bagliore di libertà che rimane a Tokyo. E se danno speranza alla gente, forse… Forse non sono poi così male.”

 
Tornando verso il Garage, Dark era ormai una persona totalmente diversa da quella che ne era partita quella notte. Qualcosa dentro di lei stava cambiando, anche se lei stessa stentava a rendersene conto. La visione in cima al grattacielo prima, e le parole di Jimmy dopo stavano iniziando a risvegliare qualcosa, dentro di lei. Una nuova coscienza, forse anche una nuova anima. Di certo c’era che non riusciva a levarsi dalla testa ciò che Jimmy aveva detto: che i Rudies erano l’ultimo bagliore di libertà rimasto a Tokyo. In effetti, c’era da porsi delle domande sul perché una banda di ragazzi scoordinati e organizzati a casaccio da capi improvvisati stesse dando tanto filo da torcere a un corpo di polizia marziale come la Rokkaku Police. E che nemmeno l’uso di cyborg spietati come i Golden Rinhos, i tremendi corpi speciali che il sindaco sfoderava solo in casi di emergenza, riuscisse a piegare una resistenza così improvvisata. Forse aveva ragione Jimmy. Forse i Rudies non erano poi così male. Saranno stati dei vandali e vivevano al limite della delinquenza, ma tra loro Dark aveva ritrovato per la prima volta dopo la sua… chiamiamola rinascita, dei veri sentimenti umani, delle sensazioni di amicizia e cameratismo che nei freddi e asettici uffici e laboratori degli uomini di Rokkaku non sarebbe mai potuto esistere. Aveva visto negli occhi di quei ragazzi dell’affetto sincero gli uni verso gli altri, e la generosità che le avevano mostrato ospitandola ed accogliendola alla loro base era vera, non solo di circostanza. Per non parlare di Beat…

Al solo pensare quel nome sentì una tanto insolita quanto piacevole sensazione di calore nello stomaco. E dalla temperatura che sentiva sulle guance, non aveva bisogno di uno specchio per capire di essere arrossita parecchio. Non riuscì a trattenere un piccolo sorriso. Beat. Quel ragazzo che l’aveva salvata e le aveva offerto aiuto senza la minima esitazione, dal carattere spigliato e solare, che aveva sempre la battuta pronta e che era anche incredibilmente carino… No no no, STOP, si disse Dark, cercando di ricomporsi. Finchè si trattava di amicizia ok, ma adesso stava esagerando. Erano pur sempre avversari, non doveva lasciarsi trasportare dalle emozioni. Aveva una missione da compiere.
 



L'Angolo di Verena

Salve a tutti!!! Rieccomi con un nuovo capitolo, meno male che li ho già pronti nel pc da un pezzo altrimenti con gli esami e il resto non ce la farei mai ad aggiornare così regolarmente...
Bene, ecco che entra in scena un nuovo personaggio, Jimmy. Come dicevo, la storia mi è nata sulle note di "American Idiot", per cui il nome Jimmy è pooooooco ispirato a Saint Jimmy XD anche se sono due personaggi totalmente diversi. Per scoprire che ruolo avrà in seguito...non vi resta che seguire la storia *muahahaha!!*
Ultima cosa, poi smetto di annoiarvi ^_^" vi chiedo la cortesia di recensire un po' i vari capitoli, ho visto che i lettori non mancano ma mi piacerebbe sapere cosa pensino della mia creatura... Non ho mai fatto leggere a nessuno le mie storie se non alle mie amiche, per cui vorrei sapere il parere anche di persone esterne, sia esso positivo o negativo.
Al prossimo capitolo!!

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Capitolo 6
*** Give me a Long Kiss Goodnight (Part 1) ***


GIVE ME A LONG KISS GOODNIGHT (PART 1)


 
Tramonto. Dark era appena rientrata al Garage dopo un’ennesima giornata passata insieme a Combo, Corn e Boogie per le strade. Non aveva pensato per un solo istante alla sua missione. In qualche modo, era stata una giornata persino piacevole, tranne per un attimo in cui Boogie le aveva fatto venire i brividi con una semplice frase. L’aveva isolata dal resto del gruppo e le aveva detto, a bassa voce: “Guarda che qui l’abbiamo capito tutti…”

A Dark era venuta la pelle d’oca. Avevano scoperto il suo segreto!! Avevano capito che lei in realtà non era altro che una spia!! E ora? L’avrebbero uccisa? Avrebbe fatto in tempo a scappare ed allertare la polizia per chiedere rinforzi? Iniziava a sudare freddo, mentre prendeva fiato per formulare una risposta adeguata. Boogie la guardava dritto negli occhi. “Ti conviene dire la verità.” Aggiunse, parlando lentamente.

Poi si aprì in un enorme sorriso. “ Ti piace Beat, vero??” il cuore di Dark mancò un battito, mentre diventava di un intenso rosso paonazzo e abbassava lo sguardo per l’imbarazzo. Farfugliò qualcosa di non ben definito, e Boogie scoppiò a ridere. “Guarda che non c’è alcun bisogno di vergognarsi!! L’avevamo capito in tanti, da come lo guardi. E anche da come lui guarda te… Vi siete presi una bella cotta, eh!!”

 
Dark sorrise tra sé. Forse era arrivato il momento di ammetterle, certe cose. In fondo, se Boogie e gli atri si erano accorti del fatto che anche Beat sembrava provare qualcosa per lei, allora c’erano ottime probabilità che fosse proprio così. Erano i suoi migliori amici, non potevano sbagliare su queste cose. Sì, gliel’avrebbe detto non appena fosse tornato al Garage e avessero avuto modo di stare soli. E se poi lui le avesse detto di sì, che anche lui ricambiava i suoi sentimenti, magari le cose sarebbero andate avanti, magari quella notte avrebbero dormito insieme… Beh, a dirla tutta si sarebbe accontentata anche solo di un lungo bacio della buonanotte.

Quando vide una sagoma stagliarsi contro il cielo rosso del tramonto esibendosi in una serie di acrobazie in volo, Dark trasalì. Era lui. Il suo cuore accelerò e prese a battere furiosamente come se volesse uscirle dal petto e correre da lui. Si alzò dal muretto su cui era seduta, decisa ad andargli incontro. Beat era appena atterrato con grazia incredibile sul terrazzo centrale del Garage e stava salutando gli altri. Tra pacche sulle spalle, gesti di saluto, abbracci e… Dark si bloccò, sentendosi gelare dentro. Era come se qualcuno le avesse appena versato del cemento nelle vene, da quanto si sentiva pietrificata. Beat si era avvicinato a Ryth, la ragazza apparentemente più giovane del gruppo, una piccoletta che portava sempre un miniabito azzurro con dei calzettoni sopra al ginocchio, e con i capelli azzurri tagliati cortissimi. L’aveva presa tra le braccia. L’aveva stretta a sé e l’aveva baciata sulla guancia, tenendola poi ancora abbracciata e muovendosi come per cullarla. A Dark era come se fosse caduta in testa l’intera Benten Tower. Allora quello che aveva detto Boogie erano tutte balle. O forse era Beat ad essere uno schifoso bastardo doppiogiochista. O forse tutte e due. Di certo c’era solo che Beat stava baciando un’altra ragazza, e che i due stavano sicuramente insieme, e chissà da quanto. Dark sentì il mento tremarle e gli occhi riempirsi di lacrime. Si voltò di scatto e corse via dal Garage, senza essere vista dagli altri.

 
Dark correva. Correva a perdifiato, senza una direzione ben precisa. Correva per sfogarsi, per cercare di mettere a tacere i propri pensieri che però continuavano a farsi sentire e sembravano non avere la minima intenzione di tacere. Non potevano starsene zitti un momento? Dovevano per forza dire sempre la loro? Dark non riusciva a farli smettere. Continuava a rivedersi davanti agli occhi quella scena. Beat che abbracciava Ryth, che la baciava… Dark strinse i denti per impedirsi di urlare. Dentro di lei sentiva una specie di ferita all’altezza del petto, come un artiglio che le stringeva il cuore in una morsa. All’improvviso, però, dentro di lei si accese l’odio. Un odio cieco, puro, atroce e distruttivo. Un odio che l’avrebbe portata ad uccidere qualcuno, se non fosse riuscita a controllarlo. Ma lei era perfettamente cosciente della belva che si era svegliata dentro di lei. E sapeva benissimo chi sarebbe dovuto morire: i GG.

