Her best friend is a guitar

di olor a libros
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Se solo potesse parlare... ***
Capitolo 2: *** Lucky you. ***
Capitolo 3: *** You are not alone. ***
Capitolo 4: *** A place in this world. ***
Capitolo 5: *** I'm ready to fly. ***
Capitolo 6: *** Please love her. ***
Capitolo 7: *** Long live, Taylor Swift. ***



Capitolo 1
*** Se solo potesse parlare... ***



Se la sua chitarra potesse parlare, quante cose avrebbe da raccontare!
Tutte le sue lacrime, i pensieri che Taylor confida solo a lei, la sua migliore amica.
Quante volte avrà visto sul suo faccino il sorriso da ragazza innamorata, mentre gli occhi erano persi chissà dove cercando di trasformare in note quello che stava provando. Ha visto anche quel sorriso spegnersi a poco a poco ogni volta, si è quindi prestata come strumento di vendetta, per ricucire il cuore della sua padroncina con un po' di musica.
E' impossibile non invidiarla, quella chitarra: come non desiderare essere al suo posto,  per poter assorbire nel legno tutte le sue emozioni, essere sempre lì per lei, le corde pronte ad essere accarezzate dalle sue dita,  accogliere le sue lacrime e i suoi sorrisi, e veder nascere capolavori.

Se solo potesse parlare...

 


"Ehi, Pinocchio parla, perché io non potrei farlo?"
Uh?
"Sono un pezzo di legno anch'io, alla fine. Ma altro che uno stupido burattino, io sono qualcosa di molto più elaborato, raffinato.
E - pensaci un po' - non parlano, le chitarre, ogni giorno davanti ai vostri occhi? Come farebbero, i musicisti, a trasmettere qualcosa attraverso corde mute? Parliamo, eccome se parliamo! Di certo una lingua migliore della vostra, cari umani.
Mi vedo però vincolata in questo terribile compito di usare le vostre parole, per essere sicura che tutti capiscano quello che ho da dirvi.
Questa mia storia, che poi non è la mia storia.

E' la storia di una bambina che non è più una bambina, storia sconosciuta ora conosciuta da milioni di persone.
Eppure mai, mai - ne sono certa - l'avete vista attraverso occhi di legno.
Eccoveli qua, i miei occhi, prendeteveli che ormai tanto io son vecchia.
Già, sono solo una piccola chitarra che porta un decennio bell'e intero sul suo manico - ora sono lì, anno dopo anno, tutti appesi alle mie corde, - ma sono una vecchia chitarra felice. E fortunata.
Perché?
Se conoscete la persona a cui ho accennato, di sicuro avete capito di cosa vi voglio parlare. E se avete capito di cosa vi parlerò, allora la risposta già la conoscete.
Lei.
Per questo sono stata fortunata.
La sua prima chitarra, eccomi qua. Il mio legno si gonfia di orgoglio nel dirlo.
Ho visto crescere un miracolo, ho visto sbocciare il fiore più bello e raro che esista - tanto che proprio non esisteva, prima che arrivasse lei ad esserlo;  
ho visto un cuore meravigliosamente buono riempirsi di note, l'ho visto poi esplodere tirando fuori tutte le cose belle; tutto questo davanti ai miei occhi - occhi di legno.
Questi occhi di legno che ora si stanno pian piano chiudendo, perché non crediate che le chitarre non dormano!
Io poi sono anziana, i miei occhi sembrano quasi di cemento più che di legno.
Ve la racconterò con calma, questa storia.
Ci vuole il suo tempo, per far muovere questa mia vecchia voce - tra l'altro in terra straniera;
Ci vuole il suo tempo, per raccontare un miracolo straordinario e delicato come questo. Ci vogliono le parole giuste, parole riempite di note e accarezzate da questo velo che è la voce degli anziani.
 

