Break of Dawn: l'Alba dell' Era di Eggman

di Lucia98_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il lavaggio del cervello ***
Capitolo 2: *** L'idea più folle ***
Capitolo 3: *** Rimorsi celati ***
Capitolo 4: *** Disavventura ad Ice Paradise ***
Capitolo 5: *** Inaspettato salvataggio ***
Capitolo 6: *** Sgradevoli imprevisti ***
Capitolo 7: *** Il malaugurato fatto ***
Capitolo 8: *** Grattacapi scottanti ***
Capitolo 9: *** La verità mascherata da un'alleanza ***
Capitolo 10: *** Uniti, qualsiasi cosa accada ***
Capitolo 11: *** L'eterna forza dell'amore contro la morte ***
Capitolo 12: *** La quiete dopo la tempesta ***
Capitolo 13: *** Persuasioni e accondiscendenze ***
Capitolo 14: *** Merce orientale a Soleanna ***



Capitolo 1
*** Il lavaggio del cervello ***


 -CAPITOLO PRIMO -
Prologo: “Il lavaggio del cervello”

 

 
 “ Caro diario,
ormai mi comprendi da tempo, e di sicuro, attraverso le mie continue confessioni e i miei segreti racchiusi accuratamente tra le tue pagine avrai imparato a conoscere, almeno in minima parte, il protagonista delle mie riflessioni. Avrai capito che lui è la mia ragione di vita, che spesso ignoro i suoi irritanti difetti  giustificandoli con continue scuse dettate dall’affetto profondo che nutro per lui, ormai sarai al corrente che è un eroe, che è conosciuto in tutto il mondo per le sue imprese avventurose, per la sua brillante scaltrezza e per la sua leggendaria velocità. Mi hanno sempre affascinato queste sue qualità, delle virtù rare e ammirevoli… ma in fondo, è proprio questo che mi fa paura di lui, il suo doversi sempre cimentare in sfide quasi insostenibili, questo suo smisurato altruismo che spesso lo spinge ad avvicinarsi a persone che potrebbero portarlo definitivamente lontano da me. Esatto, temo che si allontani troppo e non torni più… forse è anche per questo che cerco di passare più tempo possibile con lui, di stargli vicino e di buttarmi a capofitto nelle sue folli avventure… lui non capisce che cerco solo di proteggerlo perché è importante per me, ma tutto quello che riesco ad ottenere è che lui mi trovi sempre più fastidiosa e dannatamente insistente…”
 
Non c’è sensazione migliore, non esiste percezione più eccitante dell’uragano di emozioni che provi quando il vento sferza sul tuo viso mentre ogni immagine intorno a te viene deformata dalla velocità scattante del tuo corpo in movimento. Correre, una passione, un motivo per vivere, l’ebbrezza di sentirsi libero, di poter allontanarsi, da tutto, da tutti, dedicarsi a se stessi e imprimere la propria immagine in un universo incapace di seguire i tuoi movimenti scattanti, avvertire il sangue che ti ribolle  nelle vene, i battiti cardiaci moltiplicarsi sempre di più, come a far scoppiare il cuore, il respiro farsi intenso. L’aria scorre dentro di te e ti da la carica, ti spinge a dare di più, a  mettere anima e corpo in ciò che stai facendo. Cosa c’è di meglio? Volare? Io non ne ho bisogno. Io amo correre. Io, sono la velocità.

***

-Umiliante, semplicemente umiliante…- Disse il dottor Eggman mentre camminava avanti e indietro sul pavimento metallico e freddo della sala comandi.

-… È frustrante sapere di essere considerato un’inutile minaccia passeggera, odio quando quell’essere infimo e ripugnante sottovaluta e deride il mio genio supremo, preoccupandosi di quei nemici da quattro soldi che si presentano occasionalmente ad intralciare la sua folle corsa verso l’essere considerato un insostituibile eroe del bene. Mi viene il voltastomaco solo  a pensare alle sue battute ironiche, che puntualmente hanno come protagonista me, il vero nemico del quale dovrebbe avere veramente terrore… mi sottovaluta quell’ingenuo roditore, i suoi giorni da paladino della giustizia sono finalmente terminati perché io, Ivo Julian Robotnik ho in mente un piano terribilmente diabolico per sbarazzarmi definitivamente di lui e di quei suoi insulsi tirapiedi di razza Mobiana! Infilerò a quel riccio una spina nel fianco talmente imbevuta di veleno che quella lurida creatura inferiore non potrà fare altro che cadere agonizzante al suolo, distrutto dalla somma intelligenza del suo peggior nemico e…-

-Dottore??- Squittì timidamente un’irritante vocina robotica che rimbombò nella sala principale della base. -Si, si sente… bene??-
 
-Bokkun!! Stupido ammasso di ferraglia arrugginito!! Non vedi che stavo pensando in santa pace!!!- Lo aggredì acidamente il dottore.

-Ecco, il fatto è che è da un po’ di tempo che bisbiglia cose assurde fra sé e sé e ho pensato che non si sentisse bene…- Aggiunse tristemente il piccolo automa.

-COSE ASSURDE!?!- Sbraitò violentemente il dottore con la conseguenza di cadere rovinosamente all’indietro sulla sua enorme poltrona girevole con un tonfo spaventoso.

-Mio fidato robottino, dopo tutti questi anni di servizio dovresti sapere come il tuo nome che quando penso ad alta voce gradisco che nessuno mi disturbi, ma sei fortunato, non sono in vena di punirti, ho passato questi ultimi mesi ad escogitare un piano diabolico per schiacciare definitivamente quell’insetto di Sonic e finalmente sono arrivato ad una soluzione che mi permetterà senz’altro di raggiungere il mio scopo…- disse vago il dottore dopo essersi accomodato sulla confortevole poltrona nera della stanza principale dopo la caduta inaspettata. Nei suoi occhi brillava un istinto omicida e sul suo viso si era lentamente dipinto un ghigno di soddisfazione che fece rabbrividire il piccolo androide e anche Decoe e Bocoe che intanto si erano avvicinati incuriositi dalla conversazione. Eggman fece una sguaiata risata, poi ruotando di scatto la poltrona premette uno degli innumerevoli pulsanti sul pannello di controllo della base. Subito dopo si aprì una delle porte meccaniche che conducevano alla stanza e apparve un automa di piccolissime dimensioni ma incredibilmente equipaggiato. Era simile ad una mosca di metallo, grande più o meno quanto un pugno, munito di una telecamera presente in quelli che potevano sembrare due grandi occhi metallizzati e lucidi, di un sensore di localizzazione e  capace di inviare istantaneamente messaggi al computer centrale della base per qualsiasi evenienza.

-Signore e Signori, vi presento l’Egg-fly, questo gioiellino è capace di localizzare qualsiasi soggetto desideriate prima ancora che possiate dire Eggmanland! Ha un raggio d’azione notevole nonostante le sue ingannevoli dimensioni ridotte!- Esclamò fiero di quella sua nuova creazione.

-Ehm, dottore…? Non pensa che sia un po’ piccolo per togliere Sonic dalla faccia di Mobius?- Chiese Decoe tremando.

-NO! STUPIDO ZUCCONE!! Ho appena detto che questo robot non è un’arma!! E rappresenta solo l’antefatto del mio diabolico piano!-

-Non può essere un po’ più chiaro dottore?- Chiese titubante Bocoe riparandosi dietro a Decoe.

-Vedete, ho sempre cercato di attaccare Sonic dall’esterno con le mie strabilianti invenzioni che però hanno sempre avuto la sorte sfavorevole, adesso è arrivato il momento di provare una nuova tattica d’offesa, stavolta dall’interno!- Disse il Eggman sfregandosi le mani e lasciando Bocoe ancora più confuso.  

-Non preoccuparti mio limitatissimo robot, in questa prima parte dell’opera non dovrai fare molto… sarò io, in prima persona a dare l’inizio alle danze!- Detto questo il dottore ordinò con un grido all’Egg-fly di localizzare l’obiettivo 003 altrimenti noto come Amy Rose…

***

“…io cosa posso farci? In fondo lo sanno tutti che non si sceglie chi amare, non si comanda il cuore, ma dopo anni di stupide follie, di inutili illusioni e di sogni irrealizzabili penso sia arrivato il momento di chiudere un lunghissimo capitolo e di cominciarne uno nuovo. Perché rovinarsi la vita a inseguire quelle fantasticherie che vengono chiamate amore? “

Amy Rose fece un grande sospiro di rassegnazione e con le lacrime agli occhi chiuse il suo diario segreto e lo appoggiò sull’erbetta del prato. Chiuse lentamente gli occhi e tirò indietro la testa appoggiandola al tronco rugoso della quercia secolare sotto la quale era seduta.
La riccia si guardò lentamente intorno non appena riuscì a scacciare dalla sua mente l’improvvisa tristezza che l’aveva assalita. Vide lo sgargiante verde dei prati umidi, le cime innevate dei monti circostanti e il cielo limpido che faceva da sfondo alla pace montana.

-Ora capisco perché Sonic si ostina a rifugiarsi quassù quando ha bisogno di rilassarsi…- pensò ad alta voce la riccia debolmente.
Improvvisamente sentì un ronzio metallico rompere il placido silenzio della montagna, alzò infastidita lo sguardo e notò con immenso stupore che un robot di piccole dimensioni fluttuava a pochi metri di distanza da lei. Subito dopo l’essere robotico iniziò ad emettere un insistente e monotono bip, puntò un fascio di luce laser contro la riccia che la investì per qualche secondo e prima che lei potesse evocare il suo martello per difendesi l’automa scandì:

- Obiettivo 003 localizzato. Direttiva svolta.- Poi fece dietrofront e in un batter d’occhio si allontanò per tornare sui suoi passi.
La riccia non riusciva a capire da dove quel robot fosse sbucato e nemmeno quale fosse il suo obiettivo, ma sicuramente non era in vena di indagare e, dato che in fondo niente aveva rovinato l’atmosfera di tranquillità della quale lei aveva un disperato bisogno, decise di calmarsi e di ritornare seduta sull’erba sotto la placida ombra della quercia.

***

-Ahahahahaha! Che vi dicevo io branco di idioti zoticoni! Le mie invenzioni non mi deluderanno più d’ora in poi! Sapevo che l’Egg-fly mi sarebbe tornato utile!- Sbraitò Eggman saltellando in preda alla contentezza davanti all’enorme schermo del computer principale della base osservando i dati che l’Egg-fly aveva appena inviato alla base.
Decoe, Bocoe e Bokkun guardavano esterrefatti il dottore senza capire molto di ciò che stava succedendo.

-Dottore…ancora non capisco come localizzare Amy Rose le possa essere utile per conquistare il mondo…- Continuò con i dubbi Decoe.

-Suvvia, non è questo il momento di dare spiegazioni! Devo andare!- Schiamazzò il dottore, poi prese la sua giacca rossa e se la infilò mentre correva verso la sua inseparabile piccola navicella aperta; premette il bottone alla parete per aprire il portello della base e saltò sopra al veicolo.

-DOVE STA ANDANDO DOTTORE?!?- Gridarono i tre automi.

-A Cominciare la mia conquista di questo insulso pianeta!!!-
Detto questo la navicella schizzò fuori dalla base il più velocemente possibile con un Eggman soddisfatto e ridanciano al suo interno.

***

Amy Rose colse un’innocente margherita che fino a poco prima spiccava fra l’erba del prato. Fece ruotare fra le sue dita l’esile stelo del fiore ammirandone la bellezza e la straordinaria purezza. Poi l’avvicinò al suo viso e provò a sentirne il profumo, ma si accorse che il piccolo fiore non emanava nessuna fragranza.

-Però la mia vita senza lui è come un fiore senza profumo…assolutamente inutile!- disse la riccia gettandola poco lontano.

-Non è necessariamente vero signorina… un fiore senza profumo può essere comunque bellissimo, non ti pare?- Chiese una voce proveniente dal retro della quercia.
A Amy si raggelò il sangue nelle vene; non volle nemmeno voltarsi per confermare i suoi sospetti. Lentamente e con un rumore soffuso la piccola navicella che si trovava dietro all’albero ricominciò a muoversi fino a trovarsi esattamente davanti alla riccia che guardava stupita il suo sgradito interlocutore. All’ interno del veicolo un uomo di mezza età sorrideva sotto i suoi lunghi baffi e le porgeva gentilmente la margherita che lei aveva lanciato poco prima.

-Cosa vuoi Eggman!?!- Ruggì la ragazza alzandosi di scatto, evocando il suo martello piko-piko e osservando l’uomo con aria minacciosa.

-Tranquilla, non ho nessuna intenzione di farti del male…né tantomeno di rapirti… volevo solo parlarti perché so che sei l’unica che può capirmi…-
La riccia era visibilmente sorpresa e spaventata anche sé cercava di fare di tutto per nascondere il suo nervosismo.

-Da quanto tempo sei qui?!- Si limitò a dire la ragazza stringendo con forza la sua arma.

-Questo non ha importanza…quello che mi interessa è invece parlarti di Sonic…-

-Non ho nessuna intenzione di stare qui ad ascoltarti!- Commentò acida la riccia incerta sul da farsi.

-So bene come si comporta con te…-

-Se avessi bisogno di parlare di questo pagherei uno psicologo! E adesso se permetti vorrei andarmene!- Concluse la riccia allontanandosi il più in fretta possibile.

-ASPETTA!- urlò il dottore lasciandosi scappare una dimostrazione della leggera preoccupazione di non riuscire nel suo intento.

-Hai dimenticato questo…- aggiunse porgendole il diario segreto che lei aveva lasciato incustodito sotto l’albero.

Amy, dopo essersi voltata, si avvicinò lentamente alla navicella del dottore. Non poteva certamente permettere che tutte le sue confessioni più intime fossero in mano di quel pazzo. Non appena fu abbastanza vicina lo strappò repentinamente dalle grandi mani del dottore.

-Penso di avere in comune con te alcuni pareri riguardo a quel riccio… nemmeno io sopporto il suo doppiogiochismo… è facile avere una facciata da grandi eroi per poi maltrattare chi ci ama quando non siamo esposti al pubblico… non pensi anche tu cara?-
Amy rimase come pietrificata dalla gentilezza con la quale il dottore le proferì quelle parole inesorabilmente esatte. Non aveva la forza di rispondergli, di smentire ciò che le aveva detto. L’assalì un mare di dubbi.

-Perché per tutti rappresento il male? Io voglio soltanto ripulire questo mondo da persone come Sonic, persone false e ipocrite! Il mio più grande desiderio è di far diventare Mobius un posto pullulante di onestà e dove tutti appaiono per quello che sono…per questo raccoglierò i Chaos Emeralds, che mi aiuteranno a realizzare il mio sogno di giustizia…- Eggman sogghignò sotto i suoi baffi poi continuò avvicinandosi a Amy:

-Scusami mia cara Amy, spero di non averti fatto perdere tempo prezioso con questi miei discorsi… mi auguro che tu sia riuscita a seguire il filo del mio ragionamento…-

-S-sì…- rispose lei tremando e con gli occhi velati di lacrime.

-Grazie di aver prestato ascolto a ciò che volevo dirti… sapevo di poter contare sulla tua attenzione- disse infine Eggman soddisfatto per aver intaccato la sensibilità della riccia.

***

Sonic the Hedgehog continuava a correre all’impazzata con il cuore pieno di amore per la sua grande passione. Si stava dirigendo verso la montagna dove aveva intenzione di riposarsi dopo la sua folle corsa durata un’intera mattina. A malapena sentiva i suoi piedi darsi lo slancio sul terreno per la sua supersonica velocità e veniva investito da una felicità raggiante…

-Sì! Sono la velocità!!!- gridò. Poi si fermò di colpo. Un’orrenda scena si prospettava davanti ai suoi occhi. Una scena che non avrebbe mai dimenticato. Era finalmente arrivato a destinazione, fra le montagne, ma non appena giunse, vide Eggman che  chiacchierava tranquillamente con Amy. Era come uno spettatore immobile a teatro, che non si cura di ciò che gli sta intorno poiché i suoi occhi e la sua mente sono interamente rapiti dallo spettacolo che ha luogo sul palcoscenico. Vide che lei sorrideva al suo peggior nemico, ma quando il dottore fece una carezza sui capelli della ragazza, non riuscì più a trattenersi e scattò immediatamente verso il suo tanto odiato antagonista.

-Arrivederci mia cara, spero di rincontrarti presto per parlare ancora.- Concluse Eggman rivolgendosi alla riccia e voltandosi.

-Ma guarda che strano, io invece spero proprio di no!- Rispose Sonic che si era fiondato davanti alla ragazza per proteggerla dal pericolo. Senza neanche dare a Eggman il tempo di reagire, il riccio prese Amy fra le sue braccia e tenendola stretta a sé schizzò a velocità folle verso casa per allontanarsi il prima possibile da quella fastidiosa compagnia. Quando il dottore si voltò vide solo una scia blu allontanarsi sempre più, fino a sparire all’orizzonte. Ma ormai aveva già raggiunto il suo ingegnoso obiettivo…

***

-Si può sapere cosa ti è saltato in mente?!? Sai con chi stavi parlando?!?- Sbraitò Sonic alla riccia mentre continuava a correre all'impazzata.

Lei però non rispose. Le frasi di Sonic scorrevano nella sua mente come un fiume sul suo letto, ma senza lasciare traccia. La ragazza non prestava attenzione alle sue domande e ai suoi rimproveri, l’unico oggetto dei suoi pensieri era ciò che le aveva detto Eggman. Mai parole avevano avuto su di lei effetto simile, per la prima volta la sua psicologia era stata aggredita da apparenti semplici discorsi che però avevano avuto l’effetto di un vero e proprio lavaggio del cervello.
 


NOTE DELL'AUTRICE:
CIAO A TUTTIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!! Spero tanto che questo primo capitolo vi sia piaciuto :)
Vi prego vivamente  
 di essere SINCERI con le recensioni, perché, ho estremamente bisogno dei vostri pareri per migliorare in futuro il mio lavoro :D
Un saluto speciale a Ros The Elphe, che mi ha spinta e mi ha dato l'ispirazione a scrivere;
A Marta, che spero legga il capitolo (senza di lei non sarei qui) ^^
Alla mia socia GiumoKirkland alla quale voglio molto bene :)
Infine un grazie a tutti quelli che hanno letto e che leggeranno.
Lucia98

  

 

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Capitolo 2
*** L'idea più folle ***


-CAPITOLO SECONDO-
L’idea più folle

 

Amy era seduta sul confortevole divano del salotto di casa Prower. La stanza, dalle lucenti pareti gialle, era illuminata dai raggi del sole filtrati dal vetro dalle finestre. Ogni particolare di quel salotto, osservato con cura, non poteva che trasmettere all’osservatore la sensazione di essere in un luogo ben arredato e la semplice gradevolezza di quel soggiorno stimolava senza dubbio l’animo di chi vi si trovasse.
Nonostante ciò, però, l’atmosfera al suo interno era tutt’altro che serena. Accanto alla riccia, sul sofà, una giovane volpe a due code le appoggiava una delicata mano sulla schiena in segno di conforto, mentre la guardava con aria compassionevole. In piedi, davanti a loro, Sonic teneva le sue mani incrociate sul petto e osservava la ragazza con uno sguardo pieno di rabbia.

-Non è il caso che tu la tratti così Sonic, non vedi che è già abbastanza confusa?- Gli ribadì la volpe senza perdere la sua solita cortesia.
 
Sonic,quel pomeriggio, l’aveva portata a casa di Tails dopo il famigerato colloquio con Eggman; non solo per evitare violenze e rapimenti che si era già inconsapevolmente immaginato, ma anche per farsi dare spiegazioni sull’apparente intesa fra la riccia e il suo acerrimo nemico.

-Di cosa ti stava parlando? Non capisci che voleva solo inculcarti le sue insopportabili manie di grandezza? Come fai ad essere così ingenua?! Non capisci che vuole solo usarti? Mi fai davvero pena!- Continuava ad aggredirla il riccio.
Amy teneva lo sguardo basso e si preparava mentalmente una risposta che avesse potuto scioccarlo. Eggman aveva ragione. Sonic era solo uno sporco ipocrita, un arrogante e vanitoso, un attore che recita alla perfezione la parte dell’eroe. Ma lei non aveva più intenzione di subire la sua falsità, quindi alzò di scatto lo sguardo e guardandolo dritto negli occhi gridò:

-Smettila! Eggman è stato molto cortese con me! Più di quanto non lo sia tu! Non ha cercato di “inculcare” proprio niente a nessuno! Comunque mi ha accennato qualcosa riguardo ai Chaos Emeralds…- rispose la riccia abbassando di nuovo lo sguardo.

-Bene! Allora non c’è un attimo da perdere!- Concluse freddamente Sonic guardando Tails con apatia.

–Domani cominceremo anche noi la raccolta degli Emeralds… così il nostro caro doc. avrà una bella sorpresina! Vado da Knuckles a dargli le ultime news… forse si deciderà a darci una mano nel raccogliere i Chaos Emeralds- Aggiunse per poi uscire e dirigersi verso Angel Island senza nemmeno salutare.

-Credo che dovrò recuperare tutti i miei strumenti e aggiornare le modifiche al radar…- disse alzandosi e allontanandosi Tails sconfortato dall’clima di tensione che si era creato. Quella del radar era solo una scusa, in realtà doveva assolutamente parlare a Sonic, forse esprimendosi da amico sarebbe riuscito a fargli capire che Amy stava vivendo un periodo delicato e che un po’di sensibilità da parte del riccio non le avrebbe di certo fatto male. Ma la piccola volpe in fondo sapeva che combattere la testardaggine di Sonic sarebbe stato come scontrarsi con dei mulini a vento.
 La riccia invece non si alzò, rimase sul divano, con lo guardo perso nel vuoto, infastidita dal comportamento di Sonic, e con le parole di Eggman che le echeggiavano nella testa.

“perché per tutti rappresento il male?”  “spero di rincontrarti presto per parlare ancora”

Amy era come stregata da quelle frasi e dall’inaspettata educazione del dottore che, come un incantesimo, aveva creato nella sua giovane mente un’idea che non aveva mai creduto di poter elaborare… Un desiderio incomprensibile divampò nella sua mente come un fuoco indomabile.

***

Nel frattempo il dottor Eggman, fiero di sé, era tornato trionfante alla sua base. Continuava a compiacersi dell’ottima riuscita della primissima parte del suo piano e compiangeva gli insuccessi delle sue vecchie macchine da guerra che ora erano semidistrutte nel magazzino delle riparazioni come in un grande e silenzioso cimitero.

-Sì! Ne ero convinto! Ne ero sicuro! Sono un mito! Ah, e poi come l’ho chiamata? Signorina! Sono davvero un genio! Il mio quoziente intellettivo non è da capogiro per caso!- Gridò Eggman ai suoi automi che lo ammiravano con incredula adorazione.

-Senza dubbio dottore! Lei è il migliore!- Gridarono Decoe e Bocoe sprizzando felicità da ogni bullone.

-Ho ormai in pugno la fiducia di quella stupida ragazzina, e se il mio sesto senso non mi inganna, lei tornerà da me e sarà un’arma eccezionale...e Sonic, troppo impegnato a fare l’offeso non avrà nemmeno il tempo di accorgersi della mia nuova imminente minaccia… poi non appena abbasserà del tutto la guardia…BADABUM!!!- Gridò il dottore.

-Ormai sarà troppo tardi per tornare indietro e reagire! Poveri idioti organismi inferiori! Quando tutti i Chaos Emeralds  saranno nelle mie mani la mia piccola nuova cara creaturina ancora dormiente e incompleta segnerà l’inizio di Eggmanland!!!- Finì ambiguo il dottore, orgoglioso del suo piano.

-Creaturina?- Chiese Bokkun confuso.

La risposta fu un’agghiacciante risata che rimbombò nella fredda e metallica base.

***

Sonic camminava lentamente verso Angel Island. Il suo andamento lento lo aiutava a concentrarsi e ad analizzare meglio i suoi pensieri. Correre infatti era la sua passione anche perché lo distraeva da ogni preoccupazione, lo isolava dal resto del mondo e anche dai suoi stessi ragionamenti, ma in quel momento ciò di cui aveva bisogno era proprio riflettere.
Aveva paura che tutto potesse cambiare, di rimanere da solo e di non riuscire a sconfiggere per l’ennesima volta Eggman, che sicuramente aveva preparato un piano perfido per distruggerlo, che Sonic non riusciva nemmeno a immaginare.

-Fermati un attimo Sonic!- Gridò trafelata una voce alle sue spalle. Era Tails, che sfinito per la corsa che aveva fatto per raggiungere il suo fratello di latte si stava avvicinando camminando, per recuperare fiato.

-Che ci fai qui Scheggia?- Chiese confuso Sonic dopo essersi voltato.

-E’ urgente… Riguarda Amy!-

-Ah…- Fu tutto quello che riuscì a rispondere il riccio dopo essersi di nuovo girato. Era un argomento che avrebbe volentieri evitato.

-Devi cercare di capirla e di starle vicino… per lei è un momento critico e sai benissimo che ha bisogno della tua considerazione. Capisco perfettamente che non ti va per niente a genio che lei abbia avuto un confronto con Eggman e…-

-QUELLO STA CERCANDO DI CORROMPERLA!- Lo interruppe bruscamente Sonic.

-Sì, è vero ma non serve a niente attaccarla così… dovresti aiutarla! Non vedi che è confusa? Poi non è colpa sua!-

-Bhé, anch’io sono confuso se la metti in questi termini!- Concluse Sonic per poi allontanarsi a tutta velocità, lasciando sconvolta e senza parole la volpe.
Sonic voleva sfuggire a quella discussione che si prospettava ancora lunga, e dato che sapeva benissimo di essere dalla parte del torto, prefereriva allontanarsi… Ultimamente non riusciva a frenare le sue reazioni e ciò lo turbava non poco. Voleva riuscire a controllare meglio le sue emozioni, anche se per lui era diventato molto difficile, e accorgersi di aver esagerato ormai troppo tardi lo faceva sentire infantile. Sfogarsi lontano dagli altri era, secondo lui, la soluzione migliore di questo suo nuovo problema.

***

Un’echidna dallo sguardo corrucciato stava vigilando accanto ad un’enorme e brillante pietra di colore verde posta su una piattaforma marmorea. Appoggiato ad un pilastro di pietra, era attento ad ogni minimo movimento circostante. I suoi occhi, ridotti a due brillanti fessure, esaminavano tutto ciò che lo circondava, in particolare un albero posto al di sotto del santuario, le cui foglie ogni tanto si muovevano inspiegabilmente.
Tutto ad un tratto il guardiano del Master Emerald aprì completamente gli occhi non appena si accorse che una scattante figura blu si stava avvicinando a velocità stratosferica. Capì immediatamente di chi si trattasse, e alzò annoiato gli occhi al cielo.

-Non sai proprio cavartela da solo non è vero blu?- Chiese sarcastico.
Sonic salì immediatamente la scalinata che conduceva al Master Emerald piantandosi davanti all’echidna che lo guardava inespressivo.
Il riccio non si agitò alla provocazione del custode e si limitò a dire:

-Testa d’uovo ha intenzione di recuperare i Chaos Emeralds… Io e Tails abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti nella ricerca… Chiedo a te perché mi fai pena a stare qui solo soletto e ho pensato che avessi bisogno di un po’ di compagnia e di nuove avventure, altrimenti finirai per fossilizzarti stando perennemente qui incollato al sassetto luccicante!- Rispose Sonic mantenendo il tono di scherno del compagno.

-Zitto stupido! Non urlare così!- Lo ammonì sottovoce l’echidna, prendendolo per un braccio e portandolo dietro uno dei pilastri retrostanti.

-Ma cosa vuoi!?- Ringhiò Sonic sfilando il suo braccio dalla presa dell’echidna.

-Non parlare così dei Chaos Emeralds… Ho paura che qualcuno senta… Hai già abbastanza problemi per conto tuo, se però vuoi vedertela anche con qualche ladro affari tuoi!- Aggiunse Knuckles ambiguo.

-Ladri?- Chiese Sonic confuso.

-Sì tesoro, è il modo dolce e affettuoso con il quale mi chiama Knukie!- Esclamò una voce scocciata sopra di loro.
Un’affascinante pipistrello femmina che stava volando sopra le loro teste li guardava con aria interessata. Indossava una tuta nera e lucida che favoriva i suoi flessuosi ed eleganti movimenti e teneva fra le mani un binocolo dalle grandi lenti brillanti.

-Ecco fatto…- Bofonchiò Knuckles.

-Sapevo che ti trovavi sui rami di quell’albero.- Concluse il guardiano seccato.

-E io ero sicura che tu lo sapessi dolcezza!- Commentò Rouge provocatoria.

-Stavate parlando di Chaos Emeralds??- Chiese poi la ragazza facendo brillare i suoi occhi color ghiaccio dopo essere planata accanto a Sonic e Knuckles.

-Già…- Rispose Sonic.

-E tra l’altro sono anche questioni che non ti riguardano donna! Arrivederci!- Aggiunse scettico Knuckles facendole cenno con la mano di andarsene.

-Wow! E’ così che accogli le povere ragazze che vogliono aiutarti!? Sei un vero gentlemen caro!-

-Io non vorrei interrompere i vostri romantici litigi… ma è una cosa piuttosto urgente… Non vorrei trovarmi in una situazione di ritardo rispetto a quella di Eggman. Dobbiamo raccogliere gli smeraldi per primi!- Esclamò Sonic.

-Bene zuccherino! Quando partiamo?- Chiese Rouge in preda alla gioia.

-PARTIAMO?!? Tu non verrai proprio con noi! Perché dovremmo fidarci di te?!- L’aggredì Knuckles.

-Perché no! Rilassati rosso, forse vuole davvero dare una mano!- Disse Sonic.

-Te ne pentirai riccio!-

-Sono convinta che vi servirà sicuramente il mio ausilio, non concludereste molto voi uomini senza l’aiuto di un raffinato tocco femminile!-

-Penso che partiremo domani pomeriggio. Vi aspetto domattina. Riunione straordinaria a casa di Tails!-
Detto questo il riccio girò i tacchi e in un lampo era già sparito all’orizzonte.

-Non vedo l’ora di iniziare! A domani tesoro!- Gioì Rouge mentre si allontanava volando.
Infine Knuckles, dopo aver seguito con lo sguardo i movimenti della ragazza che si allontanava, tornò a fare la guardia al suo amato Master Emerald.

***

Amy Rose era rimasta a lungo seduta sul divano di casa Prower. Era sola. In silenzio. Si sentiva vuota, nel posto sbagliato.
“Tanto per lui sono solo d’ impiccio!” Pensò dopo essersi alzata di scatto.
 Si avvicinò alla porta d’entrata della casa e, dopo essersi accertata che nessuno fosse fuori controllando dalla finestra, con mano tremante girò la maniglia e varcò la soglia. Una volta fuori fece un respiro profondo e s’incamminò verso una meta che non aveva mai immaginato di voler raggiungere…
Circa due ore dopo si trovava in un luogo desolato: intorno a lei la vegetazione era completamente inesistente e il cielo era oscurato dai fumi prodotti da un’altissima ciminiera collegata ad un magazzino. Un’inquietante struttura si ergeva davanti a lei. Ogni cosa era incolore e parzialmente illuminata dal chiarore prodotto dalle telecamere di sorveglianza esterna.
Amy si avvicinò all’imponente cancello principale e osservò un po’ preoccupata l’enorme edificio; ovunque cartelli con su scritto pericolo e con minacciose immagini d’avvertimento circondavano il luogo rendendolo ancora più ostile. Un immenso stemma rosso raffigurante la testa di un uomo baffuto era posto centralmente sulla facciata della base.
La riccia aveva ormai dato inizio alla sua folle idea, ignara di ciò che in futuro sarebbe potuto accadere.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Bene! Anche il secondo capitolo è finito e spero che vi sia piaciuto. Ringrazio infinitamente i lettori, e soprattutto chi ha recensito lo scorso capitolo: senza di voi probabilmente non sarei mai riuscita a trovare la voglia di andare avanti e di impegnarmi nello scrivere il secondo, quindi… GRAZIEEEEEEEEEEEEE! Un ENORME abbraccio a chi ha aggiunto la mia storia fra le seguite o addirittura fra le preferite <3 Vi sono immensamente riconoscente ragazzi!
Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate,
Alla prossima e AUGURONI DI BUONE FESTE A TUUUTTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!! :D
Lucia98

 

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Capitolo 3
*** Rimorsi celati ***


 -CAPITOLO TERZO-
Rimorsi celati


Ovunque nella base si propagava il suono di assordanti sirene che avvertivano il dottore del presunto pericolo. Ogni stanza e corridoio erano illuminati dalla luce rossa degli indicatori d’ emergenza che scorreva velocemente sulle pareti e sui pavimenti. Il dottore, infastidito da quel rumore insopportabile si precipitò davanti allo schermo dell’enorme computer principale.

-Che cosa diavolo è questa seccatura!!- Sbraitò isterico. Ma la sua espressione tesa e furibonda si trasformò in un grande ed enorme sorriso quando vide che a disturbare la sua sacrosanta quiete serale era una riccia, la quale, davanti al cancello principale della sua struttura, teneva sotto braccio un quaderno rosa e si guardava intorno timidamente incerta su cosa fare.

In quel momento Decoe e Bocoe entrarono nella fredda sala principale.

-Dottore c’è una delle insopportabili amichette di Sonic al cancello… dobbiamo disintegrarla?- Chiese Decoe convinto di fare un piacere al suo creatore.

-NO!!! Ottusissimo robot! Lei è più preziosa dell’oro puro! - Lo rimproverò Eggman.

-Sapevo che il mio sesto senso non mi avrebbe tradito! Fatela entrare…- Aggiunse sfregandosi le mani dopo essersi calmato. Riportò lo sguardo sul gigantesco display. Una luce folle brillava nei suoi occhi. Con un lento movimento della mano il dottore premette un bottone sul pannello di controllo, avvicinò il volto al microfono posto vicino al pulsante e, dopo essersi accuratamente schiarito la voce, disse:

-Entra pure signorina, mi fa un immenso piacere rivederti!-  Le parole del dottore vennero trasmesse all’esterno da un sofisticato sistema di comunicazione e lo spaventoso cancello posto davanti alla riccia si aprì con un cigolio sinistro, azionato dal comando di Eggman. La ragazza entrò titubante, nemmeno lei credeva a quello che stava facendo. Anche la porta principale della base si spalancò e Amy Rose continuò a camminare,posta al centro dell’attenzione delle telecamere di sicurezza che riprendevano ogni suo passo. Quando penetrò nella struttura la accolse un radioso Eggman a braccia aperte.

-Mi hai fatto un immenso regalo a venire.- Disse educatamente Eggman avvicinandosi a lei.

Amy continuava a tacere.

-Non aver paura piccola, dimmi, cosa ti ha spinto qui dal dottor Eggman?- Chiese mettendole una mano sulla spalla e sforzandosi di sembrarle più garbato che mai.

-Spero di non averti disturbato… volevo confessarti che hai ragione riguardo a Sonic… sono stata così stupida ad appoggiarlo per tutti questi anni…- Mugolò la riccia, guardando il dottore negli occhi.

-No che non mi disturbi cara! Accomodati! Eh sì, quanto mi dispiace che quell’egoista di Sonic ti abbia fatto soffrire! Dobbiamo assolutamente fargliela pagare a quel furfante non credi?-

Amy non rispose, fece un piccolo sorriso e i suoi occhi si inumidirono di lacrime.

Eggman la fece accomodare su una delle sue poltrone girevoli più comode e le fece portare un bicchiere d’acqua da Bocoe. Gli automi del dottore scrutavano la riccia con non poca curiosità; non solo perché era il primo ospite che il dottore riceveva nella sua base, ma anche perché vedere parlare amorevolmente con Eggman un’amica di Sonic era senza dubbio un evento da ricordare.

-Ivo…? Posso, posso rimanere un po’ qui, nella base… con voi?- Chiese Amy con voce debole.

-Sento che il mio posto non è più accanto a Sonic… tu pensi che io stia facendo la cosa giusta?- Aggiunse la ragazza stringendo a sé il suo diario.

Eggman stava scoppiando di contentezza dentro di sé, ma doveva assolutamente mantenere il suo pacato atteggiamento per sembrarle credibile.

-Mia cara, certo che puoi rimanere qui a fare compagnia al vecchio Eggman! Decoe, Bocoe e Bokkun ti mostreranno la tua stanza non è vero miei amati robot?-

-Amati? Veramente…- Commentò Bokkun, ma le sue osservazioni vennero subito messe a tacere da uno sguardo gelido del dottore e da una sberla che gli altri due automi si erano affrettati a tirargli.

-Dottore? Può venire un minuto?- Domandarono.

Eggman si allontanò dalla riccia, avvicinandosi agli automi.

-Cosa volete branco di incapaci!?- Chiese arrogantemente senza distogliere lo sguardo da Amy.

-Nella base non abbiamo una camera da letto adatta a lei…-

-Blah, le cederò la mia stanza… certo, mi fa ribrezzo, ma la dolce vittoria vale molto più del mio morbido letto!- Fu la conclusione del dottore che poi, alzando la voce e rivolgendosi alla riccia disse:

-Vieni tesoro, i miei amici mi hanno chiesto di accompagnarti personalmente…-

Amy seguì il dottore che la condusse al piano superiore. Eggman aprì una porta e davanti alla riccia si prospettava un’invitante visione.

Appoggiato ad una parete, un enorme letto a baldacchino occupava quasi metà della camera. Le coperte erano di velluto rosso e vi erano molti cuscini, color porpora anch’essi. Il letto era a due piazze, quasi sicuramente per contenere meglio la mole del dottore. Vicino al letto, appoggiato alla parete si trovava un comodino, con sopra una piccola abat-jour che emanava una luce soffusa. C’era un’unica finestra, molto piccola, probabilmente le sue dimensioni servivano ad evitare attacchi di qualsiasi genere. Di fronte al letto si trovava uno specchio di gigantesche dimensioni, adatto a racchiudere tutta l’immagine del dottore. L’unico elemento che dispiacque alla riccia erano le pareti fredde e metalliche, ma non ci fece tanto caso, dato che l’intera superficie della base era rivestita in acciaio.

-Questo sarà il tuo giaciglio cara, mi rendo conto di quanto non sia appropriato per una ragazza dolce e meritevole come te…- Mormorò Eggman cercando di mascherare la sua rabbia nel cedere la sua adorata camera a quella mocciosa.

-Grazie…- mormorò Amy commossa.

-Figurati mia amorevole ospite…- Aggiunse il dottore avvicinandosi alla porta.

-Spero solo che Sonic non venga a disturbarti per questa mia scelta di stare qui con te…-

-Sta tranquilla…- rispose il dottore prendendo la maniglia dall’esterno.

-…Sono fermamente convinto che quell’orgoglioso traditore non si accorgerà nemmeno della tua assenza! Quel vile arrogante!-

Amy abbassò lo sguardo, appoggiò il suo prezioso diario sul comodino e si avvicinò al suo nuovo letto.

-Buonanotte Ivo…- Sussurrò.

-Buonanotte…- Mormorò il dottore chiudendo la porta.

-… Mia gallinella dalle uova d’oro!- Concluse dopo essersi allontanato gioendo interiormente.

***

-COME E’ SPARITA!?!?- Gridò Sonic su tutte le furie dopo essere tornato a  casa Prower.

Infatti, al contrario delle azzardate supposizioni del dottor Eggman, Sonic si era immediatamente accorto dell’assenza della ragazza e stava sgridando Tails, convinto che il volpino non si fosse accorto del presunto rapimento.

-Sonic, te lo ripeto, tornando non sono riuscito a sentire rumori o a vedere nessuno!-

-ME NE SONO ACCORTO!- Continuò ad aggredirlo Sonic.

-Probabilmente Eggman l’ha rapita durante la nostra assenza, quando ti stavi dirigendo ad Angel Island e io sono venuto per parlarti…-

-Bhé, non dovevi venire!-

-Scusami tanto se mi preoccupo per te!!- Ribatté Tails, che cominciava ad essere seccato dall’atteggiamento dell’amico.

-Scheggia, io… mi dispiace…- Disse Sonic calmandosi.

Il volpino rimase a guardarlo. Era raro vedere Sonic mettere da parte l’orgoglio per chiedere scusa.

-Dobbiamo comunque andare a salvarla, non ti pare?-

-No… il fatto è che sono convinto che sia stata Amy, di testa sua, ad andare da Eggman… anche perché noi non abbiamo nulla che possa interessare al dottore… nessun possibile riscatto… poi avrebbe già mandato quel moscerino di Bokkun ad avvertirci…- Mormorò Sonic. Quelle parole erano un’enorme sconfitta per lui. Si sentiva abbandonato dall’unica persona che era convinto rimanesse sempre al suo fianco.

-Allora cos’hai intenzione di fare?- Chiese Tails guardando Sonic con aria di rimprovero.

-Io? Non posso fare niente amico… è una scelta di Amy…-

-Non dovresti essere così impassibile! Amy è pur sempre una nostra compagna!- Sbottò il volpino; ma poi vide che l’umore di Sonic andava calando vertiginosamente, così decise, anche se controvoglia, di cambiare argomento, per non metterlo troppo sotto pressione.

-Allora, cosa ti ha detto Knuckles?- Gli chiese poi dopo un attimo di silenzio.

Sonic alzò di nuovo lo sguardo e rispose:

-Lui è con noi! E’ disposto ad aiutarci… ah, ci sarà anche Rouge a darci una mano!-

-Rouge?!? Non pensi che sia pericoloso?-

-Non preoccuparti… mi è sembrata abbastanza sincera…-

Tails arricciò il naso.

-Speriamo che non ci giochi brutti tiri…Ah! Sonic, dimenticavo! Prima di entrare in casa e di accorgermi dell’assenza di Amy sono entrato nel garage e ho recuperato questo!- Esclamò Tails, poi tolse dalla tasca della tuta da lavoro che stava indossando un dispositivo tondeggiante ed ergonomico.

-IL RADAR! Bene! Domani mattina Knuckles e Rouge saranno qui per discutere della raccolta degli Emeralds e per aiutarci a fare i preparativi per il nostro primo viaggio a caccia delle pietre! - disse con enfasi Sonic.

-Molto bene! Cerchiamo di fare prima di Eggman!- Rispose il volpino riponendo il congegno nella sua tasca.

-Ah, Io dormo sul tetto stanotte!-

-A domani Sonic!-

 Detto questo i due compagni si salutarono e si diedero la buonanotte.

Tails si voltò verso il suo migliore amico e restò perplesso quando vide che Sonic si stava arrampicando davvero sul tetto. Di solito il riccio usava la frase “dormo sul tetto” come espediente per farsi una rilassante corsetta notturna e scaricare lo stress, ma stavolta era diverso. Tails decise di non fargli notare questa insolita stranezza, e si diresse verso la sua stanza.

Sonic si sdraiò sulle tegole fredde e ruvide e portò le sue braccia dietro la nuca. Osservava il cielo con attenzione, concentrato ad osservare il placido brillare delle stelle e rapito dalla purezza e dalla bellezza della luna piena, protagonista di quel cielo mozzafiato. I resti di una piacevole brezza serale accarezzavano piacevolmente il suo corpo. Tutto intorno, la debole umidità della notte avvolgeva lentamente ogni cosa. Il piacevole rumore dei grilli faceva da sottofondo a quella serata perfetta. Sospirò sconsolato e chiuse un attimo gli occhi. Era successo tutto troppo in fretta, sentiva di aver sbagliato ogni cosa, cominciava a comprendere il gesto di Amy.

“Probabilmente- Pensò- Amy non tornerà più da noi… da me… e io non ho fatto niente per impedirle di andarsene…”
 
Voleva correre alla base di Eggman… chiederle scusa… fare in modo che non fosse mai successo niente. Ma il solo pensiero di umiliarsi e di prostrarsi davanti al suo peggior nemico, gli faceva scartare a priori questa decisione.

Sonic alzò di nuovo gli occhi alla luna e rimase sorpreso quando gli sembrò di vedere il volto di Amy che gli sorrideva; si mise immediatamente seduto e strofinò ripetutamente il dorso delle sue mani sugli occhi. Quando li riaprì la magia dell’immagine sulla sfera lunare era sparita e il riccio si sentì stupido e banale, non erano da lui certi “stupidi sentimentalismi”, come amava definirli.

Si voltò su un fianco, socchiuse gli occhi. Il giorno dopo sarebbe cominciata la raccolta dei Chaos Emeralds e lui non si sentiva pronto per dare inizio a una nuova avventura, non percepiva la smania di correre incoscientemente verso il pericolo, desiderava solo un po’di tempo in più per pensare, per capire quale fosse la cosa giusta da fare. Infine,  vinto dalla stanchezza chiuse gli occhi e si addormentò.

***

-STATE UN PO’ ZITTI IDIOTI!!! HO INTENZIONE DI RIPOSARE!!- Ruggì il dottore appoggiando uno dei suoi enormi piedi sul pannello di controllo della sala comandi.

-Ma dottore non è colpa mia... sono… sono Decoe e Bocoe che bisbigliano signore…- Balbettò Bokkun

-Ehi! Non dare la colpa a noi microbo!-

-Vi faccio vedere io chi sono i microbi se non chiudete quel becco tutti quanti!!!- Ringhiò il dottore.

Eggman, avendo ceduto il suo letto a Amy Rose era costretto a dormire sulla poltrona girevole della sala comandi. A causa della sua stazza gli era impossibile prendere sonno, e come se non bastasse anche i suoi tre automi erano nella sala, e sembrava che fossero intenti a disturbare ulteriormente il suo riposo.

-Giuro che quando diventerò il padrone di Mobius vi fonderò per farvi diventare dei tostapane!- Sbraitò con isteria.

I tre automi si allontanarono lentamente dal dottore riparandosi in un angolo della stanza. Eggman aveva ordinato ai robot di rimanere nella sala con lui perché temeva che il loro fastidioso rumoreggiare potesse disturbare la riccia, e soprattutto che il loro blaterare commenti sul suo nuovo piano le facessero venire dei sospetti.

-Se penso che quella mocciosa si sta godendo il mio letto contaminandolo con la sua orribile presenza io giuro che…-

-Si calmi dottore! Non si preoccupi… vedrà, ne sarà valsa la pena delle nostre sofferenze!-

-LE NOSTRE SOFFERENZE?!- Gridò il dottore alzandosi di scatto dalla poltrona girevole.

-LE MIE SOFFERENZE! Ma che cosa ho fatto di male nella mia vita!- Aggiunse enfatizzando la parola “mie”.

Poi si lasciò cadere di nuovo sconsolato sulla sedia mugolando insulti contro i suoi robot e cercando la ragione di tutte le pene che era costretto a subire.

***

Amy Rose stringeva a sé uno dei cuscini rossi che stavano sul letto. Non c’erano i tre robot del dottore a disturbarla, bensì quel suo malinconico e ricorrente senso di vuoto interiore, che non le faceva prendere sonno. Guardava la stanza attorno a lei, illuminata dalla debole luce lunare filtrata dal vetro satinato della piccola finestra. Sentiva che la sua mente gli consigliava di rimanere dall’accogliente dottore, mentre il suo cuore volava da Sonic, ogni minuto che passava, e influenzava i suoi pensieri. Nonostante fosse costantemente pervasa dalla voglia di dimenticare tutto e di tornare ad abbracciare il suo riccio preferito, pensò che era meglio seguire i pareri della sua testa. Non voleva che il cuore le indicasse una via che portasse a una nuova delusione.

Accese la l’abat-jour, si mise a sedere sul letto e prese il diario che aveva appoggiato sul comodino. Accarezzò la sua copertina rosa consumata e iniziò a sfogliarlo. Rivide confessioni, disegni, i racconti di gioie e sconforti che avevano animato la sua vita. Si rese conto di come cercava disperatamente in ogni gesto di Sonic una dimostrazione implicita d’affetto, e di come, con grande fantasia dava motivazioni sbagliate agli sguardi e alle parole del riccio. Sorrise nel vedere una pagina interamente coperta dalla scritta “Io odio Sonic the Hedgehog” e la successiva dalla frase “Io amo Sonic the Hedgehog”. Nella sua ultima pagina scritta del diario era gelosamente custodita la margherita che le aveva donato Eggman.

Amy ripensò per l’ennesima volta alla sua decisione di allontanarsi da Sonic, e, dopo sofferenti ragionamenti arrivò ad una conclusione che la convinceva più delle altre:

“E’ giusto così… Almeno adesso, senza di me Sonic sarà finalmente libero e felice… E’ questo che conta. Che lui sia felice...” Pensò.

Abbozzò un sorriso che serviva  a darle forza e a mascherare le sue tristezze; ripose accuratamente il diario nel cassetto del comò. Si rinfilò sotto le coperte e finalmente cadde in un sonno profondo e ristoratore.

Ma Sonic era veramente felice e soddisfatto?
 
NOTE DELL’AUTRICE:
E questo è il terzo :) Spero che sia stato di vostro gradimento!!! *-* Un grazie a tutte le persone che hanno letto finora e che hanno intenzione di continuare a leggere e recensire, il vostro sostegno mi è davvero di grande aiuto <3
Specialmente a Elaj_ e Martucchia14, che leggono nonostante la scuola le impegni moltissimo; a Ros the Elphe e alla cara GiumoKirkland che mi minacciano e mi aiutano ad avere fiducia in me :D e anche a Shinichi e  Ran amore; che legge e commenta.
Un bacio e alla prossima (spero!!! ^^)
Lucia98
 

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Capitolo 4
*** Disavventura ad Ice Paradise ***


-CAPITOLO QUARTO-
Disavventura ad Ice Paradise


Quella mattina Tails si era a alzato presto, al levare del sole: era agitatissimo ed eccitato per l’avventura che stava per cominciare: aveva intenzione di appoggiare Sonic in quel momento difficile e pensò che nulla avrebbe potuto impedirgli di sfoderare quel coraggio e quella grinta che faceva fatica a palesare. Dopo essersi lavato il viso corse in cucina, a preparare la colazione per lui e per Sonic.

“Certo, non sarà lo stesso senza Amy al nostro fianco…-Pensò mentre rigirava le uova nella padella-…Meglio non ricordarlo a Sonic…” Nonostante la sua giovane età, infatti riusciva benissimo a comprendere lo stato d’animo del suo fratello di latte; e a capire cosa fosse meglio per non intaccare la sua sensibilità. La volpe spense il fuoco dei fornelli, lasciò il tegame sul tavolo, mise la porzione di Sonic in un piatto e si avviò fuori di casa per avvertirlo che la colazione era pronta.

-Sonic! Vieni dentro, dobbiamo prepararci!- Gridò Tails con enfasi, convinto che il riccio si trovasse ancora sul tetto, ma nessuno gli rispose.

-Sonic?- Chiese la volpe, ma non ottenne ancora nessuna risposta. Sconsolato rientrò in casa, consumò il suo pasto mattutino e pensò che sicuramente il riccio era andato a farsi una corsetta per scaricare la tensione prima di partire. Uscì di nuovo di casa e si avviò verso il garage, il luogo dove con consuetudine sfoggiava la sua arte nella meccanica. Con forza aprì la saracinesca e, non appena la luce delineò i contorni di ogni cosa, un enorme sorriso illuminò il suo volto. Sì avvicinò al Tornado X  e in onore dei vecchi tempi si inginocchiò vicino all’aereo, passando la sua mano sulla superficie del veicolo, per verificare che tutto fosse in regola e pronto per la partenza. Prese poi uno straccio e il barattolo della cera e, mentre lucidava l’aereo, si compiacque nel pensare che fra poco il suo amato Tornado X, al quale erano legati importantissimi ricordi, avrebbe volato fra le nuvole del cielo di Mobius per una nuova appassionante avventura.

-Ehilà! Buongiorno Scheggia!- Esclamò Sonic, che era entrato nel garage senza farsi sentire da Tails che era impegnato nel pulire e contemplare il Tornado X. La volpe sobbalzò battendo la testa contro un’ala dell’aereo mentre era intento a fissare da vicino il carrello d’atterraggio. Si voltò di scatto con uno sguardo visibilmente spaventato. Sonic si lasciò scappare una lieve risata e si avvicinò al suo amico.

-Scusa Tails, non volevo spaventarti!- Disse sorridendo e toccandosi il naso.

-Figurati!- Rispose la volpe di rimando, ridendo a sua volta e massaggiandosi la testa dolorante. Nonostante la sua pessima figura, era felice di poter vedere Sonic sorridere di nuovo.

-Dove ti eri cacciato!? La colazione è pronta da un pezzo!- Lo rimproverò paternamente la volpe.

-Bé, scusa, avevo voglia di farmi una corsa per svegliarmi meglio! E comunque non ho fame…- Si giustificò Sonic strizzandogli l’occhio. In realtà la corsa di Sonic aveva lo scopo di scacciargli dalla mente pensieri riguardanti tutto ciò che era successo il giorno precedente, e che avrebbe potuto distrarlo o renderlo vulnerabile.

-Me l’ero immaginato! Comunque dobbiamo prepararci, Knuckles e Rouge potrebbero essere qui da un momento all’altro!- Esclamò Tails mentre rimetteva a posto la cera che usava per lustrare l’aereo.

-Giusto!- Rispose Sonic.

Una volta entrato in casa Tails corse in cucina e sgomberò il più velocemente possibile il tavolo dagli avanzi della colazione. Sonic lo seguì e prese in mano il suo piatto, guardò con compassione l’uovo al suo interno e lo passò a Tails.

-Amico, grazie di aver preparato la colazione anche per me… -
Tails gli fece cenno di non preoccuparsi alzando una mano, poi prese il piatto che gli aveva passato Sonic e lo appoggiò vicino ai fornelli. Ad un tratto la porta si spalancò e sbatté con violenza contro il muro. Un’echidna entrò e si avvicinò a Sonic e Tails con aria fiera, camminando lentamente.

-C’è una nuova moda, si chiama bussare!- Commentò il riccio infastidito.

-Mi spiace, ma per tua informazione io non seguo la moda!- Rispose Knuckles di rimando, col suo solito tono secco e acido; senza lasciarsi innervosire dall'atteggiamento del compagno.

-Buongiorno Knuckles! Ti stavamo aspettando!- Lo salutò Tails, apparentemente noncurante del consueto modo di fare dell’echidna.

-Quell’insopportabile ladra di gioielli è già arrivata?- Domandò Knuckles appoggiando le mani ai fianchi e sedendosi prepotentemente sulla sedia a lui più vicina.

-Mi chiamavi zuccherino?- Rispose una voce proveniente dalla porta principale della casa. Rouge entrò lentamente, mentre lanciava a Knuckles uno sguardo seccato.

-Vi ho fatto aspettare?- La pipistrella si avvicinò ai tre radunati intorno al tavolo con un’ elegante battuta d’ali e si accostò a Sonic, senza però distogliere per un attimo lo sguardo dall’echidna, che, da parte sua la fissava con  disprezzo. Tails non perse tempo, con movimenti lenti estrasse il radar dalla sua tasca e lo appoggiò delicatamente sul tavolo. Gli occhi di tutti i presenti erano rivolti al volpino e al dispositivo, ancora spento. Tails fece un sospiro profondo e disse concentratissimo:

-Bene, vediamo dove si trova il primo Emerald che andremo a recuperare…- Poi premette il pulsante d’accensione e il radar cominciò ad emettere un suono insistente ed intermittente. Sul suo schermo blu, grande più o meno quanto il palmo di una mano, un segnale giallo e luminescente appariva e spariva. Gli occhi di Rouge cominciarono a brillare e Sonic, dopo averle rivolto uno sguardo di rimprovero chiese:

-Allora? Dove si trova?-

Tails premette uno dei bottoni adiacenti allo schermo tondeggiante e zoomò  vicino al punto dove veniva segnalata la presenza dell’Emerald ottenendo una parte di territorio più ristretta e dettagliata della superficie mobiana. Esaminò attentamente le immagini sullo schermo dell’apparecchio poi con fredda decisione rispose:

-Ice Paradise!-

-Ice Paradise? Ma è un inferno di ghiaccio! Mi rifiuto di andarci!- Commentò Rouge con un misto di delusione e di terrore nella voce.

-Ah sì? Sei solo un’ipocrita opportunista! Sapevo che volevi unirti a noi solo per sgraffignarti i Chaos Emerald non appena li avremmo recuperati! Parassita!- L’aggredì Knuckles.

-Ehi vacci piano con le offese ok? Poi se ti infastidisce il fatto che io abbia intenzione di aiutarvi basta che tu me lo dica senza usare paroloni! Me ne vado se non mi sopporti echidna!- Ruggì contro di lui la ragazza.

-Sarei contentissimo se tu te ne andassi!- Ribatté Knuckles.

-Bene! Ti accontento subito!-

-Smettetela ragazzi! Non è il momento di litigare fra noi! Rouge lascialo in pace! E tu Knuckles smettila di trattarla così! Non ha detto nulla di male!- Li ammonì Tails, trattandoli come bambini.

-Meglio cominciare a preparare l’occorrente per partire...- Constatò Sonic, mentre, dopo essersi distaccato dal gruppo guardava serio fuori dalla finestra, senza curarsi dei litigi tra Knuckles e Rouge e degli sforzi che faceva Tails per evitare che la situazione degenerasse. I due litiganti e il padrone di casa si voltarono verso Sonic, che stranamente aveva preso poca parte alle discussioni, e annuirono con energia senza aggiungere ulteriori commenti.

***

Chiuse gli occhi. Intorno a lui una fitta nebbia lo avvinceva e lo avvolgeva col suo manto umido e misterioso, nascondendo tutti gli elementi circostanti. Non gli importava dove si trovasse: in quel frangente tutto ciò che riempiva la sua anima e occupava la sua mente era un unico malinconico pensiero. Sentiva una voce innocente, la voce di un angelo, debole e familiare, che ripeteva soffusamente dolci, e nel contempo sofferenti, parole che rimbombavano nella sua testa.

“Shadow, ti prego. Per favore fallo per me, per un futuro migliore…”

Strinse il Chaos Emerald di colore verde che teneva nella sua mano destra. La pietra cominciò a brillare sempre più; un brivido attraversò la sua spina dorsale e si sentì pervaso da un’energia indescrivibile.

“…Per tutte le persone che vivono su quel pianeta. Dà loro la possibilità di essere felici…lasciali vivere per i loro sogni…”

Controllò la potenza del Chaos Emerald espandendola all’interno di tutto il suo corpo, caricò sulle gambe e chiuse a pugno la mano sinistra.

“…Shadow so che puoi farlo. Questa è la ragione per la quale sei stato creato…”

Aprì di scatto gli occhi, che col loro rosso acceso spiccavano in mezzo alla nebbia come carboni ardenti fra la cenere.

“…Sayonara Shadow the Hedgehog…”

Strinse i denti per evitare che le lacrime rigassero il suo volto segnato dal dolore che gli provocava quel suo unico, nitido ed indimenticabile ricordo; e scattò a velocità folle verso la sua nuova sconosciuta meta, alla ricerca di altri Chaos Emeralds, allontanandosi sempre più fra la nebbia.

***
-Datevi una mossa idioti!- Sbraitò il dottor Eggman mentre li spingeva.

-La preghiamo in ginocchio dottore, ci risparmi questa umiliazione…- Mugolarono in coro Decoe e Bocoe, assecondati da Bokkun.

-Zitti! E obbedite agli ordini del vostro illustre creatore o andrete a fare compagnia a tutte le mie invenzioni distrutte da quel riccio spregevole…ma per mano mia!-

-E va bene signore…-

Sospirando Bokkun si avvicinò alla porta della camera nella quale era ospitata la riccia e bussò con decisione mentre un soddisfatto Eggman lo guardava con approvazione. Il piccolo automa, sconsolato aprì la porta, fece capolino nella stanza e squittì:

-Permesso…-

Decoe e Bocoe provarono a fuggire, ma Eggman diede loro un sonoro calcio, scaraventandoli con forza nella stanza. Per poco il gesto del dottore non fece rovesciare l’intero contenuto dei vassoi che stavano portando i due robot.

-Buongiorno mia adorata ospite!- Gridò il dottore gesticolando, portando al massimo la sua ospitalità e entrando arrogantemente nella stanza. Davanti a lui Decoe e Bocoe, agghindati con un grembiule da cameriera trinato e dai mille fronzoli, reggevano ognuno un vassoio e si guardavano l’un l’altro scoraggiati, infine piagnucolando dissero:

-Le abbiamo portato la colazione…-

Amy si stiracchiò ancora assonnata, strofinò gli occhi con le mani per svegliarsi meglio e si mise a sedere sul letto. Osservò attentamente
Decoe e Bocoe vestiti da cameriera e quando si rese conto della situazione, scoppiò in una sonora risata.

-Buongiorno anche a voi…- Disse asciugandosi le lacrime per il troppo ridere-…scusate e grazie per la colazione, è davvero un pensiero carino!-

-Amo trattare i miei ospiti con educazione, pensavo che avresti gradito la colazione a letto…- Commentò Eggman, lui stesso schifato dalla sua dolcezza ma soddisfatto per quanto fosse subdolo e furbo.

I due robot, ormai irrimediabilmente umiliati, si avvicinarono al letto della riccia e le poggiarono il vassoio sulle gambe. La riccia ringraziò, fece per prendere qualche dolce dai vari piatti, ma una forza incontrollata ad un tratto le fermò la mano. Guidata dalla ragione la ritirò e rimase a fissare con freddezza il cibo posto su quel vassoio. La terribile parola “veleno” le echeggiava nella mente; temeva un terribile tiro mancino da parte del dottore e sapeva di dover stare attenta. Eggman notò questa sua titubanza e le disse:

-Oh no, no tesoro, come puoi solamente immaginare che io possa essere così meschino…Credevo che ormai tu mi conoscessi per quello che sono realmente, non devi nemmeno pensare a certe cose! Assaggerò tutto se non ti fidi, ma ricordati che mi hai veramente deluso mia cara…-

-Scusami…non avevo intenzione di offenderti…- Disse Amy guardandolo e fissando attentamente gli occhiali di Eggman, come per scorgervi l’espressione del suo sguardo, celato sotto le lenti scure. Infine si fece coraggio e prese uno degli invitanti pasticcini per poi iniziare a mangiarlo.

-Allora noi non ti disturbiamo ulteriormente, vieni nella sala comandi se hai bisogno di me o se vuoi farmi un po’ di compagnia.- Aggiunse il dottore compiacendosi del suo ruolo di attore, che riteneva stesse recitando benissimo.

-Ah, dimenticavo, se hai bisogno di qualsiasi cosa parlane con me personalmente o coi miei adorati robot, loro sono onorati di essere al tuo servizio…non è vero?- Si azzardò a dire tirando una pacca a Decoe.

-Sissignore…- Mormorò l’automa scocciato massaggiando il suo rivestimento color senape nel punto in cui l’aveva colpito il dottore.

-Onoratissimi!- Commentarono Bocoe e Bokkun al limite della loro pazienza.

-Bene! A dopo mia cara Amy Rose!- Concluse il dottore andandosene seguito a ruota dai tre metallici scagnozzi.

Amy sorrise, annuì con la testa e ricominciò a gustare la deliziosa colazione.

***

-Rouge per favore vai tu a prendere i giacconi e le sciarpe laggiù?- Le chiese Tails, indicandole un armadio mentre indaffarato buttava uno zaino sul sofà e vi infilava una torcia, una bussola e molti altri suoi congegni. La ragazza annuì e si avvicinò all’armadio posto vicino alle scale che conducevano al piano superiore. Aprì una delle sue ante di legno scuro e cominciò a frugare tra i cappotti e i vestiti appesi ordinatamente all’interno di esso. Sceglieva l’occorrente per lei e i suoi tre compagni di avventura e, man mano lo appoggiava sul suo braccio destro.

-Ehi code svolazzanti!- Esclamò ad un tratto. Tails si affacciò dalla porta del soggiorno.

-Che fine ha fatto la ragazzina?- Chiese curiosa la pipistrella mostrandogli la giacca di colore rosso, quella che soleva indossare Amy.

Lo sguardo di Tails si rabbuiò.

-Ehm… forse è meglio che ti spieghi dopo…è una faccenda decisamente delicata…-

Rouge rimase colpita da quella risposta e moriva dalla voglia di saperne di più. Adorava essere coinvolta in quelle che Tails aveva definito “faccende delicate”: faceva parte della sua iperbolica femminilità. La ragazza indossò la sua giacca a vento e avvolse il suo collo con una calda sciarpa, poi si avvicinò al volpino che era intento a ricontrollare se il suo zaino conteneva tutto l’occorrente per il viaggio. Gli porse il suo cappotto sorridendo, il volpino annuì, prese in spalla lo zaino e uscì di casa seguito a ruota da un’eccitata Rouge. I loro compagni erano già fuori ad aspettarli: Sonic era impegnato nei suoi usuali esercizi ginnici, mentre Knuckles aveva appena spinto con forza il Tornado X fuori dal garage di casa Prower e stava appoggiato all’aereo con un sorriso beffardo abbozzato sul volto. Tails fece un sorriso a trentadue denti e corse verso il suo amato aereo come farebbe un bambino con un giocattolo nuovo. Fece roteare le sue due code sbatacchianti e volando entrò nella cabina di comando.

-Tenete, vi serviranno.- Commentò Rouge dopo aver allungato al riccio e all’echidna ciò che aveva rimediato per loro frugando nell’armadio. Poi con un’elegante battuta d’ali spiccò il volo e si sedette dietro a Tails, sul secondo sedile dell’aereo. Knuckles si scostò dall’aereo per squadrare meglio il raggiante Tails e la figura composta e concentrata di Rouge. Poi fece un balzò e andò ad occupare il terzo e ultimo sedile. Sonic, dopo aver chiuso la sua giacca a vento saltò sulla spaziosa fusoliera del Tornado, appoggiò il suo ginocchio alla superficie dell’aereo e fece cenno a Tails di decollare. Il volpino azionò la leva dei motori, fece ben aderire i suoi guanti alla pelle e strinse fra le mani il manubrio dell’aereo.

-SI PARTE!- Gridò estasiata la giovane volpe. I motori si scaldarono velocemente, ci fu un rombo, l’aereo percorse a terra qualche metro poi, a comando di Tails, il carrello si ritirò e il Tornado solcò il cielo sereno di Mobius.

Il tornado sfrecciava a tutta velocità tra le vaporose nubi; man mano che la meta si avvicinava il suono prodotto dal radar posto accuratamente vicino a Tails si faceva più veloce e l’intervallo tra l’apparizione e la sparizione del segnale luminoso minore. Tutti e quattro gli avventurieri erano elettrizzati e impazienti di entrare subito in azione, ma nel contempo sapevano perfettamente che ciò che stavano per affrontare non sarebbe stata una passeggiata priva di rischiosi pericoli. Nella loro condizione però non potevano nemmeno immaginare a cosa sarebbero andati incontro. Tails continuava a condurre l’aereo verso Nord, lanciando ogni tanto occhiate zelanti alla bussola. I venti freddi soffiavano sempre più impetuosi producendo suoni inquietanti, e dal Tornado iniziavano ad intravedersi gli aspri monti di Ice Paradise. Tails si azzardava a far procedere il veicolo alla massima velocità nonostante la neve cadesse incessantemente e limitasse la visibilità. Le insistenti raffiche rendevano instabile l’andamento del Tornado, inoltre l’aria gelida rischiava di ghiacciare il combustibile, compromettendo il funzionamento di tutti i sistemi operativi. Sonic, dalla sua posizione portò un braccio davanti agli occhi per evitare che eventuali frammenti di neve ghiacciata potessero colpirgli il volto, mentre con l’altro si reggeva con forza al timone di resistenza dell’aereo. La situazione all’interno dell’aeroplano era critica. Rouge e Knuckles tentavano di mantenere il controllo e di non abbandonarsi al panico, cercando così di non aggravare le condizioni del pilota. La giovane volpe, da parte sua, non riusciva più a controllare la rotta del Tornado e si vide obbligata a prendere una risoluta decisione.

-Sono costretto a praticare un atterraggio d’emergenza!- Gridò, provando a farsi sentire dai compagni più forte dei cupi ululati del vento. Tails tirò poi con forza una leva e il Tornado precipitò con una spaventosa discesa nel vuoto finché le ruote del suo carrello non affondarono nella gelida neve di Twinkle Snow, la radura ghiacciata subito antistante alla catena montuosa di Ice Paradise. Dopo aver tirato un sospiro di sollievo ed essere scesi dall’aereo, i quattro compagni d’avventura si incamminarono pazientemente verso la loro meta ancora sconosciuta.

Dopo almeno due ore di cammino la combriccola si era lasciata alle spalle la landa desolata di Twinkle Snow e si era addentrata tra le viscere degli impervi monti di Ice Paradise. Sonic stava in testa al gruppo, teneva fra le mani il radar  senza distogliere per un attimo lo sguardo dal display dell’apparecchio, che a causa delle temperature estreme aveva un funzionamento instabile. Il freddo pungente penetrava nelle ossa di tutti i compagni che a causa del gelo cominciavano a perdere la sensibilità; inoltre camminare nella candida neve era faticoso e la stanchezza complicava ulteriormente le loro condizioni fisiche e peggiorava la loro situazione psicologica.

Il volpino tentò di avvicinarsi a Sonic per controllare la posizione del Chaos Emerald, ma un’energica Rouge lo afferrò prontamente per un braccio trascinandolo verso di sé. Il freddo era senza dubbio insopportabile, ma la curiosità era decisamente peggio e la stuzzicava non poco: secondo lei era giunto il momento delle tanto attese spiegazioni.

-Allora bicode! È arrivato il momento di riprendere quella discussione che stavamo facendo stamattina! Esigo chiare spiegazioni!-

-Ecco…preferirei non parlarne in presenza di Sonic…non so come potrebbe prenderla…- Le risposte di rimando il volpino. Lo sguardo della ragazza si illuminò: non solo si trattava di qualcosa di delicato, ma probabilmente anche di grosso. La sua impazienza toccò gli estremi e la pipistrella non esitò a palesare la sua determinazione nel pretendere quelle risposte che le venivano negate; fatto sta che prese Tails per il cappotto e arrivò addirittura al minacciarlo. La volpe, scocciata cominciò la sua spiegazione con una punta di malinconica impotenza nella voce.

-Devi sapere che Amy si è incontrata con Eggman…almeno per quanto sono riuscito a capire…e hanno avuto anche una discussione, durante la quale probabilmente Eggman è stato talmente persuasivo da convincerla ad abbandonarci per unirsi a lui e affiancarlo nel suo piano contro Sonic…Naturalmente temo che il dottore sfrutterà la situazione a proprio vantaggio…-

-Tu non me la racconti giusta! Scommetto che la ciliegina sulla torta è stata anche una bella sfuriata da parte di Mister Gentilezza qua davanti!-

-Smettila! Non sembra, ma sono convinto che a lui dispiace molto! Ci manca soltanto che tu lo schernisca per ciò che è successo!-

-Sai che ne penso volpino?! Che non mi interessa se tu vuoi giustificare quello là! Secondo il mio modesto parere, il caro vecchio doc. ha fatto bene ad aprirle gli occhi per quanto riguarda il carattere di quello spaccone!-

Il riccio, dal canto suo, procedeva quanto più speditamente gli era possibile nella neve, concentrato sui suoni emessi dal radar e cercando di sembrare disinteressato e impassibile di fronte ai discorsi dei compagni. Aveva intenzione di dimostrare agli altri, ma soprattutto a sé stesso, che l’assenza di Amy non rappresentava un problema e non avrebbe cambiato il suo modo di essere.

-Non rigirare il coltello nella piaga Rouge! Ti ricordo che Amy è anche mia amica, e mi ha stupito questa sua insolita decisione!- Ribattè tristemente Tails.

-Cosa ti aspettavi volpe! Era scontato che prima o poi sarebbe successo! Tu ti ostini a difenderlo, ma se Amy se ne è andata è solo colpa sua! Fra l’altro non vedo il motivo di tutto questo nervosismo, Sonic dovrebbe essere realizzato adesso che lei non gli sta più dietro invece di fare l’offeso, dato che trovava sempre un motivo per allontanarla da sé!- Attaccò Knuckles, disgustato dal tono della discussione. Non sopportava che Tails proteggesse Sonic, quando era proprio quest’ultimo ad essere dalla parte del torto.

La pazienza di Sonic stava raggiungendo il limite. Non sopportava più le considerazioni che stavano facendo in sua presenza, non tollerava le maliziose parole di Rouge ma soprattutto la freddezza con cui Knuckles lo accusava: stavano entrambi intaccando pericolosamente il suo orgoglio.

-Sonic riuscirà a riportare tutto alla normalità e a provvedere ai suoi errori!-

-Perché ti ostini a giustificare la sua stupidità volpe!? Lo sai che è un caso perso!- Aggiunse Rouge accompagnando le sue pungenti parole con una risatina.

Per Sonic quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non aveva più intenzione di restare passivo davanti alle provocazioni di Rouge e di Knuckles, così sfogò la sua rabbia e il suo nervosismo con una reazione del tutto inaspettata: si voltò di scatto verso i tre che gli stavano alle spalle e scoppiò gridando:

-BASTA! SMETTETELA DI OFFENDERMI! NON VOGLIO PIU’ SENTIRE PARLARE DI QUELLA RAGAZZINA VIZIATA!!!-

Il suo grido rimbombò tra le pareti rocciose innevate di Ice Paradise. “Viziata…viziataviziata…” continuava a ripetere un’insistente eco, come per fargli risentire le sue parole pesanti e cariche di un’ira eccessiva. Tutti si bloccarono per un istante che parve interminabile; il tempo pareva essersi fermato e tornò a dominare il silenzio. Improvvisamente tutto cominciò a tremare, si sentì un colpo sordo seguito da un inquietante boato. Sonic e gli altri si guardarono attorno perplessi, poi spalancarono gli occhi e il terrore attraversò i loro animi come una scossa di corrente elettrica. Un’immensa valanga stava per abbattersi inesorabilmente su di loro, formatasi dalle vibrazioni che avevano prodotto le grida di Sonic. Il riccio scattò e afferrò con prontezza un braccio dell’amico volpino poi si raccomandò agli altri gridando:

-CORRETE!-

Si allontanò il più veloce possibile nella neve trascinando con sé Tails. Knuckles cercava di fuggire in fretta, ma la valanga procedeva con sempre più violenza e la povera echidna sarebbe stata senza ombra di dubbio travolta. Rouge prontamente stava per spiccare il volo con noncuranza, per mettersi al sicuro più in alto, ma il suo primo istinto venne inspiegabilmente messo a tacere da un’improvvisa scelta: afferrò con forza la mano di Knuckles per poi spiccare il volo e raggiungere Sonic. Ormai la neve era alle loro calcagna e tutto pareva perduto, ma ad un certo punto Tails gridò:

-Da quella parte Sonic!-

Lo sguardo del riccio si illuminò e continuando a correre quanto più velocementepoteva nella neve, praticò una rischiosa virata dirigendosi verso una caverna che si insinuava tra le rocce ghiacciate delle imponenti pareti rocciose. Rouge lo seguì tenendo stretta la mano di Knuckles. I quattro riuscirono a rifugiarsi nella caverna e la neve della valanga chiuse il passaggio, lasciando i compagni atterriti all’interno. Nella grotta regnavano il buio e il silenzio, che ogni tanto venivano rotti dal rumore delle gocce d’acqua che cadevano dal soffitto. Tails, ancora scioccato, estrasse dal suo zaino con mani tremanti la sua inseparabile torcia, illuminando l’ambiente circostante. La flebile luce della pila rifletteva sul ghiaccio dell’interno della caverna creando effetti luminosi suggestivi; il soffitto del luogo era ricoperto di stalattiti di svariate dimensioni.

Rouge, ancora col fiatone, lasciò di scatto la mano di Knuckles e si avventò contro Sonic.

-Ma sei pazzo! Per le tue stupide proteste per poco non tiravamo le cuoia tutti quanti!-

-Calmati Rouge, ti prego, non c’è bisogno di adirarsi così tanto…- Cercò di convincerla Tails.

Sonic non rispose, si limitò a sospirare. Era consapevole di aver fatto un gesto inspiegabile e sconsiderato, e dentro di sé cercava disperatamente il motivo del suo nervosismo. Non riusciva a capire il perché delle sue reazioni ogni volta che veniva menzionata Amy Rose.

-Impara a controllarti blu!- Lo ammonì Knuckles, mezzo fiaccato per la fatica e per lo spavento.

-Non succederà più niente del genere…non so cosa mi sia preso…- Disse il riccio con voce sottile. Gli mancava il fiato per parlare, non tanto per il freddo, quanto per il senso di colpa che si stava lentamente impossessando del suo animo. Sonic socchiuse gli occhi e mentre abbassava lo sguardo la sua attenzione venne catturata da un piccolo dispositivo metallico e tondeggiante che giaceva tristemente sul pavimento ghiacciato della grotta. Spalancò le palpebre e si avventò sul piccolo aggeggio metallico. Lo raccolse e lucidò il suo schermo. Provò ad accenderlo ma il radar non emise alcuna luce e alcun suono. Tails gli si avvicinò e, dopo avergli appoggiato una mano sulla spalla per confortarlo di ciò che era successo, gli prese delicatamente il radar dalle mani e tolse con attenzione le batterie sostituendole con alcune nuove che si era previdentemente portato nello zaino; poi lo accese di nuovo. Il radar cominciò ad emettere il suo suono consueto ad una velocità incalcolabile e il segnale luminoso indicava la presenza dello smeraldo a pochi metri di distanza. Nella grotta si levarono fremiti d sorpresa, Rouge e Knuckles si avvicinarono immediatamente al volpino, che, sorpreso, tentava di interpretare i segnali del radar. Tails alzò il braccio verso l’alto e il suono si fece leggermente più flebile. Lo puntò allora verso l’entrata della caverna, completamente bloccata dalla neve, con lo stesso esito. Per controprova lo diresse verso il centro della grotta ottenendo un segnale acustico decisamente maggiore.

-Da quella parte ragazzi!- Disse allora, con entusiasmo, incamminandosi verso la direzione segnalata. Sonic gli stava incollato per vedere anche lui lo schermo del radar.

Rouge e Knuckles camminavano subito dietro ai due fratelli di latte. La ragazza procedeva lentamente, per lei non era facile sopportare il gelo che c’era nella grotta, e sentiva che le sue forze andavano diminuendo sempre più. L’unica cosa che non le era stata indebolita dal freddo erano suoi pensieri: essi si insinuavano nel labirinto della sua mente, senza trovare un’uscita. Ripensava al gesto sconsiderato di Sonic, che la mandava in bestia, e all’aiuto che aveva rivolto a Knuckles, così, involontariamente. Si interrogava sulla natura del suo gesto, senza però trovare una risposta che la soddisfacesse. Dal canto suo l’echidna, benché evitasse l’argomento, era rimasto sorpreso dal gesto di Rouge, e si sentiva in debito con lei.

-Non osare più prendermi per un braccio in quel modo donna! Riesco benissimo a salvarmi la pelle da solo!- Esclamò poi Knuckles, con voce vibrante per il freddo. Rouge sorrise, sentiva nelle parole di Knuckles una leggera nota di ringraziamento, che però a causa del suo carattere fiero, lui non espresse esplicitamente.

-E va bene, la prossima volta ti lascerò morire soffocato da una valanga se preferisci…- Rispose dolcemente. Knuckles incrociò le braccia al petto e voltò lo sguardo, allontanandolo da quello indagatore della ragazza.

-CI SIAMO!!!- Gridò Tails con enfasi fermandosi di colpo. Le stalattiti appese al soffitto vibrarono leggermente, così come il resto della caverna.

-Dobbiamo fare attenzione, gridando potrebbe crollare tutto…- Aggiunse Sonic in tono di raccomandazione.

-Ah! Ha parlato l’esperto!- Ribatté Rouge seccata.
-Eccolo!!!- Aggiunsero in coro Tails e Sonic.La pipistrella e l’echidna si avvicinarono correndo.

-Bé, vi ho quasi fatti ammazzare ma questa è l’altra faccia della medaglia! Ed è anche parecchio luccicante!- Disse Sonic ridendo e ritrovando parte della sua tranquillità e della sua ironia.

-Mio Dio… è bellissimo…Che colpo di fortuna!- Commentò Rouge, osservando il Chaos Emerald di colore giallo acceso. La pietra era incastonata nella parete ghiacciata della grotta, ed era quasi impossibile prenderla. I quattro compagni si avvicinavano di più al Chaos Emerald esaminando attentamente la sua posizione. Tails, euforico frugò nel suo zaino cercando degli strani attrezzi di sua invenzione per riuscire nell’impresa.

-Forse con questo sarò capace di estrarlo!- Commentò alzando trionfante uno strano congegno simile ad un trapano elettrico dalla punta leggermente schiacciata e ricurva.

-Ma ti senti! Sembra che tu stia parlando di un dente!- Lo rimproverò Knuckles.

-Per me puoi usare quello che ti pare Einstein! Basta che usciamo alla svelta da questo postaccio ghiacciato!- Disse Rouge schietta. Tails accese il piccolo trapano e lo avvicinò con cautela al Chaos Emerald, ma prima che potesse fendere il ghiaccio con la punta dell’attrezzo, ricevette una violenta spinta da Knuckles, che lo allontanò dalla parete in cui era incastonata la pietra.

-Scusami ma ti ci sarebbero volute delle ore e io non ho nessuna intenzione di finire ibernato!- Esordì scettica l’echidna.

-Che hai intenzione di fare rosso!?- Lo ammonì Sonic, mentre aiutava il volpino a ricomporsi dalla spinta ricevuta.

Knuckles caricò un pugno portando all’indietro il suo braccio.

-NON FARLO KNUKCKLES!!!- Gridò Tails disperato.

L’echidna infranse il suo pugno sul ghiaccio con una potenza devastante, frantumando la parte della parete ghiacciata in cui era situato il Chaos Emerald e la pietra cadde ai piedi di Sonic, ma quest’ultimo non riuscì nemmeno a raccoglierla: il punto distrutto dall’echidna cominciò a franare, lo squilibrio che si era creato in quella parte si estese a tutta la caverna che tremava pericolosamente; dal soffitto caddero all’improvviso alcune stalattiti, che come frecce si infransero sul pavimento ghiacciato.

-ANDIAMO VIA DI QUI!!!- Gridò Sonic, dopo aver raccolto la pietra.

Nel frattempo la neve della valanga che si era accumulata all’entrata della grotta si riversò al suo interno, travolgendo tutto ciò che si trovava lungo la sua strada. I quattro compagni correvano a perdifiato per tentare di scappare alla morte certa, che avanzava inesorabilmente alle loro calcagna.

-Guardate! Laggiù c’è una via d’uscita!!!- Urlò Sonic speranzoso.

Uno spiraglio di luce si apriva lontano, davanti ai loro occhi, era sempre più vicino, ma pareva irraggiungibile. L’irruenza della neve andava via via moltiplicandosi, Sonic e gli altri continuarono a correre,stremati; mancavano solo pochi metri… Metri che non vennero mai percorsi. Si levarono delle grida all’interno del tunnel, poi solo il buio…
 
NOTE DELL’AUTRICE:

Finalmente sono riuscita a porre a termine questo capitolo! Mi scuso davvero infinitamente per il ritardo (lo so, lo so, sono imperdonabile).
Purtroppo gli impegni scolastici mi hanno rallentata tantissimo e mi hanno impedito di trovare il tempo di scrivere >____<
Il capitolo è leggermente più lungo rispetto agli altri, ma mi ero prefissata di arrivare fino a questo punto e sudando sangue ci sono riuscita! ^^

Vorrei dedicarlo comunque a Knuckster, che ha recensito tutti e tre i capitoli precedenti; a Elaj_, che mi sostiene sempre, e infine (ma non perché di minore importanza) alla mia adorata socia GiumoKirkland, che mi ha aiutata tantissimo a ritrovare l’ispirazione smarrita!
Non vedo l’ora di leggere cosa ne pensate! :D
A presto,
                                                                                                                                               Lucia98_

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Capitolo 5
*** Inaspettato salvataggio ***


  
-CAPITOLO QUINTO-
Inaspettato salvataggio

 
Quando Sonic riaprì gli occhi, non poté fare a meno di aggrottare le sopracciglia per la sorpresa. Era steso sull’erba fredda e ghiacciata di Twinkle Snow e vicino a lui un allegro fuocherello scoppiettava e riscaldava debolmente la gelida aria circostante. Soffiava una leggera brezza che trasportava fiocchi di neve svolazzanti e una debole foschia rattristava la sera di quella faticosissima giornata. Il riccio si mise a sedere lentamente, strofinandosi gli occhi per riacquistare completamente la lucidità. Improvvisamente  spalancò le palpebre, sentì un forte dolore estendersi ovunque nel suo corpo e ad un tratto gli tornò in mente tutto ciò che aveva passato con i suoi compagni ad Ice Paradise, o almeno quello che la sua memoria riusciva faticosamente a ricordare. Notò che poco lontano c’era il Tornado X e si guardò attorno con preoccupazione, ma i suoi timori scomparvero non appena vide che attorno al fuoco insieme a lui c’erano anche Tails e Rouge, che dormivano profondamente e Knuckles, il quale, visibilmente scosso, osservava l’ondeggiare irregolare delle fiamme del piccolo falò, che riflettevano nei suoi occhi lucidi. Sonic mosse le labbra per articolare delle parole da rivolgere all’amico, ma invece di frasi riuscì solo ad emettere un gemito di dolore. Notò che il suo corpo era ricoperto di lividi e ferite, e ogni suo movimento gli costava sforzi disumani.