 
Di nuovo in laboratorio, per le analisi di routine per verificare che la sua salute rientrasse nei parametri stabiliti. Mentre stava sdraiata sul lettino con sensori ed elettrodi applicati ovunque, si ritrovò quasi a pregare che qualcuno di quei dottori e quegli scienziati conoscesse un modo, un farmaco, una droga per portarle via quella sensazione che sentiva dentro, quella sorta di mal di denti mentale. Non ce la faceva più, chiedeva solo che qualcuno le drenasse via quella troppa pressione di dosso.
“ Vi prego, datemi qualcosa. Un’anestesia, una droga. Qualsiasi cosa, purché io smetta di pensare.”  Ma poi dentro di lei si riaccendeva l’odio e la furia. Stringeva forte i denti, dicendosi di resistere. Presto sarebbe finito tutto, la sofferenza sua… E la vita dei GG.

 
Di fronte ai suoi superiori, uomini in giacca e cravatta a cui doveva riferire tutti i suoi spostamenti. Non aveva però mai detto nulla su quella strana visione che aveva avuto, e nonostante fosse avvenuta solo poche notti prima, a Dark sembrava qualcosa di una vita precedente da quanto era cambiato tutto. Quella visione le aveva insinuato dei dubbi nella mente. Ma ora di dubbi non ne esistevano più. L’unica cosa importante era la missione. Così disse tutto. Dove si trovavano i GG, quanti fossero, descrisse i loro nomi e i loro volti, le loro caratteristiche, i punti deboli e quelli di forza. Descrisse nei minimi particolari la posizione del Garage e le relazioni tra i membri del gruppo. Non tralasciò nemmeno il più piccolo particolare. 



L'Angolo di Verena

Salve a tutti!!

Questo capitolo è finalmente il punto di svolta della faccenda...e in effetti sarebbe il capitolo più lungo dell'intera storia, motivo per cui ho deciso di dividerlo in due parti: prima di tutto perchè sarebbe risultato troppo lungo e quindi squilibrato rispetto agli altri, e poi anche per mantenere un minimo di suspence, hehehe ^^
Preparatevi, perchè da questo punto in poi ci aspetta una bella serie di colpi di scena...stay tuned e continuate a leggere per sapere come andrà a finire (e se poi qualcuno lasciasse una recensione gliene sarei infinitamente grata).
Appuntamento al prossimo capitolo!!

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Capitolo 7
*** Give Me a Long Kiss Goodnight (Part 2) ***


GIVE ME A LONG KISS GOODNIGHT (PART 2)

 

Il giorno dopo, ancora al tramonto. Dark era a Rokkaku-Dai Heights, seduta sul tetto di un capannone. La furia cieca della sera precedente si era lentamente spenta, lasciando posto ad un terribile senso di vuoto. Si sentiva svuotata, priva di qualsiasi contenuto. Era come se dentro al suo cuore, alla sua anima non ci fosse nulla. I suoi superiori le avevano detto che avrebbe dovuto aspettare, che occorrevano un paio di giorni per organizzare le truppe in un attacco di massa come quello che avrebbero sferrato ai GG, talmente potente da andare a scovarli nella loro base e raderla al suolo. E lei si sarebbe goduta lo spettacolo del Garage che bruciava fino alle fondamenta e delle urla di agonia dei suoi abitanti. Eppure quest’idea ora non le dava più la stessa malefica gioia che le aveva trasmesso la sera precedente, quando aveva preso questa decisione. Sospirò. Erano passate 24 ore da quel momento maledetto, in cui tutte le sue illusioni erano cadute a pezzi.

Ad un tratto vide una figura esile avvicinarsi verso di lei a gran velocità: era Ryth. Cercò di ricomporsi, per non dare a vedere nulla dei suoi piani né della sua disperazione.

“Ciao, Dark” la salutò la ragazza in tono allegro. “Come mai è tutto il giorno che non ti vediamo al Garage?”

“Ci sarei tornata… Prima o poi” mugugnò Dark. Era la verità, ci sarebbe tornata volentieri per vederlo distrutto.

Ryth la squadrò per un momento. “Hai l’aria di chi ha pianto. È successo qualcosa?”

“Assolutamente NO. Lasciami in pace, quando ne avrò voglia tornerò io.”

“Beat è preoccupato per te. È tutto il giorno che non ti vede.”

“Ah, davvero?” Ribattè sprezzante Dark. “Perché si preoccupa per me, visto che è il TUO ragazzo?”

“Il mio… Cosa?” trasalì Ryth, poi scoppiò a ridere. “No, aspetta. Non mi dirai che anche tu… HAHAHAHAHA!!!” Non riusciva a trattenere le risate. “Non crederai mica che io e Beat stiamo insieme??”

Dark arrossì violentemente, imbarazzata e pure un pochino offesa da quella reazione. Però si sentiva sempre più confusa e non riusciva a capire, la situazione sembrava surreale. “Scusa, ma… Che diavolo c’è da ridere?”

Ryth tentava di riprendere fiato, tenendosi la pancia. “Hahaha… Oddio, scusami, è che non riesco a non ridere ogni volta che succede!!” Fece dei lunghi respiri per riprendersi.  “Vedi, non è la prima volta che scambiano me e Beat per una coppia. Glielo dico sempre di contenersi, ma è una testa dura e non mi ascolta…” Sorrise. “Ma d’altronde, anche io devo avere la stessa testa dura, dato che siamo fratelli.”

“FRATELLI???” Strillò Dark.

“Certo. Gemelli, per l’esattezza. Ma non lo abbiamo saputo per anni, finché non siamo entrati entrambi a far parte dei GG e abbiamo scoperto la verità. Per questo a volte esagera nell’essere così affettuoso e protettivo… Non ha mai saputo di avere una sorella, come io non ho mai saputo di avere un fratello. Siamo sempre stati orfani, e quindi soli al mondo, senza uno straccio di famiglia. E quindi quando abbiamo scoperto questo legame, beh… è stata un’emozione indescrivibile.”

Dark non riusciva a credere alle proprie orecchie. Una confusione tremenda le invadeva il cuore e la mente. Beat e Ryth erano fratelli? Quindi… Non c’era nulla tra loro? Non stavano insieme? Il cuore di Dark riprese a battere, dopo il senso di vuoto che l’aveva oppressa finora.

 
Ryth si voltò di scatto. “Oh-oh… Sta arrivando qualcuno. Vi lascio soli!!” Squittì, correndo via a tutta velocità. Dark fece appena in tempo a rendersi conto che l’altra era letteralmente schizzata via, che vide qualcuno che effettivamente si stava dirigendo verso di lei. Il suo primo pensiero quando lo riconobbe fu “Oh, merda.” Era Beat. Dark dovette lottare con tutte le sue forze contro l’istinto di scappare via a gambe levate, ma si costrinse a restare ferma ed aspettare che lui la raggiungesse. Si guardarono per un lunghissimo istante dritti negli occhi, anche perché lui si era tolto gli occhialoni, il che non significava nulla di buono. Significava che aveva qualcosa di importante da dire e che era serissimo al riguardo. Lei tentò di dire qualcosa, nonostante il suo cervello non riuscisse a formulare neanche l’inizio di un pensiero coerente.

“B-Beat, io…”

“shhhhhh. Non dire niente.” Le sussurrò lui. Rimasero lì, immobili, a guardarsi negli occhi.

Dopo quell’ interminabile momento di impasse, Beat le posò una mano sulla spalla. Poi l’altra. Poi le fece scivolare lungo il collo della ragazza, fino a prenderle il viso tra le mani. Lei lo lasciò fare, nonostante una voce dentro di lei le dicesse di andarsene. Ma lei non si mosse. E allora lui attirò lentamente il viso di Dark al proprio, fino a sfiorarle le labbra con le proprie. Lei gli avvolse le braccia attorno ai fianchi, legandosi ancora più stretta a lui. Le loro bocche continuavano a cercarsi e trovarsi, e Dark sentì che sarebbe potuta rimanere lì, in piedi sul tetto di un capannone a baciare Beat, per tutta l’eternità. Intanto, il sole tramontava lentamente nelle acque attorno a Rokkaku-Dai Heights, offrendo uno spettacolo sublime di luci e riflessi come una grandiosa buonanotte. 