Tranquilli fanciulli, ve la racconterò domani questa storia. Intanto aprite bene il cuore e riempitevi le orecchie di pazienza, trasformate in legno i vostri occhi, così che il mio piccolo e delicato miracolo sia al sicuro dalla vostra trepidante giovinezza."

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Capitolo 2
*** Lucky you. ***



























Devo ammettere che all'inizio non ero una chitarra poi così fortunata.
Me li ricordo, i primi tempi: in un angolo, polvere sul mio legno, ad aspettare che le sue dita da bambina diventassero adatte alle mie corde.
Io aspettavo fiduciosa, ero convinta che non si fosse dimenticata di me.
E infatti poi è arrivato.
"Cosa? Il giorno?"
No. Il tecnico.
Visto?, non dovete avere fretta. Ma, se proprio vogliamo accontentarvi...
E infatti poi è arrivato, il giorno in cui arrivò il tecnico.

Quel ragazzo, ogni fibra del mio legno lo benedice!
Arrivò lui, a portarla in quel mondo che poi era il mio mondo, le fece fare un piccolo passo iniziale verso quella che era la sua strada, dove ancora ora lei cammina: le insegnò a suonare la chitarra  -  o a suonarmi, dipende dai punti di vista.
Questo ragazzo capitò lì per aggiustare un computer, perché quello era in realtà il suo lavoro, e poi finì per compiere questo grande gesto: le insegnò tre o quattro accordi, così come una mamma guida i primi passi del bimbo e tutti gli altri li lascerà poi fare a lui, le insegnò qualche accordo e poi ci pensò lei a tutto il resto.
Grazie, o ragazzo tecnico del computer, e perdona gli umani se non ti ringraziano abbastanza e non si rendono realmente conto della gran cosa che hai fatto;
grazie, o ragazzo tecnico del computer, ci penso io a te che tanto fra poco è ora di iniziare col testamento.
Corna e bicorna.
Ma non me ne andrò tanto presto, per il momento ho una storia da raccontare.
Cosa stavo dicendo?
Ah, sì: i suoi primi passi - i suoi primi accordi.
Le sue dita si erano finalmente posate su di me, ancora piccole ma finalmente pronte.
E si era totalmente impossessata di me, il suo cuore di bambina aveva riempito la mia cassa armonica, mi aveva trovata. Io l'avevo trovata. Lei.
Ci eravamo trovate.
Così doveva essere.
Le sue piccole dita che si muovevano delicate e decise, e sarebbero cresciute su quei tasti.
Le sue piccole dita che insieme al cuore si misero a comporre la sua prima canzone.
Lucky you.

Sì, lo so di essere fortunata.
Grazie, piccola grande Taylor.

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Capitolo 3
*** You are not alone. ***


Lei mi parlava. Lei si confidava con me, ed io la consolavo.
Come?
Sempre loro, le note.
Taylor mi parlava attraverso le sue dita che scorrevano sul mio manico - a seconda delle corde che premevano mi facevano sentire un'emozione diversa - mi parlava attraverso le note, le metteva insieme e metteva insieme per me una storia - cambiavano note, cambiava storia.