-Deve essere stato un miracolo…- Esordì lentamente Knuckles, con la voce carica di turbamento.

Sonic non rispose. Rifletté sulle parole dell’echidna e si guardò di nuovo intorno, come per cercare il loro misterioso e incognito salvatore. Abbassò lo sguardo e annuì adagio con la testa. Una miriade di pensieri gli arrovellava la mente: per quanto ancora sarebbe riuscito a sfuggire alle incombenti grinfie della morte? Sarebbe davvero riuscito a contrastare l’ennesima minaccia di Eggman o la sorte avrebbe cominciato a stare dalla parte del nemico?

Mentre Sonic si perdeva nelle sue considerazioni, Rouge riuscì a svegliarsi e a riprendere conoscenza. Si massaggiava insistentemente le tempie per far diminuire il mal di testa e, non essendosi ancora resa pienamente conto della situazione mugolò:

-Dove sono…? Che…che è successo?-

-Rouge! Tutto bene?- Chiese Knuckles, smettendo di osservare il fuoco per voltarsi verso la ragazza.

-Chi ha fatto tutto questo?- Chiese laconicamente lei dopo essersi ripresa definitivamente; poi lanciò uno sguardo di sottecchi all’addormentato Tails e al confuso Sonic e infine soffermò la sua attenzione su Knuckles e si lasciò scappare un sorriso di rassicurazione involontario nel vedere che le condizioni dell’echidna erano tutto sommato buone.

-E’ quello che ci stiamo chiedendo tutti quanti…- Le rispose Knuckles.

-Sarei curioso di saperlo anch’io!- Esclamò il giovane Tails sorridendo, dopo essersi ripreso. Sonic si illuminò nel vedere che anche il suo adorato migliore amico non aveva subito gravi traumi.

Fra i quattro compagni crollò il silenzio, ognuno sprofondò nei suoi dubbi e nelle proprie supposizioni più intime, ma tutti quanti avevano in comune un chiodo fisso a cui pensare, una preoccupazione comune, che Rouge non esitò ad esplicitare con una semplice domanda:

-Che fine avrà fatto il Chaos Emerald…?-

-Temo che sia andato perduto e che dobbiamo tornare a recuperarlo…- Rispose sconsolato Tails. –…ma il problema è che purtroppo non so che fine abbia fatto il radar…- Concluse poi sconfortato il volpino. L’umore dei compagni calò vertiginosamente, tutti i loro sforzi e i pericoli che erano a stento riusciti a superare erano stati vani, allora Sonic prese con decisione le redini della situazione, scattò in piedi e, come un comandante che parla al suo fidato esercito, esclamò:

-Non vedo altra soluzione! Non appena avremo recuperato le forze torneremo ad Ice Paradise e ritroveremo quel Chaos Emerald! Non vorrete mica che sia Eggman a impossessarsene!-

-Non scomodarti così tanto Sonic the Hedgehog!- Ribatté una voce non molto lontana, che si confondeva coi sussurri del vento. Sonic e gli altri si voltarono di scatto, sentirono un rumore di passi farsi sempre più nitido e vicino, e l’oscura sagoma del misterioso interlocutore delinearsi ed avvicinarsi attraverso la foschia. Teneva nelle mani due Chaos Emeralds, uno verde e uno giallo, che risplendevano di luce abbagliante.

Rouge riconobbe immediatamente quella voce, a lei molto familiare, e non appena la misteriosa sagoma si delineò del tutto e apparvero i suoi lineamenti; la ragazza non riuscì a trattenersi e, in mezzo allo stupore generale gridò:

-SHADOW!!!-

***

Amy Rose non era capace di frenare la sua curiosità, si sentiva come un gatto nella tana di un topo e non era capace di resistere all’allettamento di scoprire gli arcani più celati del diabolico dottor Eggman. Nonostante il gentilissimo padrone di casa l’avesse pregata di andare a fargli compagnia nella sala comandi, la giovane riccia aveva ignorato l’invito del dottore per aggirarsi di nascosto nella base; cosa che trovava decisamente più allettante. Percorreva furtivamente i corridoi freddi e metallici della struttura illuminati dalla luce artificiale, e ogni volta che le si presentava davanti una porta l’apriva e sporgeva in avanti la testa per lanciare uno sguardo alle strane macchinazioni contenute nelle stanze più nascoste e misteriose. Si divertiva come una bambina mentre ficcava in naso negli affari del dottore e l’enorme sorriso stampato sul suo viso ne era la prova lampante. Mentre camminava eccitata nel labirinto di vicoli d'acciaio e pensava che senza dubbio sarebbe rimasta tutto il giorno ad impicciarsi dei segreti di Eggman, un rumore colpì la sua attenzione, e la ragazza si avvicinò incuriosita alla fonte dello strano trambusto, fino a che non fu costretta  a nascondersi appiattendosi contro la parete per non essere vista da un droide che faceva attentamente guardia davanti a un’entrata, in fondo ad un piccolo vicolo cieco. Amy Rose sporse la testa verso la misteriosa porta e notò che sulla sua superficie d’acciaio vi era una targhetta, anch’essa metallica, sulla quale vi era incisa in rosso la sigla “E-2”. Improvvisamente la porta elettronica si spalancò e vi uscì un robottino bianco, alto poco più di un metro che riferì al droide di sicurezza:

-Ho informazioni per il nostro illustre creatore.-

-Direttiva?-

-Và a dirigere le operazioni nel settore.-

-Ricevuto.- Rispose l’automa e penetrò nella stanza per prendere il posto dell’altro.

Amy Rose aggrottò le sopracciglia, un po’spaventata e, nonostante ritenesse migliore andarsene non aveva nessuna intenzione di fare ciò che le sembrava ragionevole. C’era qualcosa di grosso oltre quella porta e lei aveva assolutamente bisogno di scoprire di cosa si trattasse. Il piccolo robot bianco si avvicinò velocemente all’imboccatura del corridoio, vicino alla quale era nascosta Amy, facendo andare le sue ruote alla massima velocità. Alla ragazza saltò il cuore in gola, chiuse gli occhi stringendo le palpebre e si acquattò il più possibile contro la parete, per non farsi vedere; ma fortunatamente il robot svoltò dalla parte opposta, senza notare la sua presenza e allontanandosi in direzione della sala comandi. Amy pensò che era arrivato il momento di agire: si sporse verso il vicolo, per assicurarsi che l’androide che era entrato nel settore E-2 non fosse in condizioni di vederla, infine con la debita cautela si avvicinò alla porta, rimasta aperta, attenta a non farsi sentire. Sporgeva il collo in avanti per anticipare la sua visione, mentre la curiosità la stava completamente invadendo, cosa che si manifestava in un battito cardiaco irregolare e accelerato. Amy continuava a procedere lentamente, sola col suo desiderio di sapere; fino a che non vide. Spalancò gli occhi e si portò immediatamente entrambe le mani alla bocca, come per impedire a sé stessa di gridare: uno spettacolo inquietante si stagliava inesorabile proprio di fronte al suo sguardo carico di impotenza.

La stanza si divideva in due piani: il primo era una piattaforma, che probabilmente serviva per dirigere e per tenere sotto controllo ciò che succedeva nella parte inferiore, e collegata ad essa tramite una scala mobile di colore nero acceso. Il secondo piano occupava un’area gigantesca che poteva essere definita un’enorme laboratorio, nel quale aveva luogo un unico spaventoso esperimento ancora in fase di creazione. Tutto quello che Amy riuscì a vedere erano un centinaio di androidi di piccole fattezze intenti a lavorare su qualcosa che sembrava un braccio di dimensioni mastodontiche, esagerate. Il locale del piano inferiore era collegato ad un’ altro tramite un ampio corridoio dal quale uscivano ed entravano incessantemente i piccoli automi, che trasportavano dalla stanza misteriosa parti di automi precedentemente annientati e distrutti, per poi assemblarli all’opera in costruzione. A fare da scenario a tutto quanto vi erano le solite pareti in acciaio, che contribuivano a rendere l’atmosfera raggelante.

Amy aveva scoperto perfino troppo. Corse via, spaventata, ma decisa più che mai a seguire il robot bianco che poco prima aveva intimato al droide di sicurezza di prendere il suo posto, per scoprire quali fossero le notizie che gli premeva di riferire al proprio creatore. Era sicura che Eggman si trovasse nella sala comandi, ma aveva vagato talmente a lungo nel groviglio che formavano i corridoi della base, che si era persa e ritrovare la sala principale le pareva un’impresa impossibile. Tuttavia non voleva darsi per vinta, e continuava a vagare, con aria visibilmente preoccupata, nelle viscere della struttura. Ciò che aveva visto l’aveva terrorizzata: che cos’era quell’enorme braccio meccanico? Che cosa aveva realmente in mente di fare il dottor Eggman?

Improvvisamente sentì delle voci, che la distolsero dai suoi pensieri.

-Dottore la prego, non insista…andremmo troppo in là con i limiti di tempo stabiliti...-

Amy riconobbe immediatamente la voce metallica dell’automa e la seguì, finché non giunse vicino all’entrata della sala comandi, dove si appostò accuratamente nascosta.

-Non c’è di che preoccuparsi. Di tempo ne abbiamo, il nemico deve fare la sua parte, il mondo non si conquista mica in un pomeriggio!- Gridò Eggman, scoppiando in una fragorosa risata.

-Dottore, glielo ripeto…la sua è un’idea geniale, ma la deficienza di pezzi di costruzione è un problema serio! Senza contare che siamo solo all’inizio dell’opera…abbiamo bisogno di materia prima da fondere.-

-Forse non ti rendi conto di cosa stiamo parlando! Pensavo che tu non fossi limitato come tutti gli altri ammassi di ferraglia, è per questo che ti ho messo a capo dei robot operai!-

-Sì…signore…la ringrazio e so che ciò che ha in mente è geniale, ma temo di non essere competente per il compito che mi ha assegnato…la sto pregando di ridimensionare il progetto…ho paura che seguendo lo schema da lei delineato non riusciremo a raggiungere gli scopi prefissati…-

Amy Rose trattenne il respiro, analizzava con la massima attenzione ogni singola parola pronunciata da Eggman e dal suo robot, e contemporaneamente si malediceva per non essere stata presente fin dall’inizio della discussione. I discorsi dei due le stavano confondendo le idee, e temeva che Eggman stesse architettando qualcosa di malvagio alle sue spalle.

-TU DEVI OBBEDIRMI SENZA REPLICARE!- Gridò Eggman sbattendo con forza un pugno sul pannello di controllo, l’automa sobbalzò, poi quando l’uomo si fu calmato proseguì. –Omicron tu sei uno dei robot più capaci, e uno dei pochi, o forse l’unico, al quale affiderei il comando del settore E-2. Non devi permetterti di deludermi…-

-Senza dubbio, dottore…- lo interruppe il robot.

-Segui alla lettera le mie istruzioni, fai ciò per cui sei stato programmato…-

-Ma signore…la deficienza di pezzi…- insistette il robot.

-Attingi ad ogni riserva disponibile! Utilizza tutti i robot fuori uso che vengono lasciati ad ammuffire nei magazzini e utilizzali per mandare avanti il progetto!-

-Dottore! Sono le sue migliori creazioni, diceva che avrebbe riutilizzato i suoi capolavori!-

-Hai intenzione di farmelo ripetere un’altra volta?! Non me ne importa un bel niente delle mie vecchie creazioni! Sono solo inutili fallimenti! Ora voglio concentrarmi sul progetto E-2, e ho intenzione di farlo con tutte le mie forze! Stavolta riuscirò a distruggere Sonic e tutti quegli insetti dei suoi insulsi amichetti!-

Amy emise un gemito e trasalì. La sua reazione le fu fatale: immediatamente Omicron uscì dalla sala comandi e si presentò davanti a lei, fermandosi di scatto e analizzando la riccia con la striscia rossa che costituiva il suo sistema visivo. La ragazza non sapeva cosa fare, voleva scomparire nel nulla, fuggire di corsa, iniziare a gridare, ma non fece niente di tutto ciò. Il terrore la immobilizzava e non esitava a trasparire dal suo incessante tremore.

-Dottore abbiamo un problema.- Scandì apaticamente, per poi afferrare con violenza il polso della ragazza stringendo la presa fino a farle male. Eggman si precipitò di fronte alla riccia, che lo fissava con gli occhi sbarrati, ricolmi di puro panico. L’uomo alzò minacciosamente un braccio, portandolo in alto, Amy chiuse gli occhi stringendo le palpebre per prepararsi a ricevere una sonora percossa, ma non fu lei, bensì Omicron a barcollare stordito dal colpo.

-Lasciala stare! Lei è nostra ospite e la prossima volta che la tratterai in questo modo posso assicurarti che ti passerà la voglia di esistere!- Ruggì il dottore contro di lui, mentre Amy riapriva timidamente gli occhi e cercava di regolarizzare il respiro per calmarsi.

-Spero che quell’ammasso di ferraglia non ti abbia fatto del male tesoro,- Continuò il dottore accarezzandole il polso che poco prima gli aveva afferrato il robot.-Ti assicuro che riceverà la giusta punizione!-

-No, non c’è problema…- Rispose Amy con voce tremante, facendo fatica a mantenere i nervi saldi e sottraendo tempestivamente il polso dalla gigantesca mano dell’uomo.

-Dottore! Stava origliando!-

-TACI!!!- Gridò Eggman, poi si schiarì la voce e chiese:

-Cosa ci facevi lì, dietro la porta mia cara?-

-Io, io…tu mi hai detto di venire da te, nella sala comandi, stavate discutendo e non volevo disturbarvi… così sono rimasta lì…ma non volevo ascoltare! Lo giuro! E’ stata una coincidenza!- Si difese Amy mentendo. Non era molto capace di fingere, ma sembrava che Eggman le credesse sulla parola, e questo la rassicurò.

-Me lo immaginavo, tu non sei capace di fare cose del genere vero?-

-Bè…io…- Ma Eggman la interruppe di nuovo:

-Sai, io e il mio piccolo dipendente stavamo parlando di una nuova arma che avremmo intenzione di usare per distruggere Sonic e punirlo per tutto ciò che a fatto a me e a te.-

-Distruggere…- Ripeté Amy raggelata dalla brutalità di quella parola -Non so se è quello che voglio veramente…- Aggiunse poi, stupita dalla sincerità della risposta del dottore.

-Sonic deve pagare mia adorata, e l’unico modo per raggiungere il nostro scopo è la violenza.- Eggman si mise in ginocchio e appoggiò la sua mano sulla spalla di Amy. –Non demordere proprio adesso…lui ti ha fatto del male, e non si è curato minimamente di scusarsi con te e sai perché? Perché è sempre troppo occupato a mostrarsi agli altri da grande paladino della giustizia! Secondo te è davvero un eroe?-

Amy abbassò lo sguardo: le sue parole erano giuste, dolorosamente giuste. Lei doveva smettere di subire per colpa di quel riccio ipocrita. Quell’odiosissimo spaccone che lei amava tanto. Eggman si alzò in piedi e le posò la mano sinistra sulla testa, scompigliandole delicatamente gli aculei; mentre uno sbigottito Omicron fissava impotente il dottore, meravigliandosi e interrogandosi sulla natura della sua gentilezza.

-Adesso vai a divertirti con Decoe Bocoe e Bokkun. Se hai bisogno di me sai dove trovarmi.- Concluse. Amy annuì energicamente, asciugandosi repentinamente le lacrime che le si erano formate sugli occhi e allontanandosi velocemente verso camera sua.

-Povera stupida illusa!- commentò Eggman, mentre la osservava allontanarsi e si strusciava con un espressione di disgusto la mano sinistra alla sua giacca rossa.

***

Il riccio nero si stagliava altezzoso davanti ai quattro compagni, ognuno dei quali aveva in mente milioni di domande da rivolgergli. Il giovane Tails, ancora seduto vicino al fuoco si gingillava con i due smeraldi, sbatacchiando le sue due morbide code e rigirandoli fra le mani, mentre il loro bagliore illuminava il suo volto sorridente. Rouge, nonostante la sua inguaribile cleptomania non era interessata agli smeraldi quanto al riccio che si era appena presentato davanti a loro.

-Cosa ci fai qui, e come sei riuscito a trovarci?- Chiese quindi, impaziente di ricevere risposte.

Shadow rivolse uno sguardo apatico a Sonic, che da parte sua lo ricambiò con uno indagatore, poi rispose alla ragazza con una frase secca e concisa, senza dilungarsi troppo.

-E’ stato lo smeraldo a portarmi qui.-

Rouge rimase insoddisfatta a quella risposta; sapeva che Shadow non era molto loquace, ed era proprio quello che la spingeva a reputarlo una persona  affascinante e misteriosa, ma in momenti del genere la ragazza preferiva chiarezza e spiegazioni accurate. Knuckles, infastidito dal comportamento di Shadow incrociò le braccia al petto e non esitò a chiedere maggiori informazioni.

-Ero in cerca degli smeraldi per imparare a sfruttarne tutta l’energia e sperimentare nuove tecniche di combattimento. I segnali luminosi emessi dall’Emerald verde, del quale ero già in possesso, mi hanno condotto qui. Non sapevo che anche voi foste sulle tracce degli smeraldi.-

-Sì, anche noi siamo alla ricerca dei Chaos Emeralds! Pare che Eggman abbia in mente qualche sorpresina delle sue e non avevamo intenzione di farci trovare impreparati.- Gli rispose esaurientemente Tails con la sua solita gentilezza prendendo finalmente parte ai discorsi.

-Ma insomma Shadow! Vuoi dirci come sei riuscito a salvarci o dobbiamo pagarti per sentirti parlare?!- Gridò Rouge, ripetendo la domanda che aveva precedentemente rivolto al riccio.

-Ho continuato a seguire le indicazioni luminose dello smeraldo, fino a che non sono giunto ad Ice Paradise. Quando l’intensità della lucentezza si è stabilizzata ho cominciato a scavare nella neve e sono riuscito a trovarlo. Notare che poco lontano dalla neve spuntavano delle dita di una mano non è stato un bello spettacolo, ma ammetto di essermi impressionato quando, mentre soccorrevo quel povero malcapitato, mi sono accorto che si trattava di Sonic ed era ridotto piuttosto male…ho continuato a cercare, e quando sono riuscito a trovarvi vi ho portati qui, a Twinkle Snow, dove ho acceso un falò per riscaldarvi e farvi riprendere. La neve vi ha travolto senza pietà e siete stati fortunati... Poteva finire peggio…-

-Stai insinuando che ti dobbiamo la vita?!- Gli urlò contro Knuckles, dando prova del suo pungente orgoglio. Shadow non rispose. Non accettava facilmente le provocazioni dell’echidna, ma c’era chi lo faceva anche per lui:

-Sta zitto rosso! Se adesso stai parlando è solo grazie a lui! Possibile che tu pensi solo a te stesso?!- Ruggì acida Rouge mentre Knuckles la fulminava con lo sguardo.

-Non importa Rouge. Non mi interessano i riconoscimenti, il mondo è già abbastanza pieno di eroi.- Disse il riccio. La sua voce era calda e profonda, e i suoi occhi di fuoco erano puntati su Sonic. Il porcospino blu abbassò lo sguardo e si avvicinò lentamente a Shadow, per poi appoggiargli una mano sulla spalla.

-Grazie amico.- Mormorò, poi rialzò la testa e lo guardò dritto negli occhi, sorrise e continuò: - Se tu volessi unirti a noi nella ricerca dei Chaos Emerald te ne sarei pienamente grato!-

Sonic si sentiva in debito con Shadow e sperava di riuscire a ripagarsi accogliendolo nel loro gruppo e facendolo sentire parte di un tutto. Malgrado il riccio nero fosse un suo rivale, Sonic sapeva che possedeva un grande potenziale, ma il suo ritirarsi in solitudine spesso non gli permetteva di sfoderarlo completamente e spesso anzi finiva per sprofondare in un inguaribile dolore, nel quale emergeva inesorabilmente il suo lato fragile.

Shadow si mostrò riluttante alla proposta di Sonic, ma poi d'impulso accettò e gli sorrise a sua volta, senza perdere la sua fredda apatia.

-Allora cosa stiamo aspettando!? Il Tornado X è laggiù che ci aspetta!- Gridò il riccio sonico, riprendendo il suo tono di comandante fiducioso e incamminandosi verso l’aereo.

-Aspetta Sonic!!- Gridò Shadow, costringendo il compagno a fermarsi e a voltarsi verso di lui con un’espressione interrogativa dipinta sul volto.

-Purtroppo non sono riuscito a trovarla…ho paura che non ce l’abbia fatta…mi spiace.- Aggiunse poi, con un’ impercettibile punta di rammarico nella voce. Sonic capì subito a cosa stesse alludendo e ad un tratto si fece statico, perdendo la vitalità con la quale aveva parlato poco prima.

-No. Non c’era nessun’altro da salvare. Non hai motivo di preoccuparti.- Rispose infine, voltando lo sguardo e perdendolo nel vuoto.

-Grazie Shadow! E’ davvero un sollievo sapere di avere un nuovo alleato tra noi!- Esordì Tails, cercando di smorzare l’atmosfera che si era improvvisamente caricata di un’inspiegabile tensione.

-Io non perderei altro tempo!- Esclamò Rouge, avvicinandosi verso l’aeroplano della giovane volpe, mentre quest’ultima la seguiva svolazzando e teneva i due smeraldi in mano.

-Giusto! Andiamo miei prodi!- Enfatizzò Sonic dopo essersi ripreso dal suo smarrimento momentaneo e accompagnando le sue parole ad un aria fiera.

-Piantala buffone!- Lo aggredì Knuckles, che non sopportava il modo di fare del riccio, per poi trascinarsi controvoglia verso il velivolo, dove una brillante Rouge lo aspettava.

Shadow e Sonic erano rimasti più indietro rispetto al gruppo, il riccio blu procedeva lentamente e intanto guardava distrattamente l’erbetta ghiacciata che scricchiolava sotto le sue scarpe a ogni suo passo; l’altro invece scuoteva adagio la testa, poi improvvisamente prese la parola e malinconicamente disse:

-Non capisco perché ti ostini tanto ad allontanare da te le persone che ti amano…-

-Eh?- Sonic rimase sbalordito davanti a quell’improvvisa uscita di Shadow e voleva dargli una risposta seria, ma la sua mente non fu abbastanza veloce a mettere insieme le parole e tutto quello che riuscì a pronunciare fu solo uno stupido suono monosillabico.

-Credimi, non si capisce il vero valore di ciò che abbiamo finché non lo si perde…-

Sonic smise di camminare di colpo e rimase a fissare interdetto il riccio nero, che aveva finalmente raggiunto gli altri nel Tornado, poi si avvicinò lui stesso all’aereo riflettendo su quelle parole e infine saltò sulla fusoliera, mentre Tails preparava l’aereo a un’inversione verso casa.

***

Quando Sonic e gli altri ritornarono finalmente a casa Prower decisero che dopo la disavventura che avevano appena vissuto ad Ice Paradise avrebbero preso una pausa per riprendersi dallo shock subìto. Il caldo tramonto rimise di buonumore tutti gli avventurieri e ognuno tornò temporaneamente alla propria attività preferita. Il piccolo Tails stava tranquillamente controllando il funzionamento del Tornado X per verificare che la permanenza a Twinkle Zone, dove il freddo era pungente, non avesse compromesso i sistemi operativi più delicati. La giovane volpe aveva anche concesso a Shadow di potersi allenare durante la notte con gli smeraldi recuperati e quest’ultimo non esitò a sparire nel nulla per dedicarsi alle sue nuove e misteriose tecniche di combattimento. Knuckles, d’altra parte tornò immediatamente a sorvegliare il suo adorato Master Emerald, la gigantesca gemma alla quale era tanto legato, il suo spiccato senso del dovere gli impediva di sospendere per molto tempo la sua importante carica di guardiano. E mentre l’echidna era occupato a vigilare il Master Emerald c’era chi, come un’elegante pipistrella, che si dilettava a rimirare la pietra e la severa echidna che l’affiancava sotto il cielo colorato del tenero rosa serale, rigorosamente nascosta poco lontano dal santuario, e comodamente sdraiata sul ramo di un albero rugoso. Tutti quanti erano in pace con loro stessi e si godevano quella splendida serata secondo i loro gusti, per concedersi un’ interruzione al loro dovere di eroi; infatti si erano dati appuntamento l’indomani per ricominciare la ricerca. Tutti tranne uno. Sonic no, lui non era in pace con sé stesso, sapeva che il suo atteggiamento era insolito, non era spinto dal desiderio di dimostrare il suo valore, di cimentarsi nell’ennesima minaccia che gli si era appena presentata davanti e della quale sapeva ben poco. Quest’ultimo fatto, invece di affascinarlo, come farebbero tutti gli audaci davanti all’ignoto, lo infastidiva, e non ne capiva il motivo. Si sentiva solo, spaccato a metà, vuoto. C’erano delle parole pungenti che lo tormentavano:

Non capisco perché ti ostini tanto ad allontanare da te le persone che ti amano…”

Sonic sapeva perfettamente che le frasi di Shadow si originavano da sue esperienze personali, ma d’altro canto spaventavano terribilmente il suo subconscio e, dopo sofferte riflessioni lo spinsero a prendere una decisione; una di quelle alle quali non avrebbe mai voluto ricorrere.

Correva a velocità folle per arrivare il prima possibile a destinazione, era deciso più che mai a riportare tutto alla normalità e stabilì che questa volta non si sarebbe fermato nemmeno se le sue azioni lo avessero condotto all’umiliazione più totale. Capì che doveva assolutamente rimediare ai suoi errori adesso che era sempre in tempo e il clima di squilibrio che si era creato da quando Amy non era più accanto a lui doveva finire. Decise che sarebbe tornata al suo fianco, qualsiasi cosa sarebbe successa. Ormai la sera aveva fatto spazio al crepuscolo e il manto scuro della notte si stava sostituendo al rossore della sera. Sonic continuava a correre verso la base del suo malevolo antagonista, solo col rumore dei suoi respiri affannati e con la confusione dei suoi pensieri, mentre si preparava psicologicamente ad andare incontro alla più grande prova che il suo orgoglio potesse sostenere: chiedere scusa alla ragazza a cui teneva di più. Si fermò di colpo, bloccandosi davanti al mastodontico cancello della Tecno base di Eggman con un espressione beffarda prepotentemente stampata sul volto e illuminata dal fascio di luce rossa delle telecamere di sicurezza e da quella accecante del gigantesco logo del dottore.

Intanto all’interno della struttura Eggman stava comodamente stravaccato sulla sua poltrona girevole e fissava attentamente le immagini mostrate dall’enorme schermo della sala comandi. Premette un bottone sul pannello di controllo con un sorriso mefistofelico sulle labbra poi fece una gigantesca risata, che risuonò fuori dalla base, riprodotta dai numerosi altoparlanti.

-Oh Sonic! E’ un piacere rivederti! Confesso che sei un po’ in ritardo!-

Gli occhi del riccio brillarono, le provocazioni del dottore lo eccitavano e stimolavano terribilmente la sua inguaribile ironia.

-Yo Eggman! Ehi non essere così pignolo, non sai che le star si fanno sempre aspettare?!- Rispose Sonic sogghignando, poi si fece improvvisamente serio. -Lasciala andare palla di lardo coi baffi! Non ti conviene farmi usare la forza!-

Un’agghiacciante risata distorta dagli amplificatori rimbombò sguaiatamente di nuovo e infastidì il riccio.

-Sai cosa sembri Sonic? Un bambino! Uno stupido moccioso! Hai lasciato da parte il tuo bel giocattolino per tutto questo tempo, e non è giusto che adesso tu voglia riprendertelo solo perché ho intenzione di divertirmici un po’io!- Gridò Eggman accompagnando le sue parole a un insistente ridacchiare.

-TU SEI UN FARABUTTO!-

-Grazie mio adorato, ricevere i tuoi complimenti è sempre un piacere!-

All’interno della Tecno Base la piccola Amy, attirata dalle strane grida del dottore provenienti dalla sala comandi si avvicinò cautamente alla stanza e vi entrò lentamente, fissando il maxischermo che occupava gran parte della stanza. Osservava la figura del suo amato a bocca aperta, per un attimo pensò che avrebbe voluto correre ad abbracciarlo e tornare insieme a lui e ai suoi amici, quella che lei considerava la sua famiglia. Ma i suoi ragionamenti furono bruscamente interrotti dalla voce del dottore.

-Hai visto tesoro? Hai visto chi è tornato a trovarci? Che opportunista! Vuole che tu torni da lui solo perché adesso gli fai comodo di nuovo! Ma tu non gli darai questa soddisfazione non è vero?-

Amy aveva la lacrime agli occhi, ma poi decise che la cosa migliore da fare era seguire i consigli del dottore e non dare un’ennesima possibilità a Sonic, voleva comprovare la sua forza d’animo e perciò non aveva intenzione di cedere di fronte a lui.

-LASCIALA EGGMAN!!!- Sonic stava decisamente perdendo il controllo, e stabilì che avrebbe fatto a pezzi l’intera base pur di portare Amy via dalle grinfie di Eggman.

-Che c’è riccio? I sensi di colpa fanno male?- Ribatté il dottore per schernirlo.

-Fammici parlare…- Mormorò Amy cinica. Eggman non fece in tempo a risponderle che la ragazza avvicinò il suo viso al microfono e gridò:

-Vattene Sonic!!! Non voglio andarmene da qui!-

Sonic si bloccò di colpo, la sua agitazione svanì nel nulla quando sentì la voce della riccia riprodotta dai ripetitori. Sentiva come un nodo alla gola e quelle parole furono la più grande sconfitta della sua vita.

-Che vuol dire non vuoi..?- Fu tutto quello che riuscì a sussurrare mentre cercava di tranquillizzarsi.

-Vai via! Ora sei libero no? Ora non ci sono più io a disturbare le tue folli corse e a opprimere la tua voglia di vivere! Io sto molto meglio qui che con te! Quindi è molto meglio per entrambi se io sto con Eggman!-

-Ma…io volevo solo chiederti scu…-

-No!- Gridò lei in lacrime. –Smettila! Non ho più bisogno di te e non me ne faccio niente del tuo falso rammarico! Sei solo un menefreghista!-

-Ah sì?! Bene! Sei molto brava a ripetere i discorsi di Eggman! Sai che ti dico? Non mi interessa niente di te! Stattene pure qui e non venire a cercarmi quando ti accorgerai di chi è davvero il doppiogiochista!- Controbatté Sonic, ormai distrutto nell’orgoglio.

-Non preoccuparti! Non avrò assolutamente necessità di venirti a cercare!- Concluse lei singhiozzando.

La ragazza si allontanò dal pannello di controllo e si avvicinò alla semicupola di vetro retrostante all’apparecchiatura tecnologica della stanza seguita dallo sguardo compiaciuto del dottore. Rimase ferma davanti alle vetrate lucide a fissare il riccio con gli occhi gonfi di pianto; lui, posto davanti al mastodontico cancello della Tecno base la fissava dal basso e scuoteva la testa. Poi si passò repentinamente una mano sugli occhi e corse via, tornando sui suoi passi.

Eggman si alzò sprizzante di gioia dalla poltrona girevole e si mise vicino alla ragazza, appoggiandole una mano sulla spalla e rassicurandola dicendole che aveva fatto la scelta giusta e che sicuramente Sonic aveva avuto una meritata punizione. Amy però la pensava diversamente, infatti nonostante il suo desiderio di mostrarsi decisa, rivedere il suo amato riccio aveva solo accentuato la sua fragilità.

Sonic non poteva crederci, era furibondo con Amy e non riusciva a capire la sua mentalità; non aveva previsto una reazione simile da parte di lei, secondo lui, infatti sarebbe bastata qualche parola superficiale per far sì che la riccia tornasse correndo fra le sue braccia, ma evidentemente lei non aveva davvero più bisogno di lui, anche se Sonic non riusciva ad accettarlo e tutto ciò aveva mandato in fumo la sua determinazione. Era furioso perché lei era al fianco del suo nemico storico o perché non era più accanto a lui? Il riccio cercava disperatamente una risposta a quella fatidica domanda mentre tirava violenti calci ai malcapitati sassolini che prima giacevano innocenti sulla strada.

“Stupida!” Pensò. Poi si fermò di colpo, lasciando che la polvere che si era levata a causa della sua corsa si diradasse. Perché se la prendeva tanto? In fondo Amy aveva ragione, adesso non aveva più nessuno da cui sfuggire. Nessuno più gli avrebbe tarpato le ali della libertà e non avrebbe dovuto lamentarsi tanto. Allora perché non era soddisfatto? Perché non si sentiva sollevato? Forse perché era lui ad avere bisogno di Amy, e non viceversa. Sonic fece uno scatto e scosse ripetutamente la testa, come per scacciare dalla mente quel pensiero assurdo.

“Credimi, non si capisce il vero valore di ciò che abbiamo finché non lo si perde…”

Si portò una mano alla fronte, poi procedette il suo tragitto pensando al valore e alla profondità di quelle parole, così schiette, così vere. Decise che avrebbe lasciato che il destino facesse il suo corso e che non sarebbe più tornato da Amy, il suo onore era stato calpestato dalla volontà di una semplice ragazzina e lui non aveva intenzione di lasciare che una cosa del genere potesse capitare nuovamente. La sua priorità ora non era lei, doveva far luce sull’incognito piano di Eggman e dimostrarsi pronto ad affrontarlo e non avrebbe permesso che la condizione di Amy lo influenzasse, almeno questo era quello che cercava di credere.
 
NOTE DELL’AUTRICE:

Anche questa volta sono in ritardo, scusate davvero, la scuola e gli impegni vari mi rallentano tantissimo e come se non bastasse l’ispirazione è quasi introvabile!! O.O                                                                                       
Vabbuo, spero che questo capitolo quinto vi sia piaciuto (anche se è un capitolo di passaggio) e che lo abbiate trovato comunque interessante.  :)                                                                                                                         
Mi permetto di fare un piiiiiccolo appunto dedicato a Michela (alla quale faccio gli auguri di compleanno, in ritardo >.<) e a Alejandra, ma anche a tutti gli altri fan della coppia SonAmy *-*: in questo capitolo, specialmente nella parte finale, ci sono dei leggeri accenni di SonAmy (anche se non del tutto espliciti) e mi auguro che vi sia piaciuto! :D                                                                              

Un abbraccio a tutti i lettori e specialmente a chi puntualmente recensisce!
A presto,

Lucia <3

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Capitolo 6
*** Sgradevoli imprevisti ***


 -CAPITOLO SESTO-
Sgradevoli imprevisti


Non era ancora spuntata l’alba quando il dottor Eggman aveva mandato a far chiamare Omicron, il suo braccio destro e coordinatore delle operazioni riguardo al suo piano misterioso e segreto. Le ruote del piccolo automa cigolavano a contatto con il la lastra metallica del pavimento producendo un rumore sinistro. Il robot, dietro le sue piccole fattezze e l’ingannevole semplicità della forma dei suoi sistemi celava un’intelligenza e un’indipendenza invidiabile per qualunque altro automa, ma tutte le sue funzioni e decisioni erano ovviamente influenzate e direttamente guidate dal suo creatore che aveva su di lui un’autorità assoluta e indiscutibile.

-Sono al suo servizio dottor Robotnik, mi cercava?- Chiese poi, non appena giunse nella sala comandi, dove Eggman stava come di consuetudine seduto sulla propria sedia girevole, dandogli le spalle.

-Sì Omicron, voglio sapere se hai svolto il piccolo incarico che ti avevo assegnato.- Rispose, voltandosi lentamente.-Quello riguardante l’Egg-fly, hai apportato le modifiche che ti erano state richieste?-

-Certo dottore... adesso i suoi apparati non producono più suoni captabili.-

-Bene! Programmalo per andare a fare una visitina a quel lurido scarafaggio blu con le spine!-

-…Come?- Chiese titubante Omicron, incapace di capire l’epiteto riferito a Sonic.

-L’obiettivo 001, Omicron! 001! Su vai!!!- Sbraitò seccato l’uomo.

-Oh, ma certo!- Ribatté Omicron, infine andò a svolgere l’incarico.

Eggman fece ruotare nuovamente la poltrona, intrecciando le dita delle sue grandi mani e appoggiandole sulla pancia sporgente.

“E’ giusto che Sonic faccia la sua parte, non posso mica sporcarmi le mani, è così comodo che lo faccia lui al mio posto!”
Blaterò fra sé, per poi scoppiare in una fragorosa risata che rimbombò nella luce dell’alba nascente.

***

-Hai ancora molto da trafficare volpe?!- Chiese Knuckles spazientito.

-No, non preoccuparti…- Rispose Tails con la voce leggermente impedita dal cacciavite che teneva saldamente in bocca, dato che le sue mani erano occupate nella riparazione di due piccoli cavi.

-Non hai niente di meglio da fare che rallentarlo echidna? Vorrei vedere te ad armeggiare per riparare un congegno risalente al paleolitico!-

-Non esagerare Rouge!-

La brillante volpe infatti stava tentando con tutta la sua buona volontà di aggiustare un vecchio modello di radar che era stato ormai da tempo dimenticato in un cassetto polveroso dell’armadietto di legno che conteneva gran parte dei suoi marchingegni ormai in disuso. Il radar che avevano utilizzato ad Ice Paradise infatti era irrimediabilmente andato perso nella moltitudine della neve che li aveva travolti.

-Ecco! Dovrebbe essere a posto!- Gridò trionfante, poi premette il bottone di accensione e si impegnò ad interpretare i segnali emessi dal piccolo dispositivo. Sonic, appoggiato all’entrata del garage era impegnato a contemplare con malinconia il sole mattutino nato da poco e la natura che si preparava ad un nuovo giorno.

-Mi dispiace, ma non sono in grado di capire dove si trovi effettivamente il Chaos Emerald, mi ci vorrà un po’ di tempo…-

-Dannazione! Ma non potevi costruire due radar a suo tempo!?!- Gridò Knuckles acido, che non sopportava stare a “perdere tempo dietro cianfrusaglie inutili” perché lui “aveva molte altre cose importanti da fare”, come ricordava costantemente ai suoi compagni, che a quanto pare adoravano strapparlo dal suo dovere di guardiano. Rouge voleva rispondergli a tono, ma notò che Shadow era visibilmente disgustato dai loro continui litigi insensati, e decise di non infierire oltre.

Intanto il minuscolo Egg-fly era impegnato a svolgere i suoi delicati incarichi e, dopo aver localizzato l’obiettivo 001 si era posto vicino ai cinque compagni che aspettavano più o meno pazientemente i responsi di Tails, per registrare ogni singola parola di ciò che dicevano, mentre c’era chi, concentrato sui suoni che gli venivano inviati soppesava attentamente i contenuti dei discorsi.

-Sì, ci sono! Dovrebbe trattarsi della Leaf Forest! Anche se non ci metto la mano sul fuoco…-

-Potremmo anche usare gli altri smeraldi per raggiungerlo…in fondo ci hai trovati così, non è vero Shadow?- Chiese Sonic, con una domanda che aveva il tono di un’affermazione. Il riccio nero non rispose.

-Allora non ci resta altro da fare che partire! Prima si comincia prima si finisce!- Esclamò Knuckles.

-Ehi buono, buono! Possibile che tu sia così egoista rosso? Guarda che non scappa mica il tuo stupido sasso verde!- Ribatté la pipistrella.

-Ah! Proprio tu dici “stupido sasso verde”! Ma fammi il piacere!-

-Sì non ho più dubbi, è la Leaf Forest, non può essere che quello, perché…- Concluse Tails, non appena le sue incertezze si furono dissipate.

-Tranquillo Scheggia! Non importano le spiegazioni! Destinazione Leaf Forest! Quando si parte?- Lo interruppe Sonic sorridendo, che non vedeva l’ora di trovare una distrazione stimolante.

L’Egg-fly ricevette un impulso mandato dal dottor Eggman e, non appena ebbe intercettato il segnale e conclusa la sua misteriosa direttiva, tornò dritto alla base, senza farsi notare da anima viva.

***

-La Leaf Forest eh?- Borbottò fra sé il dottor Eggman, poi si sfregò nervosamente le mani, mentre si allontanava in fretta dalla sala comandi e a passo svelto entrava, attraverso una porta meccanica a comando vocale, in una stanza gigantesca debolmente illuminata da una luce al neon che andava a intervalli irregolari. La debole luce bastava però a far risplendere il suo volto sul quale un sorriso agghiacciante prendeva il sopravvento su ogni sua altra espressione. L’uomo fece qualche passo nel locale, dove erano disposti centinaia di robot da combattimento, un piccolo esercito che attendeva dormiente gli incarichi che il dottore soleva assegnargli. Eggman si avvicinò poi ad un piano posto in un angolo della stanza, sul quale sporgevano leve e altri strumenti di monitoraggio. Premette con forza un bottone leggermente più grande rispetto agli altri e afferrò saldamente con una mano il pomello di una delle leve, tirandola verso di sé con forza. Immediatamente gli androidi, che fino a poco prima erano come assopiti e sembrava facessero parte del metallo della stanza, alzarono di scatto le loro teste e vennero immediatamente attivati dall’avviamento che il loro creatore aveva dato loro con soddisfazione. Le loro armi da fuoco incorporate nei loro arti e le varie tipologie di armi che imbracciavano emisero un singolare rumore di accensione. Si schierarono sull’attenti e con un coro unanime scandirono:

-Ai suoi ordini dottore.-

-Eccellente…- Mormorò Eggman, poi alzando la voce intimò loro:

-Voglio che trenta di voi vadano immediatamente alla Leaf Forest… Sonic e quelle bestie dei suoi tirapiedi sono diretti lì per recuperare un Chaos Emerald; dovrete attaccarli e cercare di recuperarlo.-

-Sì dottore.- Risposero apatici. –dobbiamo eliminarli tutti?-

-NO!!! ASSOLUTAMENTE NON PROVATE A FARLO!- Eggman si accorse che aveva alzato il tono della conversazione in maniera anomala, e dopo essersi accuratamente schiarito la voce aggiunse: -Questa vostra piccola missione serve solo ad intimorirli… devo averli in pugno ancora per un po’…- Concluse, parlando più con sé stesso che con le sue creazioni.

-Ricevuto.- Conclusero, con la loro raggelante voce robotica.

-Partite tra un’ora. Trenta ho detto, né più né meno, e ricordatevi di non uccidere nessuno…-

Uscì dalla stanza lasciandosi alle spalle la porta automatica, che si chiuse con un lieve cigolio, e il rumore dei suoi androidi che fremevano e si preparavano per la loro insolita missione.

***

Sonic camminava lentamente, con lo sguardo fisso su quelle foglie e quei sassolini che calciava lievemente, mentre Tails teneva in una mano il radar da poco rimesso in funzione e nell’altra il Chaos Emerald giallo che emetteva un debole bagliore. Shadow si limitava a custodire l’altro e in silenzio osservava Tails e i suoi tentativi di interpretare l’apparecchio che aveva fra le mani. In fondo al gruppetto Knuckles avanzava controvoglia rimpiangendo il suo povero Master Emerald che era stato di nuovo lasciato incustodito e si lamentava dell’”inutile peso” che doveva portare, con Rouge che commentava i suoi gemiti con smorfie di disapprovazione. L’”inutile peso” in questione era una borsa molto capiente che conteneva le tende che avrebbero usato per accamparsi, infatti Tails aveva deciso previdentemente che si sarebbero fermati nel caso che non fossero riusciti a trovare lo smeraldo nell’arco della giornata, così la mattina dopo sarebbero stati pronti a rimettersi in marcia per garantire continuità ai loro progetti. Così Tails aveva lasciato il Tornado X poco lontano dalla Leaf Forest e i cinque compagni si erano penetrati nella foresta a piedi. Più si avvicinavano al luogo stabilito più si addentravano nel fitto del bosco, che cominciava ad assumere le caratteristiche di una vera e propria giungla. L’aria si faceva pesante e il caldo afoso, l’umidità avvolgeva ogni cosa e conferiva un senso di pesantezza, la vegetazione era rigogliosa e gli alberi si stagliavano minacciosi verso l’alto alla ricerca di un minimo raggio di sole, facendo diminuire la luminosità e la visibilità del luogo. Liane sporgenti  e felci di diverse specie intralciavano l’avanzata degli avventurieri, che come se non bastasse spesso erano costretti a voltasi insospettiti da insoliti rumori, che venivano attribuiti a chissà quali strani e oscuri animali. Sonic si portò una mano alla fronte, e scosse lievemente la testa; l’amico Tails si accorse immediatamente dell’insolito gesto del riccio e gli chiese se qualcosa non andasse.

-No, il fatto è che ci ho pensato, e sinceramente non riesco a vedere l’utilità di quello che stiamo facendo; seriamente, perché cerchiamo i Chaos Emerald…?- Mormorò Sonic senza distogliere lo sguardo da dove metteva i piedi, forse per sfuggire alle occhiate che ogni tanto gli lanciavano gli altri.

-MA SEI PAZZO?!- Gridò sbottando Rouge, spaventando degli uccelli variopinti che stavano cercando riposo sul ramo di un verdeggiante albero ricoperto di edera e che volarono via emettendo starnazzi dalla paura. La ragazza ammonì con lo sguardo i rumorosi volatili, poi continuò il suo discorso contro Sonic abbassando la voce: -Sei stato tu a pregarci di venire ad aiutarti nella ricerca dei Chaos Emerald, e adesso stai dicendo che NON SAI perché lo stiamo facendo!?!?!-

-Già riccio! C’è chi avrebbe cose migliori da fare che perdere tempo a rischiare la vita per divertimento!- Lo accusò Knuckles, che concordava col parere della pipistrella.

Shadow si limitò ad osservare il procedere della discussione senza intervenire, mentre Tails smise di prestare attenzione al radar, si avvicinò al fratello di latte e poggiandogli una mano sulla spalla gli chiese sussurrando:

-E’ successo qualcosa con Amy, Sonic?- Il volpino lo guardava negli occhi per scorgervi la vera risposta, ma le parole confuse del riccio e i movimenti irregolari del suo sguardo non lo aiutavano nel suo intento.

-NO! Sono andato a parlarle: lei è contenta con Eggman ed è giusto che si prenda la responsabilità delle sue scelte! Dicevo soltanto che non vedo l’utilità di tutto lo stress che stiamo mettendo in questa ricerca!-

-Ero presente anch’io quando lei ci ha accennato che Eggman voleva radunare gli smeraldi! L’utilità di ciò che stiamo facendo sta nell’intralciare il piano del dottore, qualsiasi esso sia!- Gli rispose di rimando Tails.

-E’ questo il punto! Lei può anche averci raccontato una delle sue bugie per avere un po’ della nostra attenzione! Tanto so che lo fa per questo! E quando si stancherà di questa stupida farsa e di stare con quell’uovo tornerà!-

-Sonic! Stiamo parlando di Amy, non di una sconosciuta! Non mentirebbe mai su questioni così serie!- Lo rimbeccò la volpe, schierandosi dalla parte della ragazza mentre l’echidna e la donna pipistrello osservavano i due contendenti della discussione senza pronunciare parola.

-Allora ha ragione Knuckles! Stiamo perdendo tempo dato che non sappiamo assolutamente nulla del “grande piano” di Eggman!- Ribatté Sonic.

Tails si stufò del comportamento del riccio, era il suo migliore amico, il suo più grande affetto, era giusto appoggiarlo nelle decisioni giuste, ma era altrettanto giusto contestarlo quando le sue constatazioni erano inique, e il fatto che lui accusasse Amy per non sentirsi dalla parte del torto, mandava in bestia la giovane volpe, che per questo scoppiò un un’esclamazione esagerata e decisamente insolita, data la sua indole gentile e pacata:

-SMETTILA DI DIRE SCIOCCHEZZE SONIC! Se sei convinto che cercare gli smeraldi sia un passatempo inutile tornatene alle tue corse verso il nulla! Ma che ti piaccia o no sappi che io continuerò nella ricerca, perché so che se Eggman venisse in possesso dei Chaos Emeralds potrebbe fare del male a una persona a me molto cara e credo che sia proprio  questo il vero scopo: impedire che un pazzo possa maltrattare un’amica importante più per te che per me!!-

Le parole enfatizzate dell’amico scossero Sonic, ma ciò che l’aveva colpito più di ogni altra cosa era che Tails aveva esattamente centrato il punto: lui si stava lanciando verso l’ignoto, in un impresa insensata, contro tutto e contro tutti per Amy, per proteggere lei, anche se il suo cuore orgoglioso non lo ammetteva  e non lo capiva. Era una cosa che aveva sempre saputo, ma che aveva cercato con tutte le forze di evitare di pensare, e che adesso diventava una forte verità, davanti alla quale proprio il suo migliore amico gli aveva inesorabilmente aperto gli occhi.

-Scusami Sonic… forse ho esagerato…- Mormorò Tails, che era rimasto sorpreso dalla reazione del riccio e cercò di rimediare alle sue pungenti parole.

Sonic non rispose, Rouge restò a guardare il riccio blu ridacchiando per schernirlo e Knuckles, infastidito da quello che pensava fosse l’ennesimo show da esibizionista di Sonic, rimaneva fermo con le braccia incrociate e con un espressione di disgusto evidente sul volto. Tails stava per ripetere le sue scuse, ormai fermamente convinto di avergli rivolto un’ammonizione troppo marcata, ma Shadow prese la parola prima di lui e, dopo essersi guardato attentamente intorno scandì:

-Faremmo meglio a proseguire, la Leaf Forest ha troppe orecchie. Stando a discutere nel mezzo di una giungla non troveremo sicuramente niente di ciò che stiamo cercando; anzi, è più probabile che sia qualcuno a trovare noi.-

Shadow si voltò un’atra volta, scrutò attentamente l’ambiente retrostante e strinse gli occhi riducendoli ad una fessura, mentre tutti gli altri cercavano di capire il senso di quelle parole che facevano rabbrividire; infine i compagni, richiamati dai segnali del radar, che era stato temporaneamente trascurato, ripresero il loro cammino nell’umidità della Leaf Forest.

***

“Caro diario,                                                                                                                                                 
credevo che non avrei più avuto bisogno di appesantire le tue pagine con parole che cerchino di riprodurre il mio stato d’animo, anche perché ero sicura che finalmente lontana da Sonic, la mia fonte principale di felicità e di incommensurabile tristezza, non avrei avuto più bisogno di sfogarmi, invece adesso mi sento più vuota e angosciata di prima. Pensavo che qui, alla base di Eggman avrei trovato riparo e mi sarei rinchiusa in una campana di vetro che lui non avrebbe potuto in nessun modo infrangere, ma il suo egoismo, il suo egocentrismo è arrivato fin qua, fin dove sono fuggita con tutte le mie forze. Non avrei mai immaginato che sarebbe stato Eggman ad aprirmi gli occhi, a mostrarmi la vera indole di quel riccio che amavo con tutta me stessa e che continuo cocciutamente ad amare… possibile che io non impari mai la lezione?                                                                                                                              
Ieri notte è venuto qua correndo, ha cercato di persuadermi e di farmi tornare a casa. Perché continuo a pensare, a sperare, che l’abbia fatto perché tiene a me? Perché mi ostino a trovare un pretesto per soffrire? Me l’ha perfino ripetuto…”Non mi interessa niente di te!” Ha de…”

Amy Rose non riuscì a finire la frase; una lacrima eruppe dai suoi occhi e cadde sul foglio del suo diario, facendo colare l’inchiostro sulla carta. Sembrava che il suo diario l’ascoltasse davvero e comprendesse i suoi sentimenti, che facevano piangere anche lui. Poi la ragazza passò velocemente il dorso della sua mano sulla pagina, creando un alone scuro e orribile per asciugare alla meno peggio il disastro che il suo pianto aveva combinato sulla carta fino a poco prima ordinata e immacolata; infine trovò la forza di andare avanti.

“Ha detto! Allora è venuto per ferirmi? Sì, senza dubbio l’ha fatto per questo.                                                                                            
Solo che più ci penso più mi rendo conto che mi manca. Mi mancano le continue delusioni che mi provocava, mi mancano i suoi sguardi seccati, le sue repulsioni, i suoi rifiuti, le sue fughe lontano da me, mi manca; malgrado lui mi faccia solo soffrire. Ma in fondo cosa sarebbe la mia vita senza tutto ciò? Cosa sarebbe Amy Rose senza Sonic al quale correre dietro con tutte le proprie forze? ”

Amy tirò un sospiro malinconico e chiuse il suo diario, cercando di convincersi che le sue parole scritte non dovevano necessariamente essere prese per vere, che la sua esistenza non aveva motivo di ruotare intorno a una persona come Sonic, si sforzò di credere che lei era forte e che presto il suo sentimento fortissimo che la faceva tanto soffrire sarebbe svanito nel nulla; ma si sbagliava. E dentro il suo cuore, dove la razionalità della mente non riusciva ad arrivare sapeva perfettamente che non sarebbe mai potuto succedere. Amy scosse la testa, con un velo di tristezza nello sguardo e ripose il diario sul comodino accanto al letto nella sua camera, dove era rimasta rinchiusa per sprofondare nelle sue riflessioni.

***

Tails osservava il radar con un’espressione corrucciata, e ogni tanto alzava lo sguardo e ispezionava la natura circostante, che diventava sempre più opprimente come l’insopportabile umidità che continuava a crescere. Il povero volpino sentiva le imprecazioni soffocate di Knuckles e gli insistenti lamenti di Rouge, che in quel momento era impegnata a definire il clima di quell’ambiente “un’incommensurabile flagello per la sua povera capigliatura”. Inoltre la volpe, sulla quale gravava la responsabilità di guidare l’intero gruppo fino al Chaos Emerald con un vecchio modello di radar che faceva i capricci, non poteva nemmeno contare su un sostegno da parte di Sonic, impegnato a ragionare di questioni personali, né tantomeno su un aiuto da parte di Shadow, che nel gruppo era come un’identità invisibile, che li accompagnava senta proferire parola né nessun tipo di azione, tranne qualche sguardo che lanciava regolarmente dietro di loro. Tails temeva di aver sbagliato direzione, e per questo continuava a guardarsi nervosamente intorno, mentre la sua agitazione aumentava di passo in passo.

-Dannazione volpe! Si può sapere quanto ci manca per arrivare a quella benedetta pietra!- Lo sgridò Rouge, che ormai era in preda a una crisi di nervi.

-Io, io non ne sono sicuro… Vedrai che tra poco riusciremo a…- Rispose sconsolato, ma lei lo interruppe:

-Non ne sei sicuro? NON NE SEI SICURO?!?! Dove ci stai portando?!?-

-Io sto facendo tutto il possibile, il radar non fornisce indicazioni chiare, purtroppo siamo costretti a…-

-VAGARE A VUOTO! Ecco cosa siamo costretti a fare!-

Tails voleva difendersi, ma stavolta fu Sonic a parlare per lui:

-Rouge decidi: o la pianti di distrarlo o prendi quel dannato radar e ci porti tu fino allo smeraldo!- L’ammonì il riccio, esasperato dalle sue continue lamentele.

La pipistrella sbuffò è lanciò un’occhiata fulminante al riccio, che da parte sua non si lasciò minimamente intimorire dal comportamento della ragazza. Ripresero a camminare con Tails che, in testa ai compagni, camminava a fatica nel terreno ammorbidito dall’umidità e scansava le liane e le gigantesche foglie sporgenti che rendevano più difficile il loro cammino, mentre il sibilare di serpenti e gli strani movimenti che sentiva intorno a loro lo facevano rabbrividire. Purtroppo non si trattava affatto di specie di rettili, ma i compagni erano troppo assorti per accorgersene. Knuckles ridacchiava borbottando riguardo alle disastrose conseguenze che avrebbe causato Rouge se avesse deciso di essere lei a guidarli col radar, quando improvvisamente si sentì crollare un gigantesco peso addosso, un braccio metallico gli stringeva violentemente la gola facendolo quasi soffocare; tentò di recuperare la lucidità per cercare di contrattaccare, ma Shadow fu più veloce di lui: strinse con forza il Chaos Emerald verde che custodiva in mano, una leggera scossa lo pervase e concentrò nel palmo della mano l’energia:

-CHAOS SPEAR!!-

Il grido dell’essere perfetto era carico di violenza e la forza che le lame di luce che aveva formato avevano sprigionato era talmente grande che per un attimo l’aria circostante sembrò tremare non appena entrava a contatto con la potenza micidiale di quell’attacco. Tutto si svolse in una manciata di secondi, nemmeno Knuckles riuscì a capire come si fossero svolte davvero le cose, e tutto quello che Sonic riuscì materialmente a vedere fu la carcassa del robot che giaceva a terra fumante e le pupille di Shadow che da dilatate tornavano lentamente alla loro grandezza naturale, mentre lo scarlatto delle sue iridi andava scemando e si rivestiva del solito velo di malinconico odio.                    L’echidna si portò immediatamente  una mano alla gola per alleviare il senso di soffocamento che continuava a persistere. Non appena si fu ripreso del tutto si voltò sprezzante verso Shadow e con tono sdegnoso gli disse:

-Non credere che ti ringrazierò riccio!-

-Mi auguro soltanto che tu impari a badare a te stesso echidna! Non ho intenzione di farti da balia!- Constatò Shadow con un ghigno irritante sul volto.

-Così portano a questo i tuoi allenamenti tanto misteriosi…- Commentò Sonic senza distogliere lo sguardo dalla carcassa dell’automa sulla quale le scariche di elettricità erano ancora ben visibili.

Shadow non gli rispose, si limitò a osservare la mano con la quale aveva provocato il Chaos Spear con profonda soddisfazione e si compiacque nel notare che nelle parole del rivale c’era un’impercettibile punta di gelosia rigorosamente celata. Sonic, da parte sua si tormentava e si chiedeva come era possibile che non avesse notato la presenza del robot, maledicendo la distrazione che lo attanagliava.  

-Muoviamoci! Conoscendo il nostro amato uovo obeso in giro ce ne sono sicuramente altre di quelle lattine armate! Lui ama fare le cose in grande!- Aggiunse Rouge lanciando un’occhiata carica di apprezzamento a Shadow.

Tails non se lo fece ripetere due volte, osservò attentamente i segnali emessi dal radar e assicurò a Sonic e agli altri che il Chaos Emerald tanto bramato si trovava nelle vicinanze, poi con un sorriso a trentadue denti scostò eccitato le foglie gigantesche che gli si paravano davanti, ma la sua gioia non era destinata a durare, infatti proprio dietro alle piante sporgenti si estendeva un piccolo spiazzo spoglio di vegetazione, dove il terreno argilloso si deformava sotto i loro piedi e dove gli incomprensibili rumori che fino a poco prima sembravano accompagnare il loro cammino erano finalmente e misteriosamente scomparsi. L’unico suono presente era quello del radar che gridava a squarciagola la presenza della gemma con il suo fastidiosissimo segnale acustico. Sonic si guardò attorno stringendo le palpebre, poi la sua attenzione cadde su Shadow, che da parte sua sentiva nella sua mano gli impulsi emessi dal Chaos Emerald verde. C’era uno strana tensione nell’aria, tutt’altro che difficile da percepire e Tails, dopo aver staccato gli occhi dal suo congegno, si guardava nervosamente attorno per capire dove fosse il tanto bramato smeraldo senza però riuscire nel suo scopo: il radar non mentiva; ma l’oggetto della loro ricerca era tanto vicino quanto invisibile. In quell’apertura nella quale gli alberi non avevano avuto il sopravvento aleggiava un silenzio magico ma allo stesso tempo agghiacciante, e Rouge, spazientita e agitata da quella tensione, non riusciva più a resistere in quell’insensato silenzio. Tentò di dire qualche cosa relativamente alla posizione del Chaos Emerald, ma fu bruscamente interrotta da un lieve fruscio, proveniente da dietro una delle tante rigogliose siepi circostanti. Quando si voltarono era ormai troppo tardi, un minaccioso automa si era appena fatto largo attraverso le piante così come fecero altri due, e altri ancora, finché il loro numero divenne tale che il povero Tails decise che era più rassicurante smettere di contarli. Si stagliavano ostili ovunque intorno a loro, con le armi puntate e pronte a sfruttare le loro migliori risorse d’attacco e li avevano praticamente circondati.

-Ma che adorabile sorpresina!- Commentò Sonic, mentre, piegando lievemente le ginocchia, si preparava ad attaccare.

-Peccato che sia stata decisamente prevedibile! Eggman dovrebbe lavorarci di più sul fattore sorpresa!- Ribatté Shadow, che sembrava addirittura divertito alla vista dei robot di combattimento inviati dal dottore.

-Temo che sorpresa o non sorpresa non ci restino molte alternative!- Concluse Knuckles scettico, mettendosi in posizione d’attacco.

Improvvisamente i robot si lanciarono all’attacco, scagliandosi contro di loro da tutte le direzioni; la superiorità numerica dei droidi era netta, senza contare che le loro armi diversificate davano seriamente del filo da torcere alle loro tecniche difensive. Rouge tirava continui calci volanti, tentando disperatamente di contrastare l’offensiva del lanciafiamme di uno degli avversari che la attaccava, ma i suoi attacchi non lasciavano che impercettibili ammaccature sulla corazza dell’automa, aumentando la frustrazione della donna pipistrello e facendo diminuire inesorabilmente la sua energia. Non avendo possibilità di attacco puntò sulla difesa, e non appena il suo avversario tentò di mandare a segno uno dei suoi attacchi di fuoco si librò in aria e tirò un forte pugno alla sua testa, che sembrava un punto leggermente più sensibile rispetto al resto del corpo. Tuttavia non aveva fatto i conti con la superiorità numerica dei nemici, infatti un altro androide che al posto di un arto meccanico aveva una spada affilata e ricurva si appostò alle sue spalle e fece un attacco a sorpresa con un rapidissimo fendente all’altezza della testa di Rouge, ma la ragazza, facendo ricorso ai suoi spiccatissimi riflessi felini da ladra si abbassò di scatto lasciando che la sciabolata tranciasse di netto il torace del robot col lanciafiamme che rovinò a terra per poi scoppiare; l’altro continuò ad attaccare e tentò di ferirla con un colpo di pugnale, arma che aveva accuratamente posta a rientranza a contatto coi legamenti che costituivano il suo robotico polso; lei riuscì a scansarsi ancora, piegandosi di lato, ma non fu in grado di prevedere il colpo di un proiettile esplosivo che le veniva lanciato da qualche metro di distanza. Strinse le palpebre come se servisse ad attenuare il dolore che stava per provare ma che fortunatamente non sentì mai perché l’automa armato di cannone cadde a terra con un tonfo spaventoso e il proiettile che esso aveva lanciato era stato deviato ed era esploso in mezzo ad altri nemici provocando loro gravi lesioni. Tutto quello che invece Rouge riuscì a sentire fu il grido “CHAOS CONTROL!” che evidentemente Shadow aveva messo in atto per salvarle la vita. Ciò nonostante non c’era tempo per i ringraziamenti, pensò e  riprese a combattere contro il robot spadaccino, che continuava ad agitare la sua arma tagliente. Shadow da parte sua era l’unico a non essere in difficoltà perché sfruttando il potere che gli conferiva il Chaos Emerald sotto forma di Chaos Spear, abbattere uno di quei robot era decisamente semplice. Né pallottole né fiamme né potenti raggi laser avevano la possibilità di competere con la sua abilità di modificare e manipolare il tempo e lo spazio. Il combattimento in corso era soltanto un esercizio, un gioco, per la forma di vita perfetta, che si divertiva come in una danza sotto il fuoco dei colpi degli avversari, che non riuscivano nemmeno a focalizzare dove effettivamente si trovasse il loro eccezionale rivale. Sicuramente Knuckles la prendeva in maniera molto meno filosofica e divertente: lui pensava solo a centrare l’obiettivo con i propri pugni dalla violenza devastante. Non si poteva negare però che in quanto a velocità i droidi inviati da Eggman sapessero decisamente il fatto loro e questo aspetto complicava la situazione dell’echidna, che non era esattamente esperta in quanto a rapidità, Knuckles puntava di più su un risultato ad effetto. Mentre era impegnato a schivare i veloci shuriken cosparsi di sostanza velenosa che gli stava lanciando un robot ninja a tutta velocità, l’echidna si accorse che un automa spadaccino si stava avvicinando furtivamente alle sue spalle.

-Eh no, così è sleale!- Si sforzò di dire, poi piegò le ginocchia per abbassarsi e schivare una stella rotante del suo avversario e contemporaneamente tese una gamba e si voltò di scatto verso il nuovo nemico colpendolo con una violenta spazzata e staccando di netto parte dei suoi arti inferiori, infine prese il metallico malcapitato per un braccio e lo fece roteare con sempre più energia per colpire il robot ninja che, danneggiato dalla sciabola del compagno che stava roteando sotto la presa di Knuckles, venne scagliato lontano ed esplose. La fine che toccò all’altro fu sicuramente non più piacevole: l’echidna smise di colpo di roteare e lo gettò lontano, convinto che esplodesse come gli altri, ma quando si voltò di nuovo per attaccare un nuovo robot, un rumore agghiacciante lo indusse a voltarsi di nuovo. L’automa spadaccino stava lentamente affondando inghiottito dal morbido terreno argilloso insieme al suo arsenale di spade e alle scintille di elettricità che emettevano i suoi sistemi ancora in parte operativi.

Maledizione!”

Quando stava per voltarsi ed avvertire gli altri dell’agghiacciante scoperta, ci mancò poco che la scintillante fiammata con la quale lo attaccò un robot munito di lanciafiamme non lo sfigurasse; e più precisamente quel “poco” fu una sensuale donna pipistrello, che prontamente spiccò velocemente il volo afferrandolo e sottraendolo all’attacco del robotico contendente. Ovviamente il ringraziamento dell’echidna non fu dei più calorosi:
-
Quando imparerai a ficcare il naso nei tuoi affari femmina!- Le ringhiò contro non appena lo appoggiò di nuovo a terra. Rouge rispose con una smorfia che esprimeva chiaro disprezzo e riprese a combattere gli automi che la stavano accerchiando insieme a Knuckles.

-Rouge fai attenzione! Ci sono delle sabbie mobili laggiù!- Le gridò poi Knuckles, rivolgendosi più a tutti i compagni che specificatamente a lei, mentre la ragazza si avvicinava a lui per coprirgli le spalle.

-Che cosa?!?- Gridò la pipistrella mentre era impegnata a danneggiare un droide con un calcio micidiale, poi si ricompose: -Non preoccuparti zuccherino, l’unica cosa che inghiottiranno quelle sabbie mobili saranno ammassi e carcasse di robot!- Aggiunse in tono spavaldo, mentre con un gancio contrattaccava l’offensiva di un robot spadaccino.

Intanto la situazione di Sonic e Tails era sicuramente tra le meno piacevoli. Li stava attaccando un numero spropositato di androidi e il volpino, che era inesperto e decisamente poco pratico di combattimenti corpo a corpo, tentava disperatamente di schivare i colpi che gli venivano inflitti dai nemici fluttuando grazie alle sue code sinuose, mentre Sonic teneva testa ai robot e lo difendeva. La fulminea velocità del riccio veniva messa  a dura prova dalla superiorità numerica dei robot, e la diversa tipologia delle loro armi era difficile da contrastare, ma lui non poteva assolutamente permettere che la vita di Tails fosse in pericolo. Nonostante la situazione difficile, quello che gli bruciava di più era non essere riuscito a rendersi conto della presenza degli automi e non essere intervenuto subito. Shadow li aveva visti immediatamente. Lui no. A che cosa era dovuta quell’ insopportabile distrazione? Non doveva più permettere che accadesse. Fu un pericoloso shuriken a distoglierlo da quei pensieri cocenti, ma Sonic non si lasciò intimorire, e prima che l’avversario potesse prepararsi alla difesa lo schivò saltando e si esibì in un perfetto Spin Dash che colpì in pieno il ventre del droide e lo scaraventò lontano. Non appena si rimise in posizione di combattimento vide che un piccolo cannone laser si ergeva minaccioso dietro le spalle di Tails: senza perdere un istante si precipitò sull’amico, buttandosi a terra insieme a lui per schivare la freccia laser, che andò a colpire uno degli alberi che cingevano quello spazio dal terreno argilloso. Ma proprio mentre Sonic stava aiutando Tails ad alzarsi, un robot armato di pistola sparò un proiettile che colpì l’avambraccio del riccio: un urlo lancinante si levò nella Leaf Forest. Sonic però non aveva intenzione di lamentarsi in tale frangente e per tutta risposta si voltò contro il robot a velocità supersonica tirandogli un calcio con tale veemenza da danneggiarlo pericolosamente poi, dopo aver fermato la fuoriuscita del sangue dalla ferita, spiccò un salto e con un pugno colpì la parte superiore della testa dell’androide, facendola penetrare all’interno del suo corpo robotico; gli arti del nemico senza testa cominciarono a muoversi convulsamente e ad essere attraversati da copiose scintille, infine scoppiò, costringendo Sonic e Tails a ripararsi il volto per evitare eventuali schegge che avrebbero potuto ferirli.

“Ma com’è possibile?” Pensò il riccio premendo le sua mano sinistra contro la ferita riportata. “Perché ha sparato al braccio? Come sbagliare un bersaglio ad una distanza così ravvicinata?”                  

Sonic decise che non era il momento delle spiegazioni, e giudicò fuori luogo le proprie domande; c’erano ancora parecchi androidi da sconfiggere, inoltre Tails stava lentamente perdendo le forze e, ferito o meno, doveva assolutamente aiutarlo. Per questo si gettò a tutta velocità contro un piccolo manipolo di robot che stava avanzando verso di loro. Prima che questi ultimi potessero anche solo preparare le proprie armi all’attacco, si videro venire incontro una tremenda scia di luce blu, che li colpiva ovunque, senza dar loro tregua. Sonic centrò un robot con un altro Spin Dash e approfittando della spinta ricevuta, si buttò a piedi uniti sulla testa di un robot lanciafiamme accartocciandola come una lattina, poi vi si appoggiò sopra e, prendendo con entrambe le mani l’arma del malcapitato ancora funzionante la rivolse contro gli altri nemici travolgendoli con una lucente fiammata e distruggendo i loro sistemi operativi.

-Ah! Così imparate a ferire ad un braccio il meraviglioso Sonic The Hedgehog!- Trionfò, ammirando con superiorità le carcasse semifuse dei robot.

-SONIC! Ti prego!- Gridò Tails, inducendo il riccio a girarsi. Un robot ninja in procinto di lanciare letali shuriken contro la giovane volpe, si avvicinava inesorabilmente e lo costringeva a indietreggiare verso le sabbie mobili; il riccio non se lo fece ripetere due volte: scattò a velocità incalcolabile contro l’automa e lo colpì con un gancio, ma la potenza del suo pugno era limitata dal dolore che gli provocava la pallottola  che premeva ancora nella sua ferita e di conseguenza il suo attacco non ottenne il risultato sperato. Il robot ninja approfittò immediatamente della situazione e si gettò sopra a Sonic tentando di ferire il suo collo con i corti artigli appuntiti che presentava sulle sue nocche metalliche, ma l’avversario fu più rapido e con un calcio ben assestato scaraventò nelle sabbie mobili l’avversario che fino a poco prima era letteralmente sopra di lui. Quando Sonic provò a rialzarsi vide con orrore che un droide stava puntando contro di lui un minaccioso cannone laser: si preparò a sfuggirgli e a contrattaccare, ma non appena provò a scansarsi il robot crollò sulle proprie ginocchia davanti a lui; dietro vi era il giovane Tails con la mano chiusa rigidamente e protratta in avanti.

-Tails, come hai…!- Esclamò Sonic felice e sorpreso.

-Io ho calcolato il punto dove poteva essere più vulnerabile e…- Rispose la volpe in preda alla gioia.

-Scheggia non calcolare! Agisci!- Ribattè il riccio, mentre atterriva con una gomitata il nemico alle sue spalle.

Ma quando si voltò per dargli il colpo di grazia avvenne l’irreparabile: malgrado i riflessi di Sonic non avessero niente da invidiare a quelli felini, un altro automa si scagliò contro il volpino, e prima che il piccolo potesse schivarlo, lo colpì con un pugno incredibilmente violento. La forza del colpo lo scaraventò lontano, e il giovane Tails non aveva nemmeno la forza di rialzarsi. Sonic si precipitò immediatamente a soccorrerlo e lo prese per mano per aiutarlo a rialzarsi, ma fu tutto inutile.

-Tails forza alzati! Ci sono qui io!- Gli disse Sonic facendo forza sulle braccia per rimetterlo in piedi, mentre faceva attenzione che nessuno lo attaccasse alle spalle.

-Sonic…-

-Andiamo Tails! Cerca di muoverti, siamo a rischio in questo punto!- Continuò il riccio, senza prestare attenzione a ciò che l’amico voleva dirgli.

-Sonic ti prego…- Rispose con voce debole.

-Dai! Mettici un po’ di buona volontà!- Ripeté Sonic, innervosito dai colpi della battaglia che si stava svolgendo alle loro spalle.

-Sonic, non ce la faccio…sono bloccato…-

Quelle flebili parole furono agghiaccianti per Sonic, che si sentì come attraversare da un brivido di paura; poi osservò le gambe del volpino e notò con spavento che stavano lentamente sprofondando nel terreno. Il terrore attraversò il suo sguardo. Sonic era in ginocchio sull’orlo delle sabbie mobili e il terreno cominciava a sfaldarsi anche sotto il suo peso, mentre il suo giovane amico veniva lentamente trascinato dentro quella trappola infernale.

-TAILS RESISTI!- Gridò lui, tentando con tutte le sue forze di trascinarlo via da lì.
La volpe provò con tutte le energie che gli erano rimaste ad uscirne, ma l’unico risultato che otteneva era quello di sprofondare ancor di più, tanto che ormai il terreno melmoso gli arrivava alla vita.

-TI PREGO TAILS!- Continuò a gridare Sonic, che tirava le braccia dell’amico senza sosta, tanto che il sangue della sua ferita cominciò a scorrere lungo il suo braccio, provocandogli fitte lancinanti.

Nessuno veniva in loro soccorso, erano ancora occupati a contrastare gli attacchi dei robot, che si erano fatti più agguerriti che mai. Nessuno tranne Rouge, che si appostò vicino al riccio per guardargli le spalle da robot troppo scorretti e per lasciargli aiutare l’amico senza altre preoccupazioni. La pipistrella garantì il suo aiuto al riccio non appena i robot fossero stati tutti sconfitti, ma Sonic non la ringraziò. Con le lacrime agli occhi cercava disperatamente di salvare l’amico fraterno, dipendeva tutto da lui e dalla volontà della giovane volpe.

Ad un tratto lo sguardo di Tails si illuminò.

-Sonic…aspetta! Ti supplico, aspetta!- Enfatizzò; poi prese un respiro e spinse la sua testa all’interno delle sabbie mobili, sottraendo dalla presa del riccio una delle sue braccia.

-CHE COSA STAI FACENDO!! TAILS NON LASCIARMI! NON VOGLIO PERDERE ANCHE TE!- Gridò il riccio in preda ad un attacco di nervi con le ginocchia nel fango, sudando per lo sforzo e per il caldo asfissiante e  stringendo convulsamente il polso dell’amico che era ancora fuori da quel diabolico terreno.

-Non lasciarmi…- Ripeté in lacrime.

La testa di Tails era ormai completamente sommersa, di lui non rimaneva che quella mano che spuntava fuori dalla melma, e che Sonic non aveva assolutamente intenzione di lasciar andare. Non poteva finire così. Non doveva finire così. Sonic si sentì morire dentro. Sentì una parte del suo cuore sprofondare nelle sabbie mobili insieme al volpino. Le lacrime rigavano copiose il suo volto tremante segnato dal terrore e dal dolore.

-TAAAAAAAAAAAAAAAAIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIILSSSS!-
 
NOTE DELL’ AUTRICE:
Ehilà! Scusate se vi ho fatto aspettare così tanto per questo capitolo, non è stato molto facile scriverlo, soprattutto le scene di battaglia finali! Spero comunque che vogliate perdonare il ritardo e che vi sia piaciuto lo stesso! ^^ Giuro che è stata una tortura decidere di finire qui il sesto (mi auguro che la situazione disperata per il povero Tails non vi faccia preoccupare troppo), ma altrimenti sarebbe venuto davvero eccessivamente lungo, poi è giusto mettervi un po’ sulle spine! xD
Non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni! :D                                                                                                              
A proposito, ringrazio Orochi Shiki che si è presa la briga di leggere tutti gli scorsi capitoli e di commentare (GRAZIEEEE <3), a Xelfilia e come sempre anche a Giumy a Alejandra e a tutti gli altri che seguono e recensiscono!

E infine un abbraccio a chi di recente ha messo la storia tra le preferite!
Al prossimo capitolo, spero di non ritardare troppo! ^^


Lucia                                                                                           

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Capitolo 7
*** Il malaugurato fatto ***


 -CAPITOLO SETTIMO-
Il malaugurato fatto


Se esisteva una persona da salvare per la quale Sonic the Hedgehog non avrebbe esitato un attimo a dare la vita quella era Miles Prower. Per lui Tails era un amico, un fratello, era la sua famiglia e uno dei suoi più grandi affetti; ogni momento della sua vita era legato a quella piccola volpe dagli occhi di cielo, che lo aiutava, lo sosteneva e lo appoggiava nelle avventure quotidiane della sua vita, e Sonic lo sapeva. Per questa ragione la sua impotenza di fronte alla lenta morte del giovane volpino lo frustrava e accresceva a dismisura il proprio dolore in tale frangente. Si sarebbe volentieri gettato anche lui in quel terribile fango e l’unica cosa che lo bloccava era la poca razionalità che gli era rimasta di fronte a tale disarmante spettacolo: non lo faceva soltanto perché sapeva che il suo folle espediente non avrebbe portato a niente. Se ne stava tremante, sull’orlo delle sabbie mobili, con le ginocchia immerse nella melma a tendere il suo braccio insanguinato e tremante per stringere la mano della piccola volpe, che iniziava anch’essa a scendere inesorabilmente, risucchiata come il resto del corpo.                                                                       
Non appena tutti i robot contro i quali avevano ingaggiato battaglia vennero distrutti, Rouge, come promesso, si precipitò vicino a Sonic, che non proferiva parola scosso dall’accaduto ed era ancora incapace di capire come si stessero realmente svolgendo i fatti. La donna pipistrello si librò in aria e afferrò con forza il polso di Tails che anche Sonic stava trattenendo, e dandosi la spinta con forti e rumorosi colpi di ali tentava disperatamente di strapparlo dalle grinfie della morte imminente. Intanto anche Knuckles era sopraggiunto per prestare soccorso, e lentamente la testa del giovane volpino completamente ricoperta dal pantano emergeva di nuovo. Lo sguardo dei tre soccorritori e soprattutto del riccio blu si illuminò e vennero motivati a mettere ogni loro minima energia nel riuscire nel loro disperato intento. Infine con un ultimo spasmo riuscirono a trascinare fuori il corpo di Tails dalle sabbie mobili e lo portarono lontano da quella melma assassina, depositandolo su una parte di terreno che non fosse occupata da carcasse di robot deturpate e fumanti.                                                                                                               
Sonic, stremato, si sedette vicino all’amico e gli passò in fretta una mano sul volto, per ripulirlo e facilitargli la respirazione, ma soprattutto per vedere i suoi grandi occhi azzurri aprirsi di nuovo. Un leggero raggio di sole, debole nella luce del tramonto, accarezzò il viso della volpe, sulla quale erano puntati gli occhi di tutti i presenti, attenti a ogni suo minimo movimento. Dopo alcuni minuti il piccolo Tails iniziò a respirare affannosamente, poi, corrucciando la fronte, iniziò ad emettere piccoli gemiti e a tossire per espellere quel poco fango che era riuscito a entrargli in bocca. La reazione di Sonic fu affettuosa quanto sconsiderata: senza calcolare minimamente la precaria situazione dell’amico che era riuscito per il grande miracolo dell’amicizia a sfuggire alla morte certa, lo abbracciò con tale veemenza da fargli sbarrare gli occhi e sputare una grande quantità di fango. Senza badare al fatto che aveva un braccio ferito ed era completamente sporco di poltiglia, Sonic fece un sorriso a trentadue denti, che il povero volpino ricambiò  con un flebile “Grazie” rivolto anche a Knuckles e a Rouge.

-Ehi come va zuccherino? Ci hai fatto prendere un bello spavento sai?!- Chiese la donna pipistrello, sporgendosi piano vicino a Tails, il suo tono voleva sembrare un rimprovero, ma la ragazza non riusciva a celare una nota di apprensione evidente nel suo sguardo.

Tails non aveva la forza di rispondere e si limitò a storgere le sue labbra in uno dei suoi dolci sorrisi.

-Perché lo hai fatto Tails?! Io, tu! A quest’ora tu saresti potuto..!- Lo sgridò Sonic, ansioso di ricevere chiarimenti. Intanto Shadow si avvicinò al gruppetto che si era radunato intorno al compagno che si era appena risvegliato, osservando il Chaos Emerald verde che teneva in mano brillare di un’insolita luce. La piccola volpe era ancora troppo scossa dall’accaduto, e invece di pronunciare delle parole per formulare una frase si limitò a scorrere con una mano lungo il suo braccio destro per ripulirlo, e quando arrivò alla mano un’intensa luce cremisi si espanse e illuminò il viso attento dei presenti, i quali, non appena si resero conto di cosa volesse dire Tails manifestarono in modi più o meno esagerati espressioni di gioia. Quando Rouge vide lo smeraldo che il piccolo teneva in mano non riuscì a trattenersi: emise un urlo di giubilo e prese tra le mani la testa del volpino stampandogli un rumoroso bacio sulla guancia, tessendo le sue lodi e definendolo “un coraggioso eroe”. Sonic voleva sapere di più, ma le sue domande richiedevano sicuramente grande attenzione e prolissità, e il giovane Tails, tendendo il Chaos Emerald che era magicamente riuscito a recuperare, sopraffatto dallo sforzo e dalla stanchezza svenne crollando in un sonno profondo, senza soddisfare la gioiosa curiosità di Sonic.

***

-Ehm…Possiamo entrare?- Mormorarono tre voci robotiche che stavano lentamente aprendo la porta di quella che era ormai diventata la stanza di Amy Rose. La riccia non rispose, non che non volesse, semplicemente era troppo assorta per badare a tre buffi robot che goffamente cercavano di entrare nella camera. La riccia stava tristemente vicino alla minuscola finestrella che spiccava fra l’acciaio delle pareti come uno spiraglio di libertà, provando a scorgere il mondo fuori da quella barriera che la base del dottor Eggman era diventata. La verità era che si sentiva soffocare in mezzo a tutto quel velluto rosso che le metteva addosso un senso di pesantezza, tuttavia riteneva che confinarsi nella propria stanza fosse decisamente più allettante e meno impegnativo di starsene insieme a quello scienziato umano a confabulare di piani inutili. Così il dottor Robotnik, seriamente preoccupato e interessato alle condizioni della sua amata ospite, aveva deciso di mandarle Decoe, Bocoe e Bokkun per chiederle se avesse bisogno di qualcosa o semplicemente a farle compagnia, dato che lei non usciva spesso dalla stanza che le era stata assegnata. Così, i tre aiutanti del dottore si erano presentati alla porta della camera della ragazza, obbedendo con sottomissione a ciò che il loro creatore e padrone aveva ordinato loro.

-Sì…- Mormorò controvoglia la riccia voltandosi lentamente verso i tre. La porta emise un acuto cigolio quando i robot la spinsero per entrare. Amy fu sul punto di scacciare quei piccoli seccatori robotici che la disturbavano e che continuamente ostacolavano la realizzazione del suo desiderio di tranquillità e di assenza di preoccupazioni; ma poi si rese conto che, anche se non facevano altro che eseguire gli ordini, il loro era comunque un gesto carino e pensò che magari sarebbe stato corretto concedere loro una possibilità.