L'Angolo di Verena

Buongiorno ^^ so di avervi fatto attendere parecchio prima di aggiornare la storia, ma d'altronde le sorprese migliori si fanno sempre aspettare hehehe!!!
Scherzo, in realtà sono stata molto incasinata ultimamente e ho trovato solo adesso il tempo di pubblicare il capitolo... Come potete vedere, gran colpo di scena per la nostra Dark!! E ora? Eeeeh... Chi leggerà, vedrà ;)
Alla prossima!!!
p.s: a special thank you to Nightwind, che mi recensisce fedelmente i vari capitoli!!

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Capitolo 8
*** Rebel ***


REBEL



La mattina dopo, Dark si svegliò al Garage. Si stiracchiò tendendo le braccia, e sfiorando qualcosa di caldo e morbido sdraiato nella stessa branda accanto a lei. Ridacchiò tra sé, continuando ad accarezzare quella cosa, che in realtà era la spalla di Beat. Lui si voltò con un mugolio e aprì un occhio. I suoi capelli rossi sparavano da tutte le parti. Lei gli scivolò tra le braccia, accoccolandosi contro il suo petto.

“Buongiorno…” Mormorò.

Lui rispose con un grugnito, strizzando gli occhi. Poi la prese stretta e la ribaltò di scatto, portandola sopra di sé. “Buongiorno!!!” Esclamò.

Si stamparono un bacio. “Hey, cos’è tutta questa allegria?” chiese lei, scostandosi i lunghissimi capelli ramati che aveva lasciato sciolti e che le ricadevano attorno in morbide onde.

“Beh, con un risveglio così bello, come si fa a non essere allegri?” Scoppiarono a ridere. La giornata era iniziata così bene, e sarebbe andata avanti così. E non sarebbe stata l’unica, ma solo la prima.

 
Le cose però cambiarono drasticamente quella notte, quando Dark si trovava a passare nella 99th Street. Uno dei sottoposti di Rokkaku l’aveva avvicinata con discrezione, dicendole di presentarsi immediatamente al quartier generale. E ora si trovava nella solita sala riunioni, circondata dai soliti ufficiali di polizia in giacca e cravatta.

“Molto bene, Dark. Hai svolto un ottimo lavoro. Le informazioni che hai raccolto ci sono state molto utili.”

Dark sentiva un grosso groppo in gola. Iniziava a intuire dove sarebbe andato a finire il discorso.

“Sarai felice di sapere che l’attacco al quartier generale dei GG è fissato per domani notte.”

Lei si sentì gelare. Iniziò a sudare freddo. La polizia sarebbe entrata in forze nel Garage. Lo avrebbe raso al suolo e avrebbe sterminato i suoi abitanti. Un solo pensiero le attraversò la mente: Beat. Davanti agli occhi le scorrevano le immagini del bellissimo risveglio di quella mattina, e si sentì morire. Come tutti gli altri, Beat sarebbe stato ucciso, debellato come un parassita dagli uomini di Rokkaku. E la colpa sarebbe stata soltanto sua. Aveva appena firmato la condanna a morte dell’uomo che amava. E non poteva accettarlo.

“A-aspettate” balbettò, “le informazioni che vi ho portato potrebbero essere inesatte, sono imprecise. Non ho avuto abbastanza tempo di controllare che fossero attendibili…”

“Stai tranquilla. Le abbiamo verificate confrontandole con i dati raccolti da altri informatori e con le testimonianze di altri agenti. È tutto preciso ed impeccabile. Hai svolto davvero uno splendido lavoro, e ti ringraziamo di questo.”

La stavano addirittura ringraziando. Ringraziando di essere un’assassina, una traditrice. Di aver condannato a morte dei ragazzi innocenti, o meglio colpevoli solo di credere nei propri ideali di libertà e amicizia. No. Non lo avrebbe tollerato un secondo di più.

Si alzò di scatto, rovesciando la propria sedia. I presenti la guardarono stupiti.

“Ma cosa..?”

Gli occhi di Dark sembravano mandare lampi mentre li squadrava uno ad uno. Una nuova forza si era accesa dentro di lei.

“State commettendo un grosso errore. Non potete condannare a morte dei ragazzi completamente innocenti. I veri criminali qui siete voi, e ve lo dimostrerò.”

Si voltò di scatto e sfrecciò via dalla sala e dal palazzo, mentre tutte le guardie si mobilitavano per fermarla, ma inutilmente.

 
Dark correva, correva per le vie di Tokyo. Come aveva potuto? Come aveva potuto condannare i suoi amici… e soprattutto Beat? Non faceva altro che darsi dell’idiota per essersi lasciata trasportare dalla gelosia, quella stupida ed inutile gelosia che aveva provato verso Ryth. Ora ne avrebbero pagato le conseguenze delle persone totalmente estranee ed innocenti. C’era solo una cosa da fare: confessare tutto ai GG, quantomeno per non farli trovare impreparati di fronte all’attacco che avrebbero subito. 




L'angolo di Verena
Buonasera a tutti. Chiedo scusa per l'enorme ritardo nel pubblicare questo capitolo, mi rendo conto che ho fatto aspettare tantissimo i miei lettori (so che ci siete, anche se non vi fate notare...)
Beh, che dire di questo capitolo? Che finalmente qualcuno ha scelto definitivamente da che parte stare!! Ed ora dovrà affrontare le conseguenze della sua scelta... Quali saranno, lo scopriremo nel prossimo capitolo (e vi prometto che non ci metterà così tanto ad arrivare ^-^')
Alla prossima!!

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Capitolo 9
*** Extraordinary Girl ***


EXTRAORDINARY GIRL



Dark correva. Correva a perdifiato, più veloce di quanto fosse mai stata in vita sua. I GG erano tutti in pericolo, e la colpa era soltanto sua. Come aveva potuto fare loro una cosa simile? Erano stati gli unici a mostrarle amicizia, e lei aveva svelato tutti i loro segreti a Rokkaku. Il suo capo. Il nemico. Questo era il sentimento che si faceva strada nel cuore di Dark: Rokkaku ormai era suo nemico. Avrebbe attaccato i suoi amici, e soprattutto il suo Beat. Ma di una cosa Dark era certa: prima di fare del male a Beat, avrebbe dovuto passare sul suo cadavere.

 
Arrivò al Garage che era quasi l’alba. I primi raggi infuocati del sole iniziavano a tingere di sfumature rosee le pareti di cemento degli edifici che circondavano la base del gruppo. Dark si sentì stringere il cuore quando vide Beat che usciva dal passaggio che portava alle camere sotterranee dove dormivano i membri del gruppo.

“Beat!!” Lo chiamò, avvicinandosi.

“Dark” lui le rivolse un ampio sorriso, che però si spense subito quando vide l’espressione di lei. “Sei sconvolta… Che è successo?”

Lei abbassò lo sguardo, morendo di vergogna. Era arrivato il momento della verità. Prese un lungo respiro e lo guardò fisso negli occhi.

“Devo assolutamente parlarti di una cosa. È questione di vita o di morte.”

Si sedettero su uno dei muretti del Garage e Dark gli raccontò tutto: la propria storia, il fatto che avesse perso la memoria, la missione che le avevano affidato, il fatto di essere una spia, la gelosia folle che aveva provato vedendolo insieme a Ryth e il suo ultimo tentativo di salvare il salvabile. Beat la fissava incredulo, gli occhi sgranati e un’espressione di puro orrore dipinta sul volto.

Quando ebbe finito di raccontare, Dark aggiunse, in poco più che un sussurro: “Io… Io non voglio giustificarmi, Beat, ma… Ho perso completamente la testa perché ti amo. Non potevo sopportare l’idea di vederti con un’altra… In quel momento, non ci ho visto più. Non ho più tenuto conto dell’amicizia e dell’affetto che mi lega ai GG. All’inizio ero qui solo come spia, è vero. Ma conoscerti… Mi ha cambiata. Mi ha aperto gli occhi. Mi ha fatto capire da che parte sta il giusto in tutta questa guerra. E ora so che a rappresentare la giustizia siete voi. Ma… Ma so anche che, per quello che vi ho fatto, ti ho perso per sempre. So che non potresti mai perdonarmi… Non lo merito.”