Capitava spesso che arrivasse a casa con il cuore pieno di note tristi. Arrivava da me come se non aspettasse altro, come se quello fosse l'unico motivo per il quale si era svegliata quel giorno. Tutti i giorni, in realtà. Capitava spesso.
Perché capitava spesso che quei ragazzetti là in quella sua scuola la ferissero - no, non le facevano niente, e il fatto è proprio questo: non le davano quello che chiedeva, e tutto ciò che lei chiedeva era semplicemente un po' di amore.
Eppure a me sembrava facile, amare una ragazzina così speciale - occhi umani, stupidi ciechi occhi umani!, possibile che solo i miei occhi di legno vedessero quant'era speciale?
Loro no, loro di sicuro non lo vedevano - non la vedevano.
Quindi lei tornava sempre a casa con il cuore vuoto - cuore che loro non avevano voluto riempire - e lo riempiva di note.
Per fortuna c'ero io, per lei.
Ma perdincibacco, la vedevate, no?, la vedevate lì fuori ad aspettare che la faceste entrare nel vostro mondo! Non sapevate che avrebbe dato qualsiasi cosa per esserne parte, per esser parte di voi, per trovare un suo posticino lì in mezzo? Ora è troppo tardi, ma vi rendete conto che avreste potuto farla entrare, anche solo un sorriso, avreste potuto fare qualcosa, invece di accorgervene solo quando era ormai tardi?
Ora lei non c'è più. Non lì fuori, non da voi.
Non è più lì a sbirciare dalla finestra della vostra casa - del vostro mondo - aspettando di veder aprirsi una porta.
Lei scriveva canzoni, quando tornava a casa triste. Lei non aveva voi come amici, ma aveva me.
Non dovete preoccuparvi, non le avete fatto tanto male. Il dolore non la toccava, perché lei aveva qualcosa in più di voi: aveva la sua chitarra, aveva la musica, aveva se stessa.
Voi la facevate soffrire e lei si rifugiava da me, ora è tutto impregnato nel mio legno quello che le avete fatto. Ma neanche per questo vi dovete preoccupare. Io lo custodisco, quel male, lo custodisco con piacere insieme a tutto il resto, perché so che ora lei ha avuto quel che meritava. Tutto il mondo s'è reso conto di quanto è speciale! L'hanno vista tutti, finalmente, la scintilla che ha sempre avuto.
Ed ora, forse ora anche voi ci siete arrivati.
Troppo tardi, ovviamente, troppo tardi come sempre.
Ma forse in questo caso non proprio troppo troppissimo.

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Capitolo 4
*** A place in this world. ***


Eccoci qui, si parte! Ci siamo tutti: il signor Scott, la dolce Andrea, il piccolo Austin, ed infine la nostra Taylor, scalpitante più che mai. E poi io, ovviamente. Non mi vorrete mica lasciare qui? Ehi, non mi lasciate qui, vero?

No, non mi avevano abbandonata. Taylor mi aveva presa, mi aveva sorriso - perché, alle chitarre non si può sorridere? - mi aveva caricata in macchina, e via, si parte per la nuova  vita di Taylor, andiamo verso il suo sogno!

In realtà non lo sapeva bene neanche lei, cosa questo significasse precisamente. Ma aveva ben chiaro nella testa cosa voleva diventare e se lo teneva sempre lì davanti agli occhi, non lo perdeva mai di vista - una cantante country, voleva diventare.
Sapeva che non esistono istruzioni da seguire per avere successo, ma forse il primo passo poteva essere trasferirsi a Nashville - come fece Faith Hill.
Nashville, la città della musica. La città delle meraviglie, per Taylor.
Era un piccolo, minuscolo passo in mezzo ad una città, un mondo enorme che non conosceva, ma era anche un piccolo passo verso il suo grande sogno.
Quindi, lo fece.
Perché Taylor è sempre stata così, non ha paure e non ha esitazioni se si tratta di qualcosa che vuole veramente. Non dà fastidio agli altri, non si prende con la forza ogni cosa che vuole, lei ha un grande sogno e ci lavora sopra pian piano, per conto suo, e poi ti si para davanti con un miracolo - un sogno realizzato - e tu ti chiedi com'è possibile, e io ti rispondo Ci ha creduto.

Così s'incamminò, piccola piccola, passettino dopo passettino, su quella lunga strada che finiva lì, finiva in un sogno.
Andò avanti a piccoli passi, l'ho detto. E piccole delusioni, anche.