-Eggman ci ha ordina… cioè, ci chiedevamo se tu avessi bisogno di un po’ di compagnia… non hai nemmeno voluto mangiare ieri…-Squittì Bokkun, abbassando lo sguardo e arrossendo leggermente; non era abituato a doversi mostrare gentile nei confronti di qualcuno, dato che non era mai stato necessario che lo facesse.

-Grazie. Non ho bisogno di niente; non importa che vi preoccupiate in questo modo per me, sto benissimo.- Sentenziò secca Amy, allontanandosi dalla finestra e appoggiandosi a sedere sul letto.

-Vedi Decoe! Te l’avevo detto io che non dovevamo venire qua a perdere tempo!- Bisbigliò Bocoe al compagno, mentre quest’ultimo gli tirava una sberla e si sedeva vicino a Amy Rose sul gigantesco letto di velluto pesante e polveroso seguito da Bokkun che si avvicinò alla riccia lentamente levitando grazie al piccolo jet pack posto presso la sua schiena.

-Sei sicura? Eggman vuole che noi siamo gentili con te… quindi qualsiasi cosa tu…-

-NO! Ho detto che non ho bisogno di niente!- Ribatté Amy, che cominciava a spazientirsi per tutte quelle stressanti premure. Il tono conciso della ragazza fece rattristare il piccolo automa volante, e i suoi grandi occhi ambrati si velarono di lacrime, fino a che non riuscì più a resistere e scoppiò in un pianto infantile.

-Possibile che tutti mi trattino così male ultimamente! Perché siete tutti così cattivi! Il dottore! Omicron e adesso anche tu!- Gridò Bokkun in preda a una crisi.

Decoe e Bocoe gli si gettarono addosso per cercare di zittirlo, più che per far cessare il suo piagnisteo e tentarono in tutti i  modi di smentirlo assicurando alla riccia che non era assolutamente vero che il dottore li maltrattava, ma al contrario lui era dolce e riconoscente nei loro confronti. La ragazza li guardava esterrefatta malmenarsi tra loro in un groviglio insensato di bulloni, poi si alzò di scatto dal letto e chiese con voce flebile:

-Omicron?-

Decoe e Bocoe si voltarono verso Amy e la smisero di attaccare il piccolo Bokkun, che da parte sua cessò immediatamente di piangere, poi si misero a fissarla, ritta di fronte a loro.

-Sì, il nuovo “assistente” del dottore!- Commentò disgustato Decoe, voltandosi verso i due compagni come per chieder loro con lo sguardo opinioni che appoggiassero il suo punto di vista.

-Già… “assistente”…- Gli fece eco il piccolo Bokkun incrociando sul petto i suoi braccini scuri.

Amy rimuginò per un attimo su quella parola pronunciata con così tanto spregio, e si chiese il motivo per cui i più fedeli e famosi tirapiedi di Eggman fossero così disturbati dalla presenza di un nuovo androide nelle loro stesse condizioni.

-Il problema è da quando c’è “Quello” il dottore non fa altro che rivolgersi a lui! Noi siamo come diventati invisibili! Omicron fai questo! Omicron fai quello! Omicron va  a occuparti del settore E-2, Omicron vai a riprogrammare l’Egg-fly!!!- Disse poi Decoe, scimmiottando il dottor Eggman e chiarendo i dubbi di Amy per quanto riguardava il loro disprezzo per Omicron, mentre Bocoe e Bokkun gli facevano da sottofondo spanciandosi dalle risate.

-Ecco! Adesso pensa a tutto Omicron, e noi non serviamo più a niente! Sai che Eggman non ha voluto nemmeno dirci che cosa sta progettando nel settore E-2? Non è stato corretto da parte sua! Noi sgobbiamo per anni ai suoi piedi e adesso lui ci tratta così?!- Aggiunse Bokkun, in preda ad un attacco di sincerità nei confronti della riccia, che da parte sua non si aspettava tali confessioni.

-Oh… vuoi dire che nemmeno voi sapete cosa Eggman abbia in mente di fare nel settore E-2?- Chiese Amy inarcando leggermente le sopracciglia.

-ESATTO! Il dottore non ci vuole più be…anzi, ci vuole ancora meno bene di prima!- Sbottò Bocoe, mentre il suo compagno color senape cercava in qualche modo di consolarlo, passandogli la mano robotica sulla sua fredda schiena metallica.

-Bé, secondo me il dottor Eggman sta commettendo un grande errore a non considerarvi! A mio parere è lui che ci perde!- Esclamò la ragazza, poggiando le mani ai fianchi, alzando le testa e chiudendo gli occhi, per conferire maggior rilievo alle sue parole. Bokkun e gli altri due automi la guardarono con apprezzamento, quella riccia cominciava a ispirare loro fiducia.

-Se la metti così, allora io penso che anche Sonic stia commettendo un grande errore…a non considerare te!- Enfatizzò Bokkun con decisione, facendo attenzione ad utilizzare le medesime parole che Amy Rose aveva usato poco prima per rincuorare i tre automi. Bocoe e Decoe dimostrarono di concordare col loro piccolo compagno annuendo col capo.
Solo al sentire il suono del Suo nome, alla ragazza prese un colpo al cuore; le semplici parole di Bokkun le illuminarono lo sguardo e un sorriso dolce apparve sul suo volto roseo. Da quella frase si rese conto che in realtà quello che ci rimetteva per tutto ciò che stava succedendo era proprio Sonic, e non aveva più voglia di deprimersi inutilmente. Fissò per un attimo i tre robot che le stavano davanti, poi nel suo sguardo apparve la sfumatura di un’idea avventata e sconsiderata.

-Avete detto che non sapete che cosa Eggman tenga celato nel settore E-2 non è vero?-

-Esattamente…- Mormorarono in coro Decoe e Bocoe, con una punta di frustrazione che emergeva dal tono della loro voce.

-E…non vi piacerebbe sapere che cosa vi stanno nascondendo Eggman e Omicron..?- Si azzardò a chiedere la riccia, in tono di sfida.

-Eccome!!- Gridò il piccolo Bokkun congiungendo le sue manine.

-Allora…che ne dite di andare a sbirciare un po’..? Solo per capire quello che ha in quella testa d’uov… ehm, in mente…! Nessuno saprà mai niente della nostra “piccola operazione segreta”…-

Bocoe e Bokkun ci pensarono su per qualche secondo, ma l’idea di fare una “piccola operazione segreta” li allettava e li tentava oltremodo. Bokkun da parte sua, più che consenziente era entusiasta. Così la piccola e sfacciata idea di Amy andò in porto.

***

Ormai la notte era alle porte: nel cielo cominciavano ad intravedersi le stelle più brillanti, e lo spicchio di luna che stava sorgendo sembrava il sorriso del cielo. Non appena ebbero recuperato il radar, caduto nella foga del combattimento, gli avventurieri ripercorsero all’indietro la strada che avevano fatto nel cuore della Leaf Forest per tornare allo spiazzo in cui Tails aveva lasciato il Tornado X qualche ora avanti. La traversata di ritorno non fu del tutto piacevole: in testa al gruppo, Shadow teneva in mano lo smeraldo verde e quello giallo, e mostrava la strada agli altri illuminando l’ambiente circostante grazie alla capacità degli smeraldi di emettere un forte bagliore trovandosi a distanza ravvicinata. L’altra gemma, quella rossa recuperata da Tails con grandi sforzi, era gelosamente custodita da Sonic, che procedeva premendo la sua mano contro la ferita da arma da fuoco riportata al braccio per attenuare il dolore che gli procurava. A Rouge era stato affidato il compito di portare il borsone che conteneva le tende e l’occorrente per accamparsi, ma senza ombra di dubbio l’incarico più delicato era stato assegnato a Knuckles, che camminava tenendo delicatamente in braccio il piccolo Tails: infatti quest’ultimo non era ancora riuscito a riprendersi del tutto dallo svenimento e non aveva assolutamente la forza per camminare. Quando arrivarono alla radura il volpino riuscì lentamente a riprendersi e rivolse immediatamente la sua attenzione alle condizioni di Sonic; prese il kit di medicazione previdentemente riposto nel Tornado X poi estrasse lentamente la pallottola dalla ferita di Sonic, che disinfettò e fasciò con competenza. Nessuno si preoccupò di chiedere al volpino come si sentisse, ma Rouge si offrì di accompagnarlo fino ad un torrente che scorreva presso la radura appena antecedente alla foresta; lo aiutò a lavarsi e a togliersi di dosso il fango che aveva ancora fra il pelo. Anche Sonic li seguì, ma il tentativo della donna pipistrello di convincerlo a lavarsi a sua volta fu un’impresa straziante che ovviamente non ottenere risultati. Intanto Knuckles montò le tende nella radura vicino al Tornado e Shadow, col massimo disinteresse per le condizioni altrui, appiccò un piccolo fuoco col fascio di energia di un Chaos Emerald e con dei rametti raccolti distrattamente ai piedi delle rugose latifoglie che si diradavano all’allontanarsi dalla Leaf Forest e che si ergevano sussurranti intorno al piccolo accampamento appena allestito.

Quando Rouge, Sonic e Tails tornarono alle tende da Knuckles e Shadow era ormai notte fonda e, doloranti e stanchi per le numerose e pericolose avventure che avevano vissuto in quell’indimenticabile giornata si ritirarono ognuno nel proprio giaciglio senza abbandonarsi a saluti e raccomandazioni. Ma al contrario di quello che si possa pensare in realtà pochi erano riusciti a trovare il tanto desiderato sonno ristoratore. Sonic the Hedgehog stava seduto all’entrata della sua tenda sul morbido sacco a pelo verde scuro mimetico, con lo sguardo perso tra le fiamme del fuoco situato poco lontano da lui, assorto nel gettarvi piccoli fili d’erba secca strappati dal suolo che producevano una fiammata di un colore giallo abbagliante non appena entravano in contatto col carbone ardente. Il verde brillante dei suoi occhi assonnati si mescolava talora coll’arancio acceso del piccolo falò, talora col bianco malinconico della luna splendente. I suoi sospiri lenti erano l’espressione nascosta di preoccupazione ed estrema confusione interiore. Lo spirare nostalgico del respiro di Sonic venne immediatamente scorto fra gli altri rumori della notte dal giovane Tails, che non riusciva a sua volta a trovare la via del sonno. Così il volpino uscì dal proprio sacco a pelo e fece capolino con la testa dalla sua tenda, che era appena accanto a quella di Sonic. Fece un sorriso al compagno e si mise a sedere a sua volta, mentre il riccio blu, piuttosto sorpreso dall’apparizione dell’amico, piegava a sua volta le labbra in un debole sorriso, poi mormorò voltando lo sguardo verso Tails:

-Non dormi ancora? È stata una giornata piuttosto faticosa per te, dovresti riposarti!-

-Bé, questo vale per entrambi!- Rispose il volpino con voce dolce.

Sonic tacque per qualche secondo, ricominciando a torturare i poveri fili d’erba col fuoco.

-Tu non finirai mai di stupirmi…- Disse il riccio, mentre Tails si illuminava negli occhi, pronto a rispondere alle domande che era sicuro il compagno stesse per rivolgergli. –Non avrei mai immaginato che tu potessi fare una cosa tanto stupida! Hai rischiato di perdere la vita in un modo orribile soltanto per recuperare una gemma! È stata una follia!- Lo ammonì Sonic, senza celare di aver provato un momento di pura angoscia, poi lentamente e sorridendo disse: -Sei stato molto coraggioso Scheggia! Sono fiero di te…ma non farlo mai più inteso?!-

Tails scoppiò in una delicata risata, e si toccò il naso per l’imbarazzo. Si sentiva fiero di sé.

-Ammetto che è stato anche un colpo di fortuna! Lo smeraldo era nel fango posto vicino ai resti di un robot non del tutto distrutto, che continuava ad emettere scintille elettriche, o vibrazioni energetiche… a quanto pare entrando in contatto con l’energia del Chaos Emerald le radiazioni si sono moltiplicate e il metallo della carcassa del robot si è riscaldato moltissimo. Ho avvertito un calore anomalo circa all’altezza del mio ginocchio, e non ho avuto più dubbi!- Esclamò Tails, cercando di usare delle parole il più comprensibili possibile per l’amico, che dal canto suo lo guardava con un’espressione interrogativa e si chiedeva mentalmente come diavolo avesse fatto il giovane volpino a mantenere lucidità e razionalità tali da riuscire a capire certe cose mentre era letteralmente avvolto dal pantano.

-Tuttavia devo ringraziarti Sonic, senza di te adesso non sarei qui a parlarti… sei un amico straordinario! Non mi hai abbandonato nemmeno se stavi perdendo le forze e avevi un braccio ferito, io, io non ne dubitavo!- Aggiunse Tails, mentre Sonic gli dava un leggero buffetto sulla guancia morbida, come espressione di affetto.

-Se non altro adesso sappiamo che Eggman è veramente sulle tracce degli smeraldi… altrimenti non saprei come giustificare tutti quei robot…- Mormorò Sonic.

-Già.- Rispose Tails con la voce leggermente alterata da un ampio sbadiglio.

Fra i due crollò il silenzio. La loro conversazione conobbe una pausa lunga e inaspettata, un vuoto colmato dal triste bubolare dei gufi e dai fruscii delle fronde degli alberi. Poi Tails decise di prendere la parola, e fece una domanda che il riccio non immaginava neanche lontanamente che potesse essergli rivolta, e che perciò lo prese alla sprovvista:

-Sonic…ti ricordi che quando stavi cercando di salvarmi hai gridato “NON VOGLIO PERDERE ANCHE TE!”? A chi ti riferivi con quell’anche?

- Tails si rese conto che la sua domanda era azzardata, e anche se era convinto di sapere a chi stesse alludendo l’amico volle rivolgergliela comunque. Voleva che Sonic lo dicesse a sé stesso, non a lui.

Sonic fece un grande sospiro, poi inarcò leggermente le sopracciglia.

-Mi dispiace Tails, non ricordo assolutamente di aver detto nulla del genere; e anche se lo avessi fatto, considera che ero praticamente fuori di me e non riuscivo a ragionare in quella situazione… insomma, tu stavi letteralmente sprofondando… stavi per morire… io non avevo il controllo di ciò che stavo dicendo!-

Tails soffocò una risata alla meno peggio di fronte a una scusa tanto banale e Sonic si rese immediatamente conto che con lui le sue giustificazioni non avevano scampo, tanto valeva dire la verità.

-Il fatto è questo…- Sussurrò il riccio lentamente, timoroso di dire quale fosse quel malaugurato fatto, mentre il silenzio prendeva di nuovo il sopravvento. Tails lo guardava con aria interrogativa, un misto fra il divertito e il curioso. Sonic pensò che sarebbe stato meglio chiudere il discorso a metà, lasciare la frase sospesa nel vuoto piuttosto che finire di pronunciare qualcosa di tanto imbarazzante.

-E’ che mi manca, Tails… mi manca  e non capisco… non capisco perché a me interessi così tanto!- Le parole uscirono dalla sua bocca come un fiume incontrollabile, furono una vera rivelazione inaspettata, che lasciò il volpino a bocca aperta, incredulo e incapace di formulare una risposta sensata.

-...Mi manca e vorrei che tornasse da me…- Sonic continuò a parlare, stringendo le palpebre, senza soffermarsi a pensare a cosa effettivamente stesse dicendo.

-Sonic…? Ma che stai dicendo..?- Si limitò a chiedere Tails, con gli occhi sbarrati.

-Ho sbagliato tutto Tails, ho sempre sbagliato tutto! Io, io, lei…- Sonic era praticamente in preda ad una crisi, e Tails si sentì in dovere di aiutarlo e di appoggiarlo: Sonic stava ammettendo i suoi errori, stava ragionando sulle sue azioni, e non era cosa di poco conto. –Io la devo riportare con noi! Eggman non si prenderà gioco di lei ancora per molto… non si prenderà gioco di ME, ancora per molto!-

Gli occhi del riccio brillarono, sul suo volto era percettibile un leggero alone di grinta, lievemente soffocato dal rossore dell’imbarazzo. Tails gli sorrise e mostrò la sua approvazione agitando con gaiezza le sue morbide code sinuose, ma decise di non commentare riguardo a quello che gli era appena stato detto: non voleva portare il senso di vergogna di Sonic a livelli disperati; poi si avventò sull’amico riccio e lo abbracciò, fiero di lui e di ciò che aveva appena detto, ma anche fiero di sé stesso, per essere riuscito a sconfiggere i mulini a vento dell’orgoglio e della testardaggine di Sonic.

Mentre Sonic e Tails erano impegnati in confessioni e promesse, c’era chi, come un tenebroso porcospino nero, si rifiutava categoricamente di passare la notte in una semplice tenda e preferiva starsene seduto presso l’ombra di un grande albero rugoso ad osservare la luna con uno sguardo corrucciato e a perdersi in scuri pensieri impenetrabili. Shadow voleva soltanto un po’ di silenzio, un po’ di tranquillità lontano dalle continue esuberanze di Sonic, per godersi la frescura malinconica della notte. Ad un tratto aggrottò le sopracciglia e si alzò in piedi, rigido sotto quella quercia scura, avvolto da un misterioso manto di tenebre, lontano dalla lattea luce lunare, e puntò verso l’alto i suoi magnetici occhi rossi. A quanto pareva era impossibile trovare qualche attimo di solitudine in compagnia di quei bizzarri compagni d’avventura: infatti su uno dei rami più imponenti dell’albero vi era una donna pipistrello intenta a fissarlo con curiosità. La donna sobbalzò quando il color ghiaccio delle sue iridi incontrò il  quelli cremisi di lui, e dopo aver emesso un sospiro desolato per essere stata scoperta, con un agile movimento scese dalla sua postazione e planò dolcemente accanto al riccio.

-Mi fai pena Rouge. Credevi veramente che non sarei riuscito ad accorgermi della tua presenza?- borbottò Shadow, mentre vedeva la possibilità di trascorrere una notte senza seccature scemarsi inesorabilmente.

-A dire il vero ci speravo…- Rispose la ragazza.

Shadow fece una smorfia e si sedette di nuovo, mentre la ragazza continuava a fissarlo, decisa più che mai ad intraprendere una discussione con lui, anche se il riccio non dava cenno di volerlo fare a sua volta.

-Senti ci sono molte cose che volevo sapere e che non hai mai chiarito…- Mormorò lei, preparandosi psicologicamente a ricevere una risposta che non l’avrebbe soddisfatta. Ma Shadow, al contrario di ciò che prevedeva ogni supposizione della ragazza, non rispose affatto.

-Perché ci hai salvati e hai deciso così spontaneamente di unirti a Sonic? Davvero non ti capisco. Insomma, io almeno ho una motivazione valida per dare una mano a quei poveri ragazzini! Loro sono sulle tracce dei Chaos Emeralds… ma tu?- Chiese lei, sperando di ricevere le spiegazioni che tanto desiderava. Il comportamento di Shadow fino a quel momento era stato piuttosto vago, Rouge l’aveva notato immediatamente, ed era più che mai intenzionata a far luce sull’argomento.

-Le tue “motivazioni” non mi riguardano e non mi interessano affatto! Comunque ti consiglio di non farlo: altrimenti le stupide polemiche sollevate da quell’echidna sul tuo conto risulterebbero vere: ripete sempre che sei un’opportunista e una doppiogiochista; e sappi che io non ho la minima intenzione di sentirmi dire “Ve l’avevo detto!”.- Ribatté Shadow seccato. Rouge inarcò leggermente le sopracciglia, non ci aveva pensato. Effettivamente Shadow non aveva tutti i torti. Come riusciva a farle cambiare idea così spesso? A renderla così vulnerabile?

La ragazza si portò le mani ai fianchi, sbuffò e si appoggiò al tronco dell’albero con la schiena, allontanando lo sguardo dalla visione di Shadow e puntandolo alla luna. Vi fu un attimo di silenzio poi lei decise di prendere di nuovo parte a quel particolare discorso con un’osservazione dal tono rassegnato:

-Lo stai facendo per Lei non è vero…?-

Quella particolare domanda sembrò turbare Shadow, che sobbalzò nel sentire quel “Lei” pronunciato con una punta di pura riluttanza. La sua risposta fu altrettanto sprezzante.

-Ficca il naso nei tuoi affari donna! Non sono cose che ti riguardano!- Shadow proferì quelle parole con tale acidità che la ragazza si sentì come trafiggere l’anima da una lama affilata. Tuttavia decise di insistere, si rese conto di aver toccato un tasto dolente per il riccio, una ferita che dopo anni e anni non riusciva ancora a rimarginarsi.

-Sì mi sembra ovvio! È per Maria che sei cambiato! Che non hai rifiutato di aiutarci nella ricerca dei Chaos Emeralds e che hai salvato la vita a tutti noi! È per lei che non vuoi più essere te stesso!-

Al contrario di quello che si può immaginare Shadow continuò a mantenere i nervi saldi e la sua fredda apatia anche di fronte alla sfrontatezza di una simile provocazione. Si rese conto che non valeva la pena di perdere il fiato per dare una lezione ad una persona testarda come Rouge. Decise di risponderle con la sua consueta freddezza, e non si degnò nemmeno di guardarla negli occhi.

-Ti stai sbagliando. Sto solo evitando che voi veniate schiacciati come dei moscerini da un folle con stupide manie di grandezza. Non sono cambiato, non voglio cambiare. Lei mi apprezzava per com’ero, per come sono, e mi ha soltanto chiesto di prometterle di aiutare quelli senza speranze come te e Sonic the Hedgehog.-

La voce di Shadow era calma, concisa e profonda. Rouge si sentì penetrare dal sentimento che il porcospino metteva nel parlare della sua migliore amica, del suo ricordo più dolce. La donna pipistrello non poté fare a meno di sorridere di fronte all’ umanità del lato più intimo di Shadow che non aveva mai potuto osservare e capire e che l’affascinava oltremodo.

-Scusa…- Mormorò la donna, con rispetto e dolcezza nella voce. Non credeva che avrebbe mai usato quell’espressione, che si sarebbe abbassata ad ammettere le proprie esuberanze; almeno non con Shadow.

Il riccio considerò chiusa la discussione e si sedette di nuovo sull’erba fresca ad osservare con sguardo impenetrabile l’oscillare elegante dell’ombra delle foglie dell’albero che la luce lunare proiettava sul terreno. Rouge gli sorrise, anche se sapeva che lui non avrebbe mai ricambiato il suo gesto, anzi era anche convinta che lui non l’avesse nemmeno notato; poi con una lenta battuta d’ali tornò sul ramo dove anche poco prima era appostata. Un sorriso sghembo attraversò il volto del riccio, che poi cominciò a scuotere la testa nel ripensare all’insolito comportamento di Rouge, che da parte sua decise che avrebbe passato il resto della notte su quell’albero, a lanciare di volta in volta occhiate affabili al riccio nero.

Nel frattempo, all’interno della propria tenda, nemmeno un’echidna riusciva ad addormentarsi. Stringeva con forza un lembo della coperta nei suoi pugni chiusi e soffocava imprecazioni a denti stretti. Nei movimenti veloci e concisi dei suoi occhi viola aperti si evinceva un evidente stato di ansia e di tensione, così come dalla sua fronte accigliata. Dentro di sé sentiva montare un enorme disprezzo nei confronti di Shadow e della donna pipistrello, dei quali poco prima aveva sentito la conversazione. O meglio, aveva origliato la conversazione. Knuckles non sopportava il comportamento di quella ragazza, il suo atteggiamento così eccentrico lo irritava in continuazione e soprattutto non tollerava il fatto che Shadow riuscisse a farla comportare in maniera diversa dal solito, che riuscisse a sciogliere la sua corazza di orgoglio e presunzione. Si voltò per stendersi su un fianco e si domandò mentalmente il motivo per cui fosse così scocciato dall’affinità che stava emergendo fra Shadow e Rouge, e una parola cocente gli trapassò la mente come un fulmine a ciel sereno; tuttavia non stette ad arrovellarsi tanto su quell’improbabile idea e, stanco e confuso, riuscì finalmente a trovare la via del sonno.

***

-Da questa parte…!- Mormorò Amy Rose, rivolta a Decoe, Bocoe e Bokkun, che la seguivano a ruota. I tre camminavano in punta di piedi fra i corridoi metallici della base attenti a non fare rumore e soprattutto a non farsi scorgere da droidi di sicurezza, da Omicron e soprattutto dal dottor Eggman. Amy era più che mai decisa a scoprire qualcos’altro sul famigerato settore E-2: la gigantesca sala che conteneva il misterioso nuovo micidiale progetto di Eggman.

-Ne sei sicura..? Non è per di qua?- chiese squittendo il piccolo Bokkun, del tutto ansioso di scoprire la grande “ciliegina sulla torta” del piano del dottore, come proprio Eggman in persona soleva chiamare il progetto.

-Sì, sì! Hai ragione!- Ribatté la ragazza, per poi svoltare in un vicolo. Ma tornò indietro di colpo, appiattendosi contro la parete e tirando un profondo sospiro di sollievo: per poco non venivano scoperti da due androidi, incaricati di sorvegliare il passaggio che permetteva di giungere al piccolo corridoio dove era situata la porta d’accesso al settore E-2.

-C’è mancato poco! Adesso che facciamo?!- Chiese agitato Bocoe.

-Ho un idea!- Esclamò Bokkun. – Sono o no il messaggero di Eggman?- Aggiunse con un risolino; poi fece capolino all’entrata del vicolo, facendo voltare di scatto i due droidi di sicurezza, che per tutta risposta gli puntarono prontamente le armi addosso senza pietà.

-Ho un messaggio da parte di Eggman! Vuole immediatamente vedervi in sala comandi per discutere della vostra mansione!- Sentenziò il piccolo robottino volante ai due robusti droidi. Questi ultimi non sembrarono accogliere il messaggio di Bokkun e continuarono a puntare le proprie armi contro di lui, memori della direttiva data loro da Omicron: non lasciare per nessun motivo la postazione assegnata.

-Ha, ha detto che è urgente, ma non ne ha voluto parlare con me… ecco! Ha detto che riguarda il settore E-2!!- Enfatizzò Bokkun toccandosi convulsamente le mani e alzando lo sguardo come per cercare una scusa più attendibile da riferire loro. Il suo tono di voce sfiorava il limite della credibilità; tuttavia il suo improbabile espediente sembrò funzionare: i due droidi si guardarono negli occhi ambrati e inespressivi a vicenda, abbassarono le armi e si diressero lentamente verso la sala centrale della base, non senza lanciare un’occhiata minacciosa a Bokkun, a Amy e agli altri due robot. Bocoe e Decoe si fiondarono accanto a Bokkun riempiendolo di elogi per essere riuscito ad allontanare quei due bestioni meccanici; e perfino Amy si complimentò con lui, mentre faceva un sorriso a trentadue denti.
A quel punto imboccarono il vicolo che era appena stato liberato dalla presenza dei droidi e continuarono il loro cammino incontro al fantomatico settore E-2, osservati dalle numerose telecamere di sicurezza accuratamente nascoste in minuscoli anfratti nelle pareti dei corridoi.

***

-Sì dottore, mi dica…- Disse Omicron con la sua fredda voce robotica non appena fu entrato nella stanza principale della base.

-Voglio il rapporto delle perdite registrate quest’oggi Omicron.- Ordinò il dottore, seduto sulla sua poltrona girevole, con gli occhialini scuri illuminati dalle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza; non si voltò per vedere in faccia Omicron.

-Ehm, ecco… i robot d’offesa inviati contro l’obiettivo 001 sono stati tutti distrutti…- Mormorò Omicron mortificato. –Di molti non è nemmeno più possibile localizzare la posizione dottore… non ve n’è rimasto nemmeno uno con le parti vitali attive, un vero spreco: nessuno di essi può essere riutilizzato…- Continuò il robot; Eggman fece una smorfia.

-Bene.- Concluse secco il dottore senza abbandonarsi a prolissità inutili. –E per quanto riguarda le perdite di Sonic?-

-Nessuno è stato ucciso dr. Robotnik, come imposto, e il Chaos Emerald non è stato ercuperato. L’obiettivo 001 ha riportato una ferita da arma da fuoco ad un arto superiore, mentre 002 ha rischiato di essere inghiottito da una particolare conformazione del suolo.- Rispose l'automa mentre Eggman malediceva sé stesso per aver impostato vocaboli così poco utili e funzionali nella memoria razionale di Omicron.

-Bene.- Ripeté lo scienziato umano senza distogliere per un istante lo sguardo dai riquadri delle telecamere di sicurezza sul maxischermo della sala centrale.

-Questo è tutto quello che gli androidi da combattimento sono riusciti a rilevare nei momenti antecedenti alla loro completa distruzione.-
Disse Omicron, allungando il collo e tentando di scorgere a sua volta le immagini che tanto interessavano Eggman. L’uomo taceva, smise di rivolgere domande all’automa che da parte sua voleva continuare a parlare dei dettagli dello scontro fra i robot e “gli obiettivi”.

-Ah, dottore… volevo avvertirla di un’anomalia individuata nelle capacità di un particolare soggetto alleato dei nemici…- Disse coraggiosamente Omicron, seppure non fosse stato interpellato; ma il suo discorso venne interrotto dalla rumorosa entrata in scena dei due droidi di sicurezza; quelli che fino a poco prima stavano sorvegliando uno dei corridoi che conducevano al settore E-2.

-A-RAPPORTO-DOTTORE!- Gridarono. Eggman fece ruotare di scatto la poltrona girevole. –Ci-è-stato-riferito-da-Bokkun-che-ha-delle-informazioni-per-noi!- Scandirono poi in i due automi; mentre Omicron li osservava stizzito.

Eggman scoppiò in una risata inaspettata e del tutto fuori luogo.

-Quella ragazzina si crede furba non è vero?- Chiese il dottore con la voce distorta dal riso ai due automi che lo guardavano con aria confusa. –Forse non ha capito con chi ha a che fare.- Sentenziò poi, facendosi serio tutto ad un tratto.Infine si alzò in piedi, attraversò la sala con i tre robot che ascoltavano in silenzio il rumore dei suoi passi e si diresse verso l’area E-2.

-Aspetti dottore! Non hanno rispettato la direttiva! Che cosa devo fare con loro?!- Chiese Omicron con voce risentita.

-Ahahahahah Omicron! Usali per contrastare la “deficienza di pezzi”- Esclamò Eggman ricominciando a ridere.

***

-Ah! Eccola! Evviva!- Esclamò Amy in preda alla gioia, mentre guardava la targhetta della porta con su incisi i caratteri E-2 in rosso; Bokkun fece un sorriso enorme, mentre Bocoe e Decoe si abbracciavano per la contentezza. Quando il momento di euforia fu terminato il volto della riccia s’incupì.

-Ma… adesso come entriamo?- Chiese preoccupata, mentre vedeva tutti i loro sforzi vanificarsi.

-Ehe! Tranquilla, essere schiav…cioè, aiutanti di Eggman raramen…spesso ha dei vantaggi!- Disse Bocoe sorridendo e indicandole con un dito un piccolo dispositivo posto sulla parete al lato della porta. Il sensore permetteva di aprire l’entrata una volta inserito al suo interno il dito robotico di Omicron o quello di Eggman.

-Sì.- Confermò Bokkun, pronto a togliersi uno dei suoi piccoli guanti rossi per provare ad aprire la porta.

-No aspetta!- Lo ammonì Decoe. –Omicron ha le dita più grandi delle tue! Bocoe, prova tu!-

Bocoe seguì il consiglio di Decoe e cercò di attivare il dispositivo, ma senza ottenere risultati. Lo sconforto era ben visibile sul volto di tutti e quattro, ma Bocoe non si diede per vinto. Tentò in tutti i modi di attivare il sensore, con ognuna delle sue cinque dita, provando a far pressione in modo diverso col proprio polpastrello metallico e infine, il meccanismo, non programmato per leggere contemporaneamente una quantità tale di registrazioni, emise uno strano suono e sembrò bloccarsi e andare in tilt.

-Oh… L’hai rotto..?- Osò chiedere Bokkun, che guardava ripetutamente il dispositivo e il volto di Bocoe.

Bocoe si portò una mano alla fronte e deglutì, pensando alla fornita varietà di punizioni esemplari che il dottor Eggman gli avrebbe sicuramente inflitto. Ma i suoi terribili pensieri e i suoi timori vennero annullati dal suono di due semplici parole:

-Accesso consentito.- La voce risuonò glaciale e robotica; ma per Bocoe, Amy e gli altri al momento non poteva sembrare più dolce.

In mezzo alla soddisfazione, alla gioia e all’euforia generale si aprì la rigida porta metallica del settore E-2 e Amy e i tre robot entrarono quatti e silenziosi per cercare di non essere visti. Sulla piattaforma principale non vi era nessuno, ma erano chiaramente udibili le grida di un droide di sicurezza il quale intimava celerità ai piccoli robot operai che lavoravano alla costruzione del misterioso progetto. Ma le urla del droide non erano l’unico rumore: come sottofondo ai suoi ordini si sentiva il cigolare delle piccole ruote degli operai e uno strano frastuono metallico prodotto dal loro lavoro di saldatura. I quattro si erano nascosti dietro al marchingegno di controllo delle scale mobili e cercavano di capire qualcosa da quella posizione: impresa difficile, dato che il loro nascondiglio era poco lontano dalla porta.

-Cerchiamo di non fare rumore…e… andiamo fino a laggiù!- mormorò Amy a voce bassa, indicando ai compagni la balaustra che dava sulla sala inferiore, dove si stavano svolgendo i lavori.

Gattonarono e strisciarono fino al punto indicato dalla riccia, pregando che nessuno li vedesse e cercando perfino di respirare il meno rumorosamente possibile, anche se nessuno avrebbe potuto sentirli dato il baccano presente nel settore.

Si sdraiarono a pancia in giù presso la ringhiera di sicurezza, al limite del pianerottolo e poco lontano dalle scale mobili che collegavano la piattaforma al locale inferiore. Amy e i tre robot alzarono il collo e sporsero un po’la testa per riuscire a vedere la strana creatura in fase di creazione per soddisfare la loro voglia di sapere. Quando gli occhi di Amy riuscirono finalmente a scorgere il famoso progetto la ragazza non riuscì a trattenere un grido prontamente soffocato da Bocoe e Decoe, che le poggiarono le mani sulla bocca. Al braccio meccanico di dimensioni mastodontiche si era aggiunto enorme torace e l’inizio della costruzione dell’altro arto. La grandezza di quell’essere in fase di creazione terrorizzò la riccia, che non riusciva a distogliere lo sguardo da quell’enorme corpo meccanico circondato da decine e decine di piccoli robot operai, che saldavano parti di robot sconfitti e ancora in parte riutilizzabili al resto del mastodontico esoscheletro. Dato che era composto delle parti ancora funzionanti degli androidi andati distrutti ogni singolo centimetro della corazza del gigantesco robot era protetta e formata da trivelle, piccoli cannoni laser e lame affilate.

Il grido della ragazza rimbombò nella sala inferiore e di colpo il droide di sicurezza che faceva le veci di Omicron e dirigeva lo svolgimento del lavoro dei robot operai si voltò di scatto verso la balaustra. Quando i suoi occhi incrociarono quelli ricolmi di paura della riccia, le sue pupille meccaniche si rimpicciolirono e divennero di un rosso vivo.

-Presto corri Amy!- Gridarono Bocoe e Bokkun prendendola per mano per aiutarla ad alzarsi,mentre Decoe andava a premere il bottone per aprire la porta dall’interno.

La ragazza iniziò a correre per la stanza verso l’uscita, Decoe, Bocoe e Bokkun erano poco dietro di lei, mentre il droide risaliva in fretta le scale mobili per riuscire a prendere i quattro intrusi. Amy era ormai vicina alla porta, si voltò all’indietro senza smettere di correre per vedere dove fosse il droide, ma quando provò a voltarsi di nuovo impattò in una superficie calda enorme e tondeggiante. Deglutì e alzò lo sguardo, incrociandolo con gli occhialini scuri del dottor Eggman, che si stagliava proprio all’entrata del settore con un sorriso tutt’altro che rassicurante stampato sul volto. Al suo seguito c’erano Omicron e i due droidi precedentemente ingannati da Bokkun.

-Che ci fate qua?- Chiese il dottore con calma; una calma snervante, che incuteva timore e senza perdere il suo sorriso incomprensibile. Intanto il droide di sicurezza del settore si appostò dietro Amy e i tre robot.

La riccia non aveva la forza di rispondere; aveva il cuore in gola e non riusciva a pronunciare nemmeno una parola.

-Bocoe, Decoe! E anche tu Bokkun… perché siete venuti nel settore E-2? Sapete che non voglio che nessuno entri in quest’area.- Mormorò Eggman lentamente. Il suo tono di voce era raggelante.

-Dottore… ci scusi, non volevamo! È stata tutta un’idea della ragazza! Non è colpa nostra… Amy ci ha detto che aveva la sua autorizzazione per visitare il settore! Noi non sapevamo che se lo fosse inventato!- Esclamò Bokkun, vittimizzandosi per guadagnare un po’ di clemenza da parte di Eggman. Amy si voltò verso il piccolo automa volante e lo fissò con sguardo interrogativo, ma non contestò la sua menzogna.

-Ah, sì?- Chiese il dottore senza perdere il suo tono apparentemente gentile che faceva gelare il sangue a Amy e voltandosi verso di lei.

-Tesoro, ti ho già detto che questo è un progetto che servirà a rendere il mondo migliore! Non tornare in  questa stanza, non c’è nulla di bello per te.- Concluse Eggman toccandole la schiena e spingendola delicatamente verso l’esterno della grande sala. Amy annuì, sebbene non capisse il motivo della gentilezza del dottore. Si aspettava una meritata punizione esemplare, ma Eggman non sembrava affatto turbato dalla sua azione. Aggrottò le sopracciglia e osservò il volto di Eggman per riuscire a scorgere qualcosa, qualsiasi cosa oltre a quel sorriso immotivato.

-A quest’ora le ragazzine come te dovrebbero già essere a letto. Perché non torni nella tua stanza?- chiese poi lo scienziato baffuto. Amy annuì con la testa e si allontanò velocemente verso camera sua.

Eggman si voltò di scatto verso Decoe, Bocoe e Bokkun e sbraitò con tono sprezzante:

-Non avvicinatevi mai più al settore E-2 o vi fonderò e diventerete le mie posate per la colazione! SONO STATO CHIARO?!?!- I tre robot tremarono come delle foglie.

-Chi…chiarissi…chiarissimo, do...dottore.- Balbettarono in coro, poi si dileguarono. Intanto Omicron aveva portato i due droidi di sicurezza nel settore E-2, come gli era stato ordinato, e raggiunse il dottor Eggman, che si stava avviando verso la sala comandi.

Questo è un progetto che servirà a rendere il mondo il MIO mondo!!” pensò il dottore sogghignando sotto i baffi e correggendo mentalmente ciò che poco prima aveva detto alla riccia.

-Omicron- Disse poi Eggman continuando a camminare e senza guardarlo negli occhi. –Quella smorfiosa sta diventando un po’ troppo curiosa. Ho intenzione di togliermela di torno il prima possibile. Preparati ad accelerare i tempi. C’è un cambio di programma!- La sicurezza dell’uomo era palpabile.

-Ricevuto dottore.- Fu tutto quello che rispose freddamente l’androide.
 
NOTE DELL’AUTRICE:

Ehilà! :) Finalmente sono riuscita a portare a termine questo capitolo! :D Mi ci è voluto moltissimo, non ero mai soddisfatta di come venisse e scriverlo tutto è stata un’impresa. È addirittura più lungo del precedente! O.O Spero che non sia risultato troppo pesante e che vi sia piaciuto comunque! ^^
Ehe! Avete visto? Tails ce l’ha fatta e spero che adesso non vogliate più uccidermi!                                                                
Mi dispiace per GiumoKirkland: lei voleva far uscire Tails dalle sabbie mobili come Nettuno dalle acque gridando a Sonic perché cavolo urlasse! XD Ci ho pensato, ma alla fine ho optato per il classico salvataggio! XD                                                         
(Baci e ringraziamenti alla cara Giumy <3)

Non vedo l’ora di sapere che ne pensate dell’inaspettata confessione di Sonic (Soprattutto Alejandra e gli altri fan della coppia Sonamy come me ^^) e del pazzo piano di Amy, che ha avuto un finale e una reazione da parte di Eggman del tutto inattesi (spero XD) ! :D
Per il resto mando un megagigaiperbacio a tutti i lettori e i recensori, Thank You!!! :D
A presto,
Lucia :) 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Grattacapi scottanti ***


-CAPITOLO OTTAVO-
Grattacapi scottanti


Nella radura i raggi solari spuntarono presto da dietro le montagne, colorando d’argento le fronde tremanti dei pioppi e facendo brillare le piccole gocce di rugiada che scivolavano silenziose sulle foglie delle piante più vicine al suolo. Quella mattina Sonic e gli altri vennero svegliati dal placido canto degli uccelli e dal sole che splendeva brillante nel cielo colorato d’azzurro, in mezzo a tante nuvole candide dalle forme stravaganti.                                                                                     
L’atmosfera era serena e carica di pace e i cinque compagni celavano dentro di sé una strana soddisfazione: l’avventura nella Leaf Forest si era rivelata inaspettatamente più ostica del previsto, ma nonostante tutto erano riusciti a recuperare il tanto bramato Chaos Emerald e a salvarsi tutti dall’attacco di Eggman più o meno illesi. Grazie alle cure del piccolo Tails la ferita al braccio di Sonic aveva iniziato a rimarginarsi, ma anche se si sarebbe cicatrizzata a breve continuava a dare di tanto in tanto lancinanti fitte al riccio, dato che quest’ultimo si ostinava a muovere il braccio troppo liberamente. Il volpino si era ripreso completamente dallo shock subìto il giorno addietro e sembrava addirittura più pimpante di prima. Anche Rouge era di buon umore, e sebbene avesse passato la notte sul ramo di un grande albero era fresca e rilassata. Ma mentre Shadow era il riccio oscuro e dai pensieri insondabili di sempre c’era Knuckles che sembrava non condividere del tutto la soddisfazione e la tranquillità generale, come era facilmente ricavabile dall’espressione imbronciata del suo volto e dalla sua silenziosità, più accentuata del solito. I compagni fecero colazione con i panini e i chili dog preparati da Tails il giorno prima, durante i preparativi per il viaggio alla ricerca dello smeraldo nascosto nel cuore della Leaf Forest, poi, dopo aver disfatto l’accampamento e aver faticato per rinfilare dentro il borsone tutto l’occorrente per montare le tende insieme ai suoi amici, Tails si avvicinò al Tornado X, prese in mano il suo zaino personale dal quale estrasse il maneggevole radar e si appoggiò alla parte anteriore dell’aereo, mentre si avvicinavano a lui Sonic, una curiosa Rouge e un Knuckles stizzito; Shadow, da parte sua, decise di aspettare il verdetto del volpino appoggiato con la schiena al tronco di un albero, gli occhi cremisi chiusi.

-Allora! Vediamo un po’ quale sarà la nostra prossima tappa!- Esclamò Tails eccitato, mentre si accingeva a premere il pulsante d’accensione del piccolo radar.

Una volta attivato, il dispositivo non emetteva suoni; lo sguardo di Tails si accigliò per un attimo in un’espressione di interrogativo rammarico, mentre nei presenti si spegneva lentamente il barlume della gioiosa curiosità. Sonic fissò il tondeggiante schermo del radar, poi soffermò lo sguardo in quello dell’amico, per provare a leggere la spiegazione dello strano comportamento del dispositivo negli occhi del suo creatore. Tails mugolò, alzò gli occhi al cielo e infine tirò una violenta percossa con la mano al radar, che per tutta risposta iniziò ad emettere lentamente il suo suono intermittente, e sul suo schermo scuro apparve, oltre alla presenza a distanza ravvicinata dei tre smeraldi dei quali Sonic e gli altri erano in possesso, il segnale della posizione di un Chaos Emerald, posta ad ovest rispetto a quella dei compagni. Tails zoomò ed esaminò debitamente le coordinate scritte con piccoli caratteri bianchi sullo schermo del dispositivo, poi emise un grande sospiro.

-Insomma! Dove dobbiamo andare?- Chiese Rouge, in preda alla voglia di sapere.

-Se non sbaglio le indicazioni individuano Lava Reef… Di bene in meglio!- Enfatizzò il volpino senza distogliere lo sguardo dallo schermo del radar e senza celare un po’ di amara delusione. Rouge spalancò i suoi meravigliosi occhi color ghiaccio e soffocò un’imprecazione: di certo Lava Reef non era il luogo che le andava più a genio. Il responso del radar incuriosì anche Shadow, che incurvò impercettibilmente le sopracciglia e incrociò le braccia al petto.

-Interessante!- Esclamò Sonic, cercando di riuscire a sua volta a leggere le indicazioni fornite dal radar ma senza riuscire nel suo intento. -Quando si parte? -Chiese poi il riccio, iniziando a scaldarsi con alcuni dei suoi consueti esercizi ginnastici.

-Prima si parte prima potrò tornarmene dal Master Emerald! Così finalmente smetterò di dover sopportare!- Grugnì Knuckles acidamente; Rouge non riuscì a trattenere un risolino divertito a quella singolare affermazione e decise di punzecchiare ulteriormente i nervi dell’echidna.

-Che succede rosso? Non credevo che potessi farlo, ma sei addirittura più insopportabile del solito! Che c’è, hai dormito male?- Chiese divertita la donna pipistrello avvicinandosi a Knuckles. Quest’ultimo non si fece scappare l’occasione per risponderle a tono:

-E tu piuttosto? Come hai dormito sotto le stelle insieme a Shadow?!- Sbraitò, mente la ragazza lo fissava con sguardo incredulo, domandandosi come facesse Knuckles a essere al corrente di ciò che aveva fatto la sera del giorno precedente. Shadow invece non si scompose, le provocazioni dell’echidna non avevano assolutamente effetto su di lui, e reagì soltanto scuotendo la testa infastidito dal comportamento così infantile di Knuckles.

Tails si schiarì la voce per cercare di attirare l’attenzione dei presenti, che faticava non poco a gestire; mentre Sonic balzò sulla fusoliera del Tornado X, incitando i compagni a prendere posto sull’aereo a loro volta. Il volpino seguì il consiglio dell’amico e immediatamente si sedette al posto di comando, agitando le sue due morbide code; Rouge lo seguì a ruota e spiccò il volo per accomodarsi al secondo sedile del veicolo, poi lanciò uno sguardo a Knuckles, per incoraggiarlo a salire. L’echidna sbuffò e fece una smorfia, poi prese posto sul Tornado.

-Che fai Shadow, tu non vieni?- Chiese Tails sorridendo rivolto al riccio nero, mentre impugnava la cloche dell’aereo con una stretta ferrea. Shadow non rispose alla domanda della volpe, in quel momento infatti la forma di vita perfetta era impegnata a scrutare con sguardo minaccioso le fronde di un albero, nelle quali credeva, anzi era sicuro di aver visto qualcosa muoversi. Strinse le palpebre, riducendo i suoi occhi magnetici a due fessure brillanti come carboni ardenti; infine si voltò verso il giovane interlocutore.

-No. Vi seguirò correndo, sarà sicuramente più divertente!- Esclamò con voce profonda, nei suoi occhi vi era un bagliore beffardo accentuato da un sorriso eccentrico che conferiva al suo volto oscuro un’espressione di sfida.         
A quelle parole Sonic scese con un salto giù dal Tornado X e decise di comportarsi come Shadow, pensando che una corsa sarebbe stata senza dubbio un ottimo espediente per scaricare la tensione e scaldare i muscoli.

-Quella di Mr. Effusione di Felicità sì che è un’idea! Penso che andrò a piedi anch’io! Spero di non mancarvi troppo!- Commentò il riccio blu, rivolgendosi ai compagni con un sorriso spaccone dipinto in faccia. Shadow fece una smorfia, ancora una volta la possibilità di estraniarsi da quell’improbabile gruppo di compagni era andata in fumo.

-Bene!- Esclamò Tails scrollando un po’ le spalle e raddrizzandosi sul suo sedile. –Non ci resta altro da fare che prendere il volo per Lava Reef!-

Poi la volpe sorrise, premette un bottone adiacente alla cloche del Tornado e la spinse con forza verso di sé. Il risultato fu un rombo assordante; in mezzo ad un gran polverone i motori diedero all’aereo la spinta necessaria per iniziare la rincorsa e dopo aver percorso qualche metro a terra Tails fece ritirare il carrello, così il Tornado X poté finalmente librarsi in cielo e fare rotta verso Lava Reef, mentre Sonic e Shadow iniziarono il loro percorso verso la nuova meta indicata dal radar. La corsa stava prendendo lentamente le sembianze di una vera e propria gara di velocità.

Un piccolo robottino bianco, sul quale era incisa a caratteri maiuscoli la sigla Egg-fly fece capolino da un ramo di un albero posto in alto, velocemente fluttuò poco più avanti cercando di riprendere con la videocamera incorporata alla sua minuta mole i soggetti che si stavano allontanando a vista d’occhio su un veicolo volante, e l’obiettivo 001 che procedeva correndo insieme ad un essere che non corrispondeva a nessuna descrizione tra quelle fornite. Cercò di mettere a fuoco l’immagine il più possibile, per procurare al proprio creatore tutto quello che riusciva ancora a riprendere. Infine, una volta ricevuto l’ordine, indirizzò in fretta il suo volo verso la base di Eggman.

***

Quella mattina Amy Rose si sentiva piuttosto confusa. Se ne stava seduta sul letto disfatto, con la schiena appoggiata alla gigantesca spalliera a riflettere. Ma questa volta il protagonista dei suoi pensieri non era un riccio blu amante dell’avventura, bensì un essere umano panciuto, oviforme e con due grandi ispidi baffi che toglievano a quella singolare figura ogni aura di minacciosità. Il dottor Eggman la convinceva sempre meno, era sicura che dentro a quella mente stava lavorando a qualcosa di losco e impensabile, qualcosa che soltanto un quoziente intellettivo di 300 come il suo poteva progettare. La riccia si sentiva impotente: era ormai l’alba del terzo giorno che veniva ospitata nella base di Eggman e in due giorni lei non era riuscita a capire quale fosse il piano segreto di Eggman e quali assi erano celati nella manica dello scienziato. Si portò le mani ai fianchi e decise che avrebbe indagato a fondo per scoprire cosa stesse nascondendo il suo ospite dietro a quel sorrisetto enigmatico e insondabile che la irritava. Non aveva più dubbi; il comportamento di Eggman era molto sospetto e la sua fredda gentilezza era un diversivo che serviva a stornarla da qualcosa… ma che cosa?                                                                                                                                                                                                                                                  La riccia era convinta che la risposta non si trovasse tutta nella sigla E-2. Altrimenti Eggman non avrebbe esitato a punirla dopo che era stata sorpresa a scuriosare nel settore per la seconda volta.                                                                           
Non riusciva più a restare con le mani in mano, non poteva rimanere nella sua campana di vetro, doveva agire; e anche se era da sola doveva far luce sull’argomento prima che le cose potessero prendere pieghe inaspettate e incontrollabili. La ragazza pensò che l’unico modo per saperne di più fosse interagire con il direttore stesso di tutto quello che stava prendendo forma alle sue spalle: voleva parlare con Eggman in persona e provare ad estorcergli delle informazioni preziose senza che lui se ne accorgesse.

Così Amy Rose si alzò dal letto, si infilò i suoi grandi stivali rossi che aveva lasciato ad un lato del letto e, dopo aver aperto la porta della stanza, si incamminò lungo il freddo corridoio che dalla sua camera portava alla sala centrale della base di Eggman. Sul suo volto era dipinta un’espressione determinata ed era decisa più che mai a riuscire nel suo delicato intento.

Eggman… volevo scusarmi per il mio comportamento di ieri sera… so che non avrei dovuto entrare nel settore E-2… mi dispiace davvero… sono solo una ragazzina curiosa e le tue invenzioni meravigliose mi affascinano oltremodo… volevo soltanto vedere coi miei occhi come costruisci le tue fantastiche creazioni e come riesci a concretizzare il tuo genio… Spero tanto che tu voglia illuminarmi con la tua fonte inesauribile d’intelligenza riguardo a come riusciremo a rendere questo mondo MIGLIORE…
Ah! Sì, sì! Così sarà perfetto! Devo cercare di elogiarlo e lui si lascerà andare! Devo abbondare coi complimenti!”

Confabulò tra sé la ragazza, provando a voce bassa il discorsetto che avrebbe offerto al dottore, lo stratagemma che secondo lei sarebbe servito a svelare qualche piccolo dettaglio sui progetti dello scienziato umano. Mentre la riccia camminava decisa continuava ad aggiungere modifiche e soprattutto aggettivi pregiativi alla parte che avrebbe dovuto recitare e che stava ripetendo nella sua mente.

Era ormai prossima all’entrata della sala principale della base, la porta elettronica era spalancata. Lei chiuse gli occhi e tentò di iniziare il suo discorso:

-Eggman…- sussurrò; ma qualcosa la interruppe, o meglio, sovrastò la sua voce. Quel qualcosa era il suono metallico dei quella di Omicron, ed Eggman, preso a impartire ordini all’automa non si accorse di lei. Allora la riccia si portò una mano alla bocca e si appoggiò al lato della porta.

-E nemmeno questa volta vuole che nessuno sia ucciso?- Chiese Omicron al suo creatore.

-Esatto. E voglio che i robot siano quaranta!- Fu la risposta concisa dell’uomo.

-Non trenta, ma quaranta dice? Dottore…non crede che il soggetto che usufruisce dell’energia delle gemme del Chaos possa fare una strage anche contro quaranta droidi…?- Chiese titubante il robot.

-I poteri di Shadow the Hedgehog non mi fanno né caldo né freddo. Nemmeno lui: “l’essere perfetto” ideato da mio nonno riuscirà a competere con le mie forze armate! Ci sarà da divertirsi!- Esclamò Eggman sorridendo sotto i baffi.
Amy sporse per pochi secondi la testa, per vedere cosa effettivamente si stesse svolgendo in quella stanza, attirata dal nome del riccio oscuro, e vide Eggman voltato di spalle e intento ad osservare i giganteschi monitor della stanza nei quali comparivano, ripresi dall’alto, Sonic e Shadow che seguivano correndo il Tornado X.

-E’ necessario recuperare il Chaos Emerald?- Aggiunse poi Omicron.

-Possibilmente. Ma quello che mi interessa è che tu invii quaranta robot d’attacco a Lava Reef! Quel puntaspilli blu dovrà impegnarsi seriamente! Ma ripeto: non uccidetelo. Nemmeno se dovesse prendere lo smeraldo. Di quelle pietre mi occuperò presto...- Rispose Eggman, senza distogliere lo sguardo dagli schermi.

-Bene. Aspetto il suo segnale per la distruzione dei due droidi che hanno commesso infrazione alle regole.- Dichiarò gelido Omicron.

-Mpf… fondili quando lo riterrai opportuno.- Sbuffò l’uomo.

-Invece per quanto riguarda 003? Devo procedere io?- Domandò titubante l’automa, che non riusciva a nascondere la sua spiccata inclinazione alla violenza.

-No. A lei penserò io personalmente. Ora va!- Sentenziò Eggman con soddisfazione.

-Ricevuto.- Rispose laconicamente Omicron, con un po’ di delusione nella voce robotica. Infine si avviò fuori dalla sala comandi per andare a programmare la direttiva di quaranta robot d’offesa, ma mentre si accingeva a dirigersi nel grande magazzino che ospitava l’esercito dei robot un rumore colse la sua attenzione e lo indusse a girarsi da dove esso proveniva. Qualcuno si stava allontanando correndo lungo il corridoio alla sua destra.  

-Dottore. Credo che i miei sensori abbiano rilevato la presenza dell’obiettivo 003 a distanza ravvicinata. Evidentemente stava ascoltando la nostra conversazione.- Constatò non appena fu tornato nella stanza principale.

-Ah sì? La mocciosetta stava origliando? Il suo sta diventando un vizio!- Esclamò l’umano trattenendo a stento un risolino; poi tutto ad un tratto il suo volto s’incupì e un espressione diabolica prese il posto di quella ridente. –A lei penserò io personalmente MOLTO presto… Sì, direi che accelerare i miei piani sia la cosa migliore. Getterò le basi della nascita di Eggmanland!!!- Enfatizzò poi, per scoppiare in una gigantesca risata mefistofelica.

Amy stava correndo il più in fretta possibile verso la sua stanza per sfuggire allo sguardo raggelante di Omicron, pregando che il dr. Eggman non si fosse accorto di lei. Si guardò alle spalle, e quando realizzò che ormai era fuori dalla visuale di loro due si fermò, piegò le ginocchia e vi appoggiò le braccia per far cessare il fiatone; voltò lo sguardo dietro di sé per una seconda volta, infine iniziò a camminare per tornare alla sua camera con mille interrogativi che le tormentavano la mente.

Perché Eggman spia Sonic…? Per quale motivo Sonic sta cercando gli smeraldi? Che c’entra Shadow? Ma che sta succedendo!?” Pensò confusa. “Non è necessario recuperare lo smeraldo"? Che significa…? E soprattutto… Eggman NON vuole che Sonic venga ucciso? Ma… ma… come?” Le idee di Amy erano ancora più caotiche di prima. Si portò una mano alla fronte e decise che cercare di estrapolare dei dettagli direttamente da Eggman era una possibilità da scartare.

-Be'… sono sola contro tutti… aspettare gli eventi sarà sicuramente la soluzione migliore- Mugolò Amy Rose, lasciandosi scappare un sospiro d’impotente rassegnazione. –Aspetta un secondo!!- Esclamò ad un tratto, smettendo di colpo di camminare. –Ha detto 003?- Amy aggrottò le sopracciglia e strinse le palpebre, pensando a dove avesse già sentito quella cifra; quando realizzò aprì di scatto gli occhi e le tornò alla mente un piccolo robottino di colore chiaro, grande meno di una mela che scandiva: “Obiettivo 003 localizzato. Direttiva svolta.”

La ragazza venne scossa da un brivido. Omicron aveva chiesto se doveva occuparsi di 003. Eggman aveva risposto che avrebbe pensato a Lei personalmente. Iniziò a sentire il suo cuore palpitare dalla paura, poi scosse la testa, come per scacciare quei presentimenti che lei riteneva stupidi e senza senso.
“NO. Non può essere…” Pensò.

***

L’azzurro del cielo, nei dintorni di Lava Reef, lasciava spazio al colore nerastro della fuliggine ed anche il suolo cominciava a perdere rigogliosità e a tingersi di un colore scuro. Il terreno inaridito si apriva in piccole crepe e arbusti secchi e tristi prendevano il posto dell’erba e delle piante floride. Shadow sfrecciava leggero correndo con i suoi pattini a reazione senza curarsi del rivale che, pochi metri dietro di lui procedeva lanciando sguardi di sfuggita al Tornado X che schizzava nel cielo alla massima velocità dietro di loro: per quanto Tails si sforzasse, non riusciva a tenere testa alla velocità dei due porcospini e il Tornado volava alto alle loro spalle. Sonic, stanco del distacco che gli era stato dato, accelerò fino quasi ad infrangere la barriera del suono, cosa che evitò di fare convinto che poi sia Shadow sia l’aereo pilotato dal suo amico volpino sarebbero rimasti troppo lontani dietro di lui; e raggiunse il riccio nero.

-Ehi Shadow! Di cosa avete parlato tu e Rouge ieri notte? Il povero Knuckles era furioso!- Lo schernì il riccio sonico con un sorrisetto di scherno sul volto, cercando di provocarlo. Shadow si voltò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo, poi sorrise a sua volta.

-Abbiamo parlato di quanto sei infantile a perderti nelle stupidaggini invece di fare attenzione ai passi falsi del nemico… e anche di quanto il grande Sonic the Hedgehog stia iniziando a perdere colpi!- Ribatté a tono il porcospino nero, continuando a correre senza rallentare di un secondo.

-…Passi falsi?- Ripeté Sonic guardandolo storto, incapace di capire di cosa stesse parlando il riccio nero, poi si voltò indietro alzando lo sguardo verso il Tornado X per accertarsi che Tails non fosse troppo lontano e non li avesse persi di vista. Shadow fece una risata arrogante e tagliente poi rispose:

-Non dirmi che non ti sei accorto che quando eravamo nella radura vicino alla Leaf Forest c’era un robot spia di Eggman sul ramo di un albero! Se è così bisogna che tu inizi a fare un pensierino sull’appendere al chiodo il tuo titolo di eroe di Mobius!- Esclamò, con un barlume di sarcasmo nello sguardo.

Sonic portò in basso lo sguardo soffermandolo sulle sue scarpe. No: decisamente non se n’era accorto. Non era possibile. Ritornò con la memoria visiva a quel momento, sforzandosi di ricordare strani rumori, movimenti, insomma qualsiasi cosa che potesse dargli la prova della presenza di un automa di Eggman; ma nulla. Non era vero. Non poteva essere vero. Poi titubante chiese:

-…Cosa?- Ma quando girò lo sguardo verso Shadow vide con stupore che al posto del porcospino oscuro vi era una scia di polvere che si protraeva per metri in avanti. Perdendosi nelle sue riflessioni aveva rallentato a dismisura la sua corsa e il Tornado X Sfrecciava in volo pochi metri avanti a lui. Alzò lo sguardo verso l’aereo e notò che al suo interno fra i passeggeri era scoppiato un pandemonio. Knuckles stava smanaccando e, incollato al vetro del Tornado X, sul quale batteva le sue mani chiuse a pugno, imprecava e gridava di volersene tornare ad Angel Island. La reazione apparentemente immotivata dell’echidna era dovuta alla visione dell’isola stessa, che fluttuava placida sull’oceano che appariva lontano, fuori dal vetro che rivestiva la parte superiore dell’aereo. Infatti l’isola sulla quale è custodito il Master Emerald si staglia nel cielo proprio sul mare che bagna le terre di Lava Reef e delle Montagne Rocciose. Mentre l’echidna si divincolava disperatamente e faceva il possibile per uscire dall’aereo e per raggiungere la sua amata dimora, Rouge, dal sedile davanti cercava disperatamente di trattenerlo e di “impedirgli di mandare in frantumi il Tornado X” frase che il povero Tails le raccomandava ogni volta che lanciava uno sguardo apprensivo dietro di sé ai passeggeri del veicolo. Sonic osservò per qualche secondo le tragicomiche scene che si stavano svolgendo poco sopra di sé, senza capire cosa stesse effettivamente succedendo; poi tornò alla gara che stava facendo con Shadow. Accelerò fino a raggiungere la velocità del suono, cercò di superare ogni suo limite ma ormai il risultato della competizione era scritto; il distacco che gli era stato dato dal rivale era irrecuperabile e, dato che ormai Shadow era scomparso dal suo campo visivo, Sonic capì che ormai non c’era più niente da fare e che probabilmente l’avversario aveva già raggiunto la linea immaginaria del traguardo: Lava Reef. Tuttavia non si diede per vinto e continuò a spingere al massimo della sua immensa velocità fino a che gli aspri monti rocciosi e il gigantesco vulcano di Lava Reef, fino a poco prima solo una piccola immagine all’orizzonte non si materializzarono davanti ai suoi occhi, rivestiti dal fumo caldo e polveroso e dai lapilli scuri della montagna di fuoco. Come aveva immaginato in preda allo sconforto Shadow si ergeva ritto alle pendici del vulcano, con le braccia conserte e un sorrisetto soddisfatto che conferiva ai suoi occhi un espressione di superiorità. Sonic frenò la sua corsa premendo con i talloni contro il terreno e lasciandovi due profonde strisciate: era stato letteralmente stracciato. Il riccio blu si avvicinò al rivale e puntandogli minacciosamente l’indice al volto gridò in preda alla frustrazione:

-Ehi!! Non è leale distrarre l’avversario!- Shadow non rispose e continuò ad osservarlo col suo sorriso arrogante.

In quel momento il Tornado X, effettuata una sapiente manovra di atterraggio, fu piazzato poco lontano dai due porcospini e non appena vennero spenti i motori Tails uscì stralunato dalla cabina di comando: si era portato le mani alla testa e i suoi occhi erano sbarrati.

-Mai più! La prossima volta andate a piedi!- Gridò con la voce carica di nervosismo, massaggiandosi le tempie per alleviare il mal di testa. Dall’aereo uscirono una Rouge desolata e ansimante e un Knuckles stizzito.

-Ehi Scheggia! Che è successo?- Chiese Sonic incuriosito dalle condizioni dell’amico trattenendo a stento un risolino.

-Chiedi a quei due!- Gridò il volpino indicando Rouge.

-A me!? È tutta colpa sua! È incapace di trattenere i suoi istinti! Per caso ha visto Angel Island ed è impazzito!- Si difese la donna pipistrello. La risposta di Knuckles alle accuse della ragazza fu un ringhio.

-Non preoccuparti Knuckles, presto tornerai a fare la guardia al tuo sassetto luccicante!- Esclamò Sonic per cercare di calmare la situazione.

-Cambiando discorso, è tanto che siete qui?- Chiese la ragazza avvicinandosi a Shadow e lanciandogli uno sguardo avvenente.

Sonic fece per risponderle ma venne anticipato da Shadow:

-Io sì. Sonic è arrivato poco prima di voi…- Sentenziò il riccio oscuro sorridendo.

-Ah! Vuoi dire che sei arrivato prima di lui?!- Esclamò la ragazza illuminandosi nello sguardo.

-Mi ha distratto!!! Non è valido!- Protestò imbronciato Sonic per l’ennesima volta.

-Poverino non biasimarlo, non sa perdere… non vedi che fa di tutto per trovare una scusa accettabile?- Sussurrò Shadow all’orecchio di Rouge.

-SCUSATE! Che ne direste di andare a cercare il Chaos Emerald invece di perdere tempo a vantarsi di aver bluffato?!-

-Esatto Sonic, ottima idea!- Esclamò Tails che, mentre gli altri erano immersi nelle proprie discussioni aveva attivato il radar e stabilito la direzione da prendere.

Il dispositivo di Tails indicava la collocazione dello smeraldo all’interno del vulcano di Lava Reef, cosa che mise in apprensione la maggior parte degli avventurieri, ma nessuno di loro aveva intenzione di tirarsi indietro; così procedettero per il sentiero stretto che costeggiava la parete esterna del vulcano attenti a seguire il consiglio di Sonic che raccomandava di “non guardare giù”. Tails camminava lentamente in testa al gruppo, sbatacchiando nervosamente le sue due morbide code e osservando di tanto in tanto se sullo schermo del radar apparivano delle novità riguardo alla loro posizione rispetto a quella dello smeraldo. Man mano che salivano per quel ripido sentiero scavato nella roccia vulcanica la loro soggezione aumentava, gravemente intaccata dal minaccioso fumo scuro che fuoriusciva copioso dal cratere, dai lapilli non solidificati del tutto che scricchiolavano sotto le suole delle loro scarpe e soprattutto dai rumori e dai brontolii sinistri che provenivano dall’interno della montagna. La traversata per arrivare alla cima del vulcano non fu corta come poteva sembrare perché la piccola stradina scorreva lungo la parete di roccia scura con tornanti e curve pericolose per non far incappare coloro che la percorrevano in poco rassicuranti crateri laterali. Arrivarono alla bocca della montagna di fuoco e Rouge, spinta dalla sua femminea curiosità disobbedì al previdente consiglio di Sonic e si voltò per osservare il panorama. La vista era tanto mozzafiato quanto poco rassicurante: nei pressi del vulcano e del territorio di Lava Reef ogni cosa, dalle rocce al cielo prendeva un colorito scuro e monotono; ma la monotonia dei lapilli e dei fumi scuri talora veniva interrotta da schizzi di magma ardente che splendeva fuoriuscendo dalle fessure del vulcano. La donna pipistrello si portò una mano alla fronte e ridusse i suoi occhi a due fessure, come per scorgere qualcosa in lontananza: il nero e gli arbusti secchi di Lava Reef si sposavano con il verde rigoglioso delle vallate che preannunciavano il territorio della Leaf Forest e il cielo riprendeva il suo azzurro etereo in un turbinio di colori. Emise un sospiro di meraviglia e infine, voltandosi di nuovo verso i compagni si rammentò del loro compito e raggiunse Tails. Quest’ultimo stava sporgendo la testa per vedere all’interno del cratere e osservava perplesso il percorso di roccia friabile che scendeva nelle viscere del vulcano e in fondo, lontani da loro, veri e propri fiumi di magma che ribollivano inquieti. Il volpino deglutì e allungò la mano tremante nella quale stringeva il radar verso il poco invitante passaggio ottenendo un’amplificazione del suono da parte del dispositivo. Il volpino sospirò e si voltò verso Sonic chiedendogli:

-Be'… non c’è più alcun dubbio che si trovi là dentro… Che hai intenzione di fare..? Tre smeraldi non sono sufficienti per contrastare Eggman?- Chiese Tails titubante, poco allettato all’idea di dover scendere nelle viscere di un vulcano.
Sonic non si voltò verso di lui; rimase a guardare il cratere con un sorrisetto enigmatico sul viso. Tails lasciò cadere le braccia lungo i fianchi in un evidente gesto di rassegnazione. Sapeva che se Sonic aveva intenzione di tuffarsi incoscientemente verso la morte niente e nessuno, fino a prova contraria, avrebbe potuto impedirglielo.

-E va bene! Va bene! Forza ragazzi, non c’è tempo da perdere!- Esclamò il volpino iniziando a far roteare le sue code per scendere il cunicolo che portava nel cuore del vulcano volando e senza rischiare di scivolare. Il primo a seguirlo fu Sonic che procedeva appoggiando un piede alla volta sulle rocce instabili della parete vulcanica, muovendosi lentamente, seguito da Rouge e dagli altri.

-Fate attenzione a non scivolAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA- Un passo falso e il terreno friabile sotto ai suoi piedi si era sbriciolato, facendo cadere il riccio nel vuoto.

-SOOOONIIIIIIIIIIIIIIIIC! DOVE SEII??!- Gridò Tails, temendo il peggio.

Un dolorante “-re” si alzò echeggiando da sotto di loro. Fortunatamente Sonic era caduto pochi metri più in basso, proprio sopra una delle stradine costruite a ridosso della parete vulcanica. Tails fece aumentare la velocità al roteare delle proprie code fino a raggiungere l’amico riccio che con un sorrisetto dispiaciuto si stava massaggiando la schiena dolorante dalla caduta inaspettata. Poco dopo giunsero anche Rouge, Knuckles e Shadow che, al contrario di Tails non vollero abbassarsi a mostrare preoccupazione nei riguardi del riccio. La giovane volpe osservò con apprensione il passaggio che avevano usato per riuscire a giungere all’interno del vulcano e si torturava la mente per riuscire a trovare un modo semplice per risalirlo per tornare in superficie, impresa che al momento si rivelò troppo complicata. Lo sguardo attonito e apprensivo dei cinque compagni era interamente rivolto all’ambiente singolare che li circondava: i passaggi erano stretti, ora coraggiosamente sospesi sul magma incandescente come ponti, ora incavati come cunicoli e composti interamente di quella roccia scura e polverosa che aveva il dominio indiscusso di tutta l’area; qua e là spuntavano dei tubi metallici dal diametro non indifferente, probabilmente gli avanzi di un’improbabile invenzione del dottore baffuto; ma a rendere l’atmosfera carica di tensione erano specialmente gli zampilli di magma che scorreva come fiumi poco sotto di loro e zampillava di tanto in tanto dalle fessure nelle pareti di roccia formando curiose cascate di color arancio acceso.

Un suono intermittente e piuttosto fastidioso distrasse Tails e gi altri dalla visione dell’interno del gigantesco vulcano: la presenza del Chaos Emerald era nei paraggi. Il volpino deglutì e decise di accelerare i tempi: comprensibilmente non si sentiva sicuro all’interno di un vulcano e voleva affrettare la loro missione il più possibile; così strinse i denti e puntò gli occhi sullo schermo del radar, mentre il suo viso si colorava di un’espressione di pura determinazione. Percorsero quella piccola stradina sassosa dietro la guida di Tails, che camminava prestando attenzione a non scivolare, e arrivarono ad una stretto passaggio scavato nella roccia. Decisero di attraversare il breve tunnel gattonando ma l’idea non si rivelò felice: la temperatura del suolo roccioso era molto elevata e il volpino iniziava a sentire dolore alle mani e alle ginocchia e a perdere lentamente lucidità; Sonic, subito dietro di lui, oltre che col calore era anche alle prese con le code sbatacchianti dell’amico, che continuavano a colpirlo in faccia; mentre, al contrario degli altri compagni c’era chi, come Knuckles, che non avvampava soltanto per il caldo insopportabile, ma anche perché, proprio davanti a lui la ragazza pipistrello andava carponi ancheggiando con eleganza. Quando finalmente uscì dal passaggio, Sonic notò con un misto tra lo spaventato e il risentito che in corrispondenza del palmo delle sue mani i guanti si erano consumati e sfilacciati; poi lanciò uno sguardo a Tails, che sorrideva nell’interpretare i segnali del radar, dato che il maneggevole dispositivo indicava la presenza dello smeraldo nei paraggi, così come confermava il bagliore leggermente intensificato del Chaos Emerald verde che Shadow teneva in mano. Tuttavia l’improvviso bagliore di speranza e di felicità venne annullato quasi subito da un senso d’impotenza e di spavento che Rouge non esitò a palesare.  

-Assolutamente no! No se ne parla neanche! Io di lì non ci passo, nemmeno per tutto l’oro del mondo!!- Sbottò la ragazza. Proprio davanti a Tails vi erano due paletti logori conficcati nel terreno, i quali sorreggevano un ponte di barre metallo che dondolava pericolosamente pochi metri sopra ad un fiume di lava bollente. Esso congiungeva la sporgenza rocciosa sulla quale gli avventurieri erano giunti ad una rupe dalla solidità incerta.

-Credevo che la grande Rouge the Bat cacciatrice di tesori fosse più intrepida! Che delusione!- Enfatizzò con sarcasmo Sonic, che era ormai a metà del ponte, mentre Tails l’aveva già percorso in volo.

Rouge aggrottò il suo volto; non sopportava di essere presa in giro, tantomeno da un esibizionista come Sonic. Così si aggrappò saldamente alle corde che fungevano da parapetto e procedeva cautamente, un passo dopo l’altro sforzandosi di non prestare attenzione alla lava che ribolliva e schizzava minacciosa sotto di lei. Ormai si vedeva sana e salva sul terreno della rupe quando il metallo deteriorato di una delle aste di cui era composta la passerella del ponte si troncò di netto, Rouge emise un grido,  sentì che il suo piede stava per scivolare nel vuoto, il ponte iniziò ad oscillare, ma fortunatamente Knuckles, che era appena giunto all’altra estremità della roccia la afferrò saldamente per un braccio e la strattonò verso di sé, impedendo che la sua gamba rimanesse incastrata.

-Grazie.- Mormorò piano lei, evitando attentamente di non farsi sentire da nessun’altro all’infuori dell’echidna. Quest’ultimo sembrò non accorgersi di ciò che gli era stato detto e si limitò a formulare un freddo “Fai più attenzione la prossima volta”. Lo sperone su cui erano giunti attraversando il ponte era congiunto ad una stradina di roccia scura contorta che scendeva e curvava verso il basso: aveva le sembianze di una scaletta accanto alla quale scorreva una vera e propria cascata di lava e sotto di essa il vuoto e il magma. Tails si fece coraggio e cercò di rincuorarsi lanciando uno sguardo ai dati forniti dal radar, più positivi che mai, poi sospirò e iniziò a scendere per quell’impervio percorso.

-Scheggia… Sicuro che sia da questa parte?? È meglio se torni indietro, per te è troppo pericoloso!- Chiese preoccupato Sonic, osservando con soggezione la lava che scorreva al suo fianco e strofinandosi la fronte col dorso di una mano per asciugare il sudore.

-Ne sono certo..! Il radar parla chiaro e non posso tirarmi indietro proprio adesso! Ci siamo quasi!!- Enfatizzò il volpino fra un respiro e l’altro. Sonic fece un mezzo sorriso di fronte a tanta determinazione, ma aveva un brutto presentimento che lo tormentava.

Tails procedeva lentamente, appoggiandosi a terra con la mano libera per sentirsi sicuro di non cadere anche se il calore era diventato insopportabile. Anche Knuckles e Rouge andavano avanti a stento, mentre Shadow, in fondo al gruppo e dietro di loro osservava il brillare del Chaos Emerald che teneva nella mano destra. La temperatura altissima peggiorava notevolmente le condizioni mentali e psicologiche di tutti quanti, ma soprattutto di Tails che si sentiva responsabile dell’esito dell’impresa. Il volpino appoggiò la mano su una roccia sporgente, ma il sudore la fece scivolare dentro al suo guanto, facendogli perdere l’equilibrio e percorrere steso su un fianco il resto del percorso.

-TAAAAIIILS!!- Gridò Sonic affrettando il passo, ma si tranquillizzò non appena vide che il suo fratello di latte era salvo ed era riuscito a rialzarsi e ad appoggiarsi alla parete del vulcano in prossimità della quale il sentiero riprendeva un assetto pari e facilmente percorribile.
Dopo aver aspettato che anche Rouge, Knuckles e Shadow li raggiungessero e Tails riprendesse momentaneamente le forze, i cinque compagni, più sfiniti che mai, percorsero quella stradina strettissima rasentando la parete del vulcano, facendo attenzione ad evitare le venature di lava incandescente che scorrevano proprio sul costone. Dopo pochi metri il sentiero si apriva e lasciava spazio ad un nuovo cunicolo.

-Benone!!- Esclamò Tails recuperando tutto ad un tratto le forze.-Il Chaos Emerald è vicinissimo! Credo proprio  che quando avremo oltrepassato questo passaggio avremo una piacevole sorpresa!- Enfatizzò poi abbassandosi prontamente per percorrere il piccolo tunnel roccioso. Sonic era in preda alla gioia, Rouge e Knuckles si illuminarono e Shadow annuì con la testa, lasciandosi scappare un piccolo sorriso. Tails si abbassò ed entrò gattonando nel cunicolo, seguito a ruota da un Sonic euforico e da una Rouge soddisfatta. Mentre camminavano carponi nessuno fece caso alla temperatura insostenibile e alla stanchezza fisica; ogni altra emozione era tarpata dalla felicità e dal piacere di essere riusciti in un’impresa di non poco conto. Il radar emetteva il suo suono ad una velocità strabiliante e lo smeraldo di Shadow investì tutto il tunnel di una meravigliosa luce verde. Finalmente Tails uscì dal passaggio con un sorriso a trentadue denti stampato in viso, ma la sua contentezza si trasformò ben presto in un’amara disperazione che fece calare pericolosamente l’espressione del suo volto, così come quella dei compagni non appena fuoriuscivano dal tunnel. Soltanto Shadow sembrava non essere particolarmente colpito da ciò che aveva davanti: dopo la galleria il sentiero si apriva in uno spiazzo roccioso a picco su un fiume di lava incandescente nel quale sostavano minacciosi una quarantina di automi d’attacco in assetto di guerra; come quelli che avevano affrontato nella Leaf Forest, non avevano le medesime armi, ma erano tutti accomunati dal simbolo rosso del volto rotondeggiante e baffuto del loro creatore stampato sul loro torace. Uno, più piccolo di quelli armati era posto davanti agli altri e teneva stretto nella mano robotica il Chaos Emerald di colore blu intenso che emetteva una luce abbagliante. La soddisfazione di tutti era andata in fumo. Tails spalancò gli occhi di fronte alla moltitudine del nemico, il radar gli cadde di mano e scivolò a terra. L’automa in possesso dello smeraldo inserì la gemma in una piccola nicchia dalla forma apposita che aveva incavata sul torso metallico e improvvisamente si appostò dietro ai suoi simili e si chiuse su sé stesso, riducendosi ad un piccolo cubo impossibile da aprire: evidentemente il suo compito era quello di proteggere il Chaos Emerald dai nemici. Dopodiché i robot armati si fiondarono contro i cinque compagni, dando vita ad un aspro combattimento.                                                                    
Tails, Sonic e gli altri erano praticamente sfiniti, sia a livello fisico che mentale, e affrontare quel numero spropositato di robot non si stava rivelando di certo una passeggiata.

-Confermo Tails! Mai avuta sorpresa più piacevole di questa!!- Esclamò sarcastico Knuckles, mettendosi in posizione d’attacco. Nonostante la stanchezza, riusciva a cavarsela piuttosto bene, ma i suoi potenti pugni avevano una velocità limitata a causa della temperatura che lo appesantiva, perciò cercava piuttosto di evitare gli attacchi del robot spadaccino e di quello armato di shuriken  piuttosto che cercare di attaccare.

“Adesso basta!”Pensò l’echidna spazientito: con riflessi felini riuscì ad evitare il colpo sparato dal cannone laser posto in sostituzione del braccio di un droide alle sue spalle, lasciando che al posto suo venisse colpito il robot spadaccino davanti a lui; infine si rialzò saltando per evitare un secondo colpo dell’automa e ne approfittò per colpire il robot ninja al suo fianco con un pauroso gancio destro. Knuckles riuscì a vedere il robot cadere nel vuoto, rovinare contro una roccia sporgente dalla lava e infine piombarvi in uno schizzo di colore giallo accecante; ma nello stesso tempo dovette fare i conti con la temperatura impressionante del metallo con cui era fatto il robot colpito, che gli provocò un istantaneo dolore lancinante alle nocche.

-Fa attenzione rosso!- Gli gridò Sonic da lontano, notando che il robot armato di sciabola si stava avvicinando all’amico per ferirlo approfittando della sua distrazione; Knuckles si girò di scatto, ebbe il tempo di alzare una mano per ringraziare l’esclamazione del riccio, si spostò a destra per evitare le fiamme lanciate dal robot e si abbassò celermente; poi con una violenta spazzata lo scaraventò lontano facendogli fare la fine di quello ninja.