Dark chinò il capo, e per la prima volta dopo giorni, mesi, forse anni, non sapeva quanto fosse durata la sua prigionia in quel laboratorio, Dark pianse. Le lacrime sgorgavano abbondanti dai suoi occhi verdi, buttando fuori tutto il dolore e il rimorso che aveva provato quella notte. Dopo un po’ sentì due braccia stringerla delicatamente, e lei non oppose resistenza. Si lasciò abbracciare da Beat e posò la testa sul suo petto, senza smettere di piangere.

“Non lasciarmi…” Mormorò.

“No. No che non ti lascio.” Le sussurrò lui di rimando. “Non posso lasciarti. Ti amo.” Sussurrò ancora all’orecchio di Dark, baciandole delicatamente i capelli. “Parleremo agli altri e affronteremo questa battaglia. Ma la affronteremo insieme. Affronteremo il futuro insieme.”

 
Era passata poco più di un’ora. Beat era corso a svegliare Corn, il capo, e successivamente tutti gli altri del gruppo. C’era una riunione straordinaria da fare: erano in uno stato d’emergenza, non c’era un secondo da perdere. Sulla grande terrazza centrale, tutti i membri dei GG erano riuniti, chi seduto, chi in piedi, chi appoggiato alla balaustra, mentre Corn stava in piedi sul suo vecchio divano semi distrutto. Si schiarì la voce e iniziò a parlare, mentre gli altri ascoltavano in un silenzio quasi religioso. Era stato Corn a fondare il gruppo, insieme a Roboy e a Gum. In seguito si era aggiunto Yoyo, e da lì la banda si era ingrandita sempre più, ma Corn restava il capo supremo, nonostante fosse una persona semplice e mai autoritaria.

“Ragazzi” esordì “Beat mi ha riferito che ci troviamo in uno stato di assoluta emergenza. A quanto pare, la polizia Rokkaku sta per attaccarci proprio qui, al Garage.”

A quella parole cominciarono a diffondersi dei mormorii tra i ragazzi del gruppo.

Jazz chiese: “Scusate tanto, ma come fa Beat ad avere avuto certe informazioni? Se lo avesse saputo da DJ-K lo avremmo saputo tutti, o almeno lo avrebbe comunicato via radio!!!”

Fu lo stesso Beat a rispondere. Mentre parlava, stringeva la mano di Dark nella propria.

“Jazz, questa è una storia piuttosto lunga. Ma ci tengo a raccontarvela, perché è giusto che tutti voi sappiate la verità. Queste informazioni dovevano essere segretissime, per coglierci di sorpresa. E infatti temo che nemmeno DJ-K lo sappia. Io l’ho saputo da una persona molto coinvolta in tutta la faccenda: Dark.”

Dark sentì gli occhi di tutti addosso e arrossì per la vergogna.

“Dark sapeva tutto ed è corsa a rivelarmelo. Ma questo le è costato molto. Vi starete chiedendo come facesse lei a saperlo: ebbene, Dark fa, o meglio faceva, parte del gruppo Rokkaku.”
Tra i presenti scoppiarono esclamazioni ed imprecazioni: qualcuno allungava istintivamente la mano verso la bomboletta di vernice che portava alla cintura o in tasca. Corn dovette richiamare l’intera banda alla calma.

“Statemi a sentire, per favore. Non ho ancora finito.” Aggiunse Beat. “Ho detto che Dark faceva parte del gruppo Rokkaku, è vero, ma questo non vuol dire che ci sia entrata di sua libera scelta. Il punto è che non ricorda nulla del suo passato, se non di essersi risvegliata in un laboratorio. Probabilmente l’hanno rapita, sottoposta a degli orribili esperimenti, le hanno fatto il lavaggio del cervello e l’hanno resa una spia. È stata mandata ad infiltrarsi nel nostro gruppo, a scoprire tutto ciò che potesse e poi riferirlo ai nostri nemici. Ma qualcosa in lei è cambiato: ora il nostro nemico è anche il suo nemico. Questa straordinaria ragazza ha trovato la via della verità, tutto da sola. E ora vuole aiutarci, combattere al nostro fianco. Il fatto che abbia innescato questa battaglia non è uno svantaggio per noi, ma un’opportunità. Invece di aspettare che la polizia faccia irruzione qui possiamo fermarli in un territorio neutro, per le strade, e affrontarli sbarrando loro la strada. Loro sperano di coglierci di sorpresa, ma saremo noi a sorprendere loro. Ragazzi, questa è la nostra occasione di debellare Rokkaku e la sua polizia una volta per tutte!!”

 
Gli altri membri della banda erano sconvolti. Una spia. Il primo istinto era quello di darle una bella lezione per averli ingannati e traditi tutti, ma poi l’urgenza dello scontro imminente ebbe la meglio . E poi, Beat aveva ragione: il vero mostro non era quella ragazza, che era solo stata sfruttata per degli scopi ignobili, ma Rokkaku. Era stato lui a farla rapire e studiare. Lei non c’entrava nulla con la guerra urbana che imperversava per le strade di Tokyo, ma ci era stata scagliata senza possibilità di opporsi. E il fatto di essersi ribellata e unita ai GG era il miglior modo per riscattarsi, per non piegarsi a ciò che un tiranno senza scrupoli aveva deciso per lei. In fondo, non era quello che cercavano di fare tutti loro? 




L'angolo di Verena

Buongiorno a tutti!!!
Siamo ormai nel clou della vicenda, dove gli intrighi sono stati svelati e la verità è venuta a galla... E nel prossimo capitolo ci aspetta un bel po' di azione, miei cari lettori!!
Sì, perchè lo so che ci siete, carissimi... Anche se vi limitate a leggere senza lasciare commenti, lo so che siete là fuori!! E per favore, abbiate la cortesia di recensire... Come ho già detto, ci terrei molto ad avere l'opinione di chi legge, positiva o negativa che sia.
Al prossimo capitolo!!

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Capitolo 10
*** The City's Burning ***


THE CITY’S BURNING



“Dove sono andati quei bastardi?” Ringhiò Dark, inserendo il caricatore.

Al Terminal Shibuya regnava un silenzio irreale. I GG erano radunati ad un’estremità dell’enorme piazza, e si guardavano intorno studiando la zona nei minimi dettagli.

Ad un tratto, Cube allungò una mano e, indicando un punto verso il centro della piazza, esclamò: “E quella che diavolo è??”

Dark seguì la direzione indicata dal suo dito e si sentì mancare: era una torre, alta e sottile, forse troppo sottile per contenere delle persone. Sembrava in effetti più una bizzarra scultura. Era nera e lucida, liscia come se fosse rivestita di vetro. In cima aveva una forma appuntita e aveva due anelli dorati, uno che la sormontava come ad imitare un’aureola, ma da cui partivano degli spuntoni lunghissimi, e l’altro che continuava a ruotare incessantemente più in basso, a circa metà altezza, senza che sembrasse fissato in alcun modo al corpo centrale della torre. Ma quello che terrorizzava Dark era il fatto che lei, quella torre, l’aveva già vista. Era la stessa che le era apparsa in quella visione, quella che aveva avuto a Skyscraper District. L’istinto le diceva che quella torre era maledetta, che avrebbe portato solo sciagure. E che per questo andava distrutta. Si avvicinò, come spinta da una forza invisibile, con Beat che la seguiva da vicino. Arrivata a pochi metri dalla torre, alzò lo sguardo e ciò che vide la face rabbrividire, non di paura ma di puro disgusto. In cima alla torre, su una specie di piccola terrazza che aveva tutta l’aria di essere una postazione di comando, stava Gouji Rokkaku, sindaco e dittatore della città di Tokyo. Quando vide i GG, esplose in una risata stridula.

“E così siete arrivati, pezzenti!! Avevate così tanta fretta di morire che mi siete venuti incontro? Che gentili… Ma non pensate che vi risparmierò per questo!! Anzi, l’unico vantaggio che vi darò sarà quello di farvi morire più in fretta!! Hahahahahahahahahaaaaa!!!”

Detto questo, con un balzo disumano saltò giù dalla propria posizione e atterrò ai piedi della torre, senza il minimo sforzo. Era un uomo imponente, alto quasi due metri e decisamente robusto, ma non grasso; anzi, a vederlo sembrava fatto di pietra, dettaglio acuito dalla durezza dei lineamenti e dello sguardo, che emanava una malvagità nuda e cruda senza paragoni.