Era così dolce, con la speranza timida negli occhi, si presentava lì da tutti quei tizi che secondo chissà quale regola avrebbero dovuto decidere del suo futuro - del suo successo o del suo non successo.
Andava lì con me e cantava per loro, e questo non so per quante volte, ho perso il conto.
Eppure non la vedevano, la speranza sincera negli occhi, e ancora una volta Taylor si ritrovava in mezzo a persone che no, non la vedevano - questi erano forse troppo abituati a cercare altro, in un aspirante artista.
No.
Brutta parola. Capace di far crollare al suolo un sogno che insegui da tutta la vita.
Ma non quello di Taylor, No.
Lei cambiò semplicemente tattica. Registrò una demo, con tutte le canzoni che aveva scritto e alcune cover, poi con sua mamma fece il giro delle più importanti case discografiche di Nashville.
Questa era la scena:
"Ciao, sono Taylor." Sorriso.
Lascia la demo. Sorriso della segretaria  - o qualsiasi altra donna fosse stata messa lì.
"Chiamatemi."

Poi invece no, non la chiamavano. Mai. O quasi mai.
Va detto che ci fu ildella RCA Records, ma questa volta il no venne da parte di Taylor. Ed io esultai, lo ammetto, perché se lo sognano, quelli, che la mia bambina si lasci manipolare dalle loro mani sporche di soldi!
Voleva rimanere se stessa, non essere obbligata a diventare come loro la volevano.
Voleva entrare in questo suo mondo ed essere Taylor Swift, semplicemente Taylor Swift - e hai detto poco!
Possibile che non ci fosse un posto anche per lei, in questo mondo?

Andiamo, figliuoli, non sarete mica preoccupati?
Lo sapete anche voi, come va a finire la storia, no?
Non avete bisogno di pendere dalle mie corde, per sapere come finisce.
O non è che forse vi piace anche un po', questo suono che esce dalla mia cassa armonica?
Se così fosse io ne sono ben contenta, e vi aspetto anche domani.

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Capitolo 5
*** I'm ready to fly. ***


Il poi arrivò, arrivò da un uomo che portava - a spasso? - lo stesso nome del padre di Taylor.
Scott.
Il cognome era Borchetta, sostituitelo a Swift.
Scott Borchetta.
Altro uomo che dovrò tener presente nel mio testamento.
Visto che anche a me torna utile, raccontarvi questa storia? Quando avrò finito, credo che anche il testamento sarà bell'e pronto!
Ma torniamo a noi. A lei.
Quindi, questo Scott Borchetta la notò durante un'esibizione - c'ero anch'io, c'ero anch'io!
Oddio, pian piano a stare con voi infanti non starò forse tornando bambina anch'io?
Fatto sta che c'ero io, c'era Taylor, e fortuna volle ci fosse anche il signor Borchetta.
Lui la sentì cantare e la vide.
La vide. NB, nota bene.
La vide e le chiese se voleva esser parte della sua casa discografica. Casa discografica non grande, non famosa, non importante, in realtà praticamente appena nata.
Ma , Taylor disse di sì.
Borchetta disse sì, Taylor disse sì, tutti dissero di sì, quanti , un tripudio di .
Che bello.

Aveva quattordici anni, Taylor. Era così piccola, ma già aveva raggiunto il suo sogno. Anzi, era arrivata alle porte del suo sogno, diciamo. Aveva ancora tanta strada da fare.
Negli anni che seguirono la fece tutta, sempre passo dopo passo, ed arrivò ancora più in là di dove credeva finisse la sua strada.
A sedici anni il suo primo album, era così felice... un intero CD tutto pieno di sue canzoni!
Così il mondo iniziò ad accorgersi di Taylor Swift.
Arrivò poi anche il secondo album, quello che rese impavidi i fans di tutto il mondo - ormai ne aveva tanti, di ragazzi che la amavano.
Dopo l'album Fearless arrivò il Fearless Tour, e lei lì regina sul palco di fronte a folle immense.
Aveva già esperienza di palchi, ma in questo tour era tutto enorme - gli stadi, e le folle, appunto. Quindi la vedevi brillare come non mai, perché finalmente tutta la sua luce era allo scoperto di fronte a migliaia di occhi.
E così via, secondo album e secondo tour - questa volta tour mondiale, tutto sempre più in grande.
Ora tutti la conoscono - neanche più come stella del country, semplicemente come Taylor Swift.
La cantante dei record.
Colei che colleziona sold-out e colleziona premi.
Lei che ha riempito il Madison Square in un minuto!