Mentre Sonic si era voltato per avvertire l’echidna un automa lo colpì con un pugno in pieno volto. Il riccio barcollò per il dolore per un istante poi, più veloce del suono si passò la mano sul labbro inferiore che gli sanguinava e scattò verso un pilastro roccioso che si ergeva in mezzo alla lava, spiccò un salto e aspettò di toccarlo completamente coi piedi, infine si diede lo slancio ed eseguì un perfetto e rapidissimo Spin Dash aereo, mentre i droidi posti sotto di lui cercavano invano di colpirlo con laser, fiamme o proiettili. La mossa di Sonic fu rapida e fatale per i robot: velocissimamente e con pari veemenza piombò sulla testa di un nemico facendolo esplodere, da uno rimbalzò su un altro e poi su un altro, che fecero inesorabilmente la stessa fine; poi il riccio atterrò  fermandosi in ginocchio e facendo un sorriso sghembo, mentre dietro di sé brillavano le scintille delle esplosioni provocate dalla distruzione dei droidi. Ma la sua compiacenza non durò a lungo infatti notò con la coda dell’occhio che Tails era in difficoltà: era in grado di contrastare due automi, ma il numero dei robot era tale che il povero volpino veniva preso di mira da cinque o sei avversari contemporaneamente e non riusciva a contrastarli. Un automa stava avanzando pericolosamente verso Tails e quest’ultimo continuava ad indietreggiare verso il limite della grande piattaforma rotondeggiante e pietrosa sulla quale stavano combattendo e verso la lava che spumeggiava pochi metri sotto di loro. Tails sentì che quella volta non avrebbe potuto raccontarlo in futuro e vide con terrore quel robot avanzare sempre più velocemente, pronto a scaraventarlo fra le braccia di una morte scottante; ma all’improvviso il coraggio dettato dalla volontà di non deludere il suo migliore amico si innescò all’improvviso nel suo cuore e nella sua mente così, non appena il robot fu a pochi centimetri da lui spiccò un salto e fece roteare le sue code verso l’alto, facendo sì che il robot, invece di colpirlo, scivolasse a sua volta nel vuoto e fosse inghiottito dalla lava. Il volpino però non aveva considerato che mentre levitava in aria era facile preda per le armi da fuoco e per il cannone laser di due automi che lo stavano puntando con aria spietata. Fortunatamente Sonic era intervenuto e con una spazzata e due potenti pugni era riuscito a mandarli in corto circuito. Stava per finirli quando notò con terrore che Tails, sceso di nuovo a terra, gli stava indicando spaventato che un robot ninja era dietro di lui pronto per colpirlo a morte infilzandolo con i lunghi e appuntiti artigli di ferro che aveva fissati sopra alle sue mani metalliche. Quei robot erano effettivamente troppi anche per lui, il paladino della giustizia di Mobius, che provò ad atterrarlo con un pugno ben assestato ma venne improvvisamente bloccato da una violenta fitta alla ferita, che gli procurò un dolore immenso al braccio; così non riuscì a trovare un contrattacco efficace per riuscire a sbrogliare quella situazione disperata. Ma proprio quando ormai sembrava tutto perduto, quando il robot ninja aveva alzato lentamente il braccio col quale lo avrebbe colpito facendo sfoggio di tutto il sadismo che teneva uniti i suoi circuiti, quando ormai Sonic si era rassegnato voltando la testa dall’altra parte e aggrottando la fronte e proprio mentre Tails stava per gridare il nome del proprio fratello di latte con la voce rotta dal pianto di fronte a quella scena; gli occhi del droide si spensero ed esso cadde sulle proprie ginocchia, e rovinò a terra ai piedi di un Sonic sbalordito, che non riusciva a distogliere lo sguardo dalla carcassa del robot, attraversata da scariche elettriche talmente veementi che di tanto in tanto la facevano sobbalzare. Quando finalmente riuscì a riprendersi dallo shock il riccio vide che il suo misterioso salvatore non era uno dei suoi compagni come si sarebbe aspettato, bensì un nemico munito di cannone laser, che se ne stette per qualche secondo col braccio in avanti e con la propria arma fumante protesa verso il compagno che si divincolava a terra, preda della violenza dell’elettricità finché, dopo un secondo colpo del laser del compagno, smise di agitarsi e i suoi resti iniziarono a fumare. Non si può dire che il ringraziamento di Sonic di fronte a quell’inaspettato salvataggio non fosse stato caldo: il riccio sfruttò l’occasione per sfrecciare come un fulmine contro l’automa armato di cannone, si appallottolò su sé stesso e iniziò a rotolare con un velocissimo Spin Dash colpendolo in pieno petto e impattando contro d lui con violenza. Il robot venne sbalzato via e colpì con la schiena meccanica il pilastro che Sonic aveva sfruttato per compiere la propria mossa volante mandandolo in frantumi e precipitando inevitabilmente al di sotto del campo di battaglia. Mentre Sonic guardava soddisfatto il robot sconfitto fondersi nel magma si arrovellava la mente, incapace di capire per quale strano motivo avesse distrutto il robot che stava per ucciderlo; una voce profonda e con un tono arrogante lo distrasse:

-Hai visto Sonic? Adesso ci credi che Eggman voleva tenderci un’imboscata?- Chiese in tono di arrogante rimprovero Shadow, mentre era impegnato a schivare i fendenti di un robot spadaccino. Sonic aggrottò la fronte e non rispose: notò che persino Shadow the Hedgehog che aveva avuto una performance di combattimento praticamente impeccabile contro i robot che avevano affrontato alla Leaf Forest stava accusando per la fatica e la stanchezza. Non che l’essere perfetto fosse in difficoltà, era soltanto meno in forma del solito.

Nonostante il leggero calo fisico comunque, Shadow riusciva a tenere perfettamente testa agli automi che lo attaccavano e lo prendevano di mira anche limitando al minimo l’utilizzo dell’energia del suo inseparabile Chaos Emerald verde, del quale cercava di fare a meno per evitare un consumo inutile di forze. Non c’era nulla da fare per il robot armato di lanciafiamme che stava duellando col riccio oscuro, l’esito del combattimento era praticamente già scritto: mentre l’arma dell’automa emetteva un’enorme vampata di fuoco contro il petto del riccio oscuro quest’ultimo, a velocità impressionante gli sgattaiolò sotto le gambe e, non appena si trovò schiena contro schiena con esso si voltò repentinamente e prese la sua testa, voltandola con forza e spezzando i cavi che la tenevano dritta in avanti, il capo dell’automa era irrimediabilmente girato all’indietro; infine Shadow lo colpì con un violento calcio e lo scaraventò contro un atro avversario, il quale venne deturpato dall’esplosione che provocò quello col lanciafiamme e cadde in corto circuito a sua volta. Un robot ninja gli lanciò uno shuriken a tradimento, ma i riflessi del porcospino furono istantanei: spiccò un balzo e fece un’elegante capriola all’indietro per evitare l’arma del nemico, che andò a conficcarsi nella roccia della parete del vulcano. Non appena toccò terra con la suola dei suoi pattini a reazione Shadow si diede una spinta e sfrecciò contro il robot ninja rapidissimamente, poi strinse nella mano lo smeraldo il quale gli conferì un’immensa energia che si manifestò sotto forma di una luce abbagliante, infine con la medesima mano gli sferrò un veemente pugno all’altezza dello stomaco che gli lasciò un’enorme apertura nel torace. Il robot indietreggiò stordito dal colpo e rovinò a terra, mentre Shadow recuperava energia respirando profondamente e appoggiando le mani alle ginocchia.

Intanto che il porcospino nero si lanciava all’attacco di un altro automa che dalle sue spalle gli aveva sparato una pallottola che gli aveva sfregiato la gamba destra sfiorandola, Rouge era impegnata ad ingaggiare battaglia con tre automi e a coprire l’audace iniziativa di Knuckles che, da parte sua si stava avvicinando furtivamente al robottino che si era chiuso a cubo, per cercare di riuscire a trovare un modo per aprirlo e recuperare il tanto bramato Chaos Emerald blu cobalto. Rouge sferrava calci volanti a tutto spiano, i suoi pugni erano letali e nessuno dei nemici si era accorto del compito che stava faticosamente svolgendo l’echidna pochi metri dietro di lei. Iniziava a perdere lucidità per la stanchezza, ma non poteva permettersi di fallire, l’esito della missione dipendeva in parte da lei. Talora lanciava occhiate preoccupate a Knuckles, per assicurarsi che stesse bene e sperando di ricevere presto un cenno che le facesse capire che finalmente era riuscito a prendere lo smeraldo.  Ma al contrario delle rosee prospettive della donna pipistrello, la condizione di Knuckles era tutt’altro che felice. Il robot che custodiva gelosamente la gemma non era affatto che disposto a cederlo a quell’echidna e nonostante gli sforzi di quest’ultimo il cubo meccanico robotico era ostinatissimo a rimanere serrato.

“Forza!! Apriti maledettissima lattina compressa!!” Imprecò Knuckles a denti stretti e iniziando a perdere le staffe. Riempì il malcapitato metallico di pugni violentissimi senza ottenere risultati concreti oltre a leggere ed impercettibili ammaccature; cosa che lo mandò in bestia: lo prese in mano e lo sbatté violentemente a terra ripetutamente, ci saltò sopra più volte, provò addirittura a minacciarlo di gettarlo nella lava, ma le sue provocazioni non ebbero effetto.

Intanto Rouge stava impegnando i nemici con grande destrezza: un robot aveva approfittato della distrazione di lei nel momento in cui si era voltata verso il compagn per attaccarla alle spalle con la vampata di un lanciafiamme, ma lei, con una rapida e raffinata battuta d’ali si avvicinò all’automa col cannone laser che le stava davanti ed eseguì una magnifica verticale, poi si sbilanciò all’indietro e, mantenendo i piedi uniti gli rifilò un veemente colpo, che gli distrusse parte della schiena. Mentre il robot esplodeva la ragazza scattò di schiena contro l’avversario col lanciafiamme e lo colpì con una gomitata. Sentì un insopportabile dolore al gomito a causa del calore e della durezza del metallo, ma non si fermò a lamentarsi: prima che il robot potesse riprendersi gli mollò una potente ginocchiata e con un calcio gli portò via la testa di netto. Mentre il corpo dell’automa esplodeva e veniva oltrepassato da scariche elettriche Rouge notò con terrore che un androide era riuscito a sfuggire dalla sua attenzione e, accortosi di Knuckles che si agitava per riuscire nel suo intento chinato verso il robottino, si stava avvicinando furtivamente alla schiena di lui con la sciabola brandita verso l’alto.

-KNUCKLES NOOOOOO!!!- Gridò la ragazza correndo in suo aiuto.

Knuckles si voltò immediatamente e gli si gelò il sangue nelle vene. Vide la folle luce omicida negli occhi di quell’automa. La sciabola alzata. La sciabola che si abbassava vertiginosamente. Strinse le palpebre, come per cercare di alleviare il dolore acuto che avrebbe sentito. Non vide altro. Sentì un grido. Spalancò gli occhi: vide le gocce di sangue cadere silenziosamente a terra. Vide Rouge che si reggeva a malapena in piedi di fronte a lui con le mani che tremavano premute contro il suo fianco dove si intravedeva la sua tuta nera tranciata di netto e il liquido vermiglio che scendeva copioso dalla ferita che l’arma da taglio le aveva provocato. Cadde e si accasciò a terra, mentre il suo volto si contraeva in un espressione si pura sofferenza. A Knuckles mancò il fiato: si getto vicino a lei e con una carezza le asciugò le lacrime mentre lei lo guardava con una dolcezza mai dimostrata prima; tentò di dire qualcosa ma non ci riuscì e, in preda al dolore perse i sensi mentre Knuckles, stravolto, si abbandonava ad un urlo disumano e straziante.
 
NOTE DELL’AUTRICE:

Et voilà! :) Lo so, lo so…anche questa volta sono in ritardo, scusatemi!!! >_<
È tanto che avevo in mente il capitolo di Lava Reef ma non appena mi sono trovata a scrivere mi sono resa conto che quello che avevo in mente era veramente TROPPO lungo così sono andata nel pallone e non avevo idea di dove finire O.O ergo mi sono fermata in un punto tragico… scusate! ^^” Almeno mi auguro che la parte finale abbia suscitato un po’ di suspense!! *-*
Per il resto non voglio anticipare nulla!! Siamo vicini a una svolta nella storia, spero che siate curiosi e vogliate continuare a seguirmi!! Non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni!! <3
Per quanto riguarda i ringraziamenti vorrei mandare un grande bacio a Lilla99 che ha letto tuuuuuuuutta la storia e ha recensito subito! (Thank you sweety!! **), a Xelfilia che riesce a trovare un po’ di tempo per la mia fan fiction nonostante tutto, ma anche a chi legge e basta! ;)
Un abbraccio megagalattico,
Lucia

 
 

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Capitolo 9
*** La verità mascherata da un'alleanza ***


-CAPITOLO NONO-
La verità mascherata da un’alleanza

 
All’interno del vulcano di Lava Reef il terreno era scottante, l’aria irrespirabile a causa dei fumi prodotti dalle carcasse dei robot e dalla fuliggine e la stanchezza e la frustrazione dei compagni erano un’ulteriore fonte di abbattimento; ma nessuna di quelle elencate era la causa dell’immensa sofferenza che provava Knuckles in quel momento. Era in ginocchio accanto a lei, Rouge, al suo corpo steso a terra, e teneva disperatamente la sua testa fra le mani. Vide che il suo volto inespressivo di tanto in tanto veniva attraversato da un moto di dolore e le accarezzò con premura una guancia. Mentre la osservava con gli occhi velati di lacrime, si accorse con un misto di gioia e di sorpresa del suo respiro irregolare e stentato: capì che era sempre viva e che con un po’ di fortuna avrebbe potuto cavarsela. Avvicinò il viso al suo orecchio e le disse tentando di farla sforzare a non perdere del tutto i sensi:

-Rouge! Rouge!!! Tranquilla, ce la farai! Tu sei forte! Non te ne andrai!!- Anche se dal tono della sua voce si poteva evincere che lo ripeteva più per sé stesso che per lei.

In quel momento Tails si precipitò in suo soccorso e dopo averle preso il polso si rese conto che la donna pipistrello poteva davvero essere salvata: ma dovevano agire in fretta. Tentò di tranquillizzare Knuckles alla meno peggio e, dopo aver rivolto di nuovo la sua attenzione alla ragazza le strappò con decisione  un lungo lembo del tessuto che le rivestiva le gambe e glielo fasciò meglio che poté tutt’intorno alla vita per impedire che perdesse ulteriore sangue. Poco lontano Sonic, atterrito, al quale il volpino aveva intimato di allontanare i robot da sé Knuckles e Rouge, cercava di infondere coraggio all’amico echidna, mentre attaccava con la poca forza che riusciva ancora a sfruttare alcuni della quindicina di automi che continuavano imperterriti ad ingaggiare battaglia, anche se perfino lui tratteneva a stento la propria preoccupazione. In fondo era lui che aveva insistito per addentrarsi nel vulcano e recuperare lo smeraldo, e se Rouge non ce l’avesse fatta non avrebbe mai potuto perdonarselo. Anche Shadow era scosso dall’accaduto ma ovviamente non lo avrebbe mai palesato, si limitava a colpire con una violenza allucinante i robot che tentavano di attaccarlo, non si curava delle sue energie che si stavano esaurendo sempre più, cercava solo un modo che potesse idealmente vendicarla. In fondo teneva a lei, nonostante tutti i difetti femminei che potesse avere, anche se la trattava spesso con disprezzo, l’ammirava e provava qualcosa per lei: non era amore; né affetto. Semplicemente complicità. Ma la reazione di Shadow non era nemmeno lontanamente paragonabile a quella che si stava scatenando dentro Knuckles, che sapeva che lei si era sacrificata per salvare lui. Sentì dolore, impotenza, un sentimento che non seppe definire, dispiacere, ma infine un impulso ebbe il predominio su tutti gli altri: la rabbia. L’ira lo fece letteralmente esplodere e senza controllarsi si scaraventò contro il robot che l’aveva ferita, che aveva ancora la lunga sciabola intinta di rosso, e, con una forza impressionante, gli staccò di netto il braccio nel quale teneva la sua arma. Il droide barcollò spiazzato dalla perdita dell’arto prima di essere infilzato con la sua stessa sciabola proprio sul grande simbolo rosso che ritraeva la testa del suo creatore, piazzata leggermente a sinistra sul suo torace, all’altezza del cuore. I sistemi interni dell’automa vennero irrimediabilmente danneggiati e infine rovinò a terra con un tonfo spaventoso, dove esplose poco dopo.

-Knuckles! Rouge non deve rimanere qui un minuto di più!! Dobbiamo portarla il più presto possibile al Tornado!! Lì ho il mio kit medico e cercherò di curarla!- Esclamò il volpacchiotto per farlo tornare in sé. L’echidna si voltò verso di lui, che era chinato vicino a Rouge e lo guardò negli occhi. Tails vide che il viola di quelli di Knuckles era coperto da un’amarezza e da un’impotenza che non riusciva a celare e il volpino tentò allora di tranquillizzarlo sfoderando tutta la sua sensibile dolcezza:

-Ehi, tranquillo Knuckles! Sono più che sicuro che se la caverà, non preoccuparti! La salveremo…te lo prometto!- Knuckles gli rispose piegando lievemente le labbra in un piccolo sorriso, diversivo col quale mascherò il suo vero stato d’animo. Poi l’echidna venne verso di lui e, con la massima delicatezza possibile, prese il corpo di Rouge e lo adagiò sulla sua spalla, dove appoggiò il suo ventre.

-Allora andiamo! Che stiamo aspettando?!!- Ribatté Knuckles,rivolgendosi alla volpe, che, da parte sua, rispose annuendo col capo con veemenza.

Tails si diresse correndo verso il cunicolo dal quale erano giunti al luogo dove si stava ancora svolgendo battaglia tra i robot di Eggman e Sonic e Shadow, ai quali Tails aveva raccomandato di tenere occupati i droidi d’attacco mentre lui e Knuckles cercavano di portare in salvo Rouge e, se era possibile, di recuperare il Chaos Emerald, anche se al momento la pietra non si stava rivelando la principale preoccupazione dei compagni. Non potevano permettersi di sprecare nemmeno un secondo, l’attacco di un automa poteva essere fatale: ne andava della vita di Rouge. Knuckles correva dietro a Tails, facendo attenzione a non far prendere troppi sobbalzi alla ragazza, mentre Shadow, con lo sguardo carico di corrucciata apprensione, seguiva i suoi movimenti. Fortunatamente notò in tempo che un robot ninja un po’ troppo audace si stava avvicinando velocemente a Knuckles, coll’intento di colpirlo coi propri artigli di ferro. Ma Shadow fu più celere del nemico e, dopo essersi avvicinato all’automa strinse con forza lo smeraldo che brillò di luce verde e gli conferì la sua energia. Shadow sentì la forza della gemma scorrergli nelle vene e, dopo averla controllata e concentrata nel palmo della mano lanciò contro l’avversario potenti e rapidissime frecce d’energia, che lo colpirono in pieno e lo scaraventarono lontano, dove esplose sul pavimento roccioso. Vicino a lui Knuckles gli rivolse uno sguardo apatico mentre Shadow, muovendo repentinamente la testa nella direzione in cui si trovava Tails gli riferì tacitamente di raggiungere il volpino e di fare in fretta. Infine l’echidna seguì il muto consiglio di Shadow, mentre il riccio, da parte sua, se ne tornava a combattere insieme a Sonic, che stava sferrando il suo attacco roteante micidiale per distruggere al più presto il maggior numero di nemici.

-Non riuscirò mai a passare di lì insieme a lei!!- Esclamò Knuckles riferendosi al volpino non appena lo raggiunse alla bocca del piccolo tunnel. Ma Tails non fece in tempo a rispondergli che l’altro aveva già portato all’indietro la mano che non usava per tenere la schiena di Rouge chiusa a pugno con l’intenzione di distruggere il passaggio con uno dei suoi tremendi pugni.

-No, no, no!! Non farlo Knuckles!!- Gli gridò Tails preoccupato piazzandosi davanti a lui con le braccia spalancate e riuscendo temporaneamente ad arrestare la folle idea del compagno. Knuckles gli puntò gli occhi in faccia e aggrottò le sopracciglia, come per chiedergli un motivo valido per sottostare alle sue parole. –Non distruggere tutto! Perderai solo tempo ed energie! Lascia, lascia che porti io Rouge dall’altra parte! Aggirerò il passaggio volando, mentre tu sarai libero di attraversarlo!- Aggiunse il volpino allungando le braccia tese verso di lui, con l’intento di prendere in braccio la donna pipistrello. Knuckles si voltò dall’altra parte con una negazione decisa. –MA QUANTO SEI TESTARDO!!- Gli gridò allora la volpe. – POSSIBILE CHE TU NON CAPISCA!?! Se non ci diamo una mossa sarà tutto inutile!!- Aggiunse mantenendo il solito tono.

Tutto inutile…” A Knuckles venne in mente l’immagine orribile della morte di Rouge e fu persuaso dalle grida di Tails e gli cedette il corpo di Rouge tra le braccia, intimandogli di fare attenzione. Il volpino annuì con decisione e tenne saldamente il corpo della ragazza in braccio. Mentre Knuckles si impegnava ad attraversare il passaggio che fino a poco tempo prima era stato percorso con tanta gioia, con un’angoscia di pari portata, Tails spiccò il volo grazie al movimento rotatorio delle proprie code e lanciò un veloce sguardo a Sonic, preoccupato per le condizioni fisiche e psicologiche del riccio ma soprattutto per gli strani brontolii e i saltuari scossoni che si stavano verificando all’interno del vulcano. Sonic notò lo sguardo dell’amico e alzando il pollice gli fece cenno di non impensierirsi per lui, dato che Tails aveva questioni più urgenti da sbrigare, poi si avventò contro il robot che stava per colpirlo con il proprio cannone laser; mentre l’amico procedeva volando col corpo di Rouge tra le braccia per raggiungere Knuckles. Il peso della donna pipistrello non era indifferente per il volpino il quale faticava a trasportarlo, ma non poteva cedere alla stanchezza e cercava di volare il più velocemente possibile. Nel punto dove Tails raggiunse Knuckles il sentiero rasentava la parete del vulcano e si offrì di portare ancora la ragazza in volo almeno fino alla rupe posta poco più in alto, dove si trovavano i paletti che sorreggevano il ponticello. Ma Knuckles notò che il compagno era spossato e affaticato e si oppose alla sua offerta.

-No assolutamente! Non se ne parla! Non devi stancarti, cerca di mantenere la lucidità per quando dovrai medicarla! La porterò io fino al cratere, appoggiala sulla mia schiena!- Sentenziò l’echidna irremovibile mentre Tails gli obbediva. Il volpino lo precedette poi a camminare mentre Knuckles, proseguiva per quel sentiero stretto dietro di lui, o meglio, al suo fianco, col volto rivolto verso il costone vulcanico, tenendo con una presa ferrea le gambe di Rouge per impedire che potesse scivolargli e cadere nella lava. Il volto di lei era appoggiato alla sua spalla e le sue labbra gli sfioravano gli aculei mentre si abbandonavano a sospiri e a gemiti che Knuckles si sforzava di interpretare; ad un tratto per momento gli parve che sussurrasse il suo nome e una nuova forte emozione prese posto a quelle che aveva provato fino a poco prima: la determinazione. Il sentiero seguitava con il passaggio angusto che avevano faticato ad attraversare anche all’andata, al ritorno per i due sembrò doppiamente peggiore. Tails si offrì gentilmente ancora una volta di portare la ragazza, ma Knuckles fu irremovibile e lo spronò a continuare. Il volpino cercava di andare avanti il più in fretta possibile mentre per l’altro cercare di procedere era un vero supplizio. Non poteva tenersi con le mani per non cadere perché le aveva impegnate a reggere Rouge, la lava scorreva minacciosa al suo fianco e ribolliva ancora più agitata sotto di lui, la strana deformità irregolare della roccia sotto i suoi piedi, che ora presentava piccole cavità, ora punti sporgenti, lo faceva scivolare e, come se non bastasse gli scossoni minacciosi provocati dal vulcano erano leggermente più frequenti e violenti. Knuckles non poteva e non voleva arrendersi, piuttosto sarebbe morto con lei. Le doveva la vita e salvare la sua gli sembrava l’unico modo per potersi sdebitare. Così tentava di procedere senza appoggiarsi con le mani, facendo molta attenzione a dove metteva i piedi; poi bastò un attimo: un’improvvisa scossa all’interno del vulcano, Knuckles perse l’equilibrio e istintivamente lasciò andare una gamba della ragazza per tenersi alla roccia e non cadere, il corpo di lei scivolò sulla sua schiena e  fu sul punto  di cadere quando improvvisamente a Knuckles venne un’idea: lasciò anche la gamba destra di lei liberando il proprio braccio, con il quale, prima che Rouge cadesse inesorabilmente dalla sua schiena, riuscì a trattenere il suo fianco sinistro premendola contro la sua schiena. La scossa finì, Knuckles si abbandonò ad un sospiro di sollievo e si rialzò in piedi, infine sistemò Rouge alla meglio, appoggiando le braccia di lei sulle sue spalle e riprendendo a camminare il più in fretta possibile lungo quel sentiero ostico a strapiombo sul magma da entrambe le parti, approfittando del momento di quiete della montagna incandescente per andare avanti. Quando finalmente riuscì a raggiungere la rupe, Knuckles fu enormemente sollevato; per un attimo aveva temuto il peggio, ma sapere che ormai erano vicini alla meta lo rincuorò enormemente: vide Tails che gli sorrideva e lo incoraggiava mentre si accingeva ad attraversare il ponticello ma non riuscì a sorridergli a sua volta che un forte dolore alla mano lo bloccò. Ne osservò il palmo e il suo volto si corrucciò; una ferita gli aveva leso l’intera mano, un’ustione: poco prima per appoggiarsi e non far cadere né sé stesso né la ragazza alla quale era più legato, aveva fatto pressione con la mano e la temperatura cocente della roccia aveva letteralmente consumato il suo guanto e bruciato parte della sua pelle. Fu sul punto di urlare ma poi si rese conto che la ferita che stava mettendo a dura prova la sopravvivenza di Rouge doveva essere molto peggiore e decise di non manifestare il suo dolore con grida o imprecazioni, bensì di procedere alle spalle di Tails che ormai era alla metà del ponticello. Il volpino era piuttosto inquieto, non del tutto a causa delle condizioni di Rouge, né per la lava che scorreva veementemente sotto le aste del ponte, ma dallo strano fumo che prendeva forma e che si distaccava da essa, sintomo di un’eccessiva agitazione del magma.

-Dai Knuckles, tieni duro! Ci siamo quasi!- Esclamò non appena fu dall’altra parte; poi si appostò in mezzo ai paletti lignei e tenne ben tese le corde che sorreggevano il ponte per impedire che oscillasse e per agevolare i movimenti del compagno il quale, non poteva sorreggersi e doveva contare solo sul proprio equilibrio. –Basta solo attraversare questo cunicolo e ci troveremo poco sotto il cratere! Poi non ci saranno più problemi una volta fuori…- Aggiunse affaticato Tails asciugandosi il sudore. –Facciamo come prima: mi passi Rouge, io la porterò dall’altra parte e tu lo attraverserai da solo! Un ultimo sforzo!- Esclamò deciso, prese Rouge tra le braccia sollevandola gentilmente dalla schiena di Knuckles, ma non poté fare a meno di notare l’espressione di rammarico di lui e infine lo sguardo gli cadde sulla ferita che aveva alla mano. Il suo volto si contrasse nel vederla poi, dato che il compagno non sembrava allettato dall’idea di dover procedere carponi e di peggiorare così l’ustione riportata enfatizzò:

-Sinceramente credo che a Rouge servirebbe qualcuno che la incoraggi e che la sostenga mentre la medico, ma se non te la senti di andare avanti troverò il modo di portarvi entrambi all’uscita!-

-Ma ti sei bevuto il cervello? Non ci riusciresti mai! Poi è ovvio che continuerò! Non sarà certo questa stupida bruciaturina a fermarmi!- Rispose acidamente e concisamente l’echidna. Tails sembrò apprezzare la sua decisione e spiccò il volo senza perdere altro tempo. Anche Knuckles si avviò attraverso lo stretto tunnel, appoggiandosi con una mano sola e il meno possibile e cercando di procedere in fretta, per non provocarsi delle scottature anche alle ginocchia. Il caldo lo faceva quasi svenire e il dolore che gli provocava la “stupida bruciaturina” era a dir poco lancinante, a discapito dell’epiteto col quale era stata definita. Quando Knuckles emerse dal tunnel Tails aveva già attraversato il resto del sentiero e si accingeva a portare Rouge in volo fino al cratere salendo con lei attraverso il varco che avevano attraversato per entrare nel vulcano di Lava Reef. Knuckles corse per raggiungerli lungo l’ultimo tratto di sentiero: non era più compatto come all’andata, ma crepato e rigato da delle vene di lava piuttosto ampie. Guardò in alto e notò che ormai Tails e Rouge erano finalmente fuori e iniziò ad arrampicarsi spiccando un salto e afferrando saldamente con la mano in buone condizioni la roccia friabile che fortunatamente non si sgretolò sotto il suo peso. Continuò a salire e finalmente gli si aprì davanti uno spiraglio di luce che lo sollevò enormemente, appoggiò le braccia fuori una alla volta e, dopo essersi dato una spinta con le gambe riuscì ad uscire e ad alzarsi. Era finalmente fuori. Respirò l’aria esterna al vulcano a pieni polmoni: non gli era mai sembrato così bello poter respirare. Dopo essersi ripreso cercò con lo sguardo Tails e vide che volava in discesa piuttosto celermente a debita distanza dal vulcano, impegnato nel portare Rouge al Tornado X il prima possibile. Fece un sorriso: il peggio era passato. Poi si mise a correre lungo la strada che costeggiava la parete del vulcano, per raggiungere con rapidità l’aereo, prestare ausilio al volpino e soprattutto a Rouge.

Nel frattempo all’interno del vulcano Sonic e Shadow erano ancora impegnati nella distruzione dei robot e, anche se la stanchezza fisica e morale non permetteva loro di sfoderare tutta la propria forza erano in netto vantaggio sugli avversari che sembravano non sfruttare a pieno le proprie potenzialità e voler mandare in fumo le proprie occasioni di colpire i due porcospini. A preoccupare i due rivali non erano di certo gli automi, poiché venivano letteralmente disintegrati dai loro colpi e talora erano danneggiati anche senza essere attaccati a causa delle temperature insostenibili che mettevano in corto circuito i loro sensori più delicati. Ma il calore prodotto dall’attività magmatica e il fumo che stava cominciando ad invadere la parte inferiore del vulcano rendevano l’aria pesante e irrespirabile anche per loro, inoltre i sempre più frequenti e minacciosi brontolii e le scosse che scuotevano tutto lo spazio circostante li mettevano leggermente sottopressione.

-Non voglio rimanere qui un minuto di più, tantomeno con te!- Esclamò un Sonic ansimante, rivolgendosi a Shadow mentre evitava slanciandosi verso sinistra un pugno sferratogli da un automa. –Va a prendere quel Chaos Emerald, ci penso io a tenerli occupati!- Aggiunse poi con un tono beffardo scagliando un calcio al robot che però si riprese subito e ricominciò ad attaccarlo.

-Dubito che tu riesca a “tenerli occupati”! Ho la sensazione che mi intralceresti ulteriormente!- Rispose a tono Shadow schivando il laser di un nemico scivolando in mezzo alle sue gambe e fiondandosi alle sue spalle dove poi lo colpì trafiggendogli la schiena con una massa di energia che gli conferì lo smeraldo.

-Senti signor “Io sono il più potente”: l’ultima cosa che voglio fare al mondo è continuare a discutere insieme a te dentro a un vulcano con questi rottami in mezzo ai piedi! Quindi recupera quella pietra e facciamola finita!- Sbottò Sonic mentre spiccava un salto di fronte ad un robot, poi tese le braccia in avanti, congiunse le mani e colpì con veemenza la testa del’avversario che si deformò ed esplose mentre ciò che rimaneva di esso rovinava al suolo.

Shadow fu costretto ad ammettere a sé stesso che la proposta di Sonic non lo disturbava affatto, anzi gli sembrò addirittura ragionevole così, mentre il sonico riccio blu si impegnava a fare fuori l’esiguo numero di androidi  rimanenti, si avventò contro il robottino che si era rivelato essere il più duro degli avversari, per cercare di riuscire in quell’impresa dalla quale Knuckles non era uscito vittorioso.             

Prese il piccolo cubetto robotico tra le mani e lo guardò con un’aria di sfida e con un sorrisetto arrogante in volto, poi fece una smorfia e gli mollò un pugno potentissimo in quella che aveva giudicato la sua parte più vulnerabile: l’impatto fu violento , ma non fece che rendere poco più visibili le ammaccature che gli aveva già provocato Knuckles. Shadow inarcò le sopracciglia, sorpreso dalla resistenza dell’automa ma ovviamente non si diede per vinto così presto e, trattenendolo con la mano sinistra strinse lo smeraldo nella destra e gli scagliò un altro gancio moltiplicando la potenza del colpo con il potere della pietra. L’urto fu devastante e l’aria sembrò tremare scossa dalle onde che propagò l’attacco del riccio, vi fu una forte vibrazione che sconvolse l’equilibrio di tutto il vulcano; un boato rimbombò dal basso; e infine tutto sembrò tornare alla normalità. Sonic si voltò con rapidità verso il rivale e gli lanciò uno sguardo per capire se era riuscito nel suo intento. Dall’espressione di Shadow fu chiaro di no.

Dannazione!” pensò il porcospino nero osservando con gli occhi cremisi l’automa che, nonostante la violenza della percossa si era appena deformato nel punto in cui era stato colpito. “E va bene! Guerra sia, ma ti assicuro che contro Shadow The Hedgehog non durerai ancora per molto!!” Pensò più agguerrito che mai e, dopo aver lasciato cadere a terra l’avversario, sfruttò il Chaos Emerald e gli scagliò una decina di violentissimi Chaos Spear che sfrecciarono come saette e andarono a segno accompagnate dal rombare del loro fragore e dalla voce di Shadow, che gridando aveva scandito il nome dell’attacco. Niente. Il robot fu a malapena deturpato e sul suo corpo si aprirono piccole spaccature, ma rimase serrato. L’unica conseguenza veramente tangibile fu che i nervi del riccio erano al limite della sopportazione.

-Togliti di mezzo Shadow!!- Il riccio nero non fece in tempo a scansarsi di lato che un fascio laser color turchese acceso gli passò a pochi centimetri dalla gamba e andò dritto a colpire il piccolo automa a terra. Shadow si voltò e vide Sonic seduto sulle spalle di un automa al quale aveva praticamente distrutto la testa senza però danneggiare i suoi sensori interni, i quali continuavano a far funzionare il cannone laser posto al braccio del robot. L’arma veniva manipolata dal riccio che, con un sorriso folle, dopo averla usata per mandare fuori uso e sconfiggere tutti i droidi d’attacco rimasti, la puntò contro il robottino che custodiva lo smeraldo, sperando di riuscire finalmente ad annientare la resistenza dell’automa. Dopo qualche secondo il laser iniziò a formare un minuscolo varco nel corpo del robot, ma la durata dell’operazione si rivelava via via sempre maggiore e il laser si esaurì prima che potessero esserci risultati concreti. Sonic, frustrato, saltò giù dall’automa e lo scagliò lontano con un calcio dove il meccanico malcapitato esplose.

-A quanto pare la tua grande idea non è servita a niente.- Scandì cinico Shadow non appena Sonic si fu avvicinato a lui.

-Ehi! Sbaglio o eri tu quello che doveva recuperare lo smeraldo!!!- Sbottò il riccio blu infastidito. Una violenta scossa fece tremare l’intero vulcano e dopo un forte boato la lava ribollì freneticamente. –Senti! Prendi quel coso e portiamolo via! Stiamo solo perdendo tempo!!- Aggiunse urlando infastidito. Vi fu un altro scossone. -Prendilo e andiamocene!!!- Concluse, preoccupato dallo strano comportamento del vulcano.

-ADESSO BASTA!!!- Gridò Shadow irritato, poi prese con violenza tra le mani il robot. Tutto si svolse in pochi secondi: il suo corpo si circondò di un’aura rossa e divenne anch’esso cremisi, nei suoi occhi infuocati si intravedeva tutta la sua ira. –CHAOS BLAAAAAST!!!!!- La sua voce risuonò potentissima e un’immensa quantità d’energia si scaricò sul robottino imprigionato nella sua presa e tutt’intorno a lui; per poco Sonic non venne sbalzato lontano dalla potenza inimmaginabile di quel colpo. Tutto venne avvolto da una luce accecante: si sentivano le urla di Shadow, delle scosse e dei boati sempre più forti che si trasformarono presto in un vero terremoto. il tungsteno di cui il robot era composto, materiale che fonde a temperature altissime, venne semiliquefatto dalla forza del Chaos Emerald e Shadow, tirandolo con entrambe le mani lo deformò fino a che non intravide il Chaos Emerald blu che brillava oltremodo. Senza perdere tempo Sonic corse accanto al rivale e prese lo smeraldo estirpandolo da quell’ammasso denso e fumante di metallo che teneva tra le mani. Il robot gli cadde dalle mani a terra, tornando al suo assetto principale ma sotto la forma di una carcassa irregolare, informe e fumante. L’alone rosso intorno a Shadow si diradò ed egli riprese la sua forma e il suo colore originali, sfinito dal dispendio di forze ma orgoglioso e soddisfatto. Tuttavia il suo compiacimento non durò a lungo, infatti l’energia del colpo si era propagata ovunque ed era convogliata all’interno del vulcano creando le condizioni ottimali per una grandissima eruzione.

-ANDIAMOCENE DI QUI!!- Gridò Shadow mentre la piattaforma su cui avevano combattuto fino a quel momento iniziava a franare e la lava ad alzare pericolosamente il proprio livello mentre le scosse non accennavano di fermarsi. Il riccio nero scattò rapidissimamente contro il cunicolo e lo attraversò con uno Spin Dash; seguito a ruota da Sonic che teneva in mano la gemma cobalto. Shadow procedeva velocissimamente ma ad un certo punto si fermò e si voltò per vedere dove fosse Sonic: lo scorse poco dietro di sé e gli intimò di darsi una mossa. Ma Sonic al contrario si fermò e, dopo essersi battuto una mano in fronte:

-IL RADAR!!!!- Esclamò e tornò indietro, ripercorse il cunicolo e lo vide a terra, lo prese rapidamente e cercò di correre via dietro a Shadow ma il magma fu letale e inghiottì il terreno sotto ai suoi piedi. Sonic fece uno Spin Dash e riuscì per il rotto della cuffia a percorrere il tunnel. Si girò e vide che la lava gli stava alle calcagna; corse il più in fretta possibile cercando di non farsi pesare il caldo, la fatica e la paura di non farcela. Ci mise tutte le sue forze e, mentre stava oltrepassando il passaggio più ostico del sentiero riuscì a superare il proprio limite e ad infrangere la barriera del suono. Gli sembrò di volare e raggiunse la rupe prima che potesse rendersene conto. Si fermò per un istante per recuperare un briciolo d’energia ma il magma continuava a salire accompagnato da rumori assordanti e non gli dava un minimo di tregua. Si fece forza e decise di attraversare il ponte correndo, ma la sua idea non fu felice: le barre di metallo si sbriciolarono sotto il suo peso, indebolite e bruciate dai fumi e della lava che continuava ad ascendere sempre più. Ce l’aveva quasi fatta, gli mancava solo l’ultima parte del ponte ma non riuscì a percorrerla: la pressione del magma aveva consumato e sgretolato le corde portanti e il ponte cadde inesorabilmente nella lava mentre Sonic rimase appeso con una mano alla roccia. Guardò la lava che saliva e che l’avrebbe sicuramente inghiottito, si sforzò di risalire ma non ce la fece, il suo braccio iniziava ad indebolirsi e, con le lacrime agli occhi fu costretto ad abbandonarsi a credere che fosse finita; stava per mollare la presa quando una mano gli afferrò saldamente il polso e lo strattonò su con forza. Era Shadow. Sonic riuscì a risalire e alzò la testa per ringraziarlo ma il riccio nero era già sfrecciato verso l’uscita gridando:

-CHAOS CONTROOOL!-

Sonic si rialzò ansimando e percorse il secondo cunicolo allontanandosi il più in fretta possibile dall’oppressione della lava. Gli mancava poco per arrivare al cratere e pensò a un modo rapido per attraversare l’ultimo tratto e sfuggire definitivamente alla morte che gli scorreva minacciosamente dietro e inghiottiva tutto.

Forza Sonic puoi farcela!!!” Pensò lanciando uno sguardo allo smeraldo che stringeva in mano ripensando alla facilità con la quale Shadow probabilmente era già fuori dal vulcano. “Coraggio! Almeno morirai provandoci!!” Aggiunse cercando di infondersi coraggio coi pensieri e guardando la lava pochi metri dietro di lui, mentre ansimando correva con le poche energie che gli erano rimaste. “TANTO NON HAI NULLA DA PERDERE!!” Arrivò al culmine del sentiero, guardò in alto e scorse la luce, si voltò e da qualunque parte guardasse vedeva la morte. Poi puntò i piedi per terra, spiccò un salto strinse lo smeraldo nel palmo della mano e, tenendo il radar nell’altra gridò:

-CHAOS CONTROOOOL!!!!- Una luce blu lo pervase, vide i colori e lo spazio sfasarsi, chiuse gli occhi, sentì un turbinio di emozioni e quando li riaprì era fuori, all’esterno, in aria. Aprì braccia e gambe per mantenere lo slancio e vide che sotto di lui volava rapido il tornado con Tails alla guida e Shadow in piedi sulla parte superiore del veicolo. Fece una capriola e si slanciò verso i compagni, atterrando con un piede e un ginocchio sulla fusoliera. Shadow lo guardò con apatia in mezzo alla quale però si intravedeva una punta di sorpresa. Sonic appoggiò la mano al timone posteriore del Tornado, poi la fronte alla mano e respirò a fondo. Fece un enorme sorriso compiaciuto e guardò lo smeraldo con soddisfazione. Ce l’aveva fatta. Come, non lo sapeva, ma c’era riuscito. Si sedette per riacquistare le forze e Tails fece sfrecciare via il Tornado X verso casa Prower dove Rouge avrebbe ricevuto delle cure più adeguate per facilitarle la guarigione che una semplice disinfettazione e fasciatura; mentre dietro, lontano da loro infuriava una spettacolare eruzione e il magma arancio incandescente e brillante ricopriva il territorio arido e nerastro di Lava Reef; i lapilli e delle enormi pietre venivano scagliate ovunque; il fumo grigio prendeva possesso del cielo e gli enormi boati che facevano tremare la terra si confondevano con il rumore dei motori dell’aereo. L’eruzione fu uno spettacolo mozzafiato quanto terrificante agli occhi di Shadow e soprattutto di Sonic che, fortunatamente, si limitarono a guardarlo e ad ammirarlo da lontano, salvi, a bordo del Tornado.

***

Il Dr. Eggman era davvero deciso di accelerare i suoi piani: non poteva prevedere le mosse di Sonic e, anche se fino a quel momento la reazione del tanto odiato “stupido riccio blu” era esattamente quella che aveva previsto, non poteva trascurare eventuali imprevisti o inattesi strafalcioni; né tantomeno che una “mocciosetta” venisse a conoscenza di informazioni preziose riguardo al suo piano. Così Ivo Robotnik, dopo aver fatto sforzare la sua materia grigia dal QI di 300, dopo essersi abbandonato a oscuri monologhi insondabili per chiunque, dopo aver calcolato tutte le più improbabili risorse che avesse potuto avere il nemico condendole con la giusta dose di sproloqui e di imprecazioni, prese la seria decisione di stare alle proprie parole: si sarebbe liberato di lei molto presto. E quel fatidico momento stava davvero per arrivare, anzi, era già alle porte. Camminò avanti e indietro per la sala principale della base tenendo il passo di un viaggiatore che va di fretta, sotto gli sguardi attoniti di Decoe, Bocoe e Bokkun che, forse per la decisione del loro creatore di tenere i suoi propositi il più nascosti possibile o per le loro poche risorse celebrali, non riuscivano ancora a capire i particolari del suo piano. Ad un tratto Eggman interruppe la sua marcia e alzò l’indice della sua mano, come per esprimere palesemente che era riuscito a trovare un’idea congeniale e si avviò di fretta fuori dalla sala sfregandosi le mani e con un espressione compiaciuta e ridente sul volto, incamminandosi verso la camera riservata a Amy Rose.

Il rumore dei suoi passi frettolosi rimbombò fra i corridoi freddi che conducevano alla stanza di Amy. Eggman procedeva velocemente per mettere in atto la sua decisione il prima possibile: voleva accorciare il tempo che lo divideva dal proprio trionfo, e nella sua mente iniziavano già a formarsi le deliziose immagini della sconfitta e della morte di Sonic, della nascita del suo impero, della sua tanto sognata Eggmanland, dell’alba della era del suo predominio incondizionato su Mobius. Il pensiero che quelli che a lungo si erano rivelate soltanto fantasiosi sogni infondati si stessero finalmente per trasformare in realtà accresceva il sorriso che si era formato sotto i suoi ispidi enormi baffi. Ad un tratto, mentre la sua immaginazione stava prendendo il largo, venne bruscamente riportata al mondo reale dalla fastidiosa voce robotica di Omicron che si apprestava a camminargli accanto per fornirgli le ultime nuove su ciò che si era svolto a Lava Reef, sul settore E-2 e sull’argomento che sembrava essere il prediletto dell’automa: la “la deficienza di pezzi”.

-Dottore, nemmeno questa volta le sonde inviate si sono impossessate del Chaos Emerald ed è impossibile recuperare e riutilizzare nessuno degli automi d’attacco… sono spiacente.- Scandì apatico, cercando di stare al passo del dr. Eggman. Lo scienziato umano sbuffò e commentò con un suono inarticolato.

-Sono stati riutilizzati tutti gli esoscheletri di medie dimensioni?- Chiese Eggman che era più in vena di dare ordini che di ascoltare il noioso rapporto di Omicron.

-No dottore, alcuni privi di armi sono ancora in attesa di fusione.- Rispose il robot, colto impreparato dall’inattesa domanda.

-Bene. Effettua la revisione dei sistemi di quello che ti sembra nelle condizioni migliori e preparami una decina di robot d’offesa.- Sentenziò Eggman, mentre sul suo volto risorgeva il ghigno di rallegramento che era stato spento poco prima.
-Sarà fatto immediatamente.- Ubbidì Omicron cercando di capire lo scopo della richiesta.

-Allora vai!- Gli ringhiò il dottore infastidito dalla sua presenza. Il robot annuì con sottomissione e fece dietrofront per andare a svolgere le commissioni che gli erano state affidate. –Ah, quasi dimenticavo!- Aggiunse Eggman fermandosi, inducendo l’automa a farlo a sua volta e a voltarsi verso il proprio creatore. –Avverti Bokkun che ho un lavoretto importante da fargli svolgere… digli di aspettarmi in sala comandi.- Concluse vagamente il dottore riprendendo a camminare e lasciando il proprio interlocutore attonito e incuriosito.

Il corpulento uomo oviforme era ormai giunto davanti alla porta della camera di Amy e, prima di girare la maniglia e di aprire la porta ripeté mentalmente il geniale discorso che stava per recitare come un attore esperto alla propria ospite. Finalmente strinse con forza il pomello e lo spinse un poco: quanto bastava per fare capolino con la propria testa rotondeggiante e baffuta all’interno della stanza celando il più possibile un’espressione sadica e soddisfatta mascherandola con un’affabile velo di cordialità.

-Posso entrare mia cara?- Esordì espansivo. Di lì in poi ebbe inizio la sua recita.

La riccia rosa stava seduta sul grande letto purpureo di pesante velluto e osservava con un’espressione indecifrabile la piccola finestrella di vetro smerigliato posta in altro, sulla parete. L’unica via di comunicazione con l’esterno, la sola minuscola via di fuga dalla prigione della Techno Base. Sola e in silenzio rimuginava su tutte le informazioni che era riuscita a racimolare e si perdeva nella babele delle sue riflessioni provando a supporre le mosse e i propositi di Sonic. Si tormentò e si scervellò per tentare di indovinare che cosa avessero fatto i suoi amici fino a quel momento, si chiese per l’ennesima volta il motivo della sua permanenza al fianco di quello che per anni aveva considerato il nemico e infine concluse che “il nemico”, in fin dei conti, le aveva fatto meno male del riccio che amava. Cercò di consolarsi considerando che magari adesso lui la pensava più di prima, addirittura pensò che ci fosse la possibilità che gli mancasse; infine decise di abbandonare quella fantasticheria e di prendere atto dell’opzione più verosimile: quasi sicuramente Sonic si sentiva in pace con sé stesso, libero e lontano da lei.

Fu la semplice domanda del dottore a riportarla coi piedi per terra e a distoglierla da quei pensieri contraddittori. Voltò di scatto la testa verso l’interlocutore e annuì mormorando.

-Ecco, volevo parlarti di una questione molto importante…- riprese Eggman entrando interamente nella stanza, senza perdere la sua aria amichevole. Amy lo fissò ascoltandolo con attenzione. –Ho riflettuto sulla tua volontà di non usare la violenza o quantomeno di non “distruggere” immediatamente quel riccio,- e qui si sforzò di trattenere alcune della numerosa sfilza di ingiurie e di offese con le quali era solito definire Sonic.-e credo che la tua decisione meriti di essere valutata e considerata. Ti chiedo scusa- Eggman faticò non poco a pronunciare questa frase, ma pensò al vantaggio che ne avrebbe tratto e ritenne che ne sarebbe valsa la pena- per essere stato così egoista a non averti lasciato modo di esprimere le tue idee e mi spiace di non averti dato agio nel condurre con me i preparativi della piccola lezione che vogliamo dare a Sonic. Siamo alleati non è vero?-

-Sì…- Disse debolmente Amy scrutandolo tra il curioso e lo stupito.

-Perfetto! Allora in nome di questa alleanza vorrei farti una proposta…- Continuò il dottore sorridendo sotto i lunghi baffoni. Amy lo spronò a continuare. -…che ne diresti di incontrarci con lui per una piccola discussione? Dapprima gli imporremo di smetterla di andare in giro a passare da grande eroe e lo accuseremo di essere ipocrita e opportunista, lo avvertiremo che abbiamo un progetto in cantiere pronto per punirlo per tutte le volte che ha commesso ingiustizie nei tuoi confronti, in poche parole cercheremo di costringerlo ad arrendersi senza usare la violenza. Il mio intento è quello di rendere il mondo più giusto e più equo per tutti, lo sai, e ho pensato che neutralizzare Sonic con le buone potesse accontentare entrambi… che ne pensi?-

Amy rimase come stordita da quel discorso, da quelle affermazioni così inaspettate e dovette pensare un po’ prima di rispondergli.

-E che faremo se non vorrà?- Fu tutto quello che riuscì a dire lei.

-Be’, tesoro, allora dovremo passare alle mani! Io ti ho fatto questa proposta per evitare il più possibile un inutile spargimento di sangue, ma se proprio saremo obbligati…- Aggiunse lui, il più naturale possibile.

-E va bene...- Acconsentì lei guardinga, sempre meno convinta dell’atteggiamento così amichevole di Eggman ma in cuor suo molto sollevata nel pensare di poter far riflettere Sonic senza che gli venisse fatto del male. È paradossale, ma pur essendo la prima a trattarlo con “irruenta” dolcezza e “tenera” violenza, non riusciva a concepire che qualcuno, riportando fedelmente le parole del dottor Eggman, lo distruggesse: al solo pensiero che una cosa simile potesse accadere, che qualcosa o qualcuno oltre lei si permettesse di torcere un solo aculeo al SUO Sonic risvegliava in lei un irrefrenabile istinto protettivo che la spingeva ad andare contro tutto e contro tutti per impedire con ogni mezzo che succedesse. Per questo si era mostrata così accondiscendente e propensa a quella strana richiesta che le era stata rivolta, senza pensare che le conseguenze della sua scelta sarebbero potute essere catastrofiche.

-MERAVIGLIOSO!!!- Esclamò lo scienziato oviforme battendo le mani e complimentandosi con lei per quella che definì “la sua ragionevolissima decisione” mentre una luce folle gli illuminava il volto e tutta la sua soddisfazione traspariva dal sorriso compiaciuto che gli si era formato al di sotto dell’attaccatura dei suoi irti baffoni. Fu l’impercettibile pecca della sua recita perfetta lasciarsi andare così tanto nell’esternare il proprio entusiasmo: Amy rimase colpita dalla gioia con la quale Eggman aveva proferito quel “Meraviglioso”; una felicità cupa, la palese espressione di un piacere oscuro che stava lentamente avvolgendo il suo cuore malvagio.

-Non  per guastare la tua contentezza, ma non sono sicura che acconsentirà tanto facilmente… Sonic non è così remissivo…Tantomeno con te… e con ME…- commentò lei con una vocina rassegnata e guardandolo con la fronte accigliata mentre le si inumidivano gli occhi. A quelle parole il sorriso di Eggman passò dalla gioia ad una beffarda compassione; si avvicinò alla riccia e prese tra le mani il suo delicato visino roseo poi sussurrò:

-Sai tesoro, io invece credo che sarà più che arrendevole.- Il suo bisbigliare sembrava quasi il sibilare di un serpente e, mentre Amy lo fissava con incredulo spavento e portava lentamente le mani ai polsi di lui per scostarli delicatamente dal suo viso, Eggman le asciugò le lacrime che le inumidivano i grandi occhi verdi.-Vedrai, gli presenterò gli accordi in modo tale che non potrà rifiutare; sarà PIU’ che arrendevole…- Concluse lasciandole andare il viso e avviandosi verso la porta della stanza con Amy che seguiva ogni suo movimento a metà tra lo stupito e l’impotente.

-Quando,- mormorò poi lei, sforzandosi di recuperare un minimo di ferma decisione.-quando ci sarà questo “incontro”?-

-Prestissimo mia cara! Anzi meglio, stasera stessa!- Esclamò il dottore voltandosi immediatamente al richiamo di quella domanda.
Amy sobbalzò. –Cosa? Sta-stasera?- Chiese flebilmente spalancando le palpebre. No, non era pronta. Non era psicologicamente pronta per rivedere il volto di Sonic dopo quei giorni che a lei erano parsi un’eternità. Non sapeva come avrebbe reagito, se sarebbe rimasta impassibile, se la sua indignazione avrebbe raggiunto livelli intollerabili e gli sarebbe corsa incontro come una furia brandendo il proprio martello per risolvere la questione alla vecchia inefficace maniera, o se lo avrebbe fatto per tornare da lui.

Eggman si accorse immediatamente della sua titubanza; non poteva assolutamente permettere che tutto venisse mandato a monte per le “stupide bizze adolescenziali” della giovane riccia, così tentò di rimediare subito:

-Suvvia piccola, prima ci leviamo il pensiero meglio è non trovi? Non sarebbe molto più stressante per te stare ad aspettare e a contare i giorni? Io lo faccio per te! Credi che mi alletti l’idea di dover vedere il brutto muso di quel riccio impertinente? No di certo, ma ripeto, prima andiamo meglio è!-

Ad Amy non piacque affatto l’improvvisa fretta del dottore, ma pensò che in effetti aveva ragione: sarebbe davvero rimasta a contare i minuti delle ore di ogni giorno prima di quella che Eggman aveva chiamato una “piccola discussione” e l’ansia l’avrebbe tormentata. Così disse al dottore che appoggiava l’idea di andare subito e la sua sconsiderata decisione fu definitiva.

-Così ti voglio mia cara! Provvederò subito ad avvertire Sonic! “Questa sera dopo il tramonto a Glyphic Canyon per parlare di una questione importante”. Sì, così andrà benissimo! Ti assicuro che non ti pentirai di avermi appoggiato!!- Con queste esclamazioni la recita di Eggman fu finalmente conclusa e, dopo aver rivolto alla riccia un saluto premuroso e incoraggiante uscì dalla stanza e richiuse la porta delicatamente, lasciandosi alle spalle un’Amy confusa, con uno doloroso “Non verrà.” che le echeggiava nella testa e con un altro inaspettato argomento su cui rimuginare per il resto del pomeriggio.

No, non te ne pentirai… ci sarà una bella sorpresina per te e per il tuo caro Sonic! Presto Mobius diventerà la mia tanto bramata Eggmanland” pensò il dr. Eggman fra sé e sé mentre si accingeva a raggiungere Bokkun nella sala comandi.

-Dottore! Mi dica!- Squittì Bokkun contento di poter servire il proprio creatore non appena lo vide entrare nell’aula principale con un sorriso grande e spaventoso sul volto. Il piccolo robottino era più che orgoglioso di sostituire il nuovo “collaboratore” del dottore, ma ciò che lo compiaceva di più era il fatto che era stato Omicron stesso ad avvertirlo che il dottore aveva chiesto espressamente ed esclusivamente di lui e ciò lo appagava oltremodo.

-Bokkun! Tira fuori la telecamera da quella sottospecie di borsa che ti porti appresso e registra tutto quello che sto per dire! Muoviti sottosviluppato essere robotico, che è urgente!- Ringhiò Eggman buttandosi a peso morto sulla propria poltrona girevole con un tonfo spaventoso, mentre il piccolo suddito, avvilito e spompato da quella risposta, ormai spentasi tutta la sua fierezza, si apprestava a sottostare agli ordini dello scienziato.

Bokkun schiacciò il tasto che avviava la registrazione e con una delle raggelanti e arcinote sghignazzate di Eggman si aprì il messaggio rivolto a Sonic che il dr. Robotnik  progettava e sognava da tanto tempo e che di certo non si limitava soltanto a: “questa sera dopo il tramonto a Glyphic Canyon per parlare di una questione importante”.

***

Il sole scendeva stancamente sempre più e preannunciava un romantico tramonto tinto di rosso e di viola che stava per dare spettacolo dietro i monti che si vedevano stagliarsi lontano da casa Prower quando Tails e i passeggeri del Tornado X tornarono proprio all’abitazione del giovane aviatore. Stanchi, stremati, feriti e doloranti riuscirono a tornare alla casa di Tails, che fino a quel momento si era rivelato il loro principale luogo di riunione, tutti sani e salvi. O quasi. Knuckles aveva reso piuttosto snervante il volo per il povero volpino, spronandolo ad andare alla massima velocità per giungere il prima possibile alla meta dove finalmente la vita di Rouge avrebbe finalmente potuto essere detta salva. Può sembrare assurdo e insensato questo improvviso interessamento per l’avvenente donna pipistrello da parte di Knuckles ma, al contrario di quello che può sembrare, la maleducazione e la sgarbatezza che caratterizzavano il suo atteggiamento nei confronti di lei erano un abile e potente diversivo: la offendeva, le dava dell’approfittatrice e dell’opportunista ma fondamentalmente la considerava un’amica o meglio, le voleva molto bene; solo che spesso il suo marcatissimo orgoglio tendeva a non darlo a vedere.

Ovviamente, non appena il Tornado X venne fatto atterrare l’attenzione di tutti, o quasi, venne immediatamente rivolta alla ragazza ferita: all'istante e con la massima cautela possibile venne portata in casa e adagiata sul comodo e morbido divano del piccolo e grazioso salotto. Tails le rivolse delle cure più efficaci e meno sbrigative di quelle effettuate in precedenza e, dopo averle disinfettato la ferita con cura e maestria la fasciò più volte con una garza bianca. Nessuno osava proferire una parola per non disturbare l’improvvisato medico o per quell’alone di amaro rammarico che si era propagato fra i compagni.

-Ha avuto fortuna… il taglio non è poi così profondo.- Asserì Tails dopo aver finito il piccolo intervento, interrompendo quel silenzio insopportabile rivolgendosi a Knuckles che, con un’espressione accigliata, osservava la giovane donna dormiente dopo essersi avvicinato al volpino.

-Comunque sia non possiamo assolutamente pensare di portarla con noi quando andremo a recuperare il prossimo Chaos Emerald.- Commentò sovrappensiero Sonic. Il riccio stava appoggiato al muro e guardava stancamente fuori dalla finestra lo scendere del sole perdendo le sue iridi verdi in quel meraviglioso tramonto e giocherellando collo smeraldo ceruleo che non si era ancora deciso di cedere al volpino. Quest’ultimo lo guardò con assenso e disse:

-Credo che sia fuori discussione… poverina…stavolta l’ha davvero vista brutta.- Poi abbassò lo sguardo verso di lei e scosse piano la testa, infine iniziò a rimettere a posto tutti i medicamenti che aveva utilizzato.

-MA COME PUOI ESSERE COSI’ EGOISTA!!- Sbottò Knuckles avvicinandosi con aria minacciosa al riccio blu. –BASTA CON QUESTA STUPIDA FARSA! Quattro smeraldi sono più che abbastanza per fermare un qualsiasi piano di Eggman! Ah, dimenticavo che c’è la possibilità che Eggman non abbia nessunissimo piano! Rouge ha rischiato la vita e noi ci siamo quasi spaccati le ossa per cosa?!-

Sonic smise immediatamente di gingillarsi con il Chaos Emerald e gli puntò gli occhi addosso.

-Frena i bollori rosso! Smettila!! Sicuramente Eggman non avrebbe mandato tutti quegli ammassi di rottami ricoperti di armi se non volesse gli smeraldi e se non avesse in mente una delle sue genialate da strapazzo! Quindi pensa prima di parlare!-

Knuckles non riuscì più a controllarsi: gli si gettò addosso e gli mise una mano intorno al collo portando indietro l’altra per preparare uno dei suoi micidiali pugni.

-Frena i bollori?! FRENA I BOLLORI?!?!- Ormai l’echidna aveva completamente perso il controllo e Tails si precipitò per aiutare i due amici a ritrovare la calma perduta. Sonic non si lasciò intimorire dall’improvvisa reazione di Knuckles e rimase a guardarlo con cinica apatia, cosa che fece imbestialire ancora di più l’echidna. –E’ stata tua l’idea di entrare in quel dannatissimo vulcano! LEI STAVA PER MORIRE A CAUSA TUA!!- Gridò sempre più forte, perdendo del tutto le staffe e puntando i suoi occhi pieni di disprezzo in quelli impassibili del porcospino. –Non ti sopporto più! Non sopporto la tua aria da grande eroe di Mobius, non sopporto il tuo egocentrismo, non sopporto le tue continue buffonate e soprattutto non tollero di dover rischiare la pelle soltanto perché tu hai litigato con la tua fidanzatina!!- Ringhiò e fece per stampargli il suo pugno in viso, ma Sonic si liberò dalla sua stretta e trattenne il colpo fermandolo con la mano. Nessuno dei due si curava minimamente di Tails che si sgolava e cercava disperatamente di farli smettere; e tutto si svolgeva sotto lo sguardo freddo e disinteressato di Shadow: quelle scenate infantili gli davano il voltastomaco.

-Punto primo: Amy non è la mia fidanzatina;- Rispose Sonic mentre dal suo sguardo da cinico diventava pungente.- punto secondo: non è colpa mia se Rouge ha voluto rischiare di morire per salvarti la buccia;- Aggiunse scansando l’echidna da sé.-e punto terzo: nessuno ti obbliga a stare qui a “dover sopportare il mio egocentrismo”! Per quel che mi riguarda puoi benissimo tornartene subito al tuo patetico lavoro di guardiano dal Master Emerald!-

-Grazie del suggerimento! Lo farò senz’altro!!- Ribatté velenoso Knuckles.

-MA INSOMMA BASTA!- Urlò Tails stancandosi di non essere considerato. –VOLETE SMETTERLA!!- Continuò, mettendosi in mezzo ai due litiganti e riuscendo finalmente a far cessare la loro violenta discussione. –Vi sembra questo il momento di mettersi a litigare!?!?- Li ammonì severamente il volpino accompagnando le sue parole con lo sguardo più intimidatorio che gli era possibile, anche se essere aggressivo e mettere a stare due spiriti caldi come Sonic e Knuckles non era esattamente la sua più spiccata qualità. Il riccio e l’echidna si scambiarono uno sguardo gelido mentre il secondo si discostava lentamente dal giovane Tails e riacquistava lentamente il controllo delle proprie inibizioni.

-Quando ti ritroverai solo nel momento del bisogno fatti un piccolo esame di coscienza e chiedi il perché al tuo menefreghismo.- Sibilò l’echidna voltandosi per andare ad appoggiarsi alla parete adiacente al divano dove stava riposando Rouge ancora priva di sensi.

-Me lo segnerò!- Fu la laconica risposta del riccio.

-Dai un taglio al sarcasmo o prima che il gioco finisca avrai un biglietto di sola andata per il paradiso dei ricci! E posso assicurarti che non sarà per mano del dr. Eggman!- Rispose Knuckles con le braccia incrociate al petto squadrandolo con aria di sfida.

-Per mano tua allora? Adesso sì che tremo dal terrore!- Esclamò il riccio sonico con un sorrisetto beffardo.

Shadow, da tacito e annoiato spettatore, alzò gli occhi al cielo con un evidente moto di disgusto e di disprezzo per i suoi due compagni e mentre rimirava il suo inseparabile smeraldo verde che teneva tra le mani si divertiva a lanciare rapide occhiate al volpino per osservare con cupa attenzione la sua gamma di espressioni che variavano dall’affranto all’impotente, all’indispettito. Nella stanza crollò un silenzio insopportabile che accentuò l’atmosfera carica di tensione fino a che Knuckles non si staccò repentinamente dalla parete con un ringhio attirando su di sé l’attenzione degli altri tre.

-Sono stufo.- Disse lentamente: quelle due semplici parole fecero cadere le braccia e spalancare gli espressivi occhi azzurri di Tails; Shadow si limitò a chiudere i suoi e ad abbassare la testa, rimuginando che, nonostante le scenate esagerate dell’echidna, non poteva biasimarlo. Tutto quello che fece Sonic fu guardarlo negli occhi a metà tra il curioso e lo scettico. Knuckles si scostò con decisione dalla parete giallo luminoso del salotto di casa Prower e si avvicinò alla porta della stanza, appoggiando una delle sue grandi mani sulla maniglia.

-Che stai facendo Knuckles!?!- Tails sapeva benissimo cosa voleva fare, sapeva che se ne sarebbe andato e che non li avrebbe più aiutati; nella sua voce trasparì tutta la sua amarezza e la sua speranza di ricevere una risposta diversa da quella che pensava, ma che, ne era consapevole, non sarebbe mai stata proferita dall’amico echidna.

-Me ne torno ad Angel Island. Lì non c’è pericolo che qualcuno non mi porti rispetto. Buona giornata.- Concluse, dopo essersi voltato per rispondere al volpino, poi aprì la porta e si diresse a quella d’ingresso, passando per l’atrio.

-NO! Aspetta ti prego! Abbiamo ancora bisogno di te!- Gridò il volpino correndogli dietro e prendendolo per un braccio. Knuckles si voltò immediatamente e fece per intimargli di lasciarlo con delle serie minacce, ma tutto quello che aveva intenzione di dire gli morì in gola non appena vide gli occhi supplichevoli del volpino puntati nei suoi. Si girò di nuovo, deciso più che mai a scrollarsi di dosso quel piccolo seccatore ma non fece in tempo che le parole del volpino lo indussero a fermarsi. –ROUGE ha bisogno di te!- Aveva affermato sottovoce, accentuando quel nome e assicurandosi che la sua frase non fosse colta da Shadow e da Sonic per evitare eventuali irritanti commenti ironici. –Ti supplico…- Mormorò il piccolo volpino con voce flebile e con gli occhi velati di lacrime.

-Mi dispiace Tails… ho preso la mia decisione. Il Master Emerald è rimasto incustodito per troppo tempo, è ora che io torni al mio dovere di guardiano.- Concluse sospirando e allontanandolo da sé delicatamente. Infine uscì di casa, la porta d’ingresso si chiuse alle sue spalle con un tonfo e il povero Tails, affranto, abbattuto e sbalordito rimase con la bocca leggermente aperta e le sopracciglia contratte in un’espressione di pura delusione che emergeva dai suoi occhi tristi e velati di lacrime. Se n’era andato davvero. Per un secondo il volpino aveva creduto che fossero solo parole, invece no. Così si trascinò stancamente in salotto, dove, scuotendo lentamente la testa, sprofondò sulla sedia a lui più vicina. Non era possibile. Prima Amy. Poi Knuckles. Tails alzò lo sguardo soffermandolo in quello di Sonic e si sforzò di trovare qualcosa da dire al suo migliore amico, qualcosa che gli comunicasse tutta il suo sconforto e il suo disappunto ma non riuscì ad emettere altro che un sospiro avvilito, forse molto più comunicativo che un mucchio di parole.

-Wow! Due in meno di una settimana! Che c’è Sonic, hai fatto un corso per allontanare da te il prima possibile tutti i tuoi sostenitori più fedeli?- Commentò ironico Shadow osservando dalla finestra la sagoma di Knuckles che si allontanava sempre più in direzione di Angel Island.

-Ehi! Non è di certo colpa mia se sono tutti così suscettibili e permalosi! Poi si tratta di Knuckles, quando si renderà conto che ha sbagliato tornerà…- Cercò di giustificarsi Sonic con aria sorpresa che serviva a tenere nascosta la sua lieve preoccupazione per la strana piega che avevano preso gli eventi. Shadow non rispose e gli lanciò un’occhiata scettica e sprezzante.

-Sonic, mi dispiace ma questo è troppo!- Esclamò Tails alzandosi di scatto e attirando l’attenzione di tutti su di sé, il tono della sua voce non era affatto quello consueto. –Suscettibili? PERMALOSI?!? Guarda che se c’è qualcuno che ha sbagliato e che continua a sbagliare quello sei TU!- Gridò la volpe in preda ad una crisi di nervi. Non voleva che ci fosse uno sfaldamento tra i suoi affetti più cari, era propenso alla collaborazione a quell’unita che veniva sempre proposta da Sonic in primis e che adesso proprio Sonic stava sgretolando inesorabilmente, e non tollerava che crollasse tutto in quel modo. Il riccio, dal canto suo, rimase stordito, attonito, disorientato da quell’accusa che gli veniva rivolta dal suo fratello di latte, dal suo migliore amico, e non aveva la forza di rispondergli. Mentre Shadow, apparentemente impassibile pensava: “Ecco il terzo.”

-E’ un momento critico, abbiamo bisogno di tutta la collaborazione possibile e tu cosa fai?- Continuava il volpino sull’orlo delle lacrime.

-Io… veramente non ho fatto niente…- Mormorò Sonic cominciando seriamente a veder crollare tutto il castellino della stima che aveva per il suo ego.

-Esatto!! Col tuo atteggiamento stai allontanando tutti da te e non fai assolutamente NIENTE per impedirlo!- Sbottò il volpacchiotto. –Non puoi pensare solo a te stesso! Non sei il centro del mondo! Non, non puoi!- Aggiunse scoppiando a piangere.

-Scheggia…- Borbottò Sonic in tono di scusa avvicinandosi all’amico ma Tails non lo fece continuare: si asciugò il volto con l’avambraccio e respirò profondamente per recuperare la calma, non poteva abbandonarlo anche lui.

-Credo che ciò che ha detto Knuckles non sia del tutto sbagliato… quattro smeraldi per adesso sono abbastanza,- disse prendendogli lentamente quello blu dalle mani e avvicinandosi alla piccola teca di legno con l’anta d’apertura in vetro adiacente al divano  dove lo ripose. -Quindi adesso interromperemo temporaneamente la ricerca…- continuò mentre i due ricci seguivano con lo sguardo ogni suo movimento. Poi prese il suo zainetto di logoro tessuto scuro, ne estrasse quello cremisi e quello giallo e li mise vicino alla gemma azzurra, tutte e tre le gemme brillavano intensamente. -…E TU andrai alla Techno Base e riporterai qui Amy: volente o nolente! Prima che quell’uomo obeso le faccia del male!- Concluse voltandosi verso di lui e sorridendogli debolmente. Sonic ricambiò il sorriso e acconsentì alla piccola missione che gli era stata affidata dall’amico.

“E stavolta a costo di dover radere al suolo quel ridicolo edificio!” pensò il riccio blu finalmente consapevole che il castellino della sua autostima, senza il sostegno dei propri amici era solo un castello di sabbia.

Era incredibile l’influenza che il piccolo volpino aveva su di lui. Sonic era capace di correre più veloce del suono, di distruggere da solo un intero esercito di robot, di mandare all’aria ogni diabolico piano del suo baffuto arcinemico, ma non riusciva a dire di no a quel tenero volpacchiotto, il giovane ed abile braccio destro che riusciva sempre a rimetterlo in carreggiata.

A Shadow piacque la decisione del volpino.

-E mentre Sonic va a fare il suo dovere di cavaliere e salva la donzella in difficoltà sarà più facile intrufolarsi nella base del doc. e scoprire tutte le sue carte.- Commentò Shadow beffardo.

-Non credi che sia pericoloso intrufolarti nella base?- Chiese titubante Tails.

-Affatto! Ti ricordo che conosco la Techno Base come i miei guanti! Sarà un giochetto da bambini.- Disse il riccio nero, deciso più che mai a capire cosa stava frullando nella mente di Eggman e a metterlo alle strette. Tails si illuminò in un sorriso a trentadue denti. Infine Shadow si avvicinò alla teca dove erano riposti i Chaos Emeralds e vi mise anche il suo verde che splendette vicino alle altre pietre. Quel gesto incuriosì il riccio blu e Tails il quale non esitò a chiedere perché l’avesse fatto.

-Se tenessi un Chaos Emerald con me l’energia verrebbe immediatamente captata dai sofisticati sistemi di sicurezza del dottore; inoltre non ho alcun bisogno di uno smeraldo per una visitina del genere!- Spiegò Shadow seccato.

-Andremo subito! Stanotte stes- Fece per dire Sonic, ma il suono del campanello di casa Prower lo interruppe arrogantemente. Tails si chiese chi potesse essere e formulò alcune ipotesi ma quando andò ad aprire la porta di casa rimase di stucco: non avrebbe mai immaginato lontanamente di trovarselo davanti, almeno non in quel momento, cosa che alimentò ulteriormente lo spiacevole senso di fastidio che provocava anche solo vederlo. Il piccolo robottino scuro non se ne curò e, sorridendo con malizia strinse a sé la sua grande
borsa verde.

-Ho un piccolo messaggio per Sonic da parte del dr. Eggman!- Esclamò Bokkun ridendo.
 
NOTE DELL’AUTRICE:

Be’… mi c’è voluto tanto ma alla fine ce l’ho fatta a concludere questo capitolo, lo so, vi ho lasciato sulle spine per quasi un mese ma spero che vogliate perdonarmi! (un’altra volta T.T)                                                                             
Sì, Sonic è riuscito ad usare il Chaos Control… spero che non lo abbiate ritenuto troppo inverosimile e forzato… ma era in una situazione di pericolo e dato che in Sonic Adventure 2 lo usa proprio per salvarsi le penne, spero che vogliate comprendermi e che siate clementi! °w°                                                                                                                                                                       
Rouge è praticamente salva (per ora xD), Eggman ha convinto Amy a prendere una strana decisione, Knuckles se n’è andato e la situazione per il caro vecchio Sonic è piuttosto incasinata! ù.ù Insomma, questo per dire che aspetto con ansia le vostre recensioni per sapere cosa ne pensate!! :D                                            


Un ringraziamento alla mia cara socia Giumy che mi sostiene sempre, e a tutti voi lettori! *-* Specialmente ad Amelia spicer, nuova lettrice: siete tutti meravigliosi! <3

Spero che i minuscoli e impercettibili accenni KnOuge siano piaciuti a tutti i fan della coppia! (Especially a Xelfilia <3)

Dedico con piacere questo capitolo a shinichi e ran amore perché è una di quelle persone che mi hanno aiutata più di chiunque altro ad andare avanti nello scrivere questa storia con le proprie recensioni! *-* (ehe Giuseppe, te l’avevo detto che mi sarei fatta perdonare! ^^)

Un bacione a tutti,

Lù <3

 
 
  

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Capitolo 10
*** Uniti, qualsiasi cosa accada ***


-CAPITOLO DECIMO-
Uniti, qualsiasi cosa accada.


Le interruzioni più inaspettate e solitamente più sgradite arrivano sempre quando meno te lo aspetti. Ti colgono di sorpresa e scelgono il momento meno opportuno per presentarsi e lasciarti spiazzato e, la maggior parte delle volte, incapace di riuscire a prendere una decisione razionale adatta a contrastare il tipo di imprevisto che ti si presenta davanti. Proprio quando pensi di avere un progetto completo e dopo esserti sforzato per calcolare tutti i più impensabili intoppi, gli imprevisti si materializzano dal nulla e in un batter d’occhio ti costringono a trovare su due piedi un’alternativa valida al piano accuratamente prestabilito e, poiché la maggior parte delle volte sono difficili o impossibili da frenare, mandano inesorabilmente tutto a monte.

L’evento apparentemente fortuito che aveva disturbato e che avrebbe messo sottosopra l’ordine della serata a Sonic, Shadow e Tails si era presentato sotto forma di piccolo robot, di colore a metà tra il nero e il blu scuro, con due vispi occhietti gialli e una capiente borsa a tracolla e aveva annunciato il suo arrivo in un modo del tutto insolito: suonando al campanello.

-Bo-Bokkun?- Fu tutto quello che riuscì a dire Tails dopo aver spalancato i suoi occhi azzurri e averli puntati contro il piccolo visitatore indesiderato.

Sonic fece capolino dal salotto affacciandosi nell’atrio, curioso di vedere chi avesse suonato alla porta di casa Prower, convinto che si trattasse di Knuckles: pensando che magari aveva messo da parte l’orgoglio ed era tornato per revocare la propria decisione di tornare ad Angel Island, ma in cuor suo sperando che si trattasse di Amy, ipotesi che scartò ancora prima di essere consapevole di aver formulato. Quando vide Bokkun sorridente e pimpante davanti ad un Tails abbattuto e impotente gli lanciò un’occhiata acida e sibilò con disprezzo il nome del piccolo tirapiedi robotico del suo arcinemico.

-Wow! La vostra accoglienza lascia molto a desiderare!- Squittì l’automa alzando il mento fingendo di essere offeso, poi volando passò oltre Tails e si avvicinò al salotto sorridendo.

-Cosa ti aspettavi, uno striscione sulla porta e una festa di benvenuto?! Sfortunatamente per te questi trattamenti non sono riservati agli scagnozzi di uno scienziato obeso baffuto!- Sentenziò Sonic velenoso mentre si accingeva ad avvicinarsi a lui in salotto seguito a ruota da Tails che, dopo aver richiuso tristemente la porta li raggiunse sempre più convinto che li aspettasse qualcosa di orribile.

-Ma guarda chi si rivede! L’amichetto della cugina del dottore! Era tanto che non ci si vedeva!- Esclamò il piccolo robot scuro dopo essersi adagiato a sedere sul piccolo tavolino del salotto di casa Prower, rivolgendosi a Shadow mentre frugava con aria indifferente nella sua borsa color verde scuro.

-Tappati quella bocca microbo!- Sibilò laconico Shadow lanciandogli uno sguardo folgorante scaturito da quelle parole quasi sprezzanti nei confronti di Maria.

-Di buon umore come sempre! Ehi, che è successo alla streg…ehm alla pipistrella?- Chiese poi Bokkun, incapace di celare la sua insopportabile e infantile curiosità.

-Non sono affari tuoi! E sappi che presto starai molto peggio di lei se non ti spicci a fare il tuo dovere mostriciattolo!- Gli ringhiò di rimando Sonic avvicinandosi minacciosamente a lui e piazzandosi di fronte al divano.

-E va bene, va bene! Microbo! Mostriciattolo!!! Giornata no eh?- Rispose l’androide con la sua vocina rauca sbuffando. –Io mi scomodo per portarvi un messaggio del dottore ed è così che mi ringraziate? Uffa!- Aggiunse Bokkun tirando fuori dalla borsa un improbabile televisore color giallo chiaro e premendo un piccolo tasto al lato dell’apparecchio. Immediatamente partì una registrazione: al centro dello schermo, seduto sulla propria poltrona girevole, appariva il dr. Eggman che diede inizio al messaggio con una delle sue mefistofeliche e arcinote risate, che fece comparire una smorfia di disgusto sul volto di Sonic. Automaticamente Shadow e Tails si misero accanto al riccio, per non perdere nemmeno una parola di quel filmato.

“Ehilà,Sonic! Come sta il mio lurido e schifoso puntaspilli blu preferito?! Ah, non rispondere, non importa; perché tanto presto ci penserò io a farti stare male come non lo sei mai stato!                                                                                                                                         
Devo ammettere che fin ora hai fatto un lavoro egregio con i Chaos Emeralds, complimenti! Ma credo che adesso sia arrivato il momento che quelle pietre giungano in mio potere! Non trovi che sia giusto fare un po’ per uno?”


E qui Eggman scoppiò in un sogghigno arrogante, ma poi il suo volto si incupì e il suo tono di scherno lasciò il posto a uno diametralmente opposto.

Bando alle ciance! Non ho tempo da perdere io: ho un mondo da schiavizzare! Faresti meglio a venire questa sera dopo il tramonto a Glyphic Canyon con tutti e quattro le pietruzze che hai recuperato se vuoi rivedere viva la tua bambolina! MUHAHAHA! Sarà grazie al tuo aiuto che Mobius diventerà la mia adorata Eggmanland! Che c’è, non ne sei felice?”

A queste parole Sonic sbiancò, spalancò gli occhi e gli caddero le braccia. Quello che più temeva si stava rivelando realtà, Eggman aveva smesso di fingere e stava rivelando la sua vera indole calcolatrice, approfittatrice, meschina. Tails rabbrividì e lanciò uno sguardo al suo migliore amico, sperando di vederci quella grinta ironica che era solita animarlo ma non fu così. Sonic era rimasto come ghiacciato. Altre volte si era trovato in situazioni simili, altre volte i suoi amici erano finiti nelle grinfie del dottore e avevano rischiato la vita, e tutte le volte la conclusione era stata la stessa, ovviamente una totale disfatta per il nemico e il suo formidabile trionfo; ma quella volta gli sembrò tutto diverso: non aveva tutti i suoi amici a spalleggiarlo, la sua autostima era perennemente sull’orlo del baratro e, come se non bastasse si trattava di Amy, la ragazza alla quale teneva di più e per la quale aveva appena scoperto di nutrire una sorta particolare di affetto, come la sua mente si impegnava a definire il suo sentimento per lei. Stava succedendo tutto nel momento sbagliato, tutto troppo in fretta e quello che sopra è stato definito come un imprevisto gli era letteralmente piombato addosso schiacciandolo senza che lui riuscisse anche solo a trovare i mezzi per contrastarlo.

Ricapitolando: fatti trovare tra meno di un’ora a Glyphic Canyon con tutte le pietre o l’unico luogo dove potrai andare a trovare la tua amichetta sarà il cimitero! E sappi che non mi faccio scrupoli a mandarla all’altro mondo, per me è facile come bere un bicchier… EH? CHE C’E’!?!?!??!?-

Questo brusco cambiamento di tono del dottore era dovuto all’entrata nella sala principale di Bocoe e Decoe che, con voce servizievole, lo informavano che gli avevano portato i suoi pasticcini e il suo the; Eggman si alzò dalla poltrona girevole imprecando a gran voce e uscendo dalla visuale della telecamera: si sentivano le sue colorite offese rivolte ai propri automi, le scuse mescolate alle grida di questi ultimi, un rumore di cocci infranti a terra, metallo che si infrangeva contro altro metallo e i risolini di Bokkun che si trasformarono subito in pianto molto probabilmente a causa di un vassoio da the che lo aveva colpito in testa sfrecciando alla velocità della luce.

-Ehm… Qui è meglio che mandi un po’ avanti la registrazione...- Disse Bokkun in imbarazzato, poi armeggiò un po’ coi pulsanti vicini allo schermo del televisore giallo e le immagini scorsero più in fretta.

Imbecilli.” Pensò Shadow, portandosi una mano alla fronte e, mentre scuoteva lentamente la testa si domandava come facesse un essere umano dal QI di trecento a essere in possesso di tale stupidità.

-Ecco!- Asserì il  robottino quando vide che l’immagine sullo schermo era di nuovo quella del dottore arrogantemente spaparanzato sulla grande poltrona girevole. Poi premette di nuovo il pulsante di forma triangolare per far ripartire il video.

Con un colpo di tosse Eggman si schiarì la voce per riprendere il suo messaggio dal tono trionfale.

“…un bicchier d’acqua! Vieni da solo e non tardare, non mi sono mai piaciuti i ritardatari!                                                           
Ovviamente se solo proverai a sfoderare uno dei tuoi tiri mancini o a giocarmi qualche brutto scherzo… sai cosa succederà! E lo stesso se ti rifiuterai di venire: io non ho nulla da perdere a togliere di torno quella mocciosetta ficcanaso!                                                                                                                                                                                         
Non credevo che avrei mai potuto dirlo ma non vedo l’ora di vederti Sonic anzi, non vedo l’ora di strappare dalle tue luride manacce le pietre che SENZA DUBBIO mi porterai tra poco! Sayonara verme ricoperto di spine!”


La registrazione si concluse proprio nel modo in cui era iniziata, con una diabolica risata del dottore, che fece gelare il sangue a tutti, a Sonic in particolare.

-Bene! Il mio lavoro è concluso!- Esclamò Bokkun raggiante con un sorriso a trentadue denti, orgoglioso di essere stato l’ambasciatore di un messaggio di tale importanza e ripose la televisione, non senza sforzi, nella sua inseparabile borsa verdastra. Sonic abbassò lo sguardo e strinse i pugni contorcendo il proprio volto in una smorfia di evidente disprezzo più comunicativa di un mucchio di inutili parole, sotto lo sguardo preoccupato di Tails e quello scettico di Shadow, che tuttavia non riusciva a nascondere un minimo di impercettibile apprensione per la situazione di Amy. –Suvvia! Animo! Che sono quei musi lunghi? Ah, ho capito! Qui ci vuole un piccolo regalino per far tornare tutti contenti!- Strillò ridendo malizioso l’automa e, in un batter d’occhio mise tra le mani di Shadow una bomba nera e rotondeggiante. Il riccio nero non fece in tempo a sentire il rumore inquietante della miccia che si consumava sprizzando allegre scintille che l’ordigno era già sul punto di esplodere. Il suo volto, solitamente inespressivo e scettico, venne attraversato da un’espressione indecifrabile: a metà tra il furibondo, l’impaurito e l’impotente; e, dopo aver passato la bomba da una mano all’altra la tirò in aria con uno scatto quasi incontrollato, dove essa esplose con un tonfo pauroso e rilasciò una quantità immensa di fumo scuro e fitto; senza lasciare a nessuno dei presenti il tempo di trovare un luogo sicuro per riparasi. Nei momenti in cui il fumo grigiastro fu il padrone indiscusso del salotto di casa Prower si sentì l’infrangersi del vetro delle finestre, i risolini insopportabili di Bokkun, un cigolio indistinto e lo sbattere di una porta, tutti smorzati dai colpi di tosse di Tails e di Shadow.