L’uomo squadrò tutti i ragazzi del gruppo, che nel frattempo si erano radunati attorno ai due compagni, e disse: “Dark… Io ti ho dato la vita. Io sono come un padre per te. È così che una figlia si rivolta contro il genitore?”

La risposta della ragazza sembrò uno sputo di veleno. “Tu non sei mio padre, Rokkaku. Non lo sei mai stato. Non mi hai dato la vita, me l’hai strappata. E io ora mi riprenderò quello che mi spetta prendendomi la tua di vita, e restituendone una dignitosa a questa città.”

L’altro scoppiò di nuovo a ridere.

“Questa città? Questo buco merita solo di bruciare fino alle fondamenta, e voi non riuscirete a fermarmi.”

Improvvisamente alzò le braccia e la testa, e la terra prese a tremare. I GG misero mano alle bombolette spray, mentre Dark, l’unica a non avere una di quelle speciali bombolette che solo i GG possedevano, strinse ancora di più la sua pistola, che le era stata data in dotazione proprio dagli uomini di Rokkaku. La terra sembrò aprirsi mentre decine e decine di soldati e poliziotti apparivano alle spalle del sindaco. Questi gli rivolsero un saluto militare portandosi la mano alla fronte, per poi correre contro i GG per fermarli. Ma loro non si fecero trovare impreparati: si scagliarono a loro volta verso i soldati e scoppiò una violenta colluttazione, coi soldati che cercavano di immobilizzare i ribelli puntando sulla superiorità numerica e i ragazzi che rispondevano a suon di spruzzate di vernice. La vernice usata dai GG però non era una vernice qualsiasi: non appena toccava le casacche bianche della divisa dei poliziotti queste venivano letteralmente corrose e i poliziotti cadevano a terra urlando come se fossero stati ustionati. Quando un soldato cadeva a terra e veniva completamente ricoperto dalla vernice, svaniva in un lampo di luce bianca.

 
Anche Rokkaku stesso partecipava attivamente alla battaglia, anche se finora si era tenuto ai margini degli scontri più violenti, impartendo ordini ai suoi uomini. Però lo scontro si stava volgendo a suo sfavore, e questo non poteva accettarlo. Decise che era arrivato il momento di intervenire seriamente. Avvicinò le mani, e una sfera bianca e densa di energia iniziò a formarsi. Quando fu grande come una palla da bowling, Rokkaku decise che era sufficiente. Si guardò intorno, in cerca di un bersaglio adatto. Quando lo trovò, non riuscì a trattenere un sorriso malefico. Quel ragazzo coi capelli rossi e le cuffie sembrava un membro abbastanza importante del gruppo, nonostante non sembrasse esserne il capo. Ma sarebbe andato bene lo stesso per infliggere una sonora punizione ai quei teppisti. Prese rapidamente la mira e lanciò la sfera. Beat non riusciva a vederlo, perché era girato di profilo. Ma Dark, al suo fianco, lo vide benissimo: Rokkaku che caricava e che lanciava, e la sfera che rapidissima si dirigeva verso Beat. No. Beat no. Nononononononono. Dark non perse tempo a riflettere sul da farsi: si lanciò verso Beat, spingendolo via. E la sfera la colpì in piena schiena, esplodendo con una violenza inimmaginabile. Per Beat il tempo sembrò fermarsi in quell’istante. Non esisteva più la battaglia e il suo clamore: davanti a lui c’era solo l’immagine di Dark, ferita per aver ricevuto quel colpo al posto suo, e si precipitò a soccorrerla. La fece adagiare a terra, mentre una chiazza rossa di sangue si allargava sul suo petto. Tremava, e aveva il respiro molto debole.

“Dark… Ti prego, guardami.” Le disse lui, con voce rotta.

Lei sbatté le palpebre un paio di volte prima di aprirle, con uno sforzo enorme. Aveva la vista annebbiata e si sentiva il corpo pesante.

“Beat…” sussurrò.

“Sono qui.” Rispose lui.  “Ti prego, guardami. Mi senti? Ti porto subito al Garage, là potremo curarti. Gli altri non si offenderanno se abbandono lo scontro. Io…”

Ma Dark allungò una mano, tremante, e la posò sulle labbra del ragazzo per farlo tacere. Lui le prese il polso e si tenne la mano contro la guancia.

“È inutile. Mi sento scivolare sempre più… Temo di doverti lasciare stanotte, Beat.”

“No. Non andare. Ti prego. Non…”

Ma Dark chiuse gli occhi e la mano che Beat ancora stringeva divenne improvvisamente pesantissima.

 
Rokkaku osservò la scena con un sorriso malefico e soddisfatto.
“Non avrò ucciso un GG, ma almeno mi sono liberato di una traditrice. Possiamo andarcene. Qui il lavoro può dirsi finito… Per ora.”

In un lampo di luce svanì e con lui i suoi uomini. Un solo suono accompagnò la fine della battaglia: l’urlo straziato di rabbia e dolore di Beat che ancora stringeva la sua Dark tra le braccia, chiamandola invano.

“Dark!!! Dark… DAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARK!!!!!!!!!!!!!”








L'Angolo di Verena
Ma buonasera!! Da quanto non aggiornavo la storia... Chiedo scusa a chi fosse interessato, ma purtroppo gli impegni di studio mi hanno tenuta lontana dal sito per parecchio tempo.
E così, siamo giunti al climax, il culmine della vicenda. La tanto attesa battaglia finale, col suo esito a dir poco tragico.
E ora? Davvero è tutto perduto? La guerra è stata definitivamente persa dai GG? O sarà solo l'inizio di ben altro?
Le risposte nel prossimo capitolo!!
A presto!!

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Capitolo 11
*** Wake Me Up ***


WAKE ME UP



Era l’alba. Beat era a Kibogaoka Hill, la zona di periferia vicino al porto di Tokyo. In piedi, dritto davanti all’acqua, esattamente di fronte al punto in cui avevano sepolto Dark. Secondo la tradizione dei Rudies, esattamente una settimana prima, al tramonto del giorno dopo la sua morte, l’avevano adagiata su una tavola, avvolta in un telo, fissata con dei pesi per non farla galleggiare e calata in acqua, in quella zona che da sempre consideravano il proprio cimitero. Quel giorno non aveva pianto. Si era chiuso in un silenzio impenetrabile, non rivolgendo una sola parola nemmeno a Ryth, che ciò nonostante stava sempre vicina al fratello. Era una settimana che Beat stava pochissimo al Garage, vagando senza meta per le strade giorno e notte, oppure passando ore davanti alla tomba di Dark, contrassegnata da una rosa nera che Beat aveva legato ad un lampione per evidenziare il punto esatto in cui giaceva la sua ragazza. Aveva avuto il coraggio di definirla tale solo dopo quella maledetta notte, e l’avrebbe sempre considerata tale. Ma lei non l’avrebbe mai saputo. A quel pensiero, Beat cadde pesantemente in ginocchio e si prese la testa tra le mani, disperato. Dark non c’era più, era morta per salvarlo. Se lei non si fosse messa in mezzo, quel colpo lo avrebbe sicuramente ucciso. Ma lei era corsa a fargli scudo col proprio corpo, senza pensare alle conseguenze. O forse le sapeva benissimo, ma non aveva esitato comunque. Aveva preferito morire lei al suo posto. Non era giusto, Dark non se lo meritava. Anche se li aveva traditi, consegnandoli a Rokkaku, in fondo era innocente. Ma forse, a questo mondo, gli innocenti non durano mai. Per la prima volta dopo una settimana, Beat si concesse il lusso delle lacrime. Iniziò a piangere, lì in ginocchio, solo come non era mai stato. Aveva avuto un periodo da solitario a Dogenzaka Hill, ma all’epoca si beava della propria solitudine scambiandola per indipendenza. Poi si era unito ai GG e tutto era cambiato. Aveva conosciuto degli amici, aveva ritrovato la sorella che non aveva mai conosciuto, e poi… Si era innamorato. Aveva conosciuto Dark, e per la prima volta aveva provato quello che tutti chiamavano amore. Amore. Beat pianse ancora più forte, pensando al momento in cui aveva baciato Dark per la prima volta. Quanto avrebbe dato per sentir suonare ancora una volta le campane, quelle della festa per l’inizio della primavera. Quelle che suonavano il giorno in cui aveva incontrato Dark.