Non solo ha trovato un suo posticino nel mondo, Taylor, lei ha conquistato il mondo, l'ha riempito della sua luce, addirittura ne ha creato uno tutto suo, di mondo, un mondo così bello e pieno della sua bontà, e pieno dei suoi sorrisi e del suo amore, e pieno dell'amore che i suoi fans provano per lei, pieno di tutte le cose belle che possano esistere - il mondo swiftoso, lo chiamo io; un miracolo, come lei.

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Capitolo 6
*** Please love her. ***


Ovviamente non c'ero io, con lei, su quei palchi enormi. Non l'ha girato con me, il mondo.
Ne ha avute tante, di chitarre - no, non sono gelosa!
Queste mie colleghe hanno vissuto con lei momenti importanti, mentre io l'ho visto nascere, il miracolo. Mi sembra anche giusto spartire un po' la fortuna, non me la potevo tenere tutta per me, si capisce.
Così tante chitarre...
Ve ne faccio vedere alcune, probabilmente le riconoscete.

Ci fu questa, di sicuro l'avete già vista, quella con la scritta Taylor sul manico.
Bella.




Poi, ad esempio, quando aveva diciott'anni arrivò quest'altra in regalo da Bob Taylor.
Bellissima. Mi ricordo ancora di quando aprì la scatola: "Oooh, ci sono dei pesci sulla chitarra!"
Già. Bella, bellissima.  Da quel momento ha usato quella, per scrivere canzoni.
Voi penso la vediate per la prima volta ora, nello Speak Now Tour, quando suona Last Kiss.



E ce ne sarebbero tante, tante altre, ma vi mostro solo più questa - quella che brilla più di tutte, brilla quasi quanto Taylor.
La chitarra ricoperta di microscopici cristalli Swarovsky.
L'avete vista dal Fearless Tour, immagino. So che l'amate, tutti la amano.
Anch'io, ineffetti - ora che ho imparato a conoscerla. Devo ammettere che prima non mi stava tanto simpatica, troppo pacchiana, pensavo, esibizionista.
Eppure dopo un po' ho capito che il legno ce l'aveva anche lei, sotto tutti quei cristalli.
Sì, è davvero simpatica. Ha anche tanto da raccontare, pur essendo ancora una giovin chitarra.
Per questo ho scelto lei.




Quindi ora vi lascio agli occhi della mia collega sbrilluccicosa, ché i miei si stanno per chiudere - un po' più a lungo, questa volta; un po' più per sempre.

Voi però ricordatevi che Taylor è Taylor, non dimenticatelo mai.
Amatela, fanciulli miei, amatela.



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Capitolo 7
*** Long live, Taylor Swift. ***


Questo mi riempiva il cuore mentre scrivevo:
http://youtu.be/QVBj768rQzg

 



Ciao a tutti, ragazzi. Mi hanno detto che qui ci sono tante orecchie attente!
Cioè, in realtà me l'ha detto..
Povera mia compagna, era una così buona chitarra...