-Sonic! ovviamente è una trappola e prima di agire dobbiamo pensare a un modo per riuscire a salvare Amy senza lasciare che Eggman ottenga ciò che vuole! Non possiamo permetterci di perdere gli smeraldi, né tantomeno Amy, non sei d’accordo?- Valutò saggiamente Tails prima che il fumo provocato dall’esplosione si fosse diradato del tutto, scacciandolo con un veloce movimento della mano mentre con l’altra si puliva il viso annerito dalla polvere schizzata ovunque durante la detonazione; ma nessuno gli rispose. –Lo so che sei scioccato, ma vedrai che riusciremo a trovare una soluzione come sempre!- Ancora nessuna replica. –Ehm… Sonic?-

Quando finalmente il fumo se ne andò del tutto lo spettacolo che Tails vide comparire di fronte a sé fu tutt’altro che allegro, e una desolazione disarmante si impossessò del suo animo, come traspariva esplicitamente dai suoi occhi: i vetri della finestra erano stati completamente frantumati dall’esplosione e parte dei vetri erano tristemente caduti sul pavimento, la teca in vetro che conteneva i Chaos Emerald era stata completamente svuotata e l’anta che fungeva da chiusura della vetrina era spalancata così come la porta del salotto. Di Sonic non vi era traccia. E, come se non bastasse, il polverone scuro schizzato ovunque dalla bomba aveva ricoperto parte della parete color giallo vivo della stanza, cospargendola di pulviscolo scuro, come per sottolineare l’angoscia che aveva rivestito l’intera situazione.

-…Shadow…! Non è possibile! Non… non può essere…!- Constatò il volpino sconvolto voltandosi verso Shadow con gli occhi sbarrati in uno sguardo a metà tra l’attonito e il supplichevole: era come incapace di capire cosa fosse effettivamente successo in quell’arco di tempo, così denso di eventi seppur così breve.

Anche se quello che era successo non poteva essere più chiaro.

***

Era ormai tramonto inoltrato; le nuvole violacee spennellavano il cielo rossastro e lontano il sole era ormai sceso stancamente al di là del mare che sottostava alla verdeggiante isola fluttuante dando inizio ad uno scuro e triste crepuscolo che preannunciava la notte. Ma al contrario di quanto si possa pensare non stava per giungere una notte fresca e serena, non si trattava di una di quelle pacifiche notti tanto agognate durante dure giornate di lavoro, piene di folli avventure o logorate da guerre e combattimenti, in sostanza quella notte non si preavvisava affatto come una tranquilla e rincuorante pausa. Tutto questo però non impensieriva affatto il guardiano del Master Emerald che, ignaro o meglio, noncurante di ciò che stava succedendo alle sue spalle e fra quelli che fino a poco prima erano i suoi compagni d’avventura era finalmente giunto alla sua amata Angel Island, il suo rifugio, la sua dimora, la sua dolce casa. Stanco e non ancora del tutto ripresosi dal viaggio a Lava Reef si avvicinò anzi, si trascinò fino allo smeraldo gigante, salendo lentamente le scale marmoree che conducevano all’altare dove la grande gemma veniva da secoli custodita; e, non appena fu vicino alla pietra fece una delicata carezza alla sua superficie verde smeraldo, abbandonandosi ad un sorriso di sollievo nel rivedere l’oggetto del suo insolito lavoro. Infine chiuse gli occhi, sospirò e si sedette ai piedi dell’altare incrociando le braccia al petto. Era arrivato. Era di nuovo accanto alla sua gemma, pronto per ricominciare a trascorrere la sua vita di sempre. Eppure non era soddisfatto, si sentiva come vuoto. Aggrottò le sopracciglia. Cosa gli stava prendendo? Aveva finalmente chiarito con Sonic che lui non era un semplice mezzo per raggiungere i suoi improbabili scopi, aveva riscattato il suo orgoglio e aveva dimostrato che lui, Knuckles The Echidna, non  si lasciava comandare da nessuno e che era in grado di fare tutto quello che gli pareva esattamente quando gli pareva e, per di più era finalmente tornato a custodire il suo amato Master Emerald. Ma allora cosa c’era che non andava? Perché questo senso di incompletezza? Il suo pensiero fu più rapido della sua razionalità. Prima ancora che riuscisse a controllarlo un’immagine gli trapassò il cervello. L’unica risposta che non avrebbe mai voluto darsi. Inutile dire che l’immagine che rispondeva alle domande che lo assillavano era quella di una giovane donna pipistrello, con i suoi magnetici occhi di ghiaccio, con i suoi modi frivoli, con la sua spiccata femminilità che lui semplicemente detestava ma nel contempo, dalla quale era completamente affascinato. Aveva fatto la cosa giusta, aveva ricambiato con la stessa moneta il sacrificio che lei aveva fatto per lui: le aveva salvato la vita; e aveva rischiato ciecamente la sua per farlo. Aveva fatto tutto il possibile per evitare che ciò che lei aveva fatto per lui risultasse vano ma, nonostante tutto questo, aveva sbagliato in pieno e che quel c’è di peggio è che ne era pienamente consapevole. Era vero, l’aveva salvata, ma proprio nel momento in cui lei aveva bisogno che qualcuno le stesse accanto e la spronasse a mettere tutta la sua volontà per rimettersi il prima possibile, proprio nel momento in cui lui avrebbe dovuto mettere in secondo piano l’orgoglio per starle vicino e dimostrarle che nonostante tutte le incomprensioni e i litigi quotidiani teneva a lei, aveva fatto tutto il contrario. Aveva ceduto ai suoi impulsi e aveva risposto alle provocazioni di Sonic nel modo meno opportuno: reagendo violentemente. Aveva accusato Sonic di egoismo e di egocentrismo e ne aveva dimostrato altrettanto andandosene e mettendo un’altra volta la sua dignità prima di tutto. Tutti questi pensieri gli attraversarono la mente con l’unico scopo di trovare un modo per rimediare ai suoi errori ma lo stesso orgoglio che lui colpevolizzava gli impediva di fare la cosa più semplice: tornare indietro e chiedere scusa a tutti, in primis a Rouge. Ovviamente ritenne quell’ipotesi semplicemente inconcepibile. Decise di optare per una che non gli imponesse di doversi abbassare a chiedere perdono e a scomporre la sua figura fiera: aspettare che Tails o, più improbabilmente, Sonic, venisse da lui a Angel Island e gli chiedesse di tornare ad aiutarli; a quel punto avrebbe accettato. Sì, quella decisione era la più ragionevole. La sua espressione lievemente corrucciata si rilassò e, dopo aver aperto di nuovo gli occhi, li alzò al cielo per rimirare l’inizio di quella particolarissima notte, osservando il lento apparire delle stelle più brillanti.

***

-Tesoro sei pronta? È giunta l’ora di andare.- Disse cordialmente Eggman dopo essere entrato nella stanza che ospitava Amy, con un grande sorriso che gli illuminava quel suo volto intriso di malvagità.

La riccia rosa si voltò di scatto e lo osservò per un attimo prima di formulare la risposta. Lo osservo perché voleva capire cosa ci fosse nascosto, quali folli propositi stessero dietro a quella mente ossessionata dalla voglia di dominare e schiavizzare; ma ovviamente non riuscì nel suo intento.

-…Sì ma…- Disse infine, distogliendo lo sguardo da quella maligna e grottesca figura. -…è davvero strettamente necessario che venga anch’io…?- Chiese poi, tutto d’un fiato, d’impulso.

-Oh!- Esclamò il dottore facendo un leggero scatto indignato con la testa e simulando di essere stato offeso e ferito nel profondo. –Ma certo mia cara che è necessario! Abbiamo stabilito che siamo alleati e hai intenzione di abbandonarmi così? Dobbiamo sostenerci a vicenda nei successi e negli insuccessi! Poi se ci sarai tu sarà molto più facile fare leva su quel… riccio.- Eggman aveva trattenuto i gentili titoli che soleva attribuire al suo spinoso arcinemico e aveva parlato senza sosta, abituato ormai alle usuali recite che metteva in atto ogni volta che gli stava vicino Amy Rose,  senza neanche soppesare le parole che andava pronunciando, facendole uscire dalla sua bocca come un fiume in piena; cosa di cui si pentì amaramente immediatamente, quando la ragazza gli pose un interrogativo al quale non era preparato e che gli fece per un istante gelare il sangue nelle vene.

-E tu? Nemmeno tu mi abbandonerai… vero?- Domandò la riccia stringendo i suoi grandi occhi verdi in uno sguardo indagatore e puntandoli come un’arma in faccia al dr. Eggman. L’uomo sulle prime sembrò spiazzato e sorpreso, ma non le lasciò il tempo per capire cosa stesse davvero pensando, poiché la sua esitazione svanì immediatamente, lasciando spazio ad una singolare risposta.

-No tesoro, ti giuro che non lo farò…- Rispose poi, mentre sul suo sguardo compariva un’espressione di forzata dolcezza che sembrava quasi pena -…non lo farò, quanto è vero che mi chiamo Eggman!- Esclamò poi, avvicinandosi a lei e appoggiandole una delle sue sproporzionate mani sulla spalla con un sorriso tutt’altro che rassicurante.

Amy gli sorrise di rimando, ma il suo gesto serviva solo per mascherare la sua incertezza.

-Bene!- Asserì allora Eggman. –E’ tutto pronto: abbiamo un elegante mezzo di trasporto che ci aspetta al pianterreno mia adorata! Andiamo, che siamo già in ritardo!- Aggiunse poi in tono di conclusione. Amy iniziò a seguirlo, ma ad un tratto si fermò di colpo e gridò:

-ASPETTA!- Eggman, che aveva già messo mano alla maniglia della porta la ritirò chiudendola a pugno per sfogare tutto il disgusto che
provò in quell’istante per quella “stupida ragazzina viziata” e alzando gli occhi al cielo in segno di impazienza; il tutto facendo attenzione a non essere visto da lei.

-Cosa c’è adesso…?- Disse lui, fingendo di interessarsi all’improvvisa pretesa della giovane riccia dopo essersi voltato verso lei sorridendo cordialmente.

Amy non rispose e salì sul letto attraversando quel mastodontico giaciglio camminando a gattoni, poi, non appena giunta dall’altra parte si mise a sedere e aprì il cassetto del comodino posto accanto al grande letto a baldacchino, estraendone un piccolo quaderno rosa sul quale comparivano scritte in corsivo rosso con una calligrafia rotondeggiante e decorata da numerosi fronzoli le parole “Diario di Amy Rose” e una penna che Eggman giudicò stupidamente insensata e inadeguata, dato che sulla sua parte superiore presentava un morbido spennacchio color glicine. La riccia rosa si voltò con un mezzo sorriso e si strinse al petto il diario e la penna.

-Adesso sono pronta..!- Disse poi, pensando che una strana situazione di quel calibro meritava di essere immediatamente immortalata nel suo quadernino prediletto.

-Perfetto.- Sibilò Eggman, guardandola con un affetto talmente innaturale per il suo comportamento che a Amy sembrò quasi soddisfatto odio. Poi il dottore aprì la porta e si avviò per il corridoio della base, seguito a ruota da una Amy sempre meno convinta che le cose si svolgessero come aveva preannunciato il dottore.

-DECOE! BOCOE! Cosa state facendo!? Vi voglio al piano terra in meno di trenta secondi! Muovete quei fondoschiena metallici!- Gridò lo scienziato in preda all’ira quando, non appena fu uscito dalla stanza di Amy, vide i suoi due assistenti poco lontano, il primo in atteggiamento di estranea noncuranza, segno che molto probabilmente pochi minuti prima aveva origliato la conversazione tra l’ospite e il dottore, e l’altro impegnato nell’importante attività di attirare l’attenzione della telecamera di sicurezza mobile posta in alto fra la parete e il soffitto con versi inarticolati e esibendo le sue boccacce più insensate, accompagnandole con balletti poco consoni a quello che potrebbe essere definito l’assistente del più grande genio del male.

Dopo aver schiaffeggiato e offeso i suoi aiutanti e aver percorso l’intero corridoio Eggman ne imboccò un altro con la riccia che lo seguiva passo passo; e continuarono a camminare fino a che non giunsero davanti a una doppia porta metallica, leggermente più spessa di quelle d’accesso alle stanze. Due droidi di sicurezza stavano da una parte e dall’altra della porta, impegnati a scrutare la ragazza coi loro occhi inespressivi di colore ambrato e le possenti braccia meccaniche incrociate. Ma la cosa che più colpì la ragazza fu lo stemma di dimensioni gigantesche che occupava gran parte della superficie metallica della porta: la raffigurazione stilizzata del volto baffuto del dottore in rosso e la scritta maiuscola che spiccava al di sotto della grottesca immagine: EGG-ELEVATOR. Eggman si avvicinò ad uno dei due robot e, sbuffando, gli fece cenno di togliersi di mezzo: l’automa si fece da parte puntando il suo sguardo glaciale in faccia al suo creatore e, quasi sicuramente, se avesse potuto esprimere emozioni, in quel momento nei suoi occhi robotici sarebbero emersi chiaramente disprezzo e frustrazione. Poi il dottore premette il pulsante sulla parete poco prima coperto dalla schiena del droide e, dopo pochi secondi la porta si aprì: Eggman entrò nello spazioso vano dell’ascensore e Amy fece lo stesso, ben contenta di poter sfuggire dagli sguardi raggelanti di quei due androidi. Ma, purtroppo per lei, dovette ricredersi quasi subito quando le due ante dell’entrata si chiusero rumorosamente davanti a lei e cominciò la discesa. Sebbene la velocità dell’ascensore non fosse indifferente, a lei la traversata all’interno della cabina dell’Egg-Elevator sembrò quasi eterna: il dr. Eggman non proferì una parola e la sua espressione fredda, distaccata e assorta illuminata dalla luce verde che fungeva da illuminazione del vano era indecifrabile per Amy che, improvvisamente colta da un’irrazionale timore, torturava lo spennacchio della sua penna e sperava che il battito accelerato del suo cuore impaurito non venisse udito dallo scienziato.

Quando si aprirono di nuovo le ante metalliche e giunsero finalmente al pianterreno, Amy pregò con tutte le sue forze che “l’elegante mezzo di trasporto che li attendeva” non fosse quello che aveva davanti agli occhi: un esoscheletro alto poco più di tre metri dal colore verde mimetico tendente al blu stava ritto in mezzo alla spaziosa stanza, in diversi punti presentava graffi e scheggiature e, all’altezza del suo torace vi era un’ampia parte color arancione acceso che risaltava in mezzo a quell’orribile colore verdastro, molto probabilmente vi era stata assemblata la parte di un altro robot per rimediare a qualche danno. Un braccio metallico era proporzionato e dello stesso colore dell’intero robot, ma l’altro era decisamente troppo grande rispetto al primo e a tutto il resto del corpo, per non parlare del suo ridicolo colore violetto. L’ampio abitacolo che stava all’altezza della testa del singolare robot era tondeggiante e simile a vetro e al suo interno si intravedeva la cabina di pilotaggio. Dietro all’automa sfilavano in bella mostra esattamente dieci robot d’attacco armati di tutto punto e vicino ad essi Decoe e Bocoe li guardavano con soggezione.

Omicron stava ritto vicino all’esoscheletro di medie dimensioni e, non appena ebbe premuto un telecomando il rivestimento in vetro dell’abitacolo di pilotaggio si sollevò quanto bastava per permettere l’entrata all’interno della cabina e da esso venne calata una scaletta in corda e pioli.

-MA COSA HAI FATTO RAZZA DI STUPIDO FRULLATORE!- Ringhiò Eggman avvicinandosi a grandi passi al suo nuovo assistente e al grande assurdo automa e portandosi le mani alla testa.

-Ho completato la sistemazione dell’esoscheletro meno danneggiato.- Rispose candidamente Omicron.

-Arancione!! VIOLA!! Per caso hai i circuiti ottici in tilt?? Guarda come hai ridotto il mio Egg-Walker 2°!!! CRIMINALE!!!- gridò il dottore sul punto di crollare in una crisi di nervi, mentre Amy, così come Decoe e Bocoe, facevano di tutto per trattenere un risolino.

-Ma dottore,- Cominciò a scusarsi il robot –lei mi ha intimato di effettuare una revisione, e io ho provveduto a riparare e a mettere in sicurezza il migliore droide nel minor tempo possibile.- Concluse Omicron guardandolo freddamente.

-Io questo non lo chiamo riparare e mettere in sicurezza! Questo a casa mia è DISTRUGGERE!- Sbottò Eggman, osservando con pietà la sua povera creatura deturpata dalle sozze mani di un suo dipendente.

-Io ho svolto il mio incarico. Inoltre sa meglio di me dottore che la deficienza di pezzi non permette…-

-SI’, Sì!!! Basta! Sta zitto!- Lo fermò il dottore, prima che Omicron desse un altro dei suoi saggi su quel poco illustre argomento. Poi l’uomo si voltò verso la riccia e, dopo averle rivolto uno degli educati epiteti con cui ultimamente soleva chiamarla, le disse garbatamente di seguirlo e lo stesso fece coi suoi due assistenti, ovviamente mettendo da parte la cortesia con cui trattava la ragazza; infine iniziò a salire goffamente la scaletta a pioli che permetteva di salire all’interno del robot, debitamente spinto da dietro e aiutato da due disgustati Decoe e Bocoe e, non appena giunse in cima, si adagiò al posto di comando. Amy si avvicinò timidamente, squadrata da Omicron e da tutti gli altri androidi presenti, poi stringendo gelosamente a sé il suo diario e la penna con una mano, salì anche lei come aveva fatto il dottore e lo raggiunse nell’abitacolo.

Eggman fece un rapido cenno a Omicron e, dopo che quest’ultimo ebbe premuto un’altra volta il medesimo tasto del telecomando che teneva in mano il rivestimento in vetro si chiuse, isolando la cabina.

-Bene tesoro! Siamo pronti a partire per Glyphic Canyon! Tieniti forte!- Esclamò Eggman che sembrava su di giri, anche i suoi due robot più famosi parevano condividere in parte la sua allegria, non perché approvavano e comprendevano i suoi folli pensieri, ma perché era raro vedere il dr. Eggman in preda ad un ottimismo così palpabile.

L’enorme ingresso del pianterreno si spalancò, così come gli scuri cancelli che dividevano la Techno Base dal resto di Mobius; e l’Egg-Walker 2°iniziò il suo tragitto per quell’attesa e temuta destinazione, con a bordo un euforico dr. Eggman, un’Amy titubante e ansiosa, due automi incapaci di capire cosa stesse per succedere, e una decina di robot al seguito.

***

Correva, correva e correva ancora. I suoi piedi celeri toccavano a malapena il suolo su cui passava e il rapido contatto col terreno faceva alzare una sottile polvere rossastra che scintillava non appena incontrava la luce candida e lattata della luna. Il suo movimento flessuoso e velocissimo veniva come sporcato dalla foga che ci metteva, facendo trasparire tutta l’ansia e l’irrequietudine che provava in quegli istanti per lui carichi di un’insopportabile apprensione. In una mano teneva uno smeraldo di colore verde e uno rosso acceso e nell’altra altre due gemme delle stesse dimensioni e fattezze, diverse da quelle soltanto nel colore: erano una azzurro ciano e una gialla: tutte e quattro splendevano allegramente, come membri riuniti di una famiglia felice, attratte tra loro. Continuava a procedere lungo il suo itinerario interamente illuminato dalla luce della luna, con un’espressione indecifrabile in volto, sintomo di un’eccessiva confusione nei pensieri e nei sentimenti: la sua fronte era leggermente aggrottata e i suoi occhi stretti in uno sguardo di impaziente preoccupazione. Doveva salvarla. E se il prezzo da pagare erano delle gemme senza vita, non avrebbe esitato un instante a cederle a chi le bramava per la propria insensata sete di potere. Sapeva alla perfezione che doveva stare attento, dato che sicuramente stava andando a braccia aperte incontro a una trappola vile e ben congegnata, e molto probabilmente il suo ricattatore voleva molto di più di quattro pietre: voleva togliergli la vita. Ma della sua non gli importava fintantoché era in pericolo quella di lei. Era disposto a tutto per toglierla dalle grinfie di quel folle megalomane perché, sebbene i suoi pensieri fossero disordinati e i suoi sentimenti intricati, il suo scopo era invece chiarissimo: metterla in salvo e riportarla a casa. Così correva, correva e correva, immerso nelle sue emozioni complicate e insondabili, diretto là, a Glyphic Canyon, la meta stabilita per quell’incontro, per quel singolare appuntamento che si preannunciava carico di nervosismo. Guardò con apprensione corrucciata le quattro pietre splendenti in tutto il loro potere nelle sue mani e gli passarono davanti tutti i pericoli passati e gli sforzi disumani che lui e i suoi amici avevano sopportato e affrontato con coraggio: gli venne in mente il miracoloso arrivo di Shadow, che li aveva salvati da una morte sicura, il rischio corso da Tails nella Leaf Forest, il pericoloso sacrificio di Rouge e il suo terribile ferimento. Queste immagini gli rimbombavano sovrapponendosi in un miscuglio indistinto, incorniciate da frasi dal significato pesante:“Non si capisce il vero valore di ciò che abbiamo finché non lo si perde”, “Quando ti ritroverai solo nel momento del bisogno fatti un piccolo esame di coscienza e chiedi il perché al tuo menefreghismo.”. Pensò che lo scopo di tutto quello che avevano passato, di tutte le avventure che avevano affrontato, di tutti i combattimenti che avevano vinto con le unghie e con i denti era materializzato tra le sue mani sotto forma di gemme; e lo invase un rimorso intriso di tristezza. Arrestò per un attimo la sua corsa e osservò con occhi malinconici quelle pietre pensando che non aveva il diritto di darle così gratuitamente in mano al nemico, per rispetto di tutti quelli che avevano rischiato la vita per aiutarlo. Ma si pentì immediatamente di aver solo lontanamente immaginato di tornare indietro: in quel momento l’unica cosa che contava davvero per lui era Amy e il rimorso che avrebbe provato nel cedere gli scintillanti frutti dei loro sacrifici non sarebbe stato minimamente paragonabile a quello che si sarebbe inesorabilmente innescato in lui se avesse abbandonato la ragazza alla quale teneva di più; la sua fastidiosissima migliore amica; l’appiccicosa ragazza che si era accorto di amare solo quando ormai era troppo lontana da lui. Scosse la testa e ricominciò nella sua folle e velocissima corsa, stringendo i denti per non lasciare che emozioni troppo forti si appropriassero di lui. Infine giunse sulla cima piana e rossastra del Canyon, effettuò una brusca frenata alzando un leggero polverone e stette in silenzio, riducendo i suoi occhi a due fessure verdi e scintillanti. Voltò lentamente la testa da una parte all’altra immerso nel silenzio più totale, solo con la polvere alzata che si diradava e si dissolveva nel nulla. Non c’era nessuno. L’unico rumore presente era quello del sussurrare del vento e del palpitare frenetico del suo cuore che si confondeva con i silenziosi scrosci del fiume che scorreva lungo la valle che costeggiava il canyon. Guardò ovunque con la massima attenzione, fino a che non scorse in lontananza la sagoma di un esoscheletro dal colore indistinto nel buio avvolgente di quella notte e alcuni robot più piccoli dalle sagome sfuocate che si avvicinavano lentamente, stando al passo con l’automa più grande. Sonic non mosse un muscolo e continuò a fissare il moto apatico e meccanico degli esseri meccanici che si avvicinavano, anche se sapeva fin troppo bene che non si trattava solo di esseri meccanici. Improvvisamente l’automa arrestò il suo passo e rimase ritto e immobile, come a squadrare il riccio distante da lui circa un centinaio di metri mentre Sonic, da parte sua, faceva esattamente lo stesso. Era come se entrambi aspettassero che fosse l’altro ad accorciare la distanza e a dare il via a quella che sarebbe stata una cocente colluttazione. Sonic ridusse i suoi occhi a due fessure, nel suo sguardo si intravedeva un odio, un’ira che non gli appartenevano; poi emise lentamente un sospiro con la bocca. Il suo espirare fu udibile ovunque, dato il silenzio carico di tensione che si era creato. Il nervosismo di tutti i presenti capaci di provare emozioni si poteva tagliare col coltello. Eggman rimase fermo con le mani sui comandi di guida dell’Egg-Walker 2° con un sorriso folle stampato sul viso immobile, mentre Amy non osò proferire una parola, si limitava a stringere a sé il suo muto consolatore di fogli di carta. Infine Sonic alzò repentinamente le sopracciglia e si avvicinò con la debita lentezza al suo arcinemico, squadrato freddamente dai dieci automi d’attacco.

***

-CHE STUPIDO! STUPIDO! NO! Non è possibile! Ma perché l’ha fatto! Perché è sempre così…impulsivo! Ah, e perché io continuo a stupirmi di lui? Adesso io cosa faccio? DIMMI ADESSO IO COSA POSSO FARE! Santissimi numi: guarda il mio salotto!- Scandiva con aria isterica Tails, mentre camminava a passo svelto avanti e indietro per il rovinato soggiorno di casa sua; il suo nervosismo era palpabile nel tono rotto della sua voce e per il fatto che non faceva altro che cambiare discorso improvvisamente, sintomo di idee accavallate e confuse; cosa più che insolita considerando che era sempre lui quello che aveva in mano le redini della situazione. Il povero volpino continuava imperterrito a sfogare a parole tutto il turbinio di emozioni contrastanti che sentiva in quel momento, sperando invano di trovare un po’ di sostegno e consolazione da parte del suo improbabile interlocutore che invece, si dimostrava più freddo che mai stando rigido e con gli occhi cremisi socchiusi a fissare il vuoto. –Mi stai ascoltando?!?- Chiese nevrotico Tails puntando i suoi occhi spalancati in faccia alla Forma di Vita Perfetta la quale si limitò ad alzare lo sguardo e a fissare con distacco il volto ansioso del volpino. –Oh no! CERTO CHE NO! Ma perché nessuno mi tiene mai in considerazione?! Perché nessuno mi ascolta mai! Oddio, le mie povere tende! E in che condizioni è quella finestra: non ce n’è rimasto nulla! FOLLE! E’ stato folle ad andare via così senza interpellarci! A volte mi chiedo cosa passi per la mente a quel…FOLLE!- Sbraitò Tails, ormai nel pieno di una crisi di nervi mentre Shadow lo guardava con un’aria a metà tra l’indifferente e il divertito. -…Shadow…- Ricominciò Tails in tono più pacato, fermando di colpo la sua insensata camminata. –ho un brutto presentimento…- continuò – HO DECISO!- Riprese poi, recuperando il suo tono semisquilibrato. –Non posso starmene qui con le mani in mano! Io vado a salvarli!- Esclamò, si incamminò di corsa verso la porta di casa, ma non fece in tempo a trovarsi sulla soglia che si sentì afferrare per un braccio. Si voltò e il suo sguardo si perse nelle iridi insanguinate del riccio, per la prima volta in quella serata veramente smosso dalle parole del volpino.

-Non fare sciocchezze, non riuscirai a risolvere nulla.- Sentenziò con la sua voce calda e profonda, riuscendo per un momento a distogliere Tails dai suoi sconsiderati propositi.

-Tu non capisci…- Scandì apaticamente Tails spalancando le palpebre. -…quando una persona ha un brutto presentimento nel novanta per cento dei casi succedono delle disgrazie!- Lo ammonì il volpino esibendo l’occhiata più intimidatrice del suo repertorio, ovviamente senza ottenere la minima reazione da parte del riccio. –Quindi lasciami! È mio dovere cercare di aiutare Sonic… e di dare una mano!- Esclamò facendo sgusciare velocemente il suo braccio dalla presa di Shadow, poi aprì in fretta la porta di casa sua e si catapultò il più veloce possibile verso il retro della casa dove lo aspettava il suo adorato Tornado X. Purtroppo per lui non aveva ben focalizzato con chi aveva a che fare, e prima che riuscisse anche solo a toccare il veicolo volante si ritrovò davanti il riccio nero a braccia spalancate, che lo guardava con aria torva.

-Tails, Sonic deve cavarsela da solo, non ci sarai sempre tu ad aiutarlo e a fargli da balia!- Scandì Shadow, infastidito dall’improvvisa perdita di controllo del volpino.

-Non posso abbandonarlo così Shadow! Io DEVO andare! E non lascerò che tu me lo impedisca! - Enfatizzò Tails sul punto di iniziare a gridare, ma il riccio nero era irremovibile.- Lo so che ti sembra che io stia delirando perché voglio correre a sostenere Sonic, ma lui è il mio migliore amico e tutta la mia famiglia! La profonda amicizia che io provo per Sonic mi basta come movente per correre sconsideratamente incontro a ogni pericolo per soccorrerlo, e ti assicuro che neanche la Forma di Vita Perfetta sarà in grado di fermarmi!- Concluse poi, improvvisando alla meglio un tono che non ammetteva repliche.

-Ti sbagli, io penso che tu stia delirando semplicemente per il fatto che se tu andassi complicheresti ulteriormente la situazione! Andresti e cosa faresti? Spareresti all’impazzata colle mitraglie allegate al tuo bell’aereo? Non potresti prendere una decisione più insensata! Ti ricordo che Sonic deve agire con prudenza: ha tutto da perdere, e se tu andassi diventeresti un’altra preoccupazione inutile! Invece in questo momento Eggman ha tutte carte vincenti ed è disposto a giocarle tutte quante! Questa volta ha davvero intenzione di fare sul serio! Quindi te lo dico per l’ultima volta: non farlo!- Shadow era convinto di essere finalmente riuscito a far cambiare idea al volpino che, stranamente, si stava dimostrando più cocciuto che mai e gli rispose sull’orlo del pianto:

-Non hai capito! Io sono pronto ad andare e per i miei amici sarei disposto a dare la vita!- Tails si accorse troppo tardi di aver toccato un tasto molto dolente, di aver fatto tornare alla mente di Shadow la reminescenza di un dolore senza fine. Per un attimo crollò un profondo silenzio intriso di amarezza e rimorso durante il quale il volpino cercò gli occhi di Shadow con il proprio sguardo per provare a leggervi i suoi sentimenti. Se non fosse stato per il buio e la luminosità soffusa, Tails avrebbe giurato di vedere gli occhi di Shadow diventare lucidi e colmi di una sofferenza infinita.

-E con questo?- Riprese il riccio con voce lenta e carica di smarrimento rompendo quel silenzio imbarazzante e doloroso. –Come pensi che vivrebbe poi Sonic se tu perdessi la vita, come pensi che giudicherebbe il tuo gesto? La sofferenza spesso è più forte della gratitudine… Tails, non fare cose di cui ti potresti pentire in ritardo…- Concluse Shadow facendo perdere il volpino nelle sue iridi cremisi.

-Ti prego Shadow… non dire così… ormai ho preso una decisione… se Sonic non tornasse? Sai meglio di me che Eggman non fa mai le cose in piccolo… ha organizzato una trappola… e io…- Ma l’angosciato Tails non fece in tempo a finire la frase:

-Andrò io, va bene?  Se le cose dovessero prendere una piega inaspettata e per qualche madornale colpo di fortuna Eggman si azzardasse a fare più follie del solito interverrò, ma non prima. Ci stai?- Gli propose Shadow, con aria seria.

Tails lo guardò spalancando i suoi grandi occhi azzurri in un’espressione di sbigottita curiosità.

-Sei, sei davvero sicuro di, di volerlo fare…?- Chiese timidamente poi, incapace di comprendere l’improvviso atteggiamento così disponibile di Shadow; il quale si limitò a rispondere annuendo col capo e chiudendo gli occhi in segno d’assenso.

-Grazie, Shadow…- Mormorò il volpino con tenera sincerità, esibendo uno dei suoi dolci sorrisi. Shadow non ricordava quanto tempo era passato dall’ultima volta in cui era stato ringraziato col cuore, da quando la sua volontà nell’aiutare gli altri era stata ricambiata con quella parola così semplice e nel contempo così profonda. Il riccio fece un flebile sorriso, uno di quei rarissimi e preziosissimi sorrisi veri, come quelli che era solito dedicare al suo ricordo più grande, reso quasi invisibile dalla flebile luminosità lunare; poi, dopo aver consigliato a Tails di tornare in casa e di stare accanto a Rouge se ne andò via con silenziosa celerità, lasciando il volpino immobile a guardare allontanarsi la sua figura ammantata di ombra, solo col suo presentimento.

***

Il modo di comportarsi non aveva mai costituito una preoccupazione per Sonic, lui sapeva sempre come atteggiarsi e non era mai indeciso riguardo alle scelte da prendere e ai rischi da correre. Affrontava sempre tutto con la sua grinta inesauribile, col sorriso sulle labbra e pronto ad infondere coraggio ai suoi amici e a quelli che ormai credevano di aver ormai perso le proprie speranze e aveva sempre improntato ogni sua azione ai suoi principi basilari: la giustizia e la libertà. Per questo in quella notte illuminata da una luna candida, spettatrice silenziosa degli eventi che stavano per succedersi, si sentiva stranamente insicuro: non aveva la minima idea di come agire. Doveva fingersi indifferente e disinteressato e attaccare Eggman mettendo a repentaglio la vita di Amy? Scartò a priori questa ipotesi. Doveva arrendersi subito e dare a quello scienziato folle le quattro gemme senza lottare? Intollerabile, senza contare che Eggman se ne sarebbe sicuramente approfittato. Cosa fare? Cosa dire? Sonic faceva fatica a controllare e contrastare il suo nervosismo, così optò per la decisione peggiore e che si sarebbe rivelata più catastrofica: comportarsi come aveva sempre fatto e mascherare la sua angoscia con freddo sarcasmo. Così si avvicinò ancora un po’ all’esoscheletro, quel tanto che bastava per riuscire a vedere i suoi due passeggeri, li esaminò entrambi con lo sguardo e poi passò in rassegna ogni singola parte del corpo del robot infine, fra lo sconcerto e lo sbigottimento generale, scoppiò in una risata fragorosa, continuò a ridere ancora e ancora fino a che non gli vennero le lacrime agli occhi, si piegò in due appoggiando una mano al ginocchio mentre teneva l’altra col dito puntato verso il robotico mezzo di trasporto del dottore il quale, da parte sua restò immobile e impassibile di fronte al singolare approccio del riccio.

-Eggman!- Esclamò poi fra un attacco di riso e l’altro asciugandosi le lacrime. –Sono davvero offeso dal fatto che tu non abbia apprezzato le piccole modifiche che avevo fatto al tuo giocattolino! Con un buco nel torace e senza un braccio aveva un’aria piuttosto attraente! Ma devo ammettere che con quel tocco di arancio e di viola glitterato è veramente fashion!- Concluse, mentre le sue risate iniziavano a scemarsi.

-Ridi finché puoi, buffone.- Sibilò il dottore fissando il riccio e sfoderando uno dei suoi sorrisi agghiaccianti che fecero ghiacciare il sangue alla riccia.

Le risa di Sonic diventarono sempre più flebili fino a che il riccio non lanciò un fugace e impercettibile sguardo alla ragazza, cosa che accrebbe ancor più il suo nervosismo già più che tangibile. C’era qualcosa che non gli quadrava: perché non era legata come un ostaggio? Perché non si dimenava? Perché non urlava invocando il suo nome? Perché ad un tratto gli sembrò così difficile essere nei panni del salvatore che fa la sua gloriosa entrata in scena?

Anche se lo sguardo del riccio fu fuggevole Amy non solo riuscì a coglierlo grazie alla sua esperienza nel ricercare qualsiasi espressione di lui che le venisse rivolta, ma riuscì anche a leggervi tutta la sua ansia.

-Eggman,- disse lei dopo aver squadrato timidamente Sonic dalla testa ai piedi. –perché ha nelle mani i Chaos Emeralds…?- Chiese titubante e incerta sul da dirsi e sul da farsi.

-Perché saranno lo strumento col quale…- Iniziò il dottore, ma non fece in tempo a finire la frase.

-EGGMAN LIBERALA! Non te lo ripeterò più! Liberala o passerò alle mani! È l’ora di finirla con questa stupida farsa!- Intimò Sonic al suo arcinemico, sfoderando il suo atteggiamento più minaccioso e combattivo, ma nel contempo più sconsiderato, mentre Amy veniva colta dalle paure più inaspettate.

-Non credevo che l’avrei mai detto Sonic,- Rispose sprezzante l’uomo, comandando con un cenno agli automi d’attacco di caricare le armi da fuoco e di mettersi in posizione di combattimento. –ma per una volta sono d’accordo con te! È davvero giunta l’ora di interrompere questa farsa!!!- Esclamò poi, nei suoi occhi brillò un fuoco folle e, scaricando tutta la sua eccitazione in una risata dai toni malefici e battendo una mano chiusa a pugno su uno dei pulsanti più vistosi della plancia di controllo dell’Egg-Walker 2°. Il risultato fu che lo spesso vetro della cabina di comando si scoprì e ad un altro impulso del dottore il braccio violaceo dell’automa si piegò su sé stesso e la grande mano metallica afferrò con violenza la ragazza afferrandola per il busto. Amy iniziò a gridare dal dolore e dalla paura e a dimenarsi, bloccata in quella morsa infernale che la stringeva sempre più. Al comando del dottor Eggman il braccio si spiegò di nuovo e il rivestimento vitreo dell’abitacolo si richiuse con un rumore robotico, raggelante alle orecchie del riccio.

-Smettila! SMETTILA!! Ti… TI HO DETTO DI LASCIARLA!!- Gridò Sonic, in preda alla disperazione per essersi trovato a dover svolgere la parte di spettatore impotente anziché quella del salvatore che fa la sua gloriosa entrata in scena. Lanciando uno sguardo carico di puro odio reso ancora più inquietante dalla soffusa luce lunare all’uomo e uno preoccupato alla ragazza che, da parte sua lo ricambiò con uno supplichevole e velato di pianto e di rammarico.

-Forse non hai capito bene, immondo essere spinoso! Qui sono io quello che ha il coltello dalla parte del manico!- Esclamò lo scienziato recuperando il suo compiacimento perverso dopo la sua ennesima risata folle e sguaiata. –Ti conviene darmi le pietre prima che io la sprema come un’arancia! Altrimenti dopo non ci sarà più molto da portare a casa con te!!-

Sonic rimase come raggelato al solo pensiero, tuttavia non poteva assolutamente permettersi di perdere la calma: consapevole che soltanto ragionando lucidamente sarebbe riuscito a sciogliere quell’aggrovigliata situazione. Anche se mantenere i nervi saldi gli era molto difficoltoso in quel frangente e avrebbe volentieri scatenato un pandemonio di rottami fumanti e semi-disintegrati, non poteva permettersi di far rischiare la vita a lei. Ma proprio quando aveva deciso come agire, la voce di Amy lo interruppe: piangente e dolorante la ragazza voltò la testa verso l’interno del robot e, con la voce carica di palpabile frustrazione si rivolse al dr. Eggman, il suo fedele alleato.

-Tu sei uno sporco doppiogiochista! Sei un essere ripugnante che illude le persone per i suoi scopi insensati… Avevamo fatto un patto… Avevi promesso che non avresti usato la forza…!- E qui fu costretta ad interrompersi perché lo scienziato, per interrompere quelli che amava definire “stupidi piagnistei” aveva aumentato di un poco la stretta delle dita dell’automa attorno al corpo della riccia facendo sostituire le sue pungenti parole ad un grido lancinante. Però non aveva preso in considerazione l’incrollabile testardaggine della ragazza che continuò imperterrita il suo discorso.-…Eri stato tu a propormi un’assurda alleanza! Sei uno sporco bugiardo… hai, hai giurato sul tuo nome che non mi avresti abbandonata…!- Continuò lei, con la forza della disperazione.

-Sta zitta e la prossima volta impara a soppesare le parole: il mio nome non è Eggman come ho detto in quell’insulso giuramento! Ma Ivo Julian Robotnik! E questo sarà il nome che perseguiterà te e il tuo lurido amichetto durante tutta la vostra imminente permanenza nell’aldilà!- Rispose Eggman, dando vita ad un’egocentrica e sconclusionata spiegazione, mentre i suoi due robot rimuginavano sulle parole del dottore scambiandosi occhiate che esprimevano tutta la loro incomprensione, ancora incapaci di capire perché quel giuramento non fosse valido.

-Eggman non affannarti tanto a ripetere il tuo nome! Presto la gente non avrà più bisogno di saperlo!- Ribatté Sonic, per far distogliere l’attenzione dell’uomo dalla ragazza, ansioso di trovare una conclusione al tormento fisico di lei e a quello morale che lo affliggeva. –Torniamo a noi e concludiamo quest’affare una volta per tutte! Se vuoi i Chaos Emeralds prima lascia la ragazza!- Concluse poi, cercando di sembrare il più sicuro di sé possibile anche se dal tono della sua voce era facile evincere il suo vero stato d’animo.

-Oh! Ma tu guarda! Il bello innamorato ha capito che ho intenzione di fare sul serio e vuole affrettare i tempi!- Lo schernì il dottore, ormai in preda ad un’eccitazione folle. –Che galantuomo, non trovi piccola?- Aggiunse poi, per incrementare il suo tono ironico, rivolgendosi alla ragazza.

-Ehm… capo…- Mormorò Bocoe con un fil di voce.

-CHE VUOI LATTINA MALATA DI IDIOZIA CRONICA!?!- Gli ringhiò contro lo scienziato. –Non vedi che sto facendo un discorso serio?!-
-Sì…ma… signor…dottore… posso permettermi di dirle… cioè… non era il bello addormentato...?- Chiese timido timido Decoe, facendo eco al compagno.

-Già…- Riprese Bocoe. -…al massimo Sonic può fare il principe se proprio vuole usare i personaggi della fiaba…- Stabilì sapientemente l’automa; la sopportazione del dottore crollò definitivamente: i suoi occhi si spalancarono, la sua bocca si contorse, le sue sopracciglia s’incurvarono in un’espressione disumana e il suo volto arrossì d’ira a dismisura.

-INUTILI AMMASSI DI FERRAGLIA!!! Era questo che volevate dirmi!?!?! QUESTA IDIOZIA?!?! E io chi sarei? La strega cattiva? Potete scordarvelo! IO sono troppo fascinoso per fare la strega!!- Sbottò Eggman.

Sonic rimase sconcertato. La vita della sua migliore amica era in pericolo e Eggman e i suoi stupidi assistenti discutevano placidamente di fiabe e di “fascino”: da non credersi.

-Adesso basta! Mi sono stufato di questa pagliacciata! È ora di dare inizio alle danze: dammi subito quelle pietre riccio!- Intimò minacciosamente Eggman, ma Sonic non si scompose e non sottostette all’intimidatorio comando, cercando di sfruttare al meglio gli ultimi attimi che aveva a disposizione per cercare una soluzione più favorevole. –E va bene, dato che fai finta di non capire dovrò passare alle maniere forti!- Disse, poi fece avanzare lentamente l’esoscheletro verso il  ripido costone del canyon, ogni rigido movimento dell’automa veniva esaminato con sospetto dalle iridi del riccio. L’apatica marcia del robot s’interruppe non appena esso arrivò ad un passo dallo strapiombo: il braccio metallico nel quale era stretta una riluttante Amy Rose ormai nemmeno più in grado di gridare né di parlare dallo sforzo e dalle energie sprecate per tentare invano di liberarsi, era teso nel vuoto. –Allora piccolo immondo vermiciattolo blu, vuoi ancora che io la lasci?- Gli chiese l’uomo, con una luce maniaca che gli faceva brillare il viso, pur essendo sicurissimo della risposta che avrebbe ricevuto.

-No Eggman! Calmati… non farlo! Ecco, ti consegnerò i Chaos Emeralds, ma non fare pazzie…- Rispose Sonic: il suo spirito combattivo scalpitava per uscire fuori, ma sapeva benissimo che fare un attacco e giocarsi il tutto e per tutto sarebbe stata una condanna per Amy. Il riccio si chinò nell’atto di far rotolare le pietre verso l’esoscheletro e gli automi al seguito di Eggman, e, facendo appello alla sua immenso ottimismo alzò gli occhi verso puntandoli su tutti coloro che gli stavano davanti e cercò di farsi venire in mente una risoluzione miracolosa per porre fine a quel terribile incubo. L’idea di lanciarsi in azione rotante contro il robot più grande sarebbe stata una pazzia: avrebbe rischiato che danneggiandolo gli impulsi che venivano dati all’automa per mantenere chiusa la sua mano venissero interrotti; attaccare gli automi d’attacco sarebbe stato inutile e controproducente: il tempo non era dalla sua parte; infine guardò negli occhi di Amy, lo sguardo nervoso e irrequieto di lui si incatenò con quello disperato e sfinito di lei e si persero vicendevolmente nelle loro iridi, ritrovando quel contatto così unico e prezioso che era mancato ad entrambi, grazie al quale Sonic riuscì a recuperare parte della fiducia in sé stesso e nei suoi mezzi e Amy quel briciolo di forza che le bastava per mormorare:

-Sonic… ti prego… non lo fare… ho sbagliato io… non voglio che sia tu a pagare per me… ti scongiuro…- Ma lui non poteva affatto abbandonarla, non poteva mostrarsi ancora una volta egoista nei suoi confronti.

-MUOVITI SONIC! A differenza di te che te ne vai in giro senza nulla da fare io ho un mondo da conquistare, schiavizzare e ridurre a mia immagine e somiglianza!- Gridò il dottore, la sua voce distorta e resa rabbrividente dagli altoparlanti del robot.

Sentendosi le mani legate, Sonic emise un sospiro d’impotenza e spinse lo smeraldo di colore verde sul terreno roccioso di Glyphic Canyon. La gemma rotolò scompostamente verso il suo nuovo proprietario e il rumore che venne scaturito dal movimento della pietra contro la roccia del terreno del canyon rimbombò accentuato dal silenzio che nel frattempo era crollato. Era il rumore della sconfitta di Sonic, della vanificazione degli sforzi compiuti per recuperare la gemma, della frustrazione e del rimpianto di Amy, il rumore della prima grande vittoria di Eggman. La pietra si fermò facendo cessare il suo moto e una mano robotica la raccolse: la mano metallica di un robot d’offesa del dottore.

-Bravo mio adorato arcinemico spinoso! Così iniziamo a capirci: questa sì che si chiama collaborazione!- Commentò Eggman, dopo essersi stravaccato sul sedile del posto di comando dell’Egg-Walker 2°, guardandosi le mani con aria di superiorità. –Ti confesso che è stato divertente giocare con la tua bambolina a fare lo scienziato buono fino a che non è diventata una mocciosa lagnosa e impicciona! Un’insopportabile ficcanaso! Mi chiedo come tu faccia a sopportarla mia orribile e minorata controparte! Ecco! Sei contento? Ho trovato una tua qualità che ammiro, ah!- Buffoneggiò il dottore esibendosi in un atteggiamento vanitoso e superbo sul suo improvvisato trono.
Ma, al contrario di quello che si può immaginare, Sonic non gli rispose a tono con la sua solita ironia e faticò non poco a soffocare una serie di ingiurie e a calmare la sua ira crescente.

-Che c’è, aspetti che la butti di sotto? Io ESIGO tutti i Chaos Emeralds che mi hai previdentemente recuperato! UNA MOSSA!- Lo ammonì annoiato il dottore, cominciando a perdere la pazienza. Sonic scoccò un’altra occhiata a Amy, vide la contrazione disperata del suo viso, le sue sopracciglia corrugate, le sue lacrime amare rigarle il viso e la sua desolata recriminazione. Non poteva più sopportare che Eggman le facesse del male e, dato che aveva le mani legate, senza celare il suo rammarico lanciò in mano ai robot d’attacco prima la gemma gialla, poi quella rossa ed entrambe vennero freddamente recuperate dalla meccanica presa robotica degli automi di Eggman. Lo sguardo di Sonic si posò sulla pietra blu che brillava nella stretta della sua mano e gli illuminava il volto rendendolo più nitido nel buio della notte: era la gemma che gli aveva permesso di salvarsi la vita, di provare il brivido elettrizzante del Chaos Control, quella che gli aveva infuso nuovo coraggio quando la fine sembrava imminente e inesorabile. -Ti do tre secondi per darmi anche quello smeraldo! Al tre potrai andare a trovare la mocciosa al piano di sotto!- Minacciò il dottore indicando coll’indice del braccio robotico libero lo strapiombo sul quale era brutalmente tenuta sospesa Amy. Sonic fissò malinconicamente la pietra, poi il suo le sue iridi passarono al viso di lei, a quei lineamenti dolci che per tanto, troppo tempo aveva evitato e scansato non proprio con tatto; e in quel semplice sguardo le comunicò tutto quello che provava per lei, tutto quello che sentiva in quel momento e le sue più profonde scuse. –E UNO!- Fu la voce del dottor Eggman a interrompere il filo dei suoi pensieri, i più difficili e confusi che aveva mai formulato, e la raggelante visione del mignolo meccanico dell’automa che si staccava dal resto della presa intorno al corpo di lei, Amy emise un lamento acuto e spaventato. Il nervosismo di Sonic si poteva tagliare col coltello: osservò ancora per un momento la gemma e un’idea folle gli balenò in mente: avrebbe riprovato ad usare i poteri del Chaos per lanciarsi all’attacco contro la schiera del dottore e avrebbe scatenato la sua furia… ma… Amy? No, lei veniva prima di tutto. –E DUE!- Anche il grande anulare d’acciaio laccato lasciò la sua presa ed Amy cominciava a sentirsi scivolare all’interno della morsa che la reggeva, ormai ridotta a tre dita. Amy aveva finalmente gli avambracci scoperti, lasciò cadere le mani facendo cessare ogni suo ultimo sforzo per opporre resistenza e il piccolo quaderno che aveva tenuto stretto nel suo palmo per tutta la durata di quell’orribile serata le scivolò, cadendo silenziosamente nello strapiombo, per poi finire all’interno del fiume strepitante che scorreva metri e metri nella valle circostante al canyon.

Sonic sospirò sconsolato. Aveva perso. E non aveva potuto fare nulla per rimediare a quella situazione, a quell’inaspettato e tremendo imprevisto che lo aveva travolto senza pietà. Gettò con tutta la sua forza lo smeraldo contro uno dei robot del dottore e lo fece con così tanta veemenza che la gemma si conficcò sullo stemma che l’automa portava all’altezza del cuore: il malcapitato iniziò a sobbalzare, mentre le scariche d’energia generate dal danno venivano amplificate dal potere della pietra. Il potere dell’elettricità generato dallo smeraldo si impossessò ben presto di tutto il corpo del robot, facendolo cadere in preda a violenti scossoni e infine stramazzare a terra fumante, sotto lo sguardo cinico e spietato del riccio blu.

-Schifosissimo verme.- Mormorò il dottore a denti stretti, ricambiando con un’occhiata carica di puro odio la provocazione che aveva lanciato Sonic. Ma la sua espressione malevola si trasformò immediatamente in un grande e inquietante sorriso, quando notò che un altro robot aveva estratto la gemma dal corpo inerme del compagno, mostrandola al dottore in tutto il suo sfavillante luccichio.

-I patti sono patti grassone! Adesso liberala o ti pentirai amaramente di essere venuto qui stanotte!- Lo minacciò il riccio.

-Spiacente mostriciattolo deforme! Sai che io amo fare le cose in grande! Credi davvero che adesso che sto vincendo faccia finire in questo modo il divertimento? Puoi scordartelo! Adesso è arrivato il momento di sfoderare una delle mie più spiccate e amate qualità: la disonestà !

-Queste parole fecero gelare il sangue di Sonic. Cosa voleva dire? Sfortunatamente l’avrebbe scoperto molto presto. -A proposito! Dov’èro rimasto? AH! Adesso ricordo! Era il momento di dire TRE!- Gli occhi di Sonic si spalancarono di terrore, quelli di Bocoe e Decoe di sorpresa, quelli di Amy di costernazione e quelli di Eggman di diabolica schizofrenia. In un movimento repentino il medio l’indice e il pollice dell’esoscheletro si spalancarono ed Amy iniziò a precipitare nel vuoto con uno strillo terrificato e sconvolto. Il cuore del riccio crollò a pezzi, ma non avrebbe lasciato che tutto finisse così: con la sua stupefacente celerità si precipitò verso il costone del canyon scivolando sulle ginocchia fino a farle ferire e più veloce di un falco riuscì ad afferrare il polso di Amy con una mano, stringendolo fino a farle male. Emise un sospiro di sollievo stando attento a non perdere la concentrazione o ad allentare quella presa miracolosa, e, respirando affannosamente, fissò il viso incredulo e spaventato di lei e le fece un impercettibile sorriso per infonderle coraggio e speranza, paradossalmente felice di poterla guardare negli occhi e di poterle trasmettere il suo aiuto. Ma la soddisfazione di aver finalmente ritrovato, seppur in circostanze non proprio propense, quel timido e caldo contatto si estinse immediatamente quando sentì il rumore più orribile e agghiacciante della sua vita: passi robotici che si infrangevano al suolo.

Sperò che non fosse quello che credeva e si voltò con la pura angoscia negli occhi, alzando lo sguardo per vedere per intero la fonte di quel rumore e vide un esoscheletro dai toni scuri che si stagliava davanti a lui con la luna che rendeva il suo gigantesco aspetto ancora più minaccioso e sinistro. Per una seconda volta Sonic non seppe come agire: non poteva lasciare la mano sudata e tremante di Amy, ma allora come uscire dalla traiettoria di un possibile attacco di Eggman? Sonic non ebbe il tempo di arrovellarsi sulla risposta più di tanto che sentì un dolore lancinante al fianco. Successe tutto in un attimo: col sottofondo di una mefistofelica risata dello scienziato umano una delle possenti gambe meccaniche dell’automa si tirò all’indietro sollevandosi e scaricando un poderoso calcio infranse il suo stinco metallico sul corpo del riccio con una potenza disarmante. Sonic lasciò andare un gemito di dolore accompagnato da un grido di Amy e si sentì scaraventare dal colpo portentoso inflitto da quel robot. Ma quando fu sul punto di cadere e tutto sembrava perduto, grazie alla forza della disperazione riuscì disumanamente ad aggrapparsi con una mano alla parete rocciosa che sembrava creparsi sempre più; l’acqua del fiume scorreva irruenta metri e metri sotto di loro.

-Oh! Dov’è finito il grande Sonic the Hedgehog che non sbaglia mai e riesce a spodestare tutte le mie più grandi invenzioni?- Commentò ironicamente il dottore mentre si impegnava con tutte le sue forze per uscire dall’abitacolo dell’esoscheletro e intimava ai suoi assistenti di togliersi di mezzo perché era arrivato il suo momento di gloria. –Ma guarda! Che ti succede? Non ti riconosco più! Avanti, dov’è finito tutto il tuo sarcasmo? Ah! Così mi deludi!- Continuò Eggman, dopo essere piombato la suolo con un salto. L’uomo si abbassò chinando le ginocchia in modo da puntare più direttamente il suo sguardo compiaciuto celato dai suoi occhialini scuri in quello abbattuto e velato di lacrime del riccio. Lo sforzo di sostenere il proprio peso e quello di Amy con una mano sola era a dir poco sfiancante, ma non avrebbe lasciato la presa, se era giunto il momento della morte avrebbe combattuto fino alla fine per ritardarlo anche solo di un attimo.

-…Sonic, ti prego… lasciami…- Mormorò Amy con un fil di voce, inducendolo a voltare lo sguardo verso il basso. -…Tu devi provare a salvarti… ti scongiuro… Non voglio che ti succeda qualcosa di male… non per colpa mia…! Non te lo permetterò!- Aggiunse in lacrime, tentando di sciogliere la presa che la legava all’amato riccio.

-NO! Amy, non posso lasciarti! Qualsiasi cosa accada dobbiamo rimanere uniti! NON FARLO! Non lasciare la mia mano! MAI! NON DEVI LASCIARLA MAI!- Gridò Sonic, in preda alla frustrazione e allo sconforto della sconfitta, stringendo convulsamente la sua morsa intorno al polso di lei, che annuì tristemente con la testa dopo aver lanciato una rapida occhiata al fiume furente che scorreva a fianco delle pendici del canyon.

-Non sei felice piccolo disgustoso animale?- Furono le parole che distolsero lo sguardo di Sonic da quello di Amy. -Io, il grande dr Eggman Robotnik, il futuro imperatore di Mobius e padrone indiscusso della galassia sono sceso dall’alto della mia illustre posizione per cancellarti dalla faccia del pianeta, e tu? Non sei onorato di stare per morire per mano mia! Del meraviglioso, dell’affascinante, dell’intelligentissimo, dell’ineguagliabile, del glorioso Ivo Robotnik?- Gridò, con una luce folle in viso, mentre i suoi due automi si meravigliavano sinceramente per il fatto che gli eventi stavano stranamente prendendo una piega positiva per il loro creatore.

La risposta di Sonic fu una smorfia di nauseato disprezzo.

-Prima di porre fine alla tua inutile e fastidiosa vita ti concedo l’opportunità di proferire le tue ultime parole!- Sbraitò ancora, euforico.
Sonic voltò la testa da una parte in atteggiamento di chi pensa attentamente a cosa dire, almeno questo fu quello che pensò il dottore. Ma Eggman non poteva lontanamente immaginare cosa avesse intenzione di fare Sonic: infatti il riccio voltò di scatto la testa e gli mollò un sonoro sputo in faccia. Decoe e Bocoe si protessero a vicenda, timorosi di un’incombente reazione furibonda dell’uomo. Eggman sbiancò inorridito: la calda e vischiosa saliva di quell’infimo essere stava scivolando silenziosamente lungo il suo viso: lo sputo del piccolo disgustoso animale si faceva strada sul viso del futuro imperatore di Mobius e padrone indiscusso della galassia. Si passò furiosamente una mano sulla faccia per ripulirsi e non riuscì a trattenere l’ira. Con uno scatto raccapricciato si rizzò in piedi, guardando furiosamente i due ricci stremati davanti a lui.

 -BRUTTO PICCOLO VERME! Marcisci all’inferno insieme a quella tua stupida mocciosa!- Ringhiò e, dopo aver sollevato con furia una gamba la lasciò andare e pestò con tutta la sua forza le dita del riccio, costringendolo a lasciare la presa dal costone del canyon e a precipitare nel vuoto per metri e metri gridando, come faceva Amy in preda ad un pianto addolorato mentre il dottore, che rimaneva sempre più lontano sopra di loro esibiva la sua più esagerata risata, considerando che sarebbe stata l’ultima che il suo arcinemico mobiano avrebbe sentito.

Precipitarono per secondi interminabili, con la realtà confusa e sfocata intorno a loro, con gli occhi arrossati e doloranti, con le orecchie piene delle loro grida e dei loro singhiozzi. Solo una cosa riempiva il loro cuore e faceva accettare loro la dura realtà dell’imminenza della fine: le loro mani unite.
  

NOTE DELL’AUTRICE:

…Be’… dopo quasi un mese che non aggiorno me ne torno fuori con questo capitolo lunghissimo che si conclude in maniera orrenda e moralmente devastante! Potete perdonarmi? xD
Non è stato affatto facile scrivere il capitolo decimo perché in pratica l’idea della mia fan fiction è nata da questa scena, insomma: l’incontro a Glyphic Canyon era la parte culminante, il punto cruciale di tutta la storia e, anche se avevo in mente come si sarebbe svolta, è stato più difficile del previsto scriverlo! Spero comunque di aver suscitato in voi (adorati e preziosissimi lettori **) tutte le emozioni di cui questo capitolo è ricco! (L’ultima parte mi ha fatto quasi piangere, fate un po’! ç_____ç) ^^

Io (come sempre) vi ringrazio INFINITAMENTE per la vostra gentilezza nel leggere e nel recensire, siete davvero speciali! ^////^
Un ringraziamento speciale va a chi ha messo la storia tra le preferite (come Sere98, Bibi97_ e tutti gli altri <3 Grazie! **), a chi legge e basta e ovviamente a chi mi segue dal paleolitico come la mia ADORATA socia, la cara Elaj_, Shinichi e Ran amore e Marta *-*
Fatemi sapere cosa ne pensate!! :D

Un bacioneoneone,

Lù <3

 
  

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Capitolo 11
*** L'eterna forza dell'amore contro la morte ***


-CAPITOLO UNDICESIMO-
L’eterna forza dell’amore contro la morte


Ogni persona nella propria vita si prefigge uno scopo; un fine da raggiungere differente per ognuno in relazione alle proprie inclinazioni e alle proprie convinzioni. Spesso si rinuncia a perseguirlo per i motivi più svariati, per impedimenti incontrastabili, semplicemente perché ci si ritiene incapaci di poter raggiungere il traguardo o perché maturando si capisce di essere inadatti a quel tipo di fine; mentre ci sono altri disposti a dare tutto il possibile, a impegnare ogni attimo della propria esistenza per riuscire nel proprio intento. Talora, grazie ai mezzi necessari, alla forza della convinzione, alla tenacia, alla caparbietà e forse anche ad un pizzico di fortuna, questi ultimi riescono finalmente a raggiungere i propri traguardi, mentre altre volte, nonostante il fatto di aver creduto ciecamente in sé stessi e nelle proprie capacità vanno inesorabilmente incontro a una colossale sconfitta, semplicemente per il fatto di essersi sopravvalutati.                                                                                                                                                       
Non è facile descrivere a parole il meraviglioso senso di completezza e appagamento che si impossessa del tuo corpo quando dopo aver speso tutte le tue energie, riesci nel tuo intento: è il culmine della soddisfazione, la felicità più pura e il compiacimento delizioso che ti fa finalmente sentire fiero di te stesso.                                                                   
Il dr. Eggman aveva sognato a lungo il momento del suo trionfo: uno dei suoi desideri principali, beninteso oltre a conquistare, schiavizzare e rendere a sua immagine Mobius, era infatti quello di godere della gioia e della soddisfazione che comporta riuscire a perseguire i propri scopi; ed era più che convinto che la scintilla che avrebbe fatto innescare in sé il tanto agognato appagante senso di soddisfazione sarebbe stata, almeno in parte, la morte del proprio rivale più acerrimo.

Ma stranamente, adesso che era finalmente riuscito a infliggergli il colpo letale della morte non sentiva affatto quel gradevole e inebriante turbinio di emozioni: al contrario se ne stava immobile, sull’orlo dello strapiombo di Glyphic Canyon, intento a fissare il buio vuoto che si protraeva sotto di lui stringendo i piccoli occhi incavati sotto le lenti scure dei suoi occhiali tondeggianti, come per scorgere in qualche modo i corpi esanimi del proprio antagonista e di quella che fino a poco prima si sforzava di chiamare alleata. L’imponente figura dello scienziato si stagliava ritta e concentrata al culmine della parete verticale del canyon, illuminata dalla candida luce lunare. Si chiese perché non si abbandonava ad incontrollate effusioni di gioia e di folle ed incontrollato compiacimento, e la spiegazione più accreditata che riuscì a darsi fu che il suo sesto senso gli suggeriva che c’era poco da rallegrarsi, perché probabilmente la sua spinosa nemesi era ancora in vita. Anche se, nel profondo del suo rachitico cuore insensibile nasceva timidamente un’altra dolorosa spiegazione: più di dieci anni della sua vita se n’erano andati con Sonic. Il vero motivo per cui la pazza gioia non si impossessava del suo animo e del suo corpo era perché non riusciva a rendersi conto che Sonic sarebbe diventato parte del suo passato, non sarebbe più stato l’odiato antagonista da combattere quotidianamente, non avrebbe più dovuto sforzare la sua mente geniale per costruire diabolici macchinari mastodontici per sconfiggerlo, non ci sarebbe più stato quel dannatissimo porcospino provocatorio ed insopportabile ad opporsi a lui con la propria arroganza ironica e quel disgustoso sorrisetto di sfida. Tutto questo colpì profondamente Eggman: non riusciva ancora a capire che in quel momento aveva la strada spianata per fondare il suo bramato Impero, la sua tanto desiderata Eggmanland, le fondamenta del regno sul quale lui sarebbe stato il padrone assoluto e indiscusso. Sonic era morto. E una parte di Eggman con lui.

Ma l’organo cardiaco del dottore era tutt’altro che aperto e disponibile a sentimentalismi: in anni e anni si era impregnato così tanto di odio e sadismo che, se davvero una parte di Eggman era morta, senza dubbio ne sarebbe nata una nuova e ancora più insensibile e violenta della prima. Fu così che l’inaspettata reazione apatica di Eggman e la sua tangibile indecisione riguardante lo sfogare o meno la soddisfazione per una delle sue più importanti vittorie si estinsero in una manciata di secondi, lasciando spazio ad un diabolico ed enorme sorriso, che si fece strada tra i lineamenti duri di quel volto marchiato di rancore. Così, quando finalmente ebbe realizzato che aveva avuto la meglio sul suo irriducibile nemico e che era entrato in possesso di quattro strumenti coi quali avrebbe raggiunto il potere assoluto e avrebbe realizzato il suo sogno, avrebbe perseguito il suo scopo ultimo, allargò le braccia e le mani, esibendo una risata diabolica che esprimeva tutta la sua realizzazione. Furono Decoe e Bocoe ad interrompere il suo sguaiato riso che rimbombava arrogante nel silenzioso buio di Glyphic Canyon: increduli per l’accaduto e incapaci di credere che il dottore fosse in possesso di un tale sadismo scesero lentamente e rumoreggiando dall’Egg-Walker 2° per andare a vedere coi propri circuiti oculari lo strapiombo nel quale il grande eroe Sonic the Hedgehog aveva probabilmente perso la vita.

-E’…è morto…?- Chiese a bassa voce Bocoe, dopo che lui e il suo collega color senape si furono avvicinati al dottore e sporti leggermente per osservare quel funesto panorama e il fiume impetuoso nel quale erano precipitati i due ricci.

Ma l’automa non ottenne nessuna risposta da parte del proprio creatore, il quale era troppo impegnato a fantasticare sui suoi prossimi certi trionfi e sulle mosse che avrebbe fatto di lì a poco per gettare le primordiali basi di Eggmanland mentre fissava con aria ricolma di un’invasata esaltazione la conformazione geologica di quel solitario territorio e lo ringraziava mentalmente per essere stato più efficiente e favorevole nei suoi confronti delle sue sofisticate e sbalorditive creazioni di robotica.

Decoe lanciò uno sguardo stupito a Bocoe, poi si chinò, prese da terra un piccolo sasso irregolare e lo gettò dallo strapiombo. La caduta della pietra fu contemplata da tutti con religioso silenzio e straordinaria attenzione. Anche se l’oscurità limitava la vista fu udibile lo schianto del sassolino contro una parte sporgente di roccia e il suo quasi impercettibile tuffo nelle fredde e agitate acque del fiume.

-…Mi sa di sì…- Rispose flebilmente Decoe al compagno, non riuscendo a celare una minuscola punta di amarezza nella sua voce robotica.

-Sì!!! Ce l’ho fatta! DECOE, BOCOE!!!!! AVETE VISTO?!? CE L’HO FATTA!- Esclamò euforico il dottore, mentre in un impeto incontrollato di affetto si precipitò sui suoi due automi travolgendoli in un caloroso abbraccio mentre i due robot rispondevano increduli all’interiezione del loro beneamato creatore con dei risolini contenti.

-Dottore.- Scandì una voce fredda e metallica alle spalle di quella particolare e assurda scena di felicità e di affetto. Eggman si scrollò repentinamente di dosso i due più fedeli assistenti e si voltò verso la voce che lo aveva chiamato. Essa apparteneva a uno della decina dei robot d’attacco che lo scienziato si era portato al seguito per contrastare un possibile attacco da parte del riccio durante il tragico incontro tenutosi poco prima tra i due antagonisti; l’automa d’offesa aveva il braccio antropomorfo protratto in avanti e nella sua mano fredda stringeva una gemma gialla che brillava allegramente a causa della vicinanza con le pietre gemelle che venivano tenute nelle mani di altri due robot.                                  
Il dottore si lasciò andare ad un sorriso di soddisfazione, la stessa soddisfazione che fino a poco prima era stata impedita da un inspiegabile moto d’incertezza. Allargò le sue mani protraendole verso i suoi soldati meccanici i quali non esitarono un istante a consegnargli i Chaos Emeralds posandoveli. Il volto sorridente dell’uomo venne illuminato dalla luce prodotta dalle pietre, le quali si specchiavano brillanti negli occhialini tondeggianti dello scienziato.

-Eccoli… I miei piccoli Chaos Emeralds… gli strumenti tramite i quali questo insignificante mondo conoscerà il mio grande impero… presto verrà l’alba della mia perfetta e desiderata era: nessuno può più fermarmi adesso!- Mormorò il dottore, inebriato dalla visione di quelle così potenti gemme tra le sue grandi mani.

-Io non ci metterei la mano sul fuoco!- Rispose con gelida arroganza una voce profonda proveniente da poco lontano alle spalle dell’uomo. L’espressione dipinta sul viso dello scienziato cambiò con una velocità sorprendente e il suo sguardo estasiato di poco prima si trasformò repentinamente in un’espressione disgustata: nessuno avrebbe dovuto osare interromperlo mentre gustava il suo agognato primo grande trionfo. Si voltò lentamente, per guardare in faccia quell’inaspettato seccatore, anche se sapeva perfettamente di chi si trattasse.

Qualche metro davanti a lui si ergeva minacciosa la figura di un riccio che emanava un’aura oscura e tenebrosa. I suoi lineamenti duri erano contratti in un’espressione di rancore intimidatorio e i suoi occhi erano ridotti a due fessure dallo sgargiante color cremisi che fissavano sinistramente il dottore e il resto della schiera che lo accompagnava, chiedendosi con poco interesse dove fossero Sonic e Amy.

-Sei arrivato tardi mio adorato vendicatore dei casi persi! Ormai del tuo insopportabile sosia e di quella mocciosa viziata non c’è rimasto più nulla! Sai com’è, volevano fare un viaggetto di sola andata all’inferno e io sono stato così cortese da dare loro il biglietto! AH! A volte mi stupisco per quanto riesco ad essere gentile e altruista!- Esclamò prepotentemente il dottore, divertendosi a godere della situazione che sembrava essere stranamente dalla sua parte.

A quelle parole Shadow non poté fare a meno di essere colto da scettica sorpresa e la sua espressione corrucciata lasciò il posto a una incredula e guardinga mentre passava lo sguardo dal volto compiaciuto del dottore allo strapiombo che se ne stava silenzioso alla sua destra.

-Che…cosa?- Chiese il riccio leggermente scosso da quella rivelazione: non solo perché in fondo la notizia l’aveva lievemente turbato per la rivelazione della morte del rivale, ma soprattutto perché non riusciva a capire come il dottore potesse aver avuto la meglio contro Sonic senza uno dei suoi mostri meccanici e scortato da un numero esiguo di robot che Sonic sarebbe riuscito senza dubbio a sconfiggere in una manciata di secondi senza problemi.

-Ma tu guarda, sei davvero sconvolto non è vero? Be’ rassegnati! Nemmeno la Forma di Vita perfetta può fermare la mia salita al potere adesso! In un batter d’occhio questo mondo diventerà mio e ogni essere vivente nel raggio di un milione di kilometri mio suddito! AHAHA! Non metterti contro di me, Shadow!- Ribatté il dottore, senza perdere il suo tono spavaldo e affrontando il riccio a testa alta, spinto dalla forza dell’autoconvinzione; mentre i suoi robot d’attacco cominciavano a caricare le loro armi e a puntarle contro il riccio nero.

-Non cantare vittoria troppo presto Eggman! Io non mi chiamo Sonic, con lui te la sei cavata facendo leva sui suoi punti deboli, ma con me certi trucchi non funzionano! Sono costernato, ma non riuscirai nemmeno questa volta a riuscire nei tuoi propositi megalomani!- Gli rispose a tono Shadow, che ormai stava inesorabilmente imboccando il sentiero di guerra. Si mise in posizione di combattimento e fra le punte delle sue dita si formarono scariche elettriche di portata considerevole anche se non venivano amplificate e trasformate in potenti Chaos Spear da una gemma del Chaos; mentre i suoi occhi si stringevano ancor più, in un espressione di puro odio.

Nonostante si sforzasse di mantenere un atteggiamento sfacciato e sicuro di sé, Eggman sapeva benissimo che le potenzialità del progetto Shadow non dovevano affatto essere sottovalutate ed era pienamente consapevole che ingaggiare battaglia col riccio sarebbe stato equivalente ad andare incontro al suicidio: doveva guadagnare tempo per assicurarsi una fuga sicura e l’unico espediente che aveva era sacrificare i suoi robot d’offesa.

L’uomo si guardò attorno con una punta di nervosismo e consegnò lentamente i quattro smeraldi nelle mani di Decoe  e Bocoe, intimando loro sottovoce e senza staccare per un attimo lo sguardo dalle poco promettenti scariche elettriche che sgorgavano luminose dalle mani del riccio, di portarli al sicuro con loro all’interno dell’Egg-Walker 2°. I suoi due imbranati assistenti, desiderosi di mettersi al riparo il prima possibile dall’ira del porcospino nero, accolsero volentieri l’invito del dottore e in modo goffamente furtivo cercarono di avvicinarsi il più possibile all’esoscheletro e di non essere notati dal minaccioso nemico, ma ovviamente i loro tentativi risultarono palesemente vani quando una freccia saettante di energia prodotta dalla mano tesa di Shadow si infranse sulla spalla di Bocoe, dove si aprì una leggera spaccatura nel metallo e iniziò ad uscire un fumo nerastro. Il povero automa iniziò a gridare scompostamente guardando con nevrosi la sua ferita fumante, mentre Decoe, impaurito, gli  sventolava velocemente la mano vicino alla spalla più per far andare via il fumo che per alleviare il senso di dolore ai circuiti dello sventurato compagno.

Soltanto Eggman e Shadow non prestavano attenzione alle sceneggiate tragicomiche che si stavano svolgendo poco lontano da loro, troppo occupati a guardarsi negli occhi e a dare il via ad  una battaglia dall’esito già scritto.                                
Improvvisamente il riccio scattò in avanti con velocità sorprendente nello stesso istante in cui lo scienziato aveva protratto la sua mano aperta in avanti e aveva comandato gridando ai propri automi numero 57, 58, 59 e 60 di attaccare. Mentre Shadow si lanciava come un proiettile contro gli avversari robotici, il dottore si affrettò a spingere con forza e aggressività i suoi due assistenti recalcitranti e piagnucolosi nell’Egg-Walker 2°, ma ovviamente non riuscì ad entrare a sua volta nella cabina di pilotaggio che Shadow, grazie ai suoi formidabili poteri e al suo spietato cinismo, era già riuscito a distruggere tutti e quattro i robot che erano stati lanciati contro di lui e si stava avvicinando con velocità disarmante al dottore. Quest’ultimo non fece in tempo ad accorgersi di essere esattamente nella traiettoria d’attacco del riccio che questo, portando con una smorfia disumana il suo pugno destro indietro lo infranse violentemente contro lo zigomo di Eggman; l’uomo, stordito e dolorante barcollò per qualche istante poi cadde a terra.

-Sessantuno! Sessantadue!! Sessantatre!!!! – Gridò furioso Eggman proprio nel momento in cui l’avversario stava preparando un veemente Chaos Spear da lanciargli come colpo di grazia, dopo essersi portato una mano al punto colpito da Shadow.

A quelle parole il riccio si voltò e vide che i tre automi chiamati in soccorso dal dottore stavano caricando verso di lui con le proprie armi cariche protese. Shadow si lanciò a sua volta contro i nuovi avversari, intenzionato a distruggerli il più in fretta possibile per tornare ad occuparsi di Eggman, ma non aveva fatto i contri con la sua gamba, reduce dalla ferita da arma da fuoco riportata a Lava Reef. Questo doloroso incomodo gli provocò infatti una dolorosa fitta che lo costrinse bruscamente ad interrompere la sua celere corsa verso i nemici e ad affrontarli da fermo facendo riferimento alla propria formidabile e rapida tecnica di combattimento dal posto. Senza dubbio Shadow riuscì a distruggere tutti gli automi di attacco senza spargere una goccia di sudore, ma quell’inconveniente ritardò non di poco la sua schiacciante vittoria contro i tre robot, tempo che Eggman non perse e che bensì sfruttò per rialzarsi velocemente da terra ed entrare all’interno dell’Egg-Walker 2°grazie all’aiuto di Decoe e Bocoe, che impiegarono tutta la loro forza per trascinare il loro rotondeggiante creatore all’interno dell’alto esoscheletro.

Quando il riccio fu riuscito a ridurre i propri deboli avversari ad un ammasso fumante di ferraglia deforme, il suo pensiero tornò immediatamente al suo avversario principale. Shadow si era lasciato convincere dal giovane e preoccupato Tails ad andare a controllare quella singolare situazione e il riccio, seppur non del tutto convinto di essere effettivamente colpito da quello che pareva essere successo a Sonic, aveva promesso di agire se si fosse presentata la necessità: ebbene adesso, o per legittima difesa o perché i fatti avevano preso una piega incalcolabile e dolorosamente inaspettata, era arrivato il momento di mantenere quella, per quanto inutile e scontata, promessa.

Così il riccio, dopo aver voltato i suoi occhi color fuoco pieni di rancore verso quello che, al contrario di ogni aspettativa, si era rivelato un uomo spietato e disposto a tutto per la propria sete di potere, assunse la sua consueta posizione di combattimento, piegò leggermente le gambe cercando di sforzare il meno possibile quella precedentemente ferita per ridurre al minimo gli effetti collaterali che avrebbero potuto impedirgli di scatenarsi in un attacco incontrastabile e schizzò a velocità folle contro l’esoscheletro nel quale il dr. Eggman e i suoi due scagnozzi si illudevano di potersi proteggere dallo smisurato potere della Forma di Vita Perfetta. Lo scienziato umano, vista la mala parata, cercò di organizzare al più presto possibile una fuga che gli permettesse di evitare quella che si preannunciava una sconfitta schiacciante dopo una delle sue più grandi e appaganti vittorie; ma non fece in tempo a concretizzare i suoi propositi di ritirata che la furia di Shadow era già in azione: scagliatosi contro il nemico con una formidabile azione rotante, il porcospino colpì il torace del grande automa con tale veemenza da distruggere la lamina color arancio di cui il petto del robot era composto da farla cadere ammaccata al suolo e da danneggiare molti circuiti interni dell’avversario metallico, mandando in tilt alcuni collegamenti tra la cabina di comando e il braccio originario, ossia quello destro, dell’automa. Eggman però non stette a guardare: non poteva arrendersi senza impiegare tutte le proprie energie e soprattutto la sua invidiabile intelligenza per difendere sé stesso, le pietre di cui era entrato in possesso più o meno onestamente, e, in maniera senza dubbio minore, dei suoi imbranati assistenti. Sfruttò il barcollare dovuto al colpo subìto dell’esoscheletro per portare all’indietro una delle sue robuste gambe metalliche e nel contempo uscire dalla traiettoria del riccio, cercando di colpirlo con un movimento il più rapido possibile del braccio sul quale poteva ancora fare completamente affidamento: il colpo che avrebbe inflitto quel grande braccio robotico violaceo sarebbe stato potente e distruttivo se avesse intaccato il corpo di Shadow, ma purtroppo per Eggman il porcospino nero era tutt’altro che a corto di espedienti; infatti Shadow usò l’attacco del dottore a suo vantaggio: si diede una spinta con i piedi sfruttando come appoggio il corpo del robot, improvvisò uno Spin Dash a mezz’aria per evitare di essere colpito e, proprio quando il pugno del robot andò a vuoto, si aggrappò saldamente con le proprie mani all’avambraccio e, tenendo i piedi uniti cercò di usarlo per darsi la spinta e assestare un fortissimo colpo con i piedi al fianco inerme del nemico ma, grazie a quella sorte che sembrava non volerne sapere di abbandonare il dottor Eggman in quella particolare notte piena di tensione e colpi di scena o, più probabilmente ad un inspiegabile errore di Omicron nella riparazione dell’automa, i legamenti che univano il braccio metallico al resto del corpo meccanico, gravati dal peso del riccio e dalla forza col quale venivano tirati e tesi, si staccarono di netto dal resto del grande corpo metallico del robot e il braccio rovinò a terra insieme ad uno Shadow stordito e furibondo. Quando Eggman si rese conto di essere riuscito a scamparla per il rotto della cuffia, decise di non abbandonarsi a inutili compiacimenti e, dopo aver ringraziato mentalmente quell’errore o forse quel tentativo di sabotaggio del suo nuovo collaboratore nella saldatura del nuovo braccio per l’Egg-Walker 2° ordinò al robot d’attacco numero sessantaquattro di approfittare del momentaneo smarrimento del riccio per attaccarlo e distrarlo. L’automa chiamato in causa non si fece ripetere il comando due volte e, benché privo di cuore o sentimenti, non esitò a sfoderare tutto il sadismo e la violenza che scorreva copiosa nei suoi circuiti interni e, piazzatosi davanti al nemico riccio portò repentinamente un braccio all’indietro; in una frazione di secondo dalle sue nocche spuntarono una specie di lunghi ed affilatissimi artigli metallici che sicuramente avrebbero ferito mortalmente l’avversario: ma nemmeno questa volta Shadow the Hedgehog fu colto impreparato. Si alzò di scatto, afferrò il braccio staccato precedentemente dal corpo dell’Egg-Walker 2° e lo usò come utile scudo: gli artigli del robot si conficcarono tra i sistemi interiori del braccio dell’esoscheletro producendo un rumore tremendamente stridente. Era arrivato il momento del colpo di grazia: immobilizzato l’avversario con quello stratagemma, Shadow concentrò la sua immensa energia nel suo pugno formando ovunque sul dorso della sua mano scariche elettriche poco promettenti per il povero numero 64, ma prima che il robot potesse rendersene conto la sua testa giaceva a terra fumante ai piedi dell’Egg-Walker, in preda ai corti circuiti che avevano luogo ovunque all’interno del suo cranio d’acciaio, completamente divelto dalla potenza dirompente del gancio che gli aveva mollato l’oscuro rivale. Il nervosismo del dottor Eggman era palpabile; ormai le sue speranze di tornare alla Techno Base senza scontare la vendetta dell’Ultimate Life Form parevano irrealizzabili, i tanto agognati Chaos Emeralds sarebbero inesorabilmente finiti nelle mani di quel riccio dal temperamento incerto e dal carattere ricco di incomprensibili incongruenze e, come se non bastasse, doveva anche assistere al brutale sterminio di alcuni dei suoi adorati soldati robot senza poter fare nulla per far valere la propria posizione: in poche parole Eggman era più che convinto di essere ormai alle strette; cosa comune anche ai suoi due più fedeli assistenti che tremavano come foglie e si abbracciavano per farsi coraggio a vicenda rannicchiati in un angolino della scura cabina di pilotaggio dell’Egg-Walker 2°. Il dottor Robotnik vide sfumarsi davanti agli occhi la sua gloria e il suo titolo di futuro imperatore di Mobius e padrone indiscusso della galassia, ma, se proprio la sua esistenza doveva finire lì, in quella notte, in quel luogo (per ironia della sorte proprio nello stesso posto e nello stesso giorno in cui si dava per conclusa la vita del suo più acerrimo rivale), per mano della minacciosa figura dagli occhi cremisi che gli si parava minacciosamente davanti, allora la sua uscita di scena dall’universo sarebbe stata degna di un uomo d’ingegno e dall’intelligenza ineguagliabile, dell’unico essere umano in grado di creare invenzioni tanto strabilianti da arrivare ad un passo dalla conquista della galassia. Così si apprestò a formulare il suo discorso finale, le sue ultime parole, frasi che avrebbero espresso non solo cosa sentiva in quel momento, ma che avrebbero anche sintetizzato l’essenza del suo essere.