 
Dopo alcuni minuti, forse alcune ore , Beat si alzò e fece per andarsene, solo col proprio dolore ancora una volta. Forse un giorno la sua memoria avrebbe trovato pace, ma non avrebbe mai scordato ciò che aveva perso. Gettò un ultimo sguardo all’acqua, che si muoveva pigra. Un momento. Cos’era quello? Sembrava solo un riflesso della luce del sole… Oppure no. Una strana luce sembrava provenire dal fondo di quell’acqua. Beat restò un momento ad osservarla. La luce diventava sempre più forte, come se affiorasse verso la superficie…  E improvvisamente si formò un mulinello, anzi, un vero e proprio vortice da cui usciva una luce fortissima. Una sagoma uscì dal vortice, come se fosse composta da quella stessa luce. Beat strizzò gli occhi e intravide qualcosa. E il suo cuore si fermò per un momento. Non era possibile. No, non poteva essere possibile. Eppure, anche quando la luce si attenuò e poi svanì, mentre le acque tornavano improvvisamente calme, era lì. Dark era lì, di fronte a lui. Sembrava traslucida, come se fosse riflessa in un vetro. Eppure era lei, senza alcun dubbio. Beat si tolse per un attimo gli occhiali, e poi li rimise, ma l’immagine restò lì. Dark aprì lentamente gli occhi. Beat si sentì un calore fortissimo nel cuore quando incrociò il suo sguardo. Sì, era assolutamente lei, non c’erano più dubbi. Ma come? Come poteva essere lì? L’immagine di Dark sorrise. Era un sorriso debole, ma carico di tenerezza. Inclinò la testa da un lato.

“Ciao, Beat.” La sua voce era poco più che un sussurro.

“D-Dark? Ma… Ma come…?” Beat non riusciva a formulare una frase coerente. Il sorriso sul volto di lei si allargò, ma si spense subito, mentre alzava gli occhi verso il cielo.

“Un’altra estate è passata, eppure a questo mondo gli innocenti non durano mai. I miei vent’anni sono trascorsi così veloci… Ma presto scenderà nuovamente la pioggia, portata dalle stelle. E noi, paralizzati ancora nel mio dolore, siamo diventati ciò che ora siamo. Ma la mia missione non è finita. Ho ancora un compito da svolgere.”

Beat non riusciva a capire nulla di quello che Dark stava dicendo. Era come se le sue parole appartenessero ad un altro mondo, qualcosa di trascendentale e ultraterreno.

“Sto… Sto sognando, vero?” rispose lui, con una nota di disperazione nella voce.

“No, non stai sognando. Ma è comunque ora che ti risvegli. Beat, svegliati. Svegliami.”

L’immagine gli si avvicinò rapida, non camminando ma come se fluttuasse. Posò le labbra su quelle del ragazzo, che sentì solo un gran freddo. Non un freddo glaciale, ma più simile a quello di una folata di vento. L’immagine gli posò una mano sul viso, sfiorandolo appena. Beat non sentiva un vero e proprio contatto; era come se una corrente d’aria lo accarezzasse. I loro volti erano ormai a pochi centimetri di distanza.

“Sono tornata, Beat.” Disse lei. “è stato il tuo amore a riportarmi indietro. Street Soul mi ha affidato una nuova missione, e sono l’unica che può compierla. Ma senza il tuo amore non avrei potuto fare nulla, non avrei mai capito quale fosse il mio posto. Ma ora so che il mio posto, in questo come nell’altro mondo, è accanto a te. Per ora posso assumere solo questa forma temporanea, ma… Presto saprai tutto.”

Beat era… Confuso. Non sapeva con che altro termine definire le proprie emozioni. Aveva visto Dark morirgli tra le braccia, sacrificandosi per lui, e ora ce l’aveva davanti, a dirgli che aveva avuto un’altra possibilità, e che era l’unica in grado di compiere una missione affidatale nientemeno che da Street Soul, lo Spirito delle Strade, quanto di più simile a una divinità esistesse a Tokyo. Non riusciva assolutamente a cogliere il senso logico di tutto questo. Forse era davvero un sogno, e quindi presto si sarebbe svegliato e si sarebbe ritrovato solo col proprio dolore. O forse, era tutto vero, ma l’avrebbe capito solo col tempo.

 
Dark indietreggiò leggermente, e notando l’indecisione di Beat sorrise. “Non è facile da accettare. Ma ce la farai.” Poi gli tese una mano. “Ora… Torniamo a casa.”



L'Angolo di Verena

Rieccomi!!! Lo so, vi sono mancata, anche se vedo che come al solito le recensioni mancano...*sospiro*
Beh, colpo di scena!!!! Avevamo lasciato Dark morta, sacrificatasi per il suo grande amore, e invece rieccola!!!
Come avrà fatto a tornare? Perchè? E soprattutto, quale sarà questa nuova missione?
Lo scoprirete solo leggendo ;)
Alla prossima!!!

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Capitolo 12
*** Homecoming (Part 1) ***


HOMECOMING (PART 1)


Mentre i due si avviavano verso il Garage, Beat si sentiva semplicemente… Esaltato. Era euforico al vedere di nuovo accanto a sé la sua Dark, anche se era solo un fantasma e non lei in carne e ossa. Ma sarebbe andata bene anche così. L’importante è che fossero di nuovo insieme.

 
 Camminavano fianco a fianco, in silenzio. Ma dopo un po’, Beat si scosse, come dopo un sogno, e si ricordò di avere qualcosa di molto importante da dire a Dark.

“Ho conosciuto Jimmy” Esordì.

Dark si fermò, stupita. Jimmy. Si era affezionata a quel ragazzino, anche se non aveva avuto modo di rivederlo spesso da quando si erano incontrati. L’aveva rivisto qualche volta, ma poi c’era stata la battaglia, e… Era successo tutto così in fretta. Si sentiva veramente dispiaciuta per non aver potuto parlare con lui ancora una volta, di non averlo potuto salutare. Si riscosse da questi pensieri e cercò di concentrarsi solo su quanto le stava dicendo Beat, il suo Beat. Si perse nelle sue parole, mentre lui le raccontava ciò che aveva vissuto.

Era una notte di pioggia. Beat vagava per le strade senza meta, come in quella pioggia avesse perso anche i propri sogni. Nel suo animo non portava nemmeno il minimo barlume di speranza. Percorrendo svogliatamente la Highway Zero, dopo una curva si fermò improvvisamente, scorgendo un bagliore. Si avvicinò lentamente, circospetto. Magari era solo un senzatetto che si era accampato per passare la notte. Ma la guerra non era ancora finita, e bisognava sempre stare all’erta. Sbirciò da dietro un muro. Dentro un bidone ardeva un fuoco improvvisato, e la figura che vide fu per Beat come un’apparizione,  come un santo venuto a portare doni e fiducia, un santo riparatore in una città di perdizione, anche se in realtà era soltanto un ragazzino, di quattordici anni al massimo. Beat rimase a guardare quel ragazzino per un po’, finché lui non alzò lo sguardo dalle fiamme, guardandolo fisso in viso. La sua espressione non tradiva alcuna emozione, nemmeno il minimo accenno di sorpresa o stupore. A bruciapelo fece a Beat una domanda.

“Come diavolo ti chiami?”

Beat rimase stupito dalla sua arroganza. Stava per rispondergli a tono, ma prima che avesse il tempo di aprire bocca, quel ragazzino gliene fece altre.

“Sei uno che sogna troppo, vero?”

“Beh, forse. Ma ora non me lo posso permettere.” Fu l’amara risposta di Beat.

“Si vede. Anzi, a dirla tutta hai l’aria di chi ha bisogno di una stampella, ora come ora.”

Beat era sorpreso dall’intraprendenza di quel tipo. Ma qualcosa, in lui, gli ispirava  fiducia. Si vedeva che viveva nelle strade da parecchio, anche se gli sfuggiva il motivo. Ma si capiva che voleva lottare, opporsi anche lui alla tirannia di Rokkaku. Così Beat, dopo averlo rivisto alcune volte, decise di affidargli un’arma: la pistola che era appartenuta a Dark, quella che la polizia Rokkaku le aveva affidato da usare in caso di necessità.