Ma non piangiamoci addosso, le lacrime sulla chitarra sono una prerogativa di Taylor - ahah, capita? Qui dovreste ridere.
Bene, mi presento: sono la chitarra Swarovsky, ma voi potete chiamarmi semplicemente Sparkly Guitar.
Sì, sono quella che vedete sempre brillare in braccio a Taylor Swift, sotto i suoi riflettori.
Non crediate ch'io voglia brillare quanto lei, non ci riuscirei mai!
Anzi, vi svelo un segreto così che non pensiate che voglia fare la spocchiosa: super glue.
Già, colla - ve l'avrà già detto anche Taylor.
Questi bei cristalli Swarovsky che vedete sono semplicemente incollati, io sotto sono una chitarra come le altre! - qui la cara vecchia chitarra, pace all'anima sua, vi avrebbe detto "attenti alle apparenze", o una cosa del genere.
Vi dirò anche che a volte perdo pezzi. Sì, mi si staccano i cristalli-brillantini, è una cosa alquanto comica.
Comunque, sono qui perché devo raccontarvi qualcosa.
Di Taylor, no?, di lei volete sentir parlare. Ovvio.
Taylor  è... Taylor Swift.
La folla urla, per Taylor Swift.
I fans piangono, per Taylor Swift.
I fans urlano e piangono, per avere un abbraccio da Taylor Swift.
Uhm, non vorrei attirarmi addosso l'ira di tutti quanti voi facendovi notare che lei mi abbraccia sempre. Ops, ormai l'ho detto.

Va bene, ho già capito che siete dei tremendi sentimentali - Taylor vi abitua troppo bene, con le sue storie romantiche e tutto il resto...
Quindi vi voglio descrivere esattamente cosa si prova.
Cosa si prova a stare là, con lei - sotto la sua ascella, che onore! - su quel palco che è il suo palco, di fronte a quella folla che è la sua folla.
Cosa si prova a sentirla cantare, cosa si prova a vedere tutti voi urlare.

Un momento. Forse non ci riesco, non riesco a descrivere... Come si fa? E' una cosa assurda, assurdamente irreale ogni singola volta.
Capite di che parlo, no? Pensate a Long Live.
Pensate a tutto quello che provate quando la canta, ad ogni concerto, la canta davanti a voi, la canta per voi. E la suona con me, quella canzone. Ed è davvero un onore essere strumento di una cosa così bella e così grande come è la sua musica.
Voi urlate e sorridete e piangete, e lei vi vede.
Vi vedo anch'io. E, lasciatevelo dire, siete bellissimi.
La amate tanto, lei vi ama tanto.
Lo sento, il suo cuore, che batte appena sopra di me. Vi dirò anche che le sue dita tremano, quando le urla si fanno ancora più forti.

Per tutti i fa diesis, non ho più parole. Così tante emozioni, in tutto questo tempo passato con lei, sono entrate e uscite dalla mia cassa armonica; ma sempre sotto forma di note - sotto forma di sue canzoni.
Invece queste vostre parole sono difficili da trovare, difficili da usare.

Permettetemi di prendere in prestito le sue, di parole, che nessuno è più bravo di lei in questo.

Ho dato un’occhiata alle fotografie
di tutti gli anni che siamo rimasti in disparte,
sperando per questo momento.

Lunga vita ai muri che abbiamo superato,
tutte le luci del regno brillavano solo per me e per te;
io urlavo “lunga vita alla magia che abbiamo realizzato”
e portateci tutti quelli che fingono, non ho paura.
Lunga vita a tutte le montagne che abbiamo smosso,
ho passato il momento più bello della mia vita
combattendo draghi con te;
io urlavo “lunga vita allo sguardo sul tuo viso”
e portateci tutti quelli che fingono, un giorno saremo ricordati.

E prenditi un momento, promettimi questo:
che starai al mio fianco per sempre.
Ma se, che Dio ce ne scampi, il destino si dovesse intromettere
e ci costringesse ad un addio
se avrai dei figli un giorno, quando indicheranno le foto,
per favore di' loro il mio nome.
Racconta di come la folla impazziva.


 

Lunga vita, Taylor.
Lunga vita a questa magia che hai creato.
Brillerò per te, Taylor.
Non brillerò mai quanto te, Taylor.
Perché tu ce li hai dentro, i cristalli, non sono semplicemente uno strato incollato fuori.

Ti amano, Taylor, ti amano tanto.

 

Long live, Taylor Swift
You will be remembered





 




 

 


 

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