-Shadow the Hedgehog.- Scandì lentamente e con cinica calma lo scienziato umano osservando con freddezza la figura oscura del riccio che si avvicinava lentamente all’esoscheletro, fissando coi suoi occhi di un rosso magnetico il volto velato di rassegnato nervosismo del dottore. La sua figura ammantata di tenebra veniva sinistramente illuminata dalla luce vellutata e lattata della luna. –A quanto pare l’esistenza del mio genio fuori dal comune verrà fatta bruscamente concludere nientemeno che dall’ambiziosa creazione del mio progenitore! Sono fiero di poter dire addio alla mia vita dopo aver dimostrato che il mio invidiabile acume e le mie sconfinate capacità intellettive sarebbero riuscite a schiacciare una volta per tutte il mio più accanito antagonista.  Mobius e questa galassia mi ricorderanno sempre come lo scienziato e il creatore più geniale di tutti i tempi e né la tua brutale e cinica violenza né la tua immortalità potranno mai cancellarmi dalla storia e dai ricordi!- Disse il dottore cercando di non perdere la sua ampollosità sebbene vedere il minaccioso avvicinamento del riccio lo atterrisse sempre più. -…Incredibile…- Aggiunse senza nascondere un pizzico di sorpresa nel vedere Shadow ritto davanti all’esoscheletro con lo sguardo tagliente e scintille che zampillavano luminose fra le sue dita. Fra coloro che erano all’interno dell’Egg-Walker 2°, o almeno di quello che ne rimaneva, crollò un silenzio carico di un’insopportabile tensione che sembrava la quiete prima di una devastante tempesta; ma il dottor Eggman non esitò un istante ad interromperla e a ricominciare il suo serio discorso.-Nemmeno nelle mie più folli fantasie avrei lontanamente immaginato che saresti stato tu il primo a voler vendicare la morte di quell’inutile animale, è proprio vero che gli imprevisti più impensati arrivano…- e qui Eggman fermò per un istante lo scorrere quasi incontrollato delle sue parole, poiché il suo sguardo venne catturato da uno dei suoi robot d’attacco: l’ultimo che gli era rimasto, il quale, cercando di non essere scorto dallo sguardo di Shadow, girava silenziosamente tra i resti delle carcasse dei propri compagni, sperando che qualcuno di essi gli desse il minimo segnale di avere ancora qualche sensore funzionante; ma la sua straziante ricerca non ottenne risultati, tranne quello di essere scorto da Eggman che vedeva in quel semplice automa la sua ultima e improbabile ancora di salvezza. L’uomo premette lentamente un bottone sulla plancia di controllo dell’Egg-Walker 2°attivando un sensore ad alta tecnologia che diffondeva onde magnetiche capaci di richiamare i robot d’attacco presenti nel raggio di un chilometro: il segnale serviva ovviamente per radunare rinforzi in casi di estremo pericolo e ovviamente in ogni robot, durante la nascita del droide in laboratorio, veniva impiantato un chip sensibile a tali onde elettromagnetiche, che lo chiamava ad interrompere la propria attività per correre in soccorso del proprio creatore: e così fece anche l’audace numero sessantasei.

Shadow continuava ad avvicinarsi lentamente all’Egg-Walker 2° come uno spietato predatore con la sua indifesa preda ormai ferita e messa all’angolo e fissava con arrogante odio il volto contratto e dal nervosismo palpabile del dr. Eggman che passava subitaneamente il suo sguardo carico d’ansia dalla figura oscura del riccio a quella del numero sessantasei, il quale, in quel momento, aveva appena staccato un cannone laser dal corpo semidistrutto di un suo compagno e si accingeva a svolgere l’estrema direttiva che gli era stata da poco rivolta. Eggman si sfregava convulsamente le mani e respirava affannosamente, sentendosi ormai all’interno di un vicolo cieco senza via di uscita, ma anche in queste angosciose condizioni ebbe la forza di finire la frase che aveva iniziato per non lasciare a metà il suo discorso di addio a quella che riteneva sarebbe stata la sua galassia. -…quando meno ce lo aspettiamo… davvero impensabile… proprio tu, che agisci solo per il tuo interesse, tu, superiore a questa razza di animali, tu: la Forma di Vita Perfetta, vuoi uccidermi? Mi cogli alla sprovvista, Shadow… non me lo spiego davvero! …- Qui il volto del dr. Eggman tutto ad un tratto subì un brusco cambiamento di espressione: la sua ampollosa serietà si sovvertì in puro e sincero stupore e, se non fosse stato per il buio e per la scarsa visibilità, Shadow avrebbe giurato di averlo visto sorridere per un minimo istante. L’uomo si ricompose immediatamente e sperò con tutto sé stesso che Shadow non si fosse accorto di niente, poi si schiarì la voce e ripartì: -…OH! Non posso davvero crederci! Ti prego, non dirmi che hai intenzione di farlo perché per te Sonic the Hedgehog era un …amico… Shadow, Shadow! Come sei caduto in basso!- Queste parole ebbero un effetto particolare su Shadow e una vena di incertezza si insinuò timidamente tra i suoi pensieri violenti. Effettivamente, perché ardeva dal desiderio di farla pagare a Eggman? Era perché aveva fatto quella promessa campata in aria per tenere a bada Tails? No, affatto. Lui non era il tipo che si sarebbe incomodato per cosa di così poco conto anche perché, come aveva detto il dottore, spesso l’unica ragione delle sue azioni era il suo interesse personale. Ma, in fin dei conti, in che modo avrebbe potuto giovargli porre fine all’esistenza di Eggman? Perché si sforzava tanto per farlo? Proprio per quel motivo: perché nonostante tutte le incomprensioni, i loro caratteri diametralmente opposti, i loro atteggiamenti contrastanti, le loro ideologie e i loro pensieri discordanti, in fondo lui lo riteneva un amico. Questa verità sconvolse non poco i propositi di Shadow, che per un istante si trovò del tutto spiazzato e, cosa incredibile a dirsi, incerto sul da farsi: doveva davvero uccidere Eggman? Ed era giusto che lo facesse per vendicare Sonic? Ci volle qualche secondo perché la parte più cinica di lui avesse il sopravvento e il suo particolare senso della giustizia lo indirizzasse verso la decisione da prendere: Eggman avrebbe dovuto pagare, non necessariamente con la vita, ma avrebbe dovuto ricevere una lezione che non gli avrebbe più fatto dimenticare il nome di Shadow the Hedgehog. Sebbene l’incertezza del riccio e l’intervallo di tempo che essa aveva strappato ai suoi violenti propositi fossero stati di più che breve durata furono sufficienti perché l’audace numero sessantasei effettuasse il suo delicatissimo compito: si lanciò il più veloce possibile verso il nemico arrivandogli dalle spalle e, sebbene fosse del tutto consapevole che il suo attacco fosse di scarna potenza e del tutto contrastabile da parte dell’avversario decise di tentare il tutto per tutto per fornire una possibilità di salvezza al proprio creatore, anche se questo significava necessariamente perdere la propria vita. Il voltarsi per osservare quale fosse il pericolo in avvicinamento fu il più grande errore che Shadow avesse potuto commettere: infatti prima ancora che i suoi letali Chaos Spear potessero colpire il corpo metallico dell’automa, quest’ultimo si staccò di netto la lamiera in acciaio che lo rivestiva all’altezza del torace e introdusse tra i suoi circuiti il cannone laser che aveva staccato precedentemente. Il contatto che vi fu tra i suoi sistemi interni carichi di elettricità e la giuntura dell’arma le conferirono un’energia dirompente: a causa del sovraccarico dal cannone divampò una luce laser di tale intensità e portata che illuminò a giorno Glyphic Canyon. Il cannone laser stava letteralmente prosciugando la fonte di vita del numero sessantasei e la stava trasformando in quello che fu l’ennesimo colpo di sfacciata fortuna del dottor Eggman. Infatti, mentre il povero robot era in preda a scossoni convulsi e perdeva completamente la padronanza di sé stesso e Shadow veniva stordito e accecato da quell’inaspettato attacco, Eggman non perse di certo tempo. Dopo aver ringraziato il cielo per l’ennesima volta nell’arco di quell’affannosa nottata e aver riacquistato quasi immediatamente la vista grazie ai propri occhiali e del vetro spesso e riflettente che proteggeva la cabina di pilotaggio dall’esterno, riprese subito i comandi dell’esoscheletro e si diresse a tutta velocità lontano da Glyphic Canyon, scappando in fretta verso la Techno Base, ancora incapace di rendersi conto di essere riuscito per miracolo a salvare sé stesso, i Chaos Emeralds, Decoe e anche Bocoe.

Mentre la fuga del dottore procedeva senza intoppi, Shadow faceva di tutto per porre fine a quella straziante situazione, gridando per l’ira e lanciando a destra e a manca le sue frecce di energia sperando che prima o poi colpissero il robot che si era rivelato il più pericoloso di tutti. Non è facile spiegare il motivo per cui Shadow non si era accorto della presenza del numero sessantasei; forse perché era troppo impegnato nel mettere in atto la sua vendetta, forse non era riuscito a sentirlo perché i suoi passi felpati erano stati coperti dal rumore delle acque agitate del fiume in cui erano precipitati i corpi di Sonic ed Amy, forse l’aveva notato ma non aveva nemmeno considerato lontanamente che avrebbe potuto creargli grandi problemi, sta di fatto che Shadow aveva commesso un grandissimo errore a sottovalutare Eggman anzi, a sentirsi superiore a lui. Dopo istanti che sembrarono durare un’eternità, la luce laser iniziò ad affievolirsi e a perdere d’intensità. Il corpo robotico di quello che sopra è stato definito come il miracolo che aveva permesso allo scienziato di battere la ritirata, ormai del tutto prosciugato della propria energia e semidistrutto dai Chaos Spear che l’avevano colpito, rovinò rumorosamente a terra, come un corpo umano ormai privo di anima. La luce laser si interruppe e la parte del torace dell’automa in corrispondenza col punto in cui era stato inserito il cannone laser era semifusa e fumante. Tornò il suggestivo buio della notte e il silenzio riprese il sopravvento. Shadow si passò furiosamente il palmo delle mani sugli occhi doloranti per riabituarli all’oscurità e quando la sua vista riacquistò la stabilità si avvicinò al corpo in pessime condizioni del coraggioso martire robotico, fece un ghigno disgustato e gli gettò un calcio pieno di frustrazione.

“MALEDIZIONE!” Pensò il riccio guardando i resti dell’eroico numero sessantasei e voltandosi verso la direzione in cui era fuggito Eggman con i Chaos Emeralds. Per un attimo lo invase la voglia di seguirlo, di capire cos’avesse in mente e di infliggergli finalmente la sua fantomatica lezione: ma pensò che effettivamente non avrebbe risolto niente e sarebbe stata solo un’avventata perdita di tempo; senza contare che doveva tornare da Tails per informarlo di ciò che era accaduto a Sonic e ad Amy. Il volto della Forma di Vita Perfetta si corrucciò e i suoi occhi ardenti nella notte si posarono sullo strapiombo. Si avvicinò lentamente all’estremità della parete rocciosa e si fermò ad osservare l’assassino manto di tenebre che avvolgeva il fiume che scorreva funesto in quella valle silenziosa e fredda. Rimase per attimi infiniti a pensare in silenzio a quanto fosse inverosimile che una personalità, una figura come quella di Sonic the Hedgehog fosse stata vittima di una morte così poco nobile e gloriosa, e di come gli episodi che si erano succeduti nel corso di così pochi giorni avessero messo in luce le sue più grandi debolezze, le sue insicurezze, le sue paure, la sua immensa umanità. Shadow sorrise e abbassò la testa per onorare la fine di un così grande e singolare eroe.

-Sayonara, Sonic the Hedgehog.- Sussurrò dopo aver rialzato il suo sguardo penetrante distogliendolo da quel triste spettacolo e voltandosi; poi se ne andò ammantato di buio mentre la luce della luna, spettatrice silenziosa di quell’indescrivibile serata, tentava di accarezzarlo e di portar via quel senso di impotente amarezza che sembrava essersi innescata in lui.

***

Non è difficile supporre che in quali condizioni morali fu passato il resto della notte da parte di tutti. Sebbene le situazioni in cui versavano fossero le più diverse e disparate, i loro propositi e i loro pensieri del tutto differenti e discordi c’era una minacciosa e invisibile figura che metteva tutti in soggezione e penetrava meschina negli animi, infondendo ad ognuno un insopportabile senso ingiustificato di angoscia e di rammarico: l’ansia. Come si può non pensare che questa orribile sensazione non fosse la padrona indiscussa del giovane cuore di Tails Prower? Il volpino, seduto su una scomodissima sedia di legno se ne stava vicino al divano del suo salotto, stanza che fino a qualche ora prima poteva essere definita più o meno allegra ed accogliente. La povera volpe vegliava angosciosamente su una ragazza pipistrello dalle condizioni fisiche tutt’altro che stabili a giudicare da quanto era contratta l’espressione del suo volto: chiaro segno di spasimo causato dal penetrante dolore che le affliggeva il fianco; Rouge non era ancora riuscita a risvegliarsi e, sebbene la medicazione fattale da Tails fosse stata più che meticolosa e attenta, le sue condizioni non accennavano a miglioramenti, tanto che le era anche salita una febbre molto alta, che la debilitava ancora di più. Il doloroso mostro dell’ansia si divertiva ad affliggerla anche in quello stato penoso riempiendole la mente con chissà quali incubi e immagini tormentante che la facevano agitare e le facevano emettere gemiti strazianti. Tails le teneva con quanta più gentile delicatezza potesse una borsa di ghiaccio sulla fronte e le guardava il volto con aria disperata. Ogni tanto abbassava lentamente la testa e le sue palpebre cercavano di chiudersi per trovare un po’ di riposo da quella giornata lunghissima, ma Tails sapeva benissimo che in quel momento il sonno costituiva il suo pensiero minore: prima veniva Rouge, che aveva bisogno di cure e attenzioni costanti e che assolutamente non poteva essere abbandonata in un momento critico; ma com’era difficile per il volpino mantenere la calma! La sua mente veniva bombardata da pensieri angosciosi e il suo presentimento da brutto era diventato orribile: perché Shadow tardava tanto? Perché non tornava insieme a Sonic e a  Amy?

Lanciò un rapido sguardo all’orologio appeso nel centro della parete e lesse oltre il suo vetro annerito e scheggiato che ormai erano passate da quasi venti minuti le tre del mattino. Erano passate delle ore da quando il suo fratello di latte si era precipitato avventatamente ad affrontare il dottor Eggman e lui non poteva intervenire o sapere niente di quello che si era svolto durante quel lasso di tempo: aveva le mani legate. I suoi occhi si riempirono di lacrime: lacrime di tristezza, di disperazione, dovute alla perdita di lucidità. Per un attimo o forse per minuti interi si sentì completamente solo e impotente e un pensiero che non avrebbe mai voluto formulare si insinuò nella sua mente: sarebbero davvero tornati Sonic e Amy? Si lasciò sprofondare sulla sedia dov’era seduto, con gli occhi occupati a fissare tristemente il vuoto; poi li chiuse e sospirò. Non poteva mollare anche lui, doveva occuparsi di Rouge e avere la pazienza di aspettare. E decise che avrebbe aspettato per giorni interi, che non avrebbe abbandonato la speranza, proprio come avrebbe fatto Sonic.

Espirò sconsolato. Era vivo e molto probabilmente lo sarebbe stato per sempre. Talora gli era capitato di disprezzare questo dono bramato da tanti. Spesso avrebbe voluto non possederlo. Ma solo quando una persona a lui cara perdeva la propria vita si rendeva conto che non avrebbe mai dovuto disprezzare la sua, immortale, infinita. Osservò la luna per qualche istante, appoggiato al tronco di un rugoso albero che si ergeva in una monotona valle poco lontano da Glyphic Canyon. Il suo volto era inespressivo e cinico le sue orecchie venivano cullate dai timidi rumori notturni. Guardò il vento accarezzare i delicati fili d’erba bagnati di luccicante rugiada e ascoltò il suo sussurrare. Ma nonostante tutte queste premesse, che sembrano denotare un individuo ricolmo di serenità d’animo, dentro di lui era una malinconica ansia ad avere il dominio assoluto sui suoi sentimenti. Ovviamente Shadow the Hedgehog non si sarebbe mai messo a piangere e a disperarsi, sarebbe insensato solo immaginare una tale eventualità, ma è innegabile che ciò che era successo l’avesse colpito. Molto probabilmente Sonic era morto e con lui anche Amy Rose: questa triste verità lo aveva lasciato completamente spiazzato ma non aveva sconvolto il suo ego: forse perché l’esperienza di Maria l’aveva reso più cinico nei confronti della morte o, più probabilmente perché non riusciva a capacitarsene. Ma la cosa che lo preoccupava più di tutte le altre non era la scomparsa di un così grande eroe e amico ma il fatto che lui avrebbe dovuto portare la funesta ambasciata al povero Tails, che, distrutto dall’angoscia e dalla stanchezza, aspettava ansiosamente il suo ritorno. Come sarebbe riuscito a dirgli che i suoi due migliori amici, i suoi compagni, tutta la sua famiglia, erano morti? Come avrebbe reagito a tale orribile verità? Shadow non riusciva proprio ad immaginarlo. Gli sarebbe crollato addosso in lacrime in creca di consolazione? Si sarebbe ritirato in sé stesso? O sarebbe andato fuori di testa? Ogni ipotesi formulata sembrò al riccio nero insostenibile: non sarebbe mai riuscito a consolarlo, a diventare la sua spalla, a confortarlo; insomma, a fornirgli tutto quel sostegno morale di cui anche lui, a tempo debito, aveva avuto un estremo bisogno, ma non aveva mai ricevuto. Così appoggiò la decisione di lasciare che quella notte passasse, per andare a parlare a Tails la mattina seguente, a mente fresca. Pensò di prepararsi un discorso non troppo duro né troppo sentimentale con cui avrebbe parlato al volpino ma la cosa si rivelò molto più difficile del previsto per Shadow, che si trovava per la prima volta in un territorio per lui del tutto alieno: confortare un altro essere umano. Passò il resto della notte sotto l’ombra di quel vecchio albero, in una specie di insondabile trance, senza dormire, immerso nei suoi pensieri.

Anche l’altra faccia della medaglia, sebbene ciò sia inverosimile da credere, doveva fare i conti con l’ansia, con le preoccupazioni legate all’incertezza del futuro e con innumerevoli cose a cui pensare, forse troppe anche per un quoziente intellettivo della sua portata. Tornato sano e salvo alla base, sebbene reduce da una schiacciante e formidabile vittoria contro il proprio arcinemico e miracolosamente scampato da una situazione dall’esito tutt’altro che incerto, il dottor Eggman non riusciva proprio a trovare il tempo per godere dei suoi successi e per ringraziare con soddisfazione la fortuna sfacciata che l’aveva costantemente appoggiato; anzi, era più nervoso di quanto si possa immaginare.

Depose i Chaos Emeralds in un enorme cilindro vitreo in cui le quattro gemme lievitavano allegramente, posto nella stanza immediatamente adiacente alla sala di comando e si chiuse in quest’ultima senza che il suo volto esprimesse altro che freddo cinismo. Non esultò. Non si rallegrò. Non parlò. La sua più che veterana esperienza gli suggeriva di non sedersi troppo comodamente sugli allori perché la situazione era tutt’altro che risolta e, proprio perché aveva ottenuto così tante importanti vittorie nell’arco di una sola giornata, sapeva benissimo che adesso era lui quello che aveva tutto da perdere, e non aveva la benché minima intenzione di commettere un passo falso proprio adesso. Rimase in piedi al centro della stanza, fissando inespressivo fuori dalle ampie vetrate della sala principale, osservando la notte che si avviava ormai al termine. Ragionava su questioni contorte e distorte dal suo stato d’animo, cercando di prevedere i più improbabili imprevisti che avrebbero potuto incorrere contro di lui, non poteva permettersi di abbandonarsi ad errori dovuti al troppo entusiasmo, come era successo poco prima con Shadow. Fra questi pensieri tortuosi c’era anche Il timore di una cospirazione interna, che lo stava letteralmente divorando: aveva dato ad Omicron un’intelligenza artificiale che raramente negli ultimi tempi aveva pensato di fornire ad un subalterno, donandogli delle possibilità di libero arbitrio fuori dal comune; e, anche se aveva prestato molta attenzione al fatto di non dotarlo di un eccessivo potere d’attacco per ridurre a zero la possibilità che potessero accadere di nuovo spiacevoli eventi legati al passato e anche di far sì che ogni sua azione fosse conforme ai suoi ordini, l’intelligenza di Omicron era comunque molto elevata e la sua spiccata inclinazione alla sopraffazione era tutt’altro che sconosciuta al suo creatore. Che quel robot dall’aspetto inoffensivo e fondamentalmente padrone di un’obbedienza quasi remissiva avesse in mente qualcosa di subdolo? E i suoi continui e sospetti riferimenti alla deficienza di pezzi? Che fossero un sotterfugio per frenare i progetti del dottore e per mantenere la situazione sotto controllo? Eggman non riusciva a capire come agire. Stroncare i più folli propositi dell’automa il prima possibile? Sconveniente. Ma com’era possibile che un suo suddito avesse certi progetti? Cos’aveva sbagliato il fiducioso creatore nella progettazione e nella sua realizzazione per mettere a punto un essere tanto equivoco?

Semplicemente niente!” pensò Eggman, dato che le sue non erano altro che supposizioni in cui non poteva perdersi, data la sfilza di cose più importanti da portare a termine, proprio come il settore E-2 e gli altri progetti che di lì a poco avrebbe dovuto avviare per fare un altro passo incontro alla realizzazione di Eggmanland.

Ma se è vero che la questione di Omicron infastidiva Eggman, allora quella di Shadow lo mandava letteralmente fuori di testa. Solo il fatto che Shadow stesse collaborando con Sonic nella raccolta degli smeraldi lo aveva colpito, ma che addirittura avesse intenzione di mettersi contro di lui a tal punto da minacciarlo di morte e di affrontarlo con tanta brutalità per vendicare Sonic o, più probabilmente per dimostrargli che non era saggio sottovalutare le sue potenzialità, gli faceva comparire un altro grande ostacolo sulla sua strada, che fino alla comparsa del riccio nero a Glyphic Canyon sembrava del tutto spianata.

Per di più c’era un ultimo pensiero che contribuiva ad accrescere l’ansia del dottore: il suo sesto senso gli suggeriva che Sonic non era ancora morto. Insomma, quel formidabile Mobiano era riuscito a stroncare ogni suo piano malvagio, a sconfiggere eserciti robotici di dimensioni mastodontiche e creazioni geniali, a ribaltare le cose a suo favore sempre, in qualsiasi circostanza. Concepirlo morto in seguito alla tragica caduta da uno strapiombo annegato da un fiume in piena era troppo anche per il dottor Eggman, o semplicemente lo scienziato aveva fantasticato talmente a lungo sulla morte del proprio più incallito avversario, che adesso che l’aveva ottenuta gli sembrava troppo bella per essere vera.

Aggrottò le sopracciglia e si passò una mano sul volto per acquistare lucidità e decise che la cosa che aveva la priorità in quel momento era proprio chiarire una volta per tutte se Sonic fosse davvero passato a miglior vita, per non avere sgradevoli sorprese in futuro: non avrebbe dovuto esserci nessuno strafalcione.

-BOKKUN! DECOE!! BOCOEEE!!!- Gridò con quanto più isterismo possibile subito dopo essere uscito dalla sala principale.

-Finalmente signor dottore! È vero che è riuscito ad uccidere Sonic?!?! La prego, ci parli di cosa è successo a Glyphic Canyon!!! Lei è tornato e sembrava così sconvolto e non ha voluto che nessuno parlasse con lei dell’accaduto ma adesso deve assolutamente raccontarci la buona notizia!- Trillò pimpante Bokkun avventandosi sul suo creatore non appena lo aveva sentito pronunciare, o meglio, sbraitare il suo nome. Ad Eggman non piacque per niente l’approccio esuberante di Bokkun e ancor meno della presenza di Omicron al seguito del suo piccolo messaggero, presenza resa poco prima nota da quel “ci” parli.

-Vuoi tapparti quel forno una buona volta e starmi a sentire invece di piombare qui e fare domande a sproposito?!?- Ruggì il dottore che non aveva la benché minima volta di perdersi in chiacchiere con Bokkun.-Tu piuttosto! Che ci fai qui!? Nessuno ti ha chiamato!- Esclamò senza perdere il tono di sprezzo che aveva usato con Bokkun rivolgendosi ad Omicron, che lo fissava immobile e apatico.

-Sono venuto per chiederle ulteriori disposizioni per il progetto in atto nel settore, dottor Robotnik.- Scandì freddamente questo.

-Non ci sono ulteriori direttive a quelle che ti ho già fornito.- Tagliò corto Eggman.

-Volevo domandarle inoltre se posso avere l’autorizzazione a svolgere delle prove tecniche sul progetto con le gemme da poco recuperate per effettuare esperimenti preliminari.- Continuò l’automa.

Te lo puoi scordare di mettere le tue sozze e corrotte manacce sui miei Chaos Emeralds!Pensò l’uomo guardandolo storto.

-Le pietre sono in una stanza accessibile solo al sottoscritto per motivi di sicurezza. Le tue prove tecniche sono l’ultimo dei miei interessi in questo momento. Limitati a mandare avanti l’E-2 come di consueto.- Disse diplomaticamente Eggman.

-Ai suoi ordini, dottore.- Rispose Omicron e, se la sua voce non fosse stata inespressiva come sempre Eggman avrebbe giurato di sentirgli pronunciare quel “dottore” con particolare disprezzo.

-Anzi, una direttiva per te ce l’avrei!- Esclamò l’uomo. –Preparami due droidi d’attacco e l’Egg-fly e falli venire immediatamente nella sala principale…SUBITO!- Gridò, stendendo il braccio e indicando con l’indice il corridoio che Omicron avrebbe dovuto seguire per andare ad avvertire i due robot e per il quale l’automa si diresse, dopo avergli lanciato un’occhiata gelida.
 
-AH! ECCOVI FINALMENTE!!- Aggiunse non appena vide due sonnolenti e storditi Decoe e Bocoe avvicinarsi. La risposta dei due assistenti robot fu uno sbadiglio e un impastato “Ci dica, dottore” .

-Venite dentro, tutti e tre.- Aggiunse l’uomo in tono serissimo, voltando loro le spalle e rientrando nella sala principale; Bokkun lo seguì entusiasta mentre gli altri due si scambiarono uno sguardo annoiato e si trascinarono dietro di loro.

-La prego, dottore, non ci tenga così sulle spine!- Squittì fremendo di curiosità il piccolo Bokkun, compiaciuto dalla conversazione fredda e scontrosa che il suo creatore aveva tenuto poco prima con Omicron.                                         
Eggman camminò lentamente fino alla sua amata sedia girevole dove sospirando si sedette con la dovuta calma; il suo volto scuro era sinistramente illuminato dalla luce artificiale delle apparecchiature del pannello di controllo e dei vari monitor.

-Mi trovo in una situazione delicata e ho intenzione di rivolgermi a voi per un compito delicato e complicato, ma c’è l’estremo bisogno che voi lo svolgiate con la massima professionalità e scrupolosità…- Disse piano, scandendo ogni sillaba, quasi per conferire un’aria di sacralità al suo discorso e per sottolinearne la vitale importanza.

-Lo sapevo, per poco non abbiamo lasciato i bulloni a Glyphic Canyon prima e adesso fa il ruffiano per farci sgobbare ancora, invece di concederci un po’ di meritato riposo…- Sussurrò sottovoce Bocoe al compagno più alto.

-Già… vedrai che adesso giocherà la carta della “fiducia in noi” e ci rifilerà qualcosa di noioso e lungo da fare… il nostro caro vecchio Ivo sta diventando prevedibile!- Gli rispose annoiato Decoe bisbigliando con una mano vicino alla bocca per non farsi accorgere da Eggman.

-Ahah! Hai proprio ragion…EHI!- Fu tutto quello che riuscì a ribattere Bocoe, perché Bokkun, intento ad ascoltare il mistico incarico che lo scienziato aveva intenzione di affidare loro e disturbato dai borbottii dei due compagni, gli aveva mollato uno scapaccione sul braccio.

-MI STATE ASCOLTANDO O NO?!?- Proruppe il dottore alzandosi di scatto dalla sedia. –Sto parlando sul serio, è una cosa urgentissima e molto importante, e voi siete gli unici di cui io mi possa pienamente fidare…- (e qui Decoe colpì con una piccola gomitata il braccio di Bocoe e gli fece l’occhiolino, mentre l’altro scoppiò in una soffocata e a stento trattenuta risata) -…e ho l’estremo bisogno che voi siate il più precisi e rapidi possibile nello svolgimento di questo compito…ricordatevi che è una questione delicata.-

-Ha tutto il mio appoggio signore, signor dottore!- Enfatizzò il Bokkun, scattando scherzosamente sull’attenti.

Ci fu una breve pausa di silenzio, durante la quale Eggman fissò Decoe e Bocoe i quali, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo, passavano repentinamente lo sguardo dal volto serio dell’uomo ai loro.

-E avrà anche il LORO appoggio…- Disse Bokkun scuotendo la testa.

-AH! Sì, sì! Avrà anche il nostro!- Esclamarono in coro i due robot, che finalmente erano riusciti a capire che il momento di silenzio era in realtà una tacita e orgogliosa richiesta d’aiuto.

-Bene. Ecco, si tratterebbe di… OH! ALLA BUON ORA!- Fu l’entrata nella sala principale di due automi d’attacco armati di tutto punto e del piccolo Egg-fly ad interrompere la tanto agognata esposizione del famigerato incarico. –Avevo appena iniziato a parlare ai miei tre assistenti del lavoro che voglio affidare a voi sei! Venite, venite più avanti!- Disse il dottor Eggman sorridendo compiaciuto alla vista delle sue forze radunate.

-Noi…sei?- Chiese stranito Bokkun, guardando i tre automi che si avvicinavano a loro.

-Meraviglioso. Adesso che siete al completo vi dirò per filo e per segno quello che dovete fare…- Asserì l’uomo sfregandosi le mani mentre i suoi assistenti lo guardavano attoniti e gli altri tre stavano ritti e immobili davanti a lui.

***

Inizialmente non sentiva altro rumore che il proprio respiro, calmo e regolare. Lentamente ad esso si unirono il battito del suo cuore e alcuni accenni lontani del canto melodioso degli uccelli, tutto avvolto nel buio. Strinse di più le palpebre poi si sforzò ad aprirle, combattendo contro la tiepida e penetrante luce del sole nascente, che lo infastidiva sempre più. Quando aprì del tutto gli occhi e la sua vista si stabilizzò, Sonic ebbe la netta sensazione di trovarsi in paradiso: non era ancora del tutto consapevole di quello che gli stesse accadendo, né tantomeno era abbastanza lucido da ricordarsi di ciò che gli era accaduto prima; vedeva il cielo roseo esteso sopra di lui, sentiva lo scorrere placido di un corso d’acqua cullare le sue orecchie ed era pervaso da una particolare sensazione di piena felicità, sensazione che lo abbandonò subitaneamente quando i ricordi riaffiorarono rapidamente nella sua mente e riprese la piena padronanza del suo corpo che venne immediatamente attraversato da un brivido, e il caldo bruciore delle ferite che aveva sul suo corpo gli fece contrarre il volto in una smorfia dolorante. Tossì violentemente, si passò una mano sul viso per svegliarsi meglio e notò che il suo braccio era completamente bagnato e ricoperto di lividi scuri e tagli superficiali. Realizzò la situazione, riprese coscienza dell’accaduto, di Eggman, di Glyphic Canyon, di Amy…

Amy!” Fu il suo primo pensiero nitido. Voltò angosciosamente la testa da una parte e dall’altra e vide il corpo di lei steso vicino a lui, le loro mani non erano più unite. Emise un sospiro di sollievo e cercò di fare leva sul gomito per alzarsi ed avvicinarsi a lei, ma il suo braccio dolorante e tremante (anche perché reduce da una ferita da fuoco) non riuscì a sostenere lo sforzo e sbatté di nuovo la schiena a terra. Si fece coraggio, non poteva cedere alla debolezza fisica in tale frangente: riuscì a mettersi seduto e vide che erano stati trasportati sulla riva del fiume dalla corrente che forse per il peso dei loro corpi uniti o per un colpo di fortuna a loro favore, non era riuscita a trasportarli a largo, nell’oceano, dove la loro fine sarebbe stata sicura. Poco lontano, al di là del fiume, si vedevano i rossastri canyon illuminati dalla luce del sole nascente e dietro di lui, girandosi, vide una meravigliosa radura dove abbondavano alberi dalle foglie scintillanti, salici piangenti e tanta tenera erbetta verde.

Per quanto la visione di quel luogo dove la natura esprimeva tutta la sua creatività affascinasse gli occhi di Sonic, non rimase a contemplarlo più di quanto bastava per capire grossomodo cosa fosse effettivamente successo e le sue attenzioni furono immediatamente rivolte alla riccia che giaceva priva di sensi accanto a lui. Si avvicinò a lei senza alzarsi e:

-Amy, Amy!- disse piano, con voce premurosa, mentre osservava con preoccupazione il suo volto pallido, i suoi occhi chiusi e il suo vestito bagnato, sporco e strappato. -…Amy..?- Mormorò ancora, sistemandole con la mano tremante i capelli sparsi disordinatamente sul suo viso poi avvicinò il suo orecchio al naso di lei e si rincuorò nel sentire il suo freddo e flebile respiro. Rimase per un attimo ad osservarla, perdendo il suo sguardo nei lineamenti dolci di quel volto roseo dormiente, poi tornò in sé da quell’inspiegabile attimo di smarrimento e prese a scuoterla afferrando quanto più delicatamente gli fosse possibile il suo braccio per non andare a gravarle su eventuali tagli o ferite. -…Avanti Amy, svegliati…! Sono io, sono Sonic..!- Continuò lui, mentre la scrollava e cercava di farle riprendere conoscenza, sempre più preoccupato riguardo alle sue condizioni; ma nonostante i suoi molteplici tentativi di svegliarla, la ragazza non riusciva a riprendere conoscenza: era troppo provata da quello che era successo e aveva bisogno di recuperare le forze; così Sonic decise di aspettare che riprendesse i sensi da sola: si mise seduto più vicino a lei e le prese la mano di nuovo, sperando che in qualche modo quel contatto riuscisse a farle sentire che non era da sola e che lui era con lei, poi rimase a fissare il vuoto, lasciando cullare la sua mente dai molteplici suoni della natura circostante. Rimase in quello stato di trance per qualche minuto, chiedendosi il perché di un gesto così estremamente  brutale da parte di Eggman e ringraziando il cielo di non aver perso la vita e la sua amica più cara; fino a che uno strano rumore che non poteva affatto essere definito uno dei molteplici suoni della natura, non lo riportò bruscamente coi piedi per terra: sembravano passi di più individui robotici, a giudicare dallo strano suono metallico che produceva la loro camminata e il suono delle loro voci.

-Amy!!! Andiamo Amy, svegliati!! Forza!- Esclamò rivolto alla ragazza, meno che mai desideroso di incontrare dei robot inviati dal dottor Eggman, poi prese a schiaffeggiarla delicatamente per farla svegliare; ma visto che lei non riusciva comunque a riprendersi si alzò di scatto, la prese da sotto le spalle e la trascinò nella radura retrostante, infine, quando gli sembrò di essere abbastanza lontano dalla riva del fiume si nascose dietro ad una grande pianta di salice, appiattendo il suo corpo al robusto tronco dell’albero e tenendo stretto a sé quello umido e freddo di Amy.

-Ecco! Io l’avevo detto che si trattava di una fregatura! Com’è che l’ha chiamata? Ah sì, “una cosa urgentissima e molto importante”! E noi ci siamo lasciati abbindolare come delle lattine!- Esclamò una voce palpabilmente stizzita e annoiata.

-Stai zitto Bocoe! Come facevo io a sapere che il dottore voleva che “setacciassimo palmo a palmo ogni minimo angolo dei dintorni di Glyphic Canyon per verificare se Sonic è davvero morto”?! Aveva bisogno di noi, ci ha quasi supplicato! Non mi immaginavo che si trattasse di qualcosa di così…lungo…e…noioso…e…stancante…- Squittì di rimando Bokkun.

A quelle parole a Sonic si gelò il sangue nelle vene, e si sporse prudentemente con la testa dal tronco, per osservare quanti e quali fossero gli incaricati da Eggman destinati a tale increscioso incarico e vide tre annoiati Decoe Bocoe e Bokkun, e un altro o forse altri due robot, non ne era sicuro, dato che la sua vista era limitata dalla lontananza rispetto a loro e dalle ingombranti e lunghe fronde del salice.

-IO NON NE POSSO PIU!- Sbottò Decoe lasciandosi cadere a terra sulla riva del fiume dove poco prima si trovavano Sonic e Amy. –Perché ha voluto che ci occupassimo anche noi di questo quando c’erano già l’Egg-fly e tutti i milioni di droidi d’attacco che tiene in quello stanzone?- Aggiunse portandosi le mani metalliche ai fianchi.

-Già! E perché non ha incaricato il suo nuovo assistente Omicron di andare a giro per il mondo a cercare uno o due cadaveri di roditore? Questa è un ingiustizia bella e buona!- Gli fece eco il compagno Bocoe, poi si sedette accanto al compagno sul terreno sabbioso.

-Sono quasi tre ore che seguiamo il corso di questo fiume… ormai siamo praticamente arrivati alla foce, abbiamo quasi finito, è questione di altre due o al massimo tre ore! Quando arriveremo al mare saremo certi che Sonic e la sua amichetta sono diventati cibo per pesci e torneremo trionfanti dal dottore colmi di buone notizie! Pensate: saremo gli ambasciatori della sua prima vera vittoria!- Esclamò Bokkun, che non riusciva ad ammettere che il suo entusiasmo originario per essere stato incaricato di un “compito delicato e complicato” si era rivelato un’illusione.

-Povero Bokkun! Cosa ti fa credere che il dottore sarà felice del fatto che non siamo riusciti a trovare nemmeno un aculeo di quei due ricci? Altro che ringraziamenti! Ci bastonerà!- Sentenziò duramente Decoe.

-Uffa! Fate come volete voi due scansafatiche! Voi piuttosto?! Avete trovato nulla?- Chiese il piccolo androide volante ai due robot che qualche minuto prima erano entrati nell’acqua per controllare se i corpi fossero rimasti impigliati a qualcosa sul letto del fiume.

-Negativo.- Scandirono freddamente i due automi chiamati in causa uscendo dall’acqua e avvicinandosi al loro interlocutore.

Sonic, che fino a quel momento si era ben guardato dal muovere un muscolo si sporse leggermente di nuovo per osservare il gruppo di robot, e per sentire meglio cosa stessero dicendo, sperando che magari si sarebbero lasciati sfuggire qualche informazione riguardo alle future mosse del loro padrone. Vide che c’era anche un sesto robot, piccolo e di colore chiaro, che volava lentamente sulla superficie del fiume, intento a scannerizzarla con un raggio laser rosso, probabilmente per trovare tracce del suo corpo esanime e di quello di Amy. L’idea lo fece rabbrividire. Lanciò un rapido sguardo al viso dormiente di lei e la strinse più forte a sé, per farle sentire che presto tutto sarebbe finito; poi si voltò di nuovo, cercando di vedere quando quell’improbabile sestetto avrebbe continuato la propria macabra caccia al tesoro senza risultato, ma il suo gesto gli fu fatale: proprio mentre protendeva leggermente la testa all’indietro, il suo sguardo si incrociò per un istante con quello freddo di un droide di sicurezza. Si rivoltò di scatto stringendo le palpebre e imprecando dentro di sé, sperando che il robot non si fosse reso conto di niente. La voce stridula di Bokkun, capo improvvisato di quel gruppetto, lo rincuorò per un attimo:

-Allora non ci resta nient’altro da fare che andare avanti! Su, non c’è tempo da perdere! Prima proseguiamo, prima  finiremo! Forza, alzatevi voi due!-

Sonic sentì annoiate contestazioni da parte di Decoe e Bocoe, altre esortazioni da parte del piccolo automa scuro e rumori confusi, ma non volle assolutamente voltarsi di nuovo per verificare le sue supposizioni. Gli sembrò di sentire che se ne stessero andando, dato che i borbottii dei due assistenti del dottore e la voce squillante e insopportabile di Bokkun diventavano via via sempre più flebili e tirò un sospiro di sollievo. Ma il suo conforto fu bruscamente fatto crollare da un altro rumore: passi meccanici di un robot alle loro spalle, che si avvicinava. Trattenne il respiro e strinse Amy ancora più vicino a lui, poi appoggiò la testa al tronco del salice e pregò con tutto sé stesso che accadesse un miracolo; il suo cuore sembrava scoppiargli nel petto.

-Muoviti sessantotto! Nessuno ha più voglia di restare qui, quindi spicciati! No, là non ci può essere nulla! Andiamo!- Esclamò il miracolo, o meglio, Bokkun, che si era accorto che un droide d’attacco mancava all’appello di quel piccolo manipolo improvvisato e aveva notato che si stava addentrando all’interno della radura, con chissà quali intenzioni. Il droide piegò di lato la testa e strinse le palpebre per vedere meglio cosa si celasse dietro quella pianta, lanciò uno sguardo alle anomale strisce sul terreno che partivano dalla riva del fiume e portavano fino a lì e per un attimo la curiosità dilagò nei suoi circuiti. –MA INSOMMA! Vuoi seguirci o no?! Siamo già in ritardo ci manca solo che perdiamo tempo a fare un giretto laggiù!- Aggiunse Bokkun, diventando ancora più fastidioso.

-Poveretto, come biasimarlo? In fondo vorremmo tutti andarcene e smetterla con questa ricerca ridicola!- Sentenziò Decoe sinceramente, rivolto al compagno Bocoe.

Infine l’automa numero sessantotto, sfinito dai continui rimproveri di Bokkun o non del tutto desideroso di vedere cosa ci fosse effettivamente dietro quell’albero, fece dietrofront e si accinse a seguire i cinque compagni verso il prossimo tratto di fiume da controllare.

Passò qualche istante prima che Sonic si abbandonasse ad un sospiro di sollievo, incredibilmente felice di essere riuscito ad aggirare quel pericolo; poi appoggiò il proprio mento sulla testa bagnata di Amy, ma dovette subito ritirarlo quando sentì che la riccia si stava risvegliando dallo svenimento e stava recuperando le forze.

-Amy…!- Disse prendendole le spalle con le mani e scrollandola leggermente, per aiutarla a riprendere i sensi. Lei aprì lentamente gli occhi e respirò affannosamente, riprendendo pian piano il controllo sul proprio corpo, ma era ancora troppo debole e le sue ginocchia non riuscirono a sostenerla, così crollò di nuovo fra le braccia di Sonic, affondando il suo viso fra la spalla e il petto di lui. -…Amy…?Come ti senti…?- Chiese Sonic timidamente, irrigidendosi senza motivo. La riccia non rispose, rimase abbracciata a lui, a fissare il vuoto. Poi ad un tratto si ricordò di tutto quello che era accaduto, fu come attraversata da una scarica elettrica ed iniziò a tossire violentemente, infastidita da tutta l’acqua che le era entrata nei polmoni.-…Va tutto bene?- le sussurrò il riccio all’orecchio quando si fu ripresa; Amy non rispose subito, ma quando ebbe realizzato la situazione non esitò a sfoderare il suo lato più impulsivo si allontanò repentinamente da lui e:

-Va tutto bene?! VA TUTTO BENE!?!?- scoppiò a gridare, con gli occhi colmi di lacrime di rabbia. –Hai quasi fatto ammazzare entrambi per fare la tua uscita di scena da supereroe e adesso mi chiedi se, se… se VA TUTTO BENE!?- Aggiunse, sulla soglia di una crisi di nervi.

-Ma…- Fu la grande risposta che riuscì a formulare in quel frangente la mente di Sonic.

-TU! Tu sei pazzo! Avresti dovuto provare a salvarti! Non avresti dovuto cedere in questo modo! Avresti dovuto…- Riprese lei, senza lasciargli il tempo di dare una risposta più sensata.

-Ehi,- Le rispose Sonic, cercando di assumere il tono di voce più premuroso e rassicurante possibile, anche se dentro di sé si chiedeva come aveva anche solo lontanamente immaginato che la reazione di Amy sarebbe stata più contenuta; possibile che in soli quattro giorni si fosse dimenticato di quanto fosse testarda, irritante e impulsiva? –Quello che conta è che siamo tutti e due salvi! Poi è molto più divertente buttarsi di sotto ad un dirupo e schiantarsi in un fiume di acqua bagnata…e…gelida…e…assassina… in due!- Esclamò strizzandole l’occhio come faceva di solito e mettendosi sulla giusta strada per ricevere una sonora martellata in testa. Amy lo guardò apaticamente negli occhi per un istante, ma presto distolse lo sguardo per impedire di perdersi in quelle iridi verdi brillanti che le piacevano tanto. Sonic colse questa esitazione per rimediare all’errore di aver inserito un po’ di quella sua particolare ironia in quell’imbarazzante discorso, e prendendole delicatamente le braccia aggiunse: -Pensi davvero che avrei potuto pensare solo a me stesso? Sai che non ti avrei mai abbandonata… non un’altra volta…- Amy arrossì leggermente e si voltò repentinamente per non far sì che Sonic se ne accorgesse; non poteva cedere al lui, tutte le volte che aveva fatto il ruffiano poi si era rivelata un’illusione e proprio adesso non poteva commettere lo stesso stupido errore di sempre. –Non avresti dovuto fidarti di Eggman in questo modo… Era chiaro che aveva intenzione di approfittarsi di te, perché ti sei lasciata ingannare in questo modo…?- Le chiese lui in tono di dolce ammonimento, per non farla sentire troppo sotto pressione; ma questo accorgimento non intaccò minimamente la ragazza, anzi, la innervosì ancora di più.
-Mi ha raccontato un sacco di fandonie, è vero! Ma in fondo a tutte le frasi senza senso di cui mi ha riempito la testa c’era una base di verità che mi affascinava! Mi ha fatto vedere molti aspetti di te e del tuo carattere da altri punti di vista! Mi ha illuminato riguardo ai tuoi peggiori difetti e mi ha aiutato a scoprire tutti i lati più… più… irritanti del tuo carattere! E, e sappi che hai un carattere orribilmente irritante!- Gli gridò contro lei, perdendo quasi il controllo di quello che diceva per tutte le cose che si stavano accavallando nella sua mente e che le impedivano di fare ragionamenti sensati e coerenti. Ma Sonic, invece di comprendere il suo stato d’animo confusionario si sentì chiamato in causa e le rispose a tono:

-IO?! IO AVREI UN CARATTERE ORRIBILE E IRRITANTE?!?! Tu prendi e senza dire nulla a nessuno vai a fare comunella con quello scienziato folle nonché i mio peggior nemico; stai quattro giorni nella sua insulsa base, e ora che siamo riusciti miracolosamente a sfuggire alla morte per colpa sua hai anche il coraggio di fare l’offesa?! E per di più poi sarei IO quello col carattere orribile!?- Le ruggì contro Sonic, sguinzagliando il suo orgoglio virile.

-Scusami tanto Mr. Perfezione! Mr. “Guarda che sei tu quella col carattere orribile”! Scusami se tutto l’affetto che sentivo nei tuoi confronti era talmente grande da non avermi fatto accorgere che Eggman mi stava usando! Da non farmi rendere conto di nient’altro! Da avermi costretta ad andare da quel pazzo per cercare di farti capire che hai sempre sbagliato tutto con me! Poi, se tu, che sei tanto esperto e previdente in ogni cosa avessi cercato di fermarmi o avessi anche solo tentato per caso di farmi notare che un briciolo ci tieni a me a quest’ora saremmo stati tutti a casa! Tranquilli e beati!- Ribatté Amy piangendo di rabbia, con una voglia matta di schiaffeggiarlo e di sfogare tutta la sua frustrazione su di lui. Era incredibile come quello che poteva essere un calmo e ragionevole scambio di opinioni si stesse trasformando in un litigio insensato dettato da futili motivi.

-MA IO L’HO FATTO! Sono anche venuto alla base di Eggman per farti tornare a casa con me; ma tu mi hai cacciato via!!- Le rispose violentemente Sonic, perdendo il controllo, ed questo fece imbestialire Amy a tal punto che lo guardò disgustata e gli stampò uno sbalordente e rumoroso manrovescio su una guancia. Sonic la guardò in cagnesco e si massaggiò lentamente il viso dolorante, senza però avere una reazione dello stesso genere: prima cosa perché non avrebbe mai osato nemmeno pensare di farle del male, poi perché sapeva perfettamente che, in ambito di torto o di ragione, lui non era assolutamente su un piano più in alto del suo e effettivamente doveva tenere più a freno i suoi impulsi.

-Sbaglio o è stata quella volta in cui hai detto che non ti interessava nulla di me! Credevi davvero che io mi stessi divertendo insieme a quel folle e ai suoi scagnozzi robotici!?! Sappi che mentre tu eri là fuori a divertirti io ho passato i quattro giorni più orrendi e stressanti della mia vita!!- Esclamò urlando la ragazza, con la voce rotta dal pianto e il morale a pezzi.

-Là fuori a divertirmi?! Là fuori A DIVERTIRMI?!?!- Ribatté isterico Sonic, sforzandosi di mantenere un tono civile, anche se le accuse che gli stava muovendo Amy gli sembravano insulse e offensive. –Guarda che io ero “là fuori” a rischiare la pelle per recuperare delle stupide pietre solo per evitare che quell’uomo obeso le trovasse e  le usasse per farti qualcosa di male! Pensa che divertimento!- Aggiunse sbraitando il riccio, lasciandosi trascinare un po’ troppo dalla propria espansività. Amy rimase per un attimo a guardarlo negli occhi, tirò su col naso, si asciugò le lacrime e sorrise. Fece un sorriso debole, dolce e abbassò di nuovo lo sguardo. Sonic rimase in silenzio, non riuscì a capire il perché di quello strano cambiamento di umore improvviso della ragazza, non si rese conto che il motivo di quel gesto stava proprio nelle sue stesse violente parole, che la mente di Amy aveva convertito in: “Ho rischiato la mia vita per proteggere te” e in “Temevo che ti venisse fatto del male”, a lei bastò questo per cancellare il resto di quell’improvviso litigio con Sonic. Si avvicinò a lui e lo abbracciò delicatamente sussurrandogli: -Scusami, Sonic…- Il riccio avvampò nel sentire il suo corpo bagnato stretto da quello di Amy, percepì il calore che lei gli stava trasmettendo e rimase come paralizzato, poi le cinse lentamente la schiena con le braccia e affondò il viso tra i suoi morbidi aculei bagnati lasciandosi impadronire dalla piacevole sensazione di partecipare con tutto sé stesso ad un abbraccio.

-Mi sei mancata, Amy…- sussurrò, senza pensare a quello che stesse dicendo e stringendola più forte; Amy fu attraversata da un brivido e volle che quel momento, scandito dal battito del suo cuore che batteva all’impazzata, non finisse mai.

-Anche tu a me…- Mormorò lei interrompendo delicatamente l’abbraccio e rimanendo a fissare le sue meravigliose iridi verdi chiare, mentre Sonic si perdeva in quelle più scure di lei in uno sguardo profondo, che valeva più di mille parole e che cancellò per un attimo  tutto quello che era accaduto nei precedenti quattro giorni e tutte le incomprensioni, trasferendoli in una dimensione perfetta, dove non c’era altro che loro due. Questa sensazione mandò Sonic completamente fuori di testa: vide i suoi grandi occhi dolci, il suo volto illuminato dai raggi del sole che filtravano timidi attraverso le fronde argentee del salice, e fu pervaso da una sensazione, da una voglia che non aveva mai sentito prima e che lo inebriò. Senza pensare a cosa stesse facendo le accarezzò la guancia fredda con una mano e con l’altra le cinse delicatamente la schiena. Il cuore di Amy saltò un battito e, prima che potesse rendersi conto di quello che stesse succedendo, Sonic chiuse gli occhi e avvicinò il suo viso a quello di lei tanto da fare in modo che le loro labbra si unissero in un contatto timido e leggero, che poi divenne più consapevole e soave, fino a che non si staccò di nuovo da lei e non la strinse di nuovo a sé. Amy rimase paralizzata, incapace anche di respirare e le sembrò tutto un sogno.

-Amy io, ho sempre sbagliato tutto con te… non ho mai capito che tu per me sei speciale e lo sei sempre stata… scusami se sono stato così cieco ma… ecco… non si capisce il vero valore di ciò che abbiamo finché non lo si perde…- Disse incoerentemente e balbettando Sonic, che era completamente stordito dalla valanga di emozioni che lo aveva appena travolto.
La riccia non lasciò che aggiungesse altro, gli prese le mani e gli mormorò:

-Forse è meglio se adesso torniamo a casa… chissà com’è preoccupato Tails!- Sonic rimase esterrefatto del fatto che Amy non gli fosse saltata addosso in uno dei suoi abbracci spaccaossa dopo quello che era accaduto e che nemmeno avesse continuato quella conversazione, ma decise di non interrogarsi oltre, consapevole che effettivamente la priorità assoluta in quel momento era tornare a casa Prower. Sonic sorrise, Amy anche e per un istante il conseguimento della loro felicità interiore distolse la loro attenzione da tutti i problemi che dovevano affrontare, a tutte le avversità che si affacciavano all’orizzonte, alle difficoltà che avrebbero minacciato il loro rapporto e quello che avevano coi loro amici.

-Mi dispiace molto per i Chaos Emeralds, Sonic… Eggman adesso ne ha quattro e di sicuro li userà per dare la vita a quella cosa che tiene nel settore E-2… e tutto questo per colpa mia…- Mormorò affranta la ragazza, mentre lei e il suo amato si allontanavano dalla radura e ritornavano vicino al corso del fiume, che avrebbero seguito fino a che non avrebbero preso il sentiero che li avrebbe ricondotti ad Emerald Town.

La frase della ragazza impensierì non poco Sonic: cos’era la “cosa” che Eggman teneva nel “settore E-2”? Sapere dei dettagli del piano del dottore di cui sicuramente Amy era almeno in parte a conoscenza lo allettava moltissimo, ma mai e poi mai avrebbe rovinato quel momento di ritrovata intesa tra loro due per interrogarla su questioni così amare da trattare, avrebbe aspettato ed Amy avrebbe chiarito parte dei dubbi a tutti in seguito.

-Non devi stare a recriminare Amy, troveremo sicuramente una soluzione a tutti i problemi, l’importante ora è non prendere iniziative…ehm… impulsive…- Le rispose Sonic ritrovando il suo fantomatico ottimismo che da lì a qualche giorno aveva faticato a far emergere.

-Ho sbagliato, lo so, ma comportarmi così è stato l’unico modo per farti sentire che non devi considerare la mia presenza al tuo fianco come una cosa di poco conto, io ti voglio moltissimo bene ma a volte sei così egocentrico che non ti accorgi che ho bisogno della tua considerazione… ecco, ormai mi conosci e sai quanto è importante per me sentirti sempre vicino…- Ribatté la ragazza tranquillamente, poi arrossì, abbassò lo sguardo e cominciò a toccarsi le mani e ad aggiustarsi il vestito mentre camminava e riprese più timidamente -sappi che quello che è successo… prima intendo… quando ci siamo cioè… mi hai… insomma, è stato così…così bello e… volevo dirti che anche se tutto il pandemonio che sta combinando Eggman sembra una partita praticamente chiusa a suo favore io…Sonic?!- Chiese la ragazza quando alzò di nuovo lo sguardo per cercare quello del suo riccio preferito senza trovarlo. –Sonic??- Domandò di nuovo la riccia guardandosi intorno per vedere dove fosse finito e lo vide pochi metri dietro di lei, intento a rovistare fra gli esili rami di un cespuglio posto a fianco della riva sulla quale stavano placidamente camminando. –SONIC!! Che cosa stai facendo!?- Lo ammonì stizzita avvicinandosi a lui. -Non hai sentito niente di quello che ti ho detto finora?- Aggiunse senza cambiare tono rossa di rabbia, con le braccia lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno.

-Certo!- Rispose vivacemente lui, senza riemergere dal cespuglio in cui stava frugando. –Ho sentito che pensi che questa partita sia ormai chiusa a favore di testa d’uovo!- Amy sbuffò, maledicendo sé stessa per essersi illusa di essere finalmente riuscita ad imprimere un po’ di romanticismo nel cuore di Sonic. –Be’…- riprese lui smettendo di cercare fra le foglie dell’arbusto e tirandone fuori un Chaos Emerald splendente di luce bianca. Amy lo rimase a fissarlo sbalordita e: -…direi che con questo la partita si riapre!- concluse con un sorriso compiacente dipinto sul volto.

-Come sei riuscito a…- Disse lentamente lei continuando a guardare la pietra che splendeva stretta nella sua mano.

-Sesto senso penso! Quando siamo passati accanto a questo cespuglio ho sentito come un’emissione di energia… per il resto credo che sia stata fortuna!- Ammise Sonic guardando compiaciuto la pietra, poi passò il suo sguardo al viso di Amy e disse: -Forse è meglio se cominciamo ad allungare il passo… non so te, ma a me comincia a venire un certo languorino! Non vedo l’ora di mangiare di nuovo uno dei tuoi meravigliosissimi Chili Dog!- Esclamò sorridendo e facendo scoppiare a ridere la riccia, felice di aver ritrovato il suo Sonic di sempre.

Le prese la mano, e continuarono a camminare per un breve tratto, fino a che Amy non chiese timidamente:

-Vuoi davvero andare a casa camminando?-

Sonic si voltò lentamente verso di lei, la guardò con aria maliziosa e beffarda e la sua bocca si allargò in un sorriso molto poco rassicurante.

Nei dintorni della radura di Glyphic Canyon si sentì un gridolino gioioso soffocato e uno scoppio di risa e dopo pochi istanti un lampo blu attraversò a velocità folle il sentiero che conduceva ad Emerald Town, tenendo in braccio la sua amata compagna.


NOTE DELL’AUTRICE:

Oddio… non so davvero cosa dirvi se non SCUSATEMI TANTISSIMO. Mi sento davvero un verme… vi giuro che mi impegnerò a non ritardare un’altra volta così tanto… è due mesi che non aggiorno… Chiedo umilmente venia :/
Per il resto: BENE! Spero davvero tantissimo che questo capitolo vi sia piaciuto, anche perché ci tenevo moltissimo (in particolar modo alla parte finale: SONAMY A GOGO, UHUH! xD <3), dovete sapere (anche se non ve ne può fregare di meno ù.ù) che TUUUUUUTTA la mia storia è nata da questa scena, questo è il fulcro di tutto, e mi rendo conto che è terribilmente smielato! xD A parte gli scherzi, spero tanto tanto tanto che voi miei amati lettori mi facciate sapere cosa ne pensate con le vostre gentilissime recensioni!! **

Dedico con affetto questo capitolo a Marta, ad Alejandra, a Giumo, a Giuseppe e a Shiki, ma a tutti i fan della SonAmy che non hanno aspettato altro per undici lunghi capitoli! <3

Un bacione a tutti e a presto,

Lù ;) 


 
  

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Capitolo 12
*** La quiete dopo la tempesta ***


-CAPITOLO DODICESIMO-
La quiete dopo la tempesta


Era passato qualche istante da quando l’alba rosea aveva preso il posto degli ultimi veli scuri del crepuscolo, e i raggi brillanti del sole che saliva alto cominciavano a restituire al cielo il suo consueto colore azzurro. Il vento accarezzava delicatamente le tenere foglie umide di rugiada delle piante e gli uccelli cantavano serenamente, annunciando placidamente l’inizio di un nuovo giorno. Mobius si stava lentamente destando: le strade venivano attraversate e percorse dai primi passanti, le città si accendevano di vita e tutti gli abitanti si svegliavano dal torpore notturno, dando inizio alla propria routine quotidiana o curiosi di sapere cosa riserverà loro il nuovo giorno.

Ma per quanto riguarda Shadow the Hedgehog, la sua visione di quella mattinata non era affatto coincidente con quella sopra descritta: infatti, quello che a ogni Mobiano speranzoso poteva sembrare l’inizio di una meravigliosa giornata, a lui pareva invece la triste e silenziosa quiete dopo la tempesta, che sicuramente arreca un attimo di sollievo al morale, ma conserva inevitabilmente tutti i dolori e le angosce passate; così, sebbene quella tragica notte fosse ormai da un pezzo finita, ciò che era successo durante il suo corso era indelebile e fare mente locale degli eventi funesti che si erano succeduti in maniera quasi disarmante avrebbe sicuramente ampliato la tristezza di quella che si preannunciava una nuova, lunga e dolorosa giornata.

Camminava con passo silenzioso e felpato, per fare in modo di arrivare il più tardi possibile alla sua meta, casa Prower, pensando a quanto doveva essere distrutto e stravolto dalla stanchezza il povero Tails, a quali terribili e pessimistiche immaginazioni dovessero essere le padrone della sua mente, per non parlare di quello che immaginava del suo stato d’animo. Pensò che non era stato degno di lui aspettare che passasse la notte per andare a dargli la tragica notizia della presunta morte di suoi amici più cari, e si chiese mentalmente perché mai si era fatto tanti scrupoli e non aveva risolto tutto subito, levandosi immediatamente il pensiero: sarebbe stato sicuramente più semplice; mentre adesso era in una posizione ancora più scomoda: aveva passato parte della notte a pensare a come avrebbe dovuto comportarsi e a cosa avrebbe dovuto dire, formulando varie ipotesi che inevitabilmente gli sembravano l’una più sconveniente e patetica dell’altra, e ciò lo irritava moltissimo.

Ma la verità, e nel suo intimo lui ne era conscio, era che temeva il modo in cui Tails avrebbe accolto la notizia, e sapeva che non sarebbe stato in grado di consolarlo, che non sarebbe riuscito a dargli una parola di conforto, e probabilmente sarebbe stato ancora più distaccato e freddo del solito. Cosa avrebbe fatto se il povero volpino, sopraffatto dal dolore, fosse scoppiato in un pianto disperato? E se i suoi nervi non avessero retto a tutte le tensioni accumulate nell’arco degli ultimi cinque giorni e fosse andato fuori di testa?

Shadow non aveva la minima intenzione di fargli da spalla su cui sfogarsi e non voleva nemmeno stargli accanto per aiutarlo a non lasciarsi prendere dallo sgomento, insomma, non voleva assolutamente farsi ghermire dalla compassione e sfociare in atteggiamenti decisamente poco consoni al suo carattere cinico e schivo, il solo pensiero lo innervosiva moltissimo; d’altra parte, però, era consapevole che avrebbe dovuto almeno cercare di dargli una spinta per non lasciarlo in balia della desolazione e dell’abbandono. Il problema, e la cosa che lo seccava di più, era che non aveva idea di come farlo: la Forma di Vita Perfetta non era in grado di rincuorare minimamente un altro Mobiano, non sapeva tendergli una mano per aiutarlo a non cadere nel baratro della triste solitudine.

Arrestò il passo e strinse leggermente le palpebre: ai piedi del basso colle su cui si trovava si estendeva la valle che ospitava la piccola cittadina di Emerald Town. Il traffico mattutino, il rumoreggiare dei cittadini che si avviavano verso i propri luoghi di lavoro e i più disparati suoni che lasciavano intuire che la città si era finalmente risvegliata dalla notte passata riecheggiavano lontano, giungendo fino alle sue orecchie e trasmettendogli una sensazione di particolare tranquillità, ma non si fermò che un attimo ad osservare dall’alto la modesta metropoli perché era davvero giunto il momento di andare a casa Prower per chiarire una volta per tutte la situazione.

Corse a velocità inaudita giù per la verdeggiante collinetta e imboccò la strada d’asfalto che attraverso la città conduceva fino all’abitazione di Tails, ritrovandosi di fronte a quest’ultima in un batter d’occhio. Aprì lentamente il cancellino dal quale si accedeva al giardino del giovane padrone di casa, e vi entrò guardandosi più volte intorno per non accertarsi di essere osservato da occhi indiscreti, infine si fermò davanti alla porta. Si fermò per un istante a guardare l’”originale” forma della casa, che la sua mente gentile preferì definire “patetica” (ma questo solo perché provava una sorta di impercettibile imbarazzo ogni volta che si trovava ad entrarci) poi suonò con decisione il campanello. Non vi fu risposta. Provò a farlo di nuovo, ma prima che lo premesse un’altra volta la porta si spalancò con un movimento subitaneo che tendeva al nevrotico.

Per un attimo Shadow ebbe il dubbio che quello che si trovava davanti a lui fosse effettivamente Miles Prower: i suoi occhi spalancati facevano movimenti rapidi e quasi forzati e passavano dal volto del riccio nero allo spazio dietro di lui, dove speravano di vedere altre due persone, ma ovviamente non fu così e quando Tails si rese conto che non c’era nessun altro con Shadow, il velo di speranza che si intravedeva nel suo sguardo scomparve del tutto, lasciando spazio ad un espressione vuota e sconsolata. I suoi occhi erano poi incorniciati da due occhiaie scure, sintomo di disperata stanchezza, e il suo pelo arruffato e trasandato era un altro segno che aveva passato in bianco gran parte della notte.

-Shadow!- Esclamò il volpino con un fil di voce. –Che è… che è successo?- Chiese timidamente con la voce rotta, consapevole che non avrebbe ricevuto una risposta che gli avrebbe tirato su il morale.

-Entriamo, ti spiegherò tutto dentro casa.- Rispose freddamente il riccio facendosi largo e dirigendosi verso il salotto, seguito da un Tails talmente sconvolto e desideroso di sapere tutto nei minimi dettagli, che si dimenticò addirittura di chiudere la porta principale.

-Shadow, perché non siete tornati ieri notte? È successo qualcosa di grave? Dove…? Dove sono Sonic e Amy?- Chiese confusamente il volpino angosciato, che, non sapendo quale domanda rivolgergli per prima le mescolò tutte insieme confusamente.
Shadow lanciò un rapido sguardo alla figura di Rouge e sorrise lievemente nel vedere che stava dormendo placidamente sul divano della stanza, trovando finalmente un po’ di pace dopo aver sofferto tanto per le fitte lancinanti che l’avevano tormentata per gran parte della notte; poi si appoggiò al muro e sospirò.

-MA INSOMMA VUOI RISPONDERMI?- Gridò istericamente il volpino con gli occhi sbarrati e pieni di lacrime, rasentando l’orlo di una crisi di nervi. La stanchezza stava cominciando ad avere i suoi effetti devastanti anche su un animo pacato come quello di Tails: il povero volpino aveva infatti aspettato sveglio per tutta la notte il ritorno di Shadow e dei suoi amici, vegliando costantemente su una Rouge sofferente e guardando l’orologio ogni cinque minuti, senza mai abbandonare la speranza, e adesso che Shadow era tornato riteneva di avere il diritto di ricevere dei chiarimenti esaurienti da parte sua.

-Tails, calmati...- Disse distaccato Shadow, cercando di mantenere le redini di una situazione che prometteva di sfuggirgli presto di mano.

-Shadow, che è successo a Sonic e Amy!?!- Ripeté per l’ennesima volta il volpino, che dopo tante ore di strazio interiore pretendeva di sapere la verità.

Il riccio nero pensò che continuando a tacere avrebbe soltanto peggiorato la condizione mentale del volpino, già pesantemente compromessa, e, dopo aver emesso un altro sospiro che lasciava trasparire una flebile nota di sconforto, disse:

-Non ho potuto fare niente… quando sono arrivato io ormai Sonic ed Amy erano già…- Iniziò a dire, ovviamente senza prestare fede a nessuno di quei modi di esporre l’accaduto che aveva pensato durante quella fatidica notte, ma non fece in tempo a finire la frase perché fu interrotto dalla flebile voce del volpino:

-…morti?- mormorò questo fissando il vuoto.

-Sì…- Annuì Shadow a bassa voce, abbassando la testa e lo sguardo in modo di non incontrarlo con quello di Tails: vedere la disperazione nei suoi occhi avrebbe avuto un impatto decisamente forte sul suo morale.

Le ginocchia del volpino cedettero, un po’ per la stanchezza, un po’ per effetto di quella semplice ma sconfortante affermazione, che aveva trapassato il suo cuore come una gelida spada affilata.

-Sono…sono morti?- Balbettò incredulo Tails, con lo sguardo colmo di disarmata disperazione mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. No. Non poteva essere. Il volpino sentì come se il suo corpo si stesse privando dell’anima, avvertì un tremendo vuoto interiore, e il suo cuore fermarsi per un istante. I suoi migliori amici erano morti. La sua famiglia era morta. Tutta la sua vita non aveva più senso: in quell’istante Tails era morto con loro. –No, non è vero! NON PUO’ ESSERE VERO!- Gridò in preda allo sconforto, scoppiando in un pianto incontrollato. Shadow rimase lievemente voltato, evitando di guardare quella scena drammatica, forse perché riteneva l’esternazione di quel doloroso sentimento quasi penosa, o più probabilmente perché temeva che vederlo lì, a terra, sofferente e in lacrime  avrebbe allentato il morso del suo refrattario desiderio di frenare la compassione. Per un minuto interminabile gli unici suoni che si sentivano in casa Prower furono disperati singhiozzi, l’impercettibile rumore delle gocce di pianto che si infrangevano sul pavimento e i mormorii confusi e incomprensibili di Tails che continuava a domandare e a domandarsi perché era dovuta succedere una cosa simile.

-Riprenditi, non avrebbe voluto vederti in questo stato…- Furono tutte le parole di consolazione che Shadow riuscì a rivolgergli.

-Loro non ci sono più… e… io non ho fatto nulla per impedirlo… Perché…? Prima lei, poi loro… basta…BASTA! ... per favore…- Riprese a dire incoerentemente il volpino, distrutto dal dolore, guardando negli occhi cremisi di Shadow in piedi di rimpetto a lui.

-Tails, non è colpa tua…- Rispose quasi freddamente Shadow ma non potendo fare a meno di rimanere colpito nel leggere tutta la triste sconsolatezza scritta nello sguardo dell’altro. Poi il volpino affondò di nuovo il viso tra le mani, riprendendo a versare silenziose gocce di dolore, mentre nella sua mente comparivano e si accavallavano immagini confuse di tutti i momenti più belli che aveva passato coi suoi migliori amici: il suo primo indimenticabile incontro con quel riccio esuberante e generoso, tutte le volte che da bambini avevano giocato a rincorrersi, i continui litigi scherzosi tra Sonic e Amy, le molteplici avventure che avevano condiviso, sulla Terra, i folli e meravigliosi viaggi nello spazio contro Eggman, i loro incontri, i loro addii, la loro famiglia: così dolcemente assurda, così unita.

Shadow sospirò, vederlo piegato su sé stesso a piangere in tale modo era troppo anche per un animo apparentemente insensibile come il suo: gli si avvicinò e gli posò una mano sulla schiena.

-Sonic e Amy sono stati fortunati ad avere un amico come te, che li ha sempre aiutati e li ha sempre ascoltati qualora avessero avuto bisogno di sfogarsi di un qualsiasi problema… tu sei sempre stato al loro fianco, hai sempre saputo dare loro il giusto consiglio, sei stato la loro spalla e il loro punto di riferimento… non dovresti disperarti in questo modo adesso, così non risolverai nulla!- Aggiunse il riccio nero, cominciando a mostrarsi leggermente più confortante nei confronti del volpino. –Se invece adesso ti alzi, ti fai forza e smetti di perdere tempo, io ti prometto che la faremo pagare ad Eggman per quello che ha commesso e qualsiasi cosa abbia in mente di fare, ti do la mia parola che non riuscirà a portarla a termine!- Concluse Shadow, meravigliandosi di avergli detto davvero cose così incoraggianti.

A quelle parole Tails smise improvvisamente di piangere e tolse il viso dalle mani, alzando lo sguardo, misto tra il grato e lo stupito, in direzione di Shadow che per tutta risposta gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi. Il volpino tirò su col naso più volte e si asciugò le lacrime con il dorso della mano, poi abbozzò un sorriso stentato e afferrò la mano del riccio, che lo spinse a rimettersi in piedi.

-Grazie Shadow…- bisbigliò, guardandolo con tenera gratitudine, sebbene i suoi occhi fossero gonfi e arrossati. –grazie!- Esclamò ancora, poi, in preda ad un altro attacco di pianto nervoso gli gettò le braccia al collo abbracciandolo, forse perché per via della stanchezza non riusciva più a stare in piedi o forse per cercare ulteriore conforto e sicurezza. Shadow si sentì mancare, si irrigidì portando indietro le braccia e sentì che se Tails non si fosse immediatamente staccato da lui probabilmente l’avrebbe fulminato con una dozzina di Chaos Spear, ma fortunatamente una voce squillante dal tono palpabilmente ironico e irritante lo distolse dai suoi propositi violenti.

-Accidenti, c’è un’aria così allegra qua dentro! Perché noi due non siamo stati invitati alla festa?- Chiese divertito il suo possessore.

E’ davvero impressionante in quanto poco tempo e come radicalmente quella frase così scherzosa e sarcastica avesse trasformato completamente l’umore del volpino. Era davvero la sua voce: per poco Tails non svenne dalla gioia. Le sue lacrime di dolore si trasformarono in un pianto di felicità, il suo viso contratto dalla tristezza si illuminò in un sorriso immenso e tutti i pensieri malinconici e disperati svanirono dalla sua mente come fumo. Si voltò in preda alla contentezza e si staccò immediatamente da Shadow, poi lo vide: era proprio lui, appoggiato alla porta del salotto, tranquillo e sorridente, e accanto a lui c’era Amy, che sorrideva a sua volta.

-SONIC!! AMY!!!- Gridò Tails in preda ad una pazza gioia e corse il più veloce possibile ad abbracciare i suoi amici, saltando addosso a Sonic con talmente tanta foga che caddero entrambi a terra.

-Ehi, vacci piano Scheggia! Quando ti ci metti sei peggio di Amy!- Esclamò Sonic felice, scompigliando teneramente il pelo sulla testa del volpino, che continuava ad abbracciarlo piangendo e tremando di contentezza.

Amy li guardò abbracciarsi e ridere come due bambini poi scosse la testa sorridendo e capì che il suo posto era accanto a loro, ai suoi migliori amici, la sua più grande ragione di vita. Il suo sguardo passò dai due fratelli di latte al salotto della casa, e la sua fronte si aggrottò leggermente quando vide le pareti scure e un disordine inusuale in quella stanza fino a poche ore prima tanto accogliente. Mentre Sonic e Tails erano ancora impegnati nelle loro infantili effusioni, Amy rimase immobile a fissare la giovane donna pipistrello stesa sul divano: notò che all’altezza della vita la sua tuta nera era strappata e i suoi fianchi erano cinti da una spessa garza lievemente insanguinata; si soffermò sul suo volto arrossato che ogni tanto si contraeva lievemente per il dolore e rimase scioccata nel vedere che un’audace cacciatrice di tesori come Rouge fosse ridotta in quello stato. Quando si riprese da quella angosciante visione, il suo sguardo colse quello rosso intenso del riccio nero, ritto nel mezzo della stanza. Per qualche inspiegabile motivo Amy Rose non si era accorta di quella singolare presenza all’interno del salotto di casa Prower, eppure lui non aveva fatto altro che fissarla coi suoi occhi cremisi in uno sguardo insondabile, che Amy interpretò quasi come un rimprovero, come una severa critica silenziosa, che la suggestionò e che le fece quasi paura; ma questa impressione svanì immediatamente non appena il volto di lui si accese in un impercettibile sorriso, un segno di saluto e di compiacimento per il loro arrivo.

Amy gli sorrise a sua volta e gli fece un timido cenno di saluto con la mano, poi si voltò per vedere a che punto stessero gli abbracci, i “Meno male che siete tornati!!” e i “Sul serio credevi che testa d’uovo ci avrebbe fatto fuori?”, ma prima che potesse accorgersene un Tails più pimpante che mai le saltò al collo e prese ad abbracciare e a salutare affettuosamente anche lei.

-Ahi! Fai piano Tails, sono tutta lividi!- Esclamò gioiosamente la ragazza, mentre il volpino si stringeva forte a lei scodinzolando con le sue grandi code sinuose.

Dopo essersi rialzato dal pavimento Sonic entrò nel salotto della stanza, salutò Shadow alzando leggermente la testa e abbozzando un sorriso per poi ricevere lo stesso segno di soddisfatto e tacito saluto da parte del rivale rosso-nero.

-Sapevo che per uccidere Sonic the Hedgehog non ne sarebbero bastati duecento manipoli di droidi, dirupi e fiumi in piena!- Commentò cinico il riccio nero.

-Non sei felice di vedermi, Perfezione? Se sono ancora vivo significa che puoi ancora avere tu l’onore di farmi tirare le cuoia, no?- Ribatté a tono Sonic; ma questa volta Shadow non prolungò quella punzecchiante conversazione perché il suo sguardo fu catturato dalla pietra trasparente che splendeva leggermente nella mano del riccio e di cui non si era ancora accorto, ma ci pensò Tails a togliergli le parole di bocca.

-Sonic! Come sei riuscito a trovare quel Chaos Emerald!? Oh… è tutto così bello! …Ma guarda che salotto… ci metterò un’eternità a sistemarlo di nuovo! Sedetevi ragazzi! Guardatevi, siete conciati davvero male! …Amy! Quanto ci sei mancata, meno male che sei tornata e che non ti è successo niente di male! Forse è meglio se vado a prendere altre garze e del disinfettante di sopra, così vi aiuterò a curare quei graffi! Oddio! Sono così eccitato!!- Gridò euforico Tails, incapace di formulare una frase completa per via delle moltissime cose che voleva dire e per la grande gioia che lo stava letteralmente mandando fuori di testa; poi si fiondò al piano di sopra per prendere le cose di cui aveva bisogno per medicare i suoi amici.

Amy scosse la testa sorridendo e seguì con lo sguardo i movimenti euforici e impacciati della salita per le scale di Tails, poi sospirò di stanchezza e si lasciò cadere sulla poltrona del salotto; Sonic le lanciò un rapido sguardo e si avvicinò alla teca di vetro dove prima erano stati riposti i quattro smeraldi di cui erano in possesso, per mettervi quello brillante di luce bianca.

-Come siete entrati?- Chiese Shadow per smorzare lo strano silenzio che cominciava a prendere il sopravvento nella stanza.

-Abbiamo trovato la porta aperta e ci è venuta…cioè, a Sonic è venuta l’”idea di farvi una sorpresa”.- Asserì Amy, sistemandosi la gonna umida e stropicciata.

-Già! Devo averla lasciata aperta prima quando sei venuto tu Shad…Oh, Sonic, guarda come siete ridotti! Sarà meglio che vi dia una sistemata col mio kit medico! Accidenti ragazzi, bisogna che mi raccontiate tutto adesso, e soprattutto tu Amy! Oddio…È, è così bello che stiate bene e che siate tornati a casa!!- Esclamò sconclusionatamente il giovane Tails non appena fu di nuovo entrato nel salotto, gettandosi addosso a Sonic e brandendo quasi minacciosamente garze e disinfettante.

-Calma, calma Scheggia, riprenditi! Inspira, espira leeeeentamente e stammi a sentire:- disse il riccio blu, tendendo in avanti le mani per tenersi a debita distanza per un istante dalla furia dell’euforico amico fraterno. –primo: adesso io ed Amy non siamo del tutto lucidi e non siamo ancora in grado di starti a raccontare tutto, lo faremo questo pomeriggio: ci penseremo noi a fare un terzo grado degno di un film poliziesco alla signorina Rose: vedrai, sarà costretta a dirci anche quante volte quel pazzo grassone è andato al bagno!- Continuò giocosamente il riccio; poi strizzò l’occhio alla ragazza, quando Tails, troppo impegnato a ridere, non poteva accorgersene. –secondo: direi che ci siamo meritati un bel giorno di vacanza: per oggi niente radar, niente smeraldi e niente avventure: solo interrogatori, dormite e tranquillità, il tutto accompagnato da un numero inquantificabile di dolci chili dog!- Questa affermazione sollevò grande approvazione tra gli ascoltatori, e tutti si mostrarono decisamente soddisfatti, compreso Shadow, che non esitò ad interpretare la cosa a suo piacimento:

-Perfetto, allora io me ne vado.- Dichiarò concisamente il riccio nero, badando a non sprecare troppo fiato; poi attraversò il salotto della stanza, dirigendosi lentamente verso la porta principale, ma senza mancare di lanciare un rapido sguardo alla ragazza pipistrello ancora stesa sul divano.

-Ehi, Vendicatore!- Gli disse di rimando Sonic. –Che vuol dire che te ne vai? Non puoi ritirarti proprio adesso che inizia il vero divertimento!- Aggiunse, senza celare un minimo di delusione per il comportamento del rivale.

-Non ho la minima intenzione di tirarmi indietro, ma dato che ho la possibilità di passare un po’ di tempo come mi pare e piace, l’unica cosa che voglio è farlo lontano da te e dai tuoi amichetti! Ammettilo Sonic, ti rodi perché in queste condizioni senza il sottoscritto non ti basterebbero due mesi per recuperare un nuovo smeraldo!- Rispose beffardo il riccio nero, osservando l’interlocutore con arroganza. -Inoltre adesso ho anche un piccolo conto in sospeso col dottore e mi vedo costretto a collaborare con voi… ma non ci fate l’abitudine!- Aggiunse voltandosi di nuovo e abbassando leggermente la voce.

Sonic, Tails e Amy non osarono commentare, si guardarono soltanto tra loro scambiandosi a vicenda sorrisetti divertiti, dal momento che il solitario Shadow si era appena offerto liberamente di collaborare ancora in loro aiuto.

Quando il riccio nero fu ormai arrivato nell’atrio ed ebbe aperto la porta principale, si voltò verso Sonic e Tails, che stavano ancora a fissarlo mentre si allontanava, rimanendo silenziosi e appoggiati alla porta di legno levigato del salotto, che si affacciava proprio sull’atrio; e disse:

-Ah, forse tra qualche ora verrò ad assistere al vostro patetico “interrogatorio”! Sono davvero curioso di sapere cosa sa la ragazzina sui propositi di quell’uomo! Adios!- Concluse Shadow, richiudendosi rumorosamente la porta alle spalle.

Sonic e Tails rimasero per qualche istante a guardare la porta, scuotendo la testa divertiti.

-Dov’ero rimasto?- Chiese dal nulla il riccio, per poi lasciarsi cadere sullo sgabello posto vicino al divano. –Ah, già! Al punto terzo! Credo che sarebbe meglio che tu medicassi prima Amy di me… è più giusto… lei sta sicuramente peggio…- Riprese, con un tono di voce che a Tails sembrò stranamente premuroso; e siccome Sonic notò quest’impressione nello sguardo dell’amico, si affrettò a correggere la frase: -…cioè… è meglio se medichi prima le sue ferite così potrà andare a cucinare qualcosa di mooooolto abbondante in cucina per pranzo, mentre la tua furia medica si accanisce su di me… ecco…- disse, arrossendo impercettibilmente, mentre Tails lo guardava con aria indagatrice.

Amy si mostrò disposta ad attenersi al programma del riccio, ma a patto che qualcuno facesse un salto a casa sua per portarle un altro vestito, dato che non solo non si cambiava da quasi una settimana, ma il suo abitino rosso era anche sporco, strappato in alcuni punti e dannatamente umido e appiccicoso; Sonic affermò che tale condizione era accettabile e si offrì di andare lui, così che la riccia potesse vedere esaudita la sua semplice richiesta in men che non si dica, poi, dopo aver salutato lei e l’affezionato volpino, se ne andò di casa alla velocità del suono per tornare il prima possibile.

-Va tutto bene con Sonic, Amy? Vi siete chiariti?- Chiese con innocenza il volpino, mentre imbeveva un batuffolo di cotone con del disinfettante di colore verde.

Amy avvampò, e, cercando di non mostrarsi troppo in imbarazzo disse: …Ehm… sì, diciamo che mentre tornavamo a casa ci siamo chiesti scusa reciprocamente e abbiamo aggiustato tutto… Adesso siamo amici come prima!- Ovviamente la sua risposta fu piuttosto vaga, generica e attenta a censurare debitamente certi dettagli.

-Sono davvero contento!- Esclamò sinceramente il volpino. –Sai, a Sonic sei mancata davvero tanto in questi giorni, non sono sicuro che la scelta che hai fatto sia stata la più appropriata, ma senza dubbio ha avuto i suoi risultati! Non l’ho mai visto tanto in colpa in vita mia!- Squillò lui, mentre Amy sorrideva delicatamente, guardandosi gli stivali rossi; poi alzò lo sguardo, che le rimase di nuovo preso dalla dormiente Rouge stesa sul divano, e chiese cosa le fosse capitato. Tails le disse di come in sua assenza si fossero tutti radunati per recuperare gli smeraldi prima del dottor Eggman, e che le loro avventure per la maggior parte si erano rivelate difficili e ardue, anche se alla fine erano sempre riusciti ad avere la meglio sui robot inviati dal dottore; e quando Amy domandò il perché della presenza di Shadow, Tails le parlò in breve della terrificante esperienza passata ad Ice Paradise e di come erano stati miracolosamente salvati da lui.