Ma se avesse saputo per quale scopo Jimmy avrebbe utilizzato quella pistola, forse non gliel’avrebbe mai data.


Un pomeriggio, quasi a sera, Beat era fuori nelle strade, nei pressi di Rokkaku-Dai Heights. Incrociò Jimmy, che correva con tutte le sue forze. Beat lo seguì con lo sguardo, preoccupato. E capì che Jimmy stava scappando dalla polizia. Iniziò a inseguirlo, almeno per cercare di aiutarlo o di distrarre i poliziotti. Si scontrò con alcuni di loro, riuscendo a trattenerli. Ma erano tanti, saranno stati una cinquantina. Intanto Jimmy correva a perdifiato, dirigendosi  verso uno dei vecchi moli. Fu solo quando si trovò ad un passo dal mare che si rese conto di essere in trappola.si era cacciato in un vicolo cieco: davanti a sé  aveva solo il mare, e dietro la polizia.non aveva scampo. Non ce l’avrebbe mai fatta a sfuggire alla polizia, nemmeno se avesse lottato con tutte le sue forze. Sapevano tutti cosa accadeva a chi veniva arrestato, o meglio, nessuno lo sapeva con certezza. L’unica cosa certa era che nessuno, una volta portato nelle caserme, ne usciva più. Nessuno sapeva cosa avvenisse di preciso in quelle caserme, ma il fatto che, una volta arrestati, decine di ragazzi fossero spariti nel nulla lasciava spazio a ben pochi dubbi. Ad un tratto, sentì un peso all’altezza della cintura. Abbassò lo sguardo e vide la pistola che gli aveva dato Beat, dicendogli che era appartenuta a Dark, prima che morisse. Prese in mano la pistola. Non ne aveva mai usata una, ma ne aveva viste usare troppe per non sapere come funzionasse. La caricò. Si voltò, dando le spalle all’orda di poliziotti che lo stava raggiungendo. Prese un respiro profondo, guardando il mare. E fece fuoco.


L'angolo di Verena

Ciao a tutti!!!
Scusate, lo so che non aggiornavo da un sacco, ma prometto che questi capitoli cercherò di pubblicarli più spesso, dato che ormai siamo nelle fasi finali della storia...
So che questo capitolo è piuttosto breve, ma come avrete capito è molto intenso ed è stato anche piuttosto drammatico da scrivere.
Ma per tutte le novità, vi aspetto al prossimo capitolo!!
Alla prossima!!

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Capitolo 13
*** Homecoming (Part 2) ***


HOMECOMING (PART 2)



Dark trattenne a stento un urlo. No, non era possibile. Non poteva essere morto anche Jimmy. Sentiva qualcosa di molto simile a un peso che le opprimeva il cuore, anche se sapeva che fisicamente era impossibile. Chinò il capo, e per la prima volta desiderò con tutta sé stessa di poter scoppiare a piangere. Beat la guardò, con un grosso nodo in gola. Non avrebbe mai voluto far soffrire Dark, ma sapeva di non poterle nascondere una notizia simile. Avrebbe voluto stringerla, abbracciarla, tenerla fra le braccia per farle sentire la sua vicinanza. Ma era impossibile. In quel momento l’esaltazione per il ritorno di Dark svanì completamente, sostituita da un tremendo senso di vuoto misto a nostalgia. Beat sentiva troppo forte la distanza che in quel momento c’era tra loro: lui era vivo, poteva sentire il vento e il calore del sole sulla pelle, mentre lei no. Lei era solo un fantasma, una semplice immagine di quello che era stata. Ma quando lei alzò nuovamente lo sguardo e incrociò i suoi occhi, capì che non doveva pensare certe cose. Dark era tornata, e se per stare insieme avrebbero dovuto affrontare quella sorta di non-vita, l’avrebbero affrontata. Insieme.

Lo sguardo di Dark era spento, vuoto. Svuotato dal dolore per la perdita di Jimmy.

“E poi cos’altro è successo?” Chiese con un filo di voce.

Beat riprese a raccontare.

Dopo aver assistito al suicidio di Jimmy, i poliziotti se ne andarono , lasciandolo lì come se fosse un oggetto abbandonato e non una persona. Beat gli si avvicinò, lentamente. Tremava, e lottava per ricacciare indietro le lacrime. Poi gli chiuse gli occhi, e lo sollevò tra le braccia. Meritava  una sepoltura degna. L’avrebbe portato a Kibogaoka Hill, nel cimitero dei Rudies, e là gli avrebbe concesso un funerale dignitoso. Lo calò in acqua, poco lontano da dove stava sepolta la sua Dark. Da quel giorno, una rabbia crudele si impossessò di Beat. La lotta, Tokyo, i GG… Nulla aveva più senso. Non aveva più nulla in cui credere. Forse avrebbe fatto meglio a lasciare tutto, lasciare Tokyo per sempre e non tornarci mai più. È vero, i GG erano i suoi migliori amici, ma nonostante tutti i loro sforzi non avrebbero mai capito come si sentiva lui. Lui aveva perso tutto. Aveva perso Dark, ed era come se avesse perso cuore e anima. Ma Beat sapeva che la colpa non era dei GG. No, la colpa era solo di quel bastardo di Rokkaku. Era stato lui ad uccidere Dark. Era stato lui a causare la morte di Jimmy. Era la sua presenza la causa scatenante di quella guerra che tutti stavano combattendo da tempo, e che aveva già causato le prime vittime. Ed ora, aveva anche strappato le ultime speranze a Beat.

Beat trascorreva le sue giornate nella noia, vagando per le strade senza meta, facendo casino solo per ammazzare il tempo. Sfrecciava per le strade comportandosi da teppista, spaccando tutto e facendo danni a qualsiasi cosa. Sapeva che non era il comportamento che avevano i GG, ma non gliene fregava niente. Qualcuno mi tiri fuori da qui, si ripeteva. Chiunque, mi tiri fuori di qui. Mi sembra di vivere in un incubo. Tiratemi fuori. A volte, poi, tornava al Garage, ignorando tutto e tutti,e si lasciava cadere in un angolo, come un pupazzo abbandonato, a deprimersi ed aspettare che il tempo passasse. Ogni tanto si buttava  sul vecchio divano sulla terrazza, e finiva per addormentarsi anche dopo aver bevuto dieci tazze di caffè, stremato da ciò che lo stava divorando da dentro. I pensieri erano come belve feroci che lo assalivano in continuazione, senza lasciargli un momento di tregua. Uno su tutti era il pensiero di Dark. Dark, dove sei? Non lasciarmi solo… torna, ti prego. Dove sei andata? A volte se la sognava addirittura. Lei era lì, lui la stringeva tra le braccia ed erano finalmente felici, insieme. Ma poi apriva gli occhi e la realtà lo colpiva come uno schiaffo. Era schifosamente solo. Come se tutti lo avessero abbandonato e fossero andati altrove a divertirsi, senza di lui. E il tempo non passava mai.

Quando Beat ebbe finito il proprio racconto, Dark non sapeva cosa dire. Si sentiva in colpa per aver lasciato Beat da solo, per averlo fatto soffrire così tanto. Ma sapeva che era inevitabile. Se non si fosse buttata su quel colpo, lei sarebbe sopravvissuta. Ma sarebbe morto lui. E assolutamente non meritava di morire, era una persona troppo speciale. Dark si sentì riscaldare da quel pensiero. Non si sarebbe mai pentita di quello che aveva fatto, di essersi sacrificata per lui. Allungò una mano fino a sfiorare appena quella del suo ragazzo. Lui sentì quella ormai familiare sensazione di fresco, si voltò e le rivolse un debole sorriso. Quei momenti bui erano ormai passati. Ora non era più solo, perché lei era tornata.

Per rompere quell’attimo di tristezza, Dark chiese: “Dimmi, Beat… è successo altro?”

Il sorriso di Beat si allargò sempre più. “Beh, sì. è successa la cosa più bella di tutte. Sei tornata.”