-Comunque oggi pomeriggio ti racconteremo ogni cosa e anche tu ci dirai quello che sai! Adesso pensa a rilassarti, a recuperare le forze e possibilmente a preparare un pranzo decente sia per me che per Sonic, che è da quasi una settimana che andiamo avanti a forza di uova in padella!- Nella stanza si levò una risata argentina, che fu interrotta da un colpo di tosse simulato da Sonic, appena tornato dalla casa della ragazza e in piedi sulla porta del salotto. Amy si voltò verso di lui felice di potersi finalmente togliere di dosso quel vestito stracciato e scomodo, per metterne un altro, asciutto e confortevole. Ma la sua gioia si spense non appena vide che il suo amato teneva tra le mani una massa informe di color rosa confetto nella quale si distinguevano a malapena degli orsetti ricamati. Amy si sentì scoppiare dentro e saltò in piedi dalla poltrona sbuffando come una pentola a pressione:

-MA TI RINVIENI!? Quello è un pigiama! La capisci la differenza tra VESTITO e PIGIAMA!?!- Gridò la ragazza, arrossendo per la rabbia e per l’imbarazzo.

Sonic rimase come stordito da quella reazione improvvisa, si aspettava che Amy gli saltasse al collo e lo abbracciasse per ringraziarlo di aver esaudito la sua richiesta, invece adesso stava quasi per prenderlo a martellate.

-Senti, io ho preso la prima cosa che mi è capitata! Non avevo intenzione di guardare cosa ci fosse negli altri cassetti…- e qui Sonic arrossì palpabilmente - …quindi accontentati! E poi a me era sembrato carino!- Rispose il riccio, osservando gli orsetti sulla maglia.

Amy fece un verso a metà tra l’esasperato e lo sconsolato, poi si avvicinò arrabbiatissima a Sonic e gli strappò il pigiama di mano, infine si fece largo e salì al piano di sopra soffocando imprecazioni contro l’ignoranza del genere maschile.

-Dove vai?!- Le chiese Sonic seriamente convinto di aver combinato un qualche irrimediabile disastro.

-A CAMBIARMI IN BAGNO!- Gridò arrabbiatissima la ragazza dalle scale.

Quando il riccio si voltò vide che Tails stava cercando in tutti i modi di trattenere una gigantesca risata. Il riccio scosse la testa scoraggiato e Tails, incapace di controllarsi ulteriormente, esclamò ridendo:

-Ahaha! Sono così contento di vedere che avete fatto pace davvero!-

***

E’ lecito immaginarsi che in questo lasso di tempo l’oscuro Shadow the Hedgehog fosse già sfrecciato a velocità disumana verso luoghi misteriosi ed impensabili, ma in realtà, appena uscito dalla porta di casa Prower, forse per una reazione inconscia gli rimbombò nella mente l’immagine della gemente e dolorante Rouge stesa sul divano, con le sue amate vesti stracciate, sporche e insanguinate; e nella sua mente si fece strada una malaugurata idea. Dapprima si maledisse solo per averla pensata, ma poi, considerati altri fattori che in futuro sarebbero andati a costituire un impiccio e una perdita di tempo, rifletté che infine la cosa che aveva intenzione di fare sarebbe stata utile e previdente. In base a queste misteriose considerazioni stabilì la meta che avrebbe dovuto raggiungere, e si apprestò a corrervi quanto più celermente possibile, ma purtroppo si accorse che c’era un altro impiccio a cui trovare una soluzione: non disponeva dei mezzi per mettere in atto i suoi programmi.

Dannazione…” pensò, ma poi un lampo di genio gli illuminò la mente.

Se lui  non disponeva dei mezzi, si disse mentalmente che il problema non esisteva, dal momento che bastava che li “prendesse in prestito”.  Così si voltò e, assicuratosi che il padrone di casa e i due inaspettati ospiti non prestassero attenzione alla sua presenza, furtivo come un ladro si fiondò nel garage sul retro dell’abitazione e si fermò un istante davanti al dormiente Tornado X. Si avvicinò silenziosamente al veicolo e, aperto il portellone d’entrata prese una capiente cassetta rossa posta vicino al sedile di comando. La aprì e all’interno, oltre a vari strumenti di cui non conosceva l’utilità e medicinali di primo soccorso di vario tipo, vi trovò una piccolo sacchetto in tessuto; lo aprì e al suo interno vide più di una dozzina di rings allegri e scintillanti. Sorrise annuendo leggermente con la testa, infine, dopo essersi guardato intorno per assicurarsi di non essere stato notato da nessuno, chiuse la cassetta e la ripose al suo posto, poi chiuse alla svelta anche il portellone del Tornado e, dopo essere uscito da quell’officina in miniatura, scattò a velocità folle verso la sua oscura ed inimmaginabile meta.

***

-LO SAPEVO!- Gridò frustrata una voce palpabilmente alterata all’interno della sala comandi della famigerata Techno Base.

Poco prima Decoe, Bocoe, Bokkun e gli altri tre robot, dopo aver compiuto più o meno diligentemente il loro compito di ricerca, erano tornati sfiniti al loro futuristico quartier generale, dove il loro creatore aveva riservato loro un’accoglienza tutt’altro che gratificante ed ospitale. Ovviamente volarono offese riguardo alla loro lentezza e a “quel giorno in cui erano strati costruiti”, senza pietà né per vecchi assistenti né per quelli più recenti. Quando il dottore si fu calmato e si fu seduto per sentire i loro resoconti, ovviamente, in quel minuscolo e rachitico ammasso pulsante che aveva come cuore sperava che i suoi inviati avessero trovato i resti del suo arcinemico e della sua compagna mocciosa, anche se in fondo sapeva che era impossibile che Sonic fosse davvero passato a miglior vita in circostanze così scontate. Quindi, quando i sei ebbero sconsolatamente compiuto la loro ambasciata dicendo che i  risultati della ricerca erano negativi, la reazione del dottore fu alzarsi di scatto dalla sua sedia girevole e sbraitare con quanto fiato aveva nel suo corpo tondeggiante l’esclamazione scritta sopra.

-Abbiamo setacciato palmo a palmo ogni millimetro dei dintorni di Glyphic Canyon, fino all’oceano, ma non abbiamo trovato nemmeno mezzo aculeo di quei due porcospini…- Mormorò sconsolato Bokkun, che era quello più emozionato di aver ricevuto un incarico da parte di Eggman e che di conseguenza era il più dispiaciuto di non essere riuscito a renderlo fiero di lui.

Sebbene questo risultato fosse quello che Eggman si aspettava, non poté mancare di sfogarsi violentemente coi suoi sei subalterni, dando loro degli incapaci e degli scansafatiche e ricoprendoli di minacce di fantasiose trasformazioni che probabilmente non sarebbero mai state realizzate. Poi concluse con:

-Così tanta pena e così tanto tempo sprecato ad aspettare voi incompetenti per poi ricevere un resoconto così deludente e scontato! Mi chiedo perché con l’intelligenza che mi ritrovo continuo a concedervi il privilegio di farmi da schiav…EHM! …Da assistenti!-

A queste parole i due droidi d’attacco e il piccolo Egg-fly rimasero imperturbabili e del tutto passivi, Decoe e Bocoe fecero spallucce, e infine il povero Bokkun, che in fondo si era dato tanto da fare, scoppiò in lacrime e fuggì via depresso dalla sala comandi per andare a disperarsi e a compiangere la sua esistenza in un angolino di una buia stanza.

-E voi che aspettate?! Fuori di qui! Muovetevi! Se mi state davanti agli occhi per altri dieci secondi vi prendo a bastonate e vi fondo! Fuori! Sciò!- Sbraitò Eggman accompagnando le sue aggressive parole con nevrotici gesti delle mani; poi fece ruotare la poltrona girevole e, sbattuto con violenza il pugno sul pulsante che attivava gli altoparlanti all’interno della base gridò: -OMICRON! Ti voglio IMMEDIATAMENTE nella sala comandi!- Infine tirò un sospiro sconsolato per calmarsi e rimase a fissare sull’enorme monitor della schermata generale delle telecamere di sicurezza, l’immagine in  bianco e nero dei quattro Chaos Emeralds di cui era in possesso, che fluttuavano placidi nel campo elettromagnetico del cilindro vitreo in cui erano custoditi.

-Dottore.- Scandì una voce robotica dal tono presuntuoso e insopportabile alle sue spalle, distogliendolo da quella visione.

Eggman si voltò di nuovo.

-Sì, Omicron. Ti ho chiamato per chiederti a che punto sono le operazioni nel settore E-2…- Disse lentamente senza guardare il suo assistente nei  freddi occhi cibernetici.

-La realizzazione è giunta alla percentuale di 86%. Mancano le armi di attacco e il collegamento con il sistema interno per quelle di difesa. Per quanto riguarda il rivestimento da lei richiesto per la protezione delle fonti d’energia, si richiedono le fonti d’energia stesse, dottor Robotnik.- Rispose con freddezza l’androide.

-Non è necessario. Sarò io stesso ad impiantare le “fonti di energia” all’interno del loro luogo di collocamento. Adesso tutto quello che voglio è che i lavori vengano accelerati il più possibile, perché quando avrò anche gli ultimi tre Chaos Emeralds ESIGO, che le operazioni nel settore siano completamente concluse. Intesi?!- Ribatté il dottore con altrettanta freddezza.

-Ricevuto.- Disse conciso il robot.

-Quindi MUOVETEVI con quelle armi e con i collegamenti vari! Il tempo comincia a stringere e voglio inaugurare la mia perfetta Eggmanland il prima possibile!-

-Ricevuto.- ripeté Omicron in tono quasi sprezzante.

-Gli altri progetti sono a buon punto?- Domandò il dottore cambiando argomento.

-Affermativo, dottor Robotnik. Saranno pronti non appena anche E-2 sarà ultimato.- Fu la risposta.

-Meraviglioso.- Asserì Eggman, poi voltò di nuovo di nuovo la sedia e congedò l’automa. -Ho il presentimento che non vedrai mai l’E-2 ultimato, mio adorato assistente…- Mormorò poi sorridendo sotto i baffi, quando fu sicuro che Omicron fosse tornato al suo lavoro di supervisione del misterioso settore.

***

Esagerate insegne che gareggiavano per essere le più sfavillanti e attraenti per le miriadi di passanti che percorrevano quelle larghe strade eccessivamente illuminate da alti e stretti lampioni; giganteschi centri commerciali dagli infiniti scomparti, alberghi follemente lussuosi che esibivano con vanto le loro cinque stelle e, solo a lanciare un rapido e curioso sguardo alle reception, si notava tutto l’incredibile sfarzo degli hotel; viuzze che si diramavano dai centri principali e che portavano ai quartieri più malfamati e pieni di locali pullulanti di gentaccia dalle espressioni violente e dagli atteggiamenti aggressivi e arroganti, di odore di superalcolici e del suono soffuso di inebriante rock e di malinconico blues; ma soprattutto il gigantesco e spettacolare casinò, considerato per le sue dimensioni e per la sua fama il centro della città. Il mastodontico e scintillante edificio poteva senz’altro vantare di essere il più frequentato e rinomato della metropoli; ogni giorno migliaia e migliaia di Mobiani vi entravano nella speranza di vincere una modesta somma per riuscire ad andare avanti per almeno una settimana, altri per puntare con sempre più ingordigia all’affascinante macchina infernale della roulette senza considerare che sicuramente prima o poi avrebbero perso tutto, altri per dare una certa immagine di sé, altri ancora solo per studiare il comportamento della razza mobiana e i negativi effetti del gioco d’azzardo sulla sua mente. Anche senza entrare in quel mastodontico regno del divertimento ai limiti della legalità, dall’esterno per un orecchio attento erano percepibili molte delle svariate situazioni che si succedevano al suo interno: suoni squillanti delle slot-machine che una volta ogni tanto si svuotavano parzialmente dei tintinnanti ring custoditi al loro interno, gridi di gioia e giubilo, il frenetico ruotare delle roulette, imprecazioni d’ira e disperazione di chi ha perso tutto solo per aver sbagliato un numero. Questa è la vera essenza della sfarzosa ed abbagliante Casinopolis.

Shadow the Hedgehog camminava, o meglio, cercava di camminare il più velocemente possibile tra la gente che procedeva lentamente per le strade o che rimaneva imbambolata ad accalcarsi davanti alle vetrine su cui apparivano grossolani cartelli con su scritto “SALDI!!”; e ogni tanto i suoi magnetici occhi cremisi venivano catturati da una delle realtà descritte sopra, ma al contrario di molti, non si lasciava sopraffare dallo sfrenato desiderio di consumismo, anche perché si era promesso di rimanere a Casinopolis solo il tempo necessario a mettere in atto la sua idea.

Finalmente, dopo essersi fatto largo tra un gruppo di persone fermatosi ad ascoltare le doti musicali di un suonatore di violino che cercava di racimolare nella custodia del suo strumento le monetine dei passanti più generosi, raggiunse la sua insospettabile meta, un piccolo e grazioso negozietto dalla modesta insegna su cui in eleganti caratteri corsivi c’era scritto “Boutique Poisonous Roses”. Il riccio nero lanciò uno sguardo all’insegna, per accertarsi di essere giunto proprio alla giusta destinazione, poi strinse nella mano il sacchetto colmo di denaro che aveva trovato nel Tornado X, si fece coraggio e varcò la soglia, entrando nel negozio. A prima vista, se non fosse stato per la moltitudine di capi d’abbigliamento femminili dalla scollatura vertiginosa e dalle fantasie decisamente improbabili accuratamente appesi alle proprie grucce o indossati da manichini inespressivi, più che la “boutique più affascinante di Casinopolis” di cui Rouge gli aveva parlato più volte durante il periodo in cui lui, lei e l’Omega formavano il team dark, il negozio gli parve l’antro di una chiromante. Le pareti nere su cui erano state dipinte a mano gigantesche rose color sangue erano in gran parte coperte da enormi e polverose tende di velluto bordeaux, il pavimento di pregiato legno scuro contribuiva a rendere ancora più opprimente l’atmosfera e sul bancone dove era situata la cassa, posta dirimpetto alla porta della boutique, si trovavano diverse candele e un bastoncino di incenso acceso, che spandeva il proprio fumo profumato per tutto il negozio, conferendogli un’aria singolarmente sinistra.

-Posso aiutarla, signore?- Chiese gentilmente la commessa girandosi verso Shadow, mentre era impegnata ad appendere alcuni vestiti su una lunga sbarra d’acciaio.

-Se magari mi evitasse di frugare tra queste stupide cianfrusaglie da donne psicopatiche…- sibilò a denti stretti il riccio, chiedendosi mentalmente perché mai avesse dato ascolto alla sua idea di recarsi in un posto simile.

-Come?- Domandò dolcemente la giovane ragazza daino, rivolgendogli un delicato sorriso.

-Sì…Le ho chiesto se mi poteva mostrare i modelli di quelle specie di tute tutte intere… insomma, sì, quelle…ha capito…-  Rispose Shadow.

La ragazza daino lo guardò stranita, corrucciando lievemente i delicati lineamenti del suo viso, evidentemente non era riuscita a capire quello che il suo cliente le avesse chiesto, poi si lasciò scappare una graziosa risatina e ribatté:

-Ah, lei intende dire le salopette?- Gli chiese la giovane impiegata, smettendo di riporre i vestiti che stava mettendo a posto.

-Sì…- Annuì Shadow, che non aveva la minima idea di cosa fosse una salopette.

-Miss Ivonne?- Chiamò la daina avvicinandosi al riccio; ma nessuno le rispose. –Aspetti un attimo qui signore, torno immediatamente.- Disse gentilmente la ragazza, poi si avvicinò alla cassa, scostò la grande tenda che rivestiva la parete retrostante e aprì la porta situata sulla parte di muro celato dalla tenda. – Miss Ivonne?!- Chiese ancora la giovane.

-CHE C’E’?!? Che vuoi!? Te l’ho detto dieci miliardi di volte di non disturbarmi quando sto in magazzino a parlare al telefono!- Rispose arrogantemente la voce di questa miss Ivonne, che evidentemente doveva essere la proprietaria della boutique.

-Sì, lo so, mi spiace, ma ecco, qui c’è un signore che avrebbe intenzione di comprare una salopette… Potrebbe portarmi quelle che ci sono in magazzino?- Le disse gentilmente l’impiegata.

-Vieni a prendertele da sola Katrina, non fare tanto la svogliata e servi un cliente da sola una buona volta!- Le gridò acida la donna con la sua voce roca. –E poi che vuol dire “un signore”?! Sbattilo fuori, che qui si vende solo roba da donne!-

A quella sgarbata esclamazione Katrina spalancò inorridita i suoi occhioni viola, poi si voltò verso Shadow e gli abbozzò un debole sorriso, come per scusarsi della sguaiataggine della sua superiore.

-Mi scusi un attimo…- Mormorò poi la daina, entrando nel magazzino e chiudendosi la piccola porta nascosta alle spalle.

Shadow rimase immobile, e non osò guardarsi in giro per non rimanere disgustato o impietrito di fronte a certi obbrobri esposti che le ragazze alla stregua di Rouge chiamavano abiti d’alta moda. Dopo pochi istanti si sentirono ancora delle urla della proprietaria contro la povera ragazza e le educate risposte della giovane daina, che dopo poco tempo uscì dalla stanza imbracciando all’incirca una decina di vestiti e scuotendo leggermente la testa.

-La scusi signore, non lo fa per mancare di rispetto, ultimamente è davvero molto occupata e nervosa…- Mormorò a bassa voce Katrina, giustificando alla meno peggio il comportamento scorretto della proprietaria, poi richiuse la porta e appoggiò sul tavolo su cui era posta la cassa gli abiti che aveva preso in magazzino, facendo attenzione a non intoppare in qualche stravagante candela accesa. –Bene! Era questo tipo di vestito che mi stava chiedendo, vero?- Chiese, mostrando a Shadow una salopette come quella di Rouge, solo che leopardata e colma di brillantini.

-Più o meno…- Rispose Shadow, mentre si domandava cosa ci incastrasse una ragazza così dolce e graziosa in un negozio del genere e insieme a gente tanto intrattabile.

-Questa per esempio viene sessantacinque rings!- Esclamò la ragazza, riferendosi a quella che aveva appena mostrato.
Shadow sgranò gli occhi, rimanendo palesemente sconcertato. –Io veramente avrei soltanto dodici rings…- disse sconsolato, mostrandole il sacchettino di tessuto in cui custodiva i soldi.

-Oh… questo le restringerà moltissimo la scelta… però se le interessa, ci sarebbe questa… viene soltanto dieci rings…- Rispose la ragazza frugando tra i vestiti che aveva portato, e mostrandone al riccio uno completamente nero e incredibilmente aderente, sul quale, all’altezza del bacino, era stata cucita a mano una decorazione di due rose rosse incrociate.

-E’ perfetta! Questa è la migliore di tutte!- Commentò Shadow annuendo con la testa.
-Vuole prenderla davvero? …E’ lo scorso modello… e sono stata io a cucirla…- Domandò sorpresa la ragazza, scrutandolo coi  suoi meravigliosi occhi viola e arrossendo leggermente.

-Certo, me la confezioni!- Rispose il riccio. “Basterà non dirlo a Rouge…”

-E’ un regalo?- Domandò cortesemente Katrina, felicissima che il riccio avesse scelto la sua creazione.

-Una specie…-

-Ecco! Grazie davvero di aver scelto la boutique “Poisonous Roses”! Arr...- Disse poi la ragazza, porgendogli sorridendo il pacchetto in una borsa di carta nera; ma non fece in tempo a finire la frase che:

-Tenga il resto!- Esclamò il riccio, sorridendo e lanciandole l’intero sacchettino pieno di rings; infine sfrecciò via dal negozio, lasciando di stucco la povera ragazza.

-…Arrivederci a presto.- Disse lei sbigottita, sbattendo due volte le lunghe ciglia nere.

***

-Accidenti, questo significa che quella testa d’uovo nel suo covo di lattine ambulanti si sta dando da fare!- Biascicò Sonic mentre scompostamente spaparanzato su una sedia in salotto si ficcava in bocca il dodicesimo chili dog.

-Esatto… sono rimasta impressionata quando sono entrata in quella stanza… era davvero, davvero sproporzionatamente grande…- Mormorò Amy con voce inespressiva e stringendosi al suo pigiama, seduta a gambe incrociate sulla morbida poltrona.

-Quello che mi chiedo è perché Eggman ha dato il compito di portare a termine il suo progetto ad un nuovo assistente robot… non lo fa spesso, anzi, di solito non lascia che i suoi scagnozzi mettano le mani sulle sue invenzioni… bah…- commentò Tails che stava appoggiato alla parete del salotto con le braccia incrociate e lo sguardo corrucciato, intento a fare nella sua mente un quadro concreto delle informazioni che Amy aveva fornito loro fino a quel momento.

-Me lo sono chiesta anch’io… il rapporto tra Eggman e Omicron è davvero stranissimo… ogni volta che parlano lo fanno con frasi concise, come se stessero sempre per darsi addosso… e l’atmosfera è sempre così raccapricciante…- Rispose Amy sorseggiando un goccio di tè caldo per evitare di rabbrividire al solo pensiero.

-Be’,- bofonchiò Sonic, ingoiando miracolosamente la quantità esagerata di panino che aveva in bocca –se il caro vecchio pazzoide obeso tira in ballo un nuovo galoppino significa che lui era ed è impegnato a fare cose più importanti, ovvero controllare che tu non sgarrassi, tenere d’occhio se noi facevamo quello che si aspettava che facessimo e chissà quali altre cose… cos’altro sai dirci su di lui?- Asserì il riccio, afferrando un altro malcapitato chili dog che stava per andare incontro alla sua fine.

-Come vi ho detto prima probabilmente Omicron è un’invenzione recente del dottore, non l’avevo mai visto prima: è piccolo e non ha la forma da umanoide… il suo corpo sembra quasi una scatola di latta bianca levigata, non ha le gambe per muoversi, ma una specie di rullo che gli permette di spostarsi molto velocemente all’interno dei corridoi della base; ha braccia meccaniche e simili a quelle di Decoe, solo che con i rivestimenti bianchi… poi la sua testa è come una semisfera, sempre bianca e… ah! Non ha due occhi, ma una specie di fascia rossa unita…- Rispose Amy cercando di essere più esauriente possibile.

-Carino!- Sdrammatizzò Sonic cercando di allargare con un dito la stretta che una delle tante garze con cui l’aveva fasciato Tails gli faceva intono alla coscia.

-Allora non può che trattarsi di un robot incaricato di informare Eggman su tutto quello che accade nella base, tecnicamente deve scorrazzare ovunque a dare ordini e a chiedere novità ai suoi subordinati… non lasciarti ingannare dalle sue fattezze, è molto più dotato di quanto possa sembrare! Se i robot hanno una tale forma o sono prototipi di uno scienziato in erba o hanno quel corpo così particolare perché contiene il loro sistema mnemonico – cognitivo, che è troppo sviluppato per essere impiantato tutto all’interno della loro testa… eh sì, il nostro Omicron deve avere delle capacità straordinarie!!- Esclamò Tails con un po’ troppa euforia, come confermarono gli sguardi fulminanti dei suoi due amici ma poi Sonic smise di guardarlo di traverso, reinterpretò le sue parole e:

-Ahahaha! Sarebbe a dire che quel robot ha tutto il suo cervellone nella pancia?!- Disse, scoppiando a ridere.

-Di sicuro non è l’unico tra le persone che conosco che ragiona con la pancia!- Commentò ironica Amy, guardando con malizia il riccio.
Sonic protestò con poca convinzione e le diede un buffetto su una guancia mentre Tails li guardava con divertito sospetto.

-Ah, dimenticavo!- aggiunse Amy rivolta a Tails, scostando delicatamente la mano di Sonic dal suo viso. –Quando vi ho detto che il secondo giorno ho origliato mentre Omicron parlava con Eggman, mi sono dimenticata di dirvi che oltre ad essere piuttosto scettico e contraddittorio nei suoi confronti, Omicron ha insistito molto a ripetere qualcosa tipo “la mancanza di pezzi”… no, no! Intendevo dire la “deficienza di pezzi”…! Che cosa può voler dire?-

-Davvero? Questo può significare solo che Eggman ha molta più legna sul fuoco di quanto ne sai tu, Amy! Non può essere in deficit di pezzi per costruire un solo mecha… cioè, tempo fa ha costruito addirittura un mastodontico parco divertimenti interstellare! A questo punto l’unica soluzione è che il settore E-2 non è il suo unico progetto!- Esclamò Tails leggermente preoccupato.

-Scheggia, devi calcolare anche che tutte le visitine che ci ha mandato in questi giorni non gliele porta belle e pronte la cicogna! Oltre a quello che tiene chiuso nell’E-2 ci sono anche i robot d’attacco da costruire!- Rispose Sonic, incrociando a sua volta le braccia.

-Sì… ma probabilmente c’è anche dell’altro… sono quasi sicuro che molti di quei robot fossero già belli e pronti… c’è per forza qualcos’altro che ha in mente di costruire… qualcosa che gli preme di non far conoscere… che gli interessa anche più dell’E-2 e sapete cosa penso? Che siamo del tutto fuori strada… accidenti, Eggman ci ha fatto concentrare su quello che sta prendendo forma nell’E-2 per sviarci dal suo progetto più pericoloso e…- profetizzò con angoscia il volpino scuotendo la testa, ma venne interrotto dall’ottimismo del suo fratello di latte.

-Ehi, ehi! Piano! Vacci piano, Scheggia! Non sappiamo nemmeno se il fantomatico progetto E-2 sia un mecha! Non dobbiamo concentrarci su problemi che potrebbero anche non esistere! Quello che è certo è che testa d’uovo ha bisogno dei Chaos Emeralds, altrimenti non avrebbe sprecato così tanta energia a controllare se stessimo andando a recuperarli o meno e soprattutto non ci avrebbe giocato quel tiro mancino di ieri notte!-

Amy annuì con la testa, mentre Tails si portò il dorso dell’indice della mano sinistra sulle labbra e aggrottò ulteriormente la fronte, come per facilitare la concentrazione.

-Probabilmente gli smeraldi gli servono per alimentare il progetto E-2… ma c’è qualcosa che non mi torna: se è ancora indietro con la costruzione, perché non ha aspettato di averlo terminato e soprattutto che noi avessimo raccolto tutte e sette le pietre per poi ricattarci con Amy? Per lui sarebbe stato incredibilmente più vantaggioso!- Sentenziò confuso il volpino, che, stranamente, non era in grado di capire cosa avesse in mente il dottore.

-Buono, buono, aspetta un attimo! Ieri notte Eggman ha detto che per lui è stato vantaggioso tenere Amy in ostaggio fino a che lei non ha cominciato a diventare sospettosa… come ha detto “Un’insopportabile ficcanaso”- e qui Sonic trattenne a stento una smorfia di acuto disgusto. –forse temeva che scoprisse più di quanto non aveva capito già e ha pensato di accelerare i tempi…- Ipotizzò il riccio.

-O forse vuole utilizzare l’energia del Chaos in un altro modo… forse gli serve per il suo progetto nascosto, ammesso che ce l’abbia, o forse vuole usarla per fornirne una parte ai suoi robot operai e fare in modo che lavorino con più velocità… o forse vuole solo impedire che tu ne entri in possesso Sonic… forse teme il potere di Super Sonic…- Aggiunse Tails, mettendo in luce che quello che stava succedendo era per tutti un grande interrogativo.

-O di Super Shadow…- Disse Sonic mortificato e con l’orgoglio a pezzi per la grande sconfitta che aveva subito la notte precedente.

-O di entrambi!- Lo corresse Amy con dolcezza, strappandogli la bozza di un sorriso. –Lasciamo perdere quello che potrebbe essere e concentriamoci su quello che sappiamo di sicuro: come ha detto Sonic, Eggman ha bisogno degli smeraldi, quindi noi dobbiamo assolutamente recuperarne almeno un altro… con uno solo non potremo fare molto, ma con due sarà già diverso!- Esclamò la ragazza, lanciando uno sguardo all’allegro Chaos Emerald che brillava nella teca di vetro.

-Concordo! E penso che sarebbe conveniente partire già domattina! Che ne pensi Sonic, ti senti pronto?- Commentò Tails sorridendo e recuperando un po’ di serenità.

-Oh, Scheggia! Dovresti conoscermi ormai! Sai quanto siano inutili certe domande quando si tratta di me!- Rispose il riccio, fingendo di essere stato offeso dalle parole del volpino.

-Aspettate un secondo… qualcuno dovrebbe rimanere vicino a lei…- mormorò tristemente Amy, fissando il volto ancora addormentato di Rouge con sconsolata compassione.

-Già… e quella persona sarai proprio TU Amy, sei contenta?- Asserì Sonic, con un tono che sembrava più di ordine che di domanda.

-CHE COSA?!- ribatté infuriata la riccia. –Sono stata anche troppo tempo con le mani in mano! Adesso sono tornata e ho intenzione di aiutarti e di venire con te! E guai a te se osi anche solo pensare di impedirmelo, perché altrimenti Rouge non sarà l’unica ad essere moribonda, inteso?- Lo minacciò Amy.

-Allora sentiamo! Cosa proporresti? Tails è l’unico in grado di usare quell’apparecchio incomprensi…cioè, volevo dire, il radar, Shadow… davvero, ti riesce immaginare Shadow che fa da balia a Rouge? Ci sbranerebbe prima che apriremmo la bocca per chiederglielo! Io sono il più veloce e… dannazione! IO sono il capo e decido IO cosa devo o non devo fare! Quindi fai i tuoi conti!- Rispose il riccio con autorità, usando un tono che non ammetteva repliche. Amy lo fulminò con gli occhi, poi passò lo sguardo a Tails, guardandolo con un espressione che pareva che dicesse “Ma senti che cosa sta dicendo questo sbruffone?” mentre lui rispondeva a questa tacita domanda alzando le spalle e aprendo le mani con rassegnazione.

-Sonic, per favore… ripensaci!- Disse la ragazza, recuperando un po’ di controllo.

-Mi dispiace Amy, non voglio sentire ragioni. La tua vita è stata in pericolo per abbastanza tempo, e se mai ci sarà uno scontro non voglio che sia tu a rimetterci. Ho deciso ormai…- Affermò lui, che sembrava più fare un ammonimento a sé stesso che giustificare la sua decisione.

-Posso… dire una cosa Sonic?- Chiese Tails timido timido.

-Sì…- Annuì di rimando il riccio, voltandosi verso di lui.

-Amy è appena tornata… non possiamo lasciarla qui da sola per un giorno intero o chissà quanto… inoltre lei è sempre venuta con noi e ci ha sempre accompagnato in ogni avventura… poi due mani in più sono sempre utili no? -

-Tails, non deve correre rischi...- Asserì il riccio, rivolgendosi sottovoce all’amico, come se non volesse far sentire alla ragazza quello che stava dicendo.

-E’ inutile che stai a confabulare con lui! Sai che tanto verrò lo stesso, vero?- disse la riccia sorridendo.

Sonic sospirò sconfitto e infine le concesse il permesso di venire con loro, ma affermò che questo non risolveva il problema di Rouge.

-Be’, per quello non preoccupatevi, ci penserò io… la affiderò ad una persona che non si tirerà indietro di certo, sarà trattata come una regina!- Asserì Tails, cercando di sembrare il più discreto possibile nei confronti della persona in questione a cui avrebbe affidato il delicato incarico; tuttavia questo non impedì ai due ricci di fare le loro supposizioni e di scambiarsi uno sguardo eloquente e malizioso. -Direi che per oggi ci siamo aggiornati abbastanza!- Dichiarò soddisfatto il volpino, lasciandosi scappare un rumoroso sbadiglio, sintomo che il  sonno stava cominciando a riprendere il sopravvento su di lui.

-No, aspetta! Ho parlato per tutto il tempo io! Avevate detto che mi avreste raccontato anche le vostre avventure!- Contestò la riccia, che era finalmente pronta per ascoltare i racconti mozzafiato dei suoi due migliori amici.

-Amy, lascia perdere; Tails ha ragione, sta cominciando a farsi tardi, devi tornare a casa e riposarti se domani vuoi davvero venire con noi… ti racconteremo tutto un altro giorno, va bene? Poi adesso io e Tails dobbiamo organizzare i preparativi per domani!- Rispose abbastanza sbrigativamente il riccio, che per la verità non aveva molta intenzione di raccontarle cosa fosse successo in quei giorni, dato che avrebbe significato confessarle tutti gli errori che aveva commesso, quanti pericoli aveva fatto correre ai suoi compagni e come si era rivelato vulnerabile e inetto senza la presenza di lei.

La ragazza sbuffò, posò la tazza da tè che aveva in mano sul tavolinetto del salotto e andò a prendere il suo vestito e i suoi stivali, che Tails aveva riposto su un termosifone in camera sua perché finissero di asciugare più velocemente.

-Forse è meglio se vai a dormire anche tu Sonic, domani ci aspetta una giornata lunga, lo sai!- Asserì Tails sorridendo, dopo aver visto che l’amico aveva sospirato e socchiuso gli occhi per la stanchezza.

-Mai quanto quella di oggi, Scheggia, credimi!- Ribatté il riccio ricambiando il sorriso.

In quel momento un colpo di tosse un po’ troppo forzato per essere involontario, spinse entrambi a voltarsi: Amy Rose stava ferma sulla porta del salotto con in mano un grande sacchetto contenente il suo abito, indossava la sua giacca rossa e aveva un’espressione piuttosto delusa e arrabbiata in volto.

-Allora a domani mattina!- Disse risoluta, ma proprio mentre stava per andarsene per la porta principale:

-Aspetta Amy!- La interruppe Tails. -Sonic mi ha appena detto che non vuole restare qui ad aiutarmi coi preparativi, ma vorrebbe accompagnarti a casa!- aggiunse candidamente: l’espressione di Amy si capovolse in un gigantesco sorriso mentre Sonic si voltò verso l’amico con uno sguardo che pretendeva spiegazioni.

-Davvero, Sonic?- Mormorò lei, quasi commossa.

-Be’ veramente io non…- cominciò Sonic, ma non appena incontrò lo sguardo fulminante di Tails invertì il tono della risposta –cioè…intendevo dire, sì… certo…!- concluse poi, rassegnato.

-Allora andiamo Sonic! Buonanotte Tails!- Esclamò Amy, senza riuscire a nascondere la sua euforia.

-Sì, buonanotte Tails…- mormorò il riccio, come per dire “Questa me la paghi!” poi, i due ricci uscirono da casa Prower, lasciando il volpino ai suoi “preparativi”.

***

Ormai il pomeriggio era finito da un pezzo e le candide stelle meno timide, cominciavano a lasciarsi intravedere nel colore violaceo del cielo dopo il tramonto. La tranquillità aleggiava nell’aria sotto forma di un tiepido venticello serale e i grilli iniziavano le loro malinconiche serenate. Sonic e Amy camminavano lentamente sulla strada illuminata soffusamente dalla debole luce dei lampioni; lentamente perché erano stanchi, o forse perché volevano che quella specie di passeggiata travestita da “accompagnamento a casa” durasse il più a lungo possibile. Camminavano in silenzio, ognuno avvolto nei propri pensieri, fino a che Sonic non interruppe l’imbarazzante atmosfera con una delle sue intelligentissime domande:

-Amy…- mormorò lui.

-Sì…?- Riuscì a malapena a dire lei.

-…perché ti sei messa quel giacchetto?- aggiunse il riccio.

-Pensi davvero che io voglia che tutta Mobius mi veda in pigiama?!- Ribatté lei con un tono piuttosto seccato.

-Ehi, non importa mica che tu mi risponda in questo modo… era così per chiedere…- rispose lui, che in verità le aveva rivolto quell’interessante domanda per trovare un pretesto per rompere il ghiaccio.

Il silenzio riprese il dominio della situazione in pochi secondi, ma questa volta fu Amy ad interromperlo:

-Sai Sonic,- Disse con dolcezza, prendendogli una mano delicatamente. –sono davvero felice di essere tornata a casa, da Tails e… da te…- Concluse poi lei, voltandosi per cercare il suo sguardo.

Sonic avvampò, ritrasse abbastanza repentinamente la mano da quella di lei e se la portò alla nuca, evidentemente preso dall’imbarazzo, non perché gli dispiacesse che lei gli avesse preso la mano, ma perché certi tipi di approccio lo mettevano decisamente a disagio.

-Già… lo sono anch’io…- rispose stringato lui, senza neanche guardarla negli occhi per evitare che lei lo vedesse così in imbarazzo. Amy però non si mostrò affatto turbata da quella reazione,e:

-Non vedo l’ora che sia domani! Andremo tutti insieme a cercare gli smeraldi, proprio come ai vecchi tempi! Sarà bellissimo!- Esclamò emozionata; Sonic notò che gli occhi di Amy brillavano di gioia e si lasciò sfuggire un sorriso.

-Veramente io penso che sarebbe meglio che tu rimanessi a casa… ultimamente abbiamo avuto più disavventure che altro e non voglio… insomma… sarebbe meglio che tu… cioè…- Arrancò lui, che cercava di esprimerle un concetto molto semplice e stranamente non riusciva a trovare le parole giuste per farlo; ma Amy lo interruppe e fingendo di essere offesa ribatté:

-Abbiamo già parlato prima di questo no? Se pensi che io non sia in grado di aiutarvi sei sulla strada sbagliata!-

-No… non è per questo… il fatto è che non voglio che tu corra rischi inutili… se ti capitasse qualcos’altro…- Continuò a balbettare lui, fissandosi le scarpe; poi si accorse che alla sua destra, all’altezza del suo fianco stava impalato un cartello ligneo con su scritto in nero “the house of Amy Rose”. Rimase per un attimo a guardarlo poi si rese conto che erano arrivati… già arrivati.
Amy si mise davanti a lui, lo fissò negli occhi sorridendo e gli prese entrambe le mani, poi quanto più candidamente possibile sussurrò:

-Hai voglia di entrare in casa? Per stanotte puoi anche rimanere da me…se ti va!-

Sonic sbiancò: nella sua mente si succedettero una serie di pensieri più o meno coerenti e la semplice frase “per stanotte puoi anche rimanere da me”, che in sé per sé non avrebbe nessun doppio fine, si trasformò in qualcosa di gigantesco e di terrificante; in più una serie allucinante di immagini e film mentali lo mandò completamente fuori di testa. Il riccio ritrasse le mani da quelle di lei, come se si fosse appena scottato e da bianco smunto divenne rosso porpora, con una mutazione cromatica da fare invidia ad un camaleonte.

-NO, no, NO!… io devo tornare, cioè, che cosa avresti…cosa… che vuol dire…?!- Incespicò, guardandola scandalizzato, con gli occhi completamente sbarrati.

Ma invece di rimanere stizzita o delusa da quella specie di risposta così repentina e quasi brutale, come Sonic si aspettava che reagisse la riccia, lei scoppiò in una risata argentina, gli accarezzò una guancia e gli stampò un delicato bacio sull'altra; poi disse:

-Grazie di avermi accompagnato, Sonic! Buonanotte!- gli fece un dolcissimo sorriso e, senza nemmeno  voltarsi indietro aprì la porta di casa sua e vi entrò richiudendola alle sue spalle.

Sonic era rimasto completamente spiazzato. Allibito. Pensò che avrebbe preferito ricevere un paio di schiaffi invece che un congedo così freddo da parte sua, e in fin dei conti non aveva del tutto torto, visto che si trattava di Amy Rose. Insomma, non lo aveva stritolato con uno dei suoi abbracci, non l’aveva trascinato dentro casa, non l’aveva minacciato col suo temibile martello e lui non se l’aspettava.

Quello che Sonic non capiva era che ogni volta che Amy ricorreva ad uno di quegli espedienti così poco delicati nei suoi confronti, lo faceva fondamentalmente per attirare la sua attenzione e per riuscire a strappargli con qualsiasi mezzo possibile qualche minuto per stare con lei; ma adesso che sapeva che lui le voleva davvero bene e ricambiava i suoi profondi sentimenti, non sentiva più il bisogno di costringerlo né tantomeno di minacciarlo. Come un bambino, che cercando in tutti i modi di catturare una farfalla che vola veloce e lontano, quando poi riesce finalmente a prenderla, la tiene in mano con quanto più garbo possibile per non intaccare la sua fragile e sfuggevole natura; così Amy Rose  aveva preferito che per quella sera la sua amata farfalla fosse libera di volare dove voleva, tanto adesso aveva la certezza che prima o poi sarebbe tornata da lei.

Il problema era che alla farfalla, o meglio a Sonic, non sarebbe affatto dispiaciuto se Amy avesse insistito per farlo entrare in casa con lei, anzi, col senno di poi pensò che sarebbe stato più che felice di essere costretto ad accettare quell’invito, così rimase qualche istante a fissare la casa di lei con un po’ di amaro in bocca; poi abbozzò un sorriso e si voltò per ripercorrere la strada al contrario.

-Buonanotte anche a te… Amy…- Sussurrò.
 
NOTE DELL’AUTRICE:

Ehilà gente, buongiorno! :)
Accidenti… sono più in ritardo del solito… pensavo che non sarei riuscita a stare più di due mesi senza aggiornare… a quanto pare non dovevo sfidarmi! ù.ù
A parte gli scherzi, mi scuso per questo orrendo ritardo e spero che non troviate questo capitolo così orribile come sembra a me… capitemi, è due mesi che ci lavoro e alla fine ho detto: “Lo pubblico sennò se continuo a leggerlo e rileggerlo, sarà online tra 30986436 anni”. Non succede molto perché è un capitolo di passaggio… ma queste scene erano VITALI per i prossimi sviluppi e pensate che le ho anche ristrette al minimo (per esempio quando Amy deve fare il suo bel rapporto a Sonic e Tails ho scritto solo la parte finale… altrimenti sarebbero venute 40 pagine, guys!).
So che il 99,9% di voi AMATERRIMI lettori ha fatto questa faccia quando si è immaginata il caro vecchio Shadow in un negozio d’alta moda ---> O.ò ma pensate un po’ se Rouge si fosse risvegliata col vestito in quello stato… dovevo aggiustare tutto in qualche modo… (vede le fan del riccio nero puntarle armi nucleari)
…spero che non mi odiate… T_________T xD (Eh, sì cara socia, hai visto che l’ho fatto davvero? xD <3)


Ci sono ancora delle cose da chiarire, per esempio, come andrà a finire la faccenda delle incomprensioni tra Omicron ed Eggy? E chi si prenderà cura di Rouge ora che sono tutti impegnati nella ricerca degli smeraldi? ;)

Spero che siate così gentili da lasciare le vostre recensioni! :D

Vi voglio bene,

Lù <3 

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Capitolo 13
*** Persuasioni e accondiscendenze ***


Dal momento che sono passati tre mesi dall’ultimo aggiornamento di questa fan fiction, ritengo che sia utile schiarire la vostra (e anche e soprattutto la mia) memoria con un brevissimo riassunto dei due capitoli immediatamente precedenti, spero che non ve la prendiate e che queste poche righe vi siano di aiuto per la lettura: il fulcro del capitolo 10° è la notte del ricatto e della cocente sconfitta di Sonic a Glyphic Canyon; nell’ 11° c’è lo scontro tra Shadow ed Eggman, che si conclude con la fuga del dottore; in seguito i nostri due ricci preferiti, tratti miracolosamente in salvo dalla corrente, riprendono conoscenza, (per il momento) si riconciliano e si dirigono a casa Prower. Capitolo 12°: anche Shadow si reca a casa di Tails, per informare il volpino del presunto tragico accaduto, ma viene interrotto dall’arrivo di Sonic e Amy. Shadow si reca a Casinopolis per comprare il vestito a Rouge e nel frattempo, Sonic e Tails parlano con Amy per avere più informazioni sul piano di Eggman. Infine il capitolo si conclude con una piccola scena Sonamy che non potevo evitare: è sera e Sonic riaccompagna Amy a casa sua. Bene! Fatta questa piccola introduzione (spero non vi sia pesata) siamo finalmente giunti al capitolo 13°! Buona lettura! <3

-CAPITOLO TREDICESIMO-

Persuasioni e accondiscendenze


Il sole era ormai calato del tutto dietro alle montagne trascinandosi dietro tutto il romantico colore rosa del tramonto e lasciando il posto alla luna e alle prime stelle, mentre le tenebre cominciavano ad avvolgere Emerald Town col loro manto scuro quando Shadow the Hedgehog giunse finalmente all’abitazione di Tails. Si avvicinò alla porta lentamente, ripensando al fatto che quello stesso pomeriggio aveva accennato al volpino e a Sonic che probabilmente sarebbe tornato a casa Prower in tempo per ascoltare le informazioni che Amy avrebbe riferito loro riguardo ai propositi di Eggman e ai progetti nascosti che teneva gelosamente custoditi nella sua fredda base di metallo, ma uscire in fretta dalla sfavillante Casinopolis andando controcorrente mentre un’impressionante folla inondava le strade del centro della città si era rivelata un’impresa più ardua del previsto. Tutto sommato però Shadow pensò che ritardare il suo arrivo non era stato del tutto inconveniente, considerato che se avesse recapitato il suo piccolo acquisto in presenza di Amy e soprattutto di Sonic, la sua reputazione sarebbe stata marchiata a vita. Insomma, se Sonic avesse visto The Ultimate Life Form con un sacchetto di un negozio di vestiario femminile d’alta moda, non gli avrebbe sicuramente scontato un po’ della sua punzecchiante ironia, e se c’era qualcosa che Shadow non aveva la minima voglia di sopportare erano proprio le sue battutine. Pensò quindi che avrebbe bussato alla porta e consegnato il pacchetto a Tails, poi si sarebbe accordato con lui per la partenza della mattina seguente e se ne sarebbe tornato a passare la notte in un luogo ancora da definire.

Il problema fu che quando Shadow era proprio sul punto di bussare alla porta di casa Prower notò subito che c’era qualcosa che non quadrava: guardando attraverso la finestra rotta che dava sul salotto vide che quello era inspiegabilmente vuoto: insomma, Shadow capì subito che in casa non c’era anima viva. Non solo non c’era Tails, ma neanche Rouge, e la cosa gli sembrò singolare se non sospetta: che potesse essere stata opera di Eggman?

Entrò nella casa passando dalla finestra del salotto per non essere notato e fece una rapida ispezione di stanza in stanza per verificare i suoi sospetti, ma fortunatamente non vide nulla che potesse far pensare ad un attacco, e decise di andarsene lasciando il sacchetto in salotto, in modo tale che fosse notato senza il bisogno di doverlo dare a Tails di persona. Ma mentre posava il pacchetto sul tavolino, il suo sguardo fu catturato dal Chaos Emerald bianco, che splendeva di luce flebile nella teca vitrea del salotto.

Tails se n’è andato e ha lasciato così incustodito lo smeraldo?  Deve essere proprio fuori di testa per la stanchezza…”, pensò Shadow fissando la pietra, poi aprì la vetrina e la prese in mano. “Forse è meglio che questa se ne stia un po’ con me, prima che la trovino i tirapiedi di Eggman… Comunque è davvero strano che Tails se ne sia andato portandosi dietro Rouge così senza preavviso …”

Il riccio nero decise che non vi era necessità di arrovellarsi ulteriormente per cose che non lo riguardavano, e uscì da casa Prower stringendo in mano il Chaos Emerald.

Non appena si guardò intorno per controllare se ci fossero movimenti sospetti i suoi interrogativi si dissiparono: il suo sguardo fu catturato da un aereo dalle fattezze dinamiche che si allontanava a grande velocità solcando le nuvole scure: era il Tornado X e al suo interno c’erano senz’altro sia Tails che Rouge.

Shadow sospirò, poi strinse leggermente le palpebre per mettere meglio a fuoco l’immagine del veicolo aereo e cercare di capire la sua destinazione. Dove poteva avere intenzione di andare Tails portandosi dietro Rouge ferita gravemente e per di più in piena notte? La risposta era una e semplicissima e Shadow la colse al volo. Infine, senza perdere altro tempo, andò a riprendere il sacchetto che aveva appena recapitato, uscì di nuovo dalla casa e infine prese la rincorsa e si precipitò dietro al Tornado.

***

Il volpino strinse la cloche di comando del Tornado X.

-Vedrai Rouge, lui si prenderà cura di te e guarirai presto!- Disse poi a bassa voce, rivolgendosi gentilmente alla donna pipistrello che aveva delicatamente adagiato sul sedile a fianco di quello del guidatore, adeguatamente abbassato per far sì che lei potesse stare più a suo agio.

La ragazza non rispose; stava stesa sul sedile con gli occhi leggermente aperti che fissavano il vuoto, in uno stato di trance che le permetteva di alleviare lievemente il dolore che le opprimeva il fianco destro.                                                                                                                              Tails le rivolse la bozza di un sorriso, e anche se era consapevole che probabilmente lei non l’avrebbe visto, sperava ugualmente di infonderle un po’ di coraggio e di conforto.

Il Tornado X volava silenziosamente sfiorando il cielo notturno, mentre la placida luce della luna accarezzava il suo metallo e passava attraverso i suoi rivestimenti vitrei, illuminando timidamente i suoi due passeggeri, poi il muso del veicolo infranse le nubi che stava attraversando e davanti agli occhi del volpino si aprì uno spettacolo mozzafiato: sopra il cielo scuro, sotto il mare nero e scintillante e sospesa in aria la fluttuante Angel Island con le sue alture e le sue cascate, dipinte dalla luna in un poetico quadro a tinte bianche e nere, incorniciato dalle stelle.

-Eccoci, siamo arrivati!- Esclamò il volpino, poi spinse delicatamente la cloche verso di sé, preparandosi ad effettuare un morbido atterraggio. Si avvicinò sempre più a quella singolare terra levitante fino a che non si trovò sopra di essa. La sorvolò lentamente per un breve tratto, fino a che non giunse nel punto prestabilito per effettuare la manovra di discesa.

L’aereo scese moderatamente fino a che non fu sul punto di toccare terra, allora Tails fece abbassare il carrello di atterraggio; infine, dopo aver percorso un breve tratto a terra l’aereo perse del tutto la velocità e si fermò.

Anche se la manovra di arrivo fu eseguita con cura e quanto più attentamente possibile, sollevò un bel po’ di vento e l’inevitabile rombo del motore catturò l’attenzione dell’abitante dell’isola, che, in qualità di guardiano del Master Emerald, fu subito messo in guardia da quel fragore sospetto nato dal nulla e in piena notte.

Quando Knuckles si sporse dalla sua abitazione per vedere cosa stesse accadendo riconobbe subito le fattezze del Tornado X, e scocciato si avvicinò al veicolo fermo poco lontano dall’altare dello smeraldo gigante.

-Sapevo che prima o poi o tu o Sonic sareste venuti a pregarmi di tornare da voi, ma sinceramente pensavo che avreste cercato di importunarmi in un momento meno inopportuno!- Ringhiò Knuckles a Tails non appena vide che quest’ultimo si accingeva a scendere dall’aereo.

-No, non preoccuparti, Knuckles, non sono affatto venuto per questo… in verità avevo intenzione di chiederti un favore… altrettanto importante…- Rispose Tails senza guardarlo in faccia mentre saltava giù dal posto di comando del suo amato aereo.

-E cosa ti spinge a credere che sarei disposto a farti questo “favore”?- Ribatté acida l’echidna, sottolineando con spregio la parola, che più di “favore” gli puzzava già di “insostenibile e seccante impegno”.

-Semplicemente il fatto che non si tratta di me… né di Sonic.- Rispose garbatamente Tails una volta a terra e dopo essersi avviato verso la parte sinistra dell’aereo.

-Allora sentiamo! Di chi si tratterebbe?!- Esclamò sempre più seccato Knuckles, che stava ritto davanti al Tornado X, con le braccia incrociate sui fianchi e un’espressione non esattamente indulgente.

Tails aprì il portellone del veicolo e prese con garbo Rouge tra le sue braccia, poi fece roteare le sue code e si avvicinò in volo verso l’echidna, infine rispose mormorando:

-Di lei…-

Tails sperava che la visione di Rouge in quello stato potesse addolcire un po’ l’orgoglio incrollabile di Knuckles e magari l’avesse spinto ad accettare la richiesta che aveva intenzione di fargli. Alla vista della ragazza e dello stato in cui era Knuckles rimase immobile, le braccia gli caddero lunghe e distese, aprì leggermente la sua bocca e spalancò gli occhi percorrendo con le sue iridi viola il corpo semidormiente della ragazza. Rimase a fissarla per qualche istante, soffermandosi sulla lieve macchia di sangue che tingeva di rosso la garza che le stringeva la vita, poi fece un sospiro e si voltò leggermente per interrompere quella visione e per troncare sul nascere patetici moti di compassione.

-Knuckles… ti scongiuro…- Lo pregò Tails, cercando di essere il più persuasivo possibile. –Non ti sto chiedendo di tornare ad aiutarci perché sono consapevole che sei arrabbiato con Sonic per tutti gli errori che ha commesso nei tuoi confronti e per i rischi che ha fatto correre a tutti quanti… ma almeno non voltare le spalle a lei…-

-Sentiamo… cos’hai intenzione di chiedermi?- Domandò Knuckles, cominciando a stare un po’ meno sulla difensiva ma senza smettere di mostrarsi insofferente.

-Ecco… mentre tu non eri presente Eggman ha ricattato Sonic con Amy e l’ha costretto a consegnargli tutti gli smeraldi che…- Cominciò a spiegare Tails, per contestualizzare un po’ la sua proposta e non saltare troppo rapidamente alla vera e propria richiesta, ma prima che potesse concludere la frase l’echidna lo interruppe bruscamente:

-COSA?!?! Quel riccio ha dato ad Eggman tutti gli smeraldi che abbiamo sudato per recuperare?!?!- Esclamò in preda ad un incredulo attacco d’ira.

-Sì… ma se non l’avesse fatto per Amy non ci sarebbe stato scampo… è stato costretto… ti prego, Knuckles, lasciami concludere… sarò rapido…- Disse gentilmente il volpino, cercando in qualche modo di contenere il carattere focoso dell’altro.

Knuckles annuì svogliatamente e lo lasciò proseguire.

-Nonostante tutto Eggman non ha rispettato i patti e Sonic ed Amy sono precipitati da un canyon… però, al contrario di quello che mi ha detto Shadow, sono riusciti a salvarsi e sono tornati…- Proseguì Tails, cercando di mettere insieme alla meglio i pezzi del puzzle della notte precedente, di cui  non era ancora riuscito a ricostruire del tutto gli eventi.

-Sì, sì, sì, e poi vissero tutti felici e contenti! Vieni al punto, volpe!- Lo aggredì acidamente Knuckles.

-Il punto è che domani dobbiamo già ripartire alla ricerca degli smeraldi e… insomma… bisognerebbe che mentre noi siamo fuori qualcuno si occupasse di lei…- Mormorò con tenacia il volpino, guardando con compassione il corpo della ragazza che teneva in braccio.

La faccia di Knuckles era stupita se non sconvolta, poi lui, cercando di mantenere una calma che fremeva dalla voglia di sfuggirgli, disse:

-Dunque, vediamo un po’ se ho capito bene: ho sgobbato con te e il tuo amichetto blu per recuperare tre Chaos Emeralds che poi da un giorno all’altro sono stati consegnati ad un pazzo che vuole conquistare il mondo; ho rischiato la vita in una grotta ricolma di neve, in una foresta con le sabbie mobili e in un vulcano attivo che per poco non ci arrostiva tutti e adesso dovrei anche fare da balia a… a… a una ladra di gioielli?!-

-Esatto.- Fu la limpida risposta del volpino, che, a causa della sua intolleranza alle polemiche, rimase imperturbabile a quel commento così malevolo.

-Ma dico, mi hai scambiato per lo scemo del villaggio?!- Chiese scocciata l’echidna.

-Senti, Knuckles… io non ho intenzione di stare qui a sentire tutte le tue interessantissime questioni. Se non hai intenzione di farlo per me non c’è problema! Ma non importa che tu faccia tutte queste storie: dimmi “No, non voglio farlo” e non se ne parla più. Ti ho chiesto un favore per Rouge, ma se vuoi abbandonarla di nuovo è una scelta tua, per lei troverò un’altra sistemazione! Scusami se ti ho fatto sprecare parte del tuo preziosissimo tempo!- Sentenziò Tails, leggermente deluso dal comportamento così immaturo dell’echidna, poi fece dietrofront e iniziò a roteare di nuovo le sue code, quando:

-Aspetta, Tails!- Lo interruppe Knuckles. Il volpino si girò per sentire cosa volesse aggiungere, e l’echidna proseguì: -Per… per quanto tempo dovrei farlo…?- Chiese con goffa timidezza. Le parole di Tails avevano avuto uno strano effetto su Knuckles: già prima era nel dubbio se tornarsene ad Angel Island e voltare le spalle ai suoi amici e a Rouge fosse stata la cosa giusta da fare, e adesso che il suo comportamento scorretto era stato messo in luce in questo modo, non riuscì più a trattenere il suo animo gentile e l’impulso del suo cuore altruista; inoltre quel “se vuoi abbandonarla di nuovo” fu il colpo di grazia che fece crollare le granitiche difese del suo orgoglio. La risposta di Tails era stata concisa e fredda, e lui l’aveva interpretata quasi come un rimprovero, al quale però non poteva permettersi di sottostare; inoltre aveva notato che la cera del volpino era tutt’altro che bella e che la stanchezza dominava il suo corpo e la sua mente, e non se la sentiva di rimandarlo a casa ancora più frustrato.

-Ti do la mia parola che si tratterà al massimo di quattro giorni.- Rispose Tails, voltandosi di nuovo verso di lui.

Knuckles tacque per un istante, poi:

-Be’… se si tratta solo di quattro giorni… ma cosa dovrei fare… di preciso?- Aggiunse timidamente, Cercando di mascherare il suo tono leggermente imbarazzato con un aspetto fiero e accigliato, che però contribuiva soltanto a farlo sembrare ancore più impacciato.

-Devi tenerla in casa tua, farla stare stesa e ogni tanto cambiarle la garza, in modo che la ferita sia sempre asciutta e pulita… tutto qua…- Sentenziò Tails.

-Allora… credo che… insomma, forse potrei anche… va bene…- Affermò Knuckles a bassa voce.

-Come?- Chiese Tails, costringendolo a ripetere a voce più alta.

-HO DETTO CHE VA BENE! Va bene, lo farò!- Gridò arrossendo d’ira e di vergogna l’echidna.

-Meraviglioso! Grazie davvero, Knuckles! Sapevo di poter contare su di te!- Esclamò il volpino senza troppo entusiasmo, forse perché consapevole e già prima sicuro dell’accoglienza positiva della propria richiesta. Detto questo le rifilò Rouge tra le braccia e gli chiese di aspettare un attimo lì. Knuckles rimase rigido e impietrito, tenendo la ragazza in braccio con una certa freddezza, forse per un improvviso moto di repulsione o, più probabilmente, perché non era abituato a tenere un contatto così “fisico” con lei.

Tails tornò al Tornado, aprì la cassetta medica, vi estrasse tre rotoli di garze sterili e le infilò in un sacchetto di plastica insieme al tubetto di una pomata e ad un piccolo flacone di disinfettante; infine si diresse verso la vicina capanna di Knuckles, cosa che fece irritare leggermente il padrone di casa:

-Ehi, EHI! Che stai facendo?!- Sbraitò questi quanto meno gridando possibile per non disturbare la ragazza.

-Ti porto queste cose in casa, dato che tu sei impegnato a tenere lei!- Rispose candidamente Tails, mentre apriva la porta di legno dell’abitazione.

-Forse ti sfugge che questa è casa mia, e non puoi fare come ti… Ma cosa diavolo c’è in quel sacchetto? Non devo mica badare a lei per un mese!- Ribatté Knuckles, avvicinandosi lentamente al volpino.

-Ecco, mi era sfuggito di dirti che oltre alla benda, ogni tanto dovresti metterle del disinfettante e una moderata dose di questa crema… è davvero miracolosa per cicatrizzare!- Disse Tails sorridendo.

Knuckles lo guardò come avrebbe guardato un pazzo. Poi sospirò e con rassegnazione disse:

-Ogni… tanto, quanto?-

-Almeno tre volte al giorno ogni giorno! Poi, quando vedrai che la ferita comincerà a rimarginarsi anche meno!- Rispose il volpino, appoggiando il sacchetto vicino alla porta della casa. –Vuoi una mano per portarla dentro?- Chiese poi, ma Knuckles rispose che non ce n’era bisogno: entrò in casa mentre Tails teneva la porta aperta per facilitargli il passaggio, e dopo essersi chinato adagiò la ragazza pipistrello sulla sua branda con una delicatezza non del tutto conforme al suo stile.

-Che vuoi volpe?!- Chiese l’echidna, dopo che ebbe notato che Tails lo guardava con una certa consapevole malizia.

-Che tu prenda questo!- Rispose Tails allungandogli il sacchetto con i medicinali necessari per la perfetta guarigione della ragazza.

-Sì, sì.- Tagliò corto Knuckles, strappandogli il sacchetto di mano. –Vai pure, Tails, vai!- Aggiunse poi, incitando bruscamente il volpino a levare le tende e a tornarsene ad Emerald Town.

Tails gli fece un cenno di saluto e:

-Grazie ancora Knuckles, per essere stato così gentile e disponibile!- concluse. La risposta di Knuckles fu un verso incomprensibile che Tails non si sforzò neanche tanto di decifrare, infine quest’ultimo uscì dalla capanna dell’echidna scuotendo leggermente la testa e sorridendo, tornò al suo amato velivolo e dopo il decollo sparì di nuovo tra le scure nuvole della notte, percorrendo nel cielo la strada contraria.

***

Al contrario di quello che è lecito credere, la notte all’interno della Techno Base non fu del tutto ristoratrice per il dottor Eggman. Anche se finalmente si era liberato della “disgustosa mocciosa” e poteva finalmente usufruire di nuovo della sua sfarzosa camera e soprattutto del suo mastodontico letto, non approfittò di questa allettante possibilità, ma spese gran parte del tempo aggirandosi per la base, come un falco che vola silenziosamente sulla sua rupe: la sua presenza è tacita ma riesce comunque ad incutere timore e apprensione. Proprio così, come un falco, Eggman osservava nei diversi reparti della sua base i suoi subalterni e ciò a cui stavano lavorando.

Aveva una strana sensazione, mentre camminava nei freddi corridoi metallici del suo regno in miniatura, pensò che non aveva mai sentito la sua bramata Eggmanland così vicina. Era sicuro di aver organizzato un piano dalla grandezza incontrastabile; aveva corso dei rischi, ma in fondo aveva sempre tenuto i fili del grande teatrino che la sua mente geniale aveva organizzato. Ogni cosa che aveva fatto o che aveva detto aveva una propria funzione, una propria utilità: non aveva mai agito a caso, aveva calcolato ogni minimo dettaglio.

Questa volta era veramente diverso. Perché? Perche non aveva sbandierato ai quattro venti ciò che aveva intenzione di fare, aveva tenuto a freno le sue manie di esibizionismo e così aveva messo il suo più acerrimo avversario in una condizione scomoda e sfavorevole: l’ignoranza, che porta quasi sempre all’autodistruzione. Sonic non sapeva praticamente niente di quello che stava tramando Eggman, era soltanto al corrente che il dottore stava cercando di recuperare gli smeraldi per costruire una gigantesca creatura, evidentemente un enorme mecha. Ma questa era la verità? O era semplicemente ciò che Eggman voleva che Sonic sapesse? Il dottor Robotnik aveva indiscutibilmente le redini della situazione, e non doveva lasciarsele sfuggire di mano proprio adesso, che il suo sogno era così vicino.

Così entrava in ogni settore della sua base per osservare personalmente come procedessero i lavori in corso.

Appoggiò il suo dito pollice sul piccolo quadrante di riconoscimento digitale del settore E-2  e la femminile voce meccanica scandì: “Accesso consentito”. Entrò lentamente e sulla sua bocca si formò lentamente un sorriso diabolico; si appoggiò con le mani alla balaustra della passerella del piano superiore della gigantesca stanza: vide uno spettacolo che la sua mente giudicò meraviglioso: milioni di piccoli automi operai rumoreggiavano e si davano da fare intorno all’immenso robot adagiato a terra, come tanti minuscoli Lillipuziani alle prese col grande Gulliver steso dormiente e  immobile. Sulla passerella del piano su cui si trovava pattugliavano una ventina di droidi di sicurezza, mentre all’abnorme piano inferiore Omicron presiedeva sui robot operai e “dirigeva le operazioni”.

Uscì dal settore soddisfatto e si incamminò verso un’altra stanza.

Alla digitazione del codice d’accesso, la porta si aprì lentamente con il suo solito scorrimento meccanico. Eggman entrò ed essa si richiuse immediatamente alle sue spalle: davanti a lui si stendeva per una distanza esorbitante una stanza piena delle bozze di strani macchinari, che a prima vista potevano ricordare dei carri armati, solo che al posto del cannone avevano un grande rullo, con impresso in rosso il logo del dottor Robotnik. Come per il progetto E-2, intorno a questi improbabili mezzi muniti di rullo lavoravano decine e decine di robottini, intenti ad assemblare, incidere, avvitare le parti mancanti, portate anch’esse da altri robot più grandi e robusti, che sfilavano in una continua processione dal lontano e retrostante piano inferiore. Il gigantesco piano in cui queste macchine venivano costruite era infatti collegato tramite due larghissime scale mobili ad uno inferiore, dal quale provenivano luci rosse e inquietanti fumi: la fonderia, comune al misterioso settore in questione e all’ E-2.

-DS-115!- Esclamò il dottore.

Il droide incaricato di supervisionare l’ala nord del settore che rispondeva a quel nome si fece strada fra i suoi piccoli subalterni, e si avvicinò al suo creatore.

-A che punto è la costruzione?- Chiese Eggman senza guardare il robusto robot dai rivestimenti blu, ma rimanendo a fissare i piccoli operai meccanici immersi nel loro lavoro.

-Sono desolato, dottore. Raggiungiamo a mala pena il 65%...- Rispose il robot, ma non riuscì a concludere la frase, perché vide che l’espressione del dottore da apatica era diventata cupa, quasi adirata; così cercò di alleggerire la situazione correggendosi: -… nell’ala nord, intendo! Ma l’ala est è davvero avanti! Supera il 73%!-

-State facendo un buon lavoro… fai dare un po’ più di olio di gomito ai tuoi operai dell’ala nord, 115.- Scandì Eggman, mentre la sua espressione si rilassava leggermente, ma rimaneva comunque tesa.

-Signorsì, dottore!- Rispose il robot, poi tornò al suo lavoro, ringraziando il cielo o ciò in cui un robot può credere per aver fatto essere il dottor Eggman così inspiegabilmente indulgente con lui.

Ma che strano, mi sembrava di aver capito che l’E-2 e l’E-4 fossero allo stesso punto… come aveva detto Omicron? Sì… -saranno pronte non appena anche E-2 sarà ultimato.- Eppure E-2 è all’ 86% della costruzione, mentre le macchine dell’ E-4 ad un misero, insignificante 65%! I casi sono tre: o non è vero che l’E-2 è così avanti e appare avanzato solo esternamente, o in queste ultime ore i lavori nell’ E-4 sono improvvisamente andate a rilento, entrambe improbabili, visto che ho appurato con i miei occhi che procede tutto piuttosto rapidamente, o… Omicron mi ha detto una cosa per un’altra.”  Tali erano i pensieri del dottore, quando, ormai uscito dal settore E-4, si incamminava verso la piccola stanza blindata dove custodiva gelosamente i suoi quattro Chaos Emeralds. Vi entrò e li fissò fluttuare nel cilindro vitreo con meraviglia, mentre sui suoi occhialini scuri si riflettevano i colorati bagliori delle gemme.

-Be’, se così fosse, il caro signorino Omicron si starebbe proprio cacciando in guai grossi e ne dovrebbe pagare le conseguenze, non è vero, piccolini miei?- Confabulò il dottore, rivolgendosi alle pietre,  orgoglioso della sua insuperabile condizione di genio.

Uscì dalla stanza e gongolando si incamminò verso la grande sala dove erano radunati i robot d’attacco. Diede l’input ai loro sistemi interni risvegliandoli dal loro stato di trance e lasciò loro la direttiva di andare in quaranta nel luogo che poi sarebbe stato indicato loro dall’Egg-fly, per recuperare un altro Chaos Emerald da aggiungere a quelli in suo possesso.

-Non dobbiamo uccidere nessuno, dottore?- Chiese uno dei robot più grandi e armati dell’esercito meccanico, probabilmente il “generale” di un manipolo di droidi, aspettandosi la singolare risposta affermativa che era stata più volte ripetuta negli ultimi giorni.

-Uccideteli tutti.- Fu l’agghiacciante risposta. –Anzi! Tutti tranne 001!- Si corresse Eggman.

Dal momento che Sonic ha osato sopravvivere, deve vivere ancora e vedere il SUO carissimo pianeta Mobius diventare il MIO regno!”

Detto questo lasciò le sue truppe robotiche a prepararsi eccitate in vista della loro nuova missione, e se ne tornò nella sua grande
sala comandi, per chiamarvi a rapporto l’Egg-fly e tirare le somme della situazione all’interno della sua base.

***

Correva con passo furtivo sull’isola fluttuante di Angel Island e le ombre della notte lo rendevano quasi invisibile, se non fosse stato per la luce dello smeraldo che stringeva in mano e per i suoi inconfondibili brillanti occhi cremisi. Shadow aveva aspettato che il Tornado avesse di nuovo solcato il cielo in direzione di Emerald Town da circa una ventina di minuti prima di usare il Chaos Control per recarsi sull’anomala isola fluttuante. Orientandosi grazie all’attrazione che lo smeraldo gigante esercitava sul Chaos Emerald di cui lui era in possesso e alla sua arcinota velocità, riuscì a raggiungere il centro dell’isola in breve tempo e non appena si trovò davanti al santuario marmoreo cessò la sua corsa.

Si guardò intorno, per verificare dove fosse il guardiano del Master Emerald ma non lo notò e decise di non perdere altro tempo: così si avvicinò alla rudimentale abitazione dell’echidna, collocata in mezzo agli alberi di un piccolo e rado boschetto non lontano dall’antico altare di pietra. Si addentrò lentamente tra la silenziosa e oscura vegetazione boschiva e raggiunse la casupola; aprì delicatamente la porta di legno per evitare eventuali cigolii e si intrufolò nella capanna. Facendosi luce con l’energia del Chaos Emerald, raggiunse un malandato tavolo al centro del modesto monolocale e vi posò finalmente il suo acquisto, lieto di essersene finalmente liberato. Sollevato dal fatto che non avrebbe più dovuto girovagare nella notte con un tale acquisto per le mani, si voltò per tornarsene rapidamente sui suoi passi, ma la sua attenzione formidabile non poté evitare di notare che in basso, poco più a destra del tavolo c’era Rouge, rannicchiata su un umile brandina.

Si avvicinò silenziosamente a lei e la guardò con apatia dall’alto in basso, giusto per controllare in che condizioni fosse: non gli era mai capitato di vedere la frivola e arrogante donna pipistrello in uno stato simile. Allungò lo smeraldo in direzione della sua vita e vide che la ferita era fasciata alla meno peggio con un quantitativo esorbitante di bende messe un po’ a casaccio, e quasi interamente ricoperte di quella che teoricamente doveva essere una “moderata dose” di pomata: la sua medicazione era abbastanza in disordine, ma ad un occhio attento non sarebbe di certo sfuggito che all’improvvisato medico che aveva praticato il medicamento non mancava la buona volontà di adoperarsi per lei.

Shadow scosse leggermente la testa e si abbassò piegando le ginocchia; poi allentò leggermente la garza che fasciava il bacino e la pancia della ragazza, strinse nella mano sinistra lo smeraldo e concentrò l’energia che la pietra riusciva a fornirgli nel palmo della mano destra. Piccole scariche elettriche e di luce chiara avvolsero la mano del riccio, lui le guardò, sorrise di fronte alla manifestazione delle sue straordinarie capacità, e portò la mano quasi a contatto col fianco della donna pipistrello, pensando che se l’energia del Chaos era in grado di permettergli di sterminare in un batter d’occhio un gran numero di robot, sarebbe anche stata capace di risanare, almeno in parte, la profonda ferita della ragazza.

Mentre le sfiorava il fianco, Shadow lanciò una rapida occhiata al viso di lei e notò che i suoi occhi si stavano lentamente aprendo e che le sue labbra tremanti stavano cercando si proferire invano qualche sillaba di sollievo o di ringraziamento.

-Su, reagisci Rouge! Non vorrai mica startene agonizzante in questa topaia quando raderò al suolo Eggman e tutti i suoi stupidi burattini e porrò fine a tutte queste stupide assurdità!- Disse a bassa voce Shadow, senza smettere di far affluire l’energia bianca dello smeraldo dalla sua mano al corpo di Rouge.

-Se non esci da questa topaia entro un massimo di cinque secondi vedrai chi sarà la prima persona che verrà rasa al suolo!- Ringhiò con aggressività una voce alle sue spalle, che spinse il porcospino nero a voltarsi e a constatare che dietro di lui, ritto e in posizione di attacco stava Knuckles, visibilmente irritato dalla sua presenza.

-Ehilà Rosso,- Rispose Shadow senza mostrare un minimo cenno di reazione alle parole provocatorie dell’echidna. –Accogliente e gentile come sempre, non è vero? Mi raccomando, non smentirti mai!- Aggiunse poi, dopo essersi rialzato in piedi.

-Cosa sei venuto a fare qui?!- Ribatté velenoso Knuckles, senza cambiare atteggiamento.

-Mah, passavo di qui e ho pensato di farvi una visitina… poi già che c’ero ho deciso di dare un piccolo aiuto a Rouge in modo che potesse starsene in questa capanna il meno possibile, non importa che ti agiti così! Ah, dimenticavo, hai ragione! Ho invaso il tuo patetico territorio e adesso da bravo cane da guardia mi vuoi scacciare… non preoccuparti, me ne vado subito, Rosso!- Rispose con sfrontatezza il riccio nero, consapevole del fatto che stava alterando i nervi del suo interlocutore in modo assai poco prudente.

-Vattene ora, Shadow, prima che il “cane da guardia” ti faccia del male! E… non azzardarti mai più ad avvicinarti a Rouge! Non hai il diritto di giudicare il lavoro degli altri, né tantomeno di prendere iniziative su cose che non ti riguardano! Capito?!- Fu la secca risposta dell’echidna, che cominciava davvero a perdere le staffe.

-Va bene, va bene! A cuccia! Ora me ne vado!- Rispose Shadow, che, in tutta sincerità, non aveva la benché minima voglia di continuare quella patetica conversazione senza tema. Poi si allontanò da Rouge, scansò con un braccio Knuckles dalla porta della capanna e, dopo aver mormorato un rapido “ci vediamo!” sfrecciò via da Angel Island, mentre Knuckles seguiva con la fronte corrucciata e gli occhi socchiusi i suoi rapidissimi movimenti.

Quando l’immagine di Shadow non fu altro che un ombra soffusa quasi totalmente inglobata dal buio della notte, il guardiano del Master Emerald scosse leggermente la testa, richiuse la porta della sua dimora e si avvicinò lentamente alla sua insolita ospite.

Piegò le sue ginocchia e alzò leggermente la benda eccessivamente untuosa. Il suo animo fu invaso da una sorta di sollievo e di rincuoro quando vide che grazie a quell’inaspettato (e da parte sua quasi sgradito) intervento di Shadow, la sua ferita si era quasi del tutto rimarginata e, soprattutto, che l’espressione del volto della pipistrella si era in parte distesa.

Maledizione,” pensò scocciato Knuckles. “quell’incapace ha distrutto tutto il mio lavoro… tanta fatica per nulla! Poi se Tails ha chiesto che tu te ne stessi a casa mia, un motivo ci sarà! Perché deve sempre immischiarsi per fare vedere che lui è più potente, è più forte, è più brillante… è più… tutto degli altri!” Poi una vocina dentro di lui lo ammonì e gli fece pensare che non aveva motivo di indignarsi tanto se Shadow aveva contribuito per “facilitargli il lavoro” e per farla sentire meglio. Scosse la testa e pensò che il suo comportamento era stato, come spesso gli accadeva, un po’troppo impulsivo, poi si soffermò per un istante a guardarla dormire, abbozzò un sorriso e decise che avrebbe passato il resto della notte dentro casa, per esserle vicino nel caso si fosse svegliata.

Dal momento che più o meno controvoglia aveva permesso che la ragazza occupasse il suo rudimentale giaciglio, Knuckles prese a tastoni l’unica sedia che stava intorno al tavolino di legno in mezzo alla stanza, vi si sedette e appoggiò i gomiti al tavolo, per cercare in qualche modo una posizione che gli potesse conciliare il sonno, ma quando stese le braccia per stirarsi un po’ le sue mani urtarono una strana superficie liscia. Knuckles si alzò di scatto dalla sedia e stringendo le palpebre per vedere con più nitidezza nel semibuio del rustico monolocale, si accorse che la superficie che aveva toccato era un sacchetto. Un sacchetto di carta.

Di che diavolo si tratta adesso?! Deve averlo lasciato Shadow…” Pensò curioso, mentre lo avvicinava a sé. “Bah…Giuro che se Tails ha mandato quello sbruffone a  portarmi altri rotoli di garza e altri intrugli in tubetto presto serviranno a lui!” Constatò poi, molto garbatamente, prima di aprirlo. Dapprima non capì bene di cosa si trattasse, ma quando lo tirò fuori si rese conto che non poteva essere altro che un abito per Rouge. “Be’… Avrebbe potuto darmelo subito lui invece di scomodare mr. Perfezione!” Aggiunse poi, senza mettere in dubbio che il pacchetto fosse stato un  pensiero di Tails.

Knuckles scrutò la salopette con poca convinzione e uno sguardo indecifrabile, poi la ributtò dentro il sacchetto come se si fosse trattato di un rifiuto, rifilò il tutto ai piedi della brandina di Rouge e si ributtò sulla sedia, per poi appoggiare le braccia conserte sul tavolo e la testa all’interno di esse, ed abbandonarsi al sonno.

***

Finalmente l’alba. Il sole nacque con serenità nel cielo rosaceo, accarezzando con i suoi tiepidi raggi brillanti l’erba e le foglie degli alberi e tingendo di colori accesi il manto soffice delle nuvole mattutine. Gli uccelli cominciarono a cinguettare serenamente e il loro canto si insinuò nelle sue orecchie, fino a che non si fece più nitido e lui non si rese conto che era nata una nuova giornata. Sonic the Hedgehog si stirò contorcendosi e si mise a sedere. Dopo essersi sfregato ripetutamente gli occhi con le mani e aver fatto un sonoro sbadiglio piegò la testa da un lato e poi dall’altro, per sgranchirsi ancora meglio. Riacquistata del tutto la lucidità si accorse di essere sul “comodo” tetto di casa Prower, e si rammentò che la sera precedente, dopo aver riaccompagnato Amy a casa e aver fatto una bella corsetta per sfogarsi e sentirsi più carico per la giornata successiva, era poi tornato da Tails e aveva deciso di dormire sul tetto per godersi appieno il meraviglioso cielo notturno stellato, almeno fino a che non era letteralmente crollato per la stanchezza.

Si svegliò felice, con il sorriso sulle labbra. Sembrava quasi che si fosse dimenticato della particolare serie di eventi che avevano sconvolto l’ultima settimana sua e dei suoi più cari amici; non dava segno di ricordarsi di sconosciuti piani di Eggman, di misteriosi settori, del fatto che uno dei suoi più validi alleati non era più dalla sua parte, della valanga di sensazioni discordanti che stavano letteralmente mandando in cocci il suo giovane migliore amico e della povera Rouge. Volle aprire gli occhi pensando soltanto ai lati positivi, guardando il bicchiere come mezzo pieno, anche se, a dir la verità, qualsiasi cosa ci fosse nel bicchiere, non raggiungeva affatto la metà per lui e i suoi alleati. Ma che importava? Avevano pur sempre un Chaos Emerald mandato letteralmente dalla fortuna, non era completamente da solo e, cosa che lo rincuorava senza dubbio più delle altre, Amy era di nuovo accanto a lui, per aiutarlo, per sostenerlo, per stringergli la mano qualora il suo ottimismo fosse venuto meno.

Si alzò in piedi, fece un profondo sospiro ad occhi chiusi lasciando che l’aria fresca del mattino gli solleticasse i polmoni, poi si sporse dal tetto e aprì la finestra di camera di Tails, infine vi si gettò dentro con una capriola gridando euforico:

-BUONGIORNO SCHEGGIA!- Ma il suo entusiasmo dovette frenare bruscamente non appena il riccio si accorse che il volpino non era a letto e che esso era completamente rifatto.

Sonic si grattò la testa con leggera delusione, poi richiuse la finestra e scese al piano inferiore domandando per circa una decina di volte il soprannome dell’amico, ma senza ottenere risposta.

-Ehi, Scheggia, sei qui?- Domando ancora Sonic entrando nella cucina. Il risultato fu lo stesso ma in compenso ad aspettarlo in cucina dentro ad un piccolo piatto di porcellana c’era un uovo al tegamino, la solita colazione che il volpino aveva preparato per l’amico. Sonic scosse la testa e si ficcò l’uovo in bocca, poi notò un altro piatto sul tavolo e ritenne che Tails si era dovuto alzare molto presto per aver già fatto colazione ed essere uscito di casa.

Pensò che molto probabilmente doveva essere nel suo garage-officina a trafficare col Tornado X o con qualche altro marchingegno di sua invenzione e decise di andare a controllare. Stava quasi per uscire quando, dopo aver lanciato un’occhiata in salotto alla teca di vetro per poco non sputava tutta la colazione: Rouge e lo smeraldo erano scomparsi. Entrò di soprassalto nel salotto per controllare di non aver avuto una di quelle strane visioni che capitano quando hai ancora il cervello semi-atrofizzato dal sonno, ma imprecò nel constatare che era proprio vero. Alzò gli occhi al cielo, ma prima di saltare a conclusioni affrettate, si precipitò nel garage per vedere se Tails aveva spostato là la pietra per sicurezza o se la stava usando a seguito di qualche idea geniale.

Alzò del tutto la saracinesca semichiusa, inondando di luce il garage. Il volpino, ritto davanti al suo piano di lavoro teneva in una mano il radar mezzo sventrato e nell’altra una sorta di piccolo cacciavite; indosso portava la sua tuta blu di lavoro e attaccata ad un occhio aveva una grande lente che evidentemente serviva per permettergli di capire meglio in quel groviglio di fili di rame colorati. Sul suo tavolo c’era una bella finestra con i contorni di legno dipinti con tinta arancio acceso.

-Buongiorno Sonic!- Esclamò il volpino con voce quasi spenta, ma opportunamente camuffata dal sorriso che tentava di illuminargli il volto.

-Sì… anche a te… è tanto che sei sveglio Tails?!- Chiese Sonic avvicinandosi a lui e guardando preoccupato se riusciva a scorgere sulla superficie di lavoro del volpino la pietra scomparsa.

-Be’… più o meno…- Rispose l’amico, riportando i suoi occhi attenti sul radar.

-E sai dirmi perché il Chaos Emerald è sparito?!?! Ce l’hai tu per caso?- Domandò Sonic, sperando ardentemente in una risposta affermativa.

Tails sbiancò e gli cadde di mano il piccolo cacciavite.

-No… non è possibile… non possono averlo rubato…non può essere sparito…- Rispose mortificato.

-E invece è proprio così!!- Ribatté Sonic frustrato, dopo aver scosso la testa con rassegnazione.

-E’ tutta colpa mia Sonic… ieri sera sono uscito di casa per portare via Rouge e mi sono dimenticato di portarlo con me…se l’avesse preso Eggman..? sono veramente desolato… io… mi dispiace…- Aggiunse Tails abbassando la testa. La stanchezza della notte precedente l’aveva veramente distrutto: era talmente occupato a pensare a portare Rouge ad Angel Island che non aveva considerato il Chaos Emerald… possibile che ad un Mobiano attento come lui fosse sfuggita una cosa simile? A dire il vero no, ma le sue possibilità erano veramente al limite e commettere un simile errore in tali condizioni è senza dubbio accettabile.

Sonic continuò a scuotere la testa, poi disse:

-Ah… sei stato tu a portare via Rouge da…- e qui Sonic si lasciò sfuggire un sorrisetto, poi, cogliendo da sé l’inopportunità del discorso in tali circostanze, cambiò argomento: -comunque no Scheggia… non può trattarsi di Eggman… quel megalomane avrebbe sicuramente mandato come minimo una ventina di robot scelti per sgraffignarsi lo smeraldo perché adesso lui ha tutto da perdere e non può permettersi sconfitte…poi se li avesse inviati me ne sarei sicuramente accorto dato che ho dormito sul tetto!-

-Ma non se non eri presente! Io sono andato via subito dopo che tu sei andato con Amy a casa sua e non c’era nessuno a controllare lo smeraldo! Fra l’altro se è vero che Eggman adesso ha dei problemi di mezzi a disposizione non manderebbe mai più di una decina di robot ad attaccarci… non li spedirebbe così nella tana del lupo...- Rispose Tails, togliendosi la lente dall’occhio e guardando negli occhi l’amico.

-Ehi, frena Scheggia! Egg-body non sa che il sottoscritto è sano e salvo! Quindi per lui la nostra non è più “la tana del lupo” e per fronteggiare te da solo avrebbe potuto inviare benissimo un numero cospicuo di comunissimi robot d’attacco… poi come cavolo avrebbe potuto sapere quale sarebbe stato il momento giusto per mandare i robot? A meno che non ci spiasse non era in grado di sapere quando la casa era…- E qui Sonic dovette interrompersi così bruscamente perché il suo sesto senso avvertì come se una strana presenza intorno a loro avesse fatto un rapido scatto, e si voltò repentinamente verso la parte superiore della porta del garage.

Già… a meno che non ci spii…” Ripeté Sonic nei suoi pensieri, e continuò a fissare quel punto stringendo le palpebre intorno alle sue iridi verdi.

-Sonic?!- Lo chiamò Tails, distogliendo l’attenzione dell’amico dal guardare così il vuoto.

-Sì?- Rispose quello voltandosi verso di lui.

-Pensavo che forse non dobbiamo preoccuparci in questo modo… magari lo smeraldo l’ha semplicemente preso Shadow per allenarsi o per fare chissà cosa…- Mormorò Tails, che cercava tutte le possibili spiegazioni che potevano in qualche modo escludere l’intervento di Eggman.

-E’ possibile…- Rispose concisamente Sonic corrucciando la fronte.

-Tutto bene Sonic?- Chiese il volpino scrutandolo con i suoi occhioni azzurri, si era reso conto che c’era qualcosa che non andava, ma non aveva ancora inquadrato bene cosa fosse.

-Credo che da qui in avanti non potremo più permetterci errori, Scheggia…- mormorò il riccio con tono serio -dobbiamo stare molto attenti e calcolare quello che può avere in mente quel folle grassone… ha veramente tutti e quattro gli assi nelle sue maniche taglia extra large…- Sussurrò in aggiunta, ma nonostante il tono ironico della sua risposta, la sua espressione era tutt’altro che  incline agli scherzi.

Nessuno dei due sapeva che lo smeraldo era veramente nelle mani di Shadow, e nemmeno che non c’era stato nessun intervento né spionaggio da parte di Eggman, dal momento che quest’ultimo era troppo impegnato ad aspettare il rapporto dei sei robot inviati a perlustrare Glyphic Canyon per mandare qualche spia direttamente a casa Prower; per questo Tails si sentiva in colpa per la sparizione di quel quinto smeraldo che aveva riacceso l’animo di tutti.

Ma proprio mentre stava per aprire bocca per proferire altre mortificate scuse per la sua mancanza, si sentì una voce argentina provenire dall’esterno del garage, che faceva la sua entrata in scena con un gaio “Buongiorno a tutti!”. Né Tails né tantomeno Sonic ebbero qualche dubbio del fatto che la voce appena sentita appartenesse ad Amy Rose.

-Buongiorno anche a te Amy!- Esclamò Tails facendole un cenno di saluto con la mano. Sonic invece la salutò con un cenno della testa e le rispose con un sorriso.

-Che stavate facendo di bello? Programmavate la nostra partenza?- Chiese la ragazza entrando nel garage e avvicinandosi agli altri due.

Dal tono pimpante della sua voce era chiaro di quanto la riccia fosse eccitata ed entusiasta all’idea di fare un viaggio alla ricerca di un Chaos Emerald; solcare il cielo col Tornado e rischiare la vita per seguire Sonic nelle sue pazze avventure l’aveva sempre elettrizzata e adesso che le cose tra lei e Sonic si erano aggiustate e che si era un po’ schiarita le idee riguardo alla posizione di Eggman nei loro confronti sentiva che il loro viaggio sarebbe stato decisamente mozzafiato.

Sonic colse immediatamente l’entusiasmo della ragazza, e alzò gli occhi al cielo maledicendo quel momento in cui aveva acconsentito a farla venire con lui e Tails: insomma, il riccio sapeva fin troppo bene che quasi sicuramente nel luogo in cui sarebbero dovuti andare avrebbero trovato un po’ di quelle gradite sorpresine che Eggman aveva preso il vizio di mandargli dietro; e che presto l’allegria di Amy si sarebbe spenta.

Tuttavia pensò di non fare il guastafeste e di non rovinarle subito quella carica che le stava dando l’entusiasmo; e si limitò a non toccare nemmeno l’argomento di un probabile attacco.

-A proposito, cosa stavi facendo, Scheggia?- Chiese così il riccio.

-Stavo apportando un po’ di modifiche ai sistemi interni di questo vecchio radar per renderlo un po’ più preciso e veloce e soprattutto per farlo smettere di incantarsi e di andare in tilt sul più bello!- Rispose il volpino candidamente senza togliere gli occhi dal piccolo dispositivo. Poi infilò i cavetti su cui stava lavorando dentro il corpo rivestimento metallico del radar, lo riavvitò e diede una spolverata alla sua superficie, fiero del suo lavoro completato.

-Ma…- Esordì Amy –Non avevi costruito un nuovo radar recentemente? Che fine ha fatto?- Chiese poi.

-Eheh! Il nuovo radar era così felice di starsene sepolto sotto due metri di neve ghiacciata che ci spezzava il cuore l’idea di doverlo portare via! Così abbiamo deciso di accontentarlo lasciandolo ad Ice Paradise!- Esclamò Sonic per sdrammatizzare.

-Lo avete perso?!?!- Esclamò incredula la ragazza, mentre Tails abbassava lo sguardo ripensando alla triste fine di una delle sue invenzioni.

-Ehi, non occorreva essere così diretti!- Ribatté Sonic, poi continuò a bassa voce rivolgendosi alla ragazza: -Non infierire oltre, è stato un duro colpo per lui!- Amy annuì sorridendo poi disse:

-Comunque non importava che tu ti svegliassi presto per modificare il radar! Potevamo cercare un nuovo smeraldo grazie a quello che abbiamo già! È un metodo più lento ma funziona lo stesso! poi tu avevi un estremo bisogno di riposarti ieri sera!-

Tails si incupì ancora di più  ma prima che Amy potesse chiedergli cosa fosse successo e cosa avesse detto di male Sonic la precedette:

-Ecco… ci sarebbe un problemino… il Chaos Emerald… è… come dire… scomparso! Svanito nel nulla! Né io ne Tails ne sappiamo più nulla da almeno… dieci minuti!-

-CHE COSA?!?- Gridò Amy esterrefatta spalancando i suoi grandi occhi.

-Sì ma abbiamo ragione di credere che lo abbia preso Shadow… a questo punto sono quasi sicuro che non si tratti del dr. Eggman…- Ribatté Tails, cercando di tranquillizzare la ragazza ma con un tono più rivolto a sé stesso.

-Come puoi esserne così sicuro?- Chiese lei toccando con un dito il bordo di legno verniciato in arancio della finestra sul banco da lavoro del volpino.

-Non credo che possa aver avuto il tempo di controllare se voi eravate vivi o meno, di venire a verificare fino qui ad Emerald Town e di mobilitare qualche robot per venire a recuperare lo smeraldo tenendo nel contempo la sua base sotto controllo e il tutto in poche ore! Insomma il suo QI sarà anche strabiliante e gli permetterà di trovare soluzioni a ogni tipo di problema, ma adesso che ha tutto nelle sue mani non farà per nessuna ragione passi avventati!- Le spiegò Tails.

-Possibile…- Commentò Sonic – per questo noi dobbiamo cercare di precederlo e di trovare uno smeraldo! Se il dottore entra in possesso di tutti e sette siamo spacciati… a proposito! Ieri sera ci siamo dimenticati di chiedertelo: quanti Chaos Emeralds aveva quel pallone gonfiato prima che…- Sonic fece una smorfia e trattenne lo sdegno che gli procurava anche la sola allusione alla sua cocente sconfitta di quella notte, poi continuò – prima che entrasse in possesso dei quattro che avevamo recuperato noi?- Chiese alla riccia.

-Che io sappia nessuno! E nemmeno quegli stupidi di Decoe e Bocoe hanno mai parlato di Chaos Emeralds… però non ne sono del tutto certa…- mormorò lei in risposta.

-Questo non quadra del tutto… se Eggman ha così tanto bisogno degli smeraldi perché non si è dato da fare prima che noi venissimo a sapere delle sue intenzioni?- Chiese Tails corrucciando la fronte e portandosi il dito indice sulle labbra, cercando di trovare una risposta plausibile.

-Magari voleva che sgobbassimo noi al posto suo per poi giocarci quel brutto tiro…- Disse Sonic, tentando di abbozzare una spiegazione per l’amico volpino.

-E qui allora si torna al discorso che stavamo facendo ieri pomeriggio: perché non ha aspettato che avessimo tutti e sette gli smeraldi?- Chiese Tails, che, più le mosse di Eggman si facevano palesi meno riusciva a comprenderle.

-Magari la sua è una tattica! Agisce senza logica per sorprenderci meglio!- Esclamò Sonic sorridendo, consapevole di aver sparato una cavolata delle sue.

-Posso permettermi di interrompervi per esprimere il mio parere? Secondo me non dovremmo starcene qui a perdere tempo ad arrovellarci il cervello per capire quali sono le sue intenzioni e cosa l’ha spinto ad agire in un certo modo, ma darci da fare per partire e trovare uno smeraldo! Così stiamo solo perdendo tempo!- Constatò saggiamente Amy.

-Hai ragione… non è necessario capirlo per combatterlo, quindi smettiamo di starcene qui a fare salotto e partiamo per la nostra nuova destinazione!- Esclamò Sonic, col suo tono di instancabile condottiero.

-Bene! Allora io direi che è giunto il momento di attivare il radar per testare le sue nuove abilità!- Disse Tails avvicinandosi al portone del garage, per permettere al radar di captare meglio le onde energetiche che dovevano arrivargli dallo smeraldo più vicino. Il volpino premette il pulsante di accensione del piccolo dispositivo, che fece apparire sul suo schermo tondeggiante una dettagliata riproduzione del territorio di Mobius in tre dimensioni con linee gialle. Lo zoom automatico si attivò e ingrandì sempre più il luogo in cui si trovava lo smeraldo, fino a che, dopo complicati calcoli, non apparvero le coordinate aeree da seguire per raggiungere la gemma e il radar non emise un segnale acustico per informare il suo possessore che le informazioni erano pronte. Il tutto in meno di una decina di secondi: per poco Tails non si commosse.

-Dove dobbiamo andare, Tails?- Gli chiese Amy gentilmente avvicinandosi a lui, mentre Sonic stava spingendo il Tornado X fuori dal garage.

-Posso affermare che lo smeraldo…-cominciò il volpino staccando gli occhi dal radar e voltandosi verso di lei, ma non poté concludere la frase perché vide che il volto della ragazza passare dallo stranito al sospettoso, così le chiese: -Amy, ti senti bene?- La ragazza lo guardò negli occhi e stette zitta per qualche secondo, poi disse:

-Io sì… ma tu? Hai una faccia che fa veramente spavento…-

Tails si sentì mancare per un attimo, poi rispose quasi balbettando:

-Sto bene Amy, davvero, non preoccuparti…-

-Hai dormito un po’ stanotte? Ho notato la bella finestra verniciata in arancione sul tuo tavolo… l’hai costruita stanotte?- Chiese lei, preoccupata per l’amico.

-Sì… non riuscivo a dormire, così ho pensato di costruire quella, dal momento che il salotto ha proprio bisogno di una nuova finestra!- Rispose lui sorridendole.

-Tails… è già la seconda notte che non dormi… potresti crollare lo sai?- Ribatté Amy rimproverandolo con gentilezza.

-Amy… stai tranquilla… ho detto che non ti devi preoccupare…- Ripeté il volpino. La riccia lo guardò storto, ma prima che potesse aprire bocca per dirgli quanto ritenesse sbagliato e sconsiderato il comportamento dell’amico, la voce scattante di Sonic gridò:

-Ragazzi non è che potreste venire qui vicino al Tornado per dire tutto anche a me? Lo so che sarà una sorpresa bellissima tipo giungle assassine, montagne da torcicollo o abissi acquatici pieni di mostri affamati e inferociti, però non è giusto che mi teniate così sulle spine!- Il riccio aveva infatti spostato il Tornado lontano dal garage del volpino nel largo spiazzo dietro alla casa, dove l’aereo poteva decollare meglio, e se ne stava appoggiato con un gomito al suo corpo metallico.

Il volpino e la riccia si avvicinarono a lui e al velivolo, poi Tails diede un ultimo sguardo alle direttive e disse:

-Non ho più dubbi! Deve trattarsi della città di Soleanna!- Esclamò Tails contento.

Sonic, tranquillizzato dalla notizia, fingendo di essere deluso commentò:

-Be’… allora sicuramente qualche malefico mostro marino è risalito dagli abissi e sta imperversando in quella città! Accidenti non posso credere che uno smeraldo sia finito in un posto così… dannatamente normale!-

-Un vero colpo di fortuna!- Esclamò Tails. –Soleanna è davvero una città stupenda e sarà interessante camminare per le strade e osservare tutti i capolavori artistici della zona! …Oltre a cercare lo smeraldo…intendo!- Esclamò Tails, lasciandosi come sempre prendere dal suo consueto entusiasmo.

-Già… almeno non dovrebbero esserci pericoli… tranne quelli di natura robotica inviati da uomini obesi con hobby assurdi!- Disse Sonic lanciando uno sguardo ad Amy, ma la vide girata a fissare la porta del garage. –Che c’è Amy?- Le chiese, guardando nella sua stessa direzione.

-Eh?- Rispose lei voltandosi di scatto. –No nulla… il fatto è che mi sembrava di aver sentito un rumore… nulla di che…- Aggiunse a bassa voce.

-Era sembrato anche a me poco fa…- Disse Sonic stringendo le palpebre ed esaminando la porta del garage e il tetto dell’abitazione
di casa Prower con le sue iridi verdi. Si allontanò dal tornado, avvicinandosi di nuovo all’officina di Tails, deciso più che mai che, di qualsiasi cosa si trattasse, l’avrebbe scoperta.

-Sonic, dove stai andando?- Chiese Tails distogliendo lo sguardo dal radar e facendolo passare all’amico. Sonic non gli rispose e
non si voltò, mentre camminava portò indietro un braccio e aprì le dita della mano facendo ai due compagni cenno di rimanere fermi e nel contempo di fare silenzio. Rimase fermo e in ascolto cercando di capire la natura dei suoi sospetti, ma quando sentì una flebilissima vocina metallica scandire dall’alto della cima di un albero nel giardino la frase “Allarme: 001 in avvicinamento. Pericolo. Necessità urgente di una direttiva!”; non ebbe più dubbi. Si voltò di scatto verso le fronde dell’albero e a quel punto il piccolo Egg-fly decise che l’unico modo per riportare i suoi circuiti sani e salvi alla Techno base, era quello di andarsene immediatamente di lì. A tutta velocità trapassò le foglie dell’albero sul quale si era appostato per filmare i tre “obiettivi” e raccogliere informazioni sulle loro mosse future e sfrecciò il più veloce possibile lontano da casa Prower.

Ovviamente non avrebbe avuto possibilità di fuga se Tails non avesse gridato al riccio di fermarsi e di non inseguirlo.

-Perché non dovrei farlo Tails?! Dall’altra parte di Mobius quel grassone si ascolta ogni virgola di quello che diciamo sorseggiando un’aranciata! Dannazione, ecco perché ovunque andassimo c’erano sempre i robot di Eggman ad aspettarci!- imprecò furibondo il riccio, tornando al Tornado.

-Sonic ti prego lascia perdere quel robot e andiamocene subito!- Esclamò Amy cercando di calmare il riccio.

-Lascia perdere?! Come faccio a lasciarlo perdere?!?! Adesso lo prendo e lo calpesto fino a farlo diventare una tazzina da the!- Gridò lui fuori i sé, preparandosi a darsi la spinta per sfrecciare dietro alla piccola spia metallica.

-Sonic non capisci!? Non possiamo assolutamente perdere tempo dietro a quel robot! Adesso Eggman manderà una cinquantina di robot d’attacco a Soleanna! Dobbiamo assolutamente precederli, trovare lo smeraldo e mettere al sicuro noi e la pietra prima che la recuperi Eggman!- Rispose Tails saltando nella cabina di pilotaggio dell’aereo, mentre Amy occupava il primo posto passeggeri.

Il riccio osservò il robottino allontanarsi sempre più con un misto di rabbia cieca e di disgusto, soffocò un’imprecazione poi saltò a bordo del Tornado X ed esclamò:

-Allora non c’è tempo da perdere! Andiamo!-

-Aspetta! Cosa facciamo con Shadow? Non lo aspettiamo? Aveva detto che ci avrebbe dato una mano nella ricerca degli smeraldi ieri!- Disse Tails rivolto al riccio, dopo essersi voltato verso di lui.

-Faremo a meno di lui.- Fu la laconica risposta di Sonic, che si sentiva beffato e con l’orgoglio a pezzi. Quello che lo disturbava non era il fatto di essere stato spiato e tenuto sotto osservazione da Eggman per chissà quanto tempo, ma che lui non se n’era minimamente accorto, e questo lo frustrava moltissimo.

Tails rimase per un attimo a guardare il volto scuro e infastidito del riccio, poi lanciò uno sguardo ad Amy e lei gli rispose con un’alzata di spalle, come per dire: “lascialo fare, prima o poi gli passerà!”; poi si voltò di nuovo, fece ben aderire i guanti alla pelle e strinse con determinazione la cloche dell’aereo tra le mani, esclamando:

-Signore e signori, prepararsi al decollo!....-

I potenti motori del velivolo si attivarono con un rombo e cominciarono a scaldarsi, poi le ruote del carrello d’atterraggio iniziarono a girare dapprima lentamente, poi con sempre più rapidità, come per prendere la rincorsa in preparazione ad un lungo ed impegnativo salto, fino a che, al comando del giovane aviatore, il carrello non si ritirò e l’aereo non spicco il volo alzandosi nel cielo azzurro di Mobius.

-…Destinazione Soleanna!- Concluse solennemente il pilota. Amy sorrise e Sonic appoggiò la testa al vetro, rimanendo in silenzio fra i suoi pensieri.

“Non rilassarti troppo, Eggman. Qualsiasi cosa tu abbia in mente di fare, non riuscirai mai a metterla in atto perché te lo impedirò con ogni mezzo. Parola di Sonic the Hedgehog!”.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti miei amatissimi lettori! Mi sento veramente a pezzi per aver aggiornato dopo così tanto tempo...lo so, faccio schifo e sono imperdonabile... ma... oh... non voglio nemmeno rompervi troppo le scatole con delle giustificazioni scontate... quindi: BENE! Spero che non mi odiate troppissimo e che questo capitolo vi sia piaciuto. Ora, so che vi ha fatto veramente pena, ma mi auguro comunque di ricevere ancora le vostre belle e scintillanti bandierine verdi, perché ho faticato davvero un sacco per scriverlo e pubblicarlo entro tre mesi... 
Adesso vi saluto e vi prometto che la prossima volta cercherò di fare presto. ù.ù
Ah, dedico la bozza della scena Knouge che è in questo capitolo alla cara Baghi, (Xelfilia <3) perché so quanto le piace questa coppia :)

Un abbraccio a tutti, e come sempre anche a quelli che leggono e basta e a quelli che aprono la storia solo perché la vedono prima nella lista ma in realtà non la leggono neanche ù.ù Vi amo TUTTI, gnek! <3

Alla prossima,

Lù **

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Capitolo 14
*** Merce orientale a Soleanna ***


-CAPITOLO QUATTORDICESIMO-
Merce orientale a Soleanna


-Ecco, ci siamo ragazzi! Come potete vedere guardando fuori dai finestrini stiamo sorvolando Soleanna! Datele un’occhiata, è bellissima!- Esclamò emozionato Tails sorridendo e lanciando un rapido sguardo al panorama che gli si apriva sotto gli occhi: antichi tetti in mattoni di un rosso antico e sbiadito tra i quali di tanto in tanto spuntavano campanili, eleganti torri in mattoncini rossastri e maestose cupole bianche o anch’esse in mattoni. Da quella privilegiata vista sopraelevata l’antica città marittima poteva essere ammirata nella sua raffinata totalità e si poteva osservare bene anche la fitta rete di insenature marine e di canaletti che penetravano in ogni punto della città con gli eleganti e rifiniti ponti che li sovrastavano, per questo Amy accettò con piacere il consiglio dell’amico aviatore e contemplò sorridendo lo spettacolo posto sotto di loro. Anche Sonic lanciò un rapido e svogliato sguardo al di sotto del Tornado X per fare contento il volpino e non sembrare troppo sgarbato, anche se osservare dall’alto le bellezze architettoniche di Soleanna era senz’altro il minore dei suoi interessi in quel momento. Per questo il riccio troncò sul nascere eventuali commenti sul panorama da parte dei due compagni e disse:

-Bene! Quando scendiamo?- Dal tono della sua voce era facile evincere che era in uno stato di cinica e concentrata impazienza, come un volenteroso soldato che non vede l’ora di scendere nel campo di battaglia per dimostrare il proprio valore guerriero.

-Tra poco! Pensavo di atterrare vicino al porto e di entrare in città camminando! Va bene?- Rispose Tails con un atteggiamento decisamente più tranquillo e cordiale dell’amico.

-Per me è perfetto!- Esclamò Amy, distogliendo lo sguardo dal panorama sottostante; poi chiese a Tails: -dove dovrebbe trovarsi di preciso il Chaos Emerald?- il volpino lanciò un’occhiata al radar che teneva vicino a sé poi disse:

-Se non vado errato dovrebbe essere proprio nei pressi del centro storico!- poi ridendo aggiunse: -Finalmente uno smeraldo si degna di finire in un bel posto!- Amy rispose a sua volta con un sorriso, poi il volpino fece fare una virata al Tornado e dopo essersi rivolto ai due passeggeri con un entusiasmato “Prepararsi all’atterraggio!!” effettuò le manovre di sbarco e, dopo una breve discesa fece atterrare l’aereo con grande maestria.

-Bene signori e signore, adesso potete anche slacciare le cinture di sicurezza! Vi ringraziamo per aver scelto la linea del Tornado!- Disse scherzosamente il volpino dopo aver spento i motori dell’aereo; poi prese il radar e i tre uscirono dal velivolo, per fare il loro ingresso in città.

-Benvenuti a Soleanna!- Esclamò una donnola che aveva tutta l’aria di essere un marinaio, smettendo di scaricare dalla propria barcollante barchetta di legno una grande rete da pesca verde scura, poi rivolse ai tre presunti turisti un goffo sorriso sdentato e si tolse il bianco cappello sgualcito che portava in testa in segno di saluto. Sonic, Tails ed Amy ringraziarono per l’accoglienza.

-Come sono gentili gli abitanti di questa città!- Commentò gioiosa la ragazza quando si furono allontanati dal pescatore lungo la passeggiata di grandi blocchi di marmo grezzo che sovrastava la verde acqua marina.

-Avrà semplicemente letto quel cartello là!- ribatté Sonic, più indifferente che mai, additando una targa di pietra liscia issata su un supporto di ferro sulla quale erano incise le parole appena pronunciate dallo sconosciuto.

Amy gli lanciò uno sguardo di fuoco: non avrebbe tollerato che il suo scetticismo rovinasse la bella atmosfera di quella giornata, né tantomeno avvilisse il suo entusiasmo per una nuova avventura alla ricerca di un Chaos Emerald; ma poi pensò che probabilmente, anzi, senza dubbio, il riccio era frustrato per la perdita di tutti e cinque gli smeraldi di cui erano in possesso e per la scoperta del piccolo robot spia del dottore, così decise di non infierire oltre e gli rivolse delle parole che potessero tirargli un po’ su il morale:

-Oh, andiamo Sonic! Cos’è quella faccia smorta? Vedrai che andrà tutto bene e ci divertiremo tantissimo!- Disse lei sbattendo il proprio fianco con quello del riccio. Sonic la guardò storto, poi scosse la testa rassegnato di fronte a tanto buon umore. –E se disgraziatamente dovessimo incontrare qualche stupido robot di quel grassone gliele daremo di santa ragione! Non è vero Tails?- Continuò con la sua consueta energia la ragazza rivolgendosi anche al volpino per farlo entrare nella conversazione e per avere un altro alleato nel tirare su il morale al riccio.

-Verissimo!- Confermò il volpino, felice di vedere la ragazza tanto euforica e felice.

Sonic sorrise, contagiato dalla gioia e dalla disinvoltura con cui i suoi due compagni si preparavano ad affrontare la ricerca e li ringraziò con lo sguardo; poi, recuperata la sua autostima e una buona dose di buon umore, esclamò:

-Bene miei prodi, vi vedo carichi! Soldato Tails, guidaci verso il centro storico! Mi sento che recuperare questo smeraldo sarà un gioco da ragazzi!- Sonic in realtà presentiva che il loro compito sarebbe stato tutt’altro che facile e rapido, ma capì che in quel momento era necessario che stessero uniti e fossero positivi, come spesso era lui stesso a consigliare ed esigere.

Tails ed Amy si scambiarono uno sguardo e sorrisero, poi:

-Sissignore!- Esclamò il volpino, e la combriccola si accinse a raggiungere il cuore della città, camminando di buona lena sulla strada di marmo bianco.
 
***

Il piccolo Egg-fly, dopo aver volato ininterrottamente alla sua massima velocità senza mai attivare i suoi sensori retrovisori per verificare se qualcuno lo stesse inseguendo, era appena arrivato sano e salvo al quartier generale del proprio creatore. Cessò la sua folle fuga di colpo davanti al sinistro cancello metallico della mastodontica Techno base, per far riposare per qualche istante i suoi piccoli sofisticatissimi sensori interni, o per ritardare di qualche minuto quella che pensava sarebbe stata la sua fine.

Una volta recuperato il suo stato ottimale il robottino volò oltre il cancello e frustrato si avvicinò lentamente alla fortezza del dottore, mentre tutte le luci delle telecamere di sicurezza rimbalzavano sul suo rivestimento bianco lucente, facendolo sembrare già al centro di una pesante inquisizione.

Entrò nell’abnorme edificio da una piccola apertura meccanica circolare che si apriva ad un suo comando vocale ed era situata direttamente sulla parete esterna, tramite la quale il robot spia poteva entrare rapidamente all’interno della struttura e raggiungere direttamente la sala principale attraverso uno stretto condotto su misura per lui. Attraversata la piccola galleria il robot raggiunse rapidamente la stanza, ma in essa non vi era anima viva.

Si guardò intorno e svolazzò nervosamente per la grande stanza per qualche istante, poi finalmente persuaso che il dottore non si trovava lì dentro uscì dalla porta meccanica che era rimasta aperta e imboccò il corridoio che portava al settore E-2, convinto che Eggman si fosse recato lì per degli accertamenti o per semplice supervisione.

Volando a velocità sostenuta raggiunse uno degli ultimi incroci dell’intricato percorso che conduceva all’area e fece per svoltare quando il suo corpicino rotondeggiante urtò contro una superficie metallica levigata e gelida. Dopo essersi ripreso dal colpo inaspettato il piccolo robot puntò in alto i suoi sensori visivi, che incontrarono lo sguardo apatico che gli stava rivolgendo l’automa contro il quale aveva impattato.

-Egg-fly.- Fu tutto quello che disse Omicron quando ebbe realizzato che si trattava di lui.

-Dov’è il dottore? Non riesco a trovarlo.- Rispose il robottino volante, sottraendo lo sguardo da quello indagatore dell’altro.

-Veramente è il dottore che ti sta cercando. È molto scocciato e non comprende perché non hai comunicato agli automi d’attacco la loro destinazione entro la scorsa ora come ti era stato ordinato.- Ribatté ancora più glaciale Omicron.

-Ci sono stati dei disguidi sull’andamento della mia operazione…- Rispose Egg-fly, mantenendosi sul vago per evitare seccanti commenti da parte dell’altro. –Dov’è il dottore?- Ripeté poi per avere le giuste indicazioni per raggiungere lo scienziato o forse per cambiare argomento, ma questo tentativo non ebbe i risultati sperati. Omicron fece un verso che esprimeva un misto di scetticismo e di disprezzo, poi commentò:

-Sei stato creato per l’abietto e insignificante compito di spiare i movimenti di 001 e dei suoi stupidi congiunti e ti permetti anche di fallire… sei soltanto un futile buono a nulla, se io fossi il dottore a quest’ora ti avrei già mandato alla fonderia.- Gli rispose Omicron, senza considerare la domanda che gli era stata rivolta; poi lo scansò con un braccio e si fece largo per poi continuare per la sua strada.

-Peccato che tu non lo sia.- ribatté coraggiosamente il piccolo automa, che non tollerava di doversi sottoporre all’arroganza del suo superiore.

Quelle parole, pronunciate dalla vocina sottile e cinica dell’Egg-fly, suonarono come una provocazione ancora più esplicita a cui Omicron doveva rispondere a tono. Si fermò di colpo e senza nemmeno voltarsi sibilò:

-Forse non ti è chiaro il rapporto che intercorre tra me e tutti voi: la massa dei subordinati senza nome. Sono io ad avere l’ultima parola, sono io il braccio destro del dottore, solo io sono al corrente del suo piano nei minimi dettagli. Tu sei come tutti i minorati robot operai e come i grandi e grossi robot d’attacco, che hanno tanta latta e armi nel loro corpo possente quanti pochi neuroni artificiali. Siete solo delle marionette che eseguono degli ordini: io, invece sono indispensabile per il dottor Robotnik e ho l’autorità di prendere l’iniziativa esattamente parimenti a lui.- poi, senza aggiungere altro al suo discorso trionfante proseguì per il corridoio.

L'Egg-fly rimase per un attimo fermo, apatico, forse allibito, senza rispondere niente. “Ne dubito.”  Fu il suo laconico pensiero. Poi, interrotta quella riflessione e concentratosi di nuovo su ciò che aveva intenzione di fare proseguì il suo percorso verso il settore E-2: passati altri due corridoi metallici si incrociò col dottor Eggman, che era appena uscito dall’area.

-Egg-fly!- Esclamò quest’ultimo corrucciando la fronte, a metà tra il sorpreso e l’adirato. –Dove sei stato per tutto questo tempo? Ho appena mandato Omicron a dare un’occhiata ai monitor della sala comandi per cercare di intercettare il tuo dispositivo ricetrasmittente! Che fine avevi fatto?!-

-Sono desolato dottore… ci sono state delle complicazioni per cui non ho potuto fornire ai robot d’attacco le coordinate da seguire per la loro direttiva.- Disse l’automa tutto d’un fiato, evitando di guardare in faccia il dottore.

-Che tipo di complicazioni?- Chiese questi laconico, stringendo gli occhi sul piccolo robot.

-Io sono desolato, dottore…- Ripeté il robot, per abbozzare delle scuse.

-Questo l’hai già detto.- Rispose freddo Eggman. –Ora dimmi cosa è successo.- Aggiunse poi, trasformando la
domanda in ordine imprescindibile .

-001…- Sussurrò l’Egg-fly.

Eggman tacque e il suo volto si incupì. “Sapevo che non potevi essere stato portato via dalle acque come volevano farmi credere quegli incompetenti di Decoe, Bocoe e Bokkun, Sonic.” Pensò. “Sei subito tornato dai tuoi amichetti per non farmi guadagnare tempo eh? Peccato per te, perché morire affogato è una bazzecola in confronto a quello che ti aspetta.” Il dottore sorrise. Era sempre stato sicuro che Sonic non avesse perso la vita a Glyphic Canyon, ma non si aspettava un suo ritorno in auge tanto repentino.

-001 mi ha localizzato…- rispose l’automa allontanandosi lentamente dal dottore credendo che il suo sorrisetto mefistofelico fosse dovuto alla pianificazione della sua distruzione a quelle parole. –mi ha localizzato mentre stavo registrando le informazioni e sono dovuto fuggire… temevo che mi raggiungesse e così ho pensato solo a fuggire il più rapidamente possibile… trascurando la direttiva…-

L’Egg-fly abbassò il suo sguardo robotico per non incontrare quello del suo creatore, ma al contrario di quello che credeva l’automa Eggman non sembrava furibondo e stranamente non gridò per ottenere delle spiegazioni, anzi rimase in silenzio corrucciando leggermente la fronte, poi chiese:

-Almeno sei riuscito a registrare dove sono diretti?-

L’Egg-fly armeggiò nervosamente con dei piccoli pulsanti presenti sul suo piccolo petto rotondeggiante e dopo aver emesso dei suoni confusi e sconclusionati, dalla sua bocca con il timbro di Tails uscirono le parole:

-“Non ho più dubbi! Deve trattarsi della città di Soleanna!”- Poi il robottino smise di riprodurre la sua registrazione e, recuperato il suo timbro aggiunse: -Questa è una delle ultime frasi che sono riuscito a registrare, dottore…-

-Soleanna, eh? Bene.- Fu il conciso commento di Eggman. –Egg-fly, raggiungi la sala dei robot d’attacco. Tu li accompagnerai a Soleanna e riprenderai tutto quello che accadrà.- Aggiunse poi, dirigendosi verso la sala comandi. “Questa battaglia voglio proprio godermela guardandola in panciolle sulla mia poltrona!”

Il robottino rimase pietrificato. Possibile che il dottore non solo non avesse intenzione di punirlo, ma gli affidasse anche un incarico così particolare? L’Egg-fly abbandonò i suoi dubbi e dopo aver mormorato un quasi impercettibile “Ai suoi ordini”, si diresse in volo verso la sala comandi.

Appena Eggman raggiunse la sala comandi vi trovò al suo interno Omicron, freddo e inespressivo come sempre. Il dottore lo guardò con altrettanta noncuranza, fino a che il robot non scandì queste parole:

-Ha parlato con l’Egg-fly dottore?-

-Sì. Omicron, ho una direttiva per te.- Rispose il dottore, senza lasciare trasparire dettagli riguardo a ciò che si erano detti lui e l’Egg-fly.

Omicron evitò la seconda parte della frase, e si soffermò su quel “Sì” così repentino, pronunciato quasi con ribrezzo, come se si fossero detti cose irripetibili. Il robot dedusse che l’Egg-fly gli doveva aver confessato l’accaduto e dal momento che sapeva bene che per Eggman parlare degli errori commessi da una sua creazione bruciava come se a commetterli fosse stato lui stesso, non poteva perdere l’occasione per far notare di quanto fossero inette certe sue creazioni.

-E l’ha punito a dovere, dottore?- Chiese allora Omicron, con aria saccente.

-Non sono questioni che ti riguardano: qui comando io, e giudico io chi punire e chi no.- Ribatté scocciato il dottore. –Adesso vai a dire ai quaranta robot d’attacco che aspettavano indicazioni dall’Egg-Fly di recarsi in fretta a Soleanna, e ripeti loro che sono autorizzati ad uccidere tutti meno che Sonic, cioè, 001.- Precisò il dottore avvicinandosi ai giganteschi schermi in cui apparivano le riprese delle telecamere di sicurezza e osservando con attenzione i robot caldi e carichi per lo scontro.

-Ricevuto.- Rispose sprezzante l’automa allontanandosi dalla stanza e andandosene a svolgere il compito ricevuto.

Non provocarmi Omicron, non dimenticare che sei un mio subordinato e non un mio pari: faresti meglio ad accontentarti di quella posizione e a non provocarmi…” Pensò il dottore, osservando sui monitor i movimenti del robot verso la sala. “Presto o tardi dovrò decidermi a fare un po’ di pulizia qua dentro. Arrivato a questo punto non posso assolutamente permettere che chicchessia trami alle mie spalle. Eggmanland è vicina, la sento, la percepisco…” Cominciò a divagare Eggman, spaziando tra i suoi pensieri megalomani e la sua voglia di incontrastabile potere. Chiuse gli occhi e strinse i pugni, come per aumentare la sua percezione e per sentire il suo desiderio quasi fisicamente presente. “…è per questo che non lascerò che accada alcuno strafalcione.” Eggman riaprì gli occhi e puntò di nuovo il suo sguardo verso l’immagine di Omicron, che era ormai giunto nel settore dove erano riuniti gli innumerevoli robot d’attacco. I suoi baffi si incurvarono e sotto si essi si formò un sorriso sicuro e malvagio.

***

Ormai era mattina inoltrata e il sole splendeva già alto a Angel Island: i raggi del sole colpivano le foglie verdi scure degli alberi rendendole ancora più lucide e brillanti, si riflettevano nelle molteplici sfaccettature del Master Emerald, che diffondeva la sua luce smeraldina sulla grigia pietra dell’altare in cui era incastonato, e si insinuavano dalla piccola finestrella o dalle strette fessure fra una trave e l’altra del tetto o delle pareti lignee dell’umile casetta che presidiava l’isola con la sua modesta presenza, solleticando i suoi occhi stanchi.                                                                                                                                   
Lentamente aprì gli occhi, ma fu costretta a richiuderli subito perché erano inetti a sopportare lo splendore della luce dopo tante ore di buio. Strinse forte le palpebre per far terminare il prima possibile quella sgradevole sensazione di pizzicore, poi, quando ebbe riacquistato un po’ di lucidità li aprì di nuovo e trovò la forza di lanciare una rapida occhiata intorno a sé, ma la sua ispezione visiva fu immediatamente interrotta da un forte dolore che le strinse il fianco sinistro. Istintivamente si guardò le mani e vide i suoi guanti bianchi sporchi di una sostanza scura che giudicò essere sangue. Spaventata da quella poco rassicurante scoperta si alzò a sedere e, ancora leggermente stordita dalle passate ore di sonno misto a svenimento, si guardò confusamente intorno per la seconda volta, ma non riuscì a capire immediatamente dove si trovasse. Vide che era vicina al pavimento di una stanza, una stanza scura e che se ne stava su una brandina bassa e relativamente comoda. Appoggiò la mano sinistra sulla parete della stanza e sentì che era di legno, si voltò e vide un tavolo piuttosto dozzinale nel centro della stanza e nel semibuio notò una figura addormentata appoggiata con le braccia e con la testa al tavolo. Poi un attacco di emicrania la costrinse a portarsi le mani alla testa e ad abbassare lo sguardo; allora vide che la sua vita era cinta da una garza inzuppata di una sostanza unticcia e notò un grande squarcio nel suo abito nero. Allora molteplici immagini le apparvero confusamente nella mente: un vulcano attivo e la lava arancio brillante, dei robot, uno sguardo di ghiaccio e una sciabola alzata, gli occhi chiusi di Knuckles e il sangue, poi più niente. Dopo qualche sforzo per riordinare quelle immagini, riuscì finalmente a ricostruire più o meno precisamente cos’era accaduto: lei si era frapposta tra quell’automa e Knuckles e nel tentativo di salvarlo era stata ferita. Rouge faticò un po’ a fare mente locale e ad essere assolutamente sicura che i fatti fossero andati veramente così e che non si trattasse solo di uno strano e orribile incubo, e un mare di dubbi e di domande approfittò del suo stato confusionale per inondarle la mente: dove si trovava? Quanto tempo era passato? Che cosa era successo a Sonic e agli altri, dov’erano loro adesso?

La ragazza pipistrello pensò che l’unico modo per dare una risposta a tutte quelle domande fosse uscire da quella specie di capanna che non era ancora riuscita a focalizzare nella babele dei suoi pensieri, e di raggiungere immediatamente i suoi compagni. Spinta dalla sua innata forza di volontà provò ad alzarsi repentinamente, ma non fu affatto una buona idea: il suo tentativo infatti, per quanto volenteroso, ottenne solo di farle perdere le poche forze che aveva appena riacquistato e di farla ricadere distesa sulla branda. Senza abbandonare la sua testarda determinazione tentò nuovamente di alzarsi, ma questa volta non riuscì nemmeno a rimettersi a sedere, che fu di nuovo stesa da una forte fitta al fianco.

Sbuffò stizzita. Non voleva rimanere sdraiata lì un minuto di più, ma era costretta a starsene a vegetare come un povero uccellino in gabbia e questo la scocciava tremendamente. Sbuffò di nuovo e incrociò le braccia al petto e infine decise che si sarebbe riposata ancora un po’ per recuperare le forze e nel frattempo avrebbe osservato meglio quella stanza che, perlomeno da quell’angolazione, le pareva sconosciuta, e avrebbe fatto attenzione a movimenti o rumori sospetti, ma i suoi pensieri furono interrotti da una voce che riconobbe come più che familiare che collegò senza alcun indugio al luogo in cui si trovava. D’un tratto tutto le apparve più chiaro, ma, dopo averci pensato bene, l’idea di trovarsi a casa di Knuckles non fece altro che confonderla ancora di più.

-Finalmente ti sei svegliata!- Aveva esclamato Knuckles, svegliato dai movimenti e dai rumori provocati da Rouge, per darle una sorta di sorpreso e nel contempo scocciato buongiorno. Poi l’echidna, dopo essersi alzato in piedi dalla sedia su cui aveva passato la notte ed essersi stirato braccia e schiena si avvicinò alla porta della capanna, e rimase lì ritto a fissare con apparente apatia la ragazza pipistrello.

-Knuckles! Che ci faccio io qui?!- Esclamò questa scattando a sedere noncurante dello sforzo, per poi ricambiare lo sguardo dell’altro con uno gelido, mentre la chiarezza che aveva a stento recuperato si dissolveva sempre più. –E che vuol dire “finalmente”! E’ tanto che dormo?!- Aggiunse ancora Rouge, sempre più confusa.

Per tutta risposta Knuckles le fece un sorrisetto malizioso, poi aprì di scatto la porta della capanna, facendo in modo che la luce abbagliante del mattino inondasse la casetta e colpisse senza pietà gli occhi ancora intorpiditi della pipistrella, che rispose al gesto nascondendosi immediatamente il viso tra le mani, imprecando.

-MA SEI IMPAZZITO?!?- Gridò infine strizzando gli occhi e puntandoli come frecce avvelenate verso l’echidna che rideva sotto i baffi. –Potevi accecarmi!!!- Sibilò aggressiva.

Knuckles si gustò il proprio momento di gloria, poi con solennità sentenziò:

-Come minimo sono trentasei ore, da quando siamo tornati da Lava Reef.-

-TRENTASEI ORE?!- Ribatté Rouge sconvolta: non poteva crederci. –E cos’è successo nel frattempo? Avete recuperato qualche altro Chaos Emerald? Come mai sono qui?!- Chiese a raffica poi, curiosa di sapere fino ai minimi dettagli ciò che era successo nell’arco di tempo che terminava quella mattina e intenzionata a collegare una volta per tutte i tasselli di quel puzzle sconclusionato dei suoi ricordi.

Knuckles sbuffò di fronte all’impazienza della ragazza. Non aveva voglia di parlare di quello che era successo, della notte della vittoria di Eggman, o almeno di quel poco che aveva saputo della vicenda per bocca di Tails. Ma allora cosa dirle? Lui in fondo, avendo abbandonato Sonic e gli altri, non sapeva altro che quello.

-RISPONDI!!- Gli ringhiò contro la ragazza, che pretendeva di avere risposte. Ma Knuckles finse di non sentirla e fece per avviarsi verso l’altare del Master Emerald, evitando in tutti i modi una discussione seria con la ragazza; ma questa non demorse e giocò l’ultima carta: punzecchiare il suo vulnerabile orgoglio. –Dove vai zucchero?!- Esordì lei preparandosi a sfoderare la sua prossima mossa. –Se le mie trentasei ore di sonno non mi confondono la memoria sei in debito con me e come minimo mi devi delle spiegazioni! Quindi non stare a fare tanto il prezioso e raccontami tutto!- Concluse lei in tono vittorioso fissandolo con aria di sfida.

Knuckles si fermò sul ciglio della porta e si voltò verso di lei, tacque per un attimo e poi ribatté secco:

-Io non sono in debito con nessuno.-

La donna pipistrello aggrottò le sopracciglia poi:

-La sciabola che ha fatto questo bello squarcio nel mio fianco avrebbe potuto colpire la tua testolina di rapa, dolcezza! Non te lo ricordi più?!- Rispose severa e sinceramente delusa dall’ingratitudine dell’echidna. Quest’ultimo distolse lo sguardo da quello di lei, e sentendosi punto sul vivo si rese conto che effettivamente la ragazza aveva il diritto di un breve resoconto dei fatti da parte sua: così sospirò e si riavvicinò al tavolo appoggiandovisi. Incrociò le braccia al petto e le diresse uno sguardo di sufficienza, nel quale però era presente anche una lieve serietà.

-Ho detto che non sono in debito con te perché dopo che quel robot ti ha colpita io e Tails ci siamo fatti in quattro per salvarti la vita e per uscire da quel dannato vulcano infernale. Mi dispiace deluderti, ma se non fosse stato per me adesso tu saresti un pipistrello carbonizzato!- Soggiunse, per mettere la sua precedente affermazione così concisa ed aggressiva in una luce leggermente migliore.

-Cosa c’è bellezza? Adesso vuoi sfidarmi a chi salva più volte la vita all’altro?- Rispose lei, incurvando le labbra in uno dei suoi attraenti e maliziosi sorrisetti.

-Era solo per chiarire che io non ti devo un bel niente, donna!- Incalzò l’echidna rabbiosamente.

La pipistrella esclamò ridendo:

-Va bene, va bene! Calma cucciolone!!- Poi il suo riso si placò, sospirò e puntò lo sguardo in faccia all’altro, infine con voce sommessa mormorò: -Non ti costa niente aggiornarmi su quello che è successo… Non essere timido tesoro!-
Knuckles arricciò il naso leggermente contrariato, infine fece una smorfia che esprimeva tacito assenso. Rouge rimase a sedere sulla branda e lo squadrò dal basso in alto, per poi soffermarsi sul suo sguardo che, non ci avrebbe mai scommesso, ma le sembrava addirittura lievemente turbato; e continuò a fissarlo con i suoi due grandi occhi di ghiaccio, che se in quel momento avessero potuto parlare avrebbero sicuramente detto “Allora!? Ti ascolto”.

Knuckles sospirò, poi esordì:

-Dopo che Sonic e Shadow hanno recuperato il Chaos Emerald siamo tornati a casa di Tails, che ti ha stesa sul divano e ti ha medicato immediatamente la ferita…- ma non riuscì a dire altro che si sentì crescere un groppo alla gola: forse erano i posteri della rabbia che gli aveva suscitato Sonic, o forse era il rimorso per aver agito così categoricamente senza valutare le conseguenze della sua perentoria risoluzione di allontanarsi dal gruppo, fatto sta che dovette necessariamente interrompersi.

-E poi?!- Domandò impaziente la ragazza cercando di spingere l’echidna a continuare, a mandare giù quel groppo in modo da farle ascoltare il seguito del racconto.

-E poi ho avuto un diverbio con Sonic e festa finita.- Concluse secco Knuckles, corrucciando la fronte in preda a un repentino attacco di collera.

Colpita e sinceramente delusa da quelle schiette e laconiche parole la ragazza aggrottò a sua volta la fronte e ribatté:

-Come sarebbe a dire e festa finita?!-

-Sì. Festa finita. Me ne sono tornato qua ad Angel Island.- Chiarì l’echidna, senza tanti giri di parole. La ragazza non commentò, distolse lo sguardo dall’echidna mentre rielaborava quelle parole nella sua mente e fece crollare un silenzio in cui la sua delusione e la sua incomprensione erano decisamente palpabili; tanto palpabili che anche Knuckles le colse e per giustificarsi, o forse per interrompere quell’insopportabile silenzio riprese dicendo:

-Non ne potevo più del suo egoismo! Pretendeva che tutti fossimoo disposti a rischiare la pelle perché lui aveva deciso che dovevano essere trovati quegli smeraldi a tutti i costi.-

Rouge non pronunciò una parola.

-Voleva che stessimo tutti a sopportare le sue bizze, così ho deciso…- proseguì Knuckles, ma non fece in tempo a concludere la frase che:

-…di gettare la spugna.- Considerò Rouge velenosa, interpretando a modo suo quello che poteva essere il finale del discorso dell’altro.

-NO! Semplicemente non volevo essere lo schiavo di nessuno.- La corresse lui con un tono che non ammetteva repliche, ma naturalmente la scettica donna pipistrello non poteva non rispondergli a tono.

-Mi pare che il tuo orgoglio faccia eccezione.- fu il suo spietato commento.

Knuckles rimase come folgorato da quella affermazione, dalla sconsolatezza che trasmetteva il freddo sguardo di Rouge, dalla forza di quelle parole così sentite e profonde da parte di quella ragazza apparentemente tanto frivola e superficiale. Quanto era schiavo del suo orgoglio? Spiazzato e senza sapere cosa dire, lasciava che il silenzio si impossessasse nuovamente della stanza con arroganza; infine scosse subitaneamente la testa come per scacciar via quell’atmosfera così pesante e fastidiosa e ripresosi da quel momento di incomprensibile smarrimento, rimproverò la ragazza esclamando:

-Guarda che se avessi ascoltato il mio orgoglio a quest’ora tu non saresti qui a casa MIA e sulla MIA isola, quindi conta fino a mille prima di sparare sentenze, femmina!-

-A proposito…- cambiò discorso la donna pipistrello, che a dire il vero non aveva molta voglia di litigare subito dopo essersi svegliata -…come mai io sono qui?- chiese infine con stranita curiosità.

-Ieri notte Tails ti ha portato qui a bordo del Tornado X per convincermi a tenerti in casa mia per qualche giorno.- Tagliò corto Knuckles, discostandosi dal tavolo di legno al quale stava appoggiato per dirigersi nuovamente verso la porta della capanna; quella conversazione cominciava sinceramente a stufarlo.

-ASPETTA!- Lo frenò la donna, che al contrario di lui riteneva il loro dialogo appena iniziato. –E tu hai acconsentito?!- Chiese, storcendo leggermente la testa da una parte e puntando in faccia a Knuckles due occhi indagatori.

-Ha insistito talmente tanto che o acconsentivo o gli facevo seriamente del male!- Ringhiò lui, buttando là una spiegazione più o meno plausibile. –Però sappi che mi sono opposto fino allo stremo delle forze prima di dargliela vinta!- Soggiunse poi, con tanto di sorrisetto canzonatorio.

-Oh! La tua galanteria è davvero sorprendente, zuccherino!- Commentò lei, ironica, poi, portando una mano al fianco sano soggiunse: -E perché Tails mi ha portato qui? Non poteva tenermi a casa sua? Voleva proprio che morissi entro le prossime ventiquattr’ore!-

-Se è per questo non lo vuole solo Tails!- Esclamò beffardo Knuckles, rubando una risatina divertita alla donna. Non lo avrebbe mai ammesso, ma in fondo la divertivano le frecciatine che soleva scambiarsi con il rude Knuckles.

-Ti voglio bene anch’io, tesoro!- Esclamò lei beffarda, guardando con malizia il burbero interlocutore.

-Comunque…- Riprese lui, ignorando la risposta beffeggiatoria della ragazza. -…mi ha detto che oggi sarebbero ripartiti per andare alla ricerca di un nuovo Chaos Emerald e non sapevano dove scaricarti! Ecco tutto.- Concluse poi, per non lasciare la precedente domanda della ragazza senza una risposta più o meno completa e che non le suscitasse ulteriori curiosità.

-E fra tutti i posti ha scelto proprio Angel Island?!- Ruggì lei a quell’affermazione che più che completa le sembrava sprezzante e quantomeno irritante. Poi guardò compassionevolmente la parete di travi cui era appoggiata con la spalla sinistra e in seguito abbassò gli occhi e fece lo stesso con la misera branda su cui stava seduta; infine constatò schizzinosa: -Insomma, non è proprio il massimo del lusso per una ragazza ferita! Specialmente se si tratta dell’elegante e sofisticata Rouge the Bat!-

-Elegante! Sofisticata?! Io direi piuttosto ingrata!! Stanotte sono stato costretto a cercare di prender sonno su questa dannata sedia per lasciarti il mio letto e tu ti svegli dopo aver dormito come un tasso per tutta la notte e qual è la prima cosa che fai?! PROTESTI! La prossima volta non preoccuparti che non sarai costretta a dormire in questa topaia! Tails potrà anche strisciare come un verme ma la mia risposta sarà un secco NO!- Ribatté irritato Knuckles, che dopo che le aveva concesso di occupare la sua branda e di starsene tranquilla e beata in casa sua, servita e riverita, non aveva la minima intenzione di sopportare le polemiche inutili di una donna viziata.

-Sì, sì, hai ragione miele!- Rispose lei prontamente, fingendo di dargli ragione e di rendersi conto di essere stata troppo frivola, poi, dopo essersi abbandonata a un sorrisetto beffardo chiarì la sua ammissione esclamando: -Hai ragione! È proprio una vera topaia!-

Knuckles scattò come una molla, avvampò di rabbia e cominciò a scaricare un’interminabile serie di ingiurie contro l’intero genere femminile, contro tutti i pipistrelli di Mobius e contro di lei in particolare, che in quel momento si godeva quell’esilarante spettacolo ridacchiando sotto i baffi. Concluso il lungo repertorio di insulti, Knuckles se ne uscì dalla capanna a grandi passi e sbatté la porta con tanta violenza da scuotere tutte e quattro le mura del piccolo monolocale e da far sobbalzare la ragazza, che solo a quel punto si rese conto di aver esagerato. Ma che poteva farci? Amava vedere Knuckles sbuffare come una pentola a pressione.

-Torna qua dolcezza!- Gridò poi, intimandosi di farla finita di punzecchiarlo e di fargli piuttosto altre domande relative alla notte passata.

Rimase a fissare la porta per un lungo tratto a vuoto, e senza ottenere risposta; infine, quando cominciava veramente a convincersi che Knuckles se ne era andato via su tutte le furie e che non avrebbe rimesso piede nella capanna per le successive due ore, la porta di legno si aprì e la burbera echidna ruggì:

-Che vuoi!?!-

-Hai detto che ieri notte Tails mi ha portato qui dicendoti che oggi sarebbero partiti alla ricerca di un nuovo smeraldo…- Esordì lei, recuperando un tono serio.

-Sì.- Confermò Knuckles, laconico.

-Ma perché vogliono andare a rischiare la pelle ancora una volta chissà dove? Quattro smeraldi sono più che sufficienti per intralciare Eggman!- Constatò lei, non riuscendo ad avere ancora il quadro della situazione del tutto chiaro.

Knuckles non le rispose, si limitò a voltarsi da un lato e a stringere i pugni con una violenza che alla ragazza parve inspiegabile. Rouge cercò lo sguardo di lui, ma vide solo che si era fatto scuro in faccia e che aveva una tempia contratta dall’ira con cui stringeva i denti. Cosa poteva aver detto di tanto sbagliato da suscitare una tale reazione? La donna pipistrello non riuscì proprio a spiegarselo, e stranita chiese:

-Ti senti bene, zucchero?-

L’echidna evitò la domanda e quando riuscì a soffocare l’impeto di rabbia che gli stava ribollendo in corpo si rivoltò di scatto e con una smorfia esclamò quasi gridando:

-Perché Sonic è un idiota e si è fatto soffiare tutti e quattro gli smeraldi da quel grassone!-

Rouge si sentì mancare.

-Come… si è fatto… soffiare tutti gli smeraldi…?- Mormorò poi con un fil di voce, sull’orlo di uno svenimento. Le scoppiavano i nervi a pensare a tutti quei bei gioielli scintillanti cadere inesorabilmente fra le grassocce mani di quel folle. Non poteva crederci.

-Sì!! Ha dovuto darglieli tutti per riprendere Amy e tornare a casa a fare il grande eroe!- Soggiunse Knuckles a metà fra il furibondo e il disgustato.

-…Come…?- Ripeté lei, stordita da quella tragica notizia. –Come… tutti?- Chiese ancora. Sentiva che stava per venirle la nausea: si portò una mano alla fronte e scosse la testa, ancora incredula. -E adesso come faranno lui, Tails e gli altri? Eggman ha recuperato qualcuno dei tre smeraldi di cui non eravamo in possesso?- Si informò lei, una volta ripresasi da quell’orribile nuova.

-Te l’ho detto… se ne vanno a cercare un nuovo smeraldo… chissà dove!- Replicò Knuckles, per rispondere alla prima domanda; poi scosse la testa lentamente e si accigliò leggermente, infine aggiunse: -E per quanto riguarda Eggman, mi dispiace ma non ho idea se ha qualche smeraldo oltre a quelli che ha sottratto a quel pivello, di cosa voglia farne men che meno e di cosa stia macchinando coi suoi scagnozzi meno di tutto il resto!-

Ci fu un rapido momento di riflessivo silenzio, poi:

-La morale della favola secondo me è questa… se continuiamo… cioè… se Sonic continua ad andare avanti così a casaccio senza cercare di avere un’idea precisa dei piani di Eggman per prevedere le sue mosse, di sicuro quel pazzo troverà sempre il modo di prenderci tutti in giro e di farla sempre franca!- concluse Knuckles, a metà fra il flemmatico e l’infastidito, dimostrando di saper giungere a delle conclusioni razionali e di non essere solo bravo a tirare pugni in faccia.

Rouge apprezzò quel ragionamento, nonostante lo trovasse inesorabile e, per come era stato proferito, quasi spietato; e annuì col capo abbozzando un sorriso di stanco assenso.

-Be’…Se non fossi ridotta a un vegetale ci tornerei a dare una mano a quel pivello e a quella povera volpe! Non hai idea di che pena mi facessero abbandonati a loro stessi e costretti a ricorrere ad “alleati” da strapazzo come te per salvare la ragazzina!- E qui Rouge si interruppe un attimo e il suo sguardo si perse nel vuoto, come se fosse sfuggito al controllo della ragazza, poi si riprese e confessò: -…Certo che loro dopotutto sono una famiglia… infantile, sgangherata, ma pur sempre una famiglia… insomma, quei due si sono fatti in quattro per salvarla!-

Knuckles grugnì, rimuginando che si erano fatti in quattro anche a sue spese, ma non osò interrompere la ragazza, che per una buona volta aveva messo più di una decina di parole insieme che non contenessero una provocazione o una polemica.

-A proposito!- Scattò Rouge, -ma Shadow collabora sempre con loro?- Chiese poi, anche se era quasi sicura di ricevere una risposta negativa.

Knuckles, che non volle domandarsi se quell’”A proposito” era un “ a proposito di alleati da strapazzo” o un “a proposito di famiglia” (ma che collegò senza farsi troppi problemi alla prima ipotesi), trasalì alla rimembranza dell’incontro-scontro che aveva avuto col riccio nero la notte avanti e gli ritornò alla mente con la stessa inaspettata rapidità di un fulmine a ciel sereno un pensiero che aveva già rimosso.

-Ah! Quasi dimenticavo! Ieri notte Shadow è venuto qui…-

-Davvero?! Perché?!- Chiese Rouge sinceramente colpita, senza rischiare di avventurarsi in conclusioni affrettate e sicuramente esageratamente più romantiche, poetiche ed egocentriche della realtà dei fatti.

-Non lo so di preciso… Forse perché doveva portarti questo!- Ribatté l’echidna mentre, voltatosi verso il tavolo al quale stava appoggiato, ispezionava con lo sguardo la sua superficie. -…Ma dove diavolo è finito! Ieri sera era qua sopra!- Aggiunse poi, infine si chinò per constatare se l’oggetto ricercato fosse eventualmente caduto dal tavolo e così fu, perché esclamò: -AH! Eccolo!- Knuckles allungò un braccio e raccolse quello che a Rouge, che aveva proteso il collo per capire di cosa si trattasse, parve a prima vista un sacchetto nero.

Knuckles si rialzò in piedi e dopo essersi ripulito le ginocchia rassettandosele frettolosamente con le mani, porse l’elegante borsina di carta alla ragazza, che la prese fra le sue guardandola rapita.

-Probabilmente è un pensiero di Tails per quando ti saresti ripresa!- Le spiegò Knuckles.

La ragazza sembrò non ascoltare neanche la considerazione dell’altro tanto che era assorta nel contemplare quel sacchetto di carta; lo rigirò tra le mani ed estasiata constatò che proveniva dalla “boutique Poisonous Roses” , come esplicava l’elegante scritta in corsivo stampata sul sacchetto. Incapace di resistere alla curiosità frugò nel sacchetto e ne estrasse la graziosa salopette color nero lucido e si fermò a sfiorare con un dito il ricamo delle due rose in morbido velluto rosso; infine prese l’indumento all’altezza delle spalle e se lo espose davanti agli occhi per osservarlo meglio.

-Carina…- Giudicò, assumendo un’aria severa e soddisfatta e sorridendo maliziosamente. “Si vede che non è proprio la prima scelta del negozio… Deve essere una delle semplici creazioni di Katrina… però wow… devo ammettere che stavolta Shadow mi ha proprio stupito!!” Pensò, ampliando il suo sorriso, poi rivolta a Knuckles, che seccato passava lo sguardo da lei al capo d’abbigliamento con le braccia incrociate, gli disse con una punta di tangibile soddisfazione:

-Ti sbagli tesoro! Questo non può essere un pensiero di Tails! Perché viene da Casinopolis, e più precisamente dalla boutique più affascinante della città!-

-E allora?- Grugnì Knuckles, che non si era mai sentito più disinteressato a un argomento in vita sua.

-E allora questo significa che è stato proprio Shadow a comprare e a scegliere il vestito! E anche se l’avesse fatto per richiesta di Tails resta il fatto che è andato alla mia boutique preferita!! Quella di cui gli parlavo sempre! È stato davvero gentile a pensarci! Sono davvero colpita…- Aggiunse lei, senza staccare i suoi occhi dall’abito nuovo.

-Stupidaggini!- Bofonchiò Knuckles, non avendo la minima voglia di sentire altri elogi per quello sbruffone.

La ragazza rise a quella sgarbata esclamazione e disse:

-Senti zuccherino, non puoi negare che Shadow abbia avuto un pensiero carino nei miei confronti! Insomma guarda la  povera salopette che ho addosso!- Poi si interruppe un attimo e toccandosi il suo abito abituale, strappato e inutilizzabile ne esaminò i danni -Ormai è distrutta poverina… OH! Guarda che trincio… non mi ero accorta che il tessuto fosse tutto squarciato e sfilacciato anche dietro… Per fortuna che Shadow è stato tanto dolce e previdente da regalarmene una nuova!- Esclamò poi, onestamente sollevata dal fatto di avere un vestito di ricambio e di non doversene andare in giro con quel vecchio straccio logoro, quando si sarebbe rimessa.

Knuckles grugnì, faticando ad associare a Shadow gli aggettivi “gentile, carino e dolce” , maledì la frivolezza di quella ragazza e stramaledì Shadow; infine, più che mai desideroso di cambiare discorso asserì:

-Dato che stai meglio adesso puoi curarti la ferita anche da sola!- Si scostò dal tavolo e raggiunse la parete di travi dirimpetto a quella lungo la quale si trovava la brandina su cui stava seduta la donna pipistrello e prese in mano un anonimo sacchetto di plastica bianca che era stato adeguatamente riposto sulla sottile tavola di legno incastrata fra due travi della parete all’altezza degli occhi, che aveva tutta l’aria di essere la bozza di una mensola. Lanciò con spregio il sacchetto alla ragazza, che lo prese prontamente.

-Dentro ci sono dei rotoli di garza e dei tubetti di una pomata. Cambiati la benda mattina e sera.- Disse schietto lui, prima che Rouge potesse chiedergli spiegazioni.

-Da quando sei un medico così esperto?- Chiese scherzosa lei, lanciando un’occhiata nel sacchetto.

-Da quando Tails ha deciso di sbolognarti qui ad Angel Island perché nemmeno lui riusciva più a sopportarti.- Ribatté prontamente l’echidna.

La ragazza rise e, preso un tubetto di crema lo aprì e osservò costernata la sostanza giallognola e unticcia che da quel momento in poi si sarebbe dovuta spalmare addosso per ben due volte al giorno. Poi si guardò la blanda fasciatura al fianco e riconobbe la stessa sostanza spalmata alla meno peggio qua e là e commentò ironica:

-Ah! Ecco chi mi aveva fatto questa meraviglia di intervento medico!-

-Tranquilla! Da oggi in poi ti medicherai da sola così non dovrai più fare la saccente e io potrò starmene a fare il mio lavoro di guardiano senza altre perdite di tempo!- Rispose bruscamente lui, avviandosi verso la porta per mettere immediatamente in pratica le sue parole.

Rouge sorrise e puntò gli occhi dentro quelli di Knuckles, infine, dopo qualche attimo di silenzio mormorò sincera:

-Grazie dolcezza! Sei stato carino e gentile anche tu!-

-Blah!- Brontolò l’echidna e si chiuse rumorosamente la porta alle spalle, lasciando la ragazza da sola a ridere nella capanna.

***

Sonic, Amy e Tails proseguirono sulla strada di marmo che fiancheggiava l’ampio canale dell’insenatura marina che penetrava all’interno della città lanciando qualche sguardo curioso o affascinato alle agili e slanciate barchette a remi che solcavano leggere la superficie dell’acqua, ai loro sorridenti conducenti che spesso chinavano il capo in segno di rispettoso saluto, agli eleganti ponti che collegavano le due parti della città divise dal mare, agli altezzosi e solenni palazzi che si ergevano alla loro destra e dall’altra parte del corso d’acqua; non potendo rimanere indifferenti di fronte a tanto stile e a tanta maestria ed eleganza architettonica. Attraverso una viuzza che si insinuava fra le alte e seriose pareti dei palazzi raggiunsero una strada leggermente più ampia da un lato e dall’altro della quale affabili venditori invitavano passanti ad avvicinarsi per ammirare o per provare la merce che esponevano sulle loro bancarelle.

Amy si avvicinò ad una sorridente ragazza scoiattolo che vestiva abiti larghi e dalle fantasie colorate, accattivata dai suoi cordiali occhioni neri e dalla marea di lunghe treccine che le partivano dalla testa e le si adagiavano sulle spalle in ciuffi scomposti. La ragazza teneva tra le mani circa una ventina di collane e braccialetti in legno dipinto di sua creazione, che mostrava orgogliosa a tutte le passanti. Ma quando la venditrice tentò un approccio con la riccia esclamando un cordiale buongiorno, questa non poté fare altro che ricambiare frettolosamente l’augurio e raggiungere il fianco di Sonic, che aveva chiamato il suo nome e l’aveva invitata a non fermarsi con un cenno del capo. La ragazza non se la prese troppo, alzò lo sguardo e vide le file di panni stesi che andavano da una finestra all’atra dei palazzi, i gerani floridi e sgargianti sui davanzali e gli eleganti cornicioni intagliati con maestria.

Sonic le lanciò un rapido sguardo e sorrise a vederla così entusiasta da quella che più che un’ardua ricerca si stava quasi rivelando una piacevole gita in città. Per avere la conferma del tranquillo stato della riccia le sfiorò il palmo della mano col suo, come per chiederle timidamente se andasse tutto bene; la ragazza si voltò verso di lui, lo guardò in faccia poi scoppiò a ridere e corse verso Tails, che si trovava un paio di metri più avanti, intento a guardare il radar, ammirare le bellezze della città e fare attenzione a non sbattere contro nessuno dei passanti che giravano per la strada intorno alle bancarelle sempre concentrate. Sonic si fermò per un attimo in mezzo alla strada come un ebete, fissando Amy che chiedeva sorridendo all’amico volpino quanto mancasse al raggiungimento del fatidico smeraldo. Giurò a se stesso che non l’avrebbe mai capita: la trascurava e lei si arrabbiava al punto di minacciarlo, la considerava e cercava di essere il più premuroso possibile nei suoi limiti e lei gli rideva in faccia. Lasciò perdere ulteriori riflessioni inutili sulla complicata natura delle donne e su quella di Amy specialmente, e raggiunse anche lui Tails facendosi strada fra la gente, per rivolgergli la stessa domanda che gli aveva appena fatto la riccia:

-Allora Scheggia, quanto manca? Siamo vicini?-

-Eh già!- Rispose estasiato il volpino. –A quanto pare il Chaos Emerald si trova proprio in una stradina nei pressi della piazza principale della città!! Così abbiamo anche la scusa per farci una giratina al mercato!-

-No, aspetta vuoi dire che il mercato non finisce alla fine di questa via?- Domandò Sonic allarmato, che non ne poteva più di dover camminare per non urtare contro la marea di persone che inondava la strada.

-No affatto!- ribatté prontamente il volpino. –Anzi! Questo non è altro che l’inizio, questa strada sbuca in piazza ed è proprio lì che si tiene il vero mercato! Questo non è altro che un piccolo assaggio!-

Sonic si sentì mancare, ed ebbe il tragico presentimento che non sarebbe mai riuscito a tornare a casa.

-Oh! Che bello!!- Esclamò gioiosa Amy, che non vedeva l’ora di arrivare in piazza e di fare una giratina al mercato per confondersi in mezzo a tutta quella fiumara di gente.

-Bene allora sbrighiamoci ad arrivare in piazza!- Sentenziò demoralizzato Sonic, che se non poteva far smettete all’istante tutto quel trambusto di Mobiani, almeno voleva accorciare quello strazio e andarsene via il prima possibile; magari anche con un bel Chaos Emerald. Tails ed Amy accolsero volentieri la proposta dell’amico, interpretandola come un invito a raggiungere il prima possibile quel divertente trambusto del mercato, e decisero di allungare il passo, per quanto era loro possibile senza andare addosso a qualcuno.

-Non potremmo deviare… per una di queste stradine ed evitare la piazza?- Si azzardò a dire Sonic in un orecchio all’amico che gli stava davanti per non rischiare di essere irrimediabilmente travolto dalla valanga di proteste che gli avrebbe sicuramente scaraventato contro Amy; alludendo alle viuzze laterali che si diramavano come radichette dalla strada maggiore che stavano percorrendo.

-Non preoccuparti, Sonic! Passando dalla piazza non ci metteremo molto!- Rispose l’amico volpino tentando di rassicurare l’animo perennemente claustrofobico dell’altro.

-Ma…- Fu la debole opposizione del riccio.

-Dai Sonic! Non fare l’asociale!- Lo rimproverò la riccia con non troppa convinzione dopo averlo preso a braccetto. –Oggi che abbiamo la scusa per farci un giro in questa bella città cogliamo l’occasione al volo, no? Chissà quando ci ricapiterà!- Soggiunse poi, con enfasi.

-Concordo con Amy!- Esclamò solare il volpino.

Erano due contro uno, a Sonic non restò altro che fare un sospiro di sconfitta e lanciare un rapido sguardo a una viuzza alla sua destra, una di quelle vie di salvezza che Tails non gli aveva permesso di imboccare e che rimaneva inesorabilmente sempre più lontana da lui. Ma non fece in tempo a voltarsi di nuovo che fu costretto a girare immediatamente la testa verso la medesima direzione. L’aveva visto. Non ne aveva dubbio. Era appiattito contro la parete di un palazzo all’imboccatura della viuzza e ben protetto da una bancarella poco davanti a lui e dai passanti che gli fluivano incessantemente a pochi metri e tra i quali anche Sonic era immerso. Il riccio strinse le palpebre e puntò il suo sguardo indagatore negli occhi rossi e metallici che fissavano ogni suo minimo movimento, e che scomparvero in una frazione di secondo. Sonic rimase con la testa voltata fino a che quella strada uscì dalla sua visuale, valutando se ciò che aveva appena visto era reale o solo frutto della sua motivata preoccupazione e sperando con tutto il cuore che l’ipotesi esatta fosse la seconda. Abbassò lo sguardo e continuò a camminare a fianco di Amy e dietro a Tails più meditabondo e silenzioso che mai.

-Ehi, però non essere così arrabbiato… Se non ti va di passare per la piazza ci facciamo concedere una deviazione dal nostro navigatore! Non è vero Tails?- Disse garbatamente Amy, interpretando l’espressione oscura di Sonic come una silente protesta alla decisione che avevano preso lei e il volpino. In fondo per lei un sorriso del suo amato valeva più di tutti quanti i mercati e le piazze di Mobius messi insieme.

-Verissimo!- Dichiarò Tails alzando l’indice in segno di conferma.

-Non preoccuparti Amy, se passando per la piazza faremo prima, mi va bene fare così!- La tranquillizzò Sonic con un sorriso che tentava faticosamente di celare i suoi brutti presentimenti e il suo vero stato d’animo. “Prima ce ne andiamo di qui e meglio è…” Rifletté il riccio scurendosi di nuovo in volto.
Finalmente, dopo una buona ventina di minuti spesi a cercare di scansare quante più persone possibile e a farsi largo tra la gente rumoreggiante, i tre raggiunsero il cuore pulsante della città. Uno spettacolo mozzafiato riempì i loro occhi estasiati e le loro menti: la piazza principale di Soleanna era di una grandezza abnorme, di forma quadrangolare: lungo ognuno dei suoi quattro lati si ergevano in tutta la loro maestosità alti palazzi bianchi dalle solenni facciate ricoperte di alti finestroni. Il più imponente di essi, che doveva essere senza dubbio la sede di certe riunioni o consigli politici, si trovava sulla destra ed era articolato in quattro livelli: la parte più bassa era un lungo e sontuoso portico  in archi volte di pietra chiara, stipato da decine e decine di bancarelle, il secondo e il terzo piano del mastodontico edificio erano caratterizzati da una sfilata di strette ed eleganti finestre bifore l’una accanto all’altra e infine scandivano l’apice del palazzo una sfilza di tante piccole torrettine che contribuivano a rendere il palazzo altero e nel contempo pittoresco. A fianco di esso si innalzava un’alta e maestosa torre in mattoncini rossi che culminava in una piramide di pietra bianca e verde.

Il gigantesco spiazzo circondato dalle suggestive meraviglie architettoniche descritte sopra era interamente ricoperto di bacarelle e di una folla indistinta e formicolante che vagava da un banchetto all’altro.

Sonic, Amy e Tails si avventurarono in quella babele di persone, e per quanto riuscì a vedere la ragazza, la merce esposta era la più varia e differenziata, c’era chi vendeva pesce direttamente pescato dai canali della città, miriadi di venditori di abiti per gente di tutte le età, chi vendeva souvenir di tutte le specie possibili e immaginabili (da tazze con sopra l’immagine della torre culminante con la piramide, a ventagli con su scritto Soleanna e stampata una suggestiva veduta della città, a sciarpe, e così via). L’unico elemento che accomunava tutte le cose esposte sulle bancarelle era che per vederle bisognava inevitabilmente aspettare il proprio turno o farsi spazio fra la gente accalcata davanti ai banchi, motivo per cui, dopo aver speso un po’ di tempo per vedere due o tre bancarelle, Amy rinunciò a guardarne altre e disse desolata a Tails con grandissima approvazione di Sonic che potevano tirare di lungo e raggiungere il luogo indicato dal radar senza indugiare ulteriormente in piazza.

-Scusami Sonic, ho sbagliato a insistere tanto a passare di qui… in mezzo a tutta questa bolgia è impossibile godersi il mercato… giuro che non mi aspettavo che fosse così…- Mormorò la riccia rivolta a Sonic senza celare un po’ di amarezza.

-Dai, stai tranquilla Amy... un giorno torneremo qui a Soleanna e faremo un giro al mercato con più calma…- Constatò Sonic con non troppa convinzione premettendo mentalmente un “forse” alla seconda parte della frase.

Amy alzò lo sguardo verso di lui e sorrise gioiosa.

-Va bene!- Esclamò poi. – Allora muoviamoci a trovare questo Chaos Emerald!- Sentenziò infine con energia e determinazione.

-Agli ordini!- Ribatté felice Tails e i tre continuarono il loro cammino attraverso la piazza brulicante di Mobiani. –Vi va bene se passiamo per un ponte che si trova a destra dopo la piazza? Attraversando quello taglieremo ancora un po’ la strada! Che ne dici Sonic?- Soggiunse dopo un po’ il volpino.

Sonic fece per rispondergli che gli andava bene senz’altro, ma non fece in tempo perché si sentì gelare il sangue nelle vene e rimase pietrificato: sentiva quattro artigli metallici sfiorargli lentamente la schiena partendo dalla nuca e non aveva la forza né di parlare né di muoversi: sentiva solo che si trattava sicuramente della materializzazione delle sue preoccupazioni e della conferma di ciò che aveva visto di sfuggita poco prima. Tails si voltò verso l’amico per rivolgergli di nuovo la domanda dal momento che credeva che l’altro non gli rispondesse perché non l’aveva sentita, ma quello che vide lo lasciò sconvolto: Sonic era immobile come una statua, con gli occhi fissi spalancati e la bocca semiaperta. Ad un tratto il riccio si voltò di scatto per verificare se i suoi sospetti erano fondati, ma una volta giratosi e assunta all’istante la posizione di combattimento si trovò davanti ciò che non si sarebbe mai immaginato di vedere: una vecchietta bradipo giallastra e spelacchiata. La bizzarra vecchietta teneva tra le mani un lungo manico d’acciaio culminante in quattro punte del medesimo metallo e strabuzzava i suoi occhietti incavati, tremando terrorizzata dalla subitanea reazione di quello che le era sembrato un potenziale acquirente dei suoi grattaschiena che cercava di rifilare ad ogni passante. Sonic la fissò per un attimo, poi abbandonò la posizione di combattimento e tirò un sospiro di sollievo, mentre l’anziana e striminzita venditrice di quella stravagante merce non riusciva a riaversi dallo shock. Infine, una volta ripresasi, la donnina si allontanò voltandosi continuamente verso Sonic e pensando che se il riccio non aveva intenzione di comprare nulla bastava che lo dicesse normalmente, invece di farle quasi prendere un attacco di cuore.

Sonic si grattò la testa imbarazzato, mentre la guardava allontanarsi tra la folla.

-Va tutto bene?- Gli chiese preoccupata Amy che aveva assistito allibita a tutta la scena, prendendogli timidamente una mano; mentre Tails lo fissava con uno sguardo che esprimeva la medesima domanda.

-Sì, sì…- Farfugliò lui, poi strinse la mano alla riccia e, rivolto all’amico volpino gli disse: -Passiamo da dove ti pare, Scheggia… basta che facciamo il più in fretta possibile!-

Il suo sguardo e il tono della sua voce erano talmente seri che Tails non se la sentì di fare domande e riprese immediatamente a camminare seguito a ruota da Amy e Sonic, che continuava a stringere forte la mano della ragazza. Amy capì immediatamente che c’era qualcosa che non andava, e che se Sonic le teneva la mano non lo faceva affatto per essere affettuoso, ma perché era preoccupato, e molto. Mentre camminavano osservò la sua espressione grave e inquieta, ma non osò insistere sull’argomento, nonostante cominciasse a sentirsi leggermente nervosa anche lei.

Finalmente raggiunto il limite della piazza, i tre svoltarono a destra e riuscirono finalmente ad uscire dalla confusione del mercato per prendere la stradina che fiancheggiava la parete laterale di uno dei grandi palazzi che si affacciavano sulla piazza. A destra della via scorreva uno dei tanti canali d’acqua marina che penetravano la città dalla periferia al centro e, attraversato il ponte a loro più vicino sul canale imboccarono un’altra stradina in pietre di diverse fattezze che si insinuava nell’antico centro abitato. Camminarono per un tratto in quella stradina che man mano che andavano avanti si faceva sempre più stretta e angusta, ma che infine sbucò in una via asfaltata più larga e ampia.

-Dovremmo essere quasi arrivati…- Sentenziò Tails, passando il suo sguardo dal radar alle abitazioni deserte da un lato e dall’altro della strada.

-Non c’è nessuno qua… probabilmente sono andati tutti in piazza…- Rifletté Amy a voce alta.

I tre camminarono guardandosi attentamente intorno. Gli unici rumori che sentivano erano i loro passi lenti sull’asfalto e il fastidioso e continuo “bip” del radar che si dava da fare per segnalare la presenza del Chaos Emerald nelle immediate vicinanze.

Ad un tratto Tails allungò il passo e precedette Sonic ed Amy, poi si fermò e si voltò verso una vetrina; abbassò lo sguardo verso il radar e lo rialzò verso la vetrina, poi rifece lo stesso per un paio di volte finché i due ricci non lo raggiunsero; a quel punto lasciò perdere definitivamente il radar e tornò a fissare quello che aveva davanti, mentre Sonic ed Amy, al suo fianco, facevano lo stesso.

Davanti a loro, dietro una vetrina scheggiata e leggermente opaca c’era un tavolo di legno scadente, su cui era steso a mo’ di tovaglia un polveroso tappetone dai colori scuri ma sgargianti e dalle fantasie geometriche. Sopra il tappeto erano adagiate una lampada di metallo antiquato, un servizio da the molto probabilmente usato, un turbante con qualche pietra preziosa rigorosamente falsa incollata qua e là, una svariata quantità di coltelli e coltellini dalla punta ricurva, e parecchie boccette e ampolle di diverse forme e dimensioni, probabilmente contenitori di oli profumati o di chissà che intrugli. Ogni cosa aveva il proprio cartellino del prezzo legato con un filo, anche se Sonic e gli altri pensarono che molto probabilmente non veniva venduta molta di quella roba, a giudicare dalla qualità che a prima vista si presentava piuttosto scadente. Dando un’occhiata all’interno del negozio si poteva ben vedere che le pareti erano interamente tappezzate di tappeti della stessa stregua di quello posto sul tavolo e ovviamente anche sul pavimento c’era qualche bel tappeto che però, adagiato in terra così alla rinfusa perdeva tutto il suo fascino orientale. Ovunque sul pavimento erano sparsi vasi, borse e oggetti dei più svariati generi, ma nessuno dei tre dall’esterno riuscì a capire di cosa effettivamente si trattasse.

Alla destra della vetrina si trovava una porticina di legno in cima alla quale era affissa, o meglio, era inchiodata in malo modo una tavola di legno su cui era dipinta la scritta in stampatello “KEFIAH”, sotto la quale era anche scritto “il turbante”, probabilmente la traduzione. In poche parole, da quello che poterono capire a primo impatto, si trovavano di fronte a un negozio di prodotti di stampo arabo. Non si aspettavano assolutamente di trovare un negozio di merce orientale a Soleanna. E meno che mai si aspettavano che, con tutti i posti in cui poteva andarsi a ficcare un Chaos Emerald, fosse finito proprio lì.

Amy e Sonic si scambiarono uno sguardo confuso e Tails, anche lui confuso, guardò il radar. Per un attimo i due ricci si persuasero che c’era la remota ed incredibile possibilità che il loro amico si fosse sbagliato, e lo stesso accadde anche a Tails, che però credeva che più probabilmente fosse il radar ad essere guasto, ma, dopo aver verificato che non era così e che si trovavano proprio nel punto giusto, preso un ber respiro sentenziò quasi apatico:

-Siamo arrivati.-

NOTE DELL’AUTRICE:

*Dopo essere scivolata miseramente all’ottava pagina del fandom striscia come un verme ad aggiornare e si vergogna di prendersi addirittura lo spazio delle note*

Ebbene, sì. Dopo quattro mesi sono riuscita a concludere il nuovo capitolo... Mi dispiace tantissimo di avervi fatto aspettare tutto questo tempo, perché voi lettori siete veramente eccezionali e non dovrei trascurarvi così T______T  Lo so che non ci sono scusanti per un ritardo del genere, però sto passando un periodo un po’ particolare per motivi personali e familiari e inoltre recentemente ho avuto anche qualche grattacapo con il computer e con la connessione ad internet (infatti alcuni di voi avranno notato che ho smesso di leggere e recensire le loro storie .______________________. Giumo ti prego, perdona la tua socia orribile che ti ha abbandonato! E Marta, scusami se non ho aggiornato entro i primi di agosto come ti avevo detto! >____<”)

Vi prometto che mi impegnerò di più e che il prossimo capitolo arriverà il prima possibile! T.T

Ringrazio IMMENSAMENTE chi ha messo di recente la mia storia fra le preferite o le seguite… siete veramente troppo buoni <3

Detto questo vi ringrazio ancora di cuore per aver letto, spero di ricevere presto le vostre recensioni :)

Un saluto a tutti,

Lucia **
 

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