 
Erano ormai arrivati al Garage. Il sorriso di Beat era ormai talmente largo che rischiava di inghiottirsi le orecchie. Sentiva il cuore battergli all’impazzata e l’orgoglio e la felicità sprizzargli da tutti i pori. Prese, o meglio sfiorò la mano di Dark, guidandola verso la zona centrale. Era così che sarebbe dovuta andare: se avesse potuto tornare indietro, Beat avrebbe guidato così Dark al proprio fianco, il primo giorno in cui l’aveva portata al Garage, sfoggiandola con orgoglio e con gli onori che meritava la donna che gli avrebbe cambiato la vita. Anche Dark si sentiva gonfia di emozione: stava tornando a casa, nell’unico posto al mondo che poteva definire casa. Aveva una gran voglia di mettersi a correre come una pazza non appena i suoi piedi avessero toccato terra. Erano tornati al quartier generale, era quasi una città di musica, era… casa. Stavano tornando a casa, ancora una volta.

La prima a vederli arrivare fu Ryth. Vide suo fratello, che si avvicinava all’enorme rialzo a passo lento, tranquillo, e con un gran sorriso sul volto. Poi vide… No, non era possibile. Strizzò gli occhi per non farsi ingannare dai raggi del sole. Eppure quell’illusione ottica era ancora lì, che si muoveva al fianco di Beat. E soprattutto, era identica a Dark. Quando i due la raggiunsero, per poco non lanciò un urlo. Sì, era proprio Dark, non c’erano dubbi. Ma come poteva? Fece per chiedere spiegazioni al fratello, ma lui la zittì con un cenno della mano, mentre si dirigeva verso il centro della terrazza. Anche gli altri lo avevano visto, e iniziavano a formare un capannello tutti attorno al loro compagno, chi dubbioso, chi sconvolto. Alcuni iniziarono a fare domande.

Ma Beat rispose solo con una frase: “è tornata. Siamo tornati.”

A Dark sarebbe girata la testa, se l’avesse ancora avuta in senso fisico. Il mondo intero pareva girarle attorno fuori controllo. Ma fu quando parlò Corn che tutto ritrovò senso.

“Bentornata, Dark. C’è solo un motivo per cui tu possa essere tornata tra noi, e cioè che sia stato lo stesso destino a deciderlo. Ebbene, noi non ci potremo certo opporre alle sue decisioni.” Sorrise, poi aggiunse. “Quello che hai fatto per Beat ci ha dimostrato quanto sia buono il tuo animo. E per questo, in quanto capo dei GG, ti accolgo come membro definitivo del gruppo. Benvenuta tra noi.”

Dark si sciolse in un ampio sorriso, ed era come se stesse per commuoversi. Finalmente aveva trovato una
casa.




L'Angolo di Verena

Ciao a tutti!!! Come al solito ci ho messo un secolo ad aggiornare, chiedo perdono ^^''
Ci avviciniamo sempre più alla fine di questa storia, e non posso che ringraziare tutti coloro che mi hanno seguita fin qui... Sì, anche voi che avete letto senza però recensire u.u un commentino potevate lasciarlo, non vi fanno male le manine :p
Al prossimo, e ultimo, capitolo!!!

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Capitolo 14
*** Remember, Whatever ***


REMEMBER, WHATEVER



Erano passati alcuni giorni da quando Dark era tornata al Garage, ma ancora non aveva parlato a Beat della missione affidatale da Street Soul. Non perché non volesse, semplicemente perché non ne avevano avuto l’occasione. Finora avevano pensato solo a godersi qualche giorno di serenità, insieme. Ma ora era arrivato il momento che lui sapesse.

“Quando sono… Morta, ecco, non sono andata nell’aldilà. Sono rimasta in una specie di limbo, una zona oscura a metà tra i due mondi. Attorno a me c’era solo buio, non riuscivo nemmeno a realizzare cosa mi fosse accaduto. Poi, una luce abbagliante è apparsa, formando una figura che avevo già visto: una specie di teschio con delle cuffie sul cranio. Iniziò a parlarmi, dicendo di essere Street Soul. Lo Spirito delle Strade. Mi spiegò il senso di una visione che avevo avuto tempo fa, quando ero arrivata tra i GG da poco. Quella visione svelava il mio futuro. Avevo visto la torre di Rokkaku, la morte di Jimmy, e persino te in lacrime sulla mia tomba. Chiesi a Street Soul il perché di quelle immagini. E mi spiegò che io in realtà sono destinata a condurre la battaglia finale contro Rokkaku, o meglio il Sole di Ghiaccio.”

Beat non riusciva a seguirla. Dark se ne accorse, e sospirò. “So che non è facile capire tutto questo, ma ti prego di ascoltarmi. Presto aggiungerò tutti i dettagli necessari. Perché credi che Rokkaku sia così malvagio? In realtà, lui non è umano, o meglio non completamente. Nella sua anima dimora il Sole di Ghiaccio, un mostro crudele che non è altro che la pura incarnazione del male. Si nutre di disperazione, e il suo scopo è quello di dominare questa città. Questo perché lui e Street Soul lottano da sempre, in quanto estremi di bene e male. E come il Sole di Ghiaccio si è incarnato in Gouji Rokkaku, Street Soul aveva bisogno di qualcuno che fosse il suo araldo. E ha trovato me. Ero la persona ideale: non avevo ricordi, ero stata strappata alla mia vita normale per diventare una spia di Rokkaku e quindi Street Soul non avrebbe dovuto rovinare la vita a una persona qualsiasi. Io sarei dovuta morire comunque, durante quella battaglia. Ma la mia era solo una morte temporanea, necessaria per la prima parte della missione. Dovrò andare nell’aldilà e radunare quanti più Rudies possibile, per chiedere loro di camminare sulla terra ancora una volta e combattere insieme a noi. E purtroppo non potrò andarci col mio corpo, ma solo con la mia anima. E cioè quella con cui ti sto parlando ora. Adesso io sono solo un’immagine, sono solo anima. Dovrò lasciarti ancora, ma sarà solo una lontananza temporanea,  finché il mio viaggio nell’aldilà non sarà concluso. Poi, tornerò da te e combatteremo. Insieme.”

Beat si sentiva un macigno sul cuore. Non poteva andarsene, non di nuovo. E se fosse tornata nell’aldilà… E se poi non fosse tornata? Se lo avesse lasciato ancora da solo?

“Dimmi… Dimmi che tornerai.” Mormorò Beat.

Lei lo guardò negli occhi per un lungo, lunghissimo momento. “Sì, Beat. Tornerò. Tornerò da te. Te lo prometto.”

 
Poi alzò gli occhi verso il cielo, illuminato solo da miriadi di piccole stelle.

“è ora. Devo andare.” Dark gli si avvicinò e lo baciò. Non potevano toccarsi davvero, ma Beat ogni volta si sentiva rigenerato da quella freschezza che lei gli lasciava sulle labbra. Riaprì lentamente gli occhi. Lei svanì, e Beat rimase solo. Un nodo gli strinse la gola. Sembrava passata un’eternità da quel bacio, non pochi secondi. Ma, in fondo al cuore, capì. Capì che i rimpianti erano inutili. Lei era nel suo cuore e nella sua mente. Non avrebbe mai potuto dimenticarlo. Avrebbe potuto dimenticare tutto nelle notti più oscure, quelle in cui la memoria non avrebbe potuto aiutarli e non sarebbero potuti tornare indietro nel tempo. Avrebbero potuto dimenticare ogni cosa e momento, ma non loro due. Dark sarebbe tornata, lo aveva promesso.  E lui sarebbe rimasto lì, sotto le stelle. Ad aspettarla.


L'angolo di Verena
*si inginocchia* chiedo umilmente perdono, fedeli lettori e recensori!!! Non ho aggiornato per secoli ç_ç
però ecco qui, finalmente, la fine della storia... Fine? A dirla tutta, un'ideuzza per un seguito ce l'avrei già da un pochetto... *fischietta con aria indifferente*
purtroppo però non so quando avrò il tempo di scrivere, dato che una cosa brutta e cattiva chiamata università e un'altra chiamata esami mi stanno succhiando via tempo, forze e anima =.='

comunque, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!!!! a tutti coloro che sono arrivati fin qui, che hanno perso tempo a leggere e che hanno speso energie nel recensire!!!! Spero di tornare presto con qualcosa di appetitoso per tutti voi!!!
Love,
Verena